Passato, Presente, Futuro
Capitolo
1: Ricordi del Passato
«Cosa
stai facendo?»
«Oh
ciao! Niente di che, guardo solo le vecchie cose che si sono
accumulate nel tempo.»
«Davvero?!
Non sapevo che esistesse una stanza del genere, non ci
ero mai venuta! Chissà quante cose ci saranno!»
«Eheh,
sono stato io a darle vita! In realtà è nato
tutto quando
decisi di raccogliere gli avvisi con le taglie che pendevano sulle
nostre
teste, ma allora pensavo di occupare solo una parete. Invece col tempo
ho
cominciato a lasciare contro la stessa parete tutte le cose che sono
state
protagoniste con noi nei nostri viaggi, perché mi dispiaceva
lasciarle
indietro, mi sembrava di fare loro un torto… Così
si è raccolta una montagna di
roba e in previsione di ciò che avrei potuto prendere anche
in futuro ho
chiesto a Franky di costruire questa stanza, così che non
occupassero troppo
spazio. E ora eccomi qui, perso nei ricordi di tutti i momenti passati
insieme.»
«Ce
lo si doveva aspettare da te! Non mi sembri proprio il tipo da
gettare tutto al vento, anche se si tratta di oggetti. E devo ammettere
che mi
piace, è stata davvero una grande idea!»
«Lo
pensi davvero? Beh, sono felice che ti piaccia! Purtroppo
questo “deposito” ha un vuoto di qualche anno,
visto che da quando siamo stati separati
non ci sono più entrato. Stavo per dimenticarmene e credo
che sarebbe successo
se oggi non mi fosse venuto in mente la piccola taglia che mi
è stata assegnata
all’inizio. Grazie a quello ho ricordato questo luogo e ora
mi sto commuovendo
un po’ a rivedere tutto ciò… Chi
avrebbe mai pensato che saremmo arrivati così
lontano, tutto quello che sarebbe successo…» disse
con un velo di tristezza
nella voce e un sorriso malinconico sul viso. Era sempre
così, malgrado il
tempo che era passato.
«Ti
do fastidio se mi unisco a te? Vorrei ripercorre insieme i
tempi andati…»
«Ma
certo, vieni pure! Aspetta che ti aiuto!» si alzò
dal piccolo
buco che era riuscito a crearsi in quel caos
e mi aiutò a scavalcare quel mucchio di roba
che invadeva anche
l’entrata.
«Ihih,
mi sa che non ci starò mai!»
«Su,
non dire così! Adesso sta a guardare, creerò un
posto comodo
comodo tutto per voi…» tornò a sedersi
e attorcigliando le gambe creò un comodo
appoggio per il mio ormai ingombrante corpo. «Forza, siediti!
Ho creato una poltrona
tutta per te!»
«Ok,
però poi non lamentarti se peso!»
«Figurati!
Non lo farei mai-» fece una smorfia di finto dolore,
lamentandosi del mio peso, così per tutta risposta gli tirai
una gomitata nello
stomaco, facendolo soffrire davvero.
«Perché
l’hai fatto?! Io stavo solo scherzando! Sei
cattiva!»
«No,
sei tu stupido! Sai che sono molto irritabile al momento,
quindi tieni i tuoi scherzi per te! E comunque la colpa è
tua se ora peso così
tanto, quindi non lamentarti!»
«Più
che colpa» disse, poggiando una mano sul pancione ormai
parecchio evidente «direi merito. Non credi sia
magnifico?»
Gli
brillavano gli occhi. Chi l’avesse visto quando era appena
partito, o qualche anno prima quando era morta la persona
più importante per
lui, non avrebbe mai pensato che sarebbe stato in grado di arrivare a
tanto, di
diventare padre. Nel primo caso perché lui stesso era ancora
un bambino e come
tale non era abbastanza grande per potersi occupare di un figlio. Nel
secondo
caso invece avrebbero pensato che era troppo triste, che aveva perso
“l’umanità” necessaria per
crescere un bambino. Quanto si sbagliavano. Non
esisteva persona più adulta e felice di lui come in quel
momento.
È
vero, aveva passato momenti terribili, momenti dai quali
anch’io
credevo che non sarebbe mai uscito, ma ora era tutto diverso. Certo,
non
sarebbe più stato quello di una volta, la morte di Ace era
stata troppo per
lui, ma forse proprio grazie all’affetto e al legame che li
univa è riuscito a
crescere ed ad andare avanti.
«Sì,
è davvero magnifico Rufy. Non vedo l’ora che
nasca… Chissà se
è maschio o femmina…»
«Qualunque
sia la risposta di certo sarà bello come la
mamma…»
«…
e forte e coraggioso come il papà!»
«Eheh!
La cosa più importante comunque è che possa avere
una vita
felice e senza pericoli, così da crescere sano e
forte…»
«Che
discorsi da adulto che fai!»
«Io
sono adulto! Dovresti averlo capito ormai… E in ogni caso lo
proteggerei, anzi vi proteggerei, da qualunque pericolo, qualunque cosa
accada…»
«Che
intendi dire?». Non rispose. Era troppo perso nei suoi
pensieri mentre mi, anzi ci, cullava e coccolava dolcemente. Restammo
un po’
così, persi nei nostri pensieri.
«Allora,
che cosa hai trovato?» chiesi a un certo punto, per
cancellare quella strana sensazione che mi stava cogliendo.
«Moltissime
cose! Alcune neanche le ricordavo, altre credevo
fossero andate perse… Guarda questi per esempio! Sono i
vestiti che indossammo
ad Alabasta! Non ti fanno tornare alla mente tanti ricordi? Ormai
è passato
tantissimo tempo, non ci andranno più!»
«Hai
ragione! Guarda che vestiti! Non si meritano nemmeno tale
nome! Andavo in giro proprio come una scostumata! Ma guarda te! Ora
come ora
non potrei più permettermi di andare in giro
così! Anche perché allora ci
sarebbe stato Sanji ad uccidere chiunque mi avesse guardata troppo a
lungo! Tu
invece non facevi una piega… Ma allora non ti
interessavo?» chiesi con voce da
bambina, da finta offesa.
«Non
è che non mi interessassi tu in particolare! Semplicemente
non ero interessato alle ragazze, per me era importante solo avere
tanti amici,
proteggerli e trovare One Piece. Certo, ancora adesso è
così, però tu sei
diventata molto più importante.» Arrossii
violentemente e nascosi il viso nel
petto del mio amato.
«Eh
dai, non dire certe cose! Lo sai che mi metti a disagio!»
«Eheh!
Comunque se ti interessa ora sì che sono geloso, pensare a
tutti quei uomini che hanno provato a toccarti mi fa salire il
disgusto, se
potessi li farei patire le pene dell’inferno. I miei compagni
non si toccano,
in particolare non si tocca la mia sposa.»
«Guarda
che mica siamo ancora sposati! Abbiamo deciso di aspettare
insieme che nasca il bambino no? Fino ad allora sono libera di fare
ciò che
voglio!»
«Non
credo proprio!» disse Rufy e con una lieve spinta mi fece
sdraiare sul cumolo di cose presenti nella stanza e mi
bloccò distendendosi su
di me. «Tu sei mia e di nessun altro, chiaro?»
continuò, facendo pian piano
scivolare la mano sulla mia pelle e dandomi piccoli baci lungo tutto il
corpo,
provocandomi brividi di piacere. «Ru-Rufy! Smettila, ti pare
il luogo e il
momento adatto per fare certe cose? Non stavamo facendo un discorso
serio?»
dissi di fretta, così da potermi cacciare via da quella
situazione il prima
possibile. Non che non mi piacesse, certo, ma non mi pareva proprio il
caso ora
che mancavano pochi mesi alla nascita. Mi sembrava troppo strano.
«Ihih,
ok ok, non lo faccio più» e così
dicendo ci rimettemmo
seduti, come se niente fosse successo.
«D-dicevamo…
Ah sì, comunque anch’io ho il diritto e molti
motivi
per essere gelosa! La principessa Bibi è ancora stracotta di
te, e su questa
nave non sono l’unica a cui piaci. Dunque siamo pari,
possiamo avere tutti gli
spasimanti che vogliamo, l’importante è restare
fedeli l’uno all’altra, giusto?
» non sapevo nemmeno io cosa stavo dicendo. Volevo solo che
Rufy tornasse con
la mente al discorso di prima e che non pensasse troppo a cosa era
appena successo.
Obbiettivo che non andò a buon fine, perché lui
continuava a farmi carezze da
farmi impazzire. Si stava divertendo parecchio a vedermi in
difficoltà.
«Non
ci credo che sei gelosa di loro! Lo sai che sono solo amiche,
che le ho sempre viste come tali, quindi non hai niente da
temere!»
«Idem
per te! Lo sai che gli altri ragazzi sono solo amici per me,
non provo alcun interesse in quel senso per loro. E comunque non credo
che dovremmo
preoccuparci troppo. Ormai hanno abbandonato ogni speranza anche loro
da quando
sono incinta. Certo, Sanji è impazzito quando ha scoperto
tutto e non ci ha
parlato per parecchio tempo, ma credo che sia allora che adesso tutti
siano
molto felici per noi… Lo sarebbe anche
Ace…»
«Hai
ragione… Sarebbe diventato zio… Lo zio migliore
del mondo… Sì
è sempre preoccupato per me, di certo sarebbe stato uno zio
perfetto… Figurarsi
se fosse diventato lui padre… Sarebbe stato il migliore in
assoluto,
decisamente migliore di me… Mi manca, mi manca
tantissimo… Era tutta la mia
famiglia… Certo, anche voi ne fate parte, e
c’è anche mio nonno, ma Ace era
Ace… Era tutto per me… Avrei tanto voluto che
fosse qui ora… Ed è solo colpa
mia se lui non c’è più, se il bambino
non potrà mai conoscere la persona che ha
reso suo padre quello che è… Non potrò
insegnarli come lui ha fatto con me…
Come potrò essere un buon padre se non sono stato in grado
di proteggere
nemmeno mio fratello?» I suoi occhi si levarono di tristezza
e una piccola
lacrima scivolò sulla sua guancia. Sembrò di
essere tornati indietro nel tempo,
a quel giorno in qui il capitano risvegliatosi da un lungo sogno dove
diceva di
aver parlato con il fratello aveva finalmente pianto e in compenso
ripreso a
sorridere. Gli diedi un lieve bacio sulle labbra, per portare via
quella
tristezza. Adoravo poterlo fare. Allora non avrei mai osato: mi ero
limitata ad
un abbraccio, sperando che lui intuisse i miei veri sentimenti.
«Non
piangere Rufy. Lo sai che ormai è passato. Tu sarai un padre
perfetto, ed è vero, Ace è morto e purtroppo non
potrai vederlo mai più, ma ci
siamo noi accanto a te ed anche lui ti osserva in ogni momento. Lo so
che è insostituibile,
ma puoi accettarci come tua nuova famiglia? Puoi volerci bene come ne
vuoi a
lui?»
«Hai
ragione, come potrei mai vivere senza di voi? Sarebbe
impossibile, siete il mio sostegno, la mia casa, la mia famiglia. Mi
dispiace
averti fatto preoccupare, lo so che non devo piangere, ma a volte
è davvero
difficile, pur essendo passati tanti anni… Ma ora basta,
stavamo parlando
d’altro, anche se il mio obbiettivo principale era legato
proprio ad Ace.»
«Che
intendi?»
«Fra
qualche giorno è l’anniversario della sua morte e
voglio
andare a trovarlo in grande stile. Guarda, avevo pensato di indossare
questi!»
gridò con un gran sorriso, cancellando tutta la tristezza
che lo aveva
assalito. Tra le mani reggeva alcuni abiti. Li riconobbi subito: erano
i
vestiti che avevano indossato lui e la ciurma
quando ci trovavamo sull’isola di Merveille,
l’isola di
Shiki il leone dorato. Era proprio con quegli abiti che la ciurma di
cappello
di paglia si era presentata davanti al pirata, per riportarmi a casa
dopo il
mio ennesimo tradimento. Quel periodo era rimasto impresso nella mia
mente,
perché allora avevo creduto veramente di morire, avevo
pianto disperata
all’idea di non rivederli più, di non rivederlo
più.
«Non
credevo ci fossero anche loro…»
«Te
l’ho detto, io tengo qualunque cosa per non dimenticare
niente, e grazie a loro posso ricordare il giorno in cui ho cominciato
a capire
veramente cosa provavo per te. Ovviamente non è stato un bel
momento per te, ma
sono comunque ricordi preziosi…».
La
mia mente tornò rapidamente a quel periodo. Shiki mi aveva
rapita a causa delle mie abilità come navigatrice e quando
ero riuscita
finalmente a liberarmi e a rivedermi prima con Rufy (che gioia
rivederlo, mi
era corso incontro con il suo enorme sorriso e con qualche enorme
mostro alle
spalle, tipico di lui) e poi con tutti gli altri Shiki era tornato a
prendermi…
Fu orribile vedere tutti loro, tutti i miei amici sconfitti da quel
mostro come
se niente fosse. Avevo pregato con tutta me stessa che mi salvassero e
per
fortuna fu così. Non ne avrei nemmeno dovuto dubitare, era
ovvio che non mi
lasciassero al mio destino.
«Certo
che ero stato davvero stupido a non capire le sue
intenzioni. Zoro aveva capito tutto, aveva intuito che qualcosa non
andava già
dal primo momento in cui ha visto Shiki, ma nonostante ciò
io non avevo capito
niente! Sono stato un debole, per l’ennesima volta ti ho
fatta soffrire… Sei
stata costretta a chinarti davanti a quel lurido verme,
chissà cosa ti ha
fatto, solo a pensarci mi viene una rabbia enorme… Sono
stato debole, non ti ho
protetta e tu hai dovuto sopportare le pretese di Shiki e sei quasi
morta
tentando di disobbedirgli… Quando ho pensato a te morta ho
sofferto tantissimo,
forse come quando è morto Ace… Ti chiedo ancora
scusa, Nami, amore mio.»
«Sono
stata io la stupida, sapevo che non avrebbe mai fatto ciò
che gli chiedevo… Ma in quel momento la paura è
stata più forte e mi ha resa
cieca…» Guardai ancora una volta gli abiti
rovinati dal tempo. C’era anche il
mio, quello che mi aveva donato Shiki. Mi piaceva, almeno in fatto di
estetica
se ne intendeva. Però ci fu una cosa che saltò
immediatamente hai miei occhi.
Lo raccolsi e lo guardai attentamente: era il Tone Diale di Shiki,
quello che
avevo usato per lasciare loro il mio ultimo messaggio. Spinsi il
bottone così
che la mia voce da ragazzina risuono per l’intera stanza.
“Perdonatemi
tutti… sono andata via senza parlarvi. Ho deciso di entrare
come navigatrice
nella ciurma di Shiki. Anche se Rufy e voialtri affrontaste Shiki, non
potrete
mai sconfiggere un pirata leggendario! Tutti coloro che verranno a
salvarmi…
Potrebbero perdere la loro vita. Ecco perché vi sto
chiedendo………. di venire
assolutamente……… a
salvarmi!”
Ecco
cosa diceva il mio messaggio, delle parole supplichevoli che
invocavano aiuto.
«Eheh,
quando l’ho sentito la prima volta ho provato solo rabbia,
e non verso te ovviamente, ma verso Shiki. Certo, anche la tua scarsa
fiducia
un po’ mi fece arrabbiare… Ma ammetto che quella
è colpa mia, avrei dovuto
ascoltare tutto, forse avrei capito meglio i tuoi sentimenti.
Però ancora non
mi hai detto perché non volevi farmi ascoltare!»
«Perché
mi vergognavo! Ero stata una stupida, una debole, e non
volevo che mi sentissi così. Comunque anche tu mi devi
spiegare una cosa:
avresti potuto benissimo allungarti per non farmelo prendere e
ascoltarlo senza
problemi, perché allora fingevi di essere in
difficoltà?»
«Ovvio,
perché mi divertivo tantissimo a giocare con te! Averti
così vicina, tutta per me, era strano e mi fece molto
piacere, anche se ancora
non capivo il motivo.»
«Allora
anche tu eri un pervertito!»
«Ehi,
non è vero! Certe cose ancora non passavano minimamente per
la mia testa!»
«Sì
sì, come no, tutti uguali voi uomini!»
«Eddaiiii,
lo sai che non è vero! Ti supplico, non
arrabbiarti!»
«Ahahahahah!
Certo che sei proprio un bambino a volte! Scherzavo,
non potrei mai arrabbiarmi con te per una cosa simile, sta’
tranquillo!»
«Ehiiiiiiiii!!!
Nami! Rufy! Siamo arrivati! Sbrigatevi a finire
qualunque cosa voi stiate facendo e muovetevi a scendere dalla
nave!»
«Certo
che Zoro non sa proprio regolarsi. Appena lo vedo lo meno.
Forza, andiamo, prima che gli vengano strane idee.»
«Ok
Nami! Mi aiuteresti solo a portare su i vestiti? Dobbiamo
portarli a sistemare, sono davvero rovinati, in particolare il
tuo.»
«Beh,
era troppo lungo, per combattere serve qualcosa di più corto
e comodo. Comunque non ti aiuto, sono una donna in dolce attesa, non
devo
lavorare, sarebbe un rischio per il bambino!»
«Lamentosa!
Sfrutti soltanto il bene che ti voglio per far fare
tutto a me! Sfruttatrice!» disse Rufy dandomi un bacio e
scappando fuori dalla
stanza per paura di una punizione. Mi avvicinai alla porta per
raggiungerlo
quando notai un luccichio: mi piegai per vedere di cosa si trattasse.
Mi venne
un nodo in gola e i miei occhi si levarono di lacrime.
«Hai
sentito tutto vero? Cosa ne pensi? È cresciuto davvero tanto
ed è merito tuo. Grazie.»
«Namiiiiii!
Forza vieni! Ho fame e Ace ci aspetta! Dobbiamo
portare tutto a sistemare prima dell’anniversario, altrimenti
con che faccia mi
presento davanti a lui? Muovitiiiiii!»
«Arrivo!
Ihih,
scherzavo, mi sa che ha ancora molto da imparare. Stagli sempre
accanto, ho il
presentimento che io non potrò sempre esserci.»
Misi il piccolo tesoro che
avevo trovato in tasca e uscii chiudendomi la porta alle spalle,
facendo
ripiombare nel buio la stanza lasciando il Tone Diale nel punto in cui
eravamo
io e Rufy, come a prendere il nostro posto a vegliare quel luogo pieno
di
ricordi del passato.
Nota
d’Autrice:
buongiorno a tutti! Questo è il primo capitolo di una storia
che inizialmente
doveva avere un capitolo, poi due ed infine tre :)
(si, sono un’eterna indecisa, chiedo perdono!). Comunque,
dicevo,
la storia ha appunto tre capitolo che posterò una volta a
settimana, sempre di
domenica ovviamente. È la prima storia a più
capitoli che scrivo, e ci ho messo
un’eternità, perciò spero di non aver
fatto casini :).
Come già detto potete considerarla come un seguito di Perdonami... e grazie per
tutto..., ma va bene
anche se non l’avete letta come avete visto. Per quanto
riguarda il riferimento
a ciò che è successo a Merveille mi sono
ovviamente ispirata al 10° film, Strong
World, ma se non sbaglio c’è anche un capitolo
special che parla di lui, quindi
più o meno spero che la maggior parte sappia da chi parlo, ma comunque non
è rilevante lui ai fini della
storia, ma i vestiti, che potete ammirare qui: http://www.zerochan.net/807368#full
(ovviamente né immagine né sito sono miei). Bene,
mi rendo conto di non avervi
detto praticamente niente, ma sarò più esauriente
la prossima volta, e come al
solito risponderò ad eventuali domande in eventuali (e
sperate) recensioni.
Alla prossima domenica
ElPsyCongroo