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Autore: BurningIce    17/03/2012    3 recensioni
Tutti abbiamo delle certezze quasi assolute: in fondo sappiamo - o crediamo di sapere - chi siamo. Ma se tutto fosse sbagliato? Se quello in cui abbiamo creduto per anni si dimostrasse falso?
Se i pregiudizi costruiti negli anni crollassero davanti a noi da un momento all'altro?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter, Molly Weasley Jr | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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It's our last chance to forgive ourselves - Riappacificazioni e debolezze


(Rose)



Scorpius Malfoy stava in piedi davanti a me, tra gli scaffali polverosi, con gli occhi grigi scintillanti ed il solito ghigno storto sulle labbra. Aveva le braccia incrociate e mi precludeva ogni via di fuga.
<< Scorpius… >> Mi lasciai sfuggire, non resistendo alla tentazione di chiamarlo di nuovo per nome. Non sapevo cosa dire: come parlare al ragazzo che ti ha presa in giro per mesi, umiliandoti pubblicamente e baciandoti dopo mesi di indifferenza mentre la tua vita sembra procedere in un modo quantomeno decente?
<< Rosie, Rosie, Rosie >> Scorpius scosse la testa, con un’aria da attore consumato, e mosse qualche passo verso di me. Non indietreggiai, non volevo dargli questa soddisfazione.
<< Ancora Sebastian? >> Chiese, con un finto tono disperato. << Così mi ferisci! >>
Scoppiò in una risata dura e senza gioia, fissandomi con astio. Ma sotto a quello sguardo severo vedevo qualcos’altro, qualcosa di diverso. Ero sicura che Scorpius non fosse lì per prendermi in giro, non quella volta.
<< Che vuoi, Malfoy? >>
Non mostrare debolezza, Rose, ritorna al cognome.
<< Solo chiederti scusa >> Rispose con schiettezza, spiazzandomi completamente. Come faceva a passare dal sarcasmo alle scuse nel giro di pochi secondi? Doveva esserci qualcosa sotto.
<< Stai scherzando? >> Sbottai, sconvolta. Eppure i suoi occhi sembravano stranamente sinceri, stranamente veri, come lo erano stati solo poche volte. Non c’era più il Malfoy spocchioso che rideva con gli amici, non c’era più il Malfoy prepotente e glaciale. Davanti a me c’era solo un ragazzo di diciassette anni, semplicemente Scorpius.
Scorpius chiuse gli occhi e strinse i pugni, per poi parlare con un grande sforzo:
<< Mi sono comportato male con te. >> Sembrava che gli costasse molto dire quelle parole.
<< Perdonami, ti prego. >>
E vedere Scorpius Malfoy implorare me, quella che un tempo era stata la sua acerrima nemica, con quel tono sommesso, vederlo tornare da me e confessarmi il suo rammarico mi fece capitolare definitivamente. Corsi a baciarlo, sorprendendo anche lui del mio gesto.
Perché, in fondo, non avevo mai smesso di pensare a lui. In fondo, Scorpius Malfoy avrebbe sempre occupato un posto nel mio cuore.



**************

(El)



Damian si era rivelato totalmente diverso da quello che avevo immaginato: era un ragazzo premuroso, in fondo, nonostante le sue tipiche battutine pervertite ed i suoi modi maliziosi. Ma questo era un bene: chi avrebbe mai sopportato un ragazzo tutto smancerie e abbracci caramellosi?
Cassy, invece, era stranamente felice con quello Scamandro. Si era allontanata da me più di quanto avessi voluto, ormai non ci rivolgevamo quasi la parola. Era diventata buona, Cassy. Aveva perso gran parte dello spirito Serpeverde che la contraddistingueva, lasciando posto ad un’inaspettata simpatia. Aveva persino stretto amicizia con la Weasley e la sua cricca di cugine, dimenticandosi completamente di me.
Ormai, quando Damian non c’era, ero completamente sola. Non avevo più amiche e, forse, lo mteneneritavo. Le mie continue vendette mi avevano portato ad ergere un muro attorno a me, un muro che mi separava dalla realtà e mi rendeva distante; non appartenevo più a quel micro mondo che era Hogwarts.
Quel giorno avevo deciso di parlare a Cassy: volevo tornare sua amica, avevo bisogno – per la prima volta – di una persona con cui confidarmi. Perciò, dopo un’estenuante lezione di Pozioni, la aspettai fuori dall’aula. Aveva un’aria grave che non si addiceva affatto ai vispi occhi verdi: mi sentii in colpa per aver litigato con lei, per essere stata una pessima amica.
<< Cassandra >> La chiamai, con la voce leggermente tremante. Avevo usato il nome intero, come quando eravamo piccole e mi rifiutavo di chiamarla con uno sciocco diminutivo.
Non mi era mai successo di mostrarmi debole, eppure quel muro che avevo eretto intorno a me adesso sembrava sgretolarsi. L’amicizia si dimostrava ancora una volta più forte di qualsiasi forza negativa.
<< El >> Esclamò, fermandosi a chiudere la sua borsa nera. Era sorpresa e disorientata, non sapeva cosa fare in mia presenza. In fondo, eravamo state grandi amiche, un tempo non lontano.
<< Sei triste >> Constatai semplicemente, sperando che apprezzasse il mio tentativo di parlare di lei e di non essere la solita egoista. Cassy sorrise mestamente, posando la borsa a terra e sedendosi con la schiena appoggiata al muro, incurante degli ultimi studenti che uscivano dall’aula sotterranea e che la guardavano di sottecchi.
Quel pomeriggio, con un semplice abbraccio, io e Cassy tornammo amiche, forse più di quanto lo fossimo mai state. Perché i nostri problemi ci avevano separate e poi riportate insieme, più legate che mai.
Mi raccontò di suo fratello, dei suoi genitori, di quello che aveva passato, della punizione che sicuramente le avrebbero inflitto. E non potei fare a meno di stringerla più forte, avvertendo un nuovo senso di calore.
Doveva essere quella, l’amicizia disinteressata.
 

**************

(Dominique)
 

<< Avanti >> La voce della Professoressa McGrannitt risuonò forte e chiara aldilà della porta. Esitai per qualche secondo prima di entrare: non era facile confessare la mia anormalità.
Ma avevo fiducia nella McGrannitt: era una grande strega e avrebbe risolto il mio problema. Sì, lo avrebbe fatto sicuramente.
<< Signorina Weasley! >> Esclamò, piuttosto sorpresa di vedermi. Quando vide la mia aria grave, smise immediatamente di sistemare i cassetti della sua scrivania e si sedette, facendomi cenno di occupare la poltrona di fronte a lei.
<< Professoressa >> Esordii, non appena mi fui seduta. Lisciai nervosamente la gonna dell’uniforme ed abbassai lo sguardo.
<< Prendi un biscotto >> Disse la McGrannitt, con un’aria materna che non le avevo mai visto. Probabilmente pensava che dovessi confessare qualche malefatta, visto il mio profondo disagio.
Presi il biscotto e mi sentii subito meglio: doveva essere incantato.
<< Certe volte sono strana >> Confessai, senza alludere a niente di più preciso. Alzai lo sguardo e incontrai quello preoccupato della McGrannitt.
<< Cosa vuole dire, signorina Weasley? >>
A quel punto ebbi l’occasione di far uscire tutto ciò che mi tenevo dentro da settimane; cominciai a parlare con frasi sconnesse, senza prendere fiato tra una parola e l’altra.
<< Beh, prima sto bene, poi sto male, mi gira la testa, mi si annebbia la vista e so distruggere le cose, vede, come se avessi una forza straordinaria e lo so, lo so che posso sembrare pazza, ma le giuro che è così! >>
Avevo il fiatone quando smisi di parlare.
La McGrannitt mi chiamò per la prima volta per nome:
<< Dominique, lascia che ti racconti una cosa. >>
Annuii, desiderosa di saperne di più.
<< Ai tempi della prima battaglia ad Hogwarts, tuo padre fu ferito. >>
Trattenni il fiato: non me l’aveva mai raccontato, anche se sospettavo qualcosa dalle cicatrici sul suo viso.
<< Non era una ferita qualsiasi. Era un Lupo Mannaro ad averlo morso, ma non era trasformato. >> Continuò, lasciandosi andare ad un grosso sospiro.
<< Sai che discendi da una Veela, vero? >> Mi chiese, scrutandomi con attenzione attraverso gli occhiali rettangolari.
Annuii ancora una volta, mordendomi il labbro.
<< Le Veela diventano creature mostruose, quando si arrabbiano. E, forse, questo elemento si è combinato con il fatto che tuo padre sia un mezzo Lupo Mannaro, se così si può dire. >>
Sentivo le lacrime agli occhi: mi ero considerata per anni una ragazza completamente nella norma, se una strega si può definire "nella norma", e adesso scoprivo di essere un mostro.
<< Questo non vuol dire che tu sia una sorta di mostro, Dominique >> Continuò, guardandomi con apprensione.
<< Ma immagino che dovremo fare dei controlli al San Mungo, per qualche settimana. >>
Al San Mungo.
Per qualche settimana.
Mi avrebbero internata lì, ero un pericolo per la società. Le lacrime cominciarono a scorrere sul mio viso e corsi via dall’ufficio, priva di un posto dove andare.
Avevo paura di far del male a qualcuno – come era successo con Matt – e mi sentivo, per la prima volta, un’estranea. Hogwarts non era più la mia casa.
 

**************

 
Sì, lo so. Faccio schifo, non mi faccio sentire tra mesi. Ma, tra l’altra storia, il conservatorio e la scuola, non ho avuto tempo. E nemmeno molta ispirazione, a dire il vero. Poi, AZTHEBEST mi ha mandato un messaggio sul sito e mi è venuta una gran voglia di scrivere il capitolo. Anche se è breve, spero possiate apprezzarlo.
AZ, questo è dedicato a te! E anche a tutte voi, anime pie che ancora mi seguite – c’è qualcuno?
Vi mando un grande bacio,
-Iv.
  
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