Sophie vive a Los Angeles dove lavora per un'agenzia che fornisce servizi di "tuttofare" esclusivamente a clientela "vip". Finito l'ultimo incarico, dovrebbe godersi le meritate ferie ma, per una serie di motivi, si ritrova incastrata a prestare servizio a casa di Jared Leto, con tutte le conseguenze del caso: Sophie è testarda, determinata, tiene molto a fare bene il suo lavoro e non ha la minima intenzione a farsi mettere i piedi in testa da Jared; d'altro canto, a Jared non piace essere contraddetto e cercherà in ogni modo di far impazzire la poveretta. Come finirà?
Dal capitolo 10:
"Il manico del frustino si abbatte sul viso di Jared, più precisamente, a metà tra l'occhio sinistro ed il setto nasale. Il cantante prorompe in un urlo disumano e cade all'indietro, tirando una testata al muro.
ODDIO, L'HO AMMAZZATO. SIGNORI, HO APPENA UCCISO JARED LETO."

Dal Prologo :"Quando incontro un paio di grandi e limpidi occhi azzurri, un volto dai lineamenti delicati, fanciulleschi e la fronte ampia su cui, elegantemente scomposti, ricadono boccoli bagnati e rivoli di pioggia, trattengo un singulto.
No, non può essere lui.
Non può essere…
Tom Hiddleston.
E non posso fare a meno di scoppiare nuovamente in lacrime.
Questa è stata, ed è, una giornata veramente di merda."

Los Angeles -che novità, eh?- , il MarsLab e una cassetta della posta: Jared neo Giulietto? Anche se i capelli ormai raggiungono quelli di Raperonzolo, il bel shatushato finalmente trova pane per i suoi denti.
Dal primo capitolo.
Shannon aveva lanciato con un tonfo un plico di buste sul tavolo della cucina del MarsLab, richiamando la mia attenzione. ... Aggrottai la fronte leggendo la calligrafia ordinata e tonda, regolare, sul retro di un’anonima busta bianca. Che cavolo c’era scritto? Assurdo. «Shan, questa dove l’hai presa?».
«Me l’ha data Jamie, era nella cassetta della posta» rispose, socchiudendo le palpebre per mettere a fuoco la lettera che sventolavo per aria.
«Qua fuori?».
«Penso di sì» borbottò, tornando ai suoi coffee facts.
«Esaustivo, come sempre…» mugugnai, concentrandomi sulla calligrafia senza dubbio femminile.
Aprii la busta, estraendone un foglio bianco ripiegato in due: lo esaminai, fronte e retro, sembrava innocuo. Spostai lo sguardo sulle prime righe, continuando a leggere.

Scrivi per Cosmopolitan, ma il tuo capo ti propina un'intervista per conto di GQ. Senza contare che sei una scrittrice e non una giornalista. Tra l'altro ha pure dimenticato chi dovresti intervistare, l'unico indizio? Quella sera stessa all'Hollywood Bowl.
Dal primo capitolo...
"«Grazie per le risposte esaurienti ragazzi. Ho un’ultima domanda e poi l’intervista è conclusa». Disse, cercando di scrollarsi di dosso gli occhi di Jared. Erano due iceberg cosparsi di tizzoni ardenti.
«E te? Che elemento senti più affine?» la interrogò Shannon, incuriosito.
«Potreste avere futuro nel giornalismo, sapete?» tergiversò, ma inutilmente. «Aria».
«Spiega» la esortò Tomo.
Beh, se era lui a chiederglielo poteva fare la persona educata. «Perché l’aria è libera»."

Non sono brava a presentare un mio lavoro. Preferisco che a parlare sia la Storia e non l'autrice della Storia. Forse per voi sono la medesima cosa, ma lasciate che vi spieghi il mio punto di vista. Quando la Storia esce dalla mente dell'autrice e arriva a voi attraverso le sue dita, accade la magia. La Storia assume vita propria, con una propria capacità di presentazione. E' lei che, alla fine, dialoga ed instaura una rapporto con il lettore. Tutto ha inizio con la classica formula del LUI, Jared, incontra LEI, Engie Porter. Un uomo e una donna, due vite, due mondi, s'incontrano, collidono, diventano "qualcosa" insieme. Qualcosa di bello? Di brutto? Indubbiamente qualcosa di nuovo. Così si parte: con un incontro.
"Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano"
Lasciamo che queste due anime ottengano ciò che vogliono, allora.
Potrebbe essere Guerra. Potrebbe essere Amore.
Ma qualunque cosa sia,è viva tra le vostre mani, sotto ai vostri occhi. Che sia anche questo un incontro predestinato?

Finire in questa situazione è stato come scivolare lungo un pendio: improvviso e sempre più veloce, pericoloso. Perseverare in essa è come schiacciare l'accelleratore sempre di più, fino al limite, verso l'inevitabile schianto. N.d.A: riposto questa storia perché si era persa nei meandri del sito, e magari qualche nuovo lettore potrebbe essere curioso...