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Autore: ElPsyCongroo    11/03/2012    2 recensioni
Sono ormai passati 5 anni dalla sua morte e molte cose sono cambiate. Finalmente un sentimento rimasto assopito per troppo tempo è sbocciato dando frutto ad una delle poche cose belle della vita, portando gioia e speranza in tutta la ciurma. Chi avrebbe mai immaginato tutto quello che sarebbe successo?
[Semi-seguito di Perdonami... e grazie per tutto, quindi in quanto tale occhio agli spoiler, ma se non l'avete letta non ci sono problemi, capirete tutto comunque.]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2: Oscurità del Presente

«Ehi Nami, è da mezz’ora che ti chiamo, mi ascolti? La sarta dice che è il tuo turno per provare il vestito, muoviti altrimenti non farà in tempo a sistemarli per l’anniversario di Ace! Ma cosa stai guardando?»

«Oh Rufy, niente niente, scusa, ero un po’ distratta. Ora vado, scusa se vi faccio sempre aspettare, non voglio essere di peso…»

«Ma che- ehi Nami, aspettata un momento! Ma che le prende?».

Era da qualche giorno ormai che si comportava così. Era distratta, sempre pensierosa e si scusava per tutto ciò che faceva. Avevo l’impressione che mi stesse nascondendo qualcosa, a partire da quel piccolo oggetto che guardava ogni giorno. Ancora non ero riuscito a capire cosa fosse e perché non volesse mostrarmelo.

Inoltre, e questo era il problema che più mi preoccupava, da quando eravamo arrivati sull’isola non faceva altro che lamentarsi per i dolori continui che il bambino le procurava. Anche Chopper era preoccupato: mancavano ancora due mesi alla data prevista per nascita del bambino, quindi i sintomi di Nami non erano normali. Comunque mi aveva rassicurato, dicendomi che un po’ di riposo le sarebbe bastato. Speravo davvero che sarebbe stato sufficiente.

 «Che succede capitano? La tua dama non ti ascolta più, siete già in crisi?»

«Evita Zoro, sono già abbastanza in ansia di mio, se mi fai pensare a certe cose peggiori la situazione…»

«Scusa, non volevo… Ma sul serio, che succede? Vedo che Nami ultimamente si comporta stranamente, avete per caso litigato? O le hai già detto tutto?»

«Assolutamente no! Più tardi glielo dico meglio è. Non capisco cosa le prenda: è da quando abbiamo parlato nella stanza dei ricordi che si comporta così… Non riesco proprio a capire…»

«Non è che per caso ti è sfuggito qualcosa? Magari hai detto o fatto qualcosa che l’ha fatta arrabbiare o che le ha fatto capire le nostre intenzioni…»

«No, almeno per quanto ricordo…»

«Noi donne capiamo molte cose anche se non ci viene detto niente, in particolare se si tratta dell’uomo che amiamo.» Era stata Robin a parlare. Doveva aver sentito il nostro discorso, ed essendo l’unica altra donna della ciurma e la “sorellona” della mia Nami si era sentita in dovere di intervenire.

«Che intendi?»

«Intendo dire che Nami è abbastanza intelligente ed innamorata da capire immediatamente cosa ti passa per la testa. Forse non avrà capito esattamente cosa abbiamo deciso, ma di certo ha intuito che qualcosa cambierà, e ciò la rende nervosa e stressata. Credo che stia tentando di capire cosa succede intorno a lei, ma ciò peggiora solo la situazione, non fa bene né a lei né al bambino essere così in ansia. Dovresti trovare il modo di farla rilassare il più possibile prima che le vengano strane idee in mente. Secondo me dovresti già parlarle così da lasciarle il tempo per capire la situazione e riprendersi prima della partenza.»

«Robin ha ragione. Nami capirà che è per il suo bene, non se la prenderà. Non capisco perché ti ostini tanto a tenerle tutto nascosto. Sai che più fai passare il tempo, più lei si arrabbierà e si opporrà alla decisione. Parlale subito e vedrai che-»

«Credete davvero che non ci abbia già pensato?! Ogni giorno quando la vedo ho l’istinto di dirle tutto, ma so che non posso dirle ancora niente! La conosco meglio di chiunque altro, e se le dicessi già adesso che abbiamo intenzione di abbandonarla sull’isola e di andarcene perché aspetta un bambino non me lo perdonerebbe mai! Sono sicuro che non mi rivolgerebbe più la parola fino al giorno della partenza e io non voglio! Sarà da egoisti ma voglio godermi questi ultimi giorni che ci restano da passare insieme al massimo, non posso dirle cosa ho deciso di fare! Con che faccia mi potrei presentare davanti a lei ogni giorno? Voglio renderla felice fino all’ultimo momento che passeremo assieme… Non so se e quando torneremo, quindi non posso permettermi di renderla triste prima del tempo…»

«Capitano…»

«Scusate se me la prendo con voi… È solo che ultimamente sono preoccupato per lei: continua a star male e io non posso fare niente per aiutarla… Vorrei starle accanto fino a quando non nascerà il bambino, ma so che se aspettassi fino ad allora non sarei più in grado di lasciarli… Non sono mai stato così in ansia e agitato come in questo momento…»

«Ascolta capitano, non devi abbatterti. Nami è una ragazza forte e per nulla al mondo permetterà che succeda qualcosa a se stessa e al bambino. Ora come ora abbiamo altre cose a cui pensare, non puoi stare sotto pressione per qualunque cosa accada. Nami sa badare a se stessa, ormai dovresti averlo capito.»

«Ascolta la nostra Robin, che di donne ne sa più di tutti noi messi insieme. Stai diventando troppo protettivo nei confronti di Nami. Se lei sapesse che ti preoccupi così tanto di certo non ti parlerebbe per un bel po’; ringrazia che ultimamente è persa nei suoi pensieri e non si accorge nemmeno di cose le sta attorno. Ormai, come hai detto tu stesso, la conosci meglio di chiunque altro, quindi non dovremmo essere noi a dirti di non preoccuparti troppo per lei. Ha superato difficoltà ben peggiori, di certo non si farà fermare da qualche dolore pré-maman! E il marmocchio che porta con se ha il tuo sangue nelle vene, quindi non può essere altro che una bestia di moccioso!»

«Certo che non sai proprio regolarti con le gentilezze eh, Zoro? Se Nami ti sentisse chiamare nostro figlio marmocchio o moccioso o peggio ancora bestia non la passeresti liscia, incinta o meno che sia! Però grazie, ad entrambi, come farei senza di voi?»

«Dovere capitano! Ci hai concesso il grande onore di poter essere padrino e madrina di quel bambino e per questo ti saremo eternamente grati e ti saremo sempre accanto. Quindi piantala di frignare, o vuoi che quando torniamo dica a tua figlio che suo padre, il grande Re dei Pirati, era un frignone?»

«Assolutamente no! Tanto non crederebbe comunque a ciò che gli dici con la faccia che ti ritrovi! E comunque non sono ancora Re dei Pirati, quindi aspetta a dirlo. Non dico che non lo diventerò, però aspettiamo che il titolo passi ufficialmente a me, poi ne riparliamo. Ho intenzione di presentarmi in grande stile davanti al mio bambino, quindi vi prometto che non piangerò più come uno stupido.»

«Bravo capitano, vedi che così starete meglio entrambi. Ora vado a vedere come vanno le prove dell’abito, di certo Nami starà impazzendo a vedere come il vestito indossato a Merveille non le entra più, continua a lamentarsi di essere diventata una balena, poverina!»

«Io invece vado a farmi una dormita, queste prove mi hanno stancato. Certo che ne hai di idee strane: vestire così dall’anniversario della morte di tuo fratello fino al giorno in cui torneremo da Nami! Lo sai che sei proprio pazzo? Tanto che te lo dico a fare, se ho deciso di seguirti di certo non sono messo meglio di te. A dopo capitano, e prendetevi una pausa, vi farà bene! Magari andate a farvi una gita, un pic-nic, che ne so, basta che la smettete di fare quella faccia ogni giorno!»

«Eheh, ma almeno saremo la ciurma più elegante del mondo!»

«Certo capitano, hai suoi ordini!» e con un’ultima risata sparì.

Certo che doveva essere difficile per loro darmi consigli sulla nostra vita sentimentale. In fondo ormai avevo capito anch’io che Zoro era innamorato di Nami da molto più tempo rispetto a me e che Robin lo era di me. Ammetto di averci messo parecchio tempo per capirlo; avevo compreso la situazione solo quando il mio sentimento per Nami era ormai evidente, quando cominciammo a dimostrare apertamente ciò che provavamo l’uno per l’altra. Forse perché finalmente ero riuscito ad aprire gli occhi e a capire che ormai Nami non era più solo un’amica. Ero rimasto parecchio colpito dalla scoperta: Zoro innamorato di qualcuno mi sembrava troppo strano, l’avevo sempre visto come il tipico amico dal cuore freddo, mentre Robin era semplicemente molto più grande di me. Anche se non l’hanno mai ammesso so che per loro deve essere stato davvero molto difficile vedere me e Nami insieme visto ciò che provavano per noi. Per questo li apprezzo moltissimo e ho deciso di rendere mio figlio loro figlioccio, per renderli più presenti nella sua vita come secondi genitori. Può sembrare egoistico, o un gesto poco “delicato” nei loro confronti, ma so per certo che loro sono felici del ruolo che gli ho affidato, perché hanno accettato la mia relazione senza opporsi in nessun modo ed essendo felici per noi.

«Ahhh, finalmente la tortura è finita! Un altro minuto e l’avrei strozzata a quella sarta! Continuava a pungermi con quei dannati spilli, meno male che ormai i vestiti sono pronti e non devo più subire una tortura simile!»

«Per fortuna anche per la sarta, cominciava ad essere davvero terrorizzata dalle tue minacce!»

«Eddai Robin, se lo meritava! Mi chiedo perché ci siamo dovuti affidare a ‘sta tipa! Non c’era qualcuno migliore di lei? Eh, capitano? Sono proprio curiosa di capire perché hai permesso tutto questo! Sappi che la navigatrice qui presente si ritiene molto offesa!» mi gridò mentre Robin usciva per lasciarci un po’ soli.

Quanto era buffa quando faceva così, sembrava una bambina! Quando fingeva di essere arrabbiata cominciava a chiamarmi capitano e a chiamarsi navigatrice, come se fossimo solo questo e niente più, esattamente come una bambina che dice all’amichetto che non sono più amici e che non giocheranno più insieme. Molto buffa.

«Cara la mia navigatrice, devi sapere che questa sarta è la migliore che ho trovato e che mi ha garantito un lavoro perfetto e rapido in modo da essere pronti per domani. Dobbiamo ritenerci fortunati ad essere riusciti a trovare qualcuno disposto a fare un lavoro così grande in soli tre giorni, in più siamo vicini all’isola dove c’è la tomba di Ace, quindi spero che mi perdonerai. Non potevamo proprio rinunciare a lei, mi perdoni?» le dissi facendola sedere sulle mie gambe abbracciandola dolcemente.

«Mica sono tanti nove vestiti, anzi otto considerando che Brook di certo non cambia forma. Comunque per questa volta sì, ma solo perché c’è di mezzo Ace! Ci tengo ad essere presentabile a mio cognato, quindi se la passi liscia è solo grazie a lui!» Ovvio, secondo lei era poco perché non sapeva che li stavo facendo riprodurre in serie a causa della mia idea malata. Avevo chiesto almeno tre copie per ogni abito, perché prevedevo che non saremmo stati tanto fortunati da fermarci spesso.

«Grazie Ace! È merito tuo se ho evitato la rabbia furiosa della mia navigatrice! Ti devo la vita! È solo merito tuo se sono ancora qui!»

«Deficiente! Guarda che mi arrabbio sul serio se non la pianti!»

«Stavo scherzando amore! Non preoccuparti, ok?»

«Va bene, però non parlare più così, mi fai preoccupare…»

«Scusa scusa, dai, per farmi perdonare ti porto a cena, solo io e te, ok? Pensavo a un pic-nic sotto le stelle, potrei chiedere a Sanji di prepararci qualcosa e agli altri di preparare un posto solo per noi dove non verremo disturbati, che ne dici?»

«Sììììì, una cenetta! Grazie amore! Forza, muoviti, è già tardi!» e dopo esserci scambiati un dolce bacio scattò in piedi prendendomi per mano per portarmi fuori, dove erano tutti ad aspettarci. Sorrisi mentre Nami raccontava tutta felice la mia idea alla sorellona e intanto pensai a come rendere al meglio l’ultima sera che potevo passare con la mia amata.

***

«Capitanooooo!!! Namiiiii!!! È tardi, dobbiamo andare! Siamo tutti pronti, tranne voi! Capisco che avete passato tutta la notte fuori a fare Dio solo sa cosa, ma è ora di alzarsi, in piedi! Ho caldo con ‘sti vestiti, quindi muovetevi, ho bisogno di andare sulla nostra nave bella fresca e non ho di certo intenzione di aspettare voi! O vi muovete o me ne vado sulla Sunny, piccioncini smielati!»

«E piantala deficiente!» gridò Nami sfondando la porta della nostra stanza con un calcio, colpendo in pieno chi l’aveva disturbata. «A differenza tua noi siamo già pronti da un pezzo! Pensavi davvero di esserti svegliato prima di noi?! Che credi, ormai in tutti questi anni ho capito che sei irrecuperabile! Non sei cambiato né dopo i due famosi anni, né dopo questi ultimi tre da allora, perciò abbassa la cresta, perché di certo non sei cambiato nel giro di una notte, chiaro?!»

Zoro aveva scelto proprio il momento sbagliato per far arrabbiare Nami. Dopo la nostra cenetta avevamo passeggiato tutta la notte sulla spiaggia parlando di tutto e di più, e quando eravamo tornati alla locanda dove alloggiavamo non era riuscita a dormire per niente, diceva che qualcosa la preoccupava, che aveva un brutto presentimento, e quindi aveva tenuto sveglio anche me, passando così la notte in bianco a parlare e a prepararci per andare da Ace. In compenso eravamo davvero sistemati al meglio: avevamo avuto tutta la notte per sistemarci, quindi facevamo davvero una splendida figura, tanto che restarono tutti ammutoliti quando ci videro l’uno accanto all’altra, dopo che mi ero avvicinato a Nami per farla calmare con un bacio ed aver risistemato la porta.

«Pazza furiosa di una navigatrice! Che diavolo credi di fa… re…» anche Zoro era rimasto schoccato.

«Che vi prende a tutti? Cos’è questo silenzio?»

«Nami, Rufy… Siete davvero magnifici…» «Robin ha ragione! La nostra Nami-chan non è mai stata così bella!» «Ohh, sono così commosso! Siete perfetti insieme!» «Fate davvero un figurane amici miei! Certo, mai come il sottoscritto, ma siete i migliori dopo di me!» «Il nasone qui ha ragione! Certo che il nostro capitano sì è scelto la dama migliore fra tutti noi!» «Yoh oh oh! Non ci sono parole per descriveeerviii! Vi dovrei dedicare una caaanzoooneee!»

«D-davvero? G-grazie ragazzi… Però ora basta, mi fate arrossire, e poi eravamo in ritardo no? A-andiamo!»

Era, anzi eravamo davvero una bella coppia;  in giacca e cravatta con una lunga giacca nera bordata d’oro io, in abito lungo al polpaccio con scialle rosa e con i lunghi capelli acconciati in un semplice chignon con qualche ciocca lasciata libera lei. Davvero belli. Non che gli altri fossero da meno: tutti, eccetto Robin ovviamente, che portava un abito corto con una grande cintura e una lunga giacca, erano in giacca e cravatta.

Tutti gli abitanti dell’isola ci guardavano ammaliati, non ci staccavano gli occhi di dosso, mentre andavamo verso la Sunny per raggiungere l’isola di Ace.

Arrivammo alla piccola isola nel giro di pochi minuti e dopo aver percorso un breve sentiero in mezzo al bosco che si apriva sulla salita che portava in cima ad una scogliera raggiungemmo la tomba di Ace ed una dolce malinconia mi avvolse. Gli altri si fermarono un po’ più indietro, per concedermi qualche minuto da solo con mio fratello. «Ciao Ace, come stai? Visto come ci siamo fatti belli per te? Mi trovi strano vestito così? In effetti ho sempre odiato certi abiti, ma ho pensato che per realizzare il mio sogno dovevo essere il più figo possibile, quindi eccomi qui.». Restai qualche minuto in silenzio, come ad aspettare una risposta da quella fredda pietra. «Sai, sono un po’ spaventato. Ho paura di lasciare Nami e il bambino soli, di affrontare questo ultimo viaggio senza di voi… Ho sempre sognato il giorno in cui sarei diventato Re dei Pirati, ed ora che sono così vicino ho paura a pensare cosa potrebbe accadere… So che Barbanera è li fuori che mi aspetta, ma non ho intenzione di tirarmi indietro, perché ti ho promesso di realizzare il mio sogno e di vendicarti, perciò ti prego, proteggi Nami e nostro figlio, fa che possano essere una famiglia felice anche senza di me, perché non so se e quando tornerò, quindi veglia su di loro, ok?» presi un fiore da sopra la sua tomba e allungai il pugno verso di essa con un sorriso, come ad aspettare che Ace apparisse davanti hai miei occhi e scontrasse il suo con il mio. Feci un ultimo inchino e mi allontanai, permettendo agli altri di salutare Ace. Man mano che salutavano Ace facevano un piccolo cenno a Nami, o semplicemente la fissavano, poi andavano in direzione della Sunny.

«Ehi capitano, è ora di andare, nel frattempo raggiungo gli altri, tu e Nami parlate ok? Salutala da parte nostra e dille che ci dispiace andarcene senza salutarla come si deve.»

«Non preoccuparti Zoro, so già cosa dirle, stanotte non ho fatto altro che pensare a questo. Andate tranquilli.» dissi stringendo tra le mie mani quelle di una Nami che mi fissava con occhi confusi e un po’ preoccupati.

«A dopo Nami, noi andiamo, vedi di non uccidere il capitano in nostra assenza ok? Altrimenti senza di lui dove potremmo andare? Ci si vede!» gridò Zoro rivolto a Nami mentre si allontanava di corsa.

«Faresti meglio a nasconderti Zoro, oggi è la volta buona che te le prendi-!» non riuscì a terminare la frase che si piegò in due dal dolore. «Ehi Nami, che ti prende!? I soliti dolori!?»

«N-no, questo è peggio! Ah! Ma che diavolo..?! Rufy! Il bambino sta-! Aaaaahh!!! Fa male Rufy, fa male!» e subito dopo fu colta da una violenta tosse che le fece vomitare sangue. Con gli occhi pieni di terrore Nami mi guardò disperata, prima di ricominciare ad urlare. Chopper ci raggiunse immediatamente dopo aver sentito le urla mentre gli altri ci fissavano da lontano.

«Chopper, Chopper, che succede?! Perché  Nami soffre così?! Rispondi!»

«I-il bambino sta nascendo Rufy! Però è troppo presto ancora, per questo sta così male! Avrei dovuto capirlo prima! Devo intervenire immedia-» uno scoppio gli impedì di terminare la frase.

«N-non è possibile, non è possibile! Non adesso, non adesso! Che cosa ci fa qui Teach!?!?!» ormai ero fuori di me. In mare, in lontananza, potevo scorgere la nave di Teach, diretta a tutta velocità verso l’isola mentre si preparava a fare nuovamente fuoco.

«Capitano, abbiamo avvistato la nave di- Ma che sta succedendo a Nami?!? Rufy, rispondi!»

«Sta partorendo idiota! Non lo capisci?!?» Un altro colpo di cannone ci impedì di parlare.

«Aiutami Zoro, dobbiamo portarla lontano da qui! È troppo pericoloso!» «AAAHH! Rufy, Rufy! Fa male, ti prego Rufy, aiutami, fa male! AAAHH!!!!!!!» iniziò a perdere sangue e a vomitarne altro, non riuscendo quasi a respirare. «Rilassati Nami, adesso ti portiamo al sicuro e ci penso io a te e al bambino! Zoro, Rufy, non state lì a discutere, aiutatemi!» Un altro scoppio. Teach continuava a bombardare l’isola. Le fiamme stavano distruggendo tutto, la scogliera veniva inesorabilmente mangiata dalle fiamme, anche la tomba di Ace ne era ormai avvolta.

«Maledizione, dove la portiamo? Qui non c’è nessuno!»

«Ragiona Rufy! Mentre gli altri si occupano di tenere a bada Teach sulla nave io e te raggiungiamo l’isola abitata dove siamo stati fino ad adesso con i tuoi poteri, tanto non è troppo lontana, non dovresti avere difficoltà a raggiungerla e a portare anche noi, giusto!? Una volta lì porteremo Nami in un luogo sicuro dove la potranno assistere dopo che il bambino sarà nato, in seguito ce ne andremo, chiaro?» «C-chiaro! Zoro, tu raggiungi gli altri!» «Ok capitano, occupati di Nami e raggiungici in fretta, intesi?» «Andare dove?!? Non vorrete lasciarmi indietro! NO, lo sapevo! Ti supplico, non lasciarmi Rufy, non sarò un pes- AAAAAAHHH!!!!!!» per quanto le venisse difficile respirare continuava a gridare e ad agitarsi con le poche forze che aveva.

 «Andiamo Rufy!» «Scusa Nami, scusa Nami, scusa Nami! Non doveva andare così, non così, NON COSÌ!!!» Ero disperato, arrabbiato, in preda alle lacrime. Nami stava partorendo, io dovevo lasciarla, Teach ci stava attaccando, ed io non ero pronto a niente.

«Siamo arrivati- No, non anche qui!» In qualche modo Teach aveva colpito anche quell’isola. Le grida di Nami si mescolavano a quelle degli abitanti, che correvano in preda al panico tentando di spegnere gli incendi.

«Portiamola dal medico! Li sapranno come occuparsi di Nami, muoviti Rufy, se stai fermo non risolverai niente!» «Maledizione, maledizione, MALEDIZIONEEEEE!!!! Teach, sei un uomo morto!» Mi affrettai il più possibile e quando giungemmo dal medico dell’isola ormai Nami era allo stremo delle forze. «Ora respira con calma Nami, so che è difficile, ma è per il bene del bambino! Forza, resisti solo un altro po’! Mi serve aiuto, veloce!» Chopper fu attorniato da molte donne che iniziarono a dire a Nami cosa fare tentando di tranquillizzarla inutilmente. «Ti supplico, non lasciarmi, non lasciarmi! Dobbiamo crescere il bambino insieme, non puoi lasciarmi adesso, ti supplico, ti supplico! AAAHHH!!!» ero riuscito ad afferrare la sua mano piena del suo stesso sangue e lei ad ogni urlo me la stringeva convulsamente.

«Perdonami Nami, perdonami! Te lo dovevo dire prima! Non vorrei lasciarvi per nulla al mondo, ma con noi sareste solo in pericolo! Teach ha già cominciato ad attacarci, non posso rischiare che vi succeda qualcosa, perdonami, perdonami!» «…non andare, non andare…» «..perdonami, perdonami…» «AAAHH!!!» «Brava Nami, un ultimo sforzo! Ci sei quasi!» «Ti amo Nami, ti amo più della mia stessa vita! Ti prometto che tornerò, non starò via per sempre, aspettatemi, vi supplico!» «AAAAAAAAAHH!!!» «Bava Nami! È nat-» «AAAAAAHH!!!» «N-non è possibile! Sono-!» un altro scoppio nella vicinanze mi impedì di sentire il resto della frase. Ci fu un attimo di silenzio, dove riuscii a sentire solo il pianto di un bambino, anzi no, non uno, prima che un altro scoppio risuonò per tutta l’isola.

«Nami…» «Rufy…» ancora scoppi. Se non mi affrettavo a fermare Teach ne sarebbe andata della vita di tutti.

«Scusa amore, scusa, devo andare, perdonami… Tornerò, stanne certa! Sarà come se non me ne fossi mai andato, perciò aspettatemi… Ci rivedremo piccola mia, non ti abbandonerò… Custodisci questo per me, quando torno lo rivoglio, ok?» Lasciai il mio cappello sul suo petto e con grande fatica divisi le nostre mani, ritrovando nella mia il piccolo tesoro che custodiva tanto gelosamente dal giorno nella stanza dei ricordi: la perla della collana di Ace che avevo stretto in mano il giorno della sua morte. La strinsi un attimo e poi la rimisi in mano a Nami, pregando Ace di proteggere la mia nuova famiglia. Diedi un ultimo bacio alla mia amata e uscii senza più voltarmi. Piangevo come mai prima, più del giorno in cui Ace mi aveva lasciato.

«Andiamo Chopper, dobbiamo raggiungere gli altri.»

«NO! NO NO NO NO!!!! TI SUPPLICO! TI SUPPLICO! NON ANDARE, NON LASCIARMI! NON VOGLIO, TI SUPPLICO!» era disperata, si dimenava anche se continuava a perdere sangue ed era un miracolo se fosse ancora viva o ancora cosciente. I medici tentavano di tenerla ferma al letto e di sedarla per farla calmare, cosa quasi impossibile data la sua ostinazione. Guardando la mia famiglia da lontano e il mio cappello rotolato a terra smisi di piangere e sistemai il piccolo fiore che ancora stringevo in mano alla giacca. Mi avviai verso la nave, con il solo pensiero di fare strage di Teach e i suoi, che avevano osato rovinare tutto, TUTTO. Ormai non avevo altro in mente, solo distruggerlo. Andai in mezzo alla strada e tutto d’un fiato gridai al cielo «NAMIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!» mentre un urlo straziante mi raggiunse

«RUFYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!» prima che un’altra esplosione mi avvolse e mi divise definitivamente dalla mia amata e dai due bambini che, con occhi pieni di vita, videro per la prima e ultima volta loro padre.

 

Nota d’Autrice: secondo capitolo pubblicato! Spero di non aver deluso nessuno e di avervi messo un po’ di curiosità per leggere il prossimo ed ultimo capitolo che arriverà, come questo, tra una settimana. Un’ altra cosa che spero ovviamente è di essere riuscita ad esprimere al meglio ciò che volevo, ovvero un sottile strato di malinconia iniziale seguito da pura e semplice disperazione finale. Ora spiegherò alcune cose magari ovvie: ovviamente l’isola dove loro si fermano non esiste, l’ho inventata per pura comodità, immaginandomi l’isola con la tomba di Ace come qualcosa a parte raggiungibile in brevissimo tempo in nave. Sottolineo il brevissimo perché le due isole devono essere abbastanza vicine per essere raggiungibile dal braccio di Rufy che deve allungarsi non poco per “collegare” due isole  Altra cosa, loro stanno in una locanda vicino all’ospedale della città per via delle condizioni di Nami, perché pur essendoci già un medico nella ciurma è lo stesso Chopper a preferire avere un supporto immediato in caso di necessità. Ultima cosa: quando tutti salutano Ace e se ne vanno senza salutare Nami e non la raggiungono quando inizia ad urlare non è perché sono degli insensibili, ma perché nel primo caso volevano lasciare un po’ di intimità a Rufy e Nami, nel secondo non pensavano a qualcosa si così grave. Bene, dopo queste ovvietà, alla prossima settimana (spero).

ElPsyCongroo (so che non centra niente, ma ho appena visto, per chi lo conosce, la puntata special di Steins;Gate, da dove ho preso il nome, ed ho riscoperto tutto il mio amore per quell’anime, e sono fiera del mio nome ed intendo portare ovunque il suo spirito! Ok, ora basta scleri, bye bye ).

  
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