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Autore: ErinKirihara    21/03/2012    1 recensioni
Questa storia l'ho inventata di sana pianta, spero vi piaccia. Non anticipo niente, se volete sapere leggete. Penso upperò anche dei disegni per illustrare alcuni dei capitoli.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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2.
 
 
Non era cosi sorprendente forse, il fatto che qualcosa tra noi, prima o poi sarebbe cambiato. Le persone crescono, lo sapevamo bene entrambi. Ma io, avevo preso la mia vita sotto gamba. Tutto quello che avevo avuto fra le mani fino a quel momento, pensavo non lo avrei mai perso, ero certa sarebbe rimasto per sempre immutato. Io … davo tutto dannatamente per scontato.
Mi guardai attorno varie volte, prima di avviarmi verso casa, da sola. La giornata era stata estenuante. E Kenta era la mia cura,  solitamente. Solo il vederlo sbadigliare e giocherellare con i suoi capelli che non se ne stavano mai al posto giusto, riusciva a mettermi di buon umore. Ma quel giorno non era li ad aspettarmi. Ripensai alle parole di quella mattina. Ed al modo in cui mi aveva evitata per tutto il giorno. Anche a quel momento, in cui mi era sembrato cosi … diverso.
Tornando a casa gettai uno sguardo alla porta della sua. Mi fermai a fissarla per qualche secondo, chiedendomi se bussare o no.

“Ora vorrei stare un po’ da solo.”

Già, aveva detto cosi. Scossi la testa. Non dovevo. Probabilmente mi avrebbe cacciata e avremmo finito addirittura per litigare. Non dovevo peggiorare ulteriormente le cose.
Sospirando, girai i tacchi.
O almeno, tentai di farlo prima che una voce sconosciuta mi fermasse.
“Aocchan!”
Mi bloccai. Senza riuscire a voltarmi in tempo, sentii delle braccia stringersi sui miei fianchi, e delle labbra poggiarsi per nulla delicatamente su una delle mie guance.
Oddio, che succede, che succede. CHE SUCCEDE.
Rimasi bloccata, senza parole. Il mio “aggressore”, invece, sembrava aver molto da dire.
“Pchu ! ~☆ Che fortuna incontrarti! Waaah, Sei diventata ancora più carina! E un po’ più alta, sbaglio? Uh, e ti sono anche cresciute le tette finalmente!”
Tossii, shockata.
“L-le tett-..? Ma cosa… Chi..?!”
Mi voltai di scatto, scrutando il ragazzo dalla testa ai piedi, rossa in viso.
Niente. Niente di familiare. Portando la cartella al petto per evitare altri commenti sulle mie tette, cercai di controbattere, seccata , ma mi ritrovai a balbettare un mucchio di parole insensate.
“ C-chi diavolo saresti tu?!?”
Il ragazzo rimase immobile, sbigottito.
“ Stai scherzando Aocchan? Non ti ricordi di me?”
Piagnucolando, puntò un dito verso la propria faccia.
Lo scrutai ancora. Capelli nerissimi, sparati all’infuori. Masse di orecchini. Occhi grigi.
… Occhi grigi.
Continuai a pensare, soffermandomi su quell’ultimo particolare che sembrava suscitare qualcosa all’interno del mio cervello. Portando una mano ai capelli, il ragazzo guardò altrove, stranamente imbarazzato.
“Eppure … dovresti ricordarti del ragazzo che ti ha rubato il tuo primo bacio.”
Impietrii.
Eh? Come, scusa? Ahah.
Riportai la cartella alla spalla.
“S- senti … Penso proprio tu abbia sbagliato persona.”
Mi voltai. Quello era di certo uno svitato. O uno stalker, o qualcosa di simile.
E non sembrava affatto voler demordere.
“Cooosa?! Ma … Non è possibile, io ne sono sicuro! Tu sei Aoi Kurama, non è cosi?”
Mi soffermai a guardare il vuoto, e poi di nuovo verso di luil suo viso sconosciuto.
“Sei … Sei sul serio uno stalker?!”
Arretrai un poco,  terrorizzata.
“Stalk… Ma che..?! Possibile che non ti ricordi di me?! Sono Yoh, Yoh Motomi!”
Portò una mano al petto.
E a quel nome, sovrapposi l’immagine del mio ricordo alla sua.
Poggiai una mano sulle labbra, sorpresa.
“..Quel.. Quello Yoh!? L’operazione, e …! Eravamo … Eravamo dei bambini!”
Sul suo viso si allargò un sorriso spensierato, pieno di soddisfazione.
“Sisisisisisisisi! Sono io, sono io! Dopo l’operazione al cuore sono tornato in Giappone, e sto pensando di trasferirmi qui. Dicono che l’aria pulita sarà la miglior cura, e crescerò sano, forte e bello! Eppoi … Beh, ho suggerito questo posto anche come scusa.”
Lo guardai, interrogativa.
“Come scusa?”
“Yesss.”
Mi abbracciò forte, stringendomi a se. Era strano quanto fosse cambiato. Era sempre stato più basso di me, ed ora mi superava. I capelli castani e lisci che si lasciava sempre cadere sul viso per la timidezza, erano ora di un nero focato, e completamente scombinati. L’espressione insicura che aveva costantemente da bambino, ora era piena di sé.  Sembrava pronto ad affrontare il mondo. Lo strinsi a mia volta. Mi sentivo una sorella fiera del proprio fratellino.
“Sono contenta che tu sia tornato. E che l’operazione sia andata bene. Sai, dopo che ci hai mandato quella lettera con l’esito del tuo intervento eravamo davvero felici, però allo stesso tempo un po’ tristi, perché non sapevamo se saresti mai tornato, dopo esserti stabilito in un posto bello quanto l’ America.”
Dissi, nostalgica. Sussultò, e il suo viso sembrò perdere colore.
“Perché parli al plurale? Non ti starai riferendo anche a quel Kenta Kurosaki, vero? Quello mi odia a morte! Gaaah, rabbrividisco solo a pensare allo sguardo assassino che mi rivolse prima della partenza!”
Si lamentò, tremante.
Abbozzai un sorrisetto.
“Sai … Siamo proprio di fronte a casa sua.”
A quelle parole vidi chiaramente la pelle d’oca formarsi sulle sue braccia. Mosse qualche passo indietro, soffocando un’ urlo.
“Siamo sotto casa di quel vecchio burbero?!”
“E-Ehi, hai solo un’ anno in meno di noi!”
Ribattei, sentendomi quasi ferita nell’orgoglio.
“Lui è vecchio dentro.”
Rispose prontamente determinato.
“E tu … sei … morto …”

 
E… altrettanto pronta fu la risposta che ricevette.
Ci voltammo entrambi esitando un pò.
Con uno sguardo che uccide, Kenta fissava Yoh, quasi  stesse tentando di strangolarlo con gli occhi. Sembrava anche vagamente disgustato.
“ G-GUAAAAAAAAH! È LUI!”
Yoh tentò di correre verso di me, ma Kenta lo afferrò dal cappuccio della maglia. Mentre il povero Yoh si dimenava, Kenta non sembrava accennare a lasciarlo.
“Su … Chiedi scusa al tuo senpai. In ginocchio.”
“N-Non lo farò mai! MAI!”
“ORA.”
Yoh deglutì.
“… C- certo … che la tua voce si è fatta p- profonda.”
Si inginocchiò ai piedi di Kenta, con il pentimento sul volto.
Wow ,facile ad arrendersi. Pensai.
“Mi dispiace Signore. Perdoni la mia insolenza nel chiamarlo vecchietto.”
Kenta, continuò a guardarlo arrabbiato.
“Non per quello. Non è per quello che devi scusarti!”
Il ragazzino alzò di scatto la testa, seccato.
“Cosa?! Che vuoi ancora?!”
Kenta gli mostrò lo sguardo severo di poco prima.  Yoh riprese la frase precedente.
“… Che cosa desidera ancora, signore?”
Portando una mano allo stomaco, Kenta sembrò ripercorrere pensieri orribili. Il suo viso si fece violaceo, poi  pallido.
Passandosi una mano tra i capelli sospirò.
“ … Lascia … Lasciamo perdere, non voglio più ripensarci. Ma sappi che ti odierò per sempre. Me ne torno dentro.”
Lo seguii con lo sguardo mentre si avviava verso la porta. Non mi aveva neanche rivolto la parola. Yoh si alzò in piedi, scattante.
“Quindi sei uscito di casa solo per dirmi che mi odi?! Sei orribile!”
Kenta si lasciò scappare un risolino sarcastico.
“Come se perdessi tempo nello scendere le scale per te. A dire la verità non ero in casa, sono appena tornato.”
Disse in procinto di sbadigliare, indicando la giacca della divisa scolastica.
“Beh, ci vediamo. Il meno presto possibile, spero.”
Yoh fece una smorfia, e mostrò un’ espressione offesa parecchio infantile.
Sorrisi distrattamente a quel suo sbuffare, e rivolsi di nuovo lo sguardo verso Kenta. Presi fiato.
“K- Kent-..”
“Scusa, ho fretta.”
Abbassai la testa. Avendo paura di peggiorare la situazione lo lasciai andare senza dir nulla. Yoh, avvertì la tensione del momento, e si stiracchiò, guardando distratto il tramonto. Sembrava stesse pensando a cosa dire per rompere l’atmosfera gelida che si era creata.
“Beh … Sai, vivrò da solo. E cenare senza compagnia proprio il primo giorno sarebbe parecchio deprimente.” Mugugnò.
Sorrisi, e mossi qualche passo avanti a lui.
“Non ho soldi.”
Mostrò un sorriso determinato.
“Offro io, ovviamente. Ormai sono un’ uomo ed è mio dovere!”
Mi raggiunse correndo, fino ad unirsi al mio passo. Gettai un’ ultimo sguardo verso la finestra della camera di Kenta, prima che sparisse dalla mia visuale.
“Oh … “
La luce era accesa, e Kenta era li, che ci guardava. Per un interminabile secondo, i nostri occhi rimasero incollati tra loro. Fino a che i suoi non cambiarono direzione. Yoh, che nel frattempo mi era passato avanti, si fermò.
“Aocchan?”
Kenta chiuse gli occhi. Il suo viso trasmetteva nervosismo da tutti i pori. Ma anche … Delusione? Portò una mano tra i capelli e chiuse le tende, con un movimento cosi veloce da esser quasi impercettibile, al quale istintivamente, sussultai.
Forse Yoh sospirò, ma in quel momento non ci feci molto caso. Sentii poi la mia mano, intrecciarsi ad altre dita. Sorpresa, mi voltai. Yoh mi fissava. La sua espressione determinata, di nuovo.  Portò ancora una mano al cuore.
“Sono qui. Sono tornato. Guarda me!”
Rimasi impietrita. Scossi la testa, per riprendermi.
Poi ritornai in me, e cercai di abbozzare qualche parola, abbassando lo sguardo. Ma Yoh, mi anticipò sui tempi.
“… E non voglio un’ espressione triste sulla tua faccia, quando io sono con te.”
Il suo sguardo non accennava a vacillare. Come faceva a dire frasi simili senza il minimo imbarazzo?  Era cambiato. Era davvero cresciuto. Strinse la mia mano, e sorrise sereno.
“Ramen. Ho voglia di ramen.”
Si voltò, continuando a trascinarmi. Sospirando, cercai di scacciare i pensieri.
“Chissà se ti sbrodoli ancora tutto come quando eri piccolo. “
“Ehi, sono un’uomo ora, ti ho detto!”
Urlò, offeso, mentre io trattenevo una risata.
Ero davvero felice del suo ritorno. Lo ero molto.
Ma sentivo … Che mi mancava qualcosa. Qualcuno.
  
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