Capitolo Due – 2 maggio 1998
Whiskey Incendiario
Harry non poteva credere alle
proprie orecchie. Remus non aveva mai – mai – accennato di avere un padre e
ora eccolo là, in piedi davanti a lui. Aveva la stessa espressione
rassicurante del figlio, che ormai giaceva rigido nella camera ardente.
Andromeda aveva perso la sua
compostezza e guardava Lyall Lupin a occhi sgranati. Evidentemente,
neanche lei sapeva della sua esistenza.
“Signor Lupin, ci vediamo più
tardi” salutò la McGranitt dopo aver fatto le presentazioni. “Temo di
avere troppe faccende di cui occuparmi per potermi trattenere ancora. È
stato un piacere conoscerla.”
Mentre la professoressa
rientrava, Lyall si avvicinò ad Andromeda con un sorriso incerto,
allungando una mano per carezzare Teddy, che vagì soddisfatto.
“È bellissimo” mormorò, commosso.
All’improvviso, i capelli
azzurri del neonato divennero viola e Lyall ritrasse la mano, sorpreso.
“Già compie magie accidentali?”
chiese con stupore.
“È un Metamorfomagus, come mia
figlia” spiegò Andromeda con una nota d’orgoglio.
Lyall sembrava estasiato.
“Un Metamorfomagus!”
Andromeda annuì e fece un
respiro profondo.
“Vuole prenderlo in braccio?”
Harry capì che le stava costando
molto fare quell’offerta, ma era chiaro che Lyall morisse dalla voglia
di tenere il nipote.
L’uomo lo cullò tra le braccia
con un sorriso incredulo. Cominciò a canticchiare a mezza bocca una
ninna nanna babbana e Harry rimase di stucco quando Andromeda si unì al
padre di Remus. All’improvviso si sentì a disagio, come se stesse
assistendo a qualcosa di intimo e privato.
“Ted la cantava sempre” mormorò
la donna quando la canzoncina terminò.
“Immagino che sia un Babbano
come la mia Hope, allora, oppure un Nato Babbano.”
“Era” lo corresse istintivamente
Andromeda. Per la prima volta, Harry ebbe l’impressione che avesse la
voce incrinata. “È stato ucciso qualche mese fa.”
“Mi dispiace” le disse Lyall,
sincero.
“Abbiamo perso tutti qualcuno”
tagliò corto lei, cercando di ritrovare un certo contegno.
Lyall annuì, il volto contratto.
“Immagino che dobbiamo ringraziare questo ragazzo, se ora è tutto
finito” commentò poi, guardando Harry con gentilezza. “Assomigli tanto
a tuo padre. Voleva… voleva molto bene a mio figlio” aggiunse con voce
rotta. “Ogni tanto è venuto a trovarlo a casa, durante l’estate. Gli
ultimi anni di scuola lui e i suoi amici insistevano per venire a
fargli compagnia proprio quando c’era la luna piena, ci credi?”
Harry non riusciva a trovare le
parole giuste da dire. Pensare alla gioventù di Remus era terribilmente
doloroso.
“Sa… sa che Sirius era cugino
della Signora Tonks?” buttò lì.
“Davvero?”
Lei annuì. “Da nubile ero
Andromeda Black.”
“Quei due sono stati la cosa
migliore mai capitata al mio Remus” sostenne Lyall. “Prima… prima di
Ninfadora e Teddy, s’intende…”
Silenziose lacrime cominciarono
a scorrergli sulle guance, così Andromeda si apprestò a riprendere in
braccio il nipote.
“Credo… forse dovrei vedere
Remus…”
Harry deglutì, capendo cosa
fosse necessario fare.
“La accompagnerò io, Signor
Lupin.”
“Io… sì, grazie, Harry.”
Il ragazzo fece un sorriso
tirato in risposta. In realtà non aveva alcuna voglia di entrare nella
camera ardente, ma sapeva di non avere molta scelta. Per un attimo fu
grato di non aver ancora mangiato.
Mentre si stavano separando da
Andromeda, tre figure bionde comparvero nell’atrio.
“Meda…”
Andromeda si girò di scatto
verso la sorella, dando le spalle a Harry e Lyall. Rimase immobile a
fissarla per qualche secondo, quindi entrò nella Sala Grande senza dire
una parola.
Calò il silenzio tra Harry e i
Malfoy, mentre Lyall li osservava perplesso.
Draco guardava ostinato il
pavimento e Lucius lasciava vagare lo sguardo, ma Narcissa fissava
Harry con disprezzo.
“Andiamo” disse infine a marito
e figlio, senza staccare gli occhi dal ragazzo. Lucius si apprestò a
seguirla, a disagio, ma Draco esitò e fece un respiro profondo.
“Mi… mi hai salvato la vita,
Potter” disse a bassa voce, gli occhi ancora puntati per terra. “Due
volte” aggiunse in un sussurro.
Harry lo guardò stupito. Non si
aspettava che Malfoy l’avrebbe ringraziato, seppur a modo suo.
“Non mi devi nulla. Tua madre ha
già saldato ogni debito.”
Draco alzò la testa, guardando
perplesso ora Harry, ora la madre. Lucius deglutì.
“Mi chiedo perché non hai ancora
raccontato a tuo figlio del gesto più eroico che tu abbia mai compiuto”
disse Harry, rivolgendosi alla donna.
Dal volto di Narcissa trapelò
stupore, presto sostituito da un’espressione altezzosa.
“Non illuderti che l’abbia fatto
per te, Potter” disse con astio.
“L’hai fatto per amore. E questo
mi basta.”
Lei lo scrutò con rabbia, come
se si fosse sentita oltraggiata da quella specie di complimento.
“Andiamo” intimò un attimo dopo ai suoi uomini, che si apprestarono a
seguirla.
All’improvviso Harry si ricordò
di un’ultima faccenda da risolvere.
“Malfoy” chiamò.
Si girarono tutti e tre e Harry
fissò Draco. Nonostante sembrasse ancora a disagio, Malfoy annuì per
fargli capire che stava ascoltando.
Harry si limitò a estrarre la
bacchetta di biancospino dalla tasca del mantello e a porgergliela.
“A me non serve più.”
Malfoy prese la sua bacchetta,
sorpreso e riconoscente. Fece a Harry un piccolo cenno di
ringraziamento, poi seguì i genitori verso il punto dove fino al giorno
prima si trovava il portone di quercia dell’ingresso e scomparve nel
parco.
Harry si scusò con Lyall per
l’inatteso intramezzo, quindi lo guidò verso la camera ardente.
“Così, questi sono i Malfoy”
commentò l’uomo. “Credevo fossero dalla parte di Tu-sai-chi.”
“È una lunga storia” si limitò a
dire Harry, che non era affatto in vena di entrare in dettagliate
spiegazioni.
“Perché la Signora Tonks ha
reagito così?”
Harry sospirò.
“Narcissa Malfoy è sua sorella.
Andromeda si è allontanata dalla famiglia molti anni fa. E… avevano
un’altra sorella. Bellatrix Lestrange.”
“I Tonks sono imparentati con i
Lestrange?” esclamò Lyall. Anche quello era un cognome tristemente
conosciuto. Poi sembrò realizzare qualcosa. “Aspetta… non è stata lei a
uccidere Sirius?”
“Sì.”
“Ma era suo cugino!” s’indignò
Lyall.
“Ha ucciso anche Tonks…
Ninfadora” mormorò il ragazzo.
Lyall lo guardò basito.
Fortunatamente Harry scampò il
compito di aggiungere altro, perché ormai erano arrivati davanti alla
porta della camera ardente.
Quando si fermarono, il padre di
Remus fece un profondo respiro e abbassò la maniglia.
Harry sentì un enorme peso
opprimergli il petto, entrando nella stanza. Per terra c’erano svariate
file di bare in legno contenenti i corpi dei caduti. Cercò di non
posare lo sguardo su nessun altro, mentre si dirigeva verso l’angolo
dove si trovavano Fred, Tonks e Remus. Accanto al corpo del gemello
sedevano in silenzio George, Arthur e Percy. Quando li sentirono
arrivare alzarono lo sguardo e fecero un piccolo cenno di saluto a
Harry, che ricambiò. Lacrime pungenti gli infastidirono gli occhi alla
vista dei suoi amici defunti. Il dolore era intollerabile, dilaniante.
Lyall si accasciò a fianco a
Remus, stringendogli la mano in preda al pianto. Harry deglutì
immaginando quanto dovesse essere fredda al tatto. Rimase immobile ad
assistere alla disperazione dell’uomo e quasi non si rese conto delle
lacrime salate che solcavano le proprie guance.
Dopo minuti che parvero ore,
Lyall, terribilmente scosso, posò un bacio sulla fronte del figlio e si
rialzò.
“È lei?” domandò quindi con voce
tremante, indicando Tonks.
Harry confermò, realizzando solo
in quel momento perché Lyall si fosse sorpreso del fatto che Teddy era
un Metamorfomagus: non aveva mai visto Tonks prima d’ora. Un senso di
profondo scoramento lo invase, mentre osservava Lyall posare un bacio
anche sulla fronte dell’Auror. Era orribile pensare che quello sarebbe
stato l’unico ricordo che Lyall avrebbe avuto di lei.
Mentre uscivano, cercò con gli
occhi il volto di Colin. Tornò con la mente a quella mattina, quando
Dennis era arrivato a Hogwarts e aveva salutato Harry come un eroe,
mentre la madre l’aveva guardato con distacco. Harry aveva avuto la
sensazione che tutto ciò che lei vedesse in lui fosse la causa della
morte del figlio maggiore, ma non poteva biasimarla, perché immaginava
che il suo nome dovesse essere uscito fuori spesso nei racconti dei
fratelli Canon. Probabilmente la madre, una Babbana, non sarebbe mai
riuscita a capire fino in fondo il perché del coinvolgimento del figlio
in quella guerra, anche se Harry sapeva che la McGranitt stessa aveva
tentato di spiegarle le motivazioni di Colin.
Harry uscì dalla camera ardente
devastato e provò un enorme sollievo quando vide arrivare Ron e
Hermione.
Lei notò subito il suo stato
d’animo e lo abbracciò di slancio, stringendolo forte. Anche se era un
po’ imbarazzato da quell’irruenza, Harry ricambiò la stretta, grato.
Solo quando si separarono si
ricordò della presenza di Lyall.
“Signor Lupin, loro sono i miei
amici Ron Weasley e Hermione Granger. E lui è Lyall Lupin, il papà di
Remus.” I ragazzi lo fissarono stupiti. “È venuto a conoscere Teddy.”
“Teddy è qui?” domandò Hermione,
illuminandosi.
Harry annuì. “È in Sala Grande
con Andromeda.”
“E io farò bene a tornare da mio
nipote” disse Lyall con un sorriso mesto. “Grazie di tutto, Harry. Ron,
Hermione.”
Si congedò con cenno di saluto,
prima di avviarsi verso l’ingresso della Sala.
“Il padre di Remus?” chiese subito Ron.
“In carne e ossa” confermò
Harry. “Non ne sapevo niente neanche io. Immagino non si vedessero
molto. Non… non aveva mai visto Tonks” aggiunse in un sussurro.
Hermione si portò una mano alla bocca, inorridita.
“Sembra un tipo a posto, però…”
commentò Ron.
“Anche a me. Forse Remus non
voleva essere un peso per lui” ipotizzò Harry con voce triste.
“Be’, sono contenta che almeno
potrà veder crescere suo nipote” disse Hermione. “Vorrei tanto
conoscerlo anche io, però. Andiamo in Sala Grande?”
“A proposito, com’è la
situazione, dentro?” domandò Ron.
“C’è una marea di gente.”
“E immagino che il tuo ingresso
passerà del tutto inosservato” scherzò Ron.
“Già, continuano a ignorarmi”
ironizzò Harry. Poi tornò serio. “Sentite, prima di rientrare… vi
andrebbe di aiutarmi a fare una cosa?”
Gli occhi di Harry erano rivolti
in particolare a Ron. Sapeva di stargli chiedendo di rimanere ancora
lontano da buona parte della sua famiglia, ma sentiva davvero il
bisogno di mettere in pratica l’idea che gli ronzava in testa da quando
aveva posato gli occhi su Colin.
Annuirono entrambi, proprio come
sperava.
“Vorrei ringraziare l’ES”
spiegò. “Potreste radunarli e portarli davanti alle cucine?”
“Alle cucine?” chiese Hermione,
sorpresa e sospettosa. “Non vorrai mettere gli elfi domestici a
lavorare!”
“Certo che no, Hermione” ribatté
Harry, tralasciando il fatto che qualche ora prima aveva chiamato
Kreacher con quel preciso scopo.
“Be’, magari hanno qualche
avanzo, no?” chiese speranzoso Ron. Hermione lo fulminò con lo sguardo
e Harry non poté fare a meno di sorridere.
Harry individuò la solita natura
morta e stuzzicò la grossa pera verde fino a quando non si trasformò in
una maniglia, quindi entrò nelle cucine. Erano decisamente malridotte,
ma ogni cosa era già tornata al suo posto.
“Padron Harry!” gridò Kreacher,
precipitandosi ad accoglierlo. Gli altri elfi domestici, intenti a
lavorare, furono distratti dall’esclamazione di Kreacher. Appena
riconobbero Harry lasciarono le loro occupazioni e si avvicinarono a
lui, inchinandosi commossi.
“Il Salvatore è venuto a
trovarci!” disse qualcuno, grato.
“Cosa possiamo fare per lui?”
chiesero altri.
Harry sorrise imbarazzato
davanti a quelle manifestazioni d’affetto e cercò di far rimettere in
piedi gli elfi più vicini, che si erano inchinati fino a sfiorare il
pavimento con il naso.
“Vi prego, non serve che vi
inchiniate. Non volevo disturbarvi.”
“Nessun disturbo, Harry Potter!”
“Io… sono venuto a ringraziarvi
per aver combattuto con noi e a porgervi le mie condoglianze per gli… amici che avete perso.”
“A noi bastava che ha mandato il
suo elfo a ringraziarci, ma Harry Potter è sceso da noi di persona!”
esclamò un’elfa, scoppiando in lacrime.
Poi Kreacher afferrò Harry per
una mano e lo portò in fondo all’enorme cucina. Lì giacevano alcune
piccole figure, coperte da lembi di stoffa puliti molto simili alle
tuniche degli elfi domestici. Harry sentì gli occhi diventare lucidi
mentre guardava quei piccoli sudari, che sembravano nascondere bambini.
“Chiederò alla professoressa
McGranitt di farli seppellire vicino alla tomba di Silente” garantì ad
alta voce.
Gli elfi si prodigarono in
ringraziamenti, increduli ed entusiasti per quell’onore inaudito.
“Prenda qualcosa da mangiare,
Padron Harry” gli raccomandò Kreacher, quando si furono allontanati da
quei corpicini senza vita. “La professoressa McGranitt ha detto che non
dovevamo sentirci obbligati a preparare qualcosa, ma noi ha deciso di
fare da mangiare per i nostri ospiti!”
“Allora mangerò dopo con gli
altri, Kreacher. Ti ringrazio.”
“Come lei desidera, Padrone.”
“Harry…”
Lui si voltò, riconoscendo la
voce di Hermione, che lo guardava con un sorriso gentile, un po’
commossa. Il ragazzo si chiese da quanto lo stesse osservando.
“Signorina Hermione!” la salutò
Kreacher con calore. “Che piacere rivederla!”
“Il piacere è mio, Kreacher.
Grazie per aver combattuto al nostro fianco. Siete stati molto
coraggiosi.” Poi si rivolse a Harry. “Ci siamo tutti” gli disse con
dolcezza. “Ho immaginato che ti avrei trovato qui dentro.”
Harry annuì.
“Kreacher, potremmo avere del
Whiskey Incendiario, per favore? Hermione, tu invece puoi procurare un
po’ di bicchieri, per piacere?”
Entrambi si apprestarono a
esaudire la richiesta. Hermione fece levitare dei calici mentre Harry
prendeva due bottiglie dalle mani di Kreacher.
Uscirono dalle cucine
ringraziando a loro volta e quando furono nel corridoio Harry si trovò
davanti a una piccola folla, disposta a formare un cerchio disordinato.
I suoi occhi si posarono subito
su George e i suoi vicini, Lee e Ron. Ginny era accanto al fratello più
piccolo e a fianco a lei c’erano Neville, Luna e Dean. Seamus era
vicino al suo migliore amico e sosteneva una pallidissima Lavanda, al
cui fianco si trovavano Calì e la gemella Padma. Vicino a lei c’erano
gli altri Corvonero: Anthony Goldstein e Terry Steeval, Micheal Corner
e Cho Chang. A seguire venivano i quattro Tassorosso: Ernie, Justin,
Susan e Hannah, che aveva avvolto un braccio sulle spalle del piccolo
Dennis. Infine, gli occhi di Harry scivolarono sulle sue vecchie
compagne di squadra, Katie, Alicia e Angelina, che stava vicino a Lee e
George. Harry era contento che a loro si fosse unito anche Oliver,
nonostante non fosse mai stato un membro dell’ES.
Li salutò intimorito e
orgoglioso al tempo stesso, quindi fece cenno a Hermione di distribuire
i bicchieri e passò a versare del Whiskey in ognuno di questi. Quando
tutti ebbero il calice pieno, lui e Hermione si fecero spazio tra Ron e
Ginny e Harry si schiarì la gola.
“Ecco, sapete che non sono molto
bravo con i discorsi… però vi ho chiesto di trovarci qui perché, be’,
non potevo vedervi tornare a casa prima di… di dirvi grazie. Grazie per aver creduto in
me, anche quando tutti dicevano che ero un bugiardo e un pazzo. Grazie
per avermi dato fiducia e avermi permesso di insegnarvi qualcosa,
quando non avevo nessuna qualifica per farlo. Grazie per l’impegno che
ci avete messo nell’ascoltare tutto quello che vi dicevo, senza se e
senza ma.”
Harry fece una pausa e i suoi
occhi indugiarono su Neville, Ginny e Luna.
“Grazie per esservi riuniti e
aver continuato a resistere, quest’anno, nonostante tutto quello che vi
è costato. Sono stato… sono stato orgoglioso e sorpreso di scoprire che
eravate tutti qui ad aspettarci, pronti a combattere non appena io ve
lo avessi chiesto. O forse dovrei dire… nonostante io non ve l’abbia
chiesto.”
Harry guardò Neville e ricambiò
il suo sorriso sornione.
“Grazie, per avermi fatto più
volte capire che non dovevo fare tutto da solo. Senza di voi questa
vittoria non sarebbe mai stata possibile. È stato… mi sono commosso
quando… quando avete deciso di combattere, di rischiare la vita pur di
non consegnarmi, e ancora di più quando avete continuato a combattere
anche se eravate convinti che fossi morto, che fosse finita…”
Sentì la mano di Ginny stringere
la propria, mentre gli occhi gli si inumidivano.
“Vedete, io tante volte mi sono
odiato e mi sono sentito – mi sento
– in colpa per chi è morto a causa mia, ma solo adesso ho capito che
non è mai stato davvero per me,
cioè, sì, anche, ma il motivo per cui tanti hanno combattuto e sono
morti era perché credevano che un mondo migliore fosse possibile, fosse
giusto. A volte mi sono
comportato come se fosse solo la mia
battaglia. Be’, per certi versi lo era, però troppo spesso ho
dimenticato che non ero l’unico ad aver perso qualcosa, qualcuno, per colpa di Voldemort…”
Incrociò gli sguardi duri e
orgogliosi di Neville, Susan, Hannah.
“A volte ho dimenticato che non
ero l’unico a desiderare la sua sconfitta, non ero l’unico disposto a
rischiare la vita per vedere la fine della guerra, né l’unico convinto
che potessimo farcela, che c’era ancora speranza. Offenderei la memoria
dei nostri defunti dicendo che sono morti per me, quando è per il bene di
tutti noi, di tutto il mondo magico e non, che hanno combattuto, è per
quello che si sono sacrificati. Quindi… vi ho chiesto di venire anche
per rendervi, per renderci
onore, perché la verità è che… è che siamo solo una banda di ragazzini,
ma abbiamo combattuto con il coraggio e la convinzione di un veterano e
siamo riusciti là dove adulti molto più in gamba di noi hanno fallito.
Io… non c’è Auror che avrei voluto al mio fianco al vostro posto, e vi
prometto che farò in modo che tutti sappiano che senza di voi non
saremmo qui a festeggiare questa vittoria. Farò in modo che quando le
persone sentiranno il vostro nome, sappiano di avere davanti un eroe,
sappiano che se sono ancora vivi, probabilmente è proprio grazie a voi.”
Li guardò tutti, uno per uno, e
si riempì il cuore dei loro sguardi audaci, fieri o commossi.
“Ma non è a noi, non è all’ES
che vorrei brindare, o almeno, non adesso. Ci sarà tempo per
festeggiare, ma ora… ora vorrei levare insieme i calici per quelli di
noi che non possono più farlo.”
Alzò il bicchiere in alto.
Guardò prima Dennis, quindi
George.
“A Fred e Colin” disse con voce
incrinata. Questa volta fu lui a stringere saldamente la mano di Ginny.
“A Fred e Colin” ripeterono
tutti, lasciandosi scaldare dal Whiskey Incendiario.
Avevano bevuto appena un sorso,
quando Cho ruppe il silenzio.
“A Cedric.”
Gli altri annuirono e
sollevarono nuovamente i calici.
“E a Lupin” aggiunse Neville con
convinzione, prima che facessero in tempo a bere.
“A Tonks” mormorò Ginny.
“E a Ted Tonks” completò Dean.
“A Dobby, un elfo libero” disse
Luna con voce sognante.
“E a Sirius, perché se ne è
andato prima che potesse tornare libero”
Harry rivolse a Ron uno sguardo
riconoscente e non poté non fare il nome dell’uomo che aveva odiato il
suo padrino quanto aveva amato sua madre.
“A Severus Piton.”
“E a Regulus Black” brindò
Hermione.
“A Malocchio” aggiunse George,
controllando con estrema fatica la voce rotta dal pianto.
“A mia mamma” disse Hannah
timidamente.
“Ai miei zii e ai miei cugini”
rincarò Susan.
“Ai miei genitori” disse Neville.
“E ai miei” aggiunse Harry.
Calò di nuovo il silenzio.
Questa volta fu Hermione a
romperlo, facendo il nome della persona a cui tutti stavano pensando.
“Al miglior Preside che Hogwarts
abbia mai avuto, Albus Silente.”
Tutti ripeterono il suo nome e
altro Whiskey Incendiario andò a bruciare le loro gole.
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Ed eccomi qua con il secondo
capitolo… Spero vi sia piaciuto ^^
Come al solito, ho un po’ di
note, oltre alle segnalazioni degli spin off.
- non ho
inserito Winky tra gli elfi domestici perché anni fa – prima che la Row
dicesse che anche lei ha combattuto – mi ero creata un headcanon un
tantino diverso ^^’ (se vi interessa lo trovate qua *)
- non ho
voluto inventare altri morti rispetto a quelli certi (anche Lavanda è
sopravvissuta al morso di Fenrir). Justin – Nato Babbano –
potrebbe arrivato dopo o durante la battaglia: d’altronde nel libro non
abbiamo visto arrivare nemmeno Colin; Susan non viene mai citata nel
settimo libro, ma certamente non è una Nata Babbana, quindi ho
immaginato che abbia continuato a far parte dell’ES anche durante il
settimo anno, e che abbia combattuto a propria volta.
- Mi rendo
conto che il doppio elenco di nomi (quello delle persone dell’ES e
quello dei caduti) possa risultare pesante, ma ci tenevo a ricordarli
uno per uno… spero abbiate apprezzato!
Per quanto riguarda gli spin off del capitolo:
-
*Pensieri di combattenti dimenticati: Pensieri di
un elfo domestico
- ‘2 Maggio
1998 – Mrs Canon’
- ‘2
Maggio 1998 – Lyall Lupin’ (ve l’avevo già linkata alla fine del primo
capitolo)
- ‘Biancospino’
→ da qui ho tratto quasi para para la parte dell’incontro con i Malfoy;
è una flash che ho scritto anni fa e l’ho riciclata perché proprio non
potevo non inserire questa scena in un immediato post guerra ^^
Grazie a tutti per la
lettura, ovviamente sarei più che felice di sapere cosa ne pensiate ;)
Al prossimo capitolo!
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