Capitolo
2: Oscurità del Presente
«Ehi
Nami, è da mezz’ora che ti chiamo, mi ascolti? La
sarta dice
che è il tuo turno per provare il vestito, muoviti
altrimenti non farà in tempo
a sistemarli per l’anniversario di Ace! Ma cosa stai
guardando?»
«Oh
Rufy, niente niente, scusa, ero un po’ distratta. Ora vado,
scusa se vi faccio sempre aspettare, non voglio essere di
peso…»
«Ma
che- ehi Nami, aspettata un momento! Ma che le prende?».
Era
da qualche giorno ormai che si comportava così. Era
distratta,
sempre pensierosa e si scusava per tutto ciò che faceva.
Avevo l’impressione
che mi stesse nascondendo qualcosa, a partire da quel piccolo oggetto
che
guardava ogni giorno. Ancora non ero riuscito a capire cosa fosse e
perché non
volesse mostrarmelo.
Inoltre,
e questo era il problema che più mi preoccupava, da
quando eravamo arrivati sull’isola non faceva altro che
lamentarsi per i dolori
continui che il bambino le procurava. Anche Chopper era preoccupato:
mancavano
ancora due mesi alla data prevista per nascita del bambino, quindi i
sintomi di
Nami non erano normali. Comunque mi aveva rassicurato, dicendomi che un
po’ di
riposo le sarebbe bastato. Speravo davvero che sarebbe stato
sufficiente.
«Che succede
capitano? La
tua dama non ti ascolta più, siete già in
crisi?»
«Evita
Zoro, sono già abbastanza in ansia di mio, se mi fai
pensare a certe cose peggiori la situazione…»
«Scusa,
non volevo… Ma sul serio, che succede? Vedo che Nami
ultimamente si comporta stranamente, avete per caso litigato? O le hai
già
detto tutto?»
«Assolutamente
no! Più tardi glielo dico meglio è. Non capisco
cosa le prenda: è da quando abbiamo parlato nella stanza dei
ricordi che si
comporta così… Non riesco proprio a
capire…»
«Non
è che per caso ti è sfuggito qualcosa? Magari hai
detto o
fatto qualcosa che l’ha fatta arrabbiare o che le ha fatto
capire le nostre
intenzioni…»
«No,
almeno per quanto ricordo…»
«Noi
donne capiamo molte cose anche se non ci viene detto niente,
in particolare se si tratta dell’uomo che amiamo.»
Era stata Robin a parlare.
Doveva aver sentito il nostro discorso, ed essendo l’unica
altra donna della
ciurma e la “sorellona” della mia Nami si era
sentita in dovere di intervenire.
«Che
intendi?»
«Intendo
dire che Nami è abbastanza intelligente ed innamorata da
capire immediatamente cosa ti passa per la testa. Forse non
avrà capito
esattamente cosa abbiamo deciso, ma di certo ha intuito che qualcosa
cambierà,
e ciò la rende nervosa e stressata. Credo che stia tentando
di capire cosa
succede intorno a lei, ma ciò peggiora solo la situazione,
non fa bene né a lei
né al bambino essere così in ansia. Dovresti
trovare il modo di farla rilassare
il più possibile prima che le vengano strane idee in mente.
Secondo me dovresti
già parlarle così da lasciarle il tempo per
capire la situazione e riprendersi
prima della partenza.»
«Robin
ha ragione. Nami capirà che è per il suo bene,
non se la
prenderà. Non capisco perché ti ostini tanto a
tenerle tutto nascosto. Sai che
più fai passare il tempo, più lei si
arrabbierà e si opporrà alla decisione.
Parlale subito e vedrai che-»
«Credete
davvero che non ci abbia già pensato?! Ogni giorno quando
la vedo ho l’istinto di dirle tutto, ma so che non posso
dirle ancora niente!
La conosco meglio di chiunque altro, e se le dicessi già
adesso che abbiamo intenzione
di abbandonarla sull’isola e di andarcene perché
aspetta un bambino non me lo
perdonerebbe mai! Sono sicuro che non mi rivolgerebbe più la
parola fino al
giorno della partenza e io non voglio! Sarà da egoisti ma
voglio godermi questi
ultimi giorni che ci restano da passare insieme al massimo, non posso
dirle
cosa ho deciso di fare! Con che faccia mi potrei presentare davanti a
lei ogni
giorno? Voglio renderla felice fino all’ultimo momento che
passeremo assieme…
Non so se e quando torneremo,
quindi
non posso permettermi di renderla triste prima del
tempo…»
«Capitano…»
«Scusate
se me la prendo con voi… È solo che ultimamente
sono
preoccupato per lei: continua a star male e io non posso fare niente
per
aiutarla… Vorrei starle accanto fino a quando non
nascerà il bambino, ma so che
se aspettassi fino ad allora non sarei più in grado di
lasciarli… Non sono mai
stato così in ansia e agitato come in questo
momento…»
«Ascolta
capitano, non devi abbatterti. Nami è una ragazza forte e
per nulla al mondo permetterà che succeda qualcosa a se
stessa e al bambino.
Ora come ora abbiamo altre cose a cui pensare, non puoi stare sotto
pressione
per qualunque cosa accada. Nami sa badare a se stessa, ormai dovresti
averlo
capito.»
«Ascolta
la nostra Robin, che di donne ne sa più di tutti noi
messi insieme. Stai diventando troppo protettivo nei confronti di Nami.
Se lei
sapesse che ti preoccupi così tanto di certo non ti
parlerebbe per un bel po’;
ringrazia che ultimamente è persa nei suoi pensieri e non si
accorge nemmeno di
cose le sta attorno. Ormai, come hai detto tu stesso, la conosci meglio
di
chiunque altro, quindi non dovremmo essere noi a dirti di non
preoccuparti
troppo per lei. Ha superato difficoltà ben peggiori, di
certo non si farà
fermare da qualche dolore pré-maman! E il marmocchio che
porta con se ha il tuo
sangue nelle vene, quindi non può essere altro che una
bestia di moccioso!»
«Certo
che non sai proprio regolarti con le gentilezze eh, Zoro?
Se Nami ti sentisse chiamare nostro figlio marmocchio o moccioso o
peggio
ancora bestia non la passeresti liscia, incinta o meno che sia!
Però grazie, ad
entrambi, come farei senza di voi?»
«Dovere
capitano! Ci hai concesso il grande onore di poter essere
padrino e madrina di quel bambino e per questo ti saremo eternamente
grati e ti
saremo sempre accanto. Quindi piantala di frignare, o vuoi che quando
torniamo
dica a tua figlio che suo padre, il grande Re dei Pirati, era un
frignone?»
«Assolutamente
no! Tanto non crederebbe comunque a ciò che gli
dici con la faccia che ti ritrovi! E comunque non sono ancora Re dei
Pirati,
quindi aspetta a dirlo. Non dico che non lo diventerò,
però aspettiamo che il
titolo passi ufficialmente a me, poi ne riparliamo. Ho intenzione di
presentarmi in grande stile davanti al mio bambino, quindi vi prometto
che non
piangerò più come uno stupido.»
«Bravo
capitano, vedi che così starete meglio entrambi. Ora vado a
vedere come vanno le prove dell’abito, di certo Nami
starà impazzendo a vedere
come il vestito indossato a Merveille non le entra più,
continua a lamentarsi
di essere diventata una balena, poverina!»
«Io
invece vado a farmi una dormita, queste prove mi hanno
stancato. Certo che ne hai di idee strane: vestire così
dall’anniversario della
morte di tuo fratello fino al giorno in cui torneremo da Nami! Lo sai
che sei
proprio pazzo? Tanto che te lo dico a fare, se ho deciso di seguirti di
certo
non sono messo meglio di te. A dopo capitano, e prendetevi una pausa,
vi farà
bene! Magari andate a farvi una gita, un pic-nic, che ne so, basta che
la
smettete di fare quella faccia ogni giorno!»
«Eheh,
ma almeno saremo la ciurma più elegante del mondo!»
«Certo
capitano, hai suoi ordini!» e con un’ultima risata
sparì.
Certo
che doveva essere difficile per loro darmi consigli sulla
nostra vita sentimentale. In fondo ormai avevo capito anch’io
che Zoro era
innamorato di Nami da molto più tempo rispetto a me e che
Robin lo era di me.
Ammetto di averci messo parecchio tempo per capirlo; avevo compreso la
situazione solo quando il mio sentimento per Nami era ormai evidente,
quando
cominciammo a dimostrare apertamente ciò che provavamo
l’uno per l’altra. Forse
perché finalmente ero riuscito ad aprire gli occhi e a
capire che ormai Nami
non era più solo un’amica. Ero rimasto parecchio
colpito dalla scoperta: Zoro
innamorato di qualcuno mi sembrava troppo strano, l’avevo
sempre visto come il
tipico amico dal cuore freddo, mentre Robin era semplicemente molto
più grande
di me. Anche se non l’hanno mai ammesso so che per loro deve
essere stato
davvero molto difficile vedere me e Nami insieme visto ciò
che provavano per
noi. Per questo li apprezzo moltissimo e ho deciso di rendere mio
figlio loro
figlioccio, per renderli più presenti nella sua vita come
secondi genitori. Può
sembrare egoistico, o un gesto poco “delicato” nei
loro confronti, ma so per
certo che loro sono felici del ruolo che gli ho affidato,
perché hanno
accettato la mia relazione senza opporsi in nessun modo ed essendo
felici per
noi.
«Ahhh,
finalmente la tortura è finita! Un altro minuto e
l’avrei
strozzata a quella sarta! Continuava a pungermi con quei dannati
spilli, meno
male che ormai i vestiti sono pronti e non devo più subire
una tortura simile!»
«Per
fortuna anche per la sarta, cominciava ad essere davvero
terrorizzata dalle tue minacce!»
«Eddai
Robin, se lo meritava! Mi chiedo perché ci siamo dovuti
affidare a ‘sta tipa! Non c’era qualcuno migliore
di lei? Eh, capitano? Sono proprio
curiosa di capire
perché hai permesso tutto questo! Sappi che la navigatrice
qui presente si
ritiene molto offesa!» mi gridò mentre Robin
usciva per lasciarci un po’ soli.
Quanto
era buffa quando faceva così, sembrava una bambina! Quando
fingeva di essere arrabbiata cominciava a chiamarmi capitano e a
chiamarsi
navigatrice, come se fossimo solo questo e niente più,
esattamente come una
bambina che dice all’amichetto che non sono più
amici e che non giocheranno più
insieme. Molto buffa.
«Cara
la mia navigatrice, devi sapere che questa sarta è la
migliore che ho trovato e che mi ha garantito un lavoro perfetto e
rapido in
modo da essere pronti per domani. Dobbiamo ritenerci fortunati ad
essere
riusciti a trovare qualcuno disposto a fare un lavoro così
grande in soli tre
giorni, in più siamo vicini all’isola dove
c’è la tomba di Ace, quindi spero
che mi perdonerai. Non potevamo proprio rinunciare a lei, mi
perdoni?» le dissi
facendola sedere sulle mie gambe abbracciandola dolcemente.
«Mica
sono tanti nove vestiti, anzi otto considerando che Brook di
certo non cambia forma. Comunque per questa volta sì, ma
solo perché c’è di
mezzo Ace! Ci tengo ad essere presentabile a mio cognato, quindi se la
passi
liscia è solo grazie a lui!» Ovvio, secondo lei
era poco perché non sapeva che
li stavo facendo riprodurre in serie a causa della mia idea malata.
Avevo
chiesto almeno tre copie per ogni abito, perché prevedevo
che non saremmo stati
tanto fortunati da fermarci spesso.
«Grazie
Ace! È merito tuo se ho evitato la rabbia furiosa della
mia navigatrice! Ti devo la vita! È solo merito tuo se sono
ancora qui!»
«Deficiente!
Guarda che mi arrabbio sul serio se non la pianti!»
«Stavo
scherzando amore! Non preoccuparti, ok?»
«Va
bene, però non parlare più così, mi
fai preoccupare…»
«Scusa
scusa, dai, per farmi perdonare ti porto a cena, solo io e
te, ok? Pensavo a un pic-nic sotto le stelle, potrei chiedere a Sanji
di
prepararci qualcosa e agli altri di preparare un posto solo per noi
dove non
verremo disturbati, che ne dici?»
«Sììììì,
una cenetta! Grazie amore! Forza, muoviti, è già
tardi!»
e dopo esserci scambiati un dolce bacio scattò in piedi
prendendomi per mano
per portarmi fuori, dove erano tutti ad aspettarci. Sorrisi mentre Nami
raccontava tutta felice la mia idea alla sorellona e intanto pensai a
come
rendere al meglio l’ultima sera che potevo passare con la mia
amata.
***
«Capitanooooo!!!
Namiiiii!!! È tardi, dobbiamo andare! Siamo tutti
pronti, tranne voi! Capisco che avete passato tutta la notte fuori a
fare Dio
solo sa cosa, ma è ora di alzarsi, in piedi! Ho caldo con
‘sti vestiti, quindi
muovetevi, ho bisogno di andare sulla nostra nave bella fresca e non ho
di
certo intenzione di aspettare voi! O vi muovete o me ne vado sulla
Sunny,
piccioncini smielati!»
«E
piantala deficiente!» gridò Nami sfondando la
porta della
nostra stanza con un calcio, colpendo in pieno chi l’aveva
disturbata. «A
differenza tua noi siamo già pronti da un pezzo! Pensavi
davvero di esserti
svegliato prima di noi?! Che credi, ormai in tutti questi anni ho
capito che
sei irrecuperabile! Non sei cambiato né dopo i due famosi
anni, né dopo questi
ultimi tre da allora, perciò abbassa la cresta,
perché di certo non sei
cambiato nel giro di una notte, chiaro?!»
Zoro
aveva scelto proprio il momento sbagliato per far arrabbiare
Nami. Dopo la nostra cenetta avevamo passeggiato tutta la notte sulla
spiaggia
parlando di tutto e di più, e quando eravamo tornati alla
locanda dove
alloggiavamo non era riuscita a dormire per niente, diceva che qualcosa
la
preoccupava, che aveva un brutto presentimento, e quindi aveva tenuto
sveglio
anche me, passando così la notte in bianco a parlare e a
prepararci per andare
da Ace. In compenso eravamo davvero sistemati al meglio: avevamo avuto
tutta la
notte per sistemarci, quindi facevamo davvero una splendida figura,
tanto che
restarono tutti ammutoliti quando ci videro l’uno accanto
all’altra, dopo che
mi ero avvicinato a Nami per farla calmare con un bacio ed aver
risistemato la
porta.
«Pazza
furiosa di una navigatrice! Che diavolo credi di fa…
re…»
anche Zoro era rimasto schoccato.
«Che
vi prende a tutti? Cos’è questo
silenzio?»
«Nami,
Rufy… Siete davvero magnifici…»
«Robin ha ragione! La
nostra Nami-chan non è mai stata così
bella!» «Ohh, sono così commosso! Siete
perfetti insieme!» «Fate davvero un figurane amici
miei! Certo, mai come il
sottoscritto, ma siete i migliori dopo di me!» «Il
nasone qui ha ragione! Certo
che il nostro capitano sì è scelto la dama
migliore fra tutti noi!» «Yoh oh oh!
Non ci sono parole per descriveeerviii! Vi dovrei dedicare una
caaanzoooneee!»
«D-davvero?
G-grazie ragazzi… Però ora basta, mi fate
arrossire, e
poi eravamo in ritardo no? A-andiamo!»
Era,
anzi eravamo davvero una bella coppia;
in giacca e cravatta con una lunga giacca
nera bordata d’oro io, in abito lungo al polpaccio con
scialle rosa e con i
lunghi capelli acconciati in un semplice chignon con qualche ciocca
lasciata
libera lei. Davvero belli. Non che gli altri fossero da meno: tutti,
eccetto
Robin ovviamente, che portava un abito corto con una grande cintura e
una lunga
giacca, erano in giacca e cravatta.
Tutti
gli abitanti dell’isola ci guardavano ammaliati, non ci
staccavano gli occhi di dosso, mentre andavamo verso la Sunny per
raggiungere
l’isola di Ace.
Arrivammo
alla piccola isola nel giro di pochi minuti e dopo aver
percorso un breve sentiero in mezzo al bosco che si apriva sulla salita
che
portava in cima ad una scogliera raggiungemmo la tomba di Ace ed una
dolce
malinconia mi avvolse. Gli altri si fermarono un po’
più indietro, per
concedermi qualche minuto da solo con mio fratello. «Ciao
Ace, come stai? Visto
come ci siamo fatti belli per te? Mi trovi strano vestito
così? In effetti ho
sempre odiato certi abiti, ma ho pensato che per realizzare il mio
sogno dovevo
essere il più figo possibile, quindi eccomi qui.».
Restai qualche minuto in
silenzio, come ad aspettare una risposta da quella fredda pietra.
«Sai, sono un
po’ spaventato. Ho paura di lasciare Nami e il bambino soli,
di affrontare
questo ultimo viaggio senza di voi… Ho sempre sognato il
giorno in cui sarei
diventato Re dei Pirati, ed ora che sono così vicino ho
paura a pensare cosa
potrebbe accadere… So che Barbanera è li fuori
che mi aspetta, ma non ho
intenzione di tirarmi indietro, perché ti ho promesso di
realizzare il mio
sogno e di vendicarti, perciò ti prego, proteggi Nami e
nostro figlio, fa che
possano essere una famiglia felice anche senza di me, perché
non so se e quando
tornerò, quindi veglia su di loro, ok?» presi un
fiore da sopra la sua tomba e
allungai il pugno verso di essa con un sorriso, come ad aspettare che
Ace
apparisse davanti hai miei occhi e scontrasse il suo con il mio. Feci
un ultimo
inchino e mi allontanai, permettendo agli altri di salutare Ace. Man
mano che
salutavano Ace facevano un piccolo cenno a Nami, o semplicemente la
fissavano,
poi andavano in direzione della Sunny.
«Ehi
capitano, è ora di andare, nel frattempo raggiungo gli
altri,
tu e Nami parlate ok? Salutala da parte nostra e dille che ci dispiace
andarcene senza salutarla come si deve.»
«Non
preoccuparti Zoro, so già cosa dirle, stanotte non ho fatto
altro che pensare a questo. Andate tranquilli.» dissi
stringendo tra le mie
mani quelle di una Nami che mi fissava con occhi confusi e un
po’ preoccupati.
«A
dopo Nami, noi andiamo, vedi di non uccidere il capitano in
nostra assenza ok? Altrimenti senza di lui dove potremmo andare? Ci si
vede!»
gridò Zoro rivolto a Nami mentre si allontanava di corsa.
«Faresti
meglio a nasconderti Zoro, oggi è la volta buona che te
le prendi-!» non riuscì a terminare la frase che
si piegò in due dal dolore.
«Ehi Nami, che ti prende!? I soliti dolori!?»
«N-no,
questo è peggio! Ah! Ma che diavolo..?! Rufy! Il bambino
sta-! Aaaaahh!!! Fa male Rufy, fa male!» e subito dopo fu
colta da una violenta
tosse che le fece vomitare sangue. Con gli occhi pieni di terrore Nami
mi
guardò disperata, prima di ricominciare ad urlare. Chopper
ci raggiunse
immediatamente dopo aver sentito le urla mentre gli altri ci fissavano
da
lontano.
«Chopper,
Chopper, che succede?! Perché
Nami soffre così?! Rispondi!»
«I-il
bambino sta nascendo Rufy! Però è troppo presto
ancora, per
questo sta così male! Avrei dovuto capirlo prima! Devo
intervenire immedia-»
uno scoppio gli impedì di terminare la frase.
«N-non
è possibile, non è possibile! Non adesso, non
adesso! Che
cosa ci fa qui Teach!?!?!» ormai ero fuori di me. In mare, in
lontananza, potevo
scorgere la nave di Teach, diretta a tutta velocità verso
l’isola mentre si
preparava a fare nuovamente fuoco.
«Capitano,
abbiamo avvistato la nave di- Ma che sta succedendo a
Nami?!? Rufy, rispondi!»
«Sta
partorendo idiota! Non lo capisci?!?» Un altro colpo di
cannone ci impedì di parlare.
«Aiutami
Zoro, dobbiamo portarla lontano da qui! È troppo
pericoloso!» «AAAHH! Rufy, Rufy! Fa male, ti prego
Rufy, aiutami, fa male! AAAHH!!!!!!!»
iniziò a perdere sangue e a vomitarne altro, non riuscendo
quasi a respirare. «Rilassati
Nami, adesso ti portiamo al sicuro e ci penso io a te e al bambino!
Zoro, Rufy,
non state lì a discutere, aiutatemi!» Un altro
scoppio. Teach continuava a
bombardare l’isola. Le fiamme stavano distruggendo tutto, la
scogliera veniva
inesorabilmente mangiata dalle fiamme, anche la tomba di Ace ne era
ormai
avvolta.
«Maledizione,
dove la portiamo? Qui non c’è nessuno!»
«Ragiona
Rufy! Mentre gli altri si occupano di tenere a bada Teach
sulla nave io e te raggiungiamo l’isola abitata dove siamo
stati fino ad adesso
con i tuoi poteri, tanto non è troppo lontana, non dovresti
avere difficoltà a
raggiungerla e a portare anche noi, giusto!? Una volta lì
porteremo Nami in un
luogo sicuro dove la potranno assistere dopo che il bambino
sarà nato, in
seguito ce ne andremo, chiaro?» «C-chiaro! Zoro, tu
raggiungi gli altri!» «Ok
capitano, occupati di Nami e raggiungici in fretta, intesi?»
«Andare dove?!?
Non vorrete lasciarmi indietro! NO, lo sapevo! Ti supplico, non
lasciarmi Rufy,
non sarò un pes- AAAAAAHHH!!!!!!» per quanto le
venisse difficile respirare
continuava a gridare e ad agitarsi con le poche forze che aveva.
«Andiamo
Rufy!» «Scusa
Nami, scusa Nami, scusa Nami! Non doveva andare così, non
così, NON COSÌ!!!»
Ero disperato, arrabbiato, in preda alle lacrime. Nami stava
partorendo, io
dovevo lasciarla, Teach ci stava attaccando, ed io non ero pronto a
niente.
«Siamo
arrivati- No, non anche qui!» In qualche modo Teach aveva
colpito anche quell’isola. Le grida di Nami si mescolavano a
quelle degli
abitanti, che correvano in preda al panico tentando di spegnere gli
incendi.
«Portiamola
dal medico! Li sapranno come occuparsi di Nami,
muoviti Rufy, se stai fermo non risolverai niente!»
«Maledizione, maledizione,
MALEDIZIONEEEEE!!!! Teach, sei un uomo morto!» Mi affrettai
il più possibile e
quando giungemmo dal medico dell’isola ormai Nami era allo
stremo delle forze.
«Ora respira con calma Nami, so che è difficile,
ma è per il bene del bambino!
Forza, resisti solo un altro po’! Mi serve aiuto,
veloce!» Chopper fu
attorniato da molte donne che iniziarono a dire a Nami cosa fare
tentando di
tranquillizzarla inutilmente. «Ti supplico, non lasciarmi,
non lasciarmi!
Dobbiamo crescere il bambino insieme, non puoi lasciarmi adesso, ti
supplico,
ti supplico! AAAHHH!!!» ero riuscito ad afferrare la sua mano
piena del suo
stesso sangue e lei ad ogni urlo me la stringeva convulsamente.
«Perdonami
Nami, perdonami! Te lo dovevo dire prima! Non vorrei
lasciarvi per nulla al mondo, ma con noi sareste solo in pericolo!
Teach ha già
cominciato ad attacarci, non posso rischiare che vi succeda qualcosa,
perdonami, perdonami!» «…non andare, non
andare…» «..perdonami,
perdonami…»
«AAAHH!!!» «Brava Nami, un ultimo sforzo!
Ci sei quasi!» «Ti amo Nami, ti amo
più della mia stessa vita! Ti prometto che
tornerò, non starò via per sempre,
aspettatemi, vi supplico!»
«AAAAAAAAAHH!!!» «Bava Nami! È
nat-» «AAAAAAHH!!!»
«N-non è possibile! Sono-!» un altro
scoppio nella vicinanze mi impedì di
sentire il resto della frase. Ci fu un attimo di silenzio, dove riuscii
a
sentire solo il pianto di un bambino, anzi no, non uno, prima che un
altro
scoppio risuonò per tutta l’isola.
«Nami…»
«Rufy…» ancora scoppi. Se non mi
affrettavo a fermare
Teach ne sarebbe andata della vita di tutti.
«Scusa
amore, scusa, devo andare, perdonami… Tornerò,
stanne
certa! Sarà come se non me ne fossi mai andato,
perciò aspettatemi… Ci
rivedremo piccola mia, non ti abbandonerò…
Custodisci questo per me, quando
torno lo rivoglio, ok?» Lasciai il mio cappello sul suo petto
e con grande
fatica divisi le nostre mani, ritrovando nella mia il piccolo tesoro
che
custodiva tanto gelosamente dal giorno nella stanza dei ricordi: la
perla della
collana di Ace che avevo stretto in mano il giorno della sua morte. La
strinsi
un attimo e poi la rimisi in mano a Nami, pregando Ace di proteggere la
mia
nuova famiglia. Diedi un ultimo bacio alla mia amata e uscii senza
più
voltarmi. Piangevo come mai prima, più del giorno in cui Ace
mi aveva lasciato.
«Andiamo
Chopper, dobbiamo raggiungere gli altri.»
«NO!
NO NO NO NO!!!! TI SUPPLICO! TI SUPPLICO! NON ANDARE, NON
LASCIARMI! NON VOGLIO, TI SUPPLICO!» era disperata, si
dimenava anche se
continuava a perdere sangue ed era un miracolo se fosse ancora viva o
ancora
cosciente. I medici tentavano di tenerla ferma al letto e di sedarla
per farla
calmare, cosa quasi impossibile data la sua ostinazione. Guardando la
mia
famiglia da lontano e il mio cappello rotolato a terra smisi di
piangere e
sistemai il piccolo fiore che ancora stringevo in mano alla giacca. Mi
avviai
verso la nave, con il solo pensiero di fare strage di Teach e i suoi,
che
avevano osato rovinare tutto, TUTTO. Ormai non avevo altro in mente,
solo
distruggerlo. Andai in mezzo alla strada e tutto d’un fiato
gridai al cielo «NAMIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!»
mentre un urlo straziante mi raggiunse
«RUFYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!»
prima che un’altra esplosione mi avvolse e mi divise
definitivamente dalla mia
amata e dai due bambini che, con occhi pieni di vita, videro per la
prima e
ultima volta loro padre.
Nota
d’Autrice: secondo capitolo pubblicato! Spero di non aver
deluso nessuno e di avervi messo un po’ di
curiosità per leggere il prossimo ed
ultimo capitolo che arriverà, come questo, tra una
settimana. Un’ altra cosa
che spero ovviamente è di essere riuscita ad esprimere al
meglio ciò che
volevo, ovvero un sottile strato di malinconia iniziale seguito da pura
e
semplice disperazione finale. Ora spiegherò alcune cose
magari ovvie:
ovviamente l’isola dove loro si fermano non esiste,
l’ho inventata per pura
comodità, immaginandomi l’isola con la tomba di
Ace come qualcosa a parte
raggiungibile in brevissimo tempo in nave.
Sottolineo il brevissimo
perché le due isole devono essere abbastanza vicine per
essere raggiungibile
dal braccio di Rufy che deve allungarsi non poco per
“collegare” due isole
Altra cosa, loro
stanno in una locanda vicino all’ospedale della
città per via delle condizioni
di Nami, perché pur essendoci già un medico nella
ciurma è lo stesso Chopper a
preferire avere un supporto immediato in caso di necessità.
Ultima cosa: quando
tutti salutano Ace e se ne vanno senza salutare Nami e non la
raggiungono
quando inizia ad urlare non è perché sono degli
insensibili, ma perché nel
primo caso volevano lasciare un po’ di intimità a
Rufy e Nami, nel secondo non
pensavano a qualcosa si così grave. Bene, dopo queste
ovvietà, alla prossima
settimana (spero).
ElPsyCongroo
(so che non centra niente, ma ho appena visto, per
chi lo conosce, la puntata special di Steins;Gate, da dove ho preso il
nome, ed
ho riscoperto tutto il mio amore per quell’anime, e sono
fiera del mio nome ed
intendo portare ovunque il suo spirito! Ok, ora basta scleri, bye
bye ).