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Autore: MissNothing    21/03/2012    7 recensioni
"La verità mi offende, ma non quanto la menzogna."
[E' una storia abbastanza vecchia, probabilmente ci saranno molti errori grammaticali, chiedo scusa in anticipo ma non voglio modificarli perché in un certo senso sono la prova dei miglioramenti -anche se piccoli- che credo di aver fatto! Seguito di You Know I'm Gonna Find A Way.]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mikey Way, Nuovo personaggio, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until You're Over Me.'
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9. dirty little secret.





Frank tornò prima dalla discoteca perché era una checca, ma insomma, io non ero da meno. Me ne andai appena mezz'ora e sei birre da dodici gradi dopo, probabilmente perché non ne potevo più di quella musica perforante, e, soprattutto quando un reimx di un "grandissimo" successo in francese di Mika mi colpì come un palo in piena faccia, la cosa si fece piuttosto insopportabile. Oppure perché senza di lui mi sentivo abbastanza solo, ma la scusa del mal di testa era comunque buona per mentire a me stesso. Quindi.. Gerard + Frank era uguale a checca. Ma diciamo che alla fine anche Gerard - Frank era uguale a checca, ed era più o meno una checcaggine collettiva. Checca, checca, checca. Checca alla terza. Radice quadrata di checc.. decisi di lasciar perdere la matematica che non era mai stata proprio il mio forte e tornai ai miei soliti stupidi e masochisti pensieri. Non ero ubriaco, ma diversamente allegro. Abbastanza allegro da fare commenti sulle tette della fidanzata di mio fratello, ma in quel momento non mi importava molto, anche perché probabilmente il giorno dopo non me ne sarei nemmeno ricordato, e come diceva mamma.. "occhio non vede, cuore non duole". O, volendo riadattare il vecchio proverbio alla mia situazione.. "se non ti ricordi una grandissima figura di merda perché l'hai fatta da sbronzo, tanto meglio".

Il silenzio della hall mi colpì in pieno, essendo appena uscito prima da una discoteca e poi dal traffico parigino del sabato sera. Non che ci fosse davvero silenzio, ma era appena un brusio che ormai non mi era più tanto familiare, come concetto. Non appena entrai si abbassò ancor di più di qualche tono, tutti troppo presi a fissarmi mentre entravo per continuare a chaicchierare. Non che mi guardassero per qualche motivo, ma dopo due giorni a Parigi e dopo esserci stato tante volte (seppur per poco), una cosa sui francesi l'avevo imparata: ti guardano come se fossi l'ultimo dei coglioni anche se sei il presidente. "Sarcofago", o qualunque fosse il suo nome. Non ci feci quindi troppo caso, e, nonostante fossi conciato davvero male e sbandassi un po', mi avviai verso l'ascensore e non passò troppo tempo prima che riuscissi ad arrivare al nono piano. Per i corridoi non girava nessuno. Non che fosse così tardi, poi: guardai l'orologio che portavo al polso e segnava l'una e tredici. Mi fermai un secondo, schiena appoggiata al muro e sguardo perso. Cercai di valutare le opzioni che mi restavano. Potevo uscire di nuovo, ma mi sarei trovato solo ugualmente. Potevo tornare in camera, sì, ma non ne avevo voglia. Oppure potevo andare a rompere le palle a Frank, perché no? Infondo tutti quei possibili programmi che stavo pensando erano solo una messa in scena con me stesso per non essere così patetico da pensare a Frank come prima opzione fra le tante, quindi che problema c'era?
Cercai la 1141, la camera di lui ed Emi.. cazzo, Emily. Mi trovai dinanzi alla porta e rimasi lì impalato per almeno qualche minuto. Probabilmente sembravo un completo ritardato, ma stavo solo pensando a cosa fare. Se ci fosse stato solo Frank avrei potuto bussare, ma lei.. lei, cazzo. Finalmente, dopo "accurate" riflessioni e varie imprecazoni, mi ricordai delle infinite volte che, i primi tempi, chiudevo le chiavi in camera e riportai alla mente un vecchio sistema. Mi guardai un po' intorno e controllai che non ci fosse nessuno, siccome probabilmente sarei sembrato uno scassinatore, e una volta sicuro, frugai in tasca nella speranza di non aver perso il portafogli. Presi la prima carta di credito che mi trovai a tiro, e.. voilà: la porta era aperta. Mi misi sulle punte e mi sporsi appena a guardare. Lei era a letto, ma lui no. Dormiva profondamente, perciò non mi feci troppi problemi ad entrare e cercare quel grandissimo bastardo. Perché sul serio, se non l'avessi trovato in camera, gliel'avrei fatta pagare.
Questa era una delle classiche situazioni in cui cercavi di non far rumore e poi, puntualmente, ti trovavi l'orchestra sinfonica dell'Operà che decide casualmente di fare un revival di vari pezzi proprio a qualche metro di distanza, perciò cercai veramente di non toccare nulla, nemmeno per errore. Appena vidi la porta del bagno chiusa, capii. Non riuscì a trattenere un sorriso pensando al fatto che no, effettivamente non mi aveva mentito, e incurante della sua privacy o qualsiasi cosa, la aprii. Frank stava facendo il bagno, e.. cazzo, era.. perfetto?
Non mi vide: di questo ne ero sicuro. Aveva gli occhi chiusi e l'espressione di uno che ha appena raggiunto il nirvana. In un certo senso poteva anche sembrare che stesse dormendo. Anzi, forse si era davvero addormentato. Ed il mattino dopo si sarebbe svegliato con le branchie e la pelle squamata. E forse ero ubriaco, ma era così bello che era proprio in momenti come quelli che mi chiedevo che cosa ci facesse ancora appresso a me quando avrebbe potuto chiunque volesse.
-Sembri quasi bello certe volte.- Esordii, senza però avvicinarmi. Frank sobbalzò, quasi terrorizzato. Si voltò a guardarmi di scatto e probabilmente fece traboccare un po' d'acqua dalla vasca già pericolosamente piena. Mi lasciai scappare un sorrisetto, mentre lui, espressione così simile a quella di quando mi aveva visto che sembrava una fotografia, rimase a bocca aperta ed occhi spalancati a guardarmi. Sembrava che stesse per cominciare a blaterare, blaterare, blaterare, ma invece, con mia grande sorpresa, fece solo una domanda: la più ovvia.
-Come.. c.. cazzo sei entrato?- Si stropicciò le palpebre come se, appunto, si fosse appena alzato e sembrava che non sapesse nemmeno da dove uscisse la sua stessa voce. Incurante della sua reazione un po' scossa, mi avvicinai. Rubai momentaneamente lo sgabello che c'era alla mia sinistra (uno sgabello in bagno.. mah, i francesi..) e mi ci sedetti sgraziatamente sopra. Era così basso che per la prima volta Frank riuscì a guardarmi dall'alto. Con un ghigno stampato in faccia gli mostrai la carta di credito. Tirò un sospiro di sollievo e poi tornò immerso fino al collo fra schiuma ed acqua.
-Ti ho spaventato?- Ridacchiai, e lui tutto scocciato si girò a sbuffarmi in faccia. Carino da parte sua. Dopo essermi fatto un culo così ed essere entrato in camera sua nonostante la minaccia della fidanzata malefica ed avergli fatto anche un complimento.. non che me l'avesse chiesto, ovvio.
-Sì.- Tagliò corto, comportandosi con freddezza nessun motivo. -Ma adesso vattene, se si sveglia Emily uccide prima te e poi me.- Il suo tono glaciale calò sempre di più, parola per parola, e finì a guardarmi con un espressione quasi di rimorso per l'avermi cacciato, anche se sapeva benissimo che non me ne sarei andato per niente al mondo.
-Ti prenderei la mano, se non fossi completamente bagnato.- Lasciai cadere lenamente la testa all'indietro, perché cazzo, alla "tenera" età di trentaquattro anni non potevo più permettermi di fare la "vida loca" ed i dolori cominciavano a farsi sentire.
-Che c'entra?- Passò un po' prima della sua risposta, ma quando la ricevetti, scattai di nuovo nella stessa posizione di prima e ne valse completamente la pena. Insomma, vederlo arrossire ormai non capitava più spesso. Forse perché, stando con Emily, si trovava a fare per la prima volta l'"uomo" della coppia, e certo, sarebbe stato un po' ridicolo se avesse continuato ad avvampare o fare il timido. Ma io, a dire il vero, volevo così tanto che ritornasse come prima che mi sarei venduto un polmone. Sempre che qualcuno l'avesse voluto uno dei miei polmoni, rovinati com'erano per il fumo.
-Ti amo e mi sento malissimo.- Sospirai, continuando a dire tutto ciò che mi passava per la testa piuttosto che dare delle vere risposte alle sue domande. Mi presi il volto fra le mani, chiusi gli occhi, e cercai con tutte le mie forze di sopprimere quella vocina nella testa che mi pregava di trapanare l'esatto centro della fronte per bilanciare il dolore.
-Hai bevuto troppo.- Con una voce che mi ricordava tanto quella di quando nel periodo "nero" mi pregava di smetterla di farmi del male, continuò a puntualizzare l'ovvio. Ormai non mi succedeva spesso, ma a volte lo facevo volontariamente perché era proprio bello non pensare a nulla. Sarei diventato alcolista di nuovo se non avessi avuto troppo ragioni per vivere. Avevo i ragazzi, avevo Frank, avevo le promesse che avevo fatto alla nonna, quelle che ho fatto a Mikey e poi avevo Bandit. Bandit. Bandito. Ladro. Un fuorilegge. Perché sì, immaginiamo per un secondo delle regole. Delle regole in amore. Delle regole punibili con un vero processo e delle vere pene da scontare. Ecco, io sarei in galera, ma lei sarebbe il frutto di quello che è nato da qualcosa di sbagliato. Ed in un certo senso.. una fuorilegge anche lei. Certo, potevo anche trovare un nome decente e con un significato migliore, ma Lindsey mi aveva dato campo libero e a me Bandit, in tutta onestà, piaceva. E quindi.. che si fottesse, no?
-Voglio semplicemente vomitare anima e cervello e rimanere a dormire sul pavimento di questo cazzo di bagno.- Poggiai la testa sul bordo della vasca e lui scattò sull'attenti, sospirando con fare di uno che si rassegna completamente.
-Non avrei mai pensato di doverlo fare di nuovo.- Si alzò, emettendo il classico gemito di fatica tipico di mia nonna, e non appena sentì il rumore dell'acqua, tornai a guardarlo. Si voltò a destra e a sinistra nel disperato tentativo di trovare un telo da bagno, ed una piccola parte di me sperava proprio che non ce l'avrebbe fatta. Continuai a fissarlo per tutto il tempo possibile, anche se l'unica visuale che mi permtteva la posa in cui mi trovavo era più o meno dai fianchi in giù. Non che mi dispiacesse, ma avrei voluto alzarmi. E ci averi provato, se solo avessi avuto un minimo di forza nelle ginocchia. Cominciai veramente a non capire come fossi riuscito ad arrivare fino all'albergo e poi addirittura in camera sua, ma scacciai quei pensieri, e, semplicemente, tornai a fissare Frank che adesso si stava asciugando di fretta e furia. Come avevo fatto a non consumarlo ancora, restava un dilemma.
-Alzati, dai.- Mi fece un cenno col capo non appena finì di vestirsi il minimo che bastava per non ghiacciarsi. Ebbi solo la forza di scuotere il capo perché cazzo, mi sarei anche alzato, ma proprio non ci riuscivo. E in più.. non capivo bene perché. Sbuffò e alzò gli occhi al cielo, porgendomi la mano e praticamente tirandomi su non appena l'afferrai. -Devi rimettere?- Domandò, visibilmente deluso e scocciato. Non ebbi il coraggio di rispondergli: quando usava quel tono mi demoliva completmente, così annuii e basta. Mi fece inginocchiare accanto al wc ed appoggiai i gomiti sulla tavoletta mentre anche lui assumeva quella posa. Solo che le sue mani, invece che strette ad uno schifoso cesso, frugavno nei miei capelli così da tenerli lontani dal volto. Avrei voluto ringraziarlo, ma non appena mi trovai in codinzioni di farlo, non riuscii più a trattenere l'istinto di rimettere tutto quello schifo che avevo forzato il mio corpo ad ingerire. Frank parlava, tentando di distrarmi. Diceva cose sconnesse e sembrava quasi un monologo, siccome non avrei mai potuto rispondergli e ne era consapevole. Mi parlava di quella volta che rubò la macchina a suo padre e per una sera mandammo a cagare le prove con i ragazzi e ce ne scappammo al concerto dei Misfits a New York. Poi mi disse qualcosa sulle spiagge, ma a dire il vero non la colsi bene. E poi semplicemente tante frasi dolci che il giorno dopo non mi sarei nemmeno ricordato. Cercai di ricompormi una volta libero. Mi bruciava la gola, mi girava la testa, avevo gli occhi lucidi, sentivo le guance in fiamme e mi sentivo.. sporco. Non capivo come avevo fatto a passare anni in quello stato, perché forse.. non ne valeva davvero la pena. Mi girai a guardarlo ed i miei occhi incrociarono i suoi, quando poi, semplicemente, mi sorrise. Era la notte del suo compleanno, forse voleva stare per cazzi suoi, e nonostante mi fossi intrufolato in camera sua e gli avessi fatto prendere un colpo, anche dopo avermi tenuto la testa mentre vomitavo, Frank sorrideva. Avvicinò le labbra al mio collo, così lentamente che riuscì ad interromperlo.
-Non mi baciare, puzzo.- Le parole mi grattarono la gola come se la stessero scartavetrando. Mi stropicciai gli occhi e poi scaricai, mentre Frank mi dava una mano ad alzarmi. Sospirò.
-Non ti ricordi di tutte le volte che l'ho fatto?- Sapevo benissimo a cosa si riferiva, eppure no. A dire il vero ricordavo ben poco di quegli anni. Più o meno erano tutte immagini confuse e sfocate, messe insieme per lo più grazie all'aiuto dei ricordi dei ragazzi, ai numerosi video e alle interviste, concerti filmati e tutto il resto. Non è facile essere ubriaco quasi per anni interi e ricordarsi cose del genere. Cose che sappiamo solo noi due e che uno dei due è troppo timido per raccontare e l'altro troppo fatto per ricordare. Scossi il capo per non essere costretto a parlare di nuovo, perché cazzo, sarebbe stato meglio fare un pompino ad una motosega accesa piuttosto che subire di nuovo quella tortura. -Ti tenevo la testa anche nei bagni pubblici e ti raccontavo cose.. felici.- Si lasciò scappare un sorriso che aveva una nota così amara che sembrava quasi nato sul suo volto solo per nascondere le lacrime e mi fece alzare. Non ebbi il coraggio di continuare, così rimanemmo in quel modo per un po' finché non trovai un valido argomento con il quale esordire.
-Mi sento sporco..- Dolore. Dolore, dolore, dolore. Frank diede uno sguardo veloce alla vasca ancora piena e più o meno calda e poi prese a svestirmi. La gelida aria colpì pian piano la mia pelle, pezzo per pezzo, con ogni suo movimento. Rimase per qualche secondo imbambolato e poi mi prese per mano e mi condusse fino alla vasca, aiutandomi addirittura ad entrarci come se ci fosse qualche rischio nel farlo. Cero, avrei potuto scivolare e magari spaccarmi la testa, ma forse sarebbe stato meglio per tutti. Mi accoccolai nella vasca, sentendo subito l'effetto rinvigorente dei cari, vecchi acqua e sapone. Mi strinsi le gambe al petto e appoggiai la testa fra le ginocchia, continuando ad osservare quel bellissimo lavoro di Dio che intanto stava prendendo una spugna. Si sedette sullo stesso sgabellino dove prima ero seduto io e, con la stessa espressione di una madre delusa dal figlio, cominciò a strusciarla sulla mia pelle. Un vero salto di qualità, rispetto alle mie solite docce affrettate. Nonostante non stessi lavando i capelli, mi sentivo cento volte più pulito del solito.
Poggiò la spugna di lato e mi porse la mano così da farmi capire che dovevo alzarmi. Mi sentivo già un po' più rinvigorito, così, più o meno, ci riuscì. Sciacquò via il sapone con un po' d'acqua e poi uscì dalla stanza. Sapevo che non mi avrebbe abbandonato lì, questo era ovvio. Eppure, tra un brivido e l'altro, continuavo a chiedermi dove fosse andato. Lo vidi tornare pochi secondi dopo con dei vestiti non meglio identificabili in mano e un nuovo telo. Mi ci avvolse dentro e poi mi fece uscire dalla vasca, asciugandomi con esso. Prima di liberarmi però da quel punzecchiante strato di tessuto, si prese un secondo per abbracciarmi. Un abbraccio saldo. Fermo. Caldo..
-Prendi.- Mi porse gli stessi abiti portati precedentemente e semplicemente li presi, indossandoli. Erano suoi e questo si vedeva bene. Erano soltanto una maglietta ed un paio di boxer, ma bastavano per dormire.
E così mi accompagnò in camera. In silenzio. Prendendomi un'ultima volta fra le sue braccia.



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Ero visibilmente distrutto e mio fratello non tardò a notarlo. La precedente era stata la notte più brutta, difficile, strana che avessi passato in tanto tempo. Per coprire le occhiaie ero costretto ad indossare dei fottuti occhiali da sole tondeggianti che facevano schifo persino a me, ero raffreddato e non capivo perché, portavo una maledetta sciarpa per via del mal di gola ancora pulsante ed ero.. orrendo. Un totale casino. Messo così male che persino Lindsey, quella mattina, mi aveva chiesto che diavolo avevo fatto la sera prima. E se non fosse stato per la presenza di Mikey accanto a me, mi sarei anche addormentato sul tavolo di quel bar. All'istante. Con la faccia affondata nel caffè e senza nemmeno pentirmene.  
-Gerard..- Le palpebre mi si stavano quasi chiudendo, ma al suono della voce di mio fratello, le aprì di colpo ed emisi una specie di rumore che era praticamente un gemito alla "lascimi dormire". -Ieri sera ti sei andato a prostituire o..?- Domandò, aggrottando le sopracciglia. Presi un sorso di caffè prima di rispondere, nel disperato tentativo di rinvenire da quel sonno profondo che mi aleggiava intorno quasi come una maledizione.
-Sì, mi sono andato a prostituire, Mikey.- Sbuffai. -Chiedi ad Alicia, l'altra sera è stata cliente.- Nonostante quella lì non mi fosse mai piaciuta, da quando aveva incitato Emily a perdonare Frank, la odiavo ancora dipiù. E non riuscivo veramente a trattenermi se si trattava di fare battutacce su di lei.
-Nah, non le piacciono le checche.- Replicò con tono quasi offeso. Certo, potevo capirlo.. ma non sopportavo più il modo in cui mi trattava. Come se fosse quasi schifato da me.
-Ti ricordi l'anno scorso?- Lasciai perdere insulti e cazzate varie che ovviamente non ci avrebbero portato da nessuna parte, provando a fare un discorso di un briciolo più serio. Aggrottò le sopracciglia, un po' confuso. -Mi dicesti: "sei mio fratello, ti vorrei bene anche se avessi la lebbra".- Imitai vagamente il suo tono di voce. Feci una breve pausa e, da dietro le scure lenti, lo osservai giocherellare nervosamente con il bordo della tazzina. -Ed io, stupido come sono, ci credetti.- Scossi il capo, nel disperato tentativo di fargli capire quanto mi faceva male. Quanto faceva male vedere che lui, mio fratello, mi trattava come.. come tutti gli altri. Per quanto lo negasse, sapevo che gli dava fastidio. Lo vedevo dal modo in cui storceva il naso anche solo se ci abbracciavamo, dal modo in cui sbuffava quando gli dicevo che avevamo litigato, dal modo in cui mi guardava come se fossi un pazzo quando gli dicevo che stavo male per lui. Come a chiedersi "come si fa a star male per un ragazzo?". Come se, improvvisamente, non mi capisse. Sapeva benissimo che questa volta (e ormai da molto tempo) era nel torto, così non proferì parola, aspettandosi probabilmente uno sfurione un po' più lungo di così. Ma io non avevo voglia di arrabiarmi. Non avevo voglia di urlargli contro perché non sarebbe servito a nulla e gli avrei dato solo l'ennesimo specchio sul quale arrampicarsi. E ormai, ero arrivato ad un punto in cui mi mancava anche la forza per combattere le mie battaglie, e speravo vivamente che si accorgesse da solo di quanto era scorretto nei miei confronti.
-Io te ne voglio, Gerard..- Cercò disperatamente di scrollarsi di dosso i sensi di colpa che probabilmente, conoscendolo bene, lo stavano tormentando in quel momento. Forse non si era mai resto conto di quanto fosse difficile per me sentirmi quasi.. odiato da lui. Se non in quei momenti in cui riguadagnavamo quello che Ray aveva definito "feeling alla Way", che ormai andavano facendosi sempre più rari. Se non dei miracoli,  a dire il vero.
-Potrei venirti a dire che so pisciare a ventotto metri di distanza, ma senza una prova, tu mi crederesti mai?- Cercai di abbozzare un sorriso e speravo veramente che sul suo volto succedesse la stessa cosa. Altrimenti perché avrei scelto quell'espempio così stupido, se non per sdrammatizzare? infondo non ero così stronzo da volerlo mettere in difficoltà.. solo da sbattergli la realtà in faccia, questo sì. Accavallai le gambe e, in un sorso veloce, mi tolsi di mezzo l'ingrombro del caffè in un solo sorso, spostando in avanti la tazzina quasi come riflesso automatico. -Vorrei anche un motivo per crederci, Mikey.. perché sarebbe bello potrelo pensare di nuovo.- Sospirai, abbassando il capo.
-Ti devo delle scuse.- Si strinse nella giacca a vento e prese un respiro profondo, restando con le braccia incrociate più per il freddo che per dimostrare indisponenza, che in quel momento proprio non gli apparteneva. -Sono mancato quando più ne avevi bisogno e mi dispiace, ma.. devi capire che per me.. è.. è difficile. Quasi quanto lo è per te, a dire il vero.- Si morse il labbro, e lo vidi chiaramente a disagio nonostante stessi cercando di evitare il suo sguardo. Era anche piuttosto facile, con quei cosi indosso. -Tu sei mio fratello e Frank è come.. è anche lui come un fratello. E' difficile ed è strano vedervi insieme.- Chiuse gli occhi e se li stropicciò, stanco quasi quanto me. Forse non ero stato l'unico ad aver avuto una nottataccia. -Ma giuro, giuro, giuro, che se da oggi in poi mi dovessi comportare così male, ti darei il permesso di non parlarmi mai più. Davvero. Se non per questioni riguardanti il gruppo, bhè, sì..- Sembrava così convinto all'inizio della frase che, quando titubò verso il finale, mi fece quasi ridere. La sua solita indecisione ed insicurezza. Gli feci un sorrisone e lui lo ricambiò, abbracciandomi per quello che poteva nonostante l'impedimento del tavolino.
-Ti voglio bene.- Gli sussurrai, mentre ancora era troppo impegnato a riempirmi di pacche sulla schiena. Gli scombinai i capelli così da allontanarlo, siccome lo stare mezzo in piedi - mezzo no per raggiungerlo cominciava a pesare sulle mie ginocchia già troppo provate e tornai a sedermi, quasi cadendo all'indietro. Mi fece una smorfia e se li aggiustò paranoicamente, nonostante scoppiammo a ridere subito dopo.
-E adesso mi spieghi che cos'hai?- Domandò, uccidendo letteralmente l'atmosfera. Ma un po' glielo perdonavo, perché cominciava a farsi seriamente pesante. Cercai di raccontargli cos'era successo senza caricargli addosso eccessive preoccupazioni, dunque "censurai" ciò che era accaduto la sera prima e provai semplicemente a fare un breve, breve, breve riassunto di com'ero stato nei precedenti mesi. E mi resi conto che ero davvero riuscito a rendere il tutto "breve" quando le uniche parole che mi passarono per la testa divennero tre.
-Mi manca lui.- Con tono così melenso e sconsolato che apparve disgustoso persino alle mie stesse orecchie, esposi il centro del problema. Perché non mi sarei ubriacato se non mi fosse mancato Frank, e quindi ciò che avevo davvero fatto la sera prima non era altro che una conseguenza di un sovraccrico di quello che aveva continuato ad attanagliarmi per ormai troppo tempo. Perché davvero, la sera prima mi ero reso conto di stare davvero male. Perché quando avevo visto Frank andarsene così, dopo quello che aveva fatto e quello che si era lasciato fare, capì che tutti quei venti minuti di speranza erano stati inutili. Speranza che potesse, di nuovo, nascere qualcosa.
-Cazzo, allora diglielo.- Mikey si strinse nelle spalle e fece una strana mossa, quasi ad indicarmi che era la cosa più ovvia da fare. Ma per Mikey le cose più ovvie erano sempre le più semplici, anche perché non considerava le situazioni che c'erano di fondo. Per Mikey, a dire il vero, era tutto così semplice che certe volte lo invidiavo. -Fai una pazzia. E' il giorno del suo compleanno, potresti avere centomila spunti. Sei troppo chiuso, Gee. Lo so che è strano sentirselo dire da me, ma tu..- Si interruppe nel bel mezzo di un discorso che sembrava così ben pianificato che tutto mi sarei aspettato meno che un balbettio nel mezzo, ma poi continuò senza troppi problemi. -Insomma, ormai è chiaro che siete innamorati. Parliamo spesso di te, e se c'è una cosa che ho capito, è che si farebbe ammazzare per vederti contento. Potreste stare insieme in segreto. Insomma, potremmo saperlo solo noi quattro e sarebbe la cosa migliore, credo. E stai tranquillo che lui non ti rifiuterebbe mai.-
Mikey aveva ragione. Su tutta la linea. A partire dalla pazzia, fino ad arrivare al segreto. L'unica frase sulla quale avevo dei dubbi era l'ultima, ma ormai non avevo niente da perdere. Pensai come non avevo pensato in veramente tanto tempo, e cercai di non far caso alla mia espressione sicuramente ridicola. Mikey intanto mi aspettava. Aspettava che dicessi qualcosa, che partissi con una delle mie idee assurde ed ero sicuro che mi avrebbe seguito ed aiutato in tutto e per tutto. Ne ero sicuro come non ne ero sicuro da tempo.



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Mi ricordai giusto in tempo di una cosa alla quale lavoravo da molto. Cioè, l'avevo lasciata perdere probabilmente perché, non stando più insieme, sarebbe stato ridicolo regalargliela. Era un quaderno. Una vera e propria stronzata, a dire il vero. Ci avevo messo in ordine cronologico le foto che avevamo insieme e tutte le lettere e disegni che gli avevo fatto e mai consegnato. Avevo avuto l'idea già da gennaio, quando avevo visto quel mucchio di lettere lasciate lì a marcire in un cassetto. Ormai non aveva più senso che rimanessero lì.. ormai che sapeva tutto. E confesso, io stesso non avevo avuto il coraggio di andare a rileggerle se non durante il periodo di febbraio, quando avevo cominciato a prendere la situazione in mano. Era da marzo che avevo cominciato a cercare tutte le foto che mi sarebbero servite, e, nonostante ci avessi messo mesi per arrivare fino al duemiladieci, in poco tempo riuscì a mettere insieme tutto quello che avevo accumulato per il duemilauncidi. Non ero completamente soddisfatto, a dirla tutta. Mi sentivo anche un po' stupido a darglielo.. e cazzo, quanto mi sarei sentito stupido a guardarlo mentre leggeva le lettere di un me di appena vent'anni e qualcosa che fantasticava su di lui dopo averlo casualmente beccato sotto la doccia in tour. O di un me suicida e ubriaco che gli confessava in tutti i modi (se non il più esplicito) che lo ama. O di me e basta, perché cazzo, mi ero sempre vergognato di me.
Erano le sei, l'ora del tramonto. Cercai nel profondo il Gerard cazzuto all'apparenza di qualche anno prima e bussai alla porta di camera sua. Quando non aprì, cominciai a contare. Andai quasi in iperventilazione, a dirla tutta. Uno, due, tre, quattro. Insomma, i secondi passavano. Avrei dovuto bussare di nuovo? perché no. Bussai di nuovo, con più forza. Cinque, sei, sette otto. Ma Frank non apriva. Bussai col pugno e questa volta lo chiamai, quasi urlando.
-Frank, apri!- Appoggiai sconsolato la fronte contro il liscio e gelido legno della porta, nonostante fossero passati solo pochi secondi. A dire il vero lo realizzai solo in quel momento. Magari stava pisciando e non poteva aprire ed io non facevo altro che pressarlo, pressarlo, pressarlo. Ero insopportabile e rompipalle. Forse sarei dovuto tornare dopo, quella notte. E mentre ero ancora tutto preso da quei pensieri, sentì i suoi passi appesantiti sulla moquette.
-S.. sì, arrivo.- Replicò, ma a dire il vero la sua voce era così bassa e debole che lo sentì giusto quel poco che bastava per cogliere quel "piccolo" dettaglio che si era appena svegliato. Minchia, Gerard. Più fastidioso di un tumore. Anche se poi, dopo una riflessione più accurata, mi resi conto che dormire alle sei forse non era proprio la cosa più normale e diciamo che mi perdonai quest'inizio un po' fiacco.
Frank aprì la porta e sembrava che sarebbe svenuto da un momento all'altro. Indossava quel pantalone di una vecchia tuta che ormai usava solo per dormire e una maglietta nera così stretta che mi chiedevo come gli passasse il sangue per le braccia. Fatto stava che la sua faccia in quel momento, il modo in cui quasi sbandava e la sua "mise", confermarono la mia teoria. Insieme alle coperte bruscamente abbandonate sulla moquette che si intravedevano.
-Ciao.- Sbadigliò, rimanendo appoggiato allo stipite della porta senza aggiungere né "a", né "i", né "o". Certo, non mi stava aiutando. E in quel momento non sapevo proprio che dire, dunque strinsi semplicemente il quaderno fra le mani. Frank se ne accorse, così cercò di scorgere le due iniziali che c'erano in copertina. Proprio per questo lo portai dietro alla schiena e finalmente trovai un modo in cui esordire.
-Nah, questo lo lasciamo per dopo!- Gli sorrisi, fancedogli l'occhiolino e ondeggiando un po' a destra e a sinistra. -Bhè, non mi fai entrare?- Aggiunsi, cercando con lo sguardo di spiare il disastrato interno della stanza ma contemporaneamente di sembrare.. tenero?
 Farfugliò qualcosa. Un ammasso di versetti non meglio identificati sui quali non mi concentrai troppo. Schioccò poi le dita, come se gli avessi ricordato qualcosa di importante. Mi fece strada in camera e cercò almeno un minimo di apparare la situazione. Alzò la coperta che probabilmente prima aveva trascinato con sé nel tentativo di alzarsi, tutti i vestiti appallottolati a terra rimasero, sì, appallottolati, ma almeno cerco di metterli in valigia e chiuderla, e mentre lui cercava di fare la brava donna di casa, mi sedetti a letto, tenendo sempre stretto fra le mani il regalo.
-Allora?- Mi domandò, mettendosi a sedere accanto a me. Si stropicciò più o meno tutta la faccia, e poi, dopo un respiro profondo, cominciai con il discorso che stavo preparando più o meno da ore. O, volendo, cominciai semplicemente a sputare fuori tutte quelle cose che negli ultimi tempi non avevo proprio avuto il coraggio di dirgli.
-Allora niente!- Mi strinsi nelle spalle e gli porsi il quaderno. Sentì per un attimo il cuore in gola, ma fortunatamente riuscì a mandarlo di nuovo giù. Prese fra le mani la copertina e poi cominciò a sfogliare le pagine. Quando vide la prima foto (e cavolo, era davvero, davvero la prima) sgranò gli occhi e si voltò di scatto a guardarmi. -Buon compleanno..- Mi avvicinai al suo collo e gli sussurrai appena all'orecchio. Frank lasciò il quaderno alla sua destra e mi abbracciò. Bhè, dovevo aver fatto centro.
Avevamo ormai sfogliato tutte le santissime pagine e avevo perso la cognizione del tempo. Avevamo passato un pomeriggio intero a ridere per le mie lettere da ragazzina arrapata, a ricordare i "vecchi tempi" e perché no, anche un po' a piangere, che ormai nessuno dei due se ne vergognava più. Erano queste le cose che ti facevano capire di essere vecchio. E se non vecchio, che comunque non eri più un ragazzino. Fuori si era fatto buio. Alle nove e mezza sarebbe cominciata la festa di Frank e, nonostante da un'occhiata veloce all'orologio fossero le otto e due, eravamo ancora lì. Stesi a pancia sotto, con le gambe all'aria come due teenagers che sfogliano una rivista di gossip. "Bleah" non era abbastanza per definire quell'immagine.
Ormai era arrivato all'ultima pagina. Non l'aveva ancora voltata, ma era la più importante e penso che in qualche modo l'avesse capito. Non solo perché lo si poteva chiaramente capire, ma anche perché ormai mi conosceva troppo bene, ed ero sicuro al cento per cento che avesse notato la mia già abbondante tensione che cresceva pagina dopo pagina. Mi guardò per un secondo negli occhi, come se mi volesse chiedere il permesso di fare il "grande passo". Aggrottò semplicemente le sopracciglia quando vide quell'enorme punto interrogativo nero su sfondo bianco e tornò a fissarmi, quasi alla ricerca di una risposta ad una domanda sott'intesa.
-Stacca la foto e girala.- Gli diedi una mano a staccare lo scotch, siccome sembrava un po' troppo scosso anche solo per muoversi. Gli porsi la "foto" e, a giudicare dalla faccia che fece quando la girò, sembrava aver già capito che cosa intendevo comunicargli con quel regalo.
-L.. leggimela tu.- Balbettò, mettendosi seduto con le gambe incrociate senza scrollarmi lo sguardo di dosso per un secondo. No, cazzo. Questa non ci voleva. Insomma, gli avevo scritto una lettera per evitare di rovinare quello che nella mia mente scorreva così fluido ma che quando provavo a mettere sotto forma di parole diventava nient'altro che un gigante casino, e lui mi chiedeva di leggergliela? e che potevo dirgli? "No, fregati"? Afferrai quel maledetto pezzo di carta e feci un respiro profondo nel tentativo inutile di calmarmi. Non bastò, a quanto pareva. Rimasi a guardarlo con gli occhi completamente persi, finché non mi sorrise e finalmente tutto riprese senso.
-"Ciao Frank..- Cominciai, facendo una piccola pausa e alzando appena gli occhi dalla lettera per osservare la sua reazione.. nonostante non avessi nemmeno cominciato. -..forse avrei dovuto cominciare diversamente, ma non ho voglia di cancellare già il primo rigo. Vorrei tanto potermi risparmiare la tortura di doverti guardare leggere questa lettera o forse di doverla leggere, e proprio per questo.. tu hai capito di che si tratta, vero?- E dal modo in cui mi guardò, sì, l'aveva proprio capito.



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Ci sono grandi amori e grandi amanti.
Grandi amori di quelli che girano tanto su sé stessi, ma alla fine ritornano. Sempre. Di quelli che sei disposto a rivivere cento e cento volte, senza mai stancarsi, senza mai fermarsi; di quelli che rifaresti tutto da capo, senza cambiare una virgola e senza mai mettere punto. Errori compresi.
Grandi amanti di quelli disposti anche a rimanere un segreto. Farlo a bassa voce, spegnere la luce.. una notte o due perché c'è bisogno e poi smetterla di mettersi al primo posto e tornare, almeno fino alla prossima fuga, alla realtà.
E forse, alla fine, è un po' quello che siamo destinati a fare noi. Disposti a nasconderci pur di non separarci. 



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Omg, siamo alla fine. LO SO, non è nemmeno un vero e proprio finale, ma ve lo lascio interpretare come volete voi. E no, non mi prenderò una "luuunga" pausa prima di postare il seguito perché comunque non avrei tempo di scrivere d'estate, e quindi sì. Mi prenderò la solita settimana (o un po' meno, anche). Penso che comunque abbiate capito com'è andata, ma se ci avessi messo l'happy ending che davvero prevedo *MUAHAHAHAHAH*, il seguito sarebbe stato inutile e questo capitolo sarebbe diventanto ancora più lungo di non so cosa (ma veramente, veramente, veramente lunghissimo) e penso proprio che avreste semplicemente alzato il terzo dito della mano e chiuso la pagina, eheh. <3
Mi sento veramente come se non mi meritassi tutti questi complimenti. Ci penso spesso e non capisco veramente cosa ci troviate voi donzelle in una storia stupida e prevedibile. çwç
Quindi boh, per una volta mi sento di dovervi ringraziare -anche se mentalmente lo faccio ogni giorno, lol- perché quando ho messo il primo capitolo della prima storia (che al tempo aveva sì e no due lettori e 40 visite) non mi sarei mai aspettata di arrivare fino a questo punto, che per me, è già davvero tanto.
Alla prossima, bbbbbbbbelle. <3
xMN.
   
 
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