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Capitolo 2
~♥~
-Secondo te gli piaccio?-
Hermione distolse gli occhi
dalle pagine del libro, posandoli sulla figura sdraiata sul letto. Erano passate circa tre
ore da quando erano tornate dal villaggio, ore che
avevano trascorso immerse nello studio.
La osservò per
qualche istante senza rispondere, un dito infilato fra le pagine ingiallite.
Ginevra Weasley era una ragazza forte e determinata, ma molto diversa
da lei. Patita per lo sport, si era presto guadagnata un posto di
rilievo nella squadra di Quidditch di Grifondoro e questo l'aveva resa
molto popolare fra i ragazzi. Si
poteva dire che se li rigirasse fra le mani come calzini, ma non per
questo era immune da punti deboli, come tutte le fanciulle. E il suo, il
più profondo e radicato dei punti deboli, durava ormai da sei anni.
-Tu che ne pensi?- chiese, poggiandosi paziente allo schienale.
-Ultimamente è strano...-
-Secondo me qualcosa si sta smuovendo- confermò. -Ma non fargli capire che te ne sei accorta.-
Ginny scosse la testa sorridendo -Lo so, lo so. Sii te stessa e resta a vedere.-
Hermione annuì.
-Ha detto Luna che con Cho non parla più...-
Il volto della riccia si contrasse in una smorfia di disappunto, che
l'amica non si fece sfuggire. -Non la sopporti proprio, eh?-
-Piano con le parole. Lei non mi sopporta, io non la considero affatto.- rispose seccata.
Ginny sorrise divertita -Era convinta che fra te e Harry ci fosse qualcosa. Assurdo!-
-Vede cose che non esistono- tagliò corto.
La rossa non rispose e tornò a fissare il soffitto con un sospiro.
-Dunque pensi che ci siano delle possibilità.-
Hermione le lanciò un'occhiata penetrante. -Buone
probabilità. Ma adesso smettila di pensarci o sarò
costretta a ripeterti discorsi già fatti.-
Ginny annuì ridacchiando, e dondolò il piede
poggiato sul ginocchio con insperato buonumore.
Scosse la testa e tornò ad aprire il libro sul
davanzale. Ma, dopo neanche tre righe, i suoi occhi si alzarono
sui vetri della torre, posandosi sulle fronde
degli
alberi sottostanti. I suoi pensieri si avvolsero
incontrollati attorno a un ricordo lontano nel tempo, che come un fulmine spuntò nella sua mente
distratta. Il
volto di Viktor Krum la
fissò inespressivo dai recessi della memoria, i contorni
incerti e i lineamenti confusi. Restò immobile con gli occhi
fissi su quell'immagine per un tempo indefinito, mentre innumerevoli
altri pensieri si mischiavano a essa dissipandola.
Silenziosamente, un lungo sospiro le
gonfiò il petto e le spalle, uscendo dalle sue labbra senza che
lei se ne rendesse conto.
Nei sotterranei adombrati, un viso pallido sprofondò il fondoschiena su
una
poltrona di pelle verde, le gambe accavallate sul bordo di un tavolino.
In quello stesso momento, la porta di una delle due scalinate si
aprì e una piccola ragazzetta mora fece capolino dall'uscio.
Indubbiamente si trattava di una creatura assai bella, gli occhi scuri e
vispi come quelli di una civetta e un caschetto di finissimi capelli
neri come la pece. Appena lo vide, le sue pupille si accesero di entusiasmo e, con un
sorriso smaliziato, si avvicinò alle sue spalle.
-Ciao- soffiò, tentando di sederglisi sopra, ma lui la scostò in fretta. -Non ora, Pansy.-
Stupita, si fermò a mezz'aria. Si raddrizzò lentamente, fissandolo indecifrabile.
Draco la ignorò con inconsapevole impertinenza, accendendosi una sigaretta in bocca.
Continò a osservarlo, evidentemente non intenzionata
ad andarsene per lasciarlo solo. Nei suoi occhi si leggeva una tale
intensità che a nessuno sarebbe sfuggito quello che stava
pensando. Ma lui non sembrava farci caso.
-Chi è?-
Il ragazzo girò gli occhi e inarcò un sopracciglio. -Scusa?-
Pansy tirò un respiro.
-La ragazza che ti piace adesso.-
La fissò apatico. Poi rise. -Non ce n'è nessuna. Sto solo pensando.-
Il viso della giovane
sembrò rilassarsi, se non per rabbuiarsi un istante più
tardi sotto il peso di una nuova preoccupazione.
-Qual è il problema, allora?-
Il ragazzo tacque, aspirando una
considerevole boccata di fumo. Poi, dopo un tempo che a lei sembrò interminabile, rispose: -Penso che uscirò a fare un giro.-
E lasciando la cicca ancora quasi del tutto intonsa nel posacenere, si alzò dalla poltrona e lasciò la stanza.
Pansy restò a fissare l'uscio
dal quale era sparito, delusa da una
risposta
che sapeva non essere quella che
avrebbe voluto sentire. Le labbra, strette in una linea sottile,
tremarono appena per un secondo. Poi lasciò andare i pugni lungo
i fianchi e se ne andò.
*
Hermione chiuse il libro che
reggeva fra le mani. Il rumore della
doccia accesa, di cui immersa nella lettura non si era
accorta, le suggerì che l'amica sarebbe rimasta in bagno ancora a lungo.
Si sollevò, intorpidita, dal letto sul quale era stata stesa un'ora e, appena posò i piedi sul pavimento, si
accorse di averli addormentati. Lanciò un'occhiata fuori dalla
finestra, dove il cielo aveva assunto il tipico colorito indaco serale.
L'orologio segnava ancora le sei e
venti del pomeriggio ed Hermione si chiese come avrebbe potuto
impiegare quell'ora in attesa della cena.
Sollevandosi, recuperò il
mantello appeso all'attaccapanni e sbirciò con
attenzione fuori dalla porta. Cinque minuti dopo attraversò furtivamente il portone della
scuola, allontanandosi dal castello.
L'aria della foresta era umida e odorosa, segno che presto si sarebbe scatenato un temporale. Imboccò il sentiero
che portava al lago e lo percorse canticchiando sottovoce. Quel
luogo sembrava essere situato fuori dal tempo:
le
placide onde della distesa buia avevano il
potere di rilassare chiunque le guardasse, e lei era solita bearsi del
loro ondeggiare ogni qualvolta sentisse il bisogno di rifugiarsi lontano. Non era la prima volta che veniva lì. Da quando
lei ed Harry, insieme a Ron, avevano preso a frequentare la capanna di
Hagrid incuranti delle regole che ne vietavano l'accesso agli
studenti, quello e altri luoghi della foresta proibita avevano perso
l'aura di mistero e terrore di cui erano circondati, e lei aveva
scoperto di trovarvi un posto in cui nascondersi, quando non
voleva
passare il tempo con gli altri. Se non ci si andava di notte, e
non ci si avvicinava ai luoghi più pericolosi e cupi, la
foresta era un luogo perfetto in cui rintanarsi lontani dal
chiasso
e dal lavoro frenetico interni al castello.
Si
specchiò sulla superficie lucida: il nero era talmente
profondo da risultare trasparente come acqua pura. Potè
ammirare il contorno dei suoi vestiti e la forma abboccolata di quasi
tutti i suoi capelli, sebbene i dettagli risultassero ancora confusi.
Per un momento, provò a immaginarsi lì con qualcuno.
Riuscì senza troppa difficoltà a figurarsi un corpo
alto e slanciato
accanto al proprio, con spalle larghe e braccia forti, rassicuranti.
Cercò di dargli un volto, ma lo spazio sopra al collo rimase
vuoto.
Pochi chilometri più
indietro, un piede calciò un sasso che spuntava in mezzo al
sentiero, esattamente lungo la traiettoria del
suo cammino. Un, due tre, quattro piccoli salti dietro l'altro e se ne
fu liberato.
Con una mano spostò
l'intreccio di fogliame che sbarrava l'accesso e lo violò. Non era solito venire
così d'anticipo, abitualmente ci si rifugiava dopo cena
per non doversi
chiudere in Sala Comune con la Casa. Ma la testa aveva iniziato a ronzargli con due ore di anticipo, e la stanza quel
pomeriggio non sembrava adatta a lasciare in pace lui e i suoi
pensieri.
Le mani in tasca, si avvicinò al limitare del prato,
là dove interrompendosi lasciava il posto alla terra nuda e poi
all'abisso. Stava
per sedersi con un tonfo,
quando una presenza al limite del campo visivo attirò immediatamente la sua attenzione,
come una
macchia scura ai margini di uno schermo. Stranito, voltò il
collo, del tutto inabituato a trovare quel posto occupato.
E il fiato gli si strozzò in gola. Proprio la ragazza con cui solo quella mattina si era
impegnato a portare avanti lo scherzo più sporco e crudele della
storia, se ne stava in piedi a un pelo dall'acqua, dondolando
sulle gambe come un fuscello.
Sembrava in tutto e per tutto che ci si stesse specchiando.
Incredulo, non seppe se considerare più inquietante questo o il
fatto che una come lei si trovasse in un posto come quello a quell'ora
della sera.
Considerò alla svelta cosa gli convenisse fare, se andarsene o far finta di nulla, e, alla fine, si mosse.
Prestando attenzione a non farsi scorgere, raggiunse silenziosamente le sue spalle, evitando ogni possibile rumore.
Lei continuava immobile, quasi si
aspettasse
di veder improvvisamente spuntare un mostro a tre teste dal
fondale nascosto. In
realtà, quella che
attendeva era una visione di sicuro meno
orrida e al contempo probabile di questa, e stava già per
rassegnarsi a distogliere lo sguardo, quando, inaspettatamente, un viso
comparve sull'acqua torbida, appena sopra la sua spalla.
Trattenne il fiato, sbarrando gli occhi. Prima
che avesse il tempo di formulare qualsiasi pensiero, una
voce cupa la raggiunse da dietro, vicina all'orecchio.
-Guarda chi si vede.-
Sussultò, voltandosi con un salto.
-Tu!- strillò dopo un primo stupore.
-Sì, io. Vedermi è così sconvolgente?- ghignò.
Draco ci mise esattamente due secondi a giocarsi la carta sorpresa ed Hermione recuperò in un lampo l'abituale controllo.
-Ho creduto di poter restare in pace nel posto più isolato di
tutta Hogwarts. Ma a quanto pare il tuo egocentrismo si espande ovunque!-
Il ragazzo sentì il
sopracciglio tremare nervosamente, ma si conficcò
un'unghia nel palmo della mano.
-Come darti torto- rispose, irriverente. -Senza me
la tua vita è spenta come questa palude abbandonata.
Stamattina il mio incontro è stato il momento più
eccitante della gita, non è così?-
Hermione strinse le labbra, fissandolo con disprezzo. Poi girò
i tacchi e lasciò la riva.
-Non te la prendere- continuò alle sue spalle. -E' un
piacere movimentare le tue tristi giornate. E gli insulti non sono
l'unica
cosa di cui potrei ricoprirti.-
Sbarrò gli occhi fermandosi, incerta su quello che aveva appena sentito.
-Che... che cosa?-
-Sono famoso per avere idee molto interessanti a riguardo.-
Sbigottita, si voltò a guardarlo, incapace di decifrare il senso di quella frase.
-Malfoy, stai delirando?-
Lui ricambiò lo sguardo con espressione fredda e illeggibile
ed Hermione si chiese se quello non fosse per caso uno studente che
aveva rubato dei capelli dalla divisa della serpe, per prenderne le
sembianze e farle uno scherzo. Non era normale.
-Qual è il problema, non sei abituata a sentirti dire
cose simili?- chiese Draco continuando a torturarsi il palmo per reprimere l'arroganza. Poi si lasciò sfuggire un ghigno. -Dovevo immaginarlo.-
-Non credo siano affari che ti riguardano. In ogni caso tu saresti l'ultima persona da cui mi piacerebbe...-
-Calma gli spiriti, non ho alcun bisogno di formulare fantasie erotiche su di te. C'è di meglio.-
Aggrottò la fronte, segretamente indisposta da quell'affermazione.
-Beh, nessuno ti ha invitato e nessuno ti sta trattenendo qui, perchè non vai?-
-Non ci sono ragazze disponibili al momento, e questo è un suolo pubblico.-
Hermione strinse i pugni, trattenendosi dall'inveirgli contro. Poi
scosse la testa e riprese a salire, quando la sua voce
la fermò di nuovo. -E' strano che una come te giri da sola in un posto come questo, i tuoi amici ti hanno forse abbandonata?-
Si voltò.
-Non so cosa tu possa intendere con una come me, ma questo posto lo frequento da un bel pezzo e non mi è mai capitato nulla di spiacevole. Prima d'ora.- sottolineò.
Draco scoppiò in una risata improvvisa, buttando indietro la
testa come se trovasse le sue parole esilaranti.
Lei si chiese se fosse impazzito o avesse in mente qualcosa di losco e
tremendo di cui ancora non si era resa conto, dal momento che sembrava
stesse facendo di tutto per trattenerla lì. Inquieta,
saettò gli occhi fra gli alberi e le fratte scure, stringendosi
le dita sulla tasca nella quale teneva la bacchetta.
-Sei spaventata?- chiese Malfoy accorgendosi del movimento.
Scosse automaticamente la testa, ma se realmente non avesse avuto
nulla da temere probabilmente non gli avrebbe neanche risposto.
Malfoy lasciò andare il palmo
martoriato
dalle unghie. La tensione che lo irrigidiva nei suoi confronti si stava
lentamente affievolendo, e lui si chiese come poter affrontare un
approccio civile con una persona che disprezzava e lo detestava a
sua volta. Aveva creduto che farle qualche provocazione l'avrebbe
smossa - era convinto che nessuno si fosse mai approcciato a lei in
questi termini e che tutta la sua superbia nei confronti delle altre
derivasse in realtà da una segretissima invidia. Ma la ragazza
non sembrava apprezzare sinceramente quel genere di attenzioni, per
quanto strano potesse sembrare.
Pensò che l'unica cosa da fare fosse abbandonare il
sarcasmo
nei suoi confronti, in modo almeno da non indisporla.
Con un enorme sforzo di volontà, cercò di trovare il tono
meno acido e strafottente che avessero le sue corde vocali e, girando
gli occhi sull'acqua scura, disse: -Strano che non ti abbia mai vista prima, non sei l'unica a frequentare questo posto.-
Hermione non rispose.
-Ho creduto di essere l'unico a venirci per molto tempo e invece
guarda un po'- continuò voltandosi con uno strano sorriso.
-Anche la Mezzosangue apprezza gli anfratti oscuri.-
-Non chiamarmi in quel modo- replicò stizzita.
Draco strinse le labbra e le lanciò un'occhiata infuocata.
-Che cosa ci trova una ragazza di Grifondoro in un posto simile?-
chiese riportando gli occhi taglienti sul nero della pozza
d'acqua.
-Quello che ci trova un ragazzo di Serpeverde- rispose lei, -Nè più nè meno.-
Lui meditò in silenzio e si chiese come
fosse possibile. Aveva sempre creduto che uno studente di Grifonpollo o di
Tassotozzo avrebbe evitato come la peste un posto come quello.
-Vediamo- sibilò in tono di sfida senza distogliere gli occhi dall'acqua.
La ragazza si avvicinò nuovamente,
fermandosi appena un po' dietro le sue spalle per non perderlo di vista.
-Calma- rispose. -Calma e pace. Niente che possa distrarre.-
Fece una pausa.
-E tu?-
Draco concentrò lo sguardo su un ramo isolato in mezzo all'acqua, poco distante dalla riva.
-Isolamento e tranquillità. Nessuno con cui dover parlare.- Spostò gli occhi su di lei con una strana espressione nello
sguardo, fissandola senza alcuna apparente emozione, per lo meno non decifrabile.
-Strano che una come te cerchi queste cose.-
Hermione lo guardò senza capire. -Che significa?-
-Sembri decisamente una stupida quando parli a
lezione. Una che ha bisogno dell'ammirazione degli altri per sentirsi
appagata da se stessa. Poi vieni qui e cerchi isolamento dal mondo.-
-Stai forse descrivendo te stesso?- chiese inclinando la testa con sarcasmo.
Lui spalancò gli occhi e sembrò sul punto di scagliarle
addosso uno dei suoi terribili insulti. Ma, inaspettatamente, tornò a ridere, tenendosi una mano sul petto.
Hermione lo squadrò allibita, non capendo come
potesse Malfoy ridere per qualcosa che diceva e non averle ancora
lanciato una fattura da quando era arrivato. Passarono diversi istanti
senza che sapesse cosa aspettarsi, quando lui smise di divertirsi e si accorse del suo sguardo smarrito.
-Non consumarmi, Mezzosangue.-
Hermione trasalì.
-Ti ho detto di...-
-Le tue occhiate a mensa bastano e avanzano.-
Sentì la rabbia salirle alla testa dallo stomaco e, stringendo i
pugni lungo i fianchi, lo guardò un'ultima volta con sprezzo. Poi si
voltò, decisa a non lasciarsi trattenere lì un secondo di
più.
Lui la lasciò andar via senza dire più nulla e, nel
frattempo, si appuntò a mente la prima delle cose
da non fare in sua presenza per il lungo mese successivo: offendere.
Spostò lo sguardo sulla superficie del lago, là dove prima aveva
gli occhi la ragazza, e si affacciò incuriosito su di esso. Ma non vide nulla; solo il suo
riflesso tremolante.
Quando il sole tramontò
dietro ai monti che racchiudevano il castello, Draco rientrò
nella Sala Comune sotteranea, stringendo una
sigaretta ormai quasi del tutto bruciata in mano. Si avvicinò al
basso tavolino dove giaceva il posacenere e ve la spense. Poi si
girò, ma, prima che potesse dirigersi verso le scale, uno scuro ragazzo dagli occhi blu emerse dall'ombra della
sala.
Blaise.
Ringrazio Alice Varn, barbarak e laura_ravenclaw_roccati per
le recensioni, e le ragazze che continuano a inserire la storia fra le
seguite particolarmente. Senza voi non ci sarebbe motivo di pubblicare
:)
Non
ho ancora fissato una scadenza precisa per la pubblicazione dei
capitoli, ma credo che uno o al massimo due a settimana possano andare.
Mando un bacio a tutte e rinvio l'invito a lasciarmi le vostre
impressioni dopo la lettura, sia positive che negative, è
importante! <3
Vale
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