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Autore: ChadMyers    11/03/2012    1 recensioni
Chad Myers è uno studente della McKinley High School. Scopre la sua omosessualità durante la sua adolescenza ed inizia un percorso tortuoso in un mondo in cui tutto gli è nemico. Viene adottato all'età di sette anni e da lì inizia a scoprire il suo IO. Inizia il suo percorso di scuola superiore e con il tempo si ritrova diverse controversie che gli impediranno di avere una vita normale. Al suo Junior Year si innamora di un ragazzo, il suo nome è David Karofsky. L'amore tra i due inizia tra i corridoi della scuola in un giorno invernale. Chad non capirà mai come l'amore tra i due abbia cambiato la sua vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Invisible










Erano passate due settimane dall'incontro ravvicinato con David Karofsky e le circostanze mi fecero realizzare che non c'era stata un'ora senza aver pensato a lui.

 
Ero in mensa con il mio vassoio in fila.

La solita espressione mi colorava il viso, una smorfia triste e malinconica. Non vedevo David da circa una settimana, Kurt Hummel diceva che sia stato in ospedale per qualche giorno per un problema al collo, altri dicono che abbia tentato il suicidio. Speravo con tutto me stesso che entrambe le voci fossero false.
La fila diventava sempre più breve. 
La mensa era davvero grande con soffitti non molto alti e diversi tavoli pieni di vassoi sporchi e gente che chiacchierava. Per le persone normali era un semplice punto in cui si mangiava, per quelli come me era un campo di guerra dove bisognava stare sempre attenti ai vassoi volanti indirizzati proprio verso di te. 
Mancava solo una persona per l'ordinazione, poi sarebbe stato il mio turno. Fu lì che voltandomi verso l'ingresso lo vidi.
Il suo passo era lento, il suo camminare abbastanza sofferente e il suo viso era contornato da un'espressione d'agonia. Faceva fatica a camminare.
I colori si sbiadirono, persero vitalità. Il tempo rallentò, i rumori si affievolirono fino a scomparire del tutto. Era normale quando vedevo David, ormai c’ero abituato, anche se faceva quasi male.
<< Vuole ordinare? >> risuonava una voce qualunque.
Lo guardavo ancora, mentre l'ambiente tornava alla normalità precedente.
<< Ragazzo, vuoi ordinare?! >> Gridò la voce stridula e fastidiosa.
La mia testa era ancora rivolta verso David, i miei occhi ancora di più.
<< Ragazzo! Svegliati! >> Gridò forte la voce.
Qui sentii un forte dolore alle spalle, era Micheal Norton che mi aveva appena dato un pugno all'altezza delle scapole. Tutto tornò completamente normale e capii che la voce stridula e pesante era solo la cuoca e il pugno era servito per farmi sbrigare. Esistono modi migliori.
Andai a sedermi con il mio vassoio vicino al tavolo dei ragazzi delle New Directions e rimasi a guardare David, due tavoli dopo; da solo.
Non so perché rimasi a guardarlo anziché avvicinarmi a lui, ma probabilmente il cuore mi sarebbe esploso. Rimasi lì a guardarlo fino alla campanella che segnava la fine dei pasti.

 

Di nuovo sul pullman, di nuovo verso casa. 
Potevo constatare che era stata davvero una bella giornata e che probabilmente tutto ciò lo dovevo a David, anche se non l'aveva fatto pensando a me. 
Tirai fuori l'Ipod verde mela e le cuffie monocromatiche, com'era di rito tornando a casa.
Non so perché ma per tutto il viaggio ascoltai We Found Love di Sam Tsui. La sua cover la trovai perfetta per il momento. 
Ripetevo nella mia mente il ritornello della canzone.
Il ritornello diceva continuamente che troviamo amore in luoghi senza speranza, e quale posto se non alla McKinley? 
Le mie mani punzecchiavano i jeans per indicare i beat della melodia. Il labiale il testo e le dolci fantasie nella mia mente erano accompagnate dal pianoforte.

 
Rientrando a casa salii velocemente le scale e mi catapultai al computer. Qualche tasto ed effettuai il mio accesso a Facebook. 
Ricerca, David Karofsky.
Cercai nelle sue foto, ne presi una a caso e la stampai. Realizzai che non era la sua foto migliore, ma c'era lui; l'ossessione e l'unica cosa di cui sicuramente sarei potuto morire.
Scesi nel sottoscala. Tra le mille ossessioni di mia madre c’erano le cornici e di solito dopo averle create le buttava in un grande bustone nero e le tirava fuori solo quando doveva mostrarle a qualcuno. Ne trovai una verde mela, il mio colore preferito.
Tornai in camera, ritagliai la foto e la incorniciai. La poggiai sul comodino e rimasi a guardare la fotografia.
Credo di non aver mai passato un pomeriggio così, senza far nulla. 

 

Arrivò la sera, completai i miei compiti e mi gettai sotto la doccia.
Quando mi misi a letto decisi di abbassare la cornice, magari avrei dormito un po'di più senza pensare a lui.

 
Quella notte decisi che avrei dovuto fare qualcosa per farmi notare da David.


  
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