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Thor
amava la vita che faceva con Jane su Midgard.
Nel
Surrey, in Inghilterra, c’era una villetta a due
piani: una costruzione graziosa che sarebbe stata il sogno di ogni ragazza midgardiana per costruirci il proprio nido d’amore, e
difatti Jane ne era stata conquistata e Thor aveva acconsentito di buon grado a
vivere lì.
E
in fondo, che fosse in un camper in mezzo al deserto del New Mexico, in un
monolocale a New York o in una villetta nel Surrey,
Thor sarebbe stato comunque contento perché sarebbe stato con lei.
Ogni
giorno che passava era sempre più convinto che il discorso che aveva fatto a
suo padre fosse stato giusto.
Anche
dopo aver sconfitto Malekith e relegato l’Aether nel mondo oscuro non si era mai tirato indietro
davanti ad una chiamata di Heimdall e aveva
combattuto in tutti i nove regni ogni volta che c’era stato bisogno di lui, ma
su un trono proprio no, non ci si vedeva.
Hliðskjálf, il trono di Asgard, voleva dire potere e riconoscimento
del suo valore, ma avrebbe voluto dire anche perdita di autonomia e di libertà.
Per
questo quando tornava ad Asgard e parlava con suo
padre, quando Odino gli chiedeva se fosse certo della sua scelta lui rispondeva
di sì con tutta convinzione.
L’unica
scheggia fuori posto nella sua vita era rimasta Loki.
Loki,
l’ingannatore, il traditore, il neonato rifiutato dalla sua specie ed il
principe senza patria, il conquistatore spietato e senza morale che tuttavia
Thor non aveva mai smesso di considerare suo fratello ed amare come tale.
Loki
che era morto tra le sue braccia lasciando troppe cose non dette tra di loro,
se non quel disperato “mi dispiace” che cercava di riparare secoli di rancore.
Spesso
il ricordo di quello che era successo su Svarthalfehim
lo teneva sveglio la notte.
Lui
e Loki avevano combattuto di nuovo insieme come
avevano sempre fatto, si erano aiutatia
vicenda, Loki lo aveva aiutato anche proteggendo
Jane, e Thor aveva cominciato a pensare che tutto stesse andando per il meglio.
Forse
Loki avrebbe potuto persino sperare nella clemenza di
Odino visto che aveva aiutato indirettamente a salvare Asgard
e gli altri otto regni.
E
invece tutto si era spezzato nel grido di dolore e di sorpresa di Loki.
Una
cosa Thor non aveva imparato da quando era su Midgard:
a piangere.
Jane
era convinta che lo avrebbe aiutato, ma lui non ci riusciva.
Quando
pensava al fratello il dolore per la sua perdita si trasformava all’istante in
rabbia cieca verso se stesso, per non aver saputo intervenire. Per non averlo
saputo proteggere.
Allora
usciva di casa svelto, con Mjollnir nascosto sotto
una giacca, e correva lontano per chilometri e chilometri fino a qualche posto
desolato in cui dava libero sfogo alla sua rabbia scatenando tempeste
apocalittiche.
Tornava
solo quando era esausto e la rabbia che aveva in corpo non avrebbe più potuto
esplodere e fare danni alla persone che gli stavano intorno.
**
Quella
settimana Jane era fuori per un congresso di astrofisica in Scozia.
Thor
era rimasto a casa perché ancora non si trovava troppo a suo agio immerso in
eventi mondani e non voleva fare qualcosa di sbagliato che mettesse Jane in
imbarazzo.
Va
bene che non avrebbe più spaccato a terra i bicchieri per chiedere ancora da
bere, ma non si sentiva comunque pronto a rischiare.
Solo
che dopo tre giorni di solitudine stava cominciando a pentirsi della sua scelta
perché stando da solo pensava sempre più spesso a Loki,
e a come tutto era andato storto rispetto a come lui aveva programmato.
Lui
aveva già deciso dal momento in cui lo aveva fatto uscire di prigione: non ce
lo avrebbe riportato.
Avrebbe
cercato di capirlo e di rimediare ai torti che suo fratello aveva subito o
credeva di aver subito e avrebbero risolto tutto, insieme, fossero anche
serviti mille anni e mille anni.
Il
tempo non sarebbe certo mancato a loro che erano dei.
E
invece Loki era morto senza che lui avesse avuto il
tempo di dirgli cosa pensava realmente.
Sentiva
la rabbia ed il dolore cominciare a divorarlo dall’interno.
Decisamente
era il momento di uscire, prima che una tempesta elettrica si scatenasse dentro
le mura della cucina e radesse al suolo la casa.
Sarebbe
stato difficile spiegarlo a Jane.
***
Rientrò
parecchie ore dopo, esausto e capace a stento di reggere Mjollnir,
che tuttavia ancora palpitava di deboli scariche elettrostatiche.
-Immagino
che ancora una volta sia colpa mia-
La
voce alle sue spalle lo fece sussultare.
Si
girò di scatto e di fronte a lui, in mezzo al corridoio, c’era Loki.
-Tu!?-
Gridò
esterrefatto.
-Io-
Gli
rispose lui calmo.
“Non
può essere! Loki è morto davanti a me!”
“Ma
già una volta lo avevate creduto morto, no? E invece è tornato”
Gli
si avvicinò cauto, con Mjollnir ben stretto in pugno
e pronto ad usarlo anche se avesse dovuto demolire la casa.
Forse
era un trucco. Loki non era l’unico maestro di magia
dei nove regni e qualcun altro avrebbe potuto approfittare ed assumere le
sembianze di Loki per confondere lui.
O
forse semplicemente stava impazzendo perché aveva passato troppo tempo da solo
con i suoi rimorsi.
-Sei
veramente tu?-
Gli
chiese alla fine.
Loki
allargò le braccia.
-Capisco
che la cosa potrebbe non farti piacere, ma sì, sono veramente io-
Una
risposta del genere sarebbe stata proprio nello stile di Loki.
Allora
Thor non ebbe più dubbi.
Una
volta appurato che era Loki, quello vero (che per la
seconda volta l’aveva fatto passare per stupido facendogli piangere la sua
morte) e appurato che stava bene, dargli almeno un bel paio di sberle gli
sembrava doveroso.
Poi
si sarebbe fatto spiegare come e perché era vivo quando meno di due anni prima
lui aveva stretto un cadavere tra le braccia.
Mise
giù Mjollnir per non avere la tentazione di usarlo (non
voleva fargli troppo male, e oltretutto Jane non avrebbe approvato se i mobili
appena finiti di pagare fossero stati inceneriti dalle folgori) e si buttò in
avanti per recapitare a suo fratello almeno un pugno.
Loki
non fece neanche un movimento per scansarsi, continuò a sorridergli anche
quando il pugno lo colpì in pieno alla mandibola.
Thor
inorridì quando si accorse che la metà inferiore del viso di Loki era stato devastato dal suo colpo.
Ritrasse
la mano e le nocche erano sporche di sangue.
-No!
Oh, no…io…-
Balbettò
terrorizzato.
Poi
tutto si dissolse nella luminescenza verde tipica delle illusioni di Loki.
Il
sangue sulla sua mano, il viso sfigurato di suo fratello e infine tutta la sua
figura.
Lo
aveva preso in giro. Di nuovo!
-LOKI!!!
Adesso smettila con questi stupidi trucchi! Fatti vedere!-
Si
trovò ad urlare furioso.
-Come
desideri, lo sai che basta chiedere. Non c’è bisogno di fare queste scenate-
Stavolta
la voce proveniva dal salotto.
“Forse
è solo un’altra illusione! Loki sarebbe capacissimo
di farmi inseguire per giorni un’immagine falsa o anche solo il suono della sua
voce perché sa che io ci cascherei sempre”
Eppure
non aveva scelta.
Entrò
nel salotto e trovò Loki di nuovo ad attenderlo,
stavolta con un sorriso amabile.
-Non
prendertela per prima, fratello. Capirai certamente che sarebbe stato sciocco da
parte mia presentarmi subito a te di persona, considerato che conosco bene la
tua propensione a dare in escandescenze e sapendo che probabilmente ti saresti
infuriato con me. E per quanto riguarda lo scherzo di prima, bè…-Loki cambiò il sorriso in
un’aria di furbizia assolutamente detestabile -Perdonami ma la tentazione è
stata troppo forte. Sai, prenderti in giro è una cosa che mi è mancata
tantissimo-
-Sei
un idiota-
Gli
disse Thor.
Loki
allargò il suo ghigno furbesco.
-Anche
io sono felice di rivederti, fratello-
Thor
dominò l’impulso di lanciarsi di nuovo in avanti per picchiarlo solo perché
sapeva che quasi sicuramente era un’altra illusione, e lui non voleva fare di
nuovo la figura dello stupido.
-Perché
sei ancora vivo?-
Gli
chiese a denti stretti.
Fare
domande a Loki poteva essere solo una perdita di
tempo perché le probabilità che gli dicesse la verità erano veramente molto
scarse, ma tanto valeva provare, no?
Forse
no, visto che l’espressione di Loki si indurì in
qualcosa che era un misto di rabbia, delusione e rancore.
-Ti
dispiace, non è vero? Sarei dovuto morire a Svarthalfehim
in modo che tu e Odino non doveste più preoccuparvi di me?-
-No!
Lo sai che non intendevo questo, Loki! Solo che non
capisco. Eri morto, io ti ho visto-
Loki
fece una smorfia.
-Hai
visto ciò che io ti ho fatto vedere. E hai creduto a ciò a cui volevi credere-
Ancora
una volta nella voce di Loki sentì chiaramente l’accusa
di essere stato intimamente contento di essersi liberato di lui.
-Adesso
basta, Loki! Io non ho mai voluto la tua morte-
Si
affrettò a dire.
Bugiardo!
-Ah,
no? Non volevi?-
Loki
si sporse in avanti per fissarlo negli occhi, e Thor suo malgrado provò
l’istinto di ritrarsi.
-E
allora perché non sembri contento di rivedermi?-
Da
quando gli occhi di Loki erano diventati punture di
spillo?
O
forse era lui che si sentiva in colpa e per questo ogni accenno di accusa lo
faceva tremare?
-Sbaglio o prima mi avresti aggredito?-
Loki,
piegato in avanti, sembrava tendersi verso di lui e tutto il suo corpo fremeva
in attesa della risposta.
Il
petto si alzava e abbassava in brevi respiri nervosi.
In
quel momento a Thor sembrò che suo fratello fosse irrimediabilmente fragile.
“È
spaventato. Teme che io voglia davvero liberarmi di lui. Teme di essere
rifiutato”
Per
la prima volta ebbe la netta impressione di riuscire a capire fino in fondo la
persona che aveva davanti: ogni secondo del suo silenzio doveva essere per Loki una conferma crudele di quanto già pensava: lui lo
voleva morto.
Il
suo viso si contraeva spesso come se stesse cercando di trattenere una smorfia
di dolore.
Thor
scosse la testa.
No,
non poteva permettere che ci fossero altri malintesi tra di loro, e soprattutto
non poteva permettere che Loki si convincesse di una
falsità.
-Ti
sbagli, io non sono contrariato perché sei vivo-
La
tensione che attraversava il corpo di Loki si sciolse
un po’ a quelle parole.
-Ma
sappi che sono molto in collera con te perché mi hai ingannato-
Aggiunse
subito Thor.
Loki
lo fissò di nuovo con quel suo sguardo capace di scoprire la minima bugia e
ammiccando con aria complice per ricordagli che nessuno può ingannare il dio
degli inganni.
-Dimmi,
davvero non te lo aspettavi? Credevi che mi sarei lasciato riportare in cella
così facilmente?-
-Certo
che mi aspettavo un tentativo di fuga! Ma quello che hai fatto tu è stato… eccessivo-
Si
fermò a corto di parole.
Dannazione,
lui non era mai stato bravo a mentire, anzi la sua caratteristica era sempre
stata (come diceva Loki) dire le cose senza prima
farle passare dal cervello.
E
in quel momento, se non si fosse costretto a tacere, avrebbe rivelato a Loki che lo aveva ferito il fatto che fosse stato tanto cinico
da continuare a fingersi morto mentre lui si disperava su quello che credeva il
suo cadavere.
Una
cosa del genere gli sarebbe costata espressioni di dileggio per il suo
sentimentalismo peril resto della vita
e anche dopo, nel Walhalla o in Hel.
-Eccessivo
dici? Vuoi spiegarmi come mai questa strana definizione?-
-No,
non voglio- Tagliò lui brusco –Piuttosto, dimmi tu cosa ci fai qui. Adesso che
so che sei vivo tutta la tua commedia ha perso senso, no? Devi essere in grave
difficoltà per esserti fatto vedere da me-
Loki
strinse le labbra e distolse lo sguardo.
In
quel momento era il ritratto della desolazione, con i capelli lunghi che
ricadevano in ciocche scomposte, le spalle abbattute ed il viso tirato.
Aveva
persino gli occhi lucidi.
“Non
farti imbrogliare!” si ammonì mentalmente Thor “Ricorda che è riuscito a farti
credere di essere un corpo senza vita!”
-Hai
ragione tu, Thor. Sono molto in difficoltà e rivelarmi a te è un gesto
disperato-
Loki
stese la mano destra davanti a sé, mentre nella sinistra stringeva il suo
pugnale.
Lo
sollevò in alto e prima che Thor potesse capire cosa stava facendo lo calò con
forza sul palmo della destra.
La
lama uscì dal dorso e Loki cadde in ginocchio
gridando di dolore.
-Loki!
Dannazione, ma che hai fatto?!-
Thor
fece per muoversi verso di lui per soccorrerlo ma Loki
lo bloccò con un secco “no”.
Si
strappò il pugnale dalla carne e sollevò la mano insanguinata verso di lui.
-Adesso
ascoltami, fratello, perché per questo sangue giuro che non ci sarà menzogna
nelle mie parole-
Thor
non poté fare niente: era il giuramento del sangue e lui era obbligato ad
ascoltare Loki fino alla fine.
Neanche
l’Ingannatore avrebbe potuto giurare il falso in quelle circostanze, altrimenti
il suo stesso sangue si sarebbe mutato in veleno e lo avrebbe ucciso.
Loki
si alzò in piedi tremando e stringendo i denti per il dolore, e parlò con la
mano destra bene in vista.
-Io,
Loki di Asgard, ho bisogno
di asilo. Sono scappato e mi sono nascosto per tanto tempo ma adesso gli incantesimi
che mi tengono celato agli occhi del guardiano Heimdall
sono diventati inutili, ed in ogni caso non posso più mantenerli. Adesso ho
bisogno un posto dove poter riposare e stare al sicuro per un po’ di tempo. Ti
chiedo protezione come esule e come ospite-
Tacque
in attesa della sua risposta, ed ancora una volta Thor gli lesse in viso
quell’espressione che diceva “sono nelle tue mani, ti prego, non spezzarmi”
resa ancora più straziante dai tremiti che gli scuotevano il corpo.
“Ha
giurato sul suo sangue, deve aver
detto la verità”
“È
Loki! Non sai fino a che punto può realmente spingersi”
Thor
gli si avvicinò un po’, scrutandolo intensamente per cercare di capire dove
fosse il trucco quella volta.
Non
vide niente a parte dolore, e non solo fisico.
-Come
posso sapere che non è un’illusione anche questa?-
Gli
chiese sospettoso.
Si
impose di ignorare la sua espressione sofferente, anche a costo di ferirlo,
perché non aveva nessuna intenzione di farsi imbrogliare di nuovo.
Loki
gli rispose con un sorriso amaro.
-Allora
è vero: chi mente sempre, poi non viene creduto proprio nel momento in cui dice
la verità-
Thor
non gli rispose, continuò a fissarlo.
Non
si sarebbe lasciato ingannare da quell’ennesimo tentativo di farlo sentire in
colpa: se Loki voleva la sua fiducia doveva
dimostrare di meritarla.
-Le
illusioni scompaiono-
Disse
Loki dopo un lungo silenzio.
Fece
un paio di passi verso di lui e gli tese entrambe le mani.
-Prenditi
tu stesso la prova che non ti sto mentendo-
Lo
invitò con espressione seria.
Thor
guardò la mano destra sfregiata e sanguinante, poi la sinistra che aveva
stretto il pugnale, infine guardò il volto di suo fratello.
Ora
esprimeva determinazione, e forse un leggero disappunto per non essere creduto
l’unica volta che diceva il vero.
Da
parte sua Thor ne aveva abbastanza dell’incertezza.
Lo
avrebbe toccato, e se quell’immagine di Loki fosse
svanita come la precedente giurò a se stesso che non gli avrebbe mai più
concesso alcuno spiraglio di fiducia, neanche se Loki
lo avesse supplicato in ginocchio.
Se
invece quello fosse stato veramente Loki…
Gli
afferrò entrambi gli avambracci con un movimento rapido.
-Ahi!-
Thor
sentì a malapena il lamento che Loki si lasciò
sfuggire quando lui gli urtò la mano ferita.
Era
lui! Era veramente suo fratello e per una volta gli aveva detto la verità!
Continuò
a stringergli le braccia poco sopra i polsi, per accertarsi che fosse vero.
Era
vero. Era Loki, che ricambiava debolmente la stretta.
Qualcosa
di simile alla gioia si risvegliò nel petto di Thor.
Più
tardi, forse, avrebbe rifilato a Loki tutte le sberle
che meritava per quel trucco ignobile del fingersi morto, ma per il momento era
troppo felice di vederlo vivo ed incolume.
E,
per una volta, sincero.
-Adesso
sei convinto, Thor? Sono io-
Disse
Loki con un aria quasi timida.
E
Thor non vide il bugiardo che gli aveva mentito sulla morte di suo padre o
quello che lo aveva colpito a tradimento mentre lui gli offriva una possibilità
di riappacificazione, vide invece il fratello con cui era cresciuto e quello
che, nonostante tutto, su Svarthalfehim gli aveva
salvato la vita.
Quello
bastò a spazzare via gli ultimi dubbi.
Strinse
la presa sui polsi di Loki mentre faceva la sua
promessa.
-Io,
Thor, figlio di Odino, ti accolgo nella mia casa. Da questo momento sei
protetto dal sacro vincolo dell’ospitalità. Mi impegno a proteggerti come fratello,
amico e alleato-
Loki
lasciò andare un’espressione di sollievo, e a sua volta promise solennemente.
-Ed
io mi impegno a rispettare te, la tua casa, la tua sposa ed i tuoi beni, e ad
onorare l’ospitalità che mi concedi-
Thor
sorrise.
Era
tutto perfetto in quel momento: erano in equilibrio e forse per la prima volta
dopo secoli avevano ritrovato l’antica complicità e riuscivano a capirsi.
Solo
in quel momento si accorse che avevano giurato con la stessa solennità che se
fossero stati al palazzo reale di Asgard, e non in
una casa di poche stanze a Midgard.
Era
normale.
Dopotutto
loro erano figli di Odino e principi di Asgard, non
importava in quale dei nove mondi si trovassero.
-Loki…
fratello-
Gli
lasciò andare i polsi, ma solo per stringerlo in un abbraccio.
-Ehm…Thor… questo è imbarazzante, fuori luogo ed assolutamente
non necessario-
Mugugnò
Loki con il viso schiacciato contro la sua spalla.
Lui
lo ignorò.
-Sul
serio, ti sono grato per l’ospitalità, ma ti sarei ancora più grato se adesso
mi lasciassi andare-
Thor
lo ignorò ancora.
In
quel momento aveva solo bisogno di sentire Loki
vicino e non gliene importava niente delle sue proteste.
***
Avrebbe
voluto chiedere a Loki tante cose, ma aveva anche
capito che suo fratello era stanco.
Gli
aveva preparato la stanza degli ospiti ed aveva insistito per bendargli la
mano.
Sapeva
benissimo che non ce n’era alcun reale bisogno, ma lo stesso Thor voleva fare
qualcosa per lui.
-Dimmi,
Thor… hai pensato che aiutare me potrebbe crearti dei
problemi?-
Gli
aveva chiesto Loki.
Ad esempio l’esercito di Asgard al completo che marcia in assetto di combattimento
nel vialetto di casa.
Lui
aveva risposto con un alzata di spalle.
-Se
avrò dei problemi li affronterò-
-Li
affronteremo insieme-
Thor
aveva alzato la testa di scatto, e subito aveva incrociato lo sguardo divertito
di Loki.
-Che
c’è? Ne sei sorpreso, fratello? So bene di essere una castagna bollente e che
avere a che fare con me è una cosa che tutti i nove regni eviterebbero
accuratamente. Per questo apprezzo molto quello che stai facendo per me. Credevi
che mi sarei dileguato come un vigliacco appena avessi fiutato aria di
pericolo? Lasciando te ad affrontare da solo ogni conseguenza? Non sarebbe un
modo corretto di “onorare l’ospitalità”, non credi?-
Thor
non gli rispose direttamente, invece gli fece a sua volta una domanda.
-Verranno
a cercarti, lo sai?-
-Lo
so- rispose Loki guardando lontano, poi riportò lo
sguardo su di lui -E tu? Tu lo sai?-
“Sarai
disposto a batterti per me quando verranno a prendermi?” era la vera domanda.
-Sì,
lo so-
“Ti
difenderò. Non voglio perderti di nuovo”
Erano
rimasti in silenzio per un po’, ognuno perso nei propri pensieri, finché Loki non si era deciso a dire qualcosa.
-Sai,
Thor, non ero sicuro che tu avresti accettato di aiutarmi. Te l’ho detto,
venire a cercare te è stata una mossa disperata. Comunque…
grazie-
Lui
aveva annuito.
-Spero
che ti troverai bene qui da noi-
****
Dal
momento in cu aveva promesso di prendere Loki sotto
la sua protezione, Thor sapeva che avrebbe avuto problemi.
Era
dannatamente vero: il dio degli inganni era una castagna bollente da maneggiare
con molta cura.
Ma
prima di tutto era suo fratello, che gli aveva chiesto ospitalità perché non
aveva un altro posto in tutti i nove regni in cui sperare di trovare un po’ di
comprensione.
Questo
pensiero gli faceva sorgere spontaneo e più forte che mai l’istinto di
proteggerlo, anche se probabilmente con la sua decisione di dargli asilo
avrebbe scatenato di nuovo l’ira di Padre.
Fuori,
un fulmine si abbatté molto vicino alla casa.
Un
fulmine non naturale, troppo intenso e brillante, a paragone del quale quelli
che lui evocava con Mjollnir erano solo deboli guizzi
di elettricità.
Thor
si alzò dal letto dove era disteso con le braccia dietro la testa.
A
quanto pare avrebbe dovuto rendere conto del suo comportamento prima di quanto
avrebbe voluto.
*****
Più
tardi, in giardino, un furioso Padre degli dei inveiva contro Thor, che poteva
solo starsene a testa bassa sotto quella grandinata di rimproveri.
-Ti
rendi conto di che cosa hai fatto, razza di sconsiderato?!-
Non
era la prima volta che Padre gridava contro di lui, ma era la prima volta in
assoluto che Thor si sentiva piccolo ed in colpa come da bambino.
Padre
non era tanto furioso con lui dai tempi della sua avventura a Jotunheim, ed in quel momento aveva ancora più ragione
perché lui aveva probabilmente fatto la più grossa sciocchezza della sua vita.
-Lo
hai fatto uscire dall’unico posto che poteva contenere i suoi poteri perché eri
più preoccupato per la tua umana che per l’incolumità dei nove regni -
E
considerato che aveva più di cinquemila anni e che di “sciocchezze” ne aveva
fatte tante, quella era ancora di più un record nel suo genere.
-Poi
ti sei fatto ingannare da lui e te lo sei fatto scappare -
Aveva
appena reso intoccabile Loki, l’essere contro cui
Odino era più infuriato nell’intero universo.
Dopo
di lui in quel momento ovviamente.
-E
quando si è ripresentato a te, tu non hai pensato di chiedergli cosa avesse
fatto fino a quel momento. No! Tu gli hai concesso ospitalità!-
-Padre,
io…-
-Taci!
Il tuo comportamento non ha giustificazioni! Adesso nessuno potrà attaccarlo
perché è sotto la tua protezione. Dovrai batterti per difendere chi ha tradito
la casa dove sei cresciuto, lo capisci questo? E non potrai neanche scacciarlo
dalla tua casa perché gli hai promesso la protezione dell’ospite. Se rompessi
la promessa e lo scacciassi diventeresti tu stesso un criminale. Non ti rendi
conto di quanto sei stato stolto ad impegnarti con Loki
in una promessa del genere?-
A
interrompere Odino fu la voce beffarda di Loki.
-Calma,
calma, Padre degli dei. Non vedo il motivo di tutto questo subbuglio-
Persino
Odino tacque quando Loki si presentò sulla soglia.
-Bene,
adesso va molto meglio. È terribilmente disturbante l’idea di dover gridare
così contro i membri della propria famiglia, non trovi?-
Teneva
lo sguardo fisso su Odino, che cieco di rabbia raccolse subito la provocazione
a proposito di “membri della propria famiglia”.
-Tu!
Tu, serpe, sei stato la rovina della mia casa!-
Se
quell’accoglienza aveva in qualche modo turbato Loki,
lui non lo diede a vedere.
Scese
lentamente i gradini dell’ingresso e si fermò a poca distanza da loro due, dove
rimase a fissare Odino con aria maliziosa, come un ragazzino che si diverte ad
aizzare un grosso cane standosene dietro un recinto, sicuro che in ogni caso e
per quanto lo desideri il bestione non potrà mai e poi mai raggiungerlo.
-Per
questo non credo tu possa dare la colpa a me. Vedi, Padre degli dei, la
decisione di farmi entrare nella tua casa è stata solo ed esclusivamente tua. Io
non ho avuto voce in capitolo, se ben ricordo. O sbaglio?-
-Quel
giorno ho avuto pietà di una creatura che non ne meritava-
Gli
ringhiò contro Odino.
Loki
gli sorrise con falsa comprensione.
-Non
prendertela con te stesso, grande Padretutto. Un
errore di valutazione può capitare a chiunque ogni paio di migliaia di anni,
no?-
A
quelle parole la rabbia di Odino esplose contro Loki.
Levò
in alto la lancia e scagliò un fascio di energia dritto verso di lui.
Lo
avrebbe ferito gravemente, o forse addirittura ucciso…
se Thor non lo avesse spinto via con una
spallata.
La
scarica colpì a metà, ferendoli entrambi, Loki alla
spalla sinistra e Thor lungo tutto il braccio destro.
Che
bruciava maledettamente, accecandolo di dolore.
-Padre,
ti prego! Lo sai che devo proteggerlo.
Non costringermi a combattere contro di te-
Odino
rimase a fissarlo con l’unico occhio, chiaramente combattuto tra l’affetto per
suo figlio e la rabbia.
Tra
loro calò un attimo di silenzio.
-Padre…-
Cominciò
Thor.
Aveva
intenzione di spiegarsi, di dirgli che come aveva creato quel danno lo avrebbe
riparato e che si sarebbe assunto direttamente la responsabilità per qualsiasi
azione di Loki, buona o malvagia che fosse, ma non
avrebbe lasciato che nessuno gli facesse del male.
Non
ebbe il tempo di farlo.
Un
suono strano turbò la quiete della notte, qualcosa che sembrava insieme un
rantolo di agonia ed una risata folle.
E
infatti Loki, mentre si contorceva a terra dal dolore
ed aveva il viso rigato di lacrime, stava con la testa rovesciata all’indietro
e rideva.
-Oh…
non è… meraviglioso?-
Sputò
fuori a forza.
-Sembra
proprio… sembra che… che io…-
Thor
lo raggiunse e si inginocchiò accanto a lui.
In
quel momento avrebbe dovuto odiarlo più che mai, ma tutto quello che sentiva
era solo una gran pena.
“Fratello.
Come siamo arrivati al punto che tu debba costringerci con l’inganno per avere il
nostro aiuto?”
Gli
sollevò un po’ la testa mettendogli una mano dietro la nuca.
Allora
Loki lo guardò con occhi che brillavano di
soddisfazione nel viso contratto.
Soprattutto
a voi. No, soprattutto a Loki. No, soprattutto…
Vabbè,
io intanto do fastidio, poi vediamo a chi di più.
Forse
è il caso che adesso spiego un paio di cose:
0-Loki
si appella veramente al vincolo di ospitalità nel poema Lokasenna,
solo che lì essendo pura mitologia norrena gli va male.
Altro
che ospitalità: finisce legato (con le interiora di suo figlio Vali come corda O_O) in una grotta con un serpente che gli sgocciola veleno
in faccia.
Che
simpatici gli dei nordici, eh?
1-Loki
si trova a chiedere aiuto a Thor perché in qualche modo il fatto che si
spacciava per Odino è stato scoperto. Ora non pretendete che vi dico come
perché non lo so.
2-Il
vincolo dell’ospitalità è sacro. Avete presente il diritto di asilo di “Notre Dame de Paris” e de “I
promessi sposi”? Ecco: quello. L’ospite è sacro e intoccabile, non importa se e
di cosa è colpevole. Spero di essere riuscita con questo a spiegare come mai
Thor si è cacciatoin un lago di letame
con le sue stesse mani.
3-Il
giuramento sul sangue è il clichè più clichè di tutti i clichè della
letteratura fantasy e non, però fa tanto figo e ve lo
tenete.
4-Loki
gioca nel modo più bastardo possibile con i sentimenti di Thor per arrivare
dove vuole lui. Ma questa non è una novità.
5-“Non
vedo il motivo di tutto questo subbuglio” è una delle prime battute di Loki in “The dark world”. Sì, lo so che l’avevate
riconosciuta, ma io faccio finta di essere professionale e metto i dovuti
crediti.
6-Ho
la folle speranza di essere riuscita a rendere almeno in parte la recitazione
spettacolare di Tom Hiddleston.
7-Questo
potrebbe essere il primo capitolo di una long fiction, non so, dipenderà dal
tempo e dall’ispirazione.
Bene,
ho finito, ringrazio con un croissant ogni anima buona che è arrivata a leggere
fin qui.
Ps:
spicciatevi a prendere i croissant perché Loki ha una
predilezione per quelli alla crema pasticcera e Thor ne finisce un vassoio da
solo, quindi rischiate di restare senza.
Capitolo 2 *** Un pacato scambio di opinioni tra fratelli ***
Il
sacro vincolo dell’ospitalità
-Un
pacato scambio di opinioni tra fratelli-
*
Si
era tolto la maglia.
In
realtà l’aveva dovuta strappare, primo perché il colpo della lancia di Odino
aveva irrimediabilmente bruciato/strappato/rovinato la stoffa di Midgard, e secondo perché, essendo appunto la maglia ormai
rovinata, avrebbe perso meno tempo a finire di lacerarla piuttosto a che a
toglierla con attenzione cercando di non strofinare sulla ferita fresca.
E
terzo perché strappare qualcosa di alternativo alle interiora di Loki lo aveva aiutato a scaricare la tensione senza venire
meno alla sua promessa.
Comunque
circa sei ore dopo queste operazioni, alle cinque del mattino, Thor si stava
ancora insultando mentalmente mentre si muoveva a grandi passi nervosi su e giù
per la stanza.
Stupido, stupido, stupido!
Come
aveva potuto pensare di essere degno di Hliðskjálf?!
Come aveva potuto pensare di poter essere re se si faceva
manovrare così facilmente?
Ripercorrendo con la memoria tutto quello che era successo da
quando aveva rivisto Loki si rendeva conto che era
stato abilmente ingannato ed era caduto in tutte le trappole che gli erano
state tese, una per una.
E davvero, se Thor non fosse stato vincolato dal giuramento
dell’ospitalità, con buona probabilità avrebbe rifilato a Loki
più che un pugno stavolta!
Prima lo scherzo del pugno che lo aveva fatto sentire in colpa,
poi lo stesso scoprire che era uno scherzo lo aveva convinto dell’identità di Loki, di quel Loki che lo
prendeva in giro da ragazzo.
Un ricordo rassicurante richiamato alla sua memoria intenzionalmente
per scacciare le successive versioni di Loki, in cui
gli “scherzi” diventavano sempre meno divertenti e sempre più mirati a fare
qualche danno.
Poi c’era stato il continuo altalenare di Loki
tra un atteggiamento di dignità ed uno di emotività fragile, sicuramente creato
ad arte per fare sentire lui in colpa in modo da indurlo a volerlo proteggere.
Ed infine il colpo da maestro: il giuramento del sangue.
Loki aveva distratto la sua
attenzione con quello squarcio esagerato sulla mano in modo che lui non
dubitasse minimamente delle sue parole.
E del resto davvero “non c’era stata menzogna nelle sue parole”
c’era stato solo molto meno della verità.
E lui non era stato in grado di accorgersi che in realtà Loki gli stava nascondendo cose fondamentali, troppo preso
dallo stupore del vederlo ancora vivo e dall’emotività nel vederlo sanguinante,
solo al mondo e bisognoso di asilo.
Asilo che lui gli aveva concesso senza esitazione, anzi come se
fosse lui a dovere qualcosa a quell’imbroglione!
E soprattutto non poteva perdonare a Loki
di averlo fatto passare per stupido davanti a Padre.
Però a pensarci bene quella era stata la prima volta dopo secoli
che Odino era arrabbiato con entrambi i suoi figli a pari merito.
Si erano persino spartiti la punizione da bravi fratelli!
Thor si era gettato a proteggerlo perché era ancora fermo nella
sua convinzione che Loki volesse prendersi anche con
la forza o con l’inganno l’affetto che sentiva che loro gli stavano negando,
adesso invece gli sorgeva il dubbio che a Loki non
importasse proprio niente di lui e del suo affetto.
Aveva solo abilmente manovrato la scintilla di amore fraterno che
lui non era mai riuscito a spegnere e l’aveva usata a proprio vantaggio per
crearsi un rifugio.
Ora Loki era come un parassita
impiantato in un organo vitale: impossibile da estirpare se non condannandosi a
morte.
Thor colpì il muro per la rabbia.
Non troppo forte, per non sfondare la parete. Jane non avrebbe
approvato.
Comunque fosse ormai il danno era fatto: Loki
era sotto la sua protezione, comunque l’avesse ottenuta, ed era intoccabile.
Soprattutto
lo faceva infuriare il fatto che Loki avesse giocato
con i suoi sentimenti muovendoli come pedine dei suoi scacchi.
E
faceva incredibilmente male.
Possibile
che Loki non provasse assolutamente nulla per lui?
Non
aveva neanche per un momento sentito il legame fra loro forte e profondo come
una volta?
Decise
che glielo avrebbe chiesto.
No.
Loki gli avrebbe mentito. O non gli avrebbe risposto.
-Dannazione!-
Imprecò
a voce alta.
Davvero
quella era l’unica via? Suo fratello era nella sua stessa casa, a pochi metri
da lui e tutto doveva risolversi ad un accordo estorto con l’inganno e
mantenuto per obbligo?
No,
Thor non lo avrebbe mai accettato.
Cercò
di calmarsi facendo un paio di respiri profondi.
Bene.
Loki
lo aveva ingannato più che mai.
Loki
gli aveva fatto credere di essersi sacrificato per lui.
Loki
aveva finto per due maledettissimi anni di essere suo padre, dannazione!
E
chissà come aveva riso ogni volta che lui andava a chiedergli consiglio!
Quel
poco di calma acquistata a fatica evaporò all’istante.
“Maledizione,
Loki, come hai potuto?!”
E
quella volta che lui, convinto di parlare con Odino, aveva confessato a cuore
aperto di odiarsi per non aver saputo fare niente per capire Loki e per proteggerlo dalle sue stesse azioni?
Allora…
Allora
Odino, no, Loki,
accidenti, era sempre stato Loki! gli era
sembrato a disagio e poi strano. Come se avesse voluto dirgli cose che non
poteva assolutamente dire.
Lui
aveva attribuito quella reazione alla scarsa capacità del padre di esprimere le
proprie emozioni. Odino era un guerriero ed un re, dopotutto.
Ma
quello non era Odino.
Era Loki.
Che
si era appena sentito dire che suo fratello lo amava nonostante tutto.
Forse
aveva avuto la tentazione di rivelarsi a lui in quel momento, ma poi non lo
aveva fatto.
Forse
perché preferiva essere amato da morto che essere insultato per una menzogna da
vivo.
A
quel pensiero fu la rabbia a sparire.
Se
già una volta Loki non era rimasto insensibile forse
valeva la pena provare di nuovo.
Doveva
concedere ancora una possibilità, non solo a Loki, ma
anche a se stesso.
**
Si
fermò davanti alla porta della stanza degli ospiti.
E
ci rimase.
Per
parecchi minuti.
Dall’interno
non proveniva alcun rumore, ed ogni volta che alzava la mano per bussare poi ci
ripensava e lasciava ricadere il braccio lungo il fianco.
Al
quarto tentativo fallito la voce di Loki da dietro la
porta lo sorprese.
-Puoi
entrare. Dopotutto è casa tua-
A
quel punto non aveva più senso aspettare ancora.
Thor
mise mano alla maniglia… e quella scomparve sotto le
sue dita.
Come
il resto della porta.
-Ma
cosa…? Loki!-
La
porta non era mai stata chiusa.
Era
solo un’illusione di Loki per osservare tutto senza
essere visto come da dietro un vetro polarizzato, e nel caso specifico aveva
osservato per un bel po’ di tempo il dio del tuono impalato come un deficiente
davanti al vuoto.
Loki era
seduto sul letto con la schiena appoggiata al muro e le gambe che sporgevano, e
lo osservava con il sorrisetto furbo che Thor aveva imparato a conoscere bene.
Come
Thor, anche lui si era tolto i vestiti rovinati ed era rimasto a torso nudo,
con le ferite ed il sangue rappreso che gli decoravano la pelle pallida tra la
spalla e la clavicola.
“Non
gli ho neanche detto se voleva pulirsi”
Realizzò
Thor con un po’ di senso di colpa.
-Loki…-
-Sì,
sono sempre io. Forse avresti preferito qualcun altro, ma devi accontentarti di
me-
Thor
ignorò la provocazione.
Aveva
la sgradevole impressione che Loki, una volta
ottenuto lo scopo di piazzarsi in casa sotto la sua protezione, non avrebbe più
avuto niente dell’atteggiamento docile e fragile con cui si era presentato la
sera prima.
-Perché
hai creato l’illusione della porta? Lo sai che qui non verrà nessuno, né da Asgard né dallo SHIELD. Ho giurato di proteggerti-
Loki
annuì con aria distratta.
-Nobili
parole, fratello, ma se non ti spiace io preferisco controllare da me. Comunque
sia, a che devo l’onore della tua visita? Non ho ancora fatto nulla che possa
giustificare un tuo rimprovero. Se invece vuoi esprimere la tua giusta
indignazione per come ti ho raggirato…bè, sei un po’ in ritardo. Per le rimostranze ti aspettavo
già un paio di ore fa-
Loki
aveva lo stesso aspetto di quando Thor era andato a trovarlo in cella dopo
l’attacco di Malekith e la morte di Frigga.
La
smorfia sprezzante c’era sempre, ma si vedeva che era stanchissimo e provato.
Thor
non ebbe il coraggio di rispondergli a tono.
-Non
sono venuto per fare rimostranze. Volevo solo dirti…io… ho bisogno anche io di tempo per guarire. Posso passare
questo tempo con te?-
Per
un attimo Loki lo guardò sorpreso, poi a lungo con
fare calcolatore.
Alla
fine gli indicò il posto accanto a lui con un cenno secco della testa.
Thor
gli si sedette accanto, abbastanza vicino da poterlo toccare allungando di poco
la mano.
Per
un po’ rimasero in silenzio, le ferite che combaciavano perfettamente.
-Allora?
Niente prediche, fratello?-
Thor
scosse la testa.
-Non
sei in collera con me? Non ti credo-
-Sono
in collera, sì, ma soprattutto sono amareggiato. Se tu mi avessi raccontato la
verità ti avrei aiutato lo stesso. Aiutarti se sei in difficoltà per me è più
importante che punirti per i tuoi crimini. Credevo che almeno questo ti fosse
chiaro. Non hai alcuna fiducia in me, Loki?-
Loki
fece un’alzata di spalle.
-A
parte il fatto che mi hai minacciato di morte molte volte, cosa che è alquanto
in contrasto con le tue parole di adesso, ma insomma, via, non immagini cosa sarebbe
successo? Se tu mi avessi aiutato di tua volontà Odino ti avrebbe considerato
traditore e forse avrebbe mosso guerra contro di te. Non che la cosa mi sarebbe
dispiaciuta, sia chiaro, ma come avrei potuto avere riposo, con voi che
combattevate nella stanza accanto?-
Thor
dovette ammettere tra sé e sé che il ragionamento filava.
-Avanti,
Thor, già che sei qui fammi la predica e togliamoci il pensiero tutti e due-
Sbuffò
Loki annoiato dopo altro silenzio.
-No,
Loki, niente prediche. Te l’ho detto, voglio solo
stare qui, senza litigare con te e senza rinfacciarci niente almeno per qualche
ora. Possiamo?-
In
risposta Loki fece un sospiro e si lasciò andare all’indietro
contro la parete ad occhi chiusi.
Non
diede segno di approvazione né di disaccordo, ma Thor era ragionevolmente
sicuro che il fatto che non ci avesse messo troppo impegno a farlo sloggiare a
forza di frecciate impietose fosse un segno che Loki quantomeno
tollerava la sua presenza.
O
forse era solo troppo stanco.
Rimasero
uno accanto all’altro in silenzio per ore, finché non sorse il sole.
Anche
Thor aveva chiuso gli occhi e cercava di indovinare Loki
da altri dettagli, come il respiro ed eventuali movimenti.
Non
c’era niente, neanche tensione nel suo corpo.
All’improvviso
Loki emise un lamento e abbandonò la testa sulla sua
spalla.
Thor
sussultò per il movimento inaspettato ed aprì di scatto gli occhi per
controllare.
Niente
di grave: Loki si era solo addormentato.
Il
suo sonno sembrava dovuto più allo sfinimento che ad una reale rilassatezza, ed
era un sonno inquieto che gli faceva contrarre spesso il viso come se qualcosa
lo stesse tormentando.
Tuttavia
era un inizio.
Due
nemici non potranno mai addormentarsi insieme.
Con
questo pensiero Thor appoggiò a sua volta la testa al muro e sospirò di
sollievo.
Poco
dopo dormiva anche lui, e si trovò ad appoggiarsi a sua volta ai capelli neri
di suo fratello.
***
-Thor-
Una
voce lo chiamava.
-Thor-
No,
non voleva ancora svegliarsi.
Non
dopo quel bel sogno in cui Loki era vivo e con lui.
-Thor!
La mia testa, grazie-
Si
svegliò definitivamente di soprassalto.
-Era
ora!-
Ah,
bene! La buona notizia era che Loki era davvero con
lui, la cattiva era tutto il resto, da quando era arrivato, al come e al
perché.
Per
finire col fatto che Thor gli aveva incastrato la testa tra la propria tempia e
la spalla, cosa che probabilmente si sarebbe sentito rinfacciare a vita.
-Scusa,
non volevo-
Borbottò
in imbarazzo.
Intanto
il sole era alto nel cielo e Thor stimò che fossero le prime ore del
pomeriggio.
Le
ferite si erano completamente rimarginate, restava solo da pulirsi.
Thor
scrutò Loki e trovò che aveva delle occhiate vistose,
come se il sonno non lo avesse riposato del tutto.
-Vieni
con me-
-Dove?-
Gli
chiese Loki subito sulla difensiva.
Forse
temeva che l’ospitalità ottenuta con l’inganno gli sarebbe stata strappata via.
-Vuoi
forse restare così? Hai bisogno di pulirti e di trovare qualcosa da metterti
perché non posso lasciarti andare in giro per casa mezzo nudo. Su, vieni con me-
In
bagno prese due asciugamani e le strizzò sotto il getto d’acqua calda del
lavandino, poi ne porse una a Loki.
-Grazie-
Gli
rispose lui.
Il
tono era cortese ma rigido e formale, non quello che ci si sarebbe aspettato
tra due fratelli.
Non
si scambiarono neanche una parola mentre si toglievano di dosso il sangue
rappreso.
-E
adesso?-
-I
vestiti-
Rispose
lui con sicurezza.
-Ti
avverto, Thor: io non ho nessuna intenzione di indossare i patetici abiti di
questo mondo. Ho dovuto farlo una volta per necessità e non intendo ripetere
l’esperienza-
Thor
non sapeva se essere contrariato per la superbia del fratello o divertito
perché in quelle circostanze si preoccupava di una cosa banale come i vestiti.
-Sei
sopravvissuto a cose peggiori mi pare-
E
infatti poco dopo Loki indossava una sua maglietta a
maniche lunghe grigia, dei pantaloni di tuta neri ed un’espressione facciale
disgustata.
I
vestiti avrebbero dovuto essere di Thor, ma la sua brutta abitudine di non
misurare le cose prima di acquistarle glieli aveva fatti comprare troppo
piccoli e lui non aveva mai potuti metterli.
Jane
non aveva approvato, ma non del tutto.
-Ti
donano, sai?-
Lo
prese in giro Thor.
Loki
si bloccò in mezzo al corridoio e lo guardò malissimo, con le labbra ridotte ad
una linea sottile.
-Sì,
certo. Adesso possiamo per favore smetterla con la commedia dei bravi
fratellini?-
“Ah,
ecco, ci siamo arrivati”
-Lo
so che non ti piace quello che ho fatto. Ti spiace non fare l’ipocrita e dirmi
chiaramente che mi spaccheresti tutte le ossa?-
Thor
si trovò inaspettatamente a sorridere.
Al
dio degli inganni dava fastidio l’ipocrisia?
-Hai
ragione, Loki. Hai perfettamente ragione-
Loki
sembrò soddisfatto dalla sua risposta.
-Bene,
allora mettiamo subito in chiaro come saranno i nostri rapporti da ora in poi,
figlio di Odino. Dunque… per cominciare io non sono
qui in visita di cortesia e tu non hai bisogno di sforzarti ad essere gentile
con me. Non voglio la tua comprensione e non sono interessato a patetici
tentativi di riavvicinamento familiare. L’unica cosa che chiedo è una stanza
dove starmene in pace: io non uscirò e tu non entrerai, io non ti imporrò la
mia presenza più dello stretto necessario e tu farai altrettanto. Per quanto
riguarda la tua midgardiana puoi stare tranquillo: ai
miei occhi non esiterà neanche. E appena potrò andarmene me ne andrò. È tutto
chiaro?-
Loki
aveva parlato preciso come sempre ed era riuscito a fargli capire perfettamente
cosa si aspettava da lui: indifferenza.
Thor
non era d’accordo.
Voleva
fare capire a suo fratello che sì, era arrabbiato con lui, ma il fatto che fosse
arrabbiato non significava che lo volesse cancellare per sempre dalla sua vita
o che volesse picchiarlo/mutilarlo/ucciderlo.
-Va
bene, Loki, ti sei spiegato. Adesso però parlo io. E
tu mi ascolti-
Loki
roteò gli occhi annoiato.
-No,
non fare quella faccia. Tu mi ascolti sul serio… e
stavolta non mi precipiterà addosso Ironman ad
interrompermi-
-Credimi,
sarei felice di vederlo in questo momento-
Brutto
segno.
Se
Loki dichiarava di preferire un incontro con Tony Stark ad una chiacchierata con lui era davvero un brutto
segno.
-Stai
a sentire. Tu vuoi che io ti ignori, bene, ma io no. Io voglio provare a risolvere…bè… qualunque casino
sia successo tra di noi. Te lo chiedo come favore… e
come padrone di casa. Non puoi rifiutare e lo sai-
-Aspetta… stai
giocando sporco-
Thor
gli sorrise apertamente.
-Eh,
sì! Imparo dal migliore-
Loki
si rabbuiò ancora di più, evidentemente contrariato dall’idea che il suo
stratagemma si ritorcesse contro di lui in modo del tutto imprevisto.
Se
il padrone di casa chiede un favore al suo ospite questo è moralmente obbligato
ad accettare.
Ne
andava dello stesso vincolo di ospitalità che si era creato tra i due.
-Hai
ragione, non mi posso rifiutare. Che cosa hai in mente?-
-Sei
mio ospite, quindi lascerò scegliere a te. Lo sai come si risolvono le dispute
private ad Asgard, non è vero?-
Loki
fece un’espressione a metà tra il disgusto ed il terrore.
-Oh,
no… no, aspetta…-
-Oh,
sì invece! O ubriacarsi insieme o combattere. Scegli tu-
-Thor, aspetta… non è il caso di…-
-Scegli-
Gli
intimò Thor ancora una volta.
-Ah,
sì? Bene, sceglierò io. Combattiamo-
Thor
lo sapeva che Loki avrebbe scelto così, ed in fondo gli
andava benissimo.
-E
va bene, ma non in casa, meglio uscire- Lo precedette in corridoio ed aprì la
porta d’ingresso -E non preoccuparti: cercherò di non farti troppo male-
Loki
lo gelò con uno sguardo prima di oltrepassarlo.
-Ospitalità
o meno, figlio di Odino, prepara il tuo funerale-
****
Ecco,
magari non era il suo funerale, ma ne era un’anticamera fin troppo realistica.
Thor
era forte, ma Loki era qualcosa di più.
Era
letale.
Non
forte come il fratello ma molto più rapido e preciso.
Le
sue mosse erano perfettamente controllate, calibrate per fare dannatamente male
con il minor sforzo possibile.
Indossavano
tutti e due abiti midgardiani, non avevano certo
pensato a cambiarsi, e senza l’armatura i nervi ed i tendini di Thor erano alla
mercé di quelle stilettate inferte a mani nude.
I
pugni di Thor facevano male e mandavano regolarmente Loki
a rotolare parecchi metri più in là nell’amena campagna inglese, ma due dita di
Loki conficcate nel costato erano ancora peggio,
specie se seguite da una gomitata alla nuca.
E
la cosa che dava un buon vantaggio a Loki era che
riusciva a pianificare con esattezza la mossa successiva.
Meno
male che, essendo in un posto deserto in mezzo alla campagna (lo stesso posto
dove Thor aveva imparato ad andare per scatenare le sue tempeste) nessuno li
avrebbe mai visti.
Thor
riuscì per puro caso a schivare il colpo di taglio di Loki,
colpo che si abbatté sull’articolazione della spalla facendo molto più male a Loki che a Thor, se fosse andato a segno sui tendini tra il
collo e la clavicola come avrebbe dovuto.
-Dann…!-
Thor
approfittò di quell’attimo per colpire il fratello e mandarlo a terra ancora
una volta.
Quella
volta però Loki si rialzò con una certa fatica, anche
se con una risata rauca.
-Ah!
Finalmente ti riconosco, figlio di Odino! Cominciavo a credere di aver
sbagliato indirizzo-
Lui
gli si avvicinò e lo spedì di nuovo a terra, dove lo bloccò posandogli un
ginocchio sul petto.
-Loki,
non ti pare il caso di smetterla adesso?-
Loki
gli rise in faccia.
-E
perché mai? Non ti stai divertendo almeno quanto me, fratello?-
Prima
che Thor potesse rispondergli Loki lo colpì con una
ginocchiata alla coscia e gli fece perdere l’equilibrio.
Le
posizioni si ribaltarono per un attimo, con Thor a terra e Loki
che si era ripreso, ma solo l’attimo sufficiente a Loki
per caricargli un destro alla mascella e tirarsi subito fuori dalla sua
portata.
In
quel momento Thor capì due cose.
La
prima era che Loki aveva sviluppato un metodo di
combattimento proprio, e questo forse significava non era più ossessionato dal
confronto con lui.
La
seconda era che Loki, in fondo, non stava combattendo
per fargli veramente male.
C’era
stato un attimo in cui la gola di Thor era stata completamente esposta, e se Loki in quel momento lo avesse colpito alla gola con un
taglio o anche solo con due dita mirando all’osso ioide, Thor avrebbe riportato
danni gravi.
Invece
Loki aveva usato un pugno, cosa che non aveva ancora
fatto.
-Perché,
Loki? Perché vuoi continuare a combattere?-
-Tu
mi hai lasciato solo due scelte, ricordi? Preferisco vederti ferito che
ubriaco. Credimi, da ubriaco sei uno spettacolo troppo disgustoso-
Thor
si rimise in piedi.
-Dobbiamo
continuare?-
Loki
per rispondergli si preparò per un colpo al viso, e mentre Thor era convinto di
riuscire a pararlo, lui lo colpì con un calcio alle costole fluttuanti.
Costole
di cui almeno due su tre finirono incrinate.
-Agh!
Ma perché, Loki? Perché tutto questo astio nei miei
confronti? Sei arrabbiato con me perché non ti ho lasciato conquistare Midgard? O perché ti ho portato in cella? O perché non ho
saputo aiutare Madre? Dimmi perché, Loki!-
Il
suo viso si contrasse in una smorfia di dolore, e Thor capì che era sulla
strada giusta per capire almeno in parte suo fratello.
-Taci!
Non osare nominare Frigga!-
-Loki,
te lo giuro! Avrei voluto esserci io al posto suo. Avrei dovuto esserci io!-
-E
allora perché non ci sei stato, maledizione!-
Stavolta
Thor non fece nulla per evitare il colpo.
Quello
che aveva scansato prima, sui tendini del collo, e cavolo se faceva male!
-Perché
invece di te o di Odino ho fatto del male a lei?!-
-Cosa?-
-Sì,
Thor, è così! Sono stato io! Nelle segrete ho indicato io alla creatura di Malekith come arrivare alla sala del trono-
Loki
lo colpì di nuovo, stavolta al plesso solare, affondando un pugno a zampa
d’orso.
Thor
si piegò in due per il dolore.
“Ma
cosa sta dicendo?”
Si
accorse troppo tardi che Loki lo aveva afferrato per
i capelli.
-Hai
capito adesso?- Loki sottolineava ogni parola con un
pugno in faccia -Io ho indicato a quel mostro le scale che portano direttamente
alla sala del trono perché volevo vedere te e Odino bruciare come meritavate… ed invece ho ucciso Madre! Sono! Stato! Io! -
Thor
crollò in ginocchio quando finalmente Loki lasciò la
presa.
“La
sala del trono? Perché parla della sala del trono?”
Accanto
a lui ci fu un tonfo attutito.
Loki
si era lasciato cadere a terra di schiena esausto e ansimante.
-E
adesso che lo sai… se vuoi ammazzarmi…
fai pure-
Thor
si prese un po’ di tempo per riordinare le idee.
Accidenti
se Loki gli aveva fatto male!
Bè,
lo scopo di combattere o di ubriacarsi insieme era proprio quello di tirare
fuori tutto nel modo più spontaneo possibile, e forse con Loki
aveva funzionato anche troppo: quello che tutti avevano sempre preso in giro
per la scarsa attitudine al combattimento si era trasformato in una furia
scatenata che aveva scaricato su di lui tutta la rabbia e la frustrazione che
provava verso se stesso.
Thor
si lasciò cadere accanto a lui.
Per
quello che lo riguardava il combattimento era chiuso.
-Loki, ascolta… non è stata colpa tua-
Non
lo guardò, invece mentre parlava tenne lo sguardo fisso sul cielo.
Era
il crepuscolo e una foschia dorata copriva le colline ad est, dove il sole era
appena tramontato.
-La
creatura di Svarthalfehim e Malekith
sono arrivati nella sala del trono, è vero, magari con le tue indicazioni, ma
Madre non era lì. Madre era nei suoi appartamenti. Era con Jane. Malekith seguiva l’Aether, quindi
chiunque fosse stato con Jane in quel momento sarebbe stato in pericolo. Purtroppo
con lei c’era Madre-
Si
sollevò su un gomito per scrutare la reazione di Loki.
Lui
era rimasto inerte, ad occhi chiusi.
-Loki,
non è stata colpa tua-
Ripeté
di nuovo.
Stavolta
Loki ebbe un fremito sotto le palpebre e le sue dita
artigliarono la terra.
Non
gli disse nulla e Thor pensò bene di fare altrettanto.
Passarono
lunghi minuti in cui ognuno dei due rimase immerso nei suoi pensieri.
-Sei
stato uno sciocco a liberarmi dal peso del senso di colpa- Disse piano Loki -Avresti potuto usarlo per controllarmi. Riesci ad
immaginarlo? Startene a guardare il rimorso che mi consumava giorno dopo giorno
fino a ridurmi alla pazzia? Alla fine sarei stato completamente innocuo,
proprio come tu ed il padre degli dei sperate tanto ardentemente-
Thor
non gli rispose.
Non
c’erano parole per spiegargli cosa provava in quel momento, e comunque lui non
le avrebbe sapute usare o Loki avrebbe finito per
ritorcergliele contro.
Invece
gli prese la mano.
Loki
si scansò con uno scatto.
Non
voleva comprensione, dopotutto glielo aveva già detto.
Thor
si alzò da terra cercando di ignorare la fitta al petto che il rifiuto di suo
fratello gli aveva causato.
-Per
il momento sospendiamo il combattimento, sei d’accordo, Loki?
-
Alla
fine ho deciso che vale la pena continuare questa fiction.
Ora,
visto che non è più un capitolo solitario sperduto nei meandri di EFP, mi pare
giusto ringraziare Gleenchester,
Calliope82, jensen girl, LokiD,
Merihon e RachelElizabethHolmes
che l’hanno messa tra le storie seguite/preferite/ricordate e
Titu che mi ha regalato una delle più belle recensioni
che ho mai ricevuto da persona ancora sconosciuta, anche sull’altra mia fiction
“Under disguise”*stritolaTitu in un
abbraccio*
Adesso
passiamo alle mie scemenze.
1-Nel
testo c’è un errore enorme, fatto apposta da me per giocare un po’ (sì, sono
scema e non ho niente di meglio da fare) riuscite a trovarlo?
2-Lo
stile di combattimento corpo a corpo che immagino adatto a Loki
è l’arte marziale Aikido.
3-Loki
è perfettamente in grado di mettere in seria difficoltà Thor o chiunque altro
(a parte forse Hulk) in un corpo a corpo. Piantiamola
un po’ con lo stereotipo del povero piccolo Loki che
viene regolarmente pestato e non può fare niente per difendersi! *fa circolare petizione a tale proposito*
4-Smettetela
di fare sorrisetti maliziosi a proposito di Loki e di
“corpo a corpo”. Lokiiswatchingyou!
5-Thor
non è uno zoticone ignorante decerebrato e completamente privo di sensibilità.
Piantiamola anche con questo stereotipo *altrapetizione*
Capitolo 3 *** Rispetto per la padrona di casa... ***
Il
sacro vincolo dell’ospitalità
-Rispetto
per la padrona di casa…-
*
-Thor,
tesoro, sei un paio di miglia orarie sopra il limite massimo di velocità
consentito su questa strada-
Ebbene
sì: il dio del tuono aveva preso la patente e guidava.
Bene,
se si eccettuava la sua smodata predilezione per l’acceleratore e la completa
indifferenza verso il tachimetro.
I
fari illuminavano la striscia di asfalto che scorreva veloce sotto di loro.
-Sì…scusa…-
La
macchina rallentò ed il tachimetro tornò entro i limiti previsti dal codice
della strada.
-Sei
nervoso per Loki?-
-Hem…-
-Lo
prenderò per un sì-
Thor
rimase concentrato sulla guida e Jane non disse nulla.
Lei
non aveva fratelli o sorelle, ma aveva parlato tanto spesso con Thor del suo
rapporto con Loki che credeva di capire almeno in
parte cosa stesse provando in quel momento.
-Io
non sono sicuro di aver fatto la cosa giusta-
-Aiutare
qualcun altro non è mai sbagliato. E poi è tuo fratello-
Thor
per un po’ non rispose.
Si
sentiva solo il ronzio del motore ed il mormorare sommesso di una stazione
radio che trasmetteva successi degli anni ’80 e ’90 fino a notte fonda.
“Tina Turner. You
are my best” Identificòsubito
Jane.
-Quello
che ha fatto…-
-Thor…
Thor, ascoltami. Qualunque cosa Loki abbia fatto, tu
non devi sentirti in colpa perché gli vuoi bene-
Thor
ebbe un sussulto e la macchina sbandò pericolosamente.
“Promemoria
per me: non scavare a fondo nei suoi stati d’animo mentre è alla guida”
Pensò
Jane. Fortuna che era mezzanotte passata e per strada non c’era nessuno.
-Siamo
quasi arrivati a casa. Adesso entriamo e parliamo con più calma, va bene?-
-Io…
sì, immagino sia la cosa migliore da fare-
-Bravo-
Jane
si sporse verso di lui e gli posò un bacio sulla guancia.
La
macchina sbandò di nuovo, ma stavolta Thor riuscì a controllarla meglio.
Jane
si rilassò contro il sedile, predisponendosi a percorrere in tranquillità
l’ultimo miglio: chiuse gli occhi ed un sorriso le si disegnò sulle labbra.
Il
suo fidanzato era venuto a prenderla in aeroporto.
Il
suo fidanzato, un quasi dio proveniente da un altro universo, aveva messo ogni
stilla della sua divina determinazione per prendere la patente e poterla accompagnare
in macchina.
Ufficialmente
Thor aveva detto di “voler prendere familiarità con la civiltà in cui viveva” e
quindi con i mezzi di trasporto tipici, invece ufficiosamente Jane aveva saputo
da Darcy che Thor era venuto a sapere che le ragazze
di Midgard apprezzavano molto che i loro uomini le
portassero in giro su quei veicoli.
Praticamente
Thor aveva preso la patente per lei, e questo lusingava oltremodo la sua vanità
femminile.
**
-Dov’è
adesso?-
-Nella
stanza degli ospiti. Per la verità è da quattro giorni che sta chiuso nella
stanza degli ospiti-
-Non
è uscito neanche una volta? Per quattro giorni?-
-Neanche
una volta. O in ogni caso non si è mai fatto vedere da me-
Jane
cominciò a pensare che il nervosismo di Thor non fosse poi così ingiustificato.
Andiamo,
quale essere umano sano di mente passerebbe di sua spontanea volontà quattro
giorni chiuso in una stanza?
Ma
Loki non era un essere umano. E a detta di Thor non
era neanche sano di mente.
Jane
si chiese quando sarebbe stato ufficialmente il momento di iniziare a
preoccuparsi.
-Va
bene, andiamo a vedere se è sveglio, così me lo puoi presentare ufficialmente-
In
effetti in occasione del loro primo incontro non aveva scambiato più di qualche
parola con Loki, un po’ perché lei era intontita
dall’Aether e un po’ per il casino che era successo
subito dopo.
A
quanto aveva capito, anche lei (in qualità di padrona di casa al pari di Thor)
doveva dare al suo ospite il permesso di rimanere.
La
porta della stanza degli ospiti era chiusa (davvero stavolta, Thor aveva fatto
la prova bussando subito).
-Non
risponde. Che facciamo?-
Chiese
Jane.
-Entriamo
lo stesso e lo sveglio-
Ma
appena aprirono la porta ogni intenzione sgradevole nei confronti di Loki scomparve.
La
prima cosa che Jane pensò fu “fragile”.
Loki
dormiva scalzo, in una posizione abbastanza scomposta con un braccio di
traverso sul viso ed una gamba fuori dal letto.
Aveva
addosso un paio di pantaloni troppo larghi ed una canottiera nera che gli
lasciava scoperte le braccia.
-Thor… è
novembre… che cosa ci fa con una canottiera e neanche
una coperta addosso?-
-Era
l’unica cosa che gli andava bene. E poi se non ha voluto mettersi sotto le
coperte sono affari suoi, a me ha detto chiaramente che non voleva che entrassi
nella sua stanza-
Ok,
se i rapporti tra i due erano così allora era arrivato il momento di cominciare
ufficialmente a preoccuparsi!
-Lascia
stare, non svegliarlo-
-Ma
Jane…-
-Va
bene così, può restare a casa nostra-
Thor
la guardò con un misto di sollievo e riconoscenza.
Lei
lo sapeva perfettamente che Thor, nonostante l’avesse messa in guardia, in
realtà voleva che Loki restasse a casa con loro
perché fuori da lì sarebbe stato un bersaglio mobile per Asgard,
lo SHIELD… e chissà quanta altra gente che aveva
fatto arrabbiare in giro per gli universi.
Thor
voleva proteggerlo e Jane non se la sentiva di buttarlo fuori da casa.
-Aspetta
un attimo-
Andò
verso l’armadio, lo aprì piano per non fare cigolare le ante e ne prese una
trapunta.
Dio
o qualunque cosa fosse, non le piaceva lasciare Loki
in quel modo.
Gliela
stese piano di sopra e gliela rimboccò attorno al collo.
In
quel momento Loki cercò di muoversi come per
sottrarsi al contatto: il respiro divenne affannoso e con il braccio cercava di
spostare la coperta e la sua mano.
Forse
sentire qualcosa che gli si serrava attorno alla gola mentre era incosciente lo
faceva sentire in pericolo.
Jane
gli liberò il collo e invece gli accarezzò piano la fronte.
-Shh…
tranquillo, va tutto bene-
In
quel momento si sentì ridicola: stava parlando ad un dio come ad un bambino.
Però
funzionò.
Poco
alla volta e con un ultimo sospiro Loki si lasciò
andare.
Jane
lo accarezzò un’ultima volta, poi si voltò di nuovo verso Thor.
-Adesso
è meglio se lo lasciamo riposare, non credi?-
-Sì,
meglio così-
***
Erano
passati altri tre giorni e di Loki non si era vista
traccia.
Jane
era assolutamente sconcertata.
Come
poteva stare sempre rinchiuso nella stessa stanza?
Lei
era convinta che fosse stato Thor a non notare i dettagli lasciati da un’altra
persona che girava per casa, dettagli che invece sarebbero subito saltati
all’occhio per qualcuno dotato di un intuito più fine (come lei) o femminile
(come lei) e invece niente.
Era
una verità oggettiva: Loki si era volontariamente
segregato nella stanza degli ospiti.
A
volte Jane aveva persino il dubbio se ci fosse ancora o se invece non se ne
fosse andato, ma quando le veniva l’idea di andare a bussare per controllare
alla fine ci ripensava sempre.
Aveva
la netta impressione che un incontro tra lei e Loki
sarebbe stato imbarazzante; magari suo cognato non le avrebbe dato della capra
come invece aveva fatto suo suocero, ma era meglio non rischiare.
Sperava
che quando avesse incontrato Loki (sempre ammesso che
si fosse mai deciso ad uscire) Thor sarebbe stato con lei, e invece non fu
così.
Dopo
altri tre giorni Jane era nel soggiorno, rannicchiata sul divano come un gatto
ed immersa nei suoi calcoli.
Si
era portata a casa una cartelletta di dati sulle anomalie gravimetriche da
riguardare e adesso stava sfogliando il fascicolo mentre sgranocchiava un toast
al burro di arachidi ed era tutta avvolta nel plaid con lo stemma blu e grigio
della sua vecchia università.
Quando
sentì bussarerispose “avanti” in modo
assolutamente automatico.
E
lo fece con la bocca piena.
E
quando alzò gli occhi e si accorse che non era stato Thor a bussare (“Cretina!
Thor è stato convocato da suo padre!”) quasi si soffocò con un boccone.
Appoggiato
allo stipite della porta c’era Loki.
-Ah!
Scusa, io…-
Balbettò
in imbarazzo.
Non
c’era molto che potesse fare per rendersi più presentabile a parte posare il
toast sul tavolino ed uscire dal suo bozzolo di pile.
Loki
fermò le sue scuse con un gesto della mano.
-Ti
prego, Jane Foster, non c’è bisogno. Non devi darmi alcuna spiegazione per come
intendi comportarti in casa tua-
“Giusto.
È casa mia. È lui che ha bisogno di me e di Thor…
Perché non mi sento per niente in posizione di vantaggio?”
Forse
perché lei, la “padrona di casa”, aveva un aspetto da casalinga trasandata con
le ciabatte imbottite e la tuta rosa shocking un po’ scolorita, mentre Loki aveva un’eleganza innata qualsiasi cosa facesse.
Aveva
gli stessi vestiti di quando Jane lo aveva visto la prima volta, solo che dopo
sei giorni non erano minimamente spiegazzati.
I
capelli erano tirati indietro e raccolti in una coda sottile sulla nuca.
Nel
complesso non aveva un atteggiamento ostile, ma ugualmente Jane non riusciva a
mettere a tacere la sensazione che le diceva “stai in guardia!”.
Prima
che il silenzio si prolungasse troppo e diventasse imbarazzante fu Loki a parlare.
-Devo
ringraziarti, Jane Foster, perché mi hai dato il permesso di restare nella
vostra casa-
-Hem… Prego-
Riuscì
solo a dire lei.
Non
le veniva in mente niente che non suonasse stupido.
Loki
si staccò dallo stipite e fece due passi dentro la stanza, e finalmente con
grande sollievo di Jane distolse lo sguardo da lei.
Sembrava
improvvisamente molto interessato al servizio da tè nella credenza.
-Se
posso chiederlo, perché lo hai fatto? Ho ingannato anche te dopotutto-
Ok,
era una domanda abbastanza semplice…
“Io
ti ho schiaffeggiato appena ti ho conosciuto quindi direi che così siamo pari”
-Perché
tu mi hai aiutata. Se non ci avessi portati fuori da Asgard
quella sostanza mi avrebbe uccisa-
Loki
tornò a scrutarla.
-Ed
è solo questo il motivo, Jane Foster?-
Il
modo di Loki di pronunciare il suo nome completo le metteva
i brividi: le ricordava il dottor HannibalLecter quando pronunciava “ClariceStarling”.
-No,
non solo. L’ho fatto anche per Thor: lui ha detto tante volte che avrebbe
voluto chiarire con te, non sarebbe stato giusto togliergli questa occasione-
Lui
accolse la risposta con un fremito.
Come
se gli avesse dato immensamente fastidio ma non potesse darlo a vedere.
-Capisco-
disse alla fine -Comunque sia, sono venuto qui per la coperta-
“La
coperta che gli ho messo addosso sei giorni fa? Oh, accidenti, spero che non si
ricordi che l’ho accarezzato come un marmocchio!”
-La
coperta? Ma è stata una cosa da niente, davvero…-
Non
ebbe il coraggio di menzionare l’altra cosa: certe volte è meglio rimanere
nell’ignoranza.
-No,
Jane Foster, non è stata affatto una cosa da niente: è stato un gesto gentile
che non eri obbligata a fare. Ora sono qui per ricambiare la tua gentilezza-
Lei
lo guardò senza capire e Loki dovette intuire il suo
disagio.
-Ciò
di cui parlo non ti è familiare, non è vero? Vedi, nel mio mondo si usa porgere
dei doni al padrone di casa e alla sua sposa per stringere rapporti di
ospitalità, ma io non ho doni ospitali da offrire. Sono un fuggiasco. Neanche i
vestiti che ho addosso mi appartengono. Le uniche cose che possiedo sono la mia
mente e la mia magia. Le metto al tuo servizio, Jane Foster-
A
quel punto Jane era confusa.
A
sentire parlare di doni ospitali e di rapporti di ospitalità si sentiva
trasportata in unmondo arcaico che la
affascinava ma di cui non capiva assolutamente nulla.
-Non
capisco-
Dovette
ammettere.
-Lasciami
spiegare. Ho solo un modo per sdebitarmi con te: so che tu sei una studiosa,
una di quelli che in questo mondo si chiamano scienziati, ebbene, io conosco
molte delle cose che tu studi. Ho visto lo spazio dilatarsi e le stelle
bruciare. Ho visto le galassie scontrarsi e morire per poi rinascere. Conosco i
misteri degli angoli più remoti del cosmo. Ho toccato forme di energia che
molti neanche immaginano. Tutte queste cose e altre ancora, tutto quello che
può servirti chiedilo a me, ed io lo porterò davanti ai tuoi occhi come un
tempo è stato davanti ai miei-
-Puoi…
tu puoi creare le cose?-
-Posso
creare le loro immagini.Prova. Chiedi
qualcosa che vorresti vedere-
La
mente di Jane cominciò a lavorare febbrilmente.
Che
poteva chiedere? C’erano talmente tante cose!
Avrebbe
tanto voluto vedere un sistema binario di stelle come Sirio alfa e Sirio beta.
O
magari un sistema stella/buco nero come in Denheb della
costellazione del Cigno.
O
vedere una sorgente quasar!
O
magari un sistema solare alieno!
Loki
aveva detto tutto, giusto?
-La
nostra galassia. Voglio vedere la galassia dove ci troviamo noi-
Disse
infine.
La
voce le tremava un po’ come ogni volta che doveva comunicare i dati di una
nuova scoperta o quando era ad un passo dal dimostrare una sua teoria.
La
vertigine che provava era la stessa.
-Come
desideri-
Loki
si fermò al centro della stanza ad occhi chiusi.
Con
le mani faceva un movimento come se stesse creando una palla di neve, solo che
non era neve… erano stelle!
Poco
dopo una minuscola galassia a spirale grande come una padella fluttuava a
mezz’aria sotto gli occhi increduli di Jane Foster.
-Questa
è…? È veramente…?-
Allungò
la mano per toccarla.
“Sto
toccando le stelle! Oh, mio Dio, sto davvero toccando le stelle più esterne
della nostra galassia!”
Quando
le sfiorava con le dita i puntini luminosi svanivano in una luce verde (“il
verde è lo spettro di emissione caratteristico dell’ossigeno quando viene
bombardato da radiazioni elettromagnetiche” realizzò Jane in astratto) ma si
ricomponevano subito.
-Puoi
farla più grande?-
Chiese
a Loki.
La
sua voce era un imbarazzante e acuto pigolio.
Il
modellino si dilatò in una scala perfetta ed arrivò alle dimensioni di un tavolo
da giardino.
Le
stelle ora la sfioravano.
Erano
miliardi di globi di energia, e c’erano nebulose ed asteroidi, e comete, e…e… e interi sistemi solari
forse mai neanche visti da un umano!
Jane
sentiva l’emozione stringerle la gola.
-Puoi…?-
Loki
annuì senza bisogno che lei finisse la richiesta.
Allargò
le braccia e ad un suo respiro la galassia sembrò esplodere: le stelle
divennero grandi come palloni da calcio e brucianti di energia e riempirono
tutta la stanza.
Adesso
Jane ne poteva distinguere i colori: c’erano le grandi giganti rosse e le
brillanti giganti azzurre (le sue preferite).
Era
immersa in un oceano scintillante di diamanti.
La
sua mente di studiosa razionale cercava di associare ad ogni cosa che vedeva i
dati scientifici che conosceva, ma ben presto ci rinunciò: niente, niente di quello che aveva studiato
l’avrebbe mai potuto prepararla a quello.
Stava
camminando tra le stelle! Dopo quello poteva anche dare un calcio ai libri di
astrofisica e scordarsi le formule matematiche!
Si
premette una mano sulla bocca: l’emozione minacciava di sopraffarla e di
trasformarsi in un attacco di pianto isterico.
-Non
avere paura, Jane Foster. Tutto questo è tuo-
La
rassicurò la voce di Loki da qualche parte in tutto
quel brillare.
“Va
bene… va tutto bene, adesso niente panico… sei una persona adulta e matura, Jane, e sei una
scienziata, quindi comportati come tale”
E
invece gettò alle ortiche anche la sua dignità di persona adulta e matura
nonché di scienziata quasi subito, quando cominciò a muoversi tra le stelle
cercando di afferrarle; quando le
scomparivano tra le mani rideva come una bambina che giocava tra le bolle di
sapone.
Aveva
studiato astrofisica per tutta la vita e lo sapeva che lo spazio era pieno di
meraviglie, ma poterle toccare realmente sarebbe probabilmente stata
l’esperienza più bella della sua vita; e per fortuna non aveva avuto una crisi
di pianto isterico, semmai l’eccesso opposto.
Si
fermò tra le stelle a braccia aperte, cercando di toccarne il più possibile.
-Sei
contenta, Jane Foster?-
La
voce di Loki le arrivò ovattata.
Non
lo vedeva, abbagliata com’era dalla luce di un’intera galassia riprodotta in
miniatura nel suo salotto, quindi si girò verso dove credeva che provenisse il
suono.
-Tu
crei delle cose meravigliose. Perché dicono che sei malvagio?-
Lo
disse d’istinto.
-Sei
sicura di volerlo sapere?-
-Vorrei
provare a capire-
Le
stelle si dissolsero e nel salotto rimase solo Loki
che giocava distrattamente con le ultime scintille di magia.
-La
mia risposta non ti piacerà. Sappi che io, Jane Foster, abitualmente mento. Io
inganno chiunque senza il minimo scrupolo e se per raggiungere i miei scopi devo
uccidere non mi faccio scrupoli-
Jane
si pentì immediatamente di avergli fatto quella domanda e all’improvviso le fu
chiarissimo perché Thor le ripetesse sempre di stare in guardia.
Loki
continuò implacabile.
-Ho
scatenato un esercito di mostri contro la città che voi chiamate New York e
prima ancora ho ingannato il mio vero padre
con la promessa di un’alleanza e l’ho ucciso. Ho imprigionato in una forma
umiliante l’uomo che mi ha adottato e cresciuto come un figlio. Ho anche
ingannato Thor, ho visto il dolore che la mia presunta morte gli causava e ne
ho riso-
Quando
lasciò svanire la magia e si girò di nuovo verso di lei Jane rabbrividì per
l’intensità del suo sguardo.
-Ho
fatto tutte queste cose e non trovo in me neanche una goccia di pentimento. Tu
non diresti che sono malvagio?-
Jane
colse una nota stonata in quella domanda.
Sembrava
che Loki chiedesse di essere odiato.
“Se
non mi amate allora vi costringerò ad odiarmi pur di farvi prestare attenzione
a me”
Doveva
stare molto attenta a cosa dire.
-Hai
fatto cose che possono essere considerate malvagie, ma cosa ci sia realmente
nel tuo animo non so dirlo-
Loki
sorrise, ma era un sorriso che la spaventava.
-Una
risposta molto astuta la tua, ti faccio i miei complimenti-
Jane
non capiva se era un reale apprezzamento o una beffa, e nel dubbio rimase in
silenzio.
-Con
il tuo permesso, Jane Foster, ora vorrei ritirarmi-
Loki
accennò un inchino e uscì dalla stanza senza mai voltarle le spalle.
“Forse
dare le spalle è considerata maleducazione anche ad Asgard”
Jane
non sapeva come reagire a quelle cose: Loki si era
inchinato per prendere congedo da lei e continuava a trattarla come una dama
medievale.
Avrebbe
riso della situazione se non fosse stato per il fatto che aveva appena vissuto la
straniante esperienza di essere padrona di una galassia e che il dio degli
inganni aveva trasformato il salotto in un parco giochi magico apposta per lei,
per ricordarle subito dopo che abitualmente i suoi sforzi erano tesi a uccidere
o danneggiare le persone, non certo ad intrattenerle.
Si
sedette di nuovo sul divano e si massaggiò le tempie.
Certo
che Loki era veramente strano!
Lo
sguardo le cadde sulla cartella dei dati scientifici.
Peccato
che dopo aver visto e toccato le stelle un mucchio di numeri le sembrava
assolutamente insignificante.
****
Lei
e Thor erano seduti sullo stesso divano solo poche ore dopo.
-Quindi
secondo te era davvero così importante?-
Era
almeno la quarta volta che Jane faceva a Thor quella domanda, anche se in forme
diverse.
Thor
però non si seccava e le rispondeva sempre con pazienza.
Le
passò un braccio intorno alle spalle.
-Penso
che per lui lo fosse certamente. Purtroppo io non comprendo per niente Loki e le sue motivazioni, ma credo che fosse importante
per lui sdebitarsi con te. Però non so dirti se l’abbia fatto per un reale
sentimento di gratitudine o solo per rispettare alla lettera le regole
dell’ospitalità, per non fornire neanche il minimo pretesto per scacciarlo-
Jane
si era rannicchiata contro di lui.
Decisamente
era migliore del plaid, ma in quel momento lei aveva la testa altrove.
-Mi
ha dato l’impressione di una persona molto sola-
Disse
piano.
-È
sempre stato molto riservato. In parte è la sua natura, in parte credo che,
come lui è abile nel tessere inganni, tema che gli altri facciano la stessa
cosa nei suoi confronti e non voglia esporsi. Non lo so. Vorrei saperlo. Vorrei
che uscisse da quella stanza-
-Forse
invece sta sfidando te ad entrare-
Mormorò
Jane.
-E
perché dovrebbe?-
-Magari
proprio perché sa che non potrebbe buttarti fuori. Forse vuole vedere se tu
andrai a cercarlo-
Non
sapeva esattamente da dove venisse quell’idea, in ogni caso Jane era convinta
che fosse abbastanza corretta.
-Non
so come comportarmi con lui-
Ammise
Thor con un sospiro.
-Thor,
vuoi un consiglio? Non cercare di prevedere le sue mosse, fai solo quello che
ti senti di fare. Se cominci anche tu a calcolare ti metterai sullo stesso
piano e non devi permetterlo. Se vuoi salvarlo devi fare in modo che anche lui
torni ad essere spontaneo, e se vuoi un po’ di sincerità da parte sua sarebbe
utile cominciare con il dargli il buon esempio-
In
quel momento Jane si rese conto che stava parlando come una mamma.
Chissà,
forse quei due dopotutto avevano davvero bisogno dell’aiuto di un intuito
femminile riconciliarsi.
Perché
ci sono dieci persone che seguono la storia, tre che la preferiscono e due che
la ricordano, quindi… grazie!
Ho
finito questo capitolo senza neanche rendermene conto.
Il
fatto è che in origine dovevano entrarci molte più cose, ma poi mi sono dilungata
su Jane e allora ho dovuto spezzare per non farlo diventare un mattone.
Ho
spezzato anche il titolo.
Ma
parliamo di Jane!
Sto
provando a difenderla perché nel film è in effetti un personaggio inutile (non
fosse che investe Thor con la macchina… le risate che
mi faccio ogni volta in quelle scene XD) e invece, dai, poverina, anche lei
avrà qualcosa per cui vale la pena considerarla!
Quindi
per me farà l’amica/psicologa/consulente familiare.
E
no, niente Loki/Jane, mi dispiace.
“Pheww! L’ho scampata!” ndLoki
“Tu
taci, se no ti sequestro la schiuma lisciante per i capelli” nd me.
Parlando
invece di cose serie, per la questione dei doni ospitali ed il fatto che Loki oggettivamente non possiede neanche le mutande e deve
rimettersi alla benevolenza di una ragazzina l’ho mutuato dall’Odissea.
“Non
cercare di prevedere le sue mosse, fai solo quello che ti senti di fare. Se
cominci anche tu a calcolare ti metterai sullo stesso piano e non devi
permetterlo. Se vuoi salvarlo devi fare in modo che anche lui torni ad essere
spontaneo, e se vuoi un po’ di sincerità da parte sua dovresti cominciare con
il dargli il buon esempio”
Sì,
quello di Jane era un ottimo consiglio, ed in ogni caso lui non poteva sperare
di battere Loki al suo stesso gioco.
Era
invece meglio cercare di far riemergere qualcosa del ragazzo che era stato e
del fratello con cui Thor era cresciuto, e per farlo occorrevano tanta pazienza
ed una mano sempre tesa verso di lui.
Sarebbe
stato rifiutato, deriso e disprezzato per il suo sentimentalismo, ne era certo,
ma doveva rischiare.
Il
primo passo era stabilire un contatto.
Thor
decise che sarebbe entrato nella stanza di Loki con
una scusa qualsiasi, per questo due giorni dopo, nel pomeriggio, si trovò di
nuovo a bussare alla sua porta.
All’
“Avanti” entrò e trovò Loki seduto sul letto esattamente
come la prima volta, tanto che gli venne da chiedersi se si fosse mai mosso, a
parte per parlare con Jane.
-Come
stai?-
Loki
si appoggiò con i gomiti alle ginocchia e si sporse in avanti con fare
indagatore.
-Cosa
vuoi chiedermi veramente?-
Thor
non gli rispose subito, ma tirò vicino una sedia e ci si accomodò.
Sincerità sperando di ricevere in
cambio sincerità.
-Voglio
sapere veramente come stai-
-Sto
bene, ti ringrazio-
“Non
è vero. Sei bloccato qui e costretto all’inattività, non puoi stare bene”
Ma
non lo disse.
Si
guardò intorno alla ricerca di qualche indizio su suo fratello.
Lo
trovò nei vestiti.
I
vestiti che Loki indossava al suo arrivo erano stati
piegati ordinatamente e lo strappo gli sembrava più piccolo.
-Stai
riparando la tua giacca con la magia?-
-Complimenti
per averlo notato. Sì: impiego il mio tempo dedicandomi ai lavori di rammendo-
“Mi
stai sfidando a schernirti perche fai un lavoro da donna. Non lo farò”
-Tutto
il giorno? È un’attività un po’ monotona a lungo andare. Potresti uscire da qui
ogni tanto-
-Ti
ringrazio dell’offerta ma non credo che fuori da questa stanza ci sia nulla che
potrebbe catturare la mia attenzione-
Suo
malgrado a Thor veniva da sorridere per la buffa aria sostenuta che Loki si ostinavaa mantenere.
-Oh,
bè, scusami se non posso offrirti svaghi degni di te.
Sai com’è, avrei voluto invitarti ad una battuta di caccia o ad un banchetto,
ma in questa stagione la caccia è proibita e chi fa troppo rumore e disturba il
vicinato viene punito dalla legge-
Una
vaga espressione di sorpresa passò per un attimo sul viso di Loki, subito sostituita dal disgusto.
-Niente
caccia e niente banchetti? Ma che razza di mondo ti sei scelto per viverci?-
-Bè,
è qui che vive Jane-
Replicò
Thor un po’ piccato.
Se
ne pentì immediatamente perché Loki fece un sorriso
che non gli piacque per niente.
-Uh-uuhhh… allora
deve averti addomesticato per bene…-
La
sua voce era un concentrato di allusioni maliziose ed il luccichio nei suoi
occhi non lasciava alcun dubbio sul tipo di pensieri che gli passavano per la
testa.
-Attento
a come parli di lei-
Lo
ammonì Thor.
Lui
alzò le mani in segno di riappacificazione.
-Calma,
calma, non le ho detto nulla di male. In fondo per lei era un complimento.
Pensavo solo che, se è riuscita a metterti un guinzaglio tanto stretto- si
passò la lingua sui denti in un gesto palesemente provocatorio -di certo ne
deve valere la pena-
-Stai
al tuo posto, Loki!-
Gli
intimò a quel punto.
Loki
non si lasciò intimidire, anzi lasciò andare una risata.
-Sei
proprio cambiato, Thor! Da quando è così facile metterti in imbarazzo?-
-E
tu da quando sei così abile nelle discussioni a proposito di donne?-
“Ammetto
che non so nulla di te. Vuoi cominciare a dirmi qualcosa?”
Loki
lo squadrò con l’aria di chi la sa lunga.
-Non
sono completamente privo di esperienza in materia, sai? Solo che io sono
abbastanza intelligente da capire che una signora preferisce discrezione sui
suoi affari privati, e certo non tutte gradiscono essere sbandierate in giro
come trofei. Il fatto che non mi sia mai vantato di conquiste romantiche e
avventure galanti come facevate te ed i tuoi degni compari non vuol dire che
non ne abbia avute-
-Ah,
sì? Fammi il nome di qualche fortunata-
Lo
sfidò Thor.
A
quel punto era sinceramente curioso.
Loki
fece la smorfia soddisfatta di chi sta per vincere e vuole godersi gli ultimi
istanti di incertezza dell’avversario prima di dargli il colpo di grazia.
-Te
la ricordi Angrboda?-
Thor
boccheggiò.
-A-angrboda…? QuellaAngrboda?
La gigantessa guerriera?-
-Non
è che ne abbiamo conosciute molte. Bè, io l’ho conosciuta meglio devo dire-
Di
nuovo il tono da “significati nascosti che non sono per niente nascosti”.
Thor
era completamente frastornato, come se gli avessero appena tirato un colpo in
testa con il suo stesso martello.
-Non
ci posso credere! Angrbodaa! Quella ha quasi castrato
Fandral quando ha tentato di corteggiarla!-
Loki
sbuffò con aria infastidita.
-Oh,
per favore! Quello non era corteggiare: il tuo amico è fintamente raffinato,
cosa che è persino peggiore della rozzezza pura e semplice, ed inoltre è
arrogante e presuntuoso e fondamentalmente convinto che le donne siano tutte obbligate
a cadere ai suoi piedi. Angrboda ha fatto bene a
rispondergli con un coltello conficcato a pochi centimetri dalla sua virilità-
In
un'altra occasione Thor si sarebbe sforzato di difendere l’amico, ma in quel
momento la sua mente era presa da altro.
Lui
la ricordava bene Angrboda, la gigantessa guerriera
di Mùspelsheim: di carnagione bruna, alta il doppio
degli Aesir e muscolosa come i loro uomini, occhi
d’oro e capelli rosso fiamma raccolti in trecce strette e annodate intorno alla
testa; collane e bracciali fatti con oro, cuoio e le ossa dei nemici uccisi in
battaglia, orgogliosamente a petto nudo come un uomo e con i tatuaggi rosso
scuro della sua tribù che spiccavano sul torace e sulla schiena.
Per
tutto il banchetto era rimasta seduta altera e impassibile, per nulla messa in
soggezione dagli sguardi sgomenti che le venivano rivolti.
Era
uno strano ma affascinante misto di maschio e femmina.
Che
beveva vino ed idromele come se fossero stati acqua.
E
che quando un Fandral leggermente alticcio si era
azzardato a fare un commento sul suo seno scoperto aveva reagito così: aveva
afferrato il coltello comune usato per tagliare la carne al banchetto e lo
aveva conficcato con forza tra le gambe dell’insolente.
Tutti
credevano che lo avesse castrato, Fandral compreso
che era svenuto, invece la gigantessa aveva “solo” piantato una lama di trenta
centimetri in una panca di legno massiccio. E senza neanche faticare.
Thor
non riusciva a credere che un colosso del genere si fosse lasciata sedurre da…Loki?
-Ma
tu…come…? Lei…?-
Balbettò
confuso.
Loki
sorrise compiaciuto del suo sgomento.
-Vuoi
i dettagli?-
-Per
carità, no!-
E Loki rise di nuovo di lui e del suo imbarazzo.
Thor
scosse la testa.
-Non
posso crederci…Angrboda! E
pensare che Fandraldiceva…-
Thor
si interruppe e guardò Loki preoccupato.
Forse
ricordargli i dissapori all’interno del gruppo dei tre guerrieri, che lo
tolleravano solo perché lui era “il fratello di Thor”, non era stata una mossa
saggia.
Loki
invece liquidò la cosa con un gesto annoiato della mano come se non lo toccasse
minimamente.
“Sei
davvero cresciuto, fratello. Una volta avresti sofferto per non essere
considerato da loro, adesso invece li guardi dall’alto in basso”
-Non
preoccuparti di urtare la mia sensibilità, lo so cosa diceva. Diceva che
persino Lady Sif era più virile di me, probabilmente
anche a letto. Ma da circa trecento anni non lo dice più.. chissà come mai,
eh?-
Thor
si irrigidì.
Nel
suo cervello un campanello aveva cominciato a segnalare “pericolopericolopericolo”.
-Loki…? Hai
fatto…qualcosa… a Fandral?-
Loki
lo guardò con un’aria innocente.
-Ma
niente, stai tranquillo-
Thor
stava già per tirare il sospiro di sollievo quando Loki
decise malauguratamente di continuare.
-O
almeno, niente che il tuo amico non abbia apprezzato o per cui non mi
ringrazierebbe se solo conservasse un ricordo più preciso. Ho ritenuto opportuno
fargli sperimentare l’altro punto di vista del rapporto di coppia, dato che era
deplorevolmente ignorante in materia-
Thor
avrebbe evoluto sprofondare.
Non
riusciva ad articolare più nulla di sensato.
Accidenti,
era vero! C’era stato un periodo in cui Fandrall
aveva preso l’abitudine di schernire Loki per il suo
aspetto esile e per l’assenza di pettegolezzi circa incontri galanti tra lui ed
una qualsiasi delle dame di corte, ma gli scherzi e le battute piccanti erano
cessati improvvisamente dopo i festeggiamenti della prima battaglia di Àlfehim.
Non
sapeva se ridere istericamente o essere disgustato.
Accidenti,
perché aveva dato il via a quella discussione che era rapidamente degenerata?!
-Sei
impossibile-
Riuscì
solo a dire.
Loki
non smise di sorridere neanche per un istante.
-Adesso
però voglio chiederti una cosa seria-
L’espressione
di Loki si mutò in fastidio.
-Oh,
ti prego! Sei sicuro di voler rovinare questo momento di confidenza fraterna?-
Thor
capì perfettamente il messaggio nascosto dietro quelle parole.
“Non
chiedermi cose su cui non voglio risponderti. Rischi di farti male e lo sai”
Ma
non poteva permettere a Loki di manovrarlo.
-Purtroppo
devo. Dimmi cosa hai fatto a Padre mentre regnavi su Asgard
al posto suo-
Gli
chiese senza giri di parole.
Loki
si agitò come un’animale in trappola.
-Non
chiedermelo-
-Loki,
devo saperlo. Non preoccuparti, non ti caccerò di casa-
Lui
rimase muto, con le labbra strette e gli occhi che saettavano in giro alla
ricerca di una qualsiasi scappatoia.
Thor
si sentì in dovere di essere almeno un po’ gentile.
-Per
favore-
-Non
lamentarti se non ti piacerà. Io ti ho avvisato-
Thor
annuì e Loki cominciò a raccontare.
Non
lo interruppe neanche una volta e non lo guardò, semplicemente si lasciò
trasportare dalla sua voce.
Non
era stato difficile cogliere Odino in un momento di fragilità: sua moglie
appena morta, il suo erede disperso in una battaglia troppo grande e l’uomo che
aveva allevato come figlio ucciso anche lui.
Era
troppo persino per il padre degli dei.
Non
era stato difficile presentarsi con l’aspetto di un’ancella e convincerlo ad
accettare una coppa di idromele.
Con
una generosa dose di pozione del sonno.
E
non era stato difficile neanche prendere l’aspetto di una guardia, dare ad
Odino l’aspetto di un'altra persona e portarlo in cella di notte.
Nelle
stanze più profonde dei sotterranei.
E
tessere incantesimi per non fare uscire alcun suono dalla sua cella e per
celarlo allo sguardo di Heimdal.
E
dargli l’aspetto di un topo, un piccolo essere dal verso quasi inudibile che
per natura si agita in continuazione e che non avrebbe attirato l’attenzione
anche se qualcuno si fosse addentrato tanto lontano nelle segrete e lo avesse
visto.
Ed
assicurarsi di portargli personalmente poco cibo e solo acqua con la pozione
del sonno, in modo da indebolirlo con la droga se avesse bevuto o con la
mancanza di idratazione se non lo avesse fatto.
Ed
ignorare gli squittii ed il raspare contro la porta e dimenticare che erano la
voce di colui che un tempo aveva chiamato padre.
-Allora
quando volevo restituire Mjollnir… tu me lo hai
lasciato perché sapevi di non poterlo controllare! Io credevo…-
-Che
credevi? Che fosse un gesto di generosità da parte di tuo padre? E invece,
dolente, ma era solo una bugia. Benvenuto nel mio mondo, fratello-
Thor
preferì cambiare argomento.
-Come
ti hanno scoperto?-
-Heimdal-
Non
si poteva ingannare a lungo il Guardiano.
Che
ogni tanto non vedesse Odino era normale, ma che non lo vedesse mai, anche quando sapeva dove si
trovava, era sospetto.
Alla
domanda diretta per un attimo il controllo sui suoi incantesimi era venuto
meno.
Un
attimo sufficiente a permettere ad Heimdal di capire
chi era veramente e di dare l’allarme.
Mentre
lottava con il Guardiano anche il controllo sugli incantesimi che aveva imposto
sulla cella si era spezzato ed Odino si era liberato.
A
quel punto non gli era rimasto altro che fuggire con il Bifrost
e cercare di contattare lui prima che lo facessero altri da Asgard.
-Il
resto lo sai-
Concluse
Loki.
Per
un po’ Thor non si mosse, troppo sconvolto ed indignato per coordinare parole o
movimenti.
Adesso
che sapeva tutto la tentazione di riportare Loki ad Asgard a calci era fortissima!
Ma
aveva promesso che non lo avrebbe scacciato dalla sua casa.
Alla
fine però la rabbia ebbe la meglio e si alzò con uno scatto dalla sedia.
-Quello
che hai fatto a Padre è imperdonabile!-
Loki si alzò per
fronteggiarlo, e sembrava arrabbiato almeno quanto lui.
-E
quando mai ho chiesto di essere perdonato?!-
Quello
fu troppo: Thor lo afferrò dalle spalle e lo scrollò forte.
-Sei
un folle arrogate! Non ti rendi conto che rischi di portare tutti noi alla
rovina per la tua ambizione personale? Tu vuoi essere re ma non puoi governare
se non hai cura delle vite che ti sono affidate-
Loki lo spinse via.
-E
tu ne hai invece? Non sei stato tu a riconsegnare l’Aether
nelle mani di Malekith? E per cosa? Per un essere mortale-
Quello
fu il secondo errore di Loki.
Si
era fatto trasportare dalla rabbia ed aveva espresso disprezzo per Jane, cosa
che Thor non poteva tollerare.
Lo
afferrò dal bavero e lo appiccicò al muro.
-Adesso
basta, Loki! Non so quali siano i torti che credi di
aver subito, ma ti avviso che se non lascerai fuori Jane da tutto questo,
davvero non ci sarà giuramento nei nove regni che mi impedirà di fartela
pagare. Mi hai capito?-
Solo
in quel momento Thor si accorse che stava di nuovo facendo il suo gioco:
lasciarsi provocare.
Lo
lasciò andare.
-Io
davvero non ti capisco- tentò ancora Thor -Avevi tutto ad Asgard.
Eri un principe, avevi una famiglia. Tutto quello che avevi fatto noi lo
avremmo perdonato perché ti vogliamo bene. Si può sapere che altro vuoi?-
Loki gli diede le
spalle.
Evidentemente
non lo giudicava degno della sua completa attenzione.
-Ciò
che io desidero tu non puoi neanche immaginarlo. Ero un principe, dici. No: ero
uno dei tanti trofei di guerra. Ed avevo una famiglia che mi avrebbe perdonato.
Certo. Sarei stato accolto a braccia aperte, ma solo se mi fossi sottomesso di
nuovo, non è vero? Non lo farò. Io so che cosa sono, so che appartengo ad una
razza più antica e potente della tua, e sappi che non accetterò mai di tornare
ad accucciarmi come un cane ai piedi del trono che è mia proprietà-
Si
voltò di nuovo verso di lui e lo guardò con il disprezzo più completo.
-Io
ti avevo avvertito, figlio di Odino, che sarebbe stato meglio non incrociare le
nostre strade più del necessario-
Thor
si rese conto che era inutile: cercare di convincere Loki
lo faceva solo indispettire di più.
-Va
bene, ho capito. Me ne vado -
Si
voltò per uscire.
La
porta era aperta.
Strano,
lui ricordava di averla chiusa… ma forse si
sbagliava, e comunque aveva altro a cui pensare.
SBAM!
Dannazione!
Lo scherzo della porta al contrario!
Loki l’aveva resa
invisibile e lui ci era sbattuto contro!
Anche
il dio del tuono perde molta della sua dignità quando dà una facciata contro un
pezzo di legno, e sia mai che Loki perdesse
l’occasione di fargli fare la figura dello stupido anche senza un pubblico.
-Loki!-
Troppo
tardi: il colpevole se l’era già filata dalla finestra.
E
si era a sua volta reso invisibile per mettersi al sicuro, e in quel momento
stava ridendo alle sue spalle nascosto chissà dove.
-Sì,
Loki, nasconditi pure! Ma prima o poi dovrai
capitarmi di nuovo a tiro, e allora…-
All’improvviso
si sentì un’idiota: stava sbraitando da solo in mezzo ad una stanza vuota.
Scosse
la testa e uscì in corridoio.
“Io
lo ammazzo. Prima o poi lo pesto con Mjollnir,
promesso!”
**
Quando
raccontò a Jane della prima prova di presa di contatto anche lei dovette
ammettere che non era andata bene per niente, e dopo quello che aveva saputo Thor
non era neanche sicuro di volerci riprovare.
Poco
dopo pranzo dei colpi alla porta li sorpresero entrambi.
-Stano,
sono le quattro di pomeriggio ed io aspettavo Darcy
non prima delle sei-
-Non
dovevate vedervi alle cinque?-
-Le
sue cinque sono le mie sei, non conosci i suoi epici ritardi?-
Thor
preferì andare lui ad aprire perché gli era sembrato un suono strano, come di
ferro.
-Ehilà,
divinità vichinga, come te la passi?-
-Tony? Tony Stark! Che piacere vederti, amico mio!-
Era
Ironman, con tanto di armatura rossa e oro, che venne
stritolato in un abbraccio che fece cigolare le giunture ed invitato ad
accomodarsi nel salotto di casa.
-Ah,
lei deve essere la Dottoressa Foster! È un piacere incontrarla di persona. Sto seguendo
con molto interesse le sue ricerche di astrofisica sulle connessioni tra le
dimensioni parallele. Mi lasci dire, le sue intuizioni sui ponti di Einstein-Rozen sono state incredibili considerata la scarsa
quantità di dati che aveva a disposizione, ed ancora più ammirevole è stata la
sua testardaggine a voler dimostrare un’idea folle… è
un complimento- aggiunse in risposta all’occhiata perplessa che ricevette.
Jane
si mosse in imbarazzo come una scolaretta a cui il preside in persona abbia
fatto i complimenti.
-La
ringrazio davvero tanto, signor Stark-
-Per
favore, no! Io sono il signor Stark solo durante le
noiose riunioni dei consigli di amministrazione, per un’affascinante scienziata
come lei sono Tony. Ma adesso scusa Jane… posso
chiamarti Jane, vero? Ho bisogno di parlare con Mister bicipiti d’acciaio- poi
si rivolse a Thor –Possiamo uscire un attimo?-
Thor
era abbastanza curioso e non aveva motivi per non accettare l’invito, così
precedette Ironman nel giardino sul retro.
La
siepe era ben curata così si poteva stare all’aperto anche senza essere oggetto
di sguardi indiscreti, ed anche il prato era ben sistemato.
Non
che Thor avesse mai falciato il prato. A quello pensava JhonnyBecket, il figlio tredicenne dei loro vicini per
quindici sterline ogni due settimane.
Thor
guardò in alto, fino al primo piano alla finestra della stanza degli ospiti da
dove Loki era stato tanto furbo da sgattaiolare non
appena aveva capito di aver tirato troppo la corda.
Chissà
se in quel momento era invisibile e a pochi passi da loro?
-Ti
sei sistemato bene, Point Break. Quanto alla tua incantevole signora eviterò di
fare pessime battute a proposito di un dio con un martello e di “battere
chiodo” che probabilmente tu non capiresti-
-Allora?
Come mai questa visita?-
-Ah,
giusto! Allora, è solo una formalità, non devi preoccuparti di niente… pare che il sistema di sicurezza dello SHIELD abbia
registrato la presenza di Loki qui. Insomma, da
queste parti. Io l’ho detto a Fury che le sue sono
solo paranoie, che quello che le sue telecamere avevano ripreso era solo
qualche poveraccio così sfortunato da assomigliare alla Biancaneve isterica di
New York, ma sai, il direttore è particolarmente incazzato con Loki dopo quello che ha fatto a Coulson.
E così eccomi qua, a sbrigare stupide pratiche per conto suo. Tranquillo, lo so
che è tutto a posto e che il metallaro emo è morto e
sepolto o qualunque altra cosa usiate fare voi, ma sai…
PORCAPUTTANA!-
Thor
aveva cercato invano di interrompere lo sproloquio di Tony per dirgli che
effettivamente Loki si trovava su Midgard,
ma lui non gliene aveva dato il modo, e adesso si era ritrovato Loki a pochi passi di distanza.
Da
qui la colorita esclamazione.
-Spero
che tu abbia una buona spiegazione per questo!-
Ed
indicò Loki come se fosse stato un oggetto.
Lui
ricambiava lo sguardo con aperta ostilità ma non aprì bocca e non si mosse.
Thor
notò che aveva rindossato i suoi vestiti abituali anche se sulla spalla c’era
ancora un bello strappo.
-Allora?
Che ci fa qui la Regina Cattiva?-
Incalzò Ironman.
Thor guardò
Loki. Loki guardò Thor.
Lo
guardò a testa alta come un condannato a morte che sfida il plotone di
esecuzione.
“Si
aspetta che io lo consegni allo SHIELD dopo quello che mi ha detto su Padre. E
non vuole chiedere di nuovo la mia pietà”
-Hem…ecco…-
Tentò
Thor, bruscamente interrotto da Tony.
-Lascia
stare, prima voglio parlare un attimo con lui. Hei,
tu, nipote sfigato di Piton! Non ti sono bastati i
calci in culo che hai preso la prima volta che sei stato su questo pianeta? Hai
tendenze masochiste e vuoi ripetere l’esperienza?-
Thor
era sicuro che Loki sarebbe rimasto zitto per
dimostrare la sua superiorità da“Io non
do confidenza ad un misero mortale” e invece rispose a Stark
esattamente con lo stesso tono.
-La
prima volta che sono stato su questo pianeta sono stato in grado di distruggere
metà delle vostre forze semplicemente standomene seduto in una stanza, dove
teoricamente sarei stato vostro prigioniero. In proporzione direi che chi ha
preso più calci in culo siete stati voi-
Ironman
gli si avvicinò minaccioso.
-Non
è una questione di punteggio come a baseball, razza di stronzo! A causa tua
sono morte delle persone, lo capisci questo? Non te li senti sulla coscienza? O
se non hai una coscienza almeno sullo stomaco? Come puoi dormire la notte?-
Prima
che Thor avesse il tempo di tappare la bocca a Loki,
suo fratello aveva già risposto.
-Non
comprendo le ragioni del tuo sgomento, Tony Stark.
Dimmi, tu dopo aver schiacciato degli insetti che ti davano noia sei solito
piangere sui loro cadaveri?-
Fu
un attimo: Tony si gettò su Loki e lo inchiodò a
terra con le mani alla gola.
-Maledetto
bastardo! Phil era una persona! Una persona, capisci? Non era una mosca da
schiacciare! E adesso dimmi che farai appello alla mia umanità-
Thor
intervenne a togliere di dosso Ironman a Loki prima che lo strangolasse, anche se in effetti lo
avrebbe meritato per quella risposta.
-Point
Break? Ma che diavolo fai?!-
Intanto
Loki lo guardava ad occhi sgranati.
“Devo
dirlo adesso. O posso lasciare che sia lo SHIELD ad occuparsi di lui. Quello
che ha fatto a Padre… ma se lo lascio cadere ora lo
avrò perso per sempre. Non posso”
Thor
si preparò ad affrontare di nuovo Ironman e se fosse
stato necessario l’intero SHIELD.
-Perdonami
Tony, dovevo spiegartelo prima. Loki è sotto la mia
protezione-
-Cosa?
Tu lo difendi?-
Thor
gli spiegò brevemente che Loki aveva invocato il
diritto dell’ospite e che lui era obbligato a proteggerlo.
-In
pratica ti sei fatto incastrare. Complimenti, divinità! Se ho capito bene adesso
alzare un dito contro di lui vuol dire guerra con te. Bene. Fantastico! Cioè,
tu mi stai dicendo che dopo tutto il casino che ha combinato, dopo che stava
per trasformare questo pianeta nel suo personale set da ApocalypseNow, dopo che ha ucciso una media di persone su tempo
che farebbe invidia ad Hitler, dopo che ti ha bellamente preso per il culo
fingendosi morto come gli opossum… dopo tutto questo
e tante cose di cui noi siamo beatamente ignoranti…
tu devi fargli fare la vacanza premio a casa tua?-
-Sì-
Rispose
Thor, anche se un po’ confuso da quella parlantina.
E
anche se non sapeva cosa fosse “vacanza premio”.
Loki
lo guardava ancora come se lo stesse attentamente valutando.
Ironman
roteò gli occhi esasperato.
-Point Break… e checaaazzooo!-
Thor
si sentiva in dovere di agire e parlare come un principe in quel momento: la
pace con le forze di difesa di Midgard dipendeva da
lui e dalla sua diplomazia.
Alla
faccia, che responsabilità!
Ma
doveva riuscirci.
-Ti
assicuro che non è qui per portare guerra. Ed anche se fosse ti do la mia
parola che sarò io a rispondere personalmente delle sue azioni. Puoi riferire
al direttore Fury che Loki-
si girò a guardare il diretto interessato con un’espressione eloquente -Non è
una minaccia-
Tony
alzò un sopracciglio. Era un ritratto: quello dello scetticismo.
-Quello non è una minaccia? Ma andiamo,
lo hai visto? È una minaccia eccome! Se non altro per il senso estetico, dato
come si veste-
Loki
strinse i pugni fino a fare sbiancare le nocche ma stavolta se ne stette zitto.
Ironman
tornò a rivolgersi a Thor.
-Senti,
Conan il Barbaro, adesso parliamo seriamente. A me sta venendo il dubbio che a
te non freghi proprio un accidenti di questo pianeta. Hai presente quanta gente
è morta a New York? Quanti feriti? Voglio raccontarvi una storia, a voi due che
sembrate usciti da un videogioco trash-
I
fratelli si scambiarono uno sguardo perplesso.
Avevano
capito che “videogioco trash” non era esattamente un complimento, ma non
capivano in che misura fosse offensivo.
Tony
Stark continuò il suo discorso.
-Lo
conoscete Adolf Eichman? No? Era un nazista. Nel 1939
era a capo dell’ufficio centrale per la sicurezza del Reich. Sapete che faceva?
Era lui che dava l’ordine quando partiva un convoglio di ebrei diretto al campo
di sterminio. Al suo processo disse che “avere cinque milioni di esseri umani
sulla coscienza gli dava un senso di grande soddisfazione”. Persona simpatica,
no? Comunque sia, visto che aveva ucciso cinque milioni di ebrei, altri cinque
milioni che erano ancora in vita erano incazzati con lui come bisce.
Sguinzagliarono sulle sue tracce il Mossad, il
miglior servizio segreto del mondo, migliore della CIA, anche se da americano
mi secca ammetterlo. Lo trovarono in una periferia di Buenos Aires, lo
rapirono, lo caricarono su un volo dell’El Al
travestito da steward. E…- Tony schioccò le dita
–Hop! Chi ci aveva messo tanto impegno nello schiacciare gli insetti si è
trovato con il sedere su un formicaio-
Fece
un paio di passi verso Loki.
-Capisci
cosa voglio dire, Madame Medusa? Tu ci hai fatti incazzare. Noi per te saremo
anche insetti, ma se prima o poi capiti nelle nostre mani ti facciamo pagare
tutto e senza sconti. Quindi stai attento a come ti comporti finché sei qui,
perché se stuzzichi il formicaio più del dovuto…bè, non basteranno tutti gli dei vichinghi a salvarti il
culo questa volta-
Ancora
Loki non gli rispose, invece guardò Thor, ed anche Ironman fece altrettanto.
-Sia
chiaro: non voglio rogne con te, Vicky. Tu mi
assicuri che sai tenerlo a bada? Lo custodisci tu? E sei responsabile di ogni
sua azione?-
-Sì.
Loki è sotto la mia custodia e ci resterà per tutto
il tempo necessario–
Rispose
con sicurezza Thor.
Ironman
annuì lentamente.
-Bene.
Perfetto. Rispondi tu per lui. Allora non prenderla come un’offesa personale
quando verrò a prendere a calci nelle palle te
non appena lui si azzarderà anche
solo a starnutire. E tu- puntò di nuovo un dito contro Loki
–So di non poterti uccidere, ma sappiche posso farti molto male. E la prossima volta che vengo a trovarti mi
porto il Dottore, che credo sarebbe felice di rivederti-
Ironman
si calò la maschera sul viso.
-Buona
permanenza-
Accese
i propulsori dell’armatura e schizzò in aria.
Thor
e Loki rimasero a guardarlo che diventava un puntino
sempre più piccolo nel cielo.
-Potevi
consegnarmi a loro. Perché non lo hai fatto?-
Chiese
Loki, con lo sguardo ancora rivolto in alto.
“Perché
non voglio perdere la mia unica possibilità per recuperarti”
Non
lo disse. Non era saggio applicare la politica della sincerità giusto in quel
momento.
-Perché
è una questione tra me e te. Sei ancora mio ospite-
Loki
lo scrutò a lungo.
-I
panni sporchi si lavano in famiglia?-
-Se
vogliamo metterla così, sì-
Loki
rise, una risata breve e secca senza alcuna allegria.
-Bene,
come vuoi tu. Adesso con il tuo permesso il “panno sporco” se ne torna al suo
posto-
Dannazione!
Loki era riuscito a ritorcergli contro persino
un’espressione idiomatica!
E
lui che aveva creduto che l’accenno di Loki alla
famiglia fosse uno spiraglio di fiducia!
-Sei
un idiota!-
Gli
gridò dietro Thor.
Loki
non si voltò neanche e questo lo fece arrabbiare da impazzire.
“Eh,
no! Adesso basta!”
Loki
era già sui gradini quando lui lo afferrò dalle spalle e lo tirò indietro.
Una
volta lo avrebbe fatto ruzzolare a terra per assestargli un paio di sberle,
invece in quel momento bloccò la caduta con il suo corpo e lo tenne stretto
contro il torace.
-Ascoltami
bene, razza di deficiente! Forse io sono solo uno stupido a preoccuparmi per te
e forse tu sei veramente un pazzo irrecuperabile ed una minaccia, ma il punto è
che non mi interessa. Io ti voglio bene. Perciò quando ti sarai saziato della
tua ripicca infantile, vieni a cercarmi da fratello. Io ci sarò ancora-
Non
aspettò una risposta e neanche si prese del tempo per analizzare eventuali
reazioni di Loki, lo lasciò andare e rientrò svelto
in casa.
Perché
dopo aver scritto sedici pagine di capitolo anche io ho bisogno della bombola
di ossigeno ma l’ho fatto in più giorni, invece voi ve lo siete calato tutto in
una volta.
Vabbè,
se i livelli di saturazione sono normali allora andiamo avanti.
0-Questo
è l’ultimo capitolo da teatro greco, cioè dove parlano tanto ma in pratica non
è che succede niente (Sorry, non è molto lusinghiero
per il teatro greco ma è così). Dal prossimo capitolo comincia qualcosa di più
vivace e più in stile “Marvel”.
1-La
discussione tipicamente da maschi sulle rispettive conquiste non mi poteva
mancare. Mi rifiuto di credere che Thor e Loki siano
arrivati vergini a tre o quattromila anni di età!
2-Angroba.
Nella mitologia è la madre di tre figli di Loki (Fenrir, Hela e Jormungandr) io qui ne ho fatto una specie di amazzone. I
suoi colori richiamano il fuoco perche Mùspelsheim è
il mondo dei giganti di fuoco. Sebbene io mi sia completamente inventata che Angroba viene da Mùspelsheim. In
effetti su Angroba mi sono inventata tutto, quindi
non prendete assolutamente per vero quello che avete letto.
2 bis- Angroba è
un mio errore. Il nome giusto è Angrboda. Me lo ha
corretto AlieNation_Zone, quindi se adesso lo leggete
giusto ringraziate lei.
3-Fandral
mi sta antipatico…
4-…
e Loki è un libertino depravato…
5-…ma
noi gli vogliamo bene anche per questo.
6-Qualche
altro Avenger non poteva mancare neanche. Insomma, Loki è sulla terra e la cosa passa inosservata? Ma non
credo proprio: Fury mi avrebbe denunciata.
7-Tony
Stark è un logorroico sboccato a cui piace stare al
centro della scena almeno quanto a Loki, per questo
ho mandato lui a “controllare”.
Ogni
tanto quando minaccia sembra un mafioso.
8-Tony
Stark è incazzato perché Loki
è stato giudicato a casa sua da mamma è papà. Alla faccia dell’imparzialità,
no?
9-Su
Adolf Eichman mi andava di blaterare un po’ perché ne
ho letto di recente su “History”. E mi sembrava
adatto alla situazione.
10-Le
metafore entomofile sono già presenti in “Avengers”.
Ricordate “Una formica ed uno stivale hanno dispute?”?
11-Le
manifestazioni d’affetto di Thor sono molto simili a quelle di un Rottweiler. E
Loki non le apprezza.
-È
qui da dodici giorni, ed io non so neanche se ha mangiato qualcosa-
Jane
si voltò di scatto verso Thor.
Era
seduto al tavolo della cucina con la testa tra le mani.
-Fammi
capire… potrebbe essere che non abbia toccato cibo
per dodici giorni?! Thor!-
-Che
c’è? Adesso è colpa mia? È lui che non vuole: per lui sarebbe un’umiliazione
accettare il cibo di questa casa-
Jane
fece un sospiro esasperato.
Avere
quei due in casa era come avere due bambini che avevano litigato e continuavano
a farsi i dispetti.
E
cominciava ad essere snervante.
-Va
bene, lascia stare, per questa volta ci penso io-
Mise
a scaldare un pentolino di latte e si armò di coltello e santa pazienza per
tagliare una generosa fetta di torta.
Fortuna
che era sabato pomeriggio e lei aveva fatto la torta di mele.
In
realtà ne aveva fatte due, ma più di metà della prima era già sparita nello
stomaco di una certa divinità bionda.
-Per
quanto tempo voi Aesir potete stare a digiuno senza
svenire per la fame?-
Gli
chiese, già che erano in argomento.
-Dipende.
Lui una volta ci è stato per tre mesi, ma non è un buon motivo per…-
-Esatto,
vedo che hai capito. Tu resta qui-
Spense
il fuoco prima che il latte schiumasse, mise tutto su un vassoio e si diresse
decisa verso le scale.
Un
altro faccia a faccia con Loki non la entusiasmava
affatto, eppure accidenti, come poteva starsene tranquilla quando sapeva che in
casa sua c’era una persona che non mangiava da giorni?
Si
diede della stupida per non averci pensato prima, ma a sua discolpa c’era che non
poteva certo immaginare che la cocciutaggine di Loki
arrivasse a fargli rifiutare il cibo per non essere in debito con loro.
Bussò
alla porta con un angolo del vassoio, ma quando si sentì rispondere “Avanti” decise
che era ora di ridimensionare un po’ le arie da principe dell’ ”ospite”.
-Per
favore, apri tu. Io ho le mani impegnate-
Così
almeno avrebbe dovuto alzare il sedere!
Se
lo trovò davanti troppo presto, ma sua sorpresa non era niente a confronto di
quella dipinta sul volto di Loki.
-Sì,
questa roba è per te. Posso entrare?-
Gli
disse svelta.
Lui
si fece da parte, con uno sguardo perplesso ancora fisso sul vassoio come se Jane
gli avesse appena portato un cucciolo di elefante.
-Non
so se veramente non hai mangiato nulla da quando sei qui e non so il perché, ma
non accetto che continui. Sono… sarei una pessima
padrona di casa se lasciassi il mio ospite a morire di fame, non trovi?-
Loki
la studiò a lungo e lei si sforzò di non lasciarsi intimidire.
Alla
fine le accennò un inchino rigido e le indirizzò un sorriso beffardo.
-La
padrona di casa in persona che si preoccupa della mia salute. Quale onore-
La
stava prendendo in giro. Forse sperava che perdesse la pazienza e lo mandasse
al diavolo.
“Non
provarci, tesoro!”
-Per
noi sarebbe un “onore” averti giù in salotto ogni tanto. O in cucina. O dove
pare a te, la casa non è il palazzo reale di Asgard
ma è comunque abbastanza grande per tre persone-
Lui
fece un piccolo sbuffo e le voltò le spalle.
Andò
ad appoggiarsi con un braccio all’intelaiatura della finestra per guardare
fuori.
-Comincio
a credere che sia una peculiarità del genere femminile preoccuparsi per i
soggetti che ritengono essere deboli o incapaci di ragionare. Gli uomini li
calpestano, le donne invece si lasciano andare ad ingiustificati eccessi di istinto
materno-
Jane
si morse un labbro.
Perfetto!
Lei aveva cercato di essere gentile e lui le aveva dato della scema
sentimentale!
O
forse c’era qualcos’altro dietro quella freddezza.
-Lei
manca anche a Thor-
Disse,
riferendosi a Frigga.
Loki dovette
capirlo perché si contrasse come se lei gli avesse tirato addosso qualcosa.
Si
voltò e la guardò con un’espressione che la congelò sul posto: era un misto di
odio, terrore, dolore e rabbia.
Loki aprì
e chiuse un paio di volte la bocca ma non emise alcun suono.
In
un angolino della sua mente Jane realizzò “Wow! Sono riuscita a zittire il dio
degli inganni!” ma l’espressione di Loki le faceva
tremare le gambe.
-Scusa.
Non avrei dovuto…io… mi
dispiace-
E
si precipitò fuori dalla stanza.
**
“Ok,
adesso concentrati su queste benedette cose e smettila di pensare a come è
andata più che male con Loki!”
Impose
Jane a se stessa.
Con
un altro sospiro tornò al tavolo del salotto a mettere ordine tra le cartelle
che avrebbe dovuto consegnare a Darcy quel
pomeriggio.
Darcy
era stata promossa dallo stato di “stagista” a quello di “assistente”, che era
praticamente la stessa cosa con la differenza che “assistente” comportava uno
stipendio minimo; per fortuna era anche una buona amica.
Dopo
circa mezz’ora le venne sete e si alzò per un buon succo di frutta.
Non
immaginava di venire distratta in cucina da un bussare discreto, e per fortuna
aveva già posato il bicchiere altrimenti avrebbe fatto qualche pessima figura
nel ritrovarsi davanti Loki.
Reggeva
il vassoio con il piatto vuoto ed il bicchiere dove era rimasto appena un fondo
di latte, e sul suo viso non c’era traccia dell’espressione omicida di poco
prima.
-Grazie…hem… sei stato gentile a riportarlo giù-
Gli
disse Jane.
-Non
pretendo di essere servito. È stato già abbastanza che tu abbia dovuto portarmi
del cibo in camera-
Fu
la sua risposta.
Posò
il vassoio sul tavolo.
-Giusto
per curiosità personale. Che faresti, Jane Foster, se io dovessi scegliere di
non mangiare niente finché mi trovo qui?-
“Penserei
che sei un idiota più testardo di Thor”
-Non
lo so. Credo che ti porterei qualcosa da mangiare in camera almeno una volta ogni
giorno-
A
quella risposta un lampo di puro fastidio passò negli occhi di Loki.
-Capisco.
Non serve che ti disturbi. La prossima volta scenderò a cenare con voi se vorrete
invitarmi. Intanto pensavo che avrei potuto restare un po’ qui oggi pomeriggio-
Jane
osservò i tratti spigolosi del suo volto e si chiese se quell’uomo fosse mai
sincero, almeno con se stesso.
-Senti,
non devi stare per forza, perché te lo ha chiesto la “padrona di casa”, ok?
Sentiti libero di fare quello che vuoi-
Loki
non mostrò neanche di averla sentita.
-Avete
dei libri?-
Jane
non riuscì ad interpretare la sua espressione e comunque pensò che non era suo
diritto.
-Certo.
Se vuoi seguirmi…-
Tornò
in salotto, dove anche a Thor venne un mezzo colpo per la sorpresa di vederlo e
fu meno bravo di Jane a nasconderlo.
-Loki!-
Esclamò.
Lui
gli rivolse un lieve cenno della testa come saluto.
-Thor-
Jane
si intromise prima che tra i due fratelli si creasse un silenzio troppo
imbarazzante.
-I
libri sono tutti in quella libreria: da questa parte ci sono quelli di
astrofisica e di scienze in generale, e qui a destra…bè… tutti gli altri. Quelli che mi regalano quando
hanno esaurito le idee o quelli che compro prima di un viaggio e che non
finisco mai di leggere-
Tentativo
patetico, infantile e forse più imbarazzante dell’imbarazzo che voleva evitare,
ma era comunque qualcosa, e Loki fece finta di
niente.
-Ti
ringrazio-
Dedicò
tutta la sua attenzione ai testi e non degnò più loro due neanche di
un’occhiata.
Thor
rivolgeva a Jane gesti del tipo “Che sta succedendo?” e lei cercava di
rispondergli dietro la schiena di Loki allargando le
braccia per dire “A me chiedi di capirlo?”.
Tuttavia
non le sembrava educato rimanere a gesticolare alle spalle del suo ospite, così
fece cenno a Thor di andare in cucina.
-Allora?-
Partì
subito lui.
-Allora
cosa?-
-Allora…
che faccio adesso? Vado a parlargli? E che gli dico?-
Jane
dovette dominare l’impulso di sbattersi una mano sulla fronte, cadere in
ginocchio e urlare “Perché a meeeeee?!”al cielo o
anche solo al soffitto della cucina.
-No,
tu non fai niente. Lo lasci in pace finché non si sarà abituato alla nuova
situazione. Credo che sia sceso perché ha preso le mie parole come un invito e
sarebbe scortese rifiutare un invito diretto della padrona di casa, no? Quindi
tu lo lasci tranquillo per un po’. Quando e se avrà voglia di parlare lo farà
lui-
-Mi
sento stupido a stare nella stessa stanza con lui e a non rivolgergli la
parola-
-Allora
trovati qualcosa da fare da un’altra parte. Io ho dei fascicoli da sistemare di
là. Magari tu torna più tardi-
Jane
tornò nel salotto e trovò Loki seduto sul divano a
penisola e intento a sfogliare un volume.
Si
era sistemato proprio nell’angolo e tra i cuscini, il posto più comodo.
“Mica
scemo il principe!”
Si
impose di distogliere lo sguardo e di continuare il suo lavoro come se niente
fosse, cioè come se non la turbasse affatto avere lo psicopatico megalomane di
New York accomodato sul divano di casa.
No.
Proprio no.
Infatti
fece cadere tutto il fascicolo sulle oscillazioni quantistiche.
-M…aledizione-
Veramente
stava per dire “merda” ma si era salvata in corner.
Mentre
si chinava sotto il tavolo a raccogliere i fogli gettò un’occhiata a Loki e le sembrò di cogliere una sfumatura di sorriso
malevolo; o forse era lei che stava diventando paranoica solo standogli vicino.
Jane
si chiese se la presenza di Loki fosse pesante di
suo, se lui lo facesse apposta a fare l’effetto “convitato di pietra” oppure se
fosse lei a mettere a disagio se stessa perché si sentiva ancora in colpa per
il riferimento fuori luogo a Frigga.
“Ok.
Trasferimento di energia molecolare. Ipotesi dell’universo come insieme di
dimensioni ed antidimensioni complementari. Gli ultimi due e poi potrò porre
fine ai minuti più imbarazzanti della mia vita”.
E
invece il vero imbarazzo doveva ancora cominciare.
Jane
stava giusto pensando di rifugiarsi di nuovo in cucina quando uno squillo del
cellulare le segnalò un messaggio.
Poi
un altro. E un altro ancora.
Il
telefono era dall’altro lato del tavolo, ma ugualmente nel tempo che Jane
avevaimpiegato per raggiungerlo aveva
fatto altri quattro squilli.
L’unica
persona che inviava messaggi a raffica era Darcy, e infatti…
Bip
Sono a due incroci da casa tua. E lo so che sono in ritardo.
Bip
Sono a uno stop.
Bip
Dovevo venire in macchina con Ian ma abbiamo
avuto dei problemi.
Bip
Sono scesa a metà strada dalla sua macchina e sono dovuta tornare a
prendere la mia.
Bip
L’ho lasciato.
Bip
NON POSSO STARE FIDANZATA CON QUALCUNO CHE NON CAPISCE LE BATTUTE SUL
BIRD WATCHING!!!
-Come?-
Fece
lei fissando il telefono con un’espressione incredula.
L’equazione
si affacciò alla sua mente con orribile chiarezza.
“Darcy ha lasciato Ian. Darcy sarà più fuori di testa del solito”
Poi
allungò un po’ la testa a sbirciare Loki, aggiunse le
altre variabili ed il quadro si fece ancora più disastroso.
“Darcy fa perdere la pazienza. Loki
non ha pazienza. Se si incontrano probabilmente moriremo tutti entro stasera”
Se
fosse stata una cosa tra loro tre avrebbe lasciato correre, ma c’era di mezzo
anche Darcy quella volta, quindi lei doveva fare
qualcosa.
-Loki,
ti devo dire una cosa- cercò di parlare tranquilla e sicura di sé.
Lui
si girò verso di lei e le diede il permesso di continuare con un cenno della
mano.
–Il
fatto è che sta per arrivare una mia amica. Lei è una persona un po’…
particolare, ecco. Per cui se nonti
piacciono le persone esuberanti, chiassose, vivaci, un po’ invadenti e con la
tendenza a dire tutto, ma proprio tutto, quello che passa loro per la testa…bè, forse è meglio che fai
in modo di non incontrarla-
“Io
te l’ho detto con tutto il garbo possibile, adesso sta a te cogliere il
messaggio”
Invece
Loki sembrava intenzionato a renderle le cose più
difficili possibile.
-Mi
stai per caso dicendo che la mia presenza ti crea disagio? Vuoi spedirmi in
punizione in camera mia?-
Forse
era intuito femminile, o peggio era che lei stava iniziando a ragionare come Loki, o forse era solo la paranoia di cui sopra, ma Jane
ebbe la netta impressione che lui la stesse sfidando a dire qualcosa a
proposito di punizioni del tipo “No, non sono tua madre”.
Che
tentazione che le veniva di chiamare Thor!
Però
non le piaceva fare la figura della D.I.D. (Donzella
In Difficoltà) che corre a rifugiarsi dietro il suo principe.
-Ti
sto solo dicendo che vorrei evitare scene sanguinose nel salotto. Vorrei che Darcy uscisse da questa casa viva e illesa come ne è
entrata. Sia fisicamente che mentalmente. Puoi promettermi che non le farai del
male? Neanche se lei ti esaspererà ai limiti massimi della sopportazione?
Guarda che ne è capace-
Loki
rimase a guardarla.
Forse
non si aspettava di essere affrontato così direttamente.
-Non
mi permetterei mai di attaccare lite con un altro ospite di questa casa.
Prometto che la tua amica sarà al sicuro. E poi sarà un piacere incontrare
qualcun altro-
“Mi
stai dicendo che noi non siamo una buona compagnia per te, vero? Stronzo”
Il
suo linguaggio era decisamente peggiorato da quando Loki
era loro ospite.
Il
cellulare suonò di nuovo.
Bip
Ok, sono arrivata. Piuttosto, tu hai fatto la torta di mele, non è vero?
Bip
NON È VERO?!
Digitò
velocemente “Sì, sì, l’ho fatta” e aveva appena fatto “invio” quando fu
distratta dal rumore di ghiaia strascicata fuori da casa.
E
da un altro suono ancora più inquietante.
“Oh,
no! Darcy, no, ti prego! Non cantare musica Metal giusto
in questo momento”
Jane
desiderò immensamente avere il dono della telepatia almeno per cinque minuti.
Cinque
secondi.
Il
tempo di urlare a Darcy un “ZITTA!!!”.
-Hem…
posso chiedere che cos’è questo?-
Bene,
anche Loki ci si metteva!
-“Questo”
è la mia amica Darcy-
Spiegò
lei con la voce resa acuta dall’imbarazzo.
-Vuoi
dirmi che è un essere umano ad emettere questi versi?-
Loki,
con la sua espressione di signorile disgusto.
-Fa
sempre così quando ha l’IPod-
Tentò
lei come estrema giustificazione.
-Oh!
Mi dispiace molto che la tua amica sia malata. Deve essere davvero una
situazione grave, perché ti assicuro che ho sentito bestie in agonia lamentarsi
con più grazia e dignità-
“Cosa?
Lui ha capito davvero che l’IPod sia una malattia?!
Ma ci fa o ci è?”
Voleva
ridere, lo voleva davvero tanto, ma la risata le era rimasta bloccata in gola,
schiacciata da una tonnellata di cocente imbarazzo.
Decise
che era meglio chiarire subito l’equivoco, così corse nell’ingresso e aprì la
porta di scatto.
Darcy
era uno spettacolo unico: poncho viola con una gran striscia fucsia a formare
una V sul petto, leggins neri, maxipull grigio,
stivali grigi, guanti senza dita, giubbotto imbottito, cappellino di lana viola
ed una borsa marrone che faceva a pugni con tutto il resto.
E
le cuffie dell’IPod, pure viola, che le pendevano
dalle orecchie mentre dondolava al ritmo di “The night” dei Disturbed.
Un’altra
persona sarebbe sembrata semplicemente una svitata, ma Darcy
aveva questo dono: era una svitata che aveva classe, così invece che pena
ispirava subito simpatia. O un odio viscerale.
Non
appena la vide si staccò le cuffie e la salutò buttandosi praticamente tra le
sue braccia e tenendola stretta, così
che Jane si trovò stordita da una nuvola di aroma mango e fragola del chewinggum preferito di Darcy.
In
quel momento si rimproverò di essere così poco brava nelle questioni
sentimentali: una buona amica avrebbe trovato qualche parola di conforto in
caso di “mi sono appena lasciata ed ho il cuore a pezzi”.
-Finalmente
J ! Finalmente mi sono liberata! Ti giuro, non lo avrei sopportato un giorno di
più!-
Ah,
ecco! Tipico di Darcy: si era già confortata da sola
e l’abbraccio era una manifestazione di gioia.
Jane
la tirò dentro e chiuse la porta.
Per
quel giorno avevano dato abbastanza spettacolo al vicinato.
***
Il
piano di Jane era semplice: filare in cucina, farci entrare Darcy
e spiegarle sottovoce che doveva stare molto, molto attenta al tizio che c’era
in salotto.
Tutti
i suoi piani furono smantellati nel giro di un secondo perché Loki non era più sul divano ed era impossibile passargli
davanti ed ignorarlo, così fu costretta a fare le presentazioni.
-Darcy,
lui è Loki, il fratello minore di Thor. Loki, la mia assistente DarcyLewis-
Lui
si inchinò leggermente, e Jane credette di aver visto
una scintilla di curiosità nei suoi occhi.
-È
un onore conoscerti, DarcyLewis-
-Wow,
che classe! E così tu sei Loki? Bene, anche per me è
un piacere conoscerti-
Rimase
a fissarlo con l’insistenza tipica di Darcy, quella
che la faceva sembrare un po’ una serial killer che studia la sua prossima
vittima; intanto continuava a masticare il suo chewing-gum al mango e fragola e
ci fece anche un bel palloncino che scoppiò con un allegro “pop!”.
Persino
Loki sotto quell’esame diede segni di disagio.
-Posso
sapere perché mi guardi così?-
-Stavo
considerando che sembri ancora più fuori di testa di quanto racconta Erik ogni
tanto. E poi mi stavo chiedendo… tuo fratello è il
dio dei tuoni, tu che dio sei? E anche tu voli attaccato ad un martello?-
Loki
fece una buffa faccia disgustata, tanto che Jane per poco non scoppiò a ridere.
In
quel momento Thor si affacciò nel salotto.
-Benvenuta,
Darcy-
-Ciao,
roccia! Sai che hai un fratello figo?-
Thor
sembrava piuttosto interdetto, e la mascella di Loki
era in caduta libera.
Di
certo non era abituato che le persone si prendessero certe libertà nei suoi
confronti, ma siccome il diritto dell’ospite che proteggeva lui proteggeva
anche Darcy non poteva permettersi di protestare finchè lei non lo avesse ufficialmente offeso.
Jane
lo vide occhieggiare le scale, forse in previsione di una ritirata strategica.
Anche
Thor dovette notarlo.
-Darcy,
perché non ti accomodi? Io devo parlare un attimo con Jane. E tu, Loki…- l’interessato si bloccò nel bel mezzo del movimento
di sgattaiolare via –Perché non intrattieni la nostra ospite per qualche
minuto?-
Un’espressione
di assoluta sorpresa e poi una di puro odio passarono in rapida successione sul
volto del dio degli inganni.
Non
poteva sottrarsi: mancare di rispetto ad un altro ospite era mancare di
rispetto agli stessi padroni di casa.
-Con
piacere-
Sibilò
a denti stretti.
Jane
faceva vigorosamente segno di no con la testa, ma non poté opporsi quando Thor
la prese per le spalle e la guidò fuori dalla stanza.
-Thor!
Che accidenti ti passa per la testa?!-
-Stai
tranquilla. Hai visto la faccia che ha fatto Loki? Voglio
solo lasciarlo per un paio di minuti nelle mani di Darcy,
tutto qui-
Jane
si batté la mano sulla fronte.
-Tutto
qui? Ti sembra poco? Non sei tu quello che mi dice sempre di stare in guardia?
E poi non provare a trattare Darcy come un fenomeno
da baraccone!-
-Solo
qualche minuto e poi vado a liberarla… tranquilla,
andrà tutto bene-
****
Non
andò tutto bene. Almeno non dal punto di vista di Thor.
Loki
era stato persino troppo amabile, educato e galante, e Darcy
si era trovata benissimo in sua compagnia; così bene e con tanta confidenza che
avevano subito trovato un argomento comune: Thor.
Per
la precisione Thor ed i vari mestieri che avrebbe potuto svolgere su Midgard.
Il
dio del tuono che si era trovato una sfilza di cose che finivano con “…thor”.
Jane
indirizzava a Thor occhiate severe del tipo “te la sei cercata”.
Thor
si malediceva mentalmente per aver pensato di poter battere Loki
in furbizia e per avergli addirittura fornito un’alleata con il suo piano
maldestro.
*****
Alla
fine era stato lo stesso Loki a porre fine al
giochino dei “…thor” dietro pesanti minacce del
fratello maggiore.
-Peccato
però. Sai, quella ragazza si diverte così tanto. È un vero piacere sentirla
ridere-
“Di
te, ovviamente”
Loki
non si stava affezionando a Darcy nel senso comune
del termine, meglio dire che al momento era il diversivo vivente più
interessante che trovava.
Una
volta che Thor aveva perso la pazienza e lo aveva afferrato per un orecchio,
lui aveva creato l’illusione che glielo avesse staccato; con brandelli di
cartilagine ed un rivolo di sangue che gli colava dalla tempia al collo.
Anche
quando aveva fatto svanire l’illusione Jane non si era ripresa facilmente dal
disgusto, invece Darcy aveva battuto le mani entusiasta
con tanto di “Che figata!”.
E
se con Jane ci aveva messo dodici giorni prima di darle abbastanza confidenza
da chiederle dei libri in prestito, con Darcy invece gli
erano bastate altre due visite per chiederle di poter vedere come funzionava l’IPod.
Forse
erano stati i giorni di digiuno, ma Loki si lasciava
convincere a cenare con loro qualche volta.
Parlava
poco e sempre stando molto attento a quello che diceva, ma se non altro si
sforzava di non essere una compagnia pesante, e comunque Jane si era ormai
quasi abituata alla sua presenza.
Altre
due volte aveva chiesto a Loki di aiutarla a
visualizzare qualcosa con le illusioni, ma non aveva osato chiedere di più per
non sembrare che volesse sfruttare le sue capacità; non che Loki
fosse diventato una buona compagnia, ma bisognava dargli atto che cercava di
non esserne una cattiva.
Si
sforzava di mantenere la pace domestica per il suo stesso interesse.
******
-Loki,
sono stato chiamato da Heimdall. Hanno bisogno di me
a Vanaheim-
Loki
era scattato in piedi.
-Bene!
Aspetta che mi cambio e vengo con te-
Aveva
chiuso il libro ed in dieci secondi netti si era liberato di vestiti midgardiani per riprendere i suoi abituali.
-Ma
veramente io ero venuto solo a dirti che mancavo per un paio di giorni, non
volevo chiederti di venire con me. Loki… io vado a
combattere-
-Lo
so che vai a combattere-
-No,
intendo, perché vuoi venire anche tu? Rispondi sinceramente però-
Loki
si contorceva nel tentativo di chiudere le fibbie degli stivali sopra i
pantaloni mentre cercava nello stesso tempo di infilarsi la maglietta.
-Ho
le mie buoni ragioni, fratello-
-E
ti spiace spiegarmele una volta tanto, fratello?-
Lui
sbuffò.
-Sei
invadente-
Thor
lo guardò male per un paio di secondi, il tempo necessario a far pesare su di
lui la minaccia che stesse considerando il suo rifiuto come un’offesa
personale.
-E
va bene, va bene, se ci tieni tanto te lo dico-
Intanto
si alzò e si mise davanti allo specchio per lisciare la maglia, indossare la
casacca e sistemarla bene.
-Dunque,
per prima cosa non voglio assolutamente restare in casa da solo con la tua
donna. Potrebbe generare illazioni imbarazzanti-
Si
interruppe per raccogliere di nuovo all’indietro i ciuffi nero inchiostro che
gli erano sfuggiti dalla coda quando si era strappato via la maglietta.
-Secondo,
tu mi servi vivo, quindi vengo per controllare che nessuno ti faccia troppo
male. Terzo, tu hai giurato di proteggermi come “fratello, amico e alleato”,
quindi immagino che a me tocchi lo stesso. E poi…-
Si
interruppe come se credesse di aver detto troppo.
-E
poi?-
-Bè…
non vorrei che la prendessi come un’offesa, ma… la
verità è che mi sto annoiando a morte-
Thor
si trovò a sorridere.
-Tranquillo,
non mi offendo. E capisco le tue ragioni-
-Oh!
Questa sì che è una novità-
Thor
gli tirò uno scappellotto sulla nuca tale da rovinargli la pettinatura appena risistemata.
-Sei
un idiota. Allora? Andiamo?-
-E
andiamo!-
*******
A Vanaheim il Bifrost li aveva
lasciati in mezzo ad un villaggio dove Heimdal aveva
individuato le nuove minacce.
Qualunque
cosa fosse era ancora più pericolosa perché riusciva a nascondere il suo vero
aspetto agli occhi del Guardiano, ed in concreto Loki
e Thor non sapevano chi o cosa aspettarsi.
Tutto
era distrutto, le case avevano le porte sfondate, i tetti sembravano essere
stati divelti da una forza spaventosa. Tutto intorno a loro era silenzio.
-Che
è successo qui?-
Chiese
Thor, ma più che altro a se stesso.
-Bè,
almeno questa volta non potrete incolpare me-
Thor
lo ignorò e si addentrò nelle strade deserte, stringendo Mjollnir.
L’unico
rumore erano i passi rapidi di suo fratello dietro di lui, e quel rumore
stranamente lo rassicurava.
Svoltando
un angolo quasi inciampò nel cadavere di un guerriero.
Era
caduto sulla sua lancia e la schiena era attraversata da squarci profondi.
Thor
lo stava ancora esaminando nel tentativo di capire cosa avesse procurato quelle
ferite quando Loki lo rivoltò con un calcio e si
appropriò delle sue armi: la lancia ed il pugnale alla cintura.
-Loki!
Non ti hanno insegnato ad avere un po’ di rispetto per i morti?-
-Per
mia fortuna non seguo alla lettera tutto quello che mi hanno insegnato, e
comunque delle armi servono più a me che a lui in questo momento-
Thor
gli avrebbe anche risposto qualcos’altro, ma un rumore proveniente dall’interno
della casa dall’altra parte della strada lo dissuase.
Sulla
soglia apparve una donna.
Era
scarmigliata e la sua veste era strappata e macchiata di sangue, eppure era di
una bellezza mai vista.
Si
staccò dall’architrave e barcollò verso di loro.
-Aiutatemi…
signori di Asgardr, aiutatemi…-
Cadde
in ginocchio prima di raggiungerli.
Thor
le si avvicinò e lei si aggrappò immediatamente alla sua mano.
-Stai
tranquilla, adesso sei sotto la mia protezione. Dimmi, chi è stato a
distruggere questo posto?-
Prima
che la donna potesse rispondere Loki si era portato
dietro di lei con un movimento quasi invisibile e le aveva conficcato la lancia
tra le scapole.
Il
suono delle vertebre e delle costole spaccate si confuse con il grido della
donna.
-Loki!
Sei impazzito?!-
Lui
lo ignorò: premette il piede sulla spalla per estratte la lancia e subito
afferrò Thor per un braccio.
-Allontanati
da qui!-
-Loki,
in nome del Cielo, perché l’hai…?-
-SPOSTATI
HO DETTO!!!-
E Loki aveva un ottimo motivo per dirgli di spostarsi.
Il
corpo della donna agonizzante si contorceva con movimenti del tutto innaturali
e con versi che ricordavano più sibili che lamenti umani.
La
pelle, fino ad allora chiara come l’alabastro, aveva una strana sfumatura
verde.
-Ancora
non capisci? Vieni via, razza di idiota!-
Gli
gridò Loki preso dal panico e strattonandolo con
violenza.
La
donna spalancò gli occhi e rivelò delle iridi che scintillavano come smeraldi e
delle pupille verticali, mentre da sotto
le labbra macchiate di sangue sbucavano zanne ricurve ed appuntite.
Il
viso si deformò completamente e così tutto il corpo, che si allungò, riassorbì
gli arti e si coprì di scaglie.
Con
un ultimo sibilo la creatura crollò a terra, e poco dopo sotto gli occhi
esterrefatti di Thor c’era un serpente lungo quasi venticinque metri.
Le
scaglie della pelle erano smeraldi brillanti di varie gradazioni di verde, più
chiare sul ventre e più scure sul dorso; come nei coccodrilli di Midgard, una doppia cresta di scaglie appuntite segnava il
decorso della spina dorsale dalla nuca alla punta della coda.
Tutto
quel brillare era rovinato dal sangue fuoriuscito dalla bocca e vicino ai fori
di entrata e di uscita della lancia.
-Visto?
Se io faccio e dico qualcosa c’è sempre un buon motivo-
Gli
disse Loki con un tono a metà tra il soddisfatto e lo
stizzito.
Lui
non gli badò più di tanto, preso com’era dall’osservare la vera forma dei suoi
avversari.
-La
stirpe dei draghi sotterranei…linnorm…-
Esalò
Thor con voce sorda.
Poi
il suo sguardo si illuminò all’improvviso e scoppiò in una risata tonante.
-Sono
linnorm, fratello!-
E
per esprimere la sua gioia non trovò di meglio da fare che assestare a Loki uno spintone che lo mandò a sbattere di schiena contro
il fianco della dragonessa.
Lui
piantò la punta della lancia a terra per rialzarsi, ed al contrario di Thor non
era per niente entusiasta.
-Sì,
Thor, sono linnorm. Eh, già, fantastico: sono dei
serpenti giganti e velenosissimi… scusami se non
salto dalla gioia…- si rialzò premendosi una mano sul
fianco –La mia povera schiena, sai…-
-Oh,
andiamo, Loki! Da quant’era che non combattevamo
contro la stirpe dei draghi? Se solo ce ne fossero ancora…-
Alle
loro spalle si levò un sibilo.
I
fratelli si voltarono entrambi nello stesso momento e le videro che avanzavano
verso di loro stringendoli in un semicerchio immaginario: quattro figure di
donna belle come poche altre nei nove regni, con vesti preziose ed un’andatura
elegante.
Solo
lo scintillare innaturale degli occhi e le pupille verticali non lasciavano
dubbi sulla loro parentela con la dragonessa di poco prima.
Loki
si voltò verso Thor con gli occhi ridotti a due fessure, le narici frementi e
la mascella contratta allo spasimo.
Più
o meno come se stesse seriamente meditando di avventarglisi
alla gola per strappargli la giugulare a morsi.
-“Se
solo ce ne fossero ancora”, eh? Sappi che ti odio, figlio di Odino-
Per
prima cosa grazie, grazie, grazie *inchini a ripetizione* perché ci sono 15 persone che seguono la mia
storia.
Ve
lo avevo promesso che da questo capitolo in poi ci sarebbe stata un po’ di
azione in più.
Ho
deciso che ci voleva un po’ di movimento ed ecco qui una bella battaglia contro
nuovi nemici.
Mi
piaceva l’idea delle serpentesse giganti.
All’inizio
si dovevano chiamare draugh,
ma poi ho scoperto che draugh
è una parola che non c’entra una beata cippa con i
draghi (sia lode al dubbio che mi ha fatto controllare).
La
creatura mitologica che più somiglia ai miei mostri sono i linnorm,
anche se i linnorm hanno due zampe e le ali e invece
le mie creature sono proprio serpenti giganti.
Ora
andiamo a note e chiarimenti vari.
1-A
proposito del digiuno di Loki. È vero: una volta è
stato tre mesi chiuso in un baule senza
cibo né acqua perché il gigante Geirrodr lo aveva
catturato mentre Loki era in forma di falco, e Loki non voleva rivelargli la sua vera identità.
2-“Perche
a meeee?!” è una delle battute di Yzma
de “Le follie dell’Imperatore”. La dedico a Mitica BEP07 con tutto il mio
schizzato cuoricino ;)
3-DID
Donzella in difficoltà è detto da Filottete in
“Hercules” della Disney.
4-Amo
il personaggio di Darcy, mi piace più di Jane. La sua
fissazione per l’IPod, il suo modo di fare sempre
impostato su “imbarazzante sincerità” e tutte le sue battute nei film. La adoro…
5-…e
trovo che sia sprecatissima in coppia con Ian nel secondo film, mentre invece starebbe benissimo in
coppia con Loki.
6-La
lista dei “thor” esiste davvero. Sta nel mio
computer. E sono settantuno! XD
6bis-Una oneshot completa su Loki, Darcy ed il giochino dei “…thor”
prima o poi arriverà, magari non da me ma arriverà. Abbiate fede.
7-“Scusami
se non salto dalla gioia… la mia povera schiena, sai…” è una battuta di Scar de
“Il re leone”. Non ho proprio potuto resistere perché Loki
e Scar hanno un mucchio di cose in comune: la
tendenza al complotto, i “capelli” neri, gli occhi verdi ed un fratello maggiore
biondo e figo. E se la storia tra Thor e Jane
continua presto Loki avrà anche qualche nipote
curioso come Simba.
8-“E
andiamo!” è Cuzco de “Le follie dell’Imperatore”.
9-Questo
è un capitolo disneyofilo.
10-La
parola disneyofilo è un neologismo.
11-I
nuovi nemici che sono serpenti giganti. Che ci volete fare: ho visto Austen Stevens, lo “snakemaster”
qualche volta di troppo!
12-I
nuovi nemici sono serpenti giganti che si presentano come donne bellissime
mentre in realtà sono delle perfide stronze.
Perché
mi piacciono i personaggi femminili forti ma non ne posso più delle Mary Sue
con poteri supercaligifragilistichespiralidosi a cui
tutto va a culo perché loro sono belle, fighe e dalla parte dei buoni.
Le
mie linnorm sono delle gnocche
fortissime e fighissime. E sono cattive.
Ricordatevelo.
Thor
strinse meglio Mjollnir, preparandosi alla battaglia.
Diede
una sbirciata a Loki al suo fianco che stringeva la
lancia sporca di sangue, e vide che anche lui era serio e concentrato.
-Siete
voi che avete distrutto questo villaggio? Perché lo avete fatto?-
Nessuna
delle quattro gli rispose.
Se
ne stavano immobili a fissarli con le loro pupille verticali e senza battere le
palpebre.
-Da
quale mondo venite?-
Ancora
nessuna risposta.
Le
donne erano ognuna diversa dall’altra: quella che sembrava più giovane era di
corporatura minuta, con una treccia di capelli mossi castano chiaro e gli occhi
giallo oro con delle screziature marroni; dall’aspetto sembrava avere più o
meno vent’anni.
Un’altra
era alta e magra, di carnagione pallidissima ma con capelli neri come
l’inchiostro e con riflessi viola che le ondeggiavano intorno e si confondevano
con i ricami del suo lungo vestito viola cupo; viola erano anche gli occhi e
rosso molto scuro le labbra.
Un’altra
sembrava portarsi dentro l’essenza del fuoco: i capelli neri erano ricci e
ribelli, la carnagione era bruna e la veste che la copriva era rosso e magenta.
Gli occhi erano di un nero profondo, ma a tratti sembravano di un rosso più
scuro del sangue.
L’ultima
era la più bella e quella che sembrava più anziana perché dimostrava più o meno
la stessa età di Thor.
Lei
era l’unica delle quattro ad avere un’acconciatura elaborata, con le trecce
raccolte intorno alla testa.
Anche
lei era pallida, ma non dello stesso pallore della donna con il vestito viola:
il suo pallore sembrava emanare luce; i capelli erano chiarissimi e leggermente
ondulati, anche se la treccia non permetteva di capirlo chiaramente; gli occhi
grigio chiaro erano luminosi ed il vestito era di un bianco abbagliante.
-Di che stirpe siete?-
Tentò
ancora Thor.
-Vuoi
sapere molte cose su di noi, uomo di Asgardr. Non ci
conosci? Non indovini, dall’aspetto della nostra sfortunata sorella, da che
reame proveniamo?-
-Siete
della stirpe dei draghi sotterranei, ma non so dire di più su di voi-
La
donna di fuoco rise di lui, poi si rivolse alle altre.
-Presentiamoci
allora, sorelle, così gli Asgardiani sapranno da chi
è stato sconfitto il loro principe-
Ma
la donna più anziana la interruppe con un gesto veloce.
-Taci,
sconsiderata! Non sapranno su di noi più di quanto sia necessario-
Avanzò
di un paio di passi.
- Il
motivo per cui siamo qui appartiene solo a noi. Noi siamo le figlie di Níðhöggr, il serpente del regno di Helheim-
Níðhöggr,
il serpe gigante che nell’oltretomba strazia i corpi di coloro che sono morti
di vecchiaia e di malattia.
-Ma
il serpe del mondo sei morti è unico della sua specie. Chi è vostra madre?-
Le
donne risero.
-Questo
non è necessario che tu lo sappia, uomo di Asgardr-
-Non
preoccuparti, Thor, te lo dirò io-
Loki
le guardò con un sorriso di superiorità.
-Loro
non hanno madre perché non sono state generate da un maschio e da una femmina,
ma da Níðhöggr solo. La carne dalla sua carne, le
ossa dalle sue ossa e le scaglie della loro pelle ricavate dalle pietre
preziose dei tesori sotterranei che i draghi custodiscono-
La
più grande emise un sibilo di disapprovazione.
Evidentemente
non si aspettavano che qualcuno sapesse tante cose su di loro, e di certo non
lo apprezzavano.
Loki
continuò.
-I
loro nomi non ce li diranno perché non hanno un nome. Níðhöggr
non ha dato loro un nome perché chi conosce il nome di una cosa ha potere su di
essa. Tuttavia, se dovessero avere nome sarebbe quello della pietra che
protegge il loro corpo- le guardò indicandole una alla volta -Tu saresti
l’Ambra, tu il Rubino, tu l’Ametista, e tu, la più bella e la più antica, il Diamante.
Non ho ragione?-
Nessuna
di loro rispose, invece si rivolsero alla più grande come a chiederle come si
dovessero comportare.
Lei
squadrò Loki attentamente.
-Tu
conosci molte cose, ma anche noi sappiamo molto di te. Sappiamo che dovresti
essere re ed invece sei prigioniero. Sappiamo che ti hanno negato tutto e che
quello che volevi hai provato a prendertelo. Sei degno di ammirazione, in fondo.
Potresti avere la nostra alleanza, sai? Ma avrai solo un’occasione. Scegli se
in questa battaglia vorrai stare con noi o con lui-
Loki
strinse la presa attorno alla lancia.
Sembrava
indeciso… quasi che la proposta lo interessasse.
-Ho
già impegnato la mia parola. Vi combatterò-
Segretamente,
Thor tirò un sospiro di sollievo.
-Allora
non credo ci sia niente da aggiungere-
Diamante
fece un cenno alla più giovane e lei si preparò a riprendere il suo aspetto
naturale.
-Hai
qualche consiglio saggio da darmi, fratello?-
Chiese
Thor.
Ed
in un attimo fu tutto come una volta: la forza di Thor guidata
dall’intelligenza di Loki ed i progetti di Loki che avevano bisogno della forza di Thor per riuscire.
Da
soli sarebbero riusciti comunque a vincere in qualche modo, ma insieme
riuscivano molto meglio.
-Non
perdere tempo a colpire il corpo perché sono protette da spessi fasci di
muscoli oltre che dalle scaglie. I loro punti deboli sono i lati del cranio. Il
teschio ha ampie finestre temporali e si romperà facilmente anche se protetto
dalla corazza-
La
linnorm si era ritrasformata ed il suo corpo luccicava
di scaglie di un caldo colore giallo-arancio, il sonaglio che vibrava
all’estremità della coda e mandava lampi dorati.
Loki
sapeva di non avere molto tempo, quindi cercò di fornire più informazioni in
meno tempo possibile.
-Mira
vicino all’occhio, così se avrai fortuna le schegge di osso le accecheranno. E
mira all’articolazionetra mascella e
mandibola. Lì le ossa sono sottili e deboli. E la gola. Le scaglie sono meno
spesse lì, quindi mira alla…-
Ambra
scattò all’attacco, a fauci spalancate.
Loki
si preparò a difendersi ma non ce ne fu bisogno perché un fulmine di Mjollnir colpì l’interno della bocca spalancata della
dragonessa contro il palato superiore.
La
scarica elettrica non trovò nessuna resistenza nella mucosa e si propagò in
tutti i nervi del corpo, facendola sussultare e contorcere.
Neanche
un drago poteva resistere ad una scarica come quella: che le avesse fermato il
cuore o danneggiato gli organi interni, la linnorm
cadde a terra morta.
-…gola-
Concluse
Loki in un soffio.
E
rivolse a Thor uno sguardo di disapprovazione.
-Che
c’è, Loki? Perché quella faccia?-
-Perché
sei un’insopportabile spaccone-
-Sei
tu che mi hai detto di mirare alla gola-
-E
tu sei ugualmente un’insopportabile spaccone-
Le
altre linnorms non diedero segno di essere
particolarmente addolorate per la morte della sorella, sembravano solo più che
mai decise a farli a pezzi.
Ad
un cenno di Diamante tutte loro abbandonarono l’aspetto umano e si presentarono
per quello che erano: mostruosi serpenti con scaglie dalle belle sfumature
preziose e con zanne letali.
Loki
aveva visto giusto: una era viola cupo come l’ametista, l’altra rosso sangue
come i rubini e l’ultima d’argento e di cristalli abbaglianti come i diamanti.
E
tutte e tre erano maledettamente determinate ad ucciderli.
-Dividiamoci-
-Cosa?
Loki, non…-
-Ho
detto dividiamoci. Per inseguirci dovranno dividersi anche loro e sarà più
facile. E tu cerca di liberarti prima possibile della bionda: è lei la più
pericolosa-
Come
sempre la logica di Loki non faceva una piega e Thor
poté solo accettare il fatto.
-Va
bene. Ma sappi che mi arrabbierei molto se tu dovessi di nuovo fingere di
morire-
-E
se invece io morissi veramente?-
-Mi
arrabbierei ancora di più-
Non
ebbero in tempo di dirsi altro perché le linnorms
erano troppo vicine ed era arrivato il momento di affrontarle.
-Buona
fortuna-
Mormorò
Loki, poi scattò di corsa verso destra, dove il
terreno era libero.
Passò
troppo vicino a Rubino, che dilatò le narici e fece saettare la lingua un paio
di volte, prima di lanciarsi all’inseguimento.
-Buona
fortuna, fratello-
Disse
a sua volta Thor, anche se Loki non poteva più
sentirlo.
Si
concentrò sulle due serpi che puntavano su di lui, Diamante ed Ametista.
L’istinto
gli diceva di stendere prima Ametista che era la più vicina, ma Loki aveva ragione: Diamante era la più pericolosa.
“Avanti,
ragiona? Da dove puoi attaccarle senza che loro attacchino te? Cerca di pensare
come Loki!”
La
risposta più ovvia era “dall’alto” e lui in alto ci poteva arrivare grazie a Mjollnir.
Si
affidò al martello per saltare più in alto delle loro teste, e lì raccolse i
fulmini per scagliarli su di loro.
L’effetto
fu solo quello di stordirle perché stavolta erano ben protette dalla corazza,
ma a Thor tanto bastava: non appena tornò a terra scagliò il martello verso
Diamante, che scuoteva la testa confusa, e la colpì proprio dove aveva
consigliato Loki, cioè all’articolazione della
mandibola.
La
linnorm emise un soffio furioso ma la botta era stata
troppo forte anche per lei, che crollò a terra.
Non
appena rimise piede a terra Thor avrebbe voluto finirla, ma non aveva fatto i
conti con Ametista che si parò tra lui e la sorella sibilando minacciosa.
**
Loki
correva, ma non per salvarsi la vita come voleva far credere alla sua nemica.
Dopo
un tratto iniziale fatto in una strada abbastanza ampia, svoltò in una più
stretta come se volesse far perdere le sue tracce.
Rubino
era una vipera, e con il suo corpo grosso e tozzo sarebbe stata impacciata nei
movimenti se fosse riuscita a portarla in uno spazio stretto.
Era
perfettamente calmo e controllato.
Gli
piaceva correre: gli piaceva soprattutto la sensazione del tempo soggettivo che
rallentava ai limiti estremi finché lui non aveva la coscienza esatta della
resistenza dell’aria contro il suo corpo, di ogni battito del cuore, di ogni
atto respiratorio e di ogni movimento fatto dai suoi muscoli.
Per
lui la perfezione era quella: una completa, precisa e totale percezione di se
stesso.
Certo,
se non avesse avuto alle spalle una gigantesca vipera decisa a massacrarlo si
sarebbe goduto di più la sensazione della corsa, ma tutto sommato doveva
ammettere che anche quella situazione aveva il suo fascino.
Correre. Correre. Correre sempre più
veloce.
Loki
sorrise.
Non troppo veloce.
Doveva
dare l’impressione di essere una preda facile, altrimenti lei non avrebbe più
voluto seguirlo: per istinto i serpenti non hanno alcun interesse ad inseguire
una preda troppo impegnativa da catturare.
Lei
lo avrebbe inseguito lo stesso perché le era stato ordinato, ma Loki non voleva questo: voleva mantenere vivo in lei l’istinto
della caccia.
Se
lei fosse stata sicura di poterlo catturare avrebbe abbassato la guardia, e lui
avrebbe potuto batterla come aveva sempre amato battere i suoi nemici, e cioè
ritorcendo contro di loro le loro stesse armi.
Una
trave caduta gli diede la giusta opportunità per mettere in atto la fase
successiva del suo piano.
Finse
di voltarsi spaventato per controllarla e di inciampare nella trave.
Finì
lungo disteso per terra e creò l’illusione della lancia che gli sfuggiva di
mano, invece la tenne ben stretta ed invisibile nella mano sinistra.
Rimase
a terra: doveva ricordarsi di mantenere una posizione più combaciante possibile
con la sua finta immagine, perché la linnorm, come
tutti i serpenti, poteva “vedere” il calore del suo corpo e si sarebbe accorta
subito dell’inganno.
Sarebbe
stato di buon effetto anche una gamba insanguinata ma no, meglio di no: lei si
sarebbe accorta che il sangue non era vero se non ne avesse sentito l’odore e
si sarebbe insospettita.
Era
quello il momento.
La
serpe smise di compiere scatti poderosi e si avvicinò a lui strisciando
lentamente, la grossa testa triangolare e luccicante di scaglie scarlatte e
rosso sangue a livello del terreno.
Quando
i suoi piani andavano esattamente come previsto, Loki
si sentiva invadere da un meraviglioso senso di rilassatezza ed appagamento.
Mantenne
l’immagine di se stesso con un espressione facciale terrorizzata e sofferente.
La
testa della linnorm doveva essere grossa quando il
tronco di un uomo e sicuramente non avrebbe fatto nessuna fatica ad
inghiottirlo intero.
Lei
arrivò all’altezza delle sue gambe e lo annusò un paio di volte dilatando le
narici.
“Ricordati
che sei una preda, Loki, accidenti! Comportati come
tale!”
Fece
finta non riuscire a rialzarsi in piedi e di essere costretto ad arretrare
trascinandosi.
Lei
inclinò un paio di volte la testa da un lato e poi dall’altro.
Sembrava
che fosse incuriosita o divertita dai suoi patetici tentativi, e forse le
sarebbe piaciuto giocare con lui prima di divorarlo.
Fece
saettare la lingua biforcuta sopra il suo corpo come ad assaggiarlo, e Loki ebbe un attimo di paura quando arrivò troppo vicino
alla lancia che lui teneva nascosta con la magia.
Accennò
il movimento di rotolare di lato per sottrarsi e lei stranamente non fece
nulla.
“Vuoi
giocare con me, tesoro? E va bene, te la sei cercata”
Questo
comportava una piccola modifica al suo piano originale, ma niente a cui lui non
fosse in grado di ovviare con facilità, anzi la sfida dell’improvvisazione lo
eccitava.
Si
rialzò in piedi e fece finta di zoppicare verso l’illusione della lancia a
terra, poco distante, invece strinse bene in pugno la vera lancia con la punta
rivolta verso l’alto.
“Ti
piace giocare, non è vero? Mi ci farai arrivare vicino. Molto vicino… mi darai l’illusione di avere una possibilità di
salvarmi prima di… ORA!”
Non
appena accennò il movimento di piegarsi a terra per raccogliere l’arma, la
sentì scattare alle sue spalle.
Lei
era veloce ma lui era pronto.
Si
voltò rapidamente e piantò un ginocchio e la base della lancia per terra.
Rubino
aveva preso in pieno lo slancio dell’attacco e non avrebbe potuto fermarsi
neanche volendo: la lancia le si conficcò in gola con tanta forza da spezzarsi
a metà dell’asta.
Il
muso era arrivato a pochi centimetri dal suo braccio.
Loki
vide la sua pupilla da rettile dilatarsi per la sorpresa e subito dopo per il
dolore, mentre lampi di rosso palpitavano nell’iride.
Ora
che aveva ottenuto il suo scopo abbandonò in fretta la lancia e scappò lontano.
La
serpe scuoteva la testa, pazza di dolore e di rabbia, e più si agitava più le
schegge le ferivano il palato e le si conficcavano in gola.
Ad
ogni scatto fiotti di sangue schizzavano in aria e finivano a macchiare la
terra, l’erba ed i muri di pietra delle case.
Un’agonia
terribile, che Loki rimase ad osservare da una
prudente distanza.
Sapeva
cosa sarebbe successo: la lancia aveva sfondato il palato secondario e si era
conficcata probabilmente nel basicranio; non le aveva
danneggiato il midollo spinale come lui aveva sperato, ma in ogni caso
l’emorragia era consistente e tutto quel sangue avrebbe finito per soffocarla.
Era
un gran brutto modo di morire, ma l’importante per Loki
era che stesse toccando a lei e non a lui.
***
La
battaglia di Thor contro Ametista era appena cominciata.
Lei
sibilava contro di lui e lo spingeva lontano dalla sorella.
Il
suo corpo era sottile ed elegante e si muoveva con una sinuosità ipnotica.
Il
colore delle scaglie virava da un vila molto chiaro,
quasi rosa sul ventre, fino ad un viola scurissimo nella cresta appena
accennata sul dorso.
-Se
ti arrendi avrai salva la vita-
Lo
stesso che non avesse detto niente: Ametista spalancò le fauci e sputò contro
di lui un getto di veleno giallastro e denso, che cadde a terra e lasciò delle chiazze
di erba bruciata.
-Lo
prenderò per un “no”-
Thor
aveva proprio voglia di dimostrare a Loki che si
sbagliava, che lui con Mjollnir poteva sconfiggere
qualunque nemico come voleva, e così scagliò il martello contro il fianco della
dragonessa.
Una
pioggia di schegge viola e scintillanti si sparse in aria e lei soffiò
infuriata.
Bene,
meglio tornare ai consigli di Loki e non raccontargli
assolutamente di quello smacco.
Thor
fece appena in tempo ad afferrare il martello che tornava e a tirarsi via da
lì: un momento dopo le mascelle della serpe si chiudevano con uno schiocco a
pochi centimetri dal suo mantello.
Raccolse
di nuovo il fulmine e lo scagliosu di
lei, ma evidentemente la linnorm aveva imparato bene
la lezione: tenne la bocca ben chiusa e si appiattì a terra, lasciando che la
scarica crepitasse sulle sue squame.
“No,
così non va per niente bene!”
Dall’alto
mirò all’occhio, come aveva detto Loki, e stavolta il
colpo ebbe più effetto perché riuscì a centrare un lato del bulbo oculare.
L’intero
occhio si appannò e presto divenne nero pesto.
Thor
realizzò che doveva averle danneggiato un grosso vaso sanguigno, e adesso il
sangue versato si era raccolto tutto sotto la palpebra trasparente da rettile.
Lei
sibilava e soffiava contro di lui, ma Thor si era portato di nuovo ben fuori
dalla sua portata.
Aveva
ottenuto due cose positive: accecarla da un occhio togliendole metà del campo
visivo e farla infuriare, così da farle perdere il lume della ragione.
Provò
di nuovo a scagliare il fulmine, ma evidentemente lei non era ancora così fuori
di sé da cascarci, perché come prima si appiattì a terra e lasciò che
l’elettricità si scaricasse a terra.
“Dannazione!
Le scaglie la proteggono troppo bene! Devo farle aprire quella maledetta bocca!
Oppure…”
Thor
schizzò di nuovo in alto.
“Ecco!
Quando lo racconterò a Loki!”
L’idea
era semplice ma avrebbe funzionato: vicino al villaggio c’era un fiume, e
siccome l’acque è un buon conduttore di elettricità, se magari la linnorm ci fosse finita dentro il fulmine avrebbe fatto
effetto.
“Sì,
bella idea! Ma se non riesco a metterla in pratica non è che vale molto”
Scese
di nuovo a terra.
La
serpe provò a voltarsi verso di lui, ma la sua capacità visiva era troppo
compromessa, così per trovarlo usava la lingua bifida.
Thor
decise che la strategia migliore era continuare a provocarla.
Le
scagliò di nuovo addosso il martello e quella scattò con rabbia contro di lui.
“Sì!
Ci stiamo avvicinando al fiume!”
La
provocò ancora e ancora, fino a renderla furiosa e concentrata solo su di lui e
non farle capire che la stava portando verso una trappola.
Arrivati
a venti metri dal fiume però lei si rese conto di cosa stava succedendo.
Assaggiò
l’aria con la lingua e nella pupilla sana passò un lampo di comprensione.
Thor
doveva agire in fretta.
Non
appena lei si girò per andarsene le afferrò la coda sotto il braccio e, con Mjollnir stretto in pugno, la sollevò da terra.
Era
pesante, maledettamente pesante e le scaglie sul dorso gli stavano ferendo le
braccia, ma non poteva mollare.
Finalmente
riuscì a trascinarla in acqua e all’impatto del grosso corpo squamoso che si
dibatteva si sollevò un’onda enorme.
Thor
non perse tempo: senza aspettare di tornare a terra scagliò di nuovo il fulmine
prima che lei potesse tornare all’asciutto, e questa volta la linnorm non ebbe scampo.
L’elettricità
percorreva le scaglie viola e si insinuava in ogni minimo varco che nell’aria
non poteva sfruttare.
Alla
fine il corpo della linnorm rimase inerte e le ondate
provocate dalle sua convulsioni si placarono; il fiume tornò a correre
tranquillo con la corrente che lambiva quel tesoro di ametiste e veleno.
Thor
si rilassò per godersi la vittoria almeno un attimo.
“Aspetta… ma che…?”
Attorno
alla linnorm stava accadendo qualcosa di strano: delle
piccole cose salivano a galla, ma Thor non capì cosa fossero finché la corrente
non ne riportò una a riva.
“Un
pesce? Perché tutti questi pesci sono morti? … oh, merda!”
Certo,
la scarica elettrica aveva fulminato la linnorm… ma
anche ogni altra forma di vita nel fiume nel raggio di parecchi metri!
Anche
quella era una cosa da non dire a Loki.
****
Loki
intanto, dopo essersi assicurato che Rubino era morta, si aggirava tra le case
del villaggio abbandonato.
Nella
zona dove si era spostato c’era meno distruzione che vicino alla porta est da
cui erano entrati lui e Thor, segno che la gente era semplicemente scappata
via.
Quello
che sperava di trovare era un’arma, visto che la sua era andata in pezzi come
uno stuzzicadenti.
“Certo,
Thor ha un intelletto paragonabile a quello di Ratatosk
ed ha il martello, invece io dovunque vada devo farmi prestare da qualcuno un
straccio di arma per difendermi. E ora con questo ho veramente toccato il fondo:
costretto a rovistare tra i rifiuti come un cane randagio! Grazie tante padre”
Per
la rabbia tirò un calcio ad un sasso e centrò il vetro di una finestra. Quattro
case più avanti.
Il
rumore del vetro rotto ne risvegliò un altro, che bloccò Loki
all’istante.
“È
impossibile”
Affrettò
il passo verso la casa di cui aveva spaccato il vetro.
Il
suono che lo aveva richiamato non proveniva dall’interno, ma dal retro, dove c’erano
due corpi senza vita, un uomo ed una donna.
Erano
feriti ed i loro volti erano contratti in espressioni di dolore.
Lui
era caduto con la spada in pugno, lei invece era tutta rannicchiata contro il
muro attorno a qualcosa.
Un
qualcosa che piangeva e urlava a squarciagola.
“Oh,
no, non io, per favore! Non poteva trovarlo Thor?”
E
invece era toccato a lui: un bimbo di pochi mesi che si dimenava tra le braccia
della madre morta.
“Per
tutti gli dei di Asgard e Midgard!
Ma perché…?”
Si
voltò di scatto, la spada dell’uomo morto stretta in pugno.
Qualcos’altro
era con loro in quel posto.
Loki
non lo vedeva ma sentiva la sua presenza, una presenza gelida come il fiato
della morte sul collo e che lo faceva rabbrividire.
Afferrò
il bambino senza nessun garbo, anzi facendolo piangere ancora di più e se la
diede ignominiosamente a gambe.
Tanto
Thor non avrebbe mai saputo che era scappato, e se qualcun altro glielo avesse
raccontato lui si sarebbe giustificato con una “ritirata strategica”.
*****
Thor
emise l’ennesimo sospiro frustrato.
Posto
che Loki avesse vinto contro Rubino mancava ancora
una linnorm all’appello, e mancava proprio la
peggiore; e Thor poteva già sentire cosa avrebbe detto Loki
quando lo avesse scoperto.
“Mi
spieghi come puoi perdere un serpente di venticinque metri?! E tu saresti il
futuro re di Asgard e protettore di Midgard?”
Ma
insomma, lui era impegnato a combattere, non era completamente colpa sua se non
si era accorto che Diamante era scappata!
Ho
creato dei personaggi che mi piacciono tanto e adesso per esigenze di trama le
devo uccidere! E pure in modi brutti!
Mi
sento una merdaccia =( oh, bè, pazienza: chi è causa del
suo male pianga se stesso.
Inoltre
vi informo che questa è una delle poche scene di battaglie che ho mai scritto.
Mi
sto ancora allenando su questo genere. E voi mi state facendo da cavie, siete
contenti?
Vabbè,
andiamo alle note esplicative.
1-Tutto
ciò che riguarda l’anatomia e la fisiologia dei serpenti è sacrosantamente
vero.
Hanno
un cranio fragile con ampie finestre temporali (sono “buchi” nel cranio), le
palpebre sono fuse insieme e sono trasparenti così sembra che non ne abbiano, e
alcune specie sputano veleno (mamba e cobra sputatore, tanto per fare nomi).
E
poi “vedono” il calore corporeo delle loro prede e non inseguono niente che
richieda un dispendio di energie per essere catturato: sono animali a sangue
freddo e per loro sprecare energia è assolutamente dannoso.
E
la lingua serve come organo di olfatto, non di gusto, perché raccoglie le
molecole lasciate nell’aria dalla potenziale preda.
Che
bello dare un senso ad anni di Super Quark e documentari vari! E anche alla mia
università già ce ci sono!
2-“Basicranio” e “palato secondario” sono parole che esistono
veramente. Cercate su “Google immagini” e capirete subito di che sto parlando.
3-Níðhöggr
esiste davvero nella mitologia norrena. Le notizie su di lui sono scarse e
contrastanti (concretamente vuol dire che nessuno ne sa una cippa).
Io mi sono attenuta alla versione che mi faceva comodo, cioè che sia il
serpente del regno sotterraneo dei defunti dove vengono inviati i morti di
vecchiaia e di malattia.
4-Diamante
dice “Asgardr” invece che “Asgard”
come sappiamo tutti perché il nome originale in lingua norrena ha la “r” alla
fine. Sarebbe una forma arcaica, e mi sembra che delle creature che sono state
relegate nel mondo degli inferi per millenni possano usare dei termini più
arcaici.
5-Ratatosk
è uno scoiattolo che abita tra i rami di Yggdrasill,
l’albero cosmico.
A
me sta sulle balle perché è un pettegolo iperattivo: il suo compito è quello di
riferire all’aquila che abita in cima ad Yggdrasill
gli insulti del serpente che abita tra le radici (forse Níðhöggr).
Capite
che razza di rompicoglioni che è? E non deve neanche essere tanto intelligente,
per questo Loki paragona il suo cervello a quello di
Thor.
6-Opinione
personale: lo scontro Loki vs Rubino mi piace più di
Thor vs Ametista.
Il
motivo è che, anche se cerco di restare seria e per quanto mi sforzo di
applicare la sospensione dell’incredulità, l’idea di un tizio che prende a
martellate i suoi nemici mi fa metà ridere e metà senso. Come il film “Old boy”.
Povero
Thor, io non ce l’ho con lui, ma… un martello! ‘un
gliela fo’ proprio!
Quando
Loki arrivò vicino alla riva del fiume e scorse il rosso del mantello di Thor,
decise di frenare un attimo la corsa per riprendere fiato e darsi un minimo di
contegno.
Tra
l’altro la cosetta urlante che aveva sotto il braccio lo stava assordando,
forse perché non aveva gradito l’essere sballottata per tutto il percorso.
Fu
il pianto del bambino ad attirare l’attenzione di Thor, che si voltò verso di
lui e gli andò incontro con un sorrisetto sornione.
-Fratellino!
E pensare che ti avevo mandato a combattere! Tu e la serpe avete… hem… fatto
presto-
Loki
non era esattamente dell’umore adatto a comprendere battute a doppio senso, ed
una volta che la ebbe capita non era dell’umore per apprezzarla.
-Piantala,
cretino! E prenditi questo coso. Non lo sopporto più-
Piantò
la spada nel terreno e scaricò il bambino in braccio a Thor.
Che
meraviglia avere finalmente le mani libere!
-Piange
perché lo hai tenuto male-
Puntualizzo
Thor.
-Oh,
certo, adesso lo sai tu come si tengono i bambini!-
-Certo
che lo so! Ho visto tante volte te…-
-Dillo
e ti strappo la lingua!-
Scattò
Loki, forse con troppa veemenza.
Se
c’era una cosa che in quel momento proprio non aveva bisogno era che Thor
menzionasse Frigga o Odino che tenevano in braccio lui da neonato, perché senza
un motivo preciso si sentiva particolarmente suscettibile sull’argomento
infanzia, bambini e cure parentali.
-Va
bene, scusa-
Intanto
il bambino continuava a strepitare, era diventato rosso paonazzo e delle
piccole vene gli erano spuntate in rilievo sulla fronte.
-Se
non farai qualcosa finirà per soffocare. Lo tieni troppo stretto e poi,
guardati, santo cielo, sei coperto di metallo! È un bambino ed è…-
Stava
per dire “abituato al petto di sua madre” ma le parole gli erano morte in gola.
-Ho
un’idea- fece Thor -Riprendilo un attimo-
Ed
il pupattolo finì di nuovo in braccio a Loki.
Thor
si tolse il mantello e lo stese a terra, poi riprese il bambino, lo appoggiò al
centro del mantello e gli diede un po’ di tempo per abituarsi.
In
effetti funzionò: dopo un po’ di tempo che non era né portato sottobraccio come
un pacco né schiacciato contro maglie di metallo, il bambino smise di piangere.
Non
era ancora capace di camminare, in compenso però rotolava benissimo.
Il
mantello era in mezzo a loro ed il bambino sembrava trovare divertente fissare
lo sguardo su uno dei due, rotolare verso di lui, poi fissare l’altro e
rotolare nell’altra direzione.
-Sì,
sei stato bravissimo a farlo smettere di piangere, ma adesso che ne facciamo? -
Loki aveva fretta di togliersi davanti quel bambino: lo metteva a disagio, ed
un eventuale esame dei motivi di questo disagio lo indisponevano ulteriormente -Mi
pare difficile combattere dei draghi e allo stesso tempo badare ad un bambino-
-Hai
ragione. La cosa migliore da fare è portarlo ad Asgard-
Stavolta
Loki sentì la fitta al petto precisa come una pugnalata.
Un altro orfano proveniente da un
altro regno dopo una battaglia.
Un altro bambino che avrebbe avuto
bisogno di una famiglia adottiva.
Chi lo avrebbe accolto adesso che non
c’era più…
Loki
dovette stringere i pugni per non far vedere che tremava.
-Sì…
è la cosa migliore-
Rispose
tentando di non far intuire il suo disagio a Thor.
Lui
gli rivolse uno sguardo strano, che Loki preferì evitare di interpretare.
-Perché
non vieni anche tu, Loki? Non mi piace l’idea di lasciarti solo con quella
serpe ancora in giro-
-So
badare a me stesso. Aspetta… tu come fai a sapere dell’altra serpe?-
Thor
lo guardò confuso.
-L’ho
vista come l’hai vista anche tu-
“Ma
di che accidenti sta parlando?”
Pensò
Loki infastidito.
A
meno che… lui aveva percepito la presenza di una linnorm quando aveva trovato
il bambino, e adesso Thor gli stava dicendo che non voleva lasciarlo solo con
una di loro ancora in circolazione… quindi…
-Thor,
adesso cerchiamo di capire bene. C’erano cinque serpi quando siamo arrivati
qui, giusto? Io ho scoperto che ce n’è un’altra nascosta. Tu stai parlando
della sesta linnorm oppure…?-
-Hem…-
Thor
distolse lo sguardo imbarazzato e Loki cominciò a capire.
Nel
fiume c’era il corpo semisommerso di Ametista, ma se Thor diceva che c’era in
giro un’altra linnorm e non era la stessa di cui lui aveva percepito la
presenza quando aveva trovato il bambino…
-Thor.
Tu hai lasciato che Diamante SCAPPASSE?!-
Verso
la fine della domanda la voce di Loki si era alzata di volume ed aveva finito
per gridare.
-Ero
impegnato a non farmi ammazzare dall’altra, va bene?-
Si
difese Thor.
Loki
si prese il viso tra le mani e scosse la testa un paio di volte.
“Perfetto!
La più perfida, velenosa e probabilmente la più furba è ancora viva! Perché mi
sono fidato di Thor? Come ho potuto pensare che avrebbe fatto come gli dicevo
io? Certo, lui è il principe e futuro re di Asgard, lui è superiore ai miei
consigli!”
-No!
Non va bene! Tu non hai idea di quanto siamo nei guai!-
-Sì,
ne dobbiamo affrontare ancora un’altra, ma…-
-Che
cos’è che non hai capito quando ti ho detto che dovevi eliminarla per prima?-
-Loki,
adesso basta!-
Gli
urlò contro Thor.
Rimasero
a fronteggiarsi come lupi pronti alla battaglia.
Il
primo a rilassarsi fu Thor, che non voleva litigare con Loki più del necessario
e non in quel momento.
Il
bambino in mezzo a loro intanto aveva smesso di rotolare e li osservava con una
buffa aria concentrata.
-Io
ho fatto del mio meglio. Non è colpa mia se non è bastato-
Loki
scosse la testa.
-Tanto
ormai è fatto. Adesso vai ad Asgard, porta il bambino e torna qui più presto
possibile. Dobbiamo organizzarci in qualche modo. Ah, e già che ci sei, sempre
se non ti disturba troppo, portami qualcosa da usare come arma-
Aveva
la spada che aveva trovato, certo, ma non era un’arma con cui si trovava a suo
agio in combattimento.
Thor
annuì.
Si
chinò a terra e Loki si aspettava di sentire da un momento all’altro il pianto
del piccolo che non apprezzava l’abbraccio metallico di Thor, invece
incredibilmente non sentì niente.
Guardò
meglio e vide che Thor non aveva preso il bambino in braccio: aveva afferrato i
quattro angoli del mantello e lo teneva sospeso come un sacco.
Per
un attimo Loki credette che la mascella gli si sarebbe disarticolata come
quella dei serpenti.
“Oh,
dei! Spero che non abbiano mai tenuto me
in quel modo! Anche se giustificherebbe tante cose”
-Heimdall,
ho bisogno di tornare ad Asgard-
Poco
dopo la colonna di luce di Bifrost tagliò il cielo ed avvolse Thor ed il
fagottino che si dimenava.
Loki
si augurò che lo tenesse ben stretto e che il bambino arrivasse ad Asgard
intero e non solo metà perché l’altra metà era finita fuori da Bifrost e si era
persa nel vuoto cosmico.
Per
un po’ rimase da solo a fissare il cerchio di erba bruciata dove c’era stato
Thor, poi decise di darsi una scossa: era il momento di farsi venire in mente
una buona idea, anzi possibilmente più di una.
Solo
che…
All’improvviso
si sentì terribilmente esposto e vulnerabile, e non era la stessa sensazione di
quando si era sentito osservato dalla linnorm: era la sensazione della
solitudine che gli pesava addosso.
Nonostante
poco prima lo avrebbe pestato a sangue, Loki all’improvviso aveva un cieco ed
irrazionale bisogno della presenza di suo fratello.
Si
fermò a metà del movimento di stringersi le braccia intorno al corpo e si
maledisse per aver permesso che cominciasse.
Scosse
la testa per liberarsi di quella sensazione, inspirò a fondo un paio di volte e
pian piano riacquistò la padronanza di sé; non era quello il momento di auto
commiserarsi né di farsi venire crisi emotive di alcun genere: era in pericolo
e quello che gli serviva era un piano.
**
Quasi
un’ora dopo Loki aveva sistemato tutto e mentre lavorava si era nascosto con la
magia così, in caso Diamante lo avessero osservato, avrebbe visto i suoi
movimenti perché poteva vedere il calore corporeo e fiutarlo ma non avrebbe
capito concretamente cosa stava facendo, il che gli dava un certo vantaggio.
O
almeno lo sperava.
E
tuttavia aveva ancora il dubbio che non fosse stata Diamante a spiarlo. Se lo
sentiva a istinto.
Ma
allora cosa voleva dire? Un’altra linnorm seguiva le loro mosse? Un’altra
figlia di Nidhoggr che fino a quel momento era rimasta nascosta? E perché?
Loki
avrebbe preferito che non fosse così perché Diamante gli sarebbe bastata ed
avanzata come nemico da affrontare, tuttavia non poteva permettersi di essere
volontariamente cieco davanti al pericolo.
L’idea
che ci fosse una sesta serpe non gli piaceva per niente, ma il suo istinto gli
diceva di non scartarla del tutto.
Meglio
essere sempre pronti al peggio.
Poco
a nord del villaggio c’era una zona di colline, e lui aveva pensato che fosse
un buon posto per accamparsi.
Aveva
scelto una collina abbastanza alta e che da un lato era franata nel fiume
perché era una buona posizione: piccola, elevata e con una buona visuale, in
sostanza facile da difendere.
Da
un lato, verso il fiume, la parete era ripida e terrosa e non poteva essere percorsa
da una serpe gigante senza franare sotto il suo peso, inoltre sarebbe stata
stancante da scalare a mani nude per una donna; dall’altro lato aveva terreno
libero che poteva controllare facilmente.
Dove
il terreno era aperto, Loki aveva costruito quattro cataste di legna per farne
dei falò una volta sceso il buio, e dietro ogni catasta aveva piantato a terra
uno scudo dal lato rivolto a loro.
Quello
che voleva ottenere era confondere la linnorm.
Se
avesse cercato di percepire il calore dei loro corpi, si sarebbe trovato
davanti solo un muro di aria calda, e l’ombra proiettata dagli scudi avrebbe
permesso a loro di restare nascosti mentre invece Diamante sarebbe stata ben
illuminata e visibile.
Era
la stessa tecnica che i midgardiani usavano per intimidire i loro criminali
mentre li interrogavano: puntare addosso a loro una luce forte e mantenere nell’ombra
chi faceva le domande.
Adesso
però, mentre Loki osservava il sole che cominciava a calare dietro le montagne
ad ovest, più il tempo passava più lui si sentiva nervoso.
“Quanto
ci mette, maledizione? Non posso affrontarla da solo! Specie se non è sola”
Era
seduto a terra quasi in cima alla collina, nel posto più sicuro, e teneva le
nocche premute forte sulle labbra mentre esaminava oggettivamente la
situazione: lui aveva la sua intelligenza ed un pugnale, lei invece aveva un’armatura
come pelle, litri di veleno mortale e denti lunghi come una sua mano.
E
al buio ci vedeva meglio di lui, per questo probabilmente Diamante era rimasta
nascosta: per sfruttare la superiorità dei suoi sensi da rettile rispetto ai
loro.
No,
decisamente lui era in svantaggio.
“Appena
farà buio me ne andrò da qui, non ho intenzione di farmi ammazzare da solo
perché lui si è fermato a chiacchierare”
Pensò
con astio.
In
realtà il pensiero che tentava di scacciare con tutte le sue forze era “Non è
che sta approfittando della situazione per liberarsi di me? Lasciarmi da solo
alla mercè di una femmina di drago , o
forse due, decisa a vendicarsi sarebbe un modo perfetto per uccidermi senza
rompere la promessa della protezione per l’ospite”
No,
Thor non sarebbe stato tanto vigliacco.
Ma
Odino forse sì. Odino sapeva valersi dell’astuzia quando voleva e Loki sapeva
troppo bene quanto il Padre degli dei fosse pronto a dare retta alla ragione di
stato prima che alla ragione del cuore; sempre ammesso che nel cuore di Odino
ci fosse ancora un posto per lui, cosa di cui dubitava fortemente.
E
se avesse convinto anche Thor?
Scattò
in piedi con rabbia.
Se
quei due avevano pensato di poterlo eliminare facendo fare il lavoro sporco a
qualcun altro allora avevano fatto male i loro conti!
Si
voltò verso tutto il lavoro che aveva fatto e improvvisamente si sentì un
idiota.
Non
era cambiato assolutamente nulla: lui era ancora quello che metteva tutta la
sua intelligenza al servizio di Thor e delle sue battaglie, e quello che poi
però tutti evitavano accuratamente di menzionare perché sia mai che dovessero
ammettere che una magia aveva salvato loro la pelle.
No,
certo, loro erano i potenti guerrieri che vincevano massacrando i nemici,
potevano mai ammettere di essersi trovati in difficoltà?
Meglio
chiedere aiuto a lui nel momento in cui rischiavano di essere fatti a pezzi e
poi, quando stavano a festeggiare al banchetto, dimenticare di raccontare
quella parte della battaglia.
Loki
si trovò ad ansimare senza controllo, il petto che si alzava e abbassava senza
che riuscisse in realtà ad immettere aria nei polmoni.
Maledizione,
come aveva potuto essere così stupido?!
Loro lo volevano morto.
Era sempre stato così.
Lui
non era più utile ad Odino, anzi era un pericolo, e Thor… lui gli aveva estorto
la protezione dell’ospite con l’inganno, come aveva potuto pensare che lo
avrebbe sopportato?
La
sua stessa insicurezza gli franò addosso come una valanga di macigni, e allora,
prima che gli schiacciasse il petto, reagì per istinto con la sua metà di
sangue Jotun.
Una
forza immensa e ancora non del tutto chiara risiedeva dentro di lui: i poteri
mentali di un Àss sostenuti della forza dei giganti di ghiaccio.
Lui
era potente, ma era anche instabile, per questo Frigga gli aveva insegnato da
quando era un bambino a controllare e disciplinare il seidr che scorreva dentro
di lui.
Solitamente
lui esercitava un controllo ferreo su se stesso, tuttavia in circostanze
particolari quella forza esplodeva in una massa di energia amorfa e terribile,
devastante. Incontrollabile.
L’ultima
volta che era successo era stato quando gli avevano riferito della morte di
Frigga.
Come
allora accadde in un attimo: il suo inconscio decise che ne aveva abbastanza
del controllo e lasciò esplodere tutta la sua rabbia attraverso il seidr.
Nella
sua mente non c’era nulla, solo un velo nero per un tempo indefinito.
Quando
riprese coscienza era in ginocchio, ansimante e con la fronte coperta di sudore
freddo.
Ogni
respiro bruciava e ad un colpo di tosse sputò un po’ di sangue.
Sicuramente
aveva gridato fino a lacerarsi la gola.
Avrebbe
voluto alzarsi in piedi e controllare i danni che aveva fatto, o almeno
ripristinare lo schermo di magia intorno all’accampamento, ma non ce la faceva
proprio.
Ora
la sua mente era assolutamente vuota.
Si
lasciò cadere di schiena e rimase a fissare il cielo.
Il
pericolo, le linnorm, Thor, il vincolo dell’ospite, tutto gli sembrava distante
e senza importanza; per quel che gli interessava in quel momento, una dragonessa
avrebbe potuto azzannarlo e divorarlo, lui non avrebbe fatto una piega.
Il
sole era ormai tramontato ma c’era ancora luce nell’aria.
“Basta
così. Me ne vado”
Decise
Loki.
Ormai
l’idea che Thor lo avesse volutamente abbandonato era diventata una certezza.
Aveva
la vaga consapevolezza che la cosa lo facesse soffrire, ma in quel momento il
dolore sembrava appartenere a qualcun altro; qualcuno che avrebbe voluto
piangere e gridare e supplicare di non essere lasciato solo.
Si
rialzò da terra, si spazzolò la polvere dai vestiti con un paio di manate e si
raccolse di nuovo i capelli.
“Ora
devo trovare un sentiero di magia che mi porti via da qui”
Si
concentrò per lasciare il suo seidr libero di trovare il varco tra i mondi più
vicino.
Non
percepì la debole magia di un sentiero ma una molto più intensa, una che lui
conosceva bene.
“Bifrost!”
A
pochi passi da lui la colonna di luce aveva appena aperto un passaggio.
Le
sue labbra si incurvarono in un sorriso.
“Alla
fine sei tornato, eh?”
Prima
che la luce di Bifrost si dissolvesse, Loki aveva nascosto se stesso e
l’accampamento con la magia, ed al suo posto aveva creato un’illusione.
***
Thor
era corso subito alla chiamata di Heimdall ed era saltato dentro il Bifrost
senza neanche bisogno di dire al Guardiano dov’era che voleva andare, perché
Heimdal sapeva di doverlo portare più vicino possibile a Loki.
Non
appena si trovò a Vanaehim e l’energia del Bifrost fu svanita cominciò a
guardarsi intorno per trovarlo.
Una
cosa era certa: pochi secondi di un suo ritardo erano costati la vita a sua
madre e se fosse successa la stessa cosa a suo fratello, Thor non se lo sarebbe
mai e poi mai perdonato.
E
invece il destino sembrava volersi accanire contro di lui.
Loki
era a pochi metri di distanza, e non appena lo vide Thor si sentì morire.
-Loki!
No, no, no!-
Eppure
era vero: Loki era riverso a terra, la gola ed il ventre squarciati.
Vicino
a lui una lancia spezzata testimoniava che aveva combattuto per difendersi ma
non gli era bastato.
L’erba
tutto intorno era intrisa di sangue.
-Thor…
fratello…-
Thor
lasciò cadere Mjollnir e lo raggiunse immediatamente, e si gettò in ginocchio
accanto a lui.
No,
non lo avrebbe lasciato morire! Piuttosto lo avrebbe portato ad Asgard di peso ed
avrebbe minacciato i guaritori, le guardie e Odino stesso se non lo avessero
aiutato.
-Loki!
Loki, ascoltami, andrà tutto bene-
Voleva
prenderlo in braccio ed ordinare ad Heimdall di aprire il Bifrost e riportarli
immediatamente ad Asgard…
Se
solo il corpo di Loki non si fosse dissolto sotto le sue mani come fosse fatto
di aria.
-Ma
cosa…?-
Un’illusione
che svaniva.
-Sai,
fratello, è sempre divertente vedere quanto la mia morte possa addolorarti-
La
voce beffarda e maliziosa di Loki bastò a trasformare tutto il suo dolore in
cieca rabbia.
Quel
maledetto idiota si era permesso ancora una volta di giocare con i suoi
sentimenti!
Richiamò
Mjollnir nella sua mano e colpì a terra con tutta l’ira e la forza di cui era
capace.
Il
suolo tremò e quando si voltò Loki, il vero Loki, era finito a terra a causa
dell’onda d’urto.
In
un attimo Thor gli fu addosso e lo aveva sollevato dal bavero.
-CHE
COSA CI TROVI DI TANTO DIVERTENTE NEL TORMENTARMI?!-
Gli
gridò in faccia furibondo.
Per
un attimo credette di scorgere qualcosa di simile alla paura negli occhi di
Loki, ma passò subito.
-Non
credevo che te la saresti presa tanto per uno scherzo-
Thor
lo scagliò a terra.
-Che
concetto malato del divertimento hai tu?! Ti ho lasciato solo con un drago, ad
Asgard Heimdall non riusciva a vederti e poi quando finalmente ti ha visto era
successo qualcosa di strano come un’esplosione di energia, poi torno qui e
trovo te in un lago di sangue. Che cosa dovevo pensare? Tu lo sapevi che ti
avrei creduto…-
Nel
frattempo Loki si era rimesso in piedi.
Thor
lo raggiunse e lo rimandò a terra con un pugno, e prima che Loki si dileguasse
con qualche trucco lo agguantò per le spalle.
-Adesso
dimmi che è successo. Perché Heimdall non poteva vederti? E quella magia non
era normale, cosa era?-
-Ti
dispiace lasciarmi andare, prima?-
-No,
non mi fido di te. Voglio essere sicuro almeno di dove sei realmente. E adesso
rispondi-
Loki
sbuffò seccato.
-Spero
tu ti renda conto che è imbarazzante. Comunque sia, quanto al nascondermi non
lo facevo per Heimdall, lo facevo per lei, la serpe che tu hai
intelligentemente fatto scappare. Quanto alla magia non lo so neppure io,
quindi non pretendere spiegazioni che non posso darti. Ora potrei alzarmi? Così
magari ti spiego cosa ho fatto in tutto questo tempo in cui tu sembravi essere
sparito-
Nelle
ultime parole Thor colse un tono strano.
Avrebbe
potuto essere un’accusa mossa con astio infantile.
Lasciò
andare Loki e lui si alzò non appena fu libero, ed il “grazie” che gli rivolse
era un concentrato di sarcasmo.
Nonostante
fosse ancora molto arrabbiato con Loki per lo scherzo che gli aveva appena
fatto, Thor non riusciva a togliersi un dubbio.
-Loki,
dimmi la verità. Tu hai creduto che ti avessi abbandonato qui?-
All’inizio
Loki non gli rispose, rimase a guardare lontano; era come se stesse cercando le
parole, cosa che per lui era decisamente insolita.
No,
qualcosa non andava.
-Non
pretendere di entrare nella mia mente: non ti conviene-
Gli
disse infine.
Aveva
evitato la sua domanda, il che per Thor equivaleva ad una risposta affermativa
che Loki non voleva dare.
Quindi
era vero che aveva creduto di essere stato abbandonato.
La
rabbia che ancora lo scuoteva svanì lentamente, lasciando il posto ad una certa
amarezza.
Senza
dargli il tempo di capire cosa voleva fare raggiunse Loki e lo abbracciò
stretto, schiacciandogli la tempia contro la sua spalla.
-Thor!
Cosa…?-
-Scusami-
Mormorò
solo.
Sentì
Loki tirare un sospiro profondo e per un attimo si volle illudere di aver fatto
la cosa giusta nei confronti di suo fratello.
-Va
bene, va bene. Adesso, per favore,
ricorda quello che ti ho detto sulle manifestazioni d’affetto imbarazzanti e
fuori luogo e lasciami andare-
Thor
fece immediatamente come gli era stato chiesto perché in fondo Loki aveva
ragione: lasciarsi andare al sentimentalismo mentre un cobra reale gigante poteva
attaccarli sarebbe stato da sciocchi.
-E
tutto questo? Mi spieghi a cosa serve?-
Loki
gli spiegò le sue intenzioni a proposito dei fuochi e gli spiegò anche perché
aveva scelto quella collina per accamparsi.
-Sei
sempre stato uno stratega migliore di me-
Dovette
ammettere Thor alla fine.
-Sono
sempre stato migliore di te in tante cose-
Tagliò
Loki secco.
Thor
sentì nell’aria le parole “e nessuno se ne è mai accorto” anche se non erano
mai state pronunciate.
-E
adesso che facciamo?-
-Aspettiamo-
-Va
bene. Aspettiamo-
****
La
notte era scesa in fretta e la luna di Vanaehim, a tre quarti e più grande di
quella terrestre, illuminava il paesaggio.
I
profili delle colline erano di un blu più scuro del cielo e tra i rilievi del
terreno spariva e riappariva il nastro d’argento del fiume.
Era
un corso d’acqua ampio, lento e tranquillo, che produceva solo un lieve
sciabordare sotto di loro.
I
fuochi erano accesi ma l’ombra degli scudi manteneva Thor e Loki in una specie
di penombra tale che riuscivano a stento a vedersi l’un l’altro.
Thor
era seduto a gambe distese ed ogni tanto imprecava contro il fatto di non poter
accendere un fuco anche vicino a loro, ma le sue proteste cadevano puntualmente
nel silenzio.
Loki
sedeva a terra con le gambe tirate contro il petto.
Alla
fine Thor era riuscito per qualche miracolo a trovare e portargli tre dei suoi
pugnali, e lui se ne era nascosti subito tre addosso: uno alla cintura, uno
alle fibbie della caviglia sinistra e
uno all’interno del bracciale a destra.
Il
quarto, quello che aveva sottratto al guerriero morto non appena erano arrivati
a Vanaehim, lo teneva stretto nella mano destra e lo usava per scavare dei
solchi nella terra per scaricare un po’ di tensione.
Non
con la lama però: sarebbe stato oltremodo sciocco rovinare il filo della lama
per un capriccio. Per incidere la terra usava l’elsa.
Si
sentiva ancora inquieto e conosceva perfettamente il motivo di
quell’inquietudine; non era l’essere minacciato da una serpe che sarebbe
sbucata dall’ignoto, era qualcosa che si agitava dentro di lui da quando aveva
preso in braccio quel piccolo orfano.
Thor
aveva avuto il buon senso di non importunarlo direttamente, a parte i borbottii
a proposito del fuoco, e di lasciarlo solo con le sue riflessioni.
Alla
fine Loki aveva preferito fermarsi ad analizzare i motivi di quello stato
d’animo perché ormai sapeva per esperienza che qualunque cosa lasciata
irrisolta avrebbe finito per incancrenirsi dentro di lui ed ingigantirsi tanto
da sfuggire al suo controllo.
E
lui non poteva mai permettersi di perdere il controllo.
Il
primo motivo di disagio in effetti lo aveva infastidito molto, perché il motivo
era che in se stesso che prendeva in braccio il piccolo Vànr aveva rivisto
Odino che prendeva in braccio un mezzo Jotun.
Quello
che gli faceva andare in cortocircuito i pensieri era chiedersi cosa realmente
avesse spinto Odino a salvargli la vita.
Lui
aveva odiato il Padre degli dei perché gli aveva detto di averlo salvato per
poterlo usare come pedina per un trattato di pace, ma… tenere in mano una
piccola vita… salvare un bambino, dargli la possibilità di crescere e diventare
un uomo… Loki era sbattuto di faccia contro quella sensazione e si chiedeva…
davvero era stato solo per interesse?
Loki
scoprì che allo stesso tempo odiava e bramava la possibilità che non fosse così
e che in realtà Odino avesse provato per lui un po’ d’amore, se non altro per
il lungo tempo di frequentazione.
Insomma,
lui lo aveva chiamato Padre per più di mille anni, forse l’abitudine aveva
potuto qualcosa.
In
fondo per un uomo non è importante come per una donna che il neonato sia
veramente stato concepito da lui o meno: è sempre qualcosa che gli viene messo
tra le braccia in un secondo momento, senza che abbia importanza che lo abbia
portato in grembo sua moglie o qualunque altra donna.
Tra
un bambino ed il padre manca a prescindere il legame che si forma nei mesi
della gravidanza, quindi poteva essere che Odino avesse provato per lui almeno
un po’ d’affetto?
Dopotutto
lo aveva accolto nella sua casa ed aveva fatto di lui un principe.
Era
stato mosso da vera generosità o dal principio che sarebbe stato meglio educare
di persona qualcuno di cui voleva servirsi? Meglio forgiare da se i propri
strumenti.
A
parte Odino stesso, a cui non aveva alcuna intenzione di rivolgersi, l’unica
persona che avrebbe potuto rispondergli era Frigga, e lei non c’era più.
Loki
provò un dolore intenso, come ogni volta che lei gli tornava in mente.
Un
altro motivo di fortissimo disagio per lui erano le circostanze in cui aveva
trovato il bambino perché suoi genitori erano morti entrambi, e la madre
chiaramente stava ancora tentando di difenderlo.
L’ultimo
pensiero di quella donna doveva essere stato per la sua creatura.
Non
era pietà per lei o per suo figlio a disturbare tanto Loki, quello che lo
disturbava era un’invidia lacerante.
Quel
moccioso era stato coccolato fino a che sua madre non aveva esalato l’ultimo
respiro, e suo padre si era battuto per difendere entrambi.
Lui,
da bambino…
-Loki?
Va tutto bene?-
-I
fatti tuoi, Thor. I. Fatti. Tuoi-
Lui
da bambino era stato rifiutato appena partorito.
Sua
madre Farbauti lo odiava già da quando lo aveva sentito muoversi per la prima
volta nel suo ventre.
Il
figlio del barbaro che l’aveva tenuta coma schiava da letto per buttarla fuori
dalla sua tenda non appena l’aveva scoperta incinta. Odiava lui almeno quanto
odiava Laufey.
Loki
si diede di nuovo dell’idiota per essere andato in cerca della verità.
Sapeva
che Laufey lo aveva abbandonato a morire di freddo senza neanche prendersi il
disturbo di concedergli una morte rapida ed indolore, ma, durante il suo
vagabondare tra i mondi dopo la sua fuga da Bifrost, aveva avuto la malaugurata
idea di andare in cerca di notizie su sua madre.
A
quei tempi era arrabbiato anche con Frigga perché anche lei gli aveva nascosto
la verità sulle sue origini, perciò sperava di trovare nel suo passato una
madre amorevole a cui era stato strappato a forza.
Quanto
sbagliava!
Aveva
interrogato una volva nei boschi ai margini di Vanaehim, e lei, tra il fumo
delle erbe e gli incantesimi, gli aveva mostrato esattamente cosa era successo.
Una donna con i
capelli scuri intrecciati che reggeva in braccio qualcosa di piccolo, avvolto
in una coperta strappata.
Non era lei sua
madre, lei era una levatrice.
Sua madre Farbauti
era ancora stremata dal parto.
Quando la donna le
aveva accostato il fagottino al seno, lei l’aveva spinto via.
-Figlia mia, se non
lo vuoi tu, che ne sarà di lui?-
Farbauti aveva
risposto con voce roca ma piena di disgusto.
-Laufey… è roba
sua… portatelo a lui e che se lo tenga lui se crede-
Il
contrasto tra quanto era toccato in sorte a lui in fatto di genitori e quanto
era toccato al bambino di Vanaehim gli bruciava dentro.
Percepì
un movimento alla sua sinistra.
-Loki,
sei sicuro che…?-
Scagliò
il coltello con tutta la forza che aveva e la lama si piantò a pochi centimetri
dalla caviglia di Thor.
-Sì!-
gli gridò, anticipando la domanda –Sì, va tutto bene. E andrà tutto bene finché
tu mi lascerai in pace-
-Sei
diventato più intrattabile del solito-
Loki
non gli rispose.
E
anche il confronto con Thor lo faceva impazzire di gelosia.
Gli
veniva da chiedersi se l’odio che sua madre aveva provato per lui non gli fosse
passato in corpo attraverso la placenta ed il cordone ombelicale, rendendolo a
sua volta capace di odiare in maniera tanto intensa ed irrazionale; perché nonostante
ormai sapesse che Thor provava per lui un profondo quanto ingiustificato
affetto fraterno, Loki non poteva fare a meno di sentirlo più estraneo che mai.
“Noi
non siamo fratelli. Non lo siamo mai stati”
Non
gli era mai sembrato vero come in quel momento!
Thor
era nato in una reggia, suo padre era stato orgoglioso di lui dal suo primo
vagito e sua madre aveva usato le prime forze che aveva recuperato per
accoglierlo e cullarlo.
Non
che Thor avesse alcuna colpa per le differenze che c’erano tra loro, Loki
razionalmente se ne rendeva conto; ma per quanto la ragione gli dicesse che non
ne aveva nessun motivo, lui con la parte più oscura della sua anima non poteva
fare a meno di invidiarlo, e quell’invidia si stava rapidamente distillando in
odio.
Odiarli, allontanarli da sé, ferirli
prima che fossero loro a ferire lui.
Rifiutarli
prima che fossero loro a rifiutare lui, per non dovere mai più provare il dolore
lacerante di essere abbandonato da persone che ami e che dovrebbero amarti.
*****
Percepirono
la sua presenza nello stesso istante.
Loki
perché, nonostante fosse immerso nel suo cupo rimuginare, aveva un formidabile
istinto di conservazione che lo faceva scattare all’erta alla minima anomalia,
e Thor perché un guerriero come lui non abbassava mai la guardia.
Diamante
entrò nel cerchio di luce con l’eleganza di una regina.
Il
diadema sulla sua fronte splendeva, e intorno alle caviglie nude la stoffa bianca
della veste ondeggiava leggera. I capelli adesso erano raccolti in una treccia
lenta.
Come
la pietra che la proteggeva, la sua figura catturava la luce e la rifletteva
più intensa e con diverse sfumature iridescenti.
Avrebbe
potuto essere una bella donna di Vanaehim o di Alfheim, o persino di Asgard.
Il
viso aveva un’espressione altera e impossibile da interpretare, non un sorriso
o una ruga ad indicare intenzioni amichevoli o ostili nei loro confronti.
Loki
e Thor erano in piedi fianco a fianco e la guardavano avanzare.
-Thor,
sia chiaro: stavolta o tu uccidi lei o io uccido te-
-Sono
stato in battaglia prima e più a lungo di te, fratello. So come devo
comportarmi con un avversario-
Loki
avrebbe voluto avere l’ultima parola in quella discussione, ma non ne ebbe il
tempo perché la linnorm alzò una mano e parlò.
-Principi
di Asgardr. Siete stati valorosi in battaglia ed avete concesso alle mie
sorelle una morte onorevole. Adesso sono qui per porre fine alla guerra tra
noi-
-Per
me va bene. Finiamola qui-
Urlò
subito Thor.
-Non
essere precipitoso, principe. Non mi bastano parole gettate al vento, io voglio
un giuramento che non sarò più trattata come nemica. Ma vieni avanti, Thor di
Asgardr. Non sta bene negoziare una pace con le urla. Avvicinati e potremo
metterci d’accordo come persone civili-
Thor
guardò Loki alla ricerca di un consiglio.
-No,
Thor, non andare. Vuole dividerci per non affrontarci assieme e vuole attirarti
dove per lei è più facile combattere-
-Sto
aspettando, principe-
-Verremo
entrambi-
Disse
infine Thor.
-È
con te che voglio parlare. Non sei tu l’erede al trono? O devo pensare che il
possente Thor ha paura di una donna disarmata?-
Thor
lanciò a Loki uno sguardo eloquente.
-Oh,
no, Thor, non fare idiozie! Ti stai lasciando provocare come un moccioso. E
poi, ti sembra disarmata? Quando diventerà un serpente sarà armata eccome!-
Thor
scosse la testa.
-Devo
andare, non posso lasciare che mi insulti codardo-
E
gli voltò le spalle. Pochi passi dei suoi ed era fuori nella luce dei falò.
A
quel punto Loki gli avrebbe volentieri conficcato il pugnale tra le scapole: se
Thor aveva deciso di morire, almeno che lasciasse la soddisfazione di colpirlo
a morte a lui e non a quella serpe!
-Certo,
bravo, fai quello che ti dice! Tanto sei tu l’erede al trono!-
Il
suo istinto lo avvisò mentre ancora inveiva contro l’imbecillità di Thor: si
voltò appena in tempo per vedere sul ciglio della china dietro di lui, nella
penombra, una figura di donna diversa dalle altre.
I
suoi capelli erano tagliati corti, forse biondo o castano chiaro, ed il suo
vestito sembrava strappato e lacerato; aveva qualcosa di più selvatico delle
altre nella postura e nell’aspetto.
Il
riflesso blu dei suoi occhi non lasciava dubbi su quale fosse la pietra che la
proteggeva: era lo zaffiro.
Scusate,
volevo continuare con i combattimenti tre Thor, Loki e le serpi ma poi Loki, da
bravo egocentrico, ha di nuovo preteso tutta l’attenzione su di sé e sui suoi
scompensi emotivi.
Cioè,
non che non abbia motivi per essere complessato, però secondo me se li esagera
da solo. Da qui il titolo “Illusioni”
Va
bè, andiamo alle note:
1-Vànr è il singolare di Vanir. Àss è il
singolare di Aesir. Fonte: Alienation_Zone che è una norrenopedia.
2-Sulla strategia militare e
sull’organizzazione dell’accampamento mi sono vagamente ispirata alle cronache
di guerra romane e medievali.
3-La storia familiare di Loki è una delle
versioni fornite dei fumetti della Marvel, quindi con la madre Farbauti che lo
rifiuta e Laufey che sappiamo bene quanto se ne cura.
4-La storia del bambino mi era venuta in
mente così e non sapevo neanche se l’avrei sviluppata, invece mi si è rivelata
incredibilmente utile per l’economia generale della storia perché mi dà la
possibilità di scatenare al meglio i complessi di Loki.
5-A proposito di Loki che si ferma un attimo
a riflettere su che problema ha. È vero: è uno dei principi base della
psicanalisi: i conflitti non risolti ed i traumi non elaborati e non superati
danno origine alle nevrosi.
6-Per ulteriori dettagli sull’aspetto
dell’ultima linnorm dovrete aspettare il prossimo capitolo. Ce la fate, vero?
7-Thor, alla fine, sa benissimo di stare
andando a cacciarsi in una trappola, ma che ci volete fare: l’orgoglio maschile
è quello che è, ed più forte della prudenza.
8-Sempre a proposito di Thor, qui ha nei
confronti di Loki un atteggiamentoche
ha anche nei film: “Sei mio fratello e ti voglio bene, ma se mi fai girare le
scatole ti meno”
9-Mi sono accorta che il mio Loki stava
prendendo un po’ troppo la piega del bravo bambino, invece io lo volevo
mantenere cattivo o almeno sanamente psicotico, per questo ho deciso di trovargli
un motivo concreto per avercela con Thor. Concreto secondo Loki, ovviamente.
Anche
se avesse avuto voglia di continuare a lanciare tutti gli improperi che conosceva
contro la spacconeria di suo fratello, Loki non avrebbe potuto farlo.
“Allora
c’eri veramente”
Pensò
mentre guardava la linnorm di fronte a lui.
Da
un lato si sentiva immensamente soddisfatto di sé perché la sua intuizione
circa la presenza di una sesta linnorm era stata corretta, dall’altro…
maledizione, doveva ancora combattere contro una serpe! Ne aveva abbastanza di
quelle maledette!
Lei
aveva chiaramente scalato la collina a mani nude perché ancora ansimava
leggermente, e poi le striature scure che aveva sulle braccia e sulle gambe
erano di fango.
Loki
si trovò sorprendentemente a stimarla come degna avversaria: una donna che
scala una parete come un soldato per cogliere di sorpresa i nemici e senza
curarsi di rovinare vestiti e pettinatura, di sicuro è una donna fuori dal
comune che merita considerazione.
In
un'altra circostanza magari.
Se
la stessa donna non avesse avuto l’obbiettivo di ucciderlo.
Scagliò
il pugnale con la speranza di colpirla prima che assumesse il suo aspetto
serpentesco ma fu un secondo troppo tardi: la lama colpì dure scaglie di
zaffiro e rimbalzò indietro.
Ora
davanti a Loki c’era l’ennesima dragonessa.
Da
rettile, Zaffiro era un serpente marino: il corpo era a bande alternate blu
scure e turchesi, e la coda era appiattita all’estremità.
“Un
serpente d’acqua. Certo. Dovevo aspettarmelo”
Ecco
come doveva aver fatto: da serpente, aveva risalito il fiume fin sotto la loro
posizione protetta dal buio e dai riflessi sull’acqua, poi aveva ripreso forma
umana ed aveva scalato la parete, e li aveva attaccati da dove loro non se lo
aspettavano.
Loki
si sarebbe volentieri fermato ad osservarla, peccato che al momento il suo
problema fosse un altro.
Zaffiro
era troppo vicina, e dall’altro lato c’era già Diamante.
Loki
tentò di guadagnare tempo sparendo con la magia, ma a lei bastò far saettare la
lingua per individuarlo e piegare la testa verso di lui.
Gli
sbarrò la strada con il suo stesso corpo.
Loki
strinse il pugnale pronto a conficcarglielo nel palato non appena lei fosse
calata a morderlo, invece la linnorm creò intorno a lui un cerchio con le
spire.
L’unico
modo per liberarsi era scavalcarla.
“E va bene!”
Loki
si preparò a saltare.
Era
a mezz’aria quando lei scattò all’improvviso: non lo morse ma gli si strinse
attorno col suo corpo squamoso, ed era fredda e dura proprio come se fosse
stato sommerso da una valanga di ghiaia.
Era
riuscita a bloccargli le braccia ed il pugnale gli era completamente inutile,
anzi gli si stava conficcando nel fianco.
Lei
si mosse, ma non lo stava stritolando: se avesse voluto le sarebbe bastato
pochissimo sforzo per stringere più forte e fracassargli le costole come rami
secchi, invece si stava muovendo e per qualche strano motivo lo trascinava con
sé.
“Ma
cosa sta…?”
Si
stavano allontanando dalla luce del fuoco, quindi stavano andando dall’altra
parte.
Verso
il fiume.
“Oh,
no! No, no, no!!!”
Si
dimenticò completamente di avere una dignità mentre cercava di divincolarsi e
le urlava a squarciagola di lasciarlo andare, ma lei lo ignorò come era
prevedibile, e Loki poco dopo sentiva il sibilo dell’aria contro il suo volto.
Era
in caduta libera, stritolato da una femmina di drago e come prospettiva aveva un
tuffo nell’acqua ghiacciata con quasi certo annegamento come conseguenza.
“Thor,
è tutta colpa tua! Maledetto, ti odio!”
**
Thor
vide un lampo passare negli occhi di Diamante non appena le arrivò abbastanza
vicino.
Fino
a quel momento il volto della linnorm era rimasto impassibile, ma ad un certo
punto aveva gettato uno sguardo oltre lui, e le sue labbra si erano appena
appena incurvate in un sorriso compiaciuto.
Thor
si era voltato immediatamente ed aveva visto un altro serpente di cui neanche
immaginava l’esistenza, e Loki che doveva affrontarlo da solo.
Lo
aveva visto afferrarlo e sparire con lui oltre il bordo del precipizio.
-NOOO!!!
LOKI!-
-Non
così in fretta, principe di Asgardr. Preoccupati per te stesso piuttosto-
Diamante
era ridiventata un cobra e con un morso aveva afferrato il suo mantello
scagliandolo di nuovo a terra.
-Lasciami
andare, maledetta! Lo ucciderà!-
Puoi starne certo
La
voce di Diamante era dentro la sua testa.
Thor
le scagliò addosso il fulmine, ma lei aveva ormai imparato come arginare
l’effetto della scarica elettrica: appiattirsi a terra in maniera che
l’elettricità trovasse una via breve per scaricarsi a terra.
-Mi
hai imbrogliato, strega! Io ero disposto a stabilire la pace con voi-
La pace dici? Tieni per te la
condiscendenza, figlio di Odino. Ci sarà pace tra noi quando tu sarai morto.
Thor
le scagliò contro il martello ma lei si spostò rapida e la colpì solo di
striscio.
-Voi
avete aperto la guerra. Avete attaccato persone innocenti ed io sono dovuto
intervenire-
Stavolta
fu lei ad attaccare. Come la sorella Ametista, Diamante poteva sputare il
veleno.
Era
corrosivo, e se Thor non avesse avuto l’armatura a proteggerlo il suo braccio
sarebbe stato bruciato dall’acido.
Nessuno è innocente! Nessuno! Oh, certo,
per te è facile. Sei corso qui per rispedire i demoni all’inferno da cui
provengono.
Thor
riagguantò al volo Mjollnir.
-Il
mio dovere è proteggere la pace e la giustizia nei nove regni-
È facile per te parlare di pace e
giustizia, per te che trascorri la vita nella dorata Asgardr. La giustizia è
sempre dalla tua parte perché sei tu ad amministrarla, per questo la difendi.
-Non
posso permettere che creature come voi turbino l’ordine del cosmo-
Lei
sibilò contro di lui, il cappuccio minacciosamente aperto e la lingua che
dardeggiava tra le fauci socchiuse.
Non irritarmi, Asgardiano! Siete stati
voi Aesir che avete decretato cosa era giusto e cosa non lo era dal vostro
punto di vista. Perché dovremmo essere noi i mostri e non voi che ci braccate
non appena osiamo varcare la soglia dei mondi di cenere ed ombra in cui ci
avete relegati. Per questo siamo mostri? Perché vogliamo un posto migliore per
vivere?
-Avete
ucciso delle persone! Questo non è giusto!-
Perché non lo è? Cosa avete fatto di
diverso voi di Asgardr in tutti questi secoli? Se anche tu avessi passato la
vita in un mondo di oscurità, adesso capiresti che giustizia è conquistarsi un
posto migliore del regno di Helheim. Conquistarlo con qualsiasi mezzo.
-Taci,
maledetta serpe!-
I
discorsi di quella linnorm gli sembravano pericolosissimi perché aveva la
capacità di insinuare il dubbio.
Di
nuovo le scagliò contro il fulmine, stavolta più forte di prima grazie al fatto
che era arrabbiato ed ottenne l’effetto di stordirla abbastanza.
Avrebbe
potuto approfittare per darle il colpo di grazia ma qualcosa lo tratteneva.
Loki. La sua abilità nel parlare era
simile a quella di Loki.
-Adesso
ascoltami. Raggiungi la tua compagna, ordinale di lasciare andare mio fratello
e poi tornate in Helheim. Se lo farai, tu e lei avrete salva la vita-
***
All’impatto
con l’acqua Loki si trovò la bocca ed il naso pieni di schiuma e detriti.
“Ora
mi affogherà! No, no, no! Thor, maledetto schifoso vigliacco, che tu possa morire
dieci volte peggio di me!”
L’aria
gli era sfuggita dai polmoni in un grido che non avrebbe mai avuto alcun suono,
che si era perso nell’acqua fredda che premeva contro il suo viso ad ogni
movimento della serpe.
Non
aveva idea di dove lo stesse trascinando, di dove fossero alto e basso né
quanto tempo ancora gli restava da vivere.
L’aria
lo schiaffeggiò all’improvviso e senza che lui se lo aspettasse.
La
linnorm aveva ripreso forma di donna e gli teneva la testa fuori dall’acqua,
mentre nuotava verso riva trascinandoselo dietro.
Superata
la sorpresa iniziale del capire che lei almeno per il momento non voleva
affogarlo, e superata l’ondata di sollievo, Loki si rese conto di due cose: la
prima era che essere trascinati a peso morto da una donna era terribilmente
imbarazzante, e la seconda, che lo infastidiva a pari merito, era che era
legato.
Letteralmente.
Sentiva
ancora contro di se la consistenza delle scaglie dure della dragonessa che lo
avvolgevano dalle spalle alle ginocchia come un bozzolo, il che voleva dire che
lei lo aveva legato con la sua stessa pelle.
Ne
aveva staccato uno strato superficiale come quando faceva la muta e lo aveva
usato per legarlo con una catena di zaffiri, che per quanto fossero pietre
preziose erano pur sempre una pelle, e a Loki provocava un disgusto terribile l’idea
di essere legato con una pelle.
-Liberami,
o te ne pentirai!-
-Te
ne pentirai tu se non stai zitto-
“Te
ne pentirai tu non appena riuscirò a liberarmi”
Pensò
Loki furioso.
Lei
era dannatamente forte anche in forma umana, ma una volta scampato il pericolo
di finire affogato, Loki aveva già cominciato a pensare a come liberarsi.
Sentiva
qualcosa che gli sbatteva contro le gambe ad ogni movimento, e qualcos’altro
contro il collo e le spalle.
Con
un po’ di attenzione Loki capì che era la stessa pelle con cui era legato, che
terminava con due lunghi strascichi: attorno al suo corpo le scaglie si
sovrapponevano e si incastravano una con l’altra, ma i due capi erano liberi.
Un’immagine
mentale che lo allettava particolarmente era quella striscia serrata attorno al
collo della linnorm con un bel nodo scorsoio.
Oh,
sì, sarebbe stata una magnifica punizione per averlo umiliato, se lui fosse
riuscito ad ucciderla con la sua stessa pelle, con cui per di più aveva avuto
la pretesa di averlo imprigionato.
Ma
prima di ciò doveva occuparsi di un altro passaggio, ossia come liberarsi.
Nel
frattempo avevano raggiunto la riva.
Quasi
raggiunto.
La
linnorm si era fermata dove l’acqua arrivava alle ginocchia, ma stava accovacciata
ed emergevano solo le spalle; lui era immobilizzato, semiseduto e per tenergli
la testa fuori dall’acqua Zaffiro gli aveva afferrato i capelli sulla nuca in
una stretta che non aveva niente di femminile.
Cosa
per cui Loki si appuntò mentalmente che l’avrebbe pagata cara.
-Adesso
ti spiegherò come stanno le cose dal mio punto di vista, Loki-
Il
fatto che lei usasse il suo nome con tanta confidenza lo irritò tremendamente.
-Io
e le mie sorelle siamo state create con l’unico scopo di distruggere altri
mondi. Nate dall’oscurità per portare oscurità. Siamo armi, strumenti di
guerra, non c’è alcun sentimento che ci lega a nostro padre. Riesci ad
immaginare? Siamo nate nell’ombra e siamo subito state mandate a combattere
senza nessun riguardo per la nostra vita-
-Che
cosa terribile. Una storia davvero commovente-
Loki
non aveva potuto fare a meno di metterci più di una nota sarcastica.
Che
diavolo importava a lui di cosa faceva Nidhoggr con le sue figlie?!
Per
quanto riguardava le vicende familiari disastrate e drammatiche, lui ne aveva
già abbastanza della propria!
-Non
mi interessa la tua pietà. E non interrompermi di nuovo. La questione è
semplice: io posso ucciderti oppure no, dipende da te-
-Se
hai in mente di stringere accordi con me, qualunque cosa tu voglia, sappi che
la mia risposta è no-
Lei
gli sorrise.
-Lo
immaginavo. Fammi spiegare meglio-
Solo
che, invece di parlare, gli diede uno strattone alla nuca e gli cacciò la testa
sott’acqua.
-O
fai come ti dico io o crepi qui e adesso, razza di bastardo presuntuoso!-
Gli
gridò non appena si decise a tirarlo fuori dall’acqua.
Loki,
a corto di fiato, non poté risponderle con tutto quello che pensava.
-Adesso
ascoltami. A me non importa niente di questa battaglia né di conquistare
niente, io voglio solo starmene in pace adesso che son riuscita a uscire dal
mondo dei morti. Non ho alcun interesse ad ucciderti, anzi preferisco lasciarti
in vita per non fare incazzare tuo fratello maggiore. Quindi adesso io lascio
in vita te e tu prometti solennemente di lasciare in vita me, capito? Questo è
il mio patto, Loki di Asgardr, accettalo o muori-
“Morirai
tu, maledetta! E mi occuperò personalmente di rendere la tua fine lenta e
dolorosa”
Ma
intanto aveva un altro problema da affrontare: Thor.
Si
concentrò e creò un’immagine di sé in cima alla collina, dove vedeva saettare i
lampi di Mjollnir e dove perciò supponeva che si stesse svolgendo la battaglia.
Gli
aveva fatto dire “Sono vivo, non
preoccuparti per me”.
Ci
mancava solo che Thor, credendolo morto, si facesse venire un attacco di
emotività, abbassasse la guardia e si facesse ammazzare!
-Non
mi rispondi?- insistette la linnorm -Vediamo se questo ti aiuta a decidere-
E
di nuovo lo tirò sotto.
****
All’improvviso
accanto al cobra apparve la figura di Loki.
Thor
provò una fitta di sollievo a vederlo.
-Sono vivo, non preoccuparti per me-
E
l’immagine sparì immediatamente.
Ora
che Thor non aveva più la preoccupazione di cosa ne era stato di Loki era più
incline ad essere indulgente con la sua nemica.
-Andatevene
da qui, tu e tua sorella. Prometto che non vi verrà fatto alcun male se
tornerete nel vostro mondo-
Diamante
soffiò rabbiosa e sputò veleno, letteralmente, contro di lui.
Allora non hai ancora capito niente? Io
non voglio la tua pietà e non mi interessa che tu mi conceda qualcosa.
Se tuo fratello è ancora vivo vuol
dire che mia sorella mi ha tradito. Ora sono sola a combattere contro di voi,
ma combatterò! Ancora, finché avrò vita. Ucciderò almeno te, erede al trono di
Asgardr, e spero di ritrovare la tua anima in Helheim un giorno, che tu possa
essere straziato dalle zanne di mio padre.
Thor
decise di tentare la stessa cosa che aveva fatto con Ametista, cioè trascinarla
in acqua in modo che l’elettricità avesse più effetto.
Aveva
fatto male i conti: Diamante era intelligente, e non appena lui si avvicinò
all’estremità della coda, lei si sottrasse con uno scatto rapido delle spire.
Il
suo corpo che si muoveva era uno spettacolo meraviglioso: la luce catturata dalle
scaglie restituiva riflessi rossi, gialli e dorati, mentre la membrana del
cappuccio era semitrasparente e lasciava passare una luce tenue come attraverso
l’alabastro.
Però
Thor aveva altro da pensare che non ammirare la bellezza letale di Diamante: Loki
era vivo, ma allora perché non andava ad aiutarlo?
Stava
ancora combattendo oppure…?
Il
sospetto che suo fratello avesse raggiunto un accordo con l’altra serpe lo
faceva semplicemente rabbrividire, e non bastavano i giorni in cui avevano
recuperato un po’ di confidenza a scacciare quella brutta sensazione.
*****
Stavolta
Zaffiro lo tenne sott’acqua più a lungo.
“Che
fine immensamente idiota affogare in mezzo metro di acqua e a pochi centimetri
dalla superficie!”
I
polmoni cominciavano a bruciargli per la mancanza di ossigeno.
Si
fece prendere dal panico e cominciò a dimenarsi nella folle speranza di poter
allentare la morsa delle scaglie o di raggiungere l’aria per un solo momento. Non
andava bene per niente.
Agitandosi
non faceva altro che accelerare il battito cardiaco e fare lavorare inutilmente
i muscoli, bruciando le poche molecole di ossigeno che gli restavano.
L’aria
che gli sfuggì tra le labbra era satura di anidride carbonica ed inoltre la
cinghia di scaglie che gli serrava il torace non gli permetteva di prendere
respiri profondi e di recuperare ossigeno in fretta.
Poco
prima che il suo istinto prendesse il sopravvento la linnorm gli riportò la
testa in superficie.
-Ti
conviene sbrigarti, Loki. Io non ho tempo da perdere-
Aveva
deciso di tentare una mossa disperata: una trasformazione magica.
Il
seidr è un tipo di magia sciamanica che richiede uno stato di trance, e più
l’incantesimo è potente più la trance deve essere profonda.
Creare
le illusioni è un gioco che richiede pochissimo sforzo perché intacca appena la
superficie della realtà materiale, ma quello che voleva tentare Loki era
qualcosa di molto più difficile: voleva modificare il suo stesso corpo per
sfuggire a quella rete e alla donna che gliel’aveva tessuta intorno.
Un
animale che si muove nell’acqua, più piccolo di un umano per poter sgusciare
fuori dalla sua prigione di pietre preziose.
“Un
pesce… un salmone magari”
-Aspetta.
Spiegami perché lo fai-
Le
chiese.
-Faccio
cosa?-
-Ritirarti
dalla battaglia. Sbaglio o è un comportamento da vigliacchi?-
-Da
vigliacchi? E perché? Guardaci. Entrambi non vorremmo essere qui. Ci hanno
trascinati in una battaglia di cui non ci importa nulla. Nel mio caso sono
stati Nidhoggr e Diamante, la mia perfetta sorella. Io non voglio morire per i loro
interessi come tu non vuoi morire per combattere insieme al tuo fratellastro.
Per questo non capisco perché non accetti il mio patto. È vantaggioso per
entrambi. Ma se proprio non vuoi…-
Lo
strattonò di nuovo sott’acqua, ma stavolta Loki era pronto.
Mentre
lei parlava si era concentrato abbastanza.
Non
si lasciò prendere dal panico sott’acqua, anzi cercò di sentirla come il suo
elemento naturale.
Doveva sentirsi un pesce.
Immedesimarsi tanto da poter essere davvero un salmone anche solo per pochi
secondi.
La
cosa difficile di quell’incantesimo era proprio raggiungere lo stato mentale
adatto e mantenerlo ma senza dimenticare di essere un umano.
Sapeva
di seidmadr inesperti che si erano immedesimati troppo e solo dopo molto tempo
e con l’aiuto di altri maghi erano riusciti a tornare umani, e Loki non ci
teneva per niente a restare un salmone per il resto dei suoi giorni.
La
sua coscienza era relegata in fondo alla mente e controllava meno di metà dei
movimenti del corpo.
Il corpo di un salmone.
Era
stranissimo sentire il corpo che guizzava via come proprio e al contempo come
estraneo.
Sentire e non sentire l’acqua fredda
ed il flusso del liquido tra le branchie.
Tutto
era ovattato, percepito attraverso un velo.
Riuscì
a concentrarsi abbastanza da capire che era uscito dalla rete di scaglie, e
subito cercò di liberarsi più in fretta possibile della convinzione di essere
un pesce.
Fortunatamente
non gli ci volle molto e per prima cosa, appena fuori dall’acqua prese una gran
boccata d’aria.
Era
difficile riprendere appieno il controllo del proprio corpo, soprattutto perché
non era ancora uscito del tutto dallo stato di trance necessario a praticare la
magia.
“La
catena… devo prendere la catena”
Pensò.
Tastò
in giro e poco dopo ne aveva afferrato un capo.
Più
che vedere la linnorm si affidò al seidr per percepire la sua presenza.
Stava cambiando.
“No!
Non devo lasciarle il tempo di trasformarsi”
La
trovò subito e le strinse due giri delle sue stesse scaglie attorno al collo.
La
sentiva lottare e allo stesso tempo non la sentiva.
Sentiva
che lui stesso stava lottando e allo stesso tempo non sentiva nulla.
Strinse
più forte.
Bloccarla. Impedirle qualsiasi
movimento.
Il
seidr gli diceva dove era terra e dove era acqua.
Si
spostò verso la terra e schiacciò la linnorm con tutto il suo peso.
Poco
a poco riacquistò la normale percezione di sé stesso e dell’ambiente
circostante, e poté rendersi conto della situazione in cui si trovava.
Non
una gran bella situazione a dire la verità.
******
Thor
continuava a lottare contro Diamante.
Qualche
goccia del veleno che lei gli aveva sputato addosso si era infiltrato tra le
maglie della sua corazza e adesso il braccio sinistro gli bruciava da
impazzire.
Sperò
con tutto il cuore che il veleno si limitasse ad ustionarlo in superficie e non
gli entrasse in circolo nel sangue, altrimenti sarebbe stato spacciato.
Diamante
era più forte, veloce e resistente delle sue sorelle, nonostante il suo corpo
fosse sottile in proporzione alla lunghezza.
Ogni
volta che passava vicino ai fuochi il cobra scintillava nel buio come se fosse
lei stessa un fuoco vivo.
Thor
le teneva d’occhio la testa a causa delle zanne… e lei lo colpì usando la coda
come una frusta.
Il
colpo lo fece volare parecchi metri più in là, oltre a togliergli il fiato e a
incrinargli le costole.
Ormai
aveva capito che non c’era speranza di farla arrendere, e che quella battaglia
sarebbe stata vinta da chi resisteva di più ai colpi dell’altro.
Entrambi
cominciavano a dare segni di stanchezza: Thor faceva fatica a scagliare i fulmini
con Mjollnir ed aveva i riflessi rallentati, e Diamante aveva anche lei i
movimenti rallentati e sempre più spesso apriva la bocca come se stesse
ansimando.
Riuscì
a colpirlo altre due volte con la coda, e per quanto la seconda volta Thor
fosse riuscito a parare il colpo con le braccia, fu comunque sbattuto a terra.
Aveva
un sopracciglio spaccato da cui gli colava sangue nell’occhio, e le mani, il
viso ed il collo coperte di graffi.
Si
rialzò a fatica, appena in tempo per farsi portare da Mjollnir fuori dalla
portata delle zanne della dragonessa.
Era
quello il suo maggior punto di forza: il veleno.
Se
solo fosse riuscito a privarla delle sue zanne!
*******
La
situazione di Loki era questa: lati positivi: aveva stretto attorno al collo
della linnorm due giri di catena, così lei non poteva trasformarsi a meno di
non strangolarsi da sola mentre era ancora metà in forma umana; poi era
riuscito a bloccarla a terra premendole un ginocchio tra le scapole, in modo
che lei non potesse attaccarlo in nessun modo ed e lui bastasse poco sforzo per
tenerla giù.
Lati
negativi: la catena era fatta di scaglie dai bordi affilati e le sue mani erano
piene di tagli, oltre che il suo stesso sangue gliela rendeva scivolosa e
difficile da trattenere.
Inoltre
quando si era trasformato aveva trasformato ovviamente solo il suo corpo per
sgusciare fuori dal bozzolo di zaffiri, e l’inconveniente era che era sgusciato
fuori anche dai suoi vestiti.
Quindi
concretamente si trovava a dover contrastare una donna forte quanto lui mentre era
bagnato fradicio, dolorante, ferito e completamente nudo.
Aveva
un gran bruciore alla coscia destra, e guardando meglio si accorse che erano un
paio di lunghe striature sanguinanti a provocarglielo.
Quella
maledetta lo aveva graffiato come una belva, ed in più sul polso sinistro gli aveva
lasciato i segni di un morso profondo.
Evidentemente
quella donna non aveva nessuno scrupolo a combattere come una selvaggia quando
non poteva combattere come un animale.
Erano
finiti a lottare nel terreno fangoso sulla riva del fiume.
Zaffiro
cercava di fare leva sul terreno per alzarsi, ma lui fu svelto a colpirle il
gomito e a farla sbattere di nuovo faccia a terra.
Poteva
ucciderla. O meglio, avrebbe potuto se tra loro due non ci fossero state delle
fastidiose somiglianze.
Era
più forte di lui: ora che vedeva la linnorm come simile a sé gli era difficile
farle del male; sarebbe stato come fare del male a sé stesso, e questo per lui
era inconcepibile.
-Adesso
ascoltami tu, razza di peste! Io, al contrario di te, non ho altro motivo per
lasciarti in vita se non il mio capriccio personale, quindi adesso sarai tu a fare il giuramento che io voglio da te-
Strattonò
la catena verso l’alto per rendere il concetto più chiaro, e le scaglie
affondarono nella pelle della donna tingendosi di rosso.
Il
viso di Zaffiro era contratto dal dolore, dallo sforzo e dalla rabbia; apriva
la bocca come per parlare, ma non appena Loki allentò un po’ la presa per
lasciarla respirare, lei ne approfittò per dare un colpo di reni che quasi lo
sbilanciò.
“È
mezza asfissiata eppure è quasi riuscita a liberarsi. Devo ammetterlo, è una
creatura interessante”
Ma
non era il momento di perdersi in considerazioni amene.
Loki
la schiacciò di nuovo nel fango e strinse la striscia di pietre attorno alla
sua gola.
-Non
provarci di nuovo o morirai. Adesso, se la vita ti è cara come dici, giura sul
tuo sangue che non attaccherai nessuna creatura nei Nove Regni. Non combatterai
mai più se non per difenderti. Giura-
Lei
scattava per levarselo di dosso.
Era
una gara di resistenza.
Il
bruciore ai tagli sui palmi delle mani lo stava facendo impazzire ma lui non
poteva neanche lamentarsene: se lei avesse percepito una sua debolezza avrebbe
raddoppiato le forze e forse sarebbe addirittura riuscita a liberarsi.
Doveva
resistere e farle credere di essere più forte, di non avere altra speranza
contro di lui se non arrendersi.
Alla
fine fu lei a cedere.
-Sul
mio sangue… lo… giuro…-
Articolò
con voce strozzata.
E
Loki lasciò immediatamente la presa.
“Meno
male! Non avrei resistito un secondo di più!”
********
Thor
strinse forte l’impugnatura di Mjollnir.
Meno
male che si era abituato ad usarlo lo stesso nonostante il piccolo difetto dell’impugnatura
troppo corta, difetto di cui, guarda caso, ancora una volta era colpevole Loki.
Si
guardava continuamente intorno per scorgere qualche segno della sua presenza.
“Loki,
che ti prenda un accidenti, ma che stai facendo? Questo sarebbe un ottimo
momento per onorare il vincolo dell’ospitalità impedendo che questa serpe mi
faccia a pezzi!”
Ma
Loki non c’era, era chissà dove a fare chissà che… magari era invisibile e si
stava godendo lo spettacolo di lui messo alle strette come poche altre volte in
battaglia, per intervenire solo se fosse stato strettamente necessario.
Che ti succede, principe? Non mi
sembri concentrato.
-Fatti
gli affari tuoi-
E
le scagliò addosso un fulmine, che però risultò debole, risultato solo di uno
scatto stizzoso come un capriccio.
Diamante
si mosse intorno a lui, dipanando e riavvolgendo un paio di volte le sue spire
in una danza ipnotica ed oscillando il capo con il cappuccio aperto.
Che ti succede? Sei preoccupato per
te… o per lui?
-Per
me non sono affatto preoccupato. Per lui… E anche se fosse?-
Seguire
il movimento di Diamante che tracciava curve sul terreno gli stava provocando
un senso di vertigine mista ad uno strano intorpidimento.
Scosse
la testa per liberarsene.
Dovresti scegliere meglio per chi vale
la pena sprecare l’affanno del tuo cuore. Che cosa è in fondo lui, per te?
-Bada
a come parli, figlia di Nidhoggr! Loki è mio fratello!-
Ammirevole. E tu cosa sei per lui?
Tante cose, ma non un fratello. Non più, non è vero? Forse non lo sei mai stato
veramente. Te lo ha detto lui stesso.
Anche
la voce di Diamante aveva preso una cadenza ipnotica, ed unita alla danza di
arabeschi che lei gli stava costruendo intorno con il proprio corpo finiva
davvero per confondergli la testa e fargli perdere le forze.
E
cosa ancora peggiore gli stava insinuando davvero il veleno del dubbio riguardo
a Loki.
-BASTA!-
L’avrebbe
fatta tacere lui, quell’infida bugiarda!
Sentì
l’eco della sua risata non appena il tuono si spense.
Quanta fiducia che hai in lui. Quanta
incrollabile fede in un legame che non esiste, che tu sei il solo a vedere. Ti
brucerà ancora di più quando lui ti si rivelerà per quello che è davvero, e tu
potrai solo biasimare la tua stupidità e la tua cecità. Perché in fondo lo sai
anche tu. Lo sai che…
Non
poté finire perché Thor, forte della sua rabbia, lanciò una folgore che la
stordì più delle altre volte.
Lei
scosse la testa ed ondeggiò come se stesse per cadere, e Thor sperò che quella
sarebbe stata finalmente la volta buona per liberarsi di lei.
Era
quasi completamente riversa a terra e Thor sentiva il rumore del suo respiro
ansimante.
“Finalmente”
Non
gli piaceva l’idea di uccidere, ma era lei che non gli lasciava scelta.
L’occhio
di Diamante sembrava appannato, come se fosse davvero troppo debole per reagire.
Thor
serrò più forte la presa su Mjollnir come se dovesse colpire da un momento
all’altro, ma alla fine scosse la testa.
“Ora
basta, l’ho sconfitta. Non è necessario infierire”
Aveva
appena riabbassato il martello lungo il fianco quando improvvisamente in
quell’occhio passò un lampo di vita.
“Era
una trappola!”
Fortunatamente
per Thor aveva degli ottimi riflessi ed aveva Mjollnir come arma, perché quando
Diamante scattò per morderlo lui non dovette fare altro che lasciar fare al suo
istinto.
La
vide come al rallentatore.
Lei che prendeva lo slancio.
Scartare di lato per evitare il morso
vero e proprio.
Per una frazione di secondo la testa
della serpe proprio alla sua altezza e con la bocca aperta.
Fu
allora che lanciò il martello contro di lei.
Uno
schizzò di sangue nero e denso e di qualcos’altro colpì le braccia di Thor e
nello stesso momento un grido acuto tagliò l’aria.
Le
zanne di Diamante erano state spezzate.
*********
Immediatamente
dopo che Loki ebbe ottenuto il giuramento, lasciò andare la presa sulla
striscia di pelle.
“Meno
male, non sarei riuscito a trattenerla un momento di più!”
Aveva
i palmi delle mani pieni di tagli diagonali, alcuni dei quali profondi quasi
fino al tendine, e lui non poteva fare neanche un fiato per lamentarsene.
Si
rialzò e non appena Zaffiro non ebbe più il suo ginocchio sulle costole schizzò
in piedi a sua volta.
Lo
fronteggiò ringhiando come se ancora si aspettasse di essere attaccata da lui.
Metà
del suo volto era impastato di fango, così come i vestiti, le braccia e le
gambe, eppure non ne sembrava minimamente preoccupata.
Continuava
a sfidarlo con lo sguardo.
-Non
c’è bisogno di fare così. Non voglio più combattere contro di te-
E
le voltò le spalle ostentatamente.
So che non puoi attaccarmi, non ti
temo.
In
realtà un altro ottimo motivo per voltarle le spalle era che non era sua
abitudine stare nudo davanti ad una sconosciuta.
Finché
si era trattato di combattere e di salvarsi la pelle non gliene era importato
nulla, ma una volta ristabilito un minimo di convenzione sociale la sua
priorità era diventata recuperare la decenza.
Sulla
riva c’era la pelle con cui era legato poco prima, ancora avvolta attorno ai
suoi vestiti come uno strano bozzolo.
Cercando
di mantenere un’aria distaccata, Loki procedette a tirare fuori il groviglio di
indumenti e a districarli. Qualcosa finì strappata perché lembi di stoffa si
erano incastrati tra le scaglie.
Prima
di tutto fu un vero sollievo reindossare un minimo di biancheria intima, e solo
allora si voltò di nuovo a guardare la sua ex avversaria.
Lei
non si curava minimamente dei suoi movimenti: si era di nuovo immersa in acqua
e stava lavando le ferite sul collo dalla terra e dal sangue.
Se
la linnorm avesse rappresentato per lui un pericolo concreto non avrebbe
esitato ad ucciderla come aveva fatto con la sorella Rubino, ma lei non poteva
fargli del male, quindi lui non aveva motivo di fargliene gratuitamente.
Loki
la osservò con un altro sguardo.
Suo
malgrado alcune delle cose che lei aveva detto erano maledettamente vere.
Loro
due erano stati scaraventati in mezzo ad una battaglia da altri, e oltretutto
doveva ammettere che, quanto a storia familiari complicate, loro due avevano
parecchio in comune.
Alla
luce di quelle considerazioni, Loki era stato costretto a rivedere il suo
progetto originale di ucciderla in un modo lento e doloroso, sebbene fosse
comunque lontanissimo dall’averle perdonato i graffi ed il morso.
-Che
hai da guardare?-
Gli
chiese lei sgarbata mentre usciva dall’acqua.
La
corrente le formava dei vortici di schiuma attorno alle gambe.
Loki
sorrise.
“Sei
offesa con me? Vediamo se riesco a toglierti quell’aria imbronciata”
Gli
andava di giocare con lei per un puro capriccio, perché niente è più
stuzzicante che corteggiare e conquistare una femmina scontrosa che dice di
detestarti.
-Dovresti
tamponare quella ferita, altrimenti non smetterà di sanguinare tanto presto-
Tra
le mani aveva la sua maglia interna.
Era
una tela leggera, per niente ruvida, sarebbe stata adatta come benda.
“Bè,
pazienza, tanto dovrei comunque strapparla”
Recuperò
un pugnale e tagliò una lunga striscia dal bordo inferiore, che a sua volta
divise in due.
-Prendi
questi-
E
le porse i due pezzi di stoffa.
Zaffiro
si avvicinò per prenderli, ma lo scrutava con aria guardinga.
Anche
mentre si tamponava le ferite sul collo non gli staccava gli occhi di dosso,
pronta a scattare in ogni momento.
Con
quel che restava della maglia, Loki fece delle bende per sé: i graffi sulla
coscia gli bruciavano tanto da fargli lacrimare gli occhi, per non parlare
della mani.
Che
cosa non avrebbe dato in quel momento per avere un goccio della pozione che
rende insensibili al dolore di sua madre!
Mentre
era in ginocchio e si stringeva la benda intorno alla gamba, Loki ebbe modo di
osservare bene Zaffiro.
Non
aveva la bellezza di Diamante o di Rubino, ma a modo suo era ancora più
interessante: aveva i capelli biondi tagliati cortissimi sulla nuca e con un
ciuffo sulla fronte, praticamente come l’umano che si faceva chiamare Capitan
America, e poi il suo corpo era più muscoloso della media femminile.
Loki
si trovò a pensare che era più bella con il vestito strappato e con la sua aria
da mezza selvaggia che se fosse stata curata e ben vestita.
Non
che il suo aspetto fosse poi tanto migliore: anche lui era mezzo nudo, bagnato
fradicio, aveva i capelli gocciolanti ed era impastato di fango; i pantaloni che
ancora aveva in mano erano tutti strappati ed era scalzo.
-Perché
non mi hai uccisa?-
Gli
chiese lei ad un certo punto.
-Sei
una creatura interessante. Sarebbe stato un terribile spreco-
Si
rimise i pantaloni cercando di non smuovere troppo la benda sulla coscia.
-E
perché mi aiuti dopo che abbiamo appena finito di massacrarci?-
-L’importante
è riuscire a mettersi d’accordo alla fine, non credi?-
-Io
ti ho avrei affogato-
A
Loki scappò un sorriso.
-In
amore e in guerra tutto è concesso-
Stavolta
Zaffiro scoppiò a ridere forte. Era una donna che non si conteneva,
decisamente.
-Mi
stai corteggiando? Dopo che hai provato a strangolarmi?-
Loki
non si scompose, invece sfoderò il suo miglior sorriso seducente e fece un paio
di passi verso di lei.
-Quella
era la guerra-
Lei
per la prima volta sembrò leggermente imbarazzata ed abbassò lo sguardo.
A
Loki sarebbe piaciuto fare qualche esperimento e magari riuscire a conquistarsi
la completa confidenza di quella donna che in realtà era un animale selvatico,
ma purtroppo doveva prima fare i conti con i suoi doveri.
-Adesso
perdonami, ma devo andare a controllare cosa fa mio fratello-
“Altrimenti,
se non faccio da balia a Thor, Padretutto sarà felicissimo di prenderla come
una violazione del vincolo di ospitalità e di relegarmi a vita in un
sotterraneo ancora più profondo dell’ultima volta”
-Addio,
Zaffiro-
La
salutò con un inchino ed ancora una volta Zaffiro non seppe bene come reagire.
-Forse
invece ci rivedremo… Loki-
Si
trasformò in serpe e le ci vollero pochi movimenti per tornare in acqua e
sparire tra i flutti.
Loki
si incamminò dalla parte opposta al fiume.
Gli
bastò girare di poco intorno alla collina e vide Thor e Diamante che ancora
combattevano.
Vide
Thor scagliare Mjollnir e quasi centrare la bocca aperta di Diamante.
Quasi,
ma il lancio era stato comunque efficace perché aveva spezzato le zanne della
dragonessa.
La
serpe gridò con voce quasi umana e, mentre si contorceva per il dolore, colpì
Thor con le spire.
Loki
aggrottò le sopracciglia. Thor doveva essere parecchio indebolito per essere
messo in difficoltà da un colpo del genere, infatti mancò la presa al ritorno
di Mjollnir ed il martello finì a terra a pochi metri da dove si trovava lui.
“Che
strazio! Mi tocca di nuovo salvargli la vita”
Tuttavia
non aveva motivo di affrettarsi: Diamante era indebolita e Thor era ancora in
grado di richiamare Mjollnir e di finirla.
Inaspettatamente
però, invece di attaccare di nuovo, la linnorm riprese la forma di una donna.
Rimase
in ginocchio, con le braccia tese verso Thor ed il vestito bianco macchiato dal
sangue che le colava dalle labbra sul petto.
“Avanti,
riprenditi il martello!” pensò Loki con tutte le sue forze “Forza, richiama
quel coso! Poi fai pure l’eroe generoso quanto ti pare, ma intanto non startene
così disarmato”
Thor
non richiamò il martello, rimase ad ascoltarla.
E
a quel punto Loki scattò di corsa perché…
-Thor!
Thor, maledizione, è possibile che tu non impari proprio mai?! Ti sta
ingannando!-
Intanto
per prima cosa i grazie! Grazie a tutti, soprattutto alle nove meravigliose
persone che hanno messo la storia tra i preferiti (siete uno per ogni regno
immagino), alle tre che l’hanno messa tra le ricordate ed alle ventisei che
l’hanno messa tra le seguite.
E
poi grazie a chi spende il proprio tempo per lasciarmi una recensione!
E
pensare che nella mia prima idea Zaffiro doveva essere… Elsa! Sì, di Frozen.
Ma
poi per come avrebbe dovuto combattere corpo a corpo mi sarebbe sembrata
ridicola, quindi mi sono decisa per P!nk.
Andiamo
alle note:
1-“Dolce colore d’oriental zaffiro” è Dante
Alighieri, Purgatorio, Canto I, verso 13.
2-“Rispedire i demoni all’inferno da cui
provengono” vagamente ispirato a Disney!Frollo “Voglio rispedire questo empio
demone all’inferno da cui proviene”
3-La magia seidr. Allora, qui ci sarebbe da
fare un trattato ma io sicuramente non ne ho le competenze, quindi cercherò di
essere breve. È vero che è una magia di tipo sciamanico, quindi richiede lo
stato di trance; per questo, nel mio headcanon, Loki non combatte con veri e
propri incantesimi. Difficile gestire una battaglia se sei in trance, no?
I canti di guerra dei seidmadr servivano prima delle battaglie a fare entrare in uno
stato di trance (berserkangr, da
“ber-“ radice di orso e “angr” che vuol dire più o meno “furia” cfr. inglese
moderno “angry”) i guerrieri berserker,
che poi massacravano chiunque senza capire se era amico o nemico. Ora, Loki non
ha esattamente il fisico di un berserker,
quindi mi pare inutile che si procuri da solo lo stato mentale di berserkangr. Meglio che resti ben vigile
durante uno scontro ed usi la magia solo lo stretto necessario.
4-Seidmadr: persona che pratica la magia
seidr. Madr deriva da una radice
indoeuropea che indica il controllo su qualcosa (cfr inglese moderno “master” francese “maître” e la radice del greco antico “math-” e
“manth-” collegata all’area semantica della conoscenza).
5-Loki si trasforma davvero in salmone nella
mitologia nordica, nel poema “Lokasenna”(
“Le invettive di Loki”). E poi viene pescato con una rete magica da Thor e
dagli altri dei incavolati.
6-Pensateci la prossima volta che mangerete
delle tartine di salmone!
7-Mi sono permessa di far picchiare Loki da
Zaffiro perché non volevo ucciderla ma allo stesso tempo non volevo far vincere
troppo facilmente nessuno dei due.
8-L’impugnatura di Mjollnir un po’ troppo
corta. *niente battutacce* . No, è una cosa vera: Mjollnir è stato forgiato dai
nani, insieme ad altri oggetti, proprio per scommessa contro Loki. Che se
avesse perso ci avrebbe rimesso la testa. Per questo, mentre i nani lavoravano,
Loki li infastidiva trasformandosi in insetto e pizzicandoli, nel tentativo di fargli
rovinare gli oggetti e di farli perdere.
9-Diamante che fa la danza per ipnotizzare
Thor. Oddio, questa non è proprio vera. È una credenza popolare che i serpenti
siano in grado di ipnotizzare le prede con il movimenti del loro corpo. Il
pitone delle rocce Kaa lo fa nel libro de “Il libro della giungla”, e poi altri
serpenti ipnotizzatori sono Sir Bis di “Robin Hood” e Kaa del cartone “Il libro
della giungla”.
10-Sì:
Loki ci prova spudoratamente con Zaffiro/P!nk ed ha delle ottime ragioni.
Mi serve per il prossimo capitolo. Ma non aspettatevi nessuna love story romantica:
prendetelo per quello che è, cioè un piacevole flirt fuori programma.
11-Il
prossimo sarà l’ultimo capitolo con le linnorm.
12-Bawwww!!!
*ulula disperatamente a causa del punto precedente*
Bene,
spero che il capitolo non sia stato troppo pesante, anche se lungo.
Non
c’era più niente di minaccioso in Diamante, anzi nel suo sguardo si leggevano
solo dolore e paura.
Thor
si sentì in colpa per quello che le aveva fatto.
-Ti
prego, principe di Asgardr, concedimi salva la vita-
Tuttavia,
se c’era una cosa che Thor aveva imparato negli ultimi anni e negli ultimi
giorni grazie a Loki, era proprio che non doveva fidarsi delle apparenze e non
doveva farsi guidare all’emozione del momento.
-Come
posso crederti? Sei venuta a noi parlando di pace, e subito dopo con l’inganno
hai attaccato me e mio fratello-
Si
sforzava di osservare la situazione con distacco ma gli era immensamente
difficile, non solo per l’emotività ma anche per le sue condizioni fisiche.
Aveva
un forte bruciore ad alcuni punti del collo, del viso e delle braccia, ed in
più delle vertigini che gli impedivano di pensare con lucidità.
Diamante
non sembrava per niente qualcuno da cui stare in guardia: era pallida, tremava
e dalle labbra ad ogni parola le colavano rivoli di sangue che scorrevano giù
lungo la curva del collo e le tingevano
di rosso scarlatto la veste bianca.
-È
vero, sono stata sleale. Ma guardami ora, non ho niente che mi difenda… posso
solo appellarmi alla tua pietà-
-Io…
io non… agh!-
Thor
si piegò in due per una fitta improvvisa.
“Il
veleno… il suo veleno deve essere entrato in circolo in qualche modo”
Sentiva
i battiti del cuore accelerati ed uno spiacevole senso di freddo intenso.
Un’altra
fitta alla bocca dello stomaco quasi lo fece cadere in ginocchio.
“Ma
come è possibile? Lei non mi ha morso ed il veleno che mi ha sputato sul
braccio è stato fermato dall’armatura… come…? Ah!”
La
risposta gli arrivò da sola: quando le aveva spezzato le zanne aveva anche
tolto il sigillo ai dotti veleniferi come ad una botte a cui fosse stato
spezzato il rubinetto, ed insieme allo schizzo di sangue lui aveva ricevuto
anche una gran quantità di veleno che si era infiltrato nel suo corpo attraverso
ogni taglio superficiale.
Anche
minimi graffi sulla pelle erano bastati perché penetrasse e facesse sentire i
suoi effetti.
In
lontananza gli sembrava di sentire la voce di Loki ma non capiva assolutamente
cosa stesse dicendo.
Si
sentiva strano, come intorpidito e pesante… il dolore gli arrivava in sprazzi
acuti per poi essere inghiottito di nuovo da quello strano torpore.
Loki
si materializzò davanti a lui a dirgli con un illusione quello che non poteva
sentire.
-Prendi
il martello e finiscila finché ne sei ancora in grado!-
“Mjollnir…
sì… avrei dovuto richiamarlo prima…”
Ma
il potere del martello già non rispondeva più al suo comando.
Diamante
lo guardò con una luce di trionfo nello sguardo.
-Non
temere, principe di Asgardr… ora porrò fine alle tue sofferenze-
Il
suo corpo cambiò un’altra volta, mentre quello di Thor era sempre più torturato
dagli effetti del veleno.
E
maledizione, non riusciva a richiamare Mjollnir! La sua mano si apriva e si
chiudeva a vuoto.
Diamante
si mosse intorno a lui e lo chiuse in un cerchio di spire.
Credevi davvero che mi
sarei arresa? Quanto sei stolto! Tu verrai con me in Helheim.
Il
cerchio scintillante intorno a Thor prese vita e prima che lui avesse potuto
pensare a come liberarsi, le spire di Diamante lo avevano imprigionato.
Non riusciva a pensare. Il suo cuore
batteva ad un ritmo impossibile, veloce ma con una pressione sanguigna molto
bassa. Era ad un passo dal collassare ed ogni secondo doveva lottare per
mantenersi cosciente.
Lei
lo stringeva ma dopo la battaglia non aveva abbastanza forza da stritolarlo;
non poteva neanche usare il suo morso velenoso, ma aveva ancora due file di
denti appuntiti ed affilati che erano armi letali.
Non
appena la vide calare su di lui con le fauci spalancate, con uno scatto disperato
Thor riuscì a liberarsi le braccia e fu quello a salvarlo, perché riuscì a
tenere aperta la bocca di Diamante impedendole di staccargli la testa a morsi.
Aveva
la testa e le spalle dentro la bocca di un serpente gigante.
Sentiva
ogni suo respiro come un vento caldo che gli passava sul viso.
Smettila di lottare, Thor di Asgardr.
Così non farai altro che prolungare la tua agonia. Scegli se vuoi morire tra le
sofferenze del veleno oppure se preferisci che io si misericordiosa e ti uccida
rapidamente.
Thor
non le rispose.
Non
ce la faceva ad articolare niente, tanto era lo sforzo di tenere le braccia tra
mascelle di Diamante per non farsi dilaniare dai suoi denti.
Il
veleno lo intorpidiva sempre di più ed ormai era solo questione di tempo.
“Loki!
Aiutami adesso, fratello!”
**
Per
quanto Loki si fosse sforzato di essere veloce tutto era successo troppo in
fretta.
Thor
non aveva richiamato il martello e adesso quella serpe se lo stava praticamente
mangiando vivo!
E
che poteva fare lui, maledizione?!
Anche
se fosse arrivato vicino a loro ed avesse distratto Diamante, sarebbe stato
inutile se Thor non avesse potuto usare Mjollnir contro di lei, e lui non aveva
altre armi se non i pugnali che non erano adatti ad un corpo a corpo con un
drago.
A
meno che…
“Mjollnir!”
Chiunque impugnerà questo martello, se
ne sarà degno, possiederà il potere di Thor.
“Se
riuscissi ad impugnarlo io, anche solo per un momento… sì!”
Invece
di correre verso Thor e Diamante, Loki tornò indietro da Mjollnir.
-Avanti,
muoviti!-
Niente:
per quanto lo strattonasse, il martello era piantato nel terreno come era
successo quando aveva tentato di prenderlo pochi anni prima nel New Mexico.
Un
grido di Thor lo fece trasalire.
“No!
Non può ucciderlo!”
L’unico
ad avere diritto di vita, di morte e di tortura su Thor era lui e nessun altro!
Strattonò
il manico con tutte le sue forze, con le mani che gli bruciavano nello sfregare
contro le strisce di cuoio e gli occhi che gli bruciavano per qualcosa che non
voleva definire.
Rabbia. Frustrazione. Paura.
Non
poteva prendere Mjollnir. Semplicemente non poteva prenderlo e non poteva fare
niente per aiutare Thor.
“No,
non è possibile! Non voglio lasciarlo morire!”
Continuò
a tirare con tutte le sue forze nella speranza di smuoverlo anche solo di un
millimetro.
Non
era solo il dolore alle mani a mozzargli il respiro nel petto e a farlo
rantolare.
In
quel momento lui voleva veramente salvare Thor!
Non
era solo per il vincolo dell’ospite che gli garantiva l’immunità, era anche per
qualcosa di più antico e profondo: Thor era il fratello con cui era cresciuto,
con cui aveva giocato e combattuto e che continuava a difenderlo.
Lui doveva salvarlo.
L’urlo
esplose prima che lui stesso capisse cosa stava dicendo e a chi.
-Voglio
salvarlo! Maledizione, per una volta che voglio salvarlo, dimmi che sono
degno!-
Accadde
in un istante: improvvisamente Mjollnir non pesava più come un blocco di marmo
e siccome Loki stava ancora tirando con tutte le sue forze fu sbalzato in aria
dal contraccolpo quando il martello si staccò da terra.
Atterrò
pesantemente di schiena e l’impatto col terreno lo lasciò senza fiato per
qualche secondo.
Il
martello non era più tra le sue mani: era riuscito a lanciarlo verso il
legittimo proprietario.
“Allora
alla fine mi hai dato il permesso di prenderlo. Solo perché salvassi tuo
figlio. Sei veramente un essere disgustoso”
Si
tirò in piedi e allora riprese a correre per raggiungere Thor e Diamante, perché
sapeva che aver potuto lanciare Mjollnir non era neanche lontanamente
sufficiente e che per salvare Thor gli sarebbe toccata ancora una bella parte
di fatica.
“E
pensare che ero andato a casa sua per trovare un po’ di riposo!”
***
Thor
cominciava seriamente a credere che quella volta sarebbe morto.
Lo
sforzo di tenere aperta la bocca di Diamante era diventato troppo pesante da
sopportare e più di una volta i denti della linnorm erano arrivati a
graffiargli il collo.
Inoltre
il sangue che continuava a fuoriuscire dalle ferite nella bocca del drago
rendeva le pareti della bocca scivolose e per questo più difficili da
trattenere.
Tuttavia
Thor non avrebbe smesso di lottare: se doveva morire era meglio morire da
guerriero che non conosce la resa!
Pensò
a Jane e provò una fitta di tristezza.
Lei
non era una Asinjur e non era abituata a considerare la morte in battaglia del
marito come il più grande degli onori.
Lei
si sarebbe sentita sola e abbandonata ed avrebbe pianto per lui, come quando
l’aveva lasciata la prima volta.
E
poi pensò a Loki.
“Spero
che tu abbia avuto davvero un buon motivo per non aiutarmi, Loki, oppure che la
tua anima sia maledetta!”
Improvvisamente
la pressione sulle sue braccia venne meno, come se la testa di Diamante fosse
stata allontanata da lui a forza.
I
suoi denti gli lasciarono dei graffi profondi sull’armatura e sulle mani, ma almeno
si era liberato.
Thor
si strofinò gli occhi per vedere cosa era successo ma l’unico risultato fu di
procurarsi un bruciore folle perché aveva anche le mani impregnate di veleno.
-Avanti,
vieni fuori da qui!-
-L…
Loki?-
-Sì,
io, chi altro? Muoviti!-
La
morsa delle spire attorno al suo torace si era allentata ma lui non ce la
faceva a muoversi.
Sentì
qualcosa di bagnato che gli veniva strofinato sul volto e poco dopo, senza
sangue e veleno ad incollargli le palpebre, distinse il viso di suo fratello.
-Thor,
avanti, ti devi alzare! Se non ti alzi morirai-
“Devo
farlo. Per Jane. E per lui”
Raccogliendo
tutta la forza di volontà che gli restava, Thor si aggrappò alla spalla di Loki
e si tirò in piedi.
-E
adesso vieni con me-
Thor
avrebbe solo voluto lasciarsi andare, addormentarsi almeno per non provare più
quel dolore lancinante che gli bruciava ogni singolo nervo del corpo… ma se
Loki gli chiedeva di muoversi con tanta insistenza ci doveva essere un buon
motivo.
Loki
voleva aiutarlo.
Avevano
combattuto insieme e lo aveva salvato da Diamante, ora poteva salvarlo anche
dal veleno.
Anche
se ormai quasi non ci vedeva più, Thor si impose di seguire la voce di Loki.
Una
delle ultime cose che vide furono le mani di suo fratello rovinate da una gran
quantità di tagli, una delle ultime cose che sentì fu un’imprecazione furibonda
di Loki, e l’ultima strana sensazione che ebbe fu quella di essere
completamente senza peso.
****
Thor era immensamente idiota.
Era
l’unica cosa che gli veniva da pensare, e non riuscendo pensare qualcosa di
peggio, Loki era costretto a compensare la qualità con la quantità e glielo
ripeteva all’infinito.
Loki
cominciava a pensare che tutti i suoi sforzi per conquistare il trono in realtà
fossero stati completamente inutili: visto che Thor aveva un talento così
spiccato per cacciarsi nei guai, probabilmente avrebbe finito per eliminarsi da
solo nell’arco di qualche decennio.
E
pensare che quella avrebbe potuto essere una grandiosa occasione per liberarsi dello
scomodo, ingombrante fratello maggiore uscendone anche abbastanza pulito!
Se
il veleno avesse fatto il suo effetto nessuno avrebbe potuto rimproverargli
niente, ma se Loki fosse semplicemente rimasto a guardare mentre accadeva,
Odino sarebbe stato prontissimo ad aggiungere l’omissione di soccorso alla
lista delle sue accuse; con conseguente condanna.
In
concreto, finché Thor non tirava le cuoia lui era obbligato a spaccarsi la
schiena in tutti i modi pur di tentare di salvarlo, per evitare la vendetta del
padre degli dei.
Bella
fregatura che si era rivelata l’ospitalità di Thor!
E
come se non bastasse, lui era andato a casa di Thor per trovare un rifugio,
invece quello che si ritrovava erano ferite ovunque, i vestiti distrutti, i
tagli sulle mani che ogni volta che entravano in contatto con il veleno sul
corpo di Thor lo facevano gridare di dolore, un principio di avvelenamento e
soprattutto quell’enorme idiota di suo fratello, avvelenato anche lui, da
trascinare a peso morto.
Per
questo provò un senso di enorme soddisfazione quando, non appena arrivò al
bordo della collina, finalmente lo scaraventò nel fiume da un’altezza di almeno
trenta metri.
*****
Quando
Thor riprese conoscenza, per prima cosa si rese conto di un dolore lancinante
alle tempie.
Poi
di dolori in ogni altra parte del corpo, dagli arti, alla schiena, alle
costole.
Poi
si rese conto che se provava dolore doveva per forza essere vivo, ed infine si
rese conto che l’unico che poteva averlo salvato dal veleno era Loki.
Gli
unici rumori che sentiva erano il crepitio del fuoco e lo sciabordare del fiume
poco lontano.
Attraverso
le palpebre socchiuse distinse una sagoma in controluce vicino al fuoco.
Provò
ad articolare qualcosa ma non ci riuscì subito, tuttavia il suo gemito aveva
attirato l’attenzione di Loki.
-Ah,
ti sei svegliato. Cominciavo a sperare che saresti morto-
La
prima cosa che Thor riuscì a bisbigliare fu -Le tue mani-
Ricordava
le mani di Loki con i palmi feriti quando lo aveva aiutato ad alzarsi.
La
risposta gli arrivò con un tono distaccato e vagamente sprezzante.
-Sono
ancora attaccate al resto del corpo e tanto mi basta per ritenermi soddisfatto-
Voleva
chiedergli come stava ma non appena aprì bocca un eccesso di tosse lo scosse e
gli levò tutto il fiato.
Loki
gli rivolse la parola non appena si fu calmato.
-Se
volevi chiedermi cosa è successo, sappi che Diamante è tornata in Helheim. Era
gravemente ferita, e anche se ha abbandonato il campo di battaglia bisogna
renderle merito che ha combattuto fino alla fine e senza risparmiarsi, non
credi? Quanto a te, hai perso conoscenza a causa del veleno, per togliertelo di
dosso più rapidamente possibile io ti ho buttato in acqua, e successivamente ho
passato le ultime due ore ad usare la miamagia per rincorrere ogni singola molecola di veleno che ti circolava
nelle vene. Non sono riuscito a rimuoverlo del tutto, ma sopravvivrai comunque-
Thor
non fece neanche in tempo a ringraziarlo che già era sprofondato
nell’incoscienza.
******
Fortunatamente
Thor era stato stroncato dalla debolezza quasi subito, perché Loki non aveva
nessuna voglia di parlare con lui.
Erano
molto meglio la compagnia delle fiamme, dell’acqua che scorreva lenta vicino a
loro e delle stelle di Vanaehim che percorrevano il loro cammino in cielo.
Si
guardò le mani e per fortuna in quelle ore i tagli erano guariti quasi del
tutto, restava solo la pelle nuova rosa e più sensibile del solito. Il bruciore
ai graffi sulla coscia era scomparso.
Quanto
al fatto di avere l’aspetto sporco, lacero e miserevole del più infimo
mendicante, avrebbe dovuto rassegnarsi a sopportarlo.
Ed
avrebbe messo anche quello in conto a Thor.
Quella
storia del vincolo dell’ospite si stava rivelando per lui molto più costosa del
previsto in termini di stress psicofisico; in pratica era l’ennesimo piano che
si stava rivoltando inaspettatamente contro di lui e la cosa non gli piaceva
per niente.
Decise
che non appena Thor fosse stato in grado di muoversi lo avrebbe riportato a
casa sua, avrebbe salutato con tanto rispetto lui e la sua midgardiana e si
sarebbe cercato un altro posto dove stare; magari un angolo di Helheim dove
rintanarsi con Zaffiro a discutere delle rispettive magagne familiari.
Aggiunse
altri rami secchi al fuoco e li osservò scoppiettare.
All’improvviso
percepì una presenza alle sue spalle.
Lei lo stava spiando.
Non
era minacciosa, era solo curiosa. E forse un po’ imbarazzata.
Loki
non si mosse e rimase calmo e rilassato, come se non si fosse accorto di nulla.
-Non
credevo che tu potessi soffrire il freddo-
Loki
sorrise nel riverbero delle fiamme, prima di voltarsi verso di lei.
Non
era male come inizio di conversazione, considerata la scarsa esperienza negli
approcci con l’altro sesso che Zaffiro doveva aver avuto in Helheim.
-Il
freddo non mi da fastidio, ma non per questo disdegno il caldo-
Mentiva.
Il freddo gli dava fastidio eccome, perché gli evocava sensazioni più che
ricordi veri e propri.
Sensazioni
orribili di dolore e disagio che, Loki ormai lo sapeva, erano retaggio delle
sue prime ore di vita trascorse su un altare di pietra gelata.
Ma
non per questo permise al suo sorriso di incrinarsi.
Celarlo, domarlo, non mostrarlo.
Poiché
aveva ancora una questione in sospeso con la linnorm, decise di spostare
l’argomento di conversazione.
-Posso
chiederti un favore?-
Lei
lo guardò a braccia conserte e storcendo la bocca.
-Tu che chiedi un favore a me?-
Loki
non si lasciò intimidire da quel modo di fare brusco.
Sapeva
che dietro quella scorza dura si nascondeva un’insospettabile bellezza
femminile, e conquistarla per se, la sfida di domare il drago e farla essere
donna tra le sue braccia, era qualcosa a cui lui non sapeva resistere.
Si
alzò in piedi e le andò incontro.
-Vorrei
poterti vedere di nuovo con il tuo vero aspetto, e vorrei poterti toccare-
-Non
hai paura?-
-Io
so apprezzare la bellezza in qualsiasi forma. Per favore-
La
donna alla fine annuì.
Era
affascinante vedere il suo corpo che cambiava: il tratti del viso si
deformavano, tutto il corpo si allungava e si piegava in modi innaturali, e poi
la cosa che più affascinava Loki era il cambiamento della pelle.
La
pelle di Zaffiro che diventava blu la faceva assomigliare molto a lui le poche
volte che aveva assunto il suo aspetto Jotun, ma solo per pochi attimi, prima
che dall’epidermide spuntassero scaglie fatte di pietre preziose che
scintillavano nel riflesso del fuoco.
“È
bellissima”
Pensò
Loki.
Lei
teneva la testa sollevata da terra ed arrivava alla sua altezza.
Poteva
guardarla negli occhi e studiarne ogni dettaglio del muso e della testa.
Le
scaglie embricate erano grossi ciottoli di zaffiro, più grosse e spesse sul
dorso e più piccole e sottili sul ventre; nelle zone del corpo dove il colore
cambiava da una banda chiara a una banda scura creavano dei meravigliosi giochi
di sfumature.
Loki
si avvicinò lentamente e ancor più lentamente le posò le mani sul fianco con il
palmo aperto.
Lei
ondeggiò appena la testa a quel contatto ma non si ritrasse.
Lui
la accarezzò piano, senza essere invadente.
Non
voleva imporle un contatto fisico, neanche se era lei ad essere grossa tre o
quattro volte lui.
Era
fredda e liscia. Dava l’impressione di accarezzare una cotta di maglia. Ma era
così bella!
Loki
ne sentì il battito del cuore sotto le mani quando arrivò sul ventre.
Volle
provare ad accostare l’orecchio per conoscere meglio quel cuore, e così senza
quasi rendersene conto si trovò abbracciato ad un serpente.
Non
riusciva neanche a circondarla completamente con le braccia.
Non
gli importava che fosse fredda contro il suo torace nudo, Loki era solo
emozionato per il fatto che una creatura così straordinaria gli stesse
permettendo di starle vicino.
Se
Loki fosse stato un essere sentimentale ed incline alla commozione
probabilmente sarebbe scoppiato a piangere.
Tutto
il corpo della linnorm si contrasse e Loki credette che stesse cercando di
fargli capire che ne aveva abbastanza di lui, invece Zaffiro si avvolse intorno
alla sua schiena e gli posò la testa sulla spalla dall’altro lato, come se
volesse abbracciarlo a sua volta.
Per
quanto fosse appoggiata a lui stava cercando di non pesargli addosso.
I
loro occhi erano alla stessa altezza, solo che quello di Zaffiro era grande quanto
un pugno di Loki, ed era di un blu intenso e pieno di riflessi brillanti
intorno alla lama nera della pupilla.
Lui
le sorrise, grato che non lo stesse respingendo né stritolando.
Le
accarezzò la testa lungo la mascella inferiore.
-Sei
bellissima, lo sai?-
Lei
sibilò debolmente in risposta.
Loki
chiuse gli occhi e si lasciò andare con la guancia contro le scaglie della sua
pelle.
Sentiva
il rumore dell’aria nella gola quando lei inspirava ed espirava. Ovvio,
considerato che la sua trachea doveva essere grossa quanto un suo braccio.
Era
un rumore ritmico, lento ma potente come il rumore della risacca sugli scogli.
Zaffiro
lo spinse semisdraiato nella curva del suo corpo.
“Interessante…
molto interessante”
Continuò
ad accarezzarla e lei in cambio gli strofinò la testa sul petto.
In
quel momento la battaglia era solo un pensiero sbiadito relegato in un angolo
della mente e nessuno dei due sembrava ricordare che fino a poche ore prima si
erano feriti a vicenda; c’era solo la strana l’armonia che stavano creando.
Zaffiro
allontanò la testa e poco dopo Loki trasalì per il contatto con la sua lingua
forcuta.
Lasciò
andare una breve risata: non credeva che essere assaggiato da un serpente
gigante potesse essere così piacevolmente erotico.
Si
distese più comodo e ad occhi chiusi tra le spire, allargando le braccia come
se fosse appoggiato su un comodo sofà.
Ogni
volta che la lingua lo toccava sulla pelle nuda del torace e dello stomaco
provava un piacevole misto di paura e di eccitazione, oltre che una strana sensazione
di solletico che lo faceva sorridere.
Non
aveva ancora abbassato del tutto la guardia, ma voleva godersi fino in fondo l’esperimento.
Da
come lei continuava a lambirlo, Loki cominciava a sospettare di essere… hem…
appetibile…
-Ah!
Sei impertinente…-
Per
caso o di proposito, gli aveva fatto saettare rapida la lingua tra le gambe.
-Sai,
tutto questo sarebbe più semplice se noi due fossimo della stessa taglia. E
visto che io non posso diventare un drago, perché tu non mi vieni incontro e
riprendi la tua forma di donna?- E poi aggiunse, con la sua voce più seducente
-Prometto che non te ne pentirai…-
Lei
inclinò la testa di lato.
Forse
era indecisa.
Loki
allungò le braccia e le accarezzò il muso, la fece avvicinare tanto da riportare
la testa contro il suo petto, dove riprese ad accarezzarla.
Se
la trovò all’improvviso avvinghiata addosso da donna, con una gamba allacciata
attorno ai suoi fianchi e le sue labbra ad un soffio dalle proprie.
-Vieni
con me, Loki. Possiamo andarcene dove vogliamo, noi due. Non dobbiamo più
rendere conto a nessuno delle nostre azioni-
Loki
considerò seriamente la proposta.
Le
accarezzò i capelli corti sulla nuca. Era una sensazione strana perché un
taglio di capelli così corto era prettamente maschile, quindi aveva
l’impressione di accarezzare un ragazzo, ma allo stesso tempo il corpo premuto
contro il suo era inequivocabilmente quello di una donna.
Era
qualcosa di incredibilmente intrigante.
Si
vide sempre fuggiasco, senza un posto dove potersi fermare, senza un posto da poter
chiamare casa, ma almeno per qualche tempo avrebbe avuto una compagna.
Ma
a quel punto che ne doveva fare di Thor? Se non ci fosse stato Thor lui avrebbe
immediatamente seguito Zaffiro, ma se non ci fosse stato Thor non l’avrebbe
neanche incontrata.
Ma
non era quello il problema.
-Io…
non lo so. Non posso lasciare qui mio fratello-
Lei
scrollò le spalle, pronta liquidare la cosa.
-Ad
Asgardr c’è quel vostro guardiano che vede e sente tutto, digli che se lo
vengano a riprendere-
-Non
è solo questo. Io e lui siamo legati. Non che la cosa che mi faccia piacere,
credimi, tuttavia non posso ignorarlo. Per questo non posso venire con te ora-
Zaffiro
emise un suono molto simile ad un ringhio, e quando ringhiava da umana non era
meno inquietante che quando ringhiava da drago.
Lo
spinse via bruscamente.
-Sono
tornata da te una volta, non pretendere che lo faccia di nuovo-
Gli
disse puntandogli un dito contro.
Loki
allargò le braccia in segno di resa.
Non
voleva inimicarsela, accidenti, erano così poche le persone su cui poteva
contare nei nove mondi che non poteva certo permettersi il lusso di alienarsi
simpatie!
-Non
pretendo nulla da te. Ti prego solo di provare a capire. Anche il principe
maledetto di Asgard ha una morale, dopotutto. Per quanto scarsa e contorta come
direbbero alcuni soggetti di vedute ristrette. Non posso ignorare la promessa
che mi lega a Thor. Lui mi ha aiutato quando ne ho avuto bisogno, e adesso, mio
malgrado, mi tocca ricambiare-
-Te
l’ho detto, che se lo vengano a prendere da Asgard-
Loki
scosse la testa.
No,
non poteva.
Anche
ammesso che avesse potuto chiedere ad Heimdall di mandare qualcuno a prendere
Thor, poi come avrebbe spiegato al fratello maggiore che se ne era andato senza
neanche salutare, che era il maggior segno di disprezzo verso l’ospitalità
ricevuta, per correre dietro ad una femmina? Per giunta una nemica di Asgard.
-Non
posso farlo. Non è semplice come sembra. Tu sei libera, io no. Quando sarò
libero anche io, verrò a cercarti-
Lei
lo osservò con diffidenza.
-E
quando sarai libero, di grazia?-
Lui
sospirò stancamente. Era una domanda semplice, ma fatta a lui era terribilmente
complessa.
-Non
lo so-
Rispose
infine rassegnato.
-Lo
so io. Sarai libero quando ti libererai di tutte le inutili ossessioni che ti
intasano il cervello-
Quella
frase lo fece rimanere a bocca aperta per lo shock.
-Fino
ad allora addio, principe di Asgard-
Gli
dava terribilmente fastidio che una sconosciuta fosse riuscita a capirlo tanto
bene, e lo indispettiva non aver avuto l’ultima parola in quella discussione,
oltre all’essere rimasto a corto di argomenti, cosa che non era da lui.
-Aspetta!-
Troppo
tardi. Una Zaffiro sdegnosa ed in forma di serpente d’acqua gli passò accanto e
lo scansò con un ultimo colpo di coda, non tanto forte da essere considerato un
attacco ma abbastanza da fargli capire che era offesa con lui, poi sparì nel
riflesso argenteo dell’acqua sulla riva.
Loki
digrignò i denti in una smorfia di rabbia.
Dannazione!
Per colpa di Thor aveva anche perso una magnifica occasione!
*******
Quando
Thor si svegliò di nuovo il dolore si era attenuato.
Non
era ancora pronto per alzarsi, ma intanto ringraziava per non avere più la
sensazione che ogni singolo nervo fosse in fiamme.
Sopra
di lui il cielo cominciava a schiarire nelle prime ore dell’alba.
“Devo
essere rimasto svenuto per parecchio tempo. Prima era ancora notte fonda”
Il
fuoco era ancora acceso e la figura di Loki era ancora lì che gli dava le
spalle.
-Ti
ringrazio-
Disse
per prima cosa.
Loki
non si girò per rispondere, solo le sue spalle ebbero uno strano sussulto.
-Oh,
non devi ringraziarmi. È stato un piacere-
-Davvero?-
Non
era ancora nelle condizioni mentali adatte a distinguere il sarcasmo.
-Certo
che no, razza di idiota!- gli ringhiò Loki -Hai mai provato a fare il conto di
tutte le maledette volte che ho dovuto salvarti la vita? Jotunheim,
Svartalfehim, almeno metà delle tue battaglie in non so quanti secoli, e oggi- Picchiò
un pugno per terra, e quando si girò verso di lui non era mai stato tanto
arrabbiato -Quante volte saresti morto senza di me a pararti i colpi? E quante
volte a metterti in pericolo sono state la tua stessa avventatezza e stupidità?
Ed è questo il destino che secondo te ed Odino io dovrei accettare con gratitudine?
Essere per sempre il tuo devoto fratello minore e starti dietro per evitare che
tu venga danneggiato dalla tua stessa incapacità?
Padretutto
ha proprio uno strano concetto del merito se è ancora convinto che tu sia
l’erede perfetto per il suo regno, ed io sarei il peggiore idiota dell’universo
se mi accontentassi di essere la tua guardia personale -
Come
sempre quando si agitava, Loki tremava leggermente ed il respiro gli era
accelerato. Sembrava febbricitante.
Thor
non aveva capito tutto il discorso, ma aveva compreso benissimo l’astio con cui
suo fratello aveva pronunciato ogni parola.
-Ti
sembra il momento di affrontare questi argomenti, adesso?-
Loki
prese un respiro profondo per calmarsi prima di parlare di nuovo.
-Stavo
rispondendo alla tua domanda-
-Quale
domanda?-
Poteva
essere che gliene avesse fatta una specifica e non se ne ricordasse.
La
testa gli faceva ancora così male!
-La
domanda che mi farai tra qualche tempo. Perché arriverà un giorno, tra uno o
tra cento anni, in cui ti troverai il mio pugnale puntato alla gola, e allora
mi chiederai stupidamente “Perché, fratello?”. La risposta è questa, quindi
vedi di ricordartela e non farmi sprecare fiato a ripetertela quando sarà il
momento-
-Mi
dispiace-
Riuscì
solo a dire Thor.
-Oh,
certo, siete tutti dispiaciuti per me, dopo! Fammi un favore: torna incosciente
o stai zitto. Per qualche altra ora non potrai muoverti e mi darebbe molto
fastidio dovere stare a sentirti-
Thor
fece come gli era stato detto: rimase in silenzio e ad occhi chiusi perché le
sue condizioni fisichee mentali non gli
consentivano nel modo più assoluto di fronteggiare un Loki più inviperito,
astioso e indispettito che mai.
Ed
in ogni caso, doveva ammettere con una punta di amarezza, Loki non aveva
completamente torto.
Credo
che si riferisca alla punizione di Loki di stare incatenato ad una roccia con
il serpente che gli sputa veleno in faccia, ma, oh, che ci posso fare?
Prendetela per buona.
E
adesso andiamo a spiegazioni varie.
1-In questo capitolo tornano i parallelismi
tra Loki e Scar. Quando Loki butta Thor da un posto alto. Eh, ma lui lo ha
fatto a fin di bene: buttarlo nel fiume era il modo più rapido per lavarlo! E
poi a Loki piace fare le cose teatrali, si sa.
2-Per quanto riguarda Mjollnir lo so che può
controllarlo solo Thor. Però nel primo film Loki ci rimane male quando non
riesce a smuovere il martello, e allora ho pensato di dargli una piccola
rivincita per quello.
3-Zaffiro, dopo il due di picche che Loki le
ha rifilato, non si è mica persa d’animo. Attualmente è a fare i cavoli suoi in
giro per i nove mondi, deve solo stare attenta a non fare troppo casino.
4-Zaffiro ha scaricato Loki e le sue seghe
mentali. Perché il principe degli inganni è figo, eh, ma è anche una gran palla
in caso di convivenza!
5-Per quanto riguarda Diamante, io all’inizio
avevo deciso che ci doveva restare secca pure lei (tanto per fare le cose drammatiche)
ma poi ho visto quella gran signora che è Cate Blanchet nel ruolo della
matrigna di Cenerentola, e allora no, non ce l’ho fatta ad accopparla. Quando
si dice essere facilmente influenzabili.
6-Il dolore che informa sull’essere ancora
vivi. Dal film “Soldato Jane”.
7-“Il freddo non mi da fastidio” e “Celarlo.
Domarlo. Non mostrarlo” sono frasi di Elsa in “Frozen”. Ve lo avevo detto che
la mia prima idea di presta volto per Zaffiro era stata Elsa, no? Bè, qualcosa
di quell’idea è rimasto, ma alla fine l’ho proiettato su Loki. Sigmund Freud
sarebbe fiero di me!
8-Asinjur è il femminile di Àss. Indica una
donna della razza degli Aesir, cosa che Jane Foster non è. Fonte:
AlieNation_Zone e la sua Fiction “La meretrice di Asgard”
9-Mi è scappato un accenno di scena lime tra
Loki e la Zaffiro drago. Spero di non aver bloccato la crescita di nessuno.
Nel
prossimo capitolo i nostri baldi eroi tornano a casa.
E
nel prossimo capitolo *SPOILER* ho intenzione di occuparmi di Erik Selvig *FINE
SPOILER*
Bè,
per ora vi saluto, e come sempre ringrazio tutti i lettori che seguono la
storia nonostante gli aggiornamenti a distanza di ere geologiche.
Avevano
dovuto aspettare la notte per tornare su Midgard in
un orario in cui avevano meno possibilità di essere scoperti, ed il tragitto a
piedi fino a casa si era svolto in silenzio e con solo poche occhiate lanciate
di sfuggita uno all’altro.
Evidentemente
Thor aveva capito benissimo quello che Loki gli aveva detto su Vanaehim, per questo era così freddo, e poiché Loki aveva
capito che Thor aveva capito, adottava la tattica del far notare poco la sua
presenza per non irritarlo.
Sapeva
di esserci andato giù pesante in un momento di rabbia, e adesso quello scatto
poteva costargli caro.
Non
appena erano rientrati in casa avevano trovato la novità: Jane Foster non
c’era.
C’era
però un biglietto con la sua firma che spiegava che era dovuta andare a Londra
d’urgenza e chiedeva a Thor di chiamarla prima possibile.
Thor
non lo aveva fatto nel cuore della notte, aveva preferito rinviare di un paio
d’ore fino all’alba, però in compenso si era subito rinchiuso in bagno a
lavarsi dal sangue rappreso, dal fango, dal veleno e da tutte le possibili
schifezze che una battaglia contro dei draghi può lasciare addosso.
Alla
domanda che Loki si era azzardato a fare sul perché dovesse essere proprio Thor
a potersi lavare per primo, la risposta era stata –Perché sono io che devo
andare ad Asgard a parlare con Padre prima possibile.
E perché siamo in casa mia-
Loki
aveva dovuto incassare senza ulteriori commenti.
Dopotutto
era stato lui stesso a creare quella situazione, quindi non poteva neanche
lamentarsene troppo.
Che
suo fratello si limitasse a frecciate prepotenti invece di buttarlo
direttamente fuori di casa era già una fortuna, conoscendo il temperamento di
Thor; forse era vero che la vicinanza della midgardiana
lo aveva ammansito.
**
Ad
Asgard, Thor ed Odino stavano percorrendo il portico
esterno di Vàladskjalf.
Camminavano
fianco a fianco non come un re ed un generale ai suoi ordini, e nemmeno come un
ragazzo che deve essere istruito dal padre.
Camminavano
fianco a fianco con pari dignità, di fatto entrambi re di Asgard.
Thor
in cuor suo era grato che dopo la sfuriata iniziale suo padre non avesse mosso
altre obiezioni al fatto che Loki fosse rimasto a casa sua, ma questo lo
preoccupava anche.
Sapeva
fin troppo bene che la mancanza di combattività di Odino significava che era
stanco. Anche nel modo di camminare, Thor si accorgeva che il passo di suo
padre era più lento e che Grungnir, la lancia dei re
di Asgard, gli serviva sempre più spesso come
sostegno piuttosto che come simbolo di potere.
-Sei
certo della tua richiesta?-
Gli
chiese Odino.
-Sì,
Padre. Voglio che il bambino di Vanaehim sia allevato
qui ad Asgard e che si chiami Lokason.
Voglio ricordare a tutti che Loki ha fatto almeno una cosa buona in vita sua e
soprattutto voglio che se ne ricordi lui stesso-
-È
una decisione che avrà delle conseguenze, ma sarà come vuoi tu. Piuttosto, ti
sei ripreso dalle ferite?-
-Niente
di grave che qualche giorno di riposo non possa curare-
Il
re di Asgard annuì soddisfatto.
-La
battaglia è stata dura ma tu ne sei uscito vincitore. Non mi sorprende, figlio
mio, tuttavia mi rende orgoglioso di te una volta di più-
Thor
abbassò lo sguardo. Una volta un elogio simile lo avrebbe fatto gonfiare di
orgoglio, invece adesso sentiva che ogni progresso che faceva era una
responsabilità in più sulle sue spalle.
-Non
tutte le mie azioni sono degne della tua approvazione, Padre-
-Questo
lo so bene, Thor. Ma tu sembri avere un talento particolare per trarre il
meglio proprio dalle azioni che io approvo di meno. Jotunheim,
la tua mortale, la decisione di portare l’Aether
fuori da Asgard disobbedendo apertamente ai miei ordini… tenere Loki come tuo ospite-
Prima
che Thor potesse dire qualcosa in proposito, Odino riprese.
-Ho
chiesto ad Heimdall di tenervi d’occhio su Vanaehim. Se non fosse stato per Loki saresti morto. Lo
ringrazierei per questo, se non fosse che in passato ha causato danni tali da
doverti salvare la vita altre cento volte per mettersi in pari-
Il
tono di Odino era difficile da interpretare. Era stanco, deluso ed amareggiato
dal comportamento del figlio più piccolo, ma era anche sofferente.
Thor
si sentì in dovere di riparare Loki dalla collera di Padre per quanto poteva.
-La
gratitudine per una buona azione non vuol dire cancellare il biasimo per quelle
scorrette. Sii severo quando lo merita, ma non impedire a te stesso di essere
generoso e di stimarlo quando compie un’azione degna di merito. Per quanto ciò
accada raramente, lo ammetto-
Odino
si fermò e lo scrutò a lungo. Forse aveva intenzione di dirgli qualcosa ma non
trovava il modo, infine sospirò e per un attimo distolse lo sguardo.
Thor
non insistette nel fissarlo. Non voleva mettere a disagio suo padre calando
come un avvoltoio su un suo momento di debolezza.
-Lui
come sta?-
Chiese
alla fine.
Odino
era un re ed un padre, e per quanto il re di Asgard
fosse stanco delle malefatte di Loki, il padre era preoccupato per lui.
Thor
lo capiva perfettamente perché provava la stessa cosa.
-Sta
bene. Anche le sue ferite hanno solo bisogno di tempo e di riposo-
-Bene-
Odino riprese a camminare -E… per il resto…?-
Stavolta
Thor non seppe subito come reagire: era la prima volta che vedeva suo padre
esitare.
Decise
di rispondere sinceramente.
-Per
il resto è tutto come al solito. Loki è arrabbiato, scontroso, arrogante e
pieno di rancore. Non si lascia sfuggire un’occasione per provocarmi e allo
stesso tempo lo fa in modo da non fornirmi alcun appiglio per una ritorsione. E
se a volte si lascia scappare qualche sproposito, poi sa farlo dimenticare-
-Non
dimenticare che sta abusando della tua generosità-
-Questo
è certo, Padre, ma tu non dimenticare è stato lui a fare in modo che il vincolo
tra noi fosse inviolabile da entrambe le parti. A questo punto mi chiedo se lui
non si sia perso nella trama dei suoi stessi inganni e non faccia
inconsciamente in modo di impedire a se stesso di farmi del male, salvo poi
ovviamente lamentarsi perché non me ne può fare-
Per
un po’ camminarono in silenzio come se Odino stesse meditando attentamente
sulle sue parole.
-Rispondi
sinceramente, Thor. Tu credi che ci sia speranza per Loki?-
-Siamo
noi la sua speranza-
Odino
ebbe un sussulto che preoccupò Thor.
-Padre?
C’è qualcosa che non va?-
Odino
guardava di nuovo lontano, verso il cielo. Il suo unico occhio si era appannato
per un velo di lacrime.
-Tua
madre mi disse la stessa cosa poco dopo che Loki era stato rinchiuso nei
sotterranei. Se è quello che pensi anche tu, allora ti chiedo…
per favore, prova a farlo tornare in sé-
Thor
provò una fittaal cuore al ricordo
della madre.
Raccogliere
la sua eredità era forse ancora più difficile che raccogliere quella di suo
padre.
-Quello
che mi chiedi potrebbe non essere possibile-
-Sei
l’erede al trono di Asgard, tra poco fare cose
impossibili diventerà la tua vita. Ora vai, su, ti vedo scalpitare come i
cavalli prima della battaglia. Vorrai tornare a casa da tua moglie immagino-
Quando
Odino si voltò di nuovo verso di lui Thor avrebbe giurato di vedere un accenno
di scherzo sul suo viso.
-Padre…- e
arrossì come un ragazzino che incontra per caso i genitori al primo
appuntamento.
Non
gli disse che Jane al momento non era a casa e che forse all’orizzonte si
profilava un problema ancora più grande.
Suo
padre gli batté una mano sulla spalla in uno dei suoi rari momenti di
confidenza.
-Torna
a casa, figliolo, e sappi che sono orgoglioso di te. E anche di Loki,
nonostante tutto-
Improvvisamente
Thor sentì un acuto moto di affetto verso suo padre.
Anche
Odino aveva le sue debolezze, dopotutto, ed era arrivato il momento in cui non
poteva più nasconderle e per questo se ne vergognava.
Se
Thor non fosse mai stato sulla terra non avrebbe mai imparato ad apprezzare i
gesti che esprimono l’affetto, ma per fortuna da quando frequentava Midgard aveva imparato molte cose.
Per
esempio ad esprimere altri sentimenti a parte la furia guerriera e la
soddisfazione personale.
Prima
che Odino potesse rendersene conto, Thor lo aveva abbracciato.
Per
un attimo rimase interdetto ed anche un po’ impacciato, ma in fondo a che serve
avere un figlio con le spalle tanto larghe se ogni tanto non dà un po’ di
sostegno?
Odino
ricambiò la stretta ed in segreto, per un attimo breve come un respiro, fu
contento di lasciarsi interamente sostenere da suo figlio.
Lui
era vecchio e saggio, e seppe che era successo esattamente in quel momento:
senza bisogno di cerimonie ufficiali e di passaggi di consegne, Thor era
diventato re di Asgard nel momento in cui aveva
volontariamente preso su di sé il peso delle responsabilità di suo padre senza
esserne spaventato.
-Ci
rivedremo presto, Padre, te lo prometto. Ma prima di tornare al Bifrost devo fare una cosa-
***
Visto
che la mortale era via e che Thor era andato a fare rapporto a Padretutto, Loki aveva praticamente la casa a
disposizione,per questo quando finalmente
aveva potuto accedere al bagno era rimasto a lungo sotto il getto dell’acqua
calda.
Personalmente
riteneva che lavarsi in piedi fosse una cosa da selvaggi.
Poteva
essere una soluzione temporanea che andava bene durante le campagne militari o
in situazioni di emergenza, ma… che fosse sempre
così? Era da barbari! E questo dopotutto poteva spiegare perché Thor ci si
fosse abituato.
Loki
si lasciò andare ad occhi chiusi con la testa contro le piastrelle del muro, ed
i suoi capelli neri rimasero incollati sulla maiolica azzurra.
Accidenti,
quanto gli mancava potersi sdraiare comodamente in una vasca da popolo
civilizzato invece che dover stare in piedi come i cavalli!
Pazienza.
Lasciarsi ripulire dall’acqua calda era già molto meglio che essere sballottato
dalla corrente fredda e limacciosa del fiume di Vanaehim.
Per
qualche altro minuto lasciò che l’acqua gli scorresse addosso finché la sua
pelle non fu arrossata ed i muscoli rilassati. Per quanto ci si potesse
rilassare stando in piedi.
Dopo
un lasso di tempo che non ci teneva a quantificare decise di staccarsi dal
muro, di chiudere l’acqua e di uscire dalla cabina.
Il
bagno era talmente pieno di vapore che Loki non distingueva neanche il suo
riflesso nello specchio.
Non
che gli interessasse. Sapeva già cosa avrebbe visto: una corporatura nervosa,
più agile ed asciutta di quella di Thor, capelli neri come l’inchiostro, occhi
che, pur essendo chiari come quelli degli abitanti di Asgard,
avevano una sfumatura unica.
Come
aveva potuto non capire?
Fece
scorrere le punte delle dita sul vetro, lasciando cinque piccole scie lucide in
cui il suo riflesso era chiaramente visibile.
Un
riflesso la cui mascella si era serrata in un moto di rabbia.
Come
aveva potuto essere così stupido? Quei capelli neri, quel carattere così
particolare e mille altre piccole cose che lo rendevano diversissimo da Thor,
da Odino e da Frigga.
Come
aveva fatto a non capire che le aveva ereditate da qualcun altro che con quella
famiglia non aveva assolutamente nulla in comune?
Si
voltò di scatto per allontanarsi da quell’immagine frammentata.
****
Dopo
il ritorno da Asgard Thor avrebbe voluto parlare con
Loki, ma suo fratello era in camera sua ed era profondamente addormentato.
Loki
si era dimenticato di chiudere la porta, non lo aveva sentito bussare e non si
era neanche mosso quando lui era entrato nella stanza per posare un involto di
roba sulla sedia sotto la finestra, tutte cose che facevano pensare che Loki
fosse esausto.
Thor
si era fermato a guardarlo, diviso tra il risentimento per le cose che Loki gli
aveva rinfacciato a Vanaehim ed un po’ di tenerezza
che gli veniva dall’immagine di Loki addormentato con mezza faccia sprofondata
nel cuscino ed un braccio che stringeva la coperta.
-Sei
una peste, fratello, ma sei una peste a cui noi vogliamo bene. Cerca di capirlo
prima o poi-
Se
ne era andato anche lui in camera e finalmente era crollato sul letto.
Era
ancora indebolito e l’unica cosa che aveva in mente era dormire per recuperare
le forze.
Gliene
sarebbero servite, perché prima del tramonto avrebbe dovuto affrontare una
delle discussioni più impegnative della sua vita.
Contro
Loki.
Il
solo pensiero bastava a tramortirlo.
*****
A
giudicare da come Thor se ne stava seduto impacciato nella stanza degli ospiti
e da come lo scrutava per poi distogliere subito gli occhi, era chiaro che
doveva dirgli qualcosa di importante e che non sapeva come fare.
Le
labbra sottili di Loki si incurvarono in un sorriso.
Thor
in imbarazzo era una delle cose che lo divertivano di più.
-Voi
dirmi qualcosa, fratello? Ti ascolto-
Lo
provocò.
-Sono
qui per chiederti un favore-
Loki
annuì e lo invitò a continuare con un cenno della mano.
-Ho
parlato con Jane. È andata a Londra perché Erik Selvig
sta male-
-Riferiscile
che le sono vicino nella sua preoccupazione-
Peccato
che il tono fosse freddo come le rocce di Jotunheim.
Thor
scosse la testa e si mosse a disagio sulla sedia.
Evidentemente
era arrivato alla parte imbarazzante.
-Non
si tratta solo di questo. Tu potresti fare di più: Jane crede che gli scompensi
di Erik siano dovuti al suo contatto con il Tesseract,
e poiché tu conosci bene quella forma di energia, potresti controllare se è
così o meno. E potresti provare a fare qualcosa per lui-
Proprio
come si era aspettato Thor, Loki non prese per niente bene la richiesta.
Per
un attimo il suo volto espresse disgusto allo stato puro, poi però ricompose
una maschera impenetrabile, quella dietro cui era solito nascondersi quando qualcosa
lo metteva profondamente a disagio.
-La
tua umana crede che io sia al suo servizio? È così, Thor? Una femmina di Midgard crede che io debba accorrere al suo capriccio?-
“Oh,
no! No, se la prende così è finita!”
-Non
è un capriccio. Cerca di capire: sta cercando di aiutare una persona a cui
vuole bene-
-E
per farlo pretende di dare ordini a me-
-Ordini?
Assolutamente no, Loki! Ti sta solo chiedendo un favore, e te lo sto chiedendo
anche io, dato che Erik è anche amico mio e che credo che tu conosca il Tesseract abbastanza da poterci dire cosa fare-
Loki
sbuffò come un cavallo che tira il morso.
-E
così ci siamo arrivati, eh? Sono al vostro servizio adesso?-
Thor
scosse la testa. Accidenti! Stava andando tutto nel modo peggiore!
-No!
No, non è questo che intendo, e tu lo sai-
-Ah,
no? Non è così? Vuoi dire che se non accetto tu non prenderai in considerazione
l’idea a di offenderti con me e di cacciarmi di casa?-
-Non
l’ho detto io, sei tu che la metti in questi termini-
Scattò
Thor con impazienza.
E
Loki non aspettava altro che questo.
-Fallo
allora!- Urlò improvvisamente fuori di sé.
–Fallo!
Cacciami via, minacciami, torturami o uccidimi! E senza di me il tuo amico
morirà tra sofferenze che voi non potete neanche immaginare-
A
quel punto Thor non poteva sopportare oltre. Lui ci aveva provato con calma e
buone maniere e la risposta era stata peggiore che se avesse usato direttamente
le minacce.
-Basta,
Loki! Perché non vuoi fare una cosa giusta una buona volta? È per un’altra
persona, tu non devi fare niente per noi. Jane vuole che tu aiuti Erik. Io voglio che tu aiuti Erik-
Loki
lo guardò schifato.
-Tsk! Sei il degno
figlio di tuo padre se credi che il fatto che tu desideri una cosa la renda
immediatamente legge per i nove regni. E quanto alla tua mortale, io mi farò
ammazzare prima di farmi schiavo dei figli di Midgard!-
“No,
no, no, maledizione! Come ho fatto a farmi imbrogliare così? Siamo arrivati di
nuovo a minacciarci!”
E
pensare che solo poche ore prima tentava di convincere Padre che sì, certo che
c’era ancora del buono in Loki…
Tentò
di recuperare la situazione per quanto poteva.
-Loki,
di nuovo, te lo chiedo per favore. Si
tratta solo di dare un’occhiata ad Erik e di aiutarci a capire, anche perché è
una tua responsabilità se quell’umano è entrato in contatto con il Tesseract. Insomma, lo so che per te non sarebbe neanche
una fatica, quindi che cosa pretendi? Che te lo chieda pregandoti in
ginocchio?-
Loki
scosse la testa e la sua espressione passò lentamente dalla rabbia ad una
soddisfazione feroce.
Thor
avrebbe preferito la rabbia, perché Loki che sogghignava sicuro di sé
significava che aveva trovato ancora una volta il modo di tenerlo in scacco e
la cosa non gli piaceva.
-Ammetto
che vederti in ginocchio sia una proposta allettante ma no, non è questo che
voglio-
-E
allora cosa?-
Se
Loki rifiutava lui in ginocchio allora doveva preoccuparsi.
-Mi
sembra piuttosto ovvio: è lei a volere il mio aiuto. Me lo chiederà lei-
-Cosa?
Jane? Loki, sappi che non ti permetterò di coinvolgerla in nulla che potrebbe
farledel male-
Loki
si imbronciò come se fosse stato offeso. Come se le sue intenzioni fossero le
migliori del mondo e fosse Thor che le stava biecamente fraintendendo.
-Io?
Farle del male? Non mi permetterei mai. Voglio solo sostenere con lei una
conversazione da persone civili. Mi auguro di non pretendere troppo-
-Sì
che pretendi troppo: la tua richiesta è insensata ed infantile-
Tentò
di farlo ragionare Thor.
-Avere
bisogno di un favore tanto importante e personale e mandarmelo a chiedere
attraverso l’oggetto che i midgardiani chiamano telefono è volgare ed offensivo. Dille
di riprovare di persona e con la dovuta educazione, e chissà che non sia
possibile trovare una soluzione ragionevole. Io e lei. Da soli-
Thor
lo scrutò furente, serrando i denti in un ringhio silenzioso. Doveva fare uno
sforzo enorme per dominarsi e non richiamare immediatamente Mjollnir
per abbatterlo sul cranio di Loki.
Se
solo non si fosse trattato di una cosa così importante Loki avrebbe già avuto
una sonoralezione in forma di
martellate che non avrebbe potuto scordare facilmente, ma purtroppo se aveva a
cuore la sopravvivenza di Erik Selvig doveva fare
buon viso a cattivo gioco: già molte volte era andato vicino a perdere le
persone che amava a causa di gesti avventati, e ormai aveva quasi imparato a
dominarsi.
-Va
bene. Andremo a Londra. Jane e Darcy sono a casa di
Erik in questo momento. Vi incontrerete lì. E tu vedi di…-
-Di…?-
Lo
sfidò Loki.
Thor
strinse i pugni.
Probabilmente
minacciare Loki in quel momento era la cosa peggiore da fare, per questo
preferì non completare mai quella frase.
-Preparati.
Partiamo subito-
******
Forse
era stato un inutile azzardo fare quella scenata a Thor.
Forse.
Ma
la pazienza aveva un limite, ed il limite della sua era particolarmente fragile
e sottile: seguire Thor nelle sue imprese guerresche contro i draghi andava
bene, salvarlo a tutti i costi per mantenersi l’immunità diplomatica si poteva
accettare... ma diventare il guaritore personale della mortale no!
La
verità era che non appena aveva sentito parlare di anomalie probabilmente
connesse con il Tesseract il suo interesse si era
subito risvegliato, ma il fatto che per entrare in contatto con i residui di
quell’energia dovesse fare un favore all’umana e a Thor gli faceva provare un
profondo senso di disgusto, per questo si era impuntato tanto con la questione
dell’educazione.
A
loro serviva il suo aiuto mentre a lui serviva qualunque cosa fosse rimasta
dentro Selvig, quindi alla fine sì, avrebbe fatto
tutto quello che poteva per quell’uomo ma se lo sarebbe fatto pagare caro.
A
torto, a ragione o solo per puntiglio, ma lo avrebbe fatto.
Per
questo erano a Londra.
Per
questo Loki era in piedi davanti ad una finestra del secondo piano nell’appartamento
di Selvig, intento ad osservare il traffico cittadino
nell’ultima luce del pomeriggio di dicembre.
Presto
sarebbe arrivata l’umana.
Loki
sorrise al suo riflesso. Era il momento di saldare qualche piccolo conto tra
loro.
*******
Jane
aggrediva le scale fino al pianerottolo dell’appartamento di Erik.
Aveva
fatto bene a lasciare perdere l’ascensore perché fare un po’ di moto la aiutava
a scaricare la rabbia.
Chi
cavolo si credeva di essere Loki per mettersi a fare le formalità da gran
principe quando c’era in pericolo la vita di una persona?!
Quindi
meglio che pestasse i gradini uno ad uno e si scaricasse prima di arrivargli
davanti, altrimenti altro che “calma, cortesia e prenderlo per il verso giusto”
come erano d’accordo con Thor.
Finalmente
entrò nell’appartamento.
-Sono
qui, sono arrivata-
La
sua voce era suonata un po’ troppo acuta ma pazienza.
Dove
diavolo si era cacciato Loki, che non si degnava neanche di risponderle?
Lo
trovò in piedi in soggiorno.
Era
vestito con un completo stranamente elegante, pantalone grigio e giacca blu
scuro; aveva persino una cravatta in tinta.
Jane
immaginò che fosse stata una scelta fatta per passare inosservato: il suo
abbigliamento asgardiano abituale con le rifiniture
in metallo sarebbe sembrato quantomeno stravagante in giro per le vie di
Londra, mentre i vestiti prestati da Thor… figurarsi
se Loki, orgoglioso com’era, si sarebbe mai abbassato ad uscire di casa con una
tuta da ginnastica prestata e di una taglia più grande!
Jane
non ci teneva a sapere come si fosse procurato quei vestiti, e neanche le
importava in quel momento.
Loki
era assolutamente immobile, tranne per lo sguardo che seguiva ogni suo
movimento con l’attenzione di un predatore.
-Buon
pomeriggio, Jane Foster-
-Buon…pomeriggio…-
Non
sapeva bene come salutarlo.
-Ho
saputo da Thor che un vostro comune amico sta male. Vuoi spiegarmi cos’ha?-
“Tu
lo sai benissimo cos’ha, brutto ipocrita doppiogiochista! Anzi forse lo sai
meglio di noi”
Ma
non era il momento di lasciarsi andare alla stizza.
Cercando
di restare più calma possibile, cominciò a spiegare a Loki cosa era successo.
Erik
Selvig era sempre stato un po’ strano dopo i fatti di
New York, ma non era mai stato niente di preoccupante per la sua salute. Da due
settimane invece c’era stato un cambiamento.
Erik
sembrava essere diventato più intelligente. Risolveva a mente equazioni
complesse, aveva delle intuizioni brillanti in campo scientifico e sembrava
vicino a comprendere fenomeni prima giudicati fuori dalla portate delle
capacità umane.
Ma
tutto questo aveva avuto un prezzo: il cervello di Erik elaborava ogni secondo
una quantità enorme di dati, e sembrava che non avesse più il tempo o lo spazio
per elaborare cose fondamentali per la sopravvivenza.
L’astrofisico
non mangiava abbastanza e dormiva solo poche ore per notte.
Tutto
ciò di cui la sua mente aveva bisogno era lavorare su cose sempre più
complesse. Variabili nei sistemi complessi, equazioni nel campo dell’irreale,
modelli frattali e calcolo fattoriale… ogni sfida
superata lo rendeva più intelligente e più affamato di nuove sfide. Ed anche
più incurante verso le più elementari esigenze fisiche, in un circolo vizioso
sempre più pericoloso.
Era
arrivato a collassare un paio di volte, poi Darcy
aveva chiamato Jane ed insieme avevano deciso di portarlo in ospedale.
Poiché
non riusciva a mangiare erano arrivati ben presto alla flebo dalla sacca
proteica, e poiché non riusciva a smettere di pensare erano subito arrivati ai
sedativi per farlo dormire.
I
sedativi che gli davano avrebbero normalmente steso un uomo adulto per dodici
ore, Erik invece con quella stessa dose dormiva solo per due.
I
risultati delle analisi mediche erano stati sconcertanti: niente anomalie nelle
analisi del sangue e niente alla TAC, ma la risonanza magnetica aveva evidenziato
un’elevata attività celebrale nella zona dei lobi frontali e della corteccia
delle aree cognitive, e l’elettroencefalogramma aveva rivelato picchi di onde
alfa superiori alla media.
Sembrava
esserci qualcosa che stimolava la sua mente oltre la tolleranza umana, qualcosa
che si nutriva di se stesso e delle forze di Erik.
Insomma,
Erik rischiava essere consumato dalla sua stessa intelligenza.
-Io
credo che il cervello di Erik si ancora sotto gli effetti del Tesseract- Concluse Jane -Ma non so in che modo, e non
posso dirlo ai medici perché il Tesseract è un
segreto dello SHIELD. E poi neanche loro saprebbero cosa fare. Ma tu conosci
bene quella forma di energia, quindi adesso ti chiedo…
per favore… puoi provare a capire cosa sta succedendo
ad Erik Selvig prima che il suo fisico sia troppo
provato e non riesca più a riprendersi?-
Loki
la scrutò intensamente per qualche secondo che però a Jane sembrò lunghissimo.
“Andiamo,
io sono stata educata, che altro vuoi? Dimmi che lo aiuterai”
-No-
“No!
Andiamo, ho sentito male io! Non può dirmi solo no!”
-Cosa?
Perché?-
-Per
motivi miei e personali che non sono tenuto a spiegarti. La mia risposta è no,
Jane Foster-
-Ma
a te non costa proprio niente guardarlo per cinque minuti!-
-Te
lo ripeto. Non ho intenzione di fare ciò che mi chiedi-
-Non
ci credo- Mormorò Jane, poi la rabbia e la paura che aveva dentro cominciarono
a fare scricchiolare il controllo che aveva mantenuto fino a quel momento.
-Come puoi essere così…cinico? Tu… ti rendi conto che stai
tenendo in mano la vita di una persona? E l’unica cosa che sai fare è giocarci
per fare un dispetto a me e Thor!-
Loki
non si scompose minimamente.
Sembrava
più che altro divertito dal suo sfogo come un bambino si divertirebbe ad
osservare una mantide religiosa che, pur con tutta la sua rabbia, non potrà mai
sfondare le pareti di vetro del terrario in cui è rinchiusa.
La
rabbia di Jane bruciava sempre più forte.
-Adesso
basta! Io non so che problemi hai tu e neanche mi interessa. Posso aiutarti se
vuoi, ma non tollero che tu faccia soffrire inutilmente un mio amico per una
stupida ripicca. Mi hai sentito?-
Gli
gridò, esasperata dal suo silenzio.
-Ti
trovo interessante. Tu ed il tuo affannarti tanto per salvare quell’umano.
Posso chiederti da dove viene tanto attaccamento?-
Jane
prese un respiro profondo. Non le andava di parlarne con Loki. Non era ad un
principino presuntuoso e viziato che avrebbe ceduto i momenti più difficili
della sua vita.
Non
gli avrebbe permesso di divertirsi con il suo dolore.
Decise
di essere sincera ma più sintetica possibile.
-Erik
era amico di mio padre e da quando lui è morto mi è sempre stato vicino. Mi ha
sempre aiutato. Io gli voglio bene. Non sopporto di vederlo ridotto così-
Scosse
la testa. Magari, con sincerità e facendo appello al lato umano di Loki,
sarebbe riuscita a convincerlo.
-Tu
non hai mai desiderato aiutare qualcuno che ami?-
Gli
chiese.
Loki
le sorrise, peccato che non fosse per niente il sorriso di comprensione che lei
aveva sperato.
-È
sorprendente come voi umani vi preoccupiate tanto uno per l’altro. Non vorreste
mai vedere un vostro simile soffrire, non è così? Siete così premurosi. Siete
così meschini. Che cos’è la vostra empatia se non egoismo? Salvare un vostro
simile per salvare voi stessi. Per avere l’illusione di allontanare da voi
stessi il calice amaro della vecchiaia, della sofferenza e della malattia. Tu
credi di essere altruista, Jane Foster? O di essere generosa? Non lo sei. Tu
sei un’egoista. Ti sforzi tanto di salvare una persona a cui vuoi bene e ti
senti un’eroina perché dici di farlo per lui. Vuoi sapere la verità? Tu lo fai
per te stessa. Per proteggere te stessa dal dolore. Non vuoi che Erik Selvig muoia come non volevi che morisse tuo padre. Oh, è
terribile, non è vero? È un dolore che uccide, e tu sei disposta a fare di
tutto per non doverlo affrontare di nuovo-
“No… come fa a sapere queste cose? Come fa a sapere di mio
padre?”
Avrebbe
voluto dire qualcosa, ma il discorso di Loki l’aveva privata di qualunque
facoltà di ribattere.
Era
impietrita da quella che poteva essere un’orribile verità, e siccome lei non
diceva nulla Loki continuò implacabile.
-Ed
anche se io ti aiutassi, che cosa pensi di fare se non rimandare l’inevitabile?
Selvig è comunque più anziano di te. Prima o poi
dovrai affrontare la sua morte. Come quella di tuo padre. Perché allora non lo
lasci in pace adesso? Ha quello che vuole. Conoscenza. Il Tesseract
gli sta dando un potere enorme ed è quello che lui ha sempre sognato. Comprende
i misteri del cosmo. Vuoi davvero togliergli la luce e riportarlo a vagare
nelle tenebre di un intelletto limitato? Se anche morisse perché trascura il
suo corpo, morirebbe senza provare dolore e felice per aver raggiunto la
conoscenza degli dei. Non ti sembra qualcosa per cui vale la pena di pagare con
la vita?-
-Non
intendo lasciar morire Erik in nome di un malsano delirio di onnipotenza!-
Protestò
Jane, sinceramente inorridita dalla prospettiva.
- Stai
scegliendo al posto suo in nome del tuo egoismo da bambina che ha paura di
restare sola. Sei egoista, falsa, ipocrita, bugiarda e…-
Loki
non poté finire la frase perché Jane lo aveva schiaffeggiato.
Non
le importava più cosa Loki avrebbe potuto fare, con tutto quello che le aveva
detto le aveva fatto ampiamente superare qualunque limite di tolleranza.
Quando
lui la guardò di nuovo era divertito e Jane lo odiò immensamente.
-Cosa
credi di aver ottenuto con questo, Jane Foster? Farmi male? Spaventarmi?-
Davanti
al sorriso beffardo di Loki, Jane decise di provare il tutto per tutto.
Normalmente
si sarebbe fatta centinaia di scrupoli di coscienza davanti ad un ricatto, ma
Loki aveva dimostrato ampiamente di essere immeritevole di qualunque forma di
comprensione, quindi al diavolo la correttezza morale nei suoi confronti.
-Se non vuoi aiutare Erik di tua volontà ti costringerò
io. Ricordati che io sono metà della tua garanzia di non finire di nuovo in
prigione ad Asgard. Se lascerai morire Erik non ti
permetterò più di mettere piede in casa mia. Chissà che ne sarà di te senza la
nostra protezione, eh?-
Inaspettatamente
Loki rise con gli occhi verdi accesi di un divertimento malvagio.
-Uuhh…
sto tremando di paura…-
Jane
ci riprovò. Andiamo, doveva essere un bluff: Loki non poteva ignorare la sua
minaccia.
-Non
sto scherzando. Io e Thor ti abbiamo aiutato senza mai chiedere niente in
cambio, e se adesso tu ti rifiuti di dimostrare un minimo di gratitudine, vuol
dire che davvero non meriti niente-
Lui
si limitò ad un’alzata di spalle.
-E
allora non avrò niente. Tu non sai di cosa sono capace io. Non ho bisogno di
voi per sparire e non fami trovare né da Asgard né da
chiunque altro. Sarà meno comodo, certo, ma sarà una magnifica soddisfazione
sapervi tutti e due disperati. E sarò invisibile e proprio alle vostre spalle
quando il vostro amico morirà, e…-
Jane
lo schiaffeggiò di nuovo, e forse più forte della prima volta.
-Sei
un mostro! Spero che ti uccidano prima o poi, e se anche la tua vita durerà
diecimila anni più della mia, spero che tu possa bruciare all’inferno quando
finalmente creperai!-
E
si voltò di scatto finché era ancora arrabbiata, prima che la disperazione
prendesse il sopravvento e la facesse scoppiare a piangere davanti a Loki.
Non
voleva più vederlo né avere niente a che fare con lui! Maledetto, schifoso
bastardo! Aveva condannato Erik a morte per una meschina soddisfazione.
Non
lo guardò mentre se ne andava via di corsa, scappando da tutte le cattiverie
che le aveva detto.
Quando
arrivò alla porta le gambe le tremavano e le prime lacrime avevano cominciato a
rigarle le guance.
Tentò
di aprire la porta ma, per quanto lei avesse tirato giù la maniglia, il
battente erabloccato.
-E
adesso che diavolo…? Ah!-
Le
era sfuggito un mezzo grido quando aveva visto che la porta era bloccata da
Loki.
Occhi
di ghiaccio, un viso duro ed inespressivo…
-Che
cosa vuoi ancora?!-
-Posso
provare ad estrarre dal corpo di Erik Selvig
l’energia residua del Tesseract, ma non so se
funzionerà né quali saranno gli effetti su di lui. Vuoi che io tenti lo
stesso?-
La
voce era completamente inespressiva, tuttavia Jane colse una nota strana.
-Ma
avevi detto che…?-
“No,
aspetta. Non è il caso di ricordargli che non mi vuole aiutare”
Si
asciugò gli occhi in fretta.
-Non
importa. Che intendi per “effetti”?-
-Non
lo so neanche io. Qualunque cosa. Potrebbe persino peggiorare. Potrebbe essere
che il suo cervello non regga lo sbalzo improvviso. Potrebbe restare seriamente
danneggiato nelle sue facoltà fisiche e mentali. Affronterai questi rischi?-
“Ecco
cos’è! È un rischio, e pensa che se fallirà daremo la colpa a lui. È
spaventato”
Si
asciugò di nuovo le lacrime che le appannavano ancora un po’ la vista per
sostenere lo sguardo di Loki.
-Se
non affrontarli significa la certezza di perderlo allora sì, li affronterò. Fai
tutto quello che secondo te è necessario-
Inaspettatamente
lui le sorrise con uno strano misto di condiscendenza e di malinconia.
-Sei
così fragile eppure così determinata, Jane Foster. Hai lo stesso sciocco,
avventato coraggio di Thor. Non mi meraviglia che vi troviate tanto bene
insieme-
Per
un attimo Jane ebbe l’assurda impressione che Loki stesse per accarezzarle il
viso, ma subito il momento di umanità che aveva fatto capolino venne ricoperto
dall’indifferenza, ed il volto del fratello di Thor ritornò duro e freddo come
scolpito nell’ossidiana.
-Domani
mattina vai a trovare Erik Selvig in ospedale-
Sentivo
la mancanza del lato bastardo di Loki. E allo stesso tempo volevo trovare un
senso al tirare schiaffoni di Jane. Ed è uscito questo.
Spero
che sia verosimile, altrimenti… caramelle?
Vabbè,
andiamo alle note.
1-Loki e la genetica. Lui è l’unico della
famiglia con i capelli neri ed oggettivamente non somiglia a nessuno, per cui come
non ci sia arrivato da solo a capire che era adottato è un mistero. Vorrei
tanto attribuirmi il merito di questa considerazione ma non posso: la devo ad
un’immagine demenziale trovata in rete ed al quinto capitolo della fiction Darcy
e Loki: avventure di un dio e una mortale di death_thekid99
2-“…che voi umani
non potete neanche immaginare”. Eh, dai, questa la sapete! È “BladeRunner”!
3-Il calice amaro. Variamente citato nei
Vangeli a proposito della veglia di Gesù nel Getsemani.
In particolare Marco 14;36 e Giovanni 18;11.
4-“Sto tremando di paura”. Questa la sapete
pure. Daaaiiii… è di nuovo Scar.
Lo dico sempre io che lui e Loki sono troppo uguali!
5-Guardato un paio di volte la scena di Loki
che tormenta Vedova Nera fino a farla scappare via terrorizzata.
6-Guardato anche la scena di Constantine ed Angela nella stanza d’ospedale di Isabel.
“Che cosa ha fatto Angela? Tu lo sia che cosa ha fatto? Cosa ha fatto?”
Erano
così deboli che era più facile provare disgusto che pietà per loro, eppure
difendevano quanto avevano caro come se avessero avuto davanti una vita di eternità.
Forse
era proprio la coscienza della loro fragilità che li spingeva ad attaccarsi
ferocemente a certe cose per goderle fino in fondo prima di perderle per
sempre, oppure al contrario era solo l’egoismo che li spingeva a ricercare
sempre e solo il loro benessere.
Poteva
esserci una sconfinata poesia in questo modo di vivere, oppure un’altrettanto
sconfinata presunzione e stoltezza.
Loki
non li comprendeva né ci teneva particolarmente a farlo, però doveva ammettere
che certi soggetti cominciavano ad incuriosirlo.
Quella
mortale che suo fratello si era scelto come moglie facendo un affronto
all’intera nobiltà asgardiana, per esempio.
La
prima volta che era stato schiaffeggiato da Jane Foster aveva attribuito il
gesto all’Aether che le circolava nelle vene e che di sicuro le aveva
compromesso il cervello, ma adesso che spiegazione doveva darsi?
Nonostante
la rabbia per ciò che le aveva detto per provocarla, Loki aveva visto in lei
qualcosa che brillava come una stella.
E
l’aveva invidiata.
Il
tarlo che il coraggio disperato di lei gli aveva inculcato era pressappoco
questo: “se io non avessi un corpo dalle capacità soprannaturali e la mia
magia, se insomma fossi nelle stesse condizioni di inferiorità in cui si
trovava lei rispetto a me, mi azzarderei mai ad attaccare apertamente un essere
più forte?”.
La
risposta non la sapeva, o meglio evitava accuratamente di ricercarla con troppa
perseveranza. Se fosse stata un “no” ed il principe caduto di Asgard si fosse
scoperto inferiore ad un essere mortale sarebbe stata una catastrofe.
Per
il momento si muoveva sicuro attraverso i corridoi dell’ospedale.
Nessuno
aveva fatto particolare caso ad un’infermiera con la divisa in ordine ed i
capelli raccolti in uno chignon sulla nuca, che portava un vassoio con l’acqua
nella stanza di Erik Selvig.
Neanche
Erik Selvig, che si era addormentato dopo la pesante dose di sedativi, e che
non vide la graziosa infermiera dissolversi per lasciare campo libero al
maestro di magia.
Loki
si avvicinò lentamente al letto.
Sapeva
di avere quattro ore prima del prossimo turno di controllo, quando un’altra
infermiera sarebbe entrata per rilevare ed annotare i valori di pressione
arteriosa, intracranica, battiti al minuto, glicemia ed idratazione.
Era
impressionante quanto ingegno gli umani applicassero nella medicina, per
tenersi stretta più a lungo possibile quella loro vita che pure era dura e
piena di difficoltà.
Per
un’ulteriore sicurezza Loki si rese invisibile: non voleva che Selvig avesse un
infarto se si fosse svegliato e lo avesse trovato accanto a lui.
Davvero
non capiva. Lo scienziato era anziano, fragile, poteva essere considerato un
peso morto.
Secondo
le leggi della natura sarebbe stato lasciato al suo destino, invece l’altra
umana sembrava tenere a lui ancora di più ora che era fragile.
Non
erano esattamente gli ideali secondo cui era cresciuto Loki.
Nel
suo mondo un uomo in quelle condizioni avrebbe cercato una morte onorevole
piuttosto che accettare di essere accudito e dipendere dalla pietà dei suoi
simili.
Ma
comunque in quel momento il suo unico interesse era reimpossessarsi di quanto
restava del Tesseract.
“Bè,
credo cha valga la pena dargli un’occhiata”
Loki
si sedette vicino al letto, poi posò una mano sulla fronte di Selvig ed
un’altra sul collo a destra poco sotto il mento.
Cercava
il battito della carotide ed il flusso di aria nella trachea.
Si
concentrò totalmente sul respiro dell’uomo addormentato e poco alla volta
sincronizzò il proprio respiro su quel ritmo.
Quella
era una parte della magia seidr che aveva utilizzato raramente e che non gli
piaceva perché comportava una vicinanza fisica e psichica troppo stretta per i
suoi gusti.
Per
uno come lui, estremamente geloso della propria individualità, essere a così
stretto contatto con un altro essere era fastidioso non meno che essere nudo.
Dopo
qualche minuto che i loro respiri erano sincronizzati anche il battito del
cuore rallentò alla stessa frequenza.
Ma
non era ancora abbastanza: doveva anche essere identico, per questo Loki ci
mise un po’ a sincronizzare anche le fasi di sistole e diastole.
Per
far leggermente rallentare il cuore gli bastò sospendere un paio di atti
respiratori, in modo che il suo corpo percepisse la carenza di ossigeno e
rallentasse un po’ i battiti.
Quando
finalmente cuore e respiro furono esattamente sincronizzati, Loki poté
concentrarsi per raggiungere un livello più profondo della coscienza di Selvig,
dove probabilmente si manifestavano gli effetti del Tesseract.
Loki
non doveva far altro che lasciare la sua coscienza sospesa come un pendolo
d’argento, e lasciare che reagisse ad ogni minima forma di energia diversa dal
solito.
Perché
il Tesseract era ciò che gli umani avevano solo ipotizzato: la totale identità
tra energia e materia, tra materia ed energia. L’una cosa intercambiabile
nell’altra. La quadratura del cerchio sotto forma di un cubo di luce.
Ed
un po’ di quell’energia era sopravvissuta nel corpo di Erik Selvig.
Lui
solo, tra quanti erano stati condizionati, aveva manifestato quegli effetti
postumi, e Loki sapeva perfettamente perché: era lo stesso Erik che lo aveva
voluto.
Mentre
per gli altri il condizionamento del Tesseract era stata una vera e propria
intrusione nella loro mente, Selvig aveva accettato il Tesseract perché era la
chiave per la conoscenza.
Con
gli altri l’energia del cubo era scivolata via come su una superficie
impermeabile, con Erik invece era stata in parte assorbita perché era stata
accolta.
Loki
aveva avuto il sospetto che avrebbe trovato anomalie nelle zone del cervello
deputate al pensiero cognitivo, e adesso ne aveva la certezza.
Tutta
l’attività elettrica dei lobi frontali era alterata: nuove connessioni
sinaptiche si formavano a velocità incredibile, mentre i potenziali di azione
che le regolavano erano più bassi della media ed i tempi di riposo erano
dimezzati.
Questo
voleva dire connessioni più efficienti ma anche un enorme dispendio di energia.
Loki
non si stupiva che il fisico dello scienziato avesse riportato danni, con più
del quaranta per cento dell’energia totale del suo organismo che veniva usata
per alimentare quel calcolatore potenziato che era diventato il suo cervello.
“Eppure,
con tutto ciò sei felice come non mai in vita tua, non è vero? Potresti essere
un dio nel pensiero. Bè, non prendertela con me quando ti sveglierai domani
mattina e sarai di nuovo un comune mortale”
Per
prima cosa decise di agire sulle sinapsi già esistenti, perché se fosse riuscito
a riportare sotto controllo quelle anche il processo di formazione delle nuove
sarebbe rallentato. Come tagliare dal tronco un albero che ha troppi rami e
rischia di spezzarsi sotto il suo stesso peso.
Lentamente,
con pazienza e cautela, accostò il suo seidr all’energia del Tesseract, ne rimosse
un frammento e con lentezza lo convogliò attraverso il suo sistema nervoso all’esterno,
sul palmo della mano aperta.
Quando
quella scarica di energia anomala gli passava attraverso i nervi, Loki
avvertiva uno spiacevole formicolio, nondimeno lui poteva sopportarlo senza
danni.
Procedette
in questo modo per ore, frammento dopo frammento, stando attento a rimuovere
l’energia in eccesso ma lasciandone abbastanza per il normale funzionamento
delle cellule.
Era
quella la parte pericolosa per l’umano: se Loki per fare in fretta avesse
sbagliato a dosare l’energia dando strattoni troppo violenti, avrebbe potuto
saltare qualche connessione cellulare minuscola ma fondamentale.
Doveva
muoversi con movimenti fluidi e perfettamente calibrati, come un maestro del
cha no yu.
Era
un lavoro lungo, stressante, ripetitivo e noiosissimo, ma alla fine Loki ebbe
la sua ricompensa: uno scintillante frammento di luce blu che pulsava ed illuminava la stanza a giorno.
Lui
non lo poteva vedere perché aveva ancora gli occhi chiusi per mantenere lo
stato di isolamento mentale necessario per la magia, però lo sentiva benissimo.
Loki
sorrise, inconsapevole del fatto che il blu gli restituiva quasi esatto il
colore del suo aspetto Jotun.
Interruppe
il contatto con Selvig altrettanto lentamente, per non fargli sentire troppo lo
sbalzo, poi finalmente poté tornare alla normale coscienza di se stesso e
riaprì gli occhi.
Si
era stancato senza dubbio, ma ne era valsa la pena.
Dalla
tasca delle giacca estrasse una scatolina d’ottone presa in prestito dalla casa
dello scienziato, su cui lui nelle ore precedenti aveva intagliato tutte le
rune che conosceva per tessere incantesimi di protezione, sigillo ed
occultamento.
Sperava
che bastassero a celarla agli occhi del suo primo padrone.
La
scheggia di luce rimase sospesa nella sue rete di magia, e quando richiuse il
coperchio la stanza ripiombò nell’oscurità.
Il
suo lavoro era finito: Erik dormiva tranquillamente e Loki non aveva bisogno di
controllare gli apparecchi midgardiani per sapere che tutto era tornato alla
normalità.
“Bè,
tutto è bene quel che finisce bene” ironizzò Loki “La mortale sarà contenta, Thor
ancora una volta non potrà scacciarmi, ed io ho recuperato all’insaputa di
tutti un frammento di una delle energie più potenti dell’universo. Sì, sta
andando tutto bene”
L’infermiera
che uscì poco dopo dalla stanza del dottor Erik Selvig aveva un sorriso
compiaciuto che era a dir poco inquietante e per niente adatto al suo viso
delicato.
Ma
a quell’ora della notte i corridoi erano deserti e nessuno vide né lei né il
suo sorriso spettrale scomparire nel buio sul pianerottolo della scala
antincendio.
**
Jane
Foster si svegliò alle prime luci dell’alba.
Era
tutta indolenzita perché aveva dormito sul divano incastrata tra la spalliera e
Thor, cosa che se dal punto di vista emotivo dava una meravigliosa sensazione
di protezione, dal punto di vista della comodità lasciava molto a desiderare
perché era pressappoco come dormire tra la portiera di una macchina ed un
ciocco di legno; in più aveva dormito vestita e senza struccarsi, quindi era
ridotta ad una maschera tribale di pieghe da stoffa, occhiaie e trucco sbavato.
Voleva
provare a districarsi dall’abbraccio di Thor, ma non appena fece un movimento
per scostarsi lui si svegliò di soprassalto e la afferrò di nuovo dalla vita
facendola ricadere su di sé.
Nell’incoscienza
Thor aveva reagito come se qualcuno avesse cercato di sottrargli il suo tesoro
più prezioso, e questo lusingava molto Jane.
-Thor…
va tutto bene, voglio solo alzarmi-
Mormorò
piano.
Lui
lasciò andare un profondo sospiro che la sollevò come un fuscello.
-Scusami…
è che mi sono preoccupato dopo averti visto piangere stanotte-
Jane
scosse la testa. Il guerriero vichingo che si preoccupava per lei.
-Stai
tranquillo, a quest’ora sarà… bè… dobbiamo andare a vedere. Loki mi ha detto di
andare da Erik stamattina-
Si
districò dall’abbraccio di Thor per andare in bagno a lavarsi e riacquistare un
aspetto umano.
Aveva
trascorso la notte in uno stato di dormiveglia da cui si destava ogni tanto in
preda all’angoscia.
Risentiva
le parole di Loki, che l’avevano turbata più di quanto avrebbe mai ammesso
nonostante alla fine avesse accettato di aiutarla.
Thor
si accorgeva di quei sussulti e l’accarezzava per calmarla.
Lei
gli aveva detto di essere preoccupata per le possibili “complicazioni” a cui
Loki aveva accennato e non gli aveva detto nulla di come l’aveva trattata.
Quello,
semmai, sarebbe stato un conto aperto tra lei e quell’adorabile persona che era
suo cognato.
Quando
ebbe finito di sciacquarsi il viso si sentì meglio, anche se non aveva ancora il
coraggio di guardarsi allo specchio.
Si
cambiò in fretta ed andò a svegliare Darcy, che dormiva accoccolata sulla
poltrona dello studio di Erik.
Nessun
delle due aveva avuto il coraggio di usare il letto di Erik perché nonostante
fossero entrambe persone dalla mente aperta e non superstiziose, sembrava
comunque di cattivo augurio.
Anche
Darcy aveva dormito vestita, e Jane non aveva bisogno di chiederle spiegazioni:
era per essere pronta a correre in ospedale in ogni momento.
-Darcy…
andiamo, svegliati-
-Sono
qui!-
Per
poco Darcy non la colpì con una testata quando scattòsedere.
***
In
ospedale il medico l’aveva riconosciuta e bloccata appena era arrivata.
Dopo
il panico iniziale Jane aveva capito solo un paio di parole.
“È
la cosa più simile ad un miracolo che io abbia mai visto”
Quindi
Erik stava bene. Loki aveva mantenuto la sua parola alla fine.
Il
dottore li aveva accompagnati fino alla stanza di Erik e poi li aveva lasciati.
-Thor,
Darcy, scusate ma ora vorrei entrare solo io. Solo per un attimo-
-Sì,
certo, non c’è problema-
Rispose
subito Darcy. Thor si limitò ad annuire.
Jane
entrò nella stanza senza fare rumore e rimase a guardare Erik che dormiva.
Non
le importava se non le parlava per il momento: a lei bastava vederlo sereno e
sapere che sarebbe stato bene.
-Dormirà
per molto tempo adesso. Il suo corpo ha bisogno di riposo-
La
voce di Loki alle sue spalle la fece trasalire.
La
stessa persona che l’aveva tormentata era quella che le aveva fatto il dono più
grande della sua vita.
Si
voltò e si trovò faccia a faccia con lui, più vicini di quanto fossero mai
stati.
Aprì
e chiuse la bocca un paio di volte ma non riuscì a dire niente.
-Credo
che la parola che stai cercando sia “grazie”. A meno che tu non usi gli
schiaffi anche per dimostrare la gratitudine-
Jane
abbassò gli occhi in imbarazzo.
Loki
non la stava propriamente rimproverando, ma la sua ironia riusciva comunque a
metterla molto a disagio.
-Senti…
scusa per gli schiaffi, va bene? È che ero spaventata. E tu non sei stato molto
comprensivo-
-Ma
certo, ti capisco perfettamente e ti faccio le mie scuse. Comunque sia, ti ho
aspettato qui solo avvertirti di questo piccolo effetto collaterale del sonno.
Sappi che anche se dovesse dormire per due giorni interi non è niente di
preoccupante. Hai bisogno di qualcos’altro oppure ho il permesso di tornare ad
aspettarvi a casa vostra?-
Santa
pazienza, che nervi che le faceva venire quando usava quel tono di falsissima
condiscendenza!
-No,
ti ringrazio, hai già fatto abbastanza. Se vuoi puoi tornare a casa. Ah, a
proposito! Non ho detto niente a Thor del nostro… alterco.. e ti sarei grata se
non lo facessi neanche tu-
Loki
la osservò incuriosito, poi spostò l’attenzione su Selvig che ancora dormiva,
ignaro della conversazione che avveniva a pochi metri da lui.
-Perché,
Jane Foster? Mi stai proteggendo?-
-Non
sto proteggendo solo te, sto proteggendo anche Thor-
Loki
sembrò sinceramente sorpreso dalla sua risposta.
-Thor?
Perdonami, ma non credo di aver capito bene-
-Invece
hai capito benissimo. Lo sai anche tu che sarebbe un brutto colpo per lui se
sapesse di come ti sei comportato. Oh, sì, si arrabbierebbe e cercherebbe di
spaccarti la testa con il martello probabilmente… ma ciò non toglie che, anche
dopo averti pestato, gli resterebbe l’amarezza di sapere che sei stato meschino
con me e con lui. E questo non posso permetterlo perché lui ci tiene a te. Gli
farei del male. E per quanto riguarda te, che lo so che hai già un buon numero
di condanne che pendono sulla tua testa. Non mi piace l’idea di aggiungerne
un’altra. Quindi è una cosa che resta tra noi, d’accordo?-
Loki
non le rispose.
La
osservò intensamente, inclinando la testa prima da una parte e poi dall’altra.
Jane
si sentiva un insetto sotto una lente di ingrandimento.
-Perché
mi guardi così?-
-Sto
cercando di capirti, Jane Foster. Ed è una delle poche volte che non mi riesce
di comprendere la persona che ho davanti. Tu stai rinunciando alla vendetta?
Eppure sai che me lo meriterei. Tu vorresti darmi una lezione per farmi male
almeno quanto io ho ne ho fatto a te. Eppure… dici che rinunci per proteggere
Thor. Credi davvero che lui, un principe guerriero, un essere millenario, abbia
bisogno di essere protetto da te per queste sciocchezze?-
-Sì,
lo credo. E comunque, quanto al farti del male, non ho bisogno di andare a fare
la spia a Thor-
Sollevò
una mano ben aperta per ricordargli che lo aveva preso a schiaffi due volte in
dieci minuti e che era prontissima a rifarlo.
Lui
afferrò il messaggio all’istante, ma invece di offendersi scoppiò a ridere.
-Oh,
santo cielo! Tu stai veramente dicendo che non hai bisogno di Thor e che puoi
batterti con me alla pari? Ah, ma chi lo sa? Un giorno potrebbe anche succedere.
Se mai sarà non temere: mi ricorderò di essere clemente con te in memoria di
quanto mi hai fatto divertire con questa tua trovata. Arrivederci, Jane Foster.
E non temere: se per te è così importante preserverò il delicato equilibrio
emotivo di Thor. Resterà una cosa tra noi-
Jane
credeva che Loki sarebbe uscito dalla porta come tutte le persone normali,
invece, come sempre quando scompariva un’illusione, la figura di Loki venne
consumata dalla luce verde.
“Accidenti,
che mistero è quest’uomo! Prima mi minaccia, poi mi fa i complimenti, poi
ancora mi deride… perché deve essere così complicato?”
Ma
una volta scomparso Loki, tutta la sua attenzione fu di nuovo per Erik.
Si
sedette accanto a lui sulla sponda del letto e posò delicatamente la mano sulla
sua, cercando di evitare i punti dove erano inseriti gli aghi delle flebo.
Stava
bene. Era al sicuro.
Per
il momento Thor e Darcy avrebbero aspettato ancora un po’ dietro la porta,
perché lei aveva bisogno di stare vicino a lui come quando era bambina.
****
Loki
era già a casa da ore quando aveva mandato una sua illusione a parlare con Jane
Foster e naturalmente chiedere il suo permesso per tornare a casa era stata
solo una cosa pro forma, anzi uno
scherzo molto sottile.
Era
esausto dopo il lavoro con il Tesseract ed avrebbe voluto riposare, ma aveva
dei pensieri che non glielo permettevano.
Era
disteso sul letto con una gamba piegata e l’altra che penzolava pigramente oltre
il bordo, ed era impegnatissimo a rigirarsi tra le dita la scatolina e a
scrutarla attentamente.
Come
poteva utilizzarla? La quantità di energia era infinitesimale se paragonata a
quella dell’intero cubo, ma anche così poca nelle mani giuste (le sue) poteva
avere molte interessanti applicazioni.
Il
problema era, se avesse liberato quell’energia, sarebbe riuscito ad occultarla
completamente agli occhi di Thanos?
Ovviamente
non voleva che la sua arma diventasse una specie di localizzatore che guidasse
dritto fino a lui l’Antico dell’universo.
Finché
era compressa ed occultata dalla sua magia era completamente invisibile e lui
era al sicuro, ma così bloccata era anche completamente inutile.
Loki
sospirò.
Per
il momento non riusciva a venirne a capo, ma non era poi così importante:
nessuno sapeva cosa era riuscito a procurarsi né lo avrebbe mai sospettato, per
cui poteva pensarci in un altro momento.
Si
sporse oltre il bordo del letto e posò la scatolina nel cassetto del comodino,
per poi restare a fissare il soffitto con le braccia incrociate dietro la
testa.
A
parte il Tesseract, c’era la strana richiesta dell’umana che lo confondeva.
Che
fosse lei a proteggere Thor da qualcosa, che idea assurda!
Ed
ancora più assurdo che volesse proteggere lui.
E
poi l’altro tarlo era il suo grosso, ingenuo, tardo eppure sorprendente
fratello maggiore.
I
suoi vestiti erano andati completamente distrutti durante la battaglia e Loki
era convinto che stavolta anche con la magia gli ci sarebbero volute settimane
per ridare loro un aspetto decente, ma arrivato a casa non aveva avuto bisogno
di mettersi al lavoro: in camera sua aveva trovato sulla sedia un involto di
indumenti. Erano i suoi.
C’era
tutto quello che indossava lui di solito ed erano proprio i suoi, presi dal suo
guardaroba personale.
Dovevano
essere stati portati direttamente da Asgard, ma lui non aveva chiesto a Thor
niente del genere.
Ci
aveva pensato da solo? Thor aveva capito quanto era importante per lui avere i
suoi vestiti e non dover indossare qualcosa prestato per carità? Ed aveva agito
di conseguenza nonostante fosse offeso dalle parole che erano volate tra loro a
Vanaehim?
Il
fatto che Thor avesse avuto per lui un pensiero decisamente superiore ai suoi
abituali standard di sensibilità, gli faceva provare una curiosa sensazione.
Era
da tanto tempo che non provava gratitudine verso qualcuno ed aveva dimenticato
cosa fosse, e non era sicuro che ricordarselo fosse una buona cosa perché era
molto più facile detestare suo fratello che ammettere di apprezzare qualcosa di
lui.
E poi
Loki ci teneva al suo rancore verso Thor, ci si era affezionato troppo, per
questo quel gesto gentile era per lui una spina nel fianco.
Si
rivoltò nel letto indispettito con se stesso, con Thor e con l’irritate
situazione in cui si era andato a cacciare con quella bella pensata di
chiedergli ospitalità.
*****
Dopo
ventuno ore di sonno praticamente ininterrotto Erik Selvig aveva finalmente
ripreso conoscenza.
Ed
era perfettamente normale.
Stanco,
indebolito e scombussolato, ma in pieno possesso di normali facoltà cognitive.
Aveva
abbracciato Jane e Darcy e si era fatto strizzare da Thor.
Era
di nuovo sereno e quando li guardava e parlava con loro era se stesso, non era
più assorbito dal suo mondo di conoscenza trascendente.
L’unica
cosa che lo turbava era che, durante quel sonno insolitamente lungo, aveva
sognato che Loki fosse molto vicino a lui.
Ragazze,
sono commossa della bacchettate che mi sono arrivate quando ho mezzo detto di
voler chiudere la storia!
Non
vi preoccupate, non lascio niente nell’aria, voi dovete solo portare taaanta
pazienza perché ho un periodo incasinato.
Questo
capitolo è cortino rispetto agli standard perché non volevo ammassare troppe
cose, anzi credo che le cose pseudoscientifiche a proposito di neuroni, rapport
e potenziali di azione siano state già abbastanza pesanti.
Però
sono stata buonina ed ho risolto gli scompensi di Erik in un unico capitolo.
Gli
scompensi di Loki invece sono appena cominciati, perché nel prossimo capitolo
arriva Darcy.
Adesso
posso passare a spiegazioni varie.
1-Loki nei panni di una graziosa infermierina
fa venire pensieri maligni, lo so. Esorcizzateli dalla vostra mente.
2-Il fatto che Loki sincronizzi il respiro
con quello di Erik è vagamente mutuato da una cosa scientifica realmente
esistente: si chiama rapport. Qualunque spiegazione
sarebbe lunga e complessa, quindi per chi è interessato rimando direttamente
alla fonte della conoscenza: http://it.wikipedia.org/wiki/Rapport
3-Per carità, non mi prendete per vere tutte
quelle robe che io ho scritto sulle alterazioni delle sinapsi celebrali!
Diciamo che ho preso spunto da verità scientifiche per adattarle ai miei scopi
malvagi.
4-Però qualcosa è vera: il battito cardiaco
rallenta quando si trattiene il respiro. Potete anche fare la prova.
5-L’identità tra materia (massa) ed energia è
la famosa equazione di Einstein E = mc2. Ho
evitato di scendere troppo in dettagli tecnico-scientifici per cui non ho le
competenze, e comunque questo è solo un mio headcanon. Non so cosa la Marvel
intende che sia il Tesseract.
6-Il cha
no yu è la cerimonia del thè, in giapponese. C’è tutta un’arte ed una
filosofia dietro, che sono le stesse della calligrafia e dell’arte della spada.
In sostanza richiede una calma ed una concentrazione assolute, una sorta di
meditazione per raggiungere l’equilibrio perfetto.
7-No, Loki non è mai contento e rosicchierebbe
il cranio a Thor anche quando il fratellone gli fa un favore. Ed ancora non sa
del pupattolo con il suo cognome… ohohoh…
A
parte questo ho finito, posso solo ringraziare chi ha la santa pazienza di
seguire i miei aggiornamenti secolari e di sorbirsi i miei deliri
pseudoscientifici.
Capitolo 12 *** Di chiacchiere, film e cuscini ***
Il
sacro vincolo dell’ospitalità
-Di
chiacchiere, film e cuscini-
*
Alla
fine, dopo aver dormito poche ore nelle prime mattinate, Loki aveva deciso di
alzarsi e di andare alla ricerca di qualcosa che lo tenesse occupato, perché
quella calma stagnante ed il silenzio assoluto lo stavano facendo letteralmente
impazzire.
In
casa non c’era nulla che suscitasse il suo interesse.
All’inizio
aveva provato ad interessarsi ai libri, ma ben presto se ne era stufato perché per
lui leggere storie inventate dai midgardiani era come
leggere i racconti dei bambini delle elementari per un premio nobel della
letteratura.
Per
un po’ avevasorriso della loro
ingenuità, alcuni lo avevano anche vagamente interessato, ma poi basta, il suo
intelletto reclamava qualcosa di meglio.
Per
questo era uscito di casa per andare ad esplorare la piccola città in cui si
era momentaneamente trasferito.
Era
alla ricerca di qualcosa che gli facesse comprendere come mai Thor preferisse
quel posto ad Asgard, a parte la sua mortale, ma dopo
ore ed ore di girovagare Loki non aveva ancora trovato un solo motivo valido.
Per
mescolarsi tra la folla aveva creato l’illusione di vestiti simili a quelli che
aveva visto addosso ai midgardiani: scarpe pesanti,
un cappotto grigio scuro, una sciarpa attorno al collo.
Sembrava uno di loro.
Era
l’inizio di dicembre e gli umani che gli passavano accanto erano tutti impegnati
a prepararsi per le feste di Natale e Capodanno.
Erano
tutti così felici.
Loki
passava tra loro come un fantasma provando per loro uno strano misto di pena,
disprezzo e divertimento.
Tutto
invitava alla pace, alla fratellanza e all’amore universale, dalle insegne nei
negozi ai festoni appesi fuori dalle chiese.
Era
straordinario quanto impegno ci mettessero gli umani nel voler apparire buoni a
tutti i costi, salvo poi compiere in segreto le peggiori bassezze.
Loki
aveva un concetto molto elastico della moralità, ed essendo un bugiardo di
prima scelta era espertissimo a riconoscere l’ipocrisia, ed intorno a se ne
stava vedendo tanta.
Se
non altro quell’uscita gli aveva fatto capire una cosa: doveva lasciare la casa
di Thor ben prima del venticinque di dicembre, altrimenti rischiava di farsi
incastrare e dover restare a celebrare quella stupida festa insieme al fratello
e all’umana.
Gli
venivano i brividi solo al pensiero.
Dopo
ore di inutile ricerca decise di ritornare a casa.
Percorse
altre vie che non quelle all’andata, per osservare altri angoli della città.
Tutti
sembravano avere qualcosa da fare, come se la loro patetica esistenza avesse un
senso.
Quelli
che avevano la sfortuna di incrociare il suo sguardo per pochi momenti ne
venivano raggelati.
C’era
qualcosa in quel forestiero che li faceva immediatamente sentire inermi ed in
pericolo, ed anche dopo che lui li aveva oltrepassati continuavano a guardarsi
indietro.
A
Loki in fondo piaceva fare quell’effetto.
Si
chiese se per caso non invidiasse la loro ingenuità. In fondo se fosse stato
cieco ed inconsapevole come loro si sarebbe risparmiato un gran numero di
problemi nella sua vita.
Sì,
in parte il suo disprezzo poteva essere generato dall’invidia, per questo si
sentiva particolarmente soddisfatto di sé quando riusciva a mandare in frantumi
un pezzetto della loro felicità.
Tornò
a casa verso le sette di sera quando era già buio.
Cominciava
a provare sentimenti contrastanti verso la casa come verso i padroni: quello
era il suo riparo, il suo rifugio, l’unico posto in cui era assolutamente
sicuro che non gli sarebbe mai stato fatto del male, e questo risvegliava in
lui qualcosa di simile all’affetto; ma era anche la sua disperazione, perché
dipendere dalla stucchevole bontà del fratello che disprezzava e della sua compagna
umana era un boccone troppo amaro da inghiottire persino per lui, che si
sarebbe accontentato di regnare come luogotenente di Thanos
in un minuscolo pianeta umano.
Si
era rifugiato a casa di Thor in un momento di estremo bisogno, adesso
cominciava a pensare di spostarsi di nuovo.
Ci
avrebbe pensato una volta rientrato in… casa?
Appena
imboccato il vialetto Loki si rese conto che non era più l’unico ospite: c’era
una macchina rossa parcheggiata, e dall’interno della casa proveniva un suono
che somigliava vagamente al frastuono elettronico che aveva annunciato l’arrivo
dell’uomo di metallo a Stoccarda.
Non
sapeva bene cosa aspettarsi, quindi decise di agire con cautela: nascose la sua
presenza ed entrò in casa silenzioso ed invisibile.
Il
rumore elettronico era davvero simile a quello di Stoccarda, ma al posto di Ironman c’era l’altra mortale, quella che Loki trovava
simpatica.
Era
seduta in soggiorno ma non sul divano né al tavolo: Darcy
Lewis stava sul pavimento a gambe incrociate, circondata da una quantità
incredibile di fogli di carta e con un sacchetto di popcorn vicino; ogni tanto
borbottava qualcosa ad occhi socchiusi, si guardava intorno ondeggiando le
braccia e dal mucchio pescava un foglio in particolare secondo un criterio che
conosceva solo lei.
Se
non avesse saputo che era impossibile, Loki avrebbe detto che stesse praticando
un incantesimo.
Chissà,
forse tra gli antenati di quella mortale c’era qualche seidmadr
ed anche in lei c’era la capacità magica, sebbene fievole e latente.
In
fondo lui aveva già incontrato umani che possedevano tracce di seidr senza esserne consapevoli; nessuno aveva insegnato loro
a governarlo e così era rimasto solo in embrione, sotto forma di quello che gli
umani chiamavano intuito.
Loki
sorrise. In fondo non era per niente un male che quella ragazza fosse piombata
in casa così all’improvviso: sarebbe stata un ottimo diversivo alla noia e ad i
pensieri cupi che lo tenevano occupato la maggior parte del tempo.
L’IPod era in funzione a pieno regime, collegato ad un
amplificatore piccolo come una palla da tennis ma dannatamente potente.
Quando
Loki avvicinò la mano per spegnerlo sentì la vibrazione nelle dita.
Chiuso
l’amplificatore calò di colpo un silenzio totale, rotto da Darcy
che cantava seguendo il testo a memoria anche senza musica.
-Almighty giverof all life, sun you’re my god, open my eyes.
I want to conquer, I am made to sur… ehi!-
Spalancò
gli occhi all’improvviso, proprio come se fosse uscita da uno stato di trance,
per fissare su di lui uno sguardo un po’ attonito.
-Buon
pomeriggio, DarcyLewis-
-Ah… ciao. Dove sei
stato? Non eri in casa quando sono arrivata io-
-Ero… in giro-
-Ok,
capisco. Ora puoi riaccendermi la musica? Se ti da fastidio la tengo più bassa,
promesso-
Loki
la accontentò, ma prima di riaccendere l’amplificatore abbassò il volume.
Prima
che potesse passare alla domanda fondamentale ovvero che ci faceva lei lì e
quanto aveva intenzione di restare, fu Darcy a
spiegarsi.
Un
guasto elettrico aveva creato problemi nel quartiere dove abitava lei.
Insomma
non ci poteva vivere, quindi invece di tornare a casa sua, Darcy
aveva avuto il permesso di trasferirsi da Jane e da Thor per uno o due giorni,
tempo che sistemassero le cose dove abitava lei.
-Oh,
a proposito! Grazie per quello che hai fatto per Erik, qualunque cosa tu abbia
fatto. È fantastico riaverlo normale e non più svalvolato.
Insomma, alla fine non è vero che tu sei un pazzo assassino, qualcosa di buono
la sai fare-
Nonostante
la forma lasciasse molto a desiderare Loki apprezzò comunque i ringraziamenti,
evitando accuratamente di dirle che quell’aiuto era costato un trauma
psicologico alla sua amica.
Se
Jane Foster non glielo aveva detto non c’era motivo che lo facesse lui.
Mentre
parlava con lui Darcy non aveva interrotto il suo
lavoro: continuava a pescare fogli o libri, a copiarne qualcosa su un gran
foglio bianco e a rimetterli da qualche parte sul pavimento.
Che
lei continuasse imperterrita suscitava in Loki un vago disappunto perché non
era sua abitudine essere ignorato.
Le
persone al suo cospetto erano intimidite o affascinate, ma mai nessuno aveva
continuato impunemente a fare i fatti propri con lui nella stessa stanza.
E
comunque quando lei lo aveva ringraziato per il favore fatto al loro amico,
Loki aveva sentito dentro di sé qualcosa che si scuoteva.
Era
impercettibile come un sassolino che rotola dal fianco di una montagna, ma
c’era stato, ed in lui si era accesa immediatamente la sfida di conquistare
l’attenzione della mortale.
In
fondo avevano avuto delle discussioni divertenti in passato.
-Sembra
che tu stia lavorando a qualcosa di importante-
Darcy annuì
vigorosamente, visto che al momento aveva la bocca piena di pop corn e non poteva parlare bene.
-Sì,
è per una relazione che devo presentare per il mio dottorato. Mi sto occupando
di rintracciare forme di governo arcaiche nella letteratura, dal poema di Beowulf all’assemblea dei wanakes
nell’Iliade, al consiglio di Elrond ne “Il Signore
degli Anelli”-
-Sembra
una cosa interessante-
Non
era male darle un po’ di corda, ed uno degli aspetti che Loki preferiva di lei
era che parlava liberamente e con entusiasmo.
Negli
altri umani trovava questo atteggiamento fastidioso, il lei invece lo faceva
sorridere perché mancava della presunzione che lui odiava tanto negli altri.
-Per
me lo è, se no non mi sarei messa a perderci tempo, no? E più cerco più vengono
fuori cose interessanti. Ieri ho scoperto che il drago Smaug
de “Lo Hobbit” è copiato preciso dal drago che
custodisce il tesoro nella seconda parte del poema di Beowulf.
È stato incredibile! E gli anelli!Sempre
in Beowulf il re dona un anello come segno di
riconoscimento del valore dei suoi guerrieri migliori. Ed indovina cosa dà Sauron ai re degli elfi, degli uomini e dei nani? Anelli!-
-Ah,
sì, gli anelli…-
Non
gli andava di farle capire di non avere la minima idea di cosa stesse dicendo.
Ovviamente Loki sapeva che il fatto che il re regalasse un anello era un segno
di grande considerazione, ma quanto al resto… buio
totale!
Dovevano
essere cose che appartenevano alla storia più recente di Midgad,
quella che lui non aveva studiato perché preso da altri interessi.
-Sì,
anelli! Hai presente, no? “Un anello per trovarli, un anello per domarli, un
anello per ghermirli e nell’oscurità incatenarli”.È incredibile pensare quante gente ha visto i
film senza avere idea che derivano da qualcosa di così antico-
Prima
di essere costretto ad ammettere la propria ignoranza, Loki cambiò discorso.
-Quindi
tu non studi le stesse cose di Jane Foster?-
-Oh,
no! Quella roba di astrofisica è troppo complicata per me, io mi limito a
passare le carte tra lei e l’osservatorio. No, io studio scienze politiche.
Studio le forme di governo e le organizzazioni sociali-
Si
interruppe un attimo e si stiracchiò abbastanza rumorosamente.
-In
realtà…- si interruppe per un altro sbadiglio -… è tardi ormai. Dovrò piantarla di mangiare popcorn e
pensare ad una cena come si deve. Tu ceni con me?-
-Sarà
un piacere-
-Bene,
allora ci penso io-
Darcy si alzò in piedi
ed uscì saltellando dal suo cerchio magico di carte per dirigersi in cucina.
Per
Loki le cose non potevano andare meglio: l’unica mortale che trovasse simpatica si era
appena offerta di preparargli la cena. Poteva essere un interessante punto di
partenza per il resto della serata.
Non
che Loki avesse dimenticato Zaffiro, l’affascinante donna drago, ma in quel
momento lei non sarebbe stata adatta a fargli compagnia.
Con
Zaffiro sarebbe stata una battaglia per imporsi uno sull’altro, cosa per cui
lui al momento non aveva né l’interesse né le forze necessarie.
Darcy invece lo
rassicurava con la sua intrinseca fragilità.
E comunque, pensò Loki, non era esattamente
come tenere il piede in due staffe perché la linnorm
lo aveva temporaneamente scaricato, quindi niente di male se lui avesse cercato
la compagnia di un’altra donna.
-Ecco
fatto! Arriva tra venti minuti-
-Arriva…
cosa esattamente?-
-La
cena. Ho ordinato due pizze formato famiglia gusti misti. La parte dove c’è la capricciosa
è mia-
Loki
la guardò perplesso.
Stavolta
la sua totale ignoranza era troppo palese.
-Ah,
scusa, forse tu non sei abituato come Thor a come viviamo noi. Allora, ti
spiego: prima ho fatto una telefonata per ordinare due pizze. È cibo, forse il
cibo migliore che puoi trovare su questo pianeta. E lo consegnano direttamente
a casa, tra venti minuti. Noi nel frattempo possiamo guardare la TV o chiacchierare…hem… prima però sarà
meglio che io sistemi un po’ qui a terra-
Loki
la osservava mentre raccoglieva i fogli in mazzetti ordinati. Evidentemente per
lei tutto quel caos aveva un suo senso.
In
realtà non era esattamente il comportamento che Loki si era aspettato: lui era
convinto che Darcy fosse andata in cucina per…bè… per cucinare qualcosa.
Per lui.
E
invece lei aveva fatto una telefonata e via, non ci pensava nemmeno a lavorare.
-È
una cosa che fate spesso? Di ordinare che vi venga portato il cibo fino a casa
intendo. Mi spiace, ma ci sono tante cose di questo mondo che non conosco. Temo
di non sapere neanche come comportarmi esattamente-
-Rilassati,
non devi comportarti in nessun modo. Devi solo…solo… comportati normale, ok?-
Intanto
i fogli ed i libri erano stati raccolti in due file ordinate e riposti sul
tavolo.
-Temo
di non essere più avvezzo a “comportarmi normale”-
Dovette
ammettere Loki a voce bassa.
Darcy lo squadrò con
aria vagamente critica.
-Hai
qualche problema a lasciarti andare? A fare le cose senza pensarci troppo? Sei
per caso un maniaco dell’autocontrollo?-
Loki
rise.
-Sì,
possiamo metterla così-
-Ohi
ohi ohi… non va per niente bene, lo sai? Fa male non
esprimere liberamente la propria emotività. Porta ad un accumulo di stress, di
tensione, porta a mangiare la Nutella con le mani direttamente dal barattolo-
A
quel punto Loki rise forte anche se non aveva idea di cosa fosse la Nutella.
Giacché
quella mortale era decisamente divertente e lui aveva bisogno di distrarsi, decise
di fare un esperimento con se stesso come cavia.
-Sì,
credo che il mio problema sia proprio esprimere liberamente la mia emotività.
Mi insegneresti?-
-Certo,
non c’è problema: ho frequentato un seminario di psicologia. Erano otto
lezioni. Ed io ne ho frequentate sei. Ma ti assicuro che ho imparato
abbastanza, eh!-
Bene,
perfetto!
Stava
per mettersi nelle mani di un’improvvisata guaritrice perché si annoiava e
voleva provare qualcosa di nuovo!
La
verità era che si sentiva terribilmente stanco e nauseato dall’essere se
stesso, quindi se per una sera quella buffa mortale avesse potuto renderlo
qualcosa di diverso gliene sarebbe stato grato.
Voleva
lasciare da parte la sua vita e prendere in prestito quella di Darcy anche se solo per poche ore.
Probabilmente
era una follia, ma nella sua vita aveva sicuramente fatto di peggio, per questo
nelle due ore che seguirono si mise da parte e lasciò che Darcy
lo guidasse.
Si
fece insegnare ad accendere la TV, a mangiare seduto a terra sul tappeto con il
cartone della pizzeria a metà tra loro, a piegare quarti di pizza da mangiare
con le mani e a bere birra dalla bottiglia.
Si
comportò esattamente come vedeva fare a lei, e doveva ammettere che era vero:
era liberatorio non imporsi nessuna regola, ed era ancora più facile perché lei
era a suo agio, né spaventata o sospettosa né lo stava fissando come se fosse
una bestia rara.
Mentre
mangiavano Darcy aveva voluto vedere in TV “ventimila
leghe sotto i mari”.
A
Loki sarebbe andata benissimo qualunque cosa che servisse a distrarlo, e
siccome aveva deciso che quella sera Loki Laufeyson o
Odinson o Loki degli inganni non esisteva, accettò le
avventure del capitano Nemo e la canzone di NedLand, e Darcy
che la canticchiava a tempo.
Finito
quello iniziò un altro film, sempre a tema con le avventure marinare.
E
Darcy non voleva assolutamente perdersi “Pirati dei
Caraibi”.
A
Loki andava bene anche quello.
Era
un vero sollievo vedere morte, scheletri e maledizioni e sapere di essere
completamente al sicuro perché tanto non
erano veri.
Per
Loki era come essere fuori dalla portata dei suoi stessi demoni. Quella sera
tutto quello che lui era non poteva ferirlo.
Si
guardava dall’esterno come guardava le figure grottesche sullo schermo. Quella
sera non si sarebbe fatto del male.
Era
una sensazione talmente liberatoria e rilassante che verso la metà del film
Loki si lasciò andare contro il cuscino del divano, le gambe distese sul
tappeto, e si lasciò scivolare in uno stato di piacevole torpore.
Era
al sicuro. Era a casa.
Persino
l’arredamento del soggiorno riusciva a sembrargli familiare.
In
fondo lui e Darcy erano nella stessa situazione per
quella sera: due esiliati che cercavano un riparo ed un po’ di compagnia. Per
questo forse gli riusciva piacevole starsene accampato sul pavimento, cosa che
normalmente avrebbe odiato.
Nel
suo stato di semi incoscienza sentiva una canzone di pirati e accanto a lui Darcy canticchiava anche quella, levando in alto una
bottiglia con l’ultima birra.
“Veri
pirati e gran bucanieri, yo-oh! Beviamoci su!”
Probabilmente
immaginava di essere su una spiaggia di un’isola sperduta a tracannare rum con
una ciurma di bucanieri.
Quella
ragazza aveva un talento incredibile per creare un mondo tutto suo. Un po’ come
lui.
Loki
sorrise. Era grazie a lei se era riuscito a rilassarsi, quella strana mortale
tanto speciale o tanto incosciente da starsene tranquilla al suo fianco.
Darcy non sapeva cosa
poteva fare lui, se e quante volte aveva ucciso, o forse lo sapeva e
semplicemente non ci pensava. Non perché fosse una stupida, solo che riusciva
ad accantonare il pensiero.
Comunque
era il caso di ringraziarla.
-Ti
piacerebbe salire sulla Perla Nera?-
-Seee… magari! E dove la
trovo la Perla Nera io?-
-Ci
sei già-
Darcy gettò un urlo
quando il pavimento del salotto si trasformò in legno e tutto il salotto
divenne una nave pirata.
-Oddio!
Oddioddioddio… che succede?!-
Urlò
spaventatissima.
Loki
le cinse la vita con un braccio e la attirò verso di sé.
-Stai
tranquilla, va tutto bene. Stai solo guardando il tuo film dall’interno-
In
effetti era così: Loki prendeva le immagini dello schermo e le riproiettava intorno a loro con la sua abilità nel creare
illusioni.
Era
facile. In quel momento lui era solo una lente tra lo schermo e le immagini che
riempivano la stanza, ed era assolutamente fantastico essere solo uno strumento
e non avere la responsabilità di nulla.
Erano
circondati da scheletri di pirati maledetti oppure erano in grotte piene di
tesori oppure ancora solcavano le acque azzurre dei Caraibi.
Dopo
i primi momenti di puro terrore Darcy si lasciò
andare all’euforia.
Strillava
come una bambina nel parco giochi più bello del mondo e strattonava Loki nei
momenti dove l’azione era più serrata.
Si
stringeva a lui ma i suoi occhi brillavano di gioia.
Loki
non ricordava che qualcuno fosse mai stato tanto felice per quello che faceva
con i suoi poteri, e sapere che Darcy era felice per
merito suo lo faceva stare bene a sua volta.
Quando
aveva creato le illusioni per Jane Foster lo aveva fatto per obbligo di
ricambiare il suo favore, invece con Darcy lo faceva
perché gli piaceva sentirla ridere.
Quell’umana
cominciava ad interessarlo un po’ troppo.
Alla
fine del film, quando il salotto tornò ad essere quello che era sempre stato, Darcy aveva l’espressione di chi si sveglia da un sogno.
-È
stato fantastico! Grazie!-
-È
stato un piacere-
-Mi
sa però che adesso c’è freddo… scusa, vado a
prendermi qualcosa di pesante-
Quando
si scostò da lui per alzarsi, Loki scoprì che gli mancava averla appiccicata al
fianco.
Darcy tornò pochi minuti
dopo con una felpa che le stava enorme e due bottiglie, una dal contenuto
rosato e l’altra dal contenuto verde pallido.
-Ah!
Questa erano mesi che sognavo di fregarla a Thor! A proposito, visto che a me
andava un drink ne ho portato uno anche a te. La notte è ancora giovane, quindi
beviamo-
Più
che porgergli la bottiglia gliela ficcò in mano di forza, ma Loki non aveva
motivo di rifiutare l’offerta.
-Sei
stata gentile, ti ringrazio. Posso chiederti una cosa?-
-Cosa
abbiamo detto sull’esprimersi liberamente? Dai, chiedi-
-Ehm…ecco… a Jane Foster non darà fastidio che tu indossi i
vestiti di suo marito? Ad Asgard sarebbe considerata
una mancanza di rispetto verso entrambi, se non un vero e proprio tentativo di
seduzione o comunque un segno che tu sia attratta da Thor-
Darcy scosse la testa e
liquidò il tutto con un’alzata di spalle.
-Naahhh…
io me la sono messa perché è dell’Hard Rock Cafè di
New York, mica perché è di Thor. E comunque il biondone
non è il mio tipo e Jane lo sa-
-Ah,
capisco-
Evidentemente
i costumi di Midgard erano molto più liberi.
Loki
provava un buffo senso di soddisfazione a sapere che per Darcy
era più importante una scritta sulla felpa che non il fatto che la stessa
appartenesse a Thor.
Una
volta tanto il suo perfetto fratello era messo in secondo piano!
Gli
venne da sorridere perché conosceva più di una donna ad Asgard
che avrebbe fatto follie per accaparrarsi un capo di vestiario del dio del
tuono, e invece per quella mortale non aveva nessuna importanza.
Darcy salì ancora un po’
nella sua scala di considerazione.
Assaggiò
la bevanda che lei gli aveva offerto e la trovò buona: leggermente alcolica ma
fresca, frizzante e con un buon gusto di frutta.
-Alzati
un attimo. Non so te ma io mi voglio mettere comoda. Aiutami a sollevare questo
coso-
“Questo
coso” era il divano: i cuscini si potevano ribaltare e diventava un letto,
mentre nella parte della penisola nascondeva un vano in cui c’erano cuscini e
coperte.
Loki
evitò di farle notare che non erano in pigiama perché davvero si sarebbe fatto
impiccare piuttosto che prendere in prestito un pigiama di Thor.
-Dai,
puoi sederti vicino a me, non ti mordo. Non farti intimidire solo perché sono
una bella donna-
-Hem, non
fraintendermi, ma… potrebbe essere considerato
sconveniente. So di essere affascinante, ma non voglio darti false speranze nel
senso di…-
Fu
interrotto da Darcy che scoppiava a ridere.
-Oh,
cielo! Ma insomma, siamo nel 1800? Non ti preoccupare, abbiamo solo mangiato
una pizza e guardato un film insieme, nessuno ci costringerà ad un matrimonio
riparatore! Queste sono considerate cose da impegno serio se hai quattordici
anni. Dai, siediti, prometto che non ti salto addosso-
Lo
incoraggiò lei.
Dopo
pochi secondi di esitazione Loki accettò l’invito: era lei a comandare quella
sera, e se su Midgard non era considerato
sconveniente che un uomo ed una donna che si conoscevano appena stessero nello
stesso letto, tanto meglio.
-Allora…
visto che ormai siamo quasi amici ti va di raccontarmi qualcosa di te?-
Gli
chiese. Era adorabile come lo fissava standosene a gambe incrociate, con la
felpa gigante di Thor che le pendeva da tutte le parti e gli occhi sinceri, che
non avevano la minima traccia di paura o di altro che una curiosità infantile.
Però
quello poteva essere un terreno pericoloso: Loki non amava parlare di sé.
Cercò di prendere tempo rigirandole la
domanda.
-Tu
cosa vorresti sapere di me?-
-Non
so, in realtà tutto. Le leggende nordiche sono così strane, per questo voglio
sentire la verità da te. Tu le hai viste quelle cose e mi puoi dire cosa è vero
e cosa invece è stato inventato da un branco di energumeni vichinghi ubriachi
ciucchi di sidro-
Ancora
una volta Loki scoppiò a ridere.
-Va
bene, vai con le domande allora-
-La
cosa più strana che ho sentito è senza dubbio quella del cavallo. Cioè, non
offenderti se te lo chiedo, ma… ti sei davvero
trasformato in una puledra, accoppiato con uno stallone e generato un cavallo con
otto zampe? Non voglio giudicarti, ma ammetterai che è una storia strana. Come
è andata realmente?-
Oh,
accidenti, ecco che rispuntava fuori quella maledetta storia del cavallo!
Ma
forse da un lato era un bene che Darcy glielo avesse
chiesto, così avrebbe potuto chiarire una volta per tutte.
-Questa
è una leggenda, ma non sono stati i vichinghi ubriachi di cui parlavi prima ad
inventarla dall’inizio. È stato quel bel soggetto di Thor a metterla in giro.
Era sulla Terra a fare baldoria tra i vichinghi ed era anche offeso con me per
qualcosa, e allora ha inventato questa stupida storia per mettermi in ridicolo.
E a quanto vedo non è stata mai più dimenticata. Dovrò ricordarmi di
ringraziarlo adeguatamente prima o poi-
Darcy sembrava
completamente scioccata.
-Ma
dai, si è davvero inventato una simile balla? Però non è stato giusto, eh! Ti
ha consegnato alla storia con una pessima reputazione-
-Oh,
puoi ben dirlo! Anche Padre era indignato dal suo comportamento, pensa che lo
ha punito per avermi diffamato-
Loki
si bloccò di colpo. Si era riferito ad Odino come “Padre”. Da quanto non lo
faceva? Ricordava ancora il senso si vergogna bruciante quando aveva saputo
della menzogna raccontata da Thor, e ricordava anche la sua soddisfazione
quando Odino lo aveva difeso.
Era
stato un tempo lontano, una delle ultime volte in cui si era lasciato difendere
da suo padre.
Per
mascherare il disagio che quei ricordi gli provocavano bevve un sorso di quella
bevanda frizzantina e si rivolse di nuovo a Darcy.
-Allora?
Altre cose singolari che i midgardiani raccontano di
me?-
-Bè, c’è quella delle
streghe-
Loki
rischiò di soffocare.
Altra
brutta storia, quella. Ma che razza di idea avevano di lui in quel mondo?
Accidenti,
neanche uno che si ricordasse di come fosse stato lui a donare il fuoco agli
uomini e ad insegnare loro a crearlo e a controllarlo!
-Si
dice che tu sia rimasto incinta ed abbia dato vita ad una progenie di donne
malvagie, o forse addirittura dei mostriciattoli, ora non mi ricordo bene… e che tu sia rimasto incinta perché hai mangiato un
cuore carbonizzato. Ma… insomma, è vero?-
Darcy sembrava metà
disgustata e metà morbosamente curiosa.
Loki
roteò gli occhi. Quella storia era pesante e lui in fondo aveva paura che Darcy si disgustasse e scappasse via.
Aveva
paura che lo lasciasse solo.
-Oh,
cielo… come faccio a spiegarti…
è una storia lunga e credo che sia anche abbastanza impressionante-
-No,
io non mi impressiono tanto facilmente. Su, racconta-
-E
va bene…- si rassegnò Loki.
Forse
dopotutto era un bene raccontare la verità.
Si
rigirò un paio di volte la bottiglia tra le mani per prendersi il tempo di
capire come iniziare.
-Intanto
non ero “incinta”. Cioè, sì, quelle creature erano nel mio corpo, ma non ero
certo incinta come una donna. Ero… la parte del cuore
però è vera-
Stavolta
fu Darcy che rischiò di affogarsi.
-Cosa?!-
-Eh,
io ti avevo avvisata che poteva essere una storia impressionante!-
-Hai
mangiato un cuore bruciato?! Ma…ma…perché? Cioè, tu trovi un cuore umano
carbonizzato e lo mangi?-
Loki
pensò che la cosa migliore fosse spiegarle tutto esattamente com’era.
-Non
era un cuore qualunque: era il cuore di una strega. Lei aveva usato il suo seidr per la magia nera, per questo era stata condannata
dalla sua gente a morire sul rogo. È successo in Danimarca mille e cinquecento
anni fa. Lei era stata una volva potente. Ne valeva la pena-
-Eh,
certo, tutti dovrebbero mangiare il cuore di una strega danese almeno una volta
nella vita!-
Ironizzò
Darcy.
-No,
davvero: il suo cuore era speciale. Voi umani dell’epoca moderna avete perso
tutte queste cose, ma una volta sapevate che il cuore ed il cervello sono le
sedi della forza vitale e dell’intelligenza di una persona. Sono sacri-
-Ah,
bè, allora potevi mangiare anche il cervello già che
c’eri-
Loki
fissò la bottiglia invece di lei. Se avesse visto disgusto nei suoi occhi non
lo avrebbe retto.
-Lo
avrei fatto. Il cervello sarebbe stato la mia prima scelta perché contiene la
conoscenza, e quella donna conosceva molte cose. Sarebbe stato un peccato che
andasse tutto perduto. Oppure in alternativa il suo cranio sarebbe stato uno
strumento prezioso-
-Per
fartene una coppa, magari? E perché non lo hai fatto?-
Incoraggiato
dal fatto che Darcy non era ancora scappata via,
decise di continuare.
Ormai
che aveva iniziato sentiva il bisogno di raccontare, di parlare di sé dicendo
esattamente la verità.
-Non
ho potuto perché il cranio era stato sfondato da un colpo di scure, mentre il cervello… sai come reagiscono i grassi alle alte
temperature, no? Si era liquefatto durante il rogo. Quindi l’unica cosa che mi
restava era il cuore-
-Ma
non ti è andata tanto bene, eh? Visto che sei rimasto incinta…-
-Non
ero incinta, ti ho già detto! Solo che ero giovane ed inesperto e non avevo
considerato una cosa: il cuore è la sede dei sentimenti, e quella donna era
morta in preda al dolore, all’odio e al desiderio di vendetta. Il suo cuore era
pieno di questi sentimenti che erano così forti da avere vita propria. Gli
mancava solo un corpo e se lo sono costruito a mie spese. Hanno preso dimora
nelle mie viscere e si sono nutrite di me cibandosi della mia carne e bevendo
il mio sangue. I guaritori non riuscivano ad estrarle e Madre credeva che sarei
morto. Quando sono state abbastanza forti da sopravvivere da sole mi hanno
squarciato il ventre e sono fuggite. Erano nel mio ventre, per questo sembrava
che fossi incinta come una donna, ma non era così. In realtà era molto peggio-
Quando
guardò di nuovo Darcy lei sembrava ipnotizzata.
Aveva
posato la bottiglia mentre lui parlava e adesso era stretta al cuscino.
-Cioè… erano come dei
parassiti?-
Gli
chiese a voce bassissima.
-Sì-
-E
ti hanno squarciato il ventre per venire fuori?-
-Sì-
Loki
credeva che Darcy a quel punto sarebbe scappata via
disgustata, invece lei posò di lato il cuscino ed abbracciò lui, posandogli poi
una mano sullo stomaco nel gesto di solidarietà più strambo che Loki avesse mai
ricevuto.
-Mi
dispiace tanto-
Mormorò
mentre lo accarezzava come se dovesse lenire il dolore che aveva provato.
Era
sinceramente dispiaciuta per lui, e questo era parimenti commovente ed
imbarazzante.
-Bè…hem… ormai è passato tanto tempo…-
Lei
lo spinse via con un gesto brusco.
-Brutto
stupido insensibile! Io ti stavo manifestando tutta la mia vicinanza emotiva e tu… tu mi sai dire solo “ormai è passato tanto tempo”?!-
Gli
strappò il cuscino da dietro la schiena e cominciò a colpirlo.
Loki
non sapeva che fare: forse l’alcol delle birre e del drink le aveva un po’ dato
alla testa… e lui si trovava a dover combattere
contro una midgardiana mingherlina armata di un
cuscino!
Cercò
di sottrarsi saltando in fretta giù dal letto, ma lei era troppo offesa per
lasciarlo fuggire.
Lo
rincorse per tutto il soggiorno decisa a vendicarsi e Loki…
Avrebbe potuto sparire.
Avrebbe potuto immobilizzarla. Avrebbe potuto stordirla in qualsiasi modo.
Non fece niente di tutto questo.
Oh,
erano letteralmente secoli che non giocava
con qualcuno!
Si
lasciò inseguire e colpire da Darcy e dal suo cuscino
vendicatore. Riuscì persino a ridere.
-Che
cavolo ci trovi da ridere?!-
E
lo colpì con più furia che mai.
Dopo
un paio di minuti di quell’inseguimento scatenato però Darcy
era distrutta e si fermò in mezzo al corridoio.
Il
cuscino era tutto sformato e le pendeva lungo il fianco. Anche lui sembrava
invocare una cessazione delle ostilità.
Loki
pensò bene di avvicinarsi con cautela per non farla arrabbiare.
-Stabiliamo
una tregua, che ne dici?-
-Con
te non ci parlo! E no, niente tregua!-
Loki
tentò di nuovo.
-Per
favore, mi dispiace se sono stato scortese. Mi concedi la possibilità di
scusarmi?-
Darcy lo scrutò
imbronciata.
-Va
bene. Provaci-
Loki
le si avvicinò, e stavolta il cuscino non si abbatté sulla sua testa.
-Mi
sembra che tu sia stanca. Vieni, ti riporto a letto-
Le
mise un braccio intorno alle spalle e quando lei ci si appoggiò in cerca di
sostegno, Loki le passò l’altro braccio sotto le ginocchia e la sollevò per
riportarla sul letto.
-Va
bene, visto che sei così gentile per questa volta ti perdono-
Biascicò lei con la voce impastatissima
per il sonno.
Loki sorrise.
La appoggiò sul divano letto, le tolse i capelli dalla
fronte e la coprì con uno dei plaid spessi.
Stava pensando di chiudere la luce e di lasciarla
dormire, ma quando stava per uscire dalla stanza per salire in camera sua sentì
di nuovo la sua voce che lo richiamava indietro.
-Aspetta. Puoi dormire qui se vuoi compagnia, di spazio
ce n’è abbastanza per due-
Loki si voltò a guardare il fagotto che era Darcy sotto le coperte.
Se vuoi compagnia.
L’offerta poteva essere interpretata con malizia, ma
Loki sapeva che non c’era niente di malizioso: era solo compagnia, come lo era
stato cenare insieme e parlare tutta la notte.
E sì, quella compagnia gli sarebbe mancata se se ne
fosse tornato nella reclusione della sua stanza.
-Prometti di non picchiarmi?
Le chiese per scherzo.
-Tranquillo, non ti picchio più. Domani mattina forse…-
Allora Loki si decise a tornare indietro.
Riprese da terra il cuscino che era stato usato come
arma contro di lui e lo rimise al suo posto, poi si distese accanto a Darcy, anche se abbastanza lontano da non invadere il suo
spazio personale.
Sospirò di sollievo.
La tensione sembrava scorrere via da lui come pioggia
da una lastra di ardesia.
Non era per niente male essere stato cercato come amico
una volta tanto.
In parte era colpa della sua intrinseca mancanza di
fiducia nel prossimo che gli impediva di creare rapporti profondi, eppure
quella ragazza era riuscita ad allentare
i nodi che c’erano dentro di lui almeno per un paio di ore.
Non era stata servile né sottomessa, ma non era stata
neanche prepotente e soprattutto aveva scelto liberamente di stare con lui.
Era stata una buona compagnia, in realtà la migliore
che Loki si fosse concesso da tanto tempo.
Si era appena girato di fianco quando sentì la mano di Darcy che gli batteva leggermente sulla spalla, e non
appena sollevò la testa una cuscinata debole ma con chiare intenzioni ostili si
abbatté su di lui.
-Ma come?!- Protestò -Avevi promesso che non mi avresti
picchiato!-
-E tu mi hai creduto? Che razza di dio degli inganni
sei?-
**
Quando Loki si svegliò percepì come prima cosa un
rumore di chiacchiericcio in sottofondo.
Era Darcy che parlava, ma in casa
non c’era nessun altro, quindi o era impazzita oppure stava usando
l’apparecchio chiamato telefono.
Lui rimase pigro e fintamente addormentato ad origliare
la conversazione.
-Sì. Sì, J, sono ancora a casa tua. Mi sono svegliata
ora. Sì, certo che c’è anche Loki. A proposito: dì a Thor che suo fratello è la
figaggine fatta persona e che non si azzardi più a
maltrattarlo. Ma scherzi?! No, no, non mi interessa: lo difendo io! Sì, lo so
chi è. Sì, mi ricordo di New York. Sì che ci ho parlato! Siamo stati insieme
tutta la notte…Sì… No, non
nella stanzetta degli ospiti, abbiamo aperto il divano. È stato fantastico! … Jane… Jane, perché urli così? MA NOOO!!! Con “fantastico” non
intendevo quello! Cosa vai a
pensare?! E poi sono io quella maliziosa! Va bene, va bene…
ci vediamo stasera-
Loki sorrise sornione.
Era praticamente certo che Jane Foster avesse avuto una
crisi isterica al pensiero di loro due che si intrattenevano in modi illeciti
sul divano del salotto.
Sospirò soddisfatto e decise di concedersi un altro po’
di sonno.
Tenete presente che sto incrociando le dita. Questo
capitolo è uscito diverso da come me lo aspettavo e non riuscivo più a
riportarlo sul suo binario originale, quindi l’ho lasciato così.
Se non vi piace ricordate di lanciare la verdura con
ordine, grazie.
Non so… ci sono andata molto
soft con Loki e Darcy primo perché sono troppo
imbranata e secondo perché se si coinvolgono troppo poi uno dei due ci resta
male, matematico, ed a me non piace fare del male ai miei personaggi.
Poi Loki e Darcy
meriterebbero una storia a parte.
Stavolta le note sono una paccata
quindi non so chi ha la pazienza di leggerle, io intanto le metto.
1-Loki odia il Natale come il Grinch. Ed è pure verde!
2-La canzone che Darcy
aveva sparata a tutto volume e che continua a cantare dopo che Loki le spegne
l’amplificatore è “The art of war” del gruppo Metal “Serenity” qui potete ascoltarla con il testo https://www.youtube.com/watch?v=vQ5OWbiJI_Y
3-Darcy
studia scienze politiche, riguardate il primo film.
4-I collegamenti tra il poema Beowulf ed “Il signore degli anelli”. Non me lo sono
inventato! Tolkien da giovane ha tradotto il Beowulf
dall’inglese antico a quello moderno, e si vede che certe cose gli sono rimaste
troppo impresse. Nel Beowulf la cosa di regalare
anelli come vincoli di fedeltà ricorre con una frequenza quasi ossessiva.
5-La canzone di NedLand “Whaleof a tale” cantata da Kirk Douglas che si trova nella
colonna sonora di “Ventimila leghe sotto i mari”. Qui c’è il video originale https://www.youtube.com/watch?v=4b7fTHmZcJU
6-Per quanto riguarda i sentimenti negativi
che hanno vita propria (quelli della strega morta sul rogo), mi sono
rispolverata alcune nozioni di occultismo apprese dalle “GhostAdventure” di DMax e da “Psichic Detective Yakumo”
7-Loki è chiamato anche “padre delle streghe”
e la storia che abbia mangiato un cuore carbonizzato e sia rimasto incinta
delle streghe è tramandata dalle leggende nordiche. Solo che io Loki MPreg non lo tollero, mi spiace, quindi me la sono cavata
inventandomi la versione dei “parassiti”.
8-Il cuore bruciato non ho ben capito a chi
appartenesse: secondo alcune fonti ad una generica strega, secondo altre ad Angrboda, ma questa versione non mi convinceva perché Angrboda è
stata una delle amanti di Loki.
9-“Volva” è una persona ingrado di praticare la magia.
10-Anche
Sleipnir è figlio di Loki. Io ho preferito
trasformare tutta la storia in un dispetto di Thor. Oh, insomma, la Marvel può
sconvolgere la mitologia nordica ed io no?
11-La
prossima volta gli Avengers attaccheranno Loki armati
di cuscini.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Dal prossimo
basta cazzeggiare: cominciano i problemi.
Quando
Thor e Jane erano tornati a casa c’era stato qualche momento di imbarazzo.
Loki
era praticamente certo che Jane Foster non si fidasse e che lo sospettasse come
minimo di aver sedotto la sua amica e di averle cancellato la memoria.
Se
tra loro non ci fissero stati già problemi a causa di Erik Selvig
forse Loki si sarebbe tolto lo sfizio di farla insospettire ancora di più, ma
al momento non era una cosa saggia da fare.
Da
quando c’erano in giro i padroni di casa Loki si sentiva meno libero di seguire
la teoria di Darcy sull’esprimere la sua emotività,
ma questo non gli impediva di essere gentile con lei né di farsi coinvolgere
molto più che con Thor o Jane.
Una
sera che loro erano fuori a cena, Darcy si annoiava
gli aveva chiesto se poteva creare le immagini anche dalle canzoni.
Loki
aveva sorriso, aveva acceso l’IPod e poco dopo
l’aveva trasportata nelle atmosfere claustrofobiche ed ossessive di “Ex lover’s lover” in quelle da dansemacabre di “Dayof
the dead” o in quelle neogotiche di “Serenadeofflame”.
E
poi lei era riuscito a farlo parlare di Asgard.
Niente
di personale, si trattava solo di descrivere la gerarchia sociale, ma per Loki
che evitava l’argomento della casa dove era cresciuto persino con se stesso era
un enorme passo avanti.
Le
spiegò anche l’esatta natura del vincolo che c’era tra lui e Thor.
Una
parola. Nient’altro che una parola. Un equilibrio perfetto eppure
incredibilmentefragile.
Loki
aveva chiesto asilo e Thor era moralmente obbligato a garantirglielo una volta che
aveva promesso, pena il diventare a sua volta un traditore spergiuro ed essere
punito come tale.
Thor
era vincolato dal giuramento anche se gli era stato estorto con l’inganno, ma
al primo errore di Loki che lui avesse considerato come un’offesa avrebbe avuto
il diritto di considerare spezzato il vincolo e di revocare la sua protezione,
rendendolo di nuovo un bersaglio mobile per chiunque.
Erano
legati a filo doppio, cosa che Darcy aveva riassunto
efficacemente in “il primo che sgarra finisce sputtanato”.
Naturalmente
Loki non scordava neanche per un istante il frammento di energia nascosto nel
cassetto, tuttavia non ne era ossessionato come si era aspettato.
Non
ne aveva il tempo con Darcy in giro.
Jane
Foster era sempre sospettosa riguardo all’amicizia che si era creata tra loro,
ma non aveva sollevato direttamente nessuna questione e Loki non aveva
interesse a farlo.
Thor
invece fu meno delicato.
-Sbaglio
o sei piùgentile con Darcy che con tutti gli altri umani? Dimmi la verità, c’è
sotto qualcosa?-
-Non
c’è sotto assolutamente nulla, solo la tratto con lo stesso rispetto con cui lei
tratta me-
-Certo.
Quindi è un caso il fatto che ti metti sempre i tuoi vestiti da quando lei ti
ha detto che sono… com’è quella cosa che dice sempre?
Una figata. Giusto?-
-Fatti
gli affari tuoi, Thor-
La
verità era che Loki sapeva di saper conquistare.
I
punti deboli delle donne erano gli stessi in tutte le razze ed in tutti i
mondi, e lui evitava accuratamente di assumere atteggiamenti che potessero
essere scambiati per segnali di interesse in quel senso.
Si
rendeva perfettamente conto che Jane Foster non glielo avrebbe mai perdonato se
avesse sedotto ed abbandonato la sua amica, e a dire tutta la verità neanche
Loki lo avrebbe perdonato a se stesso se fosse stato meschino con l’unica
persona che sembrava apprezzarlo.
Quei
tre giorni passarono più o meno tranquilli, fino alla partenza di Darcy.
Loki
ci teneva a salutarla come meritava lontano dalle occhiate ammiccanti di suo
fratello e da quelle torve di Jane Foster, per questo si offrì galantemente di
portarle il borsone con le sue cose fino alla macchina.
-Spero
di rivederti presto, Darcy-
-Sì,
anche tu sei carino. E magari prima o poi mi porti a cena fuori-
Loki
si mosse in imbarazzo.
-Se
è così che si usa in questo regno sì, mi piacerebbe. E poi tu hai ancora tante
canzoni che mi piacerebbe ascoltare, e…-
All’improvviso
il viso di Loki sbiancò per il terrore.
Per
un attimo rimase paralizzato, poi mollò a terra la borsa di Darcy
e si precipitò in casa lasciando la ragazza in piedi nel vialetto.
Jane
aveva visto la scena dalla finestra ed aveva raggiunto la sua amica di corsa.
-Darcy,
che è successo?-
-Ma
che ne so, è scappato via così!-
Prima
che avessero modo di protestare per quel comportamento Loki schizzò accanto a
loro come una scheggia fuori dal cancello; poco dopo Thor lo seguiva, mantello
rosso svolazzante e martello alla mano senza il minimo riguardo per la
discrezione.
Jane
e Darcy rimasero a fissare il punto in cuierano scomparsi i fratelli.
-Cioè…
fammi capire, J, dalle loro parti usano così? Che mentre sono nel bel mezzo di
una situazione con una ragazza la piantano e scappano via?-
-Benvenuta
nel mio mondo-
Sospirò
sconsolata la dottoressa Foster.
**
C’era
una strana energia nell’aria.
C’era
un’ombra che a volte era lontana ed a volte vicinissima, un’ombra in cerca di
qualcosa.
“Il
Tesseract! Maledizione, eppure io ho fatto di tutto
per nasconderlo!”
Ma
non aveva senso protestare: adesso la cosa più importante era liberarsi del
frammento di Tesseract prima che guidasse uno degli
emissari di Thanos o peggio Thanos
stesso fino a lui.
Loki
corse più veloce che poteva per allontanarsi dalla casa e dalla città, la
scatoletta ben stretta in pugno.
Doveva sparire.
Mentre
correva creò il più potente incantesimo di occultamento che avesse fai fatto.
Sperò
che la creatura che lo stava cercando stesse girando a tentoni e non fosse in
grado di seguire con troppa precisione le tracce dell’energia del cubo.
Cercò
di correre a zigzag con frequenti cambi di direzione nel tentativo di far perdere
le proprie tracce all’entità che lo inseguiva, ed intanto meditava su come
sbarazzarsi di quella cosa che doveva diventare la sua arma ed invece si stava
rivelando un pericolo per lui dopo solo un paio di giorni che ne era entrato in
possesso.
L’ombra
gli passò talmente vicino da sfiorarlo.
Non
lo aveva già agguantato perché erano su piani della realtà diversi, ma era solo
questione di tempo prima che aprisse un varco direttamente attraverso l’energia
del cubo.
A
quel punto era chiaro che era guidata dal Tesseract,
e poiché Loki non avrebbe mai potuto utilizzare la sua arma senza esporsi ad
attenzioni indesiderate pensò che la cosa migliore fosse disfarsene in un modo
che gli tornasse utile.
Era
arrivato in un campo di grano lontano da tutto e da tutti.
Si
fermò ansimante ed alzò il braccio verso il cielo.
-Heimdall! Heimdall, riesci a sentirmi? Questo appartiene ad Asgard!-
Era
la cosa meno peggiore che potesse fare: restituendo la reliquia ad Odino
avrebbe dimostrato la sua buona volontà, anche se era falsa come una moneta di
stagno, e si sarebbe dileguato prima che una compagnia di Einherjar
lo catturasse.
Tutto
sommato date le circostanze era un buon piano.
A parte…
“Thor?! Oh, no!”
***
Non
appena Thor aveva visto come Loki aveva piantato Darcy
ed era fuggito non aveva avuto il minimo dubbio: suo fratello aveva combinato
un guaio, e siccome di solito da velocità con cui fuggiva era proporzionale
all’entità del danno, quella volta Loki doveva averne combinata qualcuna
davvero grossa.
Per
questo non aveva perso tempo e gli era corso dietro.
Purtroppo
per lui però Loki aveva quella maledettissima abilità di scomparire alla vista,
per cui lo aveva perso quasi subito.
Grazie
a Mjollnir si era portato in alto e sperava di
individuarlo seguendo la direzione in cui lo aveva visto allontanarsi; come
intuizione non era stata tanto male, perché dopo un paio di minuti e di
chilometri aveva visto il cielo scurirsi come sempre all’apertura di Bifrost, e proprio sotto il ponte c’era Loki, una figura
minuscola che tendeva le braccia al cielo.
“Stavolta
non ti lascio scappare senza darmi uno straccio di spiegazione! La mia pazienza
ha un limite, fratello”
Lo
raggiunse pochi secondi prima che Bifrost si aprisse,
appena in tempo per agguantarlo per un braccio ed essere sicuro di essere
trasportato insieme a lui dalla colonna di luce.
-Maledizione,
lasciami andare!-
Ma
Thor era ben deciso a non mollarlo per nessun motivo. Ormai aveva imparato che
l’unico modo per avere Loki sotto controllo era stargli letteralmente attaccato
alle costole.
Loki da parte sua aveva ben presto smesso di
agitarsi per sottrarsi alla sua presa: ormai che il Bifrost
li stava trasportando era pericoloso finire fuori, a meno di non volere finire
spaccati in due con metà del corpo vaporizzata nel vuoto dello spazio.
All’interno
del ponte e nel vuoto circostante non si propagavano i suoni, per questo le
imprecazioni del dio degli inganni furono furibonde, oscene ed irripetibili ma
assolutamente silenziose.
****
Al
loro arrivo Heimdall li aspettava, e se era sorpreso
di vederli insieme non lo diede a vedere.
-Loki,
adesso spiegami cos’è questa storia. Perché sei fuggito? E perché sei venuto
qui?-
-Lasciami!
Maledizione, come devo fartelo capire che mi devi lasciare andare? Sono qui per
restituire una cosa, non ho fatto niente di male e anzi vi sto facendo un
favore, quindi… ma mi vuoi mollare?!-
-No!
Piuttosto che lasciarti ti stacco il braccio. Ora spiegati-
Loki
invece non la smetteva di divincolarsi ed era quasi riuscito a rompere la sua
presa facendo leva sul punto vuoto tra il pollice e le altre dita.
“Ah,
è così? Te la sei cercata!”
Prima
che Loki riuscisse nel suo intento Thor adottò la misura drastica di colpirlo con
il martello al plesso solare.
Loki
spalancò gli occhi per la sorpresa ed il dolore, ma non fece in tempo ad
emettere un solo lamento che era già crollato addosso a Thor, che lo accompagnò
fino a terra senza lasciargli il polso neanche un istante.
Non
poteva essere sicuro che Loki fosse veramente svenuto, e dopo Svartalfehim aveva ben motivo di dire non gli avrebbe
creduto neanche se lo avesse visto morto; se tenerlo sotto controllo doveva
significare incatenarsi a lui, per tutti gli dei lo avrebbe fatto!
Meglio
quello che fare di nuovo la figura dell’idiota beffato dal pestifero, scaltro fratello
minore.
-Heimdall.
Per favore, strappa un pezzo del mio mantello. Mi serve qualcosa per legarlo-
Il
Guardiano fece come Thor gli aveva chiesto e con la spada tagliò via una
striscia rossa dal fondo del mantello del dio del tuono.
-Ora
legalo. Io non posso lasciarlo e rischiare che scappi-
A
Thor pesava il cuore a dare quegli ordini, tuttavia sapeva troppo bene quanto
fosse diabolica l’abilità di Loki nel dileguarsi: lo aveva provato a proprie
spese più di una volta.
Heimdall
eseguì ancora una volta senza un commento, sollevò il polso inerte di Loki e lo
legò a quello stretto da Thor.
Tuttavia
anche quando suo fratello era legato ed apparentemente privo di sensi Thor non si
fidava a lasciarlo andare.
“Un
semplice nodo si può sciogliere con pazienza ed ingegno, e tu ne hai anche
troppi, fratello. Ah! Ecco!”
Gli
venne un’idea che non poteva in nessun modo fallire: senza lasciare la presa
sul braccio di Loki, Thor richiamò Mjollnir e fece
passare la stringa di cuoio dell’impugnatura una volta attorno ai polsi legati,
e poi una volta in mezzo alle braccia.
L’intreccio
era impossibile da sciogliere senza sollevare Mjollnir,
e Mjollnir rispondeva solo a lui.
Loki
non aveva nessun modo per sfuggire.
Una
parte di sé era soddisfatta di aver avuto quell’idea, un’altra parte invece
odiava averlo dovuto fare.
-Thor. Padretutto richiede la vostra presenza nella sala di Hlidskjalf. Anche Loki-
-Sì,
Heimdall. Aspetterò che mio fratello si riprenda e
poi lo condurrò da Padre-
Thor
rimase inginocchio accanto a Loki e per fortuna poco dopo lui diede segno che
stava riprendendo conoscenza.
Emise
un gemito e provò a sollevarsi da terra. Tentativo inutile, visto che era
bloccato dal martello.
Quando
si svegliò del tutto e si rese conto della situazione in cui si trovava sembrò
allo stesso tempo terrorizzato e furioso.
Tentò
di alzarsi con tutte le sue forze, ma Mjollnir non
gli permetteva di stare più che in ginocchio; il martello era ben piantato a
terra nonostante i suoi sforzi e le sue imprecazioni.
-Non
lo farò. Mi devi dare molte spiegazioni prima di sparire di nuovo-
-Da
morto non potrò dirti niente, e se non mi lasci andare subito è questo che
sono: morto-
-Perché?
Che cosa ti spaventa tanto da farti scappare? E perché ti sei fatto portare qui
ad Asgard?-
Furono
interrotti dalla voce di Heimdall.
-Sono
le stesse risposte che aspetta Odino. Raggiungetelo entrambi nella sala del
trono. È un ordine-
-Digli
che se le venga a prendere, le sue risposte! Non vedi come sono incatenato
grazie a suo figlio?-
Non
lo avesse mai detto: Thor richiamò il martello nella sua mano e Loki fu trascinato
suo malgrado.
-Oh,
no. Questo mai-
Ringhiò
minaccioso.
Colpì
Thor con una testata dato che erano abbastanza vicini, ma quando suo fratello
dovette lasciare la presa su Mjollnir Loki fu di
nuovo sbattuto a terra, trascinato giù dal martello.
-Che
siate maledetti tu, questo martello e tuo padre che te lo ha consegnato!-
Thor
ignorò le imprecazioni di Loki e raccolse Mjollnir,
consentendo anche a Loki di mettersi in piedi.
L’idea
di trascinare di nuovo suo fratello come prigioniero non gli piaceva.
Lui
non traeva alcun piacere dalla sua umiliazione, purtroppo però quello era
l’unico modo.
-Andiamo.
Se le tue risposte mi convinceranno ti libererò, te lo prometto-
*****
Erano
appena arrivati alle porte della città quando Thor vide accanto a sé una luce
verde.
Si
voltò di scatto e vide il volto di suo fratello che scompariva dietro un elmo
assolutamente anonimo e delle vesti diverse che comparivano sul suo corpo.
-Scusa,
figlio di Odino, se non ti è di troppo disturbo tento di salvaguardare quel poco
di dignità che mi resta-
Gli
disse Loki acido in risposta al suo sguardo interrogativo.
Thor
non se la sentì di rispondere nulla; sapeva quanto dovesse essere umiliante per
Loki essere trascinato per la seconda volta in catene al cospetto di Odino, e
non poteva biasimarlo se cercava di nascondere la sua identità per non essere
oggetto della curiosità o del disprezzo del popolo mentre attraversavano le vie
della città.
Per
il principe Thor sarebbe stato l’ennesimo trionfo aver catturato un criminale,
per Loki sarebbe stata l’ennesima cocente disfatta morale.
Solo
quando varcarono le porte della sala del trono Loki lasciò che il travestimento
svanisse.
All’interno
Odino li aspettava da solo; non c’erano Einherjar o
altre guardie, solo lui seduto sul trono ed un’ombra ai piedi della scalinata.
Era
alto, sembrava fatto di oscuritàe metà
del volto era coperta dal cappuccio del mantello, mentre la metà in vista
mostrava una bocca grigia e rugosa ed una mascheraparziale.
Le
mani erano anche loro grigie e raggrinzite, come se appartenessero ad un
cadavere.
Loki
reagì alla vista del portavoce di Thanos con un misto
di esasperazione e di terrore.
“Ecco,
lo sapevo! Se solo questo maledetto stupido mi avesse dato ascolto per una
volta!”
Aveva
ancora bene in mente le parole dell’Altro circa la punizione che lo aspettava
se avesse fallito il suo compito di conquistare Midgard.
Tu credi di conoscere il
dolore. Lui ti farà capire quanto quel dolore sia niente.
All’epoca
era accecato dalla rabbia e dal rancore ed era troppo sicuro di sé e della
riuscita del suo piano, per questo non aveva dato importanza alla minaccia.
Non
la percepiva neanche come qualcosa di reale.
Adesso
invece che il messaggero di Thanos era venuto a
prenderlo di persona Loki non poteva fare a meno di ripensare alle sue parole e
di esserne terrorizzato.
Aveva
paura, ma come sempre quando aveva paura evitò ancor di più del solito di far
capire cosa provava e si rinchiuse dietro una maschera di cinismo.
-Salute,
Padre-
Odino
però ignorò Thor e si rivolse subito a Loki.
-Tu
devi restituire ciò che hai rubato-
-Anche
per me è un piacere rivederti, Padre degli dei-
-Silenzio!-
Esclamò
Odino.
Era
teso, sapeva di trovarsi sul filo di un rasoio.
-Loki-
Insistette.
-Va
bene, va bene, non c’è bisogno di alterarsi. Nella mia tasca, a destra. Thor,
ti spiace…-
Thor
eseguì le istruzioni e cavò dalla tasca del fratello una piccola scatola.
Possibile
che fosse di quello che Odino aveva paura? Tanto affanno per una cosa così
piccola?
La
tenne in mano senza sapere cosa farne, chiedendosi quale forza metteva in
soggezione suo padre.
-Il
frammento mancante dal Tesseract è stato recuperato-
disse Odino –Loki, puoi giurare che questo è l’unico che tu possieda? Non ne
stai nascondendo una parte?-
-Lo
giuro come è vero che sono prigioniero- Loki sollevò i polsi stretti dai lacci
come conferma -Quello è tutto ciò che rimane del Tesseract.
Tutto ciò che era in mio possesso-
Odino
sembrò sollevato dalla sua risposta, allora si rivolse all’Altro.
-Come
puoi vedere, messaggero del Titano, Asgard non
nasconde nulla che possa indurre il tuo signore a muovere guerra. Quanto a
questo frammento di Tesseract, potrà essere custodito
ad Asgard insieme al resto oppure puoi riportarlo
indietro nel tuo mondo come pegno del nostro accordo-
Thor
guardò suo padre allibito.
Il
Tesseract era un’energia estremamente potente, eppure
suo padre la stava offrendo ad una forza potenzialmente ostile pur di tenere
quella forza lontana.
Il
pericolo che li minacciava era davvero così grande?
Aprì
la bocca per obbiettare ma il padre lo ammonì con un’occhiata.
Non è il momento di fare
sciocchezze.
Thor
capì e rimase muto ad aspettare la risposta dello straniero.
-Apprezzo
la tua buona volontà e la tua diplomazia, Padre degli Dei, ma io non ho
attraversato gli universi per raccogliere una briciola. Quello che il mio
signore vuole è il traditore. Consegnatemi Loki-
A
quelle parole la maschera impassibile di Loki si spezzò.
Quando
Thor si girò verso di lui era terreo in volto, tremava ed articolava con le
labbra qualcosa che poteva essere “no, vi prego, no!”.
Suo
malgrado Thor provò pena per la sua paura.
-Loki appartiene alla
giustizia di Asgard-
Disse
d’impulso.
L’Altro
si rivolse a lui.
-Sei
avventato, dio dei tuoni. La sua presenza qui porterà la guerra-
-Non
ti permetto di minacciare me e mio fratello nella nostra casa!-
-Thor! Fai silenzio!-
Lo
ammonì Odino, un colpo di Grungnir a sottolineare il
suo ordine e la sua autorità.
Purtroppo
la lingua avventa di Thor aveva già fatto il danno.
-Allora
rimettiamo la decisione al re di Asgard. Tu cosa
scegli, figlio di Borr? Vuoi consegnarmi il traditore
adesso o dovremo venire a prenderlo?-
Odino
esitò.
In
quel momento doveva decidere se ci sarebbe stata la guerra con i Titani, in
particolare con il più pericoloso, e tutto per Loki: proteggerlo sarebbe stata
la guerra e forse la fine di Asgard e dei nove regni,
consegnarlo sarebbe stata la sua morte tra le peggiori torture.
La
vita e le sofferenze di un solo uomo valevano quelle di un intero popolo?
Soprattutto considerando che l’uomo in questione era Loki, che non perdeva
occasione di rinnegarlo come padre nonostante lui lo avesse allevato e che non
mostrava il minimo rispetto per nessuna forma di vita tranne la propria.
Odino
si trovava a dover prendere la decisione più difficile della sua vita
millenaria.
-Merita
una punizione e l’avrà. Loki…- l’interessato
trattenne il respiro, gli occhi febbricitanti fissi sull’uomo che aveva
chiamato padre e che poteva decidere di salvarlo o di sbarazzarsi di lui una
buona volta.
Per
un istante ci fu un muto dialogo tra lo sguardo del re e quello del traditore.
Loki
non poté impedirsi di supplicare suo padre. Odino non poté impedirsi di
ascoltare il grido di suo figlio.
-Loki appartiene alla
giustizia di Asgard- concluse Odino con voce stanca.
L’Altro
emise un basso ringhio di disapprovazione.
-E
sia. Se questa è la tua decisione per il momento la rispetterò. Ma bada, re di Asaehim, che ci sono modi per penetrare fisicamente nella
vostra realtà. Il mio signore troverà il modo di aprire un varco verso questi
mondi e allora vi pentirete di non aver assecondato la sua richiesta quando
potevate farlo-
Mentre
pronunciava questa minaccia il corpo del messaggero di Thanos
svaniva.
Diventava
sempre più trasparente e solo quando fu scomparso Thor capì che quella con cui
avevano parlato era una proiezione astrale.
******
Non
appena l’Altro se ne fu andato Loki avrebbe potuto svenire per il sollievo.
Era salvo.
Odino
non lo aveva consegnato al messaggero di Thanos. Per
il momento.
-E
adesso andiamo a noi. Loki-
Odino
scese le scale e si avvicinò a loro. Loki cercò di mantenere un atteggiamento
dignitoso.
Sapeva
di dovere ad Odino molto più di quanto avrebbe mai voluto ammettere, e quel
debito era la sua salvezza ed il suo tormento.
Un
altro vincolo che forse si sarebbe ritorto contro di lui.
-Loki, ci devi delle
spiegazioni. Questo è un frammento dell’energia del Tesseract.
Come te lo sei procurato?-
Odino
lo stava interrogando e Loki sapeva non essere nella posizione adatta per
tentare qualche trucco, così decise di rispondere la verità.
-Sì,
quello che tuo figlio tiene in mano è un residuo del cubo cosmico. L’ho
estratto dal corpo dell’umano che si chiama Erik Selvig-
-Da
Erik?!- Si intromise Thor –Loki, noi ti avevamo chiesto di aiutarlo!-
-E
l’ho fatto, di cosa ti lamenti? Solo che per aiutarlo era necessario rimuovere
l’energia che c’era dentro di lui-
-Ma
non era necessario tenertela!-
Loki
fece un smorfia infastidita. Essere ancora legato al martello di Thor lo
rendeva più irritabile e saccente del solito verso il fratello.
-Questo
è un dettaglio-
-Un’inviato di Thanos che minaccia Asgard per
colpa tua non lo è-
-Adesso
basta- Intervenne Odino -Non ha senso litigare dopo aver fatto un errore, e
meno ancora ne ha accusarsi a vicenda-
Si
avvicinò a loro e prese dalle mani di Thor la scatoletta con le rune incise.
La
aprì cautamente, forse per accertarsi che dentro ci fosse davvero il Tesseract, e poi la richiuse.
-Questo
verrà conservato nei sotterranei insieme al resto del cubo. Quanto a te, Loki,
non posso rischiare che tu scappi di nuovo e comprometta la tregua che è già
fragile tra noi e l’Antico dell’Universo. Lui non può attraversare facilmente i
confini della nostra realtà, e spero che farlo richieda troppo impegno e che si
convinca che non ne valga la pena per venire a prendere te. Non voglio sfidarlo
dandogli l’impressione che ti sto proteggendo, pertanto il tuo posto è in
cella, e stavolta mi assicurerò personalmente che tu ci resti abbastanza a
lungo perché il Titano si dimentichi di te e distolga la sua attenzione da
questi mondi. Avrai tempo per meditare su quanto sei stato sciocco e
sconsiderato quando hai accettato un’alleanza con un essere come lui-
Odino
aveva parlato con una voce sorprendentemente calma, che solo a tratti si
incrinava.
Questo
poteva solo voler dire che il padre degli dei era più furioso che mai, di una
rabbia che andava ben oltre le grida e le scenate.
E
da come il suo sguardo dardeggiava da lui a Thor, Loki poteva supporre di non
essere l’unico oggetto di quella rabbia.
In
effetti Thor era stato oltremodo ingenuoa lasciarlo solo con Selvig e a non accorgersi
che nella sua casa c’era stato per ben tre giorni un pezzo di Tesseract.
Loki
si chiese cosa stesse aspettando Odino a dare una lezione anche a lui.
“Forse
non vuole rimproverare il suo prezioso figlio in mia presenza” concluse per
logica.
Al
di là di tutto però Loki doveva ammettere che gli era andata di lusso, perché
in effetti al momento una cella di Asgard sarebbe
stato per lui il posto più sicuro dove stare. Ben fuori dalla portata di Thanos.
Ma
perché dare ad Odino e Thor la soddisfazione di sapere che gli stavano facendo
un favore e che dipendeva dalla loro protezione?
-Io
non sono un vostro schiavo da imprigionare a piacimento! Non mi piegherò di
nuovo all’umiliazione di una cella, io, che sono stato re…-
Non
poté finire: Thor lo aveva colpito di nuovo per farlo tacere.
Aveva
ben altro di cui preoccuparsi che non i noiosi e complicati monologhi di suo
fratello!
*******
Le
fiaccole che illuminavano di arancione le mura di pietra. L’umidità che si condensava
sempre più fitta man mano che scendevano nei sotterranei.
L’ambiente
delle prigioni di Asgard non era disumano ma neanche
era il massimo dell’accoglienza.
Mentre
trasportava il corpo svenuto di suo fratello e scendeva nei sotterranei dietro
Odino, Thor non diceva una sola parola.
Si
rendeva conto si essersi comportato da stolto quando era così preoccupato dalle
condizioni di Erik da farsene accecare e non pensare alle possibili conseguenze
del chiedere aiuto a Loki.
Eppure
se lo sarebbe dovuto aspettare: Loki non faceva mai niente per niente, e lui
era stato un vero stupido a non controllarlo.
Era
anche colpa sua se Asgard era in pericolo, ne era
cosciente e se ne vergognava.
E
non vedeva l’ora che suo fratello si svegliasse per poter intavolare con lui un
sano confronto a suon di pugni.
Padre
era stato freddo e distaccato, e questo gli faceva supporre che fosse
arrabbiato e stesse aspettando il momento giusto per dare una lezione anche a
lui.
Thor
avrebbe preferito una lavata di capo di quelle epocali piuttosto che quel
silenzio carico di disapprovazione.
E
pensare che solo pochi giorni prima sembrava andare tutto così bene!
Arrivarono
alla cella più lontana e profonda delle segrete.
Senza
Frigga e considerato il pericolo a cui aveva deliberatamente esposto tutti
loro, Loki non poteva sperare nel trattamento di riguardo dell’ultima volta.
La
cella era piccola, con solo una branda.
Niente
mobili, niente divano e niente libri.
Odino
fece sparire la parete di energia toccandola con Grungnir
e fece cenno a Thor di portarlo dentro.
Lui
obbedì.
Prima
di liberarlo, legò una striscia di stoffa che ancora pendeva dai polsi di Loki
alla gamba della branda, per essere sicuro che non approfittasse dei pochi
secondi in cui era libero per sparire di nuovo, e solo allora sciolse la
cinghia di Mjollnir.
Ormai
Thor si aspettava di tutto da quella peste!
Il
suo sesto senso lo avvertì di un movimento anomalo alla sua destra, ma quando
si girò di scatto scoprì che stavolta non era colpa di Loki: era Mjollnir che era stato richiamato da Odino, che aveva anche
ripristinato la barriera di energia.
Lasciando
dentro la cella Thor, confuso e disarmato.
La
confusione però durò solo pochi secondi: Thor realizzò con orrore che Padre
aveva aspettato tanto a biasimare a parole il suo comportamento perché in
realtà aveva già deciso come punirlo.
E
la punizione era la peggiore che potesse immaginare per lui: umiliarlo
rinchiudendolo in una cella.
-Padre!
Padre, perché?!-
Picchiò
i pugni contro il muro ma questo resistette, anzi gli inviò una scarica
elettrica lungo le braccia che lo fece sobbalzare.
-Perché?!
Hai anche il coraggio di chiedermi perché, razza di sconsiderato? Tu avresti
dovuto controllarlo, ed invece gli hai lasciato libero accesso all’energia del Tesseract ed in più hai lasciato che guidasse fino a noi i
suoi nemici. Nemici che, se mai dovessero trovare il modo di penetrare in
questa realtà, metterebbero in pericolo tutti i mondi lungo il tronco di Yggdrasil. Avete creato una minaccia enorme per i nove
regni, lo avete fatto insieme e quindi adesso insieme sconterete la vostra
pena-
Thor
si scagliò di nuovo contro il muro, tremando di rabbia e di vergogna.
-Scontare
una pena? Insieme a lui? Mai! Padre… Padre, ti prego!
Posso rimediare al danno che ha fatto
Loki. Al danno che ho fatto io-
-Rimedierai
stando qui e riflettendo sulle responsabilità che deve prendersi un re in modo
da non ripetere gli stessi errori in futuro. Loki è troppo furbo, tu lo sei
troppo poco. Forse questa sarà la volta che vi correggerete a vicenda-
Odino
si voltò e lo lasciò solo nella cella in penombra, portandosi via Mjollnir e qualunque speranza di sfuggire a quella
punizione denigrante.
Ta-dà… sorpresa! Un nuovo
capitolo a tempo di record. No, in realtà ho barato perché questo capitolo era
pronto già da un po’, ma tra donne-drago, Erik e Darcy
non trovavo il momento giusto per inserirlo.
Ve
lo avevo detto che cominciavano i guai, no? Visto che casino può partire da un
pezzettino di Tesseract?
4-Da quanto ho capito dai film,Thanos, i Chitauri e l’Altro,
sono in una dimensione diversa da quella dei Nove Regni (Infatti i Chitauri possono arrivare a New York solo dopo che Loki
attiva il portale) quindi non possono fisicamente andare e venire come invece
fa Thor con Bifrost.
5-Il “plesso solare” è la bocca dello
stomaco, non un centro benessere dove si fanno le lampade abbronzanti.
6-Per quanto riguarda il messaggero di Thanos, l’Altro (The Other) so
che è morto ne “I guardiani della galassia” ma non ci sono riferimenti
temporali precisi, quindi prendete per buona che qui era ancora vivo.
7-L’Altro non sapevo come chiamarlo. Nei film
non viene mai chiamato per nome. In inglese è “The Other”
ma non mi sembrava che avesse senso dargli il nome in inglese, quindi alla fine
l’ho tradotto. Confido non vostro buon senso per non confonderlo con Hulk.
8-“Tanto affanno per una cosa così piccola”
“Il signore degli anelli – La compagnia dell’anello”. Lo dice Boromir sulla montagna, quando sono partiti da poco da Gran
Burrone.
9-Asaehim.
È sempre Asgard. Cioè, Asgard
è il nome della città degli Aesir (gli dei), mentre Asaehim è il nome del mondo in cui si trova Asgard. Si chiama anche Godheim,
cioè appunto “il mondo degli dei”.
10-Magari
sono cattiva, ma ho riso da matti mentre scrivevo di Loki che comincia a
parlare tutto serio e Thor che lo zittisce a sganassoni. Scusa, Loki…
11-Prima
o poi Loki porterà Darcy fuori a cena. Se sopravvivrà.
12-Odino
aspira ardentemente alla pensione, ma non può proprio lasciare Asgard in mano a Thor.
13-Odino
sta seriamente pensando di disconoscere entrambi quei disastri ambulanti che
sono i suoi figli. Per il momento se li è levati di torno rinchiudendoli. Eddai, che se lo sono meritato!
Il
mal di testa era qualcosa di atroce. Gli veniva addirittura da vomitare per
quanto era intenso.
Loki
inspirò lentamente un paio di volte per cercare di calmarlo.
Intorno
a lui era tutto tranquillo: non un rumore, non uno spostamento d’aria, non il
minimo segno di una presenza ostile o amica.
Certo,
Loki avrebbe dovuto aprire gli occhi per accertarsene, ma aveva la netta
impressione che se lo avesse fatto la testa gli si sarebbe spaccata in tanti
minuscoli pezzetti come un vaso di cristallo.
Avvertiva
un vago fastidio alle braccia ma non era nelle condizioni per indagare su cosa
fosse.
Di
certo non era nelle mani di Thanos, altrimenti il
dolore sarebbe stato ben peggiore.
No,
considerato cosa aveva detto Odino e considerato che il suo ultimo ricordo era
un gancio alla mascellapoteva dedurre
che si trovava nelle segrete come promesso dal Padre degli dei, e che a
portarcelo era stato ancora una volta il suo affezionato fratello maggiore.
Poco
male, visto che per il momento in cella voleva dire al sicuro.
Nonostante
il mal di testa Loki sospirò di sollievo: non aveva sperato di restare vivo
tanto a lungo.
Era
in cella a tempo indeterminato, quindi non c’era nessuna fretta di sforzarsi ad
alzarsi.
Dopotutto
poteva concedersi ancora un po’ di riposo.
**
Thor
aveva passato in cella solo un paio di ore eppure già gli sembravano secoli.
Quella
era la punizione di gran lunga peggiore che avesse mai ricevuto: l’immobilità
dell’ambiente, lo spazio ristretto, l’isolamento, avere come unica compagnia l’essere
che era causa di tutti i suoi problemi, e la cosa peggiore: la vergogna di
essere un principe e di essere stato trascinato nelle stesse condizioni degli
uomini senza onore.
L’esilio
su Midgard era stato nulla a confronto.
Di
tanto in tanto guardava con astio Loki che non si era ancora ripreso.
In
realtà aveva avuto il dubbio di esserci andato un po’ troppo pesante con quel
pugno, ed una volta si era avvicinato a Loki per controllare che respirasse
ancora.
Respirava.
Si
era allontanato prima di fare qualche sproposito per esempio strangolarlo
mentre era ancora incosciente.
In
realtà, per quanto fosse infuriato con Loki, Thor era consapevole che non gli
avrebbe mai fatto irrimediabilmente male.
Loki
aveva fatto cose indubbiamente terribili, ma per quanto Thor lo biasimasse ed
odiasse il male che Loki aveva fatto, non appena si preparava ad alzare la mano
su di lui per punirlo c’era un’altra immagine che gli si sovrapponeva davanti
agli occhi e tratteneva la sua collera.
Era
Loki che gli salvava la vita in battaglia. Loki che rideva con lui. Loki che
avrebbe potuto lasciarlo morire per cento volte e invece gli aveva sempre fatto
da scudo. Perché? Se davvero avesse voluto il trono non gli sarebbero certo
mancate le occasioni di lasciare che il destino lavorasse per lui ed uccidesse
lo scomodo primogenito. Non ultima la battaglia contro le linnorm
a Vanaehim.
E
Loki che durante l’invasione di New York avrebbe potuto ucciderlo, e invece si
era limitato ad usare contro di lui uno stiletto che lo aveva a malapena
graffiato.
Loki
che, non dimeno, era responsabile della più totale e devastante umiliazione
della sua vita.
Un
paio di volte Loki aveva emesso un gemito ma non si era svegliato, con gran
disappunto di Thor che non vedeva l’ora che quell’irresponsabile, dannoso
essere aprisse gli occhi.
Non
sapeva quanto tempo avrebbe dovuto passare in cella, ma litigare con suo
fratello e pestarlo come meritava gli sembrava un ottimo modo per impiegarlo.
***
Quando
Loki si svegliò di nuovo il mal di testa si era ridotto ad un pulsare sordo
alle tempie.
Si
guardò bene dal dare segni di vita prima di aver capito esattamente cosa
succedeva intorno a lui.
Socchiuse
appena le palpebre.
La
sua prima intuizione riguardo all’essere in cella era sostanzialmente corretta:
lo spazio ristretto e la scarsa luce artificiale non lasciavano dubbi.
Era
una cella piccola rispetto alla sua prima sistemazione, e questo gli faceva supporre
che aver messo in pericolo Asgard gli fosse costato
un ulteriore declassamento.
Stavolta
tre pareti erano di pietra grigio scuro mentre un lato era aperto, ed il lato
che costituiva la parete di energia era oscurato a tratti da un’ombra rossa.
Loki
sogghignò.
-Ah,
Thor! Se Padretutto ti ha assegnato l’ingrato compito
di sorvegliarmi puoi dirgli che ti risparmi questo tedio: non ho modo né
intenzione di tentare una fuga-
-Taci,
Loki! Taci, oppure giuro che questa è la volta che ti ammazzo davvero!-
A
quelle parole Loki si decise ad aprire completamente gli occhi.
Non
era certo la minaccia di morte a preoccuparlo, ma il modo in cui era stata
pronunciata lo incuriosiva: la voce di Thor era troppo vicina a lui.
Lo
vide in piedi a pochi passi da lui, con i pugni serrati e lo sguardo più truce
che mai.
-Aspetta…
tu che ci fai qui?-
-CHE…?!-
Thor sembrava sul punto di strozzarsi per la rabbia –Vuoi sapere che ci
faccio?! CHE CI FACCIO?!! Padre mi ha rinchiuso qui dentro
con te, maledetto stupido!-
Loki
ci mise un po’ a registrare la risposta e a capirne il senso.
Thor. Rinchiuso in cella.
Odino aveva rinchiuso Thor.
Con lui.
Forse
era il fatto che non si era del tutto ripreso dalla botta, forse era lo stress
del sapersi minacciato da un titano infuriato, ma più Loki pensava a Thor, il
perfetto Thor erede di Odino rinchiuso in sua compagnia, più gli nasceva
spontaneo ed insopprimibile l’istinto di ridere.
Cominciò
piano, come un sussulto delle spalle, e finì con lui che si contorceva sulla
branda e rideva sguaiatamente di una risata isterica, del tutto fuori luogo ed
indecente ma incredibilmente liberatoria.
Gli
lacrimavano gli occhi e, cielo! Non riusciva a smettere in nessun modo!
Odino aveva rinchiuso Thor con lui.
Oh,
era semplicemente troppo bello per essere vero!
-Smettila
di ridere! Idiota! Per colpa tua sono stato imprigionato nella mia stessa
casa!-
-Oh,
smettila di fare tante storie- gli disse tra una risata e l’altra -Io non mi
sono lamentato tanto quando tu lo hai fatto a me, no?-
Invece
di calmarsi Thor si infuriò ancora di più e gli scaraventò contro l’unica sedia
della stanza.
Che
andò a fracassarsi metà conto il muro e metà contro la schiena di Loki.
Né
il gesto in sé ne il dolore riuscirono a zittirlo, anzi il fatto che Thor
avesse distrutto con le sue stesse mani l’unica comodità di cui disponeva gli
sembrava ancora più esilarante.
Loki
aveva vagamente la percezione che chi lo avesse sentito ridere in quel modo lo
avrebbe preso per un pazzo furioso ma non ci poteva fare proprio nulla.
Si
calmò solo, forzatamente, quando si rese conto che era legato alla branda.
-Ehi!
Ti spiace…?-
Fece
cenno a Thor che si degnasse di liberarlo, visto che il nodo lo aveva
sicuramente fatto lui.
La
risposta fu un “crepa” pieno di astio, così Loki dovette rassegnarsi ad
inginocchiarsi e a disfare il nodo con i denti.
Era
umiliante, ma il pensiero che Thor condividesse la sua umiliazione e che ne
soffrisse ancora di più in qualche modo lo tirava su di morale e gli manteneva
in faccia un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Dopo
aver sciolto il primo nodo finalmente poté mettersi seduto e dedicarsi agli
altri due.
Thor
continuava a misurare la cella a grandi passi e a lanciargli ogni tanto
occhiate di fuoco che Loki ignorava, facendolo infuriare ancora di più.
Mentre
era ancora impegnato a liberarsi i polsi, una guardia si avvicinò alla cella
con il vassoio del pasto.
Era
appena un ragazzo e non alzò lo sguardo neanche una volta mentre spingeva il
vassoio sul pavimento.
Loki
immaginò che quel giovane avesse la testa piena delle storie sulle eroiche
imprese del dio del tuono, e che vederlo in cella fosse umiliante per lui non
meno che per Thor.
A
lui invece non importava. Aveva imparato a fare in modo che non gli importasse
cosa la gente pensava di lui.
La
sua mente era entrata nella modalità di istinto primitivo secondo cui la cosa
importante era una sola: sopravvivere; Loki sapeva di essere programmato per
sopravvivere molto più di Thor, a causa del retaggio genetico della razza
maledetta e primordiale che si portava nel sangue.
Disprezzava
la sua discendenza dai giganti di ghiaccio ma non si faceva problemi a farne
uso quando le circostanze lo richiedevano.
Poi
che chi lo vedeva imprigionato pensasse pure quello che gli pareva: ci avrebbe
pensato una volta libero a far rimangiare loro ogni insulto che avessero osato
anche solo pensare.
La
guardia se ne andò in fretta ed in silenzio come era arrivata, e solo allora
Thor alzò la testa per lanciare uno sguardo disgustato al cibo e poi uno
furente a lui.
Loki
sogghignò perché sapeva esattamente cosa passava per la testa del fratello.
Era
disgustato dal dividere il pasto dei condannati e dava la colpa a lui.
Vedere
Thor piegato, abbattuto nell’orgoglio e nella dignità era una soddisfazione che
non avrebbe mai sperato di provare.
La
gustò fino in fondo e la trovò dolce come il miglior idromele che avesse mai
bevuto.
Non
si aspettava che in fondo a tutta quella soddisfazione ci potesse essere
dell’amaro, e invece lo trovò, ben
nascosto come un grano di veleno caduto per sbaglio tra cristalli di zucchero.
Improvvisamente
la disperazione di Thor lo metteva a disagio.
Per
distrarsi finì di slacciare i nodi e si massaggiò i polsi per riattivare la
circolazione.
Thor
intanto si era seduto contro il muro con le ginocchia strette al petto.
Erano
secoli che Loki non lo vedeva in quelle condizioni, e gli sembrava un brutto
segno.
Per
lui, abituato a far lavorare la mente in ogni condizione, dall’immobilità
assoluta alla furia della battaglia, la prigionia non era un problema; ma per
Thor, in cui mente e corpo erano un’unità inscindibile e turbolenta,
l’immobilità fisica e dell’ambiente potevano essere devastanti.
Chissà
se Odino aveva pensato alle possibili conseguenze della prigionia su Thor
quando lo aveva rinchiuso per punirlo; se per esempio aveva considerato la
possibilità che il dio del tuono e futuro re di Asgard
finisse ridotto alla demenza.
Un
altro sguardo a Thor lo convinse a parlare.
-Mangia-
Thor
picchiò un pugno a terra per la rabbia.
-No!
Io non mi abbasserò a consumare il pane destinato ai criminali-
Gli
rispose stizzito ma già con una voce che già era più sorda del solito.
-Mangia,
ti ho detto- ripeté Loki impaziente -Dopo sarà peggio-
-Dopo
quando?-
La
preoccupazione nella voce di Thor era evidente ed era anche strana. Loki non
aveva mai visto Thor preoccupato.
Gli
rispose con calma, cercando di essere convincente.
-Dopo
tra un paio di settimane, quando i morsi della fame diventeranno intollerabili.
Fidati: è più facile convivere con un orgoglio ferito che con uno stomaco
vuoto. Il cibo che hai a portata di mano ti sembrerà di giorno in giorno meno
disgustoso, e poi arriverà il momento in cui ti getterai a divorarlo come i
cani divorano gli avanzi della tavola dei loro padroni. Quindi, te lo ripeto
come consiglio: mangia, finché puoi farlo con dignità-
Loki
lo sapeva perché ci era già passato due volte, la prima quando era stato
incarcerato la prima volta e poi in casa di Thor quando si era ostinato a non
toccare cibo finché Jane Foster non lo aveva praticamente costretto. Sapeva
come sarebbe andata.
Prima
la sensazione di onnipotenza ed il rifiuto totale, poi la tentazione sempre più
forte ed infine bocconi strappati ed inghiottiti quasi interi alla maniera dei
lupi.
Thor
scosse la testa.
Loki
sapeva che Thor sapeva che lui aveva ragione, e che per questo lo odiava.
Poco
male. Meglio che odiasse lui piuttosto che si arrendesse all’apatia dei
condannati.
-Avanti,
vieni a sederti qui. Non puoi stare sul pavimento-
-Meglio
sul pavimento che vicino a te-
A
quel punto Loki, che già aveva poca pazienza di suo e che ancor meno ne aveva
quando aveva a che fare con il fratello, sbottò arrabbiato.
Thor
si ostinava ad ignorare per ripicca i suoi consigli? Si riteneva superiore?
Bene!
-E
allora all’inferno e crepa come ti pare!-
Allora
Thor scattò in piedi e venne verso di lui con un cipiglio minaccioso che
avrebbe intimorito chiunque.
Non
Loki.
Lui
era abituato agli scatti d’ira di Thor e non se ne lasciava spaventare. In quel
momento era Thor quello fragile, non lui.
Era
Thor ad un passo dalla pazzia, mentre lui aveva già superato quella linea ed
ormai ne era immune.
-Non
osare comportarti come se fosse colpa mia!-
-Tu non provare a scaricare su di me la
colpa della tua stupidità-
Ribatté
Loki.
-La
mia stupidità? La tua malafede piuttosto! Perché non mi hai detto del Tesseract, perché lo hai rubato? Perché devi sempre
rovinare tutto?-
-Rovinare
cosa, esattamente?-
Thor
lo guardò offeso, come se per lui dovesse essere ovvio sapere di che stava
parlando.
-Io
ero quasi riuscito a convincere Padre che qualcosa di te si poteva ancora
salvare-
Loki
fece un’alzata di spalle.
-Un
favore che non ti ho mai chiesto di farmi. Se fossi interessato ad accattivarmi
la benevolenza del Padre degli dei stai sicuro che non mi mancherebbero i mezzi
anche senza il tuo aiuto. Piuttosto, tu, che ti vanti di fare un favore a me,
non sarà stato per caso un tentativo di metterti in mostra con Odino? In fondo
non hai fatto esattamente una buona figura quando ti sei fatto abbindolare da
me e mi hai promesso la protezione dell’ospite. Forse il tuo è un tentativo di
convincerlo che puoi redimere il figliol prodigo e che in fondo non sei inetto
come sembri?-
-Se
cerco di redimerti è solo per il tuo bene, e se cerco di convincere Padre è per
il suo. Non voglio che soffra ancora a causa tua-
Loki
lasciò andare una risata secca e piena di disprezzo.
Non
si era ancora neanche preso il disturbo di alzarsi e seguiva l’andirivieni di
Thor con minimi movimenti della testa.
-Come
sei premuroso, Thor, davvero. È commovente. Almeno quanto è stomachevole capire
quanto tu sia ancora infantilmente dipendente dall’approvazione di tuo padre-
Thor
si bloccò per un attimo e si avvicinò di nuovo a lui.
-Ah,
io sono dipendente dall’approvazione di Padre? Non eri tu che un paio di anni
fa volevi dimostrare di essere il figlio degno?-
Stavolta
fu Loki ad afferrare un pezzo di legno e a scagliarlo contro Thor.
-Quei
giorni infantili sono finiti! Io sono
riuscito a crescere, tu invece no-
-Bravo:
sei cresciuto e sei diventato un pericolo-
Stavolta
anche Loki scattò in piedi per affrontare Thor da pari.
Già
l’allusione a quella frase infelice che si era fatto scappare anni prima lo
aveva irritato, ma che Thor fosse ancora così cieco e che si rifacesse su di
lui non poteva sopportarlo.
-Tra
noi due non sono io il pericolo! Non capisci, razza di babbeo, che se tu mi
avessi lasciato fare a modo mio, a quest’ora Asgard
non sarebbe compromessa? Io avevo pensato a tutto: sarei arrivato qui, avrei
lasciato il Tesseract ad Heimdall
e me ne sarei andato attraverso uno dei miei sentieri. Semplice, discreto e
pulito. L’Altro non mi avrebbe mai neanche visto. Non mi avrebbero mai
collegato direttamente ad Asgard. E invece no! Per
colpa tua Odino è stato costretto a prendersi la mia responsabilità. Se tu mi
avessi dato retta per un volta, se mi avessi lasciato andare, Odino non avrebbe
mai avuto niente a che fare con me ed Asgard non
avrebbe mai avuto niente a che fare con il Titano-
-E
come facevo a saperlo?!- Si difese Thor -Tu mi dici mai niente? No! E allora
perché dovrei fidarmi di te?-
-Perché
io so quello che faccio, maledizione!-
Urlò
Loki esasperato.
Ancora
una parola da parte di Thor e Loki giurò a sé stesso che avrebbe usato una
delle schegge della sedia per conficcargliela in gola.
-No,
Loki. Quello che tu fai è generare discordia e seminare il sospetto, e tutto
per soddisfare il tuo egoismo-
No,
forse non ci sarebbe stato bisogno di usare le schegge, perché a quello Loki
sapeva rispondere facendo molto più male con le parole.
Rilassò
le spalle e si concesse di sorridere, ormai che sapeva di avere la vittoria in
pugno.
-Quello
che fai tu, invece, è tentare di imitare gli atteggiamenti ed il comportamento
di tuo padre. Non hai mai pensato con la tua testa, quando lo hai fatto i
risultati sono stati disastrosi ed in ogni caso non te ne sei mai preso la responsabilità.
Io sono un egoista, lo ammetto, ma tu sei patetico-
Touché.
Peccato
che Thor non sapesse perdere sportivamente, soprattutto non contro Loki, e che
la sua reazione fosse rispondere a pugni quando non sapeva cosa ribattere a
parole.
Loki
ebbe pochi millesimi di secondo per capire che suo fratello aveva intenzione di
colpirlo in faccia e decidere come reagire.
Gli
afferrò il braccio e si abbassò in modo da fare perno con il proprio corpo per
convertire l’energia della massa di Thor scagliata contro di lui in energia che
passava sopra la sua schiena e finiva scaraventata contro…
“No!
La branda!”
Loki
si rese conto di quel piccolo errore di calcolo quando ormai l’ultimo pezzo
d’arredamento della stanza era stato irrimediabilmente distrutto.
Non
fu abbastanza svelto ad allontanarsi e Thor lo afferrò per la caviglia,
facendolo a sua volta schiantare a terra.
“No,
non ci provare!”
Per
liberarsi Loki lo colpì in faccia con un calcio e si allontanò in fretta.
Thor
non era per niente deciso a lasciar perdere e appena fu di nuovo in piedi stava
per scagliarsi di nuovo su di lui, allora Loki, per mettere fine a
quell’inutile spreco di energie, decise forzatamente di cercare di calmarlo.
Che
peccato! Sarebbe stato molto più divertente aizzarlo come un molosso da
combattimento fino a fargli perdere completamente il senno, ma date le
circostanze era meglio una tregua.
-Thor,
adesso basta. Non vedi che siamo nella stessa situazione?-
-Per
colpa tua!-
Loki
dovette trattenersi dal roteare gli occhi.
-Va
bene- concesse -Per colpa mia. Ma adesso, ti prego, rifletti: che utilità ha
sprecare energie combattendo tra noi? Se dovessero arrivare altre creature del
Titano, vuoi essere in forze ed in grado di difendere la tua casa o vuoi farti
trovare sfibrato da una battaglia inutile? Pensaci, Thor-
Fortunatamente
fargli balenare davanti gli ideali di lealtà verso Asgard
e la logica dei campi di battaglia calmò lo spirito guerriero del dio del
tuono.
Thor
lasciò andare lungo il fianco il pugno che aveva avuto tutta l’intenzione di
abbattere sul cranio di Loki.
-E
va bene. Tregua-
Disse
astioso.
-Tregua-
Concordò
Loki.
Così,
se quel campione di rozzezza che era suo fratello si fosse deciso a lasciarlo
in pace, lui avrebbe potuto lavorare ad un piano di fuga.
****
Per
tre giorni il tempo era rimasto cristallizzato nella cella dove stavano Thor e
Loki.
Poiché
anche la branda era stata distrutta Loki aveva dovuto rassegnarsi a sedere per
terra, ma se non altro lui si era tenuto la coperta, che era comunque più
confortevole che stare sul pavimento di pietra.
Thor
impiegava il tempo ad andare su e giù per la cella come un leone in gabbia,
comportamento inutile e dispersivo di forze; Loki invece aveva trovato come
impiegare più proficuamente quelle ore.
Per
prima cosa aveva osservato un interessante comportamento della barriera di
energia quando Thor l’aveva presa a pugni in uno dei frequenti momenti di
esasperazione: la parete aveva vacillato ma non ceduto perché Thor aveva usato
solo la forza bruta.
E
se invece nella rete di energia fosse stato introdotto un elemento della stessa
consistenza? Far saltare le maglie di una rete creata con la magia usando la
magia stessa poteva essere una buona idea. Ma come poteva fare ora che non
aveva più i suoi pugnali?
La
soluzione gliela diede ancora una volta Thor senza rendersene conto, quando usò
i pezzi di legno come armi improprie contro di lui.
Una
scheggia sarebbe stata perfetta perché se adeguatamente impregnata di magia,
magari incidendoci sopra delle rune, avrebbe potuto forzare la parete.
Peccato
che non avrebbe potuto fare una prova.
Non
poteva permettersi di fare tentativi fallimentari che insospettissero Odino: se
la magia che sigillava la cella fosse stata intaccata dall’interno il Padre
degli dei avrebbe senza dubbio capito che era stato lui e gli avrebbe tolto
l’unica cosa che gli restava, ovvero la libertà di movimento.
Neanche
Loki poteva resistere all’immobilità totale senza impazzire.
No,
voleva dire che aveva una sola possibilità e che doveva sfruttarla bene.
Scelse
la scheggia più lunga ed affilata che era stata parte della branda, poi con uno
dei chiodi, mentre Thor dormiva o era impegnato a fissare il vuoto, aveva
inciso rune di rottura dei legami e rune che invocavano la debolezza.
Per
dare forza all’incantesimo ancora una volta usò il suo sangue.
Un
umano non avrebbe mai osato ferirsi con un chiodo arrugginito per paura della
malattia che chiamavano tetano, ma Loki non temeva le malattie e non esitò a
graffiarsi i polsi sotto la manica.
Thor
non si accorse mai di nulla. Loki era un maestro nell’arte di non dare
nell’occhio quando voleva passare inosservato, qualunque cosa facesse.
E
comunque per Loki era essenziale che Thor non intuisse neanche lontanamente le
sue intenzioni, perché suo fratello era uno strumento essenziale ed inconsapevole
del suo piano di fuga.
Quando
lo vedeva troppo apatico Loki provvedeva a provocarlo in qualche modo per
mantenere vivo il suo spirito di battaglia.
Non
che ci volesse molto per fare arrabbiare Thor: a Loki bastava un atteggiamento
sornione o una parola in più quando veniva consegnato loro il pasto e la lite
scoppiava immancabile.
Loki
aveva capito che Thor non si era ancora rassegnato al fatto che Mjollnir non rispondesse al suo comando dall’interno della
cella, ed aveva trovato il modo di sfruttare la cosa a suo vantaggio: quando si
accorgeva che Thor stava facendo un ennesimo, vano tentativo, non mancava mai
di deriderlo per il fallimento, e allora era un litigio assicurato.
Loki
doveva spesso incassare i colpi, ma cercava di restituirne il più possibile.
In
fondo a lui non dispiaceva affatto accapigliarsi con Thor e fargli pagare la
brutta situazione in cui lo aveva cacciato per pura stupidità; picchiare suo
fratello e magari anche deriderlo era un ottimo modo di scaricare lo stress.
Ogni
volta però era sempre Loki che cercava di mettere fine alle ostilità, e finiva
sempre con loro due che si ritiravano agli angoli opposti della cella
guardandosi in cagnesco dopo essersi picchiati a sangue.
Oltre
a punzecchiare Thor per non farlo sprofondare nella totale abulia e ad
intessere l’incantesimo sulla sua arma, l’altra cosa che occupava la mente di
Loki era chiedersi come diavolo avesse fatto Thanos a
mettersi sulle sue tracce.
Doveva
aver riconosciuto l’energia del Tesseract, ma Loki
era sicurissimo di averla protetta ed occultata in ogni modo possibile, con
strati e strati i incantesimi e rune.
Tutti
quelli che conosceva, e certo non erano pochi! E allora…
come?!
Fu
solo quando arrivò alla conclusione che non poteva tentare di scalfire la
parete di energia della cella che la soluzione gli balenò in mente.
Lui non voleva che si vedesse la sua
magia all’interno della cella.
Quindi
il suo errore su Midgard non era stato non nascondere
bene il Tesseract, anzi il problema era che lo aveva
nascosto troppo bene. Aveva nascosto
il Tesseract, ma non aveva certo pensato a nascondere
la magia che lo nascondeva!
Aveva
imprecato a voce alta guadagnandosi un’occhiata perplessa da parte di Thor, a
cui però non fece troppo caso.
Certo!
Era così che Thanos lo aveva trovato! Che prodigio di
idiozia, che monumento all’imbecillità che era stato!
Un
incantesimo di occultamento così potente sollevava dubbi circa cosa fosse occultato.
Era
come se avesse esposto un enorme stele di marmo con su scritto “NON LEGGETE QUI”.
E
probabilmente il Titano aveva percepito le tracce del Tesseract
già mentre lui le stava estraendo da Erik Selvig. Si
era nascosto con lamagia, ma forse a
volte il controllo su quell’incantesimo secondario si era allentato senza che
lui se ne rendesse conto.
Una
traccia di Tesseract era apparsa e scomparsa su Midgard, e nello stesso momento era apparso il più potente
incantesimo di occultamento mai fatto.
Ce
n’era più che abbastanza per insospettire anche un essere meno furbo di Thanos.
L’Altro
aveva avuto ragione quando aveva detto che a Thanos
non importava nulla di una briciola e che voleva lui, ma c’era una cosa che il
messaggero non aveva detto e che Loki era sicuro di essere l’unico ad aver
capito.
Tutto
questo improvviso interesse per Thanos nel vendicarsi
su di lui aveva un secondo fine, e cioè fornirgli la scusa per attaccare Asgard, dove guarda
caso era custodito il cubo cosmico.
Era
solo questione di tempo prima che Thanos trovasse il
modo di attaccare i nove regni, e se quello che chiamavano il Titano Folle
avesse attaccato Asgard non c’era nessuna garanzia
che gli Aesir sarebbero riusciti a ricacciarlo
indietro.
Thanos
si sarebbe reimpossessato del cubo e poi avrebbe
dedicato le sue attenzioni a lui.
Loki
non voleva neanche pensare a cosa ne sarebbe stato di lui se fosse caduto nelle
sue mani.
Quando
era sul pianeta del Titano aveva visto cose, aveva sentito le urla dei
prigionieri, sapeva quali esperimenti venivano condotti su di loro e come.
Solo
il ricordo bastava a paralizzarlo dal
terrore, e Loki non era certo un tipo facilmente impressionabile.
Per
questo si prese tutto il tempo necessario per fare bene l’incantesimo sulla
scheggia, che insieme a Thor era la chiave per la libertà, ma al quarto giorno
decise che la priorità era evadere, lasciare Asgard e
nascondersi per un paio di centinaia di anni nell’angolo più remoto dell’universo.
Orbene,
eccomi di nuovo qui! Ho una strana impressione, e cioè come se la storia fino a
qui fosse stata una prova generale e solo ora abbia preso il ritmo giusto. Se
qualcun altro ha questa impressione che si faccia avanti per favore, così avrò
la conferma di non essere paranoica.
A
parte questo… capitolo claustrofobico, non trovate?
Tra la cella, Thor che dà di matto e Loki che dà libero sfogo ai suoi pensieri
contorti ma (purtroppo per lui) giusti.
E
comunque a me piace tanto scrivere di questi due che litigano e si pestano.
Stranamente
stavolta ho poca roba da segnalare.
1-Loki se la sta facendo sotto. Ed ha buoni
motivi, non credete? Da quello che mi sono spoilerata
su Wikipedia, *SPOILER* Thanos
fa esperimenti su esseri viventi *FINESPOILER*, e Loki non vuole certo fare da cavia. E poi *ALTROSPOILER*Thanos ha sacrificato sua madre alla morte *FINE ALTRO SPOILER* insomma, pur
di sfuggire ad uno così la dignità se ne va alle ortiche, no?
2-Secondo me in “Thor – The dark world” Loki
era felicissimo di stare in cella, perché lo sa benissimo di avere quel conticino in sospeso con Thanos.
3-A proposito di Thanos,
nel mio headcanon vuole punire Loki per il suo
fallimento, ma non è esattamente quella la sua priorità. Per me Loki sarebbe
una buona scusa per dichiarare guerra ad Asgard.
Anche se Thanos non ha bisogno di tante scuse quando
gli gira di dichiarare guerra a qualcuno.
Grazie
alle altre due persone che hanno messo la storia tra le preferite e alle tre
che l’hanno aggiunta alle seguite/ricordate.
Il sesto senso di Loki che non
sbagliava mai quando c’era una minaccia incombente.
Un
boato sordo li fece scattare entrambi in piedi con l’istinto dei soldati sotto
attacco.
Ebbero
appena il tempo di scambiarsi un’occhiata e di trovare ognuno la stessa
consapevolezza negli occhi dell’altro: erano in pericolo.
Un
altro tuono sordo e Válaskjálf tremò fino alle
fondamenta.
-Thor-
scandì Loki lentamente –Sono venuti a prendermi. Lo capisci?-
Thor
non gli rispose.
-Devo
andarmene. Aiutami-
Lo
supplicò.
-No,
Loki. Stavolta anche se potessi farti uscire di prigione non lo farei-
Un
altro tuono e Loki trasalì. Thor odiava vedere i suoi occhi dilatati dal
terrore, ma ormai aveva imparato bene la lezione circa il farsi fregare dalle
espressioni facciali di Loki.
-Ti
prego, fratello…-
-No!
Stavolta no. Non ti permetterò di approfittare di me-
Allora
Loki gli voltò le spalle in un gesto di dispetto infantile.
Per
un attimo Thor credette che Loki sarebbe crollato a terra piangendo o che si
sarebbe lasciato andare ad una scenata isterica.
Non
accadde nessuna delle due cose.
Loki
prese un paio di respiri profondi, poi raddrizzò le spalle e quando si girò di
nuovo a guardarlo era pervaso da una calma innaturale.
I
suoi occhi verde giada non erano più pozzi di terrore; ora esprimevano una
gelida determinazione.
-Molto
bene, Thor. Vorrà dire che faremo a modo mio-
All’improvviso
Loki era di fronte a lui, mentre la sua immagine continuava a parlare per
distrarre il dio dei tuoni.
Era
un trucco che gli riusciva particolarmente bene.
Quando
lo colpì in faccia con un pugno Thor fu così sorpreso da barcollare
all’indietro.
Loki
lo colpì ancora una volta allo stomaco e quando si piegò per il dolore lo colpì
alla nuca con una gomitata.
-Vediamo
se Padretutto vorrà aprire o no questa cella quando
tu sarai agonizzante-
In
mano aveva una scheggia lunga ed affilata, già sporca di sangue secco.
Thor
non ebbe nessun dubbio che l’avrebbe usata contro di lui in mancanza di altre
armi.
-Loki,
perché? Non eri tu che dicevi di non sprecare le energie combattendo tra di noi?-
-Oh,
Thor, quanto sei ingenuo! Lo dicevo semplicemente per non essere importunato
dai tuoi continui malumori. Adesso le cose sono cambiate-
Lo
attaccò di nuovo mirando alla rotula con un calcio.
Non
riuscì a colpirlo come voleva ma fu comunque abbastanza forte.
-Io
voglio uscire da questa cella. E lo sai come farò, fratello? Credo che
approfitterò del momento in cui verranno a prendere il tuo cadavere-
A
quelle parole Thor reagì come una belva.
-Loki,
adesso basta! Non puoi volermi uccidere davvero!-
-Perché
no? Prima mi servivi vivo, adesso mi servi morto-
Quello
era più di quanto Thor potesse sopportare: Loki si era dimostrato cinico,
fedifrago ed inaffidabile, ma che arrivasse a dirgli in faccia che lui gli
“serviva” morto era un insulto che non poteva ignorare pur con tutta la sua
buona volontà.
Thor
gli si gettò addosso con un urlo.
L’impatto
tolse il fiato ad entrambi per qualche secondo, ma Thor fu il primo a riprendersi
e schiacciò Loki contro la parete afferrandolo dal bavero.
-Allora
è solo questo che sono per te? Uno dei tuoi strumenti, una pedina per i tuoi
giochi? Non ci provi neanche ad avere un minimo di rispetto?!-
Loki
ricambiò con uno sguardo torvo in cui si mischiavano rabbia e disprezzo.
-In
questo momento vorrei poterti uccidere, Loki, come tu non esiteresti ad
uccidere me-
Ringhiò
Thor.
Non
si aspettava che Loki sospirasse e chiudesse gli occhi. Tutta la rabbia e
l’istinto di lottare sembravano svaniti dal suo corpo ed in un momento si era
lasciato andare inerte contro il muro, con la testa reclinata all’indietro.
-E
allora fallo. Meglio morire per mano tua che per mano del Titano. Abbi pietà di
me, figlio di Odino, e se non vuoi liberarmi allora uccidimi prima che mi
prendano loro-
Thor
lo squadrò per qualche secondo, poi scosse la testa . Possibile che Loki
dovesse sempre essere esagerato e melodrammatico?
-Dacci
un taglio, Loki. Non ci crederò mai che tu abbia tanta paura di Thanos. Tu non sei capace di avere paura-
Loki
tremava, letteralmente.
-Paura? No, la paura non basta per lui. Oh,
tu non sai cosa può fare! Sono torture capaci di portare alla pazzia anche solo
sentendole raccontare-
Finalmente
Thor lo lasciò andare, ma Loki rimase appoggiato contro il muro come se non
avesse la forza di sostenersi sulle gambe.
Thor
aveva ancora dei dubbi. Sapeva che Loki era estremamente abile con le parole e
che non aveva alcuno scrupolo a mentire. Eppure tutta quella disperazione non
poteva lasciarlo insensibile.
-Ho
capito che non posso scappare- continuò Loki -ma tu promettimi una cosa: giurami
che, se mi prenderanno prigioniero, tu mi ucciderai-
Thor
si ritrasse come se Loki lo avesse colpito.
-No!
Loki…-
-Promettimelo!-
insistette lui -Sarà un atto di misericordia uccidermi prima che mi portino al
loro signore. Preferisco morire qui in casa mia piuttosto che su un pianeta
sconosciuto e tra le sofferenze peggiori che si possano immaginare-
Era
una promessa orribile da fare.
Le
Norne non potevano avergli donato un fratello per poi
pretendere che lo sacrificasse.
Ed
anche se Thor era offeso perché Loki gli aveva detto che gli “serviva” morto
capiva che era stata una mossa dettata dalla paura, il che mitigava la rabbia
nei suoi confronti.
“Piuttosto
lo aiuterò a fuggire”
Non
lo disse però, perché nonostante tutto non si fidava assolutamente di Loki.
-Ti
prego, Thor. Promettimi che mi risparmierai delle sofferenze inutili-
Nonostante
avesse detto “ti prego” , nell’atteggiamento di Loki non c’era traccia di
vigliaccheria; era un uomo, un principe, che chiedeva che gli fosse concessa
una morte dignitosa.
Thor
comprendeva la sua richiesta e la rispettava.
Un
altro boato, stavolta più profondo degli altri, scosse le pareti ed il
pavimento.
-Se
sarà assolutamente necessario, allora lo farò. Hai la mia parola-
Promise
infine Thor.
-Ti
ringrazio-
Per
un po’ rimasero fianco a fianco in silenzio.
Tentavano
entrambi di mantenere il contegno di due principi guerrieri: schiena dritta e
testa alta, pronti ad affrontare qualsiasi cosa.
-Thor…?-
-Cosa
c’è?-
Loki
si mosse impacciato.
-Io…
volevo comunque ringraziarti per l’ospitalità che mi hai concesso in queste
settimane. E poi… ecco, per prima…
mi dispiace. Volevo che tu lo sapessi, prima di…
insomma, se… Ero disperato, fratello. Non portarmi
rancore per quello che ho fatto e detto-
Thor
lo fermò con un cenno della mano.
-Va
bene così. E poi tu me lo dici sempre che non sono abbastanza intelligente per
portare rancore-
Un
sorriso attraversò per un attimo il volto di Loki. Per questo ancora una volta
l’affetto ebbe la meglio e Thor lo accarezzò come faceva spesso: tenendogli il
viso nell’incavo della mano.
Forse
era l’ultimo gesto di affetto che avrebbero potuto scambiarsi.
-Combatteremo
insieme, fino alla fine-
Loki
chiuse gli occhi ancora una volta.
Thor
non riusciva neanche ad immaginare cosa gli stesse realmente passando per la
testa, si accontentava di avere Loki che sembrava tornato quello di un tempo
quando posava la mano sulla sua per premerla più forte contro la guancia e poi
ricambiava il gesto.
Quasi
non ci credeva quando anche Loki gli posò la mano sul viso.
Doveva
essere più che terrore per indurre il suo algido, scostante, altezzoso fratello
minore a cercare conforto nel contatto fisico con lui.
Sentì
più forte che mai la stretta della commozione unita a quella della paura di
perderlo.
-Già
che siamo in vena di sincerità… Loki, non è vero che
non ti aiuterei a fuggire se potessi-
-Grazie.
Questo rende tutto molto più semplice-
Thor
non ebbe il tempo di chiedersi cosa mai volesse dire Loki, perché il tocco
sulla sua guancia si trasformò in una stretta d’acciaio e lui finì a sbattere
con la tempia contro la parete trasparente della cella.
**
Sì!
Ce l’aveva fatta ancora una volta! Certo, gli ci era voluto più tempo del
previsto per fare abbassare la guardia a Thor ed aveva dovuto dare fondo a
tutte le sue doti di attore, ma il risultato era stato ugualmente ottimo.
Ora
aveva pochi millesimi di secondo per agire.
Vide
al rallentatore le crepe che si allargavano sotto il punto dell’impatto.
La
mano con la scheggia era già in posizione.
Loki
la conficcò esattamente dove si erano create le alterazioni più profonde.
A pochi centimetri dalla fronte di
Thor.
Loki
non perse tempochiedersi se in altre
circostanze avrebbe mirato alla gola del fratello maggiore oppure no.
All’inizio
la parete fece resistenza e lui credette di essere completamente, totalmente, irrimediabilmente
fottuto: se gli era andata male
quella volta neanche Thor sarebbe mai più stato così stupido da perdonarlo.
Poi
però la magia di cui era impregnata la lama ebbe la meglio su quella della
parete.
Bastò
un minimo di cedimento e poi altri punti della rete saltarono, come quando da
una tela viene tirato via il filo principale.
A
quel punto Loki non aveva più tempo da perdere. Se Thor si fosse ripreso dalla
sorpresa lui non avrebbe avuto scampo.
Lasciò
andare la mascella di Thor e forzò il muro con una spallata.
La
prima botta non ebbe nessun risultato tranne allargare le crepe di luce
arancione sospese a mezz’aria attorno alla scheggia.
Loki
pensò ad una spina e all’infezione che si diffondeva intorno.
E
non si stava diffondendo abbastanza in fretta!
Disperato,
ad un passo dal panico totale, tentò un altro colpo.
Stavolta
la parete cedette completamente, peccato che Thor avesse ormai intuito le sue
intenzioni e che si fosse di nuovo avventato su di lui.
Rotolarono
entrambi fuori dalla cella, con Loki che si contorceva disperatamente per
sfuggire a Thor perché “se mi prende questa volta mi strangola” e Thor che
imprecava con i peggiori epiteti mai sentiti nei nove regni.
La
cosa migliore che Loki poteva fare era sparire, e fu esattamente quello che
fece.
Si
ritirò in un angolo a riprendere fiato e lasciò Thor che incespicava nel
corridoio e ruggiva il suo nome.
-Loki!
Maledetto infame traditore, dove ti sei nascosto?!-
Sulla
tempia destra di Thor c’era una grossa escoriazione da cui colava un rivolo di
sangue.
Da
qualche parte in fondo al suo essere Loki provò un vago disagio per quello che aveva
fatto, ma niente di simile al pentimento: lui doveva sopravvivere, qualunque
fosse il prezzo.
Recuperato
un minimo di lucidità si rese conto di non essere ancora fuori pericolo perché
era fuori dalla cella, ma ancora rinchiuso nei sotterranei.
Thor
girava su se stesso, forse temendo di essere attaccato di nuovo.
“Forse
mi puoi aiutare ancora una volta, fratello”
Loki
sapeva che Thor in battaglia si affidava molto alle percezioni sensoriali, e che
non vedeva l’ora di mettere le mani addosso a lui per ridurlo in brandelli.
Forse aveva trovato il modo di sfruttare entrambe le cose.
Si
concentrò per evocare una corrente d’aria.
Sfiorò
Thor con quella e poi sfiorò una delle fiaccole alle pareti.
La
fiamma tremò come se qualcuno fosse appena passato di corsa.
Esattamente
come Loki aveva previsto, Thor si gettò su quella traccia, e lui per uscire
dalle segrete non dovette fare altro che camminare tranquillo dietro suo
fratello che stava ingenuamente inseguendo un alito di vento.
***
Odino
aveva sperato di avere a disposizione più tempo.
Avrebbe
voluto approntare le difese, portare via la popolazione, istruire i suoi Einerjar su cosa avrebbero affrontato.
Non
aveva potuto farlo.
La
minaccia era arrivata troppo rapida, lui la vedeva chiaramente dalla torre più
alta di Valaskjalf.
Per
l’ennesima volta il re di Asgard si chiese se ne
fosse valsa realmente la pena.
Molte
volte in quei tre giorni aveva ponderato l’idea di tornare nei sotterranei e
liberare Thor e Loki.
Prima
Thor ovviamente, ma lasciando a Loki un ampio margine di possibilità per“scappare”.
Non
poteva liberarlo di persona, ma neanche poteva consegnarlo alle torture di Thanos.
Se
lo avesse fatto fuggire, Loki avrebbe capito? E lo avrebbe apprezzato?
Probabilmente
no, ed in ogni caso non aveva più il tempo di farlo.
Nell’alba
dorata di Asgard, Odino si trovò a sorridere
amaramente.
Era
di un’ironia crudele che, dopo aver mantenuto la pace per secoli, tutti i guai
possibili si stessero concentrando quasi alla fine del suo regno.
****
Arrivato
all’entrata delle segrete Thor era stato bloccato da un drappello di guardie.
Cinque
Einerjar che, pur essendo guerrieri forti e valorosi,
non avevano nessuna possibilità di contrastare un dio dei tuoni particolarmente
furioso.
Loki
si irrigidì. Se quelli avessero dato battaglia lui avrebbe perso tempo
prezioso.
-Fatemi
passare! Loki è fuggito!-
Loro
si guardarono indecisi.
Non
sapevano se considerare Thor il loro principe oppure un fuggitivo al pari di
Loki.
L’istinto
di Thor gli fece richiamare Mjollnir, e poiché non
era più isolato dalla cella il martello rispose pochi secondi dopo; a pagare il
prezzo fu il portone, che si deformò al centro come una bolla e poi esplose in
una pioggia di schegge alle loro spalle per far passare il martello.
-Fatemi
passare-
Ripeté
Thor, più minaccioso ora che impugnava di nuovo Mjollnir.
Se
già avevano poche speranze contro Thor ancora meno ne avevano quando era
armato, per questo il gruppo si divise e lo lasciò passare.
Loki
sgusciò rapido appena dietro di lui e rivolse ironici cenni di saluto alle
guardie.
Una
volta all’aperto Thor si fermò come se fosse indeciso su che fare.
“Tipico
di te, fratello: buttarti a testa bassa in un’impresa che poi non sai come
continuare”
La
tentazione di rifilare a Thor un colpo alle spalle come regalo d’addio era
molto forte.
Loki
strinse in mano la scheggia.
Si
era un po’ deformata, ma era ancora capace di ferire.
Poteva
farlo. Volevafarlo. Tutto il suo corpo tremava per la tensione.
Il
collo di Thor era così esposto e vulnerabile in quel momento. Non lo avrebbe
sicuramente ucciso, ma avrebbe avuto la soddisfazione di guardare negli occhi
suo fratello nell’esatto momento in cui si fosse reso conto di essere stato
giocato per l’ennesima volta e di essere stato proprio lui che gli aveva aperto
la strada.
Che
soddisfazione sarebbe stata!
Ma
sarebbe stato anche un rischio perché così avrebbe perso vantaggio su Thor
rivelandogli la sua esatta posizione.
Il
conflitto era tra la vanità intellettuale e la fredda logica.
Vinse
la seconda.
La
gola del primogenito di Odino fu salva e Loki si incamminò verso i suoi
appartamenti perché, se voleva fuggire da Asgard, non
poteva farlo senza un’arma degna di tale nome.
*****
“E
adesso?”
Thor
era uscito di cella, ma concretamente non sapeva cosa fare.
In
quei casi, quando lui si trovava ad un punto morto, c’era sempre stato Loki a
pensare al posto suo e a sbloccare la situazione.
Ora
Loki non c’era. Non solo fisicamente ma anche nel senso morale del termine, ed
il bernoccolo sulla tempia lo dimostrava ampiamente.
Thor
lo giurò a se stesso: mai più lo avrebbe perdonato.
-Thor!
Che è successo?-
Per
Thor fu un sollievo vedere apparire Odino. Suo padre avrebbe saputo cosa fare.
-Padre!
Loki… Loki è fuggito-
Che
vergogna ammetterlo!
-Avete
combattuto, vedo-
Thor
abbassò lo sguardo.
Come
poteva confessare a suo padre che ancora una volta era colpa della sua
ingenuità?
-Adesso
ascoltami, Thor. Ci sono le tracce di una magia forte qui ad Asgard, che è sicuramente opera del Titano. I nostri seidmadr sono abili, ma non basta. Ci serve Loki. Devi
riportarlo a palazzo-
-Padre…-
cominciò Thor imbarazzato. La presenza delle guardie non lo aiutava di certo –Io… Loki si nasconde con la magia ed io non so come
trovarlo. Cosa devo fare?-
-A
questo penserò io-
-Ma
anche se lo trovassi, Padre, non collaborerà mai con noi-
-So
che non vorrà farlo, ma l’alternativa per lui è l’aquila di sangue. Non posso
rischiare il mio popolo per un ragazzo viziato e capriccioso, quindi o torna di
sua spontanea volontà e collabora per guadagnarsi la protezione di Asgard, oppure morirà. Non c’è più sua madre a difenderlo-
-E
suo padre e suo fratello?-
Scappò
detto a Thor.
Odino
gli restituì uno sguardo indecifrabile.
-Trovalo
e riportalo qui. Poi dipenderà da lui-
******
Loki
evitò i sentieri più vicini al palazzo reale. Non sarebbe stato saggio rovinare
il suo piano di fuga per la fretta.
Preferì
allontanarsi a piedi verso nord e verso le montagne per raggiungere il sentiero
di magia più nascosto.
Contro
il fianco avvertiva la presenza rassicurante dei suoi coltelli.
Li
aveva recuperati in fretta da quelle che erano state le sue stanze quando era
ancora un principe, e poi aveva lasciato il palazzo come un ladro: uscendo
dalle finestre e calandosi lungo le colonne delle balconate.
Non
si era fidato ad effettuare una trasformazione magica perché non aveva la
concentrazione necessaria.
Se
si fosse trasformato in corvo, in aquila o in falco e la trasformazione fosse
sfuggita al suo controllo, la sua fuga sarebbe finita ingloriosamente con
parecchie ossa rotte oppure con lui nei panni di un volatile vita natural durante.
Solo
quando arrivò ai piedi delle montagne si voltò indietro a guardare la città.
Per
un attimo un velo di malinconia e di sconsolatezza gli passò sul volto.
“E
così, ancora una volta. Fuggitivo, reietto… e
stavolta nessun posto in cui sperare asilo. Bè, è
così ormai. Non posso sprecare nel rimpiangere il tempo che mi serve per
sottrarmi alla mano di Thanos”
Scosse
la testa per liberarsi dalla nostalgia di casa e cominciò la scalata.
Il
sentiero che aveva scelto non era lo stesso a cui aveva guidato Thor e l’umana:
quello era quasi in cima ad una montagna, invece questo si apriva nella roccia
a soli pochi metri da terra.
Bastavano un paio di passaggi e Loki si apprestò a
compierli.
Da quella distanza i terremoti che avevano scosso la
cella erano appena percepibili.
Un appiglio della roccia, un altro.
Loki si issò per i primi due metri.
Più saliva e più vedeva bene la città. La vedeva, Asgard, bella, d’oro e d’argento nella luce dell’alba.
Asgard
che conosceva come nessun altro posto perché lì era cresciuto.
Asgard,
che forse sarebbe stata distrutta per avergli dato asilo.
Asgard
che lui stava deliberatamente abbandonando al proprio destino.
Però bastava che pensasse solo per un attimo alle
torture che gli sarebbero toccate se Thanos lo avesse
raggiunto per spingerlo a fuggire senza guardarsi indietro e mettere a tacere
quell’avanzo di coscienza.
Mentre saliva pretendeva di mentire a sé stesso e che
le smorfie di dolore che gli sfuggivano fossero causate dalle escoriazioni
sulla pelle causate dal granito della parete di roccia.
Era già alle soglie del sentiero quando avvertì il
pericolo alle sue spalle.
Si voltò spaventato e si vide piombare addosso un
turbine di artigli, ali nere e becchi affilati.
“Oh, no! Maledizione! Ci mancavano i maledetti volatili
di Odino!”
Huginn e
Muninn (impossibile distinguerli) lo attaccarono
contemporaneamente.
Uno mirava col becco al suo viso e se Loki non si fosse
voltato gli avrebbe cavato l’occhio destro.
Proprio come a
Odino.
Il becco lo colpì invece alla fronte e Loki imprecò
forte contro di loro e contro chi li mandava.
L’altro corvo invece con gli artigli gli lacerò le mani
che si aggrappavano alla roccia.
Stavolta gridò di dolore.
Gli aveva scavato un taglio profondo che aveva mancato
di poco il tendine e Loki, tra il dolore, la posizione precaria e l’inferiorità
numerica, alla fine perse la presa sul suo appiglio e cadde giù.
Tutta la sua schiena protestò per l’impatto contri gli
spigoli vivi delle rocce.
I corvi volavano in cerchio su di lui, e non appena
azzardò un movimento per alzarsi uno dei due gli piombò di nuovo addosso.
Loki si riparò la testa con le braccia ma ugualmente fu
bersagliato dagli artigli.
Riuscì ad allontanarlo lanciando una pietra, ma non più
del tempo necessario perché il corvo la schivasse.
-Perché sei mio nemico? Io non ti ho mai offeso!-
Non era vero: da giovane più di una volta aveva covato
propositi di vendetta contro i corvi che informavano suo padre di cose di cui
Loki avrebbe preferito restasse all’oscuro.
Comunque fu fiato sprecato: lui sapeva parlare con gli
animali, ma quegli uccelli in particolare rispondevano solo ad Odino.
Ed inoltre, essendo i compagni di un dio, avevano
capacità particolari, tra cui quella che i loro occhi non potevano essere
ingannati dalla magia: loro erano magici ed avrebbero visto benissimo
attraverso qualunque incantesimo come neanche Heimdall
poteva fare.
I corvi si scambiarono uno sguardo e poi uno dei due
(Pensiero o Memoria, impossibile dirlo) spiccò il volo in direzione di Asgard.
“Bene! Uno in meno ad intralciarmi!”
Ma il sollievo durò poco: Loki capì che uno dei due
corvi era tornato indietro per chiamare qualcuno, mentre l’altro era rimasto
per trattenerlo lì.
La consapevolezza di essere condannato lo fece andare
fuori di testa.
-Riferisci al tuo padrone che nessuno può fermarmi! O
forse glielo scriverò io con il tuo sangue!-
*******
Seguire un corvo in volo non era affatto semplice.
Uno dei due messaggeri di Odino (che solo lui riusciva
a distinguere) era tornato ad Asgard e neanche si era
posato.
Lo chiamava con insistenza con il suo verso rauco e
Thor aveva solo potuto impugnare Mjollnir e seguirlo.
Peccato che il corvo fosse più agile di lui.
Il sole sorto da poco era alla sua destra, e ciò
significava che Loki era andato verso nord.
Il corvo si voltò verso di lui e gracchiò due volte,
poi cominciò a scendere.
Thor li vide dopo poco tempo semi nascosti dalle rocce:
l’altro corvo che strideva ed attaccava con il becco e con gli artigli e Loki
che cercava di ripararsi con le braccia mentre imprecava a più non posso contro
un uccello.
La scena avrebbe potuto essere comica.
Thor toccò terra e come prima cosa afferrò suo fratello
dalla collottola e lo tirò giù di schiena contro le rocce.
-Questo è per ringraziarti del trattamento di poco fa-
Poi gli afferrò il polso e lo strinse in un paio di
manette.
-E questo è per assicurarmi che tu non lo rifaccia-
Non appena le manette scattarono i due corvi fecero un
verso di intesa e spiccarono il volo verso Asgard.
“Vanno a riferire a Padre che l’ho trovato”
Loki sollevò su di lui uno sguardo frastornato.
Non provò neanche ad alzarsi da terra.
Sembrava che non riuscisse bene a mettere a fuoco cosa
era successo, perché posò uno sguardo opaco sulle manette, poi risalì lungo la
catena che dai suoi polsi finiva in mano a Thor, e solo quando lo guardò in
viso i suoi occhi si animarono di nuovo.
-Ebbene? Vuoi stordirmi a martellate o ti piace di più
l’idea di trascinarmi in catene?-
Thor scosse la testa.
-No, non ti colpirò di nuovo se tu non me ne darai motivo.
E queste catene sono solo per trattenerti il tempo di ascoltare quello che ho
da dirti-
Loki si tirò a sedere e gli fece cenno di continuare.
-Padre vuole che io ti riporti a palazzo per aiutarci a
combattere la cosa che Thanos sta mandando contro di
noi-
-Se pensassi di poterla combattere non sarei fuggito,
no?
-E non vuoi neanche provarci? Loki, una creatura di Thanos sta per arrivare qui intenzionata a smantellare Asgard pietra su pietra pur di riportare te dal Titano. E
tu non vuoi neanche provare ad impedirlo? Non ti importa quante persone
innocenti moriranno a causa tua?-
Loki sbuffò irritato.
-È la casa dove sei cresciuto! Dove siamo cresciuti, fratello!-
Esclamò Thor nella speranza di smuoverlo un po’.
Ottenne solo una risposta cinica.
-Com’è
che l’argomento della nostra comune educazione salta fuori sempre quando hai
bisogno un favore da me?-
Thor strattonò la catena e Loki fu trascinato a terra.
Non che Thor provasse piacere nell’umiliarlo, ma certe
volte suo fratello era così superbo che era doveroso ridimensionarlo con
qualunque mezzo.
Quando Loki si rialzò aveva lo sguardo tipico di quando
era intenzionato a fargliela pagare cara, infatti diede a sua volta una scossa
alla catena e l’onda che si era creata colpì Thor alla mascella come una frusta.
-Maledetto infido figlio di…-
-DI COSA?!-
Gridò Loki all’improvviso sconvolto.
Per Thor fu come una doccia fredda.
Nella rabbia aveva colpito proprio dove mai avrebbe
dovuto provocare Loki.
-Senti, non ho tempo per queste cose. Non ho tempo per
convincerti. Tra poco la creatura del Titano sarà qui, quindi ascoltami. Io ti
detesto e vorrei farti a pezzi per quello che mi hai fatto nelle segrete,
tuttavia non riesco ad ucciderti, e neanche voglio riportarti ad Asgard come prigioniero per farti giustiziare. Padre è
stato chiaro: se non ci aiuterai sarai considerato un traditore e la punizione
sarà l’aquila di sangue-
-Per riabilitarti hai solo un modo: combattere per
aiutare chi ti ha dato asilo. Pensaci, potresti dimostrare che sei un uomo
d’onore e non un vigliacco attaccabrighe, ma come ti ho già detto non ho tempo
da perdere a tentare di convincerti, quindi faremo così: adesso ti libererò e da
questo momento avrai dieci secondi per decidere se andartene o tornare indietro
con me. Se vorrai andartene hai la mia parola che non te lo impedirò, ma sappi
che non potrai più rimettere piede ad Asgard. Mai
più. E neanche in casa mia. Hai capito?-
Loki lo squadrò sospettoso.
-Quindi tu mi faresti scappare? Te lo ricordi, non è
vero, chi è che ti ha fatto quel bernoccolo. Oppure la botta in testa ti ha
fatto perdere la memoria?-
Thor dovette lottare con tutte le sue forze contro
l’impulso di tirarlo di nuovo a terra ed inculcargli un po’ di senno a forza di
sberle.
-La mia memoria è perfetta. Lo so bene che hai
approfittato di me e che sei un vile imbroglione, e di sicuro non ti ho
perdonato. Ma anche se disprezzo tutto del tuo modo di agire, non voglio che tu
venga giustiziato-
Per un attimo gli sembrò che Loki fosse scosso da un
brivido, ma poteva anche esserselo immaginato.
-Quindi se ho capito bene mi lasci due possibilità.
Posso tornare con te consenziente e sperare in uno sconto di pena in cambio del
mio aiuto oppure posso abbandonare tutto per sempre-
-Esatto. Ed hai solo una risposta. Non accetterò un
ripensamento di convenienza all’ultimo minuto-
-Dieci secondi non sono un minuto-
Thor decise che era meglio non rispondere.
Si avvicinò a Loki e fece scattare la serratura delle
manette.
-Fai quello che ritieni giusto-
Una volta libero Loki cominciò a contare a voce alta.
Uno. Due. Tre.
Ammiccò leggermente, poi gli voltò le spalle e cominciò
a salire sulle rocce.
Mentre Thor lo guardava allontanarsi avvertiva il peso
della sconfitta come non mai.
Loki se ne stava andando.
Ma certo, che diavolo gli era saltato in testa di
sperare di riuscire a convincerlo? Aveva una gran tentazione di agguantarlo di
nuovo dalla collottola e di trascinarlo a casa, ma purtroppo ormai aveva
promesso.
Quattro, cinque.
Loki si girò a guardarlo dall’alto e gli sorrise
provocatorio.
Sei.
-Non hai intenzione di fermarmi? Guarda che me ne vado
sul serio!-
Thor serrò la mascella in un ringhio.
Magari avrebbe potuto fulminarlo con Mjollnir. Solo una scarica piccola piccola
come saluto… Minuscole correnti elettriche guizzarono
sulla testa del martello, perfettamente in accordo con l’ira del proprietario.
Sette.
-Hai fatto la tua scelta, Loki. Non posso più fare
niente per te se non augurarti fortuna nella strada che hai scelto-
Da un momento all’altro si aspettava di vederlo
sparire, anzi non vedeva l’ora di toglierselo definitivamente davanti.
Otto, nove.
Loki saltò giù dalla parete e tornò verso di lui con un
sorriso enorme che si poteva giustificare solo con la più estrema follia.
Probabilmente
vi state chiedendo che senso ha aver fatto un casino per far evadere Loki se
poi è tornato al punto di partenza.
Confesso
che l’unico motivo è che mi piacevano certe scene e mi andava di scriverle. Ho
gli appunti su questa parte pronti da settimane e che faccio, brucio tutto? Ma
anche no!
Sul
perché Thor nonostante tutto avrebbe coperto la fuga di Loki e sul perché Loki
abbia deciso di tornare ad Asgard e non di andare a
fare qualche altra scampagnata in giro per i nove regni, vi prometto che lo
spiegherò meglio nei prossimi capitoli.
E
pure il pupattoloLokason,
non l’ho scordato.
E
adesso, le note.
1-Ho scritto una parte di questo capitolo
mentre guardavo “Re Lear” su Rai 5. Ecco, magari per questo certi punti sono
scritti con uno stile strano.
2-Valaskjalf è
il nome del palazzo reale di Asgard. Letteralmente
vuol dire “la validità degli uccisi” perché è lì che vanno le anime dei
guerrieri uccisi in battaglia; a banchettare con Odino, serviti dalle valchirie
e a pestarsi allegramente tra loro per allenarsi in attesa di Ragnarok, quando scenderanno in battaglia al fianco di
Odino.
3-L’aquila di sangue promessa da Odino a Loki
è una simpatica (?) tradizione vichinga: consiste nello scardinare le costole
dalla colonna vertebrale ed estrarre il cuore ed i polmoni dal petto del
malcapitato.
4-Huginn e
Muninn (Pensiero e Memoria) sono i due corvi sacri ad
Odino: lui li libera all’alba e loro tornano la sera a raccontargli tutto
quello che hanno visto in giro per il mondo. Cioè sono due spioni rompipalle.
Io qui li ho usati come segugi.
5-La
pazienza di Odino si assottiglia sempre di più.
Grazie
ancora una volta a chi legge e a chi ha aggiunto la storia tra le preferite e
le seguite.
Loki
aveva seguito Thor ed aveva avuto motivi per tornare validi quanto quelli per
fuggire.
Fenrir,
il lupo che dimora in Helheim, è incatenato da Gleipnir, un laccio speciale forgiato
dai nani con elementi intangibili, e Loki si sentiva proprio come quel lupo:
incatenato non da un vincolo fisico come una catena ma da uno intangibile
ancora più forte.
Il
suo Gleipnir era forgiato di tre elementi. Il primo era la complicità.
Non
appena Thor aveva nominato l’aquila di sangue, Loki aveva già sentito lo
scricchiolio delle sua spina dorsale sotto il filo della scure.
Era
sicuro, certo, assolutamente convinto, che Thor lo avrebbe consegnato senza
alcun rimpianto ed anzi sarebbe stato in prima fila a godersi lo spettacolo il
giorno della sua esecuzione.
Lui
l’avrebbe fatto.
Thor
no.
Thor
lo aveva liberato ed avrebbe coperto la sua fuga.
Cose
che si fanno tra fratelli, come decine di volte avevano fatto entrambi nel
corso dei secoli: pararsi a vicenda dall’ira dei genitori.
Ma
questo era stato prima che Thor diventasse arrogante e pretendesse il suo aiuto
come qualcosa di scontato, e prima che lui decidesse che la sua magia aveva
applicazioni più nobili che non salvare il sedere in battaglia a quello
sconsiderato presuntuoso di suo fratello.
In
fondo l’affetto fraterno era lo stesso principio su cui Loki aveva fatto
affidamento quando aveva chiesto asilo a Thor, ma qui andava molto oltre quello
che lui immaginava.
L’affetto
di Thor verso di lui era qualcosa di assoluto ed incrollabile come le mura di
Valaskjalf.
Non
aveva sperato tanto. In verità non credeva di meritare tanto.
Gli
avrebbe volentieri dato dello stupido per il suo sentimentalismo, eppure per la
prima volta la sua famigerata lingua d’argento era annodata perché si rendeva
conto che, per quanto lui ne avesse combinate di ogni specie a Thor e ne
avrebbe combinate ancora, suo fratello sarebbe stato sempre lì, una roccia, con
una mano tesa per tirarlo fuori dai baratri di follia in cui si cacciava e
l’altra mano pronta a tirargli un pugno per pareggiare i conti.
Dove
altro avrebbe potuto trovare una protezione così totale?
Forse
non ci sarebbe stato neanche bisogno di incastrare Thor con il vincolo
dell’ospite, sarebbe bastato che si
presentasse a casa sua dicendo “Fratello, ho bisogno di aiuto”.
Il
secondo elemento che lo tratteneva erano i corvi.
Huginn
e Muninn erano andati via non appena era arrivato Thor, e questo poteva
significare o un sconfinata fiducia del Padre degli Dei nelle capacità del dio
del tuono oppure una sottile speranza che Thor lo lasciasse andare (come effettivamente
aveva fatto); forse i corvi avevano avuto l’ordine di ritirarsi affinché non
potessero essere scomodi testimoni.
Di
questo non poteva essere certo, ma il dubbio lo tormentava lo stesso.
Il
terzo elemento che lo aveva prepotentemente strattonato indietro come i cavalli
quando si dà uno strattone al morso era stato che… Un vigliacco attaccabrighe?!
Era questo dunque che pensavano di lui ad Asgard? Oh, no, non poteva
accettarlo!
Lui
era stato re, un grande re, e non avrebbe permesso che Asgard si ricordasse di
lui come del “vigliacco attaccabrighe”.
Avrebbe
combattuto con ogni stilla di energia e di intelligenza che possedeva per
dimostrare a tutti loro che avevano torto e che lui non era da meno di Thor o
di Odino stesso.
Gli
dava fastidio ammetterlo ma in effetti, forse,
si era comportato da vigliacco scappando in quel modo.
Certo,
ci aveva messo molta astuzia e quello sarebbe stato uno dei suoi piani meglio
riusciti di sempre, ma questo non voleva dire nulla: era stato un codardo
astuto, ma pur sempre un codardo.
Non
poteva permettere che Asgard si ricordasse di lui per questo.
**
Se
gli avessero detto che si sarebbe trovato ancora una volta nel salone di
Hlidskjalf al fianco di Thor come parigrado non ci avrebbe creduto.
Era
stato nella sala del trono di Asgard prima come reggente temporaneo, poi come
prigioniero e poi ancora come impostore, e certamente non si aspettava di
tornarci da stratega.
E
invece era lì, con il beneplacito di Odino ed il sostegno di Thor.
Chi
avesse visto la scena dall’esterno avrebbe pensato che l’alleanza tra i
fratelli era assoluta, non certo che avessero dialogato a pugni fino a poche
ore prima.
Loki
faceva del suo meglio per sembrare serio, anche un po’ contrito.
Sapeva
che davanti al consiglio dei generali e con i tre guerrieri e Lady Sif presenti
non poteva permettersi il minimo passo falso.
Tutti
sapevano troppo bene cosa aveva fatto e di cosa era capace, e non sarebbe stato
facile convincerli della sua lealtà.
In
particolare temeva Sif perché era una donna.
Sif
poteva essere temibile sul campo di battaglia, ma al contrario degli altri che
vedendola combattere le attribuivano una connotazione maschile, Loki non
dimenticava neanche per un momento che la sua vera natura era di femmina, ed in
quanto tale scaltra e capace di riconoscere la menzogna meglio degli uomini.
Sif
conosceva i valori della guerra, ma in quanto donna era anche più legata alla
praticità della vita quotidiana.
Proprio
come era stata sua madre Frigga.
Il
primo a parlare fu il generale Tyr.
-Io
non sono abituato a fare giri di parole come te, Loki, quindi mi limito ad una
sola domanda. Se sei scappato, perché adesso dici di voler aiutare Asgard?-
Bè,
fortuna che lui si era aspettato una domanda del genere e che si fosse
preparato la risposta per tempo, mentre stava compito accanto a Thor.
Rispose
con semplicità ed umiltà.
-Sono
scappato, non lo nego, ma sono anche tornato di mia spontanea volontà. Se prima
ho cercato con ogni mezzo di lasciare Asgard, l’ho fatto per proteggere la
città. La creatura del Titano cerca me, e credevo che se mi fossi allontanato
mi avrebbe seguito ed Asgard sarebbe stata al sicuro. Volevo attirarlo lontano-
Non
era vero: la creatura lo aveva seguito finché aveva avuto addosso il Tesseract,
quindi Loki sapeva perfettamente che stava fuggendo per far perdere le proprie
tracce.
Solo
Odino o Thor avrebbero potuto smascherare quella bugia.
Non
lo fecero.
Evidentemente
Padretutto non aveva intenzione di minare dall’inizio la loro collaborazione e
preferiva dare al consiglio l’idea che lui godesse della sua totale fiducia, e
quanto a Thor non poteva smentirlo se non confessando che stava per farlo
scappare.
Dopo
Tyr si fece avanti Fandral.
Loki
notò che Thor non lo guardava negli occhi, ed era pronto a scommettere che
fosse a causa di quello che lui gli aveva detto un paio di settimane prima
durante la loro amena conversazione a proposito delle rispettive conquiste
amorose.
-Come
possiamo credere alla tua buona fede? Fino ad ora tu ci hai ingannati tutti ed
in tutti i modi possibili-
Oh,
cielo, possibile che non si rendessero conto di quanto erano prevedibili?
-Vi
ho ingannati, lo so, ma che altra scelta avevo? E comunque non ho sempre agito
per il bene di Asgard quando sono stato re? Non ho mantenuto la pace con i
regni confinanti appianando le contese e rinsaldando le alleanze? Se c’è una
persona che ha subito danni durante il mio regno la invito a farsi avanti e
denunciarmi adesso-
Nessuno
si mosse. Fandral che aveva mosso la prima accusa esitò prima di insistere di
nuovo.
-Hai
governato come avrebbe fatto Padretutto per non destare sospetti-
Oh,
quello non se lo aspettava da quel damerino di Fandral. Ma non era nulla a cui
non sapesse ribattere.
-E
perché l’ho fatto? Se avessi voluto il trono per la gloria personale avrei
ucciso Padretutto, poi, mantenendo il suo aspetto, avrei ucciso anche Thor. E
poi chi più avrebbe potuto contrastarmi? Tu, forse?-
Lo
aveva detto intenzionalmente con ferocia, in modo che loro si ricordassero
comunque che era pericoloso e non un vermiciattolo pronto a strisciare, ma poi
smorzò subito i toni.
Voleva
dare l’impressione di un cattivo ragazzo che però in fondo non è così cattivo e
ce la sta mettendo tutta per dimostrare buona volontà.
Sarebbe
stato divertente farli sentire in colpa perché non gli credevano!
Alcuni
avevano messo mano alle armi, pronti ad attaccarlo, e fu allora che lui scelse
di cambiare di nuovo maschera.
Scosse
la testa ed abbassò lo sguardo come se si fosse pentito del suo sproposito.
-Io
posso uccidere chi voglio e quando voglio, ma non era questo che mi
interessava. Io… io volevo solo l’occasione per dimostrare che potevo essere un
buon sovrano e che amo questa terra tanto quanto voi. Se in me c’è una colpa è che
ho scelto il modo sbagliato per farlo-
Li
fissò apertamente in viso uno per uno, compreso Thor.
Voleva
che lo vedessero accorato e sincero.
-Se
mi portate rancore posso comprenderlo, ma non permettete alla rabbia di
accecarvi e di farvi rifiutare un aiuto per salvare questa città-
Chi
aveva messo mano alla spada o al pugnale la lasciò cadere, alcuni addirittura
abbassarono lo sguardo in imbarazzo.
Loki
seppe di averli convinti.
Adesso
la parte difficile era reprimere la smorfia di trionfo che gli si allargava
sulla faccia.
-Non
mi fido di te- la voce di Sif ruppe il silenzio come un sasso che spaccava la
vetrata della sua vittoria.
Maledizione!
Lui lo sapeva che le donne erano pericolose!
Sif
aveva rovinato il suo capolavoro di retorica armata semplicemente del suo
intuito femminile, e quelli che erano caduti nella malia della sua voce si
scossero.
Loki
vide riaffiorare il dubbio sui loro volti e maledisse Lady Sif e la sua
inopportuna perspicacia.
-Se
dipendesse dal mio giudizio personale tu saresti di nuovo rinchiuso- Continuò
la guerriera.
-Oh,
bè, allora per me è una vera fortuna che l’argomento di questo consiglio sia la
difesa di Asgard e non il tuo giudizio personale nei miei confronti-
Ribatté
Loki velenoso.
-Basta
così- Intervenne Odino –Visto che è la lealtà di Loki è messa in dubbio
discuteremo separatamente la questione-
-E
continuerete a discutere anche quando sarete attaccati da esseri che non
conoscete e che non potete sperare di gestire? Bene, fate pure. Io mi ritiro,
se mi cercate sono qui fuori. Non voglio esservi di incomodo mentre “discutete
separatamente”-
Non
si curò degli sguardi sbalorditi che lo seguivano mentre usciva dalla sala a
grandi passi e non abbassò lo sguardo neanche una volta.
Sapeva
che giocarsi la carta dell’onore offeso era la cosa migliore da fare, perché
l’offesa presuppone necessariamente la ragione o per lo meno la buonafede.
Restare
a difendersi con uno dei suoi discordi rischiava di confermare la sua fama di
fabbro di menzogne e di alienargli il poco appoggio di cui godeva.
Solo
quando fu fuori dal salone si accorse che l’atteggiamento che aveva tenuto era
stato impulsivo esattamente come quello di Thor.
***
La
sua strategia aveva funzionato.
Thor
era uscito dalla sala poco dopo per richiamarlo dentro e fargli le scuse dei
presenti.
Lui
si era schermito dicendo che in quel momento l’unica cosa importante era Asgard,
perché il patriottismo aveva sempre un gran potere di persuasione.
E
così a lui e Thor era toccato il compito di organizzare le difese della città.
In
realtà, trattandosi di magia, era Loki a fare tutto il lavoro, ed era certo che
Padretutto gli avesse affiancato Thor per una questione puramente estetica: i
soldati sarebbero stati più propensi ad obbedire se gli ordini venivano anche dal principe loro idolo.
Era
una differenza sottile ma Odino l’aveva certamente messa in conto, ed anche
Loki.
Thor
invece non l’aveva neanche sospettata e fu per questo che ancora una volta
stavano per venire alle mani.
Secondo
Loki la cosa migliore da fare era alzare lo scudo intorno alla città per
proteggere gli abitanti perché per spostarli tutti ci sarebbe voluto troppo
tempo, e poi creare un secondo perimetro esterno attraverso la magia.
Credeva
che l’attacco sarebbe arrivato da ovest, ossia dalla zona di terreno aperto.
Dal
lato di Bifrost Asgard era protetta dalle cascate e dalle rocce, materia che
richiedeva troppa energia per essere manipolata, mentre a nord e ad est erano
ancora protetti dalle montagne.
Il
posto dove era più prevedibile un attacco era da ovest, per questo Loki aveva
dato ordine che tutti i seidmadr di Asgard fossero chiamati a raccolta fuori
dalla porta Vestri della città perché lui potesse dare loro istruzioni.
I
problemi con Thor erano sorti quando aveva visto il gruppo da lontano ed aveva
capito che tutti voleva dire letteralmente tutti,
senza eccezioni, dalla più anziana all’apprendista più giovane.
-Loki,
guardali! Ci sono persone che non possono sostenere una battaglia!-
-Abbiamo
bisogno di ogni aiuto possibile. E poi loro non dovranno combattere-
-Ma
sono ugualmente esposti, non è sicuro per loro. Ci sono tre donne incinta,
Loki!-
-Che
faranno bene ad impegnarsi se vogliono arrivare vive al momento del parto-
-Non
te lo permetto!-
A
quel grido i soldati si voltarono verso di loro.
Erano
lontani e non potevano aver sentito il loro discorso, ma già il fatto che
vedessero Thor in disaccordo bastava per mettere in pericolo la loro lealtà
verso di lui.
Loki
sapeva esattamente cosa passava per le loro menti.
Era
ovvio che, in caso di conflitto tra di loro, i soldati si sarebbero schierati
dalla parte di Thor mandando al diavolo lui, che invece era l’unico che sapeva
esattamente cosa fare.
Non
poteva permettersi il lusso di un esercito insubordinato che non eseguiva alla
lettera i suoi ordini, per questo decise che era ora di mettere in riga Thor.
-Fermati
un attimo-
-Perché?-
-Fermati,
ho detto, fai come ti dico io per una volta!-
Quando
Thor si fermò, Loki cercò di essere più ragionevole possibile nello spiegargli
le sue motivazioni senza ricorrere ad epiteti offensivi.
-Guarda
i soldati di Asgard. Credi che loro vogliano eseguire i miei ordini?-
-No,
non credo proprio-
-Bene,
hai capito. E tu sai che in guerra niente è più pericoloso di un esercito che
non ha fiducia nel proprio comandante, non è vero?-
-Questo
lo so, ma cosa…?-
-Non
hai ancora capito? Loro non mi vogliono, vorrebbero te. Avranno fiducia in me
solo finché tu mostrerai di avere
fiducia in me. Hai capito? Quindi la prossima volta che ti verrà la brillante
idea di contraddire le mie decisioni, abbi la decenza di farlo in privato-
Thor
rimase a guardarlo interdetto.
“Andiamo,
il ragionamento non è difficile da afferrare!”
-Hai
paura che non ti obbediscano?-
-Ne
ho la certezza. Thor. I miei ordini potranno sembrare cinici, ma fidati, è
niente rispetto a quello che ci aspetta se Asgard crolla, quindi lasciami fare
il mio lavoro, va bene?-
Thor
per un po’ rimase in silenzio.
-Ancora
non so se posso fidarmi di te-
-Che
tu ti fidi o meno mi è del tutto indifferente. Considera comunque che io sono
l’alternativa migliore che avete, e tanto dovrebbe bastarti-
I
seidmadr erano quaranta, la maggior parte donne, gli arcieri erano poco più di
duecento.
Gli
altri soldati non li aveva neanche contati ma ad occhio dovevano essere
seicento uomini, più quelli che attendevano dentro le mura.
Il
piano di difesa di Loki si basava su un principio abbastanza semplice: il
Titano non poteva far passare materia dalla sua realtà alla loro, però poteva
far passare quantità limitate di energia.
Tutta
la difesa di Loki si basava sul dissipare, contenere o comunque disturbare quel
passaggio di energia prima che arrivasse alla città, per questo gli servivano i
seidmadr e gli arcieri su un perimetro esterno.
Aveva
ordinato a metà dei seidmadr di tracciare un confine, un gardr, e di rafforzarlo incidendo le rune nella terra e di
posizionarsi ad intervalli regolari per proteggerlo mantenendo gli incantesimi.
-E
così tu credi che un solco nel terreno servirà a fermare un esercito?-
-Sì,
Thor, perché quel solco è il limite di una barriera magica. Andiamo, tu che
ultimamente frequenti tanto Midgard lo dovresti sapere. Il tèmenos dei greci,
il pomerio dei romani, i cerchi di pietre dei celti, i cerchi wiccan disegnati
a terra con il gesso… tutte queste cose non ti dicono niente? No? Non importa,
adesso non ho il tempo di spiegarti il valore simbolico dei confini, e comunque
tu non lo capiresti-
E
passò oltre prima che Thor potesse accorgersi che gli aveva dato dello stupido e
cominciasse a reclamare.
All’altra
metà dei seidmadr diede altri ordini.
-Voi
maestri di magia dovrete incidere le rune che richiamano la debolezza sul
maggior numero di frecce possibile. Voi, arcieri, siete stati scelti tra quelli
che hanno la mira migliore. Dovrete colpire con quelle frecce esattamente dove
vi dirò io. Affronteremo un nemico di cui ancora non conosciamo neanche la
forma, per questo dovrete essere pronti a tutto. Io saprò riconoscerlo ed
indicarvelo, ma a voi starà fermarlo-
****
Odino
osservava Thor e Loki dall’alto, da uno dei bastioni che sovrastavano la porta
Vestri.
La
sua attenzione era concentrata soprattutto su Loki.
Lo
vedeva dare ordini, sistemare le file degli arcieri e dare consigli ai seidmadr;
aveva la voce forte e lo sguardo sicuro di un condottiero, niente da invidiare
a Thor insomma.
Era
cresciuto rispetto al principe cadetto che scivolava come un’ombra tra i corridoi
del palazzo, gli sembrava più maturo, tuttavia… Odino scosse la testa.
C’era
qualcosa in Loki che gli sarebbe sempre sfuggito.
Era
inutile che tentasse di capirlo o di cambiarlo, l’unica domanda era se era
capace di accettarlo così com’era, con tutte le sue ombre ed i suoi tormenti,
oppure no.
La
domanda era difficile, anche perché Loki sembrava farlo apposta: non appena lui
sentiva che avrebbe potuto perdonarlo, ecco che ne combinava qualcuna più
grossa delle precedenti.
*****
-Arriverà
mai un nemico da affrontare?-
Gli
chiese Thor quando mancava poco a mezzogiorno.
-Arriverà.
Chiedi agli altri seidmadr se non ti fidi di me-
L’attesa
stava logorando anche lui più di una battaglia vera e propria. Si era tolto l’elmo
per poter respirare liberamente; forse sarebbe stato meno protetto, ma era
comunque meglio che cadere a terra svenuto.
Quanto
alla corazza leggera aveva meditato a lungo se toglierla o no.
Alla
fine aveva scelto di tenerla perché Thor aveva indossato la sua che lo faceva
sembrare ancora più imponente, e a lui non piaceva l’idea di sembrare più
mingherlino di quanto già non fosse a confronto con il fratello.
-Come
fai ad esserne tanto sicuro?-
Tornò
all’attacco Thor.
-Non
lo hai sentito anche tu stamattina, in cella? Quando mai ad Asgard c’è stato un
terremoto? No, quello era qualcosa che stava cercando di aprirsi un varco, e
noi dovremo essere pronti per quando ci riuscirà-
Furono
interrotti dall’arrivo di Odino e del gruppo degli amici di Thor.
-Allora?
Questa battaglia?-
Chiese
Volstagg vivace come al solito.
-Non
essere impaziente di incontrare questo nemico. Potresti pentirtene-
-Perché
ci hai chiesto di affidare le nostre armi ai maghi?-
“Calma,
Loki, mantieni la calma…”
-Perché,
Lady Sif, affronteremo qualcosa che è magia pura. Voi neanche dovreste essere
qui perché sarete inermi come bambini davanti a lui, ma visto che ci tenete
tanto a rischiare le vostre nobili teste, l’unica cosa che posso fare per proteggervi
è darvi delle armi adatte-
Si
intromise Fandrall, a cui Loki scoccò un’occhiataccia da incenerirlo sul posto.
-Armi
adatte? Qualunque arma è adatta se impugnata da un guerriero valoroso!-
-Tieni
per te queste idiozie retoriche. Ricordate che non state combattendo una delle
vostre solite zuffe contro giganti tardi o guerrieri rozzi quanto voi. State
combattendo la magia. Quando i
maestri di magia vi restituiranno le armi ricordate che avrete un solo colpo a
disposizione, un colpo che vi servirà a guadagnare il tempo di salvarvi la
vita. Non mettetevi in testa di fare gli eroi, piuttosto scappate nelle
retrovie. Mi avete capito?-
-Noi
non siamo abituati a scappare!-
Loki
giurò a se stesso che se Sif avesse osato contraddirlo un’altra volta le avrebbe
rotto il collo, donna o non donna.
Aveva
altro da pensare lui, che non i capricci di quella femmina che si era messa in
testa di fare il soldato!
Per
fortuna un aiuto inaspettato gli arrivò da Odino.
-Lady
Sif, qui nessuno mette in dubbio il vostro valore, ma stavolta dovete fidarvi
di Loki. Lui conosce meglio di tutti noi il rischio a cui siamo esposti, e se
vi da un consiglio voglio che lo seguiate-
Loki
non sapeva se essere grato ad Odino per aver troncato la questione oppure se
detestarlo perché, con il suo intervento, gli aveva tolto la possibilità di
dimostrare che lui era perfettamente capace di farsi rispettare.
Non
ebbe il tempo di riflettere più tanto perché all’improvviso il terreno vibrò ed
una scossa ancora più profonda venne percepita da Loki attraverso la magia.
Tra
i seidmadr un ragazzo adolescente crollò a terra gridando ed una donna incinta
cominciò a piangere.
-Volevi
il tuo nemico, Volstag? Credo che stia arrivando-
Loki
ripeté ancora una volta le raccomandazioni a proposito di contrattaccare e
scappare, poi corse verso il punto da cui provenivano le urla.
Ordinò
di riportare immediatamente in città la donna e si concentrò sul ragazzo.
-Che
cosa vedi?-
Ma
anche se lo scuoteva per le spalle quello non dava segno di sentirlo e
continuava a urlare e a piangere a terra con le braccia strette attorno al
corpo.
Loki
gli premette i palmi sulle tempie.
-Dimmi.
Cosa. Vedi-
Il
ragazzo si immobilizzò all’improvviso ed anche Loki rimase perfettamente
immobile.
Thor,
Odino e gli altri si avvicinarono a loro ma non videro altro che Loki
inginocchiato nella polvere con le mani premute ai lati della testa del ragazzo
semisdraiato.
I
suoi occhi azzurri erano vuoti come quelli dei morti, quelli di Loki erano
spalancati e fissi in quelli azzurri.
Né
Thor né gli altri sapevano nulla di quanto stava succedendo in realtà: Loki
aveva stabilito un legame attraverso il seidr e poteva sentire quello che
sentiva il giovane seidmadr.
Una forza spaventosa che spaccava le
rocce.
Un sentiero di magia nel cuore stesso
di Asgard, sotto le fondamenta della terra.
Stava emergendo. Non era più bloccata
dalla roccia compatta, aveva trovato il modo di passare su un terreno di sabbia
e argilla in cui poteva muoversi liberamente.
Era pura energia.
Perché il Titano avrebbe dovuto
prendersi la briga di trasportare materia quando ne poteva trovare in quantità
direttamente lì?
Creare dei soldati invulnerabili,
immortali, insensibili al dolore e alla fatica.
Soldati che potevano attaccare
all’infinito.
Soldati di terra e polvere più
temibili di qualsiasi creatura vivente.
Quando
Loki si staccò dal ragazzo entrambi tremavano e Loki non riuscì a rimettersi
subito in piedi.
Inaspettatamente
Odino andò in suo aiuto.
Gli
si inginocchiò accanto e lo sostenne per impedirgli di scivolare a terra.
-Come
stai?-
Loki
si limitò ad annuire.
Come
doveva stare dopo che aveva scoperto che la minaccia era la terra stessa che
stava sotto i loro piedi?
Essere
sostenuto dal braccio di Odino intorno alle spalle gli provocava un disagio
enorme.
Gli
afferrò un lembo della tunica e portò il suo viso a pochi centimetri dal suo.
Doveva
guardarlo negli occhi. Doveva sapere la verità dal padre degli dei.
-Rispondimi.
Tu ti fidi di me?-
Nell’azzurro
dell’occhio di Odino passò una vastità di cose impossibili da comunicare.
-Non
è facile, ma voglio farlo. Voglio fidarmi di te, Loki-
Lui
sospirò di sollievo. Preferiva mezza fiducia sincera ad una fiducia totale
professata per ipocrisia.
-Bene-
Odino
lo aiutò a rimettersi in piedi ma era sempre dietro di lui pronto ad aiutarlo
perché ancora barcollava un po’.
-Sif,
Fandral, voi riportate in città il ragazzo. Thor, Hogun e Volstag, dite agli
arcieri che si preparino a tirare-
Fu
abbastanza sorpreso quando tutti scattarono ad eseguire i suoi ordini.
-Hai
un compito anche per me?-
Gli
chiese Odino.
-Sì.
Tu hai praticato la magia seidr da giovane e conosci il valore delle armi di
difesa. Voglio che metti a disposizione il potere di Grungnir per i seidmadr
che stanno mantenendo il gardr.
Quanto a come fare credo che tu lo sappia già-
-Lo
farò. E tu?-
-Io
controllerò che tutto vada… non troppo male-
Quando
Odino si fu allontanato Loki rimase per un po’ di tempo da solo.
Sentiva
su di sé la responsabilità di una città da difendere, e la cosa non gli
piaceva, però fare un buon lavoro in quella circostanza voleva dire mettere a
tacere una volta per tutte le malelingue che si sprecavano a proposito della
sua vigliaccheria.
Era
meglio un vigliacco vivo o un prode morto?
Era
meglio un vigliacco vivo, senza dubbio, e Loki dovette fare appello a tutta la
sua determinazione per non approfittare del momento per svignarsela.
La
minaccia che percepiva attraverso il suo seidr era abbastanza da terrorizzarlo
ancora una volta, per questo si affrettò a raggiungere Thor ed Odino sul gardr,tra i canti dei seidmadr ed il suono cadenzato dei tamburi.
-Thor?-
-Che
cosa vuoi?-
-Ricordi
la promessa che ti ho chiesto quando eravamo in prigione?-
-Sì,
la ricordo-
-Quella
era vera. Conto su di te, fratello-
La
terra davanti a loro prese a sollevarsi come se sotto ci fossero gigantesche
bolle.
Loki
dovette inghiottire un groppo di paura.
-Tirate!-
Gridò
agli arcieri.
Da
tutta la prima fila scattarono le corde degli archi ed un nugolo di frecce si
piantò nel terreno.
Dove
si conficcavano la terra smetteva di ondeggiare e le frecce si annerivano come
se bruciassero dall’interno.
-Loki,
che significa?-
-Significa
che va tutto bene perché assorbono l’energia-
Ordinò
di tirare ancora e stavolta la terra si fermò del tutto. Solo delle crepe nel
manto erboso e sulla sabbia testimoniavano i movimenti anomali.
Volstagg
si guardò un po’ intorno schermandosi gli occhi con la mano.
-Allora?
Finisce così?-
Disse
infine, deluso dal non scorgere altro che una distesa immobile.
-No.
Così comincia-
Mormorò
Loki.
Non
sapeva esattamente cosa sarebbe successo dopo, ma comunque affrontarlo con le
spalle coperte da Odino e Thor gli faceva sperare che ne sarebbe uscito vivo.
Salve,
gente! Vi sono mancata? Dite di sì, teste di lattuga!
1-Il rapporto tra Loki e le donne. Ragazzi,
ma avete notato che le femmine calano sempre dei gran pacchi al povero Loki? E
Jane si frega l’Aether, e Vedova Nera svela il suo geniale piano per scatenare
Hulk, e Frigga lo tratta da adolescente capriccioso, e Sif lo schifa quando lo
trova sul trono nel primo film… insomma non ha fortuna! Io ho mantenuto la
tradizione con Sif che gli rovina il discorso.
2-Personalmente credo che Loki rispetti Sif,
ma più di tutto odia esser contraddetto, specie quando è nervoso per i fatti
suoi.
3-Gardr. Il gardr in parte lo ha spiegato
Loki. Il gardr è un confine, ed entra come suffisso in molti nomi: Asgardr è la
città (fortificata) degli Asi. Midgardr è il recinto di mezzo (da dove mai
Tolkien avrà preso la Terra di Mezzo, eh?). Non è necessario che il gardr sia
fatto da mura gigantesche, può essere anche un confine simbolico (rivedete nel
testo i vari esempi). Comunque oltrepassarlo senza permesso porta guai.
4-Nordri, Sudri, Austri e Vestri. Sono
quattro nani che reggono il mondo. Da loro derivano i nomi dei punti cardinali
Nord, Sud, Est ed Ovest.
5-Sul come e perché la realtà di Thanos sia
separata da quella di Asgard mi riservo una spiegazione pseudoscientifica più
avanti. L’avessi messo qui mi avreste cucito la bocca come a Loki.
Approfitto
di questo capitolo per salutarvi perché tra poco parto.
Buone
vacanze a tutti voi =) e anche a Loki e a Thor.
Volevo
portarli con me, ma poi so che non si comporterebbero bene… qualcuno si offre
volontario per tenermeli una settimana?
Lui
se lo sentiva dentro ed era sicuro che anche i seidmadr
ed Odino stesso lo sentissero.
C’era
qualcosa che era pronto a scatenarsi.
Loki
era tra Odino e Thor.
Il
Padre degli dei era serio e concentrato.
Loki
sapeva che Odino, prima di essere Padretutto, era
stato il Viandante.
Aveva
viaggiato a lungo attraverso i Nove Regni e conosceva cose che non ammetteva
volentieri di conoscere, inclusa la magia.
Prima
di essere re era stato un seidmadr, ma poi aveva
abbandonato la via della magia; probabilmente era stato a causa del fatto che
la società asgardiana non vedeva di buon occhio la
magia praticata nelle sue forme più ancestrali, ed Odino era stato costretto a
rinunciarvi in nome della ragione di stato.
Loki
non lo avrebbe mai fatto: lui non avrebbe mai rinunciato a praticare il seidr, e gli asgardiani si
sarebbero dovuti rassegnare ad avere un re mago, un giorno.
Thor,
alla sua destra, stringeva forte Mjollnir.
Loki
valutò l’idea di dirgli che avrebbe anche potuto posare il martello, ma sapeva
che Thor non l’avrebbe presa bene e non aveva nessuna voglia di mettersi a
discutere con lui.
Quanto
a lui aveva scelto come arma un lancia a doppia punta. Non gli sembrava male
avere due possibilità di colpire.
Gettò
un altro sguardo di sbieco a Thor e si accorse che era pochi passi avanti a
lui.
Era
il più vicino al gardr,
la linea del pericolo.
Loki
sbuffò per la spacconaggine incorreggibile di suo
fratello: al di là di una linea spessa un pollice c’era un nemico di cui non
sapeva nulla e l’unica cosa che Thor sapeva fare era avvicinarcisi il più
possibile.
Possibile
che non avesse un minimo di istinto di autoconservazione?!
Loki
sentiva su di sé gli sguardi di quasi tutti gli arcieri. Essere esposto a tanta
attenzione lo innervosiva in quel momento in cui avrebbe solo voluto essere
mille miglia lontano.
All’improvviso
si rese conto di come dovevano vederli le persone alle loro spalle: Thor, il
loro amato principe, in prima linea pronto ad affrontare il nemico, Odino, il
loro re che anche se anziano era sul campo di battaglia, e lui…
lui che stava più indietro, magari pronto a defilarsi.
Forse
la sua era solo paranoia, ma all’improvviso quei pochi passi che lo separavano
da Thor gli sembravano un abisso.
Il
desiderio di essere visto come pari di Thor tornò a bruciarlo prepotente.
Con
tre passi decisi coprì la distanza che li separava, anzi arrivò leggermente
oltre.
Thor
dovette cogliere il movimento accanto a sé e quando si voltò i loro occhi si
incrociarono.
“Chi è adesso che è rimasto indietro,
fratello?”
Il
dio del tuono accettò subito la sfida.
Continuando
a guardare Loki negli occhi fece un altro passo e lo superò di nuovo.
“Visto? Tu non potrai mai superarmi”
Gli
sembrò che dicesse.
Un
lampo passò negli occhi verdi di Loki.
Un altro passo.
Un altro passo ed avrebbe quasi toccato la linea verde del gardr.
E
Loki lo fece. Inghiottì la paura e lasciò indietro Thor ancora una volta.
“Vai oltre, se osi”
Lo
sfidò ancora.
Thor
ebbe un momento di esitazione, di cui Loki avrebbe conservato un ricordo
delizioso per molto tempo a venire.
Sul
suo volto sbocciò un sorriso compiaciuto, un dispetto infantile.
Thor
rispose in maniera altrettanto infantile: preparandosi a fare l’ultimo passo,
quello che lo avrebbe portato praticamente sulla linea magica.
-Indietro,
tutti e due!-
La
voce del Padre degli dei interruppe bruscamente il loro gioco pericoloso, e per
rendere più chiaro il concetto Odino usò Grungnir per
farli indietreggiare fino ad una distanza che lui reputava sicura.
Sotto
lo sguardo severo del padre entrambi si resero conto di quanto erano stati
incoscienti, ma non per questo smisero di guardarsi storto.
Presto
la terra davanti a loro cominciò di nuovo a gonfiarsi, e stavolta un lancio di
frecce non bastò a fermarla.
Dal
terreno emersero delle figure.
Teste,
busti, braccia e gambe.
-Giganti!-
Esclamò
Thor.
-Non
sono giganti- Precisò Loki -Hanno forma umana per puro caso, ma potrebbero
esser qualunque cosa. Non trattarli come giganti perché non lo sono-
Dove
venivano colpiti dalle frecce i loro arti si sgretolavano perché l’energia che
li muoveva veniva risucchiata, ma non ci mettevano molto a ricomporsi.
-Continuate
a tirare-
Ordinò
Loki agli arcieri.
L’unica
cosa che potevano fare era resistere ed arginare l’invasione finché l’energia a
disposizione del Titano non si fosse esaurita, ma nonostante fossero
danneggiati quegli esseri continuavano ad avanzare.
Alcuni
di loro arrivarono al limitare del gardr, proprio vicino a dove di trovava Loki.
I
golem erano alti quattro volte una persona normale.
Lui
si trovò a sudare freddo perché sapeva che il loro unico scopo era trovare lui.
“Non
muoverti da qui. Non scappare. Non fargli dire che sei un codardo”
Continuava
a ripetere a se stesso.
Facile
a dirsi, peccato che sentisse il panico montare dentro di lui.
Ciò
che faceva più paura era il fatto che quelle creature non emettessero alcun
suono.
Erano
privi di voce come erano privi di sentimenti, e l’unico rumore che proveniva
dai loro corpi era quello della sabbia e delle rocce di cui erano fatti che
cozzavano tra loro ad ogni movimento.
Odino
rivolse la lama di Grungnir verso il basso.
-Polvere
sei- disse a voce bassa guardando il gigante di terra –E polvere ritornerai-
Conficcò
la lancia a terra esattamente nel solco del gardr, ed un muro di luce si
allargò a partire da quel punto.
Non
appena il primo golem stese la mano per afferrare Loki, la magia che lo faceva
muovere fu neutralizzata da quella del confine invisibile ed il suo corpo si
sgretolò.
Polvere alla polvere.
Solo
all’ultimo secondo Loki alzò le braccia per proteggersi dalla pioggia di terra
e detriti che gli precipitava addosso, perché era ancora troppo paralizzato dal
terrore all’idea che una di quelle mani enormi potesse afferrarlo.
Invece
non potevano toccarlo.
Polvere alla polvere.
Era
protetto.
Si
voltò verso Odino con un leggero sorriso.
-Citazione
ben scelta-
Non
si aspettava che Odino gli rispondesse, ma ugualmente fu piacevolmente sorpreso
quando sorrise a sua volta.
-E
adesso?-
Chiese
Thor.
-Adesso
li teniamo fuori così. Thanos non ha a disposizione
energia illimitata e prima o poi dovrà chiudere il contatto-
-Prima
o poi?-
-Tra
qualche ora, secondo me. Dobbiamo resistere-
**
Fu
estenuante.
Ore
ed ore di assalti ininterrotti, la magia del titano che sembrava non esaurirsi
mai e per ogni nemico che cadeva altri emergevano dal terreno.
Sif
si era procurata un arco ed era in prima fila a tirare una freccia dopo
l’altra, e lo stesso aveva fatto Hogun.
Volstag e
Fandral non erano altrettanto bravi ed erano rimasti
pronti con le armi in pugno.
Thor
aveva trovato l’utilità di Mjollnir in quella
circostanza: anche quello era un oggetto antico e potente, come arma per
difendere o come strumento per costruire.
Posato
sul gardr
era una potente fonte di energia a cui i seidmadr
potevano attingere.
“Dobbiamo
resistere” si ripeteva Loki “Dobbiamo solo resistere un’altra ora o due”
Ma
il tempo passava e le forze del titano non si indebolivano.
Stavolta
la sua previsione si era rivelata errata: il Titano era capace di muovere molta
più energia di quanto lui credesse.
Dopo
quattro ore i seidmadr cominciavano a dare segni di
stanchezza e gli arcieri, nonostante i cambi che facevano ogni ora,
cominciavano a stancarsi ugualmente.
E
Loki coglieva sempre più spesso occhiate gettategli di sfuggita in cui leggeva
rabbia, delusione e sfiducia nei suoi confronti, e la cosa che bruciava di più
era che nessuno avrebbe creduto alla sua buonafede.
Asgard
contava si di lui… e lui non sapeva che fare!
Quasi
in preda al panico si voltò verso Odino.
Odiava
chiedere consiglio a lui, ma che altra scelta aveva?
-Credevo
che si sarebbe esaurito prima. A questo punto non so dire quanto potrà
continuare-
“Per
favore, solo per questa volta dimmi cosa devo fare”
Odino
colse la richiesta di aiuto che Loki non aveva espresso.
-Se
non riusciamo a bloccarli qui, forse potremmo riuscirci bloccando la fonte
della loro energia direttamente da dove entra ad Asgard-
Loki
strinse le labbra.
Anche
lui aveva pensato a quella possibilità, ma avrebbe preferito evitarla perché,
avvicinandosi troppo ad un portale che conduceva alla dimensione del Titano,
aveva troppa paura di attraversare lui stesso il varco al contrario e di
ritrovarsi nelle mani di Thanos.
D’altra
parte se non lo avesse fatto Asgard sarebbe caduta e Thanos lo avrebbe raggiunto comunque.
-Non
potrò restare qui. Se devo cercare un varco dimensionale non posso farlo nel
mezzo di una battaglia-
-Vai,
allora. Da solo se preferisci, oppure scegli qualcuno che possa aiutarti-
-Non
hai paura che io possa scappare?-
-Io
ho paura di molte cose, Loki, ma non spreco energie a preoccuparmi di quelle
che non posso controllare. Scappa, se vuoi. Noi continueremo a difendere Asgard-
Loki
sentì il rimprovero nelle parole di Odino, e bruciò come il sale su una ferita.
Credeva
di essersi liberato del desiderio infantile di essere “il figlio degno” come
aveva detto Thor, invece la puntura che provò gli fece capire che non era così.
Avrebbe
dovuto essere contento che il Padre degli dei non si curasse più di lui, e
invece la sua indifferenza lo feriva.
Percepiva
quel “fai quello che vuoi, non sei più affare mio” come una sentenza.
Incassò
il colpo meglio che poteva e raddrizzò le spalle.
-Bene.
Andrò a cercare il passaggio, ma non da solo-
Chi
poteva scegliere come compagno se non Thor?
Un
altro seidmadr forse lo avrebbe aiutato nella sua
ricerca, ma in caso di pericolo sapeva che l’unico su cui poteva contare
davvero era suo fratello.
Gli
batté la mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione.
-Thor.
Andiamo, c’è del lavoro da fare-
-Andiamo?
Dove?-
-Ancora
non lo so di preciso-
Thor
lo fissò sconvolto.
-Noi
andiamo e tu non sai dove? In mezzo a tutto questo sfacelo?-
-Parla
di meno e sbrigati, perché andiamo proprio a cercare di fermare tutto questo
sfacelo-
***
Se
qualcuno avesse chiesto a Thor perché avesse seguito Loki probabilmente non
avrebbe saputo rispondere.
Forse
era stata l’urgenza nella sua voce, forse il fatto che Loki era veramente
l’unico che sapesse esattamente cosa fare in quella circostanza, forse il fatto
che nel tono di Loki aveva percepito la richiesta di non essere lasciato solo.
Non
lo sapeva con certezza, sapeva solo che lo aveva seguito.
Erano
rientrati a palazzo e Loki lo stava guidando nei corridoi dei livelli
inferiori, verso la Sala delle Armi.
Thor
lo vedeva camminare sicuro, eppure il suo sguardo era strano. Era accigliato,
ma non solo di preoccupazione o di concentrazione.
-Dì
la verità: hai litigato con Padre?-
-Perché?
Cosa te lo fa pensare?-
-Hai
la stessa faccia di quando ti rimproverava da ragazzo e tu ci restavi male-
Loki
spalancò gli occhi come se qualcosa lo avesse colpito, ma poi scosse la testa.
-Oh,
fammi il favore, Thor! Io non ci sono mai rimasto male quando discutevo con
Odino e non ci sono rimasto male neanche adesso-
-Allora
lo ammetti che avete litigato?-
-Non
abbiamo litigato!-
La
sua voce rimbalzò tra i corridoi, e da come Loki si voltò di scatto verso di
lui, Thor ebbe l’impressione che stesse per attaccarlo.
Invece
fece un sospiro esasperato ed abbassò la lancia.
-Senti, c’è un essere sanguinario e fuori di
testa che ce l’ha con me, c’è il suo esercito che credevo di poter fermare e
che invece tra poco banchetterà nelle nostre sale, e c’è una città che dipende
da me. Non credi che ciascuna di queste cose da sola sia più pesante per me che
non uno stupido rimprovero?-
E
si rimise in marcia.
-Ti
ha rimproverato qualcosa?-
Loki
sbuffò di nuovo, allungò il passo e lo lasciò indietro.
-Cammina
e fatti gli affari tuoi-
-Ma
io stavo solo…-
-Cammina
in silenzio-
Thor
ormai capiva abbastanza suo fratello da sapere che ciò che si ostinava a negare
o a cui si rifiutava di dare risposta era proprio ciò che lo tormentava, ma per
il momento non aveva modo di approfondire l’argomento, a meno di non scatenare
la rabbia di Loki.
Si
ripromise di tornarci in futuro, quando non ci fosse stato un nemico a
minacciarli.
Scesero
nella sala delle armi ma Loki non si fermò davanti a nessuna reliquia.
Solo
davanti allo Scrigno degli Antichi Inverni fece un cenno a Thor.
-Ricordi
lo scrigno dei Giganti di Ghiaccio? Se sopravviviamo ricordami di mostrarti un
giochetto con quello-
Ma
non si fermò allo scrigno, scese di altri due livelli.
Thor
lo seguì in silenzio perché sapeva che chiedere spiegazioni in quel momento
sarebbe stato fiato sprecato perché a Loki non era mai piaciuto spiegare le sue
motivazioni.
Man
mano che scendevano avevano ricominciato a sentire le scosse sempre più forti
come quando erano in cella.
Loki
si bloccò davanti alla parete scavata nella roccia viva.
-È
qui-
Thor
non vedeva niente, solo granito da un lato e dall’altro.
Lokitoccò la roccia con la punta della lancia e
fece scorrere lentamente la lama su e giù. Thor rimase ad osservare i suoi
movimenti.
In
quel momento gli era chiaro quanto poco in realtà sapesse di suo fratello: non
capiva le sue motivazioni, non capiva cosa stava facendo, non capiva la magia,
che per Loki era una parte importante della sua vita.
Era
strano essere stati insieme per tanto tempo e scoprirsi all’improvviso
estranei.
Faceva
ogni volta un po’ più male, raschiava sul cuore come l’acciaio della lancia
sulla roccia.
All’inizio
era stato certo che la parete fosse perfettamente liscia, invece adesso gli
sembrava a tratti di vedere una fenditura; ma forse era solo un gioco di ombre.
-Funziona
ancora-
Disse
Loki.
Stavolta
Thor non poteva avere dubbi: nella roccia, dove passava la lama di Loki, si
apriva una crepa verticale.
-Adesso,
attaccati a me e non lasciare la presa per nessun motivo-
Gli
disse suo fratello senza guardarlo.
Era
troppo concentrato sul passaggio.
Gli
tese il braccio sinistro e Thor lo afferrò all’altezza del gomito.
Stava
per protestare che non sarebbero mai riusciti ad entrare in una crepa larga
poco più di una spanna, ma poi si ricordò di quando Loki aveva portato fuori da
Asgard un’intera navicella con tutti gli occupanti
attraverso un passaggio che in proporzione forse era anche più piccolo.
Loki
era assolutamente concentrato, non guardò indietro neanche per un momento.
Prese
un respiro profondo, fece un passo verso il passaggio, dentro il passaggio, con la sua lancia ben stretta nella destra, e
Thor si lasciò guidare da lui.
****
Quando
Loki era arrivato nei sotterranei sapeva cosa doveva cercare, e allo stesso
tempo sapeva che non voleva trovarlo.
Per
arrivare ad un sentiero di magia bisognava muoversi sullo stesso piano su un
altro sentiero di magia, ed il sentiero più vicino al centro dell’energia era
quello che lui stesso aveva mostrato agli Jotnar anni
prima, quando avevano rovinato il giorno dell’incoronazione di suo fratello.
Ma
trovare quel sentiero voleva dire arrivare al varco che portava dritto alla
dimensione del Titano, e di questo Loki aveva una paura folle.
Per
questo sperava che il sentiero degli Jotnar fosse
scomparso, che Padretutto lo avesse sigillato, che
qualche catastrofe naturale lo avesse deviato portandolo lontano da Asgard… qualunque cosa pur di non trovarlo e di non
attraversarlo.
“Ti
prego, fai che non ci sia. Ti prego, ti prego, ti prego…”
E
invece c’era.
Poteva
fingere di non trovarlo. Thor non ne sapeva niente in fondo.
No.
Avrebbe solo rimandato l’inevitabile.
Lui
lo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare Thanos,
e che scappare sarebbe servito solo a prolungare la sua agonia.
Sarebbe
stato meglio affrontarlo subito, per questo aveva deciso di entrare.
Camminare
all’interno di un sentiero di magia è un’esperienza strana perché lì dentro lo
spazio ed il tempo scorrono in maniera diversa, e solo i seidmadr
esperti possono muoversi attraverso di essi senza correre troppi rischi.
A
volte bastano pochi passi e ci si ritrova chilometri di distanza, altre per
quanto ci si affanni a correre non si avanza che di pochi metri; certe volte si
ha l’impressione di volare, altre di essere invischiati in un’aria troppo densa
che impedisce i movimenti.
Gente
che era entrata incautamente da giovane ne era uscita pochi giorni dopo ma con
i capelli bianchi e le rughe dei vecchi.
I midgardiani ne sapevano qualcosa.
Tante
volte Loki aveva promesso che avrebbe sigillato il passaggio che lui aveva
aperto per sbaglio secoli prima e che gli abitanti di quel mondo chiamavano
“Triangolo delle Bermuda”, ma poi, per un motivo o per l’altro, se ne era
sempre dimenticato.
Si
trascinò dietro Thor sfruttando le zone in cui potevano muoversi facilmente.
Tutto
era immerso in una strana luminescenza color indaco, con flussi di energia più
intensi che saettavano come lampi sulle pareti.
Loki
continuò ad avanzare.
Non
sapeva esattamente cosa cercare, ma era sicuro di riconoscerlo non appena ce lo
avesse avuto davanti.
-Puoi
dirmi almeno dove stiamo andando?-
-Stiamo
andando a cercare la fonte di energia che muove le creature del Titano in
superficie. Se la troviamo e la chiudiamo possiamo fermarle-
-E
come facciamo?-
-A
questo penserò io-
-Allora
perché mi hai fatto venire con te se puoi fare tutto da solo?-
Loki
non gli rispose.
Aveva
l’impressione che a Thor non sarebbe piaciuto se gli avesse detto “Per coprirmi
le spalle, perché tu sei l’unico abbastanza fesso da rischiare tutto per
difendermi”
-Ora
zitto: è vicino-
Non
era vero. Ma pur di zittire Thor, cos’era l’ennesima menzogna nella sua
secolare carriera di bugiardo?
Poco
più avanti però non fu più una menzogna: sopra la loro testa si aprì
all’improvviso un globo enorme di luce azzurra.
-Loki...?
È questo, non è vero? E ora?-
Ma
Loki non gli rispose.
La
verità era che era atterrito come non mai.
“Non
può essere così grande! Ecco perché non finiva mai! Oh, no, e adesso? Io… è così vicino a me… se ci
finisco dentro…se…”
-Non
posso farlo-
Mormorò
Loki.
-Cos’è
che non puoi fare?-
-Niente!
Non posso fare niente e non ho nessuna intenzione di avvicinarmi più di così!-
-Cosa?
Ma perché? Siamo arrivati fino a qui, no? E adesso mi dici che non puoi fare… cosa?-
All’improvviso
il panico ebbe la meglio e Loki strattonò il braccio di Thor per sottrarsi alla
sua presa.
Fuggire. Andare più lontano possibile
da quella cosa che lo avrebbe portato da Thanos senza
alcuna difficoltà.
Che gli era saltato in mente di
mettersi a fare l’eroe? Pensava di essere come Thor? Lui non era Thor! Lui era
Loki. Il vigliacco attaccabrighe.
-Loki,
che stai facendo? Dimmi che succede!-
-Non
posso farlo! Lasciamo andare, Thor, non devo stare qui!-
Ma
stavolta Thor fu più svelto e gli bloccò anche l’altro braccio.
-Loki!
Tu stai dicendo che vuoi scappare proprio adesso che siamo ad un passo dalla
cosa che potrebbe fare a pezzi la nostra città? Ma non capisci…?-
-Sei
tu che non capisci!- Gli gridò Loki ad un passo dall’isteria –Più mi avvicino a
quella cosa e più io rischio di attraversare
il portale al contrario e di arrivare direttamente da Thanos!
È troppo potente. Non sono sicuro di riuscire a chiuderlo-
-Ma
provaci almeno!-
-Provare?!
Qui non si tratta di provare! Non avrò una seconda occasione, perché se provo e
fallisco, io diventerò una cavia per il Titano prima di capire cosa ho
sbagliato, ti è chiaro il concetto?-
-Hai
paura?-
-Ci
tengo alla pelle, ti sembra così strano? Oh, certo, a voi cosa importa infondo?
Se muoio nel tentativo vi faccio pure un favore, non è vero? Eh, già, sarebbe
comodo se…-
Thor
gli tirò un pugno che lo zittì all’istante.
Per
un paio di secondi Loki fu troppo sconvolto per reagire, poi la macchia di
dolore che gli si allargava sotto lo zigomo ed il sapore di sangue in bocca gli
tolsero ogni dubbio: suo fratello lo aveva colpito, e pure forte.
-Loki,
adesso per una volta chiudi quella maledetta bocca e stammi a sentire! Noi non vogliamo
che Thanos ti prenda, mettitelo in testa. Noi ci
teniamo a te, che altre prove vuoi? Insomma, se per dimostrartelo pretendi che
ci gettiamo tutti ai tuoi piedi per adorarti, allora rassegnati perché non
succederà mai. Non capisci? Non siamo noi che non ti diamo fiducia, sei tu che
non hai il coraggio di darne a noi. Non vuoi rischiare. Hai paura che noi
vogliamo liberarci di te, non è così? Come posso convincerti che non è vero?
Noi possiamo darti tutta la fiducia dei Nove Regni, ma se tu non ne dai a noi
non avrà nessun valore. Io con te rischio sempre e perdo sempre, e ancora non
mi sono stancato di rischiare. Io ti ho dato centinaia di occasioni e te ne darò
ancora, tutte quelle chi mi chiederai e per cui mi tradirai, ma adesso sei tu
che devi dare un’occasione a me. Ti chiedo troppo, fratello?-
Loki
aprì e chiuse la bocca un paio di volte.
Il
discorso di Thor lo aveva colpito come una doccia fredda, facendolo tornare
bruscamente in sé.
E
adesso si vergognava da morire di aver fatto una scenata così patetica!
Guardò
gli occhi azzurri di suo fratello e per la prima volta dopo tanto tempo si
sentì di nuovo invidioso di lui.
Che
avrebbe dato per essere come Thor in quel momento!
Senza
segreti, senza calcoli, senza complessi retroscena mentali, con quel coraggio
che rasenta l’incoscienza ma fa vivere una vita piena.
Prese
un paio di respiri lenti per calmarsi.
-Se
io dovessi cadere là dentro…-
-Ti
terrò io. Stavolta non ti lascerò cadere-
Loki
rimase a guardare per qualche secondo la mano tesa verso di lui.
Si
morse il labbro.
Certo,
era sempre quella la storia! Thor con la sua abbagliante bontà riusciva a
conquistare tutti come lui non avrebbe mai saputo fare.
Oh,
sì, il perfetto erede al trono, il guerriero dall’animo nobile, sincero e
leale.
Metà
delle sue capacità mentali ed il doppio dei risultati che otteneva lui.
Loki
lo invidiava così tanto. Lo odiava così tanto.
E
più Thor era disposto ad aiutarlo più lui lo odiava.
Quando
Loki gli afferrò la mano e si assicurò di stroncare sul nascere qualunque
sospetto che quello fosse un gesto di affetto.
-Se
io cado, stavolta tu cadrai con me-
Thor
annuì.
Loki
alzò in alto la lancia e con la lama toccò le pareti del tunnel di magia.
-Loki?
Siamo noi che ci muoviamo o è quella cosa si avvicina a noi? È normale?-
-Normale?
Dimenticati questa parola qui dentro-
Da
vicino il portale era enorme, anche più di quanto Loki avesse immaginato, ma un
punto a suo vantaggio era che più grande era la quantità di energia, meno era
stabile.
Doveva
colpire dove il flusso di energia era più forte e quindi più turbolento, in
modo da destabilizzare il sistema a farlo collassare.
Come
nel gioco del domino, se avesse buttato giù la tessera giusta, con poco sforzo
avrebbe potuto far crollare l’intera costruzione.
Forse.
Si
voltò a guardare Thor un’ultima volta prima di concentrarsi totalmente sul
punto in cui il loro sentiero toccava il globo di energia.
Tirò
indietro il braccio, pronto a colpire, e sentì Thor che gli stringeva la mano
più forte pronto a riportarlo al sicuro.
Piantò
la lancia nel portale con tutta la forza che aveva, e nello stesso momento
tutti il suo corpo fu bruciato dal dolore più lancinante che avesse mai provato
in vita sua.
Tu credi di conoscere il dolore. Lui
ti farà capire quanto quel dolore sia… niente.
*****
Nello
stesso momento, in superficie, un urlo agghiacciante scosse tutti quelli che
erano ancora impegnati a combattere.
Odino
dovette appoggiarsi a Grungnir per non crollare a
terra, perché in quel grido aveva riconosciuto la voce di Loki.
Ok,
lo
so che vi aspettavate una gigantesca battaglia in stile Fosso di Helm (Il signore degli anelli – le due torri) ma io non
sono in grado di gestire bene queste cose.
Ho
scritto fin dove mi riusciva bene, poi quando mi sembrava che stavo facendo
troppo casino e non si capiva niente ho cambiato scenario.
Meglio
tagliare che rendermi ridicola, no?
Se
volete lanciare verdura fate pure, basta che procedete con ordine. Io intanto
mi dileguo.
Ah,
no, scusate, ancora ci sono le note!
1-Golem. Il golem ha origini dalla bibbia ma
ha avuto molto più successo nel folklore medievale. Il termine in ebraico
indica una massa amorfa ancora priva di vita. Le leggende medievali raffigurano
i golem come creature antropomorfe fatte di argilla, che però non pensavano e
non provavano sentimenti in quanto non possedevano un’anima. Erano creati da
mistici che conoscevano la Cabala, ed attraverso parole e numeri riuscivano ad
infondere vita alle loro creature, ma non potevano fornirli di un’anima, che
solo Dio avrebbe potuto dare loro.
2-“Polvere sei e polvere ritornerai” Genesi,
3;19
3-Jotnar è
il plurale di Jotun. L’ho scoperto da poco grazie a
Santa Wikipedia.
4-Vi ho fatto venire dubbi a proposito del
triangolo delle Bermuda? Quanto sono contenta! No, a parte questo, i resoconti
di strani fenomeni che accadono nel triangolo, tipo l’effetto tunnel, mi fanno
pensare ai sentieri di magia.
Al
prossimo capitolo.
Makoto
Ps:
il suddetto prossimo capitolo è già pronto, quindi lo posterò domani o massimo
dopodomani, tempo di fare le ultime correzioni.
Sarà
l’ultimo della storia vera e propria, e poi concedetemi un ultimo ultimo capitolo di epilogo per chiudere bene e non
lasciando niente sospeso in aria.
Per
un tempo indeterminato ci fu solo un pozzo nero di incoscienza, e quando Loki
ne riemergeva c’era un dolore atroce che gli trapassava tutto il corpo.
Era
come cadere all’infinito in una vertigine di freddo e di oscurità.
Non
riusciva a formulare nessun pensiero coerente, se non che voleva che tutto
finisse.
La
prima volta che riprese conoscenza sentiva delle voci attorno a lui.
Non
capiva cosa dicevano, ma gli sembravano preoccupate, e prima di capire altro
era già risprofondato nel buio.
La
seconda volta che si svegliò si sentiva intorpidito ed indolenzito come dopo un
sonno troppo lungo ed innaturale.
Il
primo pensiero fu “Thanos!” ma tutto intorno a lui il
suo sesto senso non percepiva minacce di alcun genere.
Si
sforzò di aprire gli occhi ma, poiché non era abituato alla luce, ottenne solo
di abbagliarsi e di farsi male.
-Loki?
Loki, mi senti?-
-Ha
ancora bisogno di riposare, Thor. Ma non temere, si sta riprendendo-
“Mi
sto riprendendo? Ah, meno male”
E
si riaddormentò, stavolta più tranquillo.
La
terza volta che si sveglio, pienamente cosciente, invece fu un disastro.
Era
riuscito ad aprire gli occhi ed a mettere a fuoco le cose che lo circondavano
dopo vari tentativi.
Era
in una camera della guarigione, all’interno di una fucina dell’anima.
Il
soffitto era grigio, l’arredamento ridotto al minimo, e lui era vestito di una
tunica di lino leggero.
Chissà
che era successo al portale? Se gli asgardiani lo
stavano curando voleva dire che dopotutto era riuscito nella sua missione.
Quel
semplice ragionamento bastò a dargli mal di testa.
E
non era solo la testa: tutto il suo corpo sembrava composto da toppe di dolore
di intensità diverse, che pulsavano ognuna secondo il proprio ritmo.
L’unico
punto di cui non poteva lamentarsi era il braccio destro: lì non sentiva
assolutamente niente.
Guardando
meglio vide che la mano ed il braccio erano completamente bendati.
“Ma
cosa…?”
Provò
a muovere la mano ma non sentì niente. Né dolore né bruciore, ma neanche il
minimo di sensibilità normale.
E
quella era la mano con cui aveva colpito il portale di Thanos.
Se
non sentiva niente… se non sentiva niente e non
riusciva a muovere il braccio e se era tutto bendato…?
Aveva perso un braccio.
Loki
gettò un urlo peggiore di quello che aveva gettato al momento di chiudere il
portale, ed il panico che gli saliva dentro trovò sfogo in una delle sue
esplosioni.
Tutta
la magia che aveva dentro bruciò in un attimo le poche energie che il corpo
aveva faticosamente recuperato per urlare all’intero cosmo la sua disperazione.
Il
risultato fu una camera della guarigione ed una fucina dell’anima distrutte,
una guaritrice spaventata al punto da non voler più sentire parlare di fare un
turno di controllo per Loki, ed ovviamente parecchi altri giorni di
incoscienza.
La
quarta volta che si svegliò sentiva delle presenze accanto a lui.
Non
aveva la forza di aprire gli occhi, ma una si fece sentire e gli fu subito
chiaro chi doveva essere.
-È
colpa tua-
Mormorò
per prima cosa quando sentì la voce di Thor.
Non
vedeva l’ora di scoppiare di nuovo per ridurre quel grosso imbecille a
brandelli, visto che non aveva la forza di farlo a pezzi con la mano che gli
restava.
-Loki,
non devi preoccuparti per il tuo braccio destro: ci vorrà tempo ma guarirà-
Ah,
ecco chi era l’altra persona. Odino, chi altri?
E
se lo stava ingannando? Se fosse stata solo una bugia per tenerlo buono e non
fargli combinare altri disastri?
-Guarirà?-
Chiese
incerto, più supplichevole di quanto avrebbe voluto.
-Sì,
Loki. Non so quanto tempo ci vorrà ma guarirà. Rifletti un attimo, ragazzo: se
fosse stato in cancrena lo avremmo già amputato da giorni-
Forse
il modo lasciava un po’ a desiderare quanto a delicatezza, ma il concetto era
arrivato a segno e Loki si abbandonò di nuovo sul cuscino.
-Anche
se guarirò, te ti ritengo comunque direttamente responsabile-
Biascicò
in qualche modo rivolto a Thor.
**
Da
quando Odino gli aveva assicurato che il braccio sarebbe guarito, Loki fu più
tranquillo.
Il
suo corpo aveva sopportato uno shock enorme e per riprendersi ci sarebbe voluto
parecchio, nonostante la sua costituzione non certo delicata.
A
volte, quando la disperazione rischiava di prendere il sopravvento, si ripeteva
le parole di Odino “Se fosse stato in cancrena lo avremmo già amputato”.
Comunque
il Padre degli dei non aveva mentito, perché dopo un paio di giorno la
sensibilità cominciò a tornargli sotto forma di un formicolio costante e
fastidiosissimo, ed ogni tanto le dita compivano contrazioni involontarie man
mano che le connessioni nervose si ristabilivano.
Si
era rifiutato categoricamente di parlare con Thor, che secondo lui era
responsabile delle sue condizioni in quanto colui che lo aveva spinto a tentare
di chiudere il portale, ma aveva saputo dell’andamento e della conclusione
della battaglia dai guaritori.
Alcuni
di loro erano stati chiamati quando il gardraveva
cominciato a vacillare e c’erano stati i primi feriti, per questo sapevano come
era andata.
Per
altre ore dopo che lui e Thor se ne erano andati le difese erano state
mantenute come stabilito, ad oltranza e con una gara di resistenza, poi alcuni
dei seidmadr avevano sentito quell’urlo più terribile
di qualsiasi altra cosa mai udita prima ad Asgard, ed
avevano creduto che il nemico stesse ricevendo rinforzi.
Invece
no, al contrario. I golem si erano accasciati a terra e si erano sgretolati
sotto il loro stesso peso.
Una
volta accertato che il pericolo era passato, Odino si era preoccupato di cercare
loro, visto che non erano tornati.
Le
ricerche erano durate tre giorni e spesso Padretutto
era stato visto in preda alla disperazione perché convinto che la difesa delle
città fosse costata la vita ai suoi figli.
Loki
non aveva battuto ciglio quando aveva sentito proprio così: “I suoi figli”, ma
qualcosa gli aveva fatto molto male dietro lo sterno, e non era niente che
avesse a che fare con le ferite della battaglia.
Lui
e Thor erano stati trovati grazie ad Angharad che
aveva trovato le tracce non ancora dissipate dell’energia del portale e ad i seidmadr che avevano riaperto il sentiero di magia.
-Siete
stati fortunati perché il sentiero dove eravate è stato difficile da trovare a
ancora più da riaprire- concluse il guaritore che gli aveva raccontato quella
parte –Anche il principe Thor era privo di sensi a causa di quell’esplosione di
energia, e quanto a voi, se posso esprimere la mia opinione, siete
particolarmente fortunato a poter sperare di usare ancora quel braccio-
Per
un paio di giorni approfittò Loki dell’impunità che gli garantiva l’essere ferito
e poi convalescente per scansarsi i festeggiamenti per la vittoria.
Non
aveva nessuna voglia di trovarsi in mezzo alla baldoria ed all’ubriachezza che
puntualmente seguivano una battaglia vinta, e l’essere bloccato a letto gli
forniva una scusa eccellente per declinare un’eventuale invito senza offendere
nessuno.
Stava
tranquillo ad oziare nel suo letto, spesso in dormiveglia, in attesa che il suo
braccio guarisse e che il suo fisico si riprendesse dallo shock.
Spesso
provava a muovere la mano, ed ogni volta che il formicolio era insopportabile
come la puntura di mille scorpioni faceva smorfie di dolore che si sforzava di
sopprimere, ma nel dolore affiorava sempre un sorriso di vittoria.
Stava
riacquistando sensibilità e capacità di movimento.
Dopotutto
Odino aveva avuto ragione nel dire che non avrebbe perso il braccio.
Dopo
i primi quattro giorni era in grado di stare seduto con dei cuscini dietro la
schiena, il quinto giorno un guaritore si avvicinò a lui dicendogli che il
Padre degli dei voleva parlare con lui, se se la sentiva.
All’inizio
Loki pensò di barricarsi dietro la scusa della stanchezza, di un mal di testa,
di qualsiasi cosa pur di non farsi vedere ancora da Odino in quelle condizioni,
poi però valutò che non sarebbe stato saggio rifiutare una visita del Padre
degli dei.
Acconsentì
a ricevere quella visita, anche perché era abbastanza curioso di sapere cosa
Odino volesse dirgli.
Quando
entrò l’incontro fu strano: entrambi erano troppo orgoglioso e diffidenti, e
nessuno dei due era disposto a scoprirsi per primo.
-Come
ti senti, Loki?-
-Meglio.
Sto migliorando, sì-
Odino
annuì.
Era
impossibile dire se la notizia gli facesse piacere o no, nonostante Loki
cercasse spasmodicamente un segnale sul suo volto in un senso o nell’altro.
-Voglio
parlare con te di una cosa importante. Vuoi che ne parliamo adesso o preferisci
aspettare?-
-Non
vedo perché aspettare, visto che sono in pieno possesso delle mie facoltà
mentali-
-Bene,
allora, la questione è semplice: tu hai dato un contributo importante alla
salvezza di Asgard, e questo ti da diritto a chiedere
una ricompensa. Vuoi chiedere qualcosa?-
Loki
per un po’ rimase in silenzio.
Lui
stesso aveva pensato a quell’usanza, secondo cui chi dà un contributo
importante in battaglia o salva un membro della famiglia reale durante una
battaglia ha diritto ad una ricompensa, a prescindere dai suoi eventuali
precedenti, ma non si aspettava che Odino gliel’avrebbe ricordata.
-Immagino
che chiedere il trono sarebbe eccessivo-
Odino
non gli rispose, piuttosto lo guardò severo.
Non
gli diceva “Smettila di fare l’idiota” ma Loki lo sentiva lo stesso.
-Va
bene, va bene, ho capito… in effetti c’è un’altra
richiesta, posso esprimerla? Sì? Ebbene io chiedo di essere liberato. Chiedo
che le condanne a mio carico fino ad ora siano cancellate-
Sapeva
che forse aveva osato troppo, e tuttavia perché non tentare?
Vide
che il Padre degli dei esitava. Forse stava considerando i pro ed i contro di
metterlo a piede libero.
-Chiedi
molto, Loki, ma tu hai rischiato molto e questo non posso ignorarlo. Accordato.
Io, come re di Asgard, cancello le tue colpe e
dichiaro che i tuoi debiti con la giustizia degli Aesir
sono rimessi-
Loki
provò un brivido in tutto il corpo.
Libero!
Era libero! Che meraviglia, non aveva più bisogno della protezione dell’ospite
che lo legava a Thor per non tornare in una cella!
Essere
riuscito a riconquistarsi la libertà grazie alle sue forze, alla sua
intelligenza e dopo averci quasi rimesso un braccio lo faceva sentire
assurdamente soddisfatto di sé.
Anche
lui era capace di combattere, di fare qualcosa di buono ed in più di ottenere
dei vantaggi.
Bene.
Non era un vigliacco attaccabrighe, in fondo.
-Te
ne sono molto grato-
Disse.
Oh, avrebbe dovuto togliersi quell’aria soddisfatta dalla faccia, ma non ce la
faceva!
Odino
lo osservava come se volesse rimproverarlo ma non disse nulla.
Probabilmente
sapeva di essere stato giocato e per un po’ di tempo aveva avuto il dubbio tra
mantenere la sua reputazione di persona d’onore liberandolo, e la sicurezza dei
nove mondi, che invece suggeriva di tenere Loki sotto chiave.
-Spero
che tu faccia buon uso della tua libertà. Non ho altro da dirti, per il momento-
-Nemmeno
io, per il momento-
Avrebbero
potuto salutarsi. Dirsi qualcosa di meno formale se non proprio affettuoso.
Nessuno dei due riuscì a trovare nulla.
Forse
Loki avrebbe potuto, ma non ne aveva nessuna voglia.
Odino
se ne andò e lo lasciò con i suoi pensieri, che per una volta non erano particolarmente
complessi: si riducevano a quel meraviglioso senso di appagamento e di
soddisfazione personale che non avevano neanche bisogno di essere espressi a
parole.
Loki
si sistemò meglio tra i cuscini completamente rilassato, e poco dopo dormiva
beato con un bel sorriso che gli accarezzava il volto.
***
Quando
Loki ebbe ripreso l’uso del braccio destro per prima cosa volle uscire dalla
camera della guarigione. Dopo quasi due settimane lo schiamazzo per festeggiare
la vittoria si era placato e lui era ragionevolmente sicuro che, se fosse
filato immediatamente nelle sue stanze, non avrebbe dovuto sopportare nessun asgardiano che si congratulava con lui o peggio lo
ringraziava.
La
sola idea gli faceva venire voglia di compiere la strage che aveva evitato con
tanto sacrificio.
Si
era barricato nella camera da letto nel primo pomeriggio ed aveva passato le
ore buttato sul letto a non fare nulla.
C’erano
momenti in cui la sua mente lavorava frenetica ed altri in cui entrava in uno
stato di sospensione totale dove non c’erano spazio e tempo.
Si
riscosse quando fuori era buio e si vedeva la luna incastrata nell’angolo della
finestra.
“Ma
che ore sono?”
Era
tardi, molto tardi. Metà della notte era quasi trascorsa.
“Che
ci faccio qui?”
Gli
venne da chiedersi all’improvviso.
Scattò
a sedere con gli occhi sbarrati ed il respiro corto.
Si
guardava intorno e non riconosceva le cose che lo circondavano. Erano le sue
stanze esattamente come le aveva lasciate anni prima quando si era lasciato
cadere da Bifrost, ma lui era così cambiato che si
sentiva un estraneo lì dentro.
Tutto
ciò che lo circondava gli ricordava una vita passata che aveva perduto per
sempre il maledetto giorno che aveva scoperto la verità, e le mura tra cui
tante volte si era sentito protetto ora gli sembrava che lo soffocassero.
Si
alzò preso da una smania inspiegabile e cercò di sfogare l’inquietudine
camminando.
Pessima
idea, perché il muoversi in quel modo gli ricordava il periodo che aveva
passato in cella e lo irritava ancora di più.
Alla
fine arrivò alla conclusione che se fosse rimasto lì un minuto di più sarebbe
impazzito, e, quando si pose la domanda “Se non sto qui, dove posso stare?” la
risposta gli si formò chiara in mente: sarebbe andato dove era sempre andato
per anni ed anni quando qualcosa lo turbava.
Sperava
solo che Thor fosse ancora ad Asgard e che non fosse
già tornato dalla sua midgardiana.
****
A
differenza di Loki che non riusciva a chiudere occhio quella notte, Thor stava
dormendo benissimo, e quando sentì bussare alla porta dell’anticamera ci mise
un bel po’ di tempo ad emergere dalle brume del sonno ed a trascinarsi fuori
dal letto per andare ad aprire.
Si
trovò davanti suo fratello appoggiato allo stipite, pallido e stravolto.
-Loki?
Loki, che ci fai qui, lo sai che ore sono?-
-No,
non so che ore sono e non mi interessa. Quanto a perché sono qui… ti ricordi cosa mi hai detto a proposito di risolvere
le dispute private? Combattere o bere insieme?-
Thor
gli rispose con un grugnito di assenso.
Loki
per un po’ guardò in giro, dovunque tranne che lui in faccia, poi aggiunse con
un borbottio imbronciato.
-Quell’offerta… per bere insieme…
sarebbe ancora valida?-
Thor,
che si stava passando una mano sulla faccia assonnata, strabuzzò gli occhi di
colpo.
-Non
fare quella faccia! Dimmi solo sì o no-
-Sì,
sì, certo che è ancora valida. Vieni, andiamo a prendere qualche bottiglia-
Il
tragitto fino alle cucine fu come da ragazzini, quando rubavano di nascosto
l’idromele dalle cucine.
Thor
non aveva più l’età per essere rimproverato se avesse bevuto degli alcolici
fuori orario, né aveva più la corporatura che gli permetteva di nascondersi
dietro una colonna, eppure mentre camminava per i corridoi parlava piano e si
muoveva furtivo.
Loki
si lasciò guidare da lui e quando furono in cucina partecipò alla razzia dei
liquori con la stessa determinazione di Thor, solo che mentre suo fratello
sorrideva lui aveva solo fretta di tornare in camera a bere.
-Allora?
A che devo l’onore della tua visita-
Gli
chiese Thor appena furono di nuovo nelle sue stanze.
Loki
lo guardò torvo e non gli rispose.
Posò
sulla tavola i due calici che si era ricordato di prendere all’ultimo momento e
li riempì di liquore.
-Va
bene, ora non ti va di parlare. Quando ti decidi io sono qui-
Thor
si sedette accanto a lui sul divano e per un po’ di tempo nessuno dei due disse
niente.
Loki
in parte aveva già cominciato a pentirsi della scelta che aveva fatto.
Che
senso aveva avuto cercare Thor quando per giorni era stato offeso con lui e
comunque lo detestava?
Avrebbe
potuto dire che preferiva una cattiva compagnia alla solitudine, ma sapeva che
non sarebbe stato del tutto vero.
La
verità era che c’erano troppe cose che doveva chiarire con Thor, e che se fosse
stato lucido non avrebbe mai trovato la forza di affrontarle.
Ubriacarsi
forse non era la cosa più saggia da fare, ma Loki non riusciva a trovare un
altro modo di spegnere tutta la confusione che aveva in testa.
Avrebbe
voluto smettere di odiare, di provare invidia, di mentire e soprattutto di
mentire a se stesso, ma da solo non ci riusciva, quindi tra i due mali meglio
il minore.
Forse,
se l’alcol gli avesse fatto trovare il modo di essere sincero, avrebbe risolto
qualcuno dei problemi in cui si sentiva invischiato ormai da troppo tempo.
Il
liquore era color ambra con pagliuzze dorate che roteavano pigramente, denso,
dolce e caldo, e soprattutto molto forte.
Due
ore trascorsero lente tra bicchieri riempiti, parole non dette e pensieri
confusi.
Thor
si chiedeva cosa volesse Loki, e Loki si chiedeva la stessa cosa.
Voleva
parlare? No. Sì. Forse. Non era ancora abbastanza ubriaco per ammetterlo.
Finirono
cinque bottiglie in due prima che Loki aprisse bocca.
Anche
se la sua coscienza era alterata dall’alcol riuscì a mantenere la voce ferma,
almeno all’inizio.
-Dimmi
la verità. Tu lo sapevi?-
-Cosa?-
-Che
cosa secondo te?- Scattò Loki -Di noi. Che non siamo fratelli-
Non
riusciva più a stare fermo seduto sul divano.
Si
alzò e cominciò a muoversi per la stanza, con Thor che lo seguiva con lo sguardo
ad ogni brusco cambio di direzione.
-Oh,
per tutti gli spiriti del Walahllah! Loki ancora con
questa storia?-
-Ed
è cosa da poco secondo te?! Non sminuire questa cosa, non ti azzardare!-
-Va
bene, scusami. Davvero, non voglio sminuire. La verità è che io non capisco
cosa provi-
Loki
si sentì salire un istinto omicida come poche volte nella sua vita.
-Capire?
Oh, cielo, no, io non penso che tu possa capire. Figurati se potresti capire
proprio tu, che sei sicuro delle tue discendenze e che puoi solo esserne
orgoglioso -
-Loki!
Loki, ti prego, smettila!-
-Smetterla?
Come puoi dirmi di smetterla? Tu dici di non capire cosa provo. Ebbene, lo vuoi
sapere?-
Thor
cercava di trovare qualcosa da dire per calmarlo ma non gli usciva nessuna
frase sensata, cosa che fece infuriare Loki ancora di più.
-LO
VUOI SAPERE?-
Gli
strappò di mano il bicchiere e tirò Thor in piedi.
Incurante
delle sue proteste lo tirò fuori dalla stanza tra i corridoi o attraverso
scorciatoie che solo lui conosceva e gli lasciò andare il polso solo quando
arrivarono nella sala delle armi, davanti allo scrigno degli Antichi Inverni.
Loki
si avvicinò al piedistallo della reliquia e la sfiorò leggermente con le dita,
e sotto il suo tocco la luce blu cambiò di intensità come se fosse allo stesso
tempo attratta e respinta da lui.
-Forse
per renderti conto di quello che voglio dire ti serve qualcosa di concreto. Sei
pronto, figlio di Odino? Io lo sono-
Schiacciò
il palmo delle mani sui lati dello scrigno.
Sapeva
cosa sarebbe accaduto.
Lo
aveva provato solo tre volte nella sua vita, conosceva quella sensazione e la
odiava.
Il
ghiaccio era diventato parte di lui, e lui riusciva a sopportare quella
temperatura perché lui era quel gelo, almeno in parte.
Gli
sembrava di respirare lame di ghiaccio.
Si
voltò verso Thor solo quando fu sicuro che davanti all’erede di Asgard ci sarebbe stato uno Jotun.
“Adesso
vediamo che ne farai di questo, fratello”
Thor
era rimasto alle sue spallee non si era
accorto della trasformazione, e quando Loki si voltò non poté trattenere
un’esclamazione di sgomento.
“Finalmente!
Forse ora ti deciderai a mostrare il reale disprezzo che provi per me”
-Loki?-
-Sì,
io. Ora capisci cosa sono veramente?-
Non
si aspettava che Thor si avvicinasse a lui, né che gli prendesse una mano per
esaminarla con curiosità.
-Padre
me lo aveva detto, ma…hei,
che succede?-
La
mano di Loki nella sua stava tornando di un normale color rosa.
-Ah,
questo? Sì, è una specie di meccanismo di difesa. Pare che il mio corpo si
adatti alle condizioni che deve affrontare. Jotun al
freddo di Jotunheim, Àss
quando la temperatura non è troppo rigida-
-Ma
come mai sei così? Come puoi cambiare da Jotun ad Àss?-
Loki dovette respirare un paio di volte prima
di trovare la forza di dirglielo.
-Io
sono entrambe le cose. Sono un ibrido. Mio padre era un gigante di ghiaccio ma
mia madre no. Farbauti era una seidmadrdi… oh, non lo so! Vanaehim,
Asgard forse, oppure Alfheim.
Non lo so!-
Sentiva
che l’alcol che aveva in corpo gli stava facendo effetto togliendogli per prima
cosa l’autocontrollo.
Tremava
e la sua voce era salita di tono.
-È
per questo che Odino mi ha trovato- continuò -Te lo ha detto? Su un altare nel tempio
di Utgard. La magia che avevo ereditato da mia madre
era potente già allora. Ero… ero un’offerta
sacrificale perfetta per propiziarsi la vittoria contro un esercito potente
come Asgard-
La
cosa più orribile era proprio che non riusciva a smettere di parlare.
-E
poi, visto che non ero morto… chissà se Laufey avesse avuto ancora bisogno di me? Probabilmente è
per questo che Odino mi ha preso-
Con
uno scatto tolse la mano da quella di Thor.
-Loki,
per favore…-
-NO!-
Urlò Loki aggressivo e disperato -Lo capisci adesso, Thor? Lo capisci perché
non siamo mai stati fratelli? Per Odino tu eri l’erede da coltivare con cura,
io invece ero merce di scambio con Laufey!-
Stava
gridando con tutta la rabbia che aveva covato in silenzio per anni.
Anche
i suoi poteri risentivano di quella perdita di controllo, perché attorno a lui
si stava spandendo un leggero strato di brina.
“Perfetto!
Mancava solo questo per fare di me un mostro”
-Loki,
adesso ascoltami-
-E
perché dovrei? Perché tu possa dirmi altre bugie su quanto mi volete bene?-
-Non
sono bugie-
-NON
TI CREDO!!!-
Si
trovò tra le dita delle schegge di ghiaccio e senza pensarci le lanciò verso
Thor.
Non
gli era mai successo prima di riuscire a creare lame di ghiaccio come gli Jotnar.
Forse
era la vicinanza con lo scrigno unita alla sua perdita di controllo che
lasciava libero sfogo a quella parte del suo potere che non aveva mai voluto
esplorare, pur sapendo di possederla.
-Mi
sono fidato di te come mi ha chiesto, e guarda che risultato!-
Per
lui in quel momento non contava che non avesse perso il braccio, ma solo quanto
ci era andato vicino a causa dell’insistenza di Thor.
Le
schegge di ghiaccio di erano conficcate nella maglia di Thor come aghi, ed anche
se non lo avevano ferito lui era ugualmente sconvolto dal vedere suo fratello
con l’aspetto degli Jotnar che attaccava con la loro
stessa ferocia irrazionale.
La
mano che a contatto con la sua era tornata normale era anche rapidamente
ridiventata blu quando Loki lo aveva lasciato.
Era
impressionante vedere quella trasformazione, ma Thor lo sapeva che dietro gli
occhi rossi e la pelle blu c’era il cuore spezzato di suo fratello.
-Bè,
che ti prende, Thor? Non sai più parlare? Oppure neanche tu con tutta la tua
stupidità riesci a dire che vuoi bene ad un mostro?-
-Loki,
allontanati dallo scrigno-
-E
perché? Hai paura di me ora che mi vedi con questo aspetto?-
-Sono
preoccupato per te! Hai bevuto, e
neanche tu sai che effetti può avere per te stare troppo tempo vicino allo
scrigno. Forse non puoi sopportarlo veramente bene come gli Jotnar.
Allontanati prima che ti faccia del male-
-Oh,
per l’amor del cielo, Thor, falla finita e dillo una buona volta che ti faccio
orrore!-
Inspiegabilmente
Loki scoppiò a ridere di una risata forzata ed innaturale.
-Dai,
dillo! Non preoccuparti per me, non mi offendo. Non preoccuparti di urtare la
mia sensibilità, ormai ci sono abituato. Figurati, cosa vuoi che sia per me che
io ho cominciato la mia vita essendo abbandonato da mia madre perché la
disgustavo? Non…-
Si
bloccò di colpo con un’espressione di puro orrore.
Da
che aveva ripreso i suoi modi teatrali a che la maschera si era schiantata di
colpo, rivelandolo sofferente come non si era mai visto neanche lui stesso.
-Loki,
ora basta, andiamo via di qui-
Lui
non gli rispose.
Era
perso in un mondo proprio, scivolato in ginocchio accanto al piedistallo dove
era posato lo scrigno.
Thor
gli si avvicinò, fermamente intenzionato a sollevarlo di peso per portarlo via
se fosse stato necessario, ma non appena gli mise una mano sulla spalla Loki lo
fissò con uno sguardo terribile.
Erano
gli occhi rossi di uno Jotun e la sofferenza di un
neonato abbandonato che era rimasta conficcata come una spina infetta nel cuore
di un uomo adulto.
La
magia non esplodeva con esiti disastrosi, piuttosto si manifestava attraverso
la creazione di ghiaccio.
-No!
Vattene, non mi toccare!-
-Dobbiamo
andarcene, Loki! Quanto ancora vuoi permettergli di ferirti?-
Loki
lo spinse via.
-Vattene
ti ho detto! Se provi a toccarmi stavolta, giuro che ti ammazzo-
Non
voleva essere aiutato, non voleva niente e nessuno che lo asfissiasse!
-Molto
bene, ammazzami, ma io qui non ti lascio-
Thor
si chinò su di lui e gli passò un braccio attorno alle spalle.
Per
Loki quello era troppo.
Stavolta
i cristalli fiorirono tra le sue mani come fiori letali, e lui non dovette fare
altro che colpire Thor con il palmo aperto per sentire il sangue scorrergli tra
le dita.
-Ti
ho detto di lasciarmi. È per il tuo bene, principe di Asgard.
Lasciami!-
-Non
posso lasciarti. Se ti lascio adesso ti perderò per sempre-
-E
non sarebbe meglio? Perché dovrebbe importarti?-
-Perché
sei mio fratello!-
-Bugiardo!-
Gli
sputò addosso Loki.
Allontanò
la mano per ricreare i cristalli che il sangue di Thor aveva sciolto e lo colpì
di nuovo al costato.
Stavolta
gli strappò un grido di dolore ma ancora Thor non lo mollava.
Lo
teneva stretto a sé come se rischiasse davvero di sprofondare in un baratro,
come lo aveva stretto quando lui aveva avuto paura di affrontare il portale di Thanos.
Sembrava
non importargli che lui gli stesse scarificando il torace fino alle costole.
-I
nostri genitori non ti hanno detto la verità, l’hai dovuta scoprire da solo e
nel modo peggiore. Ma adesso che sai puoi scegliere. Non sei un mostro, Loki. È
quando scegli di odiare che lo diventi-
-Quanto
sei stupido, Thor. Odiare non è una scelta, è una reazione naturale. Tu non mi
odi adesso?-
-No,
non ti odio. Posso arrabbiarmi con te ma non ti odio. Questo dolore è lo stesso
che provi tu ogni giorno da quando hai scoperto la verità, non è vero? Non
posso odiarti perché soffri-
Loki
sgranò gli occhi. Se Thor lo avesse colpito gli avrebbe fatto meno impressione.
Suo
fratello lo capiva? Era davvero riuscito ad arrivare così a fondo da
strappargli un pezzo di verità?
Era
la prima volta che Loki si sentiva capito.
Il
sangue di Thor sulla sua mano era caldo.
Ora
che Thor gli aveva detto quelle cose gli era più difficile trattenere gli
effetti dello scrigno dentro di sé.
“Basta.
Ora basta. Io non voglio essere un mostro”
Lasciò
andare la testa sulla spalla di Thor e lasciò cadere lungo il fianco la mano
con cui lo aveva ferito.
Se
Thor era tanto pazzo da ostinasti a non volerlo lasciare…
erano affari suoi!
No,
non erano solo affari suoi. Aveva scelto di non abbandonarlo, aveva visto oltre
il proprio dolore per capire il suo.
In
fondo era quello che Loki aveva sempre desiderato da quando aveva scoperto la
verità: una conferma di essere amato ugualmente e senza condizioni.
Ora
la conferma ce l’aveva. Aveva un fratello che aveva visto la verità e non lo
considerava un mostro.
Il
ghiaccio si sciolse e colò a terra misto a sangue, e non era solo il sangue di
Thor, era anche il suo perché quando aveva forzato la mano le schegge si erano
conficcate anche nella pelle che le aveva create.
Forse
attraverso quelle ferite aperte per caso il loro sangue si era mischiato.
A
Loki scappò una risata: ora non avrebbe più potuto rinfacciare a Thor che non
avevano neanche una goccia di sangue in comune.
E
intanto il freddo lo aveva abbandonato e la sua pelle era tornata normale.
Più
che la vicinanza dello scrigno contava la vicinanza di suo fratello.
-Quando
fai il sentimentale diventi vomitevole-
Borbottò
Loki.
Tutta
la furia era scomparsa e lo aveva lasciato completamente svuotato, adesso
voleva solo buttarsi da qualche parte e dormire.
-Ne
hai avuto abbastanza ora? Ce ne andiamo?-
Thor
si alzò e gli tese una mano per aiutarlo.
Loki
ebbe solo la forza di annuire e di lasciarsi tirare in piedi.
Per
tornare in camera si appoggiavano uno all’altro e camminavano lentamente.
A
Thor sfuggivano smorfie di dolore dovute alle ferite sul fianco, ma cercava di
non lamentarsi troppo.
Come
se a Loki potesse sfuggire!
-Mi
dispiace-
Mormorò.
L’alcol
gli stava facendo davvero brutti scherzi: lo faceva sentire in colpa tanto da
sentire il bisogno di chiedere scusa a suo fratello.
-Bah,
figurati se mi hai fatto veramente male. Ho visto di peggio-
Arrivati
in camera Loki voleva salutare Thor ed andarsene, ma lui lo trattenne.
Gli
fece notare che la sua camera era più lontana, che lui non si reggeva in piedi,
e che la conclusione più logica sarebbe stata che rimanesse a dormire lì.
Loki
avrebbe potuto ribattere tante cose, ma poi si ricordò della brutta sensazione
che aveva provato restando solo nella sua stanza e allora si rimangiò qualsiasi
protesta.
-Bada
solo di non scambiarmi per la tua donna, stanotte-
Lo
avvertì.
Thor
scoppiò a ridere e si buttò sul letto per primo, sopra la coperta.
Dopo
mezzo minuto russava, incurante delle ferite ancora aperte e della maglia
inzuppata di sangue.
Loki
avrebbe voluto prenderlo a ceffoni: lui non si sarebbe mai addormentato in
quelle condizioni!
Ma
Thor era appena appena sopra i penta palmi quanto a
raffinatezza, per cui…
Loki
invece si tolse la casacca e gli stivali, e solo dopo si infilò sotto le
coperte.
Accanto
a lui Thor era una massa ingombrante e rumorosa, tuttavia Loki ci si strinse
contro come un viandante sperduto avrebbe cercato riparo durante una tormenta
di neve.
Il
suo ultimo pensiero sensato prima di piombare nel sonno fu che in fin dei conti
sì, era una vera disgrazia avere un fratello ubriacone, manesco e villano, ma
se non lo avesse avuto per lui sarebbe stata una disgrazia ancora più grande.
Sono
di nuovo qui! Come avevo promesso ho aggiornato a tempo di record, ma lo
ammetto: ho barato.
Una
gran parte di questo capitolo era già stata scritta mesi fa, e adesso ho solo
dovuto modificare qualcosa e fare un po’ di taglia e cuci per adattarla alla
nuova situazione, e poi visto che era pronto non mi andava di lasciarlo a
dormire nel computer.
Avrei
tanto voluto vedere nei film una scena come quella tra Thor e Loki alla fine
del mio capitolo, ma visto che ormai “The dark world” è andato come è andato
spero tutto in “Ragnarok”, e se mi va male pure
quello non mi resta che cominciare a mettere da parte il resto della spesa per
corrompere gli sceneggiatori di “Avengers – Infinity war”.
1-Che la magia di Loki sia ereditata da parte
di sua madre me lo sono inventato. Mi torna utile per sostenere la mia teoria
in questa storia che Farbauti sia stata una schiava
catturata da Laufey in qualche altro regno, magari un
regno come Vanaehim in cui tutti gli abitanti hanno
un dono particolare per la magia. Nel mio head canonFarbauti ha i capelli neri come Loki, che ha ereditato da
lei quel colore tanto strano ad Asgard.
2-Anche la teoria di Loki esposto come
sacrificio umano è del tutto inventata. Nell’attesa che la Marvel ci spieghi
per bene cosa ci faceva un neonato nudo sul ghiaccio concedetemi questa
versione.
3-Anche il fatto che Loki cambia per
adattarsi alle condizioni dell’ambiente è pura invenzione. Secondo me non è
Odino che ha cambiato il suo aspetto con la magia, è proprio il corpo di Loki
che cambia involontariamente.
4-Ho scordato che altro dovevo scrivere, scusate…
5-Ah, sì! Che Loki, quando perde il controllo
ed è in forma di Jotun, sbrocchi
creando temperature glaciali e ghiacciai in miniatura è una cosa che mi sembra
plausibile. E poi si sposa perfettamente con quanto mi ha influenzato “Frozen”.
6-L’idromele è una bevanda che mi incuriosisce
parecchio. Nella simbologia germanica l’idromele è una bevanda sacra perché
creata per “magia” (che ne sapevano i vichinghi della chimica della
fermentazione?).
Bene,
fine, posso smettere di ammorbarvi con le mie precisazioni da nerd.
Su
Midgard, nel Surrey, in una
villetta graziosa due donne guardavano fuori dalla finestra i fiocchi di neve
che scendevano silenziosi nella sera di Dicembre.
-Se
si azzarda a lasciarti sola il giorno di Natale, giuro che lo picchio-
Sentenziò
Darcy.
Jane
Foster si sforzò di sorridere alle parole dell’amica, immaginandosi una Darcy inferocita che rincorreva il dio del tuono con
l’intento di picchiarlo.
La
verità era che più si avvicinava Natale e più lei era giù di morale.
Perché
sì, il suo cervello capiva perfettamente che Thor era un principe, un semidio,
un eroe ed il protettore di Midgard e di qualsiasi
mondo avesse bisogno di lui, ma il suo cuore non voleva sentire ragioni: lei
era una donna innamorata che avrebbe voluto passare la notte della vigilia di
Natale con suo marito.
-Tornerà.
Lui lo sa quanto è importante per me-
Darcy
le rispose con un grugnito indistinto perché aveva la bocca piena di panfrutto.
-E
tu che mi dici dell’altro?-
La
pungolò un po’ Jane.
-Chi?
Il tuo cognato sballato di cervello?-
-Non
fargli sentire che lo chiami così! Comunque sì, lui. Ti piace?-
-Ma
dico, lo hai visto, J? È uno sballo! Avanti, lo so che tu hai Thor, ma non puoi
dirmi che non hai visto che anche l’altro è figo-
-Hum,
sì, ammetto che Loki ha il suo fascino tenebroso, ma non è per niente il genere
di persona con cui vorrei passare la vita-
-E
chi parla di passarci la vita? Io miravo a qualche ora di sano…-
-Darcy!-
**
Più
o meno nello stesso momento il dio oggetto della discussione si stava
faticosamente svegliando.
Era
da tanto tempo che non prendeva una sbornia così colossale ed aveva dimenticato
quanto potessero essere devastanti i postumi dell’idromele di Asgard: la testa gli sembrava pesante come un’incudine ed
ogni minimo rumore picchiava come un colpo di maglio.
Più
che scendere dal letto rotolò giù a peso morto.
“Ben
mi sta. Così imparo a scendere ai livelli di Thor”
Rimettersi
in piedi fu un’impresa epica, restarci ancora di più.
C’era
solo una cosa che poteva aiutarlo a rimettersi in sesto, o meglio Loki sperava
che ci fosse: una bottiglia che lui e Thor avevano rubato dalle scorte dei
guaritori anni prima e che avevano sempre usato per attutire i postumi di
sbronze particolarmente devastanti.
Era
stato quando ancora bevevano insieme, prima che si allontanassero e Loki
decidesse che le gare di bevute non erano poi tanto interessanti; da allora
l’unico fruitore della bottiglia miracolosa era stato Thor, e Loki sperava che
non vi avesse fatto ricorso troppo spesso e che ne fosse rimasto un fondo per
lui.
Si
trascinò fino alla cassettiera appoggiandosi al muro. Preferì chiudere gli occhi
perché la stanza girava in una maniera spropositata, e per cercare la bottiglia
aprì le ante a tentoni.
“Dovrebbe
essere questa. Speriamo…”
Si
azzardò a socchiudere una palpebra giusto per essere sicuro di stare bevendo
una medicina e non qualcosa che gli avrebbe fatto più male, ma la riconobbe
subito.
Era
piena a meno di metà ed il liquido all’interno era verde chiaro.
Loki
tolse il tappo di vetro e bevve direttamente dal collo della bottiglia,
incurante di sembrare un ubriacone da taverna.
La
rimise a posto e rimase per un paio di minuti appoggiato al mobile a godersi la
sensazione delle vertigini e del mal di testa che si placavano.
“Bene,
così va meglio”
Ora
che non c’era più quel dolore lancinante a provocargli sferzate di adrenalina
sentiva che il suo corpo si rilassava.
Per
la verità non ce la faceva più a reggersi in piedi.
Prima
di collassare sul pavimento andò a buttarsi di nuovo sul letto, e tempo di
capire che aveva battuto la testa contro gomito di Thor e non contro un macigno
era già sprofondato nel sonno.
***
Il
primo pensiero di Thor non appena riprese i sensi fu “Loki mi ha avvelenato”
Perché
solo un veleno potente poteva provocare un dolore così atroce ed un bruciore di
stomaco che gli stava consumando le viscere.
Poi
però ragionò che se Loki lo avesse voluto avvelenare lui non avrebbe neanche
avuto il tempo di rendersene conto.
Più
semplicemente il suo corpo era in piena fase di smaltimento dell’alcol della
sera prima.
Provò
a mettersi seduto per guardarsi un po’ intorno, e la prima cosa che mise a
fuoco fu Loki che dormiva di traverso sul letto con i capelli scarmigliati e la
bocca aperta contro il cuscino.
Si
passò una mano sul viso per mettere a fuoco il resto della stanza.
Fortuna
che le tende erano quasi completamente chiuse e facevano entrare poca luce.
Nella
penombra distinse il mobile a cassetti con le ante aperte, cosa che normalmente
non gli sarebbe interessata se non avesse saputo che proprio lì c’era il
possibile rimedio ai suoi mali, e che probabilmente Loki ne aveva già usufruito.
“Sempre
un passo avanti a me, vero, fratello?”
Si
alzò a fatica e raggiunse la bottiglia.
Non
ricordava esattamente quanto ce ne fosse, ma era sicuro che Loki ne avesse
bevuto una dose generosa; ecco perché dormiva tranquillo.
Lui
finì quello che restava e l’effetto per fortuna fu immediato: il dolore si
smorzò e non gli sembrava più di avere nello stomaco la lava rovente di Muspellsheim.
Man
mano che il dolore passava Thor si sentiva sempre più spossato.
Doveva
essere successo anche a Loki, e Thor decise di seguire l’esempio del fratello e
di tornare a dormire un altro paio di ore.
****
-Siete
uno spettacolo indecoroso-
Non
era esattamente l’ideale come frase di buon giorno, ma fu ugualmente quello che
toccò a Loki e Thor da parte di Odino.
Lui
non era abituato ad entrare senza permesso nelle stanze dei suoi figli, ma non
vedendo nessuno dei due a mezzogiorno inoltrato si era preoccupato ed aveva
deciso di andare a controllare.
Peccato
che davanti allo spettacolo delle bottiglie vuote, della pozione e di quei due
che dormivano come scaricatori di porto, si fosse immediatamente pentito di
averlo fatto.
-Rendetevi
presentabili e poi raggiungetemi. Devo parlare con voi-
Ed
uscì dalla stanza scuotendo la testa e lanciando loro sguardi di disapprovazione
da sopra la spalla.
-Non
mi sembra contento-
Commentò
Loki.
-No,
direi che non lo è. Vai a sistemarti, ci vediamo dopo-
Loki
era già sulla porta quando Thor lo richiamò indietro.
-Ah,
Loki… quello che è successo…-
-Lascia
stare, Thor. Erano solo chiacchiere tra ubriachi-
Loki
sgusciò via prima che lui potesse ribattere.
Thor
si tastò cauto il fianco, che ancora gli doleva nonostante le ferite si fossero
rimarginate.
-Alla
faccia delle chiacchiere-
Borbottò.
*****
Loki
aveva preso seriamente in considerazione l’idea di sgattaiolare via di nascosto
ed evitare l’ultima, noiosa paternale di Odino, tuttavia alla fine si era
imposto di non farlo.
Poteva
essere una pessima idea offendere il Padre degli dei, ma cercava di rimandare
il più possibile il momento dell’incontro restando a mollo nella vasca.
Quello
sì che era un posto per fare un bagno come si deve, altro che la patetica
invenzione midgardiana del bagno in piedi!
Avrebbe
poltrito nel silenzio e nell’acqua calda per delle ore, doveva solo stare
attento alla mano destra: la pelle era delicata e sottile dove era appena guarita,
ed immergerla in acqua gli dava fitte di dolore.
Accigliato,
si esaminò il palmo.
Aveva
vaghi flash sconnessi riguardo come si fosse procurato quelle ferite, ed
evitava accuratamente di forzarsi di ricordare troppi dettagli.
Erano
solo chiacchiere tra ubriachi.
******
Odino
li ricevette in una sala secondaria ed entrambi ne furono sollevati perché la
sala di Hlidskjalf avrebbe evocato ricordi
imbarazzanti.
Per
prima cosa si rivolse a Loki.
-Ora
che sei libero non ho più potere su di te. Posso solo raccomandarti di fare
buon uso della tua libertà-
Thor
lanciò un’occhiata di sbieco a Loki, e vide che aveva un sorriso che scoppiava
di soddisfazione.
-Non
temere, ne farò l’uso migliore che posso-
-Temo
che le nostre definizioni di buono non coincidano, ma anche su questo non posso
più fare nulla-
Per
Thor sapere che Loki si era liberato del vincolo che lo legava a lui era
preoccupante perché finché Loki era suo ospite era in un certo senso sotto il
suo controllo.
-Quanto
a te, Thor, non hai qualcosa da dire a Loki?-
-I...
io?-
-Sì,
tu-
Thor
esitò.
Era
sicuro che Padre avesse già parlato a Loki di quell’argomento rimasto per lungo
tempo in sospeso.
Guardò
di nuovo Loki e trovò che lo scrutava a sua volta con gli occhi ridotti a due
fessure.
-Thor-
lo richiamò Odino –Tua la decisione…-
-Mia
la responsabilità-
Completò
lui rassegnato.
Evidentemente
toccava a lui il compito di dare a Loki la notizia.
-Dov’è?-
-Gnà e
Fulla si stanno occupando di lui-
-Scusatemi,
non per interrompere, ma io sarei ancora presente. Di chi state parlando?-
Odino
gli fece cenno di parlare, e Thor dovette rassegnarsi.
-Loki,
ti ricordi il bambino che abbiamo trovato a Vanaehim?
Quello che tu hai riportato…?-
-Sì,
me lo ricordo, vai avanti-
-Ho
chiesto che avesse il tuo nome-
-Oh,
fantastico! Si chiama Loki come me?-
-No,
non ha ancora un nome suo, io intendevo il nome di famiglia. Il suo è Lokason-
Per
qualche secondo Loki rimase letteralmente impietrito: immobile, sguardo vuoto,
sembrava che neanche respirasse.
Poi
tutta la sua rabbia esplose contro Thor.
-COME
DIAVOLO TI È VENUTO IN MENTE?!!-
Odino
si fece da parte, aspettando paziente che i suoi figli si spiegassero le loro
ragioni tra un pugno e l’altro.
L’argomento
di Thor secondo cui fosse giusto che ci fosse una traccia di qualcosa di buono
che Loki aveva fatto cozzava pesantemente contro la ragione di Loki, secondo
cui il bambino avrebbe avuto vita difficile con il nome del principe maledetto
cucito addosso.
Avevano
ragione entrambi, per questo Odino non si sentiva di prendere la parti di uno o
dell’altro, e comunque Thor e Loki erano abbastanza grandi da risolvere da soli
le loro dispute, anche se per farlo si azzuffavano ancora come adolescenti.
Intervenne
a separarli solo quando vide che erano troppo pesti e quando giudicò che Vàlaskjàlfavesse
sentito abbastanza urla per quel giorno.
-Credete
di aver risolto qualcosa così? A me non sembra. Loki, posso consigliarti di
vedere il bambino prima di fare tutte queste storie?-
*******
Loki
rimpiangeva amaramente di non aver ucciso Thor quando ne aveva avuto
l’occasione, e adesso doveva trattenere gli istinti omicidi per non perdere la
libertà che aveva riconquistato faticosamente solo da un paio di giorni.
Gli
lanciava sguardi scontrosi mentre insieme percorrevano i corridoi fino agli
appartamenti delle ancelle nubili.
-Che
cosa vi aspettate adesso? Che io mi metta a fare il padre? O che io gli menta
come voi avete fatto con me?-
-Niente
di tutto questo. Voglio solo che tu lo veda-
Loki
decise di tacere per non imbarcarsi di nuovo in una discussione che non poteva
avere fine, anche perché era ancora dolorante per l’ultima delle loro
“discussioni”.
Nei
corridoi destinati alle ancelle nubili il passaggio di due uomini era seguito
da gridolini sorpresi, sguardi curiosi attraverso le persiane delle finestre
interne o sguardi spaventati prima di richiudere in fretta porte socchiuse.
Loro
non avrebbero dovuto essere lì, e probabilmente la loro visita sarebbe stata
oggetto di pettegolezzo per un bel po’ di tempo a venire.
Finalmente
Thor trovò il coraggio di bussare ad uno degli alloggi per chiedere di Fulla.
L’ancella
che li accompagnò alla stanza era troppo imbarazzata ed intimidita persino per
presentarsi correttamente, e loro non capirono il suo nome.
Fulla
stava giocando con il bambino sulle ginocchia, Gnà
piegava una pila di biancheria pulita.
Al
loro arrivo entrambe rimasero a guardarli a bocca aperta.
-Uscite-
Ordinò
Loki secco.
Le
due donne non si mossero, e non si capiva se era per la sorpresa di ricevere
quell’ordine o perché a darlo era Loki.
-Per
favore, Gnà, Fulla,
concedeteci un po’ di tempo-
Chiese
Thor con più garbo, ma anche così loro si scambiarono una lunga occhiata prima
di obbedire, in particolare Fulla, che sembrava la
più restia a lasciare il piccolo con loro.
Lo
depose nella culla e poiché lui si era attaccato alla sua collana la slacciò e
gliela lasciò perché ci giocasse mentre lei non c’era, ma mentre si allontanava
continuava a lanciare occhiate preoccupate, specie verso Loki.
-Anche
tu, Thor. Voglio fare due chiacchiere da solo con questo giovanotto-
-Ma…-
-Fuori-
Il
tono di Loki in quel momento non ammetteva repliche, e Thor poteva solo sperare
che quella richiesta fosse dovuta al fatto che Loki non voleva farsi vedere in
un momento di debolezza.
-Per
favore, Loki, non fare nulla di particolarmente stupido-
Uscì
anche lui, e solo quando Loki fu sicuro che la porta fosse ben chiusa si avvicinò
alla culla ed al bambino.
Lo
scrutò come avrebbe fatto con un animaletto bizzarro, e lui, sentendosi
osservato, lasciò andare le sfere d’oro della collana che stava facendo
tintinnare.
Rimasero
a guardarsi in silenzio per un paio di minuti.
-Sei
stato fortunato tu-
Il
bambino si mosse al suono della sua voce.
Era
completamente concentrato su di lui. Loki credeva che fosse intelligente perché
non si era lasciato andare né ad inutili smancerie né al frignare tipico dei
bambini.
Se
ne stava li seduto a fissarlo, con le gambette piegate come le ranocchie e la
schiena che ondeggiava perché ancora non lo sosteneva.
Un’espressione
così seria in un esserino che neanche sapeva parlare
era buffa, e Loki si trovò a sorridergli.
Il
piccolo gli sorrise di riflesso, poi tese le braccine
e fece un paio di versi per richiamarlo.
-Vuoi
venire in braccio a me? Si vede che ancora non sei bene informato sul mio conto...
No, no, no, per carità, non metterti a piangere! Va bene, ti prendo. Tanto non
lo racconti a nessuno, no?-
Controllò
rapidamente la porta e solo quando fu sicuro che non c’era nessuno prese sotto
le ascelle quel cosino buffo e lo sollevò.
C’era
un solo modo per tenere un bambino piccolo: un braccio a fargli da seggiolino e
l’altra mano sulla schiena perché non cadesse all’indietro.
Loki
lo sistemò meglio che poteva.
La
sua mano bastava a coprirgli tutta la schiena e poteva sentire sotto il palmo
il ticchettio del suo piccolo cuore. Era una cosa che faceva davvero
impressione.
Quel
piccoletto giocava con le borchie di pelle sulla sua casacca e non ne era per
niente intimidito.
Non
sapeva nulla del mondo, non giudicava lui, non si rendeva conto della morte che
gli aveva portato via i suoi genitori.
Era
del tutto inconsapevole ed indifeso.
-Sei
un bambino innocente-
Mormorò
Loki.
Era
questo che Odino aveva voluto dire? Era questo che Odino aveva provato prendendo
in braccio lui neonato?
Il
respiro gli si spezzò in un singhiozzo.
********
Thor
non capiva che ci facesse tanto tempo Loki in quella stanza.
Avrebbe
voluto entrare, ma qualcosa gli diceva che Loki aveva bisogno di restare solo e
che intromettersi in quel momento sarebbe stata una mancanza di rispetto.
Quando
finalmente la porta si aprì Loki uscì che sembrava esausto ed aveva gli occhi
arrossati.
-Il
suo nome è Vàli. VàliLokason-
Mormorò
Loki.
-Ora
andiamo via di qui. Mi dà fastidio essere osservato come una bestia rara.
Torniamo da Odino. Voglio chiarire bene questa situazione con lui-
Dal
Padre degli dei l’udienza fu breve e concisa, solo tra loro due, con Loki che
parlava ed Odino che non osava interromperlo.
-Potrei
rifiutarmi, sai? Non credo che sia possibile dare il nome di famiglia di una
persona quando l’interessato non ne è a conoscenza. Potrei dire che a me non va
bene, ma non lo farò, a patto che tu rispetti le mie condizioni-
-Dipenderà
dalle condizioni. Se saranno ragionevoli non avrò niente da obbiettare-
-Per
prima cosa gli direte tutta la verità fin dall’inizio. Ditegli chi è, da dove
viene e perché è qui ad Asgard. Trovate per lui una
famiglia che gli voglia bene, ma non permettete mai che creda di essere loro
figlio, perché più lo scopre tardi e peggio sarà-
Odino
annuì lentamente. Non disse nulla perché sapeva che Loki stava rivivendo la
propria storia e non doveva essere per niente facile.
-La
seconda condizione è che gli diciate la verità su di me. Non cercate mai di
farmi apparire come un eroe e soprattutto non fatelo sentire obbligato a
portare il mio nome. Se quando cresceràvorrà usare quello della famiglia che lo ha cresciuto dovrà essere
libero di farlo, chiaro?-
-Mi
sembra giusto-
-Terza
condizione, gli farete studiare la magia se dimostrerà di avere talento, e se
sarà particolarmente bravo sarò io stesso ad insegnargli, un giorno. Accetti
anche questo?-
-Accetto
tutte le tue condizioni-
Solo
allora Loki si rilassò un po’.
-Bene,
allora direi che è arrivato il momento di salutarci-
-Hai
già intenzione di andartene?-
-Non
vedo perché dovrei restare-
Odino
rimase a guardarlo in silenzio.
-Non
sarà mai più come prima-
Constatò
alla fine.
-No-
confermò Loki –Ma comunque, ti ringrazio per… per
quello che hai fatto per me in questi giorni-
Per
un attimo sembrò che Loki volesse aggiungere qualcosa, poi però scosse la testa
e se ne andò senza aprire bocca.
Odino
non lo trattenne perché in fondo anche lui preferiva il silenzio all’ipocrisia di
chiacchiere vuote.
Loki
aveva ancora bisogno di tempo per lasciarsi alle spalle le ferite, edOdino non si faceva nessuna illusione circa
scenate lacrimose in cui il figlio minore tornava a casa supplicando di essere
perdonato.
Salutare
Thor fu più facile.
Loki
andò a cercarlo nelle sue stanze verso sera, ed era quasi certo che Thor lo
stesse aspettando.
-Ora
che non hai più bisogno della mia protezione te ne vai, non è vero?-
-Sì-
-Posso
dirti di stare fuori dai guai?- Thor si alzò e lo raggiunse -Loki,
sul serio. Non costringermi a combattere di nuovo contro di te-
-Non
ricordo di averti mai costretto-
-Lo
sai cosa intendo-
-Oh,
per favore, Thor! Vuoi da me la promessa che da ora in poi farò il bravo? Puoi
scordartelo-
-Ho
smesso da tanto tempo di pretendere che tu faccia il bravo. Loki, so che adesso
vuoi andartene, ma non farti ammazzare, mi raccomando. Ci rivedremo?-
-Oh,
che ci rivedremo è sicuro-
-Bene!-
E
Thor lo strinse nell’ennesimo dei suoi abbracci spaccaossa.
Loki
avrebbe voluto protestare, anzi aveva già pronta la frase sgradevole “Ma forse
tu lo rimpiangerai” da aggiungere alla fine.
Non
fece niente di tutto questo.
I
segni sulla sua mano combaciavano con quelli sul fianco di Thor e lui per una
volta non se la sentì di essere caustico.
Dopotutto
si stavano salutando per rivedersi chissà quando e chissà in quali circostanze,
per questo gli concesse una tregua.
Lasciò
che suo fratello lo stringesse perché per una volta gli andava bene così, prima
di lanciarsi in un viaggio che non sapeva dove lo avrebbe portato.
*********
Il
ventidue di dicembre nevicava in Inghilterra.
Jane
si era rassegnata a passare quel Natale con la madre ed i nonni, ma aveva
comunque un magone che rendeva la sua fisionomia più adatta alla ricorrenza dei
defunti che alle feste di Natale.
Non
aveva ancora detto nulla alla madre, preferiva fingere di averle fatto una “sorpresa”.
E
poi, chissà, forse partendo per Londra all’ultimo momento…
Quando
sentì dei rumori al piano di sotto scattò all’erta mentre piegava l’ultimo
pullover da mettere in valigia.
“Oh,
andiamo, non fare la ragazzina scema! Potrebbe essere Darcy
che ha scordato qualcosa, potrebbe essere la pila di piatti in bilico in cucina
che frana, potrebbe essere la tua testa bacata che vorrebbe che Thor fosse qui
a farti sentire rumori che non ci sono”
Comunque
fosse scese le scale di corsa.
-Jane?
Sei in casa?-
No,
quella non era la voce di Darcy, ed a meno che lei
non fosse completamente impazzita quella era la sua voce.
-Thor!-
Saltò
giù dagli ultimi tre gradini per finire in braccio a lui.
Si
stava comportando come una stupida, lo sapeva e non gliene importava nulla
finché lui la teneva in braccio.
Era
sicura che Thor capisse perfettamente, per questo Jane lo amava.
Non
era più il buzzurro arrogante che era piombato giù dal cielo anni prima nella
polvere del New Mexico.
Lui
la baciò come faceva solo quando era appena tornato dopo un lungo periodo di
assenza, per farle capire che gli era mancata e che essere di nuovo insieme a
lei era tutto ciò che desiderava.
In
quei momenti Jane si sentiva unica, speciale, la donna più bella del mondo, ed
uno solo di quei baci bastava a ripagarla di tutte le difficoltà che c’erano in
una relazione tra un alieno millenario ed una nerd mortale ai limiti della
sociopatia.
-Come
stai? Ti hanno ferito questa volta?-
-Non
più del solito-
Jane
gli tirò un pugno sul petto.
-Piantala
di fare lo spaccone-
-Va
bene, scusa… vuoi che ti rimetta giù adesso?-
Lei
gli allacciò più strette le braccia intorno al collo ed appoggiò la fronte
sulla sua.
-No.
Adesso voglio che tu mi racconti tutto quello che ti è successo. Devo decidere
se posso perdonare la tua assenza per tutto questo tempo-
Thor
sorrise a sua volta. Le diede un colpetto con il naso per farla ridere e farle
abbandonare quell’aria fintamente severa.
E
poi ovviamente chi ha dedicato del tempo a lasciare una recensione, quindi AlieNation_Zone, Mitica BEP97, Alessia OUAT, lionelscott, Shadowindarkness,
Kia17, frostgiant, EliArdux, LadyStarKiller98, e MamW.
GRAZIE
per aver avuto la pazienza di seguire me e la mia storia per un anno intero.
Grazie
a tutti, sono in debito con voi di un gigantesco vassoio di biscotti assortiti!
La
nota stavolta sono solo due
1-Vàli è davvero uno dei figli di Loki nella mitologia, ma
non sono riuscita a capire chi è la madre. Forse Sigyn,
visto che Vàli non ha nessun tratto demoniaco come
invece hanno gli altri figli di Loki (tipo quelli avuti da Angrboda)
2-Gnà e
Fulla sono nominate nei poemi come ancelle di Frigga.
Per
ora ci salutiamo qui, ma vi prometto che ci rivedremo molto presto con un’altra
cosa che ho per le mani.