Cosa aveva detto a Megumi, l'ultima volta che si erano allenati insieme?
"Morire per vincere e rischiare la morte per vincere sono due cose completamente diverse".
Ora quelle parole gli tornano in mente.
Non più solo un tentativo di impedire ad un ragazzino di sfoderare un'arma suicida alla prima difficoltà.
Ma vere, reali, vive.

“Quando creò te disteso a letto, sapeva cosa stava facendo. Era ubriaco e su di giri, e creò le montagne e il mare e il fuoco allo stesso tempo”
Suguru chinò lentamente il capo, sfiorando il naso di Satoru col suo, mentre questi ripeteva in un sussurro le sue parole.
“Ha fatto qualche errore, ma quando creò te disteso a letto, fece tutto il Suo Sacro Universo”
Le labbra del moro trovarono quelle di Satoru già schiuse, pronte ad accogliere la sua lingua.
“Non serve che ripeti anche questo, ti sei guadagnato il tuo regalo di compleanno”
Satoru accennò un sorriso divertito, allargando le gambe.
“Allora.. lo aspetto”
O più semplicemente, dove Satoru si guadagna il suo regalo di compleanno ripetendo una poesia di Bukowski.

“Mi piaci”
Un bacio.
Soffice, delicato come il battito d’ali di una farfalla.
“Di nuovo”
“Mi pia-“
“In russo, Satoru”
“Ты мне нравишься”
Un altro bacio, più lungo.
“Ti piace cosi tanto sentirmi parlare in russo?”
L’albino inclinò la testa di lato, sfiorando il naso del compagno con il proprio.
“Non sai quanto, Satoru”

“Va tutto bene Satoru, ci sono qui io”
Il cuore dello stregone si frantumò come fosse cristallo.
Bugiardo….
Bugiardo, bugiardo, bugiardo.

La raccolta nasce grazie all'iniziativa "Due ore, quattro prompt" indetta sul Forum della Penna. Lo scopo di queste serate è scrivere storie brevi su quattro prompt estratti al momento, con mezz'ora di tempo a storia.
I. Se quella volta al KFC
II. chi resta e chi parte
III. Fratelli (Choso, Yuji)

[One side Gojo x Yuta]
[Past Gojo x Geto]
Aveva bisogno del suo incoraggiamento, della sua benedizione, ancora una volta sperava che le parole di Gojo potessero aiutarlo nell’andare avanti, accettare il proprio destino.
“Sensei io..” Satoru gli accarezzò il capo, prima di sorridere
“Non devi preoccuparti di nulla. Mi sembra di avertelo già detto, non perderò”(...)
Avrebbe riconosciuto il colore impossibile di quelle iridi ovunque, non era un sogno, tanto meno un’illusione.
“Dove ci troviamo?” il possessore del minimo infinito si limitò a sorridergli, come sempre.
“Ha forse importanza?”
Gojo e Yuta in un ultimo confronto ad un passo dalla fine.
[Spoiler cap. 261-262]

In fisica, il carico di rottura o forza di rottura è il limite, in termini di forza o sollecitazione esterna, oltre il quale un materiale risulta definitivamente inservibile dal punto di vista della resistenza. Oltre il quale, in poche parole, il materiale si rompe.
[...]
Così se adesso Suguru scende dalla metro e resta qui, lo amerà ancora un po’. Se adesso le porte si chiudono e non scende, allora mollerà il colpo.
[Questa storia nasce grazie all'iniziativa "Due ore quattro prompt" indetta sul forum Ferisce la penna]
[Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2025 indetti sul forum Ferisce più la penna.]

6 Dicembre 2009
Suguru si sentiva inquieto quella sera. Malinconico addirittura.
Solitamente era in serate solitarie come quelle che ricercava il calore di un corpo. Uno qualsiasi per allietare le notti d’inverno come quella.
Ma non quella sera…

– Cosa dovrei fare adesso? – chiese lei con un filo di voce. Assurdo. Aveva appena domandato a un folle assassino, all’uomo la cui spada aveva trafitto il ragazzo col quale aveva fatto l’amore, a colui che l’aveva salvata sparandole un colpo in testa, ‘dio che razza di follia, che cosa avrebbe dovuto fare da quel momento in avanti. Si chiese se non potesse andare peggio di così.
– Cambia cognome, allontanati da qui e non ti avvicinare mai più all’Istituto né a quei ragazzi. Se ho fatto credere loro di averti uccisa è stato solo perché tuo padre desiderava questo –.
[Continuo di Crisantemo]

Come si convince una persona che quello che non le occorre le è, in realtà, assolutamente indispensabile?
Fushiguro nemmeno si è assunto l’onere di cercare una risposta obiettiva poiché già consapevole che una festa per i suoi sedici anni - una festa organizzata secondo i canoni degli Zenin, tanto per precisare -, oltre a non esibire elementi collimanti con i suoi gusti, è qualcosa che, di base, non ha e mai avrebbe ambito con un'implicita punta di desiderio.
La coda dell’occhio del vecchio Naobito lo ha già ammonito di rigare dritto, come sempre fa quando si siedono ai lati opposti della grande scrivania di mogano e intingono la lingua nell’inchiostro con il quale stendono le rispettive pretese; ottenere il suo assenso non significa che può permettersi di tirare la corda, perciò sì, quella festa, come tutte le altre svoltesi in precedenza, è tanto necessaria alla Famiglia quanto a lui.

Yūji, Nobara, Megumi, Tsumiki e Junpei sono in viaggio per godersi una vacanza. È ormai notte quando si ritrovano sulla strada desolata indicata dal navigatore e l’auto si ferma senza dare più segni di vita.
Non c’è proprio nessuno sulla strada, non un’anima a cui chiedere aiuto.
È una situazione al limite del paranormale. Il fatto che stia per piovere e che l’unico riparo nel raggio di chilometri sia una casetta fatiscente in mezzo al bosco pare l’inizio di un horror e Nobara non manca di incarnare la parte dell’amica terrorizzata e, nella convivenza forzata che li aspetta, anche quella della ficcanaso che insinuando implicazioni sentimentali e sessuali fra gli altri conviventi non fa altro che infilare spiacevoli pulci nelle orecchie e creare situazioni che altrimenti non si verificherebbero.