Due storie gemelle - I due mostri di Zaun.
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Silco e Vander, in un momento non meglio identificato, prima della fine della S1.
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[che la S2 non esiste davvero, Silco non è mai morto, e Vander può essere recuperato]

[...]Per non parlare del luccichio nelle sue iridi - un guizzo di genuina vitalità - e del leggero rossore sulle guance: Viktor è emozionato; e Jayce ha imparato che i fattori in grado di provocare nell’amico un simile stato d’animo sono veramente pochi. Per quanto stupido possa sembrare, se li è segnati su un block notes, con dei numeri accanto: uno, fare esperimenti, due, costruire, tre, risolvere espressioni, quattro, mangiare dolci, cinque, chiacchierare di scienza, sei, trascorrere del tempo insieme. Forse sta per aggiungere un altro punto all’elenco e, se così dovesse essere, non può di certo tirarsi indietro. Bisogna allungare la lista, ad ogni costo. Sei fattori sono troppo pochi per un ragazzino. Lui, nella propria, ne ha almeno venti. [...]
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Due bambini e un incontro inaspettato. Certe cose, alcuni traumi, rimangono immutate anche nei What If.
Ma Viktor, stavolta, ha Jayce.

Tuttavia Silco sapeva che non sarebbe mai stato in grado di domarla: era come fuoco esplosivo, in polvere da sparo. La sua irriverente imprevedibilità stava diventando un problema anche per lui; negli anni le aveva insegnato ad appartenere solo a se stessa in cambio di affetto e fiducia reciproca ed un forte sentimento di unione lo aveva da sempre accompagnato nei confronti di quella caotica ragazza, eppure non sapeva spiegarsi quando e come si era verificato l'esatto momento in cui quell'attaccamento viscerale si era trasformato in desiderio.
[Jinx&Silco Universo Arcane - Tempo Indefinito poco prima dell'Atto II, Prima Stagione]

[Arcane, S02xE08]
“Mi dispiace dirlo…” il sorriso della mora si ingrandì mentre osservava beffarda l’espressione incredula di Vi “…ma sei diventata un po’ prevedibile.”
“Cazzo, Cait…” Fu tutto ciò che Vi riuscì a pensare, mentre la voce calda della splendida donna di fronte a sé giungeva alle sue orecchie con un tono più suadente che mai.
Giunta a quel punto, Vi non riuscì più a trattenersi: in un’esplosione di passione, afferrò con una mano il viso di lei e le sue labbra precipitarono finalmente su quelle della donna che per fin troppo tempo aveva sognato e desiderato.
Il cuore di Caitlyn perse un battito, ma istintivamente ricambiò quei baci appassionati, non esitando a proseguire. Piano piano, i suoi occhi si chiusero, e realizzò che il suo desiderio si stava avverando, lì, proprio in quel momento.
Vi presento la mia versione estesa della famosa scena della prigione. Scena che ho desiderato tantissimo poter vedere. Pensieri che avrei tanto voluto poter sentire. Ora, le ho dato vita in questa esplicita One-shot, che spero possa emozionarvi tanto quanto ha emozionato me.

Sorride quasi stupidamente quando improvvisamente si trova a pensare a quanto la gente si sbagli su di lui.
In tanti parlano con Jayce, volto delle loro invenzioni e dei loro successi, durante feste e ricevimenti e, qualora i discorsi vertano su Viktor, il ritornello è spesso lo stesso: “Non si fa mai vivo, in queste occasioni, questo tuo partner: dev’essere così timido”. Ogni volta Jayce si limitava a sorridere, a stringere le spalle, a lasciar correre. Non si era mai preso la briga di correggerli. Forse perché, fino a quel momento, non aveva mai realizzato quanto fosse ridicola quella definizione. Sì, Viktor rifuggiva gli eventi, la folla e spesso e volentieri anche il contatto fisico. E certo non si poteva dire che fosse una persona socievole; sceglieva e concedeva le sue parole - i suoi sorrisi - con parsimonia ma certo non per timidezza.
Una persona timida non si sarebbe sentita così a suo agio sopra di lui, non lo avrebbe guardato in quel modo…
Non gli avrebbe tolto l’aria prima ancora di sfiorargli le labbra.

«Secondo te quella roba che c’è nell’acqua scioglierà il metallo?»
Jayce contorce la bocca e fa una faccia schifata verso il flusso di corrente. È un’espressione buffa che farebbe sorridere Viktor, se non fosse che, quando i suoi occhi si fissano sull’amico, legge in essi un senso di angoscia tangibile. Può comprenderlo, dato che è cresciuto in un ambiente totalmente diverso. Non conosce Piltover abbastanza per poterlo affermare con certezza, ma è probabile che lì, dai ruscelli, si possa perfino bere. Perciò, a suo modo, cerca di rassicurarlo.
«Conosco “questa roba” da quando ero piccolo. E poi», aggiunge, stavolta senza trattenere un briciolo di esasperazione, «non dire stupidaggini». Viktor sospira, alzando lo sguardo. «È solo acqua».
Jayce si lascia scappare un verso molto simile a un conato di vomito. Quando ci si metteva, era irremovibile, seppur con l’unico scopo di mantenere il proprio punto di vista. «Non è che non mi fidi di te, Viktor. Ma sono sicuro che, se ci infilo un dito, me lo riprendo radioattivo. Sempre se non mi cade prima».
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La barca è stata costruita. Non resta che farla navigare.
Il solito "What If", ma in una scena impossibile da dimenticare.

“Non manca molto, sento il rumore” aveva detto Vander, emozionato.
Quando finalmente avevano girato attorno all’ultima duna si erano trovati di fronte, a meno di cinquanta metri da loro, il mare. Silco era rimasto immobile, quasi incapace di avvicinarsi ulteriormente, mentre Vander era scattato in avanti. Si era però fermato poco dopo, rendendosi conto che l’amico era rimasto alle sue spalle. Silco lo aveva visto tornare sui suoi passi con un sorriso smagliante, per una volta senza un’ombra di scherno o di disagio nei suoi confronti, solo felice di essere lì. Lo aveva preso per mano e lo aveva trascinato verso la battigia, senza permettergli di aprire bocca.
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Un altro frammento della storia di Silco e Vander, quando ancora erano ragazzini.

[...]«Sai quanto ho rischiato per arrivare fin qui?» domanda con tono grave. Dopotutto era giusto ottenere qualche riconoscimento, vista l’ardua impresa che aveva compiuto. Se solo Viktor l’avesse visto mentre camminava a testa bassa, facendo zig zag tra i brutti ceffi che lo squadravano da capo a piedi, di sicuro lo avrebbe preso in giro. Ormai conosceva a memoria quel tragitto, eppure era certo che non si sarebbe mai liberato dell’angoscia che lo assaliva quando doveva percorrere le strade della città sotterranea da solo.
Viktor si siede accanto a lui. È più alto di statura, quindi, quando sono vicini, lo sovrasta di alcuni centimetri. Sfiora attraverso i polpastrelli la superficie ruvida dell’oggetto, percependone lo spessore e le pieghe consumate dal tempo.
«Oh, sì, lo immagino» commenta, con tono distratto. «La gente di Zaun venderebbe un polmone per avere questo libro».
Jayce lo guarda con rimprovero, anche se Viktor è ancora impegnato a osservare la rilegatura del manuale.
«E se contenesse il segreto per la vita eterna? O quello per avere infinite ricchezze?»[...]
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Ancora Viktor e Jayce, ancora un momento d'infanzia rubato e mai vissuto.

“Perché devi farla così difficile?”
“Perché sei tu a chiedere” aveva ghignato, stirando un sorriso sulle labbra sottili.
“Storie non ne fai quando c’è Felicia”.
“Ma Felicia non c’è”.
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Un momento fissato nel tempo, un gioco che non finisce mai.
[Silco/Vander - young]

[...]Jayce poggia entrambi gli avambracci sul bancone, facendo leva con le punte dei piedi per sporgersi meglio. Si accorge che il bambino è seduto su una sedia alta, una di quelle per adulti, e che tiene stretto nella mano destra un bastone malandato. La sua attenzione fa un brusco cambio di rotta.
«A cosa ti serve?» chiede allora, indicandolo.
«Dove sono i tuoi genitori?»
«Uffa – sbotta Jayce, dondolando sui talloni per il nervosismo - la domanda te l’ho fatta prima io. Cosa ci fai con il bastone?»
«Picchio la gente».
Jayce perde il suo entusiasmo nel tempo di uno starnuto. L’altro pareva mortalmente serio.
«Solo i prepotenti» aggiunge, con un timbro che vuole apparire rassicurante.
Ancora silenzio. Jayce non è più sicuro di voler sapere cosa sia l’oggetto misterioso che ha attirato la sua attenzione non appena è entrato nella bottega, né di restare a sentire altre spiegazioni riguardo al bastone.
«Sto scherzando». [...]
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What If su un ipotetico incontro tra Jayce e Viktor bambini.
Chissà se prima o poi la smetteranno di avere il monopolio su di me.

“Andiamo?” aveva mezzo urlato per sovrastare la musica.
Vander aveva storto la bocca, ma Silco si era alzato immediatamente per seguirla, e quindi lo aveva fatto anche lui per non restare indietro. Si era tirato su molto più goffamente di loro, lasciandosi tirare in mezzo alla gente un po’ controvoglia. Nell’arco di pochi secondi aveva già perso di vista entrambi: a quell’ora la pista era gremita di gente, e tra le luci e la ressa non era facile riconoscere nessuno. Silco e Felicia si erano immediatamente confusi tra il resto delle persone.
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Una serata in una discoteca di Zaun.

[...]«Ce ne hai messo, di tempo».
Una voce dal timbro cadenzato arriva appena alle orecchie di Jayce, rivelando un punto luce isolato, non molto lontano dall’entrata. Viktor stava lavorando praticamente al buio.
«Sai quant’è passato dall’ultima volta che ho aperto una serratura a quel modo?» si difende, azionando il flash del telefono per avanzare senza impedimenti.
«Aperto? Scassinato lo trovo più appropriato, stavi facendo un rumore infernale».
«Non l’ho scassinata!» l’esclamazione viene seguita da un tonfo sordo. Quello del suo fianco sbattuto contro uno spigolo.
Viktor solleva di poco la testa dal microscopio. Ha un paio di occhiali protettivi trasparenti a schermargli la vista. Le iridi socchiuse, forse stanche per la scarsa illuminazione o, semplicemente, a causa delle poche ore di sonno, emanano un bagliore sinistro.
«E tu dovresti essere in camera – aggiunge Jayce - se il prof ti becca qui dentro, passerai guai seri».[...]
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Una semplice AU (quasi, capisco poco di roba scientifica, perciò mi sono presa qualche licenza "canon") con poche, pochissime pretese. Basata sui personaggi della serie "Arcane", dalla quale ancora sto cercando di riprendermi. Jayce e Viktor, in particolare.

"Ma Vander aveva solo quindici anni e non era capace di pensare a tutte queste cose insieme, e quindi si era limitato a cercare di stare immobile, in modo da non avvicinarsi involontariamente e aumentare il contatto con l’altro, che già i capelli che gli solleticavano la parte più interna e sensibile dell’avambraccio e la mano ferma sulla sua erano più di quanto potesse sopportare".
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Una piccola avventura della prima adolescenza.
[young!Silco/young!Vander]

[felicia/silco/vander, 2636 parole, pwp, partecipa all'Italian P0rn Fest #18 - The Age of Coming]
Non era la prima volta che Silco, Vander e Felicia si ritrovavano al “The Last Drop” (anche) dopo chiusura, ma era la prima volta che ci ritrovavano completamente nudi.
O quasi. A Felicia restavano ancora le mutande da sfilarsi.

[caitvi, post season 2, 687 parole]
E lo so che è tremendo aprirsi in questa maniera, sentirsi così nudi, ma visti. La pelle lì dove è abrasa è viva.