Una pioggia di baci. di IoNarrante (/viewuser.php?uid=122990)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 6. Il primo bacio ***
Capitolo 2: *** 11. Un bacio al college ***
Capitolo 1 *** 6. Il primo bacio ***
6. Il primo bacio
di
sgabuzzini e giochi della bottiglia.
paring: Thea/Tommy
Era
all’ennesima festa organizzata da Oliver, in assenza dei genitori.
Tommy si
trovava stravaccato sul divano, con una birra in mano e una bella
ragazza
nell’altra che gli faceva le fusa. Era un po’ ubriaca, questo doveva
ammetterlo, ma ad un party dei Queen non si finiva mai sobri.
Anche se si
frequentava ancora la East Starling High
School.
«Ehi…» gli
mormorò la ragazza, ad un soffio dalle labbra. Si chiamava Stacey
forse? Oppure
Cindy? Sinceramente, in quel momento, ricordava a mala pena il suo
nome. «Ti va
di andarmi a prendere da bere?» gli chiese con voce melliflua.
Tommy Merlyn
le rivolse uno sguardo sorpreso. «Perché non vai a prendertelo da sola,
poi
magari me ne porti uno. Che ne dici, piccola?» ridacchiò.
Quella tipa
era sicuramente un’imbucata, oppure talmente ubriaca da non
riconoscerlo.
Chiunque a Starling City, e dintorni anche, conosceva il cognome Merlyn.
…in
primis per il tragico incidente nel Glades che
aveva coinvolto sua madre.
Scosse il
capo e scacciò via quel turpe pensiero. Era venuto a casa di Oliver per
divertirsi, per sfuggire l’ennesima volta da suo padre, che sembrava
divertirsi
a comandarlo a bacchetta.
La ragazza
gli si strusciò contro, come una gatta. «Vado e torno…» gli sussurrò,
picchiettando l’indice sul suo naso come avrebbe fatto una maestra con
un
bambino monello.
Nel
frattempo, notò Oliver e Laurel al centro della pista da ballo.
Quei due
facevano fuoco e fiamme insieme, doveva riconoscerlo. Per quanto si
lasciassero
e si rimettessero insieme con la stessa frequenza di un cambio d’abiti,
Oliver
era sempre attratto da lei.
Il problema
era la fedeltà.
Se
fossi io ad avere Laurel, non guarderei altra
donna.
Quel pensiero gli
sorse spontaneo. Era già da un po’ che vedeva la loro amica come
qualcosa di
più, ma aveva sempre dato per scontato che lei fosse di Ollie.
Fregare la
ragazza al proprio migliore amico era una bastardata, troppo perfino
per lui.
Così si era
messo l’anima in pace e aveva puntato ad altro.
«Ehi gente!»
Ollie aveva
preso il microfono del Dj in mano ed ora attirava l’attenzione di tutti
gli
invitati su di sé. Sapeva come parlare alla gente, come farsi adorare. Era una qualità che Tommy gli
aveva sempre invidiato.
«Che ne dite
di fare un bel gioco?»
Dopo poco
tempo, Tommy si ritrovò sdraiato sul grande tappeto persiano al centro
del
salotto, circondato da ragazzi e ragazze seduti in cerchio. Il suo
migliore
amico era al centro, con una bottiglia di vodka vuota nelle mani.
«Comincio
io.» sentenziò, dando forza all’oggetto e facendolo roteare su una
tavoletta di
legno. «Cinque minuti nell’armadio.»
La bottiglia
volteggiò un paio di giri, dopodiché si fermò di fronte ad una biondina
niente
male, che subito arrossì. Oliver, galante come sempre, le offrì la mano
e
insieme si diressero verso il grande ripostiglio nel sottoscala.
Laurel lanciò
loro uno sguardo a dir poco incendiario.
Fu allora che
Tommy notò sulle scale un piccolo esserino arruffato in pigiama. Si
alzò di
corsa dal tappeto per raggiungere Thea, la sorellina di tredici anni di
Oliver.
«Ehi, che ci
fai alzata?» le chiese subito, notando che si stropicciava un occhio.
Thea lo
guardò dolcemente. «Non riesco a dormire, fate troppo chiasso. Non
posso
scendere e stare un po’ con voi?» lo supplicò.
La piccola Speedy
– così la chiamavano lui e Ollie
– era sempre stata il suo punto debole. Essendo nato figlio unico,
Tommy aveva
“adottato” i ragazzi Queen come suoi fratelli e provava lo stesso
affetto per
Ollie come per Thea.
Le carezzò i
capelli. «Non penso che Oliver sia contento di saperti in mezzo a tutta
questa
gente ubriaca,» le spiegò sorridendo. «Se ti va, dopo salgo e ci
ingozziamo di
caramelle, okay?»
Ma Thea era
rimasta rapita dalla bottiglia che continuava a girare. Tommy si
immedesimò in
lei, a cosa avrebbe fatto una tredicenne sapendo che nel salotto di
casa sua ci
fosse una festa di quelli dell’ultimo anno.
«Che gioco
è?» gli domandò.
In quello
stesso istante, Oliver tornò trionfante dalla pomiciata nello
sgabuzzino e notò
la sorella e il suo migliore amico.
«Perché non
sei di sopra?» le domandò, forse in modo un po’ brusco.
Thea si fece
subito piccola piccola. «Io…» tentennò.
«Le ho
chiesto se poteva unirsi a noi, visto che la musica non la fa dormire,»
intervenne Tommy, salvandola da un rimprovero che era sulla punta della
lingua
di Ollie.
Il suo
migliore amico storse il naso. «Ha soltanto dieci anni, non può stare
qui.»
Tommy gli
sorrise e gli diede una pacca sulla spalla per tranquillizzarlo. «Le
butto un
occhio, non preoccuparti. Ci penso io.»
La piccola
Thea gli lanciò uno sguardo luminoso e Tommy sentì quella familiare
sensazione
di calore proprio alla bocca dello stomaco.
Si sederono
tutti nuovamente attorno al cerchio, mentre gli altri salutavano
animatamente
la nuova giocatrice che si era unita a quella serata. Oliver era
preoccupato,
soprattutto nel caso in cui Thea fosse stata scelta per entrare nello
sgabuzzino.
Tommy era più
che sicuro che avrebbe gambizzato chiunque avesse tentato di provarci
con sua
sorella.
In fondo non
si contraddice mai il padrone di casa.
«Forza Tommy,
gira tu.» gli disse subito, fissandolo con uno sguardo austero.
Il giovane
Merlyn si avvicinò al centro del cerchio, afferrando la bottiglia e
imprimendole un po’ di forza per farla roteare il più velocemente
possibile.
Quando la
lasciò andare, gli venne in mente soltanto un nome. Avrebbe voluto che
il becco
della bottiglia si fosse fermato proprio di fronte alla ragazza che
stava
cominciando ad apprezzare più di quanto gli fosse concesso.
Laurel
sorrideva, ma non era per lui quel gesto.
Intrecciava
le mani a quelle di Ollie, anche se lui era distratto da tutto il
trambusto
della festa. Nemmeno si rendeva conto di quale speciale gioiello avesse
tra le
mani e Tommy era geloso di questo.
La bottiglia
roteò un paio di volte, poi si fermò.
Il cuore di
Tommy perse un battito, poi guardò dritto negli occhi la persona che
gli era
capitata in quel gioco un po’ infantile.
«Io…»
mormorò, senza sapere cosa aggiungere.
Le urla dei
ragazzi presenti lo assordarono. «UO!» «La sorella e il migliore
amico!»
«CINQUE MINUTI NELL’ARMADIO!»
Più o meno
furono quelle le frasi che urlarono in coro quasi tutti i presenti.
Quasi.
Ollie lo
fissava come se fosse appena diventato un lauto pasto dopo giorni di
digiuno
forzato. Tommy si alzò in piedi, pronto a rinunciare perché la piccola
Speedy
era stata una sorella anche per lui, ma Oliver lo raggiunse.
«Entrate e
uscite, senza fare niente. Così facciamo tacere questi dementi.» tagliò
corto,
studiando la situazione. «Mi fido di te.»
Quelle
quattro parole lo sorpresero, e Tommy si sentì un po’ speciale per una
volta.
Si avvicinò a Thea, luminosa come un giorno d’estate, nonostante
indossasse un
pigiama piuttosto buffo, e la condusse verso l’armadio a muro.
«Che cosa
dobbiamo fare qui dentro?» chiese, arrossendo.
Tommy si
chiuse la porta alle spalle e si rese conto di quanto fosse angusto e
stretto
quel posto. Scrollò le spalle. «Nulla Speedy,
tranquilla. Dobbiamo far passare cinque minuti.» le spiegò.
Non sapeva
esattamente se Thea conoscesse il gioco della bottiglia, ma sperò che i
suoi
dieci anni di vita non fossero saturi di quella esperienza.
Si sentì stranamente
infastidito dal pensiero che lei potesse aver sperimentato un gioco del
genere,
magari con dei compagni della sua classe. No, non era possibile.
«E in genere
cosa si fa in questi cinque minuti?» domandò ancora, sempre più curiosa.
La
temperatura in quell’angusto spazietto cominciava a far sudare il
giovane
Merlyn. «Mah, niente di che. Si parla, ci si scambia numeri di
telefono, ci si
bacia… si fa quel che si vuole.» tagliò corto.
«Bacia?» e a
Thea le si illuminarono gli occhi. Quelle iridi verdi così simili a
quelle di
Oliver…
«Non è
obbligatorio.» si affrettò a precisare.
Thea però si
avvicinò troppo, sorprendendolo. Il profumo dei suoi capelli lo stava
confondendo, e l’aria che si respirava dentro quel piccolo armadio era
rarefatta. Improvvisamente faticò a respirare, si sentì confuso.
Lei era la
sua piccola sorellina, quella che non aveva mai avuto perché sua madre
era
morta troppo presto. Non poteva fare questo ad Oliver.
«N-Non
posso…» disse, mettendole le mani sulle spalle. «Sono troppo grande per
te, e
poi… Oliver…»
Sapeva che
era la cosa sbagliata, la più sbagliata che mai potesse fare. Perfino
desiderare di avere Laurel tutta per sé.
Thea però
quella sera sembrava diversa. «Non deve saperlo per forza…» sussurrò
imbarazzata.
Tommy fu
sorpreso da quel suo comportamento. Non capiva davvero perché Speedy
volesse un
bacio, proprio da lui poi.
«Sei come una
sorella per me,» le disse.
Con uno
sguardo sicuro, Thea lo fissò. «Tu non sei mio fratello, ed io vorrei
darti il
mio primo bacio.» sentenziò sicura. «Lo desidero… già da un po’.»
ammise
infine.
Sicuramente
erano già passati alcuni minuti e presto il tempo a loro disposizione
sarebbe
scaduto. Gli bastava temporeggiare ancora un po’, per farla ragionare.
Il problema
era che nemmeno Tommy era sicuro di quello. Thea era una bambina in
confronto a
lui, ormai all’ultimo anno. Eppure c’era qualcosa che sentiva dentro di
sé, un
qualcosa che si avvicinava fortemente a ciò che Laurel gli faceva
provare.
Inoltre,
odiava il fatto che qualcun altro potesse baciarla. Strapparle
l’innocenza con
malagrazia magari, nel vicolo di un sudicio pub quando Thea sarebbe
cresciuta
ancora un po’.
Hai
promesso.
Era
combattuto, schiacciato tra due fuochi che lo opprimevano.
In fondo,
cos’era un piccolo bacio? Un gesto innocente dato da un amico ad un
altro.
Quante volte Oliver aveva baciato ragazze che nemmeno gli piacevano?
Qualcuno
bussò forte allo sgabuzzino, facendoli trasalire. «Manca un minuto,
piccioncini!» e sghignazzò.
Ora o mai
più.
Tommy si
morse il labbro inferiore tra i denti, e si avvicinò a Thea. Le prese
il viso
tra le mani e la vide schiudere le labbra. «Non dirlo a Oliver.»
Quella fu
l’ultima frase prima che il giovane Merlyn si chinasse su di lei,
assaporando
quelle labbra come un frutto dell’albero proibito. Erano morbide come
si era
aspettato, forse ancora di più. Avrebbe voluto fermarsi lì,
allontanarsi finché
era in tempo, ma una volta assaggiato, quel peccato lo attraeva sempre
di più.
Si allontanò
un poco, per poi gettarsi nuovamente sulle labbra di lei,
mordicchiandole,
schiudendole, solleticando pian piano i denti per farle schiudere la
bocca.
Stava
rischiando grosso. Di lì a pochi minuti qualcuno avrebbe aperto la
porta dello
sgabuzzino e non avrebbe potuto farsi beccare in quelle condizioni.
Sentì Thea
che gli si aggrappava alla maglietta come se stesse precipitando.
Poi aprì le
labbra e il mondo si cristallizzò in un istante.
Si separarono
in tempo, prima dello scadere dei cinque minuti, ma Thomas continuava a
percepire il cuore che gli sconquassava la gabbia toracica. Era
confuso,
stranito, non sapeva come diamine comportarsi.
Oliver aprì
la porta qualche secondo dopo, sorridendo soddisfatto.
Thea gli
lanciò appena uno sguardo, augurando a tutti la buonanotte perché si
era
scocciata di stare lì e Tommy non ebbe nemmeno occasione di spiegarsi.
«Ben fatto,
amico.» gli disse, dandogli una pacca sulla spalla. «Sapevo di poter
contare su
di te. In fondo, Speedy è anche tua
sorella.»
… una
sorella a cui aveva rubato il primo
bacio.
Che dire?
Innanzitutto premetto che la shot partecipa all'iniziativa lanciata da
me e da nes_sie
per sopperire a questi mesi di "assenza" visto che Arrow è giunto al
termine. L'iniziativa si chiama: " Un
bacio tira l'altro" ed è una challenge senza scadenza né
limiti di tempo. Ha solo una tabellina da rispettare.
Dunque, premetto che questa OS l'ho scritta PRIMA del finale di Arrow,
e qui avverto per gli *SPOILER* che partiranno.
-
-
-
-
-
MI.HA.DISTRUTTA.
Considerate che la Themmy era una delle mie ship favorite, oltre alla
Olicity. Ora mi hanno trucidato il cuore, l'hanno preso e gettato in un
cassonetto perché io amo Colin e ho amato Tommy fin dalla 1xo1.
CATTIVI! T_T
Detto ciò, sono partita dal n°6, quindi non le farò molto in ordine XD
Il primo bacio me lo sono sempre immaginato così, perché Tommy è stato
il grande amore di Thea. Il suo "primo, vero, amore". (è lo sarà per
seeeeeeeeempre!! *va a frignare*)
Bene, bene!
ArrivedOrci :3
//marty
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Capitolo 2 *** 11. Un bacio al college ***
11. Un bacio al college
di baci, scommesse e numeri di
telefono.
paring: Tommy / Felicity
La
festa era rumorosa, più di quanto Tommy avesse mai immaginato. Sì,
okay, era
stato lui ad aver avuto l’idea di festeggiare l’inizio delle vacanze di
primavera a Princeton con una mega-festa a cui avrebbe partecipato
tutto il
campus.
Ovviamente
Ollie lo aveva appoggiato.
Ora
però provava uno strano senso di fastidio... no, più che altro era annoiato. Strano a dirsi, per uno che
era vissuto tra case di lusso, auto costose e party fino a notte fonda.
«Ehi
amico, che si dice?»
Oliver
comparve al suo fianco, tenendo in mano una birra e sorseggiandola. Lui
aveva
optato per qualcosa di più forte. Ad un tavolo stavano giocando a
“Lancia e
Bevi”, mentre la maggior parte degli invitati si strusciava a ritmo di
danza.
Tommy
fece spallucce. «Credo che passare tutta la mia adolescenza tra feste e
sbandate, mi abbia reso quasi immune ormai,» disse, sorseggiando il
whisky.
Se
l’era fatto fare doppio, non si sa mai.
Gli
sguardi dei due amici si incontrarono per un attimo. Tommy notò subito
che
Oliver aveva una strana luce negli occhi, qualcosa di malizioso che gli
aveva
visto addosso solo quando ne combinavano insieme una delle loro.
«Che
ne dici di movimentare un po’ la serata, mh?»
Il
giovane Merlyn parve preoccupato. «E Laurel?» gli domandò di rimando,
sperando
di farlo cedere.
Il
fatto che si stesse annoiando, non voleva per forza includere l’idea
malsana di
mandare a puttane tutta la festa. Erano le vacanze di primavera, cazzo.
Ubriacarsi era d’obbligo.
Ollie
cominciò a ridere, senza controllo. «Credo di averla lasciata in bagno…
non
ricordo. Mi sono girato e… puff!» mimò con le mani una bolla d’aria.
«Non c’era
più!»
Altro
che ubriaco, Tommy pensò che il suo migliore amico era totalmente
fatto, o
andato.
«Ehi,»
tentò di dirgli, ma Oliver lo anticipò passandogli un braccio attorno
alle
spalle e attirandolo a sé, a portata d’orecchio.
«Facciamo
una scommessa,» disse pretenzioso. Tommy lo ascoltava più con
preoccupazione
che con interesse. Aveva paura di cosa potesse scaturire da quella
situazione,
in quale guaio Oliver avesse in mente di cacciarlo. «Ti sfido a baciare
una
delle ragazze presenti in questa sala, e tu ne sceglierai una per me…»
farfugliò. «Chi prima porta il numero di telefono della tipa, vince
cinquemila
dollari.»
«Oliver…»
protestò subito Tommy. Era evidente che il suo amico non era in grado
da solo
di intendere e di volere.
«Shhhhh!»
gli fece a due centimetri dal viso, con l’alito che gli puzzava
d’alcool anche
attraverso le labbra socchiuse. «Accetti?»
Avrebbe
voluto fargli tante altre domande, o almeno tentare di farlo ragionare.
Eppure
Tommy inspirò e si disse che, in fondo, erano arrivate finalmente le
vacanze
per cui non aveva alcuna voglia di pensare.
«Facciamolo,»
sospirò infine. Ollie gli restituì uno sguardo furbo.
Lo
afferrò per un braccio e se lo trascinò lungo tutta la sala grande
della
confraternita, sondando ospite per ospite. Tommy sapeva che non
gliel’avrebbe
resa facile.
Avevano
già giocato a Bacio Rubato, da
ragazzini, e spesso questo gioco coinvolgeva la più brutta della classe
o la
più emarginata.
«Quella,»
asserì sicuro, indicando qualcuno vicino alla porta d’ingresso.
Tommy
strizzò gli occhi, tentando di superare la nuvola di fumo – quel fumo, avete capito bene – per
individuare la sua scommessa.
«La
mora?»
C’era
una ragazza niente male in quella direzione: capelli corti, labbra
carnose,
vestita un po’ in modo semplice ma davvero notevole.
Ovviamente
Oliver non intendeva lei. «Amico, quella sulla destra.»
Ad
una rapida occhiata, si trattava sicuramente di una giovane matricola
appena
entrata a Princeton, con una borsa di studio. Come faceva a saperlo?
Tommy
era abituato a frequentare un certo tipo di persone, di un ceto sociale
ben
definito. Sapeva riconoscere lontano un miglio un capo d’abbigliamento
firmato,
una tinta eseguita da un hairstylist oppure un paio di occhiali Ray Ban.
Niente
di tutto quello era presente in “Miss Coda-di-cavallo”. L’aveva
soprannominata
in quel modo perché era l’unica ragazza che si fosse raccolta i capelli
a
quella festa alcool e disinibizione.
«Scelta
di riserva?» chiese scherzosamente.
Lo
sguardo di Oliver era stranamente serio. «Vai, ora scegline una per me
e ci
ritroviamo qui alla fine della festa.»
Tommy
si guardò intorno, pensando che non sarebbe mai riuscito a vincere la
scommessa. Anche se avesse scelto una delle ragazze più timide ed
introverse
dell’universo, il suo migliore amico sarebbe stato all’altezza di
metterle a
proprio agio. Era un seduttore nato.
Così
pensò di giocare d’astuzia.
«Mariah
Montgomery,» disse, sfoderando un sorriso sghembo.
Non
aveva mai visto gli occhi di Oliver sgranarsi a quel modo. «N-Non puoi,
lei è…»
ma non concluse la frase.
Tutto
il campus era a conoscenza della storia di Mariah. Era una di quelle
ragazze
religiose, amanti di Gesù e facenti parte di quelle
confraternite-barra-case
famiglia. Un osso duro da contendersi.
«A
fine festa, ci ribecchiamo su questo divano,» ringhiò Ollie, offeso da
quella
sua furberia.
Tommy
sorrise. Dopotutto, anche se non avesse vinto la scommessa, si sarebbe
goduto
l’umiliazione di Oliver.
Tre
canzoni dei Beatles e due cocktail dopo, Tommy si era quantomeno
avvicinato
alla tipa che avrebbe dovuto baciare. L’amica Capelli-Corti non la
lasciava un
attimo da sola, ma lui non si diede per vinto.
«Ehi,
come va?» chiese in generale, puntando lo sguardo dritto negli occhi
della
ragazza Coda-di-Cavallo. Lei lo distolse subito, preferendo esaminarsi
le
scarpe.
Capelli-Corti
gli sorrise. «Benissimo! Questa festa è una figata… sai per caso chi
l’abbia
organizzata?»
Tommy
afferrò la palla al balzo. «Me medesimo!» gongolò, mentre notò di aver
ottenuto
di nuovo l’attenzione della ragazza. Poi sfoderò la mano come se fosse
la 9
millimetri di 007.
«Piacere,
sono Merlyn.» Poi fece una pausa studiata. «Tommy Merlyn.»
Di
solito le ragazze la prendevano a ridere, cosa che fece subito
Capelli-Corti,
mentre Tommy notava con disappunto che non c’era verso di smorzare la
tensione
di Coda-di-Cavallo.
Attese
che le due signorine facessero altrettanto, svelandogli i propri nomi.
Almeno
avrebbe avuto un qualcosa da presentare ad Oliver, oltre il mutismo
della
ragazza.
«Hally
Ferguson, piacere!» trillò subito Capelli-Corti.
Fuori una,
pensò subito il giovane Merlyn. Si voltò in automatico verso l’altra
ragazza,
ma la vide mordersi nervosamente il labbro inferiore.
Nonostante
gli spessi occhiali e la coda di cavallo, tutto sommato non era brutta.
Certo,
se avesse avuto più accortezza nel vestirsi e nel curarsi…
«Lei
è Felicity, scusala ma l’ho trascinata con la forza a questa festa!»
ridacchiò Hally.
Tommy
avrebbe dovuto inventare qualcosa alla svelta, altrimenti sarebbe
finita ancor
prima di cominciare.
«Posso?
Posso rubarti la tua amica per un po’?» azzardò, rivolgendosi a Hally.
Di
sicuro, se avesse dovuto scegliere con quale delle due provarci,
Capelli-Corti
rientrava nettamente nella sue preferenze. Era allegra, chiacchierona,
simpatica e propensa alla conversazione.
Tommy
notò subito Felicity fare di no con
la testa, verso la sua amica.
Hally
però ebbe l’accortezza di ignorarla. «È tutta tua, prego!» sorrise,
sfilandogli
dalle dita il bicchiere di bourbon e sparendo dalla soglia.
Si
ritrovarono nella veranda, ampia e piena zeppa di bottiglie di birra
vuote
lasciate per troppa pigrizia sulla ringhiera di legno laccato. Tommy si
fermò a
scrutare il silenzio notturno del campus.
L’indomani,
a tempo debito, sarebbe tornato insieme ad Oliver verso Starling City.
Suo
padre si era premurato di chiamarlo una ventina di volte per
assicurarsi a che
ora avesse preso l’aereo.
«Dunque…
cosa studi?» tentò il ragazzo.
Felicity
era il classico tipo di ragazza con cui non avrebbe mai voluto avere
nulla a
che fare. Nessun interesse in comune, abitavano due mondi completamente
opposti
e non avevano niente da spartire.
Si
sistemò alla bell’è meglio gli occhiali sul naso. «I-Ingegneria…»
smozzicò,
confusa.
Tommy
si diede il cinque da solo, mentalmente. La classica “nerd”. Tutto
sommato,
quel suo viso buffo e quell’espressione confusa lo fecero intenerire.
«Certo,
che tipo di ingegneria…? Oppure devo tentare di indovinare?» scherzò.
Vide
gli occhi di lei spalancarsi, forse più grandi di quanto mai si fosse
immaginato dietro le spesse lenti degli occhiali rotondi. «Ops! Che
sbadata…
cioè, di solito non sono così disattenta, spesso se mi chiedono cosa
studio
riesco a mala pena ad evitare anche l’orario dettagliato del mio corso
di
studi… eppure stasera me ne sono proprio dimenticata! Ah! Ah! Sarà che
mi ero
ripromessa di studiare almeno altri due paragrafi questa notte, ma
Hally ha
pianificato di trascinarmi fuori dal dormitorio e-»
Tommy
fece un gesto inaspettato. Si sporse su di lei soltanto per posarle un
indice
sulle labbra e fermare quel fiume improvviso di parole che gli si era
riversato
addosso. Non avrebbe mai pensato che da “muta”, Felicity sarebbe
passata a
logorroica-farfugliante.
Lei
sorrise e abbassò lo sguardo imbarazzata. «Mi dispiace.»
Si
vergognò quasi a crederlo, ma con la luce della luna quella ragazza gli
suscitava strane sensazioni. Forse era l’insieme di alcool, noia e
scommessa…
oppure l’argento della luce che si scontrava con il castano dei capelli
di lei.
«Fa
niente, non preoccuparti. Cominciavo a dubitare se sapessi parlare o
meno,»
scherzò.
«Il
termine “chiacchierona” non mi si addice proprio,» aggiunse lei,
cominciando a
ridacchiare e a fare un verso simile ad un grugnito. Molto poco
femminile.
Tommy
la vide arrossire immediatamente e fare di nuovo il gesto degli
occhiali.
«È…
carino,» concluse infine.
Felicity
lo fissò stupita. «C-Cosa?»
Il
giovane Merlyn vide che nel frattempo le si era liberata una ciocca dal
codino
che portava sulle spalle, così si premurò di sistemargliela dietro
l’orecchio.
In
un attimo furono vicini. Troppo vicini.
Tanto
che Tommy si accorse delle lentiggini di lei.
«Q-Quel
verso che fai,» aggiunse, confuso.
Era
strano come una perfetta sconosciuta, per giunta oggetto di una
scommessa tra
lui e Oliver riuscisse a destabilizzarlo a quel modo. Era tutta colpa
dell’alcool, sicuramente.
«Oh…»
sospirò lei, facendo l’errore di alzare il volto e permettere a Tommy
di vedere
quanto blu fossero gli occhi di lei.
Ci
fu un attimo di silenzio in cui riuscirono ad udire soltanto i ritmi
della
forte musica proveniente da dentro la confraternita. Era come se il
party non
appartenesse più alla loro realtà, fosse qualcosa di estraneo.
«Dunque,
frequenti i corsi di Ingegneria Elettronica?» chiese, per smorzare
quell’attrazione.
Felicity
annuì. «Seguo anche due corsi avanzati, per portarmi avanti il prossimo
anno,»
confessò.
Tommy
si sentì in imbarazzo, visto e considerato che lui frequentava
Princeton solo
grazie alle conoscenze di suo padre, ed era al pari con gli esami
soltanto per
miracolo.
Fece
il gesto istintivo di portare una mano a sfiorare la guancia della
ragazza.
«Magari potrebbero servirmi delle ripetizioni,» soffiò, troppo vicino
al viso
di lei.
Se
fosse stato sobrio, avrebbe riso di sé stesso.
Mai
e poi mai Tommy Merlyn avrebbe provato quelle stesse sensazioni per una
qualsiasi Felicity, magari anche con meno tette e più peli superflui.
Tutto
sommato, la vera Felicity era più carina di quanto i suoi enormi
occhiali
tentassero di nascondere.
«P-Potrei
avere tempo… per quelle ripetizioni,» annuì lei, con gli occhi lucidi.
Oramai
la tensione era alle stelle e Tommy non sapeva se fosse colpa o merito
dell’alcool, ma si sentiva bene. Aveva perfino smesso di pensare alla
scommessa.
L’unica
cosa che voleva fare e chinarsi e appropriarsi di quelle labbra
screpolate e
martoriate dal nervosismo.
«Forse…
dovrei baciarti,» disse, quasi senza pensare.
Si
rese conto che sotto l’effetto degli alcolici diventava più logorroico
di
quanto volesse. Eppure aveva la dannata paura di fare qualcosa di
sbagliato. Si
chinò ancora più vicino al viso di lei, sentendo l’odore caramellato
del
lucidalabbra.
La
vide arrossire violentemente e questo lo fece uscire di testa.
Non
si aspettò nessuna risposta, ormai non ve n’era più il tempo. Tommy
avvicinò
entrambe le mani al viso della ragazza e poi le loro labbra si
sfiorarono
appena. Fu un bacio fulmineo, timido, quasi una carezza.
«Eccoti!»
Una
voce li interruppe quasi sul più bello.
Laurel
era accampata sullo stipite della porta d’ingresso, con aria
accigliata. «Si
può sapere dov’è Oliver? Sono due ore che lo cerco!» ringhiò.
Felicity
gli restituì subito uno sguardo confuso.
«Aspetta
qui,» la tranquillizzò, poi si diresse da Laurel per provare a
spiegarle quale
fosse la situazione.
Non
era sempre facile per lui “coprire” le azioni del suo migliore amico,
soprattutto se ciò implicava tradire Laurel, la ragazza per cui aveva
una cotta
da quando era ragazzino.
«Sarà
in bagno…» ipotizzò.
Lei
lo fulminò con lo sguardo. «Puoi aiutarmi a cercarlo? Ho assoluto
bisogno di
parlargli, ti prego!» gli disse, con aria da cane bastonato.
Fu
allora che Tommy cedette.
Tornò
da Felicity giusto per non fare la figura del cafone, senza smettere di
avere
lo sguardo di Laurel puntato addosso.
«Devi
andare?» gli disse lei, comprensiva.
Tommy
annuì mesto. «Mi dispiace, questioni da “migliore-amico”,» scherzò.
Felicity
allora frugò nella pochette e gli porse un post-it tutto colorato su
cui
scrisse dei numeri. «Chiamami quando avrai bisogno di quelle
ripetizioni.»
Afferrò
il foglio e lo mise in tasca, sorridente, poi si recò a cercare Oliver.
Lo
trovarono circa a fine festa, sdraiato nella vasca del bagno al piano
di sopra.
La maggior parte degli invitati aveva lasciato la confraternita, così a
Tommy e
ad altri confratelli toccò la parte “noiosa”.
Sistemarono
la casa alla bell’è meglio, anche perché l’indomani avrebbero chiamato
una
ditta delle pulizie specializzata.
«Puoi
aiutarmi a portarlo in stanza?» gli chiese Laurel.
Come
poteva dirle di no?
Non
che vivesse in funzione della sua migliore amica, non che fidanzata di
Oliver,
ma era difficile per Tommy negarsi a qualcuno. Era un tipo che si
metteva a
disposizione di tutti.
«Certo.»
Quando
furono sul letto, Laurel si assentò per andare a preparare ai ragazzi
qualcosa
di caldo. Oliver si svegliò in quell’esatto momento e sorrise.
«Com’è
andata, bello?» disse fiero, mostrando i segni di rossetto sul colletto
della
camicia. «Altro che casa-e-chiesa… quella Mariah era una pantera…» e
crollò di
nuovo sul materasso.
Tommy
si sistemò meglio sul bordo del letto, tirando fuori un pezzettino di
carta
stropicciato. Lo lisciò sulla gamba e sorrise.
Felicity Smoak
4569***
Si
affrettò a segnare il numero sul cellulare in modo da non perderlo.
L’indomani
si appuntò mentalmente di segnare il numero di materie in cui aveva
l’insufficienza.
***
«Ehi,
aspetta un attimo.»
Oliver
lo fermò prima che potesse lasciare il Verdant.
Dopo le accuse che gli aveva lanciato il detective Lance sullo spaccio
della
Vertigo, Tommy non aveva altro desiderio che rinchiudersi nel suo
appartamento
e tagliare il mondo fuori.
«Che
c’è?» rispose esasperato.
Pensava
che Ollie volesse nuovamente scusarsi per avergli mentito
sull’Incappucciato,
oppure parlargli della questione-Laurel.
La
domanda lo sorprese.
«Dove
hai preso quel numero di telefono?» chiese, infastidito.
«Todd?»
chiese confuso.
Oliver
scosse la testa e gli afferrò il telefono, cercando in rubrica. Scorse
i vari
numeri telefonici, tra cui clienti del club, poi si soffermò su un nome
in
particolare.
Glielo
mostrò.
Erano
passati più di sei anni da quella festa e Tommy fu invaso dalla
piacevole
sensazione di un lontano ricordo, come una borsa dell’acqua calda in
una
giornata d’inverno.
«Quello…»
sorrise, perso nei ricordi. «Al college, prima che tu… sai… sparissi
sull’isola. Ricordi la scommessa del Bacio
Rubato?» ridacchiò.
Era
strano come il nuovo Oliver non trovasse affatto divertente tutto
quello.
In
compenso, annuì.
«Era
lei?» chiese, con una nota di gelosia nella voce.
Tommy
si interrogò davvero su che fine avesse potuto fare Felicity Smoak in
quegli
anni. «Sì.»
Vide
il suo migliore amico deglutire a fatica. «E… l’hai baciata?»
Quello
sembrava un vero e proprio interrogatorio, quasi peggiore di Lance.
«Devi
ammanettarmi o minacciarmi con una freccia, Oliver?» sbottò
infastidito. «L’ho
baciata quella notte ma non l’ho più rivista, eppure mi sono tenuto il
suo numero
sì. Mi piaceva.»
Ollie
sgranò gli occhi e lo fissò stranito.
Era
quasi come quella volta che lo aveva colto a fare un commento poco
apprezzabile
sulla piccola Thea.
«Senti,
Oliver…» cercò di dire, ma non sapeva come completare la frase.
Doveva
forse scusarsi? E di cosa, poi? Che Oliver avesse conosciuto la ragazza
minuta
dagli occhiali troppo spessi?
«D-Devo,
devo fare una cosa,» disse, sul punto di scappare.
Tommy
capì che c’erano fin troppe cose non dette, ma quella era forse una
delle più
importanti a cui avrebbe volentieri voluto partecipare.
«Oliver,»
lo fermò, prima che sparisse nel “covo”.
Vide
il suo amico voltarsi di poco e fu chiaro che nei suoi occhi c’era
qualcosa che
lui stesso aveva sperimentato quella sera sul portico della KappaBetaPhi.
Gli
lanciò il telefono, che afferrò al volo. «Chiamala, fallo
per me,» disse sorridendo. «Non commettere il mio stesso sbaglio.»
E
se ne andò per le strade di Starling City, tornando verso
casa della donna che lo avrebbe sempre amato per metà.
The
end.
Se siete sopravvissuti fin qui, AUGURI!
Seconda OS partecipante alla challenge di Arrow "Un bacio tira l'altro"
indetta da me stessa medesima e da nes_sie. Questa volta il prompt era
bacio al college, e mi sono immaginata una Princeton frequentata dai
nostri piccoli eroi in via di sviluppo culturale.
Per i personaggi come Hally, per il nome della confraternita e per
l'ambientazione (appunto a Princeton), devo ringraziare _Caline
e la sua meravigliosa ff Olicity "Jessica Rabbit e il
Cavaliere" che potrete trovare qui.
Questa ovviamente è una AU bella e buona, anche perché so quasi per
certo che Oliver non abbia frequentato il College ma che sia
direttamente naufragato per cinque anni dopo la scuola. Per cui, tutto
merito di un po' di fantasia e di qualche notizia buttata qua e là.
Avete notato quant'é simpatica Laurel, mh? La adoro proprio! XD
Nonostante il paring sia tolicity,
ammetto che è una sorta di olicity implicita... e il finale dice tutto.
Sono troppo puccini. *w*
Beh, spero vi sia piaciuta!
Alla prossima! Giuro che quando ho finito di postarle le OS, le
riordino. PROMESSO! :3
//marty
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