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Autore: ElPsyCongroo    04/03/2012    2 recensioni
Sono ormai passati 5 anni dalla sua morte e molte cose sono cambiate. Finalmente un sentimento rimasto assopito per troppo tempo è sbocciato dando frutto ad una delle poche cose belle della vita, portando gioia e speranza in tutta la ciurma. Chi avrebbe mai immaginato tutto quello che sarebbe successo?
[Semi-seguito di Perdonami... e grazie per tutto, quindi in quanto tale occhio agli spoiler, ma se non l'avete letta non ci sono problemi, capirete tutto comunque.]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Passato, Presente, Futuro

Capitolo 1: Ricordi del Passato

«Cosa stai facendo?»

«Oh ciao! Niente di che, guardo solo le vecchie cose che si sono accumulate nel tempo.»

«Davvero?! Non sapevo che esistesse una stanza del genere, non ci ero mai venuta! Chissà quante cose ci saranno!»

«Eheh, sono stato io a darle vita! In realtà è nato tutto quando decisi di raccogliere gli avvisi con le taglie che pendevano sulle nostre teste, ma allora pensavo di occupare solo una parete. Invece col tempo ho cominciato a lasciare contro la stessa parete tutte le cose che sono state protagoniste con noi nei nostri viaggi, perché mi dispiaceva lasciarle indietro, mi sembrava di fare loro un torto… Così si è raccolta una montagna di roba e in previsione di ciò che avrei potuto prendere anche in futuro ho chiesto a Franky di costruire questa stanza, così che non occupassero troppo spazio. E ora eccomi qui, perso nei ricordi di tutti i momenti passati insieme.»

«Ce lo si doveva aspettare da te! Non mi sembri proprio il tipo da gettare tutto al vento, anche se si tratta di oggetti. E devo ammettere che mi piace, è stata davvero una grande idea!»

«Lo pensi davvero? Beh, sono felice che ti piaccia! Purtroppo questo “deposito” ha un vuoto di qualche anno, visto che da quando siamo stati separati non ci sono più entrato. Stavo per dimenticarmene e credo che sarebbe successo se oggi non mi fosse venuto in mente la piccola taglia che mi è stata assegnata all’inizio. Grazie a quello ho ricordato questo luogo e ora mi sto commuovendo un po’ a rivedere tutto ciò… Chi avrebbe mai pensato che saremmo arrivati così lontano, tutto quello che sarebbe successo…» disse con un velo di tristezza nella voce e un sorriso malinconico sul viso. Era sempre così, malgrado il tempo che era passato.

«Ti do fastidio se mi unisco a te? Vorrei ripercorre insieme i tempi andati…»

«Ma certo, vieni pure! Aspetta che ti aiuto!» si alzò dal piccolo buco che era riuscito a crearsi in quel caos e mi aiutò a scavalcare quel mucchio di roba che invadeva anche l’entrata.

«Ihih, mi sa che non ci starò mai!»

«Su, non dire così! Adesso sta a guardare, creerò un posto comodo comodo tutto per voi…» tornò a sedersi e attorcigliando le gambe creò un comodo appoggio per il mio ormai ingombrante corpo. «Forza, siediti! Ho creato una poltrona tutta per te!»

«Ok, però poi non lamentarti se peso!»

«Figurati! Non lo farei mai-» fece una smorfia di finto dolore, lamentandosi del mio peso, così per tutta risposta gli tirai una gomitata nello stomaco, facendolo soffrire davvero.

«Perché l’hai fatto?! Io stavo solo scherzando! Sei cattiva!»

«No, sei tu stupido! Sai che sono molto irritabile al momento, quindi tieni i tuoi scherzi per te! E comunque la colpa è tua se ora peso così tanto, quindi non lamentarti!»

«Più che colpa» disse, poggiando una mano sul pancione ormai parecchio evidente «direi merito. Non credi sia magnifico?»

Gli brillavano gli occhi. Chi l’avesse visto quando era appena partito, o qualche anno prima quando era morta la persona più importante per lui, non avrebbe mai pensato che sarebbe stato in grado di arrivare a tanto, di diventare padre. Nel primo caso perché lui stesso era ancora un bambino e come tale non era abbastanza grande per potersi occupare di un figlio. Nel secondo caso invece avrebbero pensato che era troppo triste, che aveva perso “l’umanità” necessaria per crescere un bambino. Quanto si sbagliavano. Non esisteva persona più adulta e felice di lui come in quel momento.

È vero, aveva passato momenti terribili, momenti dai quali anch’io credevo che non sarebbe mai uscito, ma ora era tutto diverso. Certo, non sarebbe più stato quello di una volta, la morte di Ace era stata troppo per lui, ma forse proprio grazie all’affetto e al legame che li univa è riuscito a crescere ed ad andare avanti.

«Sì, è davvero magnifico Rufy. Non vedo l’ora che nasca… Chissà se è maschio o femmina…»

«Qualunque sia la risposta di certo sarà bello come la mamma…»

«… e forte e coraggioso come il papà!»

«Eheh! La cosa più importante comunque è che possa avere una vita felice e senza pericoli, così da crescere sano e forte…»

«Che discorsi da adulto che fai!»

«Io sono adulto! Dovresti averlo capito ormai… E in ogni caso lo proteggerei, anzi vi proteggerei, da qualunque pericolo, qualunque cosa accada…»

«Che intendi dire?». Non rispose. Era troppo perso nei suoi pensieri mentre mi, anzi ci, cullava e coccolava dolcemente. Restammo un po’ così, persi nei nostri pensieri.

«Allora, che cosa hai trovato?» chiesi a un certo punto, per cancellare quella strana sensazione che mi stava cogliendo.

«Moltissime cose! Alcune neanche le ricordavo, altre credevo fossero andate perse… Guarda questi per esempio! Sono i vestiti che indossammo ad Alabasta! Non ti fanno tornare alla mente tanti ricordi? Ormai è passato tantissimo tempo, non ci andranno più!»

«Hai ragione! Guarda che vestiti! Non si meritano nemmeno tale nome! Andavo in giro proprio come una scostumata! Ma guarda te! Ora come ora non potrei più permettermi di andare in giro così! Anche perché allora ci sarebbe stato Sanji ad uccidere chiunque mi avesse guardata troppo a lungo! Tu invece non facevi una piega… Ma allora non ti interessavo?» chiesi con voce da bambina, da finta offesa.

«Non è che non mi interessassi tu in particolare! Semplicemente non ero interessato alle ragazze, per me era importante solo avere tanti amici, proteggerli e trovare One Piece. Certo, ancora adesso è così, però tu sei diventata molto più importante.» Arrossii violentemente e nascosi il viso nel petto del mio amato.

«Eh dai, non dire certe cose! Lo sai che mi metti a disagio!»

«Eheh! Comunque se ti interessa ora sì che sono geloso, pensare a tutti quei uomini che hanno provato a toccarti mi fa salire il disgusto, se potessi li farei patire le pene dell’inferno. I miei compagni non si toccano, in particolare non si tocca la mia sposa.»

«Guarda che mica siamo ancora sposati! Abbiamo deciso di aspettare insieme che nasca il bambino no? Fino ad allora sono libera di fare ciò che voglio!»

«Non credo proprio!» disse Rufy e con una lieve spinta mi fece sdraiare sul cumolo di cose presenti nella stanza e mi bloccò distendendosi su di me. «Tu sei mia e di nessun altro, chiaro?» continuò, facendo pian piano scivolare la mano sulla mia pelle e dandomi piccoli baci lungo tutto il corpo, provocandomi brividi di piacere. «Ru-Rufy! Smettila, ti pare il luogo e il momento adatto per fare certe cose? Non stavamo facendo un discorso serio?» dissi di fretta, così da potermi cacciare via da quella situazione il prima possibile. Non che non mi piacesse, certo, ma non mi pareva proprio il caso ora che mancavano pochi mesi alla nascita. Mi sembrava troppo strano.

«Ihih, ok ok, non lo faccio più» e così dicendo ci rimettemmo seduti, come se niente fosse successo.

«D-dicevamo… Ah sì, comunque anch’io ho il diritto e molti motivi per essere gelosa! La principessa Bibi è ancora stracotta di te, e su questa nave non sono l’unica a cui piaci. Dunque siamo pari, possiamo avere tutti gli spasimanti che vogliamo, l’importante è restare fedeli l’uno all’altra, giusto? » non sapevo nemmeno io cosa stavo dicendo. Volevo solo che Rufy tornasse con la mente al discorso di prima e che non pensasse troppo a cosa era appena successo. Obbiettivo che non andò a buon fine, perché lui continuava a farmi carezze da farmi impazzire. Si stava divertendo parecchio a vedermi in difficoltà.

«Non ci credo che sei gelosa di loro! Lo sai che sono solo amiche, che le ho sempre viste come tali, quindi non hai niente da temere!»

«Idem per te! Lo sai che gli altri ragazzi sono solo amici per me, non provo alcun interesse in quel senso per loro. E comunque non credo che dovremmo preoccuparci troppo. Ormai hanno abbandonato ogni speranza anche loro da quando sono incinta. Certo, Sanji è impazzito quando ha scoperto tutto e non ci ha parlato per parecchio tempo, ma credo che sia allora che adesso tutti siano molto felici per noi… Lo sarebbe anche Ace…»

«Hai ragione… Sarebbe diventato zio… Lo zio migliore del mondo… Sì è sempre preoccupato per me, di certo sarebbe stato uno zio perfetto… Figurarsi se fosse diventato lui padre… Sarebbe stato il migliore in assoluto, decisamente migliore di me… Mi manca, mi manca tantissimo… Era tutta la mia famiglia… Certo, anche voi ne fate parte, e c’è anche mio nonno, ma Ace era Ace… Era tutto per me… Avrei tanto voluto che fosse qui ora… Ed è solo colpa mia se lui non c’è più, se il bambino non potrà mai conoscere la persona che ha reso suo padre quello che è… Non potrò insegnarli come lui ha fatto con me… Come potrò essere un buon padre se non sono stato in grado di proteggere nemmeno mio fratello?» I suoi occhi si levarono di tristezza e una piccola lacrima scivolò sulla sua guancia. Sembrò di essere tornati indietro nel tempo, a quel giorno in qui il capitano risvegliatosi da un lungo sogno dove diceva di aver parlato con il fratello aveva finalmente pianto e in compenso ripreso a sorridere. Gli diedi un lieve bacio sulle labbra, per portare via quella tristezza. Adoravo poterlo fare. Allora non avrei mai osato: mi ero limitata ad un abbraccio, sperando che lui intuisse i miei veri sentimenti.

«Non piangere Rufy. Lo sai che ormai è passato. Tu sarai un padre perfetto, ed è vero, Ace è morto e purtroppo non potrai vederlo mai più, ma ci siamo noi accanto a te ed anche lui ti osserva in ogni momento. Lo so che è insostituibile, ma puoi accettarci come tua nuova famiglia? Puoi volerci bene come ne vuoi a lui?»

«Hai ragione, come potrei mai vivere senza di voi? Sarebbe impossibile, siete il mio sostegno, la mia casa, la mia famiglia. Mi dispiace averti fatto preoccupare, lo so che non devo piangere, ma a volte è davvero difficile, pur essendo passati tanti anni… Ma ora basta, stavamo parlando d’altro, anche se il mio obbiettivo principale era legato proprio ad Ace.»

«Che intendi?»

«Fra qualche giorno è l’anniversario della sua morte e voglio andare a trovarlo in grande stile. Guarda, avevo pensato di indossare questi!» gridò con un gran sorriso, cancellando tutta la tristezza che lo aveva assalito. Tra le mani reggeva alcuni abiti. Li riconobbi subito: erano i vestiti che avevano indossato lui e la ciurma quando ci trovavamo sull’isola di Merveille, l’isola di Shiki il leone dorato. Era proprio con quegli abiti che la ciurma di cappello di paglia si era presentata davanti al pirata, per riportarmi a casa dopo il mio ennesimo tradimento. Quel periodo era rimasto impresso nella mia mente, perché allora avevo creduto veramente di morire, avevo pianto disperata all’idea di non rivederli più, di non rivederlo più.

«Non credevo ci fossero anche loro…»

«Te l’ho detto, io tengo qualunque cosa per non dimenticare niente, e grazie a loro posso ricordare il giorno in cui ho cominciato a capire veramente cosa provavo per te. Ovviamente non è stato un bel momento per te, ma sono comunque ricordi preziosi…».

La mia mente tornò rapidamente a quel periodo. Shiki mi aveva rapita a causa delle mie abilità come navigatrice e quando ero riuscita finalmente a liberarmi e a rivedermi prima con Rufy (che gioia rivederlo, mi era corso incontro con il suo enorme sorriso e con qualche enorme mostro alle spalle, tipico di lui) e poi con tutti gli altri Shiki era tornato a prendermi… Fu orribile vedere tutti loro, tutti i miei amici sconfitti da quel mostro come se niente fosse. Avevo pregato con tutta me stessa che mi salvassero e per fortuna fu così. Non ne avrei nemmeno dovuto dubitare, era ovvio che non mi lasciassero al mio destino.

«Certo che ero stato davvero stupido a non capire le sue intenzioni. Zoro aveva capito tutto, aveva intuito che qualcosa non andava già dal primo momento in cui ha visto Shiki, ma nonostante ciò io non avevo capito niente! Sono stato un debole, per l’ennesima volta ti ho fatta soffrire… Sei stata costretta a chinarti davanti a quel lurido verme, chissà cosa ti ha fatto, solo a pensarci mi viene una rabbia enorme… Sono stato debole, non ti ho protetta e tu hai dovuto sopportare le pretese di Shiki e sei quasi morta tentando di disobbedirgli… Quando ho pensato a te morta ho sofferto tantissimo, forse come quando è morto Ace… Ti chiedo ancora scusa, Nami, amore mio.»

«Sono stata io la stupida, sapevo che non avrebbe mai fatto ciò che gli chiedevo… Ma in quel momento la paura è stata più forte e mi ha resa cieca…» Guardai ancora una volta gli abiti rovinati dal tempo. C’era anche il mio, quello che mi aveva donato Shiki. Mi piaceva, almeno in fatto di estetica se ne intendeva. Però ci fu una cosa che saltò immediatamente hai miei occhi. Lo raccolsi e lo guardai attentamente: era il Tone Diale di Shiki, quello che avevo usato per lasciare loro il mio ultimo messaggio. Spinsi il bottone così che la mia voce da ragazzina risuono per l’intera stanza.

“Perdonatemi tutti… sono andata via senza parlarvi. Ho deciso di entrare come navigatrice nella ciurma di Shiki. Anche se Rufy e voialtri affrontaste Shiki, non potrete mai sconfiggere un pirata leggendario! Tutti coloro che verranno a salvarmi… Potrebbero perdere la loro vita. Ecco perché vi sto chiedendo………. di venire assolutamente……… a salvarmi!”

Ecco cosa diceva il mio messaggio, delle parole supplichevoli che invocavano aiuto.

«Eheh, quando l’ho sentito la prima volta ho provato solo rabbia, e non verso te ovviamente, ma verso Shiki. Certo, anche la tua scarsa fiducia un po’ mi fece arrabbiare… Ma ammetto che quella è colpa mia, avrei dovuto ascoltare tutto, forse avrei capito meglio i tuoi sentimenti. Però ancora non mi hai detto perché non volevi farmi ascoltare!»

«Perché mi vergognavo! Ero stata una stupida, una debole, e non volevo che mi sentissi così. Comunque anche tu mi devi spiegare una cosa: avresti potuto benissimo allungarti per non farmelo prendere e ascoltarlo senza problemi, perché allora fingevi di essere in difficoltà?»

«Ovvio, perché mi divertivo tantissimo a giocare con te! Averti così vicina, tutta per me, era strano e mi fece molto piacere, anche se ancora non capivo il motivo.»

«Allora anche tu eri un pervertito!»

«Ehi, non è vero! Certe cose ancora non passavano minimamente per la mia testa!»

«Sì sì, come no, tutti uguali voi uomini!»

«Eddaiiii, lo sai che non è vero! Ti supplico, non arrabbiarti!»

«Ahahahahah! Certo che sei proprio un bambino a volte! Scherzavo, non potrei mai arrabbiarmi con te per una cosa simile, sta’ tranquillo!»

«Ehiiiiiiiii!!! Nami! Rufy! Siamo arrivati! Sbrigatevi a finire qualunque cosa voi stiate facendo e muovetevi a scendere dalla nave!»

«Certo che Zoro non sa proprio regolarsi. Appena lo vedo lo meno. Forza, andiamo, prima che gli vengano strane idee.»

«Ok Nami! Mi aiuteresti solo a portare su i vestiti? Dobbiamo portarli a sistemare, sono davvero rovinati, in particolare il tuo.»

«Beh, era troppo lungo, per combattere serve qualcosa di più corto e comodo. Comunque non ti aiuto, sono una donna in dolce attesa, non devo lavorare, sarebbe un rischio per il bambino!»

«Lamentosa! Sfrutti soltanto il bene che ti voglio per far fare tutto a me! Sfruttatrice!» disse Rufy dandomi un bacio e scappando fuori dalla stanza per paura di una punizione. Mi avvicinai alla porta per raggiungerlo quando notai un luccichio: mi piegai per vedere di cosa si trattasse. Mi venne un nodo in gola e i miei occhi si levarono di lacrime.

«Hai sentito tutto vero? Cosa ne pensi? È cresciuto davvero tanto ed è merito tuo. Grazie.»

«Namiiiiii! Forza vieni! Ho fame e Ace ci aspetta! Dobbiamo portare tutto a sistemare prima dell’anniversario, altrimenti con che faccia mi presento davanti a lui? Muovitiiiiii!»

«Arrivo! Ihih, scherzavo, mi sa che ha ancora molto da imparare. Stagli sempre accanto, ho il presentimento che io non potrò sempre esserci.» Misi il piccolo tesoro che avevo trovato in tasca e uscii chiudendomi la porta alle spalle, facendo ripiombare nel buio la stanza lasciando il Tone Diale nel punto in cui eravamo io e Rufy, come a prendere il nostro posto a vegliare quel luogo pieno di ricordi del passato.

Nota d’Autrice: buongiorno a tutti! Questo è il primo capitolo di una storia che inizialmente doveva avere un capitolo, poi due ed infine tre :) (si, sono un’eterna indecisa, chiedo perdono!). Comunque, dicevo, la storia ha appunto tre capitolo che posterò una volta a settimana, sempre di domenica ovviamente. È la prima storia a più capitoli che scrivo, e ci ho messo un’eternità, perciò spero di non aver fatto casini :). Come già detto potete considerarla come un seguito di Perdonami... e grazie per tutto..., ma va bene anche se non l’avete letta come avete visto. Per quanto riguarda il riferimento a ciò che è successo a Merveille mi sono ovviamente ispirata al 10° film, Strong World, ma se non sbaglio c’è anche un capitolo special che parla di lui, quindi più o meno spero che la maggior parte sappia da chi parlo, ma comunque non è rilevante lui ai fini della storia, ma i vestiti, che potete ammirare qui: http://www.zerochan.net/807368#full (ovviamente né immagine né sito sono miei). Bene, mi rendo conto di non avervi detto praticamente niente, ma sarò più esauriente la prossima volta, e come al solito risponderò ad eventuali domande in eventuali (e sperate) recensioni. Alla prossima domenica    
ElPsyCongroo

  
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