“Guarda, la tua amica è davvero carina. Ma… forse fa un po’ paura. È…è il modo in cui si pone. Forse, se sorridesse un po’ di più, le cose sarebbero più semplici.”
Silenzio.
Maki lo guardò, ghiacciandolo con uno sguardo che bastava da solo a far sparire l’ossigeno dalla stanza.
Nobara trattenne a stento una risata.
“Mi piaci. O sei sorprendentemente coraggioso, o idiota. La linea è sottile.”
[Yuta x Maki – AU]

La prima cosa che fa Fushiguro Toji appena dopo il suo ritorno nel mondo dei viventi è cercare il superminimarket più vicino.
Esce fuori dal negozio per sedersi sul marciapiede, con il silenzioso jingle del sensore delle porte automatiche che risuona nelle sue orecchie. Rimane seduto lì per un attimo, stranamente insensibile a tutto mentre una corrente fredda passa attraverso la strada poco illuminata. Si prende un istante per alzare con sguardo assente il lembo della sua maglietta e non prova niente quando rivolge lo sguardo giù per trovare la contorta pelle in rilievo sul suo stomaco, che si rivolge a spirale sulla parte del suo addome dove ci sarebbe dovuto essere un cratere. Si mette una mano sulla tempia, con un mal di testa lancinante ma incapace lo stesso di mascherare il sogno pre-morte di un Megumi bello che cresciuto.
Non sei un Zen’in, uh?
“Huh. Quel teppistello di merda m'ha veramente ammazzato”
L’osservazione colpì soltanto la fredda aria della notte e le sue stesse orecchie. Si lasciò andare in stasi per un istante prima di scolarsi il resto della sua terza lattina di Asahi.
O: Toji si ritrovare per una seconda in vita.

Neighbourhood AU (potete trovarmi anche su wattpad come -wxterfovntain)
Megumi Fushiguro decide di trasferirsi, non sapendo che questa decisione lo porterà a vivere il periodo migliore - e allo stesso tempo più strano - della sua vita.

[Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2026 indetti sul forum Ferisce la penna]
Todo raggiunse Fushiguro con un'unica falcata. Schioccò i pugni, mentre il ragazzo si ostinava a sfidarlo con lo sguardo. Evidentemente non gli era bastata la lezione che gli aveva inflitto al loro primo incontro.
«Hai qualcosa in contrario alla profonda amicizia che unisce me e Yuji?» chiese. Strinse la mano destra intorno al tessuto della sua maglia e se la strappò di dosso. «Se pensi di essere più degno di me a essere il suo migliore amico, dimostra di aver migliorato i tuoi gusti in fatto di donne!»
Fushiguro inarcò un sopracciglio. Poi sospirò, alzandosi in piedi.
«Stai facendo tutto da solo» disse, con una calma che gli fece ribollire il sangue nelle vene. «E non credo ti convenga perdere tempo con me, no?»

[Erotic!Alert][ItaFushi but Unckuna]
Che vita noiosa quella di un demone che sa di poter avere tutto con un solo schiocco di dita.
Ora che voleva Itadori tutto per sé – dentro e fuori – non poteva e non riusciva a farsene una ragione.
Così, quella sera che il vino era sceso giù fin oltre l’ombelico, aveva deciso di divertirsi con lui. Di sussurrargli all’orecchio delle cose malefiche, maliziose, cattive ed eccitanti.
Sukuna sapeva far tremare la terra sotto i piedi, sarebbe riuscito a far tremare anche quella povera testolina.

[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Un momento ispirato alle scene post-credit dell'anime, in cui Nobara, Megumi e Itadori festeggiano il ritorno di quest'ultimo e tutto va bene – più o meno.
"«Scusate, ragazzi» disse, unendo le mani e chinando il capo di fronte a loro. «Mi controllerò meglio, d'ora in poi. Ma sono davvero felice di essere tornato da voi» aggiunse, rivolgendo loro un sorriso a trentadue denti.
Nobara distolse lo sguardo, il volto leggermente arrossato, e borbottò una risposta a metà tra il lusingato e l'infastidito."
{Accenni Itadori/Fushiguro}

Una voce nella testa le aveva detto di averlo trovato: quel ricordo disperatamente inseguito navigando nell’ignoto di innumerevoli altri ricordi. Per un istante pensò quasi di gioire, ma per quello che avrebbe sentito poi, per come l’aveva preannunciato la voce grave ma vagamente desolata della sua maestra, non c’era niente di cui gioire.
[Terza e ultima parte di Crisantemo ]

Maki non aveva paura di nessuno.
Aveva affrontato maledizioni, combattuto avversari molto più grandi di lei, sopportato ore infinite di allenamenti estenuanti.
Ma davanti a un forno acceso e a un impasto che sembrava avere vita propria… beh, quella era tutta un’altra storia.
Eppure, per qualche ragione che non voleva analizzare troppo a fondo, decise che cucinare dei dolci non poteva essere così difficile.
Spoiler: lo era.

Una breve introspezione sugli ultimi pensieri di Junpei Yoshino.
"Le parole che gli aveva rivolto quella sera si erano amalgamate con l'immagine di lei, portandolo a credere che esistesse ancora una possibilità per lui, che avrebbe potuto continuare a vivere senza uccidere.
Che avrebbe trovato un amico."

A diciannove anni, Megumi deve riconoscerlo: è una frana a letto e gli serve qualcuno con cui fare esperienza.
Qualcuno che ne sappia più di lui e questo escludeva Yuji;
Qualcuno che non gli avesse dato un pugno in faccia solo per averci pensato e questo tagliava fuori Nobara;
Qualcuno che non rischiasse di farsi coinvolgere emotivamente e poi, la persona a cui chiedere non avrebbe dovuto imbarazzarsi tanto facilmente... quindi addio anche all'ipotesi Okkotsu Senpai.
Restava un nome.
Megumi non poteva crederci, stava per chiedere a Gojo Sensei di insegnargli a fare sesso.

[ItaFushi][Missing-moment ep.16 season 2]
Fushiguro crede sia arrivata la sua ora, eppure una mano calda sul suo petto sembra farlo ricredere.
C'è anche una voce che lo chiama e un paio di occhi lucidi che hanno bisogno disperatamente di lui.
Itadori è lì, o meglio, le loro coscienze sono sul filo del rasoio tra la vita e la morte.
E mai, come in quel momento, si rendono conto di essere indispensabili l'uno per l'altro.

[nanashoko + satosugu, 1081 parole, song-fic]
il giorno prima dell'apocalisse, secondo me, suona come un pezzo city pop

Jujutsu High School, primo anno. In classe con Gojo, Geto e Shoko arriva una ragazza della famiglia Luce, il clan di stregoni più potenti d'Europa. Come si smuoveranno gli equilibri creati?

"Davvero?"
"Davvero. Il fatto è che anche nelle notti piene di terrore e nostalgia, lei trovava il modo di rammendare le proprie ferite solamente pensando al fatto che lui era là fuori e l'amava. Dipingeva pareti e soffitti dedicandole a lui, per non dimenticare cosa la rendeva umana e le dava le forze di sperare e pregare che un giorno forse, si sarebbero tutti arresi a quella dolce consapevolezza che lei aveva già accolto da tempo."
"Cioè?" Gli chiesi coprendomi gli occhi con il braccio. Il sole iniziava a darmi fastidio, sentivo la fronte bruciare e faticavo a non sbattere le palpebre.
"Cioè che non sarebbe mai andato via. Che la rinchiudessero o meno."
Mi stava guardando e io non me ne accorsi fino all'ultimo secondo.
"Però lei morì dal dolore nello stanzino e, che ne sai, magari lui aveva un'altra." Sentii nella sua voce che si stava stiracchiando. Concluse così il racconto, non avevo ancora effettivamente capito da dove era venuto fuori ma d'altronde poche volte ero capace di risalire al filo logico delle nostre conversazioni.
"Tu credi si possa amare davvero così tanto da morirci?"

Gojo e Geto, dal punto di vista di una (emotivamente coinvolta) terza persona.