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Autore: vale93    05/03/2014    4 recensioni
«C'era qualcosa di estremamente strano e inquietante nel modo in cui si era comportato Malfoy quel giorno, quasi non fosse stato lui a parlare, ma un ragazzo con le sue sembianze. Rivalutò l'ipotesi di un compagno della serpe imbevuto di polisucco, ma ciò le sembrò ancora più assurdo. Chi mai si sarebbe arrischiato a rubare l'identità al figlio del Mangiamorte più temuto della scuola, e per quale scopo?»
La storia si ambienta durante l'ultimo periodo di apprendistato ad Hogwarts, e non tiene conto degli ultimi avvenimenti riguardanti il viaggio del trio in cerca degli Horcrux nè del fatto che Silente sia stato assassinato. Niente di ciò che avviene nell'ultimo libro ha a che fare con questa fiction, che si propone come uno spaccato sulla vita di due dei più interessanti personaggi della saga, sui quali molti aspetti sono rimasti oscuri.
Sul vero carattere di Draco, sul suo rapporto con gli altri, su quello che può succedere fra due individui ostili nel momento in cui si trovano a interagire in ragione di una scommessa ruota la storia che vi apprestate a leggere, la quale trae il suo titolo dall'omonima canzone di Fabrizio Moro.
Genere: Mistero, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo 2

~~






-Secondo te gli piaccio?-
Hermione distolse gli occhi dalle pagine del libro, posandoli sulla figura sdraiata sul letto. Erano passate circa tre ore da quando erano tornate dal villaggio, ore che avevano trascorso immerse nello studio.
La osservò per qualche istante senza rispondere, un dito infilato fra le pagine ingiallite.
Ginevra Weasley era una ragazza forte e determinata, ma molto diversa da lei. Patita per lo sport, si era presto guadagnata un posto di rilievo nella squadra di Quidditch di Grifondoro e questo l'aveva resa molto popolare fra i ragazzi. Si poteva dire che se li rigirasse fra le mani come calzini, ma non per questo era immune da punti deboli, come tutte le fanciulle. E il suo, il più profondo e radicato dei punti deboli, durava ormai da sei anni.
-Tu che ne pensi?- chiese, poggiandosi paziente allo schienale.
-Ultimamente è strano...-
-Secondo me qualcosa si sta smuovendo- confermò. -Ma non fargli capire che te ne sei accorta.-
Ginny scosse la testa sorridendo -Lo so, lo so. Sii te stessa e resta a vedere.-
Hermione annuì.
-Ha detto Luna che con Cho non parla più...-
Il volto della riccia si contrasse in una smorfia di disappunto, che l'amica non si fece sfuggire. -Non la sopporti proprio, eh?-
-Piano con le parole. Lei non mi sopporta, io non la considero affatto.- rispose seccata.
Ginny sorrise divertita -Era convinta che fra te e Harry ci fosse qualcosa. Assurdo!-
-Vede cose che non esistono- tagliò corto.
La rossa non rispose e tornò a fissare il soffitto con un sospiro.
-Dunque pensi che ci siano delle possibilità.- 
Hermione le lanciò un'occhiata penetrante. -Buone probabilità. Ma adesso smettila di pensarci o sarò costretta a ripeterti discorsi già fatti.-
Ginny annuì ridacchiando, e dondolò il piede poggiato sul ginocchio con insperato buonumore.
Scosse la testa e tornò ad aprire il libro sul davanzale. Ma, dopo neanche tre righe, i suoi occhi si alzarono sui vetri della torre, posandosi sulle fronde degli alberi sottostanti. I suoi pensieri si avvolsero incontrollati attorno a un ricordo lontano nel tempo, che come un fulmine spuntò nella sua mente distratta. Il volto di Viktor Krum la fissò inespressivo dai recessi della memoria, i contorni incerti e i lineamenti confusi. Restò immobile con gli occhi fissi su quell'immagine per un tempo indefinito, mentre innumerevoli altri pensieri si mischiavano a essa dissipandola.
S
ilenziosamente, un lungo sospiro le gonfiò il petto e le spalle, uscendo dalle sue labbra senza che lei se ne rendesse conto.

Nei sotterranei adombrati, un viso pallido sprofondò il fondoschiena su una poltrona di pelle verde, le gambe accavallate sul bordo di un tavolino. In quello stesso momento, la porta di una delle due scalinate si aprì e una piccola ragazzetta mora fece capolino dall'uscio.
Indubbiamente si trattava di una creatura assai bella, gli occhi scuri e vispi come quelli di una civetta e un caschetto di finissimi capelli neri come la pece. Appena lo vide, le sue pupille si accesero di entusiasmo e, con un sorriso smaliziato, si avvicinò alle sue spalle.
-Ciao- soffiò, tentando di sederglisi sopra, ma lui la scostò in fretta. -Non ora, Pansy.-
Stupita, si fermò a mezz'aria. Si raddrizzò lentamente, fissandolo indecifrabile.
Draco la ignorò con inconsapevole impertinenza, accendendosi una sigaretta in bocca.
Continò a osservarlo, evidentemente non intenzionata ad andarsene per lasciarlo solo. Nei suoi occhi si leggeva una tale intensità che a nessuno sarebbe sfuggito quello che stava pensando. Ma lui non sembrava farci caso.
-Chi è?-
Il ragazzo girò gli occhi e inarcò un sopracciglio. -Scusa?-
Pansy tirò un respiro.
-La ragazza che ti piace adesso.-
La fissò apatico. Poi rise. -Non ce n'è nessuna. Sto solo pensando.-
Il viso della giovane sembrò rilassarsi, se non per rabbuiarsi un istante più tardi sotto il peso di una nuova preoccupazione.
-Qual è il problema, allora?-
Il ragazzo tacque, aspirando una considerevole boccata di fumo. Poi, dopo un tempo che a lei sembrò interminabile, rispose: -Penso che uscirò a fare un giro.-
E lasciando la cicca ancora quasi del tutto intonsa nel posacenere, si alzò dalla poltrona e lasciò la stanza.
Pansy restò a fissare l'uscio dal quale era sparito, delusa da una risposta che sapeva non essere quella che avrebbe voluto sentire. Le labbra, strette in una linea sottile, tremarono appena per un secondo. Poi lasciò andare i pugni lungo i fianchi e se ne andò.

*


Hermione chiuse il libro che reggeva fra le mani. Il rumore della doccia accesa, di cui immersa nella lettura non si era accorta, le suggerì che l'amica sarebbe rimasta in bagno ancora a lungo. Si sollevò, intorpidita, dal letto sul quale era stata stesa un'ora e, appena posò i piedi sul pavimento, si accorse di averli addormentati. Lanciò un'occhiata fuori dalla finestra, dove il cielo aveva assunto il tipico colorito indaco serale.
L'orologio segnava ancora le sei e venti del pomeriggio ed Hermione si chiese come avrebbe potuto impiegare quell'ora in attesa della cena.
Sollevandosi, recuperò il mantello appeso all'attaccapanni e sbirciò con attenzione fuori dalla porta. Cinque minuti dopo attraversò furtivamente il portone della scuola, allontanandosi dal castello.
L'aria della foresta era umida e odorosa, segno che presto si sarebbe scatenato un temporale. Imboccò il sentiero che portava al lago e lo percorse canticchiando sottovoce. Quel luogo sembrava essere situato fuori dal tempo: le placide onde della distesa buia avevano il potere di rilassare chiunque le guardasse, e lei era solita bearsi del loro ondeggiare ogni qualvolta sentisse il bisogno di rifugiarsi lontano. Non era la prima volta che veniva lì. Da quando lei ed Harry, insieme a Ron, avevano preso a frequentare la capanna di Hagrid incuranti delle regole che ne vietavano l'accesso agli studenti, quello e altri luoghi della foresta proibita avevano perso l'aura di mistero e terrore di cui erano circondati, e lei aveva scoperto di trovarvi un posto in cui nascondersi, quando non voleva passare il tempo con gli altri. Se non ci si andava di notte, e non ci si avvicinava ai luoghi più pericolosi e cupi, la foresta era un luogo perfetto in cui rintanarsi lontani dal chiasso e dal lavoro frenetico interni al castello. 
Si specchiò sulla superficie lucida: il nero era talmente profondo da risultare trasparente come acqua pura. Potè ammirare il contorno dei suoi vestiti e la forma abboccolata di quasi tutti i suoi capelli, sebbene i dettagli risultassero ancora confusi.
Per un momento, provò a immaginarsi lì con qualcuno. Riuscì senza troppa difficoltà a figurarsi un corpo alto e slanciato accanto al proprio, con spalle larghe e braccia forti, rassicuranti. Cercò di dargli un volto, ma lo spazio sopra al collo rimase vuoto.
Pochi chilometri più indietro, un piede calciò un sasso che spuntava in mezzo al sentiero, esattamente lungo la traiettoria del suo cammino. Un, due tre, quattro piccoli salti dietro l'altro e se ne fu liberato.
Con una mano spostò l'intreccio di fogliame che sbarrava l'accesso e lo violò. Non era solito venire così d'anticipo, abitualmente ci si rifugiava dopo cena per non doversi chiudere in Sala Comune con la Casa. Ma la testa aveva iniziato a ronzargli con due ore di anticipo, e la stanza quel pomeriggio non sembrava adatta a lasciare in pace lui e i suoi pensieri.
Le mani in tasca, si avvicinò al limitare del prato, là dove interrompendosi lasciava il posto alla terra nuda e poi all'abisso. Stava per sedersi con un tonfo, quando una presenza al limite del campo visivo attirò immediatamente la sua attenzione, come una macchia scura ai margini di uno schermo. Stranito, voltò il collo, del tutto inabituato a trovare quel posto occupato.
E il fiato gli si strozzò in gola
. Proprio la ragazza con cui solo quella mattina si era impegnato a portare avanti lo scherzo più sporco e crudele della storia, se ne stava in piedi a un pelo dall'acqua, dondolando sulle gambe come un fuscello.
Sembrava in tutto e per tutto che ci si stesse specchiando.
Incredulo, non seppe se considerare più inquietante questo o il fatto che una come lei si trovasse in un posto come quello a quell'ora della sera.
Considerò alla svelta cosa gli convenisse fare, se andarsene o far finta di nulla, e, alla fine, si mosse.
Prestando attenzione a non farsi scorgere, raggiunse silenziosamente le sue spalle, evitando ogni possibile rumore.
Lei continuava immobile, quasi si aspettasse di veder improvvisamente spuntare un mostro a tre teste dal fondale nascosto. In realtà, quella che attendeva era una visione di sicuro meno orrida e al contempo probabile di questa, e stava già per rassegnarsi a distogliere lo sguardo, quando, inaspettatamente, un viso comparve sull'acqua torbida, appena sopra la sua spalla.
Trattenne il fiato, sbarrando gli occhi. Prima che avesse il tempo di formulare qualsiasi pensiero, una voce cupa la raggiunse da dietro, vicina all'orecchio.
-Guarda chi si vede.- 
Sussultò, voltandosi con un salto.
-Tu!- strillò dopo un primo stupore.
-Sì, io. Vedermi è così sconvolgente?- ghignò.
Draco ci mise esattamente due secondi a giocarsi la carta sorpresa ed Hermione recuperò in un lampo l'abituale controllo.
-Ho creduto di poter restare in pace nel posto più isolato di tutta Hogwarts. Ma a quanto pare il tuo egocentrismo si espande ovunque!-
Il ragazzo sentì il sopracciglio tremare nervosamente, ma si conficcò un'unghia nel palmo della mano.
-Come darti torto- rispose, irriverente. -Senza me la tua vita è spenta come questa palude abbandonata. Stamattina il mio incontro è stato il momento più eccitante della gita, non è così?-
Hermione strinse le labbra, fissandolo con disprezzo. Poi girò i tacchi e lasciò la riva.
-Non te la prendere- continuò alle sue spalle. -E' un piacere movimentare le tue tristi giornate. E gli insulti non sono l'unica cosa di cui potrei ricoprirti.-
Sbarrò gli occhi fermandosi, incerta su quello che aveva appena sentito.
-Che... che cosa?-
-Sono famoso per avere idee molto interessanti a riguardo.-
Sbigottita, si voltò a guardarlo, incapace di decifrare il senso di quella frase.
-Malfoy, stai delirando?-
Lui ricambiò lo sguardo con espressione fredda e illeggibile ed Hermione si chiese se quello non fosse per caso uno studente che aveva rubato dei capelli dalla divisa della serpe, per prenderne le sembianze e farle uno scherzo. Non era normale.
-Qual è il problema, non sei abituata a sentirti dire cose simili?- chiese Draco continuando a torturarsi il palmo per reprimere l'arroganza. Poi si lasciò sfuggire un ghigno. -Dovevo immaginarlo.-
-Non credo siano affari che ti riguardano. In ogni caso tu saresti l'ultima persona da cui mi piacerebbe...-
-Calma gli spiriti, non ho alcun bisogno di formulare fantasie erotiche su di te. C'è di meglio.-
Aggrottò la fronte, segretamente indisposta da quell'affermazione.
-Beh, nessuno ti ha invitato e nessuno ti sta trattenendo qui, perchè non vai?-
-Non ci sono ragazze disponibili al momento, e questo è un suolo pubblico.-
Hermione strinse i pugni, trattenendosi dall'inveirgli contro. Poi scosse la testa e riprese a salire, quando la sua voce la fermò di nuovo. -E' strano che una come te giri da sola in un posto come questo, i tuoi amici ti hanno forse abbandonata?-
Si voltò.
-Non so cosa tu possa intendere con una come me, ma questo posto lo frequento da un bel pezzo e non mi è mai capitato nulla di spiacevole. Prima d'ora.- sottolineò.

Draco scoppiò in una risata improvvisa, buttando indietro la testa come se trovasse le sue parole esilaranti.
Lei si chiese se fosse impazzito o avesse in mente qualcosa di losco e tremendo di cui ancora non si era resa conto, dal momento che sembrava stesse facendo di tutto per trattenerla lì. Inquieta, saettò gli occhi fra gli alberi e le fratte scure, stringendosi le dita sulla tasca nella quale teneva la bacchetta.
-Sei spaventata?- chiese Malfoy accorgendosi del movimento.
Scosse automaticamente la testa, ma se realmente non avesse avuto nulla da temere probabilmente non gli avrebbe neanche risposto.
Malfoy lasciò andare il palmo martoriato dalle unghie. La tensione che lo irrigidiva nei suoi confronti si stava lentamente affievolendo, e lui si chiese come poter affrontare un approccio civile con una persona che disprezzava e lo detestava a sua volta. Aveva creduto che farle qualche provocazione l'avrebbe smossa - era convinto che nessuno si fosse mai approcciato a lei in questi termini e che tutta la sua superbia nei confronti delle altre derivasse in realtà da una segretissima invidia. Ma la ragazza non sembrava apprezzare sinceramente quel genere di attenzioni, per quanto strano potesse sembrare.
Pensò che l'unica cosa da fare fosse abbandonare il sarcasmo nei suoi confronti, in modo almeno da non indisporla.
Con un enorme sforzo di volontà, cercò di trovare il tono meno acido e strafottente che avessero le sue corde vocali e, girando gli occhi sull'acqua scura, disse: -Strano che non ti abbia mai vista prima, non sei l'unica a frequentare questo posto.-
Hermione non rispose.
-Ho creduto di essere l'unico a venirci per molto tempo e invece guarda un po'- continuò voltandosi con uno strano sorriso. -Anche la Mezzosangue apprezza gli anfratti oscuri.-
-Non chiamarmi in quel modo- replicò stizzita.
Draco strinse le labbra e le lanciò un'occhiata infuocata.
-Che cosa ci trova una ragazza di Grifondoro in un posto simile?- chiese riportando gli occhi taglienti sul nero della pozza d'acqua.

-Quello che ci trova un ragazzo di Serpeverde- rispose lei, -Nè più nè meno.-
Lui meditò in silenzio e si chiese come fosse possibile. Aveva sempre creduto che uno studente di Grifonpollo o di Tassotozzo avrebbe evitato come la peste un posto come quello.
-Vediamo- sibilò in tono di sfida senza distogliere gli occhi dall'acqua.
La ragazza si avvicinò nuovamente, fermandosi appena un po' dietro le sue spalle per non perderlo di vista.
-Calma- rispose. -Calma e pace. Niente che possa distrarre.-
Fece una pausa.
-E tu?-
Draco concentrò lo sguardo su un ramo isolato in mezzo all'acqua, poco distante dalla riva.
-Isolamento e tranquillità. Nessuno con cui dover parlare.- Spostò gli occhi su di lei con una strana espressione nello sguardo, fissandola senza alcuna apparente emozione, per lo meno non decifrabile.
-Strano che una come te cerchi queste cose.-
Hermione lo guardò senza capire. -Che significa?-
-Sembri decisamente una stupida quando parli a lezione. Una che ha bisogno dell'ammirazione degli altri per sentirsi appagata da se stessa. Poi vieni qui e cerchi isolamento dal mondo.-
-Stai forse descrivendo te stesso?- chiese inclinando la testa con sarcasmo.
Lui spalancò gli occhi e sembrò sul punto di scagliarle addosso uno dei suoi terribili insulti. Ma, inaspettatamente, tornò a ridere, tenendosi una mano sul petto.
Hermione lo squadrò allibita, non capendo come potesse Malfoy ridere per qualcosa che diceva e non averle ancora lanciato una fattura da quando era arrivato. Passarono diversi istanti senza che sapesse cosa aspettarsi, quando lui smise di divertirsi e si accorse del suo sguardo smarrito.
-Non consumarmi, Mezzosangue.-
Hermione trasalì.
-Ti ho detto di...-
-Le tue occhiate a mensa bastano e avanzano.-
Sentì la rabbia salirle alla testa dallo stomaco e, stringendo i pugni lungo i fianchi, lo guardò un'ultima volta con sprezzo. Poi si voltò, decisa a non lasciarsi trattenere lì un secondo di più.
Lui la lasciò andar via senza dire più nulla e, nel frattempo, si appuntò a mente la prima delle cose da non fare in sua presenza per il lungo mese successivo: offendere.
Spostò lo sguardo sulla superficie del lago, là dove prima aveva gli occhi la ragazza, e si affacciò incuriosito su di esso. Ma non vide nulla; solo il suo riflesso tremolante.

Quando il sole tramontò dietro ai monti che racchiudevano il castello, Draco rientrò nella Sala Comune sotteranea, stringendo una sigaretta ormai quasi del tutto bruciata in mano. Si avvicinò al basso tavolino dove giaceva il posacenere e ve la spense. Poi si girò, ma, prima che potesse dirigersi verso le scale, uno scuro ragazzo dagli occhi blu emerse dall'ombra della sala.
Blaise.






Ringrazio Alice Varn, barbarak e laura_ravenclaw_roccati per le recensioni, e le ragazze che continuano a inserire la storia fra le seguite particolarmente. Senza voi non ci sarebbe motivo di pubblicare :)
Non ho ancora fissato una scadenza precisa per la pubblicazione dei capitoli, ma credo che uno o al massimo due a settimana possano andare. Mando un bacio a tutte e rinvio l'invito a lasciarmi le vostre impressioni dopo la lettura, sia positive che negative, è importante! <3

Vale
   
 
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