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Autore: almeisan_    10/03/2012    3 recensioni
Love is eternal è una raccolta di shot sul pairing Elijah Mikaelson/Katherine Pierce a partire dal passato fino alla seconda stagione raccontata prevalentemente con il POV di Elijah. Sono momenti significativi del loro rapporto indimenticabile.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elijah, Katherine Pierce
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Wounded. Umiliated. Betrayed.

Il Sole splendeva alto nel cielo inglese. I suoi raggi irradiavano l’estesa e magnifica distesa in cui, al centro, si ergeva alto e imponente il castello di pietra dei Mikaelson. Era qualcosa di estremamente straordinario scorgere una così luminosa luce nella piovosa Inghilterra, un fenomeno che doveva essere festeggiato. Non v’era una brezza leggera, sembrava che la stessa natura si fosse arrestata dinanzi a tutta quella magnificenza. Piccoli arcobaleni nascevano tra le fronde degli alberi secolari quando erano carezzati dai raggi. Katerina osservava assorta e serena quello splendido paesaggio, incantata dalla soavità dell’ambiente che la circondava. Tutto era diverso in quel luogo celeste tanto da sembrare un Paradiso terrestre. La giovane, talmente abituata ai climi rigidi tanto da sembrare incolori e immutabili del suo paese, non era in grado di volgere lo sguardo altrove, di interrompere quella vista. Un sorriso appena accennato illuminava i lineamenti poco marcati del suo volto mentre gli occhi rifulgevano come astri indipendenti e meravigliosi. I boccoli, lasciati sciolti, le ricadevano sulle spalle e sulla veste color dell’oro. Era appoggiata sulla cornice di una delle finestre più ampie del corridoio centrale da pochi attimi, quelli successivi alla colazione con i due signori della villa. Percepì il lieve suono dei passi che si avvicinavano a lei, ma non distolse la sua attenzione dall’osservazione del cielo. Aveva imparato oramai a conoscerne il possessore.
« Ammirate questa luminosa giornata, Katerina?» le domandò la voce che le faceva battere il cuore. Il sorriso si distese maggiormente nell’udire la delicatezza con cui le si rivolgeva. Mai un uomo l’aveva resa così importante, al pari di un angelo o di una regina. Mai nessuno che Katerina stessa reputasse talmente elevato di spirito e avvenente esteriormente. Volse lo sguardo sino a incontrare i suoi occhi gentili, poi annuì, quasi con timidezza, come se temesse di poter essere giudicata negativamente.
« È tanto inusuale per me vedere un cielo così terso e un Sole così energico,» aggiunse con voce fievole, rimembrando la sua Bulgaria, talmente lontana da sembrare inaccessibile persino alle sue memorie. La condanna all’esilio le tormentata talmente tanto il cuore e l’animo da privarla di tutti i suoi ricordi felici, delle carezza miti di sua madre, della sua bontà che le aveva permesso di non allontanarsi da lei, di non abbandonarla a se stessa, alla sua gravidanza e al suo tradimento. Scosse leggermente il capo. Non era lecito ricordare gli avvenimenti dolori e scabrosi dinanzi a Elijah. Non desiderava che vedesse nei suoi occhi la tristezza del passato e renderlo colpevole del castigo che le era stato imposto dal Destino. Non voleva che quella delicatezza nel suo sguardo si perdesse e che anche lui, dopo suo padre, le ripudiasse il suo amore.
« Sembrate immersa in troppi pensieri, Katerina. V’è qualcosa che vi turba? Forse sono stato troppo audace e ardito la sera passata, quando v’ho rassicurato sulla vostra angelica bellezza? Ve ne prego di perdonarmi. Non era mia intenzione,» si scusò con sentimento mentre una leggera confusione gli ottenebrava lo sguardo. Katerina scosse il capo, lasciando che alcuni boccoli le velassero gli occhi, e gli sfiorò la mano, senza stringerla.
« Affatto, Elijah. Siete stato il gentiluomo che avete sempre dimostrato di essere e io non ho parole per esprimermi tanto è immensa la mia gratitudine nei vostri confronti. Nessuno mai mi ha riservato cotanta attenzione.» L’ultima frase la mormorò in un sussurro impercettibile mentre lo sguardo si chinava e la mano si allontanava. Si vergognava lei stessa di quel pensiero, di tutta quella vanità che le occupava il cuore. Il battito si arrestò per un attimo per poi accelerare la sua gittata. La mano di Elijah si era posata, cortese, sulla sua guancia che sembrava bruciare. Era fredda, come se non conoscesse calore da troppo tempo, ma per Katerina, in quel momento tanto atteso, nulla era importante se non le parole che le stava pronunciando.
« Siete un angelo, Katerina. In un mondo di diavoli, di falsi eroi e sventurate giovani serve del proprio destino, siete l’immagine della purezza più candida e innocente.» Le labbra di Katerina si schiusero, senza che se ne accorgesse. Elijah la guardava con un tale sentimento da sembrarle vera devozione. Vero amore. Fu solo un istante, ma l’avrebbe conservato per sempre. Elijah scostò la mano e si scusò, chinando il capo in segno di rispetto, poi si allontanò. La protesta le morì in gola. Era già troppo distante da lei per poterla udire. Si portò la mano sulla guancia e la luce scomparve. Una nuvola aveva oscurato il Sole. Si incamminò verso le sue stanze con la mente colma di pensieri, dubbi, in qualche modo anche amarezza. Avrebbe voluto sussurrargli che nutriva i suoi stessi sentimenti, sebbene non fosse lecito per una donna mostrare tutta quella sfrontata franchezza dinanzi a un uomo. Non le sarebbe importato poiché l’amore li avrebbe legati indissolubilmente rendendo solari le loro vite sin troppo opache e spente. Sospirò, ma si fermò dinanzi a una porta leggermente schiusa quando sentì pronunciare il suo nome. Si avvicinò, stando attenta a non destare l’attenzione dei due interlocutori. Riconosceva la voce di Lord Klaus, accomodato su di una sedia mentre l’altro uomo era in piedi.
« Milord, la fanciulla deve necessariamente morire? Non c’è alcun modo per salvarla?» mormorò quello che Katerina riconobbe essere Trevor. Tremò sentendo quella richiesta e si accostò maggiormente per percepire ogni sussurro.
« Trevor, hai angustiato la mia persona per un tempo molto più che sufficiente. Dopo quattro secoli, non lascerò nulla al caso e non permetterò a nessuno, né a Elijah né, tantomeno, a te, di annientare i miei piani. Posseggo già tutto ciò di cui ho bisogno e questa notte la fanciulla perirà. Adesso va’.» Katerina stava tentando di trattenere i singhiozzi. Era tutta una menzogna, un’illusione. Non v’era nulla di vero in tutto quel mondo incantato. Era solo una favola, un sogno di una bambina cresciuta troppo in fretta. Prima che Trevor uscisse del tutto, cominciò a correre, sentendo dentro di sé nascere una rabbia incontrollata, intensificata dal dolore. Le sanguinava il cuore. Corse sino a quando non si trovò dinanzi alla porta della sua camera. La chiuse alle sue spalle e si lasciò cadere, lasciando liberi i singhiozzi. Ferita. Umiliata. Tradita. Persino Elijah, in tutta la sua galanteria, le aveva celato la verità. L’aveva illusa che il suo amore fosse reale. Non l’amava. Per lui non valeva nulla. Le sue parole erano vuote, orribilmente false e ipocrite. Si era fidata per la seconda volta di un uomo che l’aveva solamente usata per i suoi scopi. Avrebbe voluto urlare, Katerina, ma si trattenne, mantenendo nel suo animo tutta l’afflizione della sua vita, implodendo. Le lacrime non erano in grado di manifestare nemmeno una minima parte di quello che provava. I singhiozzi che le scuotevano il corpo erano capaci soltanto di farla sentire peggio di quello che già era, accostando al dolore dell’anima quello esteriore. Non comprendeva appieno tutto quello che stava accadendo, non ne aveva la forza. Le parole di Klaus erano state sin troppo ambigue, ma il significato le era parso diabolico. Volevano sacrificarla come un agnello negli antichi riti pagani. Al dolore subentrò la rabbia. Non voleva morire, non dopo tutto quello che aveva dovuto vivere, non dopo essere stata costretta ad abbandonare sua figlia, non dopo aver scoperto che il mondo era ben diverso dalla sua Bulgaria, non dopo che aveva incominciato nuovamente a vivere, a sollevarsi da quella vergogna e quel dolore causato dal forzato allontanamento dalla sua famiglia. Nessuno avrebbe mai potuto portarle via la sua vita. Non l’avrebbe permesso. Mai. Sarebbe sempre sopravvissuta. Scattò in piedi e si rassettò le vesti. Era arrivato il tempo di fuggire. Sospirò, però, quando rivide con gli occhi della memoria quelli innamorati di Elijah. Era stato tutto un sogno. Doveva svegliarsi.

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Buon pomeriggio e benvenute  in questo quarto capitolo. Non ho particolari notazioni solo che è stato particolarmente doloroso scrivere questo capitolo dal punto di vista di una Katerina così vulnerabile e ferita. Spero che vi possa piacere così come è piaciuto a me scriverlo. Ringrazio tantissimo le ragazze che hanno inserito la raccolta tra le preferite/seguite e anche chi ha letto silenziosamente. A sabato prossimo con il punto di vista di Elijah. Un saluto, almeisan_

  
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