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Autore: AngelsVoice_    23/03/2012    1 recensioni
«Non ti sto chiedendo di tenermi con te: so di non esserti d'aiuto, so di non essere rilevante nella tua vita come quelle percentuali, quei dati, quel computer e la tua ossessione per lo zucchero. Me ne andrò. Voglio soltanto sentirmelo dire da te, L.»
«Tu mi hai aiutato molto, lo sai.»
«Devo andarmene?»
«Sì. Però resta ancora un po' quì. Sta per piovere, vero? Tu le senti, le campane?»
«Ogni volta che le sento, succede sempre qualcosa di brutto. Vorrei non avessero sempre ragione.»
«Nemmeno io, ma temo che anche stavolta si ritroveranno ad avere ragione. E' davvero triste.»
Alcune gocce di pioggia irrompono nel silenzio, trascinano quelle parole che muoiono sulla punta della lingua prima d'essere pronunciate.
Non sto piangendo, è la pioggia.
Ma forse mi sbaglio.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

 

Morte.

 

A volte non ci rendiamo conto delle cose, finché non le perdiamo.
Io credo di non essermi mai accorta di nulla, in vita mia, come ora non mi accorgo del rumore delle ruote sull’asfalto, del ticchettare della pioggia sui vetri, del lento scivolare della vita.

Mi chiamo Miharu Matsuura, vengo dal Giappone e ho appena diciassette anni.
Mi chiamo Miharu Matsuura, e non ho più una famiglia.

«Stai bene?» la voce distinta del signor Watari (così si era presentato, pochi giorni fa) mi scuote un attimo dal silenzio, mi ricorda che c’è un mondo al di fuori della mia testa, e che sono sola.
«Sì, certo.» rispondo in tono piatto, senza scompormi. A volte mi faccio paura, da quanto sia forte il distacco fra me e tutto il resto.
Gli occhi vivaci del conducente dell’auto mi scrutano attraverso lo specchio retrovisore, nelle iridi qualcosa a metà fra la tristezza e la compassione, o forse tutte e due, non saprei dire.
«Vedrai che da noi starai bene: è un posto adatto per te. Non è per tutti. Non ti sentirai sola.»
Se non fosse stato per quello sguardo sincero, quei suoi gesti che avevo continuato ad osservare per ore, la sua figura vagamente misteriosa e brillante, avrei seriamente dubitato che quelle parole potessero essere vere.
Ma d’altronde, non m’importa.
Sarò sola comunque, senza di loro.
Soltanto ora mi rendo conto di quanto mi mancano: gli occhi pizzicano, ma le lacrime non scendono. Non l’hanno mai fatto, non lo faranno adesso, per quanto sarebbe legittimo.

Non è nello stile di Miharu Matsuura, piangere.
Non è nel mio stile.
E non era neppure nel loro.


«Promettimi che non cercherai di vendicarci in alcun modo, Miharu.»
Era come chiedere ad un vulcano attivo di trattenere la lava, di non esplodere.
Eppure l’ho promesso.


«Promettimi che penserai sempre alla tua vita per prima.»
In quello sono sempre stata molto brava.
Ho promesso anche questo.


«Ricorda che ti amiamo»
I loro ultimi respiri li avevano utilizzati per ricordarmi tutto quello che stavo perdendo, seppur indirettamente.
Ho pensato che avrei dovuto odiarli, per questo, ma non ci riesco.
E’ già fin troppo triste, essere così soli.
La pioggia non smette di ticchettare sul vetro dell’auto: sebbene non la senta, so che è così.
Gli occhi di Watari sono fissi sulla strada, ma ogni tanto guizzano sullo specchio retrovisore, ritornando dopo pochi minuti a guardare l’asfalto nero: sebbene non li veda, so che è così.
«Tu non sei sola.»
Quattro parole, una bugia.
«Fidati di me.»
La macchina frena, è tempo di impedire che i pensieri scorrano come un fiume in piena, almeno per ora.
L’edificio che mi ritrovo davanti è così grande che mette addosso una strana soggezione, un senso di rispetto, di austerità, eppure dall’interno provengono risate, un vociare sottile, allegro. Arrivata sulla soglia scorgo in un angolo un bambino con i capelli biondo platino, quasi bianchi, impilare con minuzia e incredibile attenzione un centinaio di dadi, a formare una struttura molto simile all’edificio in cui mi trovo, incurante degli altri bambini presenti.
Al centro della stanza, un altro ragazzino con i capelli color miele sta addentando una tavoletta di cioccolato, gli occhi puntati su un puzzle molto complicato. Neanche lui sembra accorgersi degli altri.


«Benvenuta alla Wammy’s House.»
Benvenuta ad un nuovo inizio.
Benvenuta nella tua nuova vita.
Benvenuta, Miharu.



Writer's space:

Aspettate, uhm... Dovrei dire davvero qualcosa? Sembra di sì.
Allora, è la prima volta che scrivo qualcosa su un manga e, uhm... Insomma, considerando che amo Death Note, mi sembrava una buona scelta.
Le vicende sono inizialmente ambientate l'anno precedente alle indagini sul caso Kira, e ... dio, non so cosa dire: sono una completa pippa, lol.
Boh, spero di non combinare obbrobri con trama e personaggi, soprattutto coi personaggi (prego affinchè l'OOC non contagi anche me).
Voglio, pretendo consigli, pareri, qualunque cosa per migliorare pecche o correggere eventuali errori.
Spero piaccia e non faccia tanto schifo come penso, lol. (:

Angelsv.

   
 
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