Sabrina, cancro volubile e adolescente nostalgica. 

Sono divisa fra serie tv e libri che parlano di me senza saperlo. Appartengo ad un’altra generazione, una generazione diversa da questa che mi fa alquanto schifo: avrei voluto esserci quando Kurt Cobain dominava le radio, quando i Sex Pistols urlavano a squarciagola, quando nel 1969 a Woodstock si festeggiò la pace, quando Madonna cantava nominando il nome di dio invano e c’erano Andy Wharol e Jackson Pollock che lanciavano gli ultimi stralci di arte. 

Scrivo ovunque e in qualsiasi momento. Ho iniziato a scrivere a 7 anni e ho continuato a farlo perché mi faceva stare bene, e nonostante gli anni continua a farmi lo stesso effetto. Scrivo perché inventare storie e mondi paralleli mi piace, perché sento che posso dipingere un mondo migliore di questo, perché quando scrivo di quella ragazzina dagli occhi viola, di quel chitarrista squinternato che imita Cobain, di quel bambino che ama dipingere e sporcarsi le mani di colori, di quella donna che desidera soltando fare la valigia e andare via... so per certo che scrivo di me parlando di altri e questo mi mette a nudo senza farlo per davvero, e penso che sia magico.

Non so chi sono e chi voglio essere, non so se sceglierò psicologia, giurisprudenza o se farò la barista in un locale della periferia londinese, non so se avrò dei figli o se i miei nipoti saranno anche figli miei, non so se cambierò il mio caratteraccio o meno, ma so che porterò tutti voi con me perché quello che mi avete donato è stato forte e da nostalgica cronica ripenserò a tutto ciò e mi mancherete da morire.

Benvenuti e che sia mattina, pomeriggio o notte, immergetevi dentro di me attraverso i miei scritti.

Se volete che passi dalle vostre storie mi va bene, a patto che anche voi mi lasciate una recensione.