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Autore: Gulminar    12/03/2012    3 recensioni
Tanya Cindy Larsson, nata a Londra da madre russa e padre scandinavo. Diplomata a Hogwarts con ottimi voti. Fra le più promettenti reclute dell’Accademia Auror londinese. Entrata giovanissima nella Squadra Phoenix, il corpo scelto del comandante Harry James Potter. Medaglia del Ministero della Magia per servizi resi alla comunità magica. Trasferitasi a Liverpool in seguito allo scioglimento della Phoenix. Incaricata ufficiale per il caso della Cacciatrice.
Sembrava proprio un angelo, stesa in quel letto d’ospedale. I boccoli biondi come un velo che copriva il cuscino, il volto sereno, lontano dalle preoccupazioni, nel sonno indotto dalla magia.

Liverpool, anno 2021. L'Auror Tanya Larsson si dibatte fra un passato che non riesce a dimenticare e un presente da incubo, può darsi che i vecchi amici ed ex colleghi di Londra siano i soli in grado di aiutarla.
Delirio post Doni della morte, escludendo l'Epilogo "19 anni dopo".
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto
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New Phoenix

Kendra Lightner odiava arrivare al lavoro in ritardo, anche solo di pochi minuti. I colleghi conoscevano la sua ossessiva cura per i dettagli e avevano imparato ad assecondarla. I più lasciarono l’ufficio con varie scuse, quando lei si sedette alla sua scrivania. Quella mattina aveva indugiato fra le forti braccia di Sean, un portuale babbano conosciuto un paio di mesi prima. Non provava affetto per lui ma era uno stallone di primo livello.
Sfogliò con relativa attenzione l’ordine del giorno, classificandolo come la più banale routine. A parte un paio d’ore d’allenamento in palestra, era di servizio all’amministrazione. Qualcuno fra i capoccioni doveva essersi convinto che alla figlia del Senatore Lightner piacesse il lavoro d’ufficio, mentre lei era come la sua defunta madre, una donna votata all’azione.
Era martedì mattina e la settimana si prospettava all’insegna della noia, nemmeno un servizio di pattuglia in giro per le strade. A meno che non capitasse qualche casino grosso, ma le possibilità le sembravano scarse. Smaniava perché le affidassero un’altra missione da comandante, una in cui non ci fosse un eroe beone a mandare tutto all’aria.
Pensare a Ron Weasley le suscitava sentimenti contrastanti. Non l’avrebbe mai perdonato, ma un po’ le dispiaceva averlo colpito. Inoltre, non poteva dimenticare il loro ultimo dialogo, era stata alla presenza di una sofferenza che non avrebbe creduto possibile.
“Kendra.”
La voce gentile di Dana, sessantenne segretaria della loro sezione, la distolse dai pensieri. Alzò gli occhi a incontrare quelli della donna, che le porse una busta accuratamente sigillata in ceralacca con l’emblema del Ministero.
“Una comunicazione importante per te, direttamente dall’ufficio del Ministro, mi fai una firma qui per la ricezione.”
Cosa poteva volere da lei il Ministro della Magia? Si chiese, facendo uno scarabocchio sulla ricevuta. Le sorse l’assurdo dubbio che volesse rimproverarla per il diretto mancino rifilato a Weasley, poi si impose di ragionare secondo logica.
Spezzò il sigillo, all’interno c’erano un biglietto ripiegato e un’altra busta più piccola.

Alla gentile attenzione del sottoufficiale Auror Kendra Lightner.

Ho voluto informarvi personalmente che siete stata selezionata per prendere parte a un progetto straordinario del Ministero della Magia. Nella busta allegata troverete luogo e ora del primo incontro, durante il quale vi sarà spiegato dettagliatamente cosa vi si chiede. Il presente messaggio sarà valido come lasciapassare per la riunione, alla quale dovrete recarvi sola.
Il progetto deve rimanere nella più assoluta segretezza, vi preghiamo pertanto di non farne parola con nessuno. In caso contrario il messaggio di invito si autodistruggerà, e voi perderete la possibilità di farne parte.

Certi del vostro interesse, porgiamo distinti saluti.

 

Il Ministro della Magia
Natasha Bradford


Rilesse il messaggio tre volte. Si guardò intorno, quasi temendo che esplodesse se solo qualcuno lo avesse visto nelle sue mani. Si rese conto, in quel momento, che l’ufficio era deserto.
Soppesò la seconda busta. Forse, la settimana non sarebbe stata troppo noiosa.


Non aveva più messo piede in quella casa da quando lei era scomparsa. Aveva raccolto le sue cose e se n’era andato, sigillandola magicamente. Il resto, fin nel minimo particolare, come una tazza dimenticata sul tavolo di cucina, era rimasto immobile. Scomparsa lei, la vita stessa aveva smesso di scorrere. Solo un lieve strato di polvere refrattaria testimoniava degli anni trascorsi.
Tutta la casa trasudava la sua presenza invisibile. Dal mazzetto di fiori ormai sbriciolatisi nell’anticamera del salotto, alla candela che non aveva mai finito di consumarsi sulla trave del camino, dalla carta da parati scelta con tanta cura, ai diplomi e titoli che la coppia aveva collezionato, ordinatamente appesi in soggiorno.
Andò direttamente alla camera da letto. Il matrimoniale era ancora disfatto, il suo pigiama gettato a casaccio fra le lenzuola, quello di Hermione piegato e riposto con ordine su una sedia. La mente registrò quei dettagli, nonostante gli sforzi per evitarli.
Si chinò sul baule di legno che stava all’altro capo della stanza. Mormorò qualcosa, passandovi sopra la bacchetta, e sentì scattare le vecchie serrature. Respirò l’aria che ne uscì quando sollevò il coperchio, sapeva di chiuso ma anche di antico. Un solo oggetto giaceva sul fondo, dovette attendere un paio di minuti prima di avere il coraggio di mettervi mano.
Richiuso il baule, fuggì, quasi fosse stato un ladro in casa sua.


Tanya lo aspettava appoggiata alla staccionata che delimitava il giardino, il mantello e i capelli liberi nel vento autunnale. Sentì i suoi passi sul vialetto.
“Quella è…” La ragazza non poté trattenersi.
“Sì.” Rispose lui.
La spada Hermione.
L’arma a cui Ron aveva dato il nome della persona che amava, ben prima di sposarla. La stessa contro cui Tanya si era esercitata per imparare a tirare di scherma. Non pensava che l’avrebbe rivista, sentì un brivido lungo la schiena e le mani prudere.
Accarezzò le impugnature di due spade corte che portava in cintura, un altro cimelio. Erano appartenute ad Armin Stark, il leggendario maestro di Ron. Aveva pensato di morire per l’emozione, quando le erano state affidate.
Ron scosse la testa.
“Ora non abbiamo tempo, Harry ci aspetta, manchiamo solo noi.”
Tanya si costrinse ad annuire, soffocando il disappunto. Un duello con il maestro, come ai vecchi tempi, avrebbe fatto bene a entrambi.
Ron le porse la mano, si smaterializzarono insieme per ricomparire nel punto di ritrovo convenuto. Era presente solo il conducente della carrozza che il Ministero aveva mandato a prenderli, intorno non si vedeva altro che brughiera battuta dal vento.
Gli interni erano foderati di rosso, Tanya pensò che fosse troppo intenso ma le piacque il contrasto con il grigiore che dominava fuori. Non appena Ron ebbe chiuso lo sportello, la carrozza si mosse sulla vecchia strada sterrata.
“Una volta non eri così silenzioso.” Considerò Tanya, osservando il paesaggio scorrere.
“Una volta non ero sposato con la Cacciatrice di Liverpool.”
Le tornò alla mente una conversazione avuta alcune sere prima. Come avrebbero trovato la Cacciatrice, una volta giunti a Liverpool?
È ovvio, farò da esca.
Lo aveva detto con semplicità.
Harry aveva esclamato subito che non se ne parlava nemmeno, Ron si era limitato ad osservarla. Era seguito un fitto scambio di battute che nemmeno ricordava. Aveva messo in conto che Harry si sarebbe opposto, quindi si era preparata una serie di argomenti che le erano parsi inattaccabili, ma il discorso risolutore lo aveva messo in campo Ron.
Harry, tu hai una certa esperienza in fatto di collegamenti mentali. Nel momento in cui Tanya rimetterà piede a Liverpool, la Cacciatrice, o Hermione che dir si voglia, lo saprà. È molto più probabile che sia lei a piombarci addosso per prima.
Harry, seppur riluttante, aveva dovuto arrendersi all’evidenza. Tanya avrebbe fatto da esca, non lo si poteva evitare. Avevano trascorso le notti seguenti a elencare le precauzioni da prendere, che a lei erano parse inutili dalla prima all’ultima.
“Io… Io spero di restituirtela.”
Aveva in testa quelle parole da un po’, presero forma di colpo, senza darle il tempo di ragionare. A patto che si riuscisse a strapparla a chi la teneva prigioniera, che la si potesse liberare dal controllo, sarebbe tornata Hermione come la ricordavano?
Molto improbabile.
Aveva avuto un assaggio di ciò che le era stato fatto in quegli anni, non voleva pensarci.
L’espressione di Ron non mutò.
“Non prendere impegni di questo tipo.” La redarguì con calma. “E smetti di ragionare come se dovessi fare tutto da sola. Sei tornata a Londra per cercare aiuto e l’hai trovato.”


“Signori, prima di tutto vi ringrazio, a nome di tutto il Ministero, per essere venuti.”
Il Ministro della Magia Natasha Bradford aveva una voce calda, resa roca dall’età. Era seduta al posto d’onore di una tavola ellittica, con Harry e Ron ai fianchi, osservava i presenti senza soffermarsi più del dovuto.
Tanya era seduta fra Drew Blizzard e Jack Carter, suoi ex compagni alla Phoenix. Aveva pensato che il cuore potesse esploderle, quando era entrata nella hall dell’albergo e loro si erano precipitati ad abbracciarla. Drew era ancora bella, anche se gli anni cominciavano a farsi sentire. Jack era ingrassato, in compenso la sua giovialità fracassona non era diminuita. Non conosceva gli altri, Harry e Ron non avevano avuto il tempo o la voglia di spiegarle le loro scelte. Aveva inteso che la giovane donna dai ricci rosso scuro era Kendra Lightner, la figlia del Senatore, quella che aveva rifatto la mascella a Ron. Sugli altri tre presenti, un’altra donna e due uomini, buio completo.
“Tanta segretezza dovrebbe avervi fatto intuire l’importanza della situazione in cui ci troviamo.” Proseguì il Ministro. “I signori Potter e Weasley vi hanno scelti perché siete considerati i migliori nelle vostre aree di competenza. Per ciò che abbiamo intenzione di proporvi, mi auguro che quanto si dice di voi corrisponda a verità. Non vi nascondo che l’eventuale adesione al progetto potrebbe significare molto per le vostre carriere, ma devo avvertirvi che vi troverete in situazioni di grave pericolo. Per questo, nella stanza accanto sono pronti i nostri specialisti della memoria. Se qualcuno di voi dovesse rifiutare, sarà ricondotto a casa e non ricorderà di essere stato qui. Vi chiedo pertanto di firmare questa liberatoria.”
Davanti ad ognuno dei presenti, apparve un foglio di pergamena con i sigilli del Ministero e una piuma pronta a scrivere.
“Potete leggerlo con tutta calma.” Precisò il Ministro.
Era normale prassi, si chiedeva di autorizzare il Ministero a modificare loro la memoria. I più scorsero rapidamente il foglio e firmarono, nessuno ebbe esitazioni.
“Grazie, cedo ora la parola al comandante Potter, perché faccia le dovute presentazioni.”
“Grazie, Ministro.” Proseguì Harry, mentre i fogli volavano a disporsi in una pila ordinata alle spalle di Natasha Bradford. “Partendo dalla mia destra, vi presento Drew Blizzard, Tanya Larsson e Jack Carter, Auror d’assalto ed ex membri della Squadra Phoenix. Kendra Lightner, a sua volta Auror d’assalto e specialista in comunicazioni. Michael Dust e Sofia Harrer, Medimaghi da guerra. E Lionel Donovan, Spezza Incantesimi. Presumo conosciate già me e Ronald Weasley.”
Indicò i presenti con gesti delle mani, ognuno salutò gli altri con un cenno del capo, quando fu chiamato in causa.
“Come anticipato dal Ministro, l’incarico che stiamo per proporvi è estremamente impegnativo, quindi non siate precipitosi nell’accettare.”
Tanya notò alcuni annuire.
“Presumo che tutti abbiate sentito parlare della Cacciatrice di Liverpool e di quante persone siano morte a causa sua. Senza girarci tanto intorno, la nostra intenzione è di formare con voi una nuova Phoenix, che sia in grado di catturare la Cacciatrice.”
Qualcuno stava bevendo e rischiò di strozzarsi, altri si irrigidirono o fecero un balzo sulle poltrone. Un prevedibile mormorio di sorpresa riempì l’aula.
“Comprendo le vostre reazioni.” Proseguì Harry. “So bene cosa può significare per ognuno di voi, ma ribadisco l’invito a pensarci con calma. Cedo ora la parola a Tanya, che è stata a lungo impegnata presso il Dipartimento Auror di Liverpool e ha fatto parte del nucleo operativo incaricato di occuparsi della Cacciatrice. Può spiegarvi meglio di me quanto saranno pericolose le situazioni in cui ci troveremo e perché la Cacciatrice va catturata viva.”


Trascorsa in silenzio l’ora concessa per pensarci, avevano accettato tutti, alcuni senza mascherare l’entusiasmo. L’identità della Cacciatrice aveva fatto impressione, ma non quanto si era aspettata. Aveva raccontato di nuovo la sua storia, omettendo i particolari più personali. Dopo averla ascoltata, Drew e Jack erano diventati ancora più premurosi nei suoi confronti, come ai tempi della prima Phoenix. Per loro era ancora la bimba della compagnia.
Nella tarda mattinata, era stato firmato un documento che rendeva operativa, in via provvisoria, la New Phoenix. Il Ministro e Harry, di comune accordo, si erano riservati la possibilità di renderla ufficiale solo se la prima missione fosse andata a buon fine. Quindi, per il momento, erano semplicemente la squadra incaricata di catturare la Cacciatrice di Liverpool.
Il Ministro aveva fatto stappare lo champagne.
Tanya, mentre brindava con gli altri, si era sforzata di sorridere, ma con l’impressione che non ci fosse proprio nulla da festeggiare.
Altre brave persone che rischiano di farsi massacrare.
Si sentiva già responsabile per loro.
Dopo pranzo, il Ministro li aveva lasciati. Il pomeriggio era trascorso nelle discussioni, Tanya se n’era stancata presto. Qualsiasi linea d’azione proposta le era parsa debole, lei si era limitata a criticarle tutte senza suggerire nulla in alternativa. Quando qualcuno lo aveva fatto notare, si era resa conto che la sua mente era vuota, riusciva solo a pensare al momento in cui avrebbe incrociato le lame con la Cacciatrice.
Salvare Hermione.
Nient’altro importava, ma non doveva dimenticare che quelle persone erano lì per aiutarla.
Non devi fare tutto da sola.
Ron aveva ragione, per quanto lei non riuscisse a convincersene. D’altra parte, da sola cosa avrebbe potuto fare? La Cacciatrice l’aveva sempre massacrata con irrisoria facilità, ma la presenza della New Phoenix sarebbe bastata a rendere le cose diverse? No, era la consapevolezza che stava combattendo per salvare Hermione a dover fare la differenza. Quel pensiero le fece venire un nodo allo stomaco, se l’avesse formulato prima, forse non sarebbe tornata a Londra.
Si rese conto di aver frantumato il bicchiere. Intorno a lei, il bar dell’albergo era quasi deserto, se si escludeva una coppia di anziani coniugi attardatisi a un tavolo d’angolo.
Era riuscita a liberarsi di Drew e Jack lasciandoli in consegna a Harry, Ron si era dileguato appena alzatosi da tavola, Kendra era salita in camera dicendosi stanca, non aveva idea e nemmeno le importava dove fossero gli altri. Con la Lightner avevano chiacchierato un po’ sia a pranzo che a cena. Forse si poteva diventare amiche, a patto di sopravvivere alla missione.
“Quello che stai bevendo è adatto alle persone sole, questa non è una serata per stare soli.”
Ruotò lo sguardo a incontrare quello di Lionel Donovan, lo Spezza Incantesimi. Si era messo in smoking, mentre alla riunione era stato in abiti più sportivi, e si presentava armato di bottiglia, calici e sorriso da gentleman.
“Non accetto galanterie dai colleghi.” Rispose, anche più dura di quanto avesse voluto.
“Ho l’impressione che le accetti di rado, colleghi o no.”
Lionel posò bottiglia e calici sul bancone e si accomodò sullo sgabello accanto, finse di non notare lo sguardo cattivo che lei gli rivolse.
“Non sto scherzando, domani si parte per Liverpool, non è la sera adatta per stare soli.” Proseguì, stappando la bottiglia e avvicinandole uno dei calici.
Tanya si scoprì una spalla, mettendone in mostra le ferite.
“È così anche il resto. Sicuro che non ti faccia ribrezzo?”
Con quella mossa sperava di liberarsi in fretta di lui, ma Lionel non si scompose. Senza che il fascinoso sorriso accennato lo abbandonasse, si sbottonò la camicia, mettendo in mostra un torace a sua volta segnato da un rispettabile assortimento di cicatrici.
“Sono anche io uno che ama il rischio.”
Tanya lottò perché la sorpresa, davanti a cotale fisico, non trasparisse. Sentì l’impulso di allungare una mano per accarezzargli l’addome scolpito ma Lionel si ricompose, avvedendosi dello sguardo di disapprovazione del barista. Era un ottimo esemplare di maschio, dovette ammettere con se stessa, lo aveva già notato durante la riunione. Non era un purosangue inglese, al più pulito dei fascini britannici univa qualcosa di latino dal sapore esotico, risultando molto attraente.
“Mia madre è spagnola.” Disse lui, fugando ogni dubbio.
“Che fai? Leggi nel pensiero?”
“No, anticipo una domanda che solitamente mi fanno.”
“Ci si ferisce così a fare lo Spezza Incantesimi?”
“Solo a farlo come lo faccio io. Su, un brindisi a… quello che vuoi.”
Tanya accettò di fare un primo brindisi a niente in particolare, poi un secondo al loro incontro, uno alla nuova Phoenix, uno a Potter e Weasley e via dicendo. Presto furono entrambi alquanto allegri e Tanya quasi dimentica delle angosce. Lionel le stava raccontando di una sua zia che viveva da una decina d’anni nell’Illinois, quando una voce autoritaria li fece zittire.
“State facendo un po’ troppo casino.”
“Comandante, vuole favorire?” Esclamò Lionel, porgendo a Ron Weasley un terzo calice raccattato da sotto il bancone, con l’ennesima occhiataccia da parte del barista.
“No, grazie, poi rischio di non fermarmi più. C’è una luna gigante questa sera, fa un po’ freddo ma la laguna offre un discreto panorama. Potete smaltire con una bella passeggiata, o nel letto di uno dei due, a vostra discrezione, ma non svegliate tutto l’albergo.”
Tanya soffocò una risata nel palmo della mano, Lionel buttò giù d’un fiato quanto aveva offerto al comandante, che già si allontanava.
“Tu che dici? Io non ho voglia di passeggiare.”
“La mia stanza è accanto a quella dei comandanti, non mi sembra il caso.”
“La mia è un po’ più isolata.”
Già nell’ascensore, Tanya prese a baciarlo con una furia che per un istante sorprese Lionel. Lo sbatté contro la parete e gli aprì la camicia con ben poca delicatezza, per fare quanto non aveva potuto al bancone del bar. Bottoni tintinnarono sul fondo della cabina.
“Non dirmi che basta l’addestramento da Spezza Incantesimi per fare questo.”
“Dieta ferrea e tanta palestra.”
Continuarono a baciarsi nel tragitto dall’ascensore alla stanza di Lionel, un’altra coppia dovette mettersi rasente al muro per lasciarli passare, loro neanche se ne accorsero. Mentre lui cercava di aprire la porta senza versare in terra quanto restava dello champagne, lei gli rimase avvinghiata addosso, esplorandogli la piega del collo con i baci del vampiro. Tanya aveva l’impressione che il sangue le si fosse mutato in fuoco, a quel punto non si sarebbe negata niente, capì che era esattamente ciò di cui aveva bisogno.


Ron entrò nella stanza massaggiandosi le tempie. Aveva vagato su e giù per le scogliere un paio d’ore, nel tentativo, inutile, di calmare il desiderio di alcol. Si sedette alla piccola scrivania da camera, Harry era già nel suo letto in compagnia di un grosso libro.
“Hai detto a Lionel di far distrarre un po’ Tanya?” Domandò Ron.
Harry chiuse il libro e lo mise sul comodino.
“È così palese?” Chiese con nonchalance.
“Harry.” Ron si lasciò sfuggire un sogghigno. “Non è da te interferire in questo genere di cose. Almeno, con me e Hermione non l’hai mai fatto.”
“Te e Hermione eravate patologici.” Tagliò corto Harry. “Ti potrà sembrare una meschinità ma Tanya è la nostra arma principale, non può presentarsi a Liverpool tesa come la corda di un violino. Lionel la farà sfogare, in un modo che spero sia piacevole per entrambi.”
“Ripeto, non è da te giocare con i sentimenti altrui.”
“I sentimenti non c’entrano, io guardo al lato pratico. Grazie a Lionel, Tanya arriverà a Liverpool molto più distesa.”
“È anche per questo che l’hai voluto in squadra. Ora che ci penso, è esattamente il tipo di uomo che piace a Tanya.”
“Servirebbe a qualcosa se negassi?”
Ron rispose con una smorfia. Harry capì che considerava ancora Tanya come una figlia.
“Se ti può far sentire meglio, Lionel aveva già una mezza idea di provarci con Tanya. Non ho dovuto dargli ordini, l’ho solo incoraggiato.”
“Non fraintendermi, non ti sto facendo la morale, anzi, vista in questo modo, è stata un’ottima idea, se Tanya ne trae giovamento.”
“Su questo non ho dubbi.”
“Che vuoi dire? Hai verificato di persona le capacità di Lionel?”
Ron si sedette sul suo letto ghignando, Harry gli tirò una scarpa, che il rosso schivò. Se non altro, era riuscito a vedere il sorriso del suo più caro amico, dopo anni.

 

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