The Manny

di Nana_Hale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il miliardario e la nuova tata ***
Capitolo 2: *** Infermiere Diligente ***
Capitolo 3: *** Quasi Due Gocce d'Acqua ***
Capitolo 4: *** Un Bacio è Solo un Bacio ***
Capitolo 5: *** Strani Compagni di Letto ***
Capitolo 6: *** Salute e Benessere ***
Capitolo 7: *** Quel Mostro di Mamma ***
Capitolo 8: *** Fuori e Dentro ***
Capitolo 9: *** Fuga di Mezzanotte ***
Capitolo 10: *** Oggi e per Sempre ***



Capitolo 1
*** Il miliardario e la nuova tata ***


Il miliardario e la nuova Tata
 
"Tu mi stai licenziando?!?"
La voce del giovanotto dai capelli biondo cenere, fasciato da un paio di skinny jeans neri e una bella camicia rossa, riecheggiò per tutto il negozio di abbigliamento di Flushing nel Queens e per qualche istante sembrò quasi che i vetri vibrassero, pronti per frantumarsi.
"Oh, no, mio caro! Me ne vado io!!!"
Si diresse verso l'uscio, gettando le sue grida verso il corpulento signore dietro al bancone delle vendite, e uscì sbattendosi la porta alle spalle. 
Calò un silenzio pacifico e rilassante per diversi istanti, fino a quando la testa piena di capelli ben pettinati e tagliati corti dell'uomo non sbucò di nuovo dalla porta.
"No, mi hai licenziato tu. Se no mi perdo anche la liquidazione!"
Concluse, risbattendo l'uscio rumorosamente e abbandonando per sempre il suo posto di lavoro nel Queens, inconsapevole del fatto che quella decisione avrebbe cambiato per sempre la sua vita.


"Saaaaaaaam! Fai stare zitti i ragazzi!"
Castiel Sheffield era seduto alla sedia del suo ufficio, nella sua enorme casa a Manhattan; nonostante i suoi 3 figli adottivi si trovassero dalla parte opposta dell'abitazione, riusciva comunque sentire i loro schiamazzi rumorosi e inarrestabili.
Il maggiordomo di famiglia, Sam, arrivò nello studio immediatamente dopo essere stato chiamato, vestito di tutto punto come si addiceva ad un perfetto maggiordomo.
"Mi voleva, signore?"
"Dio, mi serve un'altra tata al più presto. L'ultima Garth l'ha terrorizzata vestendosi da licantropo!"
Castiel si premette le dita sulle tempie, massaggiandosi la testa con forza e sbuffando pesantemente.
"Oh, andiamo, Castiel..."
Sul divanetto di fronte alla scrivania stava seduto Crowley, il socio in affari di Castiel, che non appena si accorse dello spiraglio di opportunità, si alzò per andare alle spalle del suo collega e mettergli le mani addosso, facendogli una specie di massaggio.
"Prova a rilassarti. Stasera abbiamo una festa importante, non devi avere i nervi così tesi! E poi i tuoi figli non ci saranno!"
Nuovamente una serie di urla e rumori molesti di ragazzi si fece sentire e Castiel scattò in piedi battendo un pugno sul tavolo, mandando per terra il vaso che ci stava appoggiato.
"SAM! Per favore, fa qualcosa! E getta fuori questa spazzatura!!!
Sam, che stava sistemando un quadro appeso alla parete, si voltò immediatamente verso Crowley e guardandolo puntò con il dito la portafinestra che dava fuori sul giardino.
"Ha sentito il signore?! Se ne vada!"
In quel preciso istante, prima che Crowley potesse gettare qualche oggetto contundente addosso al maggiordomo per la sua battuta pungente, il campanello d'ingresso trillò e Sam si congedò velocemente per andare ad aprire la porta alla persona che avrebbe portato, se era possibile, ancora più scompiglio in quella casa.


Dean scese dal taxi con la sua tracolla piena di volantini e carte riguardanti i molti prodotti che aveva ancora da vendere per conto del negozio di abbigliamento. Ne aveva avanzati parecchi in casa e dato che poteva tenersi il ricavato delle vendite tanto valeva provare a guadagnare qualcosa alla vecchia maniera: andando porta a porta.
Pagò il tassista e si diresse verso il primo portone che attirò i suoi occhi; quel quartiere era molto altolocato e abitato da decine e decine di ricchi borghesi che non si sarebbero fatti problemi a spendere qualche soldo per delle attrezzature da palestra che poi, molto probabilmente, non avrebbero nemmeno mai usato.
Si fermò davanti alla porta e si diede una controllata del riflesso dello spioncino: Vestiti? Ok. Capelli? Ok. Denti? Mh. Con un rapido gesto si passò il dito indice sulla fila superiore dei denti per pulirli. Era un gesto istintivo che la sua amica Lalla faceva molto spesso per pulirsi il rossetto e che lui aveva acquisito passando tanto tempo con lei a lavorare al negozio.
Quando si sentì soddisfatto, prese un profondo respiro e suonò il campanello.
In pochi istanti, la porta si aprì, e Dean stava quasi per cominciare la sua tiritera di vendita, quando sulla soglia apparve un ragazzone alto quasi 2 metri, vestito con un elegante completo scuro che sorrise garbatamente.
"Lei deve essere qui per il colloquio da tata. Prego si accomodi."
"Tata? Eh? Chi? Oh, d'accordo."
Senza fare nessuna domanda e ancora un po' scioccato dall'aspetto così 'modello di Abercrombie' del maggiordomo, entrò senza pensarci nella casa, rimanendo abbagliato dalla maestosità che si trovò ad osservare.
"Wow. Questa si che è classe."
"Può attendere qui mentre vado a chiamare il signor Sheffield, così darà a lui le sue referenze."

Il giovane maggiordomo sorpassò Dean, indicandogli una sedia vicino al tavolino decorativo dell'atrio, e si diresse dall'altra parte della stanza verso una doppia porta e vi sparì attraverso.
Dean non si mosse per diversi secondi, continuando ad ammirare l'enorme sala in cui si trovava fino a quando una scintilla lo fece riprendere.
"Referenze!"
Si tolse immediatamente la borsa dalla spalla e afferrò uno dei volantini dall'interno poggiandolo sul tavolino, per poi continuare a frugare nella tracolla.
"Penna, penna, penna..."
Lentamente, furtivamente, una figura si avvicinò pian piano alle sue spalle respirando affannosamente, quasi ansimando. Era oramai a meno di un metro da Dean quando fece un balzo in avanti e gli si piazzò proprio alle spalle ringhiando e gridando in modo animalesco.
L'uomo non fece una piega; si voltò lentamente, continuando a frugare nella borsa mentre i suoi occhi si trovavano davanti ad un peloso costume nero da uomo lupo, con tanto di maschera e sangue finto sulla bocca.
"Che, hai una penna?"
Domandò Dean richiudendo la sua tracolla e mettendosi le mani sui fianchi, scrutando la figura impellicciata.
"Aspetta, aspetta..."
Strinse gli occhi e si avvicinò al muso della bestia con la mano; intinse un dito nel sangue finto e, dopo averlo osservato per un attimo, lo annusò confermando la sua ipotesi che si trattasse di ketchup, e fece spallucce.
"Sì, può andare."
Si voltò e iniziò a scrivere col dito sul foglio poggiato al tavolino.
Proprio in quel momento, Castiel Sheffield entrò nella stanza, seguito da Crowley e Sam, e si diresse a passo svelto verso l'uomo che ancora scriveva intingendo di tanto in tanto il dito nella bocca del muso del licantropo alle sue spalle che oramai si era rassegnato e stava immobile senza protestare.
"Complimenti! Non si è lasciato spaventare!"
Esclamò Castiel tendendo la mano verso Dean che, finito di scrivere, si girò immediatamente per afferrarla.
"Oh, questo non è niente! Mio zio Bobby in costume da bagno, quello è spaventoso, mi creda."
"Castiel Sheffield."
"Dean Winchester."

I due uomini si scrutarono per qualche istante studiando le loro incredibili differenze di stile e portamento. Castiel portava un completo blu scuro ed una cravatta celeste in tinta con i suoi bellissimi occhi, mentre Dean indossava gli stessi abiti del momento in cui era stato licenziato: stretti pantaloni scuri e camicia rosso porpora che contrastava e metteva in risaldo i suoi luminosi occhi verdi.
Si sorrisero educatamente e si lasciarono le mani.
"Le sue referenze?"
Chiese Castiel indicando il foglio pasticciato abbandonato sul tavolino.
"Oh, sì! Prego!"
Dean lo afferrò e lo porse al miliardario che lo afferrò con curiosità e divertimento.
"Sangue?"
"Ketchup."
"Originale!"

Si scambiarono qualche battuta sotto gli occhi attenti di Crowley, Sam e del lupo mannaro poi Castiel rimase in silenzio, a leggere con attenzione.
"Mister maglietta bagnata nel '98? Non sapevo ci fosse la sezione maschile!"
Chiese alla fine visibilmente sorpreso alzando lo sguardo.
"Nemmeno i giudici lo sapevano, fino a quando non mi hanno visto uscire dalla piscina."
Rispose Dean dando un colpetto sulla spalla del maggiordomo che ridacchiò a bocca chiusa.
"Vedo che non ha nessuna esperienza come tata ma... è l'unico che non si sia fatto impressionare da Garth quindi..."
Non concluse la frase, ma si limitò a fare un cenno del capo a Sam che senza proferire parole si diresse su per le scale accanto all'ingresso a passo svelto.
Nel giro di mezzo minuto ricomparve preceduto da due ragazzi, un maschio e una femmina, che zompettarono giù per i gradini e si fermarono accanto al licantropo.
"Ha già conosciuto Garth, il più grande."
Il lupo finalmente si tolse la testa pelosa di dosso, rivelando il suo viso. Era un ragazzo magro in volto, molto alto, sui 19 anni e aveva un'espressione simpatica e vivace.
"Lei è Charlie."
Castiel indicò la bella ragazza accanto a Garth: sui 15 anni, lunghi capelli rossi raccolti in una coda alta, grossi occhiali da nerd e il viso piegato in una smorfia di noia e irritazione e disagio. Non voleva essere lì. Assolutamente no.
"Che splendida ragazza..."
Disse Dean sorridendo dolcemente.
"Scommetto che è piena di ragazzi."
Esclamò rivolgendosi a Castiel ma subito Garth lo corresse.
"Non ha nessun ragazzo. Lei preferisce le ragazze. Ma non ha nemmeno quelle!"
Ridacchiò appena prima che uno sguardo fulminante di sua sorella lo trafiggesse facendolo zittire all'istante.
"Oh, beh, fa lo stesso! Vedrai che te ne troveremo una meravigliosa."
Dean le regalò un occhiolino di complicità e per un istante gli parve di scorgere l'ombra di un sorrisetto sull'angolo della bocca della ragazza.
Soddisfatto, si chinò verso Castiel abbassando la voce.
"Una o l'altro, cercano tutti qualcuno con le stesse tre cose: abilità nel guardaroba, abilità in cucina e abilità in camera da let-emh... cioè, voglio dire, nel rifare i letti..."
Accorgendosi troppo tardi di parlare proprio con il padre della giovane interessata, Dean si allontanò di nuovo facendo piccoli e imbarazzati colpetti di tosse.
"E lui è Kevin..."
Continuò Castiel senza dare troppo peso a ciò che era appena successo.
Il più piccolo della nidiata, sui 12 anni, fece un passo avanti e Dean subito gli prestò molta attenzione, pensando che volesse presentarsi da solo.
"Sento un vuoto incolmabile nel profondo della mia anima."
Disse il ragazzino con convinzione e parole degne di uno psicologo di mezza età. 
Dean non si lasciò minimamente toccare dalla cosa, a differenza di ciò che tutti i presenti temevano, e si abbassò con il busto per parlare al ragazzino poggiandogli una mano sulla spalla.
"Per quello ho la soluzione. Torta e una soap opera spagnola. Vai sul sicuro."
Rimasero tutti stupiti; Castiel sollevò le sopracciglia, incredulo, Sam sorrise divertito e Crowley capì subito che provava ben poca simpatia per quel giovanotto pericolosamente vicino alla sua preda: Castiel.
"Ora potete andare, ragazzi."
Li congedò il padre, e questi saltellarono via di corsa, regalando un ultimo sguardo all'uomo appena arrivato, e sparendo sù per le scale da dove erano venuti
Rimasti soli tra adulti, Castiel si rivolse a Dean infilandosi le mani in tasca.
"Che ne dice di un periodo di prova?"
Chiese cordialmente e subito un largo sorriso si fece spazio sul viso del giovanotto.
"Accetto!"
"Ottimo! Sam le spiegherà tutto!"

Rispose facendo cenno al maggiordomo di isitruire Dean su la farsi. Appena prima che potesse iniziare a parlare, Crowley lo intercettò prendendo per primo la parola.
"Castiel! Ricordati della cena di stasera. Verranno qui tutte le persone più importanti, quelle che contano!"
"Oh, e allora perchè lei è invitato?"

La battuta di Sam spezzò il discorso dell'uomo che lo incenerì subito con gli occhi mentre Dean tentava in ogni modo di trattenersi dal ridere.
"Non ci hanno presentati. Crowley, socio i affari del signor Sheffield."
"Piacere."

Dean gli strinse la mano continuando a stringere le labbra per non ridergli proprio in faccia.
"Ora Sam le mostrerà la sua camera, Signor Winchester."
"Per favore, mi chiami Dea-Cosa?! La tata viene a stare qui?!"

Dean sgranò gli occhi sorpreso e sull'orlo di un'esplosione di gioia.
"Certo."
Castiel rispose allontanandosi dalla stanza insieme a Crowley per tornare nell'ufficio, lasciandolo solo con il maggiordomo.
"Caspita. Non vi fate mancare niente qui."
Sam sorrise capendo subito che sarebbero andati molto d'accordo loro due.
"Si troverà bene qui."
"Dammi del tu, Sam."
"Va bene, Dean."

Si strinsero la mano anche loro per la prima volta, nonostante Sam fosse la primissima persona che aveva incontrato entrando in quella casa.
"Allora, cos'è questa festa di cui parlavano?"
"E' una cena con la quale il signor Sheffield e il signor Crowley vogliono incontrare alcuni importanti investitori."
"Oh, ma allora è una cena importante! Dobbiamo prepararci!"

Dean si accese come una lampadina e si allontanò da Sam salendo le scale di corsa, facendo i gradini a due a due.
"Ragazzi! Usciamo! Vi porto a fare shopping!!!"


"Tu non hai idea di quanto lavoro avrò da fare con questi ragazzi, Lalla."
Dean, appoggiato al bancone del negozio in cui lavorava fino a quella mattina, osservava i due ragazzi vagare tra i vestiti e provare e riprovare abiti diversi mentre la giovane Charlie stava seduta su una poltroncina a sfogliare annoiata una rivista. Il suo capo non c'era e così aveva deciso di andare lì e comprare tutto quello che voleva usando lo sconto dipendenti che ancora non gli era stato tolto.
Dietro al bancone, alla cassa, Chevy Impala detta Lalla, collega e migliore amica di Dean da tantissimi anni, ascoltava il suo racconto di come si era ritrovato a fare da tata a quei 3 giovani.
Era una donna sui 40, alta, snella, dalla pelle scura, con lunghi capelli ricci e neri e due profondi occhi castani; vestiva sempre con succinti abiti scuri di pelle o jeans strappati.
"Lei, la ragazza lì, è chiusa a riccio. Mentre gli altri hanno fin troppa personalità." 
Osservarono Garth indossare una giacca marrone con frange in stile cowboy mentre Kevin si provava un frac più grande di almeno 3 taglie, con le code così lunghe da toccare quasi per terra facendolo sembrare un pinguino.
"Beh, tu sei bravo. te la caverai. E poi, puoi insegnargli un po' di trucchi per rimorchiare!"
Dean si voltò accigliato verso di lei.
"Baby! No! Non spetta a me insegnargli i trucchi io sono solo la tat-hey, no, un momento, io sono la tata spetta proprio a me! Ragazzi, venite qui!"
Li chiamò a raccolta e subito i due maschi si precipitarono come erano vestiti mentre la giovane lentamente si alzò e si trascinò vicina.
"Garth, Kevin, scegliete un vestito, scuro, niente frange e lasciate stare i gessati o sembrerete usciti da Il Padrino."
Li mandò a briglia sciolta per il negozio e si voltò a fissare Charlie, concentrandosi solo su di lei.
"Io non mi cambio."
Disse immediatamente lei sentendosi osservata.
"Non voglio che ti cambi, per me tu sei una stupenda nerd così come sei, ma è perchè io ho un dono."
Rispose Dean passandole oltre e facendo finta di non prestare attenzione.
"Che dono?"
Chiese immediatamente lei, incuriosita, abboccando all'amo.
"Io vedo cosa c'è sotto i vestiti."
Esclamò l'uomo poggiandosi le mani sui fianchi, tutto soddisfatto.
Charlie sollevò un sopracciglio.
"Potrei denunciarti per questo."
"Voglio dire che vedo oltre la tua facciata e so che non sei asociale e grigia come appari. Sono sicuro che c'è un vulcano dentro di te."

Si avvicinò a lei andandole alle spalle e spingendola verso la finestra fino a quando non riuscì a vedere il loro riflesso nel vetro.
Con un rapido movimento le sciolse la coda di cavallo e le spostò i capelli davanti alle spalle; le spostò gli occhiali, sollevandoglieli sopra la testa come fossero un cerchietto e poi, con un rapido gesto della mano, indicò un luogo fuori dalla vetrina, dall'altra parte della strada.
"Non vuoi che lo vedano anche gli altri questo vulcano?" 
Charlie, rimasta fino a quel momento in balia delle abili mani di Dean, finalmente si riprese e scrutò oltre il vetro, verso il negozio che l'uomo stava indicando. Appena lesse l'insegna il suo sguardo si illuminò e stupita ma felice si voltò verso Dean mostrandogli il primo splendido sorriso di mille altri che lui sarebbe riuscito a strapparle entrando nella sua vita.


La sala di casa Sheffield era colma di invitati: tutta gente di alto rango, piena di soldi e una gran puzza sotto il naso. Giovani camerieri e cameriere passavano tra la gente con vassoi colmi di stuzzichini e calici di champagne.
Castiel, sempre scortato dall'immancabile Crowley, stava  proprio per parlare con uno dei più ricchi impresari presenti quella sera quando Sam comparve al suo fianco intercettandolo e elegantemente gli fece sapere che Dean lo mandava a chiamare perchè si trovasse davanti alle scale del corridoio.
Castiel non fece obiezioni ne si lamentò per la richiesta, al contrario di Crowley che lo inseguì per tutta la strada lagnandosi rumorosamente.
"Se ne sta andando! E se non concludiamo subito questo accordo col signor Kripke niente potrà salvare il film! Sarò costretto a offrire me stesso!"
"Ma lo fermerà questa minaccia?"

Lo colpì Sam con una frecciatina immancabile appena prima che tutti e tre arrivassero davanti alla scalinata.
Sulla cima delle scale subito apparvero Garth e Kevin, stretti nei loro eleganti completi, uno blu, l'altro grigio, e scesero le scale quasi di corsa.
Castiel li guardò sorpreso.
"Chi è mai riuscito a farvi vestire come persone civili?"
Chiese sarcastico, dando una pacca sulla spalla ad entrambi.
"E' stato Dean."
Una voce femminile comparve dall'alto delle scale e Cas subito alzò lo sguardo, rimanendo abbagliato.
Charlie, una Charlie che nessuno aveva mai visto, fasciata da un bellissimo vestito bianco, stranamente simile a quello di Galadriel nel film Lo Hobbit, con tanto di sottile corona d'argento a tenerle indietro i capelli dal viso.
"Mio Dio..."
Si lasciò sfuggire Castiel nel vederla scendere le scale.
"Sei magnifica, Charlie."
Le prese la mano per farle scendere l'ultimo gradino e le diede un bacio sulla guancia.
"La tata vorrebbe parlarle, signore."
Disse Sam accostandosi all'orecchio di Castiel che subito si voltò.
"Certo! Dov'è?"
"Sono quassù!"

La voce profonda di Dean fece girare tutti i presenti che si bloccarono, come pietrificati.
Castiel si accorse di aver smesso di respirare solo quando Dean fece il primo gradino per scendere, mentre rimaneva con gli occhi dentro ai suoi e un sorriso affascinante sulle labbra. Portava un meraviglioso completo rosso borgogna con scarpe nere come il fazzoletto ricamato che gli usciva dal taschino. Aveva la barba leggermente sfatta, i capelli erano pettinati in modo impeccabile, ancor meglio di qualche ora prima, quando si erano conosciuti, e la camicia, sempre nera, con i primi due bottoni slacciati, lo rendeva sexy in un modo che poteva essere definito illegale.
"Scusate il ritardo, ci stavamo preparando per la festa."
Disse Dean arrivato alla fine delle scale, proprio davanti a Castiel.
"Festa? Ma voi non eravate invita-"
"Non doveva andare a rovinare la vita a qualche impresario?"

Sam interruppe Crowley prendendolo per le spalle e portandolo nella sala del ricevimento di peso.
"Possiamo restare alla festa?"
Chiese Kevin a Castiel posizionandosi di fianco a Dean.
"Possiamo, papà?"
Insistette Charlie prendendogli la mano.
"Dai, possiamo, papà?"
Disse Dean divertito, mentre piegava la bocca facendo il labbro triste.
"E va bene, restate! Ma niente scherzi, d'accordo?"
"Yeeeeeee!!!"



La festa continuò senza intoppi e pian piano tutti gli invitati si congedarono e tornarono alle loro case lasciando sostanziosi contributi a Castiel e Crowley.
Quest'ultimo se ne andò dal party quasi completamente ubriaco, tanto che Sam dovette trascinarlo fuori dalla porta sul retro, scaraventarlo su un Taxi, e farlo partire. Ovviamente dopo aver dato al tassista l'indirizzo sbagliato.
Tutto si calmò nella casa: Kevin e Garth si erano addormentati sui divani e solo Castiel e Dean erano rimasti a parlare davanti alle scale dell'ingresso.
"La devo proprio ringraziare, Dean, per aver fatto questo ai miei figli. Non li vedevo così allegri da parecchio tempo."
"Signor Sheffield, è il mio lavoro!"

Rispose Dean facendo l'occhiolino.
"A proposito, dov'è finita Charlie?"
"Non lo so, non la vedo da un po' in effetti."

Si guardarono intorno per qualche secondo poi, l'attenzione di Castiel venne attirata da qualcosa di bianco, visibile attraverso il vetro, che si muoveva fuori dalla porta d'ingresso.
"Oh, eccola, è qui fuori."
Fece un paio di passi e aprì la porta trovandosi di fronte una scena che non si sarebbe mai aspettato di vedere: Charlie era abbracciata a una delle cameriere, e la stava baciando.
"Charlie!"
Gridò Castiel colto alla sprovvista.
"Papà?!"
Ripose la ragazza staccandosi dall'altra che subito diventò paonazza e si ritrasse.
"Cosa stai facendo???"
"Mi...mi dispiace. signor Sheffield, me ne vado subito."

La giovane cameriera scappò via, imbarazzata come non mai e Charlie tentò di fermarla, ma inutilmente.
"Tu vieni dentro, signorina!"
Castiel la fece rientrare e chiuse la porta con violenza.
"Come hai potuto??"
Disse con rabbia la giovane dai capelli rossi.
"Cosa? Che? Cos'è successo?"
Dean si avvicinò a lei molto incuriosito dato che non era riuscito a vedere cosa accadeva fuori dalla porta.
"Stava palpeggiandosi con una ragazza qui fuori!"
"Ci siamo solo baciate!"
"Ti ha baciata?!"

Dean afferrò il braccio di Charlie sorridendo di gioia.
"Si..."
"Evvai così, sorella!!!"
"La volete smettere!!!"

Urlò Castiel mettendosi fra di loro, fronteggiando Dean.
"E' solo una bambina!"
"Guardi che non è più una bambina oramai."
"Ho 16 anni compiuti!"
"Esatto, e quando io avevo 16 anni-"

In quel preciso istante, Castiel fulminò Dean con lo sguardo.
"No, questo è meglio che non lo dico..."
Concluse Dean abbassando il volume della voce fino a farla scomparire.
"Charlie, vai in camera tua."
La ragazza desiderava ardentemente protestare di nuovo ma conosceva suo padre ed era troppo triste per continuare a combattere, quindi scappò via in camera sua.
Dean superò Castiel per inseguire la giovane, ma subito venne fermato dalla voce del padrone di casa.
"E' tutta colpa sua."
"E io che ho fatto, scusi???"

Castiel fece un passo verso di lui.
"E' solo una ragazzina, non è una donna!"
"Sua figlia è cresciuta e non smetterà di farlo. Lei mi ha assunto per aiutarla o sbaglio?!"

Dean rispose a testa alta, sostenendo lo sguardo a avvicinandosi a sua volta.
"Lei non è adatto a farlo."
"Oh, e invece lei lo è?? Bel padre, ha fatto piangere sua figlia invece di fare festa ad un bacio che le leva un po' di complessi!"
"Grazie per l'opinione data dalla sua grandissima esperienza!!!"
"E' quello che penso!"

Dean si piantò i pugni sui fianchi sbuffando come un drago e per un istante cadde il silenzio mentre i due uomini si rendevano conto di essere arrivati a pochi centimetri l'uno dal naso dell'altro.
"E' licenziato."
Disse Castiel voltandosi e allontanandosi da lui.
"COSA?! Oh, no, caro! Me ne vado io!!!"
Dean si voltò a sua volta picchiando piedi e uscendo dalla porta, per poi rimettervi la testa dentro una manciata di secondi dopo ripetendo per la seconda volta in un giorno la stessa frase.
"No! E' lei che mi licenzia! Se no mi perdo anche la liquidazione!"


Castiel era rimasto seduto nel suo ufficio per più di un'ora dalla fine della festa e dal licenziamento quando Sam entrò, nella mano un piatto con sopra del cibo.
"Non ha mangiato niente stasera, quindi le ho portato qualcosa."
Poggiò il piatto sul tavolo insieme ad un tovagliolo e fece per uscire di nuovo quando il miliardario iniziò a parlare.
"Ho avuto una reazione eccessiva, vero, Sam?"
"Come Al Capone a San Valentino, direi..."

Provò a scherzare Sam, riuscendo a far nascere un piccolo sorriso sul viso di Castiel.
"Considero Charlie come la mia bambina e mi fa paura l'idea di perderla."
Tagliò un pezzo di quello che aveva nel piatto con la forchetta e se lo mise in bocca fermandosi a contemplare il sapore che aveva.
"E' buono. Cos'è?"
"La tata l'ha comprata oggi pomeriggio. Apple Pie."
"La tata..."

Sospirò Castiel pensieroso.
"Sì, signore. Quello che ci voleva in questa casa, no?"
"Sam..."

Il miliardario lo guardò per un attimo negli occhi.
"Tu non ti riferisci alla torta, vero?"
"Eh, no, signore... direi di no."



Dean era steso sul divano di casa a guardare la sua Soap Opera spagnola alla TV, con indosso jeans e T-shirt nera, quando zio Bobby comparve dalla cucina con in mano dei tramezzini stracolmi di qualsiasi cosa si possa mettere in un tramezzino.
"Vuoi un tramezzino, Dean?"
"Oh, no, Bobby. Il cibo non mi leverà l'amaro in bocca questa volta."
"Ah, stronzate! Un po' di porcherie ti aiutano a campare!"

Dean sorrise sollevando la schiena e portandosi a sedere mentre con la mano si allungava in direzione dei tramezzini.
"E va bene..."
In quell'istante il campanello dell'appartamento suonò facendo sobbalzare entrambi; Dean si ficcò il panino in bocca tutto per intero e si alzò di scatto.
"APkjRO IOjdsw!"
Bofonchiò andando verso la porta, quasi strozzandosi col cibo.
Guardò dallo spioncino e un'imprecazione gli sfuggì dalle labbra; finì di inghiottire il tramezzino e aprì.
Sulla porta stava Castiel, ancora vestito con lo smoking della festa e in mano una piccola valigia scura.
"Signor Sheffield!"
"Mi... mi dispiace disturbarla a quest'ora, Dean ma, ecco, ho riportato le sue cose che erano rimaste da noi."
"Un signore come lei non disturba mai! Bobby Singer, zio di Dean."

Bobby afferrò avidamente la mano di Castiel stringendola con forza e scuotendola con affetto, lasciando l'uomo un po' intontito.
"Castiel Sheffield, molto lieto..."
"Si accomodi! Vuole un tramezzino?"
"Ehm…"
"Bobby, lascialo in pace! E facci parlare da soli!"

Intervenne prontamente Dean spedendo Bobby nell'altra stanza, vedendo Castiel visibilmente imbarazzato e sconcertato dalla situazione.
Rimasero in silenzio per almeno 5 minuti seduti sul divano, guardandosi intorno casualmente e sorridendosi impacciatamente quando i loro sguardi si incrociavano.
"E Charlie?"
Chiese infine Dean non reggendo più il silenzio.
"Charlie si rifiuta di parlare con me, ma Garth mi ha detto che sta bene."
Rispose Castiel e subito dopo cadde di nuovo il silenzio più totale, fino a quando il miliardario non si decise a parlare.
"Mi dispiace che la cosa non abbia funzionato."
"No, è che noi due vediamo le cose in modo troppo diverso. Lei pensi, stasera al posto suo, uno come me, non me lo sarei fatto scappare via."
Dean piantò i suoi occhi luminosi in quelli di Castiel sollevando un sopracciglio.
"Già, ma non sta al posto mio! E forse... e dico forse, le nostre diversità non sono un male. Forse potrebbero essere un bene. Quindi... ehm…"
"E avanti lo dica!"
"C-che dovrei dire?"

Dean si alzò in piedi poggiandosi le mani sui fianchi.
"Oh , su! Lo dica che si metterebbe in ginocchio qui e ora per riavermi!"
Castiel scattò in piedi come una molla aggrottando incredulo le sopracciglia e spalancando la bocca pronto ad alzare la voce appena prima che Dean gli afferrasse il viso fra le mani e gli stampasse un bacio a schiocco in fronte.
"MA... COSA?!"
"Accetto le sue scuse! Bobby, le valige! Torno a fare la tata!"

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Buonsalve a tutti!!!
Ecco qui il primo capito di questa Fanfiction a tempo perso che sono stata costretta a scrivere sotto minacce dopo aver creato QUESTE IMMAGINI 
Prometto che arriveranno altri capitoli appena avrò il tempo e l'ispirazione a mio favore!!!
Byebye!
-Nana

 
 

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Capitolo 2
*** Infermiere Diligente ***


Infermiere Diligente

 
"Papà, ho bisogno di soldi!"
"Certo, tesoro, eccoli."

Castiel e Charlie entrarono in cucina mentre Sam e Dean stavano ritirando i piatti della colazione e nel sentire quella conversazione subito Dean si sentì in dovere di intervenire.
"Ma non ti ha dato 50 dollari giusto ieri?"
"E' vero, Charlie, che ne hai fatto?"
"Li ho spesi in vestiti per la scuola."
"Ma tu non hai l'uniforme!"

Castiel si sedette al tavolo della cucina subito seguito da Charlie che seguitava a tentare di portare a compimento la sua impresa con ogni mezzo.
"Dai, papà, non fare il tirchio. Lo sai, ti voglio tanto bene..."
La voce della ragazza era diventata così tanto da bambolina che a Dean vennero i brividi lungo la schiena.
"Mh... e va bene. Ma questa è l'ultima volta."
"Eh, no!"

Il biondo intervenne all'ultimo secondo mettendosi in mezzo fra il donatore e la ricevente.
"Non lo dico per bloccare questa sua gentilezza d'oro ma non crede che sia ora che Charlie si trovi un lavoro?"
"D'accordo! Mi troverò un lavoro, posso provare da GAP!"

Rispose prontamente la giovane con un bel sorriso sulla faccia.
"Un momento, non è lì che lavora Sarah, la tua ragazza?»
"Oh... davvero?"
"No, Charlie non cominciare questa discussione con tuo padre. Non è giornata. Io sto solo dicendo che secondo me un lavoro la renderebbe più responsabile."

Concluse Dean rivolgendosi nuovamente a Castiel.
"Non lo so,  non trovo giusto che porti via il posto a qualcuno che ha veramente bisogno di lavorare." 
"Non c'è problema, può sempre lavorare come volontaria."
"Si! Farò la volon- Hey, un momento, vuol dire che lavorerò senza una paga?! No, perchè dovrei lavorare? Dai, siamo ricchi!"
"No, no, no, no, no, no tesoro."

La interruppe immediatamente Castiel.
"Io sono ricco. Tu sarai ricca quando io sarò morto."


"Sam, potresti portarmi qualcosa per lo stomaco? E' tutto il giorno che ho uno strano dolore."
Castiel stava lavorando con Crowley nel suo ufficio quando Dean entrò spalancando la porta, senza nemmeno bussare, eccitato e frenetico.
"Lo sa chi ha trovato un lavoro?"
Disse spalancando le braccia con un grande sorriso in volto.
"Oh! Che notizia, caro Dean! Non deve nemmeno dare il preavviso! Se ne vada subito fuori! E le regalo questo in segno della mia gratitudine!"
Crowley sbraitò come un pazzo, quasi saltando sul posto dalla gioia mentre si sfilava l'orologio d'acciaio dal polso e lo donava al giovane.
"Wow! Ma è fantastico! Non so cosa dire! Ah, no, lo so. Non è per me il lavoro, è per Charlie. Che bella cassa in acciaio..."
Replicò il biondo legandosi l'orologio al polso e andando a sedersi sulla scrivania accanto a Castiel, lasciando Crowley da solo nel suo sconforto.
"Charlie farà l'infermiera volontaria da oggi!"
A quella notizia, il miliardario si appoggiò allo schienale della sedia, il viso teso in un'espressione dubbiosa.
"Senta, Dean... è sicuro che Charlie sia abbastanza matura per lavorare in un ospedale?"
"Qual'è la cosa peggiore che può fare? Dimenticarsi di portare a qualcuno la merendina!"
"Ecco...vede quell'acquario lì sul mobile?"

Castiel indicò con lo sguardo un contenitore di vetro lungo almeno un metro pieno di piante di ogni tipo ma senza la minima traccia d'acqua al suo interno.
"E' un acquario? Non vedo nessun pesce..."
"Già, Charlie si è scordata di portare le merendine."



"Vedrai, Charlie, questo lavoro ti farà bene."
Dean e Charlie stavano aspettando vicino al bancone dell'accettazione che arrivasse l'infermiera caposala per registrare le nuove volontarie. La ragazza aveva già indosso la sua nuova uniforme bianca e rossa, con gonna e cuffietta sulla nuca.
"Porta buon karma aiutare la gente che soffre- OH!"
In quel momento qualcosa colpì Dean proprio sul sedere facendolo voltare di scatto: una signora piuttosto anziana su una sedia a rotelle gli aveva dato un violento pizzicotto su una chiappa e ora gli stava facendo l'occhiolino.
"Vieni Charlie, allontaniamo il mio sedere da mani improprie."
Si spostarono di qualche passo e finalmente arrivò vicino a loro l'infermiera responsabile del piano. Una donna sui 50, robusta, con una montagna di capelli biondi permanentati e una cartelletta alla mano.
"Buongiorno."
"Salve, lei è Charlie Sheffield, viene a fare la volontaria."

Le due si strinsero la mano e subito la donna più grande si mise a dare qualche consiglio utile per lavorare nell'ospedale.
"Allora, Charlie, questo è un ospedale e a volte si vedono cose molto dure, sei sicura di esserne in grado?"
Senza dare una risposta, la ragazza si piegò all'indietro con la testa per arrivare all'orecchio di Dean.
"Dean, non lo so, forse papà aveva ragione."
"Senti, tesoro. Numero 1: non dire mai più queste cose. Numero 2: sei preparata per questo! Quante puntate di Dr. Sexy abbiamo visto insieme, eh? Coraggio!"

Il biondo la prese per le spalle e la spinse in avanti, verso l'infermiera che si era recata verso una paziente in barella, fermatasi lì da poco. Aveva preso una siringa e la stava riempiendo per l'iniezione.
"Su, avanti, Charlie, non essere nervosa, è soltanto un ago."
Disse Dean facendole una carezza sulla schiena mentre i suoi occhi non si staccavano dalle mani dell'infermiera.
"Lo so, non mi fa impressione."
Rispose Charlie cominciando a rilassarsi e continuando a scrutare la donna mentre infilava l'ago nel braccio della paziente.
"Oh beh... beata te."
Concluse Dean prima di svenire al suolo con un tonfo sordo.


Dean scese le scale dell'ingresso quasi di corsa fermandosi proprio dietro al divano sul quale Charlie e la sua ragazza Sarah si stavano baciando e non diedero il minimo cenno di avete intenzione di interrompersi.
"Charlie! Qual è il numero della pizzeria che fa le consegne a domicilio?"
"Mmh, mmh mh... mhhh... mhhh..."
"No, Charlie, non quella pizzeria lì! Vabbè, guarderò sull'elenco. Voi come la volete?"
"Mmhh, mmh."
"Mmmh, mh, mh."
"Eh, no, mi dispiace ragazze ma dovete decidervi! Non possiamo fare metà peperoni e metà pancetta!"

La porta di casa si aprì in quel preciso istante e le due ragazze si staccarono alla velocità della luce non appena riconobbero la voce di Castiel.
"Buonasera."
"Buonasera, signor Sheffield! Come si sente?"

Il miliardario lasciò il cappotto del guardaroba e andò incontro a Dean reggendosi la pancia con una smorfia in viso.
"Non troppo bene. Credo di aver mangiato qualcosa che non ho digerito."
"Dopo le porterò qualcosa da prendere, non si preoccupi."

Dean gli diede un colpetto sul braccio per rassicurarlo e tentò di condurlo fuori dalla sala per lasciare di nuovo sole le due ragazze.
"Sarah e Charlie stanno sempre sul divano?"
Ma non ebbe successo.
"Non si preoccupi. Sono rimasto qui tutta la sera!"
A quelle parole, dalla cima delle scale apparve Kevin già in pigiama che si mise a gridare.
"Dean! Torna su! La pubblicità è finit-!"
"KEVIN! FORSE HAI SOGNATO TORNA IN CAMERA!"

Gli strillò contro il biondo tentando di coprire le sue parole, inutilmente dato che Castiel gli lanciò uno sguardo fulminante.
"Sua figlia le ha detto che le cose vanno benissimo all'ospedale? Cinque giorni di seguito e mai un ritardo!"
Fortunatamente i voli pindarici e i cambi di argomento erano una specialità di Dean Winchester.
"Una signora aveva delle uova di insetto nell'orecchio e adesso si schiudono!!!"
Gridò Charlie alzandosi dal divano per accompagnare Sarah alla porta.
Nel sentire quella notizia disgustosa, Castiel gemette rumorosamente e scappò sù per le scale reggendosi la pancia e congedandosi alla velocità della luce.
Sarah e Charlie si salutarono con un bacio e non appena lei e Dean furono finalmente sole, la ragazza dai capelli rossi gli si avvicinò con gli occhioni da cucciolo.
"Dean... ho bisogno un grosso favore."
"Ecco, ci siamo."
Il biondo si lanciò verso il salotto a passo svelto e si butto sul divano pronto ad affrontare qualsiasi adolescenziale richiesta.
"Avanti, sentiamo."
"Io... non posso lavorare domani sera. Sarah mi ha invitato ad un concerto! E vorrei chiedere a qualcuno di cui mi fido pienamente di sostituirmi!"
"Ah, beh se è qualcuno di cui ti fidi pienamen- OOOH! NO!"

Con uno scatto degno di un atleta, Dean si rialzò dal divano scuotendo la testa con intensità.
"Ti prego, Dean! Sono otto settimane che stiamo insieme!"
"Oh! Davvero? Che sono? Le nozze di garza? Non se ne parla! Secondo te potrei passare mai per una giovane infermiera volontaria?!"
"Beh... il tuo viso ha dei tratti anche molto femminili."
"Non ti stai aiutando, ragazza."

La intimò il biondo andando verso lo specchio appeso alla parete della sala. Si passò le mani sulla faccia sentendo la barba sfatta grattare sulle dita e immaginandosi senza.
"Sarei una bellissima donna."
Esclamò con convinzione mentre Charlie lo raggiungeva.
"Ma io sono quello che deve insegnarti ad essere responsabile! Capito?"
"Oooh e su... non essere cattivo..."

La giovane gli afferrò le mani come se volesse ballare con lui.
"Lo sai che ti voglio tanto bene..."
"Tesoro... questo funziona solo con tuo padre."
Le rispose afferrandole il mento fra le dita, ma la ragazza continuò a fare gli occhi da scoiattolina triste, riuscendo perfino a renderli lucidi di lacrime.
"Ti prego..."
"Oh mio dio smettila! E va bene! Lo farò! Ma tuo padre non dovrà saperlo!"



"Mi deve un ENORME favore quella ragazzina."
Era stata una sera tranquilla all'ospedale: nessuna emergenza, nessuna crisi, nessun morto. L'unica pecca era che purtroppo per Dean era arrivato con dieci minuti di ritardo e la già scarsa riserva di divise maschili da infermiere era stata saccheggiata in un baleno, per questo gli era stato imposto di indossare l'unica rimasta disponibile: la divisa di Charlie.
Il problema non erano tanto la cuffietta rossa, il grembiule o le ciabatte piccole; il problema era la gonna.
Aveva dovuto indossarla sopra i jeans per adeguarsi al personale ospedaliero, come aveva detto la caposala con un bel ghigno sulla faccia.
Aveva ricevuto una decina di proposte indecenti da svariati pazienti e un altrettanto buon numero di pizzicotti sul sedere, quasi tutti della stessa signora che gli aveva regalato il primo, una settimana prima.
Quando la caposala arrivò, le infermiere e Dean stavano tutte sedute su alcune sedie in una saletta riservata a leggere nell'attesa di essere rimandate a casa; entrò con dei fascicoli in mano e iniziò subito a distribuirli.
"Ho bisogno di qualcuno che resti un'ora in più stasera. E' stato appena ricoverato un paziente d'urgenza e lo dobbiamo operare subito."
Nessuna delle ragazze si fece avanti, sapendo bene cosa voleva dire rimanere un'ora in più a correre avanti e indietro per i corridoi, per cui la caposala puntò immediatamente l'unico uomo e anche l'unico maggiorenne presente nella stanza.
"Lei non ha l'aria di qualcuno che ha il coprifuoco."
Esclamò tutta contenta facendo segno a Dean di alzarsi; lui obbedì senza protestare, sistemandosi la cuffietta in testa e la gonna sulle gambe, e la seguì nel corridoio.


Dean sbadigliò rumorosamente stando sdraiato su uno dei letti della stanza in cui gli era stato detto di aspettare più di mezz'ora prima. Poi, improvvisamente la porta si aprì e il biondo alzò la testa ritrovandosi a guardare l'ultima cosa che sperava di vedere: Crowley.
Si alzò di scatto afferrando la tenda che divideva in due la stanza e, tirandola con forza, si nascose agli occhi del medico che stava spingendo dentro la barella ma soprattutto agli occhi dell'uomo che ci stava steso sopra: Castiel.
"Non si preoccupi,signor Sheffield, è solo appendicite! E' un 'operazione di routine."
Spinse la barella fino a posizionarla in un angolo della stanza poi sistemò la flebo e la aprì.
"Ora si rilassi e faccia sogni d'oro."
In qualche secondo, Castiel era già quasi completamente intontito dall'anestesia così il medico si rivolse a Crowley.
"Lei è il compagno?"
"Si!"

Rispose immediatamente l'uomo prima di buttarsi sul corpo steso di Castiel per stampargli un bacio in bocca e poi uscire dalla porta accompagnato dal dottore.
Dopo aver atteso qualche secondo da che aveva sentito la porta chiudersi, Dean uscì da dietro la tenda senza fare il minimo rumore ma, non appena la sua mano si allungò per prendere abbassare la maniglia e uscire, la porta si spalancò di nuovo e il medico rientrò di corsa facendolo sobbalzare all'indietro.
"Senta, mi aiuti, prepariamo l'intervento."
"Ok, d'accordo, vado a chiamare qualcuno!"
"Lei non è un... infermiere?"

Domandò il medico scrutando il suo abbigliamento, prima che Dean potesse scappare.
"Emh... si?"
"E allora prepari il paziente!"

Sentendosi gridare addosso, il biondo si avvicinò al letto mettendosi una mano davanti alla faccia e proprio in quel momento, Castiel riaprì gli occhi incontrando i suoi.
"Dean...? Oh, com'è bello..."
Disse con voce assonnata e rintontita mentre Dean tentava in tutti i modi di nascondersi.
"Si, si, grazie, ora dorma, eh. Dorma!"
Diede un paio di colpetti alla flebo con le dita, scuotendola leggermente e, a quanto parve, bastò per far svenire del tutto il miliardario.
Un secondo dopo, il dottore si presentò al suo fianco con in mano un rasoio e glielo porse.
"Lo rasi."
Perplesso, Dean non fece domande, anche perchè il medico era già tornato a dargli le spalle. Prese dal tavolino accanto al letto un barattolino di schiuma e se ne mise un po' sulla mano.
"E' lei il dottore."
Si mise a spalmare la schiuma sulla guancia e sul mento di Castiel ma immediatamente il medico si voltò e riprese a gridare.
"Che cosa sta facendo?!"
"Io non ne ho idea!"
"Deve raderlo per l'operazione, accidenti!"
"Ma insomma dove devo rader- OOOH!"

Appena realizzò cosa il medico gli stava chiedendo, Dean andò nel panico.
"Va bene, le chiamo una ragazza che sa fare la cerett-"
"ADESSO!"

Il dottore lo prese per un braccio e non lo lasciò scappare, piantandolo davanti la corpo addormentato di Castiel e tornando a sistemare il resto.
Dean reggeva ancora in mano il rasoio e si guardava intorno come un cagnolino smarrito fino a quando i suoi occhi non caddero sulla zona che gli era stato chiesto di radere.
"Ma perchè a me..."
Scostò la coperta con due dita e sollevò delicatamente verso l'alto la camicia da ospedale. Afferrò con l'altra mano la bottiglietta di schiuma e, senza nemmeno guardare dove la stava mettendo, ne sparò una generosa quantità sotto l'indumento.
Buttò il barattolino da parte e prendendo un profondo respiro, strinse gli occhi e infilo la mano sotto la camicia per iniziare a radere.
In quel medesimo momento la porta si spalancò e Sam con in mano un vaso di fiori apparve sulla soglia.
Dean riaprì gli occhi ma rimase paralizzato col resto del corpo, la bocca aperta e le mani infilate nella zona più intima di Castiel, tentando in ogni modo possibile di evitare di incrociare lo sguardo del maggiordomo
Da prima sconvolto, Sam rimase a occhi sbarrati di fronte a quella scena, ma poi, la sua adolescenza perduta prese il sopravvento e una smorfia distorse la sua bocca nel tentare di trattenere una grassa risata.
"Qualcuno avrà un aumento!"


Dean era in cucina a prepararsi una coppa di gelato quando Castiel entrò dalla porta ancora un po' zoppicante per la convalescenza e andò a sistemarsi di fianco a lui.
"Buonasera, Signor Sheffield, vedo che si sente meglio!"
"Oh, sì, decisamente! Mi sono anche ricordato di uno stranissimo sogno che ho fatto mentre mi stava facendo effetto l'anestesia."
Il cucchiaio di gelato scappo' dalla mano di Dean e la pallina di gelato sopra di esso fece un volo per tutta la cucina, schiantandosi a terra.
"Oh! Sul serio...?"
Ma Castiel non sembrò davi molta importanza e continuò a parlare.
"Già! Ero sposato con Crowley e lei era il mio infermiere!"
"Ooh guardi... ehm, l'anestesia fa questi scherzi a volte! Ah-ah!"

Dean si voltò in preda al panico, per distogliere lo sguardo da Castiel, e afferrò dal mobile la panna spray da mettere sul gelato.
"Si, suppongo abbia ragione. La mente fa strani scherzi!"
Ma non appena il miliardario pronunciò quelle parole, il biondo si rilassò. L'aveva scampata bella.
"Beh, buonanotte, allora."
"Buonanotte, signor Sheffield!"

Esclamò felice agitando la bomboletta della panna e spruzzandosene poi una generosa montagna sul gelato. Ma quel gesto fece paralizzare Castiel, che sgranò gli occhi incredulo mentre Dean si rendeva conto da solo di aver appena schiarito perfettamente le idee e la memoria del miliardario.
Un'espressione di panico, imbarazzo e tremendo disagio si manifestò sul volto di entrambi appena prima che Dean scattasse di corsa fuggendo verso l'uscita più vicina.
"DEAN!!!!!!!!"

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Capitolo numero 2!! Ringrazio ancora tutti per i bei commenti che mi avete lasciato e ne approfitto per dire che se avete richieste per un qualche episodio de La Tata che vorreste vedere riadattato alla Supernatural, scrivetemelo pure!!!
Nuove foto di Tata!Dean QUI
Un bacio e alla prossima!
-Nana


 

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Capitolo 3
*** Quasi Due Gocce d'Acqua ***


Quasi Due Gocce d'Acqua
 
"Cominciano le scuole, ah! E loro andranno a scuola, ah! Per ore e ore a scuola, ah!"
Dean e Sam stavano ballando il trenino in cucina canticchiado dalla gioia quando Charlie scese di corsa le scale in preda al panico. Dean era ancora beatamente in pigiata, canotta scura e pantaloni della tuta, mentre la ragazza era già pronta e vestita per andare a scuola.
"Dean! Dean! Aiutami! Come sto messa?"
Si mise proprio davanti a lui facendo un giro su se stessa per farsi vedere; era agitata e nervosa anche se non ne aveva alcun motivo.
"Sei bellissima, Charlie, non preoccuparti."
Dean le diede un colpetto affettuoso sulla spalla e subito dopo anche Kevin apparve nella cucina.
"Ho fatto una lunga telefonata con la mia analista. Stanotte ho sognato di nuovo un unicorno!"
Kevin appoggiò lo zaino sul bancone della cucina e lo aprì per mettervi dentro la merenda.
"Bravo, ma lo sai che gli psicanalisti vedono le cose a modo loro. Un unicorno è solamente un bel cavallo con un grane e lungo..."
Dean si bloccò, zittendosi all'istante e scambiando uno sguardo divertito con Sam.
"Capitano anche a me questi sogni di tanto in tanto."
Ridacchiarono rumorosamente e in quel momento, Castiel entrò dalla porta per chiamare i ragazzi e avvisarli che la macchina era pronta a partire.
"Sentito vostro padre? Via, andare! Fuori!"
In pochi attimi tutto si velò di una pace e una calma innaturali; Sam e Dean si guardarono quasi a rallentatore e alzarono le braccia battendosi energicamente il 5. 
"Soli!!!"


"Guarda qua, Sam! Il giornale pubblica l'ultimo elenco aggiornato dei 10 scapoli d'oro!"
Dean scese di corsa le scale d'ingresso chiamando il maggiordomo mentre apriva la rivista alla pagina indicata in copertina e leggeva la lista.
"Oh! Il signor Sheffield è al terzo posto!"
Appena Dean lo nominò, Castiel apparve dal salone con la testa immersa nelle sue scartoffie, diretto verso il suo studio.
"Lode e gloria allo scapolo numero 3!"
Dean sorpassò Sam e bloccò la camminata del miliardario mettendogli il giornale davanti al naso.
"Oh, no! Ci si mette anche lei adesso?!"
Ma Castiel non rispose di buon grado a quel gesto.
"Che c'è?"
Domandò Dean fermandosi davanti al divano insieme all'uomo che prese a mostrargli uno per uno i fogli che aveva in mano.
"Mi bombarbano da questa mattina con fax, telefonate e quant'altro! Donne che invitano a cena, che vogliono avere figli da me! Eppure lo sanno che non sono interessato alle donne!"
"E che differenza fa? E' bello, è ricco, se glielo chiedesse probabilmente si farebbero crescere la barba per lei."
A quell'affermazione Castiel scosse la testa ma non riuscì a fare a meno di sorridere.
"La vita che conduco mi piace così com'è. Amo la mia famiglia e il mio lavoro."
"Si ma non è mica morto! Dovrebbe uscire ogni tanto alla ricerca di qualcuno con cui divertirsi!"
Dean gli diede un colpetto sul braccio strizzando l'occhio sia a lui che a Sam.
"Apprezzo che si preoccupi per me, Dean. Ma è passata quella parte della mia vita in cui cercavo 'la persona speciale' e non me la sento di ricominciare."
Castiel si congedò con un gentile sorriso lasciando di nuovo Sam e Dean da soli.
Il biondo sospirò lasciandosi cadere sulla poltrona e afferrando un cioccolatino dal tavolino in mezzo alla sala.
"Non credevo che l'avrei detto così presto ma... mi mancano i ragazzi."
In quel preciso istante si udì un tonfo fuori dalla porta di casa.
"Garth sei uno scemo!!!"
Dean si alzò di corsa per andargli incontro.
"Scherzavo, ora non più."


"Ti spiace se metto il telefono nella tua borsa, Lalla?"
Erano passate le 9 e Dean e Lalla stavano scendendo le scale dell'ingresso pronti per uscire. Lalla aveva un bellissimo vestito rosso scuro aderente ed elegante, i capelli raccolti in uno chignon e due vertiginosi tacchi neri, come la borsa, che la facevano diventare più alta di Dean di quasi una spanna. Il biondo portava dei jeans blu e un ghiaccino di pelle nero con sotto una bella camicia azzurra.
"Va bene, ma vedi di non dimenticartelo come l'ultima volta!"
Arrivati in fondo ai gradini, stavano per dirigersi verso i cappotti quando si accorsero di Castiel, seduto da solo sul divano a legarsi l'orologio al polso.
"Poverino, Lalla, guardalo. Tutto solo a casa a far nulla. Eppure è un bell'uomo, è ancora giovane e attraente!"
"E' davvero un peccato..."
"Guardate che io vi sento!"

Castiel si alzò dal divano e andò verso di loro indispettito.
"Bene! Allora venga con noi!"
Dean lo raggiunse e gli diede un colpetto sul braccio.
"No, grazie. Ho già molti impegni per la serata! Devo... leggere questo!"
Senza nemmeno guardare la copertina del libro che aveva appena afferrato dal mobiletto accanto al divano lo mostrò al biondo che rimase a fissarlo per qualche secondo.
"Ooh... un dizionario! Mi dice poi come finisce?"
Sbuffando, Castiel buttò il libro sul divano e fece per allontanarsi e rintanarsi di nuovo nel suo ufficio, ma Dean gli corse appresso per convincerlo.
"Avanti, non deve fare niente, siamo solo 3 amici che vanno un po' a divertirsi in un night club."
"Dean, forse lui nemmeno sa cos'è un night club."
Disse Lalla stando alle spalle del biondo e a quelle parole il miliardario reagì improvvisamente.
"Eh, no, scusatemi! Da ragazzo ero di casa nei night club!"
"Ooh! Hai sentito, Lalla? Lui era di casa!"
Dean strizzò l'occhio alla sua amica che subito rispose divertita.
"Forza, su, in macchina!"
Castiel andò a passo svelto verso la porta, afferrò i cappotti e aprì l'uscio pronto a partire. Anche Dean, soddisfatto del risultato ottenuto stava per seguirlo quando Lalla lo prese in disparte.
"Ma se lo scambiano per un accompagnatore nessuno si farà avanti!"
"Tranquilla, Baby, ci penso io, lasciami fare."

 Il biondo rispose serenamente, prese per mano l'amica e andò verso la porta.
"Siamo felici che venga con noi! Vedrà che ci divertiremo!"
Prese il cappotto dalle mani di Castiel e se lo infilò con un solo elegante movimento prima di riprendere a parlare.
"Solo un'ultima cosa. Non ci conosce, non ci siamo mai visti e forse dovrò ribadire che non è il mio compagno."


La fila davanti al locale sembrava interminabile. C'era perfino un cordone rosso che teneva la coda lontana dal tappeto sul quale passavano i vip o gli invitati speciali.
Dean e Lalla osservavano tutti quelli che entravano con attenzione scambiandosi commenti e battutine.
"Dean! C'è un ragazzo che ti guarda laggiù!"
Il biondo subito infilò la mano nella borsetta dell'amica e ne estrasse il suo cellulare, posizionandolo davanti al viso e dando le spalle al punto che Lalla gli aveva indicato per poter vedere il ragazzo nel riflesso del vetro del telefono.
"Oh, sì, lo vedo!"
Castiel, fermo in piedi davanti  a loro nella coda si voltò e si appoggiò delicatamente alla spalla di Dean posando la guancia contro la sua per curiosare chi fosse il ragazzo di cui parlavano.
"Oh, ora non la guarda più!"
Disse in tono dispiaciuto rimanendo con la faccia attaccata a quella del biondo che storse la bocca in una smorfia e girò la testa per riuscire a guardarlo.
"Già. Chissà come mai."
Resosi conto della posizione in cui si trovava, Castiel si allontanò scusandosi a bassa voce.
"Ha ragione. Noi non ci conosciamo!"
Non appena pronunciò quelle parole allontanandosi di un passo da Dean, una bodyguard arrivò a passo svelto proprio davanti a lui avvicinandosi per potergli parlare senza farsi sentire da tutti.
"Castiel Sheffield?"
Chiese in tono cortese.
"...Si?"
Rispose Castiel e non appena lo fece, il ragazzone della sicurezza aprì la corda rossa davanti a lui e lo invitò a seguirlo all'interno del locale. Un po' stupito, un po' sorpreso, il miliardario accettò subito e lo raggiunse sotto gli occhi increduli di Dean e Lalla.
"Hey! Ci siamo anche noi!"
Gridò il biondo ma la guardia richiuse subito il cordone.
"Sono con lei, signor Sheffield?"
"No! Non ci conosciamo, non ci siamo mai visti e non sono il suo compagno!"
Castiel rispose prontamente, tutto soddisfatto, facendo l'occhiolino a Dean che rimase paralizzato mentre un leggero tic nervoso si impossessava della sua palpebra nel vederlo entrare nel locale fresco come una rosa.


Dean e Lalla erano seduti per terra quando dopo circa un'ora  Castiel uscì tutti eccitato e felice come un bambino a Natale, correndo verso di loro.
"E' magnifico là dentro!"
"Ma davvero?!"

Disse Dean sarcasticamente mentre aiutava Lalla a rialzarsi da terra.
"Si! E ho anche conosciuto una persona!"
"Accidenti! Ha fatto in fretta!"

"Aspettate qui! Ora ve la presento."
Con uno scatto di corsa, Castiel tornò all'interno del locale lasciandoli di nuovo soli.
"Hai capito il signor Sheffield!"
Esclamò Lalla a voce alta mentre Dean ridacchiava fra se e se.
"Chissà che mostro ha rimorchiato dopo così tanti anni senza flirtare!"
Proprio in quel momento, Castiel tornò fuori accompagnato da un ragazzo alto circa come Dean, con uno stile molto simile a quello di Dean, un taglio di capelli che ricordava vagamente quello di Dean e un viso che aveva qualcosa di molto familiare compresi i suoi due occhi verdi...oh, già: Dean.
"Dean, Lalla, questo è Ross!"
Il biondo lo fissò per qualche secondo apprezzando la bella giacca di pelle che indossava poi, alzando gli occhi, si accorse che anche l'altro uomo stava facendo esattamente la stessa cosa con lui.
Si diedero un colpetto sulla spalla quasi contemporaneamente, sorridendosi divertiti.
"Che bella giacca!"


"Sam, per favore, di all'autista di prepararsi, devo portare Ross ad una mostra."
Castiel arrivò in salotto a passo svelto, diede indicazioni al maggiordomo e salutò Dean, seduto in poltrona, prima di sparire di nuovo oltre la porta da cui era venuto.
"Allora, Dean. Com'è quest'uomo misterioso?"
Chiese Sam appena rimasero soli.
"Porta pantaloni stretti, belle camicie e giacche sportive. Un tipo a posto, sembra anche simpatico."
Appena il biondo ebbe finito di parlare il campanello trillò e Sam si precipitò ad aprire subito seguito dall'altro uomo che si alzò andandogli dietro.
Aprì la porta e il giovane Ross entrò in casa.
Nel vederlo, Sam si pietrificò.
Il suo sguardo saettò da lui a Dean e da Dean a lui come se stesse seguendo una partita di ping pong. C'era appena un minimo di differenza fra i loro stili, un appena visibile cambiamento di colore nei jeans e di forma nella camicia; per non parlare della devastante somiglianza nell'aspetto fisico leggermente diversa solo per via di quell'aria più affascinante che Dean aveva.
Non appena si riprese, dalla bocca di Sam uscì un gemito che fece subito preoccupare Dean.
"Che cos'hai?"
"Oh, niente. Ma voi aspettate qui. Vado a chiamare il signor Crowley, voglio che vi veda."

Detto questo fece uno scatto all'indietro e si mise a correre come un dannato lungo il corridoio, verso l'ufficio.
I due giovanotti, rimasti soli si diressero in salotto e si sedettero sul divano, uno accanto all'altro.
Bastò meno di mezzo minuto perchè Sam tornasse con la stessa velocità con cui era partito tenendo Crowley per un braccio.
"Corra! Corra! Corra!!!"
"Sam!"

Crowley si strattonò via dalla presa dando le spalle al salone.
"E' diventato matto?! Cosa le prende?"
Senza rispondere con nessuna parola, il maggiordomo sollevò un dito ed indicò alle spalle dell'uomo, verso il divano.
Crowley si voltò immediatamente e per poco un urlo strozzato non gli uscì dalla gola. Si girò di nuovo verso Sam afferrandolo per il colletto e tirandolo verso il basso per urlargli dritto in faccia.
"E' uno scherzo, vero? E' un esperimento demoniaco, un patto con satana, qualcosa del genere?!?!"
"Dio, se ne è valsa la pena."

Si limitò a rispondere Sam prima di venire trascinato di nuovo fuori dal salone e buttato in cucina per la giacca.


"Sam, per favore, metti questa bottiglia in frigo, voglio portarla via per Ross."
Castiel entrò in cucina dopo aver chiacchierato qualche minuto con Dean e Ross e stava per tornare da loro quando Sam lo fermò.
"Signore scusi! Le dispiace se le chiedo una cosa?"
Domandò infilando la bottiglia nel frigo per poi appoggiarsi al banco della cucina.
"Certo."
Rispose Castiel imitando il suo movimento.
"Il signor Ross non le ricorda molto qualcuno?"
"Ah! Allora l'hai notato anche tu!"

Con gioia Sam si caricò di quelle parole capendo che forse poteva far capire facilmente a Castiel cosa stava succedendo.
"Penso che salti agli occhi subito a tutti."
"Vero? E' il ritratto sputato di James Dean!"

Ma l'euforia durò molto poco.
Sentendo quella frase, il maggiordomo si voltò andando verso i fornelli per prendere la padella dal fuoco.
"Ha un fascino insolito!"
"Si, appunto, insolito...Ah!"

Afferrando la padella si scottò un dito facendo subito preoccupare il miliardario.
"Sam! Ti sei scottato??"
"Ha visto cosa succede? Dovevo usare il mio solito guanto da cucina invece di questo insolito e più scadente surrogato. Ma non sapevo che ciò che volevo era il guanto da cucina finchè non li ho visti insieme! Così ho capito tutto. Che il guanto da cucina era esattamente ciò che cercavo ed è incredibile, ce l'avevo qui a portata di mano! Mi spiego, signore?"
Castiel rimase in silenzio per qualche secondo aggrottando le sopracciglia, indeciso su cosa fare o dire non essendo nemmeno sicuro di aver capito tutto il discorso d vomitanto da Sam.
"Bravo. L'hai trovato."
Disse solamente prima di voltarsi e tornare in salotto, lasciando Sam a darsi una manata in faccia per l'esasperazione.


Castiel e Ross erano usciti da più di un'ora quando Sam dopo aver finito di riordinare la cucina si andò a sedere sul divano accanto a Dean, che leggeva una rivista di cinema.
"Cosa ne pensi della coppia, Dean?"
Chiese discretamente.
"Credo siano perfetti. Li hai visti? Se non sono perfetti loro allora chi lo è?"
"Ma, scusa, il signor Ross non ti ricorda molto qualcuno?"

Dean abbassò la rivista e si mise a pensare per qualche secondo prima di sorridere e fare di sì con la testa.
"Certo! Quei capelli, quei vestiti, quel modo di fare."
"Oh, grazie a Di-" 

"E' il ritratto sputato di David Beckham!"
"NO!"



Dean era già in pigiama a guardare fuori dalla porta a vetri dell'ingresso con indosso una felpona grigia e non si accorse minimamente di Sam che pian piano arrivava alle sue spalle.
"CERCHI QUALCUNO?"
"AAH!"

Dean sobbalzò scivolando in avanti e dando una testata alla porta. Si rialzò massaggiandosi la fronte e imprecando silenziosamente.
"Sam! Sei un bastardo!"
Gli diede un violento pugno sul bicipite per vendicarsi ma non ottenne un gran risultato.
"Non gli hai consigliato tu quel locale?"
"Già, ma è quasi l'una e domani lui lavora e se non dorme è nervoso e se è nervoso se la prende con me."
"L'hai spinto tu a spassarsela dopotutto."
"Alle 9 vuol dire che se la spassa. All'una di notte vuol dire che dovrò badare ad un altro bambino e non ne ho ne il tempo ne la voglia. OH! Arriva!"

Dean si ritirò dando uno spintone a Sam e salendo qualche gradino delle scale d'ingresso per poi voltarsi e tornare a ridiscenderle.
Sam aprì subito la porta facendo entrare Castiel.
"Sam? C'è qualcuno?"
"Oh! Guarda, guarda è il signor Sheffield!"

Rispose il maggiordomo sorridendo, poi richiuse la porta e si congedò nella sua stanza lasciandoli da soli.
"Allora? Com'è andata la serata?"
"Più o meno che tante altre..."

Rispose Casiel mantenendosi molto vago.
"Ho capito. Ross non le è piaciuto. Era così affascinante però..."
Fu allora che il miliardario si morse distrattamente il labbro e riflettè veramente su cosa poteva averlo spinto a decidere che quel ragazzo non gli piaceva così tanto come credeva.
"Beh, forse si, ha qualcosa che affascina ma non so... molte cose gli mancano."
Disse quasi sovrappensiero andando ad incontrare lo sguardo di Dean che lo ascoltava con attenzione.
"Uno si aspetta champagne e si ritrova una limonata. A vederli sembrano uguali ma poi ti accorgi che... sono diversi."
Rimasero occhi negli occhi senza mai staccarsi, come se una forza magnetica li tenesse uniti.
"Che peccato..."
Proseguì Dean sollevando le braccia e le portò al collo di Castiel, iniziando a disfargli la cravatta e facendolo zittire in meno di una frazione di secondo. Lo vide sgranare gli occhi mentre le sue labbra si muovevano per tentare di parlare ma nessun suono ne usciva.
"Voleva farmi conosce il suo capo."
Disse il biondo sfilando la cravatta dal colletto della camicia e mettendogliela in mano, regalandogli un bel sorriso.
"Ricco, affascinante, scapolo, due occhi da favola. D'accordo aveva un paio di figli ma me la sarei cavata."
Un piccolo sorriso increspò le labbra di Castiel prima che capisse di non riuscire a pronunciare nessuna frase di senso compiuto in quel momento.
"Buonanotte, Dean..."
Si limitò a dire in preda al panico e si diresse sù per le scale senza riuscire a smettere di pensare a da quello che aveva provato mentre Dean aveva le mani vicino al suo viso.
"Buonanotte..."
Il biondo si voltò, guardandolo salire verso la sua camera in quel seducente completo scuro che portava, poi si mise a camminare a passo svelto verso il bagno.
"Se non mi faccio una doccia fredda va a finire che stanotte anche io sogno l'unicorno."
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Capitolo numero 3, continua l'avventura. Spero che vi stia piacendo!!! ;)
A presto!
Bacio
-Nana

 

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Capitolo 4
*** Un Bacio è Solo un Bacio ***


Un Bacio è Solo un Bacio
 
"Oh, Dean, grazie! Grazie per aver convinto mio padre a farmi partecipare!"
Garth e Dean si trovavano in fila insieme ad un'infinità di ragazzi tra i 16 e i 20 anni tutti accomunati da un unico desiderio: Abaddon.
Una famosa musicista, bellissima e talentuosa arrivata in città per qualche giorno per promuovere la prossima uscita di un suo nuovo album. I suoi manager avevano indetto un concorso per scegliere il nuovo volto della sua copertina; e in una scuola piena di ragazzini sarebbe stato piuttosto facile.
La prova da dover superare per essere scelti era un semplice, per così dire, bacio: i giovani in fila dovevano baciare Abbadon e se il fotografo, insieme ai produttori, giudicavano bene il risultato, si veniva scelti.
Garth adorava Abaddon, al contrario di Dean, che non aveva mai apprezzato molto la sua musica, ma era riuscito a convincere Castiel a lasciarlo partecipare. Magari non avrebbe vinto, ma di sicuro si sarebbe tirato su di morale.
Quando arrivò il suo turno Garth si voltò verso la sua tata con un'espressione terrorizzata sul volto che egli decifrò immediatamente.
"Avanti, ragazzo, niente panico. Goditi il momento e andrà bene."
Disse il biondo sistemandogli il colletto della camicia e il ciuffo di capelli in testa.
"Ancora un attimo..."
Infilò la mano nella tasca posteriore dei pantaloni e ne estrasse un piccolo spray. Fece aprire la bocca a Garth e vi spruzzò dentro un po' di profumo per l'alito alla menta.
"Okay, ora vai."
Il giovane entrò di corsa nella stanza adibita e dopo un paio di minuti ne uscì completamante sconvolto.
"E' STATO FENOMENALE!"
Urlò infilandosi le mani nei capelli e spettinandoli come se avesse preso la scossa.
"Dean! Devi assolutamente provare!"
"Wowo calmati Garth, respira!"
Il biondo gli afferrò le spalle per tenerlo fermo e impedirgli di continuare a camminare avanti e indietro come un matto.
"No, Dean, su serio! Prova! E' stupendo!!!"
"No, Garth, io sono qui per accompagnarti non per baciare una bellissima e famosissima cantan-oh ma chi prendo in giro..."
Dean lasciò andare le braccia del giovane e si spruzzò in bocca il profumo alla menta prima di dirigersi verso la porta della stanza dei baci.
"Facciamolo!"
"Vai così, Dean!"



"Io ti odio!!!"
Garth entrò dalla porta di casa a passo svelto, lanciando urli verso le sue spalle. Verso Dean.
"Ma scusa! Hai insistito tu per farmi partecipare!"
"Ti avevo detto di partecipare, non di vincere!!!"

Gridò salendo le scale di corsa e lasciando Dean davanti all'ingresso inerme e dispiaciuto.
"Garth!"
Tentò di fermarlo chiamandolo un'ultima volta ma, non ricevendo risposta, decise che era meglio lasciarlo stare da solo con la sua rabbia.
"Che sta succedendo?"
In quel momento Castiel arrivò dal salotto con aria preoccupata per aver sentito quelle urla rabbiose.
"Signor Sheffield, Garth è arrabbiato con me perchè ho vinto la competizione del bacio. Ma non posso farci niente se i miei baci sono dei fenomeni naturali..."
"Pfff... cosa?!"

Ridacchiò Castiel arrivando proprio davanti a Dean che, in risposta corrucciò le sopracciglia.
"Che c'è da ridere?"
"Non voglio offenderla, Dean, ma io credo che quel concorso l'abbia vinto solo perchè è...insomma, diciamo che non è più un ragazzino."

Disse voltandosi di nuovo per tornare nel suo ufficio.
"Come scusi?!?!"
Gridò Dean andandogli dietro di corsa.
"Non mi fraintenda, lei è molto affascinante, ma evidentemente rispetto a tutti i ragazzini presenti lei era l'unico senza brufoli o crisi adolescenziali."
"Oh! La pensa così? Guardi che io ho le mie mosse segrete per baciare in modi che lei nemmeno immagina!"

Castiel rise a quell'affermazione e arrestò la sua camminata per voltarsi e affrontare Dean faccia a faccia.
"Senta, non servono trucchetti per baciare e io non credo nemmeno per un secondo che lei abbia delle tecniche magiche per mandare fuori di testa le persone!"
"Davvero?"
"Davvero."
"Ne è sicuro?"
"Assolutamente."
"L'ha voluto lei."

Con un impetuoso movimento, Dean afferrò il bavero della giacca scura di Castiel e quasi sollevandolo di peso lo spinse indietro fino a farlo andare a sbattere con la schiena contro il muro.
L'uomo non ebbe nemmeno il tempo di reagire, e neppure ci sarebbe riuscito data la prestanza fisica del biondo, e si limitò a subire impotente quello spintonamento così appassionato.
Quando Dean si chinò verso di lui e piantò con forza la bocca contro la sua, il miliardario smise di respirare rimanedo ad occhi sbarrati, sconvolto, incredulo, fino a quando lo spavento iniziale si dissolse pian piano lasciando spazio a qualcos'altro. Qualcosa di indefinibile che gli fece chiudere gli occhi e rilassare il corpo.
Un tornado, un uragano, un violento temporale roboante. Quel bacio era davvero un fenomeno naturale di proporzioni bibliche.
Il biondo si staccò da lui, dopo un lungo minuto, con uno schiocco di labbra e subito un sorriso soddisfatto si impadronì del suo volto nel vedere Castiel immobile ad occhi chiusi con la bocca ancora socchiusa, come in estasi.
"Che le avevo detto? Mosse. Segrete."
Disse prima di voltarsi e andarsene dalla stanza mentre una strana ma piacevole sensazione risaliva lungo la sua spina dorsale facendogli istintivamente portare le dita a sfiorarsi le labbra.


"Guarda, Lalla!"
Dean indicò alla sua amica un enorme cartonato a dimensione naturale di Abaddon in posa in un succinto paio di pantaloni di pelle neri mentre si accarezzava la lunga chioma di capelli fiammanti.
"Questa ama proprio se stessa."
Erano arrivati allo studio dove si sarebbe dovuto svolgere il servizio fotografico per la copertina con un solo scopo: Dean aveva deciso di rinunciare alla vittoria per non ferire Garth e doveva comunicarlo ad Abaddon o ai suoi collaboratori.
Chiesero informazioni ad un giovanotto dello staff che gli disse di aspettare vicino alla poltrona personale di Abaddon, e loro obbedirono.
A preannunciare l'arrivo della cantante si sentirono un brusio di grida provenire dall'esterno della sala di centinaia di ragazzi e ragazze che ogni giorno, a sentire il ragazzo dello staff, si accampavano davanti agli studi per un autografo o una foto.
Abaddon entrò accompagnata dal suo agente, un omone vestito di nero, e si diresse subito alla poltrona senza degnare i due di uno sguardo.
"Scusate, io sono il vincitore della gara del bacio."
Si azzardò a dire Dean un po' irritato e immediatamente l'atteggiamento di Abaddon cambiò, ma non quello del suo manager.
"Bene! Cominciamo il servizio fra pochissimo, tesoro."
"Emh, si, ero appunto venuto a parlarvi di questo. Io rinuncio al servizio."
Disse il biondo un po' sconcertato dall'improvvisa dolcezza e gentilezza della cantante.
"Come? Perchè?"
Chiese il suo manager.
"Beh, il ragazzo a cui faccio da tata ci resterebbe molto male se lo facessi."
"Oh, no, no, no! Non puoi rinunciare! Abbiamo bisogno di te! Sei fondamentale!"
Si affrettò a rispondere Abaddon accarezzandogli la spalla come una miciona che cerca le coccole, facendolo inquietare ancora di più.
"E' molto... lusinghiero ma... davvero, non posso."
A quella negazione netta, l'atteggiamento della cantante tornò esattamente quello di quando era entrata della stanza: inviperito e spazientito. si voltò verso il suo agente e iniziò a sbraitargli addosso cercando di non farsi sentire.
"Ottimo! E adesso cosa facciamo, eh?! Dai! Convincilo a ripensarci! Brutto idiota!"
"Scusate, ma potreste prendere uno di quei mille ragazzi che ci sono fuori dalla porta."

Si azzardò a consigliare Dean con tutte le buone intenzioni di aiutare il manager che, in una manciata di secondi, si era trasformato da burbero e intimidatorio agente a cucciolo impaurito.
"Stai zitto tu! I ragazzini non vanno bene! Sono troppo giovani e mi fanno sembrare vecchia! Tu invece no, eri vecchio abbastanza!"
"COME SCUSA?!"

Dean alzò la voce senza nemmeno rendersene conto e in quell'istante Abaddon si rese conto di quello che aveva appena detto.
"Oh! No, no, non è quello che intendevo! Tu sei perfetto! Ho amato questo corpo sin dal primo momento in cui l'ho visto..."
Lo incalzò la cantante riprendendo il suo atteggiamento da pantera in amore e strusciandosi su di lui afferrandogli il viso con una mano, intenzionata a dargli un bacio.
"Wo! Ehi! Giù le mani! Questo corpo amabile viene via con me!"
Ma Dean si allontanò spingendosela via di dosso e dirigendosi verso l'uscita senza voltarsi indietro.
Tranne per afferrare di peso il cartonato a grandezza naturale di Abaddon, caricarselo sulle spalle, e portarselo via.
"E questo me lo prendo come consolazione."


"Lo sai che la cena sarà pronta fra poco, vero?"
Sam stava controllando le pentole sul fornello quando il fattorino della pizza ordinata da Dean 20 minuti prima suonò alla porta ed egli andò ad aprire.
"Lo so. Per questo ho ordinato quella sottile. Grazie, tieni il resto."
Congedò il ragazzo e rischiuse la porta; da quando era tornato dallo studio fotografico non aveva fatto altro che rimpinzarsi di cibo e insultare Abaddon in svariati e coloriti modi, girando per casa in pantaloni della tuta e t-shirt rovinata.
"Lo sai, Dean, non devi prendertela per quello che ti hanno detto. Io non ti trovo per niente vecchio!"
A quelle parole il biondo sorrise, anche se Sam si accorse immediatamente che non era il solito sorriso luminoso, era malinconico, abbattuto.
"Grazie, Sam."
Con un fracasso di porte sbattute, Garth fece irruzione della cucina urlando il nome della sua tata.
"Deeeeeeeean!!!Grazie! Grazie! GRAZIE!"
"Wo! Ragazzo, calmati!"
"Il cartellone è magnifico!"

Il giova abbracciò Dean con gran trasporto, stringendolo con forza per ringraziarlo.
"Mi dispiace essermi arrabbiato con te, non era colpa tua."
Gli disse mentre continuava a tenerlo stretto.
"Va bene, Garth, ora puoi anche lasciarmi andare!"
Disse Dean ridacchiando e il giovane obbedì.
"Ha vinto il migliore."
"Oh, no, no, ragazzo. Non pensarlo nemmeno per un secondo. Ha vinto quello di cui loro avevano bisogno. La mia esperienza non centra nulla."

Voleva rassicurare Garth, ma c'era una nota di dispiacere nelle sue parole; la sua età e il suo aspetto non più giovane avevano vinto quella gara per far sembrare Abaddon meno vecchia. Non era una cosa piacevole da mandare giù.
"Non permettere a nessuno di dirti che è migliore di te, okay?"
"Okay."

Sorrise Garth scambiando un affettuoso sguardo con Dean prima di tornare da dove era venuto.
Allora, il biondo afferrò meglio il cartone della pizza, vi mise sopra la confezione di gelato che aveva preso dal frigo un minuto prima e si stava dirigendo verso la sua camera al piano superiore quando Crowley entrò in cucina
"Buonasera, signor Crowley, non posso restare, arrivederci!"
Ma Dean non si fermò e senza nemmeno voltarsi continuò per la sua strada lasciando l'uomo solo con il maggiordomo.
"Che cos'ha la tata oggi? Sembra diverso?"
"Oh, non è di ottimo umore, purtroppo."

Rispose Sam mentre un'idea gli prendeva forma nella testa.
"Davvero?? E come mai?"
Domandò Crowley con infinita curiosità e desiderio di sapere cose rendesse triste Dean per poterne approfittare in ogni modo possibile.
"Mmh, non so se posso dirglielo."
"Oh, avanti Sam, me lo dica! me lo dica o potrei anche morire!"
"Lei fa tate promesse ma poi non le mantiene mai."

Lo colpì il maggiordomo con una frecciata ben scagliata alla qualche l'uomo non rispose ma si limitò ad incenerirlo con gli occhi.
"E va bene, glielo dico. Dean ha vinto la gara di bacio solo perchè la cantante voleva qualcuno che la facesse sembrare giovane."
Lo sguardo di Crowley si illuminò a quelle parole come acceso da un fuoco infernale.
"Quindi ha vinto perchè non è più giovane?"
"Sì, e sarebbe un brutto colpo per lui se il signor Sheffield dovesse venirlo a sapere..."
Amo gettato.
Crowley partì subito di corsa verso l'ufficio di Castiel mentre Sam lasciava i suoi doveri ai fornelli e si metteva ad inseguirlo senza nessuna intenzione di fermarlo veramente.
"CASTIEEEEEEL"
Dopo una lotta frenetica per passare dalla porta dell'ufficio, Crowley riuscì ad entrare per primo e si laciò verso la scrivania.
"Che diavolo succede? Cos'è tutto questo trambusto?"
"Dean ha vinto la gara del bacio solo perchè è vecchio! Ah!"

Sputò fuori le parole con estremo godimento prima di fermarsi a riprendere fiato, mentre alle sue spalle Sam tentave di nascondere il sorriso che stava sbucandogli sul viso.
"Cosa?!"
Domandò sorpreso Castiel.
"Ma è assurdo! Dean avrà si e no 30, 35 anni..."
"Beh, in realtà non ha mai detto la sua età a nessuno in questa casa! Non sappiamo quanti anni abbia. Potrebbe benissimo avere-"
"La sua età?"

Lo interruppe Sam dalle spalle mentre Castiel si alzava, ancora stupito, e andava vicino al maggiordomo.
"Esatto! E tutta quella storia dei baci è solo una scemenza."
Crowley diede loro le spalle cominciando a predicare il suo pensiero come un profeta.
"Un vero bacio va dato con intensità, con passione... con spontaneità!"
Si voltò afferrando il viso di Castiel e, portandolo verso il basso, gli stampò un bacio in bocca. C'era solo un problema. Non era Castiel.
Il miliardario si era spostato oltre la scrivania e gli aveva dato le spalle andando verso la libreria mentre Sam aveva preso il suo posto e si era abbassato per svuotare il cestino.
Quando Crowley aprì gli occhi e si staccò da quel bacio uno squittio simile a quello di un topo gli uscì dalla bocca nel ritrovarsi con le mani sul viso del maggiordomo.
"E' stato orrendo per lei come lo è stato per me?"
Chiese sarcasticamente Sam senza ricevere alcuna risposta dall'uomo che si allontanò da lui, troppo scioccato per emettere un qualche suono concreto.
"Devo andare a parlare con Dean."
Disse Castiel uscendo dalla porta senza dire nient'altro e lasciando i due completamente soli.
"Lei lo sapeva!"
Lo additò Crowley con rabbia.
"Mi ha detto di Dean perchè sapeva che l'avrei riferito a Castiel e che lui sarebbe andato a consolarlo!"
"Lei dice...?"

Domandò Sam lasciando fanalmente libero quel sorriso bastardo che teneva dentro da diversi minuti.
"Lei è un sadico che non pensa alla mia salute mentale e si diverte solo a fare i suoi giochetti!"
"Oh, si, la prego, giochiamo ancora?"



"Oh! Andiamo, Consuelo! Josè ti ama! Non puoi lasciarlo per Esteban!"
Dean era steso sul letto in boxer, la schiena poggiata alla testiera e il cartone della pizza sulle gambe. Si era messo intorno alla testa una fascetta sportiva fuxia che Charlie aveva lasciato della sua stanza e ora imprecava contro la televisione mentre si ficcava in bocca un'altra fetta di pizza.
"Dean? Si può?"
Una voce dall'esterno della camera accompagnata da un delicato bussare lo fece trasalire: Castiel.
Si guardò attorno notando il casino che aveva lasciato e le pessime condizioni in cui lui stesso si trovava.
"Un momento! Sono... sono nudo!"
Gridò lanciando la pizza da parte e buttandosi fuori dal letto con un balzo; afferrò i pantaloni della tuta dalla sedia su cui li aveva gettati e, mentre se li infilava, andò alla ricerca della t-shirt. Gli bastò un passo falso per incastrarsi dei calzoni e volare con la faccia a terra.
"OUCH!"
"Tutto bene?"

Chiese subito Castiel preoccupato.
"Si! Sto bene! Eccomi, ci sono!"
Si rialzò con uno scatto, afferrò una maglietta qualsiasi e se la mise addosso, poi si lanciò con un tuffo sul letto rimettendosi nella posizione da cui era partito, con il telecomando in mano.
"Entri pure..."
Disse con una voce molto più triste di quanto si aspettasse, appena prima di accorgersi di avere ancora quella ridicola fascetta fuxia in testa e strapparsela via con forza in tutta fretta, gettandola dall'altra parte della stanza.
"Dean... come si sente?"
Chiese Castiel entrando e sfoderando un dolcissimo sorriso rassicurante.
"Bene! Sto bene..."
Rispose il biondo ma, per un inspiegabile motivo, si rese subito conto di non riuscire a mentire. Voleva, ma la sua voce non ubbidiva al comando e usciva falsa e innaturale.
Castiel si avvicinò al letto a due piazze con fare discreto, non volendo invadere is suoi spazi o la sua privacy, ma Dean non disse nulla anzi, si spostò di lato per permettergli di sedersi accanto a lui. E così fece.
"So quello che le hanno detto oggi al servizio fotografico e volevo solo dirle che secondo me sono degli idioti."
"Lei è molto gentile ma a dire la verità non ce l'ho con loro per avermi dato del vecchio. Insomma, lo so di non avere più 20 anni però, sin da quando avevo quell'età c'era un'unica cosa che ero totalmente sicuro di saper fare con chiunque mi trovassi..."
"Fare col-"
"Limonare fino a mandar fuori di testa."
"Mffp."

Uno strano verso uscì dalla bocca di Castiel a quell'affermazione.
"Ero così bravo. Nessuno riusciva a resistere."
"Beh, se può consolarla, è ancora molto... molto bravo."

A quelle parole, entrambi si voltarono per guardarsi negli occhi: il miliardario leggermente a disagio per aver riportato alla memoria l'avvenimento del loro bacio e Dean sorpreso da tutto quel gentile interesse nei suoi confronti.
"Oh, grazie, Signor Sheffield... molto quanto?"
Domandò maliziosamente facendo distogliere di nuovo lo sguardo a Castiel per l'imbarazzo di guardarlo mentre diceva ciò che doveva.
"Devo sinceramente ammettere che non ero mai, mai stato baciato in quel modo in tutta la mia vita. Con un tale impeto con un tale, una tale ardimento, un tale... risucchio..."
Il biondo annuì ad ogni parola, riconoscendo in esse tutte le mosse del suo piccolo segreto per baciare come un dio.
"Lo so, lo so... tutti i miei passati partner lo chiamavano 'il piccolo aspirapolvere'."
Rimasero in silenzio per qualche secondo a guardare un punto nel vuoto, mentre pian piano riaffiorava nei loro pensieri quello strano e insolitamente infiammato bacio che si erano scambiati.
"Ecco, io volevo solo dirle che non ha di che temere per quanto riguarda... limonare e... anche per tutto il resto ovviamente."
Disse Castiel prendendo la forza di tornare a guardare il biondo, che ricambiò subito lo sguardo sollevando un sopracciglio senza capire ciò che il miliardario voleva dire.
"Lei è... l'uomo più insolitamente amabile, straordinario e affascinante che io abbia mai incontrato... e assumerla è stata una delle scelte forse migliori della mia vita."
Dean rimase immobile, ad ascoltare rapito tutti quei complimenti che fioccavano dalla bocca di Castiel.
"I miei figli sono felici quando stanno con lei e io... io non mi sentivo così da tanto... tantissimo tempo."
Concluse facendo un'immensa fatica a prendere il respiro successivo.
Il biondo non parlò per diversi secondi ma pian piano, senza controllo, un gran sorriso si disegnò sulle sue labbra illuminandogli di nuovo i suoi bellissimi occhi verdi.
"Lo sa che adesso potrei baciarla di nuovo, Signor Sheffield?"
"Oh! La sfido a provar-mh..."

Non riuscì a finire la frase poichè Dean gli aveva già afferrato il viso fra le mani e lo stava nuovamente baciando, quasta volta in un modo diverso: meno violento, meno aggressivo ma più soffice, più attento, più personale.
Castiel rimase immobile, stordito, ammaliato da quel bacio tanto passionale quanto rapido.
Quando si staccarono, cercò di dire qualcosa ma le sue labbra si muovevano senza che nessuna sillaba ne uscisse, come paralizzata alla vista di quei due occhi verdi come pietre preziose.
"Non posso crederci... non l'avevo mai vista senza parole!"
Disse Dean alleggerendo la tensione con un sorriso che Castiel, un po' imbarazzato, ricambiò.
"C'è una prima volta per tutto."
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Grazie ancora per tutti i commenti!!!!!
Bacio
-Nana



 

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Capitolo 5
*** Strani Compagni di Letto ***


Strani Compagni di Letto
 
"Dai, svelte, svelte, fra poco arriva."
Dean si trovava al parco in compagnia di altre 3 tate, in un assolato primo pomeriggio. I jeans stretti e scuri e la camicia azzurra avevano ottenuto ottime critiche in quella specie di circolo per tate in cui il biondo era stato gradevolmente accolto come unico membro di sesso maschile.
Quel giorno si erano tutti riuniti per festeggiare il pensionamento di Jody Mills, una bella tata sui 40 anni, capelli corti neri e carattere energico che, dopo quasi 20 anni di servizio per un ricco imprenditore era stata congedata. Erano tutti seduti ad aspettare sulle panchine ai bordi del prato quando la donna apparve da dietro il muretto del parco, il suo viso era tetro, scuro e triste e subito le altre tate se ne accorsero.
"Come mai quella faccia, Jody? Finalmente sei in pensione!"
Le disse Dean andando verso di lei e accompagnandola gentilmente a sedersi.
"Oh, stai zitto. E' orribile."
Tutti la guardarono stupidi aspettanto di ricevere una qualche spiegazione per quell'affermazione.
"Ho iniziato a lavorare lì per sbaglio, non avevo mai fatto la tata, ma poi mi sono tremendamente affezionata a quei 3 bambini..."
"Hey, Dean! sembra quello che è successo a te!"
Fece presente una delle altre tate e, in effetti, la somigliaza di avvenimenti era inquietante, tanto che il biondo inizò a proiettare se stesso 20 anni nel futuro, senza più un lavoro, da solo, e tentò subito di esorcizzare quella visione.
"Nah! Non è vero. Io ho sempre un altro lavoro al quale posso affidarmi se mi va male come tata."
"Oh! Anche io la pensavo così!"

Lo interruppe subito Jody.
"Prima di fare la tata, lavoravo in un negozio di abbigliamento, ma alla fine ho preferito rimanere con i ragazzi perchè ero troppo legata a loro."
Dean ebbe un sussulto a quell'affermazione e, sentendosi innervosire, cercò di cambiare discorso.
"Stasera a che ora ci troviamo per la festa?"
"Già... la festa. Il mio capo me l'ha organizzata come unltimo regalo ma dopo quella, PUF, tutto finito, e dovrò andare a vivere con mio zio nel suo vecchio appartamento."

Subito una delle tate lanciò un'occhiata a Dean piena di stupore.
"Oh! Che coincidenza, anche Dean ha uno zi-"
"Si! Va bene, ho capito! HO CAPITO!"



"Oh! Dean! Non doveva disturbarsi! Quella è per il mio compleanno vero???"
Dean entò dalla porta della cucina reggendo in mano la confezione di apple pie che aveva comprato lungo la strada di casa per consolarsi della brutta sensazione che aveva avuto nel notare tutte le somiglianze fra lui e la neo disoccupata Jody; subito Crowley lo assalì con un enorme sorrsiso sulla faccia e lui non ebbe il coraggio di contraddirlo.
"Emh...si..."
Disse mentre si vedeva sfilare dalle mani la sua preziosissima apple pie che sparì insieme a Crowley oltre la porta.
"E' andata bene la festa al parco?"
Chiese subito Sam mentre puliva il ripiano della cucina, tentando di distrarlo dalla sua perdita.
"E' stato tremendo, Sam. Ho realizzato che io non sarò più necessario e mi ritroverò in mezzo alla strada non appena Kevin saprà radersi da solo."
"Suvvia, non essere così pessimista."

"E come si fa? Prima o poi si diplomeranno tutti e io sarò utile come un magnifico soprammobile."
In quel preciso istante, Kevin zampettò giù per le scale chiamando il suo nome a gran voce.
"Dean! Dean! Non trovo il mio libro di matematica! L'hai visto?"
"No, Kevin, mi dispiace... ma che importa! Non avere fretta di essere promosso! Su vai a guardare i cartoni animati."

Il biondo lo spinse verso il salotto incoraggiandolo alla nullafacenza ma, all'ultimo secondo lo prese per un braccio, e lo fece voltare verso di se.
"Aspetta un momento."
Lo scrutò attenatamente in viso e quando non vine nemmeno la minima traccia di un pelo, lo lasciò andare.
"Ottimo. Nemmeno un filo. C'è ancora tempo."


"Wow... è magnifico questa sera, Dean."
Castiel stava scendendo le scale dell'ingresso per dirigersi in cucina e prendere la sua medicina contro il raffreddore, quando incrociò Dean mentre stava infilandosi la giacca di pelle nera sopra ad un maglione bianco a collo alto abbinato a degli eleganti pantalaoni blu scuro, pronto per andare alla festa di Jody. 
"Oh ma grazie! Come sta lei stasera?"
"Meglio di stamattina, grazie. Mi raccomando si diverta stasera e domani si prenda pure il giorno libero! Se lo merita con tutto quello che sta facendo."

Dean sgranò gli occhi, piacevolmente sorpreso da quella notizia.
"Grazie mille, Signor Sheffield..."
Il campanello della porta trillò appena Castiel si ritirò nella sua stanza e Sam, già pronto, aprì l'uscio e fece accomodare Jody all'interno.
"Indovina, Dean! Non devo più trasferirmi da mio zio!"
"Oh! E' meraviglioso! Il tuo capo ha capito solo dopo tutto questo tempo che non vuole perderti e che ti ama e quindi non ti lascerà andare via perchè sei troppo importante per lui e ha bisogno di te?"

Dean le prese le mani vomitando quel poema infinito mentre Jody rimase ad ascoltare confusa e perplessa.
"N-no... vado in California da un'amica..."
"Oh..."

Il biondo storse la bocca aggrottando le sopracciglia, riflettendo solo in quel momento sul significato della vomitata di parole appena uscite dalla sua bocca.
"Bene, dai, sei pronto? Andiamo?"
Gli domandò Jody cambiando discorso e portandolo verso la porta, tenendogli la mano.
"La macchina ci aspetta qui fuori e il frigobar è pieno..."
"Oh, no! L'ultima volta che ho bevuto una bottiglia di grappa mi sono messo a cantare 'Carry on my Wayward Son' in mutande sul cofano della macchina. E' meglio che non bevo."

"Anche io dicevo così. Fino a quando il mio capo non mi ha dato un giorno libero. E' allora che capisci di non essere più indispensabile."
Aggiunse Jody uscendo dalla porta senza voltarsi, lasciando Dean a fissare il vuoto sull'uscio per qualche secondo.
"Ok. Bevo."

"Carry on my Wayward soooooonnn!!!"
Dean entrò completamente ubriaco dalla porta di casa verso le 2 di notte, appoggiandosi a tutte le pareti che trovava per non cadere, e cantando con voce roca tentando di controllarsi e tenere il volume basso.
Arrancò su per le scale togliendosi la giacca e lasciandola a terra dove capitava; strisciò contro il muro del corridoio contantdo le porte per trovare la sua, la quinta.
"Uuuno...duuuue...cinque!"
Gridò soddisfatto entrando senza dubbio alcuno nella camera di Castiel. 
Il miliardario dormiva beatamente nel suo letto e non diede il minimo cenno di svegliarsi, nemmeno quando Dean ricominciò a cantare sottovoce.
"There'll be peace when you are dooooooooneeeeeeeee!!!"
Senza accendere la luce continuò a fischiettare, si levò le scarpe, lanciandole in un angolo della stanza e, afferrando il maglione per la vita tentò di sfilarselo dalla testa provando contemporaneamente a mantenere l'equilibrio, fallendo miseramente.
Con il golf ancora incastrato sulla testa cadde faccia a terra come un sacco di patate ma ebbe la prontezza di rialzarsi subito in piedi, ritrovandosi a petto nudo.
Si avvicinò alla parete per guardarsi allo specchio: solo che in quella stanza, al contrario della sua, al posto dello specchio stava un ritratto di famiglia di 200 anni di un vecchio soldato.
Si guardò cercando di riconoscere qualcosa del suo volto per poi fare una smorfia e mettersi le mani in testa
"Devo proprio tagliarmi i capelli..."
Disse voltandosi andando verso la cabina armadio per levarsi i pantaloni. Ne uscì appena 20 secondi dopo indossando solo i suoi stretti boxer neri e guardandosi alle spalle, sconvolto.
"Cavolo quanti trench! Meglio che li butti, cosa me ne faccio???"
Esclamò sedendosi sul letto e scostando le coperte.
"Lay your wearyyyyy.... heaaaaad to reeeeeeeeest...."
Entrò sotto le lenzuola e sgusciò fino a trovarsi attaccato alla schiena del miliardario, che ancora dormiva pacificamente su di un fianco. Mugugnò mentre si accomodava, trovando la posizione giusta e gettava il braccio sopra a Castiel, stingendosi contro di lui e infilando il viso nei suoi capelli neri.
"Don't you... cry... no... more..."


"Buongiorno, signore..."
Sam entrò nella stanza di Castiel per svegliarlo, come al solito facendo pochissimo rumore; si diresse subito alla tenda dietro alla testata del letto e la tirò con uno strattone, aprendola e illuminando la stanza.
"Oh, mio..."
Non appena gli occhi del maggiordomo si posarono sul letto, un gran sorriso pieno di malizia si manifestò sul suo volto: Castiel era sdraiato supino con le braccia lungo i fianchi e Dean, seminudo, addormentato lì accanto, con la testa accoccolata nell'incavo del suo collo.
Richiuse la tenda e fischiettando andò verso la porta, afferrò una manciata di petali dalla ciotola del potpourri, li sparse a terra e uscì, richudendosi l'uscio alle spalle.
Scese di corsa le scale canticchiando, andando verso la cucina per finire di preparare il vassoio della colazione di Castiel e, non appena mise piede sulle piastrelle, Crowley si palesò entrando dalla porta.
"Oh, salve! Va in giro anche se oramai è giorno?"
Lo accolse Sam poggiando una tazzina vuota sul vassoio.
"Mi lasci in pace, Sam. Oggi è il mio compleanno, niente mi può infastidire! Come sta Castiel? Meglio?"
Domandò avvicinandosi al ripiano della cucina.
"Credo proprio di si. Ha preso un ottimo rimedio del Kansas ieri sera..."
Rispose con un compiaciuto sorriso ancora stampato in viso.
"Ora mi scusi ma il signore mi aspetta e lei sa quanto è felice di fare colazione a letto...e che qualcuno gliela porti..."
"La porto io!"

Gridò subito Crowley afferrando il vassorio dal ripiano."
"Oh, no! Non posso!"
"Faccio io!"

Insistette l'uomo strappando il piatto di portata dalle mani di Sam che non oppose quasi nessuna resistenza.
"Non sta bene che entri in camera sua!"
"Perchè? Ohhh il mio regalo di compleanno dev'essere lì! Vero, Sam???"

"Accidenti... Non posso proprio nasconderle niente..."


"Castiel...?"
Crowley aprì la porta della camera di Castiel in punta di piedi, poggiò la colazione sulla scrivania e andò dietro al letto per aprire la tenda.
"Oh, Cast-AAAAAHHHHHH!"
Urlò terrorizzato non appena la luce illuminò il letto e Castiel si sveglò di soprassalto portandosi seduto, mentre la testa di Dean cadeva da parte sul cuscino.
"MA CHE C'E? Crowley!! Che diavolo ci fai qui!!!"
"IO che ci faccio qui!?? Che ci fa LUI qui?!?"
"Chi??"

Castiel si voltò verso il punto accanto a se che il dito di Crowley indicava e quello che vide lo lasciò paralizzato e sconvolto per una manciata di secondi prima che il suo cervello reagisse.
"DEAN!!!"
Il biondo aprì gli occhi miagolando dei versi da tigre mentre fa le fusa e si sollevò, poggiandosi ai gomiti. Aveva i capelli completamente spettivati tutti in aria e il segno del cuscino, o forse del pigiama di Castiel, ancora stampato sulla guancia. Guardò il miliardario negli occhi per qualche secondo sbattendo le palpebre più e più volte, finchè un sorriso divertito gli distese le labbra.
"Oh, è il solito sogno. Lei non mi frega."
Disse con voce roca allungando la mano ferso la faccia di Castiel e, quando le sue dita la toccarono, finalemnte il suo cervello si collegò, realizzando la verità.
"AAAH! Signor Sheffield! Perchè sono nudo!? E cosa ci fa lei nella... sua stanza?!?"
Dean si lanciò fuori dal letto accorgendosi di essere solo in boxer e si tirò dietro il lenzuolo per coprirsi mettendoselo intorno alle vita.
In quel momento, senza che nessuno lo avesse notato entrare o avvicinarsi, Sam comparve alle spalle di Crowley, si abbasso e si mise a sussurrargli nell'orecchio.
"Tanti auguri a lei! Tanti auguri a lei!"
"Sam! Andate tutti fuori!!!"

Urlò Castiel uscendo anch'egli dal letto, vergognandosi di ritrovarsi in pigiama, t-shirt nera e pantaloni uguali, davanti a tutte quelle persone. davanti a Dean.
"Tanti auguri signor Crowley, tanti auguri a lei..."
Continuò a cantare Sam fino a quando sia lui che Crowley non uscirono dalla porta, richiudendosela alle spalle.
Allora Castiel si rivolse a Dean, facendo molta fatica a staccare gli occhi dal suo petto nudo.
"Emh... Dean. C'è una spiegazione razionale a tutto questo, ma non so come mai dubito che lei sappia darmela!!! Com'è entrato in camera mia?!?"
Gridò avvicinandosi al biondo che continuò a giocare con i lembi del lenzuolo ce teneva all'altezza dell'ombelico.
"Forse... mi sono un po' sbronzato."
"Sbronzato?!"

Disse subito il miliardario, scioccato.
"Oh, senta! Sto attraversando un periodo difficile per colpa sua! Le sto dedicando gli anni migliori della mia vita e finirò a vivere da mio zio solo come un cane! E' questo il suo ringraziamento?!"
Sbraitò Dean andandogli vicino a muso duro.
"Io non le ho fatto proprio niente!"
Rispose Castiel bloccandosi subito dopo a riflettere mentre i suoi occhi davano un rapido sguardo al letto e al corpo nudo di Dean.
"...vero? Insomma non abbiamo...no, no, è assurdo. Se l'avessimo fatto me lo ricorderei!"
"Su questo ci può scommettere."

Sussurrò il biondo gongolando con  la testa.
"DEAN!!!"
"Tranquillo! Non abbiamo fatto niente! Lo so perchè non ho voglia di cantare Imaginary Lover."

Disse facendogli cenno di calmarsi e incamminandosi verso la porta, reggendo il lenzuolo come fosse un ingombrante abito settecentesco.
"Cosa centra Imaginary Lover???"
"Il giorno dopo io ho sempre questa strana voglia di cantare Imaginary Lover."
"Che assurdità!"

Rispose Castiel scuotendo la testa un po' imbarazzato.
"Oh, su, non mi dica che a lei non capita niente!"
Lo incalzò Dean poggiandosi alla porta con la spalla e la mano sulla maniglia.
"Beh... io... ho voglia di cheeseburger"
"Sempre lo stesso tipo?"
"Doppio cheeseburger."

Il biondo alzò gli occhi al cielo, pensieroso, prima di aprire la porta facendo spallucce.
"Sa, lavoro qui da parecchio e non gliene ho mai visto mangiare uno..."


"E' stato così imbarazzante!"
Castiel si alzò dalla sua scrivania nell'ufficio andando verso la finestra per aprirla e far entrare un po' d'aria. Sam stava versando il thè nella tazza appena portata sul vassoio e ascoltava divertito.
"Con Crowley che mi entra in camera di prima mattina!"
"Ha ragione, avrei dovuto essere lì a fermarla..."

Ridacchiò sotto i baffi il maggiordomo.
"Però sai... avevo dimenticato cosa si prova svegliarsi la mattina con qualcuno vicino."
Per un attimo, Castiel si perse a guardare il panorama fuori dalla finestra prima che le parole di Dean gli tornassero alla mente.
"Mi domando cosa turbi Dean..."
E subito i suoi occhi si spostarono andando alla ricerca di quelli di Sam.
"Per chi mi ha preso, signore? Io non sono una pettegola!"
"Sam..."
"Però, secondo le mie fonti... Dean si sente molto insicuro riguardo... al futuro."

Disse sollevando le sopracciglia e accennando con un movimento della testa ad indicare la casa attorno a loro. 
"Non sapevo che Dean fosse così filosofico..."
"Signore, andiamo si sforzi un po'." 

Lo rimproverò Sam per poi continuare a parlare.
"Cosa ne sarà di Dean quando i suoi servizi non saranno più necessari qui?"
"Oh! Intendi quando i ragazzi saranno grandi!"
"Lei è sempre un passo avanti a me, signore."



Il campanello della casa suonò per più volte e Sam andò subito ad aprire avvertendo una certa urgenza in quel trillo ripetuto.
"Dean!!!"
Jody, vestita con un elegantissimo abito azzurro pastello e in testa un velo dello stesso colore, si palesò sulla porta chiamando a gran voce la tata che subito accorse a passo svelto..
"Jody! Dove vai in quest'abito così bello?"
"Sto per sposarmi!!"
"Oh mio dio ma è fantastico!"

Il biondo la abbracciò subito, stringendola con forza poi, un dubbio gli attraversò il cervello ed egli si staccò immediatamente reggendo la donna per le spalle.
"Non è il cameriere di ieri sera, vero? Perchè mi guardava in modo strano..."
Jody rise dandogli un colpetto sul braccio.
"No! E' il mio capo..."
Disse arrossendo leggermente mentre il sorriso sul suo viso si allargava ancora di più, illuminandole il viso.
Dean rimase immobile, con la bocca dischiusa e gli occhi sbarrati ad aspettare che lei continuasse a parlare.
"Ieri sera ci stavamo salutando... mi ha chiesto di rientrare un attimo a casa e... mi ha dato questo!"
Jody allungò la mano verso il viso del biondo mostrando uno scintillante anello che ornava il suo anulare sinistro.
"E' magnifico, Jody!"
Esclamò Dean, ma una strana nota di tristezza intaccò la sua voce sinceramente felice per l'amica. Una tristezza legata a se stesso, ai suoi sentimenti.
"Ora devo andare! Ci sentiamo presto, Dean! Stammi bene!"
E sparì di nuovo dietro la porta da cui era venuta portandosi dietro tutta la sua incontenibile gioia.
Dopo pochi secondi, Castiel scese dalle scale dell'ingresso.
"Dean!"
Chiamò fermando l'uomo che stava già andando in cucina a cercare qualcosa con cui strafogarsi per il dispiacere.
"Che c'è?"
Rispose un po' sgarbatamente ma, Castiel sembrò non farci caso: una luce stranamente allegra illuminava i suoi grandi occhi blu.
"La prengo venga a sedersi."
Gli disse prenendolo delicatamente per un polso e accompagnandolo verso il divano, dove si sedettero entrambi, guardandosi in viso.
"Quando l'ho assunta, io pensavo sarebbe stato solo una tata per i miei figli e niete di più ma... invece lei è diventato molto... molto importante per tutti in questa casa... anche per me."
All'improvviso, Sam entrò nel salone reggendo un vassoio con sopra una bottiglia di champagne e une calici vuoti, canticchiando quella che somigliava sorprendentemente ad una marcia nuziale. Posò tutto sul tavolino accanto al divano sotto gli occhi dei due uomini, fece l'occhiolino a Castiel e se ne tornò da dov'era venuto.
"Dean..."
Continuò il miliardario come se nulla fosse successo.
"... io non voglio che si preoccupi del suo futuro perchè io sarò qui a prendermi cura di lei per sempre, per questo vorrei..."
"Oh, signor Sheffield la risposta è assolutamente s-"
"Vorrei regalarle un appartamento."

"sssspese incluse?"
Recuperò il biondo all'ultimo secondo prima di fare una tremenda figuraccia.
"Certamente."
Sorrise Castiel poggiandogli una mano sul ginocchio.
"Animali? Perchè è probabile che finirò per fare il gattaro pazzo."
"Tutto quello che vuole!"

Entrambi si alzarono dal divano rimanendo uno di fronte all'altro a guardarsi negli occhi.
"Allora? Va meglio?"
Domandò con gentilezza il miliardario.
"Si! Non male!"
Rispose Dean pensando che in fondo il gesto che Castiel aveva appena fatto era molto premuroso e dolce anche se non era quello che, in cuor suo, si accorse di desiderare.
Da dietro la colonna del salotto, Sam sbucò con la testa, senza farsi notare, un'espressione irritata sul volto. Roteò gli occhi voltandosi per tornare in cucina
"Qua mi ci vorrà ancora molto tempo e tanto lavoro..."
"Senta, Signor Sheffield..."

Continuò Dean allontanandosi da lui per andare verso le scale.
"Mi dispiace ancora per l'incidente di stanotte."
"Non fa nulla, Dean. Gettiamoci questa cosa alle spalle dopotutto... non è successo niente!"
"Giusto, ha ragione!"

Si sorrisero e si diressero uno verso il piano superiore, l'altro verso il corridoio. E proprio in quel momento, entrambi, contemporaneamente si misero a fare qualcosa di decisamente inaspettato.
"Imaginary lovers never disagree, they always care, they're always there when you need!"
Canticchiò Dean salendo le scale mentre Castiel gridava qualcosa verso la cucina.
"Sam! Fammi un doppio cheesburger per fav-"
Entrambi si bloccarono all'istante e si voltarono di scatto, incrociando l'uno gli occhi dell'altro.
"Oh, cavolo..."

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Buonsalve a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ecco un  nuovo fresco capitolo!!!!!!!!!!
Abbiate pazienza ma con lo studio e il lavoro mi mi sarà più difficile aggiornare rapidamente, ma PROMETTO che continuerò!!! Non preoccupatevi!!!!! Arriverò fino alla fine costi quel che costi!!!! *___________*
Bacio!!!!!!!
Nana


 

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Capitolo 6
*** Salute e Benessere ***


Salute e Benessere
 
"Buongiorno, Sam!"
Dean scese dalle scale della cucina con un gran sorriso sul volto. I ragazzi ancora dormivano mentre lui si era svegliato presto, stranamente, si era fatto una bella doccia ed era già vestito e pronto per affrontare la giornata.
"Buongiorno, Dean, c'è qui la signorina Lalla per te."
Solo quando Sam gliela indicò, il biondo si accorse della donna seduta al tavolo della cucina con le mani fra i capelli che, appena lo vide arrivare, si alzò di scatto andandogli incontro.
"Dean! E' terribile..."
Disse prendendogli le mani, gli occhi che parevano pieni di lacrime.
"Oh dio, cosa è successo, Baby? Cosa? E' morto qualcuno??"
"... Anna... la tua ex..."

Rispose Lalla con un filo di voce.
"Anna è morta?!"
Escalmò Dean prima che il suo tono cambiasse completamente diventando quasi gelido.
"Oh, beh sono cose che capitano."
"No, Dean! E' molto peggio!"

Lo rimproverò l'amica afferrandolo per le spalle sotto gli occhi attenti e curiosi di Sam.
Il biondo rimase immobile, con il respiro bloccato e gli occhi spalancati, ad attende la bomba che gli avrebbe ribaltato sottosopra la giornata.
"Anna si sposa!!!"
Uno squittio gli scappò dalla gola mentre il viso si piegava in una smorfia di stupore, dispiacere e rabbia.
Gettò le braccia al collo di Lalla, che per poco non scoppiò in un pianto lamentoso, e sollevando un pugno al cielo, imprecò ad alta voce.
"No! Oh, no!!! No!!! Perchè lei e non io!!!"


"Tenetevelo per voi, ma hanno detto che Anna si sposa..."
"COSA?!"
Charlie, Garth e Kevin erano seduti a fare colazione mentre Sam riferiva loro cosa era successo giusto pochi minuti prima nella cucina.
"Quella che gli ha spezzato il cuore?!"
Tutti e tre rimasero sconvolti da quella notizia e si guardarono stupiti, pensando a come potesse averla presa Dean.
"Esatto, lei."
"Smettila con i pettegolezzi, Sam!"

Castiel entrò in quel preciso momento con il giornale in mano e andò subito a sedersi al suo posto a capotavola; ma i ragazzi non smisero di fare domande.
"E chi si sposa?"
Chiese Charlie sporgendosi sul tavolo, la forchetta in pugno con ancora il boccone infilzato sopra.
"Michael."
A quel punto, fu Castiel a scattare quasi in piedi.
"COSA?! Quel poco di buono che ha tradito Dean portandogli via la donna?!"
Esclamò alzando la voce senza accorgersene e subito tutti quanti gli fecero segno di abbassare il volume per non farsi sentire.
"Esattamente. Ma tenetevelo per voi!"
Sam si voltò per tornare a servire il caffè a Castiel, rimasto a riflettere sulla notizia.
"E' terribile... avrà distrutto Dean la notizia...oh, zitti! Arriva! Non una parola!"
"Buongiorno a tutti! E' una giornata bellissima!"
Dean entrò dalla porta fresco come una rosa: un aspetto addirittura più radioso del solito e uno strano brio dello sguardo.
Si sedette al suo posto e fece cenno a Sam di fare un caffè anche per lui prima che sparisse verso la cucina.
Castiel lo guardò con uno sguardo comprensivo e dolce, chinandosi verso di lui col busto.
"Guardi, Dean, che lo sappiamo ciò che sta passando. Non le fa bene tenersi tutto dentro!"
"Cosa? Anna? Oh, no non preoccupatevi, io sto bene!"

Rispose prontamente afferrando al volo un salutare frutto dalla cesta in mezzo alla tavola. A quel gesto, tutti lo fissarono in silenzio.
"Avanti! Mi conoscete bene oramai! Quando mi arrabbio di solito cosa faccio sempre?"
Immediatamente, tutti i presenti partirono a parlare quasi contemporaneamente.
"Ribalti una sedia!"
Disse Kevin.
"Ascolti i Led Zeppelin sotto la doccia!"
Continuò Charlie.
"Riguardi 'The Notebook'!"
 Esclamò Garth.
"Si incolpa di tutto e si strafoga di Apple Pie."
Concluse Castiel con un mezzo sorriso sulla faccia.
"Ecco, visto? Non sono arrabbiato! Non ho fatto niente che fosse fuori dal normale!"
In quell'istante, Sam rientrò dalla porta con sotto al braccio una grossa scatola di cartone imballata.
"Chi ha ordinato i pesi da palestra?"
"Oh! Io! Fammi vedere se vanno bene!"

Sam posò il pacco a terra, accanto al biondo, sotto agli occhi stupiti di tutti i presenti.
Dean lo aprì senza fare una piega e ne estrasse i due piccoli bilanceri contenuti all'interno.
"Perfetti! Ora devo solo trovare i pesi per le caviglie da abbinarci!"
Esclamò soddisfatto mentre Kevin, seduto al suo fianco, gli si avvicinò col viso per sussurrargli all'orecchio.
"Dean, guarda che se sei depresso, comprare tanto per comprare non ti aiuta!"
Disse poggiandogli una mano sul braccio con cui aveva iniziato a sollevare uno dei bilanceri su e giù.
"Oh, kevin, lo so bene!"
Gli rispose fermandosi e guardando il ragazzino negli occhi.
"Ti compro un regalo."
Un grosso sorriso apparve sulla faccia di Kevin mentre tutti gli altri lo fissarono con sguardo giudice.
"A lui non lo aiuta ma a me si!"


"Ok, abbiamo comprato: la cyclette, le barrette dietetiche, il tapis roulant. Che altre cose utili ci mancano?"
Dean continuava a camminare lungo la strada mentre parlava, le braccia piene di borse stracolme di roba. Kevin lo seguiva a passo svelto anch'egli con le mani impegnate a portare pacchi di ogni genere.
Svoltarono l'angolo ed entrarono in un negozio di abbigliamento sportivo.
"Oh! Perfetto!"
"Dean... sono stanco, basta!"

Esclamò il ragazzino poggiando le borse a terra e afferrando il biondo per la manica della giacca.
"E tutto quello che ci serve ancora? Le scarpe chiodate e i rampini nel caso dovessimo scalare una montagna? Dai, monta sulle mie spalle, ti porto io!"
"No! Adesso mi spaventi..."
Kevin strinse la presa sul suo braccio per costringerlo a restare lì ad ascoltarlo.
"Compri qualcosa ogni volta che senti il suo nome!"
"Quale nome?"
"Anna!"

A quella parola, subito Dean si voltò, afferrò il bonsai che stava sul banco della commessa e glielo mise davanti al registratore di cassa.
"Compro questo. Me lo incarti."
"Dean! Sei soconvolto perchè Anna si sposa!!!"
Ulrò Kevin sollevandosi sulle punte e colpendolo con una manata sulla spalla.
"Ma, no! Ma cosa dici! Oh, guarda! Che bell'appendiabiti!"
"E' un manichino!!!"

Kevin lo starttonò per tentare di farlo rinsavire, ma senza successo.
"Oh, fa lo stesso!"
"Dean, hai grossi problemi..."

"Si, e il più grosso adesso è quel tizio che si è messo davanti all'ultimo paio di pantaloncini da ginnastica stretch!"
Il biondo improvvisamente si abbassò, poggiando un ginocchio a terra e afferrando Kevin per le spalle.
"Kevin, mi raccomando, prendili subito appena si sposta."
Disse senza dare ulteriori spiegazioni poi, si buttò all'indietro, schiena a terra, portandosi le mani al ventre.
"Oddio! Ho mangiato frutti di mare e sono allergico! Aiuto!"
Immediatamente la commessa e il gentiluomo davanti ai calzoncini accorsero in suo aiuto e Dean gesticolando alla rifusa fece segno al ragazzino di acchiappare i pantaloncini rimasti incustoditi.
"Si sente bene, signore???"
Il biondo mugugnò per qualche altro secondo tenendo un occhio aperto per aspettare il momento giusto e non appena Kevin afferrò i calzoncini, si rialzò in piedi con uno scatto da atleta, lo prese per mano e si lanciò verso la cassa con già il portafogli alla mano.
"Si sto benissimo mai stato meglio posso pagare? Grazie! Arrivederci!"


"Vi ho portato dei regali!"
Dean entrò dalla porta della cucina pieno di sacchetti appesi lungo tutto il braccio. 
Sam e Castiel si voltarono sgranando gli occhi nel vedere quell'ammasso di borse posate sul tavolo all rinfusa.
"D-davvero...? Grazie...!"
Balbettò Castiel un po' insicuro sul come comportarsi.
"Di che? Ero in giro e ho preso qualche stupidata!"
Rispose Dean dandogli una pacca sul braccio.
"Dean! Il ragazzo di là chiede dove vanno messi gli attrezzi per il body building."
Kevin entrò dalla porta reggendo in mano una cartelletta per le firme delle consegne e si accostò al biondo.
"E' quello carino che stava nella palestra?"
Domandò Dean chinandosi verso di lui.
"Si."
"Dai qui. Ci vado io."

Prontamente afferrò la cartelletta dalle sue mani e uscì di corsa dalla cucina.
Allora, Kevin si avvicinò a Castiel e gli afferrò la manica della giacca per attirare la sua attenzione.
"Che c'è, piccolo?"
"Papà...credo che Dean stia compensando il suo senso di abbandono con uno pseudo delirio di potenza..."

Il miliardario e il maggiordomo rimasero in totale silenzio, scambiandosi un rapido sguardo.
"Kevin... traduci."
"E' matto, papà!"



Quando Castiel entrò in camera di Dean lo trovò impegnato nel fare trazioni alla sbarra, che si era montanto in mezzo alla stanza, mentre guardava la TV. Portava un paio di calzoncini stretti e scuri da ciclista e una t-shirt aderente blu, di quelle appositamente fatte per l'esercizio fisico.
La camera era piena di cianfrusaglie di ogni genere, tanto che non c'era quasi spazio per camminare.
"Si può?"
Chiese gentilmente il miliardario mentre apriva la porta.
"Oh! Signor Sheffield! Quel coso prepara dei frullati di verdura magnifici, ne voglio comprare uno per qui in casa!"
Dean si staccò subito dalla sbarra e si lanciò ad afferrare il telefono dal comò accanto alla TV, ma Castiel lo intercettò bloccandogli il braccio.
"Dean! No!"
Cercò il telecomano in mezzo a quel disordine e spense la TV per poi tornare a parlare col biondo prendendo un profondo respiro.
"Siamo tutti preoccupati che le sue compere siano... fuori controllo, Dean."
"Ma no! Ho comperato cose di cui ho bisogno! Non inciampi nella sella."
Si affrettò a rispondere il biondo facendo un passo indietro per allungare le distanze fra lui e Castiel.
"Avanti, Dean! Guardi tutta questa roba! Macchina per fare il pane senza glutine, set di pentole per cucinare senza grassi!"
Ma il miliardario lo raggiunse in men che non si dica e lo afferrò saldamente per le spalle.
"Lei ha uno serio problema!"
Esclamò guardandolo dritto negli occhi.
"No... no si sbaglia. E' vero ho un po' esagerato stavolta ma quando voglio posso smettere!"
Dean si liberò dalla presa con uno strattone e si diresse dalla parte opposta della stanza, verso il letto, scappando.
Castiel lo seguì con passo lento e discreto guardandosi intorno; afferrò un cuscino ancora impacchettato del cellophane e se lo mise sotto al braccio.
"Ok... quindi non è un problema se prendiamo questo e lo riportiamo al negozio?"
"NO!"

Con un balzo felino, Dean si scaraventò contro Castiel, gli rubò il cuscino dalle mani e si buttò sul letto stringendolo contro di sè.
"Il mio cuscino memory form, no! NO MAI!"
Il miliardario gli si avvicinò pian piano, si sedette accanto a lui sul materasso e gli posò una mano sul braccio.
"Dean... le serve aiuto..."
"Ma no... no, io sto bene..."
"Ah, davvero?"

Senza aggiungere altro, Castiel allungò la mano e prese, da sopra il comodino di Dean, un libro ancora incartato. Lo voltò e lo avvicinò al viso del biondo per permettergli di leggerne molto chiaramente il titolo.
-Come diventare vegetariano in pochi giorni-
"Lei sta diventando un salutista!!!"
Gridò mentre gli occhi di Dean si spalancavano e la sua mandibola sembrava staccarsi dal volto.
"OH MIO DIO, SONO MALATO!"
Lanciò il cuscino a terra e si buttò contro Castiel afferrandolo per la camicia e tirandolo contro di se tanto da far sfiorare i loro nasi.
"MI AIUTI! LA PREGO! MI SALVI DA QUESTA PERDIZIONE!!!"


Dean era seduto sul divano del salotto da almeno un'ora, con stretto fra le braccia il suo cuscino memory form e le gambe rannicchiate contro al petto, quando Castiel arrivò dalla cucina reggendo un bicchiere di succo in mano.
"Coraggio Dean, vedrà che andrà tutto bene."
Disse posando il succo sul tavolino accanto al divano e sedendosi accanto a lui.
"Quella stronza si sposa."
"Oh, sù avanti..."

Gli prese la mano stringendola delicatamente per rincuorarlo.
"Passerà vedrà, questa notte staremo insieme."
A quelle parole, Dean voltò la testa di scatto con gli occhi sbarrati e Castiel, accorgendosi solo in quel momento delle parole che aveva combinato, cercò di fare ammenda.
"No, cioè volevo dire... che starò con lei e le farò compagnia... non...non che..."
Balbettò  distogliendo lo sguardo dagli occhi del biondo che piegò la bocca in un sorrisetto divertito.
"Calmo. Ho afferrato il concetto. Grazie..."
Rispose per poi allungarsi verso di lui lasciando cadere da parte il cuscino e stringendolo in un tenero abbraccio.
"Ma sto meglio ora, stia tranquillo. Può andare a fare quello che deve."
Disse staccandosi da lui e dandogli una leggera pacca sulla spalla.
"Davvero sta meglio?"
Domandò il miliardario ancora preoccupato.
"Si, non si preoccupi."
"Bene..."

Ottenuta la corferma che voleva, si alzò e si diresse di nuovo verso il suo uffico ma, proprio in quel momento, Sam lo intercettò e se lo tirò vicino per parlargli a bassa voce..
"Signore non si fidi. Diventano molto scaltri in astinenza."
"Oh, avanti Sam, parliamo di Dea... un momento..."

Nel parlare si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, trovandole desolatamente vuote.
"Mi ha preso il portafogli! DEAN!"
Urlò voltandosi di scatto e vedendo il biondo di spalle camminare verso la porta in punta di piedi.
"FERMO!"
Gli intimò ,andando verso di lui con le braccia pronte ad acchiapparlo e fermarlo, e subito lo vide bloccarsi sul posto e pian piano girare la testa; il portafogli di pelle marrone infilato in bocca come l'osso do un cane. 
"Su me lo dia!"
"Grrrrr"
"Da bravo...sù, dia qui..."

Castiel si avvicinò molto lentamente allungando le dita verso il suo portafogli e afferrandolo con cautela dalla bocca del biondo che mollò appena appena la presa.
"Bravo... così, bravo..."
Quando il portafogli fu di nuovo nelle tasche del miliardario, Dean si mise ad uggiolare come un cucciolo piegando la bocca come se stesse per piangere e avvicinandosi a lui.
"E' stato bravissimo..."
Continuando a guaire poggiò la testa sulla spalla di Castiel che con dolcezza si mise a fargli delle piccole carezze sulla nuca.
"Bravo cucciolo..."


"Mmh... me lo dia..."
Cas aprì gli occhi molto lentamente, svegliandosi per quella voce roca che gli parlava accanto, non capendo subito dove si trovasse.
Sbattè le palpebre un paio di volte e si accorse di essere seduto sul divano, accasciato, con Dean abbracciato a lui come un cucciolo di koala e la faccia poggiata al suo petto.
"Me lo dia..."
Sbiascicò di nuovo il biondo stringendo ancora di più la presa sul busto del miliardario.
"Lo voglio adesso..."
A quelle parole Castiel sgranò gli occhi e si irrigidì, spaventato da quello che il sogno del biondo potesse significare.
"Si, adesso... proprio qui... e voglio anche le patatine in omaggio."
Ma bastò poco perchè le sue paure venissero dissipate e una risata rilassata gli sfuggisse dalle labbra.
"Dean, si svegli..."
Disse scuotendolo leggermente per farlo svegliare, e ci riuscì senza troppa fatica.
"Cosa...? Chi? Oh! Signor Sheffield!"
Notando la sua posizione equivoca, abbracciata al miliardario, Dean scattò indietro e aprì le braccia per lasciarlo libero.
"Come si sente stamattina?"
Domandò semplicemente Castiel guardandolo negli occhi.
"Meglio... molto meglio! Non ho più voglia di mangiare verdure!"
In quel preciso istante, Sam entrò dalla porta del salotto con in braccio due buste della spesa stracolme di ortaggi di ogni genere.
"Sono andato al mercato, sul giornale c'erano dei buoni sconto sulla verdura."
Dean si tuffò immediatamente dov'era prima, con le braccia avvinghiate al corpo di Castiel e la faccia nascosta nel suo collo.
"AH! SIGNOR SHEFFIELD MI ABBRACCI! MI TENGA FERMO!"


"Sam, non trovo Dean, sai dov'è?"
Domandò Castiel entrando in cucina mentre il maggiordomo finiva di asciugare i piatti della cena.
"Credo sia uscito signore, voleva restare da solo."
"Perchè? Che è successo?

"Beh...mentre lei era fuori, Anna è passata a fargli un salutino.
"Oh, no..."

Subito Castiel si appoggiò al bancone della cucina, portandosi una mano alla bocca.
"Con tanto di brillante al dito."
"Oh. No."

Ripetè sempre più preoccupato in viso.
"E di pancione incluso."
"OH NO!"

Si lasciò sfuggire un grido picchiando involontariamente un pugno sul tavolo.
"E Dean... come l'ha presa?"
"Oh, molto da gentiluomo. Ha resistito finchè la signorina Anna non è andata via, poi mi ha abbracciato stretto e ha detto di voler stare da solo."
Il miliardario sollevò le sopracciglia, fingendosi stupito.
"Ti ha abbracciato?"
"Già."
"Che carino..."

Disse prendendo subito le chiavi della macchina dalla credenza mentre Sam si infilava distrattamente le mani in tasca..
"E' stato molto car-OH, CAVOLO! Mi ha preso il portafogli!!!"


"La pasticceria chiuderà fra 10 minuti signore."
Una signora sui 50 anni, bella robusta e con un grembiule bianco, passò accanto all'unico tavolo rimasto occupato del locale  alquale Dean stava seduto con 4 piatti vuoti disposti uno sopra l'altro.
"No, la prego ancora un pezzo!"
"Non ne ha mangiata abbastanza?"
"Solo un pezzetto!!!"
"Dean!"

La voce di Castiel proveniente dall'ingresso del negozio lo fece sobbalzare e staccare dal braccio della signora.
"Sono ore che la cerco! Ma... pensavo fosse andato in qualche negozio di verdura..."
Disse il miliardario avvicinandosi al tavolo e accortgendosi di tutti i piatti vuoti.
"Signor Sheffield se ne vada via, non voglio che mi veda in questo stato."
Ma Castiel non ascoltò nemmeno quella richiesta e afferrò una sedia dal tavolo vicino, sedendosi accanto al biondo.
"Dean...questa sua tristezza, il desiderio di rimettersi in forma, anche se non ne ha alcun bisogno, e ora il tentativo di andare in coma da zuccheri, non è un bene... sta solo tentando di riempire il vuoto che le ha lasciato la perdita di Anna."
"Ma, no... io non sto così per la perdita di Anna."
Confessò Dean gettando la forchettina del cibo insieme ai piatti sporchi.
"E' per quello che rappresenta. Lei avrà la sua famiglia, la sua vita e io...
Abbassò lo sguardo mordendosi il labbro. Non c'era autocommiserazione nella sua voce, solo una strana preoccupazione alla quale Castiel non trovava spiegazione.
"Ma, Dean, lei è un uomo stupendo! Qualsiasi persona al mondo vorrebbe averla!"
Il biondo risollevò gli occhi, piantandoli in quelli del miliardario con un'espressione di sfida sul viso e, per la seconda volta in 24 ore, Castiel si accorse del modo orribile in cui le parole gli erano uscite dalla bocca.
"No...volevo dire... cioè averla nel senso..."
"Si, si ho capito! Tranquillo! Lei e la sua fobia delle parole!"

Rise, scuotendo la testa, appena prima che un pesante silenzio calasse fra di loro. Dean si passò una mano fra i capelli sovrapensiero, spettinandoseli come mai aveva fatto in presenza di Castiel e quest'ultimo lo osservò con attenzione vedendo davvero, per la prima volta, una scintilla di paura nel suo sguardo, perso nel vuoto.
"Dean... lo so che vorrebbe una vita e magari una famiglia sua e le assicuro che arriverà... però... che ne dice se intanto che aspetta non si accontenta di avere questi 3 ragazzi che la adorano e..."
Si bloccò, accorgendosi di avere anch'egli paura delle parole che stava per pronunciare. Ma, nonostante questo, non si fermò.
"...e anche quest'uomo la cui vita sarebbe... vuota senza di lei."
Dean sorrise tristemente e prese un profondo respiro, sollevando la testa e guardando finalmente Castiel dritto negli occhi.
"Lo sa, la verità è che ho solo paura che non ci sia nessuno là fuori per me e che resterò solo."
E nel vedere quelle sue pietre talmente blu da poterci annegare dentro sentì il profondo desiderio di essere capito da quell'uomo tanto dolce e gentile che lo aveva accolto in casa.
"Lei non ha mai questa paura?"
Domandò, e subito il miliardario sentì il suo stesso repiro farsi più pesante.
"Beh io..."
Guardò Dean per un lungo istante, notando una luce strana, diversa nei suoi occhi smeraldi; una luce che non aveva mai notato prima, piena di vita, di bisogno di amare.
"Io..."
Involontariamente si avvicinarono l'uno all'altro con i volti, come se una forza magnetica li stesse unendo.
"Dean, io..."
Un'occhiata fulminea sfuggì ad entrambi verso le reciproche labbra delicatamente socchiuse oramai quasi ad un respiro di distanza le une dalle altre.
"Si... Cas...?"
"Stiamo chiudendo!!!"
L'ulro della proprietaria del locale li fece sobbalzare, allontanadoli all'improvviso. Castiel tossì passandosi una mano sulla faccia sperando di nascondere l'imbarazzo che stava provando, ma senza molto successo.
"Mi dispiace, io..."
Tentò di dire, ma Dean lo interruppe immediatamente
"No! No, no, non si preoccupi, non è niente. Voleva solo aiutarmi e consolarmi."
Disse in tono gentile e comprensivo e Castiel subito annuì con la testa prendendo un bel respiro.
"E poi... è meglio non complicare le cose."
Concluse il biondo mentre un bel sorriso si disegnava sul suo viso. 
Si alzarono dopo aver lasciato delle banconote sul tavolo e si diressero all'uscita, scambiandosi degli sguardi furtivi.
"Ehi, lo sa? Mi è passata la spesomania!"
Esclamò Dean mettendo una mano attorno alle spalle di Castiel.
"Davvero?"
"Si! Ma in compenso ora ho una gran voglia di fumarmi una sigaretta..."

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Capitolo 7
*** Quel Mostro di Mamma ***


Quel Mostro di Mamma
 

"Mi scusi, potrebbe aiutarmi?"
Una bella donna dai capelli rossi raccolti in un sobrio chignon e con in dosso un bel completo grigio entrò nel negozio di fiori chiamando il commesso con un cenno della mano.
Il giovane arrivò di corsa per aiutare la donna che delicatamente gli posò una mano sul braccio.
"Salve, sono Naomi Sheffield, vorrei un mazzo di tulipani bianchi da portare a mio figlio Castiel."
Disse cercando con lo sguardo i fiori desiderati, ma senza riuscire a trovarli.
"Oh, mi dispiace, signora Sheffield, ma gli ultimi li ha presi quell'uomo laggiù."
Il ragazzo indicò con un cenno del capo il giovane dai capelli biondi che stava vicino al tavolo dei tulipani, camicia azzurra e stretti jeans neri, e si apprestava a portare il mazzo scelto alla cassa per pagarlo.
"Mi scusi, ragazzo!"
Naomi gli si avvicinò, chiamandolo cortesemente.
Dean si girò subito sentendosi sfiorare la spalla, ritrovandosi faccia a faccia con la donna.
"Si...?"
"E' proprio sicuro di voler comprare quei fiori? Non mi sembrano adatti ad un tipo come lei, diciamo... di un rango non altolocato."

Il tono di voce della donna era pacato, soave e gentile al contrario delle parole velenose che uscivano dalla sua bocca. Sembrava che quasi le importasse minimamente conto dell'insulto che gli aveva appena rivolto e Dean non ebbe il minimo problema a rispondere a tono.
"Oh, ma guardi che per lei non vanno bene questi fiori!"
"Perchè mai?"

Chiese stizzita.
"I fiori per le lapidi sono nell'altro reparto."
La fulminò Dean con un sorriso compiaciuto sul viso lasciandola con la bocca aperta.
"Come si permette?!"
"Si, ha ragione, mi scusi! Ecco, prego li prenda pure! Tanto sono arrivati quelli nuovi."

Con un rapido gesto, Dean piazzò in mano a Naomi il mazzo di tulipani e si diresse verso la porta scorrevole dietro la quale stavano altri innumerevoli mazzi di fiori.
"Eh, no! Adesso questi fiori mosci e secchi se li prende lei! Io prendo quelli nuovi!"
Ma la donna lo precedette: gli restituì il mazzo di tulipani, lo sorpassò ed entrò in tutta fretta dalla porta di vetro.
"Va bene... se proprio insiste..."
Con noncuranza, il biondo richiuse la porta alle spalle di Noemi, laciandola chiusa dentro all teca e dirigendosi alla cassa con il suo sudato fascio di candidi  tulipani fra le braccia.


"Sam!"
Dean scese di corsa le scale con indosso un magnifico maglione bianco con i bottoni sul lato del collo e un paio di aderentissimi pantaloni neri.
Il maggiordomo accorse immediatamente con la sua solita tranquillità.
"Dimmi?"
"Devo fare tipo l'inchino quando arriva la mamma del signor Sheffield? Perchè temo che questi pantaloni di pelle possano strapparsi sul sedere..."
In quel preciso istante, Castiel e Crowley arrivarono nel soggiorno dalla porta della cucina. Il miliardario, per controllare che tutto fosse a posto diede una rapida occhiata intorno a se e poi a Dean, soffermandosi sulle sue gambe.
"Indosserà questi?"
Domandò cercando di non dare troppo a vedere quanto trovasse sexy ma incredibilmente sconvenienti quei pantaoni addosso al biondo.
"Oh, no! No!"
E in tutta risposta, Dean, non cogliendo il complimento, scappò su per le scale a cambiarsi facendo i gradini a quatto a quattro.
"Signore, cosa devo preparare per la cena?"
Chiese Sam avvicinandosi a Castiel.
"Non lo sai, Sam? Mia madre si nutre solo delle critiche che fa alla mia vita."
Ridacchiarono entrambi e subito dopo il campanello trillò e Sam scattò ad aprire.
Naomi, fiera ed elegante fece un passo ed entrò immediatamente nella casa.
"Benvenuta, mamma..."
Disse Castiel col tono di voce che potrebbe avere un ragazzino burante un'interrogazioe a scuola.
"Ciao, Castiel! Bella la nuova casa ma... oh, ma questa cravatta è tutta storta!"
Nemmeno finì di salutare suo figlio, che subito la donna si mise ad aggiustargli la giacca addosso come fosse ancora un bambino incapace di vestirsi da solo.
"E' un piacere vederla signora..."
Provò a interrompere Sam per salvare il miliardario da quella tortura. Senza riuscirci.
"FALSO. Sam! Quei capelli così lunghi sono tremendi!"
"Dobbiamo portarlo a tosare!"
E Crowley non perse l'occasione per agganciarsi alla frecciatina; lui e Naomi risero maliziosamente divertiti e si scambiarono un velocissimo abbraccio.
"Crowley mi fai morire! Castiel, dovresti farti contagiare anche tu dall'allegria e dall'impeccabile modo di vestire di quest'uomo! TI farebbe bene!"
In quell'istante, Sam si chinò vicino all'orecchio di Castiel per non essere sentito.
"Non vuole che la avveleni a cena, vero?"
"Sam!... non so se riesco a resistere fino a cena..."
"Scusate, dovrei andare un secondo alla toilette."
"Ti accompagno." 

Li interruppe Naomi dal loro ridacchiare sotto ai baffi e subito Crowley si fece avanti e passo svelto per scortarla ed entrambi scomparirono oltre il corridoio.
Appena un secondo dopo, mancandoli per un pelo, Dean scese le scale dal piano di sopra con indosso dei pantaloni di pelle nera identici a quelli di prima, solo un pochino più larghi.
"Questi pantaloni vanno meglio? Sono firmati!"
"Sì... per lo meno non si vedono le mutande che indossa."
Bisbigliò Castiel così che Sam potesse sentirlo e godere della battuta.
"Oh! Ho preso un regalo per sua madre! Un momento l'ho lasciato di sopra!"
Nemmeno il tempo di toccare l'ultimo gradino che il biondo fece una piroletta e tornò di nuovo di sopra.
In quelo stesso preciso istante, Naomi tornò dal bagno e si diresse verso la porta d'ingresso, uscendo dalla casa mentre parlava.
"Vado a dire all'autista che può andare!"
E allora, di nuovo, la voce di Dean ridiscese le scale.
"Ho fatto fare questa Apple Pie da un fantastico pasticcere qui all'angolo."
Disse arrivando finalmente in fondo ai gradini, reggendo un braccio una scatola rosa rilegata con un bel fiocco.
"Mia madre non è molto un tipo da Apple Pie..."
Fece notare Castiel.
"Non è possibile!"
Il campanello trillò di nuovo insieme alla voce di Dean che senza pensarci, appoggiò la torta sul tavolino dell'ingresso e si diresse all'uscio.
"Le persone a cui non piace la Apple Pie non sono mai affidabili!"
Aprì la porta e ci mancò un soffio perchè lui e la donna all'ingresso non avessero entrambi un infarto.
"COOOOSA?!"
"Ma è pazza? mi ha seguito fino qui per farmela pagare per due fiori???"
Sbraitò Dean addosso a Naomi.
"Da quale clinica è scappata?!?!"
Concluse quasi urlando e sbattendo la porta con una rabbia violenta in faccia alla signora dai capelli rossi. 
"Vuol sapere chi era quella matta?"
Disse il biondo divertito dalla situazione, rivolgendosi a Castiel rimasto pressochè paralizzato per tutta la scena con la bocca aperta. 
"Quella pazza... è mia madre."
Bisbigliò con un filo di voce che fu abbastanza da arrivare alle orecchie di Dean e fargli sgranare gli occhi mentre uno squittio gli sfuggiva dalla gola.
"Eh-eh...abbiamo già fatto amicizia... no?"


"Girati fammi vedere!"
Crowley e Naomi si trovavano in cucina insieme a Charlie che, contro la sua volontà veniva usata come cavia e manichino per provare orribili vestiti che nemmeno da morta avrebbe voluto indossare.
In quel momento le era stato infilato addosso un completo grigio topo praticamente identico a quello di Naomi.
"Così hai molta più classe!"
Fortunatamente, Castiel passò di sfuggita dal corridoio e, intravista Charlie conciata in quel modo, mise la testa dentro la cucina per qualche secondo.
"Charlie, levati quel vestito, non hai  settant'anni."
Disse per poi scomparire di nuovo verso il suo ufficio lasciando la ragazza a sorridere cercando ogni modo possibile per non farsi vedere.
"Sai nonna, io e Dean abbiamo un modo particolare di fare shopping. Io compro quello che davvero mi piace e lui guarda i modelli e le modelle del reparto accanto."
Fece presente la giovane dopo aver smesso di ridere.
"Cara... lo so che vorresti dei vestiti più eleganti..." 
"Veramente preferirei le magliette dei supereroi."

La interruppe bruscamente Charlie sfuggendo poi alla sua presa, non appena la vide girarsi di spalle, e sgattaiolando verso la sua camera.
"Sono molto preoccupata per questa tata che Castiel ha assunto."
Disse in tono molto serio Naomi, rivolgendosi a Crowley che non perse tempo ritrovandosi finalmente con qualcuno dalla sua parte.
"Anche io... non vorrei dire cose cattive ma... va a caccia di partiti ricchi intrufolandosi nelle famiglie. Ha messo gli occhi su Castiel"
Mentì mettendo Dean nella luce più cattiva che riuscì a trovare in quel momento.
"Assurdo! Castiel nemmeno lo guarderebbe un ragazzetto così rozzo."
Sentenziò Naomi appena prima che Dean e Garth entrassero nella cucina dalla porta che dava sul retro.
"Quella ragazza ti guardava te lo dico io!"
"Davvero?!"

"Fidati di me, Garth. Vai di sopra, cambiati i jeans, metti quelli che ti ho comprato che ti fanno un bel sedere, e torna fuori!"
"Corro!"

Dean diede una pacca sulla spalla al ragazzo che sfrecciò su per le scale nello stesso istante in cui Castiel comparve di nuovo nel corriodio e finalmente entrò in cucina.
"Castiel, tesoro, abbottonati il colletto della camicia, non essere così sciatto!"
Lo assalì subito Naomi afferrandogli i lembi del colletto ma egli subito svicolò dalla presa.
"Mamma! Lasciami in pace! Fa caldo nel mio ufficio..."
"E pensi che oggi non ci sono nemmeno entrato."

Sussurrò Dean dando una pacca sul braccio di Castiel che ridacchiò insieme a lui di gusto.
"Mamma, a volte Dean si siede sulla mia scrivania e..."
Disse il miliardario tornando a rivolgersi verso Naomi ma, accortosi dello sguardo fulminante che gli stava rivolgendo, preferì non continuare. 
"...e niente, meglio che me ne vado, ciao!" 
Colcuse per poi scappare dalla porta dalla quale era arrivato.
"E' un uomo adorabile il suo Castiel!"
Esclamò Dean rimanendo a fissare il punto da cui il miliardario era fuggito.
"Quando era bambino non le veniva mai voglia di mordergli il sedere?"
Scherzò voltandosi verso Naomi che, però, non aveva ancora abbandonato il suo sguardo truce e pieno di odio anzi, ora pareva pure più terrificante; tanto che Dean si sentì raggelare il sangue.
"No, evidentemente no."


"Brutte notizie, signore!"
Sam entrò  nell'ufficio di Castiel a passo svelto e subito il miliardario alzò la testa dalle sue carte, attento e vigile.
"C'è stata un'emergenza e sua madre deve ripartire fra poco. Sta già facendo le valigie."
"DAVVERO??"

Il sorriso sul viso di Castiel apparve così luminoso da poter illuminare tutta la casa. Ma durò molto poco.
"No, volevo solo vedere la sua faccia..."
Confessò Sam portandosi una mano davanti alla bocca per nascondere la sua risata.
"Non mi diverte, Sam!"
Lo rimproverò alzandosi dalla scrivania e iniziando a camminare in modo concitato e nervoso.
"Non è la giornata adatta! Mi serve aiuto e Crowley è scomparso! Non lo trovo da nessuna parte!"
"DAVVERO?!"

Questa volta fu il sorriso di Sam ad allargarsi tanto da indolenzirgli le guance. Ma anche in questo caso durò molto, troppo poco.  
"Ti piacerebbe vero?"
Lo incalzò Castiel con un'espressione maliziosa in volto.
"Il mio scherzo era spiritoso, il suo è crudele."
Disse Sam afferando il vassoio del thè oramai finito e fingendosi offeso.
Il maggiordomo stava per andare verso la porta quando Naomi entrò a passo di carica.
"Castiel dobbiamo discutere di una cosa."
"Oh! Emh... mi piacerebbe ma non posso! Devo andare, ho una riunione con emh...
"Meg Masters."

Disse Sam facendo cenno di si con la testa.
"Già... e ci metterò parecchio..."
Continuò Castiel prima di chinarsi vicino all'orecchio del maggiordomo e concudere la frase.
"...visto che è MORTA."
"Oh! Ma guarda! Allora... andrò ad annullarle l'incontro."
Esclamò Sam uscendo dall'ufficio prima di riceve un oggetto contundente il testa.
"Castiel. Io voglio che tu licenzi la tua tata."
Sentenziò Naomi appena il maggiordomo ebbe richiuso la porta alle sue spalle.
"Vuol dire che ne vuoi discutere, mamma?"
"No. Lo pretendo e basta. Ha una pericolosa influenza sui tuoi figli!"
"Non è assolutamente vero!"

Sbraitò Castiel contro  di lei un secondo prima che Kevin entrasse saltellando dalla porta con indosso dei jeans molto stretti, una camicia rosso acceso, e i capelli con dei ciuffi ben pettinati e gonfi sulla fronte.
"Ciao!!! Guarda, papà, a chi somiglio?" 
Con un saltello sul posto si mise in posa: mani sui fianchi e sedere in fuori, esattamente come Dean faceva quando esibiva il suo look.
"B-bellissimo. Ora vai, Kevin."
Imbarazzato e innervosito Castiel afferrò Kevin per le spalle e delicatamente lo spinse fuori dalla porta.
"Castiel. Io ti parlerò con estrema chiarezza ora."
Naomi gli si parò davanti, occhi negli occhi.
"So che c'è qualcosa fra te e quell'uomo. Ed è una cosa che ti sta deviando e che non ti permetto."
"Mamma, non c'è niente fra m-Ehi aspetta un attimo! Cosa significa che tu 'non permetti'?"

Replicò il miliardario sconvolto dal trattamento da bambino che sua madre gli stava riservando.
"Tu sei di alto rango, caro. Quest'uomo non è della nostra classe!"
In quel momento Dean arrivò sulla porta, pronto ad entrare nell'ufficio con uno slancio dei suoi soliti, ma non appena vide Naomi, si fermò sull'uscio.
"Se continui con questa sciocchezza, Castiel, non mi resta altra scelta che metterla in questi termini. O la tua famiglia o lui!"
A quella richiesta sconvolgente, Dean ebbe un sussulto impercettibile ma, abbastanza evidente perchè Castiel notasse la sua presenza fuori dalla porta.
"Bene! Vuoi una risposta?"
Con rabbia e indignazione si diresse verso il biondo che rimase a guardarlo sbigottito. 
"Eccoti la tua risposta!"
Senza dire una parola Castiel afferrò il viso di Dean fra le mani e se lo tirò vicino, baciandolo con una passione travolgente. 
Sorpreso, il biondo rimase immobile con  le braccia spalancate e gli occhi aperti, fermo in quella posizione con gli occhi incrociati nel tentativo di guardare il viso del miliardario.
Castiel si staccò dopo quasi un minuto con uno schiocco di labbra, ma senza mollare la presa sul viso di Dean; lo guardò negli occhi e, ancora pervaso da quella rabbia e dal desiderio di ribellione contro sua madre, disse una cosa che causò l'immediata perdita dei sensi di Naomi.
"Sposiamoci!"


"Ho fatto una cosa da pazzi, Sam."
Castiel stava seduto alla sua scrivania con la faccia nascosta fra le mani da almeno un'ora quando il maggiordomo entrò nell'ufficio.
"Ha chiesto a Dean di sposarlo per fare un dispetto a sua madre e ora non sa cosa fare?"
Rispose prontamente Sam senza aspettare nemmeno che il miliardario aprisse bocca.
"...Devi smetterla di origliare, Sam."
"Non posso farne a meno..."
Sam tentò di trattenere il suo sorriso malizioso per timore che lo sguardo truce di Castiel potesse evolversi nel lancio di qualche oggetto contro la sua persona.
"Ora come ne esco?"
"Semplice. Si sposi Dean e andate in viaggio di nozze a Parigi."

Così dicendo estrasse un depliant dalla tasca della giacca,  Paris for Love, lo lanciò sulla scivania proprio davanti a Castiel per poi dirigersi a passo svelto al telefono e alzare la cornetta con gioia.
"Ora le prenoto il viaggio."
"Sam! Non posso farlo!"

Ma le parole del miliardario ingabbiarono subito la sua incontenibile felicità.
"Dio, che idiota."
"Cosa?!?!"
"Parlavo al telefono."

Il maggiordomo getto il cordless di nuovo sul supporto con un gesto irritato mentre con lo sguardo tentava di incenerire Castiel, ancora perso nelle sue preoccupazioni.
"Ma no, via, non devo preoccuparmi. Non mi avrà preso sul serio... vero?"


"Mio Dio..."
Dean era accasciato sul divano della casa di Bobby da due ore insieme a Lalla; il viso paralizzato in un'espressione sconvolta e incredula.
"Ecco gli inviti!"
Urlò Bobby, sbucando dalla camera nella quale era scomparso pochi minuti prima, con in mano un grosso raccoglitore strapieno di fogli e foglietti, facendo tornare il biondo alla realtà.
"Bobby! Tel'ho detto solo 2 ore fa!!! Come gli inviti?!?"
"Io non aspettavo altro da quando sei andato a lavorare da quell'uomo!"
Spiegò sedendosi accanto a Dean e iniziando a sfogliare il blocco.
"Adesso aggiorniamo la lista degli invitati... Morto. Morto. Morto. Tornato in Kansas. Morto..."
"BOBBY SMETTILA!"

Sbraitò il biondo alzandoisi in piedi di scatto.
"Va bene! Vado di là a finire!"
Rimasto solo con la sua migliore amica, Deam potè finalmente tirare un preoccupato sospiro e passarsi una mano sul viso per strapparsi di dosso qualla spiecevole sensazione che lo aveva avvolto nel preciso momento in cui Castiel si era proposto. C'era qualcosa che non tornava e, nonostante l'emozione che aveva provato nell'essere baciato dal miliardario, sapeva che doveva venirne a capo per il bene di tutti.
"Ma ci pensi? Tu e Castiel? Sembra incerdibile!"
Disse Lalla incrociando le gambe e sistemandosi sulla poltrona accanto al divano.
"Lo so..."
Rispose Dean ancora sovrappensiero.
"E così all'improvviso! Non vi chiamavate nemmeno per nome e adesso BOOM! E perfino davanti a sua madre! Così riuscirà di sicuro a farla crepare di rabbia come voleva!"
DIN!
La parlantina di Lalla era sempre stata logorroica e molto veloce e, il più delle volte Dean non captava ogni concetto che lei voleva esprimere ma, in quel momento, una lampadina si accese nella sua testa nel sentire quelle parole.
"Figlio di put..."
Si bloccò coprendosi involontariamente la bocca con la mano per ricacciare in gola l'insulto.
"Eccolo il motivo! Mel'ha chiesto solo per far impazzire sua madre!"
I suoi occhi si accesero di un fuoco carico di rabbia e sdegno che, per un attimo, spaventò anche Lalla.
"Che farabutto! E ora che farai?"
Subito un sorriso diabolico e soddisfatto piegò la bocca del biondo che si incrociò le braccia sul petto sollevando con fierezza il mento.
"Quello che farebbe chiunque. Lo farò impazzire tanto che mi dovrà chiedere pietà in ginocchio."


Bobby aprì la porta di casa con tanta fretta che nemmeno il campanello ebbe il tempo di finire di risuonare.
Naomi era sull'ingresso, un po' confusa del motivo per il quale si trovasse lì, quando l'uomo la abbracciò all'improvviso sollevandola da terra.
"BUONGIORNO!"
Dean e Castiel erano seduti sul divano, abbracciati. O meglio, Dean era appiccicato volontariamente a Castiel più del necessario e l'unico che sembrava non esseresene accorto era proprio il miliardario che tranquillo sorrideva godendosi i grattini del biondo sulla testa.
"Castiel!"
"Mamma! Cosa ci fai qui?"

Scattò in piedi non appena si accorse della presenza di sua madre e Dean lo seguì con molta calma.
"L'ho invitata io, tesoro!"
Le si avvicinò e le fece cenno di accomodarsi non appena Bobby smise di stritolarla.
"Venga, ora dobbiamo conoscerci meglio! Si sieda... MAMMA."
Dean enfatizzò l'ultima parola con un sorriso quasi diabolico dipinto in volto e la donna prese un profondo respiro per riprendere il controllo di se prima di rivolgersi a suo figlio, ignorando la provocazione.
"Castiel, io sono venuta qui solo perchè so cosa ti ha spinto a fare questo gesto sconsiderato. Ammetti che sposi questo ragazzotto rozzo solo per farmi un dispetto!"
Disse con tono serio e indispettito e, appena prima che Castiel potesse replicare in alcun modo, Dean lo afferrò per la vita e con uno strattone se lo portò vicino, cogliendolo di sorpresa.
"Oh no! Noi ci conosciamo da anni oramai e in nessuna maniera lui si azzarderebbe mai ad usarmi in questo modo giocando con i miei sentimenti e facendomi soffrire!"
Rispose esibendo tutte le sue straordinarie doti di bluffatore.
"Temo che lui non sappia quanto mi detesti, vero Castiel? Su, diglielo!"
In quel preciso istante, Castiel sentì una goccia di sudore freddo scivolargli lungo la schiena e una spiacevole sensazione di disagio e vergogna in fondo alla gola, e capì che per quanto odiasse sua madre non poteva, non voleva prendere in giro Dean. Non voleva ferirlo.
"Si, è vero, io ti detesto. Ma... non ferirò Dean."
Si staccò dal biondo di un passo, voltando il viso per poter guardare il suo.
"Non sono pronto per sposarmi, ma per nessuna ragione al mondo ti permetterò di offendere oltre quest'uomo a cui tengo in un modo che tu non puoi nemmeno immaginare."
Dean si voltò di scatto a quelle parole, incorciando i suoi occhi blu.
"Sarà anche poco elegante o fine a volte, ma mi piace così, e ho bisogno di lui."
Continuò Castiel poggiandogli una mano sul braccio e dandogli una piccola stretta prima di girarsi di nuovo ed affrontare Naomi faccia a faccia.
"E se devi costringermi a scegliere fra te e lui, mi dispiace, ma la risposta è, e sarà sempre... lui."
Il biondo si sentì mancare la terra sotto i piedi per una frazione di secondo e si accorse solo in quel momento che la sua mano era ancora  poggiata sulla vita del miliardario e che ora le sue dita stavano leggermente stringendo la presa.
"Quindi ora, se vuoi andartene, io non ti fermerò."
Concluse Castiel indicando gentimente con un cenno del capo in direzione della porta.
Naomi non si mosse per almeno un minuto; i suoi occhi saettarono da Dean a Castiel, da Castiel a Dean come se il suo cervello stesse cercando di trovare una qualsiasi motivazione per controbattere alle parole del figlio. Ma non ne trovò alcuna.
"Sono tue scelte Castiel. E per quanto io le disapprovi con tutto il cuore, siamo una famiglia e perciò... non io non mi intrometterò più."
Furono le uniche cose che disse prima di congedarsi con un lieve e poco convinto sorriso ed uscire dalla porta senza guardare indietro.
Rimasti soli, e finalmente Castiel sembrò tornare in qualche modo sereno e rilassato mentre Dean si sentì avvolgere da un senso di nervosismo del quale non comprendeva la ragione.
"Mi dispiace, Dean... non avrei mai dovuto usarla in quel modo."
"Tranquillo, ora è risolto."

Disse il biondo tentando di allontanare quella sensazione, senza successo.
"Posso fare qualcosa?"
Insistette Castiel.
"No, tranquillo."
"Su, qualsiasi cosa ci pensi!"

Dean ridacchiò cercando di evitare il contatto con lo sguardo del miliardario in ogni modo possibile.
"E va bene un paio di cose. Primo. Qualcuno dovrà dire a Sam che non ci sposiamo più e quello non voglio essere io. Sarà lei."
Sdrammatizzò nel modo migliore possibile, recuperando velocemente il controllo di se stesso.
"Secondo. Dovrebbe riportare questo al negozio sulla terza. E' quello che avrei indossato la prima notte di nozze."
Allungandosi verso un lato del divano, afferrò un sacchettino da terra e lo porse a Castiel che lo aprì immeditamente, preso dalla curiosità.
"Ma... questo sacchetto è vuoto..."
Disse sollevando un sopracciglio, confuso mentre Dean si avvicinava al suo viso con un sorrisetto malizioso e divertito sulle labbra.
"Appunto..."
Stavano per ridere quando i loro sguardi si incontrarono per una frazione di secondo e un nodo afferrò la gola di entrambi bloccandogli il respiro.
Tentare di alleggerire l'atmosfera con qualche battuta era stato d'aiuto solo per qualche secondo: la tensione palpabile e violenta riaffirò immeditamente fra i loto volti e questa volta, Dean non ebbe il tempo di trovare una via d'uscita.
Le parole che il miliardario aveva detto per difenderlo erano le più belle che qualcuno gli avesse mai regalato e per la prima volta dopo tanto, tantissimo tempo, il biondo si sentì avvolgere da un piacevole calore: qualcuno teneva a lui in un modo che non avrebbe mai pensato di meritare. Qualcuno al quale lui si accorse di tenere allo stesso modo.
Improvvisamente, Castiel gli afferrò la nuca e lo tirò verso di sè, senza ricevere alcuna opposizione, e quando lo baciò un brivido caldo gli percorse tutta la spina dorsale facendogli esalare un lungo e goduto respiro liberatorio.
Dean sollevò le braccia con uno scatto, afferrando il viso del miliardario fra le mani e spingendo quel bacio verso un'intimità molto più pronfonda, molto più travolgente.
Bastarono una manciata di secondi perchè i loro corpi si avvicinassero e iniziassero ad accarezzarsi lentamente come le loro labbra, e fu proprio in quel preciso momento che Castiel ebbe un sussulto.
"No... non posso. Non posso... mi dispiace."
Gemette facendo un passo indietro e staccandosi dal quell'ardente bacio, ansimando pesantemente.
Il biondo si ritrasse ma rimase immobile con le mani ancora sollevate a mezz'aria, all'altezza del viso di Castiel.
"No, è colpa mia... pensavo che..."
"Dean..."
"No, lasci stare. E' meglio."

Replicò scuotendo la testa a destra e sinistra con tristezza e rabbia per poi girarsi in gran fretta e uscire dalla porta a passo svelto, richiudendosela alle spalle e lasciando Castiel in un improvviso e rimbombante silenzio.
Rimase immobile, confuso, disorientato giusto per un paio di secondi, quando la porta si riaprì e Dean rientrò quasi correndo con gli occhi fissi sul pavimento nel tentativo di evitare i suoi, tanto forte era l'imbarazzo.
"No, dannazione, ho sbagliato. Questa è casa mia, è lei che se ne deve andare!"
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Capitolo 8
*** Fuori e Dentro ***


Fuori e Dentro
 
"Dai, raccontami qualcosa, Kevin."
Kevin e Dean erano seduti sul divano a guardare la TV ma, data la scarsità di programmi interessanti, il biondo decise di fare conversazione.
"Devo fare un tema per la scuola su una persona speciale e la sua carriera."
Un piccolo sorriso pieno d'orgoglio si disegnò sul viso di Dean che poggiò una mano sulla spalla del ragazzino con affetto.
"Oh, che caro, ma ho paura che non troveresti abbastanza materiale su di me!"
"Lo so, infatti ho scelto Crowley."
Le parole del giovanotto non furono esattamente quelle che il biondo si aspettava ma non abbe il tempo di ribattere poichè fu distratto da delle urla tremende provenienti da fuori l'ingresso.
Dopo un paio di secondi, Crowley entrò con un'espressione irritata sul viso ma, nel vedere il giovane Kevin salutarlo e andare sù per le scale lasciando Dean, abbattuto e intristito, seduto sul divano, il suo animo si rallegrò.
"Non ci resti male, Dean, non tutti hanno la classe e la capacità di ottenere l'interesse della gente."
Disse capendo subito il motivo della malinconia del biondo.
"HEY!"
Sbraitò l'altro offeso.
"Non si arrabbi! Non c'è nulla di male ad avere un bel visetto come ha lei. E' già qualcosa se non si possiede altro!"
"Io possiedo ben altre qualità!"
Sentenziò Dean alzandosi dal divano e piantandosi le mani sui fianchi.
"Abbuffarsi di torta senza ingrassare non è una qualità."
"Oh..."

Sussurrò risedendosi di nuovo, non sapendo come obiettare a quell'annotazione.
"Lei lo sa bene che ha ottenuto questo lavoro perchè ha un bel faccino!"
Continuò Crowley sedendosi sulla poltrona di fronte a lui.
"Oh questo non è vero! Il lavoro l'ho avuto grazie alle referenze fassulle!"
Lo corresse il biondo incrociando soddisfatto le gambe e le braccia, poggiandosi allo schienale.
"Oh, via, a Castiel piace circondarsi di persone che risvegliano in lui turpi pensieri."
"Davvero? Allora perchè lei è qui?"

Lo incalzò di nuovo Dean ricevendo come risposta uno sguardo che avrebbe potuto incenerire una foresta.
"Io sono qui perchè faccio un lavoro. Lei è ancora qui per quei suoi indecenti pantaloni stretti coi quali sculetta in giro con apparente innocenza."
"Cos'è, E' geloso per caso?"

Domandò sarcasticamente Dean tentando di non mostrare l'effetto spiacevole che quelle parole avevano avuto su di lui.
"No, no, no, no, ma... solo per curiosità... se dovesse andare in tribunale per... aver tentato di strangolare un fattorino, che pantaloni metterebbe?"


"E' tremendo!"
Crowley e Castiel stavano animatamente parlando nell'ufficio del miliardario mentre Sam, come al solito, serviva il thè sulla scrivania.
"Stavi per rimanere invischiato in un matrimonio senza senso! Non riesco ad immaginare niente di più terrificante!"
Esclamò Crowley e, immediatamente, Sam sollevò il vassoio d'argento da portata dritto davanti al suo viso.
"E perchè? Guardi qua!"
Crowley aprì la bocca per replicare ma non riuscì a trovare nessun insulto adeguatamente cattivo e preferì limitarsi a dare un pizzicotto al maggiordomo e uscire dalla stanza guardandolo in modo truce.
Sam, massaggiandosi il braccio nel punto colpito da Crowley si infilò il vassoio sotto al braccio e fece per uscire dall'ufficio ma la voce di Castiel lo fermò.
"Sam... vorrei che ordinassi una torta per Dean... anzi 2..."
Disse alzando per un attimo gli occhi dalle sue carte.
"Oooh...qualcuno è stato un po' cattivello?"
"Sam!"

Subito il maggiordomo si precipitò accanto alla scrivania, bramoso di riceve qualche notizia di più sul motivo per cui Castiel e Dean si comportavano in modo strano da qualche giorno.
"Oh, avanti signore... io ci campo con queste storie!"
Il miliardario sospirò.
"Emh... devo farmi perdonare per una cosa che è successa..."
"Cosa?"
"Non sono affari tuoi!"

"Lo so!... ma lei me lo dica lo stesso."
Sussurrò Sam chinandosi verso il miliardario, ma l'esito della sua richiesta non fu positivo come si aspettava.
"No."
"Bene! Lo scoprirò da solo, come sempre."

Seccato per il mancato pettegolezzo, si diresse verso la porta incrociando Dean che si bloccò sull'ingresso, come inchiodato al suolo.
Un silenzio denso e imbarazzante calò fra i due quando i loro sguardi si incrociarono.
"Entri pure, Dean..."
Disse in fretta Castiel per levarsi da quella situazione e poter continuare ad osservare le sue carte, facendo finta di lavorare per non dover di nuovo guardare il biondo negli occhi.
Dean entrò e chiuse la porta alle sue spalle con un tonfo.
"Devo farle una domanda molto importante e anche molto personale quindi mi serve questo spicchio di limone."
Disse afferrando dalla sua scrivania una fetta di limone preparata insieme da altre su un piattino accanto alle tazze da thè; si diresse di nuovo verso la porta e spruzzò il succo del frutto direttamente nella serratura provocando, dall'altra parte della porta, le doloranti urla di Sam.
"AH! L'OCCHIO!"
Ottenuto l'effetto desiderato, fece un profondo respiro, e tornò a concentrarsi su Castiel.
"Signor Sheffield..."
Che subito tentò di cambiare discorso, sapendo bene dove Dean voleva adare a parare.
"Ma senta Dean! Perchè non viene a sedersi qui e a darmi fastidio come fa da anni oramai!
"Vuole dire come PDC?"
"Che?"
"Prima della -Cosa-"

-Cosa-: era così che Castiel aveva iniziato a chiamare il bacio appassionato che lui e Dean si erano scambiati pochi giorni prima. 
"La prego Dean, fino a quando me la farà pagare questa faccenda?"
Il miliardario si alzò sentendo il dispiacere salirgli di nuovo in gola.
"Io non gliela voglio far pagare affatto! E' per questo che sono qui, per dirle che l'ho superata!"
"Oh, davvero...?"
"No! Mi dispiace!"

Gli gridò in faccia il biondo, usando precisamente le stesse parole con le quali Castiel si era allontanato dal loro bacio.
"Allora? Che effetto fa?"
Domandò per nulla felice della dose di cattiveria che stava infliggendo al miliardario, ma non riusciva a farne a meno.
"La prego, Dean..."
Improvvisamente il tono di Castiel cambiò: si fece più triste, più sconsolato e molto preoccupato e Dean decise di non andare oltre rendendosi conto che ciò che aveva turbato il miliardario durate quel loro momento di intimità doveva essere molto più profondo di quanto pensasse. Ma non era ancora pronto a sapere cosa fosse per paura che potesse esserne proprio lui la causa.
"D'accordo. Voglio farle solo una domanda. Quando lei mi ha assunto qui ha pensato che ero solo un bel faccino?"
Chiese ricordandosi della parole di Crowley.
"No! Ho pensato che fosse magnifico! Uno schianto!"
Ma Castiel non sapeva cosa avrebbe dovuto rispondere e si limitò a fare dei sinceri complimenti a Dean che, al contrario di ciò che aveva previsto, si arrabbiò terribilmente.
"Ecco! Lo sapevo! Ma perchè continua a farmi questo?! Lei non ha cuore!!!"
Si voltò sconvolto e aprì la porta per andarsene trovandosi però davanti Garth, in ginocchio con il cellulare in mano all'altezza della serratura e la voce di Sam che risuonava dall'apparecchio.
"Non sento più niente! Di che parlano?"


Quella sera, Lalla e Dean decisero di andare fuori a bere. Si trovarono al loro locale preferito e si sedettero subito al bancone in attesa che qualche tavolo si liberasse.
Lalla portava dei tacchi vertiginosi che la facevano più alta di Dean di almeno una testa, pantaloni di pelle rossi e una giacchina dello stesso colore; Dean indossava dei jeans grigi e un bel maglione nero con dei bottoni sul lato del collo.
"Lalla non posso pensarci... mi ha preso in giro... non dovevo lasciarmi raggirare da un-"
"Un disgraziato infame che ti bacia appassionatamente e poi ritratta tutto!"
"No! Un barista che mi ha fatto il cocktail con pochissimo scotch!!! Ma grazie lo stesso per il supporto..."
Una risatina scappò dalla bocca del biondo, rincuorato nel vedere che, come sempre, la sua fidata amica era al suo fianco al 100%.
"Lo sai perchè si tira indietro, Lalla?"
Chiese più a se stesso che alla sua amica, avendo già trovato da solo una risposta.
"Perchè sono solo un bell'uomo, divertente magari, ma non ho nulla che lui potrebbe amare..."
"Oh Dean..."

Lalla gli poggiò una mano sulla guancia, accarezzandogliela con dolcezza. Era un'amica ma, ogni tanto, Dean la sentiva perfino vicina come una mamma: protettiva e affettuosa.
"Su, tesoro, andiamo a prendere un tavolo prima che qualcuno tenti di rimorchiarci."
"Troppo tardi!"

Una voce accanto a Dean li fece sobbalzare.
"Gabriel, piacere!"
Un uomo con capelli lunghi, ben pettinati all'indietro, e indosso un paio di grandi occhiali da sole neri gli si avvicinò. 
"Posso offrirti qualcosa da bere?"
"Grazie ma pensavamo di restare da soli, io e la mia amica."

Rispose educatamente girandosi poi verso Lalla per non farsi sentire.
"Ma cos'ha la gente al giorno d'oggi? Se uno sta in un bar con dei pantaloni aderenti, un maglione fantastica e un sorriso smagliate vuol dire che vuole essere rimorchiato???"
Fallendo, poichè Gabriel fece un altro passo verso di lui, rispondendogli a tono.
"Ma la gente cos'ha al giorno d'oggi? Se uno si avvicina e offre un drink vuol dire che se lo vuole portare a letto per forza?"
Dean rimase immobile, a bocca aperta come un pesce non sapendo come rispondere.
"Sono cieco, non sordo."
Continuò Gabriel alleggerendo la tensione.
"Touchè."
Rispose il biondo, un po' dispiaciuto e imbarazzato di non essersi accorto delle condizioni di quell'uomo che continuò a parlare.
"Non volevo essere scortese, ma la tua voce sembrava così bella e tu sembri davvero interessante e, beh... l'aspetto non conta molto per me."
"Oh, certo e ti colpito solo la mia mente! L'ho già sentita ques-hey, no, un momento veramente è la prima volta..."



"Pronto, buongiorno..."
Castiel era davanti al tavolino dell'ingresso a sfogliare un catalogo d'abbigliamento, con il telefono all'orecchio quando Sam pian piano gli arrivò alle spalle non facendo il minimo rumore.
"Chiamo per comprare questo completo di Armani a pagina 13..."
"Cosa fa signore?"

Disse appositamente con un volume di voce più alto del normale, facendo scattare Castiel per la paura.
"SAM!"
Richiuse il telefono e la rivista cercando di nascondersela contro al petto.
"Io non ti trovo mai quando finisce la carta igienica in bagno ma quando non servi sei sempre presente!"
Lo rimproverò notando che, purtroppo, l'attenzione del maggiordomo non si era distolta dalla rivista.
"Sto solo...ordinando una cosa per Dean."
"Oh, non credo che quello basterà dopo tutte le brutte cose che gli ha fatto.
"
"Ma quali brutte cose!! Io ho solo..."
Castiel si bloccò all'istante, un istante prima di finire nella trappola lanciata da Sam.
"Non ci casco."
Disse sorridendo tutto soddisfatto prima di voltarsi e andarsene verso il suo ufficio.
"Oh avanti! Non sia crudele!!!"
Gli urlò dietro Sam e,il quel momento, Dean comparve sulle scale accendendo un nuovo barlume di speranza degli occhi di Sam che in un attimo organizzò un nuovo piano.
"Oh, Dean! Castiel mi ha appena riferito quello che ti ha detto..."
"Davvero??? Guarda mi sembra orribile far venire un nuovo maggiordomo! Nessuno è come te Sam!"

Ma nemmeno il biondo si lasciò raggirare, ribaltando la situazione a suo vantaggio e trasformando l'espressione del maggiordomo da serena a orribilmente preoccupata e sconvolta con una sola frase.
In quell'istante dalla porta entrarono Kevin accompagnato da Crowley.
"Sono stanchissimo!"
Disse l'uomo e subito Sam scattò da diligente maggiordomo verso di lui per prendergli il cappotto.
"Lasci! L'aiuto io! Ha bisogno di qualcosa? Vuole che le prepari un sandwich? Vuole un massaggggg-NO! Non ce la faccio. Piuttosto il licenziamento."
Disse uscendo dalla stanza lasciando a terra il cappotto appena preso, poichè la natura di Sam non riusciva a stare nascosta, specialmente se si trattava di Crowley.
"Oh Dean! Avrei tanto voluto che ci fosse anche lei!"
Esclamò Crowley poggiando una mano sulla spalla di Dean.
"E' così bello essere disponibili con qualcuno che mi vede dolce, sensibile, buono E COSI' CE L'HO IN PUGNO."
Gridò uscendo dalla stanza lasciando dietro di se uan risata maligna.
"Dean..."
Disse Kevin preoccupato attirando la sua attenzione.
"Non glielo dovevo dire che voglio fare il tema su di lui... come faccio a dirgli che non posso e che mi dispiace?"
"Chiedi a tuo padre. E' lui l'esperto in queste cose."

Rispose subito Dean con l'amaro in bocca per poi dare una pacca sulla spalla al ragazzo e lasciarlo andare su per le scale in camera sua giusto un secondo prima che il campanello trillasse.
"Vado io!"
Urlò Dean andando ad aprire la porta.
Gabriel con i suoi occhiali da sole neri e un bel completo grigio apparve sulla soglia.
"Ciao Gabriel, vieni pure... attento al gradino."
Lo fece accomodare Dean.
"Dovrei starti vicino, ho paura di fare danni!"
Disse arrivando al tavolino dell'ingresso, su cui stava un bel vaso di fiori, appena prima che Dean lo raggiungesse.
"Oh, tranquillo non farai nessun dann-OH!"
E fu proprio Dean a colpire il vaso e mandarlo in pezzi.
"Che è successo? Che ho combinato?"
Esclamò Gabriel tutto preoccupato.
"Oh! Niente! Emh... cose che capitano..."
In quel momento, Castiel e Sam arrivarono di corsa.
"Che è successo? Ho sentito un gran rumore di cocci!"
Domandò preoccupato il miliardario e subito Dean gesticolando gli fece notare che il loro ospite non poteva vedere, facendolo zittire all'istante sull'argomento vaso."
"Dean...non sapevo avesse ospiti!"
"Io si. Come ci si sente ad essere esclusi?"

Bisbigliò Sam fra se e se regalando una smorfia alle spalle del miliardario.
"Salve mi chiamo Castiel Sheffield."
"Piacere..."

Gabriel gli strinse la mano e tentò di parlare ma non ne ebbe il tempo poichè subito Castiel si rivolse al biondo.
"Vedo che si è ripreso piuttosto in fretta o sbaglio, Dean?"
"Non possiamo parlare stasera?"

Disse Dean fulminando Castiel con lo sguardo.
"Certo! A che ora tornerà?"
"Credo che abbia perso il diritto di chiedermelo quando ha ritrattato la -Cosa-!"
"Bene!"
"BENE!"

Gridarono entrambi prima di voltarsi di scatto e allontanarsi in due direzioni opposte.
"Salve, io sono Sam"
Si presentò dopo qualche secondo di silenzio il maggiordomo.
"Salve, Gabriel."
Rispose cordialmente l'altro uomo prima di chinarsi verso di lui e domandare a bassa voce.
"Senta...mi sa dire cosa succede fra quei due?"
"Eh purtroppo no...... secondo lei che succede?"



"Ah, Gabriel sei un uomo straordinario!"
Dean e Gabriel erano seduti al parco su una panchina a mangiucchiare caldarroste da un sacchetto di carta.
"E' bello conoscere qualcuno che ti apprezza per come sei dentro e non per come appari."
Disse il biondo sistemandosi meglio la sciarpa blu che portava attorno al collo.
"Beh è bello sentirtelo dire!"
"Invece il signor Sheffield mi considera solo un oggetto..."
"Oh, capisco..."

Sussurrò improvvisamente Gabriel a quell'affermazione.
"Cosa?"
Si voltò e poggiò una mano su quella del biondo che rimase momentaneamente sorpreso.
"Credo che tu sia uscito con uno che non ci vede per avere una prova."
Esclamò Gabriel facendo istintivamente scattare Dean sulla difensiva.
"Ma no! Non è vero!"
"E dai Dean! Non fa niente, lo capisco! Lui ti ha ossessionato! Hai detto il suo nome 35 volte in mezz'ora!"
"Questo solo perchè il signor Sheffield-"
"36."

Fu allora che Dean si zittì, non avendo più nessun modo di giustificare il suo comportamento, aspettando che Gabriel lo coprisse di insulti per il suo gesto ignobile. 
Ma non andò così.
Gabriel invece gli afferrò una spalla mentre con l'altra mano gli dava un buffetto sul mento.
"Dean... Dovresti fargli capire che se guarda solo il fuori... quello che non ci vede è lui."
Il biondo sorrise poggiando a sua volta le mani sulle spalle dell'uomo.
"Mi dispiace Gabriel, ti ho usato e l'ho capito solo adesso."
"Non fa niente, Dean. E' stato un pomeriggio piacevole dopotutto..."
"Già... ora e' meglio che io vada."

Con uno slanciò d'affetto, Dean abbracciò Gabriel prima di alzarsi e andare verso l'uscita del parco senza guardarsi indietro
Rimasto finalmente solo, Gabriel si appoggiò allo schienale della panchina facendo un profondo respiro prima di sollevargli gli occhiali sulla testa e osservando da lontano il mirabile sedere di Dean, soddisfatto di quello che il suo piccolo inganno era riuscito a fare per quell'uomo così splendido.
"Bello fuori e ancora meglio dentro..."


"Sei stato scaricato perfino da un cieco."
Bobby e Dean vagavano per la cucina della casa di Bobby acchiappando cibarie di ogni genere e mettendole sul tavolo al centro della stanza.
"Almeno mi ha scaricato per come sono dentro e non per come sono fuori!"
Rispose Dean fermandosi solo dopo, con in braccio un pacchetto di patatine, a riflettere sulle parole appena pronunciate.
"Anche se detta così non sembra una cosa tanto bella..."
"Dovresto usare meglio le doti che ti sono state date dalla natura!"

Gli fece presente Bobby indicando alcuni punti del corpo particolarmente notevoli di Dean.
"Bobby! No!"
"Eddai! Non c'è niente di male a usare queste chiappe per un bene superiore!"
"E invece il male c'è! E' per cose come queste che Castiel pensa di potermi baciare e-"
"Ti ha baciato?!?! Che uomo magnifico!"

Urlò l'uomo lasciandosi cadere dalle mani un pacco di biscotti.
"Non stappare bottiglie, ha già ritrattato tutto."
Ma la gioia durò poco, e Bobby si lasciò cadere su una delle sedie attorno al tavolo.
"Chiamo qualcuno che può fargli una fattura."
"No, non occorre. Li ho già chiamati io."

Rispose subito Dean sedendosi accanto a lui e aprendo uno dei pacchetti di patatine.
"Ma perchè ha ritrattato si può sapere?"
"Perchè?! Non è avidente? Non sono abbastanza di classe! Ho un bell'aspetto e lui lo apprezza, ma niente di più! Non sono come le persone che è abituato a frequentare!"

Spiegò il biondo riempiendosi la bocca di patatine e cercando di parlare mentre le ingoiava.
"Stronzate."
L'affermazione di Bobby lo fece quasi strozzare e, dopo aver finito di masticare il suo spuntino, gli rivolse uno sguardo dubbioso, in attesa si una spiegazione.
"Dean! L'unico motivo per cui può aver ritrattato è perchè ha paura!"
Disse come se quella frase fosse la cosa più semplice e ovvia dell'intero universo.
"Va avanti..."
Lo incoraggiò il biondo attento ad ascoltare con la massima concentrazione.
"Ha paura per i suoi tre figli, ha paura perchè sono anni che non sta con qualcuno e teme di restare ferito. E tu sei così autolesionista che pensi che la colpa sia tua e continui a punirti credendo di non meritare un po' di felicità!"
Bobby quasì urlò per l'esasperazione afferrando affettuosamente fra le sue la mano di Dean che rimase in totale silenzio, mentre la consapevolezza si impadroniva del suo cuore.
Sorrise malinconicamente ricambiando la stretta sulle dita dell'uomo.
"Anche io ho paura, Bobby..."
"Lo so, ragazzo..."

Con dolcezza, Bobby prese la nuca del biondo e se lo tirò vicino appoggiandosi la sua testa sulla spalla e accarezzandola con premura.
Il campanello trillò dopo qualche secondo rompendo quel tenero momento che però non svanì del tutto; Dean sollevò il capo facendo un delicato cenno di ringraziamento al quale Bobby rispose immediatamente.
"Dev'essere la ragazza per il contratto di Sky."
Disse mentre si alzava per andare ad aprire la porta, ma Dean lo fermò alzandosi prima di lui e facendogli segno di rimanere comodo.
"Lascia... ci penso io."
Esclamò slacciandosi un bottone della camicia sul collo e dirigendosi all'ingresso, voltando la testa e gettando un malizioso occhiolino verso Bobby, mentre con cura si sistemava i pentaloni sul sedere. 
"Vuoi vedere film gratis, Bobby?"


Castiel era seduto sui gradini fuori di casa con lo sguardo perso verso la strada illuminata dalle fioche luci della sera quando Dean aprì la porta infilando la testa per guardare all'esterno.
"Ah! Allora era qui! Non la trovavamo da nessuna parte! Venga dentro, stiamo per guardare un film su Sky gratis."
Disse con voce allegra e squillante facendo segno da Castiel di entrare con lui.
"Ma... Sky non è gratis..."
Rispose il miliardario aggrottando la fronte.
"Da oggi sì."
Bisbigliò Dean con un'espressione soddisfatta sul viso mentre usciva completamente di casa risciudendo la porta e andava a sedersi sui gradini accanto a Castiel.
"Senta, ho ripensato a quello che ci è accaduto e... la capisco."
Il biondo cambiò completamente argomento, riportando alla luce la -Cosa- che era successa loro a casa di Bobby.
"Sul serio?"
"Si, lei è emozionalmente... una patata."
"Che?!"

Castiel voltò la testa sorpreso e confuso da quell'affermazione, trovando Dean fermo a guardarlo in viso con un divertito sorriso sul viso.
"Cresce al buio, nascosta, non vuole farsi vedere e non si sa mai quello che pensa. Una patata."
"A parte che le patate non pensano! E poi non è vero. Io sono un libro aperto!"

A quelle parole fu il biondo a sollevare le sopracciglia incredulo.
"Oh, davvero...?"
Domandò conoscendo bene la risposta.
Si guardarono negli occhi per un lungo momento come se si stessero sfidando. Nessuno dei due voleva cedere, ma sapevano bene entrambi chi stava dalla parte della ragione questa volta.
"No, ha ragione. Io ho ritrattato perchè... perchè..."
Castiel distolse lo sguardo, abbassandolo al suolo, spaventato da quello che le sue parole avrebbero potuto causare. Potevano essere fraintese, potevano ferire una persona cara ed era l'ultima cosa che voleva.
Ma, ancora una volta, Dean fu in grado di sorprenderlo: poggiò una mano sopra la sua con delicatezza, spingendolo a risollevare lo sguardo e ad incontrare i suoi occhi verdi.
"Perchè ha paura. Come me."
Lui lo capiva. L'aveva sempre fatto e non c'era motivo di continuare a nascondere le sue paure a un uomo che lo capiva in un modo che nessuno era mai riuscito a fare.
"Se fra noi non dovesse funzionare resterei ferito troppo profondamente. Non so se potrei superarla. E poi pensi cosa succederebbe ai ragazzi?"
"Beh, sarebbe un po' dura all'inizio ma poi li lascerei venire a trovarla ogni domenica!"

Replicò Dean con una buffa espressione in viso che scatenò il Castiel l'incontenibile desiderio di sorridere.
"Venga qui..."
Senza permettergli di replicare, il biondo tirò il miliardario contro di se e lo strinse in un forte abbraccio al quale lui rispose con gioia.
"Scherzi a parte, è sicuro che sia tutto a posto? Che le sta bene tornare... come eravamo prima?"
Domandò Castiel stringendo leggermente la presa sul busto di Dean.
"Se dovesse cambiare qualcosa vedremo. Per adesso ci siamo baciati e basta, non importa se dopo lei ha ritrattato."
A quelle parole, la porta della casa si aprì con un tonfo violento, facendoli voltare di scatto e finire guacia contro guancia rivolti all'ingresso, mentre il viso infuriato di Sam fasceva capolino.
"ECCO COS'ERA! L'HA BACIATO E POI HA RITRATTATO! IO LA UCCIDO!!!"
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Capitolo 9
*** Fuga di Mezzanotte ***


Fuga di Mezzanotte
 
Dean e Sam erano affacciati alla finestra della sala, lo sguardo attento e diretto verso l'altra parte della strada.
"Guarda, quella donna sta tutto il giorno alla finestra ad aspettare che il suo amore torni a casa."
"Non è carino spiare l'intimità di due amanti!... ma dalla mia stanza si può vedere anche la camera da letto."
Il biondo si voltò verso il maggiordomo tentando di guardarlo male nascondendo il suo divertimento.
"Tu scherzi. Ma ti rendi conto di cos'è fatta la mia giornata?"
Gli diede una pacca sulla spalla per farlo spostare e dirigersi verso il tavolino all'ingresso.
Prese un foglietto e si mise a studiarlo.
"Prendere maglietta di Iron Man a Charlie. Prendere Kevin dal suo terapista. Prendere la medicina del signor Sheffield. Sono praticamente ridotto ad una casalinga disperata! Io!!!"
Abbandonandosi a peso morto si lasciò cadere sul divano fissando un punto nel vuoto.
"E' come se fossi sposato con Castiel da 20 anni e fosse finita la passione... solo che noi la passione l'abbiamo proprio saltata."
Appena finì d parlare, Garth entrò dalla porta correndo come un invasato, l'agitazione visibile sul volto.
"Dean! Non crederai mai a cosa mi è successo!!!"
Sam e Dean scattarono immediatamente affamati di pettegolezzi e si lanciarono verso il ragazzo.
"Cosa? Dimmi tutto!"
"Stavo passeggiando per il corridoio a scuola e all'improvviso Bess, mi è venuta vicino, mi ha  afferrato per il colletto e mi ha baciato!"
"Davvero??"

Garth si portò le mani sul petto, come ad afferrarsi il cuore e, sollevando sognante lo sguardo al cielo, iniziò a descrivere la sua romantica avventura.
"Oh! Si! E' stato magnifico! Le sue mani mi accarezzavano i capelli e le sue labbra erano così delicate e appassionate! Poi si è staccata e mi ha detto -Ti amo-"
Dopo un profondo sospiro estasiato, si voltò per raggiungere il viso di Dean, e lo trovò ad occhi chiusi con disegnata sul viso un'espressione estatica e le mani ad accarezzarsi il collo.
"...Dean...?"
"Zitto. Non mi distrarre. Ripeti tutto imitando la voce di tuo padre."

Disse senza muoversi da quella posizione e Garth lo guardò scioccato, allora Sam gli fece segno di andare di sopra senza badarci e lui obbedì.
"Non dovresti spaventare gli adolescenti."
In quel momento il biondo si riprese e si voltò verso il maggiordomo notando la mancanza di Garth.
"Consoliamoci su un altro livello."
Disse tornando verso il divano e afferrando la scatola di cioccolatini poggiata sul bracciolo; la aprì e aggrottando le sopracciglia si rivolse al maggiordomo.
"Sam... sono quasi finiti!"
"Non solo tu ne hai bisogno qui dentro."

La porta di casa si aprì di scatto e Castiel e Crowley entrarono di corsa, mollando i cappotti e andando subito verso l'ufficio.
"Sam! Questa sera mangiamo in ufficio abbiamo molto da fare!"
Dean  fece un balzo felino piazzandosi proprio davanti a Castiel e bloccando la sua corsa.
"Ma scusi, lavora?! Questa sera doveva portare Kevin al cinema! Lo so che è impegnato ma non deve trascurare i suoi figli!"
Il miliardario barcollò per l'improvviso arresto e fece un passo indietro per non andare a sbattere contro il petto del biondo.
"Quando li avrei trascurati?"
Domandò incuriosito.
"Loro sono qui ad aspettarla tutto il giorno e mai una volta che gli dica 'Andiamo a bere qualcosa!' o 'Quant'è sexy con quei pantaloni nuovi!"
Dean iniziò a palare a vanvera accorgendosi solo troppo tardi di aver espresso un pensiero che non centrava assolutamente niente con i figli di Castiel per nulla trascurati.
Castiel lo guardò storto scuotendo lentamente la testa, poi lo superò e proseguì andando nel suo ufficio.
Non appena l'uomo sparì oltre la soglia, il campanello trillò rumorosamente e Dean sbuffando si avviò verso la porta.
"Vado io!"
Gridò, per tranquillizzare Sam prima che si precipitasse per aprire, poi si mise a borbottare fra se e se.
"Niente, non era il mio destino finire con un bell'uomo, elegante e gentile, e miliardario pure!"
Aprì la porta con un ampio gesto trovandosi di fronte qualcuno di totalmente inaspettato.
"Sei uno schianto, Dean."
Un uomo molto alto, robusto, capelli castani e due fini ma vispi occhi verde chiaro. Un uomo che aveva conosciuto all'ultima festa di Natale a casa Sheffield: Gadreel, il fratello di Castiel, lo abbracciò con acceso trasporto sollevandolo quasi da terra.
"Gadreel!"


Castiel e Gadreel entrarono nel salone fianco a fianco. Non si somigliavano nemmeno per un capello fra loro ma vedendoli uno accanto all'altro, muoversi e parlare, era impossibile negare la loro parentela
"Gadreel, dovevi avvertirmi che venivi. Purtroppo sono impegnato con il lavoro. Però Dean si è offerto di accompagnarti a fare un giro!"
Non appena pronunciò quelle parole, Dean si palesò in sulle scale dell'ingresso, sexy come non mai: impeccabili jeans scuri, un'elegante camicia opaca nera e una giacca grigia casual.
"Wow... che bel giro."
Disse Gadreel andandogli incontro mentre Castiel a fatica staccava gli occhi da quella visione e tornava verso il suo ufficio.
"Già, sì, wow. Andiamo."
Rispose Dean con l'enfasi di uno studente alle 7 del mattino.
"Che cos'hai? Non sei lo stesso che ho conosciuto alla festa di Natale...lo vedo nei tuoi occhi."
Gadreel all'improvviso lo afferrò per un braccio facendolo voltare verso di se e afferrandogli delicatamente il viso fra le mani.
"Cosa...?"
Dean rimase immobile, un po' frastornato.
"Una paura, un'ansia... un bisogno di sentirti apprezzato. E oggi lo sarai! Ci divertiremo da matti!"
Con lo spirito di un vero showman, l'uomo aprì la porta e si scostò per farlo passare.
"Mi dispiace, Gadreel, ma non penso che sarò l'animo della festa..."


"Woooooo!!!"
Erano arrivati a locale da 10 minuti e Dean stava già ballando come un pazzo sula pista, scatenandosi in mosse di bacino piuttosto ardite. Quando la musica finì, lui e Gadreel andarono a sedersi ad un tavolo.
"Ti dispiace se te lo dico ancora, ma... sei davvero affascinante stasera."
L'uomo si chinò verso il biondo con un bel sorriso sul viso.
"Sei molto gentile. Lo sai... non riesco a credere che tu e Castiel siete fratelli! Siete così diversi!"
Dean rispose al sorriso scrutando il viso e lo sguardo di Gadreel con curioso interesse.
"Vuoi dire che lui non si comporta in questo modo con te?"
Domandò subito l'altro con sorpresa.
"Oh, è gentile certo! Ma, non lo so, a volte vorrei riuscire a capire quello che gli passa per la testa."
Confessò subito il biondo riscoprendosi a pensare a quanto gli sarebbe piaciuto sapere e conoscere i pensieri e le paure di Castiel.
"E' sempre stato il suo problema. E' pieno di buoni sentimenti ma fa fatica ad esprimerli."
"Già..."



Dean stava ballando e canticchiando girando per la cucina mentre Sam puliva i fornelli guardandolo un po' sorpreso.
Stava per domandargli cosa lo rendesse così di buon umore quando qualcuno bussò alla porta sul retro.
Dean andò subito ad aprire sapendo già chi avrebbe trovato.
"Gadreel!"
"Ciao, bell'uomo!"

L'uomo gli porse porse un caffè d'asporto ancora bollente che Dean afferrò con piacere.
"Grazie!"
"Preferivi dei dolci? Perchè si da il caso che ne abbia uno proprio qui!"

Spostando da dietro la schiena il braccio che teneva nascosto, tirò fuori da una busta una confezione ben impacchettata e decorata con una porzione di Apple pie all'interno.
"Oh, ma... io ti adoro!"
Il biondo lo strinse in un bell' abbraccio, mentre Sam rimasto immobile con lo straccio a mezz'aria li osservava sconvolto.
"Cos'hai, Sam? Ti hanno fatto un incantesimo?"
Domandò Dean accorgendosi di quello shock che avvolgeva il maggiordomo che immediatamente si riprese e si spostò dall'altra parte della cucina distogliendo lo sguardo un po' preoccupato.
"Ti sono mancato...?"
Sussurrò Gadreel avvicinandosi a Dean per baciarlo ma, in quell'istante preciso, Casriel entrò dalla porta della cucina e il biondo spinse via l'uomo, lontano da se.
"Sam, mi hai preparato quella bottiglia che ti avevo chiesto?"
"Oh, signor Sheffield! Si ricorda? Questo è... suo fratello."

Esclamò Dean ancora un po' intontito, combinando parole a caso, senza sapere cosa dire o come comportarsi.
"Scusami per non aver passato più tempo con te, Gadreel. Spero che Dean sia stato in grado di sostituirmi bene."
Disse il miliardario poggiando una mano su braccio del fratello.
"Oh, sì... incredibilmente bene."
Rispose quest'ultimo gettando un malizioso sguardo verso il biondo che scoppiò in una risata nervosa e ricca di disagio.
Fortunatamente, in quel momento, Sam arrivò con in mano la bottiglia desiderata da Castiel.
"Oh, eccoti! Ti avrò detto di mettere in frigorifero questa bottiglia almeno due ore fa!"
Lo sgridò Castiel prendendogli la bottiglia dalle mani. Andrò vero la porta e Sam lo inseguì urlandogli dietro.
"Le buone cose bisogna saperle aspettare. Ma attenzione a non aspettare troppo o potrebbero sfuggirci di mano!"
Rimasti di nuovo soli, Gadreel guardò Dean un po' dubbioso.
"Forse mi sbaglio, ma quando Castiel è entrato qui sei sembrato quasi un fidanzato infedele colto in flagrante."
"Che??? Solo perchè ti ho spinto via e ho fatto finta di niente?"

Rispose subito mettendosi sulla difensiva ma accorgendosi da solo che quello che stava dicendo non aveva il minimo senso.
Ma Gadreel sembrò non badarci.
"Bene, allora... posso chiederti di venire con me a Parigi."
Con un rapido gesto, l'uomo sfilò dall'interno della giacca un biglietto aereo e glielo mise in mano.
"Io..."
Come se una diga si fosse rotta nella mente di Dean, un'inondazione di immagini e ricordi si riversò addosso a lui lasciandolo confuso e terribilmente spaventato nel sentire la presa di Castiel sul suo cuore affievolirsi leggermente per la prima volta da quando era entrato in quella casa. 
"Io parto stanotte e voglio che tu venga con me."


Lalla entrò in camera di Dean quasi correndo, preoccupatissima.
"Dean, sembravi un pazzo al telefono! Che è successo?"
Il biondo era davanti allo specchio appeso contro il muro, quasi in trance.
"Mi ha chiesto di partire con lui..."
Bisbigliò vedendo l'amica entrare nel riflesso insieme a lui.
"Ma è magnifico! Finalmente! Lo sapevo! Non c'è nessuno al mondo più perfetto per te di Castiel!"
Urlò Lalla estasiata afferrandolo per le spalle e voltandolo per guardarlo negli occhi.
"No! Lalla! Suo fratello me l'ha chiesto!"
"Oh..."
Ma quello che Dean disse le fece cambiare completamente atteggiamento. Avrebbe dovuto essere ugualmente felice perchè il suo più caro amico aveva trovato qualcuno da amare, ma qualcosa le faceva uno strano solletico alla base del collo. Non era la persona giusta.
"Non so cosa fare Lalla!!! Sto impazzendo. Quello mi ha visto per 2 secondi e vuole portarmi a Parigi mentre io e il fratello ci conosciamo da anni e non riusciamo nemmeno a guardarci negli occhi senza stare male e farci prendere dal panico..."
Dean le prese le mani fra le sue cercando conforto nel suo sguardo ma in quel momento, Garth entrò nella camera tutto vestito elegante.
"Oh, Dean sono terrorizzato!!!"
E allora, tutti i problemi che il biondo si sentiva addosso, scivolarono in secondo piano di fronte a quel giovanotto che aveva visto diventare quasi un uomo nel tempo che era stato lì.
"Cosa c'è ragazzo?"
"Devo uscire con Bess, ma temo di fare un disastro e lei mi piace molto..."

Garth era tanto nervoso che quasi tremava e Dean si limitò a sorridergli ed abbracciarlo stretto.
"Oh, lo so. E' normale quando si è innamorati, fidati di me!"
"Ma non dovrebbe essere tutto più facile quando trovi la persona giusta?"

Il ragazzo si staccò dal'abbraccio per guardare negli occhi la sua tata, che gli poggiò affettuosamente le mani sulle spalle.
"Oh! Al contrario! Tutte le paure vengono fuori proprio in quel momento! Perchè quella persona riesce a vedere cose di te che gli altri non vedono. E davanti a lei tu puoi essere solo te stesso, nudo e semplice, e sperare che lei ti ami anche quando tu non riesci ad amare te stesso."
Una leggerezza ritrovata si impossessò del viso di Garth, la cui bocca si allargò in un ampio sorriso e le sue braccia si lanciarono di nuovo ad avvolgere Dean,questa volta quasi stritolandolo.
"Grazie! Sei il migliore. "
Una scintilla di paura si accese nel cuore di Dean e lo fece allontanare con rimorso dal ragazzo per regalargli un sorriso il più sincero possibile.
Avrebbe perso tutto questo. I ragazzi sempre così amabili con lui, Sam e il suo affetto e umorismo e... Castiel.
"Ora vai dove ti porta il tuo cuore, Don Giovanni."
Disse dandogli una pacca sulla spalla e spingendolo verso la porta.
"Il mio cuore mi porta a casa di Bess..."
"Quello non è il cuore, ragazzo."

 

Bobby e Dean erano seduti nella cucina di casa Sheffield a mangiare gelato.
Il biondo era ancora agitato e nervoso e non la smetteva di ripetere lo stesso concetto da almeno 15 minuti.
"Non ho idea di quello che dovrei fare, Bobby. Aspettare qui qualcosa che forse non accadrà mai o andarmene e rischiare tutto?"
"Beh, guarda io..."

Bobby stava per rispondere quando Castiel entrò in cucina cercando proprio Dean.
"Dean, avrei bisogno di lei."
"Ok, ciao Bobby. Vai."

Bobby si alzò senza discutere o finire la frase e andò a passo svelto nell'altra stanza.
"Mi dica tutto."
Disse Dean indicando a la sedia per farlo accomodare, ed egli obbedì.
"Lei cos'aveva in programma stasera? Di uscire con Gadreel?"
Domandò afferrando un cucchiaio dal tavolo e riepiendolo di gelato al cioccolato dal barattolo che Dean aveva davanti.
"Beh... io ci stavo proprio pensando ma... se pensa che io debba restare qui, insieme a lei e ai suoi figli basta che lo dica."
Il biondo non smise mai, nemmeno per un secondo di guardarlo accorgendosi di desiderare che una ed una sola risposta risposta uscisse dalle labbra del miliardario.
"Oh, no! No, no esca pure a divertirsi! Non ho idea di quando finirò di fare quello che devo quindi..."
Ma quella risposta non arrivò. Castiel finì di leccare il cucchiaio e, alzandosi per tornare in ufficio, lo getto nel lavandino. Arrivato alla porta, si voltò e sorrise dolcemente verso il biondo prima di uscire.
"...non è giusto che lei stia qui ad aspettare me, no?"
Lasciando Dean di nuovo solo con i suoi dubbi.
"Già... infatti..."

Era mezzanotte meno 20 quando Dean scese le scale all'ingresso cercando di fare il minimo rumore con le valigie che aveva in mano.
Il suo sguardo era quasi gelido, fisso verso l'obiettivo, e la sua mandibola contratta tanto da potersi spezzare da un momento all'altro.
Arrivò davanti alla porta, si infilò in fretta il capotto e appoggiò la mano sulla maniglia per abbassarla.
Fu in quell'istante che, come un fulmine, un'immagine gli attraversò la mente.
Il suo primo giorno.
La prima volta che aveva visto quei tre ragazzi, così speciali, così unici con un unico bisogno: qualcuno che li ascoltasse e gli permettesse di esprimersi.
Ripensò a Sam, il maggiordomo più simile ad un modello che avesse mai visto; con lui aveva condiviso così tante serate a ridere e a chiacchierare di pettegolezzi e a inventare nuovi modi per far impazzire Crowley.
Ricordò Castiel.
Un uomo così freddo all'apparenza ma che pian piano si era sciolto come neve rivelando un cuore più forte e buono di qualcunque altro uomo avesse mai incontrato.
Ma il tempo dei dubbi doveva finire.
Era la sua vita ad essere in ballo adesso e Dean doveva scegliere.
La sue dita si strinsero intorno alla maniglia della porta in una morsa violenta.
Andarsene e provare ad essere felice o restare.


Seduto sul divano, al buio, le valigie ancora accanto ai piedi, Dean fissava il vuoto con la paura stretta come una trappola intorno al suo cuore.
Il suo sguardo si spostò verso l'orologio analogico poggiato sul mobile nel preciso istante in cui scattò la mezzanotte. 
Chiuse gli occhi prendendo un profondo respiro e stava per espirare rumorosamente quando la serratura della porta di casa scattò e Castiel entrò facendolo sobbalzare.
"Signor Sheffield! Credevo fosse già a dormire..."
Disse mentre l'uomo accendeva le luci e lo raggiungeva sedendosi accanto a lui sul divano.
"No, ero fuori per lavoro, glie l'avevo detto. Ma sono felice che lei sia ancora sveglio!"
"Perchè?"

Domandò immediatamente Dean aggrottando la fronte.
"Volevo dirle che la ringrazio per tutto quello che ha fatto in questi giorni."
Rispose prontamente il miliardario lasciandolo un po' sorpreso.
"Non so come farei senza di lei... senza di te..."
Castiel gli prese le mani con un rapido gesto e Dean sussultò impercettibilmente, sorpreso e basito.
"Mi sei mancato..."
Sorrise facendo rabbrividire il biondo che avvertì come un fremito al petto così forte da fargli male. Sentì un bruciore incontenibile colpirgli gli occhi che in una frazione di secondi si fecero lucidi e rossi.
Come aveva potuto? Come?
Pensare di poter abbandonare tutto questo. Pensare di andarse lasciandoselo alle spalle.
Avrebbe preferito vivere tutta una vita così, nell'eterno limbo fra il dubbio e la consapevolezza di un amore tanto forte da far paura piuttosto che stare lontano anche un solo giorno da quell'uomo.
La violenza di quel pensiero gli fece quasi mancare il respiro, e Dean si passò una mano sul viso per nasconderlo alla vista del milirdario.
"Dean? Che cos'hai? Non ti senti bene?"
Ma non fu abbastanza veloce.
"No, no, è che... sono andato a ballare con Lalla e c'era qualche luce strana che mi fa male agli occhi."
Castiel subito si avvicinò per vedere meglio il suo viso e molto delicatamente, gli appoggiò una mano sulla guancia, quasi in una carezza.
"Oh, è vero... hai gli occhi molto rossi."
"Non è niente, ora vado a dormire e domani è tutto a posto."

Dean cercò di fuggire da quell'imbarazzo ed alzarsi in piedi ma Castiel lo fermò immediatamente.
"No, no aspetta, ti do una mano, non ci vedi bene."
Lo aiutò a sollevarsi e delicatamente gli poggiò una mano attorno all vita e lo accompagnò verso le scale.
Il viso di Dean era segnato da un'espressione molto nervosa ma da motivi ben diversi da quelli che Castiel credette di vedere.
"Tranquillo, Dean. Non ti lascio andare."
Disse, e ogni traccia di preoccupazione scomparve dal cuore di Dean che si voltò a guardarlo negli occhi senza riuscire a trattenere un sorriso.
"Sarà meglio per te... Cas..."
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Capitolo 10
*** Oggi e per Sempre ***


Oggi e per Sempre
 
Dean era in piedi dietro il ripiano della cucina, caffettiera alla mano e grossa tazza nell'altra, a versarsi il primo caldo caffè del pomeriggio.
Nel momento stesso in cui finì, Castiel scese le scale con in mano la sua tazza vuota e subito i loro sguardi si incrociarono.
"Buon pomeriggio, Dean."
Disse il miliardario sorridendo.
"Buon pomeriggio, signor Sheffield."
Rispose il biondo con tono leggero e spensierato mentre i loro occhi si spiavano di tanto in tanto, incontrandosi quasi per caso.
"Sa una cosa?"
Dean interruppe il loro flirt poggiando la caffettiera sul bancone e voltandosi completamente verso Castiel che lo imitò rivolgendosi verso di lui.
"I suoi figli sono a scuola e Sam è a fare la spesa quindi potremmo... farlo..."
Il tono della voce del biondo si abbassò facendosi caldo e malizioso che fece istintivamente venire al miliardario il desiderio di mordersi le labbra.
"Okay..."
Rispose chinandosi sul bancone per avvicinarsi a Dean e arrivargli proprio faccia a faccia.
"Ciao, Dean..."
"Ciao... Cas..."

Il biondo sibilò il nomignolo di Castiel sussurrandolo sentualmente e facendolo sorridere.
"Stai molto bene oggi, Dean..."
"Anche tu sei niente male..."

Pian piano i loro volti si avvicinarono quasi involontariamente ma, non appena i loro occhi si spostarono a guardarsi le labbra, la porta sul retro si spalancò e Charlie entrò di corsa saltellando.
"Ciiiiao!!!"
"OH! Eccolo! Eccolo! Era solo un ciglio vicino all'occhio, Dean!"

In tutta fretta, Castiel buttò insieme una scusa banale qualsiasi e i due uomini si allontanarono l'uno dall'altro di corsa, colti sul fatto.
"Si, si, bella copertura... Casssss!"
Ridacchiò Charlie imitando come meglio poteva la voce sensuale con la quale Dean chiamava Castiel, e il biondo rimase scioccato ad osservarla..
"Chi ti ha detto questa storia del nome???"
Sbraitò aggrottando la fonte e poggiandosi i pugni sui fianchi.
"Il tizio della bancarella della verdura!"
"E a lui chi gliel'ha detto???"

E in quell'esatto istante, Sam entrò dalla porta con in mano delle borse di carta marrone stracolme di ortaggi.
"Stasera minestrone!"
Dean e Cas lo guardarono con tanta cattiveria da poterlo quasi incenerire ma, appena prima che potessero gettarsi addosso a lui per picchiarlo, Charlie li fermò e gli permise di fuggire di nuovo fuori.
"Papà, indovina? La mia amica Claire mi ha invitato a passare le vacanze a casa sua... nel suo castello!"
"Wow, questa si che è bella, Charlie! Lo sa, Dean, il padre di Claire è un ricchissimo ereditiere?"
"Caspita!"

"Papà, posso andarci? Anche Kevin e Garth vanno via per le vacanze!"
A quell'affermazione, qualcosa nella testa di Dean scattò e l'uomo si mise immediatamente a contare con le mani i membri della famiglia, nascondendo un dito per ogni membro in procinto di sparire per le vacanze.
"Beh ma... non è un po' lontano quel castello, e tu non conosci bene la famiglia di Charlie e poi n-"
"Che problema c'è? Può andarci con Sam!"

Propose Dean a gran voce appena finiti di fare i suoi conti ed essersi accorso che senza tutti i ragazzi e Sam lui e Castiel sarebbero rimasti completamente da soli.
"Sam? Oh, no, no, io ho un sacco di lavoro da fare e ho bisogno di lui qui! Potrebbe accompagnarla lei, Dean!"
A quelle parole, il biondo scoppiò in una nervosa risata che durò molto più del normale e si avvicinò al miliardario prendendolo in disparte.
"Lo sa, signor Sheffield, qualcuno ci resterebbe molto male se non potesse andare con Sam."
"Ma... non credo che Charlie abbia questo gran desiderio di andare con Sa-"
"Quel 'qualcuno' SONO IO."

Disse Dean fra i denti stringendo con forza il braccio di Castiel che in quell'istante realizzò finalmente i propositi del biondo.
"Vai di sopra, Charlie, ci parlo io con tuo padre."
Dean fece segno alla giovane di andare via e le regalò un rapido occhiolino per tranquillizzarla.
"Va bene!"
Esclamò saltellando poi verso la sua stanza e lasciando i due uomini di nuovo soli.
"Forse i sottintesi non sono il modo giusto di comunicare, ma se non sbaglio con tutti i figli fuori casa io potrei dire..."
Il bionbo fece un passo verso il miliardario, chinandosi leggermente con la testa per arrivare a sussurrargli nell'orecchio.
"Cas... e potrei dirlo per tutte le stanze della casa..."
Castiel sentì un brivido salirgli lungo la schiena ma si costrinse subito a ricomporsi.
"Mi... mi piacerebbe davvero molto ma ho davvero troppo lavoro da fare in questo momento e molti ospiti da invitare e mi piacerebbe offrirgli qualcosa di più di qualche cheeseburger per cena!"
Dean scattò indietro e spalancò la bocca indignato e offeso.
"E' bastata una volta sola e ora sono bollato a vita!"
"La prego, Dean. Vorrei tanto passare del tempo solo con lei ma purtroppo ho dei doveri! Mi dispiace..."

Esclamò Castiel poggiandogli una mano sulla spalla e sfoderando la sua arma più potente: gli occhi da micetto ferito. E Dean, ovviamente non riuscì a ribattere.
"E va bene! Va bene!!! Ci andrò io nel castello!"
Urlò irritato uscendo dalla porta della cucina dalla quale, un secondo dopo, entrò Crowley tutto sorridente.
"Oh-oh! Ho saputo che stai litigando con Dean perchè lo vuoi spedire in un castello abbandonato!"
"E adesso chi te l'ha detto???"
"Il postino!"

La porta sul retro si aprì in quell'esatto istante, e Sam entrò fischiettando con in mano le stesse buste della spesa ma, in più, anche alcune buste bianche.
"Posta!"


Dean e Charlie entrarono dall'enorme porta del castello stando vicini vicini.
"Maledizione... non riesco a non pensare alla discussione con tuo padre, non so se riuscirò a divert-wow guarda che roba."
Dean si bloccò a metà della frase non appena i suoi occhi si posarono sull'arredamento di quell'atrio. Decorato e lussuosissimo, di un gusto impeccabile sulle tinte blu e azzurre.
Un bel ragazzo vestito da maggiordomo si avvicinò a loro e gli fece segno di seguirlo fino alla loro camera e loro obbedirono.
Aprì loro la porta e li fece accomodare.
"Questa è la sua stanza, signore. E' collegata a quella della signorina Charlie dall'altra parte. Le valigie sono già ai loro posti."
L'uomo indicò un'altra porta oltre l'enorme letto a baldacchino e Charlie si fiondò subito in quella direzione, sparendo oltre la soglia, mentre Dean rimase ancora con la bocca spalancata ad ammirare tutto quello sfarzoso lusso. Ogni cosa era in perfetto ordine e al suo posto; comodini, armadio e tavolino della stanza in lucido legno scuro che contrastava con le lenzuola e le tende azzurre e con i dettagli blu sparsi per la camera.
"Bene, il signore vi aspetta per la cena."
Disse il ragazzo facendolo risvegliare improvvisamente dal suo coma apparente.
"Oh! Va bene!"
"Ci sono già degli abiti pronti per voi nei vostri armadi."
Concluse il giovane andando poi verso l'armadio di Dean e aprendolo, mettendo i mostra una fila di splendidi completi di ogni genere e colore, da sera, da brunch, da ballo, casual, eleganti, tutti ben stirati e il biondo non riuscì a trattenersi.
"MISERIACCIA!"


Charlie arrivò a braccetto della sua tata nel salone vestiti impeccabilmente. Lei con un abito lungo sena maniche blu notte che faceva risaltare i suoi lunghi capelli rossi e lui in un elegante completo grigio con camicia bianca senza cravatta.
"Charlie!"
Una ragazzina magrolina con lunghi e lisci capelli biondi e due vispi occhi azzurri si avvicinò correndo, andandogli incontro.
"Ciao, Claire!"
La salutò Charlie e le due si abbracciarono con gioia.
"Dean, lei è Claire. Claire, Dean."
"Piacere,. Complimenti per la... casa."

Il biondo fece una piccola riverenza e sfoderò un cordiale sorriso al quale la giovane rispose.
"Attenzione!"
Improvvisamente un uomo robusto vestito da maggiordomo gridò alle spalle di Dean che sobbalzò sul posto squittendo come un topolino.
"Il signor James Novak!"
Annunciato come un principe, comparì dalla porta un uomo che Dean non riuscì a smettere di fissare per diversi secondi: capelli neri corti e ben pettinati e due profondi occhi che, appena incrociarono i suoi, fecero istintivamente muovere il biondo verso quell'uomo in abito scuro.
James Novak si avvicinò a sua volta a loro con un gran sorriso sul volto e, senza nessun preavviso, li abbracciò calorosamente lasciandoli sorpresi.
"E' un piacere conoscere gli ospiti di mio figlio! Benvenuti!"
Gridò contento stritolando sempre di più i corpi dei nuovi arrivati.


Garth era seduto sul divano a guardare la TV ancora in pigiama, i piedi poggiati sul tavolino davanti, e una marea di vestiti sparsi tutti intorno a lui per la sala.
Sam arrivò dal corridoio con in mano una cesta della biancheria e, sbuffando sonoramente dopo aver visto quel marasma, raccattò qualcosa da terra gettandola nel contenitore.
Zompettando giù per le scale, Kevin si aggiunse al gruppo e si sedette subito accanto a Garth, rubandogli il telecomando e cambiando canale.
"Hey! stavo guardando!"
Urlò il fratello maggiore.
"Ora non più!"
Sghignazzò il piccolo stringendo la presa sul telecomando con entrambe le mani.
"Dammi qua, piccola scimmia!"
"NO!"

I due si misero immediatamente a litigare, ringhiarsi addosso e squittire come leoncini che si tirano le orecchie e la pazienza di Sam si esaurì molto in fretta.
"Ora basta!"
La sua voce si alzò così tanto di volume che i ragazzi quasi si spaventarono e si bloccano con gli occhi sul maggiordomo.
"Smettetela o dico a vostro padre che siete... siete... dio, come siete noiosi! Uscite prima che io impazzisca del tutto!"
Non ebbero nemmeno il coraggio di replicare; era raro vedere Sam arrabbiarsi e, quando succedeva, nessuno sapeva mai come reagire se non ubbidendo. Per questo, entrambi un po' impauriti si alzarono subito e se la filarono di corsa nelle loro camere di sopra.
Rimasto solo nella pace e nel silenzio, Sam lasciò cadere la cesta della biancheria a terra e si sedere sul divano sospirando e mugugnando per la fatica.
Passarono giusto 2 secondi prima che Castiel arrivasse dal suo studio e, vedendo Sam poltrire, non si risparmiò.
"Ma non ti vergogni, Sam! Possibile che io sia l'unico che lavora qui dentro!"
Lo sgridò a voce alta per poi sparire dalla sua visuale e andare verso l'atrio della casa.
"Ignorerò questo commento."
Disse Sam fra se e se cercando di racimolare quel grammo di pazienza che gli era rimasto, poi si alzò e si avvicinò il miliardario vedendolo intento a sfogliare documenti sul tavolino dell'ingresso, accanto a un bellissimo vaso di fiori freschi.
"Lei è nervoso perchè ha litigato con Dean."
Lo incalzò senza girarci intorno e a Castiel sembrò non dispiacere la franchezza di Sam, come al solito.
"Anche lui deve capire che non posso lasciar perdere tutto per passare del tempo con lui!"
"Giusto! Lui deve capire che lei è un guerriero! Un nutritore! Un saldo pilastro! Oh, accidenti, non ho preso i tulipani stamattina!"



Dean e James Novak erano seduti a ridere e chiacchierare su due bellissime poltrone accanto al camino in fondo alla sala in cui, finita un'altra abbondante cena, tutti si erano recati per ballare, brindare e divertirsi.
"Signor Novak, grazie mille... ho passato dei giorni davvero splendidi qui. Grazie per averci accolto."
Il biondo diede un leggero colpetto sulla spalla del suo ospite. Era veramente molto piacevole stare in compagnia di quell'uomo così cortese e simpatico.
"Dean, puoi chiamarmi Jimmy e sai... mi ha fatto molto piacere chiacchierare con te."
L'uomo rispose con un delicato sorriso e gli posò una mano sul polso.
Dean per un secondo sentì come un pizzico  allo stomaco ma no vi prestò molta attenzione.
"Bene... allora devo essere sincero con te, all'inizio non avevo voglia di venire qui, ma devo ammettere che è adesso sono molto contento di essere qua."
Confessò senza stare troppo a pensarci, quasi come se gli fosse scappato dalla bocca.
"Non ha nostalgia di casa?"
"Da principio ne avevo! Poi sono andata nel piccolo supermercato qui accanto e ho visto che avevano la Apple Pie, e mi sono calmato."
Risero divertiti mentre un cameriere passava con un vassoio con sopra molti bicchieri pieni di champagne; Jimmy ne prese due e ne porse uno a Dean che accettò subito.
"Dean, la tua compagnia mi ha reso molto felice e anche Claire è pazza di te!"
"Claire è una ragazza sensibile e buona... sono stati tutti così gentili qui che devo dire che, un po', questo posto mi mancherà."

Si scambiarono un leggero cenno del capo e brindarono in silenzio facendo tintinnare i loro bicchieri.
"Allora perchè non resta?"
Chiese Jimmy sorridendo.
"Io resterei un po' di più ma ho un biglietto con rientro fisso e devo pagare per cambiarlo quindi, insomma-"
"Oh, no, io intendevo perchè non resta qui e vive con me in questo castello per sempre?"

La domanda dell'uomo sembrò quasi una bomba sganciata direttamente sul petto di Dean, che quasi si strozzò con lo champagne mentre scoppiava a ridere.
Ma immediatamente si accorse dell'espressione profondamente seria sul viso di Jimmy.
"Oh, lei non sta scherzando..."


La cucina di casa Sheffield era animata solo dalla presenza di Bobby in accappatoio che stava mangiando del gelato quando il telefono squillò.
"Rispondo io!"
Urlò andando verso il cordless.
"Pronto, qui casa Sheffield."
Dean, sdraiato sul lussuoso letto a baldacchino della sua camera, rimase per un attimo in silenzio, incredulo nel sentire quella voce dall'altro capo.
"....Bobby? Che diavolo ci fai... vabbè non importa. Devo parlarti."
"Vai, spara."

Disse l'uomo infilandosi in bocca una cucchiaiata di vaniglia.
"Ho ricevuto una proposta."
Che immediatamente risputò nella ciotola per la sorpresa.
"COSA?! Vivi insieme ad un bellissimo miliardario che provvede a me come fosse un figlio mio e chi è che si propone???"
"E' un ereditiere che possiede un castello."
"WOW!"

Bobby scattò in piedi reggendo il cucchiaio quasi come fosse una mannaia.
"LO SO! E la sai la cosa più assurda! Quest'uomo è identico al signor Sheffield! Ogni volta che lo guardo mi esplode la testa ma poi mi ricordo che non è Cas... a proposito, ha parlato di me? Che dice? Gli manco?"
"Non l'ho visto per tutta la settimana e se non lo conoscessi bene direi che la cosa è intenzionale!"

Non appena Bobby finì quella frase, Castiel scese le scale della cucina leggendo dei documenti che aveva in mano, ritrovandosi alle sue spalle e, non appena si accorse di chi era la persona presente in cucina, fece una piroletta e tornò di corsa di sopra prima di essere visto.
"Bobby, io n-"
Dean ricominciò a parlare ma subito qualcuno bussò alla sua porta facendolo distrarre.
"Cavolo, Bobby ti devo lasciare, ci sentiamo."
Disse in tutta fretta, riattaccò il telefono e saltò giù dal letto per andare ad aprire.
Jimmy stava sulla porta vestito impeccabilmente come al solito, un delicato sorriso sul volto.
"Buongiorno Jimmy, cosa ci fai qui?"
"Ti avevo fatto dire da uno dei maggiordomi che volevo incontrarti sulla veranda."
"Oh, intendevi la MIA veranda? Ci sono almeno 200 verande in questo castello, dovresti essere più preciso!"

Solo iniziando a blaterare, Dean si accorse di essere diventato improvvisamente molto nervoso alla presenza di Jimmy.
"Dean... se la sto mettendo a disagio posso andarmene."
E lo stesso Jimmy sembrava essersene accorto. Quell'uomo riusciva a leggerlo meglio di quanto lui volesse.
"No, oramai si è fatto almeno 2 km di corridoi per arrivare qui, entri, si accomodi."
Ma il biondo resistette e lo fece accomodare, richiudendo la porta alle sue spalle.
"Ero venuto solo per sapere la tua risposta... allora vuoi restare?"
"Emh, Jimmy, io sono molto lusingato ma... ci siamo conosciuti solo pochi giorni fa e..."

Ma Novak non lo lasciò nemmeno finire: lo afferrò dolcemente per le spalle guardandolo negli occhi.
"Io so che tutto questo può fare paura ma... so anche che sei un uomo meraviglioso, intelligente e affascinante, che merita tutto quello che la vita può dargli..."
Per un secondo, Dean sentì come il pavimento sgretolarsi sotto ai suoi piedi nel vedere quegli occhi così luminosi cercare di scavargli dentro insieme quelle parole tanto lusinghiere. Parole che Castiel non gli aveva mai detto con tanta intensità.
Cas...
Bastò quel pensiero a far richiudere il buco sotto di lui.
Cas non aveva mai avuto bisogno di quelle parole per farlo sentire come se l'intero universo non potesse esistere senza di lui.
Cas non doveva viziarlo o adularlo per farlo sentire speciale.
Cas era in grado di strappargli via dal cuore qualsiasi preoccupazione o tristezza semplicemente guardandolo negli occhi dopo un giorno buio e dicendogli che gli era mancato.
Cas non era Jimmy.
Improvvisamente, come se la luce fosse scomparsa, il blu degli occhi di Novak non sembrò più così splendente, così attraente.
"Insomma...cosa può mai darle questo Castiel che io non ho?"
E quella domanda d'un tratto ebbe una risposta così semplice che Dean si ritrovò quasi a ridere.
"Mi dispiace, Jimmy... la mia risposta è No."


Crowley era in piedi davanti al tavolino dell'ingresso quando Sam passò davanti a lui con in mano un pacchettino rettangolare bianco.
"Che cos'è?"
Domandò Crowley notandolo.
"E' il mio regalo per il signor Sheffield. Tra pochi giorni è il suo compleanno."
A quella scoperta, l'uomo sgranò gli occhi si voltò puntandoli verso il maggiordomo.
"Perchè non me l'ha ricordato??? Lo so, lei vuole farmi fare brutta figura!"
"Oh no, non mi sembra che a lei serva aiuto in questo."

Lo colpì subito Sam in risposta e in quel momento Cas arrivò scendendo le scale dell'ingresso con un'espressione molto preoccupata in viso.
"Sam, Dean non ha nemmeno telefonato per far sapere come sta?"
"Io penso che in un enorme castello stia bene."
"Mh... allora è meglio che torni al lavoro."

Il miliardario si gettò sulla posta lasciata sul tavolino dell'ingresso e si mise a sfogliarla con nervosismo, pagina per pagina.
"No, signore, nemmeno una cartolina da Dean."
"ACCIDENTI!"

Gridò sbattendo la posta di nuovo sul tavolo.
"Sam, dio, ma che cosa ho fatto? Insomma, che cosa mi ha mai chiesto? Solo di passare del tempo insieme! Devo dirgli che avevo torto e chiedergli scusa."
"NO!"

Improvvisamente Crowley quasi urlò afferrando Castiel per il bavero della giacca.
"Pessima mossa. E' segno di debolezza! Non cedere, non gli parlare, non fare niente!"
Sbraitò cercando di suonare il più convincente e il meno geloso possibile allo stesso tempo.
"No, io lo devo chiamare."
Il miliardario si liberò dalla presa e si voltò per tornare di sopra ma Crowley decise di non mollare: afferrò il pacchettino bianco dalle mani di Sam e gridò.
"Aspetta!"
Castiel si bloccò e tornò indietro vedendo l'uomo agitare come un ossesso la scatola.
"Buon compleanno! Lo so è in anticipo ma ho pensato che lo potessi usare subito! Sorpresa!"
Crowley glielo porse e il miliardario lo aprì immediatamente.
Un'espressione di pura gioia si dipinse sul suo volto.
"Ah! E' un biglietto per andare al castello! Oh, Crowley, sai essere così altruista a volte!"
Si gettò ad abbracciarlo con forza e poi subito si precipitò su per le scale facendo i gradini a quattro a quattro.
"Sam! Prepara i miei bagagli!"
Urlò scomparendo nel corridoio e lasciando Crowley pietrificato ad occhi sbarrati e bocca aperta mentre Sam gli si avvicinava sinuosamente gongolando soddisfatto, abbassandosi fino ad arrivare vicino al suo orecchio.
"Sorpreeeesa!"


"Dean, non mi va di ripartire! Mi sto divertendo!"
Dean stava recuperando le cose per la stanza e facendo i bagagli mentre Charlie si lamentava ballandogli intorno.
"Lo so, tesoro, ma dobbiamo andare! Forza, prendi i miei vestiti dell'armadio che io prendo i biglietti."
Ma la ragazza era sempre stata molto ragionevole discretamente ubbidiente quando stava con la sua tata, e non replicò andando verso l'armadio.
Il biondo andò al comodino e aprì il cassetto trovandolo desolatamente vuoto.
"Dove diavolo sono i biglietti e i documenti?"
"Dean! I tuoi vestiti sono tutti spariti!"

Ulrò Charlie sorpresa mostrando l'armadio vuoto.
"Cosa diavolo...?"
Dean aggrottò la fronte scuotendo la testa mentre la ragazza gli andava vicino prendendolo per un braccio.
"Che succede, Dean?"
"Non lo so. Andiamo a parlare con Jimmy."

Con passo deciso si diressero verso la porta, la aprirono e davanti ci trovano piazzato un omone enorme tutto vestito di nero che li fissa con sguardo tetro. 
Senza dire nemmeno una parola, Dean e Charlie si guardano e rientrano sorridendo con nonchalance e chiudendo la porta.
"Credo non gli sia piaciuto il mio 'No' come risposta."
Disse il biondo chiudendo con la catena la camera.
"Credo anche io."
"Ma perchè diavolo c'è un gorilla fuori dalla porta?!"

Sbraitò dando un pugno al legno.
"Non vorrei peggiorare le cose, Dean, ma credo che ci stia tenendo in ostaggio."
"... figlio di puttana."



"Nessuno regge le mie fiaschette di whisky."
Dean e Charlie sbucarono con la testa da dietro l'angolo della sala principale, ad appena qualche metro dall'ingresso principale. Dopo aver steso la bodyguard con l'alcol, arrivare fin l' era stato piuttosto facile.
"Dean... sei sicuro che funzionerà?"
Domandò la ragazza perplessa.
"Certo. Siamo mimetizzati con il luogo. Forza, seguimi."
Rispose Dean e subito uscirono da dietro dall'angolo allo scoperto: entrambi vestiti con completo scuro e cravattino da maggiordomo e i capelli ingellati all'indietro tutti pettinati alla perfezione.
Impettiti e composti fecero diversi metri della sala ed erano praticamente sicuri di essere in salvo quando improvvisamente da una delle porte dell'anticamera uscì il capo della servitù insieme a Jimmy, al quale bastò battere le mani un paio di volte e in meno di 3 secondi, dieci altri maggiordomi comparirono nella sala inglobando Dean e Charlie come una mandria di pinguini.
Senza esitazione, tutti i maggiordomi si misero in fila tutti precisamente allineati rivolti verso il signor Novak e, ovviamente, solo il biondo e la giovane rimasero fuori, completamente spaesati.
"Dean? Che cosa sta facendo?"
Domandò Jimmy stupito.
"Ristorazione...?"
Tentò di sdrammatizzare Dean senza avere nessun asso nella manica, ma senza esiti positivi.
"Veramente, stavamo cercando lei, signor Novak."
Intervenne Charlie per aiutare Dean.
"Esatto, perchè vede... volevamo andare in città a fare un giretto, magari un fast food, una gita dalla polizia, cose così..."
Jimmy rimase impassibile a fissarlo con un sopracciglio sollevato poi, all'improvviso una voce urlò il suo nome.
"Dean!"
Una voce che lui conosceva molto bene.
"Papà!"
Charlie si precipitò verso Castiel buttandosi fra le sue braccia e Dean la seguì arrivandogli vicino.
"Come mai è qui? Come diavolo ha fatto a superare la sicurezza, signor Sheffield?"
Chiese il biondo stupito.
"Non ne ho idea! Sono arrivato e tutti mi hanno subito aperto senza fare domande!"
"Eh-emh!"

Jimmy li interruppe facendosi avanti e arrivando proprio di fronte a Castiel, impettito e irritato.
"Salve, Castiel Sheffied."
Disse subito il miliardario tendendo la mano che subito l'altro afferrò.
"E' un piacere, io sono James Novak."
"Quale piacere??? Ma se ci tenevi qui prigionieri!"

Gridò Dean ponendosi fra i due uomini.
Jimmy fece di nuovo un pass indietro, confuso e un po' spaesato.
"Come sarebbe prigionieri? Ospiti!"
Disse allargando le braccia ad indicare i sui maggiordomi e il castello.
"Oh, avanti! Io l'ho respinta e improvvisamente sono spariti biglietti e documenti!"
"Li ho fatti mettere nella nostra cassaforte!"
"E quella guardia davanti alla porta?!"
"Sembra ci siano in giro degli abili ladri e volevo assicurare la vostra incolumità!"
"E tutta la storia del diventare suo compagno?!?!"
"Compagno???"

Dopo un secondo di totale silenzio, Jimmy scoppiò in una risata fragorosa portandosi una mano alla fronte."
"Dean, io sono sposato, mi moglie è spesso via per lavoro! Io volevo che restasse qui a fare la tata!"
A quelle parole, la mandibola di Dean si staccò dalla sua faccia rimanendo a ciondolare a peso morto.
"Mi dispiace, Dean, ma sebbene io e quest'uomo siamo praticamente identici..."
Jimmy con un delicato gesto indicò Castiel che solo in quel momento si accorse dell'incredibile somiglianza col proprietario della casa.
"Non sono io quello a cui ha preso anima e cuore..."
Dean non riuscì a replicare in alcun modo; rimase immobile, sconvolto.
Il signor Novak si congedò con un delicato cenno del capo e battè di nuovo le mani facendo dileguare i maggiordomi e sparendo con loro dietro una delle mille porte del castello.
"Okay! io vado a salutare Claire!"
Esclamò Charlie correndo via ancora vestita e pettinata da maggiordomo come se nulla fosse successo e lasciando Dean e Castiel da soli.
"Io... io non sono pazzo! Quello ci stava provando con me!"
Bisbigliò il biondo quansi fra se e se voltandosi verso il miliardario
"Oh, si, io ci credo Dean! E' così chiaro! Chiunque si accorgerebbe che ha una cotta per te!"
"Davvero?"

Chiese Dean aggrottando la fronte, lo sguardo perso verso la porta in cui era sparito Jimmy.
"Ma certo! E' solo che purtroppo alcuni uomini non sono... bravi... ad esprimere quello che sentono..."
Quasi senza volerlo, Ca fece un passo verso il biondo che si voltò per guardarlo in viso: un'espressione dispiaciuta e colpevole si disegnò sul viso del miliardario e Dean non riuscì a non sorridere.
"Lo capisco bene quel Jimmy... certo, avresti iniziato come tata, avresti lavorato per lui per alcuni anni e... forse, prima o poi, avreste cominciato sentirvi strani  uno vicino all'altro e..."
Pian piano si voltarono uno verso l'altro, ritrovandosi di fronte. Con un dolce movimento, Cas allungò la mano verso quella di Dean ed entrambi abbassarono lo sguardo. sentendo un brivido attraversargli la schiena.
"... poi avrebbe capito che io sono molto più importante di impegni, documenti, lavoro e di qualsiasi altra cosa?"
Risero per quella domanda apparentemente stupida e osservarono, come rapiti da una strana magia, le loro dita che si intrecciavano.
"Sì... avrebbe capito che sei molto più importante... di quanto si aspettasse..."
E in quel momento, quasi contemporaneamente, alzarono lo sguardo, lasciando che i loro occhi si fondessero in un caldo abbraccio di paura e eccitazione.
"E poi... cosa sarebbe successo...?"
La voce di Dean si ridusse ad un sussurro e Cas alzò la sua mano afferrando sua nuca con delicato ardore.
"Questo..."
Lo tirò a se e le loro labbra si unirono e si accarezzarono come se non avessero aspettato altro per tutta la vita; e, per la prima volta, nessuno dei due cercò di fuggire, nessuno dei due scappò via da quell'amore che finalmente aveva trovato lo spiraglio di luce necessario da seguire per uscire finalmente dal buio delle loro insicurezze e mostrarsi in tutta la sua incontenibile forza.
"Ti amo, Cas..."
"Lo so."
"... hai appena citato Star Wars?"
"Si."
"Adesso credo di amarti perfino di più."
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Direi che questo è il giusto modo di concludere questo viaggio...
Ci sarebbero ancora centinaia di episodi da poter trasformare ma credo che il modo migliore di finire questa storia sia con il loro amore che finalemente vede la luce, e intanto mi immagino Sam e i ragazzi che rotolano per terra dalla gioia e Crowley che piange in un angolino.
Grazie ancora per tutti gli spendidi commenti e per avermi tenuto compagnia in questa fic. Sono molto ma molto felice che vi sia piaciuta!
Se volete leggere una delle mie fic Destiel (canon questa volta xDD) mi farebbe un immenso piacere sapere cosa ne pensate, vi lasio QUI il link.
Grazia di cuore
Bacio
-Nana

 
 

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