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Autore: Kodamy    12/10/2006    10 recensioni
Sakura ormai si era rassegnata al vederlo tornare a casa da morto.
C’era voluto tanto per convincersene…
… non tornerà più, vero?
… ma ce l’aveva fatta. A malincuore, ma ce l’aveva fatta.
Mai più.
Allora perché…?
Perchè lui aveva deciso di infrangere quella convinzione, così tenacemente costruita?
Perchè l'aveva tentata con un ritorno a lieto fine, per poi...
… Non era giusto.
Non era affatto giusto.
[SakuSasu]
Conclusa.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A/N: Ehm, la tizia con cui parlava Sasuke era Tsunade. Sono sicura di averlo scritto almeno una volta °_° Credo. [ho la brutta abitudine di ripetere poco i nomi effettivi e parafrasarli.] L’unico vero problema di Naruto è che non riesco a scriverlo ma neanche se mi pagano. Ci provo davvero, ma mi sembra sempre OOC. Eppure a guardarlo si direbbe il più semplice da scrivere, superficialmente. Che pizza! Indi chiedo perdono per ooc-vismo su questo fronte.
Come avrete già capito, le cose scritte in corsivo ad inizio capitolo non sono in ordine cronologico fra loro. ^^” Diciamo che se le mettessi in ordine a parte, formerebbero una sorta di capitolo a sé stante con la spiegazione di ciò che è successo prima che Shika trovasse quel deficiente XD Questa volta è lunghetto, ma mi sono divertita.
Inoltre, Kaito è un ipotetico ninja del villaggio del suono, inventato da me, che avrebbe potuto chiamarsi anche Genoveffo, per quel che mi riguarda. Non è importante, ma mi serviva °_°
E dato che mi piace contraddirmi, sono arrivata alla conclusione che saranno 15 i capitoli. Ma si, non diamolo per scontato, dato che cambio idea fin troppo facilmente~ .
Oggi è : “Just a Little Girl” – Amy Studt.

Putroppo Itachi è peggio dei protagonisti di Beautiful. Ghghghgh… Ehm si. Personalmente non mi piace, anche se di solito quelli come lui han su di me un certo fascino. Misteri della vita.
E, tra parentesi, sono commossa dai commenti ç_ç Davvero ç__ç Assie mille ç__ç
 

 


 

 

C'era qualcosa che non andava, a dire il vero.
Inconsciamente, Kaito sapeva che doveva essere ancora buio. Sentiva i gufi, lì, sui pochi alberi della piccola radura spoglia; ognuno al proprio appostamento, pronti ad aggredire il primo ignaro topolino che avesse osato abbandonare la sua tana sottoterra. Kabuto, poco più in là, dormiva tranquillamente.
Con quell’aria tranquilla che aveva sempre, e che tradiva poco la sua principale essenza di traditore.
Essenza di  tutti i ninja presenti in quella radura ai confini del Paese della Terra.
Tutti quei ninja traditori, ormai ninja del Suono, che avevano accettato la missione loro assegnata.
Kabuto russava leggermente, a dire il vero.
Ma c'era qualcos'altro, qualcosa a cui non riusciva a dare un nome. Un suono metallico, costante, che si ripeteva uguale e monotono. Logorante. Metallo contro metallo.

Arricciò  il naso, alzandosi e poggiando entrambe le mani dietro la schiena per mantenere l'equilibrio. Un forte odore acre gli aggredì le narici: l'ormai familiare odore della morte, l'odore che un ninja arrivava a conoscere bene.
Sangue. Era fresco: qualcuno era appena stato ucciso.
La prima cosa che vide fu una testa. La testa di un uomo, di mezza età, lasciata lì davanti a lui, al centro del piccolo accampamento, mozzata. Una pozza di sangue s'era formata attorno al capo, pelle squartata, ormai preso d'assalto da insetti e vermi di vario genere. La vista di quella grottesca scultura bastò a fargli passare il sonno, a seppellirlo da qualche parte dentro di lui.
Non erano al sicuro lì; doveva svegliare gli altri, dovevano andare via al più presto. Non potevano rischiare, una volta portata a termine la missione.  Lasciò correre lo sguardo ancora una volta su Kabuto: dormiva e non sembrava ferito. Quel che rimaneva del corpo dell’uomo era sparso per tutta l'arida pianura, ormai tinta di rosso - quasi fosse rimasta vittima dell'opera di un pittore folle.

E poi c'era Sasuke, il nuovo contenitore di Orochimaru-sama, scelto per la guardia notturna e seduto tranquillamente fra le radici di uno di quegli alberi. In quel buio Kaito riusciva a scorgere appena ciò che il ragazzo stava facendo: ma non aveva dubbi che quel fastidioso rumore metallico fosse causato da lui. Esausto per i postumi del viaggio e della missione del giorno ormai trascorso, si alzò silenziosamente: non voleva svegliare Kabuto, per esperienza sapeva che non era una buona idea; voleva solo che quell'ombra di ragazzo la smettesse. Quel graffiare lo faceva rabbrividire, gli faceva rimbombare la testa.

Cauto lo raggiunse alle spalle, portando entrambe le mani ai fianchi. Il ninja traditore di Konoha stava semplicemente affilando due kunai, uno contro l’altro. Di tanto in tanto, una scintilla si levava dallo sfregare dei due metalli.

"Uchiha."

Lui si voltò appena, guardandolo con freddezza da sopra la spalla. "Cosa?" sbottò con voce bassa, tono vagamente minaccioso. Kaito non voleva farlo arrabbiare, davvero. Per lo stesso motivo per il quale svegliare Kabuto non gli era sembrata un’ottima idea.

"Potresti gentilmente evitare di affilare le lame nel bel mezzo della notte?” sbottò di tutta risposta. "Il rumore mi impedisce di dormire. E se non dormo, sono piuttosto irritabile. Non vuoi vedermi quando sono irritabile, te lo assicuro."

"Oh, intendi questo rumore?" di proposito, il ragazzo lasciò scorrere ancora una volta il coltello sulla roccia, emettendo un lungo stridio metallico.

"Si. Quello." Replicò il ninja del Suono, piegandosi leggermente in avanti, assottigliando gli occhi. "Gradirei la smettesti; sarei portato a dire che ti piace vedere la gente soffrire."

"Oh, non è che mi piaccia. Lo adoro. Soprattutto quando sono di cattivo umore e ho sonno."

"Abbiamo una lunga scalata, domani. Quindi, piantala, o sveglierai anche gli altri."

"Ma io non dormirò, stanotte. Perchè dovrei preoccuparmi che voi dormiate?" concluse il ragazzino, arrogante, tornando tranquillamente ad affilare il metallo contro la roccia. Era nervoso, i movimenti che si susseguivano uno scatto dopo l’altro. Non era del tutto normale.
Forse avrebbe dovuto svegliare Kabuto. Ma, come già detto…

"Allora dormi. Non credo che dopo questa bella ed artistica dimostrazione di forza qualcuno vorrà attaccarci, questa notte."
Per qualche minuto, regnò il silenzio. Probabilmente, era stato ignorato.

"… Sapresti dirmi per quale motivo si vive, se non per cambiare ciò che non ti piace?" domandò invece il ragazzo, poco più d’un sussurro risentito di quella voce, così profonda per la sua età.
”Stai deliberatamente cambiando discorso. Suppongo che, data la tua affermazione, sia perché il discorso di prima non ti piaceva. Cambiare, dici? Il tuo villaggio ti piaceva, ovviamente. O non l’avresti cambiato.” replicò Kaito, trattenendo a stento uno sbadiglio. Lo sguardo scorse su Kabuto, che imperterrito continuava a dormire.

"Oh, no, lo trovavo fantastico. Un po' noioso, forse.” Ironia. “ E’ chi ci abita, il vero problema." riprese, a capo chino. "Ci sono solo pochi validi elementi lì. Il più è gentaglia patetica, e inutile. Ecco, inutile è il termine esatto. E poi, ricordi ovunque. Ricordi… inutili appunto."

“Adesso non c’entra nulla. Smettila con quel rumore, che voglio dormire. O farai svegliare Kabuto.”
"Vuoi farmi smettere? Che sciocchezza."
"Senti, Uchiha. Questa missione mi piace non più di quanto piaccia a te. Ti sopporto solo perchè sono ordini di Orochimaru. C'è davvero bisogno di discutere in questo modo? Ti stai comportando in maniera infantile."

"Infantile? Peccato..." il ragazzino chiuse gli occhi, traendo dai kunai uno stridio ancor più lungo e acuto. "E io che cercavo di comportarmi civilmente. Forse dovrei farti star zitto con un semplice taglio alla gola." concluse, sollevando la sinistra a rimirare il kunai. Dopo quest'ultima affermazione, Sasuke rimase qualche attimo in silenzio, prima di riprendere con quello stridio.
 Anche la pazienza di Kaito aveva un limite, dopotutto.

"Senti…"

"... Ma non far preoccupare quel tuo povero cervello, Kaito. Orochimaru non sarebbe contento se ti uccidessi."
Il puzzo del sangue e della morte diventava sempre più acre, e cominciava a dargli la nausea.
”Non dovresti parlare così.”
"Non sei altro che un verme, Kaito, lo sai? Cibo per vermi, alla fine. Finisce sempre così." concluse con tono tranquillo, quasi per ripicca. Kaito dedusse che era ancora nella fase d’inizio dipendenza, e che quel viaggio era durato troppo. Era veramente il caso di svegliare Kabuto, dopotutto.
Il giorno dopo avrebbero dovuto far in fretta, a tornare al Suono.

"E se io fossi un verme, Uchiha-kun..." rispose, appena annoiato, poggiando la schiena contro la corteccia dell’albero
 "... questo cosa farebbe di te?"

Il ragazzo parve pensarci su, per poi scuotere il capo, lo stesso sorriso arrogante stampato sul viso magro.

 "Non lo so. Davvero." arricciò appena il naso.

"Io non sono meno umano di quanto lo sia tu, Uchiha. Nato dalla carne e dal sangue dei miei genitori."

"Anche i vermi hanno dei genitori, idiota."

"Anche tu hai dei genitori, Uchiha."

"..."

Il ragazzo arricciò appena il naso, quasi non avesse mai visto l'intera faccenda da quel punto di vista. Ma subito si riprese dall'attacco. "Heh. Nessuno può raggiungere la perfezione, dopotutto. I miei genitori hanno dato vita ad un mostro, dopotutto. Uno o due, qual è la differenza?"

"Mh … lo hanno visto, sai?"
Kaito, però, sapeva farsi ascoltare. A quell’affermazione, il ragazzino sollevò il capo, corrugando le sopracciglia.
”… no, non so. Chi avrebbero visto?”

“L’altro Uchiha. Vicino al confine tra il Paese della Terra e il territorio del villaggio della Cascata.”
Il ragazzino ora lo guardava con occhi sgranati, labbra lievemente dischiuse in una “o”.
”Va’, se ti preme tanto, Uchiha. Ma lasciami dormire in pace.”

 

 

 

  V – Just a Little Girl.

 

Sometimes, I feel you’re not listening.
Sometimes, I feel you don’t understand.

 


La prima cosa che Sakura notò, il giorno dopo, fu la mancanza di Aquila e Gatto. Questo particolare la fece soffermare a qualche metro dalla porta, e guardarsi alle spalle, incerta sull’aver preso il corridoio esatto.
Ma la stanza era quella. Piccola ruga formata fra le sopracciglia, riprese a camminare verso la porta. Il mucchio di libri e rotoli di pergamena racchiusi nella sacca beige stretta al petto da entrambe le braccia.
Ne distaccò una, in un movimento vagamente perplesso, per posare la destra sulla maniglia.
La tirò.
Il letto era vuoto.
Il letto era vuoto, e il cuore era vicino ad un attacco di panico –l’hanno portato via, non mi ha detto nulla, Tsunade, bugiarda… - ma i suoi occhi la rassicurarono. Sasuke-kun era in piedi, poco più in là. Peso spostato sulla gamba sinistra, aiutato da una stampella di legno. La gamba destra strettamente bendata, e le bende si potevano scorgere fra l’orlo dei pantaloni scuri e la scarpa. Lo stesso braccio sinistro era interamente fasciato, apparentemente privo di vita, così come il polso destro. Qualche ciocca bruna, più lunga di come le ricordava, ricadeva sulla medicazione alla fronte, mentre guardava con aria assente i movimenti di Shizune.
Una puntura. L’ultima, probabilmente.
Quando la porta si aprì, Shizune sollevò lo sguardo su di lei e sorrise, con un vago accenno di vittoria. Sasuke-kun continuava a fissare il braccio bendato, con lo sguardo ostile di un tempo.
Lo sguardo ostile di un tempo. Cos’era accaduto?
”Vieni, vieni, Sakura. Entra, capiti nel momento giusto. Pensi di poterlo accompagnare a casa sua?”
”Posso benissimo andare da so…”
”Non è per te, Uchiha. Gli abitanti del villaggio saranno più tranquilli nel vederti assieme ad una persona che gode della perfetta fiducia dell’Hokage.”
”Casa sua? Shizune, che sta succedendo?” Sakura rimase ferma sull’ingresso, stringendo contro il petto i vecchi tomi racchiusi nella sacca, serrando le labbra. Una vaga agitazione che le scorreva nelle vene, sottile.

Credo… credo di essermi persa qualcosa di importante. Fra ieri ed oggi… è successo qualcosa.
”Il Consiglio ha deciso contro la condanna a morte. Quindi… Beh, allora può tornare a casa.”
”Ma non è ancora guari…”
”Non importa. Ciò che deve guarire guarirà da solo, comunque. Si tratta di fratture, e di un paio di ferite che erano piuttosto profonde, ma che si sono quasi rimarginate. Non c’è motivo che rimanga qui, dopotutto. Per il dolore, dovrà imparare a conviverci comunque. Gli ultimi giorni eravamo arrivati a sole due siringhe, no? Sono tre settimane che è in ospedale, Sakura. Non possiamo continuare all’infinito.”
”Ma il suo braccio…”
”Ciò che deve guarire guarirà da solo.” Ripeté la donna, facendo spallucce. Sakura incrociò per un attimo lo sguardo di Sasuke, che si limitò a serrare le labbra, e a seguire Shizune con gli occhi, carichi di astio.
Cosa è successo…?

 

But I think I’ve got the answer...
Already know what you’re gonna say.

Sasuke-kun non avrebbe dovuto lasciare l’ospedale. Sakura ne era fermamente convinta ormai. Soprattutto nel vederlo arrancare per le scale che portavano nell’atrio della struttura, con quella stampella che sapeva usare a malapena, e fin troppo faticosamente.
Una fastidiosa appendice del corpo. Umiliante, per chi era orgoglioso come lui. Umiliante come lo era quel braccio sinistro che, apparentemente privo di vita, ricadeva lungo il fianco.
Le ricordava vagamente Lee, dopo l’intervento. Ma vedendo camminare Lee, vedendolo arrancare nonostante tutto sulle stampelle, lo aveva ammirato la sua forza d’animo. Non si era arreso, aveva pensato.
Vedere Sasuke-kun in quello stesso stato, la faceva star male.
Shizune era dietro di loro, e camminava compunta.
”Mi raccomando, Sakura, dritti a casa.”
”Ah, ho ancora una casa?” sbottò il ragazzo, con uno sbuffo a metà fra lo stanchezza dello sforzo e l’amarezza.
”Teoricamente, tutte le case della zona appartenuta agli Uchiha sono tue in quanto ultimo erede, o no? Teoricamente, logico. Ne hai perso ogni diritto quando sei andato via.” Commentò Shizune, con un sospiro.
Pensavi di non averne più una?
Noi sapevamo che saresti tornato Sasuke-kun. Lo abbiamo sempre saputo.
”Certo, Sasuke-kun.” Sorrise Sakura, tranquilla, accondiscendente. Avrebbe voluto parlare del braccio, di ciò che era successo. Ma la risposta di Shizune le faceva presupporre non si trattasse di nulla di buono. “A dire il vero… ti chiedo scusa. Io e Naruto l’abbiamo tenuta in ordine per te. Cioè, soprattutto io, figurati. Sebbene l’idea fosse di Naruto ecco. L’abbiamo fatto senza il tuo permesso però… è che non volevamo tu tornassi e trovassi tutto abbandonato.”
”E’ già tutto abbandonato comunque.” Rispose seccamente il ragazzo, e Sakura aggiunse un’altra informazione alle tante accumulate durante quei pochi minuti.
Sasuke-kun era di pessimo, pessimo umore. Era furioso, e faticava a trattenersi dal mostrarlo.
La ragazza si morse il labbro. Non provò neppure ad offrirgli il suo aiuto.
Non avrebbe che peggiorato le cose. Ricordava bene l’orgoglio del ragazzo.

”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più.”
”Ti guarirò io.”
Forse… forse ho promesso troppo. Speravo di poterlo fare in ospedale… ma come…?
La tecnica… la sto imparando, ce la sto mettendo tutta. Giorno e notte, notte e giorno.
Con mia madre che mi ripete di dormire. “Dormi, Sakura. E’ tardi. Ti sveglierai presto.”
Ma la condanna a morte non c’è più. Perché non può farlo Tsunade-sama?

Verso l’uscita dell’ospedale, gli sguardi li seguivano. Bisbigli si levavano nel vederli passare. Nel veder passare lui.
Tutti parevano aver interrotto ciò che stavano facendo, spinti dalla morbosa curiosità tipica di vedere chi era l’ospite della stanza controllata notte e giorno dagli ANBU, per tre settimane.
A testa alta, Sasuke si trascinava fino alla porta. Orgoglioso e tutto d’un pezzo, fino alla fine.
Apparentemente ignaro di tutti gli altri che lo fissavano.
Solo a qualche passo dall’entrata in ante di vetro, lui la guardò da sopra la spalla. Non disse nulla, ma arrestò il passo. Lei, di tutta risposta, affrettò il suo.
Ed insieme, si lasciarono alle spalle gli sguardi e le parole indiscrete.

 

 

‘Cause I’m just a little girl you see.
But there’s a hell of a lot more to me.

“Sasuke-kun…”
Nulla.
“Aspetta, Sasuke-kun.”
Non rispose.
”Aspetta un attimo, insomma!”
Con uno sbuffo fin troppo udibile, lui piantò la punta della stampella sulla strada, usandola come perno per voltarsi appena. Esattamente di fronte a lei, che si fermò nello stesso momento. Accanto a loro, la vita continuava a scorrere come se nulla fosse.
”…Cos’è successo?”
”Non fare promesse a quel modo. Se non riesci a mantenerle, sarà soltanto peggio.” Commentò distrattamente lui, scostando lo sguardo crucciato sulla strada. “Lascia perdere.”
”… non è che poi non la manterrò, Sasuke-kun. Mi hai vista, no? Sto studiando. Non è certo semplice, potresti essere grato invece che così impaziente.” Protestò lei, risentita, stringendo la sacca al petto.
”Non la manterrai, Sakura. Per favore, voglio andare a casa.” Tentò di far cadere bruscamente il discorso lì, voltandole di nuovo le spalle. Azzardò ancora qualche passo scoordinato, espressione contrita e concentrata sul viso. Quasi quei passi gli costassero tutta l’attenzione di cui era capace.
Ma lei, lei non mosse un passo. “Pensi che io non sia degna della tua fiducia, allora? Non ci credi, che ne sono capace? Non ti mentirei mai su una cosa del genere.”
”L’Hokage ha impedito all’equipe medica di fare qualsiasi cosa per questo fottutissimo braccio, Sakura. Quindi, per favore, non ti intromettere oltre. Sei fastidiosa quando fai così. Non hai voce in capitolo, su questa questione.”
Mi stai chiedendo di non darti false speranze? Come sei egoista, Sasuke-kun. Io voglio vederti star bene.
Solo in quel modo potrà tornare tutto come prima.
E tutto deve tornare come prima.
Fu la volta per lei di serrare le labbra, per fermare il fiume di parole che minacciava di uscirne violentemente. Non ne era proprio il caso. E non era neppure il caso che Sasuke la trattasse a quel modo.
”Non ti sto illudendo, Sasuke-kun. Io sono certa di potercela fare.”
”Andando contro il consiglio? Fatti un po’ di affari tuoi, o finirai per finire in chissà che guaio. Ora, vorrei tornare a casa. L’avevo detto, che ce la facevo da solo.”
Si era fermato, ma aveva il capo chino. La voce dura, ma ormai lei sapeva leggere fra le righe. O almeno, era sicura di saperlo fare, di saper parafrasare. Ciò che lui, chiaramente, non riusciva a dire.
Ti preoccupi per me, ora?
Sei di pessimo umore, ne va della tua vita, e ti preoccupi per me?

 

Don’t ever underestimate what I can do...

 

 

”Non puoi impedirmi di fare quello che voglio, Sasuke-kun. Non sono più una bambina. Fidati di me, ti curerò io. Non puoi vivere così, ti costerebbe troppo. Io…”
Troppo, troppo per una persona orgogliosa come te, Sasuke-kun. Perdere il proprio obiettivo di vita, vivere una vita senza scopo, una vita senza pericolo, monotona… Una vita monotona e priva di scopo non fa per te.
Tsunade dovrebbe saperlo.
Dannazione, lei dovrebbe saperlo!
”… io voglio solo che tu sia felice. Dovresti saperlo.”

A dire il vero, è bugia.
Voglio essere felice nel vederti felice. Sono una grande egoista.

Gli si fermò a fianco, chinando appena il capo d’un lato, in un sorriso affabile che voleva rassicurarlo. Lui sollevò lo sguardo, battendo ciglio con quegli occhi nero sbiadito. Poi, scosse il capo. Amaramente.
”Non vogliono che Orochimaru torni per lo Sharingan. Di questo corpo… del mio… non se ne fa niente, in questo stato. Dello Sharingan, ora, non se ne può far niente. E’ giusto, alla fine… E’ giusto così.”
”No, no che non è giusto così! Insomma, chi sei? Dimmelo. Perché certamente il mio Sasuke-kun non parlerebbe a questo modo! Orochimaru vuole lo Sharingan? Che venisse a prenderselo. Stavolta gli daremo il benservito, stanne certo. Abbiamo due Sannin, per l’amor di Dio, a Konoha. Due contro uno, e non sono in grado di farlo fuori, volendo?”
Sasuke non rispose, ma riprese a camminare. Stavolta, però, più che arrabbiato le sembrò pensieroso. Occhi fissi sulla strada, senza vederla davvero. Lei affrettò qualche passo per raggiungerlo in quella sua andatura instabile.
Qualche attimo di silenzio.
”… e così, tu saresti stata capace di uccidermi, dopotutto.” Mormorò distrattamente il ragazzo, con tono così debole che a malapena lei lo colse. Si limitò a cercarne lo sguardo con i suoi occhi confusi.
Lui non diede spiegazioni.

 
Don’t ever tell me how I’m meant to be.

 

 

Lui categoricamente non aveva voluto essere accompagnato oltre i cancelli del quartiere Uchiha.
Erano chiusi, non come un tempo: quando lei e le altre bambine passavano di lì, ed i cancelli indicavano che il Clan era aperto. Sasuke era rimasto lì, a guardare assentemente i ventagli rossi e bianchi, insegna degli Uchiha.
Poi…
Poi l’aveva “cortesemente” mandata via, sapendo che lei lo conosceva troppo bene per prendersela davvero.
Aveva bisogno di stare da solo, aveva detto lui. Sakura era sicura del contrario.
Stare da solo in quel momento lo avrebbe distrutto. Ma lui si era rifiutato di sentir ragioni.

”L’ero-sennin me l’aveva detto, sai? Che ti saresti arrabbiato, perché hai scelto tu di andarci. Ma se tu hai il cervello piccolo e non ragioni, qualcuno dovrà pur ragionare per te! Cosa diavolo credevi di fare, mh?”

Quanto avevi ragione, Naruto.
Ha bisogno di qualcuno che ragioni per lui, sempre. Perché ha un indole naturalmente autodistruttiva, senza neanche rendersene conto. Non capisce, non capisce davvero.
Ha il “cervello piccolo”, è come dici tu.
Mi occuperò io di lui. Ne ha bisogno.
Ne ho bisogno.
Per una volta… per una volta che posso far qualcosa, io…
Lei se ne era andata via, con la coda fra le gambe, ma non sconfitta. Teneva ancora la speranza stretta al petto: metaforicamente e praticamente, a dire il vero. Tornò sulla strada di casa, senza pensare affatto ad arrendersi, a dare ascolto a lui, alle sue parole. Era chiaro che non ragionava bene.
O sono io, quella che non ragiona…?

E’ lui. E’ lui, ne sono sicura.

 

You say I’m just a little girl, just a little girl...
How can I compare? What do I know?
What have I got to share?

 


Quel giorno, per tornare a casa di lì, percorse il tragitto più lungo, quello che passava per casa di Ino, e per il negozio di fiori Yamanaka. La strada che prendeva il piccolo “fan club” quando era ora di tornare a casa.
Lo fece quasi inconsciamente, senza pensarci. La mente aveva cose ben più importanti a cui pensare, in quel momento, e aveva dato ai piedi pieno potere decisionale.
L’insegna del negozio di fiori era proprio lì, a pochi metri da lei. Istintivamente rallentò il passo, serrando appena le labbra in una linea sottile. Per un attimo, discusse con sé stessa: cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto chiederle consiglio? Forse no. Forse, non poteva fidarsi di dire a nessuno ciò che aveva intenzione di fare.
E se Ino avesse…

“Non farai cambiar tutto di nuovo, vero Sakura? A me lui non interessa più, lo sai. Lui si interessa solo di sé stesso, ed io almeno l’ho capito. Non devi pensare che tutto ciò che dico sia per allontanarti da lui.”
”Non sono più una bambina, Sakura. Sei mia amica, e lo dico per te. Mi preoccupa vederti così.”
”Faccio il tifo per te.”
No, no. Ino era una brava scrofa, dopo tutto. Un’ottima scrofa, un’ottima amica. Davvero.
Deglutì, una, due volte, concedendosi il tempo per cambiare idea.
Inutilmente, dato che ormai aveva deciso. Con un sospiro, un unico sospiro, riprese a camminare verso la porta del negozio..
”No, no, no, Naruto. Non le piacerebbe mai una cosa del genere! E’ un pugno nell’occhio!”
”Ma che cosa ne vuoi sapere, tu? Io trovo siano bellissimi, ecco.”
”Naruto, sono arancioni e rossi e gialli e grigi e azzurri! Non puoi mettere tutti quei colori insieme! E’... è un reato!”
”Però a me l’arancione piace!”
”Oh, guarda, non l’avrei mai detto! A lei non piace, però. E poi sono troppi, non te li puoi permettere comunque!”
”Ah, perché? Me li vuoi anche far pagare?”
Lo stralcio di discorso la convinse a fermarsi, un’altra volta. Batte ciglio, corrugò appena le sopracciglia. Con una vaga idea di quel che stava succedendo all’interno, e dei protagonisti di quella piccola commedia, varcò la soglia.
Naruto si affrettò a nascondere un accozzaglia psichedelica di fiori dietro la schiena, mentre Ino si voltò di scatto verso la porta.
Ma guarda. Naruto che compra dei fiori per una ragazza. E’ uno spettacolo raro, davvero.
Di quelli che ti capitano una volta nella vita.
”Buongiorno a voi.” Commentò tranquilla, abbozzando un sorriso sulle labbra. O meglio, forzandone uno. La vista del suo compagno di squadra le aveva ricordato che, probabilmente, Naruto non sapeva ancora nulla.
”Bu-b… Ehm, Good Morning, Sakura~chan!” ridacchiò nervosamente lui, chinando il capo d’un lato.
”Ciao, Sakura. Che sorpresa.” Mormorò Ino, battendo ciglio. Prima di farsi stranamente sospettosa. “... come mai non sei all’ospedale?”
”Eh, già. Come mai non sei da quello lì, mh?” incalzò Naruto, annuendo frettolosamente.
Mamma, come si vergogna. Non c’è nulla di male a comprare dei fiori.
”Lui... è stato rilasciato. L’ho riaccompagnato a casa, proprio ora…” rispose, rabbuiandosi appena in viso. Aggiustò i libri contro il petto, facendo qualche passo in avanti. Naruto, stranamente, arretrò.
”Rilasciato? Vuoi dire che…?”
”Niente pena di morte.
Naruto...”
”... si?”
”Dovresti parlargli, non pensi?”

But there’s nothing in this world, nothing in this world
That could hold me down, can’t you hear me?
Don’t you understand?

 

Seguì un po’ di silenzio, e i due compagni di squadra si fissavano, senza aggiungere altro. Naruto sembrava doversi ancora riprendere dallo shock di esser stato scoperto in tale atto meschino – comprare dei fiori – e Sakura, con aria quasi severa, sembrava attendere una qualsiasi reazione.
Ino, in silenzio anche lei, lasciava altalenare lo sguardo fra di loro, sopracciglio inarcato. Finì per alzare le mani in aria di resa, con uno sbuffo rumoroso. “Mah, io devo aiutare mia madre con le piante, di là. Sakura, se devi dirmi qualcosa, sai dove trovarmi. Vi lascio soli, sono questioni della squadra sette, e sarà meglio che rimangano nella squadra sette. Ah, Sakura… qualsiasi cosa Sasuke ti dica su di me, non è vero! Vi lascio soli. ” canticchiò quasi la bionda, prima di sparire dietro la porta.
”Qualsiasi cosa Sasuke ti dica su di me, non è vero”?
Ino, scrofa che non sei altro… cosa hai fatto?

Naruto sembrò sobbalzare a quell’ultima affermazione da parte della ragazza, e  la seguì con lo sguardo mentre si allontanava dalla porta del retro. Rimase a guardare la porta, anche dopo che Ino l’aveva già richiusa.
Non vuoi parlare di Sasuke-kun, Naruto? Va bene, va bene.
Sei ancora arrabbiato? Te la sei presa, perché a salvarlo non sei stato tu?
Non hai potuto dimostrargli nulla?
Va bene.
”Allora, per chi è che fai spese galanti? C’è qualcosa che mi sono persa, mh?” riprese, con tono vagamente divertito, chinandosi in avanti con fare inquisitorio. “Certo che con i colori non ti smentisci mai, tu.”
”… sono brutti?”
”Se non sapessi il contrario, direi che li abbia scelti un daltonico.”
”… Ottimo, davvero.”
”Beh, Ino te lo stava dicendo, no?”
”Erano per te.”

Sakura battè ciglio, e Naruto posò il “mazzo/pugno nell’occhio” sul bancone della cassa. Un grande sospiro gli sfuggì dalle labbra, e fece spallucce. Sakura si limitò a rimanere lì, crucciando appena le sopracciglia.
”Per… me?”
”Certo. Stavi sempre chiusa lì, non ti vedo da una vita. Volevo solo… era solo un pensiero, ecco. Pensavo ti sarebbero piaciuti comunque, dato che ti ostini a vestirti di rosso nonostante il colore dei tuoi capelli.”
”Naruto, davvero, sto ben… no, un attimo. Cos’hanno che non va i miei vestiti? E i miei capelli stanno benissimo così co…”
Naruto scoppiò a ridere, in quella sua maniera da bambino, e Sakura impiegò qualche attimo a capirne il motivo. Era riuscita a distrarla dal punto della situazione, come sempre. Lei stessa abbozzò un sorriso, facendo qualche passo verso di lui, uno sbuffo, fermandosi accanto al compagno. Sollevò un fiore rosso – un papavero, si direbbe – e lo rigirò fra due dita.
”Potevi anche venire a trovarmi senza nulla, lo sai. Mi avrebbe fatto piacere comunque.”
”Non te li avrei portati io. Te li avrei fatti spedire, ecco. Con un bigliettino, magari. Scritto da Ino, ovviamente, lei è più brava di me.”
”Perchè non volevi vedere Sasuke-kun, vero?”
Ancora una volta Naruto scostò lo sguardo, imbronciato, mettendo su quella sua maschera infantilmente ostinata. “Gli spaccherei la faccia.”
”Hai ancora il suo coprifronte, no? Dovresti riportarglielo. E’ a casa sua, ora.”
”Lo darò a te. Riportaglielo tu, se ci tieni, Sakura-chan.”
”Sasuke-kun ha bisogno di noi, Naruto. Non solo di me. Dovresti dargli un’altra possibilità, ne ha bisogno. Non puoi lasciarlo solo in un momento del genere.”
”...”
”Non eravate migliori amici, voi?”
Lui si lasciò sfuggire un suono vagamente amareggiato dalla gola, poggiando i gomiti sul bancone, occhi azzurri persi fra i fiori sparpagliati sul tavolo. Appena messi in ombra dalle ciocche bionde.
”Promettimi che glielo riporterai, oggi. Va bene?”
”Forse.”
”…Se ti dico una cosa, prometti che non la dirai a nessuno?”
”... Sakura-chan, mi chiedi se so mantenere un segreto?”
”Più o meno.”
”... dipende. Spara.”
”In un certo senso, sto per tradire Konoha e l’Hokage anch’io.” Mormorò lei, abbozzando un sorriso affabile, fragile, quasi timido sul viso contornato dai corti capelli rosa.
Triste. Tanto triste.


That I wanna be myself, wanna be the girl,
wanna be the one that you can rely on...

 

Naruto si limitò a ricambiarla con uno sguardo estraniato, assurdamente privo di parole. “Tu cosa…?”
”Penso che prenderò questo fiore, grazie per il pensiero. Sai…”
”... tradire cosa?” ripeté Naruto, occhi sgranati, sopracciglia inarcate sulla fronte abbronzata.
”…Sai, penso proprio di volerti bene, io. Riportaglielo, oggi. Te ne prego.” Tenendo lo stelo stretto fra le dita, e le dita premute sui libri tenuti contro il petto, la kunoichi gli voltò le spalle, muovendo qualche passo verso l’uscita.
Naruto, senza troppi convenevoli, le corse dietro, poggiandole una mano sulla spalla. Lei si fermo, senza guardarlo negli occhi. “… cosa stai per fare, Sakura?”
”... voglio solo che capisca.... che di me si può fidare, davvero. Tutto qui. Voglio solo che torniamo tutti quanti ad essere felici come prima. E’ così sbagliato?”
Lo sguardo di Naruto si addolcì appena, ma il ragazzo non rispose.
Sakura attese, ed attese. Poi, riprese a camminare sulla via di casa.

 

 

How I wish that you could see all there is of me…
How I long to hear that you take me for who I am...

 

Ancora una volta, si chiuse in camera sua, portandosi come unica provvista un pacco di biscotti al cioccolato. Nonostante la dieta. Non aveva voluto parlarne con Naruto, avrebbe dovuto parlarne con Ino. Ed invece…
Lingua lunga. Lingua dannatamente lunga.
Sdraiata a pancia in su sul letto, guardava il soffitto. Masticando di tanto in tanto quel piccolo peccato di gola.
I vecchi tomi erano aperti, sparpagliati per terra, sulla scrivania. Un paio di piatti vuoti accanto ai libri sul comodino.
Vestiti sparpagliati ovunque.
Piano piano, quella camera era diventata sempre meno camera sua. Un mangiatoio, una libreria.
Dormiva appena. Lasciò scorrere lo sguardo sulla stanza in confusione, in confusione come le stessa. Lo sguardo si fermò sulla sua figura nello specchio, sul poster poco più in là. “Una vita piena d’amore.”
Spaziando, si fermò sulle foto della squadra Sette, tirate fuori qualche giorno prima, attaccate al muro vicino al poster. Le foto di quando era piccola (e felice).
Che ti piaccia o no, Sasuke-kun…
Io non ti voglio vedere così. Se dovrò andare contro il consiglio… fa nulla.
Davvero, fa nulla.
Si voltò su un fianco, posando gli occhi chiari sulla pergamena accanto. Chiuse gli occhi, qualche attimo.
Poi…
si rimise al lavoro.
Una vita piena d’amore, è a portata di mano. Tutti e tre, come prima.
Più di prima, se possibile.
C’è tutta una vita, davanti.

 

 

‘Cause I’m just a little girl you see.
But there’s a hell of a lot more to me.
Don’t ever underestimate what I can do.
Don’t ever tell me how I’m meant to be.

 

 

 


 

 

A/N: Sono commossa davvero per i commenti [e mi è venuto quasi un infarto nel vedere il papiro di Solarial – adoro la tua fic XD]. Anche io ho qualche teoria sul massacro del Clan Uchiha, riguardante soprattutto le parole pronunciate da Itachi quando Sasuke gli chiede il “perché”. Ma avessi inserito anche quelle, alla fine avrei fatto un casinotto niente male. Chissà che non sia la prossima fic XD
Per FrancescaAkira, le puntate uscite finora sono circa 205, alla fine del mese inizia “Naruto 2”. Ed era anche ora *_*
Per L.A.D.L. [nome più lungo nu? °.°], anche io penso che Sakura sia veramente fragile, e che forse la vita del ninja per lei è effettivamente troppo dura. Essendo la ragazza normale, che non ha né demoni sigillati dentro di lei, né abilità innate… Tuttavia, una delle poche cose che mi piacciono di lei è che non si arrende per niente.
Comunque, sono davvero felice, sisi. Ho provato a scrivere Naruto in questo capitolo, ne sono piuttosto soddisfatta. Wah, ma che fatica >_< Per quanto riguarda questo capitolo, un Sasuke-kun che si deprime come solo lui è in grado di fare. La scena dei fiori mi piace tanto com’è venuta fuori – a dire il vero Sakura doveva parlare con Ino, ma la storia ha preso vita da sola °_°
A tutti, ancora, grazie mille. Voi commuovete questa povera ragazza u.u”

 

 

 

 

  
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