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Autore: Black ashes    19/03/2012    3 recensioni
Sophie: diciassette anni, capelli rossi, occhi color cielo e vita normale. Scuola normale, casa normale, famiglia normale, fidanzato normale.
Il diciannovenne Jack è, invece, il contrario: è sempre stato anormale, è sempre stato diverso. La sua è una vita nomade, totalmente inadatta ai deboli, ai fragili.
Infanzia piena di tristezza, di dolore, di lacrime.
Tutti hanno sempre visto Jack come quello diverso, così lui ne ha fatto un lavoro, uno stile di vita.
Jack ha sempre colpito la gente, ma questa ragazza ne sarà colpita in modo diverso.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.


«Sophie! Sophie! Mamma ha detto di svegliarti!» Gridò Meg, tirandomi una ciocca di capelli rossi sulla nuca.
Meg aveva cinque anni, i capelli castano chiaro e gli stessi occhi color mare della sorella maggiore.
Non ho mai capito cos'hanno i bambini nel sangue: sono sempre maledettamente attivi. Saltellano di qua e di là così, senza mai stancarsi.
Ero sicura di non esser mai stata una bambina arzilla, mia madre mi diceva sempre che sono nata con il cervello di un adulto.
Mi rigirai nel letto, dando le spalle a Meg.
La bambina, per tutta risposta, mi saltò addosso mozzandomi il fiato.
«Muoviti!» Meg mi afferrò con forza una spalla e mi scosse violentemente, facendomi cadere dal letto.
Sentii un dolore sordo al gomito sul quale mi ero appoggiata cadendo. Maledetta bambina.
Scattai in piedi prima che la mia sorellina decidesse di uccidermi definitivamente e alzai le mani in aria «Ok, ok, sono in piedi!»
Meg fece una risatina soddisfatta e corse giù dalle scale verso la cucina.
La seguii con l'agilità di un bradipo alle prese con i postumi di una sbornia pesante.
A metà scala mi raggiunse il profumo familiare di caffè e brioche calda, che risvegliò quasi del tutto i miei sensi intorpiditi dal sonno.
Finii di fretta le scale e corsi in cucina, arrestandomi ad un millimetro dalla madre che trasportava la caraffa di caffè bollente sul tavolo.
«Buongiorno, cara.» Susanne mi stampò un bacio sulla fronte «Siediti, ho comprato i tuoi croissant preferiti.»
«Mamma, te l'ho mai detto che ti amo?» Mi sedette davanti alla tazza fumante di caffè appena versato da Susanne.
«Me lo dici tutte le volte che ti compro roba da mangiare che ti piace. Comunque, 'sta sera zuppa e insalata.» Mi avvisò.
La guardai male. «Non fare la 'vegetariana vissuta', che lo sei da due settimane.»
Lei sorrise senza rispondere e bevve un sorso di caffè.
Susanne Marie Jones, trentaquattro anni. Se vi siete fatti due conticini, dovreste essere arrivati ad un unico risultato: già, sono nata che mia madre aveva diciassette anni. Credo si dica ragazza madre, o roba così.
Capelli lunghi, castano cioccolato e occhi del medesimo colore. Solo le sopracciglia rivelavano il vero colore dei suoi capelli: biondo-rossicce. Come i miei capelli prima che li tingessi di rosso fiammante.
«Stavo pensando,» cominciò, mentre attaccavo la mia colazione, «ieri mentre tornavo a casa dal lavoro ho visto dei manifesti di un circo, qui vicino.» La testa di Meg scattò su all'istante, le orecchie tese ad ascoltare, la bocca già contratta in un mezzo sorriso.
«Mamma, io devo vedere Kirk dopo.» La interruppi, prima che potesse crearsi stupide speranze.
«Lo so, lo so, ma pensavo che potessimo fare una di quelle gite di famiglia che fanno tutti. C'è anche un uomo con le ali.» Aggiunse, come se potesse interessarmi.
«Un angelo!» Esclamò Meg, incantata.
Mamma annuì. «Sono convinta che ti piacerebbe, davvero. E poi oggi non riesco ad accompagnare Meg, devi portarcela tu.»
«Scommetto che stai cercando di rifilarmi una scusa del tipo 'devi passare più tempo con la tua sorellina per farle vedere quanto sei responsabile' e bla bla bla. » Risposi, sollevando le sopacciglia.
«Ti prego Soph! Ti prego!» Scongiurò la bambina, sporgendosi sul tavolo verso di me.
«Ti compro la maglietta dei Guns N' Roses.» Contrattò mia madre.
Le guardai entrambe, poi sospirai. «Ok, mando un messaggio a Kirk e lo avviso.»
Ancora non lo sapevo, ma mia madre aveva appena cambiato inconsapevolmente la mia vita con una maglietta dei Guns.
  
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