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Autore: LostinStereo3    09/03/2012    4 recensioni
Non sapevo da quanto tempo camminavo, non mi importava, il tempo era solo un numero, uno scorrere di numeri in successione che si accavallavano, uno dietro l’altro, in una continua gara verso un misterioso traguardo. Che senso aveva questo? Perché il mondo era così crudele? Se era vero che Dio esisteva, perché aveva permesso tutto ciò?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprii gli occhi, svegliata dalla sveglia che segnava le 7 e 30. Subito realizzai che sarei dovuta tornare a scuola, era giovedì.
Mi alzai per forza di inerzia, mi lavai e mi vestii, pescando a caso dall’armadio un paio di soliti jeans strappati e una felpa scolorita.
Pensai a te.
Tu amavi la mia diversità, a differenza della mamma che continua ancora a dirmi di vestirmi in un modo più dignitoso.
A me non frega niente dei vestiti, metto la prima cosa che capita e tu eri fiero di me, dicevi che sono altre le cose importanti. E io ero felice di sapere che almeno su alcune cose eravamo d’accordo.

Riempii la solita borsa a tracolla con qualche libro e me la poggiai su una spalla uscendo distrattamente da casa con l’iPod nelle orecchie.

Il tragitto da casa a scuola non era molto lungo.
Spesso mi accompagnavi tu a scuola, anche se io odiavo quando lo facevi, preferivo starmene per i fatti miei e arrivare a piedi. Solo adesso ho capito che era uno degli altri tuoi tentativi di entrare nella mia vita, di sapere della mia vita, di starmi accanto.

Il cortile era pieno di gente, nonostante fosse ancora presto per l’inizio delle lezioni.
Mi nascosi, sedendomi sugli scaloni dietro la palestra e mi accesi una sigaretta. Feci un tiro, e poi un altro.
Una volta mi trovasti un pacchetto di sigarette nella borsa, io vigliaccamente negai che fossero mie.
Tu mi dicesti che fumare faceva male, che ci eri passato e che non ne eri più uscito, io imperterrita continuai a dire che il pacchetto non era il mio, ma di un amico.
Mi cullai nella convinzione di essere stata furba, ma adesso so che tu sapevi; che voi sapevate; che la mamma sa.

Sentii suonare la campanella, buttai la cicca, mi alzai e andai dentro, verso la classe di storia.

Nel momento in cui misi piede nella classe, 23 occhi mi si puntarono addosso.
Occhi attenti, indagatori, sorpresi, diffidenti, superficiali, cattivi.
Me ne fregai di tutti loro e mi diressi, sotto lo sguardo di 23 persone, verso l’ultima persona che si aspettavano, verso il 24esimo paio di occhi, che a differenza di tutti, non aveva alzato gli occhi dal foglio sbiadito su cui scriveva una serie di parole all’apparenza senza senso.

“Posso sedermi?”

Che stupida, il banco non è di sua proprietà, perché gli ho chiesto se avrei potuto sedermi?
E senza aspettare risposta o cenno, mi sedei, buttando la tracolla logora per terra.
Mi accorsi che ancora tutti mi stavano fissando, ma non feci in tempo a parlare che il professor Felix entrò in classe, con il suo solito paio di occhialetti marroni e la sua giacchetta anni sessanta.

“Noto con piacere che la signorina Alexandra Thomas è di nuovo tra noi, complimenti cara, ci mancavi”
Era serio? Non so quale forza sovrannaturale mi abbia fermato dall’alzarmi e prenderlo a calci.
Feci un mezzo sorrisetto forzato e poi tornai a concentrarmi sulle mie scarpe.
Il mio compagno di banco ancora non alzava gli occhi dal suo foglietto raccattato.
Lo guardai di sottecchi, ma sembrava non rendersi conto di stare a scuola.
Lasciai perdere, tornando alle mie scarpe, mentre Felix iniziava la sua noiosa lezione sulla conquista del nostro amato continente, l’America.

Billie Joe Armstrong continuava a scrivere, sempre più preso dalle parole che si aggrovigliavano nella sua testa.





Ebbene sì, non sono morta. Ultimamente la scuola mi opprime, considerando che devo recuperare, quindi mi sto mettendo sotto a studiare.
L'avevo detto che questa sarebbe stata la storia dei Green Day ed eccoci qui, Billie Joe ha fatto il suo ingresso in campo..ora vedremo.
Mi sono presa molte libertà, ambientando la storia ai giorni d'oggi, parlando di loro giovani, ma mi andava così, chiedo venia.
Bene la smetto di stressarvi, prima o poi ci vedremo con il terzo capitolo, per adesso godetevi questo ;)

  
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