Il sacro vincolo dell'ospitalità

di Smeralda Elesar
(/viewuser.php?uid=70303)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giuramento di sangue ***
Capitolo 2: *** Un pacato scambio di opinioni tra fratelli ***
Capitolo 3: *** Rispetto per la padrona di casa... ***
Capitolo 4: *** ... e per gli altri ospiti ***
Capitolo 5: *** Fratello, amico e alleato ***
Capitolo 6: *** Le figlie di Níðhöggr ***
Capitolo 7: *** Illusioni ***
Capitolo 8: *** Dolce colore d'oriental Zaffiro ***
Capitolo 9: *** Se ne sarà degno ***
Capitolo 10: *** Buon viso a cattivo gioco ***
Capitolo 11: *** Frammenti di energia ***
Capitolo 12: *** Di chiacchiere, film e cuscini ***
Capitolo 13: *** Il messaggero del Titano ***
Capitolo 14: *** Prigioni ***
Capitolo 15: *** Per sopravvivere ***
Capitolo 16: *** Gleipnir ***
Capitolo 17: *** Polvere alla polvere ***
Capitolo 18: *** Idromele, ghiaccio e ferite ***
Capitolo 19: *** Il momento di salutarsi ***



Capitolo 1
*** Giuramento di sangue ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

 

-Giuramento di sangue-

 

*

Thor amava la vita che faceva con Jane su Midgard.

Nel Surrey, in Inghilterra, c’era una villetta a due piani: una costruzione graziosa che sarebbe stata il sogno di ogni ragazza midgardiana per costruirci il proprio nido d’amore, e difatti Jane ne era stata conquistata e Thor aveva acconsentito di buon grado a vivere lì.

E in fondo, che fosse in un camper in mezzo al deserto del New Mexico, in un monolocale a New York o in una villetta nel Surrey, Thor sarebbe stato comunque contento perché sarebbe stato con lei.

Ogni giorno che passava era sempre più convinto che il discorso che aveva fatto a suo padre fosse stato giusto.

Anche dopo aver sconfitto Malekith e relegato l’Aether nel mondo oscuro non si era mai tirato indietro davanti ad una chiamata di Heimdall e aveva combattuto in tutti i nove regni ogni volta che c’era stato bisogno di lui, ma su un trono proprio no, non ci si vedeva.

Hliðskjálf, il trono di Asgard, voleva dire potere e riconoscimento del suo valore, ma avrebbe voluto dire anche perdita di autonomia e di libertà.

Per questo quando tornava ad Asgard e parlava con suo padre, quando Odino gli chiedeva se fosse certo della sua scelta lui rispondeva di sì con tutta convinzione.

L’unica scheggia fuori posto nella sua vita era rimasta Loki.

Loki, l’ingannatore, il traditore, il neonato rifiutato dalla sua specie ed il principe senza patria, il conquistatore spietato e senza morale che tuttavia Thor non aveva mai smesso di considerare suo fratello ed amare come tale.

Loki che era morto tra le sue braccia lasciando troppe cose non dette tra di loro, se non quel disperato “mi dispiace” che cercava di riparare secoli di rancore.

Spesso il ricordo di quello che era successo su Svarthalfehim lo teneva sveglio la notte.

Lui e Loki avevano combattuto di nuovo insieme come avevano sempre fatto, si erano aiutati  a vicenda, Loki lo aveva aiutato anche proteggendo Jane, e Thor aveva cominciato a pensare che tutto stesse andando per il meglio.

Forse Loki avrebbe potuto persino sperare nella clemenza di Odino visto che aveva aiutato indirettamente a salvare Asgard e gli altri otto regni.

E invece tutto si era spezzato nel grido di dolore e di sorpresa di Loki.

Una cosa Thor non aveva imparato da quando era su Midgard: a piangere.

Jane era convinta che lo avrebbe aiutato, ma lui non ci riusciva.

Quando pensava al fratello il dolore per la sua perdita si trasformava all’istante in rabbia cieca verso se stesso, per non aver saputo intervenire. Per non averlo saputo proteggere.

Allora usciva di casa svelto, con Mjollnir nascosto sotto una giacca, e correva lontano per chilometri e chilometri fino a qualche posto desolato in cui dava libero sfogo alla sua rabbia scatenando tempeste apocalittiche.

Tornava solo quando era esausto e la rabbia che aveva in corpo non avrebbe più potuto esplodere e fare danni alla persone che gli stavano intorno.

 

**

Quella settimana Jane era fuori per un congresso di astrofisica in Scozia.

Thor era rimasto a casa perché ancora non si trovava troppo a suo agio immerso in eventi mondani e non voleva fare qualcosa di sbagliato che mettesse Jane in imbarazzo.

Va bene che non avrebbe più spaccato a terra i bicchieri per chiedere ancora da bere, ma non si sentiva comunque pronto a rischiare.

Solo che dopo tre giorni di solitudine stava cominciando a pentirsi della sua scelta perché stando da solo pensava sempre più spesso a Loki, e a come tutto era andato storto rispetto a come lui aveva programmato.

Lui aveva già deciso dal momento in cui lo aveva fatto uscire di prigione: non ce lo avrebbe riportato.

Avrebbe cercato di capirlo e di rimediare ai torti che suo fratello aveva subito o credeva di aver subito e avrebbero risolto tutto, insieme, fossero anche serviti mille anni e mille anni.

Il tempo non sarebbe certo mancato a loro che erano dei.

E invece Loki era morto senza che lui avesse avuto il tempo di dirgli cosa pensava realmente.

Sentiva la rabbia ed il dolore cominciare a divorarlo dall’interno.

Decisamente era il momento di uscire, prima che una tempesta elettrica si scatenasse dentro le mura della cucina e radesse al suolo la casa.

Sarebbe stato difficile spiegarlo a Jane.

 

***

 

Rientrò parecchie ore dopo, esausto e capace a stento di reggere Mjollnir, che tuttavia ancora palpitava di deboli scariche elettrostatiche.

 

-Immagino che ancora una volta sia colpa mia-

 

La voce alle sue spalle lo fece sussultare.

Si girò di scatto e di fronte a lui, in mezzo al corridoio, c’era Loki.

 

-Tu!?-

 

Gridò esterrefatto.

 

-Io-

 

Gli rispose lui calmo.

“Non può essere! Loki è morto davanti a me!”

“Ma già una volta lo avevate creduto morto, no? E invece è tornato”

Gli si avvicinò cauto, con Mjollnir ben stretto in pugno e pronto ad usarlo anche se avesse dovuto demolire la casa.

Forse era un trucco. Loki non era l’unico maestro di magia dei nove regni e qualcun altro avrebbe potuto approfittare ed assumere le sembianze di Loki per confondere lui.

O forse semplicemente stava impazzendo perché aveva passato troppo tempo da solo con i suoi rimorsi.

 

-Sei veramente tu?-

 

Gli chiese alla fine.

Loki allargò le braccia.

 

-Capisco che la cosa potrebbe non farti piacere, ma sì, sono veramente io-

 

Una risposta del genere sarebbe stata proprio nello stile di Loki.

Allora Thor non ebbe più dubbi.

Una volta appurato che era Loki, quello vero (che per la seconda volta l’aveva fatto passare per stupido facendogli piangere la sua morte) e appurato che stava bene, dargli almeno un bel paio di sberle gli sembrava doveroso.

Poi si sarebbe fatto spiegare come e perché era vivo quando meno di due anni prima lui aveva stretto un cadavere tra le braccia.

Mise giù Mjollnir per non avere la tentazione di usarlo (non voleva fargli troppo male, e oltretutto Jane non avrebbe approvato se i mobili appena finiti di pagare fossero stati inceneriti dalle folgori) e si buttò in avanti per recapitare a suo fratello almeno un pugno.

Loki non fece neanche un movimento per scansarsi, continuò a sorridergli anche quando il pugno lo colpì in pieno alla mandibola.

Thor inorridì quando si accorse che la metà inferiore del viso di Loki era stato devastato dal suo colpo.

Ritrasse la mano e le nocche erano sporche di sangue.

 

-No! Oh, no… io…-

 

Balbettò terrorizzato.

Poi tutto si dissolse nella luminescenza verde tipica delle illusioni di Loki.

Il sangue sulla sua mano, il viso sfigurato di suo fratello e infine tutta la sua figura.

Lo aveva preso in giro. Di nuovo!

 

-LOKI!!! Adesso smettila con questi stupidi trucchi! Fatti vedere!-

 

Si trovò ad urlare furioso.

 

-Come desideri, lo sai che basta chiedere. Non c’è bisogno di fare queste scenate-

 

Stavolta la voce proveniva dal salotto.

“Forse è solo un’altra illusione! Loki sarebbe capacissimo di farmi inseguire per giorni un’immagine falsa o anche solo il suono della sua voce perché sa che io ci cascherei sempre”

Eppure non aveva scelta.

Entrò nel salotto e trovò Loki di nuovo ad attenderlo, stavolta con un sorriso amabile.

 

-Non prendertela per prima, fratello. Capirai certamente che sarebbe stato sciocco da parte mia presentarmi subito a te di persona, considerato che conosco bene la tua propensione a dare in escandescenze e sapendo che probabilmente ti saresti infuriato con me. E per quanto riguarda lo scherzo di prima, bè…- Loki cambiò il sorriso in un’aria di furbizia assolutamente detestabile -Perdonami ma la tentazione è stata troppo forte. Sai, prenderti in giro è una cosa che mi è mancata tantissimo-

 

-Sei un idiota-

 

Gli disse Thor.

Loki allargò il suo ghigno furbesco.

 

-Anche io sono felice di rivederti, fratello-

 

Thor dominò l’impulso di lanciarsi di nuovo in avanti per picchiarlo solo perché sapeva che quasi sicuramente era un’altra illusione, e lui non voleva fare di nuovo la figura dello stupido.

 

-Perché sei ancora vivo?-

 

Gli chiese a denti stretti.

Fare domande a Loki poteva essere solo una perdita di tempo perché le probabilità che gli dicesse la verità erano veramente molto scarse, ma tanto valeva provare, no?

Forse no, visto che l’espressione di Loki si indurì in qualcosa che era un misto di rabbia, delusione e rancore.

 

-Ti dispiace, non è vero? Sarei dovuto morire a Svarthalfehim in modo che tu e Odino non doveste più preoccuparvi di me?-

 

-No! Lo sai che non intendevo questo, Loki! Solo che non capisco. Eri morto, io ti ho visto-

 

Loki fece una smorfia.

 

-Hai visto ciò che io ti ho fatto vedere. E hai creduto a ciò a cui volevi credere-

 

Ancora una volta nella voce di Loki sentì chiaramente l’accusa di essere stato intimamente contento di essersi liberato di lui.

 

-Adesso basta, Loki! Io non ho mai voluto la tua morte-

 

Si affrettò a dire.

Bugiardo!

 

-Ah, no? Non volevi?- 

 

Loki si sporse in avanti per fissarlo negli occhi, e Thor suo malgrado provò l’istinto di ritrarsi.

 

-E allora perché non sembri contento di rivedermi?-

 

Da quando gli occhi di Loki erano diventati punture di spillo?

O forse era lui che si sentiva in colpa e per questo ogni accenno di accusa lo faceva tremare?

 

 -Sbaglio o prima mi avresti aggredito?-

 

Loki, piegato in avanti, sembrava tendersi verso di lui e tutto il suo corpo fremeva in attesa della risposta.

Il petto si alzava e abbassava in brevi respiri nervosi.

In quel momento a Thor sembrò che suo fratello fosse irrimediabilmente fragile.

“È spaventato. Teme che io voglia davvero liberarmi di lui. Teme di essere rifiutato”

Per la prima volta ebbe la netta impressione di riuscire a capire fino in fondo la persona che aveva davanti: ogni secondo del suo silenzio doveva essere per Loki una conferma crudele di quanto già pensava: lui lo voleva morto.

Il suo viso si contraeva spesso come se stesse cercando di trattenere una smorfia di dolore.

Thor scosse la testa.

No, non poteva permettere che ci fossero altri malintesi tra di loro, e soprattutto non poteva permettere che Loki si convincesse di una falsità.

 

-Ti sbagli, io non sono contrariato perché sei vivo-

 

La tensione che attraversava il corpo di Loki si sciolse un po’ a quelle parole.

 

-Ma sappi che sono molto in collera con te perché mi hai ingannato-

 

Aggiunse subito Thor.

Loki lo fissò di nuovo con quel suo sguardo capace di scoprire la minima bugia e ammiccando con aria complice per ricordagli che nessuno può ingannare il dio degli inganni.

 

-Dimmi, davvero non te lo aspettavi? Credevi che mi sarei lasciato riportare in cella così facilmente?-

 

-Certo che mi aspettavo un tentativo di fuga! Ma quello che hai fatto tu è stato… eccessivo-

 

Si fermò a corto di parole.

Dannazione, lui non era mai stato bravo a mentire, anzi la sua caratteristica era sempre stata (come diceva Loki) dire le cose senza prima farle passare dal cervello.

E in quel momento, se non si fosse costretto a tacere, avrebbe rivelato a Loki che lo aveva ferito il fatto che fosse stato tanto cinico da continuare a fingersi morto mentre lui si disperava su quello che credeva il suo cadavere.

Una cosa del genere gli sarebbe costata espressioni di dileggio per il suo sentimentalismo per  il resto della vita e anche dopo, nel Walhalla o in Hel.

 

-Eccessivo dici? Vuoi spiegarmi come mai questa strana definizione?-

 

-No, non voglio- Tagliò lui brusco –Piuttosto, dimmi tu cosa ci fai qui. Adesso che so che sei vivo tutta la tua commedia ha perso senso, no? Devi essere in grave difficoltà per esserti fatto vedere da me-

 

Loki strinse le labbra e distolse lo sguardo.

In quel momento era il ritratto della desolazione, con i capelli lunghi che ricadevano in ciocche scomposte, le spalle abbattute ed il viso tirato.

Aveva persino gli occhi lucidi.

“Non farti imbrogliare!” si ammonì mentalmente Thor “Ricorda che è riuscito a farti credere di essere un corpo senza vita!”

 

-Hai ragione tu, Thor. Sono molto in difficoltà e rivelarmi a te è un gesto disperato-

 

Loki stese la mano destra davanti a sé, mentre nella sinistra stringeva il suo pugnale.

Lo sollevò in alto e prima che Thor potesse capire cosa stava facendo lo calò con forza sul palmo della destra.

La lama uscì dal dorso e Loki cadde in ginocchio gridando di dolore.

 

-Loki! Dannazione, ma che hai fatto?!-

 

Thor fece per muoversi verso di lui per soccorrerlo ma Loki lo bloccò con un secco “no”.

Si strappò il pugnale dalla carne e sollevò la mano insanguinata verso di lui.

 

-Adesso ascoltami, fratello, perché per questo sangue giuro che non ci sarà menzogna nelle mie parole-

 

Thor non poté fare niente: era il giuramento del sangue e lui era obbligato ad ascoltare Loki fino alla fine.

Neanche l’Ingannatore avrebbe potuto giurare il falso in quelle circostanze, altrimenti il suo stesso sangue si sarebbe mutato in veleno e lo avrebbe ucciso.

Loki si alzò in piedi tremando e stringendo i denti per il dolore, e parlò con la mano destra bene in vista.

 

-Io, Loki di Asgard, ho bisogno di asilo. Sono scappato e mi sono nascosto per tanto tempo ma adesso gli incantesimi che mi tengono celato agli occhi del guardiano Heimdall sono diventati inutili, ed in ogni caso non posso più mantenerli. Adesso ho bisogno un posto dove poter riposare e stare al sicuro per un po’ di tempo. Ti chiedo protezione come esule e come ospite-

 

Tacque in attesa della sua risposta, ed ancora una volta Thor gli lesse in viso quell’espressione che diceva “sono nelle tue mani, ti prego, non spezzarmi” resa ancora più straziante dai tremiti che gli scuotevano il corpo.

“Ha giurato sul suo sangue, deve aver detto la verità”

“È Loki! Non sai fino a che punto può realmente spingersi”

Thor gli si avvicinò un po’, scrutandolo intensamente per cercare di capire dove fosse il trucco quella volta.

Non vide niente a parte dolore, e non solo fisico.

 

-Come posso sapere che non è un’illusione anche questa?-

 

Gli chiese sospettoso.

Si impose di ignorare la sua espressione sofferente, anche a costo di ferirlo, perché non aveva nessuna intenzione di farsi imbrogliare di nuovo.

Loki gli rispose con un sorriso amaro.

 

-Allora è vero: chi mente sempre, poi non viene creduto proprio nel momento in cui dice la verità-

 

Thor non gli rispose, continuò a fissarlo.

Non si sarebbe lasciato ingannare da quell’ennesimo tentativo di farlo sentire in colpa: se Loki voleva la sua fiducia doveva dimostrare di meritarla.

 

-Le illusioni scompaiono-

 

Disse Loki dopo un lungo silenzio.

Fece un paio di passi verso di lui e gli tese entrambe le mani.

 

-Prenditi tu stesso la prova che non ti sto mentendo-

 

Lo invitò con espressione seria.

Thor guardò la mano destra sfregiata e sanguinante, poi la sinistra che aveva stretto il pugnale, infine guardò il volto di suo fratello.

Ora esprimeva determinazione, e forse un leggero disappunto per non essere creduto l’unica volta che diceva il vero.

Da parte sua Thor ne aveva abbastanza dell’incertezza.

Lo avrebbe toccato, e se quell’immagine di Loki fosse svanita come la precedente giurò a se stesso che non gli avrebbe mai più concesso alcuno spiraglio di fiducia, neanche se Loki lo avesse supplicato in ginocchio.

Se invece quello fosse stato veramente Loki…

Gli afferrò entrambi gli avambracci con un movimento rapido.

 

-Ahi!-

 

Thor sentì a malapena il lamento che Loki si lasciò sfuggire quando lui gli urtò la mano ferita.

Era lui! Era veramente suo fratello e per una volta gli aveva detto la verità!

Continuò a stringergli le braccia poco sopra i polsi, per accertarsi che fosse vero.

Era vero. Era Loki, che ricambiava debolmente la stretta.

Qualcosa di simile alla gioia si risvegliò nel petto di Thor.

Più tardi, forse, avrebbe rifilato a Loki tutte le sberle che meritava per quel trucco ignobile del fingersi morto, ma per il momento era troppo felice di vederlo vivo ed incolume.

E, per una volta, sincero.

 

-Adesso sei convinto, Thor? Sono io-

 

Disse Loki con un aria quasi timida.

E Thor non vide il bugiardo che gli aveva mentito sulla morte di suo padre o quello che lo aveva colpito a tradimento mentre lui gli offriva una possibilità di riappacificazione, vide invece il fratello con cui era cresciuto e quello che, nonostante tutto, su Svarthalfehim gli aveva salvato la vita.

Quello bastò a spazzare via gli ultimi dubbi.

Strinse la presa sui polsi di Loki mentre faceva la sua promessa.

 

-Io, Thor, figlio di Odino, ti accolgo nella mia casa. Da questo momento sei protetto dal sacro vincolo dell’ospitalità. Mi impegno a proteggerti come fratello, amico e alleato-

 

Loki lasciò andare un’espressione di sollievo, e a sua volta promise solennemente.

 

-Ed io mi impegno a rispettare te, la tua casa, la tua sposa ed i tuoi beni, e ad onorare l’ospitalità che mi concedi-

 

Thor sorrise.

Era tutto perfetto in quel momento: erano in equilibrio e forse per la prima volta dopo secoli avevano ritrovato l’antica complicità e riuscivano a capirsi.

Solo in quel momento si accorse che avevano giurato con la stessa solennità che se fossero stati al palazzo reale di Asgard, e non in una casa di poche stanze a Midgard.

Era normale.

Dopotutto loro erano figli di Odino e principi di Asgard, non importava in quale dei nove mondi si trovassero.

 

-Loki… fratello-

 

Gli lasciò andare i polsi, ma solo per stringerlo in un abbraccio.

 

-Ehm… Thor… questo è imbarazzante, fuori luogo ed assolutamente non necessario-

 

Mugugnò Loki con il viso schiacciato contro la sua spalla.

Lui lo ignorò.

 

-Sul serio, ti sono grato per l’ospitalità, ma ti sarei ancora più grato se adesso mi lasciassi andare-

 

Thor lo ignorò ancora.

In quel momento aveva solo bisogno di sentire Loki vicino e non gliene importava niente delle sue proteste.

 

***

Avrebbe voluto chiedere a Loki tante cose, ma aveva anche capito che suo fratello era stanco.

Gli aveva preparato la stanza degli ospiti ed aveva insistito per bendargli la mano.

Sapeva benissimo che non ce n’era alcun reale bisogno, ma lo stesso Thor voleva fare qualcosa per lui.

 

-Dimmi, Thor… hai pensato che aiutare me potrebbe crearti dei problemi?-

 

Gli aveva chiesto Loki.

Ad esempio l’esercito di Asgard al completo che marcia in assetto di combattimento nel vialetto di casa.

Lui aveva risposto con un alzata di spalle.

 

-Se avrò dei problemi li affronterò-

 

-Li affronteremo insieme-

 

Thor aveva alzato la testa di scatto, e subito aveva incrociato lo sguardo divertito di Loki.

 

-Che c’è? Ne sei sorpreso, fratello? So bene di essere una castagna bollente e che avere a che fare con me è una cosa che tutti i nove regni eviterebbero accuratamente. Per questo apprezzo molto quello che stai facendo per me. Credevi che mi sarei dileguato come un vigliacco appena avessi fiutato aria di pericolo? Lasciando te ad affrontare da solo ogni conseguenza? Non sarebbe un modo corretto di “onorare l’ospitalità”, non credi?-

 

Thor non gli rispose direttamente, invece gli fece a sua volta una domanda.

 

-Verranno a cercarti, lo sai?-

 

-Lo so- rispose Loki guardando lontano, poi riportò lo sguardo su di lui -E tu? Tu lo sai?-

 

“Sarai disposto a batterti per me quando verranno a prendermi?” era la vera domanda.

 

-Sì, lo so-

 

“Ti difenderò. Non voglio perderti di nuovo”

 

Erano rimasti in silenzio per un po’, ognuno perso nei propri pensieri, finché Loki non si era deciso a dire qualcosa.

 

-Sai, Thor, non ero sicuro che tu avresti accettato di aiutarmi. Te l’ho detto, venire a cercare te è stata una mossa disperata. Comunque… grazie-

 

Lui aveva annuito.

 

-Spero che ti troverai bene qui da noi-

 

****

 

Dal momento in cu aveva promesso di prendere Loki sotto la sua protezione, Thor sapeva che avrebbe avuto problemi.

Era dannatamente vero: il dio degli inganni era una castagna bollente da maneggiare con molta cura.

Ma prima di tutto era suo fratello, che gli aveva chiesto ospitalità perché non aveva un altro posto in tutti i nove regni in cui sperare di trovare un po’ di comprensione.

Questo pensiero gli faceva sorgere spontaneo e più forte che mai l’istinto di proteggerlo, anche se probabilmente con la sua decisione di dargli asilo avrebbe scatenato di nuovo l’ira di Padre.

Fuori, un fulmine si abbatté molto vicino alla casa.

Un fulmine non naturale, troppo intenso e brillante, a paragone del quale quelli che lui evocava con Mjollnir erano solo deboli guizzi di elettricità.

Thor si alzò dal letto dove era disteso con le braccia dietro la testa.

A quanto pare avrebbe dovuto rendere conto del suo comportamento prima di quanto avrebbe voluto.

 

*****

 

Più tardi, in giardino, un furioso Padre degli dei inveiva contro Thor, che poteva solo starsene a testa bassa sotto quella grandinata di rimproveri.

 

-Ti rendi conto di che cosa hai fatto, razza di sconsiderato?!-

 

Non era la prima volta che Padre gridava contro di lui, ma era la prima volta in assoluto che Thor si sentiva piccolo ed in colpa come da bambino.

Padre non era tanto furioso con lui dai tempi della sua avventura a Jotunheim, ed in quel momento aveva ancora più ragione perché lui aveva probabilmente fatto la più grossa sciocchezza della sua vita.

 

-Lo hai fatto uscire dall’unico posto che poteva contenere i suoi poteri perché eri più preoccupato per la tua umana che per l’incolumità dei nove regni -

 

E considerato che aveva più di cinquemila anni e che di “sciocchezze” ne aveva fatte tante, quella era ancora di più un record nel suo genere.

 

-Poi ti sei fatto ingannare da lui e te lo sei fatto scappare -

 

Aveva appena reso intoccabile Loki, l’essere contro cui Odino era più infuriato nell’intero universo.

Dopo di lui in quel momento ovviamente.

 

-E quando si è ripresentato a te, tu non hai pensato di chiedergli cosa avesse fatto fino a quel momento. No! Tu gli hai concesso ospitalità!-

 

-Padre, io…-

 

-Taci! Il tuo comportamento non ha giustificazioni! Adesso nessuno potrà attaccarlo perché è sotto la tua protezione. Dovrai batterti per difendere chi ha tradito la casa dove sei cresciuto, lo capisci questo? E non potrai neanche scacciarlo dalla tua casa perché gli hai promesso la protezione dell’ospite. Se rompessi la promessa e lo scacciassi diventeresti tu stesso un criminale. Non ti rendi conto di quanto sei stato stolto ad impegnarti con Loki in una promessa del genere?-

 

A interrompere Odino fu la voce beffarda di Loki.

 

-Calma, calma, Padre degli dei. Non vedo il motivo di tutto questo subbuglio-

 

Persino Odino tacque quando Loki si presentò sulla soglia.

 

-Bene, adesso va molto meglio. È terribilmente disturbante l’idea di dover gridare così contro i membri della propria famiglia, non trovi?-

 

Teneva lo sguardo fisso su Odino, che cieco di rabbia raccolse subito la provocazione a proposito di “membri della propria famiglia”.

 

-Tu! Tu, serpe, sei stato la rovina della mia casa!-

 

Se quell’accoglienza aveva in qualche modo turbato Loki, lui non lo diede a vedere.

Scese lentamente i gradini dell’ingresso e si fermò a poca distanza da loro due, dove rimase a fissare Odino con aria maliziosa, come un ragazzino che si diverte ad aizzare un grosso cane standosene dietro un recinto, sicuro che in ogni caso e per quanto lo desideri il bestione non potrà mai e poi mai raggiungerlo.

 

-Per questo non credo tu possa dare la colpa a me. Vedi, Padre degli dei, la decisione di farmi entrare nella tua casa è stata solo ed esclusivamente tua. Io non ho avuto voce in capitolo, se ben ricordo. O sbaglio?-

 

-Quel giorno ho avuto pietà di una creatura che non ne meritava-

 

Gli ringhiò contro Odino.

Loki gli sorrise con falsa comprensione.

 

-Non prendertela con te stesso, grande Padretutto. Un errore di valutazione può capitare a chiunque ogni paio di migliaia di anni, no?-

 

A quelle parole la rabbia di Odino esplose contro Loki.

Levò in alto la lancia e scagliò un fascio di energia dritto verso di lui.

Lo avrebbe ferito gravemente, o forse addirittura ucciso… se Thor non lo avesse spinto via  con una spallata.

La scarica colpì a metà, ferendoli entrambi, Loki alla spalla sinistra e Thor lungo tutto il braccio destro.

Che bruciava maledettamente, accecandolo di dolore.

 

-Padre, ti prego! Lo sai che devo proteggerlo. Non costringermi a combattere contro di te-

 

Odino rimase a fissarlo con l’unico occhio, chiaramente combattuto tra l’affetto per suo figlio e la rabbia.

Tra loro calò un attimo di silenzio.

 

-Padre…-

 

Cominciò Thor.

Aveva intenzione di spiegarsi, di dirgli che come aveva creato quel danno lo avrebbe riparato e che si sarebbe assunto direttamente la responsabilità per qualsiasi azione di Loki, buona o malvagia che fosse, ma non avrebbe lasciato che nessuno gli facesse del male.

Non ebbe il tempo di farlo.

Un suono strano turbò la quiete della notte, qualcosa che sembrava insieme un rantolo di agonia ed una risata folle.

E infatti Loki, mentre si contorceva a terra dal dolore ed aveva il viso rigato di lacrime, stava con la testa rovesciata all’indietro e rideva.

 

-Oh… non è… meraviglioso?-

 

Sputò fuori a forza.

 

-Sembra proprio… sembra che… che io…-

 

Thor lo raggiunse e si inginocchiò accanto a lui.

In quel momento avrebbe dovuto odiarlo più che mai, ma tutto quello che sentiva era solo una gran pena.

“Fratello. Come siamo arrivati al punto che tu debba costringerci con l’inganno per avere il nostro aiuto?”

Gli sollevò un po’ la testa mettendogli una mano dietro la nuca.

Allora Loki lo guardò con occhi che brillavano di soddisfazione nel viso contratto.

 

-Sembra che… io… vi abbia giocato di nuovo…-

 

_______________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Oh-o! Sono di nuovo qui!

A dare fastidio a Loki e a voi.

Soprattutto a voi. No, soprattutto a Loki. No, soprattutto…

Vabbè, io intanto do fastidio, poi vediamo a chi di più.

Forse è il caso che adesso spiego un paio di cose:

 

0-Loki si appella veramente al vincolo di ospitalità nel poema Lokasenna, solo che lì essendo pura mitologia norrena gli va male.

Altro che ospitalità: finisce legato (con le interiora di suo figlio Vali come corda O_O) in una grotta con un serpente che gli sgocciola veleno in faccia.

Che simpatici gli dei nordici, eh?

 

1-Loki si trova a chiedere aiuto a Thor perché in qualche modo il fatto che si spacciava per Odino è stato scoperto. Ora non pretendete che vi dico come perché non lo so.

 

2-Il vincolo dell’ospitalità è sacro. Avete presente il diritto di asilo di “Notre Dame de Paris” e de “I promessi sposi”? Ecco: quello. L’ospite è sacro e intoccabile, non importa se e di cosa è colpevole. Spero di essere riuscita con questo a spiegare come mai Thor si è cacciato  in un lago di letame con le sue stesse mani.

 

3-Il giuramento sul sangue è il clichè più clichè di tutti i clichè della letteratura fantasy e non, però fa tanto figo e ve lo tenete.

 

4-Loki gioca nel modo più bastardo possibile con i sentimenti di Thor per arrivare dove vuole lui. Ma questa non è una novità.

 

5-“Non vedo il motivo di tutto questo subbuglio” è una delle prime battute di Loki in “The dark world”. Sì, lo so che l’avevate riconosciuta, ma io faccio finta di essere professionale e metto i dovuti crediti.

 

6-Ho la folle speranza di essere riuscita a rendere almeno in parte la recitazione spettacolare di Tom Hiddleston.

 

7-Questo potrebbe essere il primo capitolo di una long fiction, non so, dipenderà dal tempo e dall’ispirazione.

 

Bene, ho finito, ringrazio con un croissant ogni anima buona che è arrivata a leggere fin qui.

 

Ps: spicciatevi a prendere i croissant perché Loki ha una predilezione per quelli alla crema pasticcera e Thor ne finisce un vassoio da solo, quindi rischiate di restare senza.

 

                                                                              Makoto

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un pacato scambio di opinioni tra fratelli ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

 

-Un pacato scambio di opinioni tra fratelli-

 

*

Si era tolto la maglia.

In realtà l’aveva dovuta strappare, primo perché il colpo della lancia di Odino aveva irrimediabilmente bruciato/strappato/rovinato la stoffa di Midgard, e secondo perché, essendo appunto la maglia ormai rovinata, avrebbe perso meno tempo a finire di lacerarla piuttosto a che a toglierla con attenzione cercando di non strofinare sulla ferita fresca.

E terzo perché strappare qualcosa di alternativo alle interiora di Loki lo aveva aiutato a scaricare la tensione senza venire meno alla sua promessa.

Comunque circa sei ore dopo queste operazioni, alle cinque del mattino, Thor si stava ancora insultando mentalmente mentre si muoveva a grandi passi nervosi su e giù per la stanza.

Stupido, stupido, stupido!

Come aveva potuto pensare di essere degno di Hliðskjálf?!

Come aveva potuto pensare di poter essere re se si faceva manovrare così facilmente?

Ripercorrendo con la memoria tutto quello che era successo da quando aveva rivisto Loki si rendeva conto che era stato abilmente ingannato ed era caduto in tutte le trappole che gli erano state tese, una per una.

E davvero, se Thor non fosse stato vincolato dal giuramento dell’ospitalità, con buona probabilità avrebbe rifilato a Loki più che un pugno stavolta!

Prima lo scherzo del pugno che lo aveva fatto sentire in colpa, poi lo stesso scoprire che era uno scherzo lo aveva convinto dell’identità di Loki, di quel Loki che lo prendeva in giro da ragazzo.

Un ricordo rassicurante richiamato alla sua memoria intenzionalmente per scacciare le successive versioni di Loki, in cui gli “scherzi” diventavano sempre meno divertenti e sempre più mirati a fare qualche danno.

Poi c’era stato il continuo altalenare di Loki tra un atteggiamento di dignità ed uno di emotività fragile, sicuramente creato ad arte per fare sentire lui in colpa in modo da indurlo a volerlo proteggere.

Ed infine il colpo da maestro: il giuramento del sangue.

Loki aveva distratto la sua attenzione con quello squarcio esagerato sulla mano in modo che lui non dubitasse minimamente delle sue parole.

E del resto davvero “non c’era stata menzogna nelle sue parole” c’era stato solo molto meno della verità.

E lui non era stato in grado di accorgersi che in realtà Loki gli stava nascondendo cose fondamentali, troppo preso dallo stupore del vederlo ancora vivo e dall’emotività nel vederlo sanguinante, solo al mondo e bisognoso di asilo.

Asilo che lui gli aveva concesso senza esitazione, anzi come se fosse lui a dovere qualcosa a quell’imbroglione!

E soprattutto non poteva perdonare a Loki di averlo fatto passare per stupido davanti a Padre.

Però a pensarci bene quella era stata la prima volta dopo secoli che Odino era arrabbiato con entrambi i suoi figli a pari merito.

Si erano persino spartiti la punizione da bravi fratelli!

Thor si era gettato a proteggerlo perché era ancora fermo nella sua convinzione che Loki volesse prendersi anche con la forza o con l’inganno l’affetto che sentiva che loro gli stavano negando, adesso invece gli sorgeva il dubbio che a Loki non importasse proprio niente di lui e del suo affetto.

Aveva solo abilmente manovrato la scintilla di amore fraterno che lui non era mai riuscito a spegnere e l’aveva usata a proprio vantaggio per crearsi un rifugio.

Ora Loki era come un parassita impiantato in un organo vitale: impossibile da estirpare se non condannandosi a morte.

Thor colpì il muro per la rabbia.

Non troppo forte, per non sfondare la parete. Jane non avrebbe approvato.

Comunque fosse ormai il danno era fatto: Loki era sotto la sua protezione, comunque l’avesse ottenuta, ed era intoccabile.

Soprattutto lo faceva infuriare il fatto che Loki avesse giocato con i suoi sentimenti muovendoli come pedine dei suoi scacchi.

E faceva incredibilmente male.

Possibile che Loki non provasse assolutamente nulla per lui?

Non aveva neanche per un momento sentito il legame fra loro forte e profondo come una volta?

Decise che glielo avrebbe chiesto.

No. Loki gli avrebbe mentito. O non gli avrebbe risposto.

 

-Dannazione!-

 

Imprecò a voce alta.

Davvero quella era l’unica via? Suo fratello era nella sua stessa casa, a pochi metri da lui e tutto doveva risolversi ad un accordo estorto con l’inganno e mantenuto per obbligo?

No, Thor non lo avrebbe mai accettato.

Cercò di calmarsi facendo un paio di respiri profondi.

Bene.

Loki lo aveva ingannato più che mai.

Loki gli aveva fatto credere di essersi sacrificato per lui.

Loki aveva finto per due maledettissimi anni di essere suo padre, dannazione!

E chissà come aveva riso ogni volta che lui andava a chiedergli consiglio!

Quel poco di calma acquistata a fatica evaporò all’istante.

“Maledizione, Loki, come hai potuto?!”

E quella volta che lui, convinto di parlare con Odino, aveva confessato a cuore aperto di odiarsi per non aver saputo fare niente per capire Loki e per proteggerlo dalle sue stesse azioni?

Allora…

Allora Odino, no, Loki, accidenti, era sempre stato Loki! gli era sembrato a disagio e poi strano. Come se avesse voluto dirgli cose che non poteva assolutamente dire.

Lui aveva attribuito quella reazione alla scarsa capacità del padre di esprimere le proprie emozioni. Odino era un guerriero ed un re, dopotutto.

Ma quello non era Odino.

Era Loki.

Che si era appena sentito dire che suo fratello lo amava nonostante tutto.

Forse aveva avuto la tentazione di rivelarsi a lui in quel momento, ma poi non lo aveva fatto.

Forse perché preferiva essere amato da morto che essere insultato per una menzogna da vivo.

A quel pensiero fu la rabbia a sparire.

Se già una volta Loki non era rimasto insensibile forse valeva la pena provare di nuovo.

Doveva concedere ancora una possibilità, non solo a Loki, ma anche a se stesso.

 

**

 

Si fermò davanti alla porta della stanza degli ospiti.

E ci rimase.

Per parecchi minuti.

Dall’interno non proveniva alcun rumore, ed ogni volta che alzava la mano per bussare poi ci ripensava e lasciava ricadere il braccio lungo il fianco.

Al quarto tentativo fallito la voce di Loki da dietro la porta lo sorprese.

 

-Puoi entrare. Dopotutto è casa tua-

 

A quel punto non aveva più senso aspettare ancora.

Thor mise mano alla maniglia… e quella scomparve sotto le sue dita.

Come il resto della porta.

 

-Ma cosa…? Loki!-

 

La porta non era mai stata chiusa.

Era solo un’illusione di Loki per osservare tutto senza essere visto come da dietro un vetro polarizzato, e nel caso specifico aveva osservato per un bel po’ di tempo il dio del tuono impalato come un deficiente davanti al vuoto.

Loki era seduto sul letto con la schiena appoggiata al muro e le gambe che sporgevano, e lo osservava con il sorrisetto furbo che Thor aveva imparato a conoscere bene.

Come Thor, anche lui si era tolto i vestiti rovinati ed era rimasto a torso nudo, con le ferite ed il sangue rappreso che gli decoravano la pelle pallida tra la spalla e la clavicola.

“Non gli ho neanche detto se voleva pulirsi”

Realizzò Thor con un po’ di senso di colpa.

 

-Loki…-

 

-Sì, sono sempre io. Forse avresti preferito qualcun altro, ma devi accontentarti di me-

 

Thor ignorò la provocazione.

Aveva la sgradevole impressione che Loki, una volta ottenuto lo scopo di piazzarsi in casa sotto la sua protezione, non avrebbe più avuto niente dell’atteggiamento docile e fragile con cui si era presentato la sera prima.

 

-Perché hai creato l’illusione della porta? Lo sai che qui non verrà nessuno, né da Asgard né dallo SHIELD. Ho giurato di proteggerti-

 

Loki annuì con aria distratta.

 

-Nobili parole, fratello, ma se non ti spiace io preferisco controllare da me. Comunque sia, a che devo l’onore della tua visita? Non ho ancora fatto nulla che possa giustificare un tuo rimprovero. Se invece vuoi esprimere la tua giusta indignazione per come ti ho raggirato… , sei un po’ in ritardo. Per le rimostranze ti aspettavo già un paio di ore fa-

 

Loki aveva lo stesso aspetto di quando Thor era andato a trovarlo in cella dopo l’attacco di Malekith e la morte di Frigga.

La smorfia sprezzante c’era sempre, ma si vedeva che era stanchissimo e provato.

Thor non ebbe il coraggio di rispondergli a tono.

 

-Non sono venuto per fare rimostranze. Volevo solo dirti… io… ho bisogno anche io di tempo per guarire. Posso passare questo tempo con te?-

 

Per un attimo Loki lo guardò sorpreso, poi a lungo con fare calcolatore.

Alla fine gli indicò il posto accanto a lui con un cenno secco della testa.

Thor gli si sedette accanto, abbastanza vicino da poterlo toccare allungando di poco la mano.

Per un po’ rimasero in silenzio, le ferite che combaciavano perfettamente.

 

-Allora? Niente prediche, fratello?-

 

Thor scosse la testa.

 

-Non sei in collera con me? Non ti credo-

 

-Sono in collera, sì, ma soprattutto sono amareggiato. Se tu mi avessi raccontato la verità ti avrei aiutato lo stesso. Aiutarti se sei in difficoltà per me è più importante che punirti per i tuoi crimini. Credevo che almeno questo ti fosse chiaro. Non hai alcuna fiducia in me, Loki?-

 

Loki fece un’alzata di spalle.

 

-A parte il fatto che mi hai minacciato di morte molte volte, cosa che è alquanto in contrasto con le tue parole di adesso, ma insomma, via, non immagini cosa sarebbe successo? Se tu mi avessi aiutato di tua volontà Odino ti avrebbe considerato traditore e forse avrebbe mosso guerra contro di te. Non che la cosa mi sarebbe dispiaciuta, sia chiaro, ma come avrei potuto avere riposo, con voi che combattevate nella stanza accanto?-

 

Thor dovette ammettere tra sé e sé che il ragionamento filava.

 

-Avanti, Thor, già che sei qui fammi la predica e togliamoci il pensiero tutti e due-

 

Sbuffò Loki annoiato dopo altro silenzio.

 

-No, Loki, niente prediche. Te l’ho detto, voglio solo stare qui, senza litigare con te e senza rinfacciarci niente almeno per qualche ora. Possiamo?-

 

In risposta Loki fece un sospiro e si lasciò andare all’indietro contro la parete ad occhi chiusi.

Non diede segno di approvazione né di disaccordo, ma Thor era ragionevolmente sicuro che il fatto che non ci avesse messo troppo impegno a farlo sloggiare a forza di frecciate impietose fosse un segno che Loki quantomeno tollerava la sua presenza.

O forse era solo troppo stanco.

Rimasero uno accanto all’altro in silenzio per ore, finché non sorse il sole.

Anche Thor aveva chiuso gli occhi e cercava di indovinare Loki da altri dettagli, come il respiro ed eventuali movimenti.

Non c’era niente, neanche tensione nel suo corpo.

All’improvviso Loki emise un lamento e abbandonò la testa sulla sua spalla.

Thor sussultò per il movimento inaspettato ed aprì di scatto gli occhi per controllare.

Niente di grave: Loki si era solo addormentato.

Il suo sonno sembrava dovuto più allo sfinimento che ad una reale rilassatezza, ed era un sonno inquieto che gli faceva contrarre spesso il viso come se qualcosa lo stesse tormentando.

Tuttavia era un inizio.

Due nemici non potranno mai addormentarsi insieme.

Con questo pensiero Thor appoggiò a sua volta la testa al muro e sospirò di sollievo.

Poco dopo dormiva anche lui, e si trovò ad appoggiarsi a sua volta ai capelli neri di suo fratello.

 

***

 

-Thor-

 

Una voce lo chiamava.

 

-Thor-

 

No, non voleva ancora svegliarsi.

Non dopo quel bel sogno in cui Loki era vivo e con lui.

 

-Thor! La mia testa, grazie-

 

Si svegliò definitivamente di soprassalto.

 

-Era ora!-

 

Ah, bene! La buona notizia era che Loki era davvero con lui, la cattiva era tutto il resto, da quando era arrivato, al come e al perché.

Per finire col fatto che Thor gli aveva incastrato la testa tra la propria tempia e la spalla, cosa che probabilmente si sarebbe sentito rinfacciare a vita.

 

-Scusa, non volevo-

 

Borbottò in imbarazzo.

Intanto il sole era alto nel cielo e Thor stimò che fossero le prime ore del pomeriggio.

Le ferite si erano completamente rimarginate, restava solo da pulirsi.

Thor scrutò Loki e trovò che aveva delle occhiate vistose, come se il sonno non lo avesse riposato del tutto.

 

-Vieni con me-

 

-Dove?-

 

Gli chiese Loki subito sulla difensiva.

Forse temeva che l’ospitalità ottenuta con l’inganno gli sarebbe stata strappata via.

 

-Vuoi forse restare così? Hai bisogno di pulirti e di trovare qualcosa da metterti perché non posso lasciarti andare in giro per casa mezzo nudo. Su, vieni con me-

 

In bagno prese due asciugamani e le strizzò sotto il getto d’acqua calda del lavandino, poi ne porse una a Loki.

 

-Grazie-

 

Gli rispose lui.

Il tono era cortese ma rigido e formale, non quello che ci si sarebbe aspettato tra due fratelli.

Non si scambiarono neanche una parola mentre si toglievano di dosso il sangue rappreso.

 

-E adesso?-

 

-I vestiti-

 

Rispose lui con sicurezza.

 

-Ti avverto, Thor: io non ho nessuna intenzione di indossare i patetici abiti di questo mondo. Ho dovuto farlo una volta per necessità e non intendo ripetere l’esperienza-

 

Thor non sapeva se essere contrariato per la superbia del fratello o divertito perché in quelle circostanze si preoccupava di una cosa banale come i vestiti.

 

-Sei sopravvissuto a cose peggiori mi pare-

 

E infatti poco dopo Loki indossava una sua maglietta a maniche lunghe grigia, dei pantaloni di tuta neri ed un’espressione facciale disgustata.

I vestiti avrebbero dovuto essere di Thor, ma la sua brutta abitudine di non misurare le cose prima di acquistarle glieli aveva fatti comprare troppo piccoli e lui non aveva mai potuti metterli.

Jane non aveva approvato, ma non del tutto.

 

-Ti donano, sai?-

 

Lo prese in giro Thor.

Loki si bloccò in mezzo al corridoio e lo guardò malissimo, con le labbra ridotte ad una linea sottile.

 

-Sì, certo. Adesso possiamo per favore smetterla con la commedia dei bravi fratellini?-

 

“Ah, ecco, ci siamo arrivati”

 

-Lo so che non ti piace quello che ho fatto. Ti spiace non fare l’ipocrita e dirmi chiaramente che mi spaccheresti tutte le ossa?-

 

Thor si trovò inaspettatamente a sorridere.

Al dio degli inganni dava fastidio l’ipocrisia?

 

-Hai ragione, Loki. Hai perfettamente ragione-

 

Loki sembrò soddisfatto dalla sua risposta.

 

-Bene, allora mettiamo subito in chiaro come saranno i nostri rapporti da ora in poi, figlio di Odino. Dunque… per cominciare io non sono qui in visita di cortesia e tu non hai bisogno di sforzarti ad essere gentile con me. Non voglio la tua comprensione e non sono interessato a patetici tentativi di riavvicinamento familiare. L’unica cosa che chiedo è una stanza dove starmene in pace: io non uscirò e tu non entrerai, io non ti imporrò la mia presenza più dello stretto necessario e tu farai altrettanto. Per quanto riguarda la tua midgardiana puoi stare tranquillo: ai miei occhi non esiterà neanche. E appena potrò andarmene me ne andrò. È tutto chiaro?-

 

Loki aveva parlato preciso come sempre ed era riuscito a fargli capire perfettamente cosa si aspettava da lui: indifferenza.

Thor non era d’accordo.

Voleva fare capire a suo fratello che sì, era arrabbiato con lui, ma il fatto che fosse arrabbiato non significava che lo volesse cancellare per sempre dalla sua vita o che volesse picchiarlo/mutilarlo/ucciderlo.

 

-Va bene, Loki, ti sei spiegato. Adesso però parlo io. E tu mi ascolti-

 

Loki roteò gli occhi annoiato.

 

-No, non fare quella faccia. Tu mi ascolti sul serio… e stavolta non mi precipiterà addosso Ironman ad interrompermi-

 

-Credimi, sarei felice di vederlo in questo momento-

 

Brutto segno.

Se Loki dichiarava di preferire un incontro con Tony Stark ad una chiacchierata con lui era davvero un brutto segno.

 

-Stai a sentire. Tu vuoi che io ti ignori, bene, ma io no. Io voglio provare a risolvere… bè… qualunque casino sia successo tra di noi. Te lo chiedo come favore… e come padrone di casa. Non puoi rifiutare e lo sai-

 

-Aspetta… stai giocando sporco-

 

Thor gli sorrise apertamente.

 

-Eh, sì! Imparo dal migliore-

 

Loki si rabbuiò ancora di più, evidentemente contrariato dall’idea che il suo stratagemma si ritorcesse contro di lui in modo del tutto imprevisto.

Se il padrone di casa chiede un favore al suo ospite questo è moralmente obbligato ad accettare.

Ne andava dello stesso vincolo di ospitalità che si era creato tra i due.

 

-Hai ragione, non mi posso rifiutare. Che cosa hai in mente?-

 

-Sei mio ospite, quindi lascerò scegliere a te. Lo sai come si risolvono le dispute private ad Asgard, non è vero?-

 

Loki fece un’espressione a metà tra il disgusto ed il terrore.

 

-Oh, no… no, aspetta…-

 

-Oh, sì invece! O ubriacarsi insieme o combattere. Scegli tu-

 

-Thor, aspetta… non è il caso di…-

 

-Scegli-

 

Gli intimò Thor ancora una volta.

 

-Ah, sì? Bene, sceglierò io. Combattiamo-

 

Thor lo sapeva che Loki avrebbe scelto così, ed in fondo gli andava benissimo.

 

-E va bene, ma non in casa, meglio uscire- Lo precedette in corridoio ed aprì la porta d’ingresso -E non preoccuparti: cercherò di non farti troppo male-

 

Loki lo gelò con uno sguardo prima di oltrepassarlo.

 

-Ospitalità o meno, figlio di Odino, prepara il tuo funerale-

 

****

 

Ecco, magari non era il suo funerale, ma ne era un’anticamera fin troppo realistica.

Thor era forte, ma Loki era qualcosa di più.

Era letale.

Non forte come il fratello ma molto più rapido e preciso.

Le sue mosse erano perfettamente controllate, calibrate per fare dannatamente male con il minor sforzo possibile.

Indossavano tutti e due abiti midgardiani, non avevano certo pensato a cambiarsi, e senza l’armatura i nervi ed i tendini di Thor erano alla mercé di quelle stilettate inferte a mani nude.

I pugni di Thor facevano male e mandavano regolarmente Loki a rotolare parecchi metri più in là nell’amena campagna inglese, ma due dita di Loki conficcate nel costato erano ancora peggio, specie se seguite da una gomitata alla nuca.

E la cosa che dava un buon vantaggio a Loki era che riusciva a pianificare con esattezza la mossa successiva.

Meno male che, essendo in un posto deserto in mezzo alla campagna (lo stesso posto dove Thor aveva imparato ad andare per scatenare le sue tempeste) nessuno li avrebbe mai visti.

Thor riuscì per puro caso a schivare il colpo di taglio di Loki, colpo che si abbatté sull’articolazione della spalla facendo molto più male a Loki che a Thor, se fosse andato a segno sui tendini tra il collo e la clavicola come avrebbe dovuto.

 

-Dann…!-

 

Thor approfittò di quell’attimo per colpire il fratello e mandarlo a terra ancora una volta.

Quella volta però Loki si rialzò con una certa fatica, anche se con una risata rauca.

 

-Ah! Finalmente ti riconosco, figlio di Odino! Cominciavo a credere di aver sbagliato indirizzo-

 

Lui gli si avvicinò e lo spedì di nuovo a terra, dove lo bloccò posandogli un ginocchio sul petto.

 

-Loki, non ti pare il caso di smetterla adesso?-

 

Loki gli rise in faccia.

 

-E perché mai? Non ti stai divertendo almeno quanto me, fratello?-

 

Prima che Thor potesse rispondergli Loki lo colpì con una ginocchiata alla coscia e gli fece perdere l’equilibrio.

Le posizioni si ribaltarono per un attimo, con Thor a terra e Loki che si era ripreso, ma solo l’attimo sufficiente a Loki per caricargli un destro alla mascella e tirarsi subito fuori dalla sua portata.

In quel momento Thor capì due cose.

La prima era che Loki aveva sviluppato un metodo di combattimento proprio, e questo forse significava non era più ossessionato dal confronto con lui.

La seconda era che Loki, in fondo, non stava combattendo per fargli veramente male.

C’era stato un attimo in cui la gola di Thor era stata completamente esposta, e se Loki in quel momento lo avesse colpito alla gola con un taglio o anche solo con due dita mirando all’osso ioide, Thor avrebbe riportato danni gravi.

Invece Loki aveva usato un pugno, cosa che non aveva ancora fatto.

 

-Perché, Loki? Perché vuoi continuare a combattere?-

 

-Tu mi hai lasciato solo due scelte, ricordi? Preferisco vederti ferito che ubriaco. Credimi, da ubriaco sei uno spettacolo troppo disgustoso-

 

Thor si rimise in piedi.

 

-Dobbiamo continuare?-

 

Loki per rispondergli si preparò per un colpo al viso, e mentre Thor era convinto di riuscire a pararlo, lui lo colpì con un calcio alle costole fluttuanti.

Costole di cui almeno due su tre finirono incrinate.

 

-Agh! Ma perché, Loki? Perché tutto questo astio nei miei confronti? Sei arrabbiato con me perché non ti ho lasciato conquistare Midgard? O perché ti ho portato in cella? O perché non ho saputo aiutare Madre? Dimmi perché, Loki!-

 

Il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore, e Thor capì che era sulla strada giusta per capire almeno in parte suo fratello.

 

-Taci! Non osare nominare Frigga!-

 

-Loki, te lo giuro! Avrei voluto esserci io al posto suo. Avrei dovuto esserci io!-

 

-E allora perché non ci sei stato, maledizione!-

 

Stavolta Thor non fece nulla per evitare il colpo.

Quello che aveva scansato prima, sui tendini del collo, e cavolo se faceva male!

 

-Perché invece di te o di Odino ho fatto del male a lei?!-

 

-Cosa?-

 

-Sì, Thor, è così! Sono stato io! Nelle segrete ho indicato io alla creatura di Malekith come arrivare alla sala del trono-

 

Loki lo colpì di nuovo, stavolta al plesso solare, affondando un pugno a zampa d’orso.

Thor si piegò in due per il dolore.

“Ma cosa sta dicendo?”

Si accorse troppo tardi che Loki lo aveva afferrato per i capelli.

 

-Hai capito adesso?- Loki sottolineava ogni parola con un pugno in faccia -Io ho indicato a quel mostro le scale che portano direttamente alla sala del trono perché volevo vedere te e Odino bruciare come meritavate… ed invece ho ucciso Madre! Sono! Stato! Io! -

 

Thor crollò in ginocchio quando finalmente Loki lasciò la presa.

“La sala del trono? Perché parla della sala del trono?”

Accanto a lui ci fu un tonfo attutito.

Loki si era lasciato cadere a terra di schiena esausto e ansimante.

 

-E adesso che lo sai… se vuoi ammazzarmi… fai pure-

 

Thor si prese un po’ di tempo per riordinare le idee.

Accidenti se Loki gli aveva fatto male!

, lo scopo di combattere o di ubriacarsi insieme era proprio quello di tirare fuori tutto nel modo più spontaneo possibile, e forse con Loki aveva funzionato anche troppo: quello che tutti avevano sempre preso in giro per la scarsa attitudine al combattimento si era trasformato in una furia scatenata che aveva scaricato su di lui tutta la rabbia e la frustrazione che provava verso se stesso.

Thor si lasciò cadere accanto a lui.

Per quello che lo riguardava il combattimento era chiuso.

 

-Loki, ascolta… non è stata colpa tua-

 

Non lo guardò, invece mentre parlava tenne lo sguardo fisso sul cielo.

Era il crepuscolo e una foschia dorata copriva le colline ad est, dove il sole era appena tramontato.

 

-La creatura di Svarthalfehim e Malekith sono arrivati nella sala del trono, è vero, magari con le tue indicazioni, ma Madre non era lì. Madre era nei suoi appartamenti. Era con Jane. Malekith seguiva l’Aether, quindi chiunque fosse stato con Jane in quel momento sarebbe stato in pericolo. Purtroppo con lei c’era Madre-

 

Si sollevò su un gomito per scrutare la reazione di Loki.

Lui era rimasto inerte, ad occhi chiusi.

 

-Loki, non è stata colpa tua-

 

Ripeté di nuovo.

Stavolta Loki ebbe un fremito sotto le palpebre e le sue dita artigliarono la terra.

Non gli disse nulla e Thor pensò bene di fare altrettanto.

Passarono lunghi minuti in cui ognuno dei due rimase immerso nei suoi pensieri.

 

-Sei stato uno sciocco a liberarmi dal peso del senso di colpa- Disse piano Loki -Avresti potuto usarlo per controllarmi. Riesci ad immaginarlo? Startene a guardare il rimorso che mi consumava giorno dopo giorno fino a ridurmi alla pazzia? Alla fine sarei stato completamente innocuo, proprio come tu ed il padre degli dei sperate tanto ardentemente-

 

Thor non gli rispose.

Non c’erano parole per spiegargli cosa provava in quel momento, e comunque lui non le avrebbe sapute usare o Loki avrebbe finito per ritorcergliele contro.

Invece gli prese la mano.

Loki si scansò con uno scatto.

Non voleva comprensione, dopotutto glielo aveva già detto.

Thor si alzò da terra cercando di ignorare la fitta al petto che il rifiuto di suo fratello gli aveva causato.

 

-Per il momento sospendiamo il combattimento, sei d’accordo, Loki? -

 

Anche Loki si rialzò.

 

-Sì, sono d’accordo. Per il momento-

 

_________________________________________________________________________________________________________________________________

 

 

Cantuccio dell’Autore

 

Namasté!

Alla fine ho deciso che vale la pena continuare questa fiction.

Ora, visto che non è più un capitolo solitario sperduto nei meandri di EFP, mi pare giusto ringraziare Gleenchester, Calliope82, jensen girl, LokiD, Merihon e RachelElizabethHolmes che l’hanno messa tra le storie seguite/preferite/ricordate e Titu che mi ha regalato una delle più belle recensioni che ho mai ricevuto da persona ancora sconosciuta, anche sull’altra mia fiction “Under disguise  *stritola Titu in un abbraccio*

Adesso passiamo alle mie scemenze.

 

1-Nel testo c’è un errore enorme, fatto apposta da me per giocare un po’ (sì, sono scema e non ho niente di meglio da fare) riuscite a trovarlo?

 

2-Lo stile di combattimento corpo a corpo che immagino adatto a Loki è l’arte marziale Aikido.

 

3-Loki è perfettamente in grado di mettere in seria difficoltà Thor o chiunque altro (a parte forse Hulk) in un corpo a corpo. Piantiamola un po’ con lo stereotipo del povero piccolo Loki che viene regolarmente pestato e non può fare niente per difendersi! *fa circolare petizione a tale proposito*

 

4-Smettetela di fare sorrisetti maliziosi a proposito di Loki e di “corpo a corpo”. Loki is watching you!

 

5-Thor non è uno zoticone ignorante decerebrato e completamente privo di sensibilità. Piantiamola anche con questo stereotipo *altra petizione*

 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

 

                                                                         Makoto

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Rispetto per la padrona di casa... ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

 

-Rispetto per la padrona di casa…-

 

 

*

-Thor, tesoro, sei un paio di miglia orarie sopra il limite massimo di velocità consentito su questa strada-

 

Ebbene sì: il dio del tuono aveva preso la patente e guidava.

Bene, se si eccettuava la sua smodata predilezione per l’acceleratore e la completa indifferenza verso il tachimetro.

I fari illuminavano la striscia di asfalto che scorreva veloce sotto di loro.

 

-Sì… scusa…-

 

La macchina rallentò ed il tachimetro tornò entro i limiti previsti dal codice della strada.

 

-Sei nervoso per Loki?-

 

-Hem…-

 

-Lo prenderò per un sì-

 

Thor rimase concentrato sulla guida e Jane non disse nulla.

Lei non aveva fratelli o sorelle, ma aveva parlato tanto spesso con Thor del suo rapporto con Loki che credeva di capire almeno in parte cosa stesse provando in quel momento.

 

-Io non sono sicuro di aver fatto la cosa giusta-

 

-Aiutare qualcun altro non è mai sbagliato. E poi è tuo fratello-

 

Thor per un po’ non rispose.

Si sentiva solo il ronzio del motore ed il mormorare sommesso di una stazione radio che trasmetteva successi degli anni ’80 e ’90 fino a notte fonda.

“Tina Turner. You are my bestIdentificò subito Jane.

 

-Quello che ha fatto…-

 

-Thor… Thor, ascoltami. Qualunque cosa Loki abbia fatto, tu non devi sentirti in colpa perché gli vuoi bene-

 

Thor ebbe un sussulto e la macchina sbandò pericolosamente.

“Promemoria per me: non scavare a fondo nei suoi stati d’animo mentre è alla guida”

Pensò Jane. Fortuna che era mezzanotte passata e per strada non c’era nessuno.

 

-Siamo quasi arrivati a casa. Adesso entriamo e parliamo con più calma, va bene?-

 

-Io… sì, immagino sia la cosa migliore da fare-

 

-Bravo-

 

Jane si sporse verso di lui e gli posò un bacio sulla guancia.

La macchina sbandò di nuovo, ma stavolta Thor riuscì a controllarla meglio.

Jane si rilassò contro il sedile, predisponendosi a percorrere in tranquillità l’ultimo miglio: chiuse gli occhi ed un sorriso le si disegnò sulle labbra.

Il suo fidanzato era venuto a prenderla in aeroporto.

Il suo fidanzato, un quasi dio proveniente da un altro universo, aveva messo ogni stilla della sua divina determinazione per prendere la patente e poterla accompagnare in macchina.

Ufficialmente Thor aveva detto di “voler prendere familiarità con la civiltà in cui viveva” e quindi con i mezzi di trasporto tipici, invece ufficiosamente Jane aveva saputo da Darcy che Thor era venuto a sapere che le ragazze di Midgard apprezzavano molto che i loro uomini le portassero in giro su quei veicoli.

Praticamente Thor aveva preso la patente per lei, e questo lusingava oltremodo la sua vanità femminile.

 

**

 

-Dov’è adesso?-

 

-Nella stanza degli ospiti. Per la verità è da quattro giorni che sta chiuso nella stanza degli ospiti-

 

-Non è uscito neanche una volta? Per quattro giorni?-

 

-Neanche una volta. O in ogni caso non si è mai fatto vedere da me-

 

Jane cominciò a pensare che il nervosismo di Thor non fosse poi così ingiustificato.

Andiamo, quale essere umano sano di mente passerebbe di sua spontanea volontà quattro giorni  chiuso in una stanza?

Ma Loki non era un essere umano. E a detta di Thor non era neanche sano di mente.

Jane si chiese quando sarebbe stato ufficialmente il momento di iniziare a preoccuparsi.

 

-Va bene, andiamo a vedere se è sveglio, così me lo puoi presentare ufficialmente-

 

In effetti in occasione del loro primo incontro non aveva scambiato più di qualche parola con Loki, un po’ perché lei era intontita dall’Aether e un po’ per il casino che era successo subito dopo.

A quanto aveva capito, anche lei (in qualità di padrona di casa al pari di Thor) doveva dare al suo ospite il permesso di rimanere.

La porta della stanza degli ospiti era chiusa (davvero stavolta, Thor aveva fatto la prova bussando subito).

 

-Non risponde. Che facciamo?-

 

Chiese Jane.

 

-Entriamo lo stesso e lo sveglio-

 

Ma appena aprirono la porta ogni intenzione sgradevole nei confronti di Loki scomparve.

La prima cosa che Jane pensò fu “fragile”.

Loki dormiva scalzo, in una posizione abbastanza scomposta con un braccio di traverso sul viso ed una gamba fuori dal letto.

Aveva addosso un paio di pantaloni troppo larghi ed una canottiera nera che gli lasciava scoperte le braccia.

 

-Thor… è novembre… che cosa ci fa con una canottiera e neanche una coperta addosso?-

 

-Era l’unica cosa che gli andava bene. E poi se non ha voluto mettersi sotto le coperte sono affari suoi, a me ha detto chiaramente che non voleva che entrassi nella sua stanza-

 

Ok, se i rapporti tra i due erano così allora era arrivato il momento di cominciare ufficialmente a preoccuparsi!

 

-Lascia stare, non svegliarlo-

 

-Ma Jane…-

 

-Va bene così, può restare a casa nostra-

 

Thor la guardò con un misto di sollievo e riconoscenza.

Lei lo sapeva perfettamente che Thor, nonostante l’avesse messa in guardia, in realtà voleva che Loki restasse a casa con loro perché fuori da lì sarebbe stato un bersaglio mobile per Asgard, lo SHIELD… e chissà quanta altra gente che aveva fatto arrabbiare in giro per gli universi.

Thor voleva proteggerlo e Jane non se la sentiva di buttarlo fuori da casa.

 

-Aspetta un attimo-

 

Andò verso l’armadio, lo aprì piano per non fare cigolare le ante e ne prese una trapunta.

Dio o qualunque cosa fosse, non le piaceva lasciare Loki in quel modo.

Gliela stese piano di sopra e gliela rimboccò attorno al collo.

In quel momento Loki cercò di muoversi come per sottrarsi al contatto: il respiro divenne affannoso e con il braccio cercava di spostare la coperta e la sua mano.

Forse sentire qualcosa che gli si serrava attorno alla gola mentre era incosciente lo faceva sentire in pericolo.

Jane gli liberò il collo e invece gli accarezzò piano la fronte.

 

-Shh… tranquillo, va tutto bene-

 

In quel momento si sentì ridicola: stava parlando ad un dio come ad un bambino.

Però funzionò.

Poco alla volta e con un ultimo sospiro Loki si lasciò andare.

Jane lo accarezzò un’ultima volta, poi si voltò di nuovo verso Thor.

 

-Adesso è meglio se lo lasciamo riposare, non credi?-

 

-Sì, meglio così-

 

***

 

Erano passati altri tre giorni e di Loki non si era vista traccia.

Jane era assolutamente sconcertata.

Come poteva stare sempre rinchiuso nella stessa stanza?

Lei era convinta che fosse stato Thor a non notare i dettagli lasciati da un’altra persona che girava per casa, dettagli che invece sarebbero subito saltati all’occhio per qualcuno dotato di un intuito più fine (come lei) o femminile (come lei) e invece niente.

Era una verità oggettiva: Loki si era volontariamente segregato nella stanza degli ospiti.

A volte Jane aveva persino il dubbio se ci fosse ancora o se invece non se ne fosse andato, ma quando le veniva l’idea di andare a bussare per controllare alla fine ci ripensava sempre.

Aveva la netta impressione che un incontro tra lei e Loki sarebbe stato imbarazzante; magari suo cognato non le avrebbe dato della capra come invece aveva fatto suo suocero, ma era meglio non rischiare.

Sperava che quando avesse incontrato Loki (sempre ammesso che si fosse mai deciso ad uscire) Thor sarebbe stato con lei, e invece non fu così.

Dopo altri tre giorni Jane era nel soggiorno, rannicchiata sul divano come un gatto ed immersa nei suoi calcoli.

Si era portata a casa una cartelletta di dati sulle anomalie gravimetriche da riguardare e adesso stava sfogliando il fascicolo mentre sgranocchiava un toast al burro di arachidi ed era tutta avvolta nel plaid con lo stemma blu e grigio della sua vecchia università.

Quando sentì bussare  rispose “avanti” in modo assolutamente automatico.

E lo fece con la bocca piena.

E quando alzò gli occhi e si accorse che non era stato Thor a bussare (“Cretina! Thor è stato convocato da suo padre!”) quasi si soffocò con un boccone.

Appoggiato allo stipite della porta c’era Loki.

 

-Ah! Scusa, io…-

 

Balbettò in imbarazzo.

Non c’era molto che potesse fare per rendersi più presentabile a parte posare il toast sul tavolino ed uscire dal suo bozzolo di pile.

Loki fermò le sue scuse con un gesto della mano.

 

-Ti prego, Jane Foster, non c’è bisogno. Non devi darmi alcuna spiegazione per come intendi comportarti in casa tua-

 

“Giusto. È casa mia. È lui che ha bisogno di me e di Thor… Perché non mi sento per niente in posizione di vantaggio?”

 

Forse perché lei, la “padrona di casa”, aveva un aspetto da casalinga trasandata con le ciabatte imbottite e la tuta rosa shocking un po’ scolorita, mentre Loki aveva un’eleganza innata qualsiasi cosa facesse.

Aveva gli stessi vestiti di quando Jane lo aveva visto la prima volta, solo che dopo sei giorni non erano minimamente spiegazzati.

I capelli erano tirati indietro e raccolti in una coda sottile sulla nuca.

Nel complesso non aveva un atteggiamento ostile, ma ugualmente Jane non riusciva a mettere a tacere la sensazione che le diceva “stai in guardia!”.

Prima che il silenzio si prolungasse troppo e diventasse imbarazzante fu Loki a parlare.

 

-Devo ringraziarti, Jane Foster, perché mi hai dato il permesso di restare nella vostra casa-

 

-Hem… Prego-

 

Riuscì solo a dire lei.

Non le veniva in mente niente che non suonasse stupido.

Loki si staccò dallo stipite e fece due passi dentro la stanza, e finalmente con grande sollievo di Jane distolse lo sguardo da lei.

Sembrava improvvisamente molto interessato al servizio da tè nella credenza.

 

-Se posso chiederlo, perché lo hai fatto? Ho ingannato anche te dopotutto-

 

Ok, era una domanda abbastanza semplice…

“Io ti ho schiaffeggiato appena ti ho conosciuto quindi direi che così siamo pari”

 

-Perché tu mi hai aiutata. Se non ci avessi portati fuori da Asgard quella sostanza mi avrebbe uccisa-

 

Loki tornò a scrutarla.

 

-Ed è solo questo il motivo, Jane Foster?-

 

Il modo di Loki di pronunciare il suo nome completo le metteva i brividi: le ricordava il dottor Hannibal Lecter quando pronunciava “Clarice Starling”.

 

-No, non solo. L’ho fatto anche per Thor: lui ha detto tante volte che avrebbe voluto chiarire con te, non sarebbe stato giusto togliergli questa occasione-

 

Lui accolse la risposta con un fremito.

Come se gli avesse dato immensamente fastidio ma non potesse darlo a vedere.

 

-Capisco- disse alla fine -Comunque sia, sono venuto qui per la coperta-

 

“La coperta che gli ho messo addosso sei giorni fa? Oh, accidenti, spero che non si ricordi che l’ho accarezzato come un marmocchio!”

 

-La coperta? Ma è stata una cosa da niente, davvero…-

 

Non ebbe il coraggio di menzionare l’altra cosa: certe volte è meglio rimanere nell’ignoranza.

 

-No, Jane Foster, non è stata affatto una cosa da niente: è stato un gesto gentile che non eri obbligata a fare. Ora sono qui per ricambiare la tua gentilezza-

 

Lei lo guardò senza capire e Loki dovette intuire il suo disagio.

 

-Ciò di cui parlo non ti è familiare, non è vero? Vedi, nel mio mondo si usa porgere dei doni al padrone di casa e alla sua sposa per stringere rapporti di ospitalità, ma io non ho doni ospitali da offrire. Sono un fuggiasco. Neanche i vestiti che ho addosso mi appartengono. Le uniche cose che possiedo sono la mia mente e la mia magia. Le metto al tuo servizio, Jane Foster-

 

A quel punto Jane era confusa.

A sentire parlare di doni ospitali e di rapporti di ospitalità si sentiva trasportata in un  mondo arcaico che la affascinava ma di cui non capiva assolutamente nulla.

                                                    

-Non capisco-

 

Dovette ammettere.

 

-Lasciami spiegare. Ho solo un modo per sdebitarmi con te: so che tu sei una studiosa, una di quelli che in questo mondo si chiamano scienziati, ebbene, io conosco molte delle cose che tu studi. Ho visto lo spazio dilatarsi e le stelle bruciare. Ho visto le galassie scontrarsi e morire per poi rinascere. Conosco i misteri degli angoli più remoti del cosmo. Ho toccato forme di energia che molti neanche immaginano. Tutte queste cose e altre ancora, tutto quello che può servirti chiedilo a me, ed io lo porterò davanti ai tuoi occhi come un tempo è stato davanti ai miei-

 

-Puoi… tu puoi creare le cose?-

 

-Posso creare le loro immagini.  Prova. Chiedi qualcosa che vorresti vedere-

 

La mente di Jane cominciò a lavorare febbrilmente.

Che poteva chiedere? C’erano talmente tante cose!

Avrebbe tanto voluto vedere un sistema binario di stelle come Sirio alfa e Sirio beta.

O magari un sistema stella/buco nero come in Denheb della costellazione del Cigno.

O vedere una sorgente quasar!

O magari un sistema solare alieno!

Loki aveva detto tutto, giusto?

 

-La nostra galassia. Voglio vedere la galassia dove ci troviamo noi-

 

Disse infine.

La voce le tremava un po’ come ogni volta che doveva comunicare i dati di una nuova scoperta o quando era ad un passo dal dimostrare una sua teoria.

La vertigine che provava era la stessa.

 

-Come desideri-

 

Loki si fermò al centro della stanza ad occhi chiusi.

Con le mani faceva un movimento come se stesse creando una palla di neve, solo che non era neve… erano stelle!

Poco dopo una minuscola galassia a spirale grande come una padella fluttuava a mezz’aria sotto gli occhi increduli di Jane Foster.

 

-Questa è…? È veramente…?-

 

Allungò la mano per toccarla.

“Sto toccando le stelle! Oh, mio Dio, sto davvero toccando le stelle più esterne della nostra galassia!”

Quando le sfiorava con le dita i puntini luminosi svanivano in una luce verde (“il verde è lo spettro di emissione caratteristico dell’ossigeno quando viene bombardato da radiazioni elettromagnetiche” realizzò Jane in astratto) ma si ricomponevano subito.

 

-Puoi farla più grande?-

 

Chiese a Loki.

La sua voce era un imbarazzante e acuto pigolio.

Il modellino si dilatò in una scala perfetta ed arrivò alle dimensioni di un tavolo da giardino.

Le stelle ora la sfioravano.

Erano miliardi di globi di energia, e c’erano nebulose ed asteroidi, e comete, e… e… e interi sistemi solari forse mai neanche visti da un umano!

Jane sentiva l’emozione stringerle la gola.

 

-Puoi…?-

 

Loki annuì senza bisogno che lei finisse la richiesta.

Allargò le braccia e ad un suo respiro la galassia sembrò esplodere: le stelle divennero grandi come palloni da calcio e brucianti di energia e riempirono tutta la stanza.

Adesso Jane ne poteva distinguere i colori: c’erano le grandi giganti rosse e le brillanti giganti azzurre (le sue preferite).

Era immersa in un oceano scintillante di diamanti.

La sua mente di studiosa razionale cercava di associare ad ogni cosa che vedeva i dati scientifici che conosceva, ma ben presto ci rinunciò: niente, niente di quello che aveva studiato l’avrebbe mai potuto prepararla a quello.

Stava camminando tra le stelle! Dopo quello poteva anche dare un calcio ai libri di astrofisica e scordarsi le formule matematiche!

Si premette una mano sulla bocca: l’emozione minacciava di sopraffarla e di trasformarsi in un attacco di pianto isterico.

 

-Non avere paura, Jane Foster. Tutto questo è tuo-

 

La rassicurò la voce di Loki da qualche parte in tutto quel brillare.

“Va bene… va tutto bene, adesso niente panico… sei una persona adulta e matura, Jane, e sei una scienziata, quindi comportati come tale”

E invece gettò alle ortiche anche la sua dignità di persona adulta e matura nonché di scienziata quasi subito, quando cominciò a muoversi tra le stelle cercando di afferrarle;  quando le scomparivano tra le mani rideva come una bambina che giocava tra le bolle di sapone.

Aveva studiato astrofisica per tutta la vita e lo sapeva che lo spazio era pieno di meraviglie, ma poterle toccare realmente sarebbe probabilmente stata l’esperienza più bella della sua vita; e per fortuna non aveva avuto una crisi di pianto isterico, semmai l’eccesso opposto.

Si fermò tra le stelle a braccia aperte, cercando di toccarne il più possibile.

 

-Sei contenta, Jane Foster?-

 

La voce di Loki le arrivò ovattata.

Non lo vedeva, abbagliata com’era dalla luce di un’intera galassia riprodotta in miniatura nel suo salotto, quindi si girò verso dove credeva che provenisse il suono.

 

-Tu crei delle cose meravigliose. Perché dicono che sei malvagio?-

 

Lo disse d’istinto.

 

-Sei sicura di volerlo sapere?-

 

-Vorrei provare a capire-

 

Le stelle si dissolsero e nel salotto rimase solo Loki che giocava distrattamente con le ultime scintille di magia.

 

-La mia risposta non ti piacerà. Sappi che io, Jane Foster, abitualmente mento. Io inganno chiunque senza il minimo scrupolo e se per raggiungere i miei scopi devo uccidere non mi faccio scrupoli-

 

Jane si pentì immediatamente di avergli fatto quella domanda e all’improvviso le fu chiarissimo perché Thor le ripetesse sempre di stare in guardia.

Loki continuò implacabile.

 

-Ho scatenato un esercito di mostri contro la città che voi chiamate New York e prima ancora ho ingannato il  mio vero padre con la promessa di un’alleanza e l’ho ucciso. Ho imprigionato in una forma umiliante l’uomo che mi ha adottato e cresciuto come un figlio. Ho anche ingannato Thor, ho visto il dolore che la mia presunta morte gli causava e ne ho riso-

 

Quando lasciò svanire la magia e si girò di nuovo verso di lei Jane rabbrividì per l’intensità del suo sguardo.

 

-Ho fatto tutte queste cose e non trovo in me neanche una goccia di pentimento. Tu non diresti che sono malvagio?-

 

Jane colse una nota stonata in quella domanda.

Sembrava che Loki chiedesse di essere odiato.

“Se non mi amate allora vi costringerò ad odiarmi pur di farvi prestare attenzione a me”

Doveva stare molto attenta a cosa dire.

 

-Hai fatto cose che possono essere considerate malvagie, ma cosa ci sia realmente nel tuo animo non so dirlo-

 

Loki sorrise, ma era un sorriso che la spaventava.

 

-Una risposta molto astuta la tua, ti faccio i miei complimenti-

 

Jane non capiva se era un reale apprezzamento o una beffa, e nel dubbio rimase in silenzio.

 

-Con il tuo permesso, Jane Foster, ora vorrei ritirarmi-

 

Loki accennò un inchino e uscì dalla stanza senza mai voltarle le spalle.

“Forse dare le spalle è considerata maleducazione anche ad Asgard

Jane non sapeva come reagire a quelle cose: Loki si era inchinato per prendere congedo da lei e continuava a trattarla come una dama medievale.

Avrebbe riso della situazione se non fosse stato per il fatto che aveva appena vissuto la straniante esperienza di essere padrona di una galassia e che il dio degli inganni aveva trasformato il salotto in un parco giochi magico apposta per lei, per ricordarle subito dopo che abitualmente i suoi sforzi erano tesi a uccidere o danneggiare le persone, non certo ad intrattenerle.

Si sedette di nuovo sul divano e si massaggiò le tempie.

Certo che Loki era veramente strano!

Lo sguardo le cadde sulla cartella dei dati scientifici.

Peccato che dopo aver visto e toccato le stelle un mucchio di numeri le sembrava assolutamente insignificante.

 

****

Lei e Thor erano seduti sullo stesso divano solo poche ore dopo.

 

-Quindi secondo te era davvero così importante?-

 

Era almeno la quarta volta che Jane faceva a Thor quella domanda, anche se in forme diverse.

Thor però non si seccava e le rispondeva sempre con pazienza.

Le passò un braccio intorno alle spalle.

 

-Penso che per lui lo fosse certamente. Purtroppo io non comprendo per niente Loki e le sue motivazioni, ma credo che fosse importante per lui sdebitarsi con te. Però non so dirti se l’abbia fatto per un reale sentimento di gratitudine o solo per rispettare alla lettera le regole dell’ospitalità, per non fornire neanche il minimo pretesto per scacciarlo-

 

Jane si era rannicchiata contro di lui.

Decisamente era migliore del plaid, ma in quel momento lei aveva la testa altrove.

 

-Mi ha dato l’impressione di una persona molto sola-

 

Disse piano.

 

-È sempre stato molto riservato. In parte è la sua natura, in parte credo che, come lui è abile nel tessere inganni, tema che gli altri facciano la stessa cosa nei suoi confronti e non voglia esporsi. Non lo so. Vorrei saperlo. Vorrei che uscisse da quella stanza-

 

-Forse invece sta sfidando te ad entrare-

 

Mormorò Jane.

 

-E perché dovrebbe?-

 

-Magari proprio perché sa che non potrebbe buttarti fuori. Forse vuole vedere se tu andrai a cercarlo-

 

Non sapeva esattamente da dove venisse quell’idea, in ogni caso Jane era convinta che fosse abbastanza corretta.

 

-Non so come comportarmi con lui-

 

Ammise Thor con un sospiro.

 

-Thor, vuoi un consiglio? Non cercare di prevedere le sue mosse, fai solo quello che ti senti di fare. Se cominci anche tu a calcolare ti metterai sullo stesso piano e non devi permetterlo. Se vuoi salvarlo devi fare in modo che anche lui torni ad essere spontaneo, e se vuoi un po’ di sincerità da parte sua sarebbe utile cominciare con il dargli il buon esempio-

 

In quel momento Jane si rese conto che stava parlando come una mamma.

Chissà, forse quei due dopotutto avevano davvero bisogno dell’aiuto di un intuito femminile riconciliarsi.

 

___________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

GRAZIE!

Perché ci sono dieci persone che seguono la storia, tre che la preferiscono e due che la ricordano, quindi… grazie!

Ho finito questo capitolo senza neanche rendermene conto.

Il fatto è che in origine dovevano entrarci molte più cose, ma poi mi sono dilungata su Jane e allora ho dovuto spezzare per non farlo diventare un mattone.

Ho spezzato anche il titolo.

Ma parliamo di Jane!

Sto provando a difenderla perché nel film è in effetti un personaggio inutile (non fosse che investe Thor con la macchina… le risate che mi faccio ogni volta in quelle scene XD) e invece, dai, poverina, anche lei avrà qualcosa per cui vale la pena considerarla!

Quindi per me farà l’amica/psicologa/consulente familiare.

E no, niente Loki/Jane, mi dispiace.

Pheww! L’ho scampata!” nd Loki

“Tu taci, se no ti sequestro la schiuma lisciante per i capelli” nd me.

Parlando invece di cose serie, per la questione dei doni ospitali ed il fatto che Loki oggettivamente non possiede neanche le mutande e deve rimettersi alla benevolenza di una ragazzina l’ho mutuato dall’Odissea.

Ulisse e Nausicaa, ve lo ricordate? Bravi!

Al prossimo capitolo.

 

                                                                       Makoto

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** ... e per gli altri ospiti ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

 

-…e per gli altri ospiti-

 

 

*

 

“Non cercare di prevedere le sue mosse, fai solo quello che ti senti di fare. Se cominci anche tu a calcolare ti metterai sullo stesso piano e non devi permetterlo. Se vuoi salvarlo devi fare in modo che anche lui torni ad essere spontaneo, e se vuoi un po’ di sincerità da parte sua dovresti cominciare con il dargli il buon esempio”

Sì, quello di Jane era un ottimo consiglio, ed in ogni caso lui non poteva sperare di battere Loki al suo stesso gioco.

Era invece meglio cercare di far riemergere qualcosa del ragazzo che era stato e del fratello con cui Thor era cresciuto, e per farlo occorrevano tanta pazienza ed una mano sempre tesa verso di lui.

Sarebbe stato rifiutato, deriso e disprezzato per il suo sentimentalismo, ne era certo, ma doveva rischiare.

Il primo passo era stabilire un contatto.

Thor decise che sarebbe entrato nella stanza di Loki con una scusa qualsiasi, per questo due giorni dopo, nel pomeriggio, si trovò di nuovo a bussare alla sua porta.

All’ “Avanti” entrò e trovò Loki seduto sul letto esattamente come la prima volta, tanto che gli venne da chiedersi se si fosse mai mosso, a parte per parlare con Jane.

 

-Come stai?-

 

Loki si appoggiò con i gomiti alle ginocchia e si sporse in avanti con fare indagatore.

 

-Cosa vuoi chiedermi veramente?-

 

Thor non gli rispose subito, ma tirò vicino una sedia e ci si accomodò.

Sincerità sperando di ricevere in cambio sincerità.

 

-Voglio sapere veramente come stai-

 

-Sto bene, ti ringrazio-

 

“Non è vero. Sei bloccato qui e costretto all’inattività, non puoi stare bene”

Ma non lo disse.

Si guardò intorno alla ricerca di qualche indizio su suo fratello.

Lo trovò nei vestiti.

I vestiti che Loki indossava al suo arrivo erano stati piegati ordinatamente e lo strappo gli sembrava più piccolo.

 

-Stai riparando la tua giacca con la magia?-

 

-Complimenti per averlo notato. Sì: impiego il mio tempo dedicandomi ai lavori di rammendo-

 

“Mi stai sfidando a schernirti perche fai un lavoro da donna. Non lo farò”

-Tutto il giorno? È un’attività un po’ monotona a lungo andare. Potresti uscire da qui ogni tanto-

 

-Ti ringrazio dell’offerta ma non credo che fuori da questa stanza ci sia nulla che potrebbe catturare la mia attenzione-

 

Suo malgrado a Thor veniva da sorridere per la buffa aria sostenuta che Loki si ostinava  a mantenere.

 

-Oh, , scusami se non posso offrirti svaghi degni di te. Sai com’è, avrei voluto invitarti ad una battuta di caccia o ad un banchetto, ma in questa stagione la caccia è proibita e chi fa troppo rumore e disturba il vicinato viene punito dalla legge-

 

Una vaga espressione di sorpresa passò per un attimo sul viso di Loki, subito sostituita dal disgusto.

 

-Niente caccia e niente banchetti? Ma che razza di mondo ti sei scelto per viverci?-

 

-Bè, è qui che vive Jane-

 

Replicò Thor un po’ piccato.

Se ne pentì immediatamente perché Loki fece un sorriso che non gli piacque per niente.

 

-Uh-uuhhh… allora deve averti addomesticato per bene…-

 

La sua voce era un concentrato di allusioni maliziose ed il luccichio nei suoi occhi non lasciava alcun dubbio sul tipo di pensieri che gli passavano per la testa.

 

-Attento a come parli di lei-

 

Lo ammonì Thor.

Lui alzò le mani in segno di riappacificazione.

 

-Calma, calma, non le ho detto nulla di male. In fondo per lei era un complimento. Pensavo solo che, se è riuscita a metterti un guinzaglio tanto stretto- si passò la lingua sui denti in un gesto palesemente provocatorio -di certo ne deve valere la pena-

 

-Stai al tuo posto, Loki!-

 

Gli intimò a quel punto.

Loki non si lasciò intimidire, anzi lasciò andare una risata.

 

-Sei proprio cambiato, Thor! Da quando è così facile metterti in imbarazzo?-

 

-E tu da quando sei così abile nelle discussioni a proposito di donne?-

 

“Ammetto che non so nulla di te. Vuoi cominciare a dirmi qualcosa?”

 

Loki lo squadrò con l’aria di chi la sa lunga.

 

-Non sono completamente privo di esperienza in materia, sai? Solo che io sono abbastanza intelligente da capire che una signora preferisce discrezione sui suoi affari privati, e certo non tutte gradiscono essere sbandierate in giro come trofei. Il fatto che non mi sia mai vantato di conquiste romantiche e avventure galanti come facevate te ed i tuoi degni compari non vuol dire che non ne abbia avute-

 

-Ah, sì? Fammi il nome di qualche fortunata-

 

Lo sfidò Thor.

A quel punto era sinceramente curioso.

Loki fece la smorfia soddisfatta di chi sta per vincere e vuole godersi gli ultimi istanti di incertezza dell’avversario prima di dargli il colpo di grazia.

 

-Te la ricordi Angrboda?-

 

Thor boccheggiò.

 

-A-angrboda…? Quella Angrboda? La gigantessa guerriera?-

 

-Non è che ne abbiamo conosciute molte. , io l’ho conosciuta meglio devo dire-

 

Di nuovo il tono da “significati nascosti che non sono per niente nascosti”.

Thor era completamente frastornato, come se gli avessero appena tirato un colpo in testa con il suo stesso martello.

 

-Non ci posso credere! Angrbodaa! Quella ha quasi castrato Fandral quando ha tentato di corteggiarla!-

 

Loki sbuffò con aria infastidita.

 

-Oh, per favore! Quello non era corteggiare: il tuo amico è fintamente raffinato, cosa che è persino peggiore della rozzezza pura e semplice, ed inoltre è arrogante e presuntuoso e fondamentalmente convinto che le donne siano tutte obbligate a cadere ai suoi piedi. Angrboda ha fatto bene a rispondergli con un coltello conficcato a pochi centimetri dalla sua virilità-

 

In un'altra occasione Thor si sarebbe sforzato di difendere l’amico, ma in quel momento la sua mente era presa da altro.

Lui la ricordava bene Angrboda, la gigantessa guerriera di Mùspelsheim: di carnagione bruna, alta il doppio degli Aesir e muscolosa come i loro uomini, occhi d’oro e capelli rosso fiamma raccolti in trecce strette e annodate intorno alla testa; collane e bracciali fatti con oro, cuoio e le ossa dei nemici uccisi in battaglia, orgogliosamente a petto nudo come un uomo e con i tatuaggi rosso scuro della sua tribù che spiccavano sul torace e sulla schiena.

Per tutto il banchetto era rimasta seduta altera e impassibile, per nulla messa in soggezione dagli sguardi sgomenti che le venivano rivolti.

Era uno strano ma affascinante misto di maschio e femmina.

Che beveva vino ed idromele come se fossero stati acqua.

E che quando un Fandral leggermente alticcio si era azzardato a fare un commento sul suo seno scoperto aveva reagito così: aveva afferrato il coltello comune usato per tagliare la carne al banchetto e lo aveva conficcato con forza tra le gambe dell’insolente.

Tutti credevano che lo avesse castrato, Fandral compreso che era svenuto, invece la gigantessa aveva “solo” piantato una lama di trenta centimetri in una panca di legno massiccio. E senza neanche faticare.

Thor non riusciva a credere che un colosso del genere si fosse lasciata sedurre da… Loki?

 

-Ma tu… come…? Lei…?-

 

Balbettò confuso.

Loki sorrise compiaciuto del suo sgomento.

 

-Vuoi i dettagli?-

 

-Per carità, no!-

 

E Loki rise di nuovo di lui e del suo imbarazzo.

Thor scosse la testa.

 

-Non posso crederci… Angrboda! E pensare che Fandral diceva…-

 

Thor si interruppe e guardò Loki preoccupato.

Forse ricordargli i dissapori all’interno del gruppo dei tre guerrieri, che lo tolleravano solo perché lui era “il fratello di Thor”, non era stata una mossa saggia.

Loki invece liquidò la cosa con un gesto annoiato della mano come se non lo toccasse minimamente.

“Sei davvero cresciuto, fratello. Una volta avresti sofferto per non essere considerato da loro, adesso invece li guardi dall’alto in basso”

 

-Non preoccuparti di urtare la mia sensibilità, lo so cosa diceva. Diceva che persino Lady Sif era più virile di me, probabilmente anche a letto. Ma da circa trecento anni non lo dice più.. chissà come mai, eh?-

 

Thor si irrigidì.

Nel suo cervello un campanello aveva cominciato a segnalare “pericolopericolopericolo”.

 

-Loki…? Hai fatto… qualcosa… a Fandral?-

 

Loki lo guardò con un’aria innocente.

 

-Ma niente, stai tranquillo-

 

Thor stava già per tirare il sospiro di sollievo quando Loki decise malauguratamente di continuare.

 

-O almeno, niente che il tuo amico non abbia apprezzato o per cui non mi ringrazierebbe se solo conservasse un ricordo più preciso. Ho ritenuto opportuno fargli sperimentare l’altro punto di vista del rapporto di coppia, dato che era deplorevolmente ignorante in materia-

 

Thor avrebbe evoluto sprofondare.

Non riusciva ad articolare più nulla di sensato.

Accidenti, era vero! C’era stato un periodo in cui Fandrall aveva preso l’abitudine di schernire Loki per il suo aspetto esile e per l’assenza di pettegolezzi circa incontri galanti tra lui ed una qualsiasi delle dame di corte, ma gli scherzi e le battute piccanti erano cessati improvvisamente dopo i festeggiamenti della prima battaglia di Àlfehim.

Non sapeva se ridere istericamente o essere disgustato.

Accidenti, perché aveva dato il via a quella discussione che era rapidamente degenerata?!

 

-Sei impossibile-

 

Riuscì solo a dire.

Loki non smise di sorridere neanche per un istante.

 

-Adesso però voglio chiederti una cosa seria-

 

L’espressione di Loki si mutò in fastidio.

 

-Oh, ti prego! Sei sicuro di voler rovinare questo momento di confidenza fraterna?-

 

Thor capì perfettamente il messaggio nascosto dietro quelle parole.

“Non chiedermi cose su cui non voglio risponderti. Rischi di farti male e lo sai”

Ma non poteva permettere a Loki di manovrarlo.

 

-Purtroppo devo. Dimmi cosa hai fatto a Padre mentre regnavi su Asgard al posto suo-

 

Gli chiese senza giri di parole.

Loki si agitò come un’animale in trappola.

 

-Non chiedermelo-

 

-Loki, devo saperlo. Non preoccuparti, non ti caccerò di casa-

 

Lui rimase muto, con le labbra strette e gli occhi che saettavano in giro alla ricerca di una qualsiasi scappatoia.

Thor si sentì in dovere di essere almeno un po’ gentile.

 

-Per favore-

 

-Non lamentarti se non ti piacerà. Io ti ho avvisato-

 

Thor annuì e Loki cominciò a raccontare.

Non lo interruppe neanche una volta e non lo guardò, semplicemente si lasciò trasportare dalla sua voce.

Non era stato difficile cogliere Odino in un momento di fragilità: sua moglie appena morta, il suo erede disperso in una battaglia troppo grande e l’uomo che aveva allevato come figlio ucciso anche lui.

Era troppo persino per il padre degli dei.

Non era stato difficile presentarsi con l’aspetto di un’ancella e convincerlo ad accettare una coppa di idromele.

Con una generosa dose di pozione del sonno.

E non era stato difficile neanche prendere l’aspetto di una guardia, dare ad Odino l’aspetto di un'altra persona e portarlo in cella di notte.

Nelle stanze più profonde dei sotterranei.

E tessere incantesimi per non fare uscire alcun suono dalla sua cella e per celarlo allo sguardo di Heimdal.

E dargli l’aspetto di un topo, un piccolo essere dal verso quasi inudibile che per natura si agita in continuazione e che non avrebbe attirato l’attenzione anche se qualcuno si fosse addentrato tanto lontano nelle segrete e lo avesse visto.

Ed assicurarsi di portargli personalmente poco cibo e solo acqua con la pozione del sonno, in modo da indebolirlo con la droga se avesse bevuto o con la mancanza di idratazione se non lo avesse fatto.

Ed ignorare gli squittii ed il raspare contro la porta e dimenticare che erano la voce di colui che un tempo aveva chiamato padre.

 

-Allora quando volevo restituire Mjollnir… tu me lo hai lasciato perché sapevi di non poterlo controllare! Io credevo…-

 

-Che credevi? Che fosse un gesto di generosità da parte di tuo padre? E invece, dolente, ma era solo una bugia. Benvenuto nel mio mondo, fratello-

 

Thor preferì cambiare argomento.

 

-Come ti hanno scoperto?-

 

-Heimdal-

 

Non si poteva ingannare a lungo il Guardiano.

Che ogni tanto non vedesse Odino era normale, ma che non lo vedesse mai, anche quando sapeva dove si trovava, era sospetto.

Alla domanda diretta per un attimo il controllo sui suoi incantesimi era venuto meno.

Un attimo sufficiente a permettere ad Heimdal di capire chi era veramente e di dare l’allarme.

Mentre lottava con il Guardiano anche il controllo sugli incantesimi che aveva imposto sulla cella si era spezzato ed Odino si era liberato.

A quel punto non gli era rimasto altro che fuggire con il Bifrost e cercare di contattare lui prima che lo facessero altri da Asgard.

 

-Il resto lo sai-

 

Concluse Loki.

Per un po’ Thor non si mosse, troppo sconvolto ed indignato per coordinare parole o movimenti.

Adesso che sapeva tutto la tentazione di riportare Loki ad Asgard a calci era fortissima!

Ma aveva promesso che non lo avrebbe scacciato dalla sua casa.

Alla fine però la rabbia ebbe la meglio e si alzò con uno scatto dalla sedia.

 

-Quello che hai fatto a Padre è imperdonabile!-

 

Loki si alzò per fronteggiarlo, e sembrava arrabbiato almeno quanto lui.

 

-E quando mai ho chiesto di essere perdonato?!-        

 

Quello fu troppo: Thor lo afferrò dalle spalle e lo scrollò forte.

 

-Sei un folle arrogate! Non ti rendi conto che rischi di portare tutti noi alla rovina per la tua ambizione personale? Tu vuoi essere re ma non puoi governare se non hai cura delle vite che ti sono affidate-

 

Loki lo spinse via.

 

-E tu ne hai invece? Non sei stato tu a riconsegnare l’Aether nelle mani di Malekith? E per cosa? Per un essere mortale-

 

Quello fu il secondo errore di Loki.

Si era fatto trasportare dalla rabbia ed aveva espresso disprezzo per Jane, cosa che Thor non poteva tollerare.

Lo afferrò dal bavero e lo appiccicò al muro.

 

-Adesso basta, Loki! Non so quali siano i torti che credi di aver subito, ma ti avviso che se non lascerai fuori Jane da tutto questo, davvero non ci sarà giuramento nei nove regni che mi impedirà di fartela pagare. Mi hai capito?-

 

Solo in quel momento Thor si accorse che stava di nuovo facendo il suo gioco: lasciarsi provocare.

Lo lasciò andare.

 

-Io davvero non ti capisco- tentò ancora Thor -Avevi tutto ad Asgard. Eri un principe, avevi una famiglia. Tutto quello che avevi fatto noi lo avremmo perdonato perché ti vogliamo bene. Si può sapere che altro vuoi?-

 

Loki gli diede le spalle.

Evidentemente non lo giudicava degno della sua completa attenzione.

 

-Ciò che io desidero tu non puoi neanche immaginarlo. Ero un principe, dici. No: ero uno dei tanti trofei di guerra. Ed avevo una famiglia che mi avrebbe perdonato. Certo. Sarei stato accolto a braccia aperte, ma solo se mi fossi sottomesso di nuovo, non è vero? Non lo farò. Io so che cosa sono, so che appartengo ad una razza più antica e potente della tua, e sappi che non accetterò mai di tornare ad accucciarmi come un cane ai piedi del trono che è mia proprietà-

 

Si voltò di nuovo verso di lui e lo guardò con il disprezzo più completo.

 

-Io ti avevo avvertito, figlio di Odino, che sarebbe stato meglio non incrociare le nostre strade più del necessario-

 

Thor si rese conto che era inutile: cercare di convincere Loki lo faceva solo indispettire di più.

 

-Va bene, ho capito. Me ne vado -

 

Si voltò per uscire.

La porta era aperta.

Strano, lui ricordava di averla chiusa… ma forse si sbagliava, e comunque aveva altro a cui pensare.

SBAM!

Dannazione! Lo scherzo della porta al contrario!

Loki l’aveva resa invisibile e lui ci era sbattuto contro!

Anche il dio del tuono perde molta della sua dignità quando dà una facciata contro un pezzo di legno, e sia mai che Loki perdesse l’occasione di fargli fare la figura dello stupido anche senza un pubblico.

 

-Loki!-

 

Troppo tardi: il colpevole se l’era già filata dalla finestra.

E si era a sua volta reso invisibile per mettersi al sicuro, e in quel momento stava ridendo alle sue spalle nascosto chissà dove.

 

-Sì, Loki, nasconditi pure! Ma prima o poi dovrai capitarmi di nuovo a tiro, e allora…-

 

All’improvviso si sentì un’idiota: stava sbraitando da solo in mezzo ad una stanza vuota.

Scosse la testa e uscì in corridoio.

“Io lo ammazzo. Prima o poi lo pesto con Mjollnir, promesso!”

 

**

 

Quando raccontò a Jane della prima prova di presa di contatto anche lei dovette ammettere che non era andata bene per niente, e dopo quello che aveva saputo Thor non era neanche sicuro di volerci riprovare.

Poco dopo pranzo dei colpi alla porta li sorpresero entrambi.

 

-Stano, sono le quattro di pomeriggio ed io aspettavo Darcy non prima delle sei-

 

-Non dovevate vedervi alle cinque?-

 

-Le sue cinque sono le mie sei, non conosci i suoi epici ritardi?-

 

Thor preferì andare lui ad aprire perché gli era sembrato un suono strano, come di ferro.

 

-Ehilà, divinità vichinga, come te la passi?-

 

-Tony? Tony Stark! Che piacere vederti, amico mio!-

 

Era Ironman, con tanto di armatura rossa e oro, che venne stritolato in un abbraccio che fece cigolare le giunture ed invitato ad accomodarsi nel salotto di casa.

 

-Ah, lei deve essere la Dottoressa Foster! È un piacere incontrarla di persona. Sto seguendo con molto interesse le sue ricerche di astrofisica sulle connessioni tra le dimensioni parallele. Mi lasci dire, le sue intuizioni sui ponti di Einstein-Rozen sono state incredibili considerata la scarsa quantità di dati che aveva a disposizione, ed ancora più ammirevole è stata la sua testardaggine a voler dimostrare un’idea folle… è un complimento- aggiunse in risposta all’occhiata perplessa che ricevette.

 

Jane si mosse in imbarazzo come una scolaretta a cui il preside in persona abbia fatto i complimenti.

 

-La ringrazio davvero tanto, signor Stark-

 

-Per favore, no! Io sono il signor Stark solo durante le noiose riunioni dei consigli di amministrazione, per un’affascinante scienziata come lei sono Tony. Ma adesso scusa Jane… posso chiamarti Jane, vero? Ho bisogno di parlare con Mister bicipiti d’acciaio- poi si rivolse a Thor –Possiamo uscire un attimo?-

 

Thor era abbastanza curioso e non aveva motivi per non accettare l’invito, così precedette Ironman nel giardino sul retro.

La siepe era ben curata così si poteva stare all’aperto anche senza essere oggetto di sguardi indiscreti, ed anche il prato era ben sistemato.

Non che Thor avesse mai falciato il prato. A quello pensava Jhonny Becket, il figlio tredicenne dei loro vicini per quindici sterline ogni due settimane.

Thor guardò in alto, fino al primo piano alla finestra della stanza degli ospiti da dove Loki era stato tanto furbo da sgattaiolare non appena aveva capito di aver tirato troppo la corda.

Chissà se in quel momento era invisibile e a pochi passi da loro?

 

-Ti sei sistemato bene, Point Break. Quanto alla tua incantevole signora eviterò di fare pessime battute a proposito di un dio con un martello e di “battere chiodo” che probabilmente tu non capiresti-

 

-Allora? Come mai questa visita?-

 

-Ah, giusto! Allora, è solo una formalità, non devi preoccuparti di niente… pare che il sistema di sicurezza dello SHIELD abbia registrato la presenza di Loki qui. Insomma, da queste parti. Io l’ho detto a Fury che le sue sono solo paranoie, che quello che le sue telecamere avevano ripreso era solo qualche poveraccio così sfortunato da assomigliare alla Biancaneve isterica di New York, ma sai, il direttore è particolarmente incazzato con Loki dopo quello che ha fatto a Coulson. E così eccomi qua, a sbrigare stupide pratiche per conto suo. Tranquillo, lo so che è tutto a posto e che il metallaro emo è morto e sepolto o qualunque altra cosa usiate fare voi, ma sai… PORCAPUTTANA!-

 

Thor aveva cercato invano di interrompere lo sproloquio di Tony per dirgli che effettivamente Loki si trovava su Midgard, ma lui non gliene aveva dato il modo, e adesso si era ritrovato Loki a pochi passi di distanza.

Da qui la colorita esclamazione.

 

-Spero che tu abbia una buona spiegazione per questo!-

 

Ed indicò Loki come se fosse stato un oggetto.

Lui ricambiava lo sguardo con aperta ostilità ma non aprì bocca e non si mosse.

Thor notò che aveva rindossato i suoi vestiti abituali anche se sulla spalla c’era ancora un bello strappo.

 

-Allora? Che ci fa qui la Regina Cattiva?-

 

Incalzò Ironman.

Thor guardò Loki. Loki guardò Thor.

Lo guardò a testa alta come un condannato a morte che sfida il plotone di esecuzione.

“Si aspetta che io lo consegni allo SHIELD dopo quello che mi ha detto su Padre. E non vuole chiedere di nuovo la mia pietà”

 

-Hem… ecco…-

 

Tentò Thor, bruscamente interrotto da Tony.

 

-Lascia stare, prima voglio parlare un attimo con lui. Hei, tu, nipote sfigato di Piton! Non ti sono bastati i calci in culo che hai preso la prima volta che sei stato su questo pianeta? Hai tendenze masochiste e vuoi ripetere l’esperienza?-

 

Thor era sicuro che Loki sarebbe rimasto zitto per dimostrare la sua superiorità da  “Io non do confidenza ad un misero mortale” e invece rispose a Stark esattamente con lo stesso tono.

 

-La prima volta che sono stato su questo pianeta sono stato in grado di distruggere metà delle vostre forze semplicemente standomene seduto in una stanza, dove teoricamente sarei stato vostro prigioniero. In proporzione direi che chi ha preso più calci in culo siete stati voi-

 

Ironman gli si avvicinò minaccioso.

 

-Non è una questione di punteggio come a baseball, razza di stronzo! A causa tua sono morte delle persone, lo capisci questo? Non te li senti sulla coscienza? O se non hai una coscienza almeno sullo stomaco? Come puoi dormire la notte?-

 

Prima che Thor avesse il tempo di tappare la bocca a Loki, suo fratello aveva già risposto.

 

-Non comprendo le ragioni del tuo sgomento, Tony Stark. Dimmi, tu dopo aver schiacciato degli insetti che ti davano noia sei solito piangere sui loro cadaveri?-

 

Fu un attimo: Tony si gettò su Loki e lo inchiodò a terra con le mani alla gola.

 

-Maledetto bastardo! Phil era una persona! Una persona, capisci? Non era una mosca da schiacciare! E adesso dimmi che farai appello alla mia umanità-

 

Thor intervenne a togliere di dosso Ironman a Loki prima che lo strangolasse, anche se in effetti lo avrebbe meritato per quella risposta.

 

-Point Break? Ma che diavolo fai?!-

 

Intanto Loki lo guardava ad occhi sgranati.

“Devo dirlo adesso. O posso lasciare che sia lo SHIELD ad occuparsi di lui. Quello che ha fatto a Padre… ma se lo lascio cadere ora lo avrò perso per sempre. Non posso”

Thor si preparò ad affrontare di nuovo Ironman e se fosse stato necessario l’intero SHIELD.

 

-Perdonami Tony, dovevo spiegartelo prima. Loki è sotto la mia protezione-

 

-Cosa? Tu lo difendi?-

 

Thor gli spiegò brevemente che Loki aveva invocato il diritto dell’ospite e che lui era obbligato a proteggerlo.

 

-In pratica ti sei fatto incastrare. Complimenti, divinità! Se ho capito bene adesso alzare un dito contro di lui vuol dire guerra con te. Bene. Fantastico! Cioè, tu mi stai dicendo che dopo tutto il casino che ha combinato, dopo che stava per trasformare questo pianeta nel suo personale set da Apocalypse Now, dopo che ha ucciso una media di persone su tempo che farebbe invidia ad Hitler, dopo che ti ha bellamente preso per il culo fingendosi morto come gli opossum… dopo tutto questo e tante cose di cui noi siamo beatamente ignoranti… tu devi fargli fare la vacanza premio a casa tua?-

 

-Sì-

 

Rispose Thor, anche se un po’ confuso da quella parlantina.

E anche se non sapeva cosa fosse “vacanza premio”.

Loki lo guardava ancora come se lo stesse attentamente valutando.

Ironman roteò gli occhi esasperato.

 

-Point Break… e che caaazzooo!-

 

Thor si sentiva in dovere di agire e parlare come un principe in quel momento: la pace con le forze di difesa di Midgard dipendeva da lui e dalla sua diplomazia.

Alla faccia, che responsabilità!

Ma doveva riuscirci.

 

-Ti assicuro che non è qui per portare guerra. Ed anche se fosse ti do la mia parola che sarò io a rispondere personalmente delle sue azioni. Puoi riferire al direttore Fury che Loki- si girò a guardare il diretto interessato con un’espressione eloquente -Non è una minaccia-

 

Tony alzò un sopracciglio. Era un ritratto: quello dello scetticismo.

 

-Quello non è una minaccia? Ma andiamo, lo hai visto? È una minaccia eccome! Se non altro per il senso estetico, dato come si veste-

 

Loki strinse i pugni fino a fare sbiancare le nocche ma stavolta se ne stette zitto.

Ironman tornò a rivolgersi a Thor.

 

-Senti, Conan il Barbaro, adesso parliamo seriamente. A me sta venendo il dubbio che a te non freghi proprio un accidenti di questo pianeta. Hai presente quanta gente è morta a New York? Quanti feriti? Voglio raccontarvi una storia, a voi due che sembrate usciti da un videogioco trash-

 

I fratelli si scambiarono uno sguardo perplesso.

Avevano capito che “videogioco trash” non era esattamente un complimento, ma non capivano in che misura fosse offensivo.

Tony Stark continuò il suo discorso.

 

-Lo conoscete Adolf Eichman? No? Era un nazista. Nel 1939 era a capo dell’ufficio centrale per la sicurezza del Reich. Sapete che faceva? Era lui che dava l’ordine quando partiva un convoglio di ebrei diretto al campo di sterminio. Al suo processo disse che “avere cinque milioni di esseri umani sulla coscienza gli dava un senso di grande soddisfazione”. Persona simpatica, no? Comunque sia, visto che aveva ucciso cinque milioni di ebrei, altri cinque milioni che erano ancora in vita erano incazzati con lui come bisce. Sguinzagliarono sulle sue tracce il Mossad, il miglior servizio segreto del mondo, migliore della CIA, anche se da americano mi secca ammetterlo. Lo trovarono in una periferia di Buenos Aires, lo rapirono, lo caricarono su un volo dell’El Al travestito da steward. E…- Tony schioccò le dita –Hop! Chi ci aveva messo tanto impegno nello schiacciare gli insetti si è trovato con il sedere su un formicaio-

 

Fece un paio di passi verso Loki.

 

-Capisci cosa voglio dire, Madame Medusa? Tu ci hai fatti incazzare. Noi per te saremo anche insetti, ma se prima o poi capiti nelle nostre mani ti facciamo pagare tutto e senza sconti. Quindi stai attento a come ti comporti finché sei qui, perché se stuzzichi il formicaio più del dovuto… , non basteranno tutti gli dei vichinghi a salvarti il culo questa volta-

 

Ancora Loki non gli rispose, invece guardò Thor, ed anche Ironman fece altrettanto.

 

-Sia chiaro: non voglio rogne con te, Vicky. Tu mi assicuri che sai tenerlo a bada? Lo custodisci tu? E sei responsabile di ogni sua azione?-

 

-Sì. Loki è sotto la mia custodia e ci resterà per tutto il tempo necessario–

 

Rispose con sicurezza Thor.

Ironman annuì lentamente.

 

-Bene. Perfetto. Rispondi tu per lui. Allora non prenderla come un’offesa personale quando verrò a prendere a calci nelle palle te non appena lui si azzarderà anche solo a starnutire. E tu- puntò di nuovo un dito contro Loki –So di non poterti uccidere, ma sappi  che posso farti molto male. E la prossima volta che vengo a trovarti mi porto il Dottore, che credo sarebbe felice di rivederti-

 

Ironman si calò la maschera sul viso.

 

-Buona permanenza-

 

Accese i propulsori dell’armatura e schizzò in aria.

Thor e Loki rimasero a guardarlo che diventava un puntino sempre più piccolo nel cielo.

 

-Potevi consegnarmi a loro. Perché non lo hai fatto?-

 

Chiese Loki, con lo sguardo ancora rivolto in alto.

“Perché non voglio perdere la mia unica possibilità per recuperarti”

Non lo disse. Non era saggio applicare la politica della sincerità giusto in quel momento.

 

-Perché è una questione tra me e te. Sei ancora mio ospite-

 

Loki lo scrutò a lungo.

 

-I panni sporchi si lavano in famiglia?-

 

-Se vogliamo metterla così, sì-

 

Loki rise, una risata breve e secca senza alcuna allegria.

 

-Bene, come vuoi tu. Adesso con il tuo permesso il “panno sporco” se ne torna al suo posto-

 

Dannazione! Loki era riuscito a ritorcergli contro persino un’espressione idiomatica!

E lui che aveva creduto che l’accenno di Loki alla famiglia fosse uno spiraglio di fiducia!

 

-Sei un idiota!-

 

Gli gridò dietro Thor.

Loki non si voltò neanche e questo lo fece arrabbiare da impazzire.

“Eh, no! Adesso basta!”

Loki era già sui gradini quando lui lo afferrò dalle spalle e lo tirò indietro.

Una volta lo avrebbe fatto ruzzolare a terra per assestargli un paio di sberle, invece in quel momento bloccò la caduta con il suo corpo e lo tenne stretto contro il torace.

 

-Ascoltami bene, razza di deficiente! Forse io sono solo uno stupido a preoccuparmi per te e forse tu sei veramente un pazzo irrecuperabile ed una minaccia, ma il punto è che non mi interessa. Io ti voglio bene. Perciò quando ti sarai saziato della tua ripicca infantile, vieni a cercarmi da fratello. Io ci sarò ancora-

 

Non aspettò una risposta e neanche si prese del tempo per analizzare eventuali reazioni di Loki, lo lasciò andare e rientrò svelto in casa.

 

_______________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Salve. Ci sono sopravvissuti?

Perché dopo aver scritto sedici pagine di capitolo anche io ho bisogno della bombola di ossigeno ma l’ho fatto in più giorni, invece voi ve lo siete calato tutto in una volta.

Vabbè, se i livelli di saturazione sono normali allora andiamo avanti.

 

0-Questo è l’ultimo capitolo da teatro greco, cioè dove parlano tanto ma in pratica non è che succede niente (Sorry, non è molto lusinghiero per il teatro greco ma è così). Dal prossimo capitolo comincia qualcosa di più vivace e più in stile “Marvel”.

 

1-La discussione tipicamente da maschi sulle rispettive conquiste non mi poteva mancare. Mi rifiuto di credere che Thor e Loki siano arrivati vergini a tre o quattromila anni di età!

 

2-Angroba. Nella mitologia è la madre di tre figli di Loki (Fenrir, Hela e Jormungandr) io qui ne ho fatto una specie di amazzone. I suoi colori richiamano il fuoco perche Mùspelsheim è il mondo dei giganti di fuoco. Sebbene io mi sia completamente inventata che Angroba viene da Mùspelsheim. In effetti su Angroba mi sono inventata tutto, quindi non prendete assolutamente per vero quello che avete letto.

 

2 bis- Angroba è un mio errore. Il nome giusto è Angrboda. Me lo ha corretto AlieNation_Zone, quindi se adesso lo leggete giusto ringraziate lei.

 

3-Fandral mi sta antipatico…

 

4-… e Loki è un libertino depravato…

 

5-…ma noi gli vogliamo bene anche per questo.

 

6-Qualche altro Avenger non poteva mancare neanche. Insomma, Loki è sulla terra e la cosa passa inosservata? Ma non credo proprio: Fury mi avrebbe denunciata.

 

7-Tony Stark è un logorroico sboccato a cui piace stare al centro della scena almeno quanto a Loki, per questo ho mandato lui a “controllare”.

Ogni tanto quando minaccia sembra un mafioso.

 

8-Tony Stark è incazzato perché Loki è stato giudicato a casa sua da mamma è papà. Alla faccia dell’imparzialità, no?

 

9-Su Adolf Eichman mi andava di blaterare un po’ perché ne ho letto di recente su “History”. E mi sembrava adatto alla situazione.

 

10-Le metafore entomofile sono già presenti in “Avengers”. Ricordate “Una formica ed uno stivale hanno dispute?”?

 

11-Le manifestazioni d’affetto di Thor sono molto simili a quelle di un Rottweiler. E Loki non le apprezza.

 

Grazie per aver letto questo nuovo capitolo.

 

                                                                   Makoto

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Fratello, amico e alleato ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Fratello, amico e alleato-

 

*

 

-È qui da dodici giorni, ed io non so neanche se ha mangiato qualcosa-

 

Jane si voltò di scatto verso Thor.

Era seduto al tavolo della cucina con la testa tra le mani.

 

-Fammi capire… potrebbe essere che non abbia toccato cibo per dodici giorni?! Thor!-

 

-Che c’è? Adesso è colpa mia? È lui che non vuole: per lui sarebbe un’umiliazione accettare il cibo di questa casa-

 

Jane fece un sospiro esasperato.

Avere quei due in casa era come avere due bambini che avevano litigato e continuavano a farsi i dispetti.

E cominciava ad essere snervante.

 

-Va bene, lascia stare, per questa volta ci penso io-

 

Mise a scaldare un pentolino di latte e si armò di coltello e santa pazienza per tagliare una generosa fetta di torta.

Fortuna che era sabato pomeriggio e lei aveva fatto la torta di mele.

In realtà ne aveva fatte due, ma più di metà della prima era già sparita nello stomaco di una certa divinità bionda.

 

-Per quanto tempo voi Aesir potete stare a digiuno senza svenire per la fame?-

 

Gli chiese, già che erano in argomento.

 

-Dipende. Lui una volta ci è stato per tre mesi, ma non è un buon motivo per…-

 

-Esatto, vedo che hai capito. Tu resta qui-

 

Spense il fuoco prima che il latte schiumasse, mise tutto su un vassoio e si diresse decisa verso le scale.

Un altro faccia a faccia con Loki non la entusiasmava affatto, eppure accidenti, come poteva starsene tranquilla quando sapeva che in casa sua c’era una persona che non mangiava da giorni?

Si diede della stupida per non averci pensato prima, ma a sua discolpa c’era che non poteva certo immaginare che la cocciutaggine di Loki arrivasse a fargli rifiutare il cibo per non essere in debito con loro.

Bussò alla porta con un angolo del vassoio, ma quando si sentì rispondere “Avanti” decise che era ora di ridimensionare un po’ le arie da principe dell’ ”ospite”.

 

-Per favore, apri tu. Io ho le mani impegnate-

 

Così almeno avrebbe dovuto alzare il sedere!

Se lo trovò davanti troppo presto, ma sua sorpresa non era niente a confronto di quella dipinta sul volto di Loki.

 

-Sì, questa roba è per te. Posso entrare?-

 

Gli disse svelta.

Lui si fece da parte, con uno sguardo perplesso ancora fisso sul vassoio come se Jane gli avesse appena portato un cucciolo di elefante.

 

-Non so se veramente non hai mangiato nulla da quando sei qui e non so il perché, ma non accetto che continui. Sono… sarei una pessima padrona di casa se lasciassi il mio ospite a morire di fame, non trovi?-

 

Loki la studiò a lungo e lei si sforzò di non lasciarsi intimidire.

Alla fine le accennò un inchino rigido e le indirizzò un sorriso beffardo.

 

-La padrona di casa in persona che si preoccupa della mia salute. Quale onore-

 

La stava prendendo in giro. Forse sperava che perdesse la pazienza e lo mandasse al diavolo.

“Non provarci, tesoro!”

 

-Per noi sarebbe un “onore” averti giù in salotto ogni tanto. O in cucina. O dove pare a te, la casa non è il palazzo reale di Asgard ma è comunque abbastanza grande per tre persone-

 

Lui fece un piccolo sbuffo e le voltò le spalle.

Andò ad appoggiarsi con un braccio all’intelaiatura della finestra per guardare fuori.

 

-Comincio a credere che sia una peculiarità del genere femminile preoccuparsi per i soggetti che ritengono essere deboli o incapaci di ragionare. Gli uomini li calpestano, le donne invece si lasciano andare ad ingiustificati eccessi di istinto materno-

 

Jane si morse un labbro.

Perfetto! Lei aveva cercato di essere gentile e lui le aveva dato della scema sentimentale!

O forse c’era qualcos’altro dietro quella freddezza.

 

-Lei manca anche a Thor-

 

Disse, riferendosi a Frigga.

Loki dovette capirlo perché si contrasse come se lei gli avesse tirato addosso qualcosa.

Si voltò e la guardò con un’espressione che la congelò sul posto: era un misto di odio, terrore, dolore e rabbia.

Loki aprì e chiuse un paio di volte la bocca ma non emise alcun suono.

In un angolino della sua mente Jane realizzò “Wow! Sono riuscita a zittire il dio degli inganni!” ma l’espressione di Loki le faceva tremare le gambe.

 

-Scusa. Non avrei dovuto… io… mi dispiace-

 

E si precipitò fuori dalla stanza.

 

**

“Ok, adesso concentrati su queste benedette cose e smettila di pensare a come è andata più che male con Loki!”

Impose Jane a se stessa.

Con un altro sospiro tornò al tavolo del salotto a mettere ordine tra le cartelle che avrebbe dovuto consegnare a Darcy quel pomeriggio.

Darcy era stata promossa dallo stato di “stagista” a quello di “assistente”, che era praticamente la stessa cosa con la differenza che “assistente” comportava uno stipendio minimo; per fortuna era anche una buona amica.

Dopo circa mezz’ora le venne sete e si alzò per un buon succo di frutta.

Non immaginava di venire distratta in cucina da un bussare discreto, e per fortuna aveva già posato il bicchiere altrimenti avrebbe fatto qualche pessima figura nel ritrovarsi davanti Loki.

Reggeva il vassoio con il piatto vuoto ed il bicchiere dove era rimasto appena un fondo di latte, e sul suo viso non c’era traccia dell’espressione omicida di poco prima.

 

-Grazie… hem… sei stato gentile a riportarlo giù-

 

Gli disse Jane.

 

-Non pretendo di essere servito. È stato già abbastanza che tu abbia dovuto portarmi del cibo in camera-

 

Fu la sua risposta.

Posò il vassoio sul tavolo.

 

-Giusto per curiosità personale. Che faresti, Jane Foster, se io dovessi scegliere di non mangiare niente finché mi trovo qui?-

 

“Penserei che sei un idiota più testardo di Thor”

 

-Non lo so. Credo che ti porterei qualcosa da mangiare in camera almeno una volta ogni giorno-

 

A quella risposta un lampo di puro fastidio passò negli occhi di Loki.

 

-Capisco. Non serve che ti disturbi. La prossima volta scenderò a cenare con voi se vorrete invitarmi. Intanto pensavo che avrei potuto restare un po’ qui oggi pomeriggio-

 

Jane osservò i tratti spigolosi del suo volto e si chiese se quell’uomo fosse mai sincero, almeno con se stesso.

 

-Senti, non devi stare per forza, perché te lo ha chiesto la “padrona di casa”, ok? Sentiti libero di fare quello che vuoi-

 

Loki non mostrò neanche di averla sentita.

 

-Avete dei libri?-

 

Jane non riuscì ad interpretare la sua espressione e comunque pensò che non era suo diritto.

 

-Certo. Se vuoi seguirmi…-

 

Tornò in salotto, dove anche a Thor venne un mezzo colpo per la sorpresa di vederlo e fu meno bravo di Jane a nasconderlo.

 

-Loki!-

 

Esclamò.

Lui gli rivolse un lieve cenno della testa come saluto.

 

-Thor-

 

Jane si intromise prima che tra i due fratelli si creasse un silenzio troppo imbarazzante.

 

-I libri sono tutti in quella libreria: da questa parte ci sono quelli di astrofisica e di scienze in generale, e qui a destra… bè… tutti gli altri. Quelli che mi regalano quando hanno esaurito le idee o quelli che compro prima di un viaggio e che non finisco mai di leggere-

 

Tentativo patetico, infantile e forse più imbarazzante dell’imbarazzo che voleva evitare, ma era comunque qualcosa, e Loki fece finta di niente.

 

-Ti ringrazio-

 

Dedicò tutta la sua attenzione ai testi e non degnò più loro due neanche di un’occhiata.

Thor rivolgeva a Jane gesti del tipo “Che sta succedendo?” e lei cercava di rispondergli dietro la schiena di Loki allargando le braccia per dire “A me chiedi di capirlo?”.

Tuttavia non le sembrava educato rimanere a gesticolare alle spalle del suo ospite, così fece cenno a Thor di andare in cucina.

 

-Allora?-

 

Partì subito lui.

 

-Allora cosa?-

 

-Allora… che faccio adesso? Vado a parlargli? E che gli dico?-

 

Jane dovette dominare l’impulso di sbattersi una mano sulla fronte, cadere in ginocchio e urlare “Perché a meeeeee?!”al cielo o anche solo al soffitto della cucina.

 

-No, tu non fai niente. Lo lasci in pace finché non si sarà abituato alla nuova situazione. Credo che sia sceso perché ha preso le mie parole come un invito e sarebbe scortese rifiutare un invito diretto della padrona di casa, no? Quindi tu lo lasci tranquillo per un po’. Quando e se avrà voglia di parlare lo farà lui-

 

-Mi sento stupido a stare nella stessa stanza con lui e a non rivolgergli la parola-

 

-Allora trovati qualcosa da fare da un’altra parte. Io ho dei fascicoli da sistemare di là. Magari tu torna più tardi-

 

Jane tornò nel salotto e trovò Loki seduto sul divano a penisola e intento a sfogliare un volume.

Si era sistemato proprio nell’angolo e tra i cuscini, il posto più comodo.

“Mica scemo il principe!”

Si impose di distogliere lo sguardo e di continuare il suo lavoro come se niente fosse, cioè come se non la turbasse affatto avere lo psicopatico megalomane di New York accomodato sul divano di casa.

No. Proprio no.

Infatti fece cadere tutto il fascicolo sulle oscillazioni quantistiche.

 

-M… aledizione-

 

Veramente stava per dire “merda” ma si era salvata in corner.

Mentre si chinava sotto il tavolo a raccogliere i fogli gettò un’occhiata a Loki e le sembrò di cogliere una sfumatura di sorriso malevolo; o forse era lei che stava diventando paranoica solo standogli vicino.

Jane si chiese se la presenza di Loki fosse pesante di suo, se lui lo facesse apposta a fare l’effetto “convitato di pietra” oppure se fosse lei a mettere a disagio se stessa perché si sentiva ancora in colpa per il riferimento fuori luogo a Frigga.

“Ok. Trasferimento di energia molecolare. Ipotesi dell’universo come insieme di dimensioni ed antidimensioni complementari. Gli ultimi due e poi potrò porre fine ai minuti più imbarazzanti della mia vita”.

E invece il vero imbarazzo doveva ancora cominciare.

Jane stava giusto pensando di rifugiarsi di nuovo in cucina quando uno squillo del cellulare le segnalò un messaggio.

Poi un altro. E un altro ancora.

Il telefono era dall’altro lato del tavolo, ma ugualmente nel tempo che Jane aveva  impiegato per raggiungerlo aveva fatto altri quattro squilli.

L’unica persona che inviava messaggi a raffica era Darcy, e infatti…

 

Bip

Sono a due incroci da casa tua. E lo so che sono in ritardo.

Bip

Sono a uno stop.

Bip

Dovevo venire in macchina con Ian ma abbiamo avuto dei problemi.

Bip

Sono scesa a metà strada dalla sua macchina e sono dovuta tornare a prendere la mia.

Bip

L’ho lasciato.

Bip

NON POSSO STARE FIDANZATA CON QUALCUNO CHE NON CAPISCE LE BATTUTE SUL BIRD WATCHING!!!

 

-Come?-

 

Fece lei fissando il telefono con un’espressione incredula.

L’equazione si affacciò alla sua mente con orribile chiarezza.

Darcy ha lasciato Ian. Darcy sarà più fuori di testa del solito”

Poi allungò un po’ la testa a sbirciare Loki, aggiunse le altre variabili ed il quadro si fece ancora più disastroso.

Darcy fa perdere la pazienza. Loki non ha pazienza. Se si incontrano probabilmente moriremo tutti entro stasera”

 

Se fosse stata una cosa tra loro tre avrebbe lasciato correre, ma c’era di mezzo anche Darcy quella volta, quindi lei doveva fare qualcosa.

 

-Loki, ti devo dire una cosa- cercò di parlare tranquilla e sicura di sé.

 

Lui si girò verso di lei e le diede il permesso di continuare con un cenno della mano.

 

–Il fatto è che sta per arrivare una mia amica. Lei è una persona un po’… particolare, ecco. Per cui se non  ti piacciono le persone esuberanti, chiassose, vivaci, un po’ invadenti e con la tendenza a dire tutto, ma proprio tutto, quello che passa loro per la testa… , forse è meglio che fai in modo di non incontrarla-

 

“Io te l’ho detto con tutto il garbo possibile, adesso sta a te cogliere il messaggio”

Invece Loki sembrava intenzionato a renderle le cose più difficili possibile.

 

-Mi stai per caso dicendo che la mia presenza ti crea disagio? Vuoi spedirmi in punizione in camera mia?-

 

Forse era intuito femminile, o peggio era che lei stava iniziando a ragionare come Loki, o forse era solo la paranoia di cui sopra, ma Jane ebbe la netta impressione che lui la stesse sfidando a dire qualcosa a proposito di punizioni del tipo “No, non sono tua madre”.

Che tentazione che le veniva di chiamare Thor!

Però non le piaceva fare la figura della D.I.D. (Donzella In Difficoltà) che corre a rifugiarsi dietro il suo principe.

 

-Ti sto solo dicendo che vorrei evitare scene sanguinose nel salotto. Vorrei che Darcy uscisse da questa casa viva e illesa come ne è entrata. Sia fisicamente che mentalmente. Puoi promettermi che non le farai del male? Neanche se lei ti esaspererà ai limiti massimi della sopportazione? Guarda che ne è capace-

 

Loki rimase a guardarla.

Forse non si aspettava di essere affrontato così direttamente.

 

-Non mi permetterei mai di attaccare lite con un altro ospite di questa casa. Prometto che la tua amica sarà al sicuro. E poi sarà un piacere incontrare qualcun altro-

 

“Mi stai dicendo che noi non siamo una buona compagnia per te, vero? Stronzo”

Il suo linguaggio era decisamente peggiorato da quando Loki era loro ospite.

Il cellulare suonò di nuovo.

 

Bip

Ok, sono arrivata. Piuttosto, tu hai fatto la torta di mele, non è vero?

Bip

NON È VERO?!

 

Digitò velocemente “Sì, sì, l’ho fatta” e aveva appena fatto “invio” quando fu distratta dal rumore di ghiaia strascicata fuori da casa.

E da un altro suono ancora più inquietante.

“Oh, no! Darcy, no, ti prego! Non cantare musica Metal giusto in questo momento”

Jane desiderò immensamente avere il dono della telepatia almeno per cinque minuti.

Cinque secondi.

Il tempo di urlare a Darcy un “ZITTA!!!”.

 

-Hem… posso chiedere che cos’è questo?-

 

Bene, anche Loki ci si metteva!

 

-“Questo” è la mia amica Darcy-

 

Spiegò lei con la voce resa acuta dall’imbarazzo.

 

-Vuoi dirmi che è un essere umano ad emettere questi versi?-

 

Loki, con la sua espressione di signorile disgusto.

 

-Fa sempre così quando ha l’IPod-

 

Tentò lei come estrema giustificazione.

 

-Oh! Mi dispiace molto che la tua amica sia malata. Deve essere davvero una situazione grave, perché ti assicuro che ho sentito bestie in agonia lamentarsi con più grazia e dignità-

 

“Cosa? Lui ha capito davvero che l’IPod sia una malattia?! Ma ci fa o ci è?”

 

Voleva ridere, lo voleva davvero tanto, ma la risata le era rimasta bloccata in gola, schiacciata da una tonnellata di cocente imbarazzo.

Decise che era meglio chiarire subito l’equivoco, così corse nell’ingresso e aprì la porta di scatto.

Darcy era uno spettacolo unico: poncho viola con una gran striscia fucsia a formare una V sul petto, leggins neri, maxipull grigio, stivali grigi, guanti senza dita, giubbotto imbottito, cappellino di lana viola ed una borsa marrone che faceva a pugni con tutto il resto.

E le cuffie dell’IPod, pure viola, che le pendevano dalle orecchie mentre dondolava al ritmo di “The night” dei Disturbed.

Un’altra persona sarebbe sembrata semplicemente una svitata, ma Darcy aveva questo dono: era una svitata che aveva classe, così invece che pena ispirava subito simpatia. O un odio viscerale.

Non appena la vide si staccò le cuffie e la salutò buttandosi praticamente tra le sue braccia e  tenendola stretta, così che Jane si trovò stordita da una nuvola di aroma mango e fragola del chewing gum preferito di Darcy.

In quel momento si rimproverò di essere così poco brava nelle questioni sentimentali: una buona amica avrebbe trovato qualche parola di conforto in caso di “mi sono appena lasciata ed ho il cuore a pezzi”.

 

-Finalmente J ! Finalmente mi sono liberata! Ti giuro, non lo avrei sopportato un giorno di più!-

 

Ah, ecco! Tipico di Darcy: si era già confortata da sola e l’abbraccio era una manifestazione di gioia.

Jane la tirò dentro e chiuse la porta.

Per quel giorno avevano dato abbastanza spettacolo al vicinato.

 

***

 

Il piano di Jane era semplice: filare in cucina, farci entrare Darcy e spiegarle sottovoce che doveva stare molto, molto attenta al tizio che c’era in salotto.

Tutti i suoi piani furono smantellati nel giro di un secondo perché Loki non era più sul divano ed era impossibile passargli davanti ed ignorarlo, così fu costretta a fare le presentazioni.

 

-Darcy, lui è Loki, il fratello minore di Thor. Loki, la mia assistente Darcy Lewis-

 

Lui si inchinò leggermente, e Jane credette di aver visto una scintilla di curiosità nei suoi occhi.

 

-È un onore conoscerti, Darcy Lewis-

 

-Wow, che classe! E così tu sei Loki? Bene, anche per me è un piacere conoscerti-

 

Rimase a fissarlo con l’insistenza tipica di Darcy, quella che la faceva sembrare un po’ una serial killer che studia la sua prossima vittima; intanto continuava a masticare il suo chewing-gum al mango e fragola e ci fece anche un bel palloncino che scoppiò con un allegro “pop!”.

Persino Loki sotto quell’esame diede segni di disagio.

 

-Posso sapere perché mi guardi così?-

 

-Stavo considerando che sembri ancora più fuori di testa di quanto racconta Erik ogni tanto. E poi mi stavo chiedendo… tuo fratello è il dio dei tuoni, tu che dio sei? E anche tu voli attaccato ad un martello?-

 

Loki fece una buffa faccia disgustata, tanto che Jane per poco non scoppiò a ridere.

In quel momento Thor si affacciò nel salotto.

 

-Benvenuta, Darcy-

 

-Ciao, roccia! Sai che hai un fratello figo?-

 

Thor sembrava piuttosto interdetto, e la mascella di Loki era in caduta libera.

Di certo non era abituato che le persone si prendessero certe libertà nei suoi confronti, ma siccome il diritto dell’ospite che proteggeva lui proteggeva anche Darcy non poteva permettersi di protestare finchè lei non lo avesse ufficialmente offeso.

Jane lo vide occhieggiare le scale, forse in previsione di una ritirata strategica.

Anche Thor dovette notarlo.

 

-Darcy, perché non ti accomodi? Io devo parlare un attimo con Jane. E tu, Loki…- l’interessato si bloccò nel bel mezzo del movimento di sgattaiolare via –Perché non intrattieni la nostra ospite per qualche minuto?-

 

Un’espressione di assoluta sorpresa e poi una di puro odio passarono in rapida successione sul volto del dio degli inganni.

Non poteva sottrarsi: mancare di rispetto ad un altro ospite era mancare di rispetto agli stessi padroni di casa.

 

-Con piacere-

 

Sibilò a denti stretti.

Jane faceva vigorosamente segno di no con la testa, ma non poté opporsi quando Thor la prese per le spalle e la guidò fuori dalla stanza.

 

-Thor! Che accidenti ti passa per la testa?!-

 

-Stai tranquilla. Hai visto la faccia che ha fatto Loki? Voglio solo lasciarlo per un paio di minuti nelle mani di Darcy, tutto qui-

 

Jane si batté la mano sulla fronte.

 

-Tutto qui? Ti sembra poco? Non sei tu quello che mi dice sempre di stare in guardia? E poi non provare a trattare Darcy come un fenomeno da baraccone!-

 

-Solo qualche minuto e poi vado a liberarla… tranquilla, andrà tutto bene-

 

****

 

Non andò tutto bene. Almeno non dal punto di vista di Thor.

Loki era stato persino troppo amabile, educato e galante, e Darcy si era trovata benissimo in sua compagnia; così bene e con tanta confidenza che avevano subito trovato un argomento comune: Thor.

Per la precisione Thor ed i vari mestieri che avrebbe potuto svolgere su Midgard.

Il dio del tuono che si era trovato una sfilza di cose che finivano con “…thor”.

Navigathor. Predicathor. Investigathor. Agopunthor. Disinfestathor.

Persino “spacciathor” ad un certo punto!

Darcy era entusiasta di quel gioco.

Loki lo era ancora di più.

Jane indirizzava a Thor occhiate severe del tipo “te la sei cercata”.

Thor si malediceva mentalmente per aver pensato di poter battere Loki in furbizia e per avergli addirittura fornito un’alleata con il suo piano maldestro.

 

*****

 

Alla fine era stato lo stesso Loki a porre fine al giochino dei “…thor” dietro pesanti minacce del fratello maggiore.

 

-Peccato però. Sai, quella ragazza si diverte così tanto. È un vero piacere sentirla ridere-

 

“Di te, ovviamente”

Loki non si stava affezionando a Darcy nel senso comune del termine, meglio dire che al momento era il diversivo vivente più interessante che trovava.

Una volta che Thor aveva perso la pazienza e lo aveva afferrato per un orecchio, lui aveva creato l’illusione che glielo avesse staccato; con brandelli di cartilagine ed un rivolo di sangue che gli colava dalla tempia al collo.

Anche quando aveva fatto svanire l’illusione Jane non si era ripresa facilmente dal disgusto, invece Darcy aveva battuto le mani entusiasta con tanto di “Che figata!”.

E se con Jane ci aveva messo dodici giorni prima di darle abbastanza confidenza da chiederle dei libri in prestito, con Darcy invece gli erano bastate altre due visite per chiederle di poter vedere come funzionava l’IPod.

Forse erano stati i giorni di digiuno, ma Loki si lasciava convincere a cenare con loro qualche volta.

Parlava poco e sempre stando molto attento a quello che diceva, ma se non altro si sforzava di non essere una compagnia pesante, e comunque Jane si era ormai quasi abituata alla sua presenza.

Altre due volte aveva chiesto a Loki di aiutarla a visualizzare qualcosa con le illusioni, ma non aveva osato chiedere di più per non sembrare che volesse sfruttare le sue capacità; non che Loki fosse diventato una buona compagnia, ma bisognava dargli atto che cercava di non esserne una cattiva.

Si sforzava di mantenere la pace domestica per il suo stesso interesse.

 

******

 

-Loki, sono stato chiamato da Heimdall. Hanno bisogno di me a Vanaheim-

 

Loki era scattato in piedi.

 

-Bene! Aspetta che mi cambio e vengo con te-

 

Aveva chiuso il libro ed in dieci secondi netti si era liberato di vestiti midgardiani per riprendere i suoi abituali.

 

-Ma veramente io ero venuto solo a dirti che mancavo per un paio di giorni, non volevo chiederti di venire con me. Loki… io vado a combattere-

 

-Lo so che vai a combattere-

 

-No, intendo, perché vuoi venire anche tu? Rispondi sinceramente però-

 

Loki si contorceva nel tentativo di chiudere le fibbie degli stivali sopra i pantaloni mentre cercava nello stesso tempo di infilarsi la maglietta.

 

-Ho le mie buoni ragioni, fratello-

 

-E ti spiace spiegarmele una volta tanto, fratello?-

 

Lui sbuffò.

 

-Sei invadente-

 

Thor lo guardò male per un paio di secondi, il tempo necessario a far pesare su di lui la minaccia che stesse considerando il suo rifiuto come un’offesa personale.

 

-E va bene, va bene, se ci tieni tanto te lo dico-

 

Intanto si alzò e si mise davanti allo specchio per lisciare la maglia, indossare la casacca e sistemarla bene.

 

-Dunque, per prima cosa non voglio assolutamente restare in casa da solo con la tua donna. Potrebbe generare illazioni imbarazzanti-

 

Si interruppe per raccogliere di nuovo all’indietro i ciuffi nero inchiostro che gli erano sfuggiti dalla coda quando si era strappato via la maglietta.

 

-Secondo, tu mi servi vivo, quindi vengo per controllare che nessuno ti faccia troppo male. Terzo, tu hai giurato di proteggermi come “fratello, amico e alleato”, quindi immagino che a me tocchi lo stesso. E poi…-

 

Si interruppe come se credesse di aver detto troppo.

 

-E poi?-

 

-Bè… non vorrei che la prendessi come un’offesa, ma… la verità è che mi sto annoiando a morte-

 

Thor si trovò a sorridere.

 

-Tranquillo, non mi offendo. E capisco le tue ragioni-

 

-Oh! Questa sì che è una novità-

 

Thor gli tirò uno scappellotto sulla nuca tale da rovinargli la pettinatura appena risistemata.

 

-Sei un idiota. Allora? Andiamo?-

 

-E andiamo!-

 

*******

 

A Vanaheim il Bifrost li aveva lasciati in mezzo ad un villaggio dove Heimdal aveva individuato le nuove minacce.

Qualunque cosa fosse era ancora più pericolosa perché riusciva a nascondere il suo vero aspetto agli occhi del Guardiano, ed in concreto Loki e Thor non sapevano chi o cosa aspettarsi.

Tutto era distrutto, le case avevano le porte sfondate, i tetti sembravano essere stati divelti da una forza spaventosa. Tutto intorno a loro era silenzio.

 

-Che è successo qui?-

 

Chiese Thor, ma più che altro a se stesso.

 

-Bè, almeno questa volta non potrete incolpare me-

 

Thor lo ignorò e si addentrò nelle strade deserte, stringendo Mjollnir.

L’unico rumore erano i passi rapidi di suo fratello dietro di lui, e quel rumore stranamente lo rassicurava.

Svoltando un angolo quasi inciampò nel cadavere di un guerriero.

Era caduto sulla sua lancia e la schiena era attraversata da squarci profondi.

Thor lo stava ancora esaminando nel tentativo di capire cosa avesse procurato quelle ferite quando Loki lo rivoltò con un calcio e si appropriò delle sue armi: la lancia ed il pugnale alla cintura.

 

-Loki! Non ti hanno insegnato ad avere un po’ di rispetto per i morti?-

 

-Per mia fortuna non seguo alla lettera tutto quello che mi hanno insegnato, e comunque delle armi servono più a me che a lui in questo momento-

 

Thor gli avrebbe anche risposto qualcos’altro, ma un rumore proveniente dall’interno della casa dall’altra parte della strada lo dissuase.

Sulla soglia apparve una donna.

Era scarmigliata e la sua veste era strappata e macchiata di sangue, eppure era di una bellezza mai vista.

Si staccò dall’architrave e barcollò verso di loro.

 

-Aiutatemi… signori di Asgardr, aiutatemi…-

 

Cadde in ginocchio prima di raggiungerli.

Thor le si avvicinò e lei si aggrappò immediatamente alla sua mano.

 

-Stai tranquilla, adesso sei sotto la mia protezione. Dimmi, chi è stato a distruggere questo posto?-

 

Prima che la donna potesse rispondere Loki si era portato dietro di lei con un movimento quasi invisibile e le aveva conficcato la lancia tra le scapole.

Il suono delle vertebre e delle costole spaccate si confuse con il grido della donna.

 

-Loki! Sei impazzito?!-

 

Lui lo ignorò: premette il piede sulla spalla per estratte la lancia e subito afferrò Thor per un braccio.

 

-Allontanati da qui!-

 

-Loki, in nome del Cielo, perché l’hai…?-

 

-SPOSTATI HO DETTO!!!-

 

E Loki aveva un ottimo motivo per dirgli di spostarsi.

Il corpo della donna agonizzante si contorceva con movimenti del tutto innaturali e con versi che ricordavano più sibili che lamenti umani.

La pelle, fino ad allora chiara come l’alabastro, aveva una strana sfumatura verde.

 

-Ancora non capisci? Vieni via, razza di idiota!-

 

Gli gridò Loki preso dal panico e strattonandolo con violenza.

La donna spalancò gli occhi e rivelò delle iridi che scintillavano come smeraldi e delle  pupille verticali, mentre da sotto le labbra macchiate di sangue sbucavano zanne ricurve ed appuntite.

Il viso si deformò completamente e così tutto il corpo, che si allungò, riassorbì gli arti e si coprì di scaglie.

Con un ultimo sibilo la creatura crollò a terra, e poco dopo sotto gli occhi esterrefatti di Thor c’era un serpente lungo quasi venticinque metri.

Le scaglie della pelle erano smeraldi brillanti di varie gradazioni di verde, più chiare sul ventre e più scure sul dorso; come nei coccodrilli di Midgard, una doppia cresta di scaglie appuntite segnava il decorso della spina dorsale dalla nuca alla punta della coda.

Tutto quel brillare era rovinato dal sangue fuoriuscito dalla bocca e vicino ai fori di entrata e di uscita della lancia.

 

-Visto? Se io faccio e dico qualcosa c’è sempre un buon motivo-

 

Gli disse Loki con un tono a metà tra il soddisfatto e lo stizzito.

Lui non gli badò più di tanto, preso com’era dall’osservare la vera forma dei suoi avversari.

 

-La stirpe dei draghi sotterranei… linnorm…-

 

Esalò Thor con voce sorda.

Poi il suo sguardo si illuminò all’improvviso e scoppiò in una risata tonante.

 

-Sono linnorm, fratello!-

 

E per esprimere la sua gioia non trovò di meglio da fare che assestare a Loki uno spintone che lo mandò a sbattere di schiena contro il fianco della dragonessa.

Lui piantò la punta della lancia a terra per rialzarsi, ed al contrario di Thor non era per niente entusiasta.

 

-Sì, Thor, sono linnorm. Eh, già, fantastico: sono dei serpenti giganti e velenosissimi… scusami se non salto dalla gioia…- si rialzò premendosi una mano sul fianco –La mia povera schiena, sai…-

 

-Oh, andiamo, Loki! Da quant’era che non combattevamo contro la stirpe dei draghi? Se solo ce ne fossero ancora…-

 

Alle loro spalle si levò un sibilo.

I fratelli si voltarono entrambi nello stesso momento e le videro che avanzavano verso di loro stringendoli in un semicerchio immaginario: quattro figure di donna belle come poche altre nei nove regni, con vesti preziose ed un’andatura elegante.

Solo lo scintillare innaturale degli occhi e le pupille verticali non lasciavano dubbi sulla loro parentela con la dragonessa di poco prima.

Loki si voltò verso Thor con gli occhi ridotti a due fessure, le narici frementi e la mascella contratta allo spasimo.

Più o meno come se stesse seriamente meditando di avventarglisi alla gola per strappargli la giugulare a morsi.

 

-“Se solo ce ne fossero ancora”, eh? Sappi che ti odio, figlio di Odino-

 

_____________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Eccomi qua!

Per prima cosa grazie, grazie, grazie *inchini a ripetizione* perché ci sono 15 persone che seguono la mia storia.

Ve lo avevo promesso che da questo capitolo in poi ci sarebbe stata un po’ di azione in più.

Ho deciso che ci voleva un po’ di movimento ed ecco qui una bella battaglia contro nuovi nemici.

Mi piaceva l’idea delle serpentesse giganti.

All’inizio si dovevano chiamare draugh, ma poi ho scoperto che draugh è una parola che non c’entra una beata cippa con i draghi (sia lode al dubbio che mi ha fatto controllare).

La creatura mitologica che più somiglia ai miei mostri sono i linnorm, anche se i linnorm hanno due zampe e le ali e invece le mie creature sono proprio serpenti giganti.

Ora andiamo a note e chiarimenti vari.

 

1-A proposito del digiuno di Loki. È vero: una volta è stato tre mesi chiuso in un baule  senza cibo né acqua perché il gigante Geirrodr lo aveva catturato mentre Loki era in forma di falco, e Loki non voleva rivelargli la sua vera identità.

 

2-“Perche a meeee?!” è una delle battute di Yzma de “Le follie dell’Imperatore”. La dedico a Mitica BEP07 con tutto il mio schizzato cuoricino ;)

 

3-DID Donzella in difficoltà è detto da Filottete in “Hercules” della Disney.

 

4-Amo il personaggio di Darcy, mi piace più di Jane. La sua fissazione per l’IPod, il suo modo di fare sempre impostato su “imbarazzante sincerità” e tutte le sue battute nei film. La adoro…

 

5-…e trovo che sia sprecatissima in coppia con Ian nel secondo film, mentre invece starebbe benissimo in coppia con Loki.

 

6-La lista dei “thor” esiste davvero. Sta nel mio computer. E sono settantuno! XD

 

6bis-Una one shot completa su Loki, Darcy ed il giochino dei “…thor” prima o poi arriverà, magari non da me ma arriverà. Abbiate fede.

 

7-“Scusami se non salto dalla gioia… la mia povera schiena, sai…” è una battuta di Scar de “Il re leone”. Non ho proprio potuto resistere perché Loki e Scar hanno un mucchio di cose in comune: la tendenza al complotto, i “capelli” neri, gli occhi verdi ed un fratello maggiore biondo e figo. E se la storia tra Thor e Jane continua presto Loki avrà anche qualche nipote curioso come Simba.

 

8-“E andiamo!” è Cuzco de “Le follie dell’Imperatore”.

 

9-Questo è un capitolo disneyofilo.

 

10-La parola disneyofilo è un neologismo.

 

11-I nuovi nemici che sono serpenti giganti. Che ci volete fare: ho visto Austen Stevens, lo “snakemaster” qualche volta di troppo!

 

12-I nuovi nemici sono serpenti giganti che si presentano come donne bellissime mentre in realtà sono delle perfide stronze.

Perché mi piacciono i personaggi femminili forti ma non ne posso più delle Mary Sue con poteri supercaligifragilistichespiralidosi a cui tutto va a culo perché loro sono belle, fighe e dalla parte dei buoni.

Le mie linnorm sono delle gnocche fortissime e fighissime. E sono cattive. Ricordatevelo.

 

Ordunque, ho finito.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto =)

 

                                                                          Makoto

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Le figlie di Níðhöggr ***


Posso darvi qualche suggerimento per come immaginare concretamente l’aspetto umano e quello serpentesco delle linnorms?

Se vi va aprite i link qui di seguito, altrimenti andate direttamente al capitolo.

 

Diamante: Diamante e ha l’aspetto di Cate Blanchet quando fa l’elfa Galadriel ne “Il signore degli anelli” http://vignette3.wikia.nocookie.net/lotr/images/a/aa/Galadriel_en_su_jardin.jpg/revision/latest?cb=20120615212401 .

Da serpente è un cobra reale albino http://cache.desktopnexus.com/thumbnails/689455-bigthumbnail.jpg e http://reptilesmalaysia.com/images/MostPopularProducts_10F67/albino_monocle_cobra_naja_kaouthia_03_3.jpg

Rubino: Rubino ha l’aspetto di Esmeralda nel cartone Disney “Il gobbo di Notre-Dame” a parte il colore degli occhi http://designontherocks.blog.br/wp-content/uploads/2011/10/Real-Life-Disney-Esmeralda-580x820.jpg.

Da serpente è una vipera http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d6/Vipera_ursinii_macrops.jpg

Ambra: ha l’aspetto di Victoria della saga di Twilight http://images2.fanpop.com/image/photos/10000000/victoria-victoria-twilight-saga-character-10094141-477-599.jpg

Da serpente è un crotalo (serpente a sonagli) http://www.arcadiaclub.org/img/animali/crotalo_diamantino_occidentale_primo_piano.JPG

Ametista: Ametista somiglia molto a Sailor Saturn quando viene fatta diventare adulta dai nemici in “Sailor Moon e il cristallo del cuore” (terza serie) http://img1.wikia.nocookie.net/__cb20121103070327/villains/images/1/11/Powerful_Mistress_9.jpg .

Da serpente è un mamba nero  http://blog.shakethepaw.com/wp-content/uploads/2014/01/black-mamba.jpg

Ecco, possiamo andare avanti… scusate l’interruzione *cit. “le follie dell’Imperatore”*

 

Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Le figlie di Níðhöggr

 

*

Thor strinse meglio Mjollnir, preparandosi alla battaglia.

Diede una sbirciata a Loki al suo fianco che stringeva la lancia sporca di sangue, e vide che anche lui era serio e concentrato.

 

-Siete voi che avete distrutto questo villaggio? Perché lo avete fatto?-

 

Nessuna delle quattro gli rispose.

Se ne stavano immobili a fissarli con le loro pupille verticali e senza battere le palpebre.

 

-Da quale mondo venite?-

 

Ancora nessuna risposta.

Le donne erano ognuna diversa dall’altra: quella che sembrava più giovane era di corporatura minuta, con una treccia di capelli mossi castano chiaro e gli occhi giallo oro con delle screziature marroni; dall’aspetto sembrava avere più o meno vent’anni.

Un’altra era alta e magra, di carnagione pallidissima ma con capelli neri come l’inchiostro e con riflessi viola che le ondeggiavano intorno e si confondevano con i ricami del suo lungo vestito viola cupo; viola erano anche gli occhi e rosso molto scuro le labbra.

Un’altra sembrava portarsi dentro l’essenza del fuoco: i capelli neri erano ricci e ribelli, la carnagione era bruna e la veste che la copriva era rosso e magenta. Gli occhi erano di un nero profondo, ma a tratti sembravano di un rosso più scuro del sangue.

L’ultima era la più bella e quella che sembrava più anziana perché dimostrava più o meno la stessa età di Thor.

Lei era l’unica delle quattro ad avere un’acconciatura elaborata, con le trecce raccolte intorno alla testa.

Anche lei era pallida, ma non dello stesso pallore della donna con il vestito viola: il suo pallore sembrava emanare luce; i capelli erano chiarissimi e leggermente ondulati, anche se la treccia non permetteva di capirlo chiaramente; gli occhi grigio chiaro erano luminosi ed il vestito era di un bianco abbagliante.

 

-Di che stirpe siete?-

Tentò ancora Thor.

 

-Vuoi sapere molte cose su di noi, uomo di Asgardr. Non ci conosci? Non indovini, dall’aspetto della nostra sfortunata sorella, da che reame proveniamo?-

 

-Siete della stirpe dei draghi sotterranei, ma non so dire di più su di voi-

 

La donna di fuoco rise di lui, poi si rivolse alle altre.

 

-Presentiamoci allora, sorelle, così gli Asgardiani sapranno da chi è stato sconfitto il loro principe-

 

Ma la donna più anziana la interruppe con un gesto veloce.

 

-Taci, sconsiderata! Non sapranno su di noi più di quanto sia necessario-

 

Avanzò di un paio di passi.

 

- Il motivo per cui siamo qui appartiene solo a noi. Noi siamo le figlie di Níðhöggr, il serpente del regno di Helheim-

 

Níðhöggr, il serpe gigante che nell’oltretomba strazia i corpi di coloro che sono morti di vecchiaia e di malattia.

 

-Ma il serpe del mondo sei morti è unico della sua specie. Chi è vostra madre?-

 

Le donne risero.

 

-Questo non è necessario che tu lo sappia, uomo di Asgardr-

 

-Non preoccuparti, Thor, te lo dirò io-

 

Loki le guardò con un sorriso di superiorità.

 

-Loro non hanno madre perché non sono state generate da un maschio e da una femmina, ma da Níðhöggr solo. La carne dalla sua carne, le ossa dalle sue ossa e le scaglie della loro pelle ricavate dalle pietre preziose dei tesori sotterranei che i draghi custodiscono-

 

La più grande emise un sibilo di disapprovazione.

Evidentemente non si aspettavano che qualcuno sapesse tante cose su di loro, e di certo non lo apprezzavano.

Loki continuò.

 

-I loro nomi non ce li diranno perché non hanno un nome. Níðhöggr non ha dato loro un nome perché chi conosce il nome di una cosa ha potere su di essa. Tuttavia, se dovessero avere nome sarebbe quello della pietra che protegge il loro corpo- le guardò indicandole una alla volta -Tu saresti l’Ambra, tu il Rubino, tu l’Ametista, e tu, la più bella e la più antica, il Diamante. Non ho ragione?-

 

Nessuna di loro rispose, invece si rivolsero alla più grande come a chiederle come si dovessero comportare.

Lei squadrò Loki attentamente.

 

-Tu conosci molte cose, ma anche noi sappiamo molto di te. Sappiamo che dovresti essere re ed invece sei prigioniero. Sappiamo che ti hanno negato tutto e che quello che volevi hai provato a prendertelo. Sei degno di ammirazione, in fondo. Potresti avere la nostra alleanza, sai? Ma avrai solo un’occasione. Scegli se in questa battaglia vorrai stare con noi o con lui-

 

Loki strinse la presa attorno alla lancia.

Sembrava indeciso… quasi che la proposta lo interessasse.

 

-Ho già impegnato la mia parola. Vi combatterò-

 

Segretamente, Thor tirò un sospiro di sollievo.

 

-Allora non credo ci sia niente da aggiungere-

 

Diamante fece un cenno alla più giovane e lei si preparò a riprendere il suo aspetto naturale.

 

-Hai qualche consiglio saggio da darmi, fratello?-

 

Chiese Thor.

Ed in un attimo fu tutto come una volta: la forza di Thor guidata dall’intelligenza di Loki ed i progetti di Loki che avevano bisogno della forza di Thor per riuscire.

Da soli sarebbero riusciti comunque a vincere in qualche modo, ma insieme riuscivano molto meglio.

 

-Non perdere tempo a colpire il corpo perché sono protette da spessi fasci di muscoli oltre che dalle scaglie. I loro punti deboli sono i lati del cranio. Il teschio ha ampie finestre temporali e si romperà facilmente anche se protetto dalla corazza-

 

La linnorm si era ritrasformata ed il suo corpo luccicava di scaglie di un caldo colore giallo-arancio, il sonaglio che vibrava all’estremità della coda e mandava lampi dorati.

Loki sapeva di non avere molto tempo, quindi cercò di fornire più informazioni in meno tempo possibile.

 

-Mira vicino all’occhio, così se avrai fortuna le schegge di osso le accecheranno. E mira all’articolazione  tra mascella e mandibola. Lì le ossa sono sottili e deboli. E la gola. Le scaglie sono meno spesse lì, quindi mira alla…-

 

Ambra scattò all’attacco, a fauci spalancate.

Loki si preparò a difendersi ma non ce ne fu bisogno perché un fulmine di Mjollnir colpì l’interno della bocca spalancata della dragonessa contro il palato superiore.

La scarica elettrica non trovò nessuna resistenza nella mucosa e si propagò in tutti i nervi del corpo, facendola sussultare e contorcere.

Neanche un drago poteva resistere ad una scarica come quella: che le avesse fermato il cuore o danneggiato gli organi interni, la linnorm cadde a terra morta.

 

-…gola-

 

Concluse Loki in un soffio.

E rivolse a Thor uno sguardo di disapprovazione.

 

-Che c’è, Loki? Perché quella faccia?-

 

-Perché sei un’insopportabile spaccone-

 

-Sei tu che mi hai detto di mirare alla gola-

 

-E tu sei ugualmente un’insopportabile spaccone-

 

Le altre linnorms non diedero segno di essere particolarmente addolorate per la morte della sorella, sembravano solo più che mai decise a farli a pezzi.

Ad un cenno di Diamante tutte loro abbandonarono l’aspetto umano e si presentarono per quello che erano: mostruosi serpenti con scaglie dalle belle sfumature preziose e con zanne letali.

Loki aveva visto giusto: una era viola cupo come l’ametista, l’altra rosso sangue come i rubini e l’ultima d’argento e di cristalli abbaglianti come i diamanti.

E tutte e tre erano maledettamente determinate ad ucciderli.

 

-Dividiamoci-

 

-Cosa? Loki, non…-

 

-Ho detto dividiamoci. Per inseguirci dovranno dividersi anche loro e sarà più facile. E tu cerca di liberarti prima possibile della bionda: è lei la più pericolosa-

 

Come sempre la logica di Loki non faceva una piega e Thor poté solo accettare il fatto.

 

-Va bene. Ma sappi che mi arrabbierei molto se tu dovessi di nuovo fingere di morire-

 

-E se invece io morissi veramente?-

 

-Mi arrabbierei ancora di più-

 

Non ebbero in tempo di dirsi altro perché le linnorms erano troppo vicine ed era arrivato il momento di affrontarle.

 

-Buona fortuna-

 

Mormorò Loki, poi scattò di corsa verso destra, dove il terreno era libero.

Passò troppo vicino a Rubino, che dilatò le narici e fece saettare la lingua un paio di volte, prima di lanciarsi all’inseguimento.

 

-Buona fortuna, fratello-

 

Disse a sua volta Thor, anche se Loki non poteva più sentirlo.

Si concentrò sulle due serpi che puntavano su di lui, Diamante ed Ametista.

L’istinto gli diceva di stendere prima Ametista che era la più vicina, ma Loki aveva ragione: Diamante era la più pericolosa.

“Avanti, ragiona? Da dove puoi attaccarle senza che loro attacchino te? Cerca di pensare come Loki!”

La risposta più ovvia era “dall’alto” e lui in alto ci poteva arrivare grazie a Mjollnir.

Si affidò al martello per saltare più in alto delle loro teste, e lì raccolse i fulmini per scagliarli su di loro.

L’effetto fu solo quello di stordirle perché stavolta erano ben protette dalla corazza, ma a Thor tanto bastava: non appena tornò a terra scagliò il martello verso Diamante, che scuoteva la testa confusa, e la colpì proprio dove aveva consigliato Loki, cioè all’articolazione della mandibola.

La linnorm emise un soffio furioso ma la botta era stata troppo forte anche per lei, che crollò a terra.

Non appena rimise piede a terra Thor avrebbe voluto finirla, ma non aveva fatto i conti con Ametista che si parò tra lui e la sorella sibilando minacciosa.

 

**

 

Loki correva, ma non per salvarsi la vita come voleva far credere alla sua nemica.

Dopo un tratto iniziale fatto in una strada abbastanza ampia, svoltò in una più stretta come se volesse far perdere le sue tracce.

Rubino era una vipera, e con il suo corpo grosso e tozzo sarebbe stata impacciata nei movimenti se fosse riuscita a portarla in uno spazio stretto.

Era perfettamente calmo e controllato.

Gli piaceva correre: gli piaceva soprattutto la sensazione del tempo soggettivo che rallentava ai limiti estremi finché lui non aveva la coscienza esatta della resistenza dell’aria contro il suo corpo, di ogni battito del cuore, di ogni atto respiratorio e di ogni movimento fatto dai suoi muscoli.

Per lui la perfezione era quella: una completa, precisa e totale percezione di se stesso.

Certo, se non avesse avuto alle spalle una gigantesca vipera decisa a massacrarlo si sarebbe goduto di più la sensazione della corsa, ma tutto sommato doveva ammettere che anche quella situazione aveva il suo fascino.

Correre. Correre. Correre sempre più veloce.

Loki sorrise.

Non troppo veloce.

Doveva dare l’impressione di essere una preda facile, altrimenti lei non avrebbe più voluto seguirlo: per istinto i serpenti non hanno alcun interesse ad inseguire una preda troppo impegnativa da catturare.

Lei lo avrebbe inseguito lo stesso perché le era stato ordinato, ma Loki non voleva questo: voleva mantenere vivo in lei l’istinto della caccia.

Se lei fosse stata sicura di poterlo catturare avrebbe abbassato la guardia, e lui avrebbe potuto batterla come aveva sempre amato battere i suoi nemici, e cioè ritorcendo contro di loro le loro stesse armi.

Una trave caduta gli diede la giusta opportunità per mettere in atto la fase successiva del suo piano.

Finse di voltarsi spaventato per controllarla e di inciampare nella trave.

Finì lungo disteso per terra e creò l’illusione della lancia che gli sfuggiva di mano, invece la tenne ben stretta ed invisibile nella mano sinistra.

Rimase a terra: doveva ricordarsi di mantenere una posizione più combaciante possibile con la sua finta immagine, perché la linnorm, come tutti i serpenti, poteva “vedere” il calore del suo corpo e si sarebbe accorta subito dell’inganno.

Sarebbe stato di buon effetto anche una gamba insanguinata ma no, meglio di no: lei si sarebbe accorta che il sangue non era vero se non ne avesse sentito l’odore e si sarebbe insospettita.

Era quello il momento.

La serpe smise di compiere scatti poderosi e si avvicinò a lui strisciando lentamente, la grossa testa triangolare e luccicante di scaglie scarlatte e rosso sangue a livello del terreno.

Quando i suoi piani andavano esattamente come previsto, Loki si sentiva invadere da un meraviglioso senso di rilassatezza ed appagamento.

Mantenne l’immagine di se stesso con un espressione facciale terrorizzata e sofferente.

La testa della linnorm doveva essere grossa quando il tronco di un uomo e sicuramente non avrebbe fatto nessuna fatica ad inghiottirlo intero.

Lei arrivò all’altezza delle sue gambe e lo annusò un paio di volte dilatando le narici.

“Ricordati che sei una preda, Loki, accidenti! Comportati come tale!”

Fece finta non riuscire a rialzarsi in piedi e di essere costretto ad arretrare trascinandosi.

Lei inclinò un paio di volte la testa da un lato e poi dall’altro.

Sembrava che fosse incuriosita o divertita dai suoi patetici tentativi, e forse le sarebbe piaciuto giocare con lui prima di divorarlo.

Fece saettare la lingua biforcuta sopra il suo corpo come ad assaggiarlo, e Loki ebbe un attimo di paura quando arrivò troppo vicino alla lancia che lui teneva nascosta con la magia.

Accennò il movimento di rotolare di lato per sottrarsi e lei stranamente non fece nulla.

“Vuoi giocare con me, tesoro? E va bene, te la sei cercata”

Questo comportava una piccola modifica al suo piano originale, ma niente a cui lui non fosse in grado di ovviare con facilità, anzi la sfida dell’improvvisazione lo eccitava.

Si rialzò in piedi e fece finta di zoppicare verso l’illusione della lancia a terra, poco distante, invece strinse bene in pugno la vera lancia con la punta rivolta verso l’alto.

“Ti piace giocare, non è vero? Mi ci farai arrivare vicino. Molto vicino… mi darai l’illusione di avere una possibilità di salvarmi prima di… ORA!”

Non appena accennò il movimento di piegarsi a terra per raccogliere l’arma, la sentì scattare alle sue spalle.

Lei era veloce ma lui era pronto.

Si voltò rapidamente e piantò un ginocchio e la base della lancia per terra.

Rubino aveva preso in pieno lo slancio dell’attacco e non avrebbe potuto fermarsi neanche volendo: la lancia le si conficcò in gola con tanta forza da spezzarsi a metà dell’asta.

Il muso era arrivato a pochi centimetri dal suo braccio.

Loki vide la sua pupilla da rettile dilatarsi per la sorpresa e subito dopo per il dolore, mentre lampi di rosso palpitavano nell’iride.

Ora che aveva ottenuto il suo scopo abbandonò in fretta la lancia e scappò lontano.

La serpe scuoteva la testa, pazza di dolore e di rabbia, e più si agitava più le schegge le ferivano il palato e le si conficcavano in gola.

Ad ogni scatto fiotti di sangue schizzavano in aria e finivano a macchiare la terra, l’erba ed i muri di pietra delle case.

Un’agonia terribile, che Loki rimase ad osservare da una prudente distanza.

Sapeva cosa sarebbe successo: la lancia aveva sfondato il palato secondario e si era conficcata probabilmente nel basicranio; non le aveva danneggiato il midollo spinale come lui aveva sperato, ma in ogni caso l’emorragia era consistente e tutto quel sangue avrebbe finito per soffocarla.

Era un gran brutto modo di morire, ma l’importante per Loki era che stesse toccando a lei e non a lui.

 

***

 

La battaglia di Thor contro Ametista era appena cominciata.

Lei sibilava contro di lui e lo spingeva lontano dalla sorella.

Il suo corpo era sottile ed elegante e si muoveva con una sinuosità ipnotica.

Il colore delle scaglie virava da un vila molto chiaro, quasi rosa sul ventre, fino ad un viola scurissimo nella cresta appena accennata sul dorso.

 

-Se ti arrendi avrai salva la vita-

 

Lo stesso che non avesse detto niente: Ametista spalancò le fauci e sputò contro di lui un getto di veleno giallastro e denso, che cadde a terra e lasciò delle chiazze di erba bruciata.

 

-Lo prenderò per un “no”-

 

Thor aveva proprio voglia di dimostrare a Loki che si sbagliava, che lui con Mjollnir poteva sconfiggere qualunque nemico come voleva, e così scagliò il martello contro il fianco della dragonessa.

Una pioggia di schegge viola e scintillanti si sparse in aria e lei soffiò infuriata.

Bene, meglio tornare ai consigli di Loki e non raccontargli assolutamente di quello smacco.

Thor fece appena in tempo ad afferrare il martello che tornava e a tirarsi via da lì: un momento dopo le mascelle della serpe si chiudevano con uno schiocco a pochi centimetri dal suo mantello.

Raccolse di nuovo il fulmine e lo scaglio  su di lei, ma evidentemente la linnorm aveva imparato bene la lezione: tenne la bocca ben chiusa e si appiattì a terra, lasciando che la scarica crepitasse sulle sue squame.

“No, così non va per niente bene!”

Dall’alto mirò all’occhio, come aveva detto Loki, e stavolta il colpo ebbe più effetto perché riuscì a centrare un lato del bulbo oculare.

L’intero occhio si appannò e presto divenne nero pesto.

Thor realizzò che doveva averle danneggiato un grosso vaso sanguigno, e adesso il sangue versato si era raccolto tutto sotto la palpebra trasparente da rettile.

Lei sibilava e soffiava contro di lui, ma Thor si era portato di nuovo ben fuori dalla sua portata.

Aveva ottenuto due cose positive: accecarla da un occhio togliendole metà del campo visivo e farla infuriare, così da farle perdere il lume della ragione.

Provò di nuovo a scagliare il fulmine, ma evidentemente lei non era ancora così fuori di sé da cascarci, perché come prima si appiattì a terra e lasciò che l’elettricità si scaricasse a terra.

“Dannazione! Le scaglie la proteggono troppo bene! Devo farle aprire quella maledetta bocca! Oppure…

Thor schizzò di nuovo in alto.

“Ecco! Quando lo racconterò a Loki!”

L’idea era semplice ma avrebbe funzionato: vicino al villaggio c’era un fiume, e siccome l’acque è un buon conduttore di elettricità, se magari la linnorm ci fosse finita dentro il fulmine avrebbe fatto effetto.

“Sì, bella idea! Ma se non riesco a metterla in pratica non è che vale molto”

Scese di nuovo a terra.

La serpe provò a voltarsi verso di lui, ma la sua capacità visiva era troppo compromessa, così per trovarlo usava la lingua bifida.

Thor decise che la strategia migliore era continuare a provocarla.

Le scagliò di nuovo addosso il martello e quella scattò con rabbia contro di lui.

“Sì! Ci stiamo avvicinando al fiume!”

La provocò ancora e ancora, fino a renderla furiosa e concentrata solo su di lui e non farle capire che la stava portando verso una trappola.

Arrivati a venti metri dal fiume però lei si rese conto di cosa stava succedendo.

Assaggiò l’aria con la lingua e nella pupilla sana passò un lampo di comprensione.

Thor doveva agire in fretta.

Non appena lei si girò per andarsene le afferrò la coda sotto il braccio e, con Mjollnir stretto in pugno, la sollevò da terra.

Era pesante, maledettamente pesante e le scaglie sul dorso gli stavano ferendo le braccia, ma non poteva mollare.

Finalmente riuscì a trascinarla in acqua e all’impatto del grosso corpo squamoso che si dibatteva si sollevò un’onda enorme.

Thor non perse tempo: senza aspettare di tornare a terra scagliò di nuovo il fulmine prima che lei potesse tornare all’asciutto, e questa volta la linnorm non ebbe scampo.

L’elettricità percorreva le scaglie viola e si insinuava in ogni minimo varco che nell’aria non poteva sfruttare.

Alla fine il corpo della linnorm rimase inerte e le ondate provocate dalle sua convulsioni si placarono; il fiume tornò a correre tranquillo con la corrente che lambiva quel tesoro di ametiste e veleno.

Thor si rilassò per godersi la vittoria almeno un attimo.

Aspetta… ma che…?”

Attorno alla linnorm stava accadendo qualcosa di strano: delle piccole cose salivano a galla, ma Thor non capì cosa fossero finché la corrente non ne riportò una a riva.

“Un pesce? Perché tutti questi pesci sono morti? … oh, merda!”

Certo, la scarica elettrica aveva fulminato la linnorm… ma anche ogni altra forma di vita nel fiume nel raggio di parecchi metri!

Anche quella era una cosa da non dire a Loki.

 

****

 

Loki intanto, dopo essersi assicurato che Rubino era morta, si aggirava tra le case del villaggio abbandonato.

Nella zona dove si era spostato c’era meno distruzione che vicino alla porta est da cui erano entrati lui e Thor, segno che la gente era semplicemente scappata via.

Quello che sperava di trovare era un’arma, visto che la sua era andata in pezzi come uno stuzzicadenti.

“Certo, Thor ha un intelletto paragonabile a quello di Ratatosk ed ha il martello, invece io dovunque vada devo farmi prestare da qualcuno un straccio di arma per difendermi. E ora con questo ho veramente toccato il fondo: costretto a rovistare tra i rifiuti come un cane randagio! Grazie tante padre

Per la rabbia tirò un calcio ad un sasso e centrò il vetro di una finestra. Quattro case più avanti.

Il rumore del vetro rotto ne risvegliò un altro, che bloccò Loki all’istante.

“È impossibile”

Affrettò il passo verso la casa di cui aveva spaccato il vetro.

Il suono che lo aveva richiamato non proveniva dall’interno, ma dal retro, dove c’erano due corpi senza vita, un uomo ed una donna.

Erano feriti ed i loro volti erano contratti in espressioni di dolore.

Lui era caduto con la spada in pugno, lei invece era tutta rannicchiata contro il muro attorno a qualcosa.

Un qualcosa che piangeva e urlava a squarciagola.

“Oh, no, non io, per favore! Non poteva trovarlo Thor?”

E invece era toccato a lui: un bimbo di pochi mesi che si dimenava tra le braccia della madre morta.

“Per tutti gli dei di Asgard e Midgard! Ma perché…?”

Si voltò di scatto, la spada dell’uomo morto stretta in pugno.

Qualcos’altro era con loro in quel posto.

Loki non lo vedeva ma sentiva la sua presenza, una presenza gelida come il fiato della morte sul collo e che lo faceva rabbrividire.

Afferrò il bambino senza nessun garbo, anzi facendolo piangere ancora di più e se la diede ignominiosamente a gambe.

Tanto Thor non avrebbe mai saputo che era scappato, e se qualcun altro glielo avesse raccontato lui si sarebbe giustificato con una “ritirata strategica”.

 

*****

Thor emise l’ennesimo sospiro frustrato.

Posto che Loki avesse vinto contro Rubino mancava ancora una linnorm all’appello, e mancava proprio la peggiore; e Thor poteva già sentire cosa avrebbe detto Loki quando lo avesse scoperto.

“Mi spieghi come puoi perdere un serpente di venticinque metri?! E tu saresti il futuro re di Asgard e protettore di Midgard?”

Ma insomma, lui era impegnato a combattere, non era completamente colpa sua se non si era accorto che Diamante era scappata!

 

________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Sono un mostro.

Una creatura veramente terribile.

Ho creato dei personaggi che mi piacciono tanto e adesso per esigenze di trama le devo uccidere! E pure in modi brutti!

Mi sento una merdaccia =( oh, , pazienza: chi è causa del suo male pianga se stesso.

Inoltre vi informo che questa è una delle poche scene di battaglie che ho mai scritto.

Mi sto ancora allenando su questo genere. E voi mi state facendo da cavie, siete contenti?

 

Vabbè, andiamo alle note esplicative.

 

1-Tutto ciò che riguarda l’anatomia e la fisiologia dei serpenti è sacrosantamente vero.

Hanno un cranio fragile con ampie finestre temporali (sono “buchi” nel cranio), le palpebre sono fuse insieme e sono trasparenti così sembra che non ne abbiano, e alcune specie sputano veleno (mamba e cobra sputatore, tanto per fare nomi).

E poi “vedono” il calore corporeo delle loro prede e non inseguono niente che richieda un dispendio di energie per essere catturato: sono animali a sangue freddo e per loro sprecare energia è assolutamente dannoso.

E la lingua serve come organo di olfatto, non di gusto, perché raccoglie le molecole lasciate nell’aria dalla potenziale preda.

Che bello dare un senso ad anni di Super Quark e documentari vari! E anche alla mia università già ce ci sono!

 

2-“Basicranio” e “palato secondario” sono parole che esistono veramente. Cercate su “Google immagini” e capirete subito di che sto parlando.

 

3-Níðhöggr esiste davvero nella mitologia norrena. Le notizie su di lui sono scarse e contrastanti (concretamente vuol dire che nessuno ne sa una cippa). Io mi sono attenuta alla versione che mi faceva comodo, cioè che sia il serpente del regno sotterraneo dei defunti dove vengono inviati i morti di vecchiaia e di malattia.

 

4-Diamante dice “Asgardr” invece che “Asgard” come sappiamo tutti perché il nome originale in lingua norrena ha la “r” alla fine. Sarebbe una forma arcaica, e mi sembra che delle creature che sono state relegate nel mondo degli inferi per millenni possano usare dei termini più arcaici.

 

5-Ratatosk è uno scoiattolo che abita tra i rami di Yggdrasill, l’albero cosmico.

A me sta sulle balle perché è un pettegolo iperattivo: il suo compito è quello di riferire all’aquila che abita in cima ad Yggdrasill gli insulti del serpente che abita tra le radici (forse Níðhöggr).

Capite che razza di rompicoglioni che è? E non deve neanche essere tanto intelligente, per questo Loki paragona il suo cervello a quello di Thor.

 

6-Opinione personale: lo scontro Loki vs Rubino mi piace più di Thor vs Ametista.

Il motivo è che, anche se cerco di restare seria e per quanto mi sforzo di applicare la sospensione dell’incredulità, l’idea di un tizio che prende a martellate i suoi nemici mi fa metà ridere e metà senso. Come il film “Old boy”.

Povero Thor, io non ce l’ho con lui, ma… un martello! ‘un gliela fo’ proprio!

 

Anche per questa volta ho finito.

Al prossimo capitolo

 

                                                           Makoto

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Illusioni ***


 

Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Illusioni-

 

*

Quando Loki arrivò vicino alla riva del fiume e scorse il rosso del mantello di Thor, decise di frenare un attimo la corsa per riprendere fiato e darsi un minimo di contegno.

Tra l’altro la cosetta urlante che aveva sotto il braccio lo stava assordando, forse perché non aveva gradito l’essere sballottata per tutto il percorso.

Fu il pianto del bambino ad attirare l’attenzione di Thor, che si voltò verso di lui e gli andò incontro con un sorrisetto sornione.

 

-Fratellino! E pensare che ti avevo mandato a combattere! Tu e la serpe avete… hem… fatto presto-

 

Loki non era esattamente dell’umore adatto a comprendere battute a doppio senso, ed una volta che la ebbe capita non era dell’umore per apprezzarla.

 

-Piantala, cretino! E prenditi questo coso. Non lo sopporto più-

 

Piantò la spada nel terreno e scaricò il bambino in braccio a Thor.

Che meraviglia avere finalmente le mani libere!

 

-Piange perché lo hai tenuto male-

 

Puntualizzo Thor.

 

-Oh, certo, adesso lo sai tu come si tengono i bambini!-

 

-Certo che lo so! Ho visto tante volte te…-

 

-Dillo e ti strappo la lingua!-

 

Scattò Loki, forse con troppa veemenza.

Se c’era una cosa che in quel momento proprio non aveva bisogno era che Thor menzionasse Frigga o Odino che tenevano in braccio lui da neonato, perché senza un motivo preciso si sentiva particolarmente suscettibile sull’argomento infanzia, bambini e cure parentali.

 

-Va bene, scusa-

 

Intanto il bambino continuava a strepitare, era diventato rosso paonazzo e delle piccole vene gli erano spuntate in rilievo sulla fronte.

 

-Se non farai qualcosa finirà per soffocare. Lo tieni troppo stretto e poi, guardati, santo cielo, sei coperto di metallo! È un bambino ed è…-

 

Stava per dire “abituato al petto di sua madre” ma le parole gli erano morte in gola.

 

-Ho un’idea- fece Thor -Riprendilo un attimo-

 

Ed il pupattolo finì di nuovo in braccio a Loki.

Thor si tolse il mantello e lo stese a terra, poi riprese il bambino, lo appoggiò al centro del mantello e gli diede un po’ di tempo per abituarsi.

In effetti funzionò: dopo un po’ di tempo che non era né portato sottobraccio come un pacco né schiacciato contro maglie di metallo, il bambino smise di piangere.

Non era ancora capace di camminare, in compenso però rotolava benissimo.

Il mantello era in mezzo a loro ed il bambino sembrava trovare divertente fissare lo sguardo su uno dei due, rotolare verso di lui, poi fissare l’altro e rotolare nell’altra direzione.

 

-Sì, sei stato bravissimo a farlo smettere di piangere, ma adesso che ne facciamo? - Loki aveva fretta di togliersi davanti quel bambino: lo metteva a disagio, ed un eventuale esame dei motivi di questo disagio lo indisponevano ulteriormente -Mi pare difficile combattere dei draghi e allo stesso tempo badare ad un bambino-

 

-Hai ragione. La cosa migliore da fare è portarlo ad Asgard-

 

Stavolta Loki sentì la fitta al petto precisa come una pugnalata.

Un altro orfano proveniente da un altro regno dopo una battaglia.

Un altro bambino che avrebbe avuto bisogno di una famiglia adottiva.

Chi lo avrebbe accolto adesso che non c’era più…

Loki dovette stringere i pugni per non far vedere che tremava.

 

-Sì… è la cosa migliore-

 

Rispose tentando di non far intuire il suo disagio a Thor.

Lui gli rivolse uno sguardo strano, che Loki preferì evitare di interpretare.

 

-Perché non vieni anche tu, Loki? Non mi piace l’idea di lasciarti solo con quella serpe ancora in giro-

 

-So badare a me stesso. Aspetta… tu come fai a sapere dell’altra serpe?-

 

Thor lo guardò confuso.

 

-L’ho vista come l’hai vista anche tu-

 

“Ma di che accidenti sta parlando?”

Pensò Loki infastidito.

A meno che… lui aveva percepito la presenza di una linnorm quando aveva trovato il bambino, e adesso Thor gli stava dicendo che non voleva lasciarlo solo con una di loro ancora in circolazione… quindi…

 

-Thor, adesso cerchiamo di capire bene. C’erano cinque serpi quando siamo arrivati qui, giusto? Io ho scoperto che ce n’è un’altra nascosta. Tu stai parlando della sesta linnorm oppure…?-

 

-Hem…-

 

Thor distolse lo sguardo imbarazzato e Loki cominciò a capire.

Nel fiume c’era il corpo semisommerso di Ametista, ma se Thor diceva che c’era in giro un’altra linnorm e non era la stessa di cui lui aveva percepito la presenza quando aveva trovato il bambino…

 

-Thor. Tu hai lasciato che Diamante SCAPPASSE?!-

 

Verso la fine della domanda la voce di Loki si era alzata di volume ed aveva finito per gridare.

 

-Ero impegnato a non farmi ammazzare dall’altra, va bene?-

 

Si difese Thor.

Loki si prese il viso tra le mani e scosse la testa un paio di volte.

“Perfetto! La più perfida, velenosa e probabilmente la più furba è ancora viva! Perché mi sono fidato di Thor? Come ho potuto pensare che avrebbe fatto come gli dicevo io? Certo, lui è il principe e futuro re di Asgard, lui è superiore ai miei consigli!”

 

-No! Non va bene! Tu non hai idea di quanto siamo nei guai!-

 

-Sì, ne dobbiamo affrontare ancora un’altra, ma…-

 

-Che cos’è che non hai capito quando ti ho detto che dovevi eliminarla per prima?-

 

-Loki, adesso basta!-

 

Gli urlò contro Thor.

Rimasero a fronteggiarsi come lupi pronti alla battaglia.

Il primo a rilassarsi fu Thor, che non voleva litigare con Loki più del necessario e non in quel momento.

Il bambino in mezzo a loro intanto aveva smesso di rotolare e li osservava con una buffa aria concentrata.

 

-Io ho fatto del mio meglio. Non è colpa mia se non è bastato-

 

Loki scosse la testa.

 

-Tanto ormai è fatto. Adesso vai ad Asgard, porta il bambino e torna qui più presto possibile. Dobbiamo organizzarci in qualche modo. Ah, e già che ci sei, sempre se non ti disturba troppo, portami qualcosa da usare come arma-

 

Aveva la spada che aveva trovato, certo, ma non era un’arma con cui si trovava a suo agio in combattimento.

Thor annuì.

Si chinò a terra e Loki si aspettava di sentire da un momento all’altro il pianto del piccolo che non apprezzava l’abbraccio metallico di Thor, invece incredibilmente non sentì niente.

Guardò meglio e vide che Thor non aveva preso il bambino in braccio: aveva afferrato i quattro angoli del mantello e lo teneva sospeso come un sacco.

Per un attimo Loki credette che la mascella gli si sarebbe disarticolata come quella dei serpenti.

“Oh, dei! Spero che non abbiano mai tenuto me in quel modo! Anche se giustificherebbe tante cose”

 

-Heimdall, ho bisogno di tornare ad Asgard-

 

Poco dopo la colonna di luce di Bifrost tagliò il cielo ed avvolse Thor ed il fagottino che si dimenava.

Loki si augurò che lo tenesse ben stretto e che il bambino arrivasse ad Asgard intero e non solo metà perché l’altra metà era finita fuori da Bifrost e si era persa nel vuoto cosmico.

Per un po’ rimase da solo a fissare il cerchio di erba bruciata dove c’era stato Thor, poi decise di darsi una scossa: era il momento di farsi venire in mente una buona idea, anzi possibilmente più di una.

Solo che…

All’improvviso si sentì terribilmente esposto e vulnerabile, e non era la stessa sensazione di quando si era sentito osservato dalla linnorm: era la sensazione della solitudine che gli pesava addosso.

Nonostante poco prima lo avrebbe pestato a sangue, Loki all’improvviso aveva un cieco ed irrazionale bisogno della presenza di suo fratello.

Si fermò a metà del movimento di stringersi le braccia intorno al corpo e si maledisse per aver permesso che cominciasse.

Scosse la testa per liberarsi di quella sensazione, inspirò a fondo un paio di volte e pian piano riacquistò la padronanza di sé; non era quello il momento di auto commiserarsi né di farsi venire crisi emotive di alcun genere: era in pericolo e quello che gli serviva era un piano.

 

**

 

Quasi un’ora dopo Loki aveva sistemato tutto e mentre lavorava si era nascosto con la magia così, in caso Diamante lo avessero osservato, avrebbe visto i suoi movimenti perché poteva vedere il calore corporeo e fiutarlo ma non avrebbe capito concretamente cosa stava facendo, il che gli dava un certo vantaggio.

O almeno lo sperava.

E tuttavia aveva ancora il dubbio che non fosse stata Diamante a spiarlo. Se lo sentiva a istinto.

Ma allora cosa voleva dire? Un’altra linnorm seguiva le loro mosse? Un’altra figlia di Nidhoggr che fino a quel momento era rimasta nascosta? E perché?

Loki avrebbe preferito che non fosse così perché Diamante gli sarebbe bastata ed avanzata come nemico da affrontare, tuttavia non poteva permettersi di essere volontariamente cieco davanti al pericolo.

L’idea che ci fosse una sesta serpe non gli piaceva per niente, ma il suo istinto gli diceva di non scartarla del tutto.

Meglio essere sempre pronti al peggio.

Poco a nord del villaggio c’era una zona di colline, e lui aveva pensato che fosse un buon posto per accamparsi.

Aveva scelto una collina abbastanza alta e che da un lato era franata nel fiume perché era una buona posizione: piccola, elevata e con una buona visuale, in sostanza facile da difendere.

Da un lato, verso il fiume, la parete era ripida e terrosa e non poteva essere percorsa da una serpe gigante senza franare sotto il suo peso, inoltre sarebbe stata stancante da scalare a mani nude per una donna; dall’altro lato aveva terreno libero che poteva controllare facilmente.

Dove il terreno era aperto, Loki aveva costruito quattro cataste di legna per farne dei falò una volta sceso il buio, e dietro ogni catasta aveva piantato a terra uno scudo dal lato rivolto a loro.

Quello che voleva ottenere era confondere la linnorm.

Se avesse cercato di percepire il calore dei loro corpi, si sarebbe trovato davanti solo un muro di aria calda, e l’ombra proiettata dagli scudi avrebbe permesso a loro di restare nascosti mentre invece Diamante sarebbe stata ben illuminata e visibile.

Era la stessa tecnica che i midgardiani usavano per intimidire i loro criminali mentre li interrogavano: puntare addosso a loro una luce forte e mantenere nell’ombra chi faceva le domande.

Adesso però, mentre Loki osservava il sole che cominciava a calare dietro le montagne ad ovest, più il tempo passava più lui si sentiva nervoso.

“Quanto ci mette, maledizione? Non posso affrontarla da solo! Specie se non è sola”

Era seduto a terra quasi in cima alla collina, nel posto più sicuro, e teneva le nocche premute forte sulle labbra mentre esaminava oggettivamente la situazione: lui aveva la sua intelligenza ed un pugnale, lei invece aveva un’armatura come pelle, litri di veleno mortale e denti lunghi come una sua mano.

E al buio ci vedeva meglio di lui, per questo probabilmente Diamante era rimasta nascosta: per sfruttare la superiorità dei suoi sensi da rettile rispetto ai loro.

No, decisamente lui era in svantaggio.

“Appena farà buio me ne andrò da qui, non ho intenzione di farmi ammazzare da solo perché lui si è fermato a chiacchierare”

Pensò con astio.

In realtà il pensiero che tentava di scacciare con tutte le sue forze era “Non è che sta approfittando della situazione per liberarsi di me? Lasciarmi da solo alla mercè di una  femmina di drago , o forse due, decisa a vendicarsi sarebbe un modo perfetto per uccidermi senza rompere la promessa della protezione per l’ospite”

No, Thor non sarebbe stato tanto vigliacco.

Ma Odino forse sì. Odino sapeva valersi dell’astuzia quando voleva e Loki sapeva troppo bene quanto il Padre degli dei fosse pronto a dare retta alla ragione di stato prima che alla ragione del cuore; sempre ammesso che nel cuore di Odino ci fosse ancora un posto per lui, cosa di cui dubitava fortemente.

E se avesse convinto anche Thor?

Scattò in piedi con rabbia.

Se quei due avevano pensato di poterlo eliminare facendo fare il lavoro sporco a qualcun altro allora avevano fatto male i loro conti!

Si voltò verso tutto il lavoro che aveva fatto e improvvisamente si sentì un idiota.

Non era cambiato assolutamente nulla: lui era ancora quello che metteva tutta la sua intelligenza al servizio di Thor e delle sue battaglie, e quello che poi però tutti evitavano accuratamente di menzionare perché sia mai che dovessero ammettere che una magia aveva salvato loro la pelle.

No, certo, loro erano i potenti guerrieri che vincevano massacrando i nemici, potevano mai ammettere di essersi trovati in difficoltà?

Meglio chiedere aiuto a lui nel momento in cui rischiavano di essere fatti a pezzi e poi, quando stavano a festeggiare al banchetto, dimenticare di raccontare quella parte della battaglia.

Loki si trovò ad ansimare senza controllo, il petto che si alzava e abbassava senza che riuscisse in realtà ad immettere aria nei polmoni.

Maledizione, come aveva potuto essere così stupido?!

Loro lo volevano morto.

Era sempre stato così.

Lui non era più utile ad Odino, anzi era un pericolo, e Thor… lui gli aveva estorto la protezione dell’ospite con l’inganno, come aveva potuto pensare che lo avrebbe sopportato?

La sua stessa insicurezza gli franò addosso come una valanga di macigni, e allora, prima che gli schiacciasse il petto, reagì per istinto con la sua metà di sangue Jotun.

Una forza immensa e ancora non del tutto chiara risiedeva dentro di lui: i poteri mentali di un Àss sostenuti della forza dei giganti di ghiaccio.

Lui era potente, ma era anche instabile, per questo Frigga gli aveva insegnato da quando era un bambino a controllare e disciplinare il seidr che scorreva dentro di lui.

Solitamente lui esercitava un controllo ferreo su se stesso, tuttavia in circostanze particolari quella forza esplodeva in una massa di energia amorfa e terribile, devastante. Incontrollabile.

L’ultima volta che era successo era stato quando gli avevano riferito della morte di Frigga.

Come allora accadde in un attimo: il suo inconscio decise che ne aveva abbastanza del controllo e lasciò esplodere tutta la sua rabbia attraverso il seidr.

Nella sua mente non c’era nulla, solo un velo nero per un tempo indefinito.

Quando riprese coscienza era in ginocchio, ansimante e con la fronte coperta di sudore freddo.

Ogni respiro bruciava e ad un colpo di tosse sputò un po’ di sangue.

Sicuramente aveva gridato fino a lacerarsi la gola.

Avrebbe voluto alzarsi in piedi e controllare i danni che aveva fatto, o almeno ripristinare lo schermo di magia intorno all’accampamento, ma non ce la faceva proprio.

Ora la sua mente era assolutamente vuota.

Si lasciò cadere di schiena e rimase a fissare il cielo.

Il pericolo, le linnorm, Thor, il vincolo dell’ospite, tutto gli sembrava distante e senza importanza; per quel che gli interessava in quel momento, una dragonessa avrebbe potuto azzannarlo e divorarlo, lui non avrebbe fatto una piega.

Il sole era ormai tramontato ma c’era ancora luce nell’aria.

“Basta così. Me ne vado”

Decise Loki.

Ormai l’idea che Thor lo avesse volutamente abbandonato era diventata una certezza.

Aveva la vaga consapevolezza che la cosa lo facesse soffrire, ma in quel momento il dolore sembrava appartenere a qualcun altro; qualcuno che avrebbe voluto piangere e gridare e supplicare di non essere lasciato solo.

Si rialzò da terra, si spazzolò la polvere dai vestiti con un paio di manate e si raccolse di nuovo i capelli.

“Ora devo trovare un sentiero di magia che mi porti via da qui”

Si concentrò per lasciare il suo seidr libero di trovare il varco tra i mondi più vicino.

Non percepì la debole magia di un sentiero ma una molto più intensa, una che lui conosceva bene.

“Bifrost!”

A pochi passi da lui la colonna di luce aveva appena aperto un passaggio.

Le sue labbra si incurvarono in un sorriso.

“Alla fine sei tornato, eh?”

Prima che la luce di Bifrost si dissolvesse, Loki aveva nascosto se stesso e l’accampamento con la magia, ed al suo posto aveva creato un’illusione.

 

***

 

Thor era corso subito alla chiamata di Heimdall ed era saltato dentro il Bifrost senza neanche bisogno di dire al Guardiano dov’era che voleva andare, perché Heimdal sapeva di doverlo portare più vicino possibile a Loki.

Non appena si trovò a Vanaehim e l’energia del Bifrost fu svanita cominciò a guardarsi intorno per trovarlo.

Una cosa era certa: pochi secondi di un suo ritardo erano costati la vita a sua madre e se fosse successa la stessa cosa a suo fratello, Thor non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato.

E invece il destino sembrava volersi accanire contro di lui.

Loki era a pochi metri di distanza, e non appena lo vide Thor si sentì morire.

 

-Loki! No, no, no!-

 

Eppure era vero: Loki era riverso a terra, la gola ed il ventre squarciati.

Vicino a lui una lancia spezzata testimoniava che aveva combattuto per difendersi ma non gli era bastato.

L’erba tutto intorno era intrisa di sangue.

 

-Thor… fratello…-

 

Thor lasciò cadere Mjollnir e lo raggiunse immediatamente, e si gettò in ginocchio accanto a lui.

No, non lo avrebbe lasciato morire! Piuttosto lo avrebbe portato ad Asgard di peso ed avrebbe minacciato i guaritori, le guardie e Odino stesso se non lo avessero aiutato.

 

-Loki! Loki, ascoltami, andrà tutto bene-

 

Voleva prenderlo in braccio ed ordinare ad Heimdall di aprire il Bifrost e riportarli immediatamente ad Asgard…

Se solo il corpo di Loki non si fosse dissolto sotto le sue mani come fosse fatto di aria.

 

-Ma cosa…?-

 

Un’illusione che svaniva.

 

-Sai, fratello, è sempre divertente vedere quanto la mia morte possa addolorarti-

 

La voce beffarda e maliziosa di Loki bastò a trasformare tutto il suo dolore in cieca rabbia.

Quel maledetto idiota si era permesso ancora una volta di giocare con i suoi sentimenti!

Richiamò Mjollnir nella sua mano e colpì a terra con tutta l’ira e la forza di cui era capace.

Il suolo tremò e quando si voltò Loki, il vero Loki, era finito a terra a causa dell’onda d’urto.

In un attimo Thor gli fu addosso e lo aveva sollevato dal bavero.

 

-CHE COSA CI TROVI DI TANTO DIVERTENTE NEL TORMENTARMI?!-

 

Gli gridò in faccia furibondo.

Per un attimo credette di scorgere qualcosa di simile alla paura negli occhi di Loki, ma passò subito.

 

-Non credevo che te la saresti presa tanto per uno scherzo-

 

Thor lo scagliò a terra.

 

-Che concetto malato del divertimento hai tu?! Ti ho lasciato solo con un drago, ad Asgard Heimdall non riusciva a vederti e poi quando finalmente ti ha visto era successo qualcosa di strano come un’esplosione di energia, poi torno qui e trovo te in un lago di sangue. Che cosa dovevo pensare? Tu lo sapevi che ti avrei creduto…-

 

Nel frattempo Loki si era rimesso in piedi.

Thor lo raggiunse e lo rimandò a terra con un pugno, e prima che Loki si dileguasse con qualche trucco lo agguantò per le spalle.

 

-Adesso dimmi che è successo. Perché Heimdall non poteva vederti? E quella magia non era normale, cosa era?-

 

-Ti dispiace lasciarmi andare, prima?-

 

-No, non mi fido di te. Voglio essere sicuro almeno di dove sei realmente. E adesso rispondi-

 

Loki sbuffò seccato.

 

-Spero tu ti renda conto che è imbarazzante. Comunque sia, quanto al nascondermi non lo facevo per Heimdall, lo facevo per lei, la serpe che tu hai intelligentemente fatto scappare. Quanto alla magia non lo so neppure io, quindi non pretendere spiegazioni che non posso darti. Ora potrei alzarmi? Così magari ti spiego cosa ho fatto in tutto questo tempo in cui tu sembravi essere sparito-

 

Nelle ultime parole Thor colse un tono strano.

Avrebbe potuto essere un’accusa mossa con astio infantile.

Lasciò andare Loki e lui si alzò non appena fu libero, ed il “grazie” che gli rivolse era un concentrato di sarcasmo.

Nonostante fosse ancora molto arrabbiato con Loki per lo scherzo che gli aveva appena fatto, Thor non riusciva a togliersi un dubbio.

 

-Loki, dimmi la verità. Tu hai creduto che ti avessi abbandonato qui?-

 

All’inizio Loki non gli rispose, rimase a guardare lontano; era come se stesse cercando le parole, cosa che per lui era decisamente insolita.

No, qualcosa non andava.

 

-Non pretendere di entrare nella mia mente: non ti conviene-

 

Gli disse infine.

Aveva evitato la sua domanda, il che per Thor equivaleva ad una risposta affermativa che Loki non voleva dare.

Quindi era vero che aveva creduto di essere stato abbandonato.

La rabbia che ancora lo scuoteva svanì lentamente, lasciando il posto ad una certa amarezza.

Senza dargli il tempo di capire cosa voleva fare raggiunse Loki e lo abbracciò stretto, schiacciandogli la tempia contro la sua spalla.

 

-Thor! Cosa…?-

 

-Scusami-

 

Mormorò solo.

Sentì Loki tirare un sospiro profondo e per un attimo si volle illudere di aver fatto la cosa giusta nei confronti di suo fratello.

 

-Va bene, va bene. Adesso, per favore, ricorda quello che ti ho detto sulle manifestazioni d’affetto imbarazzanti e fuori luogo e lasciami andare-

 

Thor fece immediatamente come gli era stato chiesto perché in fondo Loki aveva ragione: lasciarsi andare al sentimentalismo mentre un cobra reale gigante poteva attaccarli sarebbe stato da sciocchi.

 

-E tutto questo? Mi spieghi a cosa serve?-

 

Loki gli spiegò le sue intenzioni a proposito dei fuochi e gli spiegò anche perché aveva scelto quella collina per accamparsi.

 

-Sei sempre stato uno stratega migliore di me-

 

Dovette ammettere Thor alla fine.

 

-Sono sempre stato migliore di te in tante cose-

 

Tagliò Loki secco.

Thor sentì nell’aria le parole “e nessuno se ne è mai accorto” anche se non erano mai state pronunciate.

 

-E adesso che facciamo?-

 

-Aspettiamo-

 

-Va bene. Aspettiamo-

 

****

 

La notte era scesa in fretta e la luna di Vanaehim, a tre quarti e più grande di quella terrestre, illuminava il paesaggio.

I profili delle colline erano di un blu più scuro del cielo e tra i rilievi del terreno spariva e riappariva il nastro d’argento del fiume.

Era un corso d’acqua ampio, lento e tranquillo, che produceva solo un lieve sciabordare sotto di loro.

I fuochi erano accesi ma l’ombra degli scudi manteneva Thor e Loki in una specie di penombra tale che riuscivano a stento a vedersi l’un l’altro.

Thor era seduto a gambe distese ed ogni tanto imprecava contro il fatto di non poter accendere un fuco anche vicino a loro, ma le sue proteste cadevano puntualmente nel silenzio.

Loki sedeva a terra con le gambe tirate contro il petto.

Alla fine Thor era riuscito per qualche miracolo a trovare e portargli tre dei suoi pugnali, e lui se ne era nascosti subito tre addosso: uno alla cintura, uno alle fibbie della  caviglia sinistra e uno all’interno del bracciale a destra.

Il quarto, quello che aveva sottratto al guerriero morto non appena erano arrivati a Vanaehim, lo teneva stretto nella mano destra e lo usava per scavare dei solchi nella terra per scaricare un po’ di tensione.

Non con la lama però: sarebbe stato oltremodo sciocco rovinare il filo della lama per un capriccio. Per incidere la terra usava l’elsa.

Si sentiva ancora inquieto e conosceva perfettamente il motivo di quell’inquietudine; non era l’essere minacciato da una serpe che sarebbe sbucata dall’ignoto, era qualcosa che si agitava dentro di lui da quando aveva preso in braccio quel piccolo orfano.

Thor aveva avuto il buon senso di non importunarlo direttamente, a parte i borbottii a proposito del fuoco, e di lasciarlo solo con le sue riflessioni.

Alla fine Loki aveva preferito fermarsi ad analizzare i motivi di quello stato d’animo perché ormai sapeva per esperienza che qualunque cosa lasciata irrisolta avrebbe finito per incancrenirsi dentro di lui ed ingigantirsi tanto da sfuggire al suo controllo.

E lui non poteva mai permettersi di perdere il controllo.

Il primo motivo di disagio in effetti lo aveva infastidito molto, perché il motivo era che in se stesso che prendeva in braccio il piccolo Vànr aveva rivisto Odino che prendeva in braccio un mezzo Jotun.

Quello che gli faceva andare in cortocircuito i pensieri era chiedersi cosa realmente avesse spinto Odino a salvargli la vita.

Lui aveva odiato il Padre degli dei perché gli aveva detto di averlo salvato per poterlo usare come pedina per un trattato di pace, ma… tenere in mano una piccola vita… salvare un bambino, dargli la possibilità di crescere e diventare un uomo… Loki era sbattuto di faccia contro quella sensazione e si chiedeva… davvero era stato solo per interesse?

Loki scoprì che allo stesso tempo odiava e bramava la possibilità che non fosse così e che in realtà Odino avesse provato per lui un po’ d’amore, se non altro per il lungo tempo di frequentazione.

Insomma, lui lo aveva chiamato Padre per più di mille anni, forse l’abitudine aveva potuto qualcosa.

In fondo per un uomo non è importante come per una donna che il neonato sia veramente stato concepito da lui o meno: è sempre qualcosa che gli viene messo tra le braccia in un secondo momento, senza che abbia importanza che lo abbia portato in grembo sua moglie o qualunque altra donna.

Tra un bambino ed il padre manca a prescindere il legame che si forma nei mesi della gravidanza, quindi poteva essere che Odino avesse provato per lui almeno un po’ d’affetto?

Dopotutto lo aveva accolto nella sua casa ed aveva fatto di lui un principe.

Era stato mosso da vera generosità o dal principio che sarebbe stato meglio educare di persona qualcuno di cui voleva servirsi? Meglio forgiare da se i propri strumenti.

A parte Odino stesso, a cui non aveva alcuna intenzione di rivolgersi, l’unica persona che avrebbe potuto rispondergli era Frigga, e lei non c’era più.

Loki provò un dolore intenso, come ogni volta che lei gli tornava in mente.

Un altro motivo di fortissimo disagio per lui erano le circostanze in cui aveva trovato il bambino perché suoi genitori erano morti entrambi, e la madre chiaramente stava ancora tentando di difenderlo.

L’ultimo pensiero di quella donna doveva essere stato per la sua creatura.

Non era pietà per lei o per suo figlio a disturbare tanto Loki, quello che lo disturbava era un’invidia lacerante.

Quel moccioso era stato coccolato fino a che sua madre non aveva esalato l’ultimo respiro, e suo padre si era battuto per difendere entrambi.

Lui, da bambino…

 

-Loki? Va tutto bene?-

 

-I fatti tuoi, Thor. I. Fatti. Tuoi-

 

Lui da bambino era stato rifiutato appena partorito.

Sua madre Farbauti lo odiava già da quando lo aveva sentito muoversi per la prima volta nel suo ventre.

Il figlio del barbaro che l’aveva tenuta coma schiava da letto per buttarla fuori dalla sua tenda non appena l’aveva scoperta incinta. Odiava lui almeno quanto odiava Laufey.

Loki si diede di nuovo dell’idiota per essere andato in cerca della verità.

Sapeva che Laufey lo aveva abbandonato a morire di freddo senza neanche prendersi il disturbo di concedergli una morte rapida ed indolore, ma, durante il suo vagabondare tra i mondi dopo la sua fuga da Bifrost, aveva avuto la malaugurata idea di andare in cerca di notizie su sua madre.

A quei tempi era arrabbiato anche con Frigga perché anche lei gli aveva nascosto la verità sulle sue origini, perciò sperava di trovare nel suo passato una madre amorevole a cui era stato strappato a forza.

Quanto sbagliava!

Aveva interrogato una volva nei boschi ai margini di Vanaehim, e lei, tra il fumo delle erbe e gli incantesimi, gli aveva mostrato esattamente cosa era successo.

 

Una donna con i capelli scuri intrecciati che reggeva in braccio qualcosa di piccolo, avvolto in una coperta strappata.

Non era lei sua madre, lei era una levatrice.

Sua madre Farbauti era ancora stremata dal parto.

Quando la donna le aveva accostato il fagottino al seno, lei l’aveva spinto via.

 

-Figlia mia, se non lo vuoi tu, che ne sarà di lui?-

 

Farbauti aveva risposto con voce roca ma piena di disgusto.

 

-Laufey… è roba sua… portatelo a lui e che se lo tenga lui se crede-

 

Il contrasto tra quanto era toccato in sorte a lui in fatto di genitori e quanto era toccato al bambino di Vanaehim gli bruciava dentro.

Percepì un movimento alla sua sinistra.

 

-Loki, sei sicuro che…?-

 

Scagliò il coltello con tutta la forza che aveva e la lama si piantò a pochi centimetri dalla caviglia di Thor.

 

-Sì!- gli gridò, anticipando la domanda –Sì, va tutto bene. E andrà tutto bene finché tu mi lascerai in pace-

 

-Sei diventato più intrattabile del solito-

 

Loki non gli rispose.

E anche il confronto con Thor lo faceva impazzire di gelosia.

Gli veniva da chiedersi se l’odio che sua madre aveva provato per lui non gli fosse passato in corpo attraverso la placenta ed il cordone ombelicale, rendendolo a sua volta capace di odiare in maniera tanto intensa ed irrazionale; perché nonostante ormai sapesse che Thor provava per lui un profondo quanto ingiustificato affetto fraterno, Loki non poteva fare a meno di sentirlo più estraneo che mai.

“Noi non siamo fratelli. Non lo siamo mai stati”

Non gli era mai sembrato vero come in quel momento!

Thor era nato in una reggia, suo padre era stato orgoglioso di lui dal suo primo vagito e sua madre aveva usato le prime forze che aveva recuperato per accoglierlo e cullarlo.

Non che Thor avesse alcuna colpa per le differenze che c’erano tra loro, Loki razionalmente se ne rendeva conto; ma per quanto la ragione gli dicesse che non ne aveva nessun motivo, lui con la parte più oscura della sua anima non poteva fare a meno di invidiarlo, e quell’invidia si stava rapidamente distillando in odio.

Odiarli, allontanarli da sé, ferirli prima che fossero loro a ferire lui.

Rifiutarli prima che fossero loro a rifiutare lui, per non dovere mai più provare il dolore lacerante di essere abbandonato da persone che ami e che dovrebbero amarti.

 

*****

 

Percepirono la sua presenza nello stesso istante.

Loki perché, nonostante fosse immerso nel suo cupo rimuginare, aveva un formidabile istinto di conservazione che lo faceva scattare all’erta alla minima anomalia, e Thor perché un guerriero come lui non abbassava mai la guardia.

Diamante entrò nel cerchio di luce con l’eleganza di una regina.

Il diadema sulla sua fronte splendeva, e intorno alle caviglie nude la stoffa bianca della veste ondeggiava leggera. I capelli adesso erano raccolti in una treccia lenta.

Come la pietra che la proteggeva, la sua figura catturava la luce e la rifletteva più intensa e con diverse sfumature iridescenti.

Avrebbe potuto essere una bella donna di Vanaehim o di Alfheim, o persino di Asgard.

Il viso aveva un’espressione altera e impossibile da interpretare, non un sorriso o una ruga ad indicare intenzioni amichevoli o ostili nei loro confronti.

Loki e Thor erano in piedi fianco a fianco e la guardavano avanzare.

 

-Thor, sia chiaro: stavolta o tu uccidi lei o io uccido te-

 

-Sono stato in battaglia prima e più a lungo di te, fratello. So come devo comportarmi con un avversario-

 

Loki avrebbe voluto avere l’ultima parola in quella discussione, ma non ne ebbe il tempo perché la linnorm alzò una mano e parlò.

 

-Principi di Asgardr. Siete stati valorosi in battaglia ed avete concesso alle mie sorelle una morte onorevole. Adesso sono qui per porre fine alla guerra tra noi-

 

-Per me va bene. Finiamola qui-

 

Urlò subito Thor.

 

-Non essere precipitoso, principe. Non mi bastano parole gettate al vento, io voglio un giuramento che non sarò più trattata come nemica. Ma vieni avanti, Thor di Asgardr. Non sta bene negoziare una pace con le urla. Avvicinati e potremo metterci d’accordo come persone civili-

 

Thor guardò Loki alla ricerca di un consiglio.

 

-No, Thor, non andare. Vuole dividerci per non affrontarci assieme e vuole attirarti dove per lei è più facile combattere-

 

-Sto aspettando, principe-

 

-Verremo entrambi-

 

Disse infine Thor.

 

-È con te che voglio parlare. Non sei tu l’erede al trono? O devo pensare che il possente Thor ha paura di una donna disarmata?-

 

Thor lanciò a Loki uno sguardo eloquente.

 

-Oh, no, Thor, non fare idiozie! Ti stai lasciando provocare come un moccioso. E poi, ti sembra disarmata? Quando diventerà un serpente sarà armata eccome!-

 

Thor scosse la testa.

 

-Devo andare, non posso lasciare che mi insulti codardo-

 

E gli voltò le spalle. Pochi passi dei suoi ed era fuori nella luce dei falò.

A quel punto Loki gli avrebbe volentieri conficcato il pugnale tra le scapole: se Thor aveva deciso di morire, almeno che lasciasse la soddisfazione di colpirlo a morte a lui e non a quella serpe!

 

-Certo, bravo, fai quello che ti dice! Tanto sei tu l’erede al trono!-

 

Il suo istinto lo avvisò mentre ancora inveiva contro l’imbecillità di Thor: si voltò appena in tempo per vedere sul ciglio della china dietro di lui, nella penombra, una figura di donna diversa dalle altre.

I suoi capelli erano tagliati corti, forse biondo o castano chiaro, ed il suo vestito sembrava strappato e lacerato; aveva qualcosa di più selvatico delle altre nella postura e nell’aspetto.

Il riflesso blu dei suoi occhi non lasciava dubbi su quale fosse la pietra che la proteggeva: era lo zaffiro.

 

__________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Scusate, volevo continuare con i combattimenti tre Thor, Loki e le serpi ma poi Loki, da bravo egocentrico, ha di nuovo preteso tutta l’attenzione su di sé e sui suoi scompensi emotivi.

Cioè, non che non abbia motivi per essere complessato, però secondo me se li esagera da solo. Da qui il titolo “Illusioni”

 

Va bè, andiamo alle note:

 

1-      Vànr è il singolare di Vanir. Àss è il singolare di Aesir. Fonte: Alienation_Zone che è una norrenopedia.

 

2-      Sulla strategia militare e sull’organizzazione dell’accampamento mi sono vagamente ispirata alle cronache di guerra romane e medievali.

 

3-      La storia familiare di Loki è una delle versioni fornite dei fumetti della Marvel, quindi con la madre Farbauti che lo rifiuta e Laufey che sappiamo bene quanto se ne cura.

 

4-      La storia del bambino mi era venuta in mente così e non sapevo neanche se l’avrei sviluppata, invece mi si è rivelata incredibilmente utile per l’economia generale della storia perché mi dà la possibilità di scatenare al meglio i complessi di Loki.

 

5-      A proposito di Loki che si ferma un attimo a riflettere su che problema ha. È vero: è uno dei principi base della psicanalisi: i conflitti non risolti ed i traumi non elaborati e non superati danno origine alle nevrosi.

 

6-      Per ulteriori dettagli sull’aspetto dell’ultima linnorm dovrete aspettare il prossimo  capitolo. Ce la fate, vero?

 

7-      Thor, alla fine, sa benissimo di stare andando a cacciarsi in una trappola, ma che ci volete fare: l’orgoglio maschile è quello che è, ed più forte della prudenza.

 

8-      Sempre a proposito di Thor, qui ha nei confronti di Loki un atteggiamento  che ha anche nei film: “Sei mio fratello e ti voglio bene, ma se mi fai girare le scatole ti meno”

 

9-      Mi sono accorta che il mio Loki stava prendendo un po’ troppo la piega del bravo bambino, invece io lo volevo mantenere cattivo o almeno sanamente psicotico, per questo ho deciso di trovargli un motivo concreto per avercela con Thor. Concreto secondo Loki, ovviamente.

 

 

 

Alla prossima =D

 

                                                               Makoto

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Dolce colore d'oriental Zaffiro ***


Piccolo suggerimento per l’ultima linnorm, Zaffiro: da umana è P!nk. Sì, la cantante. http://img.cache.vevo.com/Content/VevoImages/video/3BE7F3DF715505558D6EB98783933B8E.jpg L’immagine leva ogni dubbio, no? Nelle note c’è il link di “Try”, la canzone che mi ha fatto decidere di mettere P!nk come prestavolto.

Da serpente è un Laticauda colubrina, un serpente di mare diffuso in Australia e Sud Est asiatico http://www.indiansnakes.org/sites/default/files/styles/large/public/snakes/image/Laticauda%20colubrina%20-%20Copy.jpg?itok=7P9wYA5T

 

Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Dolce colore d’oriental zaffiro-

 

*

 

Anche se avesse avuto voglia di continuare a lanciare tutti gli improperi che conosceva contro la spacconeria di suo fratello, Loki non avrebbe potuto farlo.

“Allora c’eri veramente”

Pensò mentre guardava la linnorm di fronte a lui.

Da un lato si sentiva immensamente soddisfatto di sé perché la sua intuizione circa la presenza di una sesta linnorm era stata corretta, dall’altro… maledizione, doveva ancora combattere contro una serpe! Ne aveva abbastanza di quelle maledette!

Lei aveva chiaramente scalato la collina a mani nude perché ancora ansimava leggermente, e poi le striature scure che aveva sulle braccia e sulle gambe erano di fango.

Loki si trovò sorprendentemente a stimarla come degna avversaria: una donna che scala una parete come un soldato per cogliere di sorpresa i nemici e senza curarsi di rovinare vestiti e pettinatura, di sicuro è una donna fuori dal comune che merita considerazione.

In un'altra circostanza magari.

Se la stessa donna non avesse avuto l’obbiettivo di ucciderlo.

Scagliò il pugnale con la speranza di colpirla prima che assumesse il suo aspetto serpentesco ma fu un secondo troppo tardi: la lama colpì dure scaglie di zaffiro e rimbalzò indietro.

Ora davanti a Loki c’era l’ennesima dragonessa.

Da rettile, Zaffiro era un serpente marino: il corpo era a bande alternate blu scure e turchesi, e la coda era appiattita all’estremità.

“Un serpente d’acqua. Certo. Dovevo aspettarmelo”

Ecco come doveva aver fatto: da serpente, aveva risalito il fiume fin sotto la loro posizione protetta dal buio e dai riflessi sull’acqua, poi aveva ripreso forma umana ed aveva scalato la parete, e li aveva attaccati da dove loro non se lo aspettavano.

Loki si sarebbe volentieri fermato ad osservarla, peccato che al momento il suo problema fosse un altro.

Zaffiro era troppo vicina, e dall’altro lato c’era già Diamante.

Loki tentò di guadagnare tempo sparendo con la magia, ma a lei bastò far saettare la lingua per individuarlo e piegare la testa verso di lui.

Gli sbarrò la strada con il suo stesso corpo.

Loki strinse il pugnale pronto a conficcarglielo nel palato non appena lei fosse calata a morderlo, invece la linnorm creò intorno a lui un cerchio con le spire.

L’unico modo per liberarsi era scavalcarla.

 “E va bene!”

Loki si preparò a saltare.

Era a mezz’aria quando lei scattò all’improvviso: non lo morse ma gli si strinse attorno col suo corpo squamoso, ed era fredda e dura proprio come se fosse stato sommerso da una valanga di ghiaia.

Era riuscita a bloccargli le braccia ed il pugnale gli era completamente inutile, anzi gli si stava conficcando nel fianco.

Lei si mosse, ma non lo stava stritolando: se avesse voluto le sarebbe bastato pochissimo sforzo per stringere più forte e fracassargli le costole come rami secchi, invece si stava muovendo e per qualche strano motivo lo trascinava con sé.

“Ma cosa sta…?”

Si stavano allontanando dalla luce del fuoco, quindi stavano andando dall’altra parte.

Verso il fiume.

“Oh, no! No, no, no!!!”

Si dimenticò completamente di avere una dignità mentre cercava di divincolarsi e le urlava a squarciagola di lasciarlo andare, ma lei lo ignorò come era prevedibile, e Loki poco dopo sentiva il sibilo dell’aria contro il suo volto.

Era in caduta libera, stritolato da una femmina di drago e come prospettiva aveva un tuffo nell’acqua ghiacciata con quasi certo annegamento come conseguenza.

“Thor, è tutta colpa tua! Maledetto, ti odio!”

 

**

 

Thor vide un lampo passare negli occhi di Diamante non appena le arrivò abbastanza vicino.

Fino a quel momento il volto della linnorm era rimasto impassibile, ma ad un certo punto aveva gettato uno sguardo oltre lui, e le sue labbra si erano appena appena incurvate in un sorriso compiaciuto.

Thor si era voltato immediatamente ed aveva visto un altro serpente di cui neanche immaginava l’esistenza, e Loki che doveva affrontarlo da solo.

Lo aveva visto afferrarlo e sparire con lui oltre il bordo del precipizio.

 

-NOOO!!! LOKI!-

 

-Non così in fretta, principe di Asgardr. Preoccupati per te stesso piuttosto-

 

Diamante era ridiventata un cobra e con un morso aveva afferrato il suo mantello scagliandolo di nuovo a terra.

 

-Lasciami andare, maledetta! Lo ucciderà!-

 

Puoi starne certo

 

La voce di Diamante era dentro la sua testa.

Thor le scagliò addosso il fulmine, ma lei aveva ormai imparato come arginare l’effetto della scarica elettrica: appiattirsi a terra in maniera che l’elettricità trovasse una via breve per scaricarsi a terra.

 

-Mi hai imbrogliato, strega! Io ero disposto a stabilire la pace con voi-

 

La pace dici? Tieni per te la condiscendenza, figlio di Odino. Ci sarà pace tra noi quando tu sarai morto.

 

Thor le scagliò contro il martello ma lei si spostò rapida e la colpì solo di striscio.

 

-Voi avete aperto la guerra. Avete attaccato persone innocenti ed io sono dovuto intervenire-

 

Stavolta fu lei ad attaccare. Come la sorella Ametista, Diamante poteva sputare il veleno.

Era corrosivo, e se Thor non avesse avuto l’armatura a proteggerlo il suo braccio sarebbe stato bruciato dall’acido.

 

Nessuno è innocente! Nessuno! Oh, certo, per te è facile. Sei corso qui per rispedire i demoni all’inferno da cui provengono.

 

Thor riagguantò al volo Mjollnir.

 

-Il mio dovere è proteggere la pace e la giustizia nei nove regni-

 

È facile per te parlare di pace e giustizia, per te che trascorri la vita nella dorata Asgardr. La giustizia è sempre dalla tua parte perché sei tu ad amministrarla, per questo la difendi.

 

-Non posso permettere che creature come voi turbino l’ordine del cosmo-

 

Lei sibilò contro di lui, il cappuccio minacciosamente aperto e la lingua che dardeggiava tra le fauci socchiuse.

 

Non irritarmi, Asgardiano! Siete stati voi Aesir che avete decretato cosa era giusto e cosa non lo era dal vostro punto di vista. Perché dovremmo essere noi i mostri e non voi che ci braccate non appena osiamo varcare la soglia dei mondi di cenere ed ombra in cui ci avete relegati. Per questo siamo mostri? Perché vogliamo un posto migliore per vivere?

 

-Avete ucciso delle persone! Questo non è giusto!-

 

Perché non lo è? Cosa avete fatto di diverso voi di Asgardr in tutti questi secoli? Se anche tu avessi passato la vita in un mondo di oscurità, adesso capiresti che giustizia è conquistarsi un posto migliore del regno di Helheim. Conquistarlo con qualsiasi mezzo.

 

-Taci, maledetta serpe!-

 

I discorsi di quella linnorm gli sembravano pericolosissimi perché aveva la capacità di insinuare il dubbio.

Di nuovo le scagliò contro il fulmine, stavolta più forte di prima grazie al fatto che era arrabbiato ed ottenne l’effetto di stordirla abbastanza.

Avrebbe potuto approfittare per darle il colpo di grazia ma qualcosa lo tratteneva.

Loki. La sua abilità nel parlare era simile a quella di Loki.

 

-Adesso ascoltami. Raggiungi la tua compagna, ordinale di lasciare andare mio fratello e poi tornate in Helheim. Se lo farai, tu e lei avrete salva la vita-

 

***

 

All’impatto con l’acqua Loki si trovò la bocca ed il naso pieni di schiuma e detriti.

“Ora mi affogherà! No, no, no! Thor, maledetto schifoso vigliacco, che tu possa morire dieci volte peggio di me!”

L’aria gli era sfuggita dai polmoni in un grido che non avrebbe mai avuto alcun suono, che si era perso nell’acqua fredda che premeva contro il suo viso ad ogni movimento della serpe.

Non aveva idea di dove lo stesse trascinando, di dove fossero alto e basso né quanto tempo ancora gli restava da vivere.

L’aria lo schiaffeggiò all’improvviso e senza che lui se lo aspettasse.

La linnorm aveva ripreso forma di donna e gli teneva la testa fuori dall’acqua, mentre nuotava verso riva trascinandoselo dietro.

Superata la sorpresa iniziale del capire che lei almeno per il momento non voleva affogarlo, e superata l’ondata di sollievo, Loki si rese conto di due cose: la prima era che essere trascinati a peso morto da una donna era terribilmente imbarazzante, e la seconda, che lo infastidiva a pari merito, era che era legato.

Letteralmente.

Sentiva ancora contro di se la consistenza delle scaglie dure della dragonessa che lo avvolgevano dalle spalle alle ginocchia come un bozzolo, il che voleva dire che lei lo aveva legato con la sua stessa pelle.

Ne aveva staccato uno strato superficiale come quando faceva la muta e lo aveva usato per legarlo con una catena di zaffiri, che per quanto fossero pietre preziose erano pur sempre una pelle, e a Loki provocava un disgusto terribile l’idea di essere legato con una pelle.

 

-Liberami, o te ne pentirai!-

 

-Te ne pentirai tu se non stai zitto-

 

“Te ne pentirai tu non appena riuscirò a liberarmi”

 

Pensò Loki furioso.

Lei era dannatamente forte anche in forma umana, ma una volta scampato il pericolo di finire affogato, Loki aveva già cominciato a pensare a come liberarsi.

Sentiva qualcosa che gli sbatteva contro le gambe ad ogni movimento, e qualcos’altro contro il collo e le spalle.

Con un po’ di attenzione Loki capì che era la stessa pelle con cui era legato, che terminava con due lunghi strascichi: attorno al suo corpo le scaglie si sovrapponevano e si incastravano una con l’altra, ma i due capi erano liberi.

Un’immagine mentale che lo allettava particolarmente era quella striscia serrata attorno al collo della linnorm con un bel nodo scorsoio.

Oh, sì, sarebbe stata una magnifica punizione per averlo umiliato, se lui fosse riuscito ad ucciderla con la sua stessa pelle, con cui per di più aveva avuto la pretesa di averlo imprigionato.

Ma prima di ciò doveva occuparsi di un altro passaggio, ossia come liberarsi.

Nel frattempo avevano raggiunto la riva.

Quasi raggiunto.

La linnorm si era fermata dove l’acqua arrivava alle ginocchia, ma stava accovacciata ed emergevano solo le spalle; lui era immobilizzato, semiseduto e per tenergli la testa fuori dall’acqua Zaffiro gli aveva afferrato i capelli sulla nuca in una stretta che non aveva niente di femminile.

Cosa per cui Loki si appuntò mentalmente che l’avrebbe pagata cara.

 

-Adesso ti spiegherò come stanno le cose dal mio punto di vista, Loki-

 

Il fatto che lei usasse il suo nome con tanta confidenza lo irritò tremendamente.

 

-Io e le mie sorelle siamo state create con l’unico scopo di distruggere altri mondi. Nate dall’oscurità per portare oscurità. Siamo armi, strumenti di guerra, non c’è alcun sentimento che ci lega a nostro padre. Riesci ad immaginare? Siamo nate nell’ombra e siamo subito state mandate a combattere senza nessun riguardo per la nostra vita-

 

-Che cosa terribile. Una storia davvero commovente-

 

Loki non aveva potuto fare a meno di metterci più di una nota sarcastica.

Che diavolo importava a lui di cosa faceva Nidhoggr con le sue figlie?!

Per quanto riguardava le vicende familiari disastrate e drammatiche, lui ne aveva già abbastanza della propria!

 

-Non mi interessa la tua pietà. E non interrompermi di nuovo. La questione è semplice: io posso ucciderti oppure no, dipende da te-

 

-Se hai in mente di stringere accordi con me, qualunque cosa tu voglia, sappi che la mia risposta è no-

 

Lei gli sorrise.

 

-Lo immaginavo. Fammi spiegare meglio-

 

Solo che, invece di parlare, gli diede uno strattone alla nuca e gli cacciò la testa sott’acqua.

 

-O fai come ti dico io o crepi qui e adesso, razza di bastardo presuntuoso!-

 

Gli gridò non appena si decise a tirarlo fuori dall’acqua.

Loki, a corto di fiato, non poté risponderle con tutto quello che pensava.

 

-Adesso ascoltami. A me non importa niente di questa battaglia né di conquistare niente, io voglio solo starmene in pace adesso che son riuscita a uscire dal mondo dei morti. Non ho alcun interesse ad ucciderti, anzi preferisco lasciarti in vita per non fare incazzare tuo fratello maggiore. Quindi adesso io lascio in vita te e tu prometti solennemente di lasciare in vita me, capito? Questo è il mio patto, Loki di Asgardr, accettalo o muori-

 

“Morirai tu, maledetta! E mi occuperò personalmente di rendere la tua fine lenta e dolorosa”

Ma intanto aveva un altro problema da affrontare: Thor.

Si concentrò e creò un’immagine di sé in cima alla collina, dove vedeva saettare i lampi di Mjollnir e dove perciò supponeva che si stesse svolgendo la battaglia.

Gli aveva fatto dire “Sono vivo, non preoccuparti per me”.

Ci mancava solo che Thor, credendolo morto, si facesse venire un attacco di emotività, abbassasse la guardia e si facesse ammazzare!

 

-Non mi rispondi?- insistette la linnorm -Vediamo se questo ti aiuta a decidere-

 

E di nuovo lo tirò sotto.

 

****

 

All’improvviso accanto al cobra apparve la figura di Loki.

Thor provò una fitta di sollievo a vederlo.

 

-Sono vivo, non preoccuparti per me-

 

E l’immagine sparì immediatamente.

Ora che Thor non aveva più la preoccupazione di cosa ne era stato di Loki era più incline ad essere indulgente con la sua nemica.

 

-Andatevene da qui, tu e tua sorella. Prometto che non vi verrà fatto alcun male se tornerete nel vostro mondo-

 

Diamante soffiò rabbiosa e sputò veleno, letteralmente, contro di lui.

 

Allora non hai ancora capito niente? Io non voglio la tua pietà e non mi interessa che tu mi conceda qualcosa.

Se tuo fratello è ancora vivo vuol dire che mia sorella mi ha tradito. Ora sono sola a combattere contro di voi, ma combatterò! Ancora, finché avrò vita. Ucciderò almeno te, erede al trono di Asgardr, e spero di ritrovare la tua anima in Helheim un giorno, che tu possa essere straziato dalle zanne di mio padre.

 

Thor decise di tentare la stessa cosa che aveva fatto con Ametista, cioè trascinarla in acqua in modo che l’elettricità avesse più effetto.

Aveva fatto male i conti: Diamante era intelligente, e non appena lui si avvicinò all’estremità della coda, lei si sottrasse con uno scatto rapido delle spire.

Il suo corpo che si muoveva era uno spettacolo meraviglioso: la luce catturata dalle scaglie restituiva riflessi rossi, gialli e dorati, mentre la membrana del cappuccio era semitrasparente e lasciava passare una luce tenue come attraverso l’alabastro.

Però Thor aveva altro da pensare che non ammirare la bellezza letale di Diamante: Loki era vivo, ma allora perché non andava ad aiutarlo?

Stava ancora combattendo oppure…?

Il sospetto che suo fratello avesse raggiunto un accordo con l’altra serpe lo faceva semplicemente rabbrividire, e non bastavano i giorni in cui avevano recuperato un po’ di confidenza a scacciare quella brutta sensazione.

 

*****

 

Stavolta Zaffiro lo tenne sott’acqua più a lungo.

“Che fine immensamente idiota affogare in mezzo metro di acqua e a pochi centimetri dalla superficie!”

I polmoni cominciavano a bruciargli per la mancanza di ossigeno.

Si fece prendere dal panico e cominciò a dimenarsi nella folle speranza di poter allentare la morsa delle scaglie o di raggiungere l’aria per un solo momento. Non andava bene per niente.

Agitandosi non faceva altro che accelerare il battito cardiaco e fare lavorare inutilmente i muscoli, bruciando le poche molecole di ossigeno che gli restavano.

L’aria che gli sfuggì tra le labbra era satura di anidride carbonica ed inoltre la cinghia di scaglie che gli serrava il torace non gli permetteva di prendere respiri profondi e di recuperare ossigeno in fretta.

Poco prima che il suo istinto prendesse il sopravvento la linnorm gli riportò la testa in superficie.

 

-Ti conviene sbrigarti, Loki. Io non ho tempo da perdere-

 

“Devo guadagnare tempo. Devo farla parlare, magari”

Aveva deciso di tentare una mossa disperata: una trasformazione magica.

Il seidr è un tipo di magia sciamanica che richiede uno stato di trance, e più l’incantesimo è potente più la trance deve essere profonda.

Creare le illusioni è un gioco che richiede pochissimo sforzo perché intacca appena la superficie della realtà materiale, ma quello che voleva tentare Loki era qualcosa di molto più difficile: voleva modificare il suo stesso corpo per sfuggire a quella rete e alla donna che gliel’aveva tessuta intorno.

Un animale che si muove nell’acqua, più piccolo di un umano per poter sgusciare fuori dalla sua prigione di pietre preziose.

“Un pesce… un salmone magari”

 

-Aspetta. Spiegami perché lo fai-

 

Le chiese.

 

-Faccio cosa?-

 

-Ritirarti dalla battaglia. Sbaglio o è un comportamento da vigliacchi?-

 

-Da vigliacchi? E perché? Guardaci. Entrambi non vorremmo essere qui. Ci hanno trascinati in una battaglia di cui non ci importa nulla. Nel mio caso sono stati Nidhoggr e Diamante, la mia perfetta sorella. Io non voglio morire per i loro interessi come tu non vuoi morire per combattere insieme al tuo fratellastro. Per questo non capisco perché non accetti il mio patto. È vantaggioso per entrambi. Ma se proprio non vuoi…-

 

Lo strattonò di nuovo sott’acqua, ma stavolta Loki era pronto.

Mentre lei parlava si era concentrato abbastanza.

Non si lasciò prendere dal panico sott’acqua, anzi cercò di sentirla come il suo elemento naturale.

Doveva sentirsi un pesce. Immedesimarsi tanto da poter essere davvero un salmone anche solo per pochi secondi.

La cosa difficile di quell’incantesimo era proprio raggiungere lo stato mentale adatto e mantenerlo ma senza dimenticare di essere un umano.

Sapeva di seidmadr inesperti che si erano immedesimati troppo e solo dopo molto tempo e con l’aiuto di altri maghi erano riusciti a tornare umani, e Loki non ci teneva per niente a restare un salmone per il resto dei suoi giorni.

La sua coscienza era relegata in fondo alla mente e controllava meno di metà dei movimenti del corpo.

Il corpo di un salmone.

Era stranissimo sentire il corpo che guizzava via come proprio e al contempo come estraneo.

Sentire e non sentire l’acqua fredda ed il flusso del liquido tra le branchie.

Tutto era ovattato, percepito attraverso un velo.

Riuscì a concentrarsi abbastanza da capire che era uscito dalla rete di scaglie, e subito cercò di liberarsi più in fretta possibile della convinzione di essere un pesce.

Fortunatamente non gli ci volle molto e per prima cosa, appena fuori dall’acqua prese una gran boccata d’aria.

Era difficile riprendere appieno il controllo del proprio corpo, soprattutto perché non era ancora uscito del tutto dallo stato di trance necessario a praticare la magia.

“La catena… devo prendere la catena”

Pensò.

Tastò in giro e poco dopo ne aveva afferrato un capo.

Più che vedere la linnorm si affidò al seidr per percepire la sua presenza.

Stava cambiando.

“No! Non devo lasciarle il tempo di trasformarsi”

La trovò subito e le strinse due giri delle sue stesse scaglie attorno al collo.

La sentiva lottare e allo stesso tempo non la sentiva.

Sentiva che lui stesso stava lottando e allo stesso tempo non sentiva nulla.

Strinse più forte.

Bloccarla. Impedirle qualsiasi movimento.

Il seidr gli diceva dove era terra e dove era acqua.

Si spostò verso la terra e schiacciò la linnorm con tutto il suo peso.

Poco a poco riacquistò la normale percezione di sé stesso e dell’ambiente circostante, e poté rendersi conto della situazione in cui si trovava.

Non una gran bella situazione a dire la verità.

 

******

 

Thor continuava a lottare contro Diamante.

Qualche goccia del veleno che lei gli aveva sputato addosso si era infiltrato tra le maglie della sua corazza e adesso il braccio sinistro gli bruciava da impazzire.

Sperò con tutto il cuore che il veleno si limitasse ad ustionarlo in superficie e non gli entrasse in circolo nel sangue, altrimenti sarebbe stato spacciato.

Diamante era più forte, veloce e resistente delle sue sorelle, nonostante il suo corpo fosse sottile in proporzione alla lunghezza.

Ogni volta che passava vicino ai fuochi il cobra scintillava nel buio come se fosse lei stessa un fuoco vivo.

Thor le teneva d’occhio la testa a causa delle zanne… e lei lo colpì usando la coda come una frusta.

Il colpo lo fece volare parecchi metri più in là, oltre a togliergli il fiato e a incrinargli le  costole.

Ormai aveva capito che non c’era speranza di farla arrendere, e che quella battaglia sarebbe stata vinta da chi resisteva di più ai colpi dell’altro.

Entrambi cominciavano a dare segni di stanchezza: Thor faceva fatica a scagliare i fulmini con Mjollnir ed aveva i riflessi rallentati, e Diamante aveva anche lei i movimenti rallentati e sempre più spesso apriva la bocca come se stesse ansimando.

Riuscì a colpirlo altre due volte con la coda, e per quanto la seconda volta Thor fosse riuscito a parare il colpo con le braccia, fu comunque sbattuto a terra.

Aveva un sopracciglio spaccato da cui gli colava sangue nell’occhio, e le mani, il viso ed il collo coperte di graffi.

Si rialzò a fatica, appena in tempo per farsi portare da Mjollnir fuori dalla portata delle zanne della dragonessa.

Era quello il suo maggior punto di forza: il veleno.

Se solo fosse riuscito a privarla delle sue zanne!

 

*******

 

La situazione di Loki era questa: lati positivi: aveva stretto attorno al collo della linnorm due giri di catena, così lei non poteva trasformarsi a meno di non strangolarsi da sola mentre era ancora metà in forma umana; poi era riuscito a bloccarla a terra premendole un ginocchio tra le scapole, in modo che lei non potesse attaccarlo in nessun modo ed e lui bastasse poco sforzo per tenerla giù.

Lati negativi: la catena era fatta di scaglie dai bordi affilati e le sue mani erano piene di tagli, oltre che il suo stesso sangue gliela rendeva scivolosa e difficile da trattenere.

Inoltre quando si era trasformato aveva trasformato ovviamente solo il suo corpo per sgusciare fuori dal bozzolo di zaffiri, e l’inconveniente era che era sgusciato fuori anche dai suoi vestiti.

Quindi concretamente si trovava a dover contrastare una donna forte quanto lui mentre era bagnato fradicio, dolorante, ferito e completamente nudo.

Aveva un gran bruciore alla coscia destra, e guardando meglio si accorse che erano un paio di lunghe striature sanguinanti a provocarglielo.

Quella maledetta lo aveva graffiato come una belva, ed in più sul polso sinistro gli aveva lasciato i segni di un morso profondo.

Evidentemente quella donna non aveva nessuno scrupolo a combattere come una selvaggia quando non poteva combattere come un animale.

Erano finiti a lottare nel terreno fangoso sulla riva del fiume.

Zaffiro cercava di fare leva sul terreno per alzarsi, ma lui fu svelto a colpirle il gomito e a farla sbattere di nuovo faccia a terra.

Poteva ucciderla. O meglio, avrebbe potuto se tra loro due non ci fossero state delle fastidiose somiglianze.

Era più forte di lui: ora che vedeva la linnorm come simile a sé gli era difficile farle del male; sarebbe stato come fare del male a sé stesso, e questo per lui era inconcepibile.

 

-Adesso ascoltami tu, razza di peste! Io, al contrario di te, non ho altro motivo per lasciarti in vita se non il mio capriccio personale, quindi adesso sarai tu a fare il giuramento che io voglio da te-

 

Strattonò la catena verso l’alto per rendere il concetto più chiaro, e le scaglie affondarono nella pelle della donna tingendosi di rosso.

Il viso di Zaffiro era contratto dal dolore, dallo sforzo e dalla rabbia; apriva la bocca come per parlare, ma non appena Loki allentò un po’ la presa per lasciarla respirare, lei ne approfittò per dare un colpo di reni che quasi lo sbilanciò.

“È mezza asfissiata eppure è quasi riuscita a liberarsi. Devo ammetterlo, è una creatura interessante”

Ma non era il momento di perdersi in considerazioni amene.

Loki la schiacciò di nuovo nel fango e strinse la striscia di pietre attorno alla sua gola.

 

-Non provarci di nuovo o morirai. Adesso, se la vita ti è cara come dici, giura sul tuo sangue che non attaccherai nessuna creatura nei Nove Regni. Non combatterai mai più se non per difenderti. Giura-

 

Lei scattava per levarselo di dosso.

Era una gara di resistenza.

Il bruciore ai tagli sui palmi delle mani lo stava facendo impazzire ma lui non poteva neanche lamentarsene: se lei avesse percepito una sua debolezza avrebbe raddoppiato le forze e forse sarebbe addirittura riuscita a liberarsi.

Doveva resistere e farle credere di essere più forte, di non avere altra speranza contro di lui se non arrendersi.

Alla fine fu lei a cedere.

 

-Sul mio sangue… lo… giuro…-

 

Articolò con voce strozzata.

E Loki lasciò immediatamente la presa.

“Meno male! Non avrei resistito un secondo di più!”

 

********

 

 

Thor strinse forte l’impugnatura di Mjollnir.

Meno male che si era abituato ad usarlo lo stesso nonostante il piccolo difetto dell’impugnatura troppo corta, difetto di cui, guarda caso, ancora una volta era colpevole Loki.

Si guardava continuamente intorno per scorgere qualche segno della sua presenza.

“Loki, che ti prenda un accidenti, ma che stai facendo? Questo sarebbe un ottimo momento per onorare il vincolo dell’ospitalità impedendo che questa serpe mi faccia a pezzi!”

Ma Loki non c’era, era chissà dove a fare chissà che… magari era invisibile e si stava godendo lo spettacolo di lui messo alle strette come poche altre volte in battaglia, per intervenire solo se fosse stato strettamente necessario.

 

Che ti succede, principe? Non mi sembri concentrato.

 

-Fatti gli affari tuoi-

 

E le scagliò addosso un fulmine, che però risultò debole, risultato solo di uno scatto stizzoso come un capriccio.

Diamante si mosse intorno a lui, dipanando e riavvolgendo un paio di volte le sue spire in una danza ipnotica ed oscillando il capo con il cappuccio aperto.

 

Che ti succede? Sei preoccupato per te… o per lui?

 

-Per me non sono affatto preoccupato. Per lui… E anche se fosse?-

 

Seguire il movimento di Diamante che tracciava curve sul terreno gli stava provocando un senso di vertigine mista ad uno strano intorpidimento.

Scosse la testa per liberarsene.

 

Dovresti scegliere meglio per chi vale la pena sprecare l’affanno del tuo cuore. Che cosa è in fondo lui, per te?

 

-Bada a come parli, figlia di Nidhoggr! Loki è mio fratello!-

 

Ammirevole. E tu cosa sei per lui? Tante cose, ma non un fratello. Non più, non è vero? Forse non lo sei mai stato veramente. Te lo ha detto lui stesso.

 

Anche la voce di Diamante aveva preso una cadenza ipnotica, ed unita alla danza di arabeschi che lei gli stava costruendo intorno con il proprio corpo finiva davvero per confondergli la testa e fargli perdere le forze.

E cosa ancora peggiore gli stava insinuando davvero il veleno del dubbio riguardo a Loki.

 

-BASTA!-

 

L’avrebbe fatta tacere lui, quell’infida bugiarda!

Sentì l’eco della sua risata non appena il tuono si spense.

 

Quanta fiducia che hai in lui. Quanta incrollabile fede in un legame che non esiste, che tu sei il solo a vedere. Ti brucerà ancora di più quando lui ti si rivelerà per quello che è davvero, e tu potrai solo biasimare la tua stupidità e la tua cecità. Perché in fondo lo sai anche tu. Lo sai che…

 

Non poté finire perché Thor, forte della sua rabbia, lanciò una folgore che la stordì più delle altre volte.

Lei scosse la testa ed ondeggiò come se stesse per cadere, e Thor sperò che quella sarebbe stata finalmente la volta buona per liberarsi di lei.

Era quasi completamente riversa a terra e Thor sentiva il rumore del suo respiro ansimante.

“Finalmente”

Non gli piaceva l’idea di uccidere, ma era lei che non gli lasciava scelta.

L’occhio di Diamante sembrava appannato, come se fosse davvero troppo debole per reagire.

Thor serrò più forte la presa su Mjollnir come se dovesse colpire da un momento all’altro, ma alla fine scosse la testa.

“Ora basta, l’ho sconfitta. Non è necessario infierire”

Aveva appena riabbassato il martello lungo il fianco quando improvvisamente in quell’occhio passò un lampo di vita.

“Era una trappola!”

Fortunatamente per Thor aveva degli ottimi riflessi ed aveva Mjollnir come arma, perché quando Diamante scattò per morderlo lui non dovette fare altro che lasciar fare al suo istinto.

La vide come al rallentatore.

Lei che prendeva lo slancio.

Scartare di lato per evitare il morso vero e proprio.

Per una frazione di secondo la testa della serpe proprio alla sua altezza e con la bocca aperta.

Fu allora che lanciò il martello contro di lei.

Uno schizzò di sangue nero e denso e di qualcos’altro colpì le braccia di Thor e nello stesso momento un grido acuto tagliò l’aria.

Le zanne di Diamante erano state spezzate.

 

*********

 

Immediatamente dopo che Loki ebbe ottenuto il giuramento, lasciò andare la presa sulla striscia di pelle.

“Meno male, non sarei riuscito a trattenerla un momento di più!”

Aveva i palmi delle mani pieni di tagli diagonali, alcuni dei quali profondi quasi fino al tendine, e lui non poteva fare neanche un fiato per lamentarsene.

Si rialzò e non appena Zaffiro non ebbe più il suo ginocchio sulle costole schizzò in piedi a sua volta.

Lo fronteggiò ringhiando come se ancora si aspettasse di essere attaccata da lui.

Metà del suo volto era impastato di fango, così come i vestiti, le braccia e le gambe, eppure non ne sembrava minimamente preoccupata.

Continuava a sfidarlo con lo sguardo.

 

-Non c’è bisogno di fare così. Non voglio più combattere contro di te-

 

E le voltò le spalle ostentatamente.

So che non puoi attaccarmi, non ti temo.

In realtà un altro ottimo motivo per voltarle le spalle era che non era sua abitudine stare nudo davanti ad una sconosciuta.

Finché si era trattato di combattere e di salvarsi la pelle non gliene era importato nulla, ma una volta ristabilito un minimo di convenzione sociale la sua priorità era diventata recuperare la decenza.

Sulla riva c’era la pelle con cui era legato poco prima, ancora avvolta attorno ai suoi vestiti come uno strano bozzolo.

Cercando di mantenere un’aria distaccata, Loki procedette a tirare fuori il groviglio di indumenti e a districarli. Qualcosa finì strappata perché lembi di stoffa si erano incastrati tra le scaglie.

Prima di tutto fu un vero sollievo reindossare un minimo di biancheria intima, e solo allora si voltò di nuovo a guardare la sua ex avversaria.

Lei non si curava minimamente dei suoi movimenti: si era di nuovo immersa in acqua e stava lavando le ferite sul collo dalla terra e dal sangue.

Se la linnorm avesse rappresentato per lui un pericolo concreto non avrebbe esitato ad ucciderla come aveva fatto con la sorella Rubino, ma lei non poteva fargli del male, quindi lui non aveva motivo di fargliene gratuitamente.

Loki la osservò con un altro sguardo.

Suo malgrado alcune delle cose che lei aveva detto erano maledettamente vere.

Loro due erano stati scaraventati in mezzo ad una battaglia da altri, e oltretutto doveva ammettere che, quanto a storia familiari complicate, loro due avevano parecchio in comune.

Alla luce di quelle considerazioni, Loki era stato costretto a rivedere il suo progetto originale di ucciderla in un modo lento e doloroso, sebbene fosse comunque lontanissimo dall’averle perdonato i graffi ed il morso.

 

-Che hai da guardare?-

 

Gli chiese lei sgarbata mentre usciva dall’acqua.

La corrente le formava dei vortici di schiuma attorno alle gambe.

Loki sorrise.

“Sei offesa con me? Vediamo se riesco a toglierti quell’aria imbronciata”

Gli andava di giocare con lei per un puro capriccio, perché niente è più stuzzicante che corteggiare e conquistare una femmina scontrosa che dice di detestarti.

 

-Dovresti tamponare quella ferita, altrimenti non smetterà di sanguinare tanto presto-

 

Tra le mani aveva la sua maglia interna.

Era una tela leggera, per niente ruvida, sarebbe stata adatta come benda.

“Bè, pazienza, tanto dovrei comunque strapparla”

Recuperò un pugnale e tagliò una lunga striscia dal bordo inferiore, che a sua volta divise in due.

 

-Prendi questi-

 

E le porse i due pezzi di stoffa.

Zaffiro si avvicinò per prenderli, ma lo scrutava con aria guardinga.

Anche mentre si tamponava le ferite sul collo non gli staccava gli occhi di dosso, pronta a scattare in ogni momento.

Con quel che restava della maglia, Loki fece delle bende per sé: i graffi sulla coscia gli bruciavano tanto da fargli lacrimare gli occhi, per non parlare della mani.

Che cosa non avrebbe dato in quel momento per avere un goccio della pozione che rende insensibili al dolore di sua madre!

Mentre era in ginocchio e si stringeva la benda intorno alla gamba, Loki ebbe modo di osservare bene Zaffiro.

Non aveva la bellezza di Diamante o di Rubino, ma a modo suo era ancora più interessante: aveva i capelli biondi tagliati cortissimi sulla nuca e con un ciuffo sulla fronte, praticamente come l’umano che si faceva chiamare Capitan America, e poi il suo corpo era più muscoloso della media femminile.

Loki si trovò a pensare che era più bella con il vestito strappato e con la sua aria da mezza selvaggia che se fosse stata curata e ben vestita.

Non che il suo aspetto fosse poi tanto migliore: anche lui era mezzo nudo, bagnato fradicio, aveva i capelli gocciolanti ed era impastato di fango; i pantaloni che ancora aveva in mano erano tutti strappati ed era scalzo.

 

-Perché non mi hai uccisa?-

 

Gli chiese lei ad un certo punto.

 

-Sei una creatura interessante. Sarebbe stato un terribile spreco-

 

Si rimise i pantaloni cercando di non smuovere troppo la benda sulla coscia.

 

-E perché mi aiuti dopo che abbiamo appena finito di massacrarci?-

 

-L’importante è riuscire a mettersi d’accordo alla fine, non credi?-

 

-Io ti ho avrei affogato-

 

A Loki scappò un sorriso.

 

-In amore e in guerra tutto è concesso-

 

Stavolta Zaffiro scoppiò a ridere forte. Era una donna che non si conteneva, decisamente.

 

-Mi stai corteggiando? Dopo che hai provato a strangolarmi?-

 

Loki non si scompose, invece sfoderò il suo miglior sorriso seducente e fece un paio di passi verso di lei.

 

-Quella era la guerra-

 

Lei per la prima volta sembrò leggermente imbarazzata ed abbassò lo sguardo.

A Loki sarebbe piaciuto fare qualche esperimento e magari riuscire a conquistarsi la completa confidenza di quella donna che in realtà era un animale selvatico, ma purtroppo doveva prima fare i conti con i suoi doveri.

 

-Adesso perdonami, ma devo andare a controllare cosa fa mio fratello-

 

“Altrimenti, se non faccio da balia a Thor, Padretutto sarà felicissimo di prenderla come una violazione del vincolo di ospitalità e di relegarmi a vita in un sotterraneo ancora più profondo dell’ultima volta”

 

-Addio, Zaffiro-

 

La salutò con un inchino ed ancora una volta Zaffiro non seppe bene come reagire.

 

-Forse invece ci rivedremo… Loki-

 

Si trasformò in serpe e le ci vollero pochi movimenti per tornare in acqua e sparire tra i flutti.

Loki si incamminò dalla parte opposta al fiume.

Gli bastò girare di poco intorno alla collina e vide Thor e Diamante che ancora combattevano.

Vide Thor scagliare Mjollnir e quasi centrare la bocca aperta di Diamante.

Quasi, ma il lancio era stato comunque efficace perché aveva spezzato le zanne della dragonessa.

La serpe gridò con voce quasi umana e, mentre si contorceva per il dolore, colpì Thor con le spire.

Loki aggrottò le sopracciglia. Thor doveva essere parecchio indebolito per essere messo in difficoltà da un colpo del genere, infatti mancò la presa al ritorno di Mjollnir ed il martello finì a terra a pochi metri da dove si trovava lui.

“Che strazio! Mi tocca di nuovo salvargli la vita”

Tuttavia non aveva motivo di affrettarsi: Diamante era indebolita e Thor era ancora in grado di richiamare Mjollnir e di finirla.

Inaspettatamente però, invece di attaccare di nuovo, la linnorm riprese la forma di una donna.

Rimase in ginocchio, con le braccia tese verso Thor ed il vestito bianco macchiato dal sangue che le colava dalle labbra sul petto.

“Avanti, riprenditi il martello!” pensò Loki con tutte le sue forze “Forza, richiama quel coso! Poi fai pure l’eroe generoso quanto ti pare, ma intanto non startene così disarmato”

Thor non richiamò il martello, rimase ad ascoltarla.

E a quel punto Loki scattò di corsa perché…

 

-Thor! Thor, maledizione, è possibile che tu non impari proprio mai?! Ti sta ingannando!-

 

 

______________________________________________________________________________________________________________________________ 

 

Cantuccio dell’Autore

 

Oh, salve, siete qui! Bentornati!

 

Intanto per prima cosa i grazie! Grazie a tutti, soprattutto alle nove meravigliose persone che hanno messo la storia tra i preferiti (siete uno per ogni regno immagino), alle tre che l’hanno messa tra le ricordate ed alle ventisei che l’hanno messa tra le seguite.

E poi grazie a chi spende il proprio tempo per lasciarmi una recensione!

Ragazzi e ragazze, vi amo!

 

Come vi avevo promesso in cima alla pagina ecco il link : P!ink “Try” https://www.youtube.com/watch?v=yTCDVfMz15M

A me è sembrata semplicemente perfetta!

E pensare che nella mia prima idea Zaffiro doveva essere… Elsa! Sì, di Frozen.

Ma poi per come avrebbe dovuto combattere corpo a corpo mi sarebbe sembrata ridicola, quindi mi sono decisa per P!nk.

 

Andiamo alle note:

 

1-      “Dolce colore d’oriental zaffiro” è Dante Alighieri, Purgatorio, Canto I, verso 13.

 

2-      “Rispedire i demoni all’inferno da cui provengono” vagamente ispirato a Disney!Frollo “Voglio rispedire questo empio demone all’inferno da cui proviene”

 

3-      La magia seidr. Allora, qui ci sarebbe da fare un trattato ma io sicuramente non ne ho le competenze, quindi cercherò di essere breve. È vero che è una magia di tipo sciamanico, quindi richiede lo stato di trance; per questo, nel mio headcanon, Loki non combatte con veri e propri incantesimi. Difficile gestire una battaglia se sei in trance, no?

I canti di guerra dei seidmadr servivano prima delle battaglie a fare entrare in uno stato di trance (berserkangr, da “ber-“ radice di orso e “angr” che vuol dire più o meno “furia” cfr. inglese moderno “angry”) i guerrieri berserker, che poi massacravano chiunque senza capire se era amico o nemico. Ora, Loki non ha esattamente il fisico di un berserker, quindi mi pare inutile che si procuri da solo lo stato mentale di berserkangr. Meglio che resti ben vigile durante uno scontro ed usi la magia solo lo stretto necessario.

 

4-      Seidmadr: persona che pratica la magia seidr. Madr deriva da una radice indoeuropea che indica il controllo su qualcosa (cfr inglese moderno “master” francese “maître” e la radice del greco antico “math-” e “manth-” collegata all’area semantica della conoscenza).

 

5-      Loki si trasforma davvero in salmone nella mitologia nordica, nel poema “Lokasenna”( “Le invettive di Loki”). E poi viene pescato con una rete magica da Thor e dagli altri dei incavolati.

 

6-      Pensateci la prossima volta che mangerete delle tartine di salmone!

 

7-      Mi sono permessa di far picchiare Loki da Zaffiro perché non volevo ucciderla ma allo stesso tempo non volevo far vincere troppo facilmente nessuno dei due.

 

8-      L’impugnatura di Mjollnir un po’ troppo corta. *niente battutacce* . No, è una cosa vera: Mjollnir è stato forgiato dai nani, insieme ad altri oggetti, proprio per scommessa contro Loki. Che se avesse perso ci avrebbe rimesso la testa. Per questo, mentre i nani lavoravano, Loki li infastidiva trasformandosi in insetto e pizzicandoli, nel tentativo di fargli rovinare gli oggetti e di farli perdere.

 

9-      Diamante che fa la danza per ipnotizzare Thor. Oddio, questa non è proprio vera. È una credenza popolare che i serpenti siano in grado di ipnotizzare le prede con il movimenti del loro corpo. Il pitone delle rocce Kaa lo fa nel libro de “Il libro della giungla”, e poi altri serpenti ipnotizzatori sono Sir Bis di “Robin Hood” e Kaa del cartone “Il libro della giungla”.

 

10-  Sì: Loki ci prova spudoratamente con Zaffiro/P!nk ed ha delle ottime ragioni. Mi serve per il prossimo capitolo. Ma non aspettatevi nessuna love story romantica: prendetelo per quello che è, cioè un piacevole flirt fuori programma.

 

11-  Il prossimo sarà l’ultimo capitolo con le linnorm.

 

12-  Bawwww!!! *ulula disperatamente a causa del punto precedente*

 

 

Bene, spero che il capitolo non sia stato troppo pesante, anche se lungo.

Ci rivediamo =) *offre tartine al salmone*

 

 

                                                                         Makoto

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Se ne sarà degno ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Se ne sarà degno-

 

*

 

La donna era in ginocchio di fronte a lui.

Non c’era più niente di minaccioso in Diamante, anzi nel suo sguardo si leggevano solo dolore e paura.

Thor si sentì in colpa per quello che le aveva fatto.

 

-Ti prego, principe di Asgardr, concedimi salva la vita-

 

Tuttavia, se c’era una cosa che Thor aveva imparato negli ultimi anni e negli ultimi giorni grazie a Loki, era proprio che non doveva fidarsi delle apparenze e non doveva farsi guidare all’emozione del momento.

 

-Come posso crederti? Sei venuta a noi parlando di pace, e subito dopo con l’inganno hai attaccato me e mio fratello-

 

Si sforzava di osservare la situazione con distacco ma gli era immensamente difficile, non solo per l’emotività ma anche per le sue condizioni fisiche.

Aveva un forte bruciore ad alcuni punti del collo, del viso e delle braccia, ed in più delle vertigini che gli impedivano di pensare con lucidità.

Diamante non sembrava per niente qualcuno da cui stare in guardia: era pallida, tremava e dalle labbra ad ogni parola le colavano rivoli di sangue che scorrevano giù lungo la curva  del collo e le tingevano di rosso scarlatto la veste bianca.

 

-È vero, sono stata sleale. Ma guardami ora, non ho niente che mi difenda… posso solo appellarmi alla tua pietà-

 

-Io… io non… agh!-

 

Thor si piegò in due per una fitta improvvisa.

“Il veleno… il suo veleno deve essere entrato in circolo in qualche modo”

Sentiva i battiti del cuore accelerati ed uno spiacevole senso di freddo intenso.

Un’altra fitta alla bocca dello stomaco quasi lo fece cadere in ginocchio.

“Ma come è possibile? Lei non mi ha morso ed il veleno che mi ha sputato sul braccio è stato fermato dall’armatura… come…? Ah!”

La risposta gli arrivò da sola: quando le aveva spezzato le zanne aveva anche tolto il sigillo ai dotti veleniferi come ad una botte a cui fosse stato spezzato il rubinetto, ed insieme allo schizzo di sangue lui aveva ricevuto anche una gran quantità di veleno che si era infiltrato nel suo corpo attraverso ogni taglio superficiale.

Anche minimi graffi sulla pelle erano bastati perché penetrasse e facesse sentire i suoi effetti.

In lontananza gli sembrava di sentire la voce di Loki ma non capiva assolutamente cosa stesse dicendo.

Si sentiva strano, come intorpidito e pesante… il dolore gli arrivava in sprazzi acuti per poi essere inghiottito di nuovo da quello strano torpore.

Loki si materializzò davanti a lui a dirgli con un illusione quello che non poteva sentire.

 

-Prendi il martello e finiscila finché ne sei ancora in grado!-

 

“Mjollnir… sì… avrei dovuto richiamarlo prima…”

 

Ma il potere del martello già non rispondeva più al suo comando.

Diamante lo guardò con una luce di trionfo nello sguardo.

 

-Non temere, principe di Asgardr… ora porrò fine alle tue sofferenze-

 

Il suo corpo cambiò un’altra volta, mentre quello di Thor era sempre più torturato dagli effetti del veleno.

E maledizione, non riusciva a richiamare Mjollnir! La sua mano si apriva e si chiudeva a vuoto.

Diamante si mosse intorno a lui e lo chiuse in un cerchio di spire.

 

Credevi davvero che mi sarei arresa? Quanto sei stolto! Tu verrai con me in Helheim.

                              

Il cerchio scintillante intorno a Thor prese vita e prima che lui avesse potuto pensare a come liberarsi, le spire di Diamante lo avevano imprigionato.

Non riusciva a pensare. Il suo cuore batteva ad un ritmo impossibile, veloce ma con una pressione sanguigna molto bassa. Era ad un passo dal collassare ed ogni secondo doveva lottare per mantenersi cosciente.

Lei lo stringeva ma dopo la battaglia non aveva abbastanza forza da stritolarlo; non poteva neanche usare il suo morso velenoso, ma aveva ancora due file di denti appuntiti ed affilati che erano armi letali.

Non appena la vide calare su di lui con le fauci spalancate, con uno scatto disperato Thor riuscì a liberarsi le braccia e fu quello a salvarlo, perché riuscì a tenere aperta la bocca di Diamante impedendole di staccargli la testa a morsi.

Aveva la testa e le spalle dentro la bocca di un serpente gigante.

Sentiva ogni suo respiro come un vento caldo che gli passava sul viso.

 

Smettila di lottare, Thor di Asgardr. Così non farai altro che prolungare la tua agonia. Scegli se vuoi morire tra le sofferenze del veleno oppure se preferisci che io si misericordiosa e ti uccida rapidamente.

 

Thor non le rispose.

Non ce la faceva ad articolare niente, tanto era lo sforzo di tenere le braccia tra mascelle di Diamante per non farsi dilaniare dai suoi denti.

Il veleno lo intorpidiva sempre di più ed ormai era solo questione di tempo.

“Loki! Aiutami adesso, fratello!”

 

**

 

Per quanto Loki si fosse sforzato di essere veloce tutto era successo troppo in fretta.

Thor non aveva richiamato il martello e adesso quella serpe se lo stava praticamente mangiando vivo!

E che poteva fare lui, maledizione?!

Anche se fosse arrivato vicino a loro ed avesse distratto Diamante, sarebbe stato inutile se Thor non avesse potuto usare Mjollnir contro di lei, e lui non aveva altre armi se non i pugnali che non erano adatti ad un corpo a corpo con un drago.

A meno che…

 “Mjollnir!”

Chiunque impugnerà questo martello, se ne sarà degno, possiederà il potere di Thor.

“Se riuscissi ad impugnarlo io, anche solo per un momento… sì!”

Invece di correre verso Thor e Diamante, Loki tornò indietro da Mjollnir.

 

-Avanti, muoviti!-

 

Niente: per quanto lo strattonasse, il martello era piantato nel terreno come era successo quando aveva tentato di prenderlo pochi anni prima nel New Mexico.

Un grido di Thor lo fece trasalire.

“No! Non può ucciderlo!”

L’unico ad avere diritto di vita, di morte e di tortura su Thor era lui e nessun altro!

Strattonò il manico con tutte le sue forze, con le mani che gli bruciavano nello sfregare contro le strisce di cuoio e gli occhi che gli bruciavano per qualcosa che non voleva definire.

Rabbia. Frustrazione. Paura.

Non poteva prendere Mjollnir. Semplicemente non poteva prenderlo e non poteva fare niente per aiutare Thor.

“No, non è possibile! Non voglio lasciarlo morire!”

Continuò a tirare con tutte le sue forze nella speranza di smuoverlo anche solo di un millimetro.

Non era solo il dolore alle mani a mozzargli il respiro nel petto e a farlo rantolare.

In quel momento lui voleva veramente salvare Thor!

Non era solo per il vincolo dell’ospite che gli garantiva l’immunità, era anche per qualcosa di più antico e profondo: Thor era il fratello con cui era cresciuto, con cui aveva giocato e combattuto e che continuava a difenderlo.

Lui doveva salvarlo.

L’urlo esplose prima che lui stesso capisse cosa stava dicendo e a chi.

 

-Voglio salvarlo! Maledizione, per una volta che voglio salvarlo, dimmi che sono degno!-

 

Accadde in un istante: improvvisamente Mjollnir non pesava più come un blocco di marmo e siccome Loki stava ancora tirando con tutte le sue forze fu sbalzato in aria dal contraccolpo quando il martello si staccò da terra.

Atterrò pesantemente di schiena e l’impatto col terreno lo lasciò senza fiato per qualche secondo.

Il martello non era più tra le sue mani: era riuscito a lanciarlo verso il legittimo proprietario.

“Allora alla fine mi hai dato il permesso di prenderlo. Solo perché salvassi tuo figlio. Sei veramente un essere disgustoso”

Si tirò in piedi e allora riprese a correre per raggiungere Thor e Diamante, perché sapeva che aver potuto lanciare Mjollnir non era neanche lontanamente sufficiente e che per salvare Thor gli sarebbe toccata ancora una bella parte di fatica.

“E pensare che ero andato a casa sua per trovare un po’ di riposo!”

 

***

Thor cominciava seriamente a credere che quella volta sarebbe morto.

Lo sforzo di tenere aperta la bocca di Diamante era diventato troppo pesante da sopportare e più di una volta i denti della linnorm erano arrivati a graffiargli il collo.

Inoltre il sangue che continuava a fuoriuscire dalle ferite nella bocca del drago rendeva le pareti della bocca scivolose e per questo più difficili da trattenere.

Tuttavia Thor non avrebbe smesso di lottare: se doveva morire era meglio morire da guerriero che non conosce la resa!

Pensò a Jane e provò una fitta di tristezza.

Lei non era una Asinjur e non era abituata a considerare la morte in battaglia del marito come il più grande degli onori.

Lei si sarebbe sentita sola e abbandonata ed avrebbe pianto per lui, come quando l’aveva lasciata la prima volta.

E poi pensò a Loki.

“Spero che tu abbia avuto davvero un buon motivo per non aiutarmi, Loki, oppure che la tua anima sia maledetta!”

Improvvisamente la pressione sulle sue braccia venne meno, come se la testa di Diamante fosse stata allontanata da lui a forza.

I suoi denti gli lasciarono dei graffi profondi sull’armatura e sulle mani, ma almeno si era liberato.

Thor si strofinò gli occhi per vedere cosa era successo ma l’unico risultato fu di procurarsi un bruciore folle perché aveva anche le mani impregnate di veleno.

 

-Avanti, vieni fuori da qui!-

 

-L… Loki?-

 

-Sì, io, chi altro? Muoviti!-

 

La morsa delle spire attorno al suo torace si era allentata ma lui non ce la faceva a muoversi.

Sentì qualcosa di bagnato che gli veniva strofinato sul volto e poco dopo, senza sangue e veleno ad incollargli le palpebre, distinse il viso di suo fratello.

 

-Thor, avanti, ti devi alzare! Se non ti alzi morirai-

 

“Devo farlo. Per Jane. E per lui”

 

Raccogliendo tutta la forza di volontà che gli restava, Thor si aggrappò alla spalla di Loki e si tirò in piedi.

 

-E adesso vieni con me-

 

Thor avrebbe solo voluto lasciarsi andare, addormentarsi almeno per non provare più quel dolore lancinante che gli bruciava ogni singolo nervo del corpo… ma se Loki gli chiedeva di muoversi con tanta insistenza ci doveva essere un buon motivo.

Loki voleva aiutarlo.

Avevano combattuto insieme e lo aveva salvato da Diamante, ora poteva salvarlo anche dal veleno.

Anche se ormai quasi non ci vedeva più, Thor si impose di seguire la voce di Loki.

Una delle ultime cose che vide furono le mani di suo fratello rovinate da una gran quantità di tagli, una delle ultime cose che sentì fu un’imprecazione furibonda di Loki, e l’ultima strana sensazione che ebbe fu quella di essere completamente senza peso.

 

 

****

 

Thor era immensamente idiota.

Era l’unica cosa che gli veniva da pensare, e non riuscendo pensare qualcosa di peggio, Loki era costretto a compensare la qualità con la quantità e glielo ripeteva all’infinito.

Loki cominciava a pensare che tutti i suoi sforzi per conquistare il trono in realtà fossero stati completamente inutili: visto che Thor aveva un talento così spiccato per cacciarsi nei guai, probabilmente avrebbe finito per eliminarsi da solo nell’arco di qualche decennio.

E pensare che quella avrebbe potuto essere una grandiosa occasione per liberarsi dello scomodo, ingombrante fratello maggiore uscendone anche abbastanza pulito!

Se il veleno avesse fatto il suo effetto nessuno avrebbe potuto rimproverargli niente, ma se Loki fosse semplicemente rimasto a guardare mentre accadeva, Odino sarebbe stato prontissimo ad aggiungere l’omissione di soccorso alla lista delle sue accuse; con conseguente condanna.

In concreto, finché Thor non tirava le cuoia lui era obbligato a spaccarsi la schiena in tutti i modi pur di tentare di salvarlo, per evitare la vendetta del padre degli dei.

Bella fregatura che si era rivelata l’ospitalità di Thor!

E come se non bastasse, lui era andato a casa di Thor per trovare un rifugio, invece quello che si ritrovava erano ferite ovunque, i vestiti distrutti, i tagli sulle mani che ogni volta che entravano in contatto con il veleno sul corpo di Thor lo facevano gridare di dolore, un principio di avvelenamento e soprattutto quell’enorme idiota di suo fratello, avvelenato anche lui, da trascinare a peso morto.

Per questo provò un senso di enorme soddisfazione quando, non appena arrivò al bordo della collina, finalmente lo scaraventò nel fiume da un’altezza di almeno trenta metri.

 

*****

 

Quando Thor riprese conoscenza, per prima cosa si rese conto di un dolore lancinante alle tempie.

Poi di dolori in ogni altra parte del corpo, dagli arti, alla schiena, alle costole.

Poi si rese conto che se provava dolore doveva per forza essere vivo, ed infine si rese conto che l’unico che poteva averlo salvato dal veleno era Loki.

Gli unici rumori che sentiva erano il crepitio del fuoco e lo sciabordare del fiume poco lontano.

Attraverso le palpebre socchiuse distinse una sagoma in controluce vicino al fuoco.

Provò ad articolare qualcosa ma non ci riuscì subito, tuttavia il suo gemito aveva attirato l’attenzione di Loki.

 

-Ah, ti sei svegliato. Cominciavo a sperare che saresti morto-

 

La prima cosa che Thor riuscì a bisbigliare fu -Le tue mani-

Ricordava le mani di Loki con i palmi feriti quando lo aveva aiutato ad alzarsi.

La risposta gli arrivò con un tono distaccato e vagamente sprezzante.

 

-Sono ancora attaccate al resto del corpo e tanto mi basta per ritenermi soddisfatto-

 

Voleva chiedergli come stava ma non appena aprì bocca un eccesso di tosse lo scosse e gli levò tutto il fiato.

Loki gli rivolse la parola non appena si fu calmato.

 

-Se volevi chiedermi cosa è successo, sappi che Diamante è tornata in Helheim. Era gravemente ferita, e anche se ha abbandonato il campo di battaglia bisogna renderle merito che ha combattuto fino alla fine e senza risparmiarsi, non credi? Quanto a te, hai perso conoscenza a causa del veleno, per togliertelo di dosso più rapidamente possibile io ti ho buttato in acqua, e successivamente ho passato le ultime due ore ad usare la mia  magia per rincorrere ogni singola molecola di veleno che ti circolava nelle vene. Non sono riuscito a rimuoverlo del tutto, ma sopravvivrai comunque-

 

Thor non fece neanche in tempo a ringraziarlo che già era sprofondato nell’incoscienza.

 

******

 

Fortunatamente Thor era stato stroncato dalla debolezza quasi subito, perché Loki non aveva nessuna voglia di parlare con lui.

Erano molto meglio la compagnia delle fiamme, dell’acqua che scorreva lenta vicino a loro e delle stelle di Vanaehim che percorrevano il loro cammino in cielo.

Si guardò le mani e per fortuna in quelle ore i tagli erano guariti quasi del tutto, restava solo la pelle nuova rosa e più sensibile del solito. Il bruciore ai graffi sulla coscia era scomparso.

Quanto al fatto di avere l’aspetto sporco, lacero e miserevole del più infimo mendicante, avrebbe dovuto rassegnarsi a sopportarlo.

Ed avrebbe messo anche quello in conto a Thor.

Quella storia del vincolo dell’ospite si stava rivelando per lui molto più costosa del previsto in termini di stress psicofisico; in pratica era l’ennesimo piano che si stava rivoltando inaspettatamente contro di lui e la cosa non gli piaceva per niente.

Decise che non appena Thor fosse stato in grado di muoversi lo avrebbe riportato a casa sua, avrebbe salutato con tanto rispetto lui e la sua midgardiana e si sarebbe cercato un altro posto dove stare; magari un angolo di Helheim dove rintanarsi con Zaffiro a discutere delle rispettive magagne familiari.

Aggiunse altri rami secchi al fuoco e li osservò scoppiettare.

All’improvviso percepì una presenza alle sue spalle.

Lei lo stava spiando.

Non era minacciosa, era solo curiosa. E forse un po’ imbarazzata.

Loki non si mosse e rimase calmo e rilassato, come se non si fosse accorto di nulla.

 

-Non credevo che tu potessi soffrire il freddo-

 

Loki sorrise nel riverbero delle fiamme, prima di voltarsi verso di lei.

Non era male come inizio di conversazione, considerata la scarsa esperienza negli approcci con l’altro sesso che Zaffiro doveva aver avuto in Helheim.

 

-Il freddo non mi da fastidio, ma non per questo disdegno il caldo-

 

Mentiva. Il freddo gli dava fastidio eccome, perché gli evocava sensazioni più che ricordi veri e propri.

Sensazioni orribili di dolore e disagio che, Loki ormai lo sapeva, erano retaggio delle sue prime ore di vita trascorse su un altare di pietra gelata.

Ma non per questo permise al suo sorriso di incrinarsi.

Celarlo, domarlo, non mostrarlo.

Poiché aveva ancora una questione in sospeso con la linnorm, decise di spostare l’argomento di conversazione.

 

-Posso chiederti un favore?-

 

Lei lo guardò a braccia conserte e storcendo la bocca.

               

-Tu che chiedi un favore a me?-

 

Loki non si lasciò intimidire da quel modo di fare brusco.

Sapeva che dietro quella scorza dura si nascondeva un’insospettabile bellezza femminile, e conquistarla per se, la sfida di domare il drago e farla essere donna tra le sue braccia, era qualcosa a cui lui non sapeva resistere.

Si alzò in piedi e le andò incontro.

 

-Vorrei poterti vedere di nuovo con il tuo vero aspetto, e vorrei poterti toccare-

 

-Non hai paura?-

 

-Io so apprezzare la bellezza in qualsiasi forma. Per favore-

 

La donna alla fine annuì.

Era affascinante vedere il suo corpo che cambiava: il tratti del viso si deformavano, tutto il corpo si allungava e si piegava in modi innaturali, e poi la cosa che più affascinava Loki era il cambiamento della pelle.

La pelle di Zaffiro che diventava blu la faceva assomigliare molto a lui le poche volte che aveva assunto il suo aspetto Jotun, ma solo per pochi attimi, prima che dall’epidermide spuntassero scaglie fatte di pietre preziose che scintillavano nel riflesso del fuoco.

“È bellissima”

Pensò Loki.

Lei teneva la testa sollevata da terra ed arrivava alla sua altezza.

Poteva guardarla negli occhi e studiarne ogni dettaglio del muso e della testa.

Le scaglie embricate erano grossi ciottoli di zaffiro, più grosse e spesse sul dorso e più piccole e sottili sul ventre; nelle zone del corpo dove il colore cambiava da una banda chiara a una banda scura creavano dei meravigliosi giochi di sfumature.

Loki si avvicinò lentamente e ancor più lentamente le posò le mani sul fianco con il palmo aperto.

Lei ondeggiò appena la testa a quel contatto ma non si ritrasse.

Lui la accarezzò piano, senza essere invadente.

Non voleva imporle un contatto fisico, neanche se era lei ad essere grossa tre o quattro volte lui.

Era fredda e liscia. Dava l’impressione di accarezzare una cotta di maglia. Ma era così bella!

Loki ne sentì il battito del cuore sotto le mani quando arrivò sul ventre.

Volle provare ad accostare l’orecchio per conoscere meglio quel cuore, e così senza quasi rendersene conto si trovò abbracciato ad un serpente.

Non riusciva neanche a circondarla completamente con le braccia.

Non gli importava che fosse fredda contro il suo torace nudo, Loki era solo emozionato per il fatto che una creatura così straordinaria gli stesse permettendo di starle vicino.

Se Loki fosse stato un essere sentimentale ed incline alla commozione probabilmente sarebbe scoppiato a piangere.

Tutto il corpo della linnorm si contrasse e Loki credette che stesse cercando di fargli capire che ne aveva abbastanza di lui, invece Zaffiro si avvolse intorno alla sua schiena e gli posò la testa sulla spalla dall’altro lato, come se volesse abbracciarlo a sua volta.

Per quanto fosse appoggiata a lui stava cercando di non pesargli addosso.

I loro occhi erano alla stessa altezza, solo che quello di Zaffiro era grande quanto un pugno di Loki, ed era di un blu intenso e pieno di riflessi brillanti intorno alla lama nera della pupilla.

Lui le sorrise, grato che non lo stesse respingendo né stritolando.

Le accarezzò la testa lungo la mascella inferiore.

 

-Sei bellissima, lo sai?-

 

Lei sibilò debolmente in risposta.

Loki chiuse gli occhi e si lasciò andare con la guancia contro le scaglie della sua pelle.

Sentiva il rumore dell’aria nella gola quando lei inspirava ed espirava. Ovvio, considerato che la sua trachea doveva essere grossa quanto un suo braccio.

Era un rumore ritmico, lento ma potente come il rumore della risacca sugli scogli.

Zaffiro lo spinse semisdraiato nella curva del suo corpo.

“Interessante… molto interessante”

Continuò ad accarezzarla e lei in cambio gli strofinò la testa sul petto.

In quel momento la battaglia era solo un pensiero sbiadito relegato in un angolo della mente e nessuno dei due sembrava ricordare che fino a poche ore prima si erano feriti a vicenda; c’era solo la strana l’armonia che stavano creando.

Zaffiro allontanò la testa e poco dopo Loki trasalì per il contatto con la sua lingua forcuta.

Lasciò andare una breve risata: non credeva che essere assaggiato da un serpente gigante potesse essere così piacevolmente erotico.

Si distese più comodo e ad occhi chiusi tra le spire, allargando le braccia come se fosse appoggiato su un comodo sofà.

Ogni volta che la lingua lo toccava sulla pelle nuda del torace e dello stomaco provava un piacevole misto di paura e di eccitazione, oltre che una strana sensazione di solletico che lo faceva sorridere.

Non aveva ancora abbassato del tutto la guardia, ma voleva godersi fino in fondo l’esperimento.

Da come lei continuava a lambirlo, Loki cominciava a sospettare di essere… hem… appetibile…

 

-Ah! Sei impertinente…-

 

Per caso o di proposito, gli aveva fatto saettare rapida la lingua tra le gambe.

 

-Sai, tutto questo sarebbe più semplice se noi due fossimo della stessa taglia. E visto che io non posso diventare un drago, perché tu non mi vieni incontro e riprendi la tua forma di donna?- E poi aggiunse, con la sua voce più seducente -Prometto che non te ne pentirai…-

 

Lei inclinò la testa di lato.

Forse era indecisa.

Loki allungò le braccia e le accarezzò il muso, la fece avvicinare tanto da riportare la testa contro il suo petto, dove riprese ad accarezzarla.

Se la trovò all’improvviso avvinghiata addosso da donna, con una gamba allacciata attorno ai suoi fianchi e le sue labbra ad un soffio dalle proprie.

               

-Vieni con me, Loki. Possiamo andarcene dove vogliamo, noi due. Non dobbiamo più rendere conto a nessuno delle nostre azioni-

 

Loki considerò seriamente la proposta.

Le accarezzò i capelli corti sulla nuca. Era una sensazione strana perché un taglio di capelli così corto era prettamente maschile, quindi aveva l’impressione di accarezzare un ragazzo, ma allo stesso tempo il corpo premuto contro il suo era inequivocabilmente quello di una donna.

Era qualcosa di incredibilmente intrigante.

Si vide sempre fuggiasco, senza un posto dove potersi fermare, senza un posto da poter chiamare casa, ma almeno per qualche tempo avrebbe avuto una compagna.

Ma a quel punto che ne doveva fare di Thor? Se non ci fosse stato Thor lui avrebbe immediatamente seguito Zaffiro, ma se non ci fosse stato Thor non l’avrebbe neanche incontrata.

Ma non era quello il problema.

 

-Io… non lo so. Non posso lasciare qui mio fratello- 

 

Lei scrollò le spalle, pronta liquidare la cosa.

 

-Ad Asgardr c’è quel vostro guardiano che vede e sente tutto, digli che se lo vengano a riprendere-

 

-Non è solo questo. Io e lui siamo legati. Non che la cosa che mi faccia piacere, credimi, tuttavia non posso ignorarlo. Per questo non posso venire con te ora-

 

Zaffiro emise un suono molto simile ad un ringhio, e quando ringhiava da umana non era meno inquietante che quando ringhiava da drago.

Lo spinse via bruscamente.

 

-Sono tornata da te una volta, non pretendere che lo faccia di nuovo-

 

Gli disse puntandogli un dito contro.

Loki allargò le braccia in segno di resa.

Non voleva inimicarsela, accidenti, erano così poche le persone su cui poteva contare nei nove mondi che non poteva certo permettersi il lusso di alienarsi simpatie!

 

-Non pretendo nulla da te. Ti prego solo di provare a capire. Anche il principe maledetto di Asgard ha una morale, dopotutto. Per quanto scarsa e contorta come direbbero alcuni soggetti di vedute ristrette. Non posso ignorare la promessa che mi lega a Thor. Lui mi ha aiutato quando ne ho avuto bisogno, e adesso, mio malgrado, mi tocca ricambiare-

 

-Te l’ho detto, che se lo vengano a prendere da Asgard-

 

Loki scosse la testa.

No, non poteva.

Anche ammesso che avesse potuto chiedere ad Heimdall di mandare qualcuno a prendere Thor, poi come avrebbe spiegato al fratello maggiore che se ne era andato senza neanche salutare, che era il maggior segno di disprezzo verso l’ospitalità ricevuta, per correre dietro ad una femmina? Per giunta una nemica di Asgard.

 

-Non posso farlo. Non è semplice come sembra. Tu sei libera, io no. Quando sarò libero anche io, verrò a cercarti-

 

Lei lo osservò con diffidenza.

 

-E quando sarai libero, di grazia?-

 

Lui sospirò stancamente. Era una domanda semplice, ma fatta a lui era terribilmente complessa.

 

-Non lo so-

 

Rispose infine rassegnato.

 

-Lo so io. Sarai libero quando ti libererai di tutte le inutili ossessioni che ti intasano il cervello-

 

Quella frase lo fece rimanere a bocca aperta per lo shock.

 

-Fino ad allora addio, principe di Asgard-

 

Gli dava terribilmente fastidio che una sconosciuta fosse riuscita a capirlo tanto bene, e lo indispettiva non aver avuto l’ultima parola in quella discussione, oltre all’essere rimasto a corto di argomenti, cosa che non era da lui.

 

-Aspetta!-

 

Troppo tardi. Una Zaffiro sdegnosa ed in forma di serpente d’acqua gli passò accanto e lo scansò con un ultimo colpo di coda, non tanto forte da essere considerato un attacco ma abbastanza da fargli capire che era offesa con lui, poi sparì nel riflesso argenteo dell’acqua sulla riva.

Loki digrignò i denti in una smorfia di rabbia.

Dannazione! Per colpa di Thor aveva anche perso una magnifica occasione!

 

*******

 

Quando Thor si svegliò di nuovo il dolore si era attenuato.

Non era ancora pronto per alzarsi, ma intanto ringraziava per non avere più la sensazione che ogni singolo nervo fosse in fiamme.

Sopra di lui il cielo cominciava a schiarire nelle prime ore dell’alba.

“Devo essere rimasto svenuto per parecchio tempo. Prima era ancora notte fonda”

Il fuoco era ancora acceso e la figura di Loki era ancora lì che gli dava le spalle.

 

-Ti ringrazio-                       

 

Disse per prima cosa.

Loki non si girò per rispondere, solo le sue spalle ebbero uno strano sussulto.

 

-Oh, non devi ringraziarmi. È stato un piacere-

 

-Davvero?-

 

Non era ancora nelle condizioni mentali adatte a distinguere il sarcasmo.

 

-Certo che no, razza di idiota!- gli ringhiò Loki -Hai mai provato a fare il conto di tutte le maledette volte che ho dovuto salvarti la vita? Jotunheim, Svartalfehim, almeno metà delle tue battaglie in non so quanti secoli, e oggi- Picchiò un pugno per terra, e quando si girò verso di lui non era mai stato tanto arrabbiato -Quante volte saresti morto senza di me a pararti i colpi? E quante volte a metterti in pericolo sono state la tua stessa avventatezza e stupidità? Ed è questo il destino che secondo te ed Odino io dovrei accettare con gratitudine? Essere per sempre il tuo devoto fratello minore e starti dietro per evitare che tu venga danneggiato dalla tua stessa incapacità?

Padretutto ha proprio uno strano concetto del merito se è ancora convinto che tu sia l’erede perfetto per il suo regno, ed io sarei il peggiore idiota dell’universo se mi accontentassi di essere la tua guardia personale -

 

Come sempre quando si agitava, Loki tremava leggermente ed il respiro gli era accelerato. Sembrava febbricitante.

Thor non aveva capito tutto il discorso, ma aveva compreso benissimo l’astio con cui suo fratello aveva pronunciato ogni parola.

 

-Ti sembra il momento di affrontare questi argomenti, adesso?-

 

Loki prese un respiro profondo per calmarsi prima di parlare di nuovo.

 

-Stavo rispondendo alla tua domanda-

 

-Quale domanda?-

 

Poteva essere che gliene avesse fatta una specifica e non se ne ricordasse.

La testa gli faceva ancora così male!

 

-La domanda che mi farai tra qualche tempo. Perché arriverà un giorno, tra uno o tra cento anni, in cui ti troverai il mio pugnale puntato alla gola, e allora mi chiederai stupidamente “Perché, fratello?”. La risposta è questa, quindi vedi di ricordartela e non farmi sprecare fiato a ripetertela quando sarà il momento-

 

-Mi dispiace-

 

Riuscì solo a dire Thor.

 

-Oh, certo, siete tutti dispiaciuti per me, dopo! Fammi un favore: torna incosciente o stai zitto. Per qualche altra ora non potrai muoverti e mi darebbe molto fastidio dovere stare a sentirti-

 

Thor fece come gli era stato detto: rimase in silenzio e ad occhi chiusi perché le sue condizioni fisiche  e mentali non gli consentivano nel modo più assoluto di fronteggiare un Loki più inviperito, astioso e indispettito che mai.

Ed in ogni caso, doveva ammettere con una punta di amarezza, Loki non aveva completamente torto.

 

 

______________________________________________________________________________________________________________________________ 

 

Cantuccio dell’Autore

 

Esiste davvero! Un’immagine di un Loki mezzo nudo in balia di un serpente gigante esiste davvero!

L’immagine è questa.  http://fc06.deviantart.net/fs70/i/2012/241/b/f/loki__s_punishment_by_lindamarieanson-d5cuhyv.png

Credo che si riferisca alla punizione di Loki di stare incatenato ad una roccia con il serpente che gli sputa veleno in faccia, ma, oh, che ci posso fare? Prendetela per buona.

E adesso andiamo a spiegazioni varie.

 

1-      In questo capitolo tornano i parallelismi tra Loki e Scar. Quando Loki butta Thor da un posto alto. Eh, ma lui lo ha fatto a fin di bene: buttarlo nel fiume era il modo più rapido per lavarlo! E poi a Loki piace fare le cose teatrali, si sa.

2-      Per quanto riguarda Mjollnir lo so che può controllarlo solo Thor. Però nel primo film Loki ci rimane male quando non riesce a smuovere il martello, e allora ho pensato di dargli una piccola rivincita per quello.

3-      Zaffiro, dopo il due di picche che Loki le ha rifilato, non si è mica persa d’animo. Attualmente è a fare i cavoli suoi in giro per i nove mondi, deve solo stare attenta a non fare troppo casino.

4-      Zaffiro ha scaricato Loki e le sue seghe mentali. Perché il principe degli inganni è figo, eh, ma è anche una gran palla in caso di convivenza!

5-      Per quanto riguarda Diamante, io all’inizio avevo deciso che ci doveva restare secca pure lei (tanto per fare le cose drammatiche) ma poi ho visto quella gran signora che è Cate Blanchet nel ruolo della matrigna di Cenerentola, e allora no, non ce l’ho fatta ad accopparla. Quando si dice essere facilmente influenzabili.

6-      Il dolore che informa sull’essere ancora vivi. Dal film “Soldato Jane”.

7-      “Il freddo non mi da fastidio” e “Celarlo. Domarlo. Non mostrarlo” sono frasi di Elsa in “Frozen”. Ve lo avevo detto che la mia prima idea di presta volto per Zaffiro era stata Elsa, no? Bè, qualcosa di quell’idea è rimasto, ma alla fine l’ho proiettato su Loki. Sigmund Freud sarebbe fiero di me!

8-      Asinjur è il femminile di Àss. Indica una donna della razza degli Aesir, cosa che Jane Foster non è. Fonte: AlieNation_Zone e la sua Fiction “La meretrice di Asgard”

9-      Mi è scappato un accenno di scena lime tra Loki e la Zaffiro drago. Spero di non aver bloccato la crescita di nessuno.

 

Nel prossimo capitolo i nostri baldi eroi tornano a casa.

E nel prossimo capitolo *SPOILER* ho intenzione di occuparmi di Erik Selvig *FINE SPOILER*

Bè, per ora vi saluto, e come sempre ringrazio tutti i lettori che seguono la storia nonostante gli aggiornamenti a distanza di ere geologiche.

Grazie a tutti!

 

                                                        Makoto

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Buon viso a cattivo gioco ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Buon viso a cattivo gioco-

*

Il rientro a casa era stato strano.

Avevano dovuto aspettare la notte per tornare su Midgard in un orario in cui avevano meno possibilità di essere scoperti, ed il tragitto a piedi fino a casa si era svolto in silenzio e con solo poche occhiate lanciate di sfuggita uno all’altro.

Evidentemente Thor aveva capito benissimo quello che Loki gli aveva detto su Vanaehim, per questo era così freddo, e poiché Loki aveva capito che Thor aveva capito, adottava la tattica del far notare poco la sua presenza per non irritarlo.

Sapeva di esserci andato giù pesante in un momento di rabbia, e adesso quello scatto poteva costargli caro.

Non appena erano rientrati in casa avevano trovato la novità: Jane Foster non c’era.

C’era però un biglietto con la sua firma che spiegava che era dovuta andare a Londra d’urgenza e chiedeva a Thor di chiamarla prima possibile.

Thor non lo aveva fatto nel cuore della notte, aveva preferito rinviare di un paio d’ore fino all’alba, però in compenso si era subito rinchiuso in bagno a lavarsi dal sangue rappreso, dal fango, dal veleno e da tutte le possibili schifezze che una battaglia contro dei draghi può lasciare addosso.

Alla domanda che Loki si era azzardato a fare sul perché dovesse essere proprio Thor a potersi lavare per primo, la risposta era stata –Perché sono io che devo andare ad Asgard a parlare con Padre prima possibile. E perché siamo in casa mia-

Loki aveva dovuto incassare senza ulteriori commenti.

Dopotutto era stato lui stesso a creare quella situazione, quindi non poteva neanche lamentarsene troppo.

Che suo fratello si limitasse a frecciate prepotenti invece di buttarlo direttamente fuori di casa era già una fortuna, conoscendo il temperamento di Thor; forse era vero che la vicinanza della midgardiana lo aveva ammansito.

 

**

Ad Asgard, Thor ed Odino stavano percorrendo il portico esterno di Vàladskjalf.

Camminavano fianco a fianco non come un re ed un generale ai suoi ordini, e nemmeno come un ragazzo che deve essere istruito dal padre.

Camminavano fianco a fianco con pari dignità, di fatto entrambi re di Asgard.

Thor in cuor suo era grato che dopo la sfuriata iniziale suo padre non avesse mosso altre obiezioni al fatto che Loki fosse rimasto a casa sua, ma questo lo preoccupava anche.

Sapeva fin troppo bene che la mancanza di combattività di Odino significava che era stanco. Anche nel modo di camminare, Thor si accorgeva che il passo di suo padre era più lento e che Grungnir, la lancia dei re di Asgard, gli serviva sempre più spesso come sostegno piuttosto che come simbolo di potere.

 

-Sei certo della tua richiesta?-

 

Gli chiese Odino.

 

-Sì, Padre. Voglio che il bambino di Vanaehim sia allevato qui ad Asgard e che si chiami Lokason. Voglio ricordare a tutti che Loki ha fatto almeno una cosa buona in vita sua e soprattutto voglio che se ne ricordi lui stesso-

 

-È una decisione che avrà delle conseguenze, ma sarà come vuoi tu. Piuttosto, ti sei ripreso dalle ferite?-

 

-Niente di grave che qualche giorno di riposo non possa curare-

 

Il re di Asgard annuì soddisfatto.

 

-La battaglia è stata dura ma tu ne sei uscito vincitore. Non mi sorprende, figlio mio, tuttavia mi rende orgoglioso di te una volta di più-

 

Thor abbassò lo sguardo. Una volta un elogio simile lo avrebbe fatto gonfiare di orgoglio, invece adesso sentiva che ogni progresso che faceva era una responsabilità in più sulle sue spalle.

 

-Non tutte le mie azioni sono degne della tua approvazione, Padre-

 

-Questo lo so bene, Thor. Ma tu sembri avere un talento particolare per trarre il meglio proprio dalle azioni che io approvo di meno. Jotunheim, la tua mortale, la decisione di portare l’Aether fuori da Asgard disobbedendo apertamente ai miei ordini… tenere Loki come tuo ospite-

 

Prima che Thor potesse dire qualcosa in proposito, Odino riprese.

 

-Ho chiesto ad Heimdall di tenervi d’occhio su Vanaehim. Se non fosse stato per Loki saresti morto. Lo ringrazierei per questo, se non fosse che in passato ha causato danni tali da doverti salvare la vita altre cento volte per mettersi in pari-

 

Il tono di Odino era difficile da interpretare. Era stanco, deluso ed amareggiato dal comportamento del figlio più piccolo, ma era anche sofferente.

Thor si sentì in dovere di riparare Loki dalla collera di Padre per quanto poteva.

 

-La gratitudine per una buona azione non vuol dire cancellare il biasimo per quelle scorrette. Sii severo quando lo merita, ma non impedire a te stesso di essere generoso e di stimarlo quando compie un’azione degna di merito. Per quanto ciò accada raramente, lo ammetto-

 

Odino si fermò e lo scrutò a lungo. Forse aveva intenzione di dirgli qualcosa ma non trovava il modo, infine sospirò e per un attimo distolse lo sguardo.

Thor non insistette nel fissarlo. Non voleva mettere a disagio suo padre calando come un avvoltoio su un suo momento di debolezza.

 

-Lui come sta?-

 

Chiese alla fine.

Odino era un re ed un padre, e per quanto il re di Asgard fosse stanco delle malefatte di Loki, il padre era preoccupato per lui.

Thor lo capiva perfettamente perché provava la stessa cosa.

 

-Sta bene. Anche le sue ferite hanno solo bisogno di tempo e di riposo-

 

-Bene- Odino riprese a camminare -E… per il resto…?-

 

Stavolta Thor non seppe subito come reagire: era la prima volta che vedeva suo padre esitare.

Decise di rispondere sinceramente.

 

-Per il resto è tutto come al solito. Loki è arrabbiato, scontroso, arrogante e pieno di rancore. Non si lascia sfuggire un’occasione per provocarmi e allo stesso tempo lo fa in modo da non fornirmi alcun appiglio per una ritorsione. E se a volte si lascia scappare qualche sproposito, poi sa farlo dimenticare-

 

-Non dimenticare che sta abusando della tua generosità-

 

-Questo è certo, Padre, ma tu non dimenticare è stato lui a fare in modo che il vincolo tra noi fosse inviolabile da entrambe le parti. A questo punto mi chiedo se lui non si sia perso nella trama dei suoi stessi inganni e non faccia inconsciamente in modo di impedire a se stesso di farmi del male, salvo poi ovviamente lamentarsi perché non me ne può fare-

 

Per un po’ camminarono in silenzio come se Odino stesse meditando attentamente sulle sue parole.

 

-Rispondi sinceramente, Thor. Tu credi che ci sia speranza per Loki?-

 

-Siamo noi la sua speranza-

 

Odino ebbe un sussulto che preoccupò Thor.

 

-Padre? C’è qualcosa che non va?-

 

Odino guardava di nuovo lontano, verso il cielo. Il suo unico occhio si era appannato per un velo di lacrime.

 

-Tua madre mi disse la stessa cosa poco dopo che Loki era stato rinchiuso nei sotterranei. Se è quello che pensi anche tu, allora ti chiedo… per favore, prova a farlo tornare in sé-

 

Thor provò una fitta  al cuore al ricordo della madre.

Raccogliere la sua eredità era forse ancora più difficile che raccogliere quella di suo padre.

 

-Quello che mi chiedi potrebbe non essere possibile-

 

-Sei l’erede al trono di Asgard, tra poco fare cose impossibili diventerà la tua vita. Ora vai, su, ti vedo scalpitare come i cavalli prima della battaglia. Vorrai tornare a casa da tua moglie immagino-

 

Quando Odino si voltò di nuovo verso di lui Thor avrebbe giurato di vedere un accenno di scherzo sul suo viso.

                                          

-Padre…- e arrossì come un ragazzino che incontra per caso i genitori al primo appuntamento.

Non gli disse che Jane al momento non era a casa e che forse all’orizzonte si profilava un problema ancora più grande.

Suo padre gli batté una mano sulla spalla in uno dei suoi rari momenti di confidenza.

 

-Torna a casa, figliolo, e sappi che sono orgoglioso di te. E anche di Loki, nonostante tutto-

 

Improvvisamente Thor sentì un acuto moto di affetto verso suo padre.

Anche Odino aveva le sue debolezze, dopotutto, ed era arrivato il momento in cui non poteva più nasconderle e per questo se ne vergognava.

Se Thor non fosse mai stato sulla terra non avrebbe mai imparato ad apprezzare i gesti che esprimono l’affetto, ma per fortuna da quando frequentava Midgard aveva imparato molte cose.

Per esempio ad esprimere altri sentimenti a parte la furia guerriera e la soddisfazione personale.

Prima che Odino potesse rendersene conto, Thor lo aveva abbracciato.

Per un attimo rimase interdetto ed anche un po’ impacciato, ma in fondo a che serve avere un figlio con le spalle tanto larghe se ogni tanto non dà un po’ di sostegno?

Odino ricambiò la stretta ed in segreto, per un attimo breve come un respiro, fu contento di lasciarsi interamente sostenere da suo figlio.

Lui era vecchio e saggio, e seppe che era successo esattamente in quel momento: senza bisogno di cerimonie ufficiali e di passaggi di consegne, Thor era diventato re di Asgard nel momento in cui aveva volontariamente preso su di sé il peso delle responsabilità di suo padre senza esserne spaventato.

 

-Ci rivedremo presto, Padre, te lo prometto. Ma prima di tornare al Bifrost devo fare una cosa-

 

 

***

 

Visto che la mortale era via e che Thor era andato a fare rapporto a Padretutto, Loki aveva praticamente la casa a disposizione,  per questo quando finalmente aveva potuto accedere al bagno era rimasto a lungo sotto il getto dell’acqua calda.

Personalmente riteneva che lavarsi in piedi fosse una cosa da selvaggi.

Poteva essere una soluzione temporanea che andava bene durante le campagne militari o in situazioni di emergenza, ma… che fosse sempre così? Era da barbari! E questo dopotutto poteva spiegare perché Thor ci si fosse abituato.

Loki si lasciò andare ad occhi chiusi con la testa contro le piastrelle del muro, ed i suoi capelli neri rimasero incollati sulla maiolica azzurra.

Accidenti, quanto gli mancava potersi sdraiare comodamente in una vasca da popolo civilizzato invece che dover stare in piedi come i cavalli!

Pazienza. Lasciarsi ripulire dall’acqua calda era già molto meglio che essere sballottato dalla corrente fredda e limacciosa del fiume di Vanaehim.

Per qualche altro minuto lasciò che l’acqua gli scorresse addosso finché la sua pelle non fu arrossata ed i muscoli rilassati. Per quanto ci si potesse rilassare stando in piedi.

Dopo un lasso di tempo che non ci teneva a quantificare decise di staccarsi dal muro, di chiudere l’acqua e di uscire dalla cabina.

Il bagno era talmente pieno di vapore che Loki non distingueva neanche il suo riflesso nello specchio.

Non che gli interessasse. Sapeva già cosa avrebbe visto: una corporatura nervosa, più agile ed asciutta di quella di Thor, capelli neri come l’inchiostro, occhi che, pur essendo chiari come quelli degli abitanti di Asgard, avevano una sfumatura unica.

Come aveva potuto non capire?

Fece scorrere le punte delle dita sul vetro, lasciando cinque piccole scie lucide in cui il suo riflesso era chiaramente visibile.

Un riflesso la cui mascella si era serrata in un moto di rabbia.

Come aveva potuto essere così stupido? Quei capelli neri, quel carattere così particolare e mille altre piccole cose che lo rendevano diversissimo da Thor, da Odino e da Frigga.

Come aveva fatto a non capire che le aveva ereditate da qualcun altro che con quella famiglia non aveva assolutamente nulla in comune?

Si voltò di scatto per allontanarsi da quell’immagine frammentata.

 

****

 

Dopo il ritorno da Asgard Thor avrebbe voluto parlare con Loki, ma suo fratello era in camera sua ed era profondamente addormentato.

Loki si era dimenticato di chiudere la porta, non lo aveva sentito bussare e non si era neanche mosso quando lui era entrato nella stanza per posare un involto di roba sulla sedia sotto la finestra, tutte cose che facevano pensare che Loki fosse esausto.

Thor si era fermato a guardarlo, diviso tra il risentimento per le cose che Loki gli aveva rinfacciato a Vanaehim ed un po’ di tenerezza che gli veniva dall’immagine di Loki addormentato con mezza faccia sprofondata nel cuscino ed un braccio che stringeva la coperta.

 

-Sei una peste, fratello, ma sei una peste a cui noi vogliamo bene. Cerca di capirlo prima o poi-

 

Se ne era andato anche lui in camera e finalmente era crollato sul letto.

Era ancora indebolito e l’unica cosa che aveva in mente era dormire per recuperare le forze.

Gliene sarebbero servite, perché prima del tramonto avrebbe dovuto affrontare una delle discussioni più impegnative della sua vita.

Contro Loki.

Il solo pensiero bastava a tramortirlo.

 

*****

 

A giudicare da come Thor se ne stava seduto impacciato nella stanza degli ospiti e da come lo scrutava per poi distogliere subito gli occhi, era chiaro che doveva dirgli qualcosa di importante e che non sapeva come fare.

Le labbra sottili di Loki si incurvarono in un sorriso.

Thor in imbarazzo era una delle cose che lo divertivano di più.

 

-Voi dirmi qualcosa, fratello? Ti ascolto-

 

Lo provocò.

 

-Sono qui per chiederti un favore-

 

Loki annuì e lo invitò a continuare con un cenno della mano.

 

-Ho parlato con Jane. È andata a Londra perché Erik Selvig sta male-

 

-Riferiscile che le sono vicino nella sua preoccupazione-       

 

Peccato che il tono fosse freddo come le rocce di Jotunheim.

Thor scosse la testa e si mosse a disagio sulla sedia.

Evidentemente era arrivato alla parte imbarazzante.

 

-Non si tratta solo di questo. Tu potresti fare di più: Jane crede che gli scompensi di Erik siano dovuti al suo contatto con il Tesseract, e poiché tu conosci bene quella forma di energia, potresti controllare se è così o meno. E potresti provare a fare qualcosa per lui-

 

Proprio come si era aspettato Thor, Loki non prese per niente bene la richiesta.

Per un attimo il suo volto espresse disgusto allo stato puro, poi però ricompose una maschera impenetrabile, quella dietro cui era solito nascondersi quando qualcosa lo metteva profondamente a disagio.

 

-La tua umana crede che io sia al suo servizio? È così, Thor? Una femmina di Midgard crede che io debba accorrere al suo capriccio?-

 

“Oh, no! No, se la prende così è finita!”

 

-Non è un capriccio. Cerca di capire: sta cercando di aiutare una persona a cui vuole bene-

 

-E per farlo pretende di dare ordini a me-

 

-Ordini? Assolutamente no, Loki! Ti sta solo chiedendo un favore, e te lo sto chiedendo anche io, dato che Erik è anche amico mio e che credo che tu conosca il Tesseract abbastanza da poterci dire cosa fare-

 

Loki sbuffò come un cavallo che tira il morso.

 

-E così ci siamo arrivati, eh? Sono al vostro servizio adesso?-

 

Thor scosse la testa. Accidenti! Stava andando tutto nel modo peggiore!

 

-No! No, non è questo che intendo, e tu lo sai-

 

-Ah, no? Non è così? Vuoi dire che se non accetto tu non prenderai in considerazione l’idea a di offenderti con me e di cacciarmi di casa?-

 

-Non l’ho detto io, sei tu che la metti in questi termini-

 

Scattò Thor con impazienza.

E Loki non aspettava altro che questo.                              

 

-Fallo allora!- Urlò improvvisamente fuori di sé.

 

–Fallo! Cacciami via, minacciami, torturami o uccidimi! E senza di me il tuo amico morirà tra sofferenze che voi non potete neanche immaginare-

 

A quel punto Thor non poteva sopportare oltre. Lui ci aveva provato con calma e buone maniere e la risposta era stata peggiore che se avesse usato direttamente le minacce.

 

-Basta, Loki! Perché non vuoi fare una cosa giusta una buona volta? È per un’altra persona, tu non devi fare niente per noi. Jane vuole che tu aiuti Erik. Io voglio che tu aiuti Erik-

 

Loki lo guardò schifato.                                                       

 

-Tsk! Sei il degno figlio di tuo padre se credi che il fatto che tu desideri una cosa la renda immediatamente legge per i nove regni. E quanto alla tua mortale, io mi farò ammazzare prima di farmi schiavo dei figli di Midgard!-

 

“No, no, no, maledizione! Come ho fatto a farmi imbrogliare così? Siamo arrivati di nuovo a minacciarci!”

 

E pensare che solo poche ore prima tentava di convincere Padre che sì, certo che c’era ancora del buono in Loki…

Tentò di recuperare la situazione per quanto poteva.

 

-Loki, di nuovo, te lo chiedo per favore. Si tratta solo di dare un’occhiata ad Erik e di aiutarci a capire, anche perché è una tua responsabilità se quell’umano è entrato in contatto con il Tesseract. Insomma, lo so che per te non sarebbe neanche una fatica, quindi che cosa pretendi? Che te lo chieda pregandoti in ginocchio?-

 

Loki scosse la testa e la sua espressione passò lentamente dalla rabbia ad una soddisfazione feroce.

Thor avrebbe preferito la rabbia, perché Loki che sogghignava sicuro di sé significava che aveva trovato ancora una volta il modo di tenerlo in scacco e la cosa non gli piaceva.                       

 

-Ammetto che vederti in ginocchio sia una proposta allettante ma no, non è questo che voglio-

 

-E allora cosa?-

 

Se Loki rifiutava lui in ginocchio allora doveva preoccuparsi.

 

-Mi sembra piuttosto ovvio: è lei a volere il mio aiuto. Me lo chiederà lei-       

 

-Cosa? Jane? Loki, sappi che non ti permetterò di coinvolgerla in nulla che potrebbe farle  del male-

 

Loki si imbronciò come se fosse stato offeso. Come se le sue intenzioni fossero le migliori del mondo e fosse Thor che le stava biecamente fraintendendo.

 

-Io? Farle del male? Non mi permetterei mai. Voglio solo sostenere con lei una conversazione da persone civili. Mi auguro di non pretendere troppo-

 

-Sì che pretendi troppo: la tua richiesta è insensata ed infantile-     

 

Tentò di farlo ragionare Thor.

 

-Avere bisogno di un favore tanto importante e personale e mandarmelo a chiedere attraverso l’oggetto che i midgardiani chiamano telefono è volgare ed offensivo. Dille di riprovare di persona e con la dovuta educazione, e chissà che non sia possibile trovare una soluzione ragionevole. Io e lei. Da soli-

 

Thor lo scrutò furente, serrando i denti in un ringhio silenzioso. Doveva fare uno sforzo enorme per dominarsi e non richiamare immediatamente Mjollnir per abbatterlo sul cranio di Loki.

Se solo non si fosse trattato di una cosa così importante Loki avrebbe già avuto una sonora  lezione in forma di martellate che non avrebbe potuto scordare facilmente, ma purtroppo se aveva a cuore la sopravvivenza di Erik Selvig doveva fare buon viso a cattivo gioco: già molte volte era andato vicino a perdere le persone che amava a causa di gesti avventati, e ormai aveva quasi imparato a dominarsi.

 

-Va bene. Andremo a Londra. Jane e Darcy sono a casa di Erik in questo momento. Vi incontrerete lì. E tu vedi di…-

 

-Di…?-

 

Lo sfidò Loki.

Thor strinse i pugni.

Probabilmente minacciare Loki in quel momento era la cosa peggiore da fare, per questo preferì non completare mai quella frase.

 

-Preparati. Partiamo subito-

 

******

 

Forse era stato un inutile azzardo fare quella scenata a Thor.

Forse.

Ma la pazienza aveva un limite, ed il limite della sua era particolarmente fragile e sottile: seguire Thor nelle sue imprese guerresche contro i draghi andava bene, salvarlo a tutti i costi per mantenersi l’immunità diplomatica si poteva accettare... ma diventare il guaritore personale della mortale no!

La verità era che non appena aveva sentito parlare di anomalie probabilmente connesse con il Tesseract il suo interesse si era subito risvegliato, ma il fatto che per entrare in contatto con i residui di quell’energia dovesse fare un favore all’umana e a Thor gli faceva provare un profondo senso di disgusto, per questo si era impuntato tanto con la questione dell’educazione.

A loro serviva il suo aiuto mentre a lui serviva qualunque cosa fosse rimasta dentro Selvig, quindi alla fine sì, avrebbe fatto tutto quello che poteva per quell’uomo ma se lo sarebbe fatto pagare caro.

A torto, a ragione o solo per puntiglio, ma lo avrebbe fatto.

Per questo erano a Londra.

Per questo Loki era in piedi davanti ad una finestra del secondo piano nell’appartamento di Selvig, intento ad osservare il traffico cittadino nell’ultima luce del pomeriggio di dicembre.

Presto sarebbe arrivata l’umana.

Loki sorrise al suo riflesso. Era il momento di saldare qualche piccolo conto tra loro.

 

*******

Jane aggrediva le scale fino al pianerottolo dell’appartamento di Erik.

Aveva fatto bene a lasciare perdere l’ascensore perché fare un po’ di moto la aiutava a scaricare la rabbia.

Chi cavolo si credeva di essere Loki per mettersi a fare le formalità da gran principe quando c’era in pericolo la vita di una persona?!

Quindi meglio che pestasse i gradini uno ad uno e si scaricasse prima di arrivargli davanti, altrimenti altro che “calma, cortesia e prenderlo per il verso giusto” come erano d’accordo con Thor.

Finalmente entrò nell’appartamento.

 

-Sono qui, sono arrivata-

 

La sua voce era suonata un po’ troppo acuta ma pazienza.

Dove diavolo si era cacciato Loki, che non si degnava neanche di risponderle?

Lo trovò in piedi in soggiorno.

Era vestito con un completo stranamente elegante, pantalone grigio e giacca blu scuro; aveva persino una cravatta in tinta.

Jane immaginò che fosse stata una scelta fatta per passare inosservato: il suo abbigliamento asgardiano abituale con le rifiniture in metallo sarebbe sembrato quantomeno stravagante in giro per le vie di Londra, mentre i vestiti prestati da Thor… figurarsi se Loki, orgoglioso com’era, si sarebbe mai abbassato ad uscire di casa con una tuta da ginnastica prestata e di una taglia più grande!

Jane non ci teneva a sapere come si fosse procurato quei vestiti, e neanche le importava in quel momento.

Loki era assolutamente immobile, tranne per lo sguardo che seguiva ogni suo movimento con l’attenzione di un predatore.

 

-Buon pomeriggio, Jane Foster-

 

-Buon… pomeriggio…-

 

Non sapeva bene come salutarlo.

 

-Ho saputo da Thor che un vostro comune amico sta male. Vuoi spiegarmi cos’ha?-

 

“Tu lo sai benissimo cos’ha, brutto ipocrita doppiogiochista! Anzi forse lo sai meglio di noi”

Ma non era il momento di lasciarsi andare alla stizza.

Cercando di restare più calma possibile, cominciò a spiegare a Loki cosa era successo.

Erik Selvig era sempre stato un po’ strano dopo i fatti di New York, ma non era mai stato niente di preoccupante per la sua salute. Da due settimane invece c’era stato un cambiamento.

Erik sembrava essere diventato più intelligente. Risolveva a mente equazioni complesse, aveva delle intuizioni brillanti in campo scientifico e sembrava vicino a comprendere fenomeni prima giudicati fuori dalla portate delle capacità umane.

Ma tutto questo aveva avuto un prezzo: il cervello di Erik elaborava ogni secondo una quantità enorme di dati, e sembrava che non avesse più il tempo o lo spazio per elaborare cose fondamentali per la sopravvivenza.

L’astrofisico non mangiava abbastanza e dormiva solo poche ore per notte.

Tutto ciò di cui la sua mente aveva bisogno era lavorare su cose sempre più complesse. Variabili nei sistemi complessi, equazioni nel campo dell’irreale, modelli frattali e calcolo fattoriale… ogni sfida superata lo rendeva più intelligente e più affamato di nuove sfide. Ed anche più incurante verso le più elementari esigenze fisiche, in un circolo vizioso sempre più pericoloso.

Era arrivato a collassare un paio di volte, poi Darcy aveva chiamato Jane ed insieme avevano deciso di portarlo in ospedale.

Poiché non riusciva a mangiare erano arrivati ben presto alla flebo dalla sacca proteica, e poiché non riusciva a smettere di pensare erano subito arrivati ai sedativi per farlo dormire.

I sedativi che gli davano avrebbero normalmente steso un uomo adulto per dodici ore, Erik invece con quella stessa dose dormiva solo per due.

I risultati delle analisi mediche erano stati sconcertanti: niente anomalie nelle analisi del sangue e niente alla TAC, ma la risonanza magnetica aveva evidenziato un’elevata attività celebrale nella zona dei lobi frontali e della corteccia delle aree cognitive, e l’elettroencefalogramma aveva rivelato picchi di onde alfa superiori alla media.

Sembrava esserci qualcosa che stimolava la sua mente oltre la tolleranza umana, qualcosa che si nutriva di se stesso e delle forze di Erik.

Insomma, Erik rischiava essere consumato dalla sua stessa intelligenza.

 

-Io credo che il cervello di Erik si ancora sotto gli effetti del Tesseract- Concluse Jane -Ma non so in che modo, e non posso dirlo ai medici perché il Tesseract è un segreto dello SHIELD. E poi neanche loro saprebbero cosa fare. Ma tu conosci bene quella forma di energia, quindi adesso ti chiedo… per favore… puoi provare a capire cosa sta succedendo ad Erik Selvig prima che il suo fisico sia troppo provato e non riesca più a riprendersi?-

 

Loki la scrutò intensamente per qualche secondo che però a Jane sembrò lunghissimo.

“Andiamo, io sono stata educata, che altro vuoi? Dimmi che lo aiuterai”

 

-No-

 

“No! Andiamo, ho sentito male io! Non può dirmi solo no!”

 

-Cosa? Perché?-

 

-Per motivi miei e personali che non sono tenuto a spiegarti. La mia risposta è no, Jane Foster-

 

-Ma a te non costa proprio niente guardarlo per cinque minuti!-

 

-Te lo ripeto. Non ho intenzione di fare ciò che mi chiedi-

 

-Non ci credo- Mormorò Jane, poi la rabbia e la paura che aveva dentro cominciarono a fare scricchiolare il controllo che aveva mantenuto fino a quel momento. -Come puoi essere così… cinico? Tu… ti rendi conto che stai tenendo in mano la vita di una persona? E l’unica cosa che sai fare è giocarci per fare un dispetto a me e Thor!-

 

Loki non si scompose minimamente.

Sembrava più che altro divertito dal suo sfogo come un bambino si divertirebbe ad osservare una mantide religiosa che, pur con tutta la sua rabbia, non potrà mai sfondare le pareti di vetro del terrario in cui è rinchiusa.

La rabbia di Jane bruciava sempre più forte.

 

-Adesso basta! Io non so che problemi hai tu e neanche mi interessa. Posso aiutarti se vuoi, ma non tollero che tu faccia soffrire inutilmente un mio amico per una stupida ripicca. Mi hai sentito?-

 

Gli gridò, esasperata dal suo silenzio.

 

-Ti trovo interessante. Tu ed il tuo affannarti tanto per salvare quell’umano. Posso chiederti da dove viene tanto attaccamento?-

 

Jane prese un respiro profondo. Non le andava di parlarne con Loki. Non era ad un principino presuntuoso e viziato che avrebbe ceduto i momenti più difficili della sua vita.

Non gli avrebbe permesso di divertirsi con il suo dolore.

Decise di essere sincera ma più sintetica possibile.

 

-Erik era amico di mio padre e da quando lui è morto mi è sempre stato vicino. Mi ha sempre aiutato. Io gli voglio bene. Non sopporto di vederlo ridotto così-

 

Scosse la testa. Magari, con sincerità e facendo appello al lato umano di Loki, sarebbe riuscita a convincerlo.

 

-Tu non hai mai desiderato aiutare qualcuno che ami?-

 

Gli chiese.

Loki le sorrise, peccato che non fosse per niente il sorriso di comprensione che lei aveva sperato.

 

-È sorprendente come voi umani vi preoccupiate tanto uno per l’altro. Non vorreste mai vedere un vostro simile soffrire, non è così? Siete così premurosi. Siete così meschini. Che cos’è la vostra empatia se non egoismo? Salvare un vostro simile per salvare voi stessi. Per avere l’illusione di allontanare da voi stessi il calice amaro della vecchiaia, della sofferenza e della malattia. Tu credi di essere altruista, Jane Foster? O di essere generosa? Non lo sei. Tu sei un’egoista. Ti sforzi tanto di salvare una persona a cui vuoi bene e ti senti un’eroina perché dici di farlo per lui. Vuoi sapere la verità? Tu lo fai per te stessa. Per proteggere te stessa dal dolore. Non vuoi che Erik Selvig muoia come non volevi che morisse tuo padre. Oh, è terribile, non è vero? È un dolore che uccide, e tu sei disposta a fare di tutto per non doverlo affrontare di nuovo-

 

No… come fa a sapere queste cose? Come fa a sapere di mio padre?”

Avrebbe voluto dire qualcosa, ma il discorso di Loki l’aveva privata di qualunque facoltà di ribattere.

Era impietrita da quella che poteva essere un’orribile verità, e siccome lei non diceva nulla Loki continuò implacabile.

 

-Ed anche se io ti aiutassi, che cosa pensi di fare se non rimandare l’inevitabile? Selvig è comunque più anziano di te. Prima o poi dovrai affrontare la sua morte. Come quella di tuo padre. Perché allora non lo lasci in pace adesso? Ha quello che vuole. Conoscenza. Il Tesseract gli sta dando un potere enorme ed è quello che lui ha sempre sognato. Comprende i misteri del cosmo. Vuoi davvero togliergli la luce e riportarlo a vagare nelle tenebre di un intelletto limitato? Se anche morisse perché trascura il suo corpo, morirebbe senza provare dolore e felice per aver raggiunto la conoscenza degli dei. Non ti sembra qualcosa per cui vale la pena di pagare con la vita?-

 

-Non intendo lasciar morire Erik in nome di un malsano delirio di onnipotenza!-

 

Protestò Jane, sinceramente inorridita dalla prospettiva.

 

- Stai scegliendo al posto suo in nome del tuo egoismo da bambina che ha paura di restare sola. Sei egoista, falsa, ipocrita, bugiarda e…-

 

Loki non poté finire la frase perché Jane lo aveva schiaffeggiato.

Non le importava più cosa Loki avrebbe potuto fare, con tutto quello che le aveva detto le aveva fatto ampiamente superare qualunque limite di tolleranza.

Quando lui la guardò di nuovo era divertito e Jane lo odiò immensamente.

 

-Cosa credi di aver ottenuto con questo, Jane Foster? Farmi male? Spaventarmi?-

 

Davanti al sorriso beffardo di Loki, Jane decise di provare il tutto per tutto.

Normalmente si sarebbe fatta centinaia di scrupoli di coscienza davanti ad un ricatto, ma Loki aveva dimostrato ampiamente di essere immeritevole di qualunque forma di comprensione, quindi al diavolo la correttezza morale nei suoi confronti.

 

-Se non vuoi aiutare Erik di tua volontà ti costringerò io. Ricordati che io sono metà della tua garanzia di non finire di nuovo in prigione ad Asgard. Se lascerai morire Erik non ti permetterò più di mettere piede in casa mia. Chissà che ne sarà di te senza la nostra protezione, eh?-

Inaspettatamente Loki rise con gli occhi verdi accesi di un divertimento malvagio.

 

-Uuhh… sto tremando di paura…-

 

Jane ci riprovò. Andiamo, doveva essere un bluff: Loki non poteva ignorare la sua minaccia.

 

-Non sto scherzando. Io e Thor ti abbiamo aiutato senza mai chiedere niente in cambio, e se adesso tu ti rifiuti di dimostrare un minimo di gratitudine, vuol dire che davvero non meriti niente-

 

Lui si limitò ad un’alzata di spalle.

 

-E allora non avrò niente. Tu non sai di cosa sono capace io. Non ho bisogno di voi per sparire e non fami trovare né da Asgard né da chiunque altro. Sarà meno comodo, certo, ma sarà una magnifica soddisfazione sapervi tutti e due disperati. E sarò invisibile e proprio alle vostre spalle quando il vostro amico morirà, e…-

 

Jane lo schiaffeggiò di nuovo, e forse più forte della prima volta.

 

-Sei un mostro! Spero che ti uccidano prima o poi, e se anche la tua vita durerà diecimila anni più della mia, spero che tu possa bruciare all’inferno quando finalmente creperai!-

 

E si voltò di scatto finché era ancora arrabbiata, prima che la disperazione prendesse il sopravvento e la facesse scoppiare a piangere davanti a Loki.

Non voleva più vederlo né avere niente a che fare con lui! Maledetto, schifoso bastardo! Aveva condannato Erik a morte per una meschina soddisfazione.

Non lo guardò mentre se ne andava via di corsa, scappando da tutte le cattiverie che le aveva detto.

Quando arrivò alla porta le gambe le tremavano e le prime lacrime avevano cominciato a rigarle le guance.

Tentò di aprire la porta ma, per quanto lei avesse tirato giù la maniglia, il battente era  bloccato.

 

-E adesso che diavolo…? Ah!-

 

Le era sfuggito un mezzo grido quando aveva visto che la porta era bloccata da Loki.

Occhi di ghiaccio, un viso duro ed inespressivo…

 

-Che cosa vuoi ancora?!-

 

-Posso provare ad estrarre dal corpo di Erik Selvig l’energia residua del Tesseract, ma non so se funzionerà né quali saranno gli effetti su di lui. Vuoi che io tenti lo stesso?-

 

La voce era completamente inespressiva, tuttavia Jane colse una nota strana.

 

-Ma avevi detto che…?-

“No, aspetta. Non è il caso di ricordargli che non mi vuole aiutare”

Si asciugò gli occhi in fretta.

 

-Non importa. Che intendi per “effetti”?-

 

-Non lo so neanche io. Qualunque cosa. Potrebbe persino peggiorare. Potrebbe essere che il suo cervello non regga lo sbalzo improvviso. Potrebbe restare seriamente danneggiato nelle sue facoltà fisiche e mentali. Affronterai questi rischi?-

 

“Ecco cos’è! È un rischio, e pensa che se fallirà daremo la colpa a lui. È spaventato”

 

Si asciugò di nuovo le lacrime che le appannavano ancora un po’ la vista per sostenere lo sguardo di Loki.

 

-Se non affrontarli significa la certezza di perderlo allora sì, li affronterò. Fai tutto quello che secondo te è necessario-

 

Inaspettatamente lui le sorrise con uno strano misto di condiscendenza e di malinconia.

 

-Sei così fragile eppure così determinata, Jane Foster. Hai lo stesso sciocco, avventato coraggio di Thor. Non mi meraviglia che vi troviate tanto bene insieme-

 

Per un attimo Jane ebbe l’assurda impressione che Loki stesse per accarezzarle il viso, ma subito il momento di umanità che aveva fatto capolino venne ricoperto dall’indifferenza, ed il volto del fratello di Thor ritornò duro e freddo come scolpito nell’ossidiana.

 

-Domani mattina vai a trovare Erik Selvig in ospedale-

 

Le disse solo.                                              

 

__________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’autore

 

Sentivo la mancanza del lato bastardo di Loki. E allo stesso tempo volevo trovare un senso al tirare schiaffoni di Jane. Ed è uscito questo.

Spero che sia verosimile, altrimenti… caramelle?

Vabbè, andiamo alle note.

 

1-      Loki e la genetica. Lui è l’unico della famiglia con i capelli neri ed oggettivamente non somiglia a nessuno, per cui come non ci sia arrivato da solo a capire che era adottato è un mistero. Vorrei tanto attribuirmi il merito di questa considerazione ma non posso: la devo ad un’immagine demenziale trovata in rete ed al quinto capitolo della fiction Darcy e Loki: avventure di un dio e una mortale di death_thekid99

2-      …che voi umani non potete neanche immaginare”. Eh, dai, questa la sapete! È “Blade Runner”!

3-      Il calice amaro. Variamente citato nei Vangeli a proposito della veglia di Gesù nel Getsemani. In particolare Marco 14;36 e Giovanni 18;11.

4-      “Sto tremando di paura”. Questa la sapete pure. Daaaiiii… è di nuovo Scar. Lo dico sempre io che lui e Loki sono troppo uguali!

5-      Guardato un paio di volte la scena di Loki che tormenta Vedova Nera fino a farla scappare via terrorizzata.

6-      Guardato anche la scena di Constantine ed Angela nella stanza d’ospedale di Isabel. “Che cosa ha fatto Angela? Tu lo sia che cosa ha fatto? Cosa ha fatto?”

7-      https://www.youtube.com/watch?v=E_OWfHOHq_U  questa è una canzone che mi fa tanto pensare a Loki, soprattutto alla fine.

 

“These tears are real

I’m jealousy

I’m spite and hate

To the core, I’m mean”

 

Come ultima cosa un AVVISO: questo è uno degli ultimi capitoli.

Insomma, preparatevi spiritualmente alla parola fine…

 

Perciò un grazie più sentito del solito a chi segue la mia storia dall’inizio.

 

                                                Makoto

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Frammenti di energia ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Frammenti di energia-

*

 

Gli umani erano fragili.

Erano così deboli che era più facile provare disgusto che pietà per loro, eppure difendevano quanto avevano caro come se avessero avuto davanti una vita di eternità.

Forse era proprio la coscienza della loro fragilità che li spingeva ad attaccarsi ferocemente a certe cose per goderle fino in fondo prima di perderle per sempre, oppure al contrario era solo l’egoismo che li spingeva a ricercare sempre e solo il loro benessere.

Poteva esserci una sconfinata poesia in questo modo di vivere, oppure un’altrettanto sconfinata presunzione e stoltezza.

Loki non li comprendeva né ci teneva particolarmente a farlo, però doveva ammettere che certi soggetti cominciavano ad incuriosirlo.

Quella mortale che suo fratello si era scelto come moglie facendo un affronto all’intera nobiltà asgardiana, per esempio.

La prima volta che era stato schiaffeggiato da Jane Foster aveva attribuito il gesto all’Aether che le circolava nelle vene e che di sicuro le aveva compromesso il cervello, ma adesso che spiegazione doveva darsi?

Nonostante la rabbia per ciò che le aveva detto per provocarla, Loki aveva visto in lei qualcosa che brillava come una stella.

E l’aveva invidiata.

Il tarlo che il coraggio disperato di lei gli aveva inculcato era pressappoco questo: “se io non avessi un corpo dalle capacità soprannaturali e la mia magia, se insomma fossi nelle stesse condizioni di inferiorità in cui si trovava lei rispetto a me, mi azzarderei mai ad attaccare apertamente un essere più forte?”.

La risposta non la sapeva, o meglio evitava accuratamente di ricercarla con troppa perseveranza. Se fosse stata un “no” ed il principe caduto di Asgard si fosse scoperto inferiore ad un essere mortale sarebbe stata una catastrofe.

Per il momento si muoveva sicuro attraverso i corridoi dell’ospedale.

Nessuno aveva fatto particolare caso ad un’infermiera con la divisa in ordine ed i capelli raccolti in uno chignon sulla nuca, che portava un vassoio con l’acqua nella stanza di Erik Selvig.

Neanche Erik Selvig, che si era addormentato dopo la pesante dose di sedativi, e che non vide la graziosa infermiera dissolversi per lasciare campo libero al maestro di magia.

Loki si avvicinò lentamente al letto.

Sapeva di avere quattro ore prima del prossimo turno di controllo, quando un’altra infermiera sarebbe entrata per rilevare ed annotare i valori di pressione arteriosa, intracranica, battiti al minuto, glicemia ed idratazione.

Era impressionante quanto ingegno gli umani applicassero nella medicina, per tenersi stretta più a lungo possibile quella loro vita che pure era dura e piena di difficoltà.

Per un’ulteriore sicurezza Loki si rese invisibile: non voleva che Selvig avesse un infarto se si fosse svegliato e lo avesse trovato accanto a lui.

Davvero non capiva. Lo scienziato era anziano, fragile, poteva essere considerato un peso morto.

Secondo le leggi della natura sarebbe stato lasciato al suo destino, invece l’altra umana sembrava tenere a lui ancora di più ora che era fragile.

Non erano esattamente gli ideali secondo cui era cresciuto Loki.

Nel suo mondo un uomo in quelle condizioni avrebbe cercato una morte onorevole piuttosto che accettare di essere accudito e dipendere dalla pietà dei suoi simili.

Ma comunque in quel momento il suo unico interesse era reimpossessarsi di quanto restava del Tesseract.

“Bè, credo cha valga la pena dargli un’occhiata”

Loki si sedette vicino al letto, poi posò una mano sulla fronte di Selvig ed un’altra sul collo a destra poco sotto il mento.

Cercava il battito della carotide ed il flusso di aria nella trachea.

Si concentrò totalmente sul respiro dell’uomo addormentato e poco alla volta sincronizzò il proprio respiro su quel ritmo.

Quella era una parte della magia seidr che aveva utilizzato raramente e che non gli piaceva perché comportava una vicinanza fisica e psichica troppo stretta per i suoi gusti.

Per uno come lui, estremamente geloso della propria individualità, essere a così stretto contatto con un altro essere era fastidioso non meno che essere nudo.

Dopo qualche minuto che i loro respiri erano sincronizzati anche il battito del cuore rallentò alla stessa frequenza.

Ma non era ancora abbastanza: doveva anche essere identico, per questo Loki ci mise un po’ a sincronizzare anche le fasi di sistole e diastole.

Per far leggermente rallentare il cuore gli bastò sospendere un paio di atti respiratori, in modo che il suo corpo percepisse la carenza di ossigeno e rallentasse un po’ i battiti.

Quando finalmente cuore e respiro furono esattamente sincronizzati, Loki poté concentrarsi per raggiungere un livello più profondo della coscienza di Selvig, dove probabilmente si manifestavano gli effetti del Tesseract.

Loki non doveva far altro che lasciare la sua coscienza sospesa come un pendolo d’argento, e lasciare che reagisse ad ogni minima forma di energia diversa dal solito.

Perché il Tesseract era ciò che gli umani avevano solo ipotizzato: la totale identità tra energia e materia, tra materia ed energia. L’una cosa intercambiabile nell’altra. La quadratura del cerchio sotto forma di un cubo di luce.

Ed un po’ di quell’energia era sopravvissuta nel corpo di Erik Selvig.

Lui solo, tra quanti erano stati condizionati, aveva manifestato quegli effetti postumi, e Loki sapeva perfettamente perché: era lo stesso Erik che lo aveva voluto.

Mentre per gli altri il condizionamento del Tesseract era stata una vera e propria intrusione nella loro mente, Selvig aveva accettato il Tesseract perché era la chiave per la conoscenza.

Con gli altri l’energia del cubo era scivolata via come su una superficie impermeabile, con Erik invece era stata in parte assorbita perché era stata accolta.

Loki aveva avuto il sospetto che avrebbe trovato anomalie nelle zone del cervello deputate al pensiero cognitivo, e adesso ne aveva la certezza.

Tutta l’attività elettrica dei lobi frontali era alterata: nuove connessioni sinaptiche si formavano a velocità incredibile, mentre i potenziali di azione che le regolavano erano più bassi della media ed i tempi di riposo erano dimezzati.

Questo voleva dire connessioni più efficienti ma anche un enorme dispendio di energia.

Loki non si stupiva che il fisico dello scienziato avesse riportato danni, con più del quaranta per cento dell’energia totale del suo organismo che veniva usata per alimentare quel calcolatore potenziato che era diventato il suo cervello.

“Eppure, con tutto ciò sei felice come non mai in vita tua, non è vero? Potresti essere un dio nel pensiero. Bè, non prendertela con me quando ti sveglierai domani mattina e sarai di nuovo un comune mortale”

Per prima cosa decise di agire sulle sinapsi già esistenti, perché se fosse riuscito a riportare sotto controllo quelle anche il processo di formazione delle nuove sarebbe rallentato. Come tagliare dal tronco un albero che ha troppi rami e rischia di spezzarsi sotto il suo stesso peso.

Lentamente, con pazienza e cautela, accostò il suo seidr all’energia del Tesseract, ne rimosse un frammento e con lentezza lo convogliò attraverso il suo sistema nervoso all’esterno, sul palmo della mano aperta.

Quando quella scarica di energia anomala gli passava attraverso i nervi, Loki avvertiva uno spiacevole formicolio, nondimeno lui poteva sopportarlo senza danni.

Procedette in questo modo per ore, frammento dopo frammento, stando attento a rimuovere l’energia in eccesso ma lasciandone abbastanza per il normale funzionamento delle cellule.

Era quella la parte pericolosa per l’umano: se Loki per fare in fretta avesse sbagliato a dosare l’energia dando strattoni troppo violenti, avrebbe potuto saltare qualche connessione cellulare minuscola ma fondamentale.

Doveva muoversi con movimenti fluidi e perfettamente calibrati, come un maestro del cha no yu.

Era un lavoro lungo, stressante, ripetitivo e noiosissimo, ma alla fine Loki ebbe la sua ricompensa: uno scintillante frammento di luce blu che pulsava ed  illuminava la stanza a giorno.

Lui non lo poteva vedere perché aveva ancora gli occhi chiusi per mantenere lo stato di isolamento mentale necessario per la magia, però lo sentiva benissimo.

Loki sorrise, inconsapevole del fatto che il blu gli restituiva quasi esatto il colore del suo aspetto Jotun.

Interruppe il contatto con Selvig altrettanto lentamente, per non fargli sentire troppo lo sbalzo, poi finalmente poté tornare alla normale coscienza di se stesso e riaprì gli occhi.

Si era stancato senza dubbio, ma ne era valsa la pena.

Dalla tasca delle giacca estrasse una scatolina d’ottone presa in prestito dalla casa dello scienziato, su cui lui nelle ore precedenti aveva intagliato tutte le rune che conosceva per tessere incantesimi di protezione, sigillo ed occultamento.

Sperava che bastassero a celarla agli occhi del suo primo padrone.

La scheggia di luce rimase sospesa nella sue rete di magia, e quando richiuse il coperchio la stanza ripiombò nell’oscurità.

Il suo lavoro era finito: Erik dormiva tranquillamente e Loki non aveva bisogno di controllare gli apparecchi midgardiani per sapere che tutto era tornato alla normalità.

“Bè, tutto è bene quel che finisce bene” ironizzò Loki “La mortale sarà contenta, Thor ancora una volta non potrà scacciarmi, ed io ho recuperato all’insaputa di tutti un frammento di una delle energie più potenti dell’universo. Sì, sta andando tutto bene”

L’infermiera che uscì poco dopo dalla stanza del dottor Erik Selvig aveva un sorriso compiaciuto che era a dir poco inquietante e per niente adatto al suo viso delicato.

Ma a quell’ora della notte i corridoi erano deserti e nessuno vide né lei né il suo sorriso spettrale scomparire nel buio sul pianerottolo della scala antincendio.

 

**

 

Jane Foster si svegliò alle prime luci dell’alba.

Era tutta indolenzita perché aveva dormito sul divano incastrata tra la spalliera e Thor, cosa che se dal punto di vista emotivo dava una meravigliosa sensazione di protezione, dal punto di vista della comodità lasciava molto a desiderare perché era pressappoco come dormire tra la portiera di una macchina ed un ciocco di legno; in più aveva dormito vestita e senza struccarsi, quindi era ridotta ad una maschera tribale di pieghe da stoffa, occhiaie e trucco sbavato.

Voleva provare a districarsi dall’abbraccio di Thor, ma non appena fece un movimento per scostarsi lui si svegliò di soprassalto e la afferrò di nuovo dalla vita facendola ricadere su di sé.

Nell’incoscienza Thor aveva reagito come se qualcuno avesse cercato di sottrargli il suo tesoro più prezioso, e questo lusingava molto Jane.

 

-Thor… va tutto bene, voglio solo alzarmi-

 

Mormorò piano.

Lui lasciò andare un profondo sospiro che la sollevò come un fuscello.

 

-Scusami… è che mi sono preoccupato dopo averti visto piangere stanotte-

 

Jane scosse la testa. Il guerriero vichingo che si preoccupava per lei.

 

-Stai tranquillo, a quest’ora sarà… bè… dobbiamo andare a vedere. Loki mi ha detto di andare da Erik stamattina-

 

Si districò dall’abbraccio di Thor per andare in bagno a lavarsi e riacquistare un aspetto umano.

Aveva trascorso la notte in uno stato di dormiveglia da cui si destava ogni tanto in preda all’angoscia.

Risentiva le parole di Loki, che l’avevano turbata più di quanto avrebbe mai ammesso nonostante alla fine avesse accettato di aiutarla.

Thor si accorgeva di quei sussulti e l’accarezzava per calmarla.

Lei gli aveva detto di essere preoccupata per le possibili “complicazioni” a cui Loki aveva accennato e non gli aveva detto nulla di come l’aveva trattata.

Quello, semmai, sarebbe stato un conto aperto tra lei e quell’adorabile persona che era suo cognato.

Quando ebbe finito di sciacquarsi il viso si sentì meglio, anche se non aveva ancora il coraggio di guardarsi allo specchio.

Si cambiò in fretta ed andò a svegliare Darcy, che dormiva accoccolata sulla poltrona dello studio di Erik.

Nessun delle due aveva avuto il coraggio di usare il letto di Erik perché nonostante fossero entrambe persone dalla mente aperta e non superstiziose, sembrava comunque di cattivo augurio.

Anche Darcy aveva dormito vestita, e Jane non aveva bisogno di chiederle spiegazioni: era per essere pronta a correre in ospedale in ogni momento.

 

-Darcy… andiamo, svegliati-

 

-Sono qui!-

 

Per poco Darcy non la colpì con una testata quando scattò  sedere.

 

***

 

In ospedale il medico l’aveva riconosciuta e bloccata appena era arrivata.

Dopo il panico iniziale Jane aveva capito solo un paio di parole.

“È la cosa più simile ad un miracolo che io abbia mai visto”

Quindi Erik stava bene. Loki aveva mantenuto la sua parola alla fine.

Il dottore li aveva accompagnati fino alla stanza di Erik e poi li aveva lasciati.

 

-Thor, Darcy, scusate ma ora vorrei entrare solo io. Solo per un attimo-

 

-Sì, certo, non c’è problema-

 

Rispose subito Darcy. Thor si limitò ad annuire.

Jane entrò nella stanza senza fare rumore e rimase a guardare Erik che dormiva.

Non le importava se non le parlava per il momento: a lei bastava vederlo sereno e sapere che sarebbe stato bene.

 

-Dormirà per molto tempo adesso. Il suo corpo ha bisogno di riposo-

 

La voce di Loki alle sue spalle la fece trasalire.

La stessa persona che l’aveva tormentata era quella che le aveva fatto il dono più grande della sua vita.

Si voltò e si trovò faccia a faccia con lui, più vicini di quanto fossero mai stati.

Aprì e chiuse la bocca un paio di volte ma non riuscì a dire niente.

 

-Credo che la parola che stai cercando sia “grazie”. A meno che tu non usi gli schiaffi anche per dimostrare la gratitudine-

 

Jane abbassò gli occhi in imbarazzo.

Loki non la stava propriamente rimproverando, ma la sua ironia riusciva comunque a metterla molto a disagio.

 

-Senti… scusa per gli schiaffi, va bene? È che ero spaventata. E tu non sei stato molto comprensivo-

 

-Ma certo, ti capisco perfettamente e ti faccio le mie scuse. Comunque sia, ti ho aspettato qui solo avvertirti di questo piccolo effetto collaterale del sonno. Sappi che anche se dovesse dormire per due giorni interi non è niente di preoccupante. Hai bisogno di qualcos’altro oppure ho il permesso di tornare ad aspettarvi a casa vostra?-

 

Santa pazienza, che nervi che le faceva venire quando usava quel tono di falsissima condiscendenza!

 

-No, ti ringrazio, hai già fatto abbastanza. Se vuoi puoi tornare a casa. Ah, a proposito! Non ho detto niente a Thor del nostro… alterco.. e ti sarei grata se non lo facessi neanche tu-

 

Loki la osservò incuriosito, poi spostò l’attenzione su Selvig che ancora dormiva, ignaro della conversazione che avveniva a pochi metri da lui.

 

-Perché, Jane Foster? Mi stai proteggendo?-

 

-Non sto proteggendo solo te, sto proteggendo anche Thor-

 

Loki sembrò sinceramente sorpreso dalla sua risposta.

 

-Thor? Perdonami, ma non credo di aver capito bene-

 

-Invece hai capito benissimo. Lo sai anche tu che sarebbe un brutto colpo per lui se sapesse di come ti sei comportato. Oh, sì, si arrabbierebbe e cercherebbe di spaccarti la testa con il martello probabilmente… ma ciò non toglie che, anche dopo averti pestato, gli resterebbe l’amarezza di sapere che sei stato meschino con me e con lui. E questo non posso permetterlo perché lui ci tiene a te. Gli farei del male. E per quanto riguarda te, che lo so che hai già un buon numero di condanne che pendono sulla tua testa. Non mi piace l’idea di aggiungerne un’altra. Quindi è una cosa che resta tra noi, d’accordo?-

 

Loki non le rispose.

La osservò intensamente, inclinando la testa prima da una parte e poi dall’altra.

Jane si sentiva un insetto sotto una lente di ingrandimento.

 

-Perché mi guardi così?-

 

-Sto cercando di capirti, Jane Foster. Ed è una delle poche volte che non mi riesce di comprendere la persona che ho davanti. Tu stai rinunciando alla vendetta? Eppure sai che me lo meriterei. Tu vorresti darmi una lezione per farmi male almeno quanto io ho ne ho fatto a te. Eppure… dici che rinunci per proteggere Thor. Credi davvero che lui, un principe guerriero, un essere millenario, abbia bisogno di essere protetto da te per queste sciocchezze?-

 

-Sì, lo credo. E comunque, quanto al farti del male, non ho bisogno di andare a fare la spia a Thor-

 

Sollevò una mano ben aperta per ricordargli che lo aveva preso a schiaffi due volte in dieci minuti e che era prontissima a rifarlo.

Lui afferrò il messaggio all’istante, ma invece di offendersi scoppiò a ridere.

 

-Oh, santo cielo! Tu stai veramente dicendo che non hai bisogno di Thor e che puoi batterti con me alla pari? Ah, ma chi lo sa? Un giorno potrebbe anche succedere. Se mai sarà non temere: mi ricorderò di essere clemente con te in memoria di quanto mi hai fatto divertire con questa tua trovata. Arrivederci, Jane Foster. E non temere: se per te è così importante preserverò il delicato equilibrio emotivo di Thor. Resterà una cosa tra noi-

 

Jane credeva che Loki sarebbe uscito dalla porta come tutte le persone normali, invece, come sempre quando scompariva un’illusione, la figura di Loki venne consumata dalla luce verde.

“Accidenti, che mistero è quest’uomo! Prima mi minaccia, poi mi fa i complimenti, poi ancora mi deride… perché deve essere così complicato?”

Ma una volta scomparso Loki, tutta la sua attenzione fu di nuovo per Erik.

Si sedette accanto a lui sulla sponda del letto e posò delicatamente la mano sulla sua, cercando di evitare i punti dove erano inseriti gli aghi delle flebo.

Stava bene. Era al sicuro.

Per il momento Thor e Darcy avrebbero aspettato ancora un po’ dietro la porta, perché lei aveva bisogno di stare vicino a lui come quando era bambina.

 

****

 

Loki era già a casa da ore quando aveva mandato una sua illusione a parlare con Jane Foster e naturalmente chiedere il suo permesso per tornare a casa era stata solo una cosa pro forma, anzi uno scherzo molto sottile.

Era esausto dopo il lavoro con il Tesseract ed avrebbe voluto riposare, ma aveva dei pensieri che non glielo permettevano.

Era disteso sul letto con una gamba piegata e l’altra che penzolava pigramente oltre il bordo, ed era impegnatissimo a rigirarsi tra le dita la scatolina e a scrutarla attentamente.

Come poteva utilizzarla? La quantità di energia era infinitesimale se paragonata a quella dell’intero cubo, ma anche così poca nelle mani giuste (le sue) poteva avere molte interessanti applicazioni.

Il problema era, se avesse liberato quell’energia, sarebbe riuscito ad occultarla completamente agli occhi di Thanos?

Ovviamente non voleva che la sua arma diventasse una specie di localizzatore che guidasse dritto fino a lui l’Antico dell’universo.

Finché era compressa ed occultata dalla sua magia era completamente invisibile e lui era al sicuro, ma così bloccata era anche completamente inutile.

Loki sospirò.

Per il momento non riusciva a venirne a capo, ma non era poi così importante: nessuno sapeva cosa era riuscito a procurarsi né lo avrebbe mai sospettato, per cui poteva pensarci in un altro momento.

Si sporse oltre il bordo del letto e posò la scatolina nel cassetto del comodino, per poi restare a fissare il soffitto con le braccia incrociate dietro la testa.

A parte il Tesseract, c’era la strana richiesta dell’umana che lo confondeva.

Che fosse lei a proteggere Thor da qualcosa, che idea assurda!

Ed ancora più assurdo che volesse proteggere lui.

E poi l’altro tarlo era il suo grosso, ingenuo, tardo eppure sorprendente fratello maggiore.

I suoi vestiti erano andati completamente distrutti durante la battaglia e Loki era convinto che stavolta anche con la magia gli ci sarebbero volute settimane per ridare loro un aspetto decente, ma arrivato a casa non aveva avuto bisogno di mettersi al lavoro: in camera sua aveva trovato sulla sedia un involto di indumenti. Erano i suoi.

C’era tutto quello che indossava lui di solito ed erano proprio i suoi, presi dal suo guardaroba personale.

Dovevano essere stati portati direttamente da Asgard, ma lui non aveva chiesto a Thor niente del genere.

Ci aveva pensato da solo? Thor aveva capito quanto era importante per lui avere i suoi vestiti e non dover indossare qualcosa prestato per carità? Ed aveva agito di conseguenza nonostante fosse offeso dalle parole che erano volate tra loro a Vanaehim?

Il fatto che Thor avesse avuto per lui un pensiero decisamente superiore ai suoi abituali standard di sensibilità, gli faceva provare una curiosa sensazione.

Era da tanto tempo che non provava gratitudine verso qualcuno ed aveva dimenticato cosa fosse, e non era sicuro che ricordarselo fosse una buona cosa perché era molto più facile detestare suo fratello che ammettere di apprezzare qualcosa di lui.

E poi Loki ci teneva al suo rancore verso Thor, ci si era affezionato troppo, per questo quel gesto gentile era per lui una spina nel fianco.

Si rivoltò nel letto indispettito con se stesso, con Thor e con l’irritate situazione in cui si era andato a cacciare con quella bella pensata di chiedergli ospitalità.

 

*****

Dopo ventuno ore di sonno praticamente ininterrotto Erik Selvig aveva finalmente ripreso conoscenza.

Ed era perfettamente normale.

Stanco, indebolito e scombussolato, ma in pieno possesso di normali facoltà cognitive.

Aveva abbracciato Jane e Darcy e si era fatto strizzare da Thor.

Era di nuovo sereno e quando li guardava e parlava con loro era se stesso, non era più assorbito dal suo mondo di conoscenza trascendente.

L’unica cosa che lo turbava era che, durante quel sonno insolitamente lungo, aveva sognato che Loki fosse molto vicino a lui.

 

_______________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Orbene, eccoci qui…

Ragazze, sono commossa della bacchettate che mi sono arrivate quando ho mezzo detto di voler chiudere la storia!

Non vi preoccupate, non lascio niente nell’aria, voi dovete solo portare taaanta pazienza perché ho un periodo incasinato.

Questo capitolo è cortino rispetto agli standard perché non volevo ammassare troppe cose, anzi credo che le cose pseudoscientifiche a proposito di neuroni, rapport e potenziali di azione siano state già abbastanza pesanti.

Però sono stata buonina ed ho risolto gli scompensi di Erik in un unico capitolo.

Gli scompensi di Loki invece sono appena cominciati, perché nel prossimo capitolo arriva Darcy.

Adesso posso passare a spiegazioni varie.

 

1-      Loki nei panni di una graziosa infermierina fa venire pensieri maligni, lo so. Esorcizzateli dalla vostra mente.

2-      Il fatto che Loki sincronizzi il respiro con quello di Erik è vagamente mutuato da una cosa scientifica realmente esistente: si chiama rapport. Qualunque spiegazione sarebbe lunga e complessa, quindi per chi è interessato rimando direttamente alla fonte della conoscenza: http://it.wikipedia.org/wiki/Rapport

3-      Per carità, non mi prendete per vere tutte quelle robe che io ho scritto sulle alterazioni delle sinapsi celebrali! Diciamo che ho preso spunto da verità scientifiche per adattarle ai miei scopi malvagi.

4-      Però qualcosa è vera: il battito cardiaco rallenta quando si trattiene il respiro. Potete anche fare la prova.

5-      L’identità tra materia (massa) ed energia è la famosa equazione di Einstein E = mc2. Ho evitato di scendere troppo in dettagli tecnico-scientifici per cui non ho le competenze, e comunque questo è solo un mio headcanon. Non so cosa la Marvel intende che sia il Tesseract.

6-      Il cha no yu è la cerimonia del thè, in giapponese. C’è tutta un’arte ed una filosofia dietro, che sono le stesse della calligrafia e dell’arte della spada. In sostanza richiede una calma ed una concentrazione assolute, una sorta di meditazione per raggiungere l’equilibrio perfetto.

7-      No, Loki non è mai contento e rosicchierebbe il cranio a Thor anche quando il fratellone gli fa un favore. Ed ancora non sa del pupattolo con il suo cognome… ohohoh…

 

A parte questo ho finito, posso solo ringraziare chi ha la santa pazienza di seguire i miei aggiornamenti secolari e di sorbirsi i miei deliri pseudoscientifici.

Grazie a tutti! *Offre tazza di thè*

 

                                                                 Makoto

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Di chiacchiere, film e cuscini ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Di chiacchiere, film e cuscini-

 

*

 

Alla fine, dopo aver dormito poche ore nelle prime mattinate, Loki aveva deciso di alzarsi e di andare alla ricerca di qualcosa che lo tenesse occupato, perché quella calma stagnante ed il silenzio assoluto lo stavano facendo letteralmente impazzire.

In casa non c’era nulla che suscitasse il suo interesse.

All’inizio aveva provato ad interessarsi ai libri, ma ben presto se ne era stufato perché per lui leggere storie inventate dai midgardiani era come leggere i racconti dei bambini delle elementari per un premio nobel della letteratura.

Per un po’ aveva  sorriso della loro ingenuità, alcuni lo avevano anche vagamente interessato, ma poi basta, il suo intelletto reclamava qualcosa di meglio.

Per questo era uscito di casa per andare ad esplorare la piccola città in cui si era momentaneamente trasferito.

Era alla ricerca di qualcosa che gli facesse comprendere come mai Thor preferisse quel posto ad Asgard, a parte la sua mortale, ma dopo ore ed ore di girovagare Loki non aveva ancora trovato un solo motivo valido.

Per mescolarsi tra la folla aveva creato l’illusione di vestiti simili a quelli che aveva visto addosso ai midgardiani: scarpe pesanti, un cappotto grigio scuro, una sciarpa attorno al collo.

Sembrava uno di loro.

Era l’inizio di dicembre e gli umani che gli passavano accanto erano tutti impegnati a prepararsi per le feste di Natale e Capodanno.

Erano tutti così felici.

Loki passava tra loro come un fantasma provando per loro uno strano misto di pena, disprezzo e divertimento.

Tutto invitava alla pace, alla fratellanza e all’amore universale, dalle insegne nei negozi ai festoni appesi fuori dalle chiese.

Era straordinario quanto impegno ci mettessero gli umani nel voler apparire buoni a tutti i costi, salvo poi compiere in segreto le peggiori bassezze.

Loki aveva un concetto molto elastico della moralità, ed essendo un bugiardo di prima scelta era espertissimo a riconoscere l’ipocrisia, ed intorno a se ne stava vedendo tanta.

Se non altro quell’uscita gli aveva fatto capire una cosa: doveva lasciare la casa di Thor ben prima del venticinque di dicembre, altrimenti rischiava di farsi incastrare e dover restare a celebrare quella stupida festa insieme al fratello e all’umana.

Gli venivano i brividi solo al pensiero.

Dopo ore di inutile ricerca decise di ritornare a casa.

Percorse altre vie che non quelle all’andata, per osservare altri angoli della città.

Tutti sembravano avere qualcosa da fare, come se la loro patetica esistenza avesse un senso.

Quelli che avevano la sfortuna di incrociare il suo sguardo per pochi momenti ne venivano raggelati.

C’era qualcosa in quel forestiero che li faceva immediatamente sentire inermi ed in pericolo, ed anche dopo che lui li aveva oltrepassati continuavano a guardarsi indietro.

A Loki in fondo piaceva fare quell’effetto.

Si chiese se per caso non invidiasse la loro ingenuità. In fondo se fosse stato cieco ed inconsapevole come loro si sarebbe risparmiato un gran numero di problemi nella sua vita.

Sì, in parte il suo disprezzo poteva essere generato dall’invidia, per questo si sentiva particolarmente soddisfatto di sé quando riusciva a mandare in frantumi un pezzetto della loro felicità.

Tornò a casa verso le sette di sera quando era già buio.

Cominciava a provare sentimenti contrastanti verso la casa come verso i padroni: quello era il suo riparo, il suo rifugio, l’unico posto in cui era assolutamente sicuro che non gli sarebbe mai stato fatto del male, e questo risvegliava in lui qualcosa di simile all’affetto; ma era anche la sua disperazione, perché dipendere dalla stucchevole bontà del fratello che disprezzava e della sua compagna umana era un boccone troppo amaro da inghiottire persino per lui, che si sarebbe accontentato di regnare come luogotenente di Thanos in un minuscolo pianeta umano.

Si era rifugiato a casa di Thor in un momento di estremo bisogno, adesso cominciava a pensare di spostarsi di nuovo.

Ci avrebbe pensato una volta rientrato in… casa?

Appena imboccato il vialetto Loki si rese conto che non era più l’unico ospite: c’era una macchina rossa parcheggiata, e dall’interno della casa proveniva un suono che somigliava vagamente al frastuono elettronico che aveva annunciato l’arrivo dell’uomo di metallo a Stoccarda.

Non sapeva bene cosa aspettarsi, quindi decise di agire con cautela: nascose la sua presenza ed entrò in casa silenzioso ed invisibile.

Il rumore elettronico era davvero simile a quello di Stoccarda, ma al posto di Ironman c’era l’altra mortale, quella che Loki trovava simpatica.

Era seduta in soggiorno ma non sul divano né al tavolo: Darcy Lewis stava sul pavimento a gambe incrociate, circondata da una quantità incredibile di fogli di carta e con un sacchetto di popcorn vicino; ogni tanto borbottava qualcosa ad occhi socchiusi, si guardava intorno ondeggiando le braccia e dal mucchio pescava un foglio in particolare secondo un criterio che conosceva solo lei.

Se non avesse saputo che era impossibile, Loki avrebbe detto che stesse praticando un incantesimo.

Chissà, forse tra gli antenati di quella mortale c’era qualche seidmadr ed anche in lei c’era la capacità magica, sebbene fievole e latente.

In fondo lui aveva già incontrato umani che possedevano tracce di seidr senza esserne consapevoli; nessuno aveva insegnato loro a governarlo e così era rimasto solo in embrione, sotto forma di quello che gli umani chiamavano intuito.

Loki sorrise. In fondo non era per niente un male che quella ragazza fosse piombata in casa così all’improvviso: sarebbe stata un ottimo diversivo alla noia e ad i pensieri cupi che lo tenevano occupato la maggior parte del tempo.

L’IPod era in funzione a pieno regime, collegato ad un amplificatore piccolo come una palla da tennis ma dannatamente potente.

Quando Loki avvicinò la mano per spegnerlo sentì la vibrazione nelle dita.

Chiuso l’amplificatore calò di colpo un silenzio totale, rotto da Darcy che cantava seguendo il testo a memoria anche senza musica.

 

-Almighty giver  of all life, sun you’re my god, open my eyes. I want to conquer, I am made to surehi!-

 

Spalancò gli occhi all’improvviso, proprio come se fosse uscita da uno stato di trance, per fissare su di lui uno sguardo un po’ attonito.

 

-Buon pomeriggio, Darcy Lewis-

 

-Ah… ciao. Dove sei stato? Non eri in casa quando sono arrivata io-

 

-Ero… in giro-

 

-Ok, capisco. Ora puoi riaccendermi la musica? Se ti da fastidio la tengo più bassa, promesso-

 

Loki la accontentò, ma prima di riaccendere l’amplificatore abbassò il volume.

Prima che potesse passare alla domanda fondamentale ovvero che ci faceva lei lì e quanto aveva intenzione di restare, fu Darcy a spiegarsi.

Un guasto elettrico aveva creato problemi nel quartiere dove abitava lei.

Praticamente niente acqua calda, niente lavatrice, niente frigorifero, niente riscaldamento…

Insomma non ci poteva vivere, quindi invece di tornare a casa sua, Darcy aveva avuto il permesso di trasferirsi da Jane e da Thor per uno o due giorni, tempo che sistemassero le cose dove abitava lei.

 

-Oh, a proposito! Grazie per quello che hai fatto per Erik, qualunque cosa tu abbia fatto. È fantastico riaverlo normale e non più svalvolato. Insomma, alla fine non è vero che tu sei un pazzo assassino, qualcosa di buono la sai fare-

 

Nonostante la forma lasciasse molto a desiderare Loki apprezzò comunque i ringraziamenti, evitando accuratamente di dirle che quell’aiuto era costato un trauma psicologico alla sua amica.

Se Jane Foster non glielo aveva detto non c’era motivo che lo facesse lui.

Mentre parlava con lui Darcy non aveva interrotto il suo lavoro: continuava a pescare fogli o libri, a copiarne qualcosa su un gran foglio bianco e a rimetterli da qualche parte sul pavimento.

Che lei continuasse imperterrita suscitava in Loki un vago disappunto perché non era sua abitudine essere ignorato.

Le persone al suo cospetto erano intimidite o affascinate, ma mai nessuno aveva continuato impunemente a fare i fatti propri con lui nella stessa stanza.

E comunque quando lei lo aveva ringraziato per il favore fatto al loro amico, Loki aveva sentito dentro di sé qualcosa che si scuoteva.

Era impercettibile come un sassolino che rotola dal fianco di una montagna, ma c’era stato, ed in lui si era accesa immediatamente la sfida di conquistare l’attenzione della mortale.

In fondo avevano avuto delle discussioni divertenti in passato.

 

-Sembra che tu stia lavorando a qualcosa di importante-

 

Darcy annuì vigorosamente, visto che al momento aveva la bocca piena di pop corn e non poteva parlare bene.

 

-Sì, è per una relazione che devo presentare per il mio dottorato. Mi sto occupando di rintracciare forme di governo arcaiche nella letteratura, dal poema di Beowulf all’assemblea dei wanakes nell’Iliade, al consiglio di Elrond ne “Il Signore degli Anelli”-

 

-Sembra una cosa interessante-

 

Non era male darle un po’ di corda, ed uno degli aspetti che Loki preferiva di lei era che parlava liberamente e con entusiasmo.

Negli altri umani trovava questo atteggiamento fastidioso, il lei invece lo faceva sorridere perché mancava della presunzione che lui odiava tanto negli altri.

 

-Per me lo è, se no non mi sarei messa a perderci tempo, no? E più cerco più vengono fuori cose interessanti. Ieri ho scoperto che il drago Smaug de “Lo Hobbit” è copiato preciso dal drago che custodisce il tesoro nella seconda parte del poema di Beowulf. È stato incredibile! E gli anelli!  Sempre in Beowulf il re dona un anello come segno di riconoscimento del valore dei suoi guerrieri migliori. Ed indovina cosa dà Sauron ai re degli elfi, degli uomini e dei nani? Anelli!-

 

-Ah, sì, gli anelli…-

 

Non gli andava di farle capire di non avere la minima idea di cosa stesse dicendo. Ovviamente Loki sapeva che il fatto che il re regalasse un anello era un segno di grande considerazione, ma quanto al resto… buio totale!

Dovevano essere cose che appartenevano alla storia più recente di Midgad, quella che lui non aveva studiato perché preso da altri interessi.

 

-Sì, anelli! Hai presente, no? “Un anello per trovarli, un anello per domarli, un anello per ghermirli e nell’oscurità incatenarli”.  È incredibile pensare quante gente ha visto i film senza avere idea che derivano da qualcosa di così antico-

 

Prima di essere costretto ad ammettere la propria ignoranza, Loki cambiò discorso.

 

-Quindi tu non studi le stesse cose di Jane Foster?-

 

-Oh, no! Quella roba di astrofisica è troppo complicata per me, io mi limito a passare le carte tra lei e l’osservatorio. No, io studio scienze politiche. Studio le forme di governo e le organizzazioni sociali-

 

Si interruppe un attimo e si stiracchiò abbastanza rumorosamente.

 

-In realtà…- si interruppe per un altro sbadiglio -… è tardi ormai. Dovrò piantarla di mangiare popcorn e pensare ad una cena come si deve. Tu ceni con me?-

 

-Sarà un piacere-

 

-Bene, allora ci penso io-

 

Darcy si alzò in piedi ed uscì saltellando dal suo cerchio magico di carte per dirigersi in cucina.

Per Loki le cose non potevano andare meglio:  l’unica mortale che trovasse simpatica si era appena offerta di preparargli la cena. Poteva essere un interessante punto di partenza per il resto della serata.

Non che Loki avesse dimenticato Zaffiro, l’affascinante donna drago, ma in quel momento lei non sarebbe stata adatta a fargli compagnia.

Con Zaffiro sarebbe stata una battaglia per imporsi uno sull’altro, cosa per cui lui al momento non aveva né l’interesse né le forze necessarie.

Darcy invece lo rassicurava con la sua intrinseca fragilità.

E comunque, pensò Loki, non era esattamente come tenere il piede in due staffe perché la linnorm lo aveva temporaneamente scaricato, quindi niente di male se lui avesse cercato la compagnia di un’altra donna.

 

-Ecco fatto! Arriva tra venti minuti-

 

-Arriva… cosa esattamente?-

 

-La cena. Ho ordinato due pizze formato famiglia gusti misti. La parte dove c’è la capricciosa è mia-

 

Loki la guardò perplesso.

Stavolta la sua totale ignoranza era troppo palese.

 

-Ah, scusa, forse tu non sei abituato come Thor a come viviamo noi. Allora, ti spiego: prima ho fatto una telefonata per ordinare due pizze. È cibo, forse il cibo migliore che puoi trovare su questo pianeta. E lo consegnano direttamente a casa, tra venti minuti. Noi nel frattempo possiamo guardare la TV o chiacchierare… hem… prima però sarà meglio che io sistemi un po’ qui a terra-

 

Loki la osservava mentre raccoglieva i fogli in mazzetti ordinati. Evidentemente per lei tutto quel caos aveva un suo senso.

In realtà non era esattamente il comportamento che Loki si era aspettato: lui era convinto che Darcy fosse andata in cucina per… bè… per cucinare qualcosa. Per lui.

E invece lei aveva fatto una telefonata e via, non ci pensava nemmeno a lavorare.

 

-È una cosa che fate spesso? Di ordinare che vi venga portato il cibo fino a casa intendo. Mi spiace, ma ci sono tante cose di questo mondo che non conosco. Temo di non sapere neanche come comportarmi esattamente-

 

-Rilassati, non devi comportarti in nessun modo. Devi solo… solo… comportati normale, ok?-

 

Intanto i fogli ed i libri erano stati raccolti in due file ordinate e riposti sul tavolo.

 

-Temo di non essere più avvezzo a “comportarmi normale”-

 

Dovette ammettere Loki a voce bassa.

Darcy lo squadrò con aria vagamente critica.

 

-Hai qualche problema a lasciarti andare? A fare le cose senza pensarci troppo? Sei per caso un maniaco dell’autocontrollo?-

 

Loki rise.

 

-Sì, possiamo metterla così-

 

-Ohi ohi ohi… non va per niente bene, lo sai? Fa male non esprimere liberamente la propria emotività. Porta ad un accumulo di stress, di tensione, porta a mangiare la Nutella con le mani direttamente dal barattolo-

 

A quel punto Loki rise forte anche se non aveva idea di cosa fosse la Nutella.

Giacché quella mortale era decisamente divertente e lui aveva bisogno di distrarsi, decise di fare un esperimento con se stesso come cavia.

 

-Sì, credo che il mio problema sia proprio esprimere liberamente la mia emotività. Mi insegneresti?-

 

-Certo, non c’è problema: ho frequentato un seminario di psicologia. Erano otto lezioni. Ed io ne ho frequentate sei. Ma ti assicuro che ho imparato abbastanza, eh!-

 

Bene, perfetto!

Stava per mettersi nelle mani di un’improvvisata guaritrice perché si annoiava e voleva provare qualcosa di nuovo!

La verità era che si sentiva terribilmente stanco e nauseato dall’essere se stesso, quindi se per una sera quella buffa mortale avesse potuto renderlo qualcosa di diverso gliene sarebbe stato grato.

Voleva lasciare da parte la sua vita e prendere in prestito quella di Darcy anche se solo per poche ore.

Probabilmente era una follia, ma nella sua vita aveva sicuramente fatto di peggio, per questo nelle due ore che seguirono si mise da parte e lasciò che Darcy lo guidasse.

Si fece insegnare ad accendere la TV, a mangiare seduto a terra sul tappeto con il cartone della pizzeria a metà tra loro, a piegare quarti di pizza da mangiare con le mani e a bere birra dalla bottiglia.

Si comportò esattamente come vedeva fare a lei, e doveva ammettere che era vero: era liberatorio non imporsi nessuna regola, ed era ancora più facile perché lei era a suo agio, né spaventata o sospettosa né lo stava fissando come se fosse una bestia rara.

Mentre mangiavano Darcy aveva voluto vedere in TV “ventimila leghe sotto i mari”.

A Loki sarebbe andata benissimo qualunque cosa che servisse a distrarlo, e siccome aveva deciso che quella sera Loki Laufeyson o Odinson o Loki degli inganni non esisteva, accettò le avventure del capitano Nemo e la canzone di Ned Land, e Darcy che la canticchiava a tempo.

Finito quello iniziò un altro film, sempre a tema con le avventure marinare.

E Darcy non voleva assolutamente perdersi “Pirati dei Caraibi”.

A Loki andava bene anche quello.

Era un vero sollievo vedere morte, scheletri e maledizioni e sapere di essere completamente al sicuro perché tanto non erano veri.

Per Loki era come essere fuori dalla portata dei suoi stessi demoni. Quella sera tutto quello che lui era non poteva ferirlo.

Si guardava dall’esterno come guardava le figure grottesche sullo schermo. Quella sera non si sarebbe fatto del male.

Era una sensazione talmente liberatoria e rilassante che verso la metà del film Loki si lasciò andare contro il cuscino del divano, le gambe distese sul tappeto, e si lasciò scivolare in uno stato di piacevole torpore.

Era al sicuro. Era a casa.

Persino l’arredamento del soggiorno riusciva a sembrargli familiare.

In fondo lui e Darcy erano nella stessa situazione per quella sera: due esiliati che cercavano un riparo ed un po’ di compagnia. Per questo forse gli riusciva piacevole starsene accampato sul pavimento, cosa che normalmente avrebbe odiato.

Nel suo stato di semi incoscienza sentiva una canzone di pirati e accanto a lui Darcy canticchiava anche quella, levando in alto una bottiglia con l’ultima birra.

“Veri pirati e gran bucanieri, yo-oh! Beviamoci su!”

Probabilmente immaginava di essere su una spiaggia di un’isola sperduta a tracannare rum con una ciurma di bucanieri.

Quella ragazza aveva un talento incredibile per creare un mondo tutto suo. Un po’ come lui.

Loki sorrise. Era grazie a lei se era riuscito a rilassarsi, quella strana mortale tanto speciale o tanto incosciente da starsene tranquilla al suo fianco.

Darcy non sapeva cosa poteva fare lui, se e quante volte aveva ucciso, o forse lo sapeva e semplicemente non ci pensava. Non perché fosse una stupida, solo che riusciva ad accantonare il pensiero.

Comunque era il caso di ringraziarla.

 

-Ti piacerebbe salire sulla Perla Nera?-

 

-Seee… magari! E dove la trovo la Perla Nera io?-

 

-Ci sei già-

 

Darcy gettò un urlo quando il pavimento del salotto si trasformò in legno e tutto il salotto divenne una nave pirata.

 

-Oddio! Oddioddioddio… che succede?!-

 

Urlò spaventatissima.

Loki le cinse la vita con un braccio e la attirò verso di sé.

 

-Stai tranquilla, va tutto bene. Stai solo guardando il tuo film dall’interno-

 

In effetti era così: Loki prendeva le immagini dello schermo e le riproiettava intorno a loro con la sua abilità nel creare illusioni.

Era facile. In quel momento lui era solo una lente tra lo schermo e le immagini che riempivano la stanza, ed era assolutamente fantastico essere solo uno strumento e non avere la responsabilità di nulla.

Erano circondati da scheletri di pirati maledetti oppure erano in grotte piene di tesori oppure ancora solcavano le acque azzurre dei Caraibi.

Dopo i primi momenti di puro terrore Darcy si lasciò andare all’euforia.

Strillava come una bambina nel parco giochi più bello del mondo e strattonava Loki nei momenti dove l’azione era più serrata.

Si stringeva a lui ma i suoi occhi brillavano di gioia.

Loki non ricordava che qualcuno fosse mai stato tanto felice per quello che faceva con i suoi poteri, e sapere che Darcy era felice per merito suo lo faceva stare bene a sua volta.

Quando aveva creato le illusioni per Jane Foster lo aveva fatto per obbligo di ricambiare il suo favore, invece con Darcy lo faceva perché gli piaceva sentirla ridere.

Quell’umana cominciava ad interessarlo un po’ troppo.

Alla fine del film, quando il salotto tornò ad essere quello che era sempre stato, Darcy aveva l’espressione di chi si sveglia da un sogno.

 

-È stato fantastico! Grazie!-

 

-È stato un piacere-

 

-Mi sa però che adesso c’è freddo… scusa, vado a prendermi qualcosa di pesante-

 

Quando si scostò da lui per alzarsi, Loki scoprì che gli mancava averla appiccicata al fianco.

Darcy tornò pochi minuti dopo con una felpa che le stava enorme e due bottiglie, una dal contenuto rosato e l’altra dal contenuto verde pallido.

 

-Ah! Questa erano mesi che sognavo di fregarla a Thor! A proposito, visto che a me andava un drink ne ho portato uno anche a te. La notte è ancora giovane, quindi beviamo-

 

Più che porgergli la bottiglia gliela ficcò in mano di forza, ma Loki non aveva motivo di rifiutare l’offerta.

 

-Sei stata gentile, ti ringrazio. Posso chiederti una cosa?-

 

-Cosa abbiamo detto sull’esprimersi liberamente? Dai, chiedi-

 

-Ehm… ecco… a Jane Foster non darà fastidio che tu indossi i vestiti di suo marito? Ad Asgard sarebbe considerata una mancanza di rispetto verso entrambi, se non un vero e proprio tentativo di seduzione o comunque un segno che tu sia attratta da Thor-

 

Darcy scosse la testa e liquidò il tutto con un’alzata di spalle.

 

-Naahhh… io me la sono messa perché è dell’Hard Rock Cafè di New York, mica perché è di Thor. E comunque il biondone non è il mio tipo e Jane lo sa-

 

-Ah, capisco-

 

Evidentemente i costumi di Midgard erano molto più liberi.

Loki provava un buffo senso di soddisfazione a sapere che per Darcy era più importante una scritta sulla felpa che non il fatto che la stessa appartenesse a Thor.

Una volta tanto il suo perfetto fratello era messo in secondo piano!

Gli venne da sorridere perché conosceva più di una donna ad Asgard che avrebbe fatto follie per accaparrarsi un capo di vestiario del dio del tuono, e invece per quella mortale non aveva nessuna importanza.

Darcy salì ancora un po’ nella sua scala di considerazione.

Assaggiò la bevanda che lei gli aveva offerto e la trovò buona: leggermente alcolica ma fresca, frizzante e con un buon gusto di frutta.

 

-Alzati un attimo. Non so te ma io mi voglio mettere comoda. Aiutami a sollevare questo coso-

 

“Questo coso” era il divano: i cuscini si potevano ribaltare e diventava un letto, mentre nella parte della penisola nascondeva un vano in cui c’erano cuscini e coperte.

“Incredibilmente ingegnoso” dovette ammettere Loki.

Darcy tirò fuori due cuscini e gliene lanciò uno.

 

-Bè, eccoci qui! Pigiama party improvvisato-

 

Esclamò allegra.

Loki evitò di farle notare che non erano in pigiama perché davvero si sarebbe fatto impiccare piuttosto che prendere in prestito un pigiama di Thor.

 

-Dai, puoi sederti vicino a me, non ti mordo. Non farti intimidire solo perché sono una bella donna-

 

-Hem, non fraintendermi, ma… potrebbe essere considerato sconveniente. So di essere affascinante, ma non voglio darti false speranze nel senso di…-

 

Fu interrotto da Darcy che scoppiava a ridere.

 

-Oh, cielo! Ma insomma, siamo nel 1800? Non ti preoccupare, abbiamo solo mangiato una pizza e guardato un film insieme, nessuno ci costringerà ad un matrimonio riparatore! Queste sono considerate cose da impegno serio se hai quattordici anni. Dai, siediti, prometto che non ti salto addosso-

 

Lo incoraggiò lei.

Dopo pochi secondi di esitazione Loki accettò l’invito: era lei a comandare quella sera, e se su Midgard non era considerato sconveniente che un uomo ed una donna che si conoscevano appena stessero nello stesso letto, tanto meglio.

 

-Allora… visto che ormai siamo quasi amici ti va di raccontarmi qualcosa di te?-

 

Gli chiese. Era adorabile come lo fissava standosene a gambe incrociate, con la felpa gigante di Thor che le pendeva da tutte le parti e gli occhi sinceri, che non avevano la minima traccia di paura o di altro che una curiosità infantile.

Però quello poteva essere un terreno pericoloso: Loki non amava parlare di sé.

 Cercò di prendere tempo rigirandole la domanda.

 

-Tu cosa vorresti sapere di me?-

 

-Non so, in realtà tutto. Le leggende nordiche sono così strane, per questo voglio sentire la verità da te. Tu le hai viste quelle cose e mi puoi dire cosa è vero e cosa invece è stato inventato da un branco di energumeni vichinghi ubriachi ciucchi di sidro-

 

Ancora una volta Loki scoppiò a ridere.

 

-Va bene, vai con le domande allora-

 

-La cosa più strana che ho sentito è senza dubbio quella del cavallo. Cioè, non offenderti se te lo chiedo, ma… ti sei davvero trasformato in una puledra, accoppiato con uno stallone e generato un cavallo con otto zampe? Non voglio giudicarti, ma ammetterai che è una storia strana. Come è andata realmente?-

 

Oh, accidenti, ecco che rispuntava fuori quella maledetta storia del cavallo!

Ma forse da un lato era un bene che Darcy glielo avesse chiesto, così avrebbe potuto chiarire una volta per tutte.

 

-Questa è una leggenda, ma non sono stati i vichinghi ubriachi di cui parlavi prima ad inventarla dall’inizio. È stato quel bel soggetto di Thor a metterla in giro. Era sulla Terra a fare baldoria tra i vichinghi ed era anche offeso con me per qualcosa, e allora ha inventato questa stupida storia per mettermi in ridicolo. E a quanto vedo non è stata mai più dimenticata. Dovrò ricordarmi di ringraziarlo adeguatamente prima o poi-

 

Darcy sembrava completamente scioccata.

 

-Ma dai, si è davvero inventato una simile balla? Però non è stato giusto, eh! Ti ha consegnato alla storia con una pessima reputazione-

 

-Oh, puoi ben dirlo! Anche Padre era indignato dal suo comportamento, pensa che lo ha punito per avermi diffamato-

 

Loki si bloccò di colpo. Si era riferito ad Odino come “Padre”. Da quanto non lo faceva? Ricordava ancora il senso si vergogna bruciante quando aveva saputo della menzogna raccontata da Thor, e ricordava anche la sua soddisfazione quando Odino lo aveva difeso.

Era stato un tempo lontano, una delle ultime volte in cui si era lasciato difendere da suo padre.

Per mascherare il disagio che quei ricordi gli provocavano bevve un sorso di quella bevanda frizzantina e si rivolse di nuovo a Darcy.

 

-Allora? Altre cose singolari che i midgardiani raccontano di me?-

 

-Bè, c’è quella delle streghe-      

 

Loki rischiò di soffocare.

Altra brutta storia, quella. Ma che razza di idea avevano di lui in quel mondo?

Accidenti, neanche uno che si ricordasse di come fosse stato lui a donare il fuoco agli uomini e ad insegnare loro a crearlo e a controllarlo!

 

-Si dice che tu sia rimasto incinta ed abbia dato vita ad una progenie di donne malvagie, o forse addirittura dei mostriciattoli, ora non mi ricordo bene… e che tu sia rimasto incinta perché hai mangiato un cuore carbonizzato. Ma… insomma, è vero?-

 

Darcy sembrava metà disgustata e metà morbosamente curiosa.

Loki roteò gli occhi. Quella storia era pesante e lui in fondo aveva paura che Darcy si disgustasse e scappasse via.

Aveva paura che lo lasciasse solo.

 

-Oh, cielo… come faccio a spiegarti… è una storia lunga e credo che sia anche abbastanza impressionante-

 

-No, io non mi impressiono tanto facilmente. Su, racconta-

 

-E va bene…- si rassegnò Loki.

 

Forse dopotutto era un bene raccontare la verità.

Si rigirò un paio di volte la bottiglia tra le mani per prendersi il tempo di capire come iniziare.

 

-Intanto non ero “incinta”. Cioè, sì, quelle creature erano nel mio corpo, ma non ero certo incinta come una donna. Ero… la parte del cuore però è vera-

 

Stavolta fu Darcy che rischiò di affogarsi.

 

-Cosa?!-

 

-Eh, io ti avevo avvisata che poteva essere una storia impressionante!-

 

-Hai mangiato un cuore bruciato?! Ma… ma… perché? Cioè, tu trovi un cuore umano carbonizzato e lo mangi?-

 

Loki pensò che la cosa migliore fosse spiegarle tutto esattamente com’era.

 

-Non era un cuore qualunque: era il cuore di una strega. Lei aveva usato il suo seidr per la magia nera, per questo era stata condannata dalla sua gente a morire sul rogo. È successo in Danimarca mille e cinquecento anni fa. Lei era stata una volva potente. Ne valeva la pena-

 

-Eh, certo, tutti dovrebbero mangiare il cuore di una strega danese almeno una volta nella vita!-

 

Ironizzò Darcy.

 

-No, davvero: il suo cuore era speciale. Voi umani dell’epoca moderna avete perso tutte queste cose, ma una volta sapevate che il cuore ed il cervello sono le sedi della forza vitale e dell’intelligenza di una persona. Sono sacri-

 

-Ah, , allora potevi mangiare anche il cervello già che c’eri-

 

Loki fissò la bottiglia invece di lei. Se avesse visto disgusto nei suoi occhi non lo avrebbe retto.

 

-Lo avrei fatto. Il cervello sarebbe stato la mia prima scelta perché contiene la conoscenza, e quella donna conosceva molte cose. Sarebbe stato un peccato che andasse tutto perduto. Oppure in alternativa il suo cranio sarebbe stato uno strumento prezioso-

 

-Per fartene una coppa, magari? E perché non lo hai fatto?-

 

Incoraggiato dal fatto che Darcy non era ancora scappata via, decise di continuare.

Ormai che aveva iniziato sentiva il bisogno di raccontare, di parlare di sé dicendo esattamente la verità.

 

-Non ho potuto perché il cranio era stato sfondato da un colpo di scure, mentre il cervello… sai come reagiscono i grassi alle alte temperature, no? Si era liquefatto durante il rogo. Quindi l’unica cosa che mi restava era il cuore-

 

-Ma non ti è andata tanto bene, eh? Visto che sei rimasto incinta…-

 

-Non ero incinta, ti ho già detto! Solo che ero giovane ed inesperto e non avevo considerato una cosa: il cuore è la sede dei sentimenti, e quella donna era morta in preda al dolore, all’odio e al desiderio di vendetta. Il suo cuore era pieno di questi sentimenti che erano così forti da avere vita propria. Gli mancava solo un corpo e se lo sono costruito a mie spese. Hanno preso dimora nelle mie viscere e si sono nutrite di me cibandosi della mia carne e bevendo il mio sangue. I guaritori non riuscivano ad estrarle e Madre credeva che sarei morto. Quando sono state abbastanza forti da sopravvivere da sole mi hanno squarciato il ventre e sono fuggite. Erano nel mio ventre, per questo sembrava che fossi incinta come una donna, ma non era così. In realtà era molto peggio-

 

Quando guardò di nuovo Darcy lei sembrava ipnotizzata.

Aveva posato la bottiglia mentre lui parlava e adesso era stretta al cuscino.

 

-Cioè… erano come dei parassiti?-

 

Gli chiese a voce bassissima.

 

-Sì-

 

-E ti hanno squarciato il ventre per venire fuori?-

 

-Sì-

 

Loki credeva che Darcy a quel punto sarebbe scappata via disgustata, invece lei posò di lato il cuscino ed abbracciò lui, posandogli poi una mano sullo stomaco nel gesto di solidarietà più strambo che Loki avesse mai ricevuto.

 

-Mi dispiace tanto-

 

Mormorò mentre lo accarezzava come se dovesse lenire il dolore che aveva provato.

Era sinceramente dispiaciuta per lui, e questo era parimenti commovente ed imbarazzante.

 

-Bè… hem… ormai è passato tanto tempo…-

 

Lei lo spinse via con un gesto brusco.

 

-Brutto stupido insensibile! Io ti stavo manifestando tutta la mia vicinanza emotiva e tu… tu mi sai dire solo “ormai è passato tanto tempo”?!-

 

Gli strappò il cuscino da dietro la schiena e cominciò a colpirlo.

Loki non sapeva che fare: forse l’alcol delle birre e del drink le aveva un po’ dato alla testa… e lui si trovava a dover combattere contro una midgardiana mingherlina armata di un cuscino!

Cercò di sottrarsi saltando in fretta giù dal letto, ma lei era troppo offesa per lasciarlo fuggire.

Lo rincorse per tutto il soggiorno decisa a vendicarsi e Loki…

Avrebbe potuto sparire. Avrebbe potuto immobilizzarla. Avrebbe potuto stordirla in qualsiasi modo. Non fece niente di tutto questo.

Oh, erano letteralmente secoli che non giocava con qualcuno!

Si lasciò inseguire e colpire da Darcy e dal suo cuscino vendicatore. Riuscì persino a ridere.

 

-Che cavolo ci trovi da ridere?!-

 

E lo colpì con più furia che mai.

Dopo un paio di minuti di quell’inseguimento scatenato però Darcy era distrutta e si fermò in mezzo al corridoio.

Il cuscino era tutto sformato e le pendeva lungo il fianco. Anche lui sembrava invocare una cessazione delle ostilità.

Loki pensò bene di avvicinarsi con cautela per non farla arrabbiare.

 

-Stabiliamo una tregua, che ne dici?-

 

-Con te non ci parlo! E no, niente tregua!-

 

Loki tentò di nuovo.

 

-Per favore, mi dispiace se sono stato scortese. Mi concedi la possibilità di scusarmi?-

 

Darcy lo scrutò imbronciata.

 

-Va bene. Provaci-

 

Loki le si avvicinò, e stavolta il cuscino non si abbatté sulla sua testa.

 

-Mi sembra che tu sia stanca. Vieni, ti riporto a letto-

 

Le mise un braccio intorno alle spalle e quando lei ci si appoggiò in cerca di sostegno, Loki le passò l’altro braccio sotto le ginocchia e la sollevò per riportarla sul letto.

 

-Va bene, visto che sei così gentile per questa volta ti perdono-

 

Biascicò lei con la voce impastatissima per il sonno.

Loki sorrise.

La appoggiò sul divano letto, le tolse i capelli dalla fronte e la coprì con uno dei plaid spessi.

Stava pensando di chiudere la luce e di lasciarla dormire, ma quando stava per uscire dalla stanza per salire in camera sua sentì di nuovo la sua voce che lo richiamava indietro.

 

-Aspetta. Puoi dormire qui se vuoi compagnia, di spazio ce n’è abbastanza per due-

 

Loki si voltò a guardare il fagotto che era Darcy sotto le coperte.

Se vuoi compagnia.

L’offerta poteva essere interpretata con malizia, ma Loki sapeva che non c’era niente di malizioso: era solo compagnia, come lo era stato cenare insieme e parlare tutta la notte.

E sì, quella compagnia gli sarebbe mancata se se ne fosse tornato nella reclusione della sua stanza.

 

-Prometti di non picchiarmi?

 

Le chiese per scherzo.

 

-Tranquillo, non ti picchio più. Domani mattina forse…-

 

Allora Loki si decise a tornare indietro.

Riprese da terra il cuscino che era stato usato come arma contro di lui e lo rimise al suo posto, poi si distese accanto a Darcy, anche se abbastanza lontano da non invadere il suo spazio personale.

Sospirò di sollievo.

La tensione sembrava scorrere via da lui come pioggia da una lastra di ardesia.

Non era per niente male essere stato cercato come amico una volta tanto.

In parte era colpa della sua intrinseca mancanza di fiducia nel prossimo che gli impediva di creare rapporti profondi, eppure quella  ragazza era riuscita ad allentare i nodi che c’erano dentro di lui almeno per un paio di ore.

Non era stata servile né sottomessa, ma non era stata neanche prepotente e soprattutto aveva scelto liberamente di stare con lui.

Era stata una buona compagnia, in realtà la migliore che Loki si fosse concesso da tanto tempo.

Si era appena girato di fianco quando sentì la mano di Darcy che gli batteva leggermente sulla spalla, e non appena sollevò la testa una cuscinata debole ma con chiare intenzioni ostili si abbatté su di lui.

 

-Ma come?!- Protestò -Avevi promesso che non mi avresti picchiato!-

 

-E tu mi hai creduto? Che razza di dio degli inganni sei?-

 

**

 

Quando Loki si svegliò percepì come prima cosa un rumore di chiacchiericcio in sottofondo.

Era Darcy che parlava, ma in casa non c’era nessun altro, quindi o era impazzita oppure stava usando l’apparecchio chiamato telefono.

Lui rimase pigro e fintamente addormentato ad origliare la conversazione.

 

 

-Sì. Sì, J, sono ancora a casa tua. Mi sono svegliata ora. Sì, certo che c’è anche Loki. A proposito: dì a Thor che suo fratello è la figaggine fatta persona e che non si azzardi più a maltrattarlo. Ma scherzi?! No, no, non mi interessa: lo difendo io! Sì, lo so chi è. Sì, mi ricordo di New York. Sì che ci ho parlato! Siamo stati insieme tutta la notte… Sì… No, non nella stanzetta degli ospiti, abbiamo aperto il divano. È stato fantastico! … Jane… Jane, perché urli così? MA NOOO!!! Con “fantastico” non intendevo quello! Cosa vai a pensare?! E poi sono io quella maliziosa! Va bene, va bene… ci vediamo stasera-

 

Loki sorrise sornione.

Era praticamente certo che Jane Foster avesse avuto una crisi isterica al pensiero di loro due che si intrattenevano in modi illeciti sul divano del salotto.

Sospirò soddisfatto e decise di concedersi un altro po’ di sonno.

 

___________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Tenete presente che sto incrociando le dita. Questo capitolo è uscito diverso da come me lo aspettavo e non riuscivo più a riportarlo sul suo binario originale, quindi l’ho lasciato così.

Se non vi piace ricordate di lanciare la verdura con ordine, grazie.

Non so… ci sono andata molto soft con Loki e Darcy primo perché sono troppo imbranata e secondo perché se si coinvolgono troppo poi uno dei due ci resta male, matematico, ed a me non piace fare del male ai miei personaggi.

Poi Loki e Darcy meriterebbero una storia a parte.

Stavolta le note sono una paccata quindi non so chi ha la pazienza di leggerle, io intanto le metto.

 

1-      Loki odia il Natale come il Grinch. Ed è pure verde!

2-      La canzone che Darcy aveva sparata a tutto volume e che continua a cantare dopo che Loki le spegne l’amplificatore è “The art of war” del gruppo Metal “Serenity” qui potete ascoltarla con il testo https://www.youtube.com/watch?v=vQ5OWbiJI_Y

3-      Darcy studia scienze politiche, riguardate il primo film.

4-      I collegamenti tra il poema Beowulf ed “Il signore degli anelli”. Non me lo sono inventato! Tolkien da giovane ha tradotto il Beowulf dall’inglese antico a quello moderno, e si vede che certe cose gli sono rimaste troppo impresse. Nel Beowulf la cosa di regalare anelli come vincoli di fedeltà ricorre con una frequenza quasi ossessiva.

5-      La canzone di Ned LandWhale of a tale” cantata da Kirk Douglas che si trova nella colonna sonora di “Ventimila leghe sotto i mari”. Qui c’è il video originale https://www.youtube.com/watch?v=4b7fTHmZcJU

6-      Per quanto riguarda i sentimenti negativi che hanno vita propria (quelli della strega morta sul rogo), mi sono rispolverata alcune nozioni di occultismo apprese dalle “Ghost Adventure” di DMax e da “Psichic Detective Yakumo

7-      Loki è chiamato anche “padre delle streghe” e la storia che abbia mangiato un cuore carbonizzato e sia rimasto incinta delle streghe è tramandata dalle leggende nordiche. Solo che io Loki MPreg non lo tollero, mi spiace, quindi me la sono cavata inventandomi la versione dei “parassiti”.

8-      Il cuore bruciato non ho ben capito a chi appartenesse: secondo alcune fonti ad una generica strega, secondo altre ad Angrboda, ma questa versione non mi convinceva  perché Angrboda è stata una delle amanti di Loki.

9-      “Volva” è una persona in  grado di praticare la magia.

10-  Anche Sleipnir è figlio di Loki. Io ho preferito trasformare tutta la storia in un dispetto di Thor. Oh, insomma, la Marvel può sconvolgere la mitologia nordica ed io no?

11-  La prossima volta gli Avengers attaccheranno Loki armati di cuscini.

 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Dal prossimo basta cazzeggiare: cominciano i problemi.

 

                                              Makoto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Il messaggero del Titano ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Il messaggero del Titano-

 

*

 

Quando Thor e Jane erano tornati a casa c’era stato qualche momento di imbarazzo.

Loki era praticamente certo che Jane Foster non si fidasse e che lo sospettasse come minimo di aver sedotto la sua amica e di averle cancellato la memoria.

Se tra loro non ci fissero stati già problemi a causa di Erik Selvig forse Loki si sarebbe tolto lo sfizio di farla insospettire ancora di più, ma al momento non era una cosa saggia da fare.

Da quando c’erano in giro i padroni di casa Loki si sentiva meno libero di seguire la teoria di Darcy sull’esprimere la sua emotività, ma questo non gli impediva di essere gentile con lei né di farsi coinvolgere molto più che con Thor o Jane.

Una sera che loro erano fuori a cena, Darcy si annoiava gli aveva chiesto se poteva creare le immagini anche dalle canzoni.

Loki aveva sorriso, aveva acceso l’IPod e poco dopo l’aveva trasportata nelle atmosfere claustrofobiche ed ossessive di “Ex lover’s lover” in quelle da danse macabre di “Day of the dead” o in quelle neogotiche di “Serenade of flame”.

E poi lei era riuscito a farlo parlare di Asgard.

Niente di personale, si trattava solo di descrivere la gerarchia sociale, ma per Loki che evitava l’argomento della casa dove era cresciuto persino con se stesso era un enorme passo avanti.

Le spiegò anche l’esatta natura del vincolo che c’era tra lui e Thor.

Una parola. Nient’altro che una parola. Un equilibrio perfetto eppure incredibilmente  fragile.

Loki aveva chiesto asilo e Thor era moralmente obbligato a garantirglielo una volta che aveva promesso, pena il diventare a sua volta un traditore spergiuro ed essere punito come tale.

Thor era vincolato dal giuramento anche se gli era stato estorto con l’inganno, ma al primo errore di Loki che lui avesse considerato come un’offesa avrebbe avuto il diritto di considerare spezzato il vincolo e di revocare la sua protezione, rendendolo di nuovo un bersaglio mobile per chiunque.

Erano legati a filo doppio, cosa che Darcy aveva riassunto efficacemente in “il primo che sgarra finisce sputtanato”.

Naturalmente Loki non scordava neanche per un istante il frammento di energia nascosto nel cassetto, tuttavia non ne era ossessionato come si era aspettato.

Non ne aveva il tempo con Darcy in giro.

Jane Foster era sempre sospettosa riguardo all’amicizia che si era creata tra loro, ma non aveva sollevato direttamente nessuna questione e Loki non aveva interesse a farlo.

Thor invece fu meno delicato.

 

-Sbaglio o sei più  gentile con Darcy che con tutti gli altri umani? Dimmi la verità, c’è sotto qualcosa?-

 

-Non c’è sotto assolutamente nulla, solo la tratto con lo stesso rispetto con cui lei tratta me-

 

-Certo. Quindi è un caso il fatto che ti metti sempre i tuoi vestiti da quando lei ti ha detto che sono… com’è quella cosa che dice sempre? Una figata. Giusto?-

 

-Fatti gli affari tuoi, Thor-

 

La verità era che Loki sapeva di saper conquistare.

I punti deboli delle donne erano gli stessi in tutte le razze ed in tutti i mondi, e lui evitava accuratamente di assumere atteggiamenti che potessero essere scambiati per segnali di interesse in quel senso.

Si rendeva perfettamente conto che Jane Foster non glielo avrebbe mai perdonato se avesse sedotto ed abbandonato la sua amica, e a dire tutta la verità neanche Loki lo avrebbe perdonato a se stesso se fosse stato meschino con l’unica persona che sembrava apprezzarlo.

Quei tre giorni passarono più o meno tranquilli, fino alla partenza di Darcy.

Loki ci teneva a salutarla come meritava lontano dalle occhiate ammiccanti di suo fratello e da quelle torve di Jane Foster, per questo si offrì galantemente di portarle il borsone con le sue cose fino alla macchina.

 

-Spero di rivederti presto, Darcy-

 

-Sì, anche tu sei carino. E magari prima o poi mi porti a cena fuori-

 

Loki si mosse in imbarazzo.

 

-Se è così che si usa in questo regno sì, mi piacerebbe. E poi tu hai ancora tante canzoni che mi piacerebbe ascoltare, e…-

 

All’improvviso il viso di Loki sbiancò per il terrore.

Per un attimo rimase paralizzato, poi mollò a terra la borsa di Darcy e si precipitò in casa lasciando la ragazza in piedi nel vialetto.

Jane aveva visto la scena dalla finestra ed aveva raggiunto la sua amica di corsa.

 

-Darcy, che è successo?-

 

-Ma che ne so, è scappato via così!-

 

Prima che avessero modo di protestare per quel comportamento Loki schizzò accanto a loro come una scheggia fuori dal cancello; poco dopo Thor lo seguiva, mantello rosso svolazzante e martello alla mano senza il minimo riguardo per la discrezione.

Jane e Darcy rimasero a fissare il punto in cui  erano scomparsi i fratelli.

 

-Cioè… fammi capire, J, dalle loro parti usano così? Che mentre sono nel bel mezzo di una situazione con una ragazza la piantano e scappano via?-

 

-Benvenuta nel mio mondo-              

 

Sospirò sconsolata la dottoressa Foster.

 

**

 

C’era una strana energia nell’aria.

C’era un’ombra che a volte era lontana ed a volte vicinissima, un’ombra in cerca di qualcosa.

“Il Tesseract! Maledizione, eppure io ho fatto di tutto per nasconderlo!”

Ma non aveva senso protestare: adesso la cosa più importante era liberarsi del frammento di Tesseract prima che guidasse uno degli emissari di Thanos o peggio Thanos stesso fino a lui.

Loki corse più veloce che poteva per allontanarsi dalla casa e dalla città, la scatoletta ben stretta in pugno.

Doveva sparire.

Mentre correva creò il più potente incantesimo di occultamento che avesse fai fatto.

Sperò che la creatura che lo stava cercando stesse girando a tentoni e non fosse in grado di seguire con troppa precisione le tracce dell’energia del cubo.

Cercò di correre a zigzag con frequenti cambi di direzione nel tentativo di far perdere le proprie tracce all’entità che lo inseguiva, ed intanto meditava su come sbarazzarsi di quella cosa che doveva diventare la sua arma ed invece si stava rivelando un pericolo per lui dopo solo un paio di giorni che ne era entrato in possesso.

L’ombra gli passò talmente vicino da sfiorarlo.

Non lo aveva già agguantato perché erano su piani della realtà diversi, ma era solo questione di tempo prima che aprisse un varco direttamente attraverso l’energia del cubo.

A quel punto era chiaro che era guidata dal Tesseract, e poiché Loki non avrebbe mai potuto utilizzare la sua arma senza esporsi ad attenzioni indesiderate pensò che la cosa migliore fosse disfarsene in un modo che gli tornasse utile.

Era arrivato in un campo di grano lontano da tutto e da tutti.

Si fermò ansimante ed alzò il braccio verso il cielo.

 

-Heimdall! Heimdall, riesci a sentirmi? Questo appartiene ad Asgard!-

 

Era la cosa meno peggiore che potesse fare: restituendo la reliquia ad Odino avrebbe dimostrato la sua buona volontà, anche se era falsa come una moneta di stagno, e si sarebbe dileguato prima che una compagnia di Einherjar lo catturasse.

Tutto sommato date le circostanze era un buon piano.

A parte…

“Thor?! Oh, no!”

 

***

 

Non appena Thor aveva visto come Loki aveva piantato Darcy ed era fuggito non aveva avuto il minimo dubbio: suo fratello aveva combinato un guaio, e siccome di solito da velocità con cui fuggiva era proporzionale all’entità del danno, quella volta Loki doveva averne combinata qualcuna davvero grossa.

Per questo non aveva perso tempo e gli era corso dietro.

Purtroppo per lui però Loki aveva quella maledettissima abilità di scomparire alla vista, per cui lo aveva perso quasi subito.

Grazie a Mjollnir si era portato in alto e sperava di individuarlo seguendo la direzione in cui lo aveva visto allontanarsi; come intuizione non era stata tanto male, perché dopo un paio di minuti e di chilometri aveva visto il cielo scurirsi come sempre all’apertura di Bifrost, e proprio sotto il ponte c’era Loki, una figura minuscola che tendeva le braccia al cielo.

“Stavolta non ti lascio scappare senza darmi uno straccio di spiegazione! La mia pazienza ha un limite, fratello”

Lo raggiunse pochi secondi prima che Bifrost si aprisse, appena in tempo per agguantarlo per un braccio ed essere sicuro di essere trasportato insieme a lui dalla colonna di luce.

 

-Maledizione, lasciami andare!-

 

Ma Thor era ben deciso a non mollarlo per nessun motivo. Ormai aveva imparato che l’unico modo per avere Loki sotto controllo era stargli letteralmente attaccato alle costole.

 Loki da parte sua aveva ben presto smesso di agitarsi per sottrarsi alla sua presa: ormai che il Bifrost li stava trasportando era pericoloso finire fuori, a meno di non volere finire spaccati in due con metà del corpo vaporizzata nel vuoto dello spazio.

All’interno del ponte e nel vuoto circostante non si propagavano i suoni, per questo le imprecazioni del dio degli inganni furono furibonde, oscene ed irripetibili ma assolutamente silenziose.

 

****

 

Al loro arrivo Heimdall li aspettava, e se era sorpreso di vederli insieme non lo diede a vedere.

 

-Loki, adesso spiegami cos’è questa storia. Perché sei fuggito? E perché sei venuto qui?-

 

-Lasciami! Maledizione, come devo fartelo capire che mi devi lasciare andare? Sono qui per restituire una cosa, non ho fatto niente di male e anzi vi sto facendo un favore, quindi… ma mi vuoi mollare?!-

 

-No! Piuttosto che lasciarti ti stacco il braccio. Ora spiegati-

 

Loki invece non la smetteva di divincolarsi ed era quasi riuscito a rompere la sua presa facendo leva sul punto vuoto tra il pollice e le altre dita.

“Ah, è così? Te la sei cercata!”

Prima che Loki riuscisse nel suo intento Thor adottò la misura drastica di colpirlo con il martello al plesso solare.

Loki spalancò gli occhi per la sorpresa ed il dolore, ma non fece in tempo ad emettere un solo lamento che era già crollato addosso a Thor, che lo accompagnò fino a terra senza lasciargli il polso neanche un istante.

Non poteva essere sicuro che Loki fosse veramente svenuto, e dopo Svartalfehim aveva ben motivo di dire non gli avrebbe creduto neanche se lo avesse visto morto; se tenerlo sotto controllo doveva significare incatenarsi a lui, per tutti gli dei lo avrebbe fatto!

Meglio quello che fare di nuovo la figura dell’idiota beffato dal pestifero, scaltro fratello minore.

 

-Heimdall. Per favore, strappa un pezzo del mio mantello. Mi serve qualcosa per legarlo-

 

Il Guardiano fece come Thor gli aveva chiesto e con la spada tagliò via una striscia rossa dal fondo del mantello del dio del tuono.

 

-Ora legalo. Io non posso lasciarlo e rischiare che scappi-

 

A Thor pesava il cuore a dare quegli ordini, tuttavia sapeva troppo bene quanto fosse diabolica l’abilità di Loki nel dileguarsi: lo aveva provato a proprie spese più di una volta.

Heimdall eseguì ancora una volta senza un commento, sollevò il polso inerte di Loki e lo legò a quello stretto da Thor.

Tuttavia anche quando suo fratello era legato ed apparentemente privo di sensi Thor non si fidava a lasciarlo andare.

“Un semplice nodo si può sciogliere con pazienza ed ingegno, e tu ne hai anche troppi, fratello. Ah! Ecco!”

Gli venne un’idea che non poteva in nessun modo fallire: senza lasciare la presa sul braccio di Loki, Thor richiamò Mjollnir e fece passare la stringa di cuoio dell’impugnatura una volta attorno ai polsi legati, e poi una volta in mezzo alle braccia.

L’intreccio era impossibile da sciogliere senza sollevare Mjollnir, e Mjollnir rispondeva solo a lui.

Loki non aveva nessun modo per sfuggire.

Una parte di sé era soddisfatta di aver avuto quell’idea, un’altra parte invece odiava averlo dovuto fare.

 

-Thor. Padretutto richiede la vostra presenza nella sala di Hlidskjalf. Anche Loki-

 

-Sì, Heimdall. Aspetterò che mio fratello si riprenda e poi lo condurrò da Padre-

 

Thor rimase inginocchio accanto a Loki e per fortuna poco dopo lui diede segno che stava riprendendo conoscenza.

Emise un gemito e provò a sollevarsi da terra. Tentativo inutile, visto che era bloccato dal martello.

Quando si svegliò del tutto e si rese conto della situazione in cui si trovava sembrò allo stesso tempo terrorizzato e furioso.

Tentò di alzarsi con tutte le sue forze, ma Mjollnir non gli permetteva di stare più che in ginocchio; il martello era ben piantato a terra nonostante i suoi sforzi e le sue imprecazioni.

 

-THOR!!! Maledetto schifoso vigliacco! Liberami subito!-

 

-Non lo farò. Mi devi dare molte spiegazioni prima di sparire di nuovo-

 

-Da morto non potrò dirti niente, e se non mi lasci andare subito è questo che sono: morto-

 

-Perché? Che cosa ti spaventa tanto da farti scappare? E perché ti sei fatto portare qui ad Asgard?-

 

Furono interrotti dalla voce di Heimdall.

 

-Sono le stesse risposte che aspetta Odino. Raggiungetelo entrambi nella sala del trono. È un ordine-

 

-Digli che se le venga a prendere, le sue risposte! Non vedi come sono incatenato grazie a suo figlio?-

 

Non lo avesse mai detto: Thor richiamò il martello nella sua mano e Loki fu trascinato suo malgrado.

 

-Oh, no. Questo mai-

 

Ringhiò minaccioso.

Colpì Thor con una testata dato che erano abbastanza vicini, ma quando suo fratello dovette lasciare la presa su Mjollnir Loki fu di nuovo sbattuto a terra, trascinato giù dal martello.

 

-Che siate maledetti tu, questo martello e tuo padre che te lo ha consegnato!-       

 

Thor ignorò le imprecazioni di Loki e raccolse Mjollnir, consentendo anche a Loki di mettersi in piedi.

L’idea di trascinare di nuovo suo fratello come prigioniero non gli piaceva.

Lui non traeva alcun piacere dalla sua umiliazione, purtroppo però quello era l’unico modo.

 

-Andiamo. Se le tue risposte mi convinceranno ti libererò, te lo prometto-

 

*****

 

Erano appena arrivati alle porte della città quando Thor vide accanto a sé una luce verde.

Si voltò di scatto e vide il volto di suo fratello che scompariva dietro un elmo assolutamente anonimo e delle vesti diverse che comparivano sul suo corpo.

 

-Scusa, figlio di Odino, se non ti è di troppo disturbo tento di salvaguardare quel poco di dignità che mi resta-

 

Gli disse Loki acido in risposta al suo sguardo interrogativo.

Thor non se la sentì di rispondere nulla; sapeva quanto dovesse essere umiliante per Loki essere trascinato per la seconda volta in catene al cospetto di Odino, e non poteva biasimarlo se cercava di nascondere la sua identità per non essere oggetto della curiosità o del disprezzo del popolo mentre attraversavano le vie della città.

Per il principe Thor sarebbe stato l’ennesimo trionfo aver catturato un criminale, per Loki sarebbe stata l’ennesima cocente disfatta morale.

Solo quando varcarono le porte della sala del trono Loki lasciò che il travestimento svanisse.

All’interno Odino li aspettava da solo; non c’erano Einherjar o altre guardie, solo lui seduto sul trono ed un’ombra ai piedi della scalinata.

Era alto, sembrava fatto di oscurità  e metà del volto era coperta dal cappuccio del mantello, mentre la metà in vista mostrava una bocca grigia e rugosa ed una maschera  parziale.

Le mani erano anche loro grigie e raggrinzite, come se appartenessero ad un cadavere.

Loki reagì alla vista del portavoce di Thanos con un misto di esasperazione e di terrore.

“Ecco, lo sapevo! Se solo questo maledetto stupido mi avesse dato ascolto per una volta!”

Aveva ancora bene in mente le parole dell’Altro circa la punizione che lo aspettava se avesse fallito il suo compito di conquistare Midgard.

Tu credi di conoscere il dolore. Lui ti farà capire quanto quel dolore sia niente.

All’epoca era accecato dalla rabbia e dal rancore ed era troppo sicuro di sé e della riuscita del suo piano, per questo non aveva dato importanza alla minaccia.

Non la percepiva neanche come qualcosa di reale.

Adesso invece che il messaggero di Thanos era venuto a prenderlo di persona Loki non poteva fare a meno di ripensare alle sue parole e di esserne terrorizzato.

Aveva paura, ma come sempre quando aveva paura evitò ancor di più del solito di far capire cosa provava e si rinchiuse dietro una maschera di cinismo.

 

-Salute, Padre-

 

Odino però ignorò Thor e si rivolse subito a Loki.

 

-Tu devi restituire ciò che hai rubato-

 

-Anche per me è un piacere rivederti, Padre degli dei-

 

-Silenzio!-

 

Esclamò Odino.

Era teso, sapeva di trovarsi sul filo di un rasoio.

 

-Loki-

 

Insistette.

 

-Va bene, va bene, non c’è bisogno di alterarsi. Nella mia tasca, a destra. Thor, ti spiace…-

 

Thor eseguì le istruzioni e cavò dalla tasca del fratello una piccola scatola.

Possibile che fosse di quello che Odino aveva paura? Tanto affanno per una cosa così piccola?

La tenne in mano senza sapere cosa farne, chiedendosi quale forza metteva in soggezione suo padre.

 

-Il frammento mancante dal Tesseract è stato recuperato- disse Odino –Loki, puoi giurare che questo è l’unico che tu possieda? Non ne stai nascondendo una parte?-

 

-Lo giuro come è vero che sono prigioniero- Loki sollevò i polsi stretti dai lacci come conferma -Quello è tutto ciò che rimane del Tesseract. Tutto ciò che era in mio possesso-

 

Odino sembrò sollevato dalla sua risposta, allora si rivolse all’Altro.

 

-Come puoi vedere, messaggero del Titano, Asgard non nasconde nulla che possa indurre il tuo signore a muovere guerra. Quanto a questo frammento di Tesseract, potrà essere custodito ad Asgard insieme al resto oppure puoi riportarlo indietro nel tuo mondo come pegno del nostro accordo-

 

Thor guardò suo padre allibito.

Il Tesseract era un’energia estremamente potente, eppure suo padre la stava offrendo ad una forza potenzialmente ostile pur di tenere quella forza lontana.

Il pericolo che li minacciava era davvero così grande?

Aprì la bocca per obbiettare ma il padre lo ammonì con un’occhiata.

Non è il momento di fare sciocchezze.

Thor capì e rimase muto ad aspettare la risposta dello straniero.

 

-Apprezzo la tua buona volontà e la tua diplomazia, Padre degli Dei, ma io non ho attraversato gli universi per raccogliere una briciola. Quello che il mio signore vuole è il traditore. Consegnatemi Loki-

 

A quelle parole la maschera impassibile di Loki si spezzò.

Quando Thor si girò verso di lui era terreo in volto, tremava ed articolava con le labbra qualcosa che poteva essere “no, vi prego, no!”.

Suo malgrado Thor provò pena per la sua paura.

 

-Loki appartiene alla giustizia di Asgard-

 

Disse d’impulso.

L’Altro si rivolse a lui.

 

-Sei avventato, dio dei tuoni. La sua presenza qui porterà la guerra-

 

-Non ti permetto di minacciare me e mio fratello nella nostra casa!-

 

-Thor! Fai silenzio!-

 

Lo ammonì Odino, un colpo di Grungnir a sottolineare il suo ordine e la sua autorità.

Purtroppo la lingua avventa di Thor aveva già fatto il danno.

 

-Allora rimettiamo la decisione al re di Asgard. Tu cosa scegli, figlio di Borr? Vuoi consegnarmi il traditore adesso o dovremo venire a prenderlo?-

 

Odino esitò.

In quel momento doveva decidere se ci sarebbe stata la guerra con i Titani, in particolare con il più pericoloso, e tutto per Loki: proteggerlo sarebbe stata la guerra e forse la fine di Asgard e dei nove regni, consegnarlo sarebbe stata la sua morte tra le peggiori torture.

La vita e le sofferenze di un solo uomo valevano quelle di un intero popolo? Soprattutto considerando che l’uomo in questione era Loki, che non perdeva occasione di rinnegarlo come padre nonostante lui lo avesse allevato e che non mostrava il minimo rispetto per nessuna forma di vita tranne la propria.

Odino si trovava a dover prendere la decisione più difficile della sua vita millenaria.

 

-Merita una punizione e l’avrà. Loki…- l’interessato trattenne il respiro, gli occhi febbricitanti fissi sull’uomo che aveva chiamato padre e che poteva decidere di salvarlo o di sbarazzarsi di lui una buona volta.

Per un istante ci fu un muto dialogo tra lo sguardo del re e quello del traditore.

Loki non poté impedirsi di supplicare suo padre. Odino non poté impedirsi di ascoltare il grido di suo figlio.

 

-Loki appartiene alla giustizia di Asgard- concluse Odino con voce stanca.

 

L’Altro emise un basso ringhio di disapprovazione.

 

-E sia. Se questa è la tua decisione per il momento la rispetterò. Ma bada, re di Asaehim, che ci sono modi per penetrare fisicamente nella vostra realtà. Il mio signore troverà il modo di aprire un varco verso questi mondi e allora vi pentirete di non aver assecondato la sua richiesta quando potevate farlo-

 

Mentre pronunciava questa minaccia il corpo del messaggero di Thanos svaniva.

Diventava sempre più trasparente e solo quando fu scomparso Thor capì che quella con cui avevano parlato era una proiezione astrale.

 

******

 

Non appena l’Altro se ne fu andato Loki avrebbe potuto svenire per il sollievo.

Era salvo.

Odino non lo aveva consegnato al messaggero di Thanos. Per il momento.

 

-E adesso andiamo a noi. Loki-

 

Odino scese le scale e si avvicinò a loro. Loki cercò di mantenere un atteggiamento dignitoso.

Sapeva di dovere ad Odino molto più di quanto avrebbe mai voluto ammettere, e quel debito era la sua salvezza ed il suo tormento.

Un altro vincolo che forse si sarebbe ritorto contro di lui.

 

-Loki, ci devi delle spiegazioni. Questo è un frammento dell’energia del Tesseract. Come te lo sei procurato?-

 

Odino lo stava interrogando e Loki sapeva non essere nella posizione adatta per tentare qualche trucco, così decise di rispondere la verità.

 

-Sì, quello che tuo figlio tiene in mano è un residuo del cubo cosmico. L’ho estratto dal corpo dell’umano che si chiama Erik Selvig-

 

-Da Erik?!- Si intromise Thor –Loki, noi ti avevamo chiesto di aiutarlo!-

 

-E l’ho fatto, di cosa ti lamenti? Solo che per aiutarlo era necessario rimuovere l’energia che c’era dentro di lui-

 

-Ma non era necessario tenertela!-

 

Loki fece un smorfia infastidita. Essere ancora legato al martello di Thor lo rendeva più irritabile e saccente del solito verso il fratello.

 

-Questo è un dettaglio-

 

-Un’inviato di Thanos che minaccia Asgard per colpa tua non lo è-

 

-Adesso basta- Intervenne Odino -Non ha senso litigare dopo aver fatto un errore, e meno ancora ne ha accusarsi a vicenda-

 

Si avvicinò a loro e prese dalle mani di Thor la scatoletta con le rune incise.

La aprì cautamente, forse per accertarsi che dentro ci fosse davvero il Tesseract, e poi la richiuse.

 

-Questo verrà conservato nei sotterranei insieme al resto del cubo. Quanto a te, Loki, non posso rischiare che tu scappi di nuovo e comprometta la tregua che è già fragile tra noi e l’Antico dell’Universo. Lui non può attraversare facilmente i confini della nostra realtà, e spero che farlo richieda troppo impegno e che si convinca che non ne valga la pena per venire a prendere te. Non voglio sfidarlo dandogli l’impressione che ti sto proteggendo, pertanto il tuo posto è in cella, e stavolta mi assicurerò personalmente che tu ci resti abbastanza a lungo perché il Titano si dimentichi di te e distolga la sua attenzione da questi mondi. Avrai tempo per meditare su quanto sei stato sciocco e sconsiderato quando hai accettato un’alleanza con un essere come lui-

 

Odino aveva parlato con una voce sorprendentemente calma, che solo a tratti si incrinava.

Questo poteva solo voler dire che il padre degli dei era più furioso che mai, di una rabbia che andava ben oltre le grida e le scenate.

E da come il suo sguardo dardeggiava da lui a Thor, Loki poteva supporre di non essere l’unico oggetto di quella rabbia.

In effetti Thor era stato oltremodo ingenuo  a lasciarlo solo con Selvig e a non accorgersi che nella sua casa c’era stato per ben tre giorni un pezzo di Tesseract.

Loki si chiese cosa stesse aspettando Odino a dare una lezione anche a lui.

“Forse non vuole rimproverare il suo prezioso figlio in mia presenza” concluse per logica.

Al di là di tutto però Loki doveva ammettere che gli era andata di lusso, perché in effetti al momento una cella di Asgard sarebbe stato per lui il posto più sicuro dove stare. Ben fuori dalla portata di Thanos.

Ma perché dare ad Odino e Thor la soddisfazione di sapere che gli stavano facendo un favore e che dipendeva dalla loro protezione?

 

-Io non sono un vostro schiavo da imprigionare a piacimento! Non mi piegherò di nuovo all’umiliazione di una cella, io, che sono stato re…-

 

Non poté finire: Thor lo aveva colpito di nuovo per farlo tacere.

Aveva ben altro di cui preoccuparsi che non i noiosi e complicati monologhi di suo fratello!

 

*******

Le fiaccole che illuminavano di arancione le mura di pietra. L’umidità che si condensava sempre più fitta man mano che scendevano nei sotterranei.

L’ambiente delle prigioni di Asgard non era disumano ma neanche era il massimo dell’accoglienza.

Mentre trasportava il corpo svenuto di suo fratello e scendeva nei sotterranei dietro Odino, Thor non diceva una sola parola.

Si rendeva conto si essersi comportato da stolto quando era così preoccupato dalle condizioni di Erik da farsene accecare e non pensare alle possibili conseguenze del chiedere aiuto a Loki.

Eppure se lo sarebbe dovuto aspettare: Loki non faceva mai niente per niente, e lui era stato un vero stupido a non controllarlo.

Era anche colpa sua se Asgard era in pericolo, ne era cosciente e se ne vergognava.

E non vedeva l’ora che suo fratello si svegliasse per poter intavolare con lui un sano confronto a suon di pugni.

Padre era stato freddo e distaccato, e questo gli faceva supporre che fosse arrabbiato e stesse aspettando il momento giusto per dare una lezione anche a lui.

Thor avrebbe preferito una lavata di capo di quelle epocali piuttosto che quel silenzio carico di disapprovazione.

E pensare che solo pochi giorni prima sembrava andare tutto così bene!

Arrivarono alla cella più lontana e profonda delle segrete.

Senza Frigga e considerato il pericolo a cui aveva deliberatamente esposto tutti loro, Loki non poteva sperare nel trattamento di riguardo dell’ultima volta.

La cella era piccola, con solo una branda.

Niente mobili, niente divano e niente libri.

Odino fece sparire la parete di energia toccandola con Grungnir e fece cenno a Thor di portarlo dentro.

Lui obbedì.

Prima di liberarlo, legò una striscia di stoffa che ancora pendeva dai polsi di Loki alla gamba della branda, per essere sicuro che non approfittasse dei pochi secondi in cui era libero per sparire di nuovo, e solo allora sciolse la cinghia di Mjollnir.

Ormai Thor si aspettava di tutto da quella peste!

Il suo sesto senso lo avvertì di un movimento anomalo alla sua destra, ma quando si girò di scatto scoprì che stavolta non era colpa di Loki: era Mjollnir che era stato richiamato da Odino, che aveva anche ripristinato la barriera di energia.

Lasciando dentro la cella Thor, confuso e disarmato.

La confusione però durò solo pochi secondi: Thor realizzò con orrore che Padre aveva aspettato tanto a biasimare a parole il suo comportamento perché in realtà aveva già deciso come punirlo.

E la punizione era la peggiore che potesse immaginare per lui: umiliarlo rinchiudendolo in una cella.

 

-Padre! Padre, perché?!-

 

Picchiò i pugni contro il muro ma questo resistette, anzi gli inviò una scarica elettrica lungo le braccia che lo fece sobbalzare.

 

-Perché?! Hai anche il coraggio di chiedermi perché, razza di sconsiderato? Tu avresti dovuto controllarlo, ed invece gli hai lasciato libero accesso all’energia del Tesseract ed in più hai lasciato che guidasse fino a noi i suoi nemici. Nemici che, se mai dovessero trovare il modo di penetrare in questa realtà, metterebbero in pericolo tutti i mondi lungo il tronco di Yggdrasil. Avete creato una minaccia enorme per i nove regni, lo avete fatto insieme e quindi adesso insieme sconterete la vostra pena-

 

Thor si scagliò di nuovo contro il muro, tremando di rabbia e di vergogna.

 

-Scontare una pena? Insieme a lui? Mai! Padre… Padre, ti prego! Posso rimediare al danno  che ha fatto Loki. Al danno che ho fatto io-

 

-Rimedierai stando qui e riflettendo sulle responsabilità che deve prendersi un re in modo da non ripetere gli stessi errori in futuro. Loki è troppo furbo, tu lo sei troppo poco. Forse questa sarà la volta che vi correggerete a vicenda-

 

Odino si voltò e lo lasciò solo nella cella in penombra, portandosi via Mjollnir e qualunque speranza di sfuggire a quella punizione denigrante.

 

_____________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Ta-dà… sorpresa! Un nuovo capitolo a tempo di record. No, in realtà ho barato perché questo capitolo era pronto già da un po’, ma tra donne-drago, Erik e Darcy non trovavo il momento giusto per inserirlo.

Ve lo avevo detto che cominciavano i guai, no? Visto che casino può partire da un pezzettino di Tesseract?

 

Stavolta le note sono veramente musicali:

 

1-      “Ex lover’s lover” https://www.youtube.com/watch?v=cd52GTWtt_E

2-      “Day of the dead” https://www.youtube.com/watch?v=giUzNIliJSk

3-      “Serenade of flame” https://www.youtube.com/watch?v=a7paQY1JNLU        

4-      Da quanto ho capito dai film,Thanos, i Chitauri e l’Altro, sono in una dimensione diversa da quella dei Nove Regni (Infatti i Chitauri possono arrivare a New York solo dopo che Loki attiva il portale) quindi non possono fisicamente andare e venire come invece fa Thor con Bifrost.

5-      Il “plesso solare” è la bocca dello stomaco, non un centro benessere dove si fanno le lampade abbronzanti.

6-      Per quanto riguarda il messaggero di Thanos, l’Altro (The Other) so che è morto ne “I guardiani della galassia” ma non ci sono riferimenti temporali precisi, quindi prendete per buona che qui era ancora vivo.

7-      L’Altro non sapevo come chiamarlo. Nei film non viene mai chiamato per nome. In inglese è “The Other” ma non mi sembrava che avesse senso dargli il nome in inglese, quindi alla fine l’ho tradotto. Confido non vostro buon senso per non confonderlo con Hulk.

8-      “Tanto affanno per una cosa così piccola” “Il signore degli anelli – La compagnia dell’anello”. Lo dice Boromir sulla montagna, quando sono partiti da poco da Gran Burrone.

9-      Asaehim. È sempre Asgard. Cioè, Asgard è il nome della città degli Aesir (gli dei), mentre Asaehim è il nome del mondo in cui si trova Asgard. Si chiama anche Godheim, cioè appunto “il mondo degli dei”.

10-  Magari sono cattiva, ma ho riso da matti mentre scrivevo di Loki che comincia a parlare tutto serio e Thor che lo zittisce a sganassoni. Scusa, Loki…

11-  Prima o poi Loki porterà Darcy fuori a cena. Se sopravvivrà.

12-  Odino aspira ardentemente alla pensione, ma non può proprio lasciare Asgard in mano a Thor.

13-  Odino sta seriamente pensando di disconoscere entrambi quei disastri ambulanti che sono i suoi figli. Per il momento se li è levati di torno rinchiudendoli. Eddai, che se lo sono meritato!

 

 

Grazie per avere letto ^^

 

                                                             Makoto

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Prigioni ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Prigioni-

 

*

 

Il mal di testa era qualcosa di atroce. Gli veniva addirittura da vomitare per quanto era intenso.

Loki inspirò lentamente un paio di volte per cercare di calmarlo.

Intorno a lui era tutto tranquillo: non un rumore, non uno spostamento d’aria, non il minimo segno di una presenza ostile o amica.

Certo, Loki avrebbe dovuto aprire gli occhi per accertarsene, ma aveva la netta impressione che se lo avesse fatto la testa gli si sarebbe spaccata in tanti minuscoli pezzetti come un vaso di cristallo.

Avvertiva un vago fastidio alle braccia ma non era nelle condizioni per indagare su cosa fosse.

Di certo non era nelle mani di Thanos, altrimenti il dolore sarebbe stato ben peggiore.

No, considerato cosa aveva detto Odino e considerato che il suo ultimo ricordo era un gancio alla mascella  poteva dedurre che si trovava nelle segrete come promesso dal Padre degli dei, e che a portarcelo era stato ancora una volta il suo affezionato fratello maggiore.

Poco male, visto che per il momento in cella voleva dire al sicuro.

Nonostante il mal di testa Loki sospirò di sollievo: non aveva sperato di restare vivo tanto a lungo.

Era in cella a tempo indeterminato, quindi non c’era nessuna fretta di sforzarsi ad alzarsi.

Dopotutto poteva concedersi ancora un po’ di riposo.

 

**

 

Thor aveva passato in cella solo un paio di ore eppure già gli sembravano secoli.

Quella era la punizione di gran lunga peggiore che avesse mai ricevuto: l’immobilità dell’ambiente, lo spazio ristretto, l’isolamento, avere come unica compagnia l’essere che era causa di tutti i suoi problemi, e la cosa peggiore: la vergogna di essere un principe e di essere stato trascinato nelle stesse condizioni degli uomini senza onore.

L’esilio su Midgard era stato nulla a confronto.

Di tanto in tanto guardava con astio Loki che non si era ancora ripreso.

In realtà aveva avuto il dubbio di esserci andato un po’ troppo pesante con quel pugno, ed una volta si era avvicinato a Loki per controllare che respirasse ancora.

Respirava.

Si era allontanato prima di fare qualche sproposito per esempio strangolarlo mentre era ancora incosciente.

In realtà, per quanto fosse infuriato con Loki, Thor era consapevole che non gli avrebbe mai fatto irrimediabilmente male.

Loki aveva fatto cose indubbiamente terribili, ma per quanto Thor lo biasimasse ed odiasse il male che Loki aveva fatto, non appena si preparava ad alzare la mano su di lui per punirlo c’era un’altra immagine che gli si sovrapponeva davanti agli occhi e tratteneva la sua collera.

Era Loki che gli salvava la vita in battaglia. Loki che rideva con lui. Loki che avrebbe potuto lasciarlo morire per cento volte e invece gli aveva sempre fatto da scudo. Perché? Se davvero avesse voluto il trono non gli sarebbero certo mancate le occasioni di lasciare che il destino lavorasse per lui ed uccidesse lo scomodo primogenito. Non ultima la battaglia contro le linnorm a Vanaehim.

E Loki che durante l’invasione di New York avrebbe potuto ucciderlo, e invece si era limitato ad usare contro di lui uno stiletto che lo aveva a malapena graffiato.

Loki che, non dimeno, era responsabile della più totale e devastante umiliazione della sua vita.

Un paio di volte Loki aveva emesso un gemito ma non si era svegliato, con gran disappunto di Thor che non vedeva l’ora che quell’irresponsabile, dannoso essere aprisse gli occhi.

Non sapeva quanto tempo avrebbe dovuto passare in cella, ma litigare con suo fratello e pestarlo come meritava gli sembrava un ottimo modo per impiegarlo.

 

***

 

Quando Loki si svegliò di nuovo il mal di testa si era ridotto ad un pulsare sordo alle tempie.

Si guardò bene dal dare segni di vita prima di aver capito esattamente cosa succedeva intorno a lui.

Socchiuse appena le palpebre.

La sua prima intuizione riguardo all’essere in cella era sostanzialmente corretta: lo spazio ristretto e la scarsa luce artificiale non lasciavano dubbi.

Era una cella piccola rispetto alla sua prima sistemazione, e questo gli faceva supporre che aver messo in pericolo Asgard gli fosse costato un ulteriore declassamento.

Stavolta tre pareti erano di pietra grigio scuro mentre un lato era aperto, ed il lato che costituiva la parete di energia era oscurato a tratti da un’ombra rossa.

Loki sogghignò.

 

-Ah, Thor! Se Padretutto ti ha assegnato l’ingrato compito di sorvegliarmi puoi dirgli che ti risparmi questo tedio: non ho modo né intenzione di tentare una fuga-

 

-Taci, Loki! Taci, oppure giuro che questa è la volta che ti ammazzo davvero!-

 

A quelle parole Loki si decise ad aprire completamente gli occhi.

Non era certo la minaccia di morte a preoccuparlo, ma il modo in cui era stata pronunciata lo incuriosiva: la voce di Thor era troppo vicina a lui.

Lo vide in piedi a pochi passi da lui, con i pugni serrati e lo sguardo più truce che mai.

 

-Aspetta… tu che ci fai qui?-

 

-CHE…?!- Thor sembrava sul punto di strozzarsi per la rabbia –Vuoi sapere che ci faccio?! CHE CI FACCIO?!! Padre mi ha rinchiuso qui dentro con te, maledetto stupido!-

 

Loki ci mise un po’ a registrare la risposta e a capirne il senso.

Thor. Rinchiuso in cella.

Odino aveva rinchiuso Thor.

Con lui.

Forse era il fatto che non si era del tutto ripreso dalla botta, forse era lo stress del sapersi minacciato da un titano infuriato, ma più Loki pensava a Thor, il perfetto Thor erede di Odino rinchiuso in sua compagnia, più gli nasceva spontaneo ed insopprimibile l’istinto di ridere.

Cominciò piano, come un sussulto delle spalle, e finì con lui che si contorceva sulla branda e rideva sguaiatamente di una risata isterica, del tutto fuori luogo ed indecente ma incredibilmente liberatoria.

Gli lacrimavano gli occhi e, cielo! Non riusciva a smettere in nessun modo!

Odino aveva rinchiuso Thor con lui.

Oh, era semplicemente troppo bello per essere vero!

 

-Smettila di ridere! Idiota! Per colpa tua sono stato imprigionato nella mia stessa casa!-

 

-Oh, smettila di fare tante storie- gli disse tra una risata e l’altra -Io non mi sono lamentato tanto quando tu lo hai fatto a me, no?-

 

Invece di calmarsi Thor si infuriò ancora di più e gli scaraventò contro l’unica sedia della stanza.

Che andò a fracassarsi metà conto il muro e metà contro la schiena di Loki.

Né il gesto in sé ne il dolore riuscirono a zittirlo, anzi il fatto che Thor avesse distrutto con le sue stesse mani l’unica comodità di cui disponeva gli sembrava ancora più esilarante.

Loki aveva vagamente la percezione che chi lo avesse sentito ridere in quel modo lo avrebbe preso per un pazzo furioso ma non ci poteva fare proprio nulla.

Si calmò solo, forzatamente, quando si rese conto che era legato alla branda.

 

-Ehi! Ti spiace…?-

 

Fece cenno a Thor che si degnasse di liberarlo, visto che il nodo lo aveva sicuramente fatto lui.

La risposta fu un “crepa” pieno di astio, così Loki dovette rassegnarsi ad inginocchiarsi e a disfare il nodo con i denti.

Era umiliante, ma il pensiero che Thor condividesse la sua umiliazione e che ne soffrisse ancora di più in qualche modo lo tirava su di morale e gli manteneva in faccia un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

Dopo aver sciolto il primo nodo finalmente poté mettersi seduto e dedicarsi agli altri due.

Thor continuava a misurare la cella a grandi passi e a lanciargli ogni tanto occhiate di fuoco che Loki ignorava, facendolo infuriare ancora di più.

Mentre era ancora impegnato a liberarsi i polsi, una guardia si avvicinò alla cella con il vassoio del pasto.

Era appena un ragazzo e non alzò lo sguardo neanche una volta mentre spingeva il vassoio sul pavimento.

Loki immaginò che quel giovane avesse la testa piena delle storie sulle eroiche imprese del dio del tuono, e che vederlo in cella fosse umiliante per lui non meno che per Thor.

A lui invece non importava. Aveva imparato a fare in modo che non gli importasse cosa la gente pensava di lui.

La sua mente era entrata nella modalità di istinto primitivo secondo cui la cosa importante era una sola: sopravvivere; Loki sapeva di essere programmato per sopravvivere molto più di Thor, a causa del retaggio genetico della razza maledetta e primordiale che si portava nel sangue.

Disprezzava la sua discendenza dai giganti di ghiaccio ma non si faceva problemi a farne uso quando le circostanze lo richiedevano.

Poi che chi lo vedeva imprigionato pensasse pure quello che gli pareva: ci avrebbe pensato una volta libero a far rimangiare loro ogni insulto che avessero osato anche solo pensare.

La guardia se ne andò in fretta ed in silenzio come era arrivata, e solo allora Thor alzò la testa per lanciare uno sguardo disgustato al cibo e poi uno furente a lui.

Loki sogghignò perché sapeva esattamente cosa passava per la testa del fratello.

Era disgustato dal dividere il pasto dei condannati e dava la colpa a lui.

Vedere Thor piegato, abbattuto nell’orgoglio e nella dignità era una soddisfazione che non avrebbe mai sperato di provare.

La gustò fino in fondo e la trovò dolce come il miglior idromele che avesse mai bevuto.

Non si aspettava che in fondo a tutta quella soddisfazione ci potesse essere dell’amaro, e  invece lo trovò, ben nascosto come un grano di veleno caduto per sbaglio tra cristalli di zucchero.

Improvvisamente la disperazione di Thor lo metteva a disagio.

Per distrarsi finì di slacciare i nodi e si massaggiò i polsi per riattivare la circolazione.

Thor intanto si era seduto contro il muro con le ginocchia strette al petto.

Erano secoli che Loki non lo vedeva in quelle condizioni, e gli sembrava un brutto segno.

Per lui, abituato a far lavorare la mente in ogni condizione, dall’immobilità assoluta alla furia della battaglia, la prigionia non era un problema; ma per Thor, in cui mente e corpo erano un’unità inscindibile e turbolenta, l’immobilità fisica e dell’ambiente potevano essere devastanti.

Chissà se Odino aveva pensato alle possibili conseguenze della prigionia su Thor quando lo aveva rinchiuso per punirlo; se per esempio aveva considerato la possibilità che il dio del tuono e futuro re di Asgard finisse ridotto alla demenza.

Un altro sguardo a Thor lo convinse a parlare.

 

-Mangia-

 

Thor picchiò un pugno a terra per la rabbia.

 

-No! Io non mi abbasserò a consumare il pane destinato ai criminali-

 

Gli rispose stizzito ma già con una voce che già era più sorda del solito.

 

-Mangia, ti ho detto- ripeté Loki impaziente -Dopo sarà peggio-

 

-Dopo quando?-

 

La preoccupazione nella voce di Thor era evidente ed era anche strana. Loki non aveva mai visto Thor preoccupato.

Gli rispose con calma, cercando di essere convincente.

 

-Dopo tra un paio di settimane, quando i morsi della fame diventeranno intollerabili. Fidati: è più facile convivere con un orgoglio ferito che con uno stomaco vuoto. Il cibo che hai a portata di mano ti sembrerà di giorno in giorno meno disgustoso, e poi arriverà il momento in cui ti getterai a divorarlo come i cani divorano gli avanzi della tavola dei loro padroni. Quindi, te lo ripeto come consiglio: mangia, finché puoi farlo con dignità-

 

Loki lo sapeva perché ci era già passato due volte, la prima quando era stato incarcerato la prima volta e poi in casa di Thor quando si era ostinato a non toccare cibo finché Jane Foster non lo aveva praticamente costretto. Sapeva come sarebbe andata.

Prima la sensazione di onnipotenza ed il rifiuto totale, poi la tentazione sempre più forte ed infine bocconi strappati ed inghiottiti quasi interi alla maniera dei lupi.

Thor scosse la testa.

Loki sapeva che Thor sapeva che lui aveva ragione, e che per questo lo odiava.

Poco male. Meglio che odiasse lui piuttosto che si arrendesse all’apatia dei condannati.

 

-Avanti, vieni a sederti qui. Non puoi stare sul pavimento-

 

-Meglio sul pavimento che vicino a te-

 

A quel punto Loki, che già aveva poca pazienza di suo e che ancor meno ne aveva quando aveva a che fare con il fratello, sbottò arrabbiato.

Thor si ostinava ad ignorare per ripicca i suoi consigli? Si riteneva superiore? Bene!

 

-E allora all’inferno e crepa come ti pare!-

 

Allora Thor scattò in piedi e venne verso di lui con un cipiglio minaccioso che avrebbe intimorito chiunque.

Non Loki.

Lui era abituato agli scatti d’ira di Thor e non se ne lasciava spaventare. In quel momento era Thor quello fragile, non lui.

Era Thor ad un passo dalla pazzia, mentre lui aveva già superato quella linea ed ormai ne era immune.

 

-Non osare comportarti come se fosse colpa mia!-

 

-Tu non provare a scaricare su di me la colpa della tua stupidità-

 

Ribatté Loki.

 

-La mia stupidità? La tua malafede piuttosto! Perché non mi hai detto del Tesseract, perché lo hai rubato? Perché devi sempre rovinare tutto?-

 

-Rovinare cosa, esattamente?-

 

Thor lo guardò offeso, come se per lui dovesse essere ovvio sapere di che stava parlando.

 

-Io ero quasi riuscito a convincere Padre che qualcosa di te si poteva ancora salvare-

 

Loki fece un’alzata di spalle.

 

-Un favore che non ti ho mai chiesto di farmi. Se fossi interessato ad accattivarmi la benevolenza del Padre degli dei stai sicuro che non mi mancherebbero i mezzi anche senza il tuo aiuto. Piuttosto, tu, che ti vanti di fare un favore a me, non sarà stato per caso un tentativo di metterti in mostra con Odino? In fondo non hai fatto esattamente una buona figura quando ti sei fatto abbindolare da me e mi hai promesso la protezione dell’ospite. Forse il tuo è un tentativo di convincerlo che puoi redimere il figliol prodigo e che in fondo non sei inetto come sembri?-

 

-Se cerco di redimerti è solo per il tuo bene, e se cerco di convincere Padre è per il suo. Non voglio che soffra ancora a causa tua-

 

Loki lasciò andare una risata secca e piena di disprezzo.

Non si era ancora neanche preso il disturbo di alzarsi e seguiva l’andirivieni di Thor con minimi movimenti della testa.

 

-Come sei premuroso, Thor, davvero. È commovente. Almeno quanto è stomachevole capire quanto tu sia ancora infantilmente dipendente dall’approvazione di tuo padre-

 

Thor si bloccò per un attimo e si avvicinò di nuovo a lui.

 

-Ah, io sono dipendente dall’approvazione di Padre? Non eri tu che un paio di anni fa volevi dimostrare di essere il figlio degno?-

 

Stavolta fu Loki ad afferrare un pezzo di legno e a scagliarlo contro Thor.

 

-Quei giorni infantili sono finiti! Io sono riuscito a crescere, tu invece no-

 

-Bravo: sei cresciuto e sei diventato un pericolo-

 

Stavolta anche Loki scattò in piedi per affrontare Thor da pari.

Già l’allusione a quella frase infelice che si era fatto scappare anni prima lo aveva irritato, ma che Thor fosse ancora così cieco e che si rifacesse su di lui non poteva sopportarlo.

 

-Tra noi due non sono io il pericolo! Non capisci, razza di babbeo, che se tu mi avessi lasciato fare a modo mio, a quest’ora Asgard non sarebbe compromessa? Io avevo pensato a tutto: sarei arrivato qui, avrei lasciato il Tesseract ad Heimdall e me ne sarei andato attraverso uno dei miei sentieri. Semplice, discreto e pulito. L’Altro non mi avrebbe mai neanche visto. Non mi avrebbero mai collegato direttamente ad Asgard. E invece no! Per colpa tua Odino è stato costretto a prendersi la mia responsabilità. Se tu mi avessi dato retta per un volta, se mi avessi lasciato andare, Odino non avrebbe mai avuto niente a che fare con me ed Asgard non avrebbe mai avuto niente a che fare con il Titano-

 

-E come facevo a saperlo?!- Si difese Thor -Tu mi dici mai niente? No! E allora perché dovrei fidarmi di te?-

 

-Perché io so quello che faccio, maledizione!-

 

Urlò Loki esasperato.

Ancora una parola da parte di Thor e Loki giurò a sé stesso che avrebbe usato una delle schegge della sedia per conficcargliela in gola.

 

-No, Loki. Quello che tu fai è generare discordia e seminare il sospetto, e tutto per soddisfare il tuo egoismo-

 

No, forse non ci sarebbe stato bisogno di usare le schegge, perché a quello Loki sapeva rispondere facendo molto più male con le parole.

Rilassò le spalle e si concesse di sorridere, ormai che sapeva di avere la vittoria in pugno.

 

-Quello che fai tu, invece, è tentare di imitare gli atteggiamenti ed il comportamento di tuo padre. Non hai mai pensato con la tua testa, quando lo hai fatto i risultati sono stati disastrosi ed in ogni caso non te ne sei mai preso la responsabilità. Io sono un egoista, lo ammetto, ma tu sei patetico-

 

Touché.

Peccato che Thor non sapesse perdere sportivamente, soprattutto non contro Loki, e che la sua reazione fosse rispondere a pugni quando non sapeva cosa ribattere a parole.

Loki ebbe pochi millesimi di secondo per capire che suo fratello aveva intenzione di colpirlo in faccia e decidere come reagire.

Gli afferrò il braccio e si abbassò in modo da fare perno con il proprio corpo per convertire l’energia della massa di Thor scagliata contro di lui in energia che passava sopra la sua schiena e finiva scaraventata contro…

“No! La branda!”

Loki si rese conto di quel piccolo errore di calcolo quando ormai l’ultimo pezzo d’arredamento della stanza era stato irrimediabilmente distrutto.

Non fu abbastanza svelto ad allontanarsi e Thor lo afferrò per la caviglia, facendolo a sua volta schiantare a terra.

“No, non ci provare!”

Per liberarsi Loki lo colpì in faccia con un calcio e si allontanò in fretta.

Thor non era per niente deciso a lasciar perdere e appena fu di nuovo in piedi stava per scagliarsi di nuovo su di lui, allora Loki, per mettere fine a quell’inutile spreco di energie, decise forzatamente di cercare di calmarlo.

Che peccato! Sarebbe stato molto più divertente aizzarlo come un molosso da combattimento fino a fargli perdere completamente il senno, ma date le circostanze era meglio una tregua.

 

-Thor, adesso basta. Non vedi che siamo nella stessa situazione?-

 

-Per colpa tua!-

 

Loki dovette trattenersi dal roteare gli occhi.

 

-Va bene- concesse -Per colpa mia. Ma adesso, ti prego, rifletti: che utilità ha sprecare energie combattendo tra noi? Se dovessero arrivare altre creature del Titano, vuoi essere in forze ed in grado di difendere la tua casa o vuoi farti trovare sfibrato da una battaglia inutile? Pensaci, Thor-

 

Fortunatamente fargli balenare davanti gli ideali di lealtà verso Asgard e la logica dei campi di battaglia calmò lo spirito guerriero del dio del tuono.

Thor lasciò andare lungo il fianco il pugno che aveva avuto tutta l’intenzione di abbattere sul cranio di Loki.

 

-E va bene. Tregua-

 

Disse astioso.

 

-Tregua-

 

Concordò Loki.

Così, se quel campione di rozzezza che era suo fratello si fosse deciso a lasciarlo in pace, lui avrebbe potuto lavorare ad un piano di fuga.

 

****

 

Per tre giorni il tempo era rimasto cristallizzato nella cella dove stavano Thor e Loki.

Poiché anche la branda era stata distrutta Loki aveva dovuto rassegnarsi a sedere per terra, ma se non altro lui si era tenuto la coperta, che era comunque più confortevole che stare sul pavimento di pietra.

Thor impiegava il tempo ad andare su e giù per la cella come un leone in gabbia, comportamento inutile e dispersivo di forze; Loki invece aveva trovato come impiegare più proficuamente quelle ore.

Per prima cosa aveva osservato un interessante comportamento della barriera di energia quando Thor l’aveva presa a pugni in uno dei frequenti momenti di esasperazione: la parete aveva vacillato ma non ceduto perché Thor aveva usato solo la forza bruta.

E se invece nella rete di energia fosse stato introdotto un elemento della stessa consistenza? Far saltare le maglie di una rete creata con la magia usando la magia stessa poteva essere una buona idea. Ma come poteva fare ora che non aveva più i suoi pugnali?

La soluzione gliela diede ancora una volta Thor senza rendersene conto, quando usò i pezzi di legno come armi improprie contro di lui.

Una scheggia sarebbe stata perfetta perché se adeguatamente impregnata di magia, magari incidendoci sopra delle rune, avrebbe potuto forzare la parete.

Peccato che non avrebbe potuto fare una prova.

Non poteva permettersi di fare tentativi fallimentari che insospettissero Odino: se la magia che sigillava la cella fosse stata intaccata dall’interno il Padre degli dei avrebbe senza dubbio capito che era stato lui e gli avrebbe tolto l’unica cosa che gli restava, ovvero la libertà di movimento.

Neanche Loki poteva resistere all’immobilità totale senza impazzire.

No, voleva dire che aveva una sola possibilità e che doveva sfruttarla bene.

Scelse la scheggia più lunga ed affilata che era stata parte della branda, poi con uno dei chiodi, mentre Thor dormiva o era impegnato a fissare il vuoto, aveva inciso rune di rottura dei legami e rune che invocavano la debolezza.

Per dare forza all’incantesimo ancora una volta usò il suo sangue.

Un umano non avrebbe mai osato ferirsi con un chiodo arrugginito per paura della malattia che chiamavano tetano, ma Loki non temeva le malattie e non esitò a graffiarsi i polsi sotto la manica.

Thor non si accorse mai di nulla. Loki era un maestro nell’arte di non dare nell’occhio quando voleva passare inosservato, qualunque cosa facesse.

E comunque per Loki era essenziale che Thor non intuisse neanche lontanamente le sue intenzioni, perché suo fratello era uno strumento essenziale ed inconsapevole del suo piano di fuga.

Quando lo vedeva troppo apatico Loki provvedeva a provocarlo in qualche modo per mantenere vivo il suo spirito di battaglia.

Non che ci volesse molto per fare arrabbiare Thor: a Loki bastava un atteggiamento sornione o una parola in più quando veniva consegnato loro il pasto e la lite scoppiava immancabile.

Loki aveva capito che Thor non si era ancora rassegnato al fatto che Mjollnir non rispondesse al suo comando dall’interno della cella, ed aveva trovato il modo di sfruttare la cosa a suo vantaggio: quando si accorgeva che Thor stava facendo un ennesimo, vano tentativo, non mancava mai di deriderlo per il fallimento, e allora era un litigio assicurato.

Loki doveva spesso incassare i colpi, ma cercava di restituirne il più possibile.

In fondo a lui non dispiaceva affatto accapigliarsi con Thor e fargli pagare la brutta situazione in cui lo aveva cacciato per pura stupidità; picchiare suo fratello e magari anche deriderlo era un ottimo modo di scaricare lo stress.

Ogni volta però era sempre Loki che cercava di mettere fine alle ostilità, e finiva sempre con loro due che si ritiravano agli angoli opposti della cella guardandosi in cagnesco dopo essersi picchiati a sangue.

Oltre a punzecchiare Thor per non farlo sprofondare nella totale abulia e ad intessere l’incantesimo sulla sua arma, l’altra cosa che occupava la mente di Loki era chiedersi come diavolo avesse fatto Thanos a mettersi sulle sue tracce.

Doveva aver riconosciuto l’energia del Tesseract, ma Loki era sicurissimo di averla protetta ed occultata in ogni modo possibile, con strati e strati i incantesimi e rune.

Tutti quelli che conosceva, e certo non erano pochi! E allora… come?!

Fu solo quando arrivò alla conclusione che non poteva tentare di scalfire la parete di energia della cella che la soluzione gli balenò in mente.

Lui non voleva che si vedesse la sua magia all’interno della cella.

Quindi il suo errore su Midgard non era stato non nascondere bene il Tesseract, anzi il problema era che lo aveva nascosto troppo bene. Aveva nascosto il Tesseract, ma non aveva certo pensato a nascondere la magia che lo nascondeva!

Aveva imprecato a voce alta guadagnandosi un’occhiata perplessa da parte di Thor, a cui però non fece troppo caso.

Certo! Era così che Thanos lo aveva trovato! Che prodigio di idiozia, che monumento all’imbecillità che era stato!

Un incantesimo di occultamento così potente sollevava dubbi circa cosa fosse occultato.

Era come se avesse esposto un enorme stele di marmo con su scritto “NON LEGGETE QUI”.

E probabilmente il Titano aveva percepito le tracce del Tesseract già mentre lui le stava estraendo da Erik Selvig. Si era nascosto con la  magia, ma forse a volte il controllo su quell’incantesimo secondario si era allentato senza che lui se ne rendesse conto.

Una traccia di Tesseract era apparsa e scomparsa su Midgard, e nello stesso momento era apparso il più potente incantesimo di occultamento mai fatto.

Ce n’era più che abbastanza per insospettire anche un essere meno furbo di Thanos.

L’Altro aveva avuto ragione quando aveva detto che a Thanos non importava nulla di una briciola e che voleva lui, ma c’era una cosa che il messaggero non aveva detto e che Loki era sicuro di essere l’unico ad aver capito.

Tutto questo improvviso interesse per Thanos nel vendicarsi su di lui aveva un secondo fine, e cioè fornirgli la scusa per attaccare Asgard, dove guarda caso era custodito il cubo cosmico.

Era solo questione di tempo prima che Thanos trovasse il modo di attaccare i nove regni, e se quello che chiamavano il Titano Folle avesse attaccato Asgard non c’era nessuna garanzia che gli Aesir sarebbero riusciti a ricacciarlo indietro.

Thanos si sarebbe reimpossessato del cubo e poi avrebbe dedicato le sue attenzioni a lui.

Loki non voleva neanche pensare a cosa ne sarebbe stato di lui se fosse caduto nelle sue mani.

Quando era sul pianeta del Titano aveva visto cose, aveva sentito le urla dei prigionieri, sapeva quali esperimenti venivano condotti su di loro e come.

Solo il ricordo bastava  a paralizzarlo dal terrore, e Loki non era certo un tipo facilmente impressionabile.

Per questo si prese tutto il tempo necessario per fare bene l’incantesimo sulla scheggia, che insieme a Thor era la chiave per la libertà, ma al quarto giorno decise che la priorità era evadere, lasciare Asgard e nascondersi per un paio di centinaia di anni nell’angolo più remoto dell’universo.

 

___________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Orbene, eccomi di nuovo qui! Ho una strana impressione, e cioè come se la storia fino a qui fosse stata una prova generale e solo ora abbia preso il ritmo giusto. Se qualcun altro ha questa impressione che si faccia avanti per favore, così avrò la conferma di non essere paranoica.

A parte questo… capitolo claustrofobico, non trovate? Tra la cella, Thor che dà di matto e Loki che dà libero sfogo ai suoi pensieri contorti ma (purtroppo per lui) giusti.

E comunque a me piace tanto scrivere di questi due che litigano e si pestano.

Stranamente stavolta ho poca roba da segnalare.

 

1-      Loki se la sta facendo sotto. Ed ha buoni motivi, non credete? Da quello che mi sono spoilerata su Wikipedia, *SPOILER* Thanos fa esperimenti su esseri viventi *FINE SPOILER*, e Loki non vuole certo fare da cavia. E poi *ALTRO SPOILER* Thanos ha sacrificato sua madre alla morte *FINE ALTRO SPOILER* insomma, pur di sfuggire ad uno così la dignità se ne va alle ortiche, no?

2-      Secondo me in “Thor – The dark world” Loki era felicissimo di stare in cella, perché lo sa benissimo di avere quel conticino in sospeso con Thanos.

3-      A proposito di Thanos, nel mio headcanon vuole punire Loki per il suo fallimento, ma non è esattamente quella la sua priorità. Per me Loki sarebbe una buona scusa per dichiarare guerra ad Asgard. Anche se Thanos non ha bisogno di tante scuse quando gli gira di dichiarare guerra a qualcuno.

 

Grazie alle altre due persone che hanno messo la storia tra le preferite e alle tre che l’hanno aggiunta alle seguite/ricordate.

Spero che vi piaccia ancora =)

 

                                                             Makoto

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Per sopravvivere ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Per sopravvivere-

 

*

 

Cominciò prima di quanto Loki avesse previsto.

Vibrazioni percepite attraverso il pavimento.

Il sesto senso di Loki che non sbagliava mai quando c’era una minaccia incombente.

Un boato sordo li fece scattare entrambi in piedi con l’istinto dei soldati sotto attacco.

Ebbero appena il tempo di scambiarsi un’occhiata e di trovare ognuno la stessa consapevolezza negli occhi dell’altro: erano in pericolo.

Un altro tuono sordo e Válaskjálf tremò fino alle fondamenta.

 

-Thor- scandì Loki lentamente –Sono venuti a prendermi. Lo capisci?-

 

Thor non gli rispose.

 

-Devo andarmene. Aiutami-

 

Lo supplicò.

 

-No, Loki. Stavolta anche se potessi farti uscire di prigione non lo farei-

 

Un altro tuono e Loki trasalì. Thor odiava vedere i suoi occhi dilatati dal terrore, ma ormai aveva imparato bene la lezione circa il farsi fregare dalle espressioni facciali di Loki.

 

-Ti prego, fratello…-

 

-No! Stavolta no. Non ti permetterò di approfittare di me-

 

Allora Loki gli voltò le spalle in un gesto di dispetto infantile.

Per un attimo Thor credette che Loki sarebbe crollato a terra piangendo o che si sarebbe lasciato andare ad una scenata isterica.

Non accadde nessuna delle due cose.

Loki prese un paio di respiri profondi, poi raddrizzò le spalle e quando si girò di nuovo a guardarlo era pervaso da una calma innaturale.

I suoi occhi verde giada non erano più pozzi di terrore; ora esprimevano una gelida determinazione.

 

-Molto bene, Thor. Vorrà dire che faremo a modo mio-

 

All’improvviso Loki era di fronte a lui, mentre la sua immagine continuava a parlare per distrarre il dio dei tuoni.

Era un trucco che gli riusciva particolarmente bene.

Quando lo colpì in faccia con un pugno Thor fu così sorpreso da barcollare all’indietro.

Loki lo colpì ancora una volta allo stomaco e quando si piegò per il dolore lo colpì alla nuca con una gomitata.

 

-Vediamo se Padretutto vorrà aprire o no questa cella quando tu sarai agonizzante-

 

In mano aveva una scheggia lunga ed affilata, già sporca di sangue secco.

Thor non ebbe nessun dubbio che l’avrebbe usata contro di lui in mancanza di altre armi.

 

-Loki, perché? Non eri tu che dicevi di non sprecare le energie combattendo tra di noi?-

 

-Oh, Thor, quanto sei ingenuo! Lo dicevo semplicemente per non essere importunato dai tuoi continui malumori. Adesso le cose sono cambiate-

 

Lo attaccò di nuovo mirando alla rotula con un calcio.

Non riuscì a colpirlo come voleva ma fu comunque abbastanza forte.

 

-Io voglio uscire da questa cella. E lo sai come farò, fratello? Credo che approfitterò del momento in cui verranno a prendere il tuo cadavere-

 

A quelle parole Thor reagì come una belva.

 

-Loki, adesso basta! Non puoi volermi uccidere davvero!-

 

-Perché no? Prima mi servivi vivo, adesso mi servi morto-

 

Quello era più di quanto Thor potesse sopportare: Loki si era dimostrato cinico, fedifrago ed inaffidabile, ma che arrivasse a dirgli in faccia che lui gli “serviva” morto era un insulto che non poteva ignorare pur con tutta la sua buona volontà.

Thor gli si gettò addosso con un urlo.

L’impatto tolse il fiato ad entrambi per qualche secondo, ma Thor fu il primo a riprendersi e schiacciò Loki contro la parete afferrandolo dal bavero.

 

-Allora è solo questo che sono per te? Uno dei tuoi strumenti, una pedina per i tuoi giochi? Non ci provi neanche ad avere un minimo di rispetto?!-

 

Loki ricambiò con uno sguardo torvo in cui si mischiavano rabbia e disprezzo.

 

-In questo momento vorrei poterti uccidere, Loki, come tu non esiteresti ad uccidere me-

 

Ringhiò Thor.

Non si aspettava che Loki sospirasse e chiudesse gli occhi. Tutta la rabbia e l’istinto di lottare sembravano svaniti dal suo corpo ed in un momento si era lasciato andare inerte contro il muro, con la testa reclinata all’indietro.

 

-E allora fallo. Meglio morire per mano tua che per mano del Titano. Abbi pietà di me, figlio di Odino, e se non vuoi liberarmi allora uccidimi prima che mi prendano loro-

 

Thor lo squadrò per qualche secondo, poi scosse la testa . Possibile che Loki dovesse sempre essere esagerato e melodrammatico?

 

-Dacci un taglio, Loki. Non ci crederò mai che tu abbia tanta paura di Thanos. Tu non sei capace di avere paura-

 

Loki tremava, letteralmente.

 

-Paura? No, la paura non basta per lui. Oh, tu non sai cosa può fare! Sono torture capaci di portare alla pazzia anche solo sentendole raccontare-

 

Finalmente Thor lo lasciò andare, ma Loki rimase appoggiato contro il muro come se non avesse la forza di sostenersi sulle gambe.

Thor aveva ancora dei dubbi. Sapeva che Loki era estremamente abile con le parole e che non aveva alcuno scrupolo a mentire. Eppure tutta quella disperazione non poteva lasciarlo insensibile.

 

-Ho capito che non posso scappare- continuò Loki -ma tu promettimi una cosa: giurami che, se mi prenderanno prigioniero, tu mi ucciderai-

 

Thor si ritrasse come se Loki lo avesse colpito.

 

-No! Loki…-

 

-Promettimelo!- insistette lui -Sarà un atto di misericordia uccidermi prima che mi portino al loro signore. Preferisco morire qui in casa mia piuttosto che su un pianeta sconosciuto e tra le sofferenze peggiori che si possano immaginare-

 

Era una promessa orribile da fare.

Le Norne non potevano avergli donato un fratello per poi pretendere che lo sacrificasse.

Ed anche se Thor era offeso perché Loki gli aveva detto che gli “serviva” morto capiva che era stata una mossa dettata dalla paura, il che mitigava la rabbia nei suoi confronti.

“Piuttosto lo aiuterò a fuggire”

Non lo disse però, perché nonostante tutto non si fidava assolutamente di Loki.

 

-Ti prego, Thor. Promettimi che mi risparmierai delle sofferenze inutili-

 

Nonostante avesse detto “ti prego” , nell’atteggiamento di Loki non c’era traccia di vigliaccheria; era un uomo, un principe, che chiedeva che gli fosse concessa una morte dignitosa.

Thor comprendeva la sua richiesta e la rispettava.

Un altro boato, stavolta più profondo degli altri, scosse le pareti ed il pavimento.

 

-Se sarà assolutamente necessario, allora lo farò. Hai la mia parola-

 

Promise infine Thor.

 

-Ti ringrazio-

 

Per un po’ rimasero fianco a fianco in silenzio.

Tentavano entrambi di mantenere il contegno di due principi guerrieri: schiena dritta e testa alta, pronti ad affrontare qualsiasi cosa.

 

-Thor…?-

 

-Cosa c’è?-

 

Loki si mosse impacciato.

 

-Io… volevo comunque ringraziarti per l’ospitalità che mi hai concesso in queste settimane. E poi… ecco, per prima… mi dispiace. Volevo che tu lo sapessi, prima di… insomma, se… Ero disperato, fratello. Non portarmi rancore per quello che ho fatto e detto-

 

Thor lo fermò con un cenno della mano.

 

-Va bene così. E poi tu me lo dici sempre che non sono abbastanza intelligente per portare rancore-

 

Un sorriso attraversò per un attimo il volto di Loki. Per questo ancora una volta l’affetto ebbe la meglio e Thor lo accarezzò come faceva spesso: tenendogli il viso nell’incavo della mano.

Forse era l’ultimo gesto di affetto che avrebbero potuto scambiarsi.

 

-Combatteremo insieme, fino alla fine-

 

Loki chiuse gli occhi ancora una volta.

Thor non riusciva neanche ad immaginare cosa gli stesse realmente passando per la testa, si accontentava di avere Loki che sembrava tornato quello di un tempo quando posava la mano sulla sua per premerla più forte contro la guancia e poi ricambiava il gesto.

Quasi non ci credeva quando anche Loki gli posò la mano sul viso.

Doveva essere più che terrore per indurre il suo algido, scostante, altezzoso fratello minore a cercare conforto nel contatto fisico con lui.

Sentì più forte che mai la stretta della commozione unita a quella della paura di perderlo.

 

-Già che siamo in vena di sincerità… Loki, non è vero che non ti aiuterei a fuggire se potessi-

 

-Grazie. Questo rende tutto molto più semplice-

 

Thor non ebbe il tempo di chiedersi cosa mai volesse dire Loki, perché il tocco sulla sua guancia si trasformò in una stretta d’acciaio e lui finì a sbattere con la tempia contro la parete trasparente della cella.

 

**

 

Sì! Ce l’aveva fatta ancora una volta! Certo, gli ci era voluto più tempo del previsto per fare abbassare la guardia a Thor ed aveva dovuto dare fondo a tutte le sue doti di attore, ma il risultato era stato ugualmente ottimo.

Ora aveva pochi millesimi di secondo per agire.

Vide al rallentatore le crepe che si allargavano sotto il punto dell’impatto.

La mano con la scheggia era già in posizione.

Loki la conficcò esattamente dove si erano create le alterazioni più profonde.

A pochi centimetri dalla fronte di Thor.

Loki non perse tempo  chiedersi se in altre circostanze avrebbe mirato alla gola del fratello maggiore oppure no.

All’inizio la parete fece resistenza e lui credette di essere completamente, totalmente, irrimediabilmente fottuto: se gli era andata male quella volta neanche Thor sarebbe mai più stato così stupido da perdonarlo.

Poi però la magia di cui era impregnata la lama ebbe la meglio su quella della parete.

Bastò un minimo di cedimento e poi altri punti della rete saltarono, come quando da una tela viene tirato via il filo principale.

A quel punto Loki non aveva più tempo da perdere. Se Thor si fosse ripreso dalla sorpresa lui non avrebbe avuto scampo.

Lasciò andare la mascella di Thor e forzò il muro con una spallata.

La prima botta non ebbe nessun risultato tranne allargare le crepe di luce arancione sospese a mezz’aria attorno alla scheggia.

Loki pensò ad una spina e all’infezione che si diffondeva intorno.

E non si stava diffondendo abbastanza in fretta!

Disperato, ad un passo dal panico totale, tentò un altro colpo.

Stavolta la parete cedette completamente, peccato che Thor avesse ormai intuito le sue intenzioni e che si fosse di nuovo avventato su di lui.

Rotolarono entrambi fuori dalla cella, con Loki che si contorceva disperatamente per sfuggire a Thor perché “se mi prende questa volta mi strangola” e Thor che imprecava con i peggiori epiteti mai sentiti nei nove regni.

La cosa migliore che Loki poteva fare era sparire, e fu esattamente quello che fece.

Si ritirò in un angolo a riprendere fiato e lasciò Thor che incespicava nel corridoio e ruggiva il suo nome.

 

-Loki! Maledetto infame traditore, dove ti sei nascosto?!-

 

Sulla tempia destra di Thor c’era una grossa escoriazione da cui colava un rivolo di sangue.

Da qualche parte in fondo al suo essere Loki provò un vago disagio per quello che aveva fatto, ma niente di simile al pentimento: lui doveva sopravvivere, qualunque fosse il prezzo.

Recuperato un minimo di lucidità si rese conto di non essere ancora fuori pericolo perché era fuori dalla cella, ma ancora rinchiuso nei sotterranei.

Thor girava su se stesso, forse temendo di essere attaccato di nuovo.

“Forse mi puoi aiutare ancora una volta, fratello”

Loki sapeva che Thor in battaglia si affidava molto alle percezioni sensoriali, e che non vedeva l’ora di mettere le mani addosso a lui per ridurlo in brandelli. Forse aveva trovato il modo di sfruttare entrambe le cose.

Si concentrò per evocare una corrente d’aria.

Sfiorò Thor con quella e poi sfiorò una delle fiaccole alle pareti.

La fiamma tremò come se qualcuno fosse appena passato di corsa.

Esattamente come Loki aveva previsto, Thor si gettò su quella traccia, e lui per uscire dalle segrete non dovette fare altro che camminare tranquillo dietro suo fratello che stava ingenuamente inseguendo un alito di vento.

 

***

 

Odino aveva sperato di avere a disposizione più tempo.

Avrebbe voluto approntare le difese, portare via la popolazione, istruire i suoi Einerjar su cosa avrebbero affrontato.

Non aveva potuto farlo.

La minaccia era arrivata troppo rapida, lui la vedeva chiaramente dalla torre più alta di Valaskjalf.

Per l’ennesima volta il re di Asgard si chiese se ne fosse valsa realmente la pena.

Molte volte in quei tre giorni aveva ponderato l’idea di tornare nei sotterranei e liberare Thor e Loki.

Prima Thor ovviamente, ma lasciando a Loki un ampio margine di possibilità per  “scappare”.

Non poteva liberarlo di persona, ma neanche poteva consegnarlo alle torture di Thanos.

Se lo avesse fatto fuggire, Loki avrebbe capito? E lo avrebbe apprezzato?

Probabilmente no, ed in ogni caso non aveva più il tempo di farlo.

Nell’alba dorata di Asgard, Odino si trovò a sorridere amaramente.

Era di un’ironia crudele che, dopo aver mantenuto la pace per secoli, tutti i guai possibili si stessero concentrando quasi alla fine del suo regno.

 

****

 

Arrivato all’entrata delle segrete Thor era stato bloccato da un drappello di guardie.

Cinque Einerjar che, pur essendo guerrieri forti e valorosi, non avevano nessuna possibilità di contrastare un dio dei tuoni particolarmente furioso.

Loki si irrigidì. Se quelli avessero dato battaglia lui avrebbe perso tempo prezioso.

 

-Fatemi passare! Loki è fuggito!-

 

Loro si guardarono indecisi.

Non sapevano se considerare Thor il loro principe oppure un fuggitivo al pari di Loki.

L’istinto di Thor gli fece richiamare Mjollnir, e poiché non era più isolato dalla cella il martello rispose pochi secondi dopo; a pagare il prezzo fu il portone, che si deformò al centro come una bolla e poi esplose in una pioggia di schegge alle loro spalle per far passare il martello.

 

-Fatemi passare-

 

Ripeté Thor, più minaccioso ora che impugnava di nuovo Mjollnir.

Se già avevano poche speranze contro Thor ancora meno ne avevano quando era armato, per questo il gruppo si divise e lo lasciò passare.

Loki sgusciò rapido appena dietro di lui e rivolse ironici cenni di saluto alle guardie.

Una volta all’aperto Thor si fermò come se fosse indeciso su che fare.

“Tipico di te, fratello: buttarti a testa bassa in un’impresa che poi non sai come continuare”

La tentazione di rifilare a Thor un colpo alle spalle come regalo d’addio era molto forte.

Loki strinse in mano la scheggia.

Si era un po’ deformata, ma era ancora capace di ferire.

Poteva farlo. Voleva farlo. Tutto il suo corpo tremava per la tensione.

Il collo di Thor era così esposto e vulnerabile in quel momento. Non lo avrebbe sicuramente ucciso, ma avrebbe avuto la soddisfazione di guardare negli occhi suo fratello nell’esatto momento in cui si fosse reso conto di essere stato giocato per l’ennesima volta e di essere stato proprio lui che gli aveva aperto la strada.

Che soddisfazione sarebbe stata!

Ma sarebbe stato anche un rischio perché così avrebbe perso vantaggio su Thor rivelandogli la sua esatta posizione.

Il conflitto era tra la vanità intellettuale e la fredda logica.

Vinse la seconda.

La gola del primogenito di Odino fu salva e Loki si incamminò verso i suoi appartamenti perché, se voleva fuggire da Asgard, non poteva farlo senza un’arma degna di tale nome.

 

*****

 

“E adesso?”

Thor era uscito di cella, ma concretamente non sapeva cosa fare.

In quei casi, quando lui si trovava ad un punto morto, c’era sempre stato Loki a pensare al posto suo e a sbloccare la situazione.

Ora Loki non c’era. Non solo fisicamente ma anche nel senso morale del termine, ed il bernoccolo sulla tempia lo dimostrava ampiamente.

Thor lo giurò a se stesso: mai più lo avrebbe perdonato.

 

-Thor! Che è successo?-

 

Per Thor fu un sollievo vedere apparire Odino. Suo padre avrebbe saputo cosa fare.

 

-Padre! Loki… Loki è fuggito-

 

Che vergogna ammetterlo!

 

-Avete combattuto, vedo-

 

Thor abbassò lo sguardo.

Come poteva confessare a suo padre che ancora una volta era colpa della sua ingenuità?

 

-Adesso ascoltami, Thor. Ci sono le tracce di una magia forte qui ad Asgard, che è sicuramente opera del Titano. I nostri seidmadr sono abili, ma non basta. Ci serve Loki. Devi riportarlo a palazzo-

 

-Padre…- cominciò Thor imbarazzato. La presenza delle guardie non lo aiutava di certo –Io… Loki si nasconde con la magia ed io non so come trovarlo. Cosa devo fare?-

 

-A questo penserò io-

 

-Ma anche se lo trovassi, Padre, non collaborerà mai con noi-

 

-So che non vorrà farlo, ma l’alternativa per lui è l’aquila di sangue. Non posso rischiare il mio popolo per un ragazzo viziato e capriccioso, quindi o torna di sua spontanea volontà e collabora per guadagnarsi la protezione di Asgard, oppure morirà. Non c’è più sua madre a difenderlo-

 

-E suo padre e suo fratello?-

 

Scappò detto a Thor.

Odino gli restituì uno sguardo indecifrabile.

 

-Trovalo e riportalo qui. Poi dipenderà da lui-

 

******

 

Loki evitò i sentieri più vicini al palazzo reale. Non sarebbe stato saggio rovinare il suo piano di fuga per la fretta.

Preferì allontanarsi a piedi verso nord e verso le montagne per raggiungere il sentiero di magia più nascosto.

Contro il fianco avvertiva la presenza rassicurante dei suoi coltelli.

Li aveva recuperati in fretta da quelle che erano state le sue stanze quando era ancora un principe, e poi aveva lasciato il palazzo come un ladro: uscendo dalle finestre e calandosi lungo le colonne delle balconate.

Non si era fidato ad effettuare una trasformazione magica perché non aveva la concentrazione necessaria.

Se si fosse trasformato in corvo, in aquila o in falco e la trasformazione fosse sfuggita al suo controllo, la sua fuga sarebbe finita ingloriosamente con parecchie ossa rotte oppure con lui nei panni di un volatile vita natural durante.

Solo quando arrivò ai piedi delle montagne si voltò indietro a guardare la città.

Per un attimo un velo di malinconia e di sconsolatezza gli passò sul volto.

“E così, ancora una volta. Fuggitivo, reietto… e stavolta nessun posto in cui sperare asilo. , è così ormai. Non posso sprecare nel rimpiangere il tempo che mi serve per sottrarmi alla mano di Thanos

Scosse la testa per liberarsi dalla nostalgia di casa e cominciò la scalata.

Il sentiero che aveva scelto non era lo stesso a cui aveva guidato Thor e l’umana: quello era quasi in cima ad una montagna, invece questo si apriva nella roccia a soli pochi metri da terra.

Bastavano un paio di passaggi e Loki si apprestò a compierli.

Da quella distanza i terremoti che avevano scosso la cella erano appena percepibili.

Un appiglio della roccia, un altro.

Loki si issò per i primi due metri.

Più saliva e più vedeva bene la città. La vedeva, Asgard, bella, d’oro e d’argento nella luce dell’alba.

Asgard che conosceva come nessun altro posto perché lì era cresciuto.

Asgard, che forse sarebbe stata distrutta per avergli dato asilo.

Asgard che lui stava deliberatamente abbandonando al proprio destino.

Però bastava che pensasse solo per un attimo alle torture che gli sarebbero toccate se Thanos lo avesse raggiunto per spingerlo a fuggire senza guardarsi indietro e mettere a tacere quell’avanzo di coscienza.

Mentre saliva pretendeva di mentire a sé stesso e che le smorfie di dolore che gli sfuggivano fossero causate dalle escoriazioni sulla pelle causate dal granito della parete di roccia.

Era già alle soglie del sentiero quando avvertì il pericolo alle sue spalle.

Si voltò spaventato e si vide piombare addosso un turbine di artigli, ali nere e becchi affilati.

“Oh, no! Maledizione! Ci mancavano i maledetti volatili di Odino!”

Huginn e Muninn (impossibile distinguerli) lo attaccarono contemporaneamente.

Uno mirava col becco al suo viso e se Loki non si fosse voltato gli avrebbe cavato l’occhio destro.

Proprio come a Odino.

Il becco lo colpì invece alla fronte e Loki imprecò forte contro di loro e contro chi li mandava.

L’altro corvo invece con gli artigli gli lacerò le mani che si aggrappavano alla roccia.

Stavolta gridò di dolore.

Gli aveva scavato un taglio profondo che aveva mancato di poco il tendine e Loki, tra il dolore, la posizione precaria e l’inferiorità numerica, alla fine perse la presa sul suo appiglio e cadde giù.

Tutta la sua schiena protestò per l’impatto contri gli spigoli vivi delle rocce.

I corvi volavano in cerchio su di lui, e non appena azzardò un movimento per alzarsi uno dei due gli piombò di nuovo addosso.

Loki si riparò la testa con le braccia ma ugualmente fu bersagliato dagli artigli.

Riuscì ad allontanarlo lanciando una pietra, ma non più del tempo necessario perché il corvo la schivasse.

 

-Perché sei mio nemico? Io non ti ho mai offeso!-

 

Non era vero: da giovane più di una volta aveva covato propositi di vendetta contro i corvi che informavano suo padre di cose di cui Loki avrebbe preferito restasse all’oscuro.

Comunque fu fiato sprecato: lui sapeva parlare con gli animali, ma quegli uccelli in particolare rispondevano solo ad Odino.

Ed inoltre, essendo i compagni di un dio, avevano capacità particolari, tra cui quella che i loro occhi non potevano essere ingannati dalla magia: loro erano magici ed avrebbero visto benissimo attraverso qualunque incantesimo come neanche Heimdall poteva fare.

I corvi si scambiarono uno sguardo e poi uno dei due (Pensiero o Memoria, impossibile dirlo) spiccò il volo in direzione di Asgard.

“Bene! Uno in meno ad intralciarmi!”

Ma il sollievo durò poco: Loki capì che uno dei due corvi era tornato indietro per chiamare qualcuno, mentre l’altro era rimasto per trattenerlo lì.

La consapevolezza di essere condannato lo fece andare fuori di testa.

 

-Riferisci al tuo padrone che nessuno può fermarmi! O forse glielo scriverò io con il tuo sangue!-

 

*******

 

Seguire un corvo in volo non era affatto semplice.

Uno dei due messaggeri di Odino (che solo lui riusciva a distinguere) era tornato ad Asgard e neanche si era posato.

Lo chiamava con insistenza con il suo verso rauco e Thor aveva solo potuto impugnare Mjollnir e seguirlo.

Peccato che il corvo fosse più agile di lui.

Il sole sorto da poco era alla sua destra, e ciò significava che Loki era andato verso nord.

Il corvo si voltò verso di lui e gracchiò due volte, poi cominciò a scendere.

Thor li vide dopo poco tempo semi nascosti dalle rocce: l’altro corvo che strideva ed attaccava con il becco e con gli artigli e Loki che cercava di ripararsi con le braccia mentre imprecava a più non posso contro un uccello.

La scena avrebbe potuto essere comica.

Thor toccò terra e come prima cosa afferrò suo fratello dalla collottola e lo tirò giù di schiena contro le rocce.

 

-Questo è per ringraziarti del trattamento di poco fa-

 

Poi gli afferrò il polso e lo strinse in un paio di manette.

 

-E questo è per assicurarmi che tu non lo rifaccia-

 

Non appena le manette scattarono i due corvi fecero un verso di intesa e spiccarono il volo verso Asgard.

“Vanno a riferire a Padre che l’ho trovato”

Loki sollevò su di lui uno sguardo frastornato.

Non provò neanche ad alzarsi da terra.

Sembrava che non riuscisse bene a mettere a fuoco cosa era successo, perché posò uno sguardo opaco sulle manette, poi risalì lungo la catena che dai suoi polsi finiva in mano a Thor, e solo quando lo guardò in viso i suoi occhi si animarono di nuovo.

 

-Ebbene? Vuoi stordirmi a martellate o ti piace di più l’idea di trascinarmi in catene?-

 

Thor scosse la testa.

 

-No, non ti colpirò di nuovo se tu non me ne darai motivo. E queste catene sono solo per trattenerti il tempo di ascoltare quello che ho da dirti-

 

Loki si tirò a sedere e gli fece cenno di continuare.

 

-Padre vuole che io ti riporti a palazzo per aiutarci a combattere la cosa che Thanos sta mandando contro di noi-

 

-Se pensassi di poterla combattere non sarei fuggito, no?

 

-E non vuoi neanche provarci? Loki, una creatura di Thanos sta per arrivare qui intenzionata a smantellare Asgard pietra su pietra pur di riportare te dal Titano. E tu non vuoi neanche provare ad impedirlo? Non ti importa quante persone innocenti moriranno a causa tua?-

 

Loki sbuffò irritato.

 

-È la casa dove sei cresciuto! Dove siamo cresciuti, fratello!-

 

Esclamò Thor nella speranza di smuoverlo un po’.

Ottenne solo una risposta cinica.

 

-Com’è che l’argomento della nostra comune educazione salta fuori sempre quando hai bisogno un favore da me?-

 

Thor strattonò la catena e Loki fu trascinato a terra.

Non che Thor provasse piacere nell’umiliarlo, ma certe volte suo fratello era così superbo che era doveroso ridimensionarlo con qualunque mezzo.

Quando Loki si rialzò aveva lo sguardo tipico di quando era intenzionato a fargliela pagare cara, infatti diede a sua volta una scossa alla catena e l’onda che si era creata colpì Thor alla mascella come una frusta.

 

-Maledetto infido figlio di…-

 

-DI COSA?!-

 

Gridò Loki all’improvviso sconvolto.

Per Thor fu come una doccia fredda.

Nella rabbia aveva colpito proprio dove mai avrebbe dovuto provocare Loki.

 

-Senti, non ho tempo per queste cose. Non ho tempo per convincerti. Tra poco la creatura del Titano sarà qui, quindi ascoltami. Io ti detesto e vorrei farti a pezzi per quello che mi hai fatto nelle segrete, tuttavia non riesco ad ucciderti, e neanche voglio riportarti ad Asgard come prigioniero per farti giustiziare. Padre è stato chiaro: se non ci aiuterai sarai considerato un traditore e la punizione sarà l’aquila di sangue-

-Per riabilitarti hai solo un modo: combattere per aiutare chi ti ha dato asilo. Pensaci, potresti dimostrare che sei un uomo d’onore e non un vigliacco attaccabrighe, ma come ti ho già detto non ho tempo da perdere a tentare di convincerti, quindi faremo così: adesso ti libererò e da questo momento avrai dieci secondi per decidere se andartene o tornare indietro con me. Se vorrai andartene hai la mia parola che non te lo impedirò, ma sappi che non potrai più rimettere piede ad Asgard. Mai più. E neanche in casa mia. Hai capito?-

 

Loki lo squadrò sospettoso.

 

-Quindi tu mi faresti scappare? Te lo ricordi, non è vero, chi è che ti ha fatto quel bernoccolo. Oppure la botta in testa ti ha fatto perdere la memoria?-

 

Thor dovette lottare con tutte le sue forze contro l’impulso di tirarlo di nuovo a terra ed inculcargli un po’ di senno a forza di sberle.

 

-La mia memoria è perfetta. Lo so bene che hai approfittato di me e che sei un vile imbroglione, e di sicuro non ti ho perdonato. Ma anche se disprezzo tutto del tuo modo di agire, non voglio che tu venga giustiziato-

 

Per un attimo gli sembrò che Loki fosse scosso da un brivido, ma poteva anche esserselo immaginato.

 

-Quindi se ho capito bene mi lasci due possibilità. Posso tornare con te consenziente e sperare in uno sconto di pena in cambio del mio aiuto oppure posso abbandonare tutto per sempre-

 

-Esatto. Ed hai solo una risposta. Non accetterò un ripensamento di convenienza all’ultimo minuto-

 

-Dieci secondi non sono un minuto-

 

Thor decise che era meglio non rispondere.

Si avvicinò a Loki e fece scattare la serratura delle manette.

 

-Fai quello che ritieni giusto-

 

Una volta libero Loki cominciò a contare a voce alta.

Uno. Due. Tre.

Ammiccò leggermente, poi gli voltò le spalle e cominciò a salire sulle rocce.

Mentre Thor lo guardava allontanarsi avvertiva il peso della sconfitta come non mai.

Loki se ne stava andando.

Ma certo, che diavolo gli era saltato in testa di sperare di riuscire a convincerlo? Aveva una gran tentazione di agguantarlo di nuovo dalla collottola e di trascinarlo a casa, ma purtroppo ormai aveva promesso.

Quattro, cinque.

Loki si girò a guardarlo dall’alto e gli sorrise provocatorio.

Sei.

 

-Non hai intenzione di fermarmi? Guarda che me ne vado sul serio!-

 

Thor serrò la mascella in un ringhio.

Magari avrebbe potuto fulminarlo con Mjollnir. Solo una scarica piccola piccola come saluto… Minuscole correnti elettriche guizzarono sulla testa del martello, perfettamente in accordo con l’ira del proprietario.

Sette.

 

-Hai fatto la tua scelta, Loki. Non posso più fare niente per te se non augurarti fortuna nella strada che hai scelto-

 

Da un momento all’altro si aspettava di vederlo sparire, anzi non vedeva l’ora di toglierselo definitivamente davanti.

Otto, nove.

Loki saltò giù dalla parete e tornò verso di lui con un sorriso enorme che si poteva giustificare solo con la più estrema follia.

 

-E dieci! Andiamo a casa-

 

________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Oh, , sono di nuovo qui.

Probabilmente vi state chiedendo che senso ha aver fatto un casino per far evadere Loki se poi è tornato al punto di partenza.

Confesso che l’unico motivo è che mi piacevano certe scene e mi andava di scriverle. Ho gli appunti su questa parte pronti da settimane e che faccio, brucio tutto? Ma anche no!

Sul perché Thor nonostante tutto avrebbe coperto la fuga di Loki e sul perché Loki abbia deciso di tornare ad Asgard e non di andare a fare qualche altra scampagnata in giro per i nove regni, vi prometto che lo spiegherò meglio nei prossimi capitoli.

E pure il pupattolo Lokason, non l’ho scordato.

E adesso, le note.

 

1-      Ho scritto una parte di questo capitolo mentre guardavo “Re Lear” su Rai 5. Ecco, magari per questo certi punti sono scritti con uno stile strano.

2-      Valaskjalf è il nome del palazzo reale di Asgard. Letteralmente vuol dire “la validità degli uccisi” perché è lì che vanno le anime dei guerrieri uccisi in battaglia; a banchettare con Odino, serviti dalle valchirie e a pestarsi allegramente tra loro per allenarsi in attesa di Ragnarok, quando scenderanno in battaglia al fianco di Odino.

3-      L’aquila di sangue promessa da Odino a Loki è una simpatica (?) tradizione vichinga: consiste nello scardinare le costole dalla colonna vertebrale ed estrarre il cuore ed i polmoni dal petto del malcapitato.

4-      Huginn e Muninn (Pensiero e Memoria) sono i due corvi sacri ad Odino: lui li libera all’alba e loro tornano la sera a raccontargli tutto quello che hanno visto in giro per il mondo. Cioè sono due spioni rompipalle. Io qui li ho usati come segugi.

5-       La pazienza di Odino si assottiglia sempre di più.

 

Grazie ancora una volta a chi legge e a chi ha aggiunto la storia tra le preferite e le seguite.

 

                                                 Makoto

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Gleipnir ***


Tanto per rompere un po’ ancora prima che cominciate a leggere, qui ci sono i presta volto dei personaggi secondari.

La seidmadr incinta è Angharad la Splendida di “Mad Max – Fury road” http://vignette3.wikia.nocookie.net/roadwarrior/images/b/b0/Behind-mad-max.jpg/revision/latest?cb=20150602131531

Il ragazzo è Jack Frost de “Le cinque leggende” https://lh3.googleusercontent.com/-51Oy2Iq5SC0/AAAAAAAAAAI/AAAAAAAAAAY/DagZjBZ058Q/photo.jpg

 

 

Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Gleipnir-

 

*

 

Alla fine, contro ogni aspettativa era tornato.

Loki aveva seguito Thor ed aveva avuto motivi per tornare validi quanto quelli per fuggire.

Fenrir, il lupo che dimora in Helheim, è incatenato da Gleipnir, un laccio speciale forgiato dai nani con elementi intangibili, e Loki si sentiva proprio come quel lupo: incatenato non da un vincolo fisico come una catena ma da uno intangibile ancora più forte.

Il suo Gleipnir era forgiato di tre elementi. Il primo era la complicità.

Non appena Thor aveva nominato l’aquila di sangue, Loki aveva già sentito lo scricchiolio delle sua spina dorsale sotto il filo della scure.

Era sicuro, certo, assolutamente convinto, che Thor lo avrebbe consegnato senza alcun rimpianto ed anzi sarebbe stato in prima fila a godersi lo spettacolo il giorno della sua esecuzione.

Lui l’avrebbe fatto.

Thor no.

Thor lo aveva liberato ed avrebbe coperto la sua fuga.

Cose che si fanno tra fratelli, come decine di volte avevano fatto entrambi nel corso dei secoli: pararsi a vicenda dall’ira dei genitori.

Ma questo era stato prima che Thor diventasse arrogante e pretendesse il suo aiuto come qualcosa di scontato, e prima che lui decidesse che la sua magia aveva applicazioni più nobili che non salvare il sedere in battaglia a quello sconsiderato presuntuoso di suo fratello.

In fondo l’affetto fraterno era lo stesso principio su cui Loki aveva fatto affidamento quando aveva chiesto asilo a Thor, ma qui andava molto oltre quello che lui immaginava.

L’affetto di Thor verso di lui era qualcosa di assoluto ed incrollabile come le mura di Valaskjalf.

Non aveva sperato tanto. In verità non credeva di meritare tanto.

Gli avrebbe volentieri dato dello stupido per il suo sentimentalismo, eppure per la prima volta la sua famigerata lingua d’argento era annodata perché si rendeva conto che, per quanto lui ne avesse combinate di ogni specie a Thor e ne avrebbe combinate ancora, suo fratello sarebbe stato sempre lì, una roccia, con una mano tesa per tirarlo fuori dai baratri di follia in cui si cacciava e l’altra mano pronta a tirargli un pugno per pareggiare i conti.

Dove altro avrebbe potuto trovare una protezione così totale?

Forse non ci sarebbe stato neanche bisogno di incastrare Thor con il vincolo dell’ospite,  sarebbe bastato che si presentasse a casa sua dicendo “Fratello, ho bisogno di aiuto”.

Il secondo elemento che lo tratteneva erano i corvi.

Huginn e Muninn erano andati via non appena era arrivato Thor, e questo poteva significare o un sconfinata fiducia del Padre degli Dei nelle capacità del dio del tuono oppure una sottile speranza che Thor lo lasciasse andare (come effettivamente aveva fatto); forse i corvi avevano avuto l’ordine di ritirarsi affinché non potessero essere scomodi testimoni.

Di questo non poteva essere certo, ma il dubbio lo tormentava lo stesso.

Il terzo elemento che lo aveva prepotentemente strattonato indietro come i cavalli quando si dà uno strattone al morso era stato che… Un vigliacco attaccabrighe?! Era questo dunque che pensavano di lui ad Asgard? Oh, no, non poteva accettarlo!

Lui era stato re, un grande re, e non avrebbe permesso che Asgard si ricordasse di lui come del “vigliacco attaccabrighe”.

Avrebbe combattuto con ogni stilla di energia e di intelligenza che possedeva per dimostrare a tutti loro che avevano torto e che lui non era da meno di Thor o di Odino stesso.

Gli dava fastidio ammetterlo ma in effetti, forse, si era comportato da vigliacco scappando in quel modo.

Certo, ci aveva messo molta astuzia e quello sarebbe stato uno dei suoi piani meglio riusciti di sempre, ma questo non voleva dire nulla: era stato un codardo astuto, ma pur sempre un codardo.

Non poteva permettere che Asgard si ricordasse di lui per questo.

 

**

 

Se gli avessero detto che si sarebbe trovato ancora una volta nel salone di Hlidskjalf al fianco di Thor come parigrado non ci avrebbe creduto.

Era stato nella sala del trono di Asgard prima come reggente temporaneo, poi come prigioniero e poi ancora come impostore, e certamente non si aspettava di tornarci da stratega.

E invece era lì, con il beneplacito di Odino ed il sostegno di Thor.

Chi avesse visto la scena dall’esterno avrebbe pensato che l’alleanza tra i fratelli era assoluta, non certo che avessero dialogato a pugni fino a poche ore prima.

Loki faceva del suo meglio per sembrare serio, anche un po’ contrito.

Sapeva che davanti al consiglio dei generali e con i tre guerrieri e Lady Sif presenti non poteva permettersi il minimo passo falso.

Tutti sapevano troppo bene cosa aveva fatto e di cosa era capace, e non sarebbe stato facile convincerli della sua lealtà.

In particolare temeva Sif perché era una donna.

Sif poteva essere temibile sul campo di battaglia, ma al contrario degli altri che vedendola combattere le attribuivano una connotazione maschile, Loki non dimenticava neanche per un momento che la sua vera natura era di femmina, ed in quanto tale scaltra e capace di riconoscere la menzogna meglio degli uomini.

Sif conosceva i valori della guerra, ma in quanto donna era anche più legata alla praticità della vita quotidiana.

Proprio come era stata sua madre Frigga.

Il primo a parlare fu il generale Tyr.

 

-Io non sono abituato a fare giri di parole come te, Loki, quindi mi limito ad una sola domanda. Se sei scappato, perché adesso dici di voler aiutare Asgard?-

 

Bè, fortuna che lui si era aspettato una domanda del genere e che si fosse preparato la risposta per tempo, mentre stava compito accanto a Thor.

Rispose con semplicità ed umiltà.

 

-Sono scappato, non lo nego, ma sono anche tornato di mia spontanea volontà. Se prima ho cercato con ogni mezzo di lasciare Asgard, l’ho fatto per proteggere la città. La creatura del Titano cerca me, e credevo che se mi fossi allontanato mi avrebbe seguito ed Asgard sarebbe stata al sicuro. Volevo attirarlo lontano-

 

Non era vero: la creatura lo aveva seguito finché aveva avuto addosso il Tesseract, quindi Loki sapeva perfettamente che stava fuggendo per far perdere le proprie tracce.

Solo Odino o Thor avrebbero potuto smascherare quella bugia.

Non lo fecero.

Evidentemente Padretutto non aveva intenzione di minare dall’inizio la loro collaborazione e preferiva dare al consiglio l’idea che lui godesse della sua totale fiducia, e quanto a Thor non poteva smentirlo se non confessando che stava per farlo scappare.

Dopo Tyr si fece avanti Fandral.

Loki notò che Thor non lo guardava negli occhi, ed era pronto a scommettere che fosse a causa di quello che lui gli aveva detto un paio di settimane prima durante la loro amena conversazione a proposito delle rispettive conquiste amorose.

 

-Come possiamo credere alla tua buona fede? Fino ad ora tu ci hai ingannati tutti ed in tutti i modi possibili-

 

Oh, cielo, possibile che non si rendessero conto di quanto erano prevedibili?

 

-Vi ho ingannati, lo so, ma che altra scelta avevo? E comunque non ho sempre agito per il bene di Asgard quando sono stato re? Non ho mantenuto la pace con i regni confinanti appianando le contese e rinsaldando le alleanze? Se c’è una persona che ha subito danni durante il mio regno la invito a farsi avanti e denunciarmi adesso-

 

Nessuno si mosse. Fandral che aveva mosso la prima accusa esitò prima di insistere di nuovo.

 

-Hai governato come avrebbe fatto Padretutto per non destare sospetti-

 

Oh, quello non se lo aspettava da quel damerino di Fandral. Ma non era nulla a cui non sapesse ribattere.

 

-E perché l’ho fatto? Se avessi voluto il trono per la gloria personale avrei ucciso Padretutto, poi, mantenendo il suo aspetto, avrei ucciso anche Thor. E poi chi più avrebbe potuto contrastarmi? Tu, forse?-

 

Lo aveva detto intenzionalmente con ferocia, in modo che loro si ricordassero comunque che era pericoloso e non un vermiciattolo pronto a strisciare, ma poi smorzò subito i toni.

Voleva dare l’impressione di un cattivo ragazzo che però in fondo non è così cattivo e ce la sta mettendo tutta per dimostrare buona volontà.

Sarebbe stato divertente farli sentire in colpa perché non gli credevano!

Alcuni avevano messo mano alle armi, pronti ad attaccarlo, e fu allora che lui scelse di cambiare di nuovo maschera.

Scosse la testa ed abbassò lo sguardo come se si fosse pentito del suo sproposito.

 

-Io posso uccidere chi voglio e quando voglio, ma non era questo che mi interessava. Io… io volevo solo l’occasione per dimostrare che potevo essere un buon sovrano e che amo questa terra tanto quanto voi. Se in me c’è una colpa è che ho scelto il modo sbagliato per farlo-

 

Li fissò apertamente in viso uno per uno, compreso Thor.

Voleva che lo vedessero accorato e sincero.

 

-Se mi portate rancore posso comprenderlo, ma non permettete alla rabbia di accecarvi e di farvi rifiutare un aiuto per salvare questa città-

 

Chi aveva messo mano alla spada o al pugnale la lasciò cadere, alcuni addirittura abbassarono lo sguardo in imbarazzo.

Loki seppe di averli convinti.

Adesso la parte difficile era reprimere la smorfia di trionfo che gli si allargava sulla faccia.

 

-Non mi fido di te- la voce di Sif ruppe il silenzio come un sasso che spaccava la vetrata della sua vittoria.

Maledizione! Lui lo sapeva che le donne erano pericolose!

Sif aveva rovinato il suo capolavoro di retorica armata semplicemente del suo intuito femminile, e quelli che erano caduti nella malia della sua voce si scossero.

Loki vide riaffiorare il dubbio sui loro volti e maledisse Lady Sif e la sua inopportuna perspicacia.

 

-Se dipendesse dal mio giudizio personale tu saresti di nuovo rinchiuso- Continuò la guerriera.

 

-Oh, bè, allora per me è una vera fortuna che l’argomento di questo consiglio sia la difesa di Asgard e non il tuo giudizio personale nei miei confronti-

 

Ribatté Loki velenoso.

 

-Basta così- Intervenne Odino –Visto che è la lealtà di Loki è messa in dubbio discuteremo separatamente la questione-

 

-E continuerete a discutere anche quando sarete attaccati da esseri che non conoscete e che non potete sperare di gestire? Bene, fate pure. Io mi ritiro, se mi cercate sono qui fuori. Non voglio esservi di incomodo mentre “discutete separatamente”-

 

Non si curò degli sguardi sbalorditi che lo seguivano mentre usciva dalla sala a grandi passi e non abbassò lo sguardo neanche una volta.

Sapeva che giocarsi la carta dell’onore offeso era la cosa migliore da fare, perché l’offesa presuppone necessariamente la ragione o per lo meno la buonafede.

Restare a difendersi con uno dei suoi discordi rischiava di confermare la sua fama di fabbro di menzogne e di alienargli il poco appoggio di cui godeva.

Solo quando fu fuori dal salone si accorse che l’atteggiamento che aveva tenuto era stato impulsivo esattamente come quello di Thor.

 

***

 

La sua strategia aveva funzionato.

Thor era uscito dalla sala poco dopo per richiamarlo dentro e fargli le scuse dei presenti.

Lui si era schermito dicendo che in quel momento l’unica cosa importante era Asgard, perché il patriottismo aveva sempre un gran potere di persuasione.

E così a lui e Thor era toccato il compito di organizzare le difese della città.

In realtà, trattandosi di magia, era Loki a fare tutto il lavoro, ed era certo che Padretutto gli avesse affiancato Thor per una questione puramente estetica: i soldati sarebbero stati più propensi ad obbedire se gli ordini venivano anche dal principe loro idolo.

Era una differenza sottile ma Odino l’aveva certamente messa in conto, ed anche Loki.

Thor invece non l’aveva neanche sospettata e fu per questo che ancora una volta stavano per venire alle mani.

Secondo Loki la cosa migliore da fare era alzare lo scudo intorno alla città per proteggere gli abitanti perché per spostarli tutti ci sarebbe voluto troppo tempo, e poi creare un secondo perimetro esterno attraverso la magia.

Credeva che l’attacco sarebbe arrivato da ovest, ossia dalla zona di terreno aperto.

Dal lato di Bifrost Asgard era protetta dalle cascate e dalle rocce, materia che richiedeva troppa energia per essere manipolata, mentre a nord e ad est erano ancora protetti dalle montagne.

Il posto dove era più prevedibile un attacco era da ovest, per questo Loki aveva dato ordine che tutti i seidmadr di Asgard fossero chiamati a raccolta fuori dalla porta Vestri della città perché lui potesse dare loro istruzioni.

I problemi con Thor erano sorti quando aveva visto il gruppo da lontano ed aveva capito che tutti voleva dire letteralmente tutti, senza eccezioni, dalla più anziana all’apprendista più giovane.

 

-Loki, guardali! Ci sono persone che non possono sostenere una battaglia!-

 

-Abbiamo bisogno di ogni aiuto possibile. E poi loro non dovranno combattere-

 

-Ma sono ugualmente esposti, non è sicuro per loro. Ci sono tre donne incinta, Loki!-

 

-Che faranno bene ad impegnarsi se vogliono arrivare vive al momento del parto-

 

-Non te lo permetto!-

 

A quel grido i soldati si voltarono verso di loro.

Erano lontani e non potevano aver sentito il loro discorso, ma già il fatto che vedessero Thor in disaccordo bastava per mettere in pericolo la loro lealtà verso di lui.

Loki sapeva esattamente cosa passava per le loro menti.

Era ovvio che, in caso di conflitto tra di loro, i soldati si sarebbero schierati dalla parte di Thor mandando al diavolo lui, che invece era l’unico che sapeva esattamente cosa fare.

Non poteva permettersi il lusso di un esercito insubordinato che non eseguiva alla lettera i suoi ordini, per questo decise che era ora di mettere in riga Thor.

 

-Fermati un attimo-

 

-Perché?-

 

-Fermati, ho detto, fai come ti dico io per una volta!-

 

Quando Thor si fermò, Loki cercò di essere più ragionevole possibile nello spiegargli le sue motivazioni senza ricorrere ad epiteti offensivi.

 

-Guarda i soldati di Asgard. Credi che loro vogliano eseguire i miei ordini?-

 

-No, non credo proprio-

 

-Bene, hai capito. E tu sai che in guerra niente è più pericoloso di un esercito che non ha fiducia nel proprio comandante, non è vero?-

 

-Questo lo so, ma cosa…?-

 

-Non hai ancora capito? Loro non mi vogliono, vorrebbero te. Avranno fiducia in me solo finché tu mostrerai di avere fiducia in me. Hai capito? Quindi la prossima volta che ti verrà la brillante idea di contraddire le mie decisioni, abbi la decenza di farlo in privato-

 

Thor rimase a guardarlo interdetto.

“Andiamo, il ragionamento non è difficile da afferrare!”

 

-Hai paura che non ti obbediscano?-

 

-Ne ho la certezza. Thor. I miei ordini potranno sembrare cinici, ma fidati, è niente rispetto a quello che ci aspetta se Asgard crolla, quindi lasciami fare il mio lavoro, va bene?-

 

Thor per un po’ rimase in silenzio.

 

-Ancora non so se posso fidarmi di te-

 

-Che tu ti fidi o meno mi è del tutto indifferente. Considera comunque che io sono l’alternativa migliore che avete, e tanto dovrebbe bastarti-

 

I seidmadr erano quaranta, la maggior parte donne, gli arcieri erano poco più di duecento.

Gli altri soldati non li aveva neanche contati ma ad occhio dovevano essere seicento uomini, più quelli che attendevano dentro le mura.

Il piano di difesa di Loki si basava su un principio abbastanza semplice: il Titano non poteva far passare materia dalla sua realtà alla loro, però poteva far passare quantità limitate di energia.

Tutta la difesa di Loki si basava sul dissipare, contenere o comunque disturbare quel passaggio di energia prima che arrivasse alla città, per questo gli servivano i seidmadr e gli arcieri su un perimetro esterno.

Aveva ordinato a metà dei seidmadr di tracciare un confine, un gardr, e di rafforzarlo incidendo le rune nella terra e di posizionarsi ad intervalli regolari per proteggerlo mantenendo gli incantesimi.

 

-E così tu credi che un solco nel terreno servirà a fermare un esercito?-

 

-Sì, Thor, perché quel solco è il limite di una barriera magica. Andiamo, tu che ultimamente frequenti tanto Midgard lo dovresti sapere. Il tèmenos dei greci, il pomerio dei romani, i cerchi di pietre dei celti, i cerchi wiccan disegnati a terra con il gesso… tutte queste cose non ti dicono niente? No? Non importa, adesso non ho il tempo di spiegarti il valore simbolico dei confini, e comunque tu non lo capiresti-

 

E passò oltre prima che Thor potesse accorgersi che gli aveva dato dello stupido e cominciasse a reclamare.

All’altra metà dei seidmadr diede altri ordini.

 

-Voi maestri di magia dovrete incidere le rune che richiamano la debolezza sul maggior numero di frecce possibile. Voi, arcieri, siete stati scelti tra quelli che hanno la mira migliore. Dovrete colpire con quelle frecce esattamente dove vi dirò io. Affronteremo un nemico di cui ancora non conosciamo neanche la forma, per questo dovrete essere pronti a tutto. Io saprò riconoscerlo ed indicarvelo, ma a voi starà fermarlo-

 

****

 

Odino osservava Thor e Loki dall’alto, da uno dei bastioni che sovrastavano la porta Vestri.

La sua attenzione era concentrata soprattutto su Loki.

Lo vedeva dare ordini, sistemare le file degli arcieri e dare consigli ai seidmadr; aveva la voce forte e lo sguardo sicuro di un condottiero, niente da invidiare a Thor insomma.

Era cresciuto rispetto al principe cadetto che scivolava come un’ombra tra i corridoi del palazzo, gli sembrava più maturo, tuttavia… Odino scosse la testa.

C’era qualcosa in Loki che gli sarebbe sempre sfuggito.

Era inutile che tentasse di capirlo o di cambiarlo, l’unica domanda era se era capace di accettarlo così com’era, con tutte le sue ombre ed i suoi tormenti, oppure no.

La domanda era difficile, anche perché Loki sembrava farlo apposta: non appena lui sentiva che avrebbe potuto perdonarlo, ecco che ne combinava qualcuna più grossa delle precedenti.

 

*****

 

-Arriverà mai un nemico da affrontare?-

 

Gli chiese Thor quando mancava poco a mezzogiorno.

 

-Arriverà. Chiedi agli altri seidmadr se non ti fidi di me-

 

L’attesa stava logorando anche lui più di una battaglia vera e propria. Si era tolto l’elmo per poter respirare liberamente; forse sarebbe stato meno protetto, ma era comunque meglio che cadere a terra svenuto.

Quanto alla corazza leggera aveva meditato a lungo se toglierla o no.

Alla fine aveva scelto di tenerla perché Thor aveva indossato la sua che lo faceva sembrare ancora più imponente, e a lui non piaceva l’idea di sembrare più mingherlino di quanto già non fosse a confronto con il fratello.

 

-Come fai ad esserne tanto sicuro?-

 

Tornò all’attacco Thor.

 

-Non lo hai sentito anche tu stamattina, in cella? Quando mai ad Asgard c’è stato un terremoto? No, quello era qualcosa che stava cercando di aprirsi un varco, e noi dovremo essere pronti per quando ci riuscirà-

 

Furono interrotti dall’arrivo di Odino e del gruppo degli amici di Thor.

 

-Allora? Questa battaglia?-

 

Chiese Volstagg vivace come al solito.

 

-Non essere impaziente di incontrare questo nemico. Potresti pentirtene-

 

-Perché ci hai chiesto di affidare le nostre armi ai maghi?-

 

“Calma, Loki, mantieni la calma…”

 

-Perché, Lady Sif, affronteremo qualcosa che è magia pura. Voi neanche dovreste essere qui perché sarete inermi come bambini davanti a lui, ma visto che ci tenete tanto a rischiare le vostre nobili teste, l’unica cosa che posso fare per proteggervi è darvi delle armi adatte-

 

Si intromise Fandrall, a cui Loki scoccò un’occhiataccia da incenerirlo sul posto.

 

-Armi adatte? Qualunque arma è adatta se impugnata da un guerriero valoroso!-

 

-Tieni per te queste idiozie retoriche. Ricordate che non state combattendo una delle vostre solite zuffe contro giganti tardi o guerrieri rozzi quanto voi. State combattendo la magia. Quando i maestri di magia vi restituiranno le armi ricordate che avrete un solo colpo a disposizione, un colpo che vi servirà a guadagnare il tempo di salvarvi la vita. Non mettetevi in testa di fare gli eroi, piuttosto scappate nelle retrovie. Mi avete capito?-

 

-Noi non siamo abituati a scappare!-

 

Loki giurò a se stesso che se Sif avesse osato contraddirlo un’altra volta le avrebbe rotto il collo, donna o non donna.

Aveva altro da pensare lui, che non i capricci di quella femmina che si era messa in testa di fare il soldato!

Per fortuna un aiuto inaspettato gli arrivò da Odino.

 

-Lady Sif, qui nessuno mette in dubbio il vostro valore, ma stavolta dovete fidarvi di Loki. Lui conosce meglio di tutti noi il rischio a cui siamo esposti, e se vi da un consiglio voglio che lo seguiate-

 

Loki non sapeva se essere grato ad Odino per aver troncato la questione oppure se detestarlo perché, con il suo intervento, gli aveva tolto la possibilità di dimostrare che lui era perfettamente capace di farsi rispettare.

Non ebbe il tempo di riflettere più tanto perché all’improvviso il terreno vibrò ed una scossa ancora più profonda venne percepita da Loki attraverso la magia.

Tra i seidmadr un ragazzo adolescente crollò a terra gridando ed una donna incinta cominciò a piangere.

 

-Volevi il tuo nemico, Volstag? Credo che stia arrivando-

 

Loki ripeté ancora una volta le raccomandazioni a proposito di contrattaccare e scappare, poi corse verso il punto da cui provenivano le urla.

Ordinò di riportare immediatamente in città la donna e si concentrò sul  ragazzo.

 

-Che cosa vedi?-

 

Ma anche se lo scuoteva per le spalle quello non dava segno di sentirlo e continuava a urlare e a piangere a terra con le braccia strette attorno al corpo.

Loki gli premette i palmi sulle tempie.

 

-Dimmi. Cosa. Vedi-

 

Il ragazzo si immobilizzò all’improvviso ed anche Loki rimase perfettamente immobile.

Thor, Odino e gli altri si avvicinarono a loro ma non videro altro che Loki inginocchiato nella polvere con le mani premute ai lati della testa del ragazzo semisdraiato.

I suoi occhi azzurri erano vuoti come quelli dei morti, quelli di Loki erano spalancati e fissi in quelli azzurri.

Né Thor né gli altri sapevano nulla di quanto stava succedendo in realtà: Loki aveva stabilito un legame attraverso il seidr e poteva sentire quello che sentiva il giovane seidmadr.

Una forza spaventosa che spaccava le rocce.

Un sentiero di magia nel cuore stesso di Asgard, sotto le fondamenta della terra.

Stava emergendo. Non era più bloccata dalla roccia compatta, aveva trovato il modo di passare su un terreno di sabbia e argilla in cui poteva muoversi liberamente.

Era pura energia.

Perché il Titano avrebbe dovuto prendersi la briga di trasportare materia quando ne poteva trovare in quantità direttamente lì?

Creare dei soldati invulnerabili, immortali, insensibili al dolore e alla fatica.

Soldati che potevano attaccare all’infinito.

Soldati di terra e polvere più temibili di qualsiasi creatura vivente.

Quando Loki si staccò dal ragazzo entrambi tremavano e Loki non riuscì a rimettersi subito in piedi.

Inaspettatamente Odino andò in suo aiuto.

Gli si inginocchiò accanto e lo sostenne per impedirgli di scivolare a terra.

 

-Come stai?-

 

Loki si limitò ad annuire.

Come doveva stare dopo che aveva scoperto che la minaccia era la terra stessa che stava sotto i loro piedi?

Essere sostenuto dal braccio di Odino intorno alle spalle gli provocava un disagio enorme.

Gli afferrò un lembo della tunica e portò il suo viso a pochi centimetri dal suo.

Doveva guardarlo negli occhi. Doveva sapere la verità dal padre degli dei.

 

-Rispondimi. Tu ti fidi di me?-

 

Nell’azzurro dell’occhio di Odino passò una vastità di cose impossibili da comunicare.

 

-Non è facile, ma voglio farlo. Voglio fidarmi di te, Loki-

 

Lui sospirò di sollievo. Preferiva mezza fiducia sincera ad una fiducia totale professata per ipocrisia.

 

-Bene-

 

Odino lo aiutò a rimettersi in piedi ma era sempre dietro di lui pronto ad aiutarlo perché ancora barcollava un po’.

 

-Sif, Fandral, voi riportate in città il ragazzo. Thor, Hogun e Volstag, dite agli arcieri che si preparino a tirare-

 

Fu abbastanza sorpreso quando tutti scattarono ad eseguire i suoi ordini.

 

-Hai un compito anche per me?-

 

Gli chiese Odino.

 

-Sì. Tu hai praticato la magia seidr da giovane e conosci il valore delle armi di difesa. Voglio che metti a disposizione il potere di Grungnir per i seidmadr che stanno mantenendo il gardr. Quanto a come fare credo che tu lo sappia già-

 

-Lo farò. E tu?-

 

-Io controllerò che tutto vada… non troppo male-

 

Quando Odino si fu allontanato Loki rimase per un po’ di tempo da solo.

Sentiva su di sé la responsabilità di una città da difendere, e la cosa non gli piaceva, però fare un buon lavoro in quella circostanza voleva dire mettere a tacere una volta per tutte le malelingue che si sprecavano a proposito della sua vigliaccheria.

Era meglio un vigliacco vivo o un prode morto?

Era meglio un vigliacco vivo, senza dubbio, e Loki dovette fare appello a tutta la sua determinazione per non approfittare del momento per svignarsela.

La minaccia che percepiva attraverso il suo seidr era abbastanza da terrorizzarlo ancora una volta, per questo si affrettò a raggiungere Thor ed Odino sul gardr, tra i canti dei seidmadr ed il suono cadenzato dei tamburi.

 

-Thor?-

 

-Che cosa vuoi?-

 

-Ricordi la promessa che ti ho chiesto quando eravamo in prigione?-

 

-Sì, la ricordo-

 

-Quella era vera. Conto su di te, fratello-

 

La terra davanti a loro prese a sollevarsi come se sotto ci fossero gigantesche bolle.

Loki dovette inghiottire un groppo di paura.

 

-Tirate!-

 

Gridò agli arcieri.

Da tutta la prima fila scattarono le corde degli archi ed un nugolo di frecce si piantò nel terreno.

Dove si conficcavano la terra smetteva di ondeggiare e le frecce si annerivano come se bruciassero dall’interno.

 

-Loki, che significa?-

 

-Significa che va tutto bene perché assorbono l’energia-

 

Ordinò di tirare ancora e stavolta la terra si fermò del tutto. Solo delle crepe nel manto erboso e sulla sabbia testimoniavano i movimenti anomali.

Volstagg si guardò un po’ intorno schermandosi gli occhi con la mano.

 

-Allora? Finisce così?-

 

Disse infine, deluso dal non scorgere altro che una distesa immobile.

 

-No. Così comincia-

 

Mormorò Loki.

Non sapeva esattamente cosa sarebbe successo dopo, ma comunque affrontarlo con le spalle coperte da Odino e Thor gli faceva sperare che ne sarebbe uscito vivo.

 

______________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Salve, gente! Vi sono mancata? Dite di sì, teste di lattuga!

 

1-      Il rapporto tra Loki e le donne. Ragazzi, ma avete notato che le femmine calano sempre dei gran pacchi al povero Loki? E Jane si frega l’Aether, e Vedova Nera svela il suo geniale piano per scatenare Hulk, e Frigga lo tratta da adolescente capriccioso, e Sif lo schifa quando lo trova sul trono nel primo film… insomma non ha fortuna! Io ho mantenuto la tradizione con Sif che gli rovina il discorso.

2-      Personalmente credo che Loki rispetti Sif, ma più di tutto odia esser contraddetto, specie quando è nervoso per i fatti suoi.

3-      Gardr. Il gardr in parte lo ha spiegato Loki. Il gardr è un confine, ed entra come suffisso in molti nomi: Asgardr è la città (fortificata) degli Asi. Midgardr è il recinto di mezzo (da dove mai Tolkien avrà preso la Terra di Mezzo, eh?). Non è necessario che il gardr sia fatto da mura gigantesche, può essere anche un confine simbolico (rivedete nel testo i vari esempi). Comunque oltrepassarlo senza permesso porta guai.

4-      Nordri, Sudri, Austri e Vestri. Sono quattro nani che reggono il mondo. Da loro derivano i nomi dei punti cardinali Nord, Sud, Est ed Ovest.

5-      Sul come e perché la realtà di Thanos sia separata da quella di Asgard mi riservo una spiegazione pseudoscientifica più avanti. L’avessi messo qui mi avreste cucito la bocca come a Loki.

 

Approfitto di questo capitolo per salutarvi perché tra poco parto.

Buone vacanze a tutti voi =) e anche a Loki e a Thor.

Volevo portarli con me, ma poi so che non si comporterebbero bene… qualcuno si offre volontario per tenermeli una settimana?

 

                                                 Makoto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Polvere alla polvere ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Polvere alla polvere-

 

*

 

Come Loki aveva previsto la calma durò poco.

Lui se lo sentiva dentro ed era sicuro che anche i seidmadr ed Odino stesso lo sentissero.

C’era qualcosa che era pronto a scatenarsi.

Loki era tra Odino e Thor.

Il Padre degli dei era serio e concentrato.

Loki sapeva che Odino, prima di essere Padretutto, era stato il Viandante.

Aveva viaggiato a lungo attraverso i Nove Regni e conosceva cose che non ammetteva volentieri di conoscere, inclusa la magia.

Prima di essere re era stato un seidmadr, ma poi aveva abbandonato la via della magia; probabilmente era stato a causa del fatto che la società asgardiana non vedeva di buon occhio la magia praticata nelle sue forme più ancestrali, ed Odino era stato costretto a rinunciarvi in nome della ragione di stato.

Loki non lo avrebbe mai fatto: lui non avrebbe mai rinunciato a praticare il seidr, e gli asgardiani si sarebbero dovuti rassegnare ad avere un re mago, un giorno.

Thor, alla sua destra, stringeva forte Mjollnir.

Loki valutò l’idea di dirgli che avrebbe anche potuto posare il martello, ma sapeva che Thor non l’avrebbe presa bene e non aveva nessuna voglia di mettersi a discutere con lui.

Quanto a lui aveva scelto come arma un lancia a doppia punta. Non gli sembrava male avere due possibilità di colpire.

Gettò un altro sguardo di sbieco a Thor e si accorse che era pochi passi avanti a lui.

Era il più vicino al gardr, la linea del pericolo.

Loki sbuffò per la spacconaggine incorreggibile di suo fratello: al di là di una linea spessa un pollice c’era un nemico di cui non sapeva nulla e l’unica cosa che Thor sapeva fare era avvicinarcisi il più possibile.

Possibile che non avesse un minimo di istinto di autoconservazione?!

Loki sentiva su di sé gli sguardi di quasi tutti gli arcieri. Essere esposto a tanta attenzione lo innervosiva in quel momento in cui avrebbe solo voluto essere mille miglia lontano.

All’improvviso si rese conto di come dovevano vederli le persone alle loro spalle: Thor, il loro amato principe, in prima linea pronto ad affrontare il nemico, Odino, il loro re che anche se anziano era sul campo di battaglia, e lui… lui che stava più indietro, magari pronto a defilarsi.

Forse la sua era solo paranoia, ma all’improvviso quei pochi passi che lo separavano da Thor gli sembravano un abisso.

Il desiderio di essere visto come pari di Thor tornò a bruciarlo prepotente.

Con tre passi decisi coprì la distanza che li separava, anzi arrivò leggermente oltre.

Thor dovette cogliere il movimento accanto a sé e quando si voltò i loro occhi si incrociarono.

“Chi è adesso che è rimasto indietro, fratello?”

Il dio del tuono accettò subito la sfida.

Continuando a guardare Loki negli occhi fece un altro passo e lo superò di nuovo.

“Visto? Tu non potrai mai superarmi”

Gli sembrò che dicesse.

Un lampo passò negli occhi verdi di Loki.

Un altro passo. Un altro passo ed avrebbe quasi toccato la linea verde del gardr.

E Loki lo fece. Inghiottì la paura e lasciò indietro Thor ancora una volta.

“Vai oltre, se osi”

Lo sfidò ancora.

Thor ebbe un momento di esitazione, di cui Loki avrebbe conservato un ricordo delizioso per molto tempo a venire.

Sul suo volto sbocciò un sorriso compiaciuto, un dispetto infantile.

Thor rispose in maniera altrettanto infantile: preparandosi a fare l’ultimo passo, quello che lo avrebbe portato praticamente sulla linea magica.

 

-Indietro, tutti e due!-

 

La voce del Padre degli dei interruppe bruscamente il loro gioco pericoloso, e per rendere più chiaro il concetto Odino usò Grungnir per farli indietreggiare fino ad una distanza che lui reputava sicura.

Sotto lo sguardo severo del padre entrambi si resero conto di quanto erano stati incoscienti, ma non per questo smisero di guardarsi storto.

Presto la terra davanti a loro cominciò di nuovo a gonfiarsi, e stavolta un lancio di frecce non bastò a fermarla.

Dal terreno emersero delle figure.

Teste, busti, braccia e gambe.

 

-Giganti!-

 

Esclamò Thor.

 

-Non sono giganti- Precisò Loki -Hanno forma umana per puro caso, ma potrebbero esser qualunque cosa. Non trattarli come giganti perché non lo sono-

 

Dove venivano colpiti dalle frecce i loro arti si sgretolavano perché l’energia che li muoveva veniva risucchiata, ma non ci mettevano molto a ricomporsi.

 

-Continuate a tirare-

 

Ordinò Loki agli arcieri.

L’unica cosa che potevano fare era resistere ed arginare l’invasione finché l’energia a disposizione del Titano non si fosse esaurita, ma nonostante fossero danneggiati quegli esseri continuavano ad avanzare.

Alcuni di loro arrivarono al limitare del gardr, proprio vicino a dove di trovava Loki.

I golem erano alti quattro volte una persona normale.

Lui si trovò a sudare freddo perché sapeva che il loro unico scopo era trovare lui.

“Non muoverti da qui. Non scappare. Non fargli dire che sei un codardo”

Continuava a ripetere a se stesso.

Facile a dirsi, peccato che sentisse il panico montare dentro di lui.

Ciò che faceva più paura era il fatto che quelle creature non emettessero alcun suono.

Erano privi di voce come erano privi di sentimenti, e l’unico rumore che proveniva dai loro corpi era quello della sabbia e delle rocce di cui erano fatti che cozzavano tra loro ad ogni movimento.

Odino rivolse la lama di Grungnir verso il basso.

 

-Polvere sei- disse a voce bassa guardando il gigante di terra –E polvere ritornerai-

 

Conficcò la lancia a terra esattamente nel solco del gardr, ed un muro di luce si allargò a partire da quel punto.

Non appena il primo golem stese la mano per afferrare Loki, la magia che lo faceva muovere fu neutralizzata da quella del confine invisibile ed il suo corpo si sgretolò.

Polvere alla polvere.

Solo all’ultimo secondo Loki alzò le braccia per proteggersi dalla pioggia di terra e detriti che gli precipitava addosso, perché era ancora troppo paralizzato dal terrore all’idea che una di quelle mani enormi potesse afferrarlo.

Invece non potevano toccarlo.

Polvere alla polvere.

Era protetto.

Si voltò verso Odino con un leggero sorriso.

 

-Citazione ben scelta-

 

Non si aspettava che Odino gli rispondesse, ma ugualmente fu piacevolmente sorpreso quando sorrise a sua volta.

 

-E adesso?-

 

Chiese Thor.

 

-Adesso li teniamo fuori così. Thanos non ha a disposizione energia illimitata e prima o poi dovrà chiudere il contatto-

 

-Prima o poi?-

 

-Tra qualche ora, secondo me. Dobbiamo resistere-

 

**

 

Fu estenuante.

Ore ed ore di assalti ininterrotti, la magia del titano che sembrava non esaurirsi mai e per ogni nemico che cadeva altri emergevano dal terreno.

Sif si era procurata un arco ed era in prima fila a tirare una freccia dopo l’altra, e lo stesso aveva fatto Hogun.

Volstag e Fandral non erano altrettanto bravi ed erano rimasti pronti con le armi in pugno.

Thor aveva trovato l’utilità di Mjollnir in quella circostanza: anche quello era un oggetto antico e potente, come arma per difendere o come strumento per costruire.

Posato sul gardr era una potente fonte di energia a cui i seidmadr potevano attingere.

“Dobbiamo resistere” si ripeteva Loki “Dobbiamo solo resistere un’altra ora o due”

Ma il tempo passava e le forze del titano non si indebolivano.

Stavolta la sua previsione si era rivelata errata: il Titano era capace di muovere molta più energia di quanto lui credesse.

Dopo quattro ore i seidmadr cominciavano a dare segni di stanchezza e gli arcieri, nonostante i cambi che facevano ogni ora, cominciavano a stancarsi ugualmente.

E Loki coglieva sempre più spesso occhiate gettategli di sfuggita in cui leggeva rabbia, delusione e sfiducia nei suoi confronti, e la cosa che bruciava di più era che nessuno avrebbe creduto alla sua buonafede.

Asgard contava si di lui… e lui non sapeva che fare!

Quasi in preda al panico si voltò verso Odino.

Odiava chiedere consiglio a lui, ma che altra scelta aveva?

 

-Credevo che si sarebbe esaurito prima. A questo punto non so dire quanto potrà continuare-

 

“Per favore, solo per questa volta dimmi cosa devo fare”

Odino colse la richiesta di aiuto che Loki non aveva espresso.

 

-Se non riusciamo a bloccarli qui, forse potremmo riuscirci bloccando la fonte della loro energia direttamente da dove entra ad Asgard-

 

Loki strinse le labbra.

Anche lui aveva pensato a quella possibilità, ma avrebbe preferito evitarla perché, avvicinandosi troppo ad un portale che conduceva alla dimensione del Titano, aveva troppa paura di attraversare lui stesso il varco al contrario e di ritrovarsi nelle mani di Thanos.

D’altra parte se non lo avesse fatto Asgard sarebbe caduta e Thanos lo avrebbe raggiunto comunque.

 

-Non potrò restare qui. Se devo cercare un varco dimensionale non posso farlo nel mezzo di una battaglia-

 

-Vai, allora. Da solo se preferisci, oppure scegli qualcuno che possa aiutarti-

 

-Non hai paura che io possa scappare?-

 

-Io ho paura di molte cose, Loki, ma non spreco energie a preoccuparmi di quelle che non posso controllare. Scappa, se vuoi. Noi continueremo a difendere Asgard-

 

Loki sentì il rimprovero nelle parole di Odino, e bruciò come il sale su una ferita.

Credeva di essersi liberato del desiderio infantile di essere “il figlio degno” come aveva detto Thor, invece la puntura che provò gli fece capire che non era così.

Avrebbe dovuto essere contento che il Padre degli dei non si curasse più di lui, e invece la sua indifferenza lo feriva.

Percepiva quel “fai quello che vuoi, non sei più affare mio” come una sentenza.

Incassò il colpo meglio che poteva e raddrizzò le spalle.

 

-Bene. Andrò a cercare il passaggio, ma non da solo-

 

Chi poteva scegliere come compagno se non Thor?

Un altro seidmadr forse lo avrebbe aiutato nella sua ricerca, ma in caso di pericolo sapeva che l’unico su cui poteva contare davvero era suo fratello.

Gli batté la mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione.

 

-Thor. Andiamo, c’è del lavoro da fare-

 

-Andiamo? Dove?-

 

-Ancora non lo so di preciso-

 

Thor lo fissò sconvolto.

 

-Noi andiamo e tu non sai dove? In mezzo a tutto questo sfacelo?-

 

-Parla di meno e sbrigati, perché andiamo proprio a cercare di fermare tutto questo sfacelo-

 

***

 

Se qualcuno avesse chiesto a Thor perché avesse seguito Loki probabilmente non avrebbe saputo rispondere.

Forse era stata l’urgenza nella sua voce, forse il fatto che Loki era veramente l’unico che sapesse esattamente cosa fare in quella circostanza, forse il fatto che nel tono di Loki aveva percepito la richiesta di non essere lasciato solo.

Non lo sapeva con certezza, sapeva solo che lo aveva seguito.

Erano rientrati a palazzo e Loki lo stava guidando nei corridoi dei livelli inferiori, verso la Sala delle Armi.

Thor lo vedeva camminare sicuro, eppure il suo sguardo era strano. Era accigliato, ma non solo di preoccupazione o di concentrazione.

 

-Dì la verità: hai litigato con Padre?-

 

-Perché? Cosa te lo fa pensare?-

 

-Hai la stessa faccia di quando ti rimproverava da ragazzo e tu ci restavi male-

 

Loki spalancò gli occhi come se qualcosa lo avesse colpito, ma poi scosse la testa.

 

-Oh, fammi il favore, Thor! Io non ci sono mai rimasto male quando discutevo con Odino e non ci sono rimasto male neanche adesso-

 

-Allora lo ammetti che avete litigato?-

 

-Non abbiamo litigato!-

 

La sua voce rimbalzò tra i corridoi, e da come Loki si voltò di scatto verso di lui, Thor ebbe l’impressione che stesse per attaccarlo.

Invece fece un sospiro esasperato ed abbassò la lancia.

 

 -Senti, c’è un essere sanguinario e fuori di testa che ce l’ha con me, c’è il suo esercito che credevo di poter fermare e che invece tra poco banchetterà nelle nostre sale, e c’è una città che dipende da me. Non credi che ciascuna di queste cose da sola sia più pesante per me che non uno stupido rimprovero?-

 

E si rimise in marcia.

 

-Ti ha rimproverato qualcosa?-

 

Loki sbuffò di nuovo, allungò il passo e lo lasciò indietro.

 

-Cammina e fatti gli affari tuoi-

 

-Ma io stavo solo…-

 

-Cammina in silenzio-

 

Thor ormai capiva abbastanza suo fratello da sapere che ciò che si ostinava a negare o a cui si rifiutava di dare risposta era proprio ciò che lo tormentava, ma per il momento non aveva modo di approfondire l’argomento, a meno di non scatenare la rabbia di Loki.

Si ripromise di tornarci in futuro, quando non ci fosse stato un nemico a minacciarli.

Scesero nella sala delle armi ma Loki non si fermò davanti a nessuna reliquia.

Solo davanti allo Scrigno degli Antichi Inverni fece un cenno a Thor.

 

-Ricordi lo scrigno dei Giganti di Ghiaccio? Se sopravviviamo ricordami di mostrarti un giochetto con quello-

 

Ma non si fermò allo scrigno, scese di altri due livelli.

Thor lo seguì in silenzio perché sapeva che chiedere spiegazioni in quel momento sarebbe stato fiato sprecato perché a Loki non era mai piaciuto spiegare le sue motivazioni.

Man mano che scendevano avevano ricominciato a sentire le scosse sempre più forti come quando erano in cella.

Loki si bloccò davanti alla parete scavata nella roccia viva.

 

-È qui-

 

Thor non vedeva niente, solo granito da un lato e dall’altro.

Loki  toccò la roccia con la punta della lancia e fece scorrere lentamente la lama su e giù. Thor rimase ad osservare i suoi movimenti.

In quel momento gli era chiaro quanto poco in realtà sapesse di suo fratello: non capiva le sue motivazioni, non capiva cosa stava facendo, non capiva la magia, che per Loki era una parte importante della sua vita.

Era strano essere stati insieme per tanto tempo e scoprirsi all’improvviso estranei.

Faceva ogni volta un po’ più male, raschiava sul cuore come l’acciaio della lancia sulla roccia.

All’inizio era stato certo che la parete fosse perfettamente liscia, invece adesso gli sembrava a tratti di vedere una fenditura; ma forse era solo un gioco di ombre.

 

-Funziona ancora-

 

Disse Loki.

Stavolta Thor non poteva avere dubbi: nella roccia, dove passava la lama di Loki, si apriva una crepa verticale.

 

-Adesso, attaccati a me e non lasciare la presa per nessun motivo-

 

Gli disse suo fratello senza guardarlo.

Era troppo concentrato sul passaggio.

Gli tese il braccio sinistro e Thor lo afferrò all’altezza del gomito.

Stava per protestare che non sarebbero mai riusciti ad entrare in una crepa larga poco più di una spanna, ma poi si ricordò di quando Loki aveva portato fuori da Asgard un’intera navicella con tutti gli occupanti attraverso un passaggio che in proporzione forse era anche più piccolo.

Loki era assolutamente concentrato, non guardò indietro neanche per un momento.

Prese un respiro profondo, fece un passo verso il passaggio, dentro il passaggio, con la sua lancia ben stretta nella destra, e Thor si lasciò guidare da lui.

 

****

 

Quando Loki era arrivato nei sotterranei sapeva cosa doveva cercare, e allo stesso tempo sapeva che non voleva trovarlo.

Per arrivare ad un sentiero di magia bisognava muoversi sullo stesso piano su un altro sentiero di magia, ed il sentiero più vicino al centro dell’energia era quello che lui stesso aveva mostrato agli Jotnar anni prima, quando avevano rovinato il giorno dell’incoronazione di suo fratello.

Ma trovare quel sentiero voleva dire arrivare al varco che portava dritto alla dimensione del Titano, e di questo Loki aveva una paura folle.

Per questo sperava che il sentiero degli Jotnar fosse scomparso, che Padretutto lo avesse sigillato, che qualche catastrofe naturale lo avesse deviato portandolo lontano da Asgard… qualunque cosa pur di non trovarlo e di non attraversarlo.

“Ti prego, fai che non ci sia. Ti prego, ti prego, ti prego…

E invece c’era.

Poteva fingere di non trovarlo. Thor non ne sapeva niente in fondo.

No. Avrebbe solo rimandato l’inevitabile.

Lui lo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare Thanos, e che scappare sarebbe servito solo a prolungare la sua agonia.

Sarebbe stato meglio affrontarlo subito, per questo aveva deciso di entrare.

Camminare all’interno di un sentiero di magia è un’esperienza strana perché lì dentro lo spazio ed il tempo scorrono in maniera diversa, e solo i seidmadr esperti possono muoversi attraverso di essi senza correre troppi rischi.

A volte bastano pochi passi e ci si ritrova chilometri di distanza, altre per quanto ci si affanni a correre non si avanza che di pochi metri; certe volte si ha l’impressione di volare, altre di essere invischiati in un’aria troppo densa che impedisce i movimenti.

Gente che era entrata incautamente da giovane ne era uscita pochi giorni dopo ma con i capelli bianchi e le rughe dei vecchi.

I midgardiani ne sapevano qualcosa.

Tante volte Loki aveva promesso che avrebbe sigillato il passaggio che lui aveva aperto per sbaglio secoli prima e che gli abitanti di quel mondo chiamavano “Triangolo delle Bermuda”, ma poi, per un motivo o per l’altro, se ne era sempre dimenticato.

Si trascinò dietro Thor sfruttando le zone in cui potevano muoversi facilmente.

Tutto era immerso in una strana luminescenza color indaco, con flussi di energia più intensi che saettavano come lampi sulle pareti.

Loki continuò ad avanzare.

Non sapeva esattamente cosa cercare, ma era sicuro di riconoscerlo non appena ce lo avesse avuto davanti.

 

-Puoi dirmi almeno dove stiamo andando?-

 

-Stiamo andando a cercare la fonte di energia che muove le creature del Titano in superficie. Se la troviamo e la chiudiamo possiamo fermarle-

 

-E come facciamo?-

 

-A questo penserò io-

 

-Allora perché mi hai fatto venire con te se puoi fare tutto da solo?-

 

Loki non gli rispose.

Aveva l’impressione che a Thor non sarebbe piaciuto se gli avesse detto “Per coprirmi le spalle, perché tu sei l’unico abbastanza fesso da rischiare tutto per difendermi”

 

-Ora zitto: è vicino-

 

Non era vero. Ma pur di zittire Thor, cos’era l’ennesima menzogna nella sua secolare carriera di bugiardo?

Poco più avanti però non fu più una menzogna: sopra la loro testa si aprì all’improvviso un globo enorme di luce azzurra.

 

-Loki...? È questo, non è vero? E ora?-

 

Ma Loki non gli rispose.

La verità era che era atterrito come non mai.

“Non può essere così grande! Ecco perché non finiva mai! Oh, no, e adesso? Io… è così vicino a me… se ci finisco dentro… se…

 

-Non posso farlo-

 

Mormorò Loki.

 

-Cos’è che non puoi fare?-

 

-Niente! Non posso fare niente e non ho nessuna intenzione di avvicinarmi più di così!-

 

-Cosa? Ma perché? Siamo arrivati fino a qui, no? E adesso mi dici che non puoi fare… cosa?-

 

All’improvviso il panico ebbe la meglio e Loki strattonò il braccio di Thor per sottrarsi alla sua presa.

Fuggire. Andare più lontano possibile da quella cosa che lo avrebbe portato da Thanos senza alcuna difficoltà.

Che gli era saltato in mente di mettersi a fare l’eroe? Pensava di essere come Thor? Lui non era Thor! Lui era Loki. Il vigliacco attaccabrighe.

 

-Loki, che stai facendo? Dimmi che succede!-

 

-Non posso farlo! Lasciamo andare, Thor, non devo stare qui!-

 

Ma stavolta Thor fu più svelto e gli bloccò anche l’altro braccio.

 

-Loki! Tu stai dicendo che vuoi scappare proprio adesso che siamo ad un passo dalla cosa che potrebbe fare a pezzi la nostra città? Ma non capisci…?-

 

-Sei tu che non capisci!- Gli gridò Loki ad un passo dall’isteria –Più mi avvicino a quella cosa e più io rischio di attraversare il portale al contrario e di arrivare direttamente da Thanos! È troppo potente. Non sono sicuro di riuscire a chiuderlo-

 

-Ma provaci almeno!-

 

-Provare?! Qui non si tratta di provare! Non avrò una seconda occasione, perché se provo e fallisco, io diventerò una cavia per il Titano prima di capire cosa ho sbagliato, ti è chiaro il concetto?-

 

-Hai paura?-

 

-Ci tengo alla pelle, ti sembra così strano? Oh, certo, a voi cosa importa infondo? Se muoio nel tentativo vi faccio pure un favore, non è vero? Eh, già, sarebbe comodo se…-

 

Thor gli tirò un pugno che lo zittì all’istante.

Per un paio di secondi Loki fu troppo sconvolto per reagire, poi la macchia di dolore che gli si allargava sotto lo zigomo ed il sapore di sangue in bocca gli tolsero ogni dubbio: suo fratello lo aveva colpito, e pure forte.

 

-Loki, adesso per una volta chiudi quella maledetta bocca e stammi a sentire! Noi non vogliamo che Thanos ti prenda, mettitelo in testa. Noi ci teniamo a te, che altre prove vuoi? Insomma, se per dimostrartelo pretendi che ci gettiamo tutti ai tuoi piedi per adorarti, allora rassegnati perché non succederà mai. Non capisci? Non siamo noi che non ti diamo fiducia, sei tu che non hai il coraggio di darne a noi. Non vuoi rischiare. Hai paura che noi vogliamo liberarci di te, non è così? Come posso convincerti che non è vero? Noi possiamo darti tutta la fiducia dei Nove Regni, ma se tu non ne dai a noi non avrà nessun valore. Io con te rischio sempre e perdo sempre, e ancora non mi sono stancato di rischiare. Io ti ho dato centinaia di occasioni e te ne darò ancora, tutte quelle chi mi chiederai e per cui mi tradirai, ma adesso sei tu che devi dare un’occasione a me. Ti chiedo troppo, fratello?-

 

Loki aprì e chiuse la bocca un paio di volte.

Il discorso di Thor lo aveva colpito come una doccia fredda, facendolo tornare bruscamente in sé.

E adesso si vergognava da morire di aver fatto una scenata così patetica!

Guardò gli occhi azzurri di suo fratello e per la prima volta dopo tanto tempo si sentì di nuovo invidioso di lui.

Che avrebbe dato per essere come Thor in quel momento!

Senza segreti, senza calcoli, senza complessi retroscena mentali, con quel coraggio che rasenta l’incoscienza ma fa vivere una vita piena.

Prese un paio di respiri lenti per calmarsi.

 

-Se io dovessi cadere là dentro…-

 

-Ti terrò io. Stavolta non ti lascerò cadere-

 

Loki rimase a guardare per qualche secondo la mano tesa verso di lui.

Si morse il labbro.

Certo, era sempre quella la storia! Thor con la sua abbagliante bontà riusciva a conquistare tutti come lui non avrebbe mai saputo fare.

Oh, sì, il perfetto erede al trono, il guerriero dall’animo nobile, sincero e leale.

Metà delle sue capacità mentali ed il doppio dei risultati che otteneva lui.

Loki lo invidiava così tanto. Lo odiava così tanto.

E più Thor era disposto ad aiutarlo più lui lo odiava.

Quando Loki gli afferrò la mano e si assicurò di stroncare sul nascere qualunque sospetto che quello fosse un gesto di affetto.

 

-Se io cado, stavolta tu cadrai con me-

 

Thor annuì.

Loki alzò in alto la lancia e con la lama toccò le pareti del tunnel di magia.

 

-Loki? Siamo noi che ci muoviamo o è quella cosa si avvicina a noi? È normale?-

 

-Normale? Dimenticati questa parola qui dentro-

 

Da vicino il portale era enorme, anche più di quanto Loki avesse immaginato, ma un punto a suo vantaggio era che più grande era la quantità di energia, meno era stabile.

Doveva colpire dove il flusso di energia era più forte e quindi più turbolento, in modo da destabilizzare il sistema a farlo collassare.

Come nel gioco del domino, se avesse buttato giù la tessera giusta, con poco sforzo avrebbe potuto far crollare l’intera costruzione.

Forse.

Si voltò a guardare Thor un’ultima volta prima di concentrarsi totalmente sul punto in cui il loro sentiero toccava il globo di energia.

Tirò indietro il braccio, pronto a colpire, e sentì Thor che gli stringeva la mano più forte pronto a riportarlo al sicuro.

Piantò la lancia nel portale con tutta la forza che aveva, e nello stesso momento tutti il suo corpo fu bruciato dal dolore più lancinante che avesse mai provato in vita sua.

Tu credi di conoscere il dolore. Lui ti farà capire quanto quel dolore sia… niente.

 

*****

 

Nello stesso momento, in superficie, un urlo agghiacciante scosse tutti quelli che erano ancora impegnati a combattere.

Odino dovette appoggiarsi a Grungnir per non crollare a terra, perché in quel grido aveva riconosciuto la voce di Loki.

 

__________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Devo andare a nascondermi?

Ok, lo so che vi aspettavate una gigantesca battaglia in stile Fosso di Helm (Il signore degli anelli – le due torri) ma io non sono in grado di gestire bene queste cose.

Ho scritto fin dove mi riusciva bene, poi quando mi sembrava che stavo facendo troppo casino e non si capiva niente ho cambiato scenario.

Meglio tagliare che rendermi ridicola, no?

Se volete lanciare verdura fate pure, basta che procedete con ordine. Io intanto mi dileguo.

 

Ah, no, scusate, ancora ci sono le note!

 

1-      Golem. Il golem ha origini dalla bibbia ma ha avuto molto più successo nel folklore medievale. Il termine in ebraico indica una massa amorfa ancora priva di vita. Le leggende medievali raffigurano i golem come creature antropomorfe fatte di argilla, che però non pensavano e non provavano sentimenti in quanto non possedevano un’anima. Erano creati da mistici che conoscevano la Cabala, ed attraverso parole e numeri riuscivano ad infondere vita alle loro creature, ma non potevano fornirli di un’anima, che solo Dio avrebbe potuto dare loro.

2-      “Polvere sei e polvere ritornerai” Genesi, 3;19

3-      Jotnar è il plurale di Jotun. L’ho scoperto da poco grazie a Santa Wikipedia.

4-      Vi ho fatto venire dubbi a proposito del triangolo delle Bermuda? Quanto sono contenta! No, a parte questo, i resoconti di strani fenomeni che accadono nel triangolo, tipo l’effetto tunnel, mi fanno pensare ai sentieri di magia.

 

Al prossimo capitolo.

 

                                                  Makoto

 

Ps: il suddetto prossimo capitolo è già pronto, quindi lo posterò domani o massimo dopodomani, tempo di fare le ultime correzioni.

Sarà l’ultimo della storia vera e propria, e poi concedetemi un ultimo ultimo capitolo di epilogo per chiudere bene e non lasciando niente sospeso in aria.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Idromele, ghiaccio e ferite ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Idromele, ghiaccio e ferite-

 

*

 

Per un tempo indeterminato ci fu solo un pozzo nero di incoscienza, e quando Loki ne riemergeva c’era un dolore atroce che gli trapassava tutto il corpo.

Era come cadere all’infinito in una vertigine di freddo e di oscurità.

Non riusciva a formulare nessun pensiero coerente, se non che voleva che tutto finisse.

La prima volta che riprese conoscenza sentiva delle voci attorno a lui.

Non capiva cosa dicevano, ma gli sembravano preoccupate, e prima di capire altro era già risprofondato nel buio.

La seconda volta che si svegliò si sentiva intorpidito ed indolenzito come dopo un sonno troppo lungo ed innaturale.

Il primo pensiero fu “Thanos!” ma tutto intorno a lui il suo sesto senso non percepiva minacce di alcun genere.

Si sforzò di aprire gli occhi ma, poiché non era abituato alla luce, ottenne solo di abbagliarsi e di farsi male.

 

-Loki? Loki, mi senti?-

 

-Ha ancora bisogno di riposare, Thor. Ma non temere, si sta riprendendo-

 

“Mi sto riprendendo? Ah, meno male”

E si riaddormentò, stavolta più tranquillo.

La terza volta che si sveglio, pienamente cosciente, invece fu un disastro.

Era riuscito ad aprire gli occhi ed a mettere a fuoco le cose che lo circondavano dopo vari tentativi.

Era in una camera della guarigione, all’interno di una fucina dell’anima.

Il soffitto era grigio, l’arredamento ridotto al minimo, e lui era vestito di una tunica di lino leggero.

Chissà che era successo al portale? Se gli asgardiani lo stavano curando voleva dire che dopotutto era riuscito nella sua missione.

Quel semplice ragionamento bastò a dargli mal di testa.

E non era solo la testa: tutto il suo corpo sembrava composto da toppe di dolore di intensità diverse, che pulsavano ognuna secondo il proprio ritmo.

L’unico punto di cui non poteva lamentarsi era il braccio destro: lì non sentiva assolutamente niente.

Guardando meglio vide che la mano ed il braccio erano completamente bendati.

“Ma cosa…?”

Provò a muovere la mano ma non sentì niente. Né dolore né bruciore, ma neanche il minimo di sensibilità normale.

E quella era la mano con cui aveva colpito il portale di Thanos.

Se non sentiva niente… se non sentiva niente e non riusciva a muovere il braccio e se era tutto bendato…?

Aveva perso un braccio.

Loki gettò un urlo peggiore di quello che aveva gettato al momento di chiudere il portale, ed il panico che gli saliva dentro trovò sfogo in una delle sue esplosioni.

Tutta la magia che aveva dentro bruciò in un attimo le poche energie che il corpo aveva faticosamente recuperato per urlare all’intero cosmo la sua disperazione.

Il risultato fu una camera della guarigione ed una fucina dell’anima distrutte, una guaritrice spaventata al punto da non voler più sentire parlare di fare un turno di controllo per Loki, ed ovviamente parecchi altri giorni di incoscienza.

La quarta volta che si svegliò sentiva delle presenze accanto a lui.

Non aveva la forza di aprire gli occhi, ma una si fece sentire e gli fu subito chiaro chi doveva essere.

 

-È colpa tua-

 

Mormorò per prima cosa quando sentì la voce di Thor.

Non vedeva l’ora di scoppiare di nuovo per ridurre quel grosso imbecille a brandelli, visto che non aveva la forza di farlo a pezzi con la mano che gli restava.

 

-Loki, non devi preoccuparti per il tuo braccio destro: ci vorrà tempo ma guarirà-

 

Ah, ecco chi era l’altra persona. Odino, chi altri?

E se lo stava ingannando? Se fosse stata solo una bugia per tenerlo buono e non fargli combinare altri disastri?

 

-Guarirà?-

 

Chiese incerto, più supplichevole di quanto avrebbe voluto.

 

-Sì, Loki. Non so quanto tempo ci vorrà ma guarirà. Rifletti un attimo, ragazzo: se fosse stato in cancrena lo avremmo già amputato da giorni-

 

Forse il modo lasciava un po’ a desiderare quanto a delicatezza, ma il concetto era arrivato a segno e Loki si abbandonò di nuovo sul cuscino.

 

-Anche se guarirò, te ti ritengo comunque direttamente responsabile-

 

Biascicò in qualche modo rivolto a Thor.

 

**

 

Da quando Odino gli aveva assicurato che il braccio sarebbe guarito, Loki fu più tranquillo.

Il suo corpo aveva sopportato uno shock enorme e per riprendersi ci sarebbe voluto parecchio, nonostante la sua costituzione non certo delicata.

A volte, quando la disperazione rischiava di prendere il sopravvento, si ripeteva le parole di Odino “Se fosse stato in cancrena lo avremmo già amputato”.

Comunque il Padre degli dei non aveva mentito, perché dopo un paio di giorno la sensibilità cominciò a tornargli sotto forma di un formicolio costante e fastidiosissimo, ed ogni tanto le dita compivano contrazioni involontarie man mano che le connessioni nervose si ristabilivano.

Si era rifiutato categoricamente di parlare con Thor, che secondo lui era responsabile delle sue condizioni in quanto colui che lo aveva spinto a tentare di chiudere il portale, ma aveva saputo dell’andamento e della conclusione della battaglia dai guaritori.

Alcuni di loro erano stati chiamati quando il gardr aveva cominciato a vacillare e c’erano stati i primi feriti, per questo sapevano come era andata.

Per altre ore dopo che lui e Thor se ne erano andati le difese erano state mantenute come stabilito, ad oltranza e con una gara di resistenza, poi alcuni dei seidmadr avevano sentito quell’urlo più terribile di qualsiasi altra cosa mai udita prima ad Asgard, ed avevano creduto che il nemico stesse ricevendo rinforzi.

Invece no, al contrario. I golem si erano accasciati a terra e si erano sgretolati sotto il loro stesso peso.

Una volta accertato che il pericolo era passato, Odino si era preoccupato di cercare loro, visto che non erano tornati.

Le ricerche erano durate tre giorni e spesso Padretutto era stato visto in preda alla disperazione perché convinto che la difesa delle città fosse costata la vita ai suoi figli.

Loki non aveva battuto ciglio quando aveva sentito proprio così: “I suoi figli”, ma qualcosa gli aveva fatto molto male dietro lo sterno, e non era niente che avesse a che fare con le ferite della battaglia.

Lui e Thor erano stati trovati grazie ad Angharad che aveva trovato le tracce non ancora dissipate dell’energia del portale e ad i seidmadr che avevano riaperto il sentiero di magia.

 

-Siete stati fortunati perché il sentiero dove eravate è stato difficile da trovare a ancora più da riaprire- concluse il guaritore che gli aveva raccontato quella parte –Anche il principe Thor era privo di sensi a causa di quell’esplosione di energia, e quanto a voi, se posso esprimere la mia opinione, siete particolarmente fortunato a poter sperare di usare ancora quel braccio-

 

Per un paio di giorni approfittò Loki dell’impunità che gli garantiva l’essere ferito e poi convalescente per scansarsi i festeggiamenti per la vittoria.

Non aveva nessuna voglia di trovarsi in mezzo alla baldoria ed all’ubriachezza che puntualmente seguivano una battaglia vinta, e l’essere bloccato a letto gli forniva una scusa eccellente per declinare un’eventuale invito senza offendere nessuno.

Stava tranquillo ad oziare nel suo letto, spesso in dormiveglia, in attesa che il suo braccio guarisse e che il suo fisico si riprendesse dallo shock.

Spesso provava a muovere la mano, ed ogni volta che il formicolio era insopportabile come la puntura di mille scorpioni faceva smorfie di dolore che si sforzava di sopprimere, ma nel dolore affiorava sempre un sorriso di vittoria.

Stava riacquistando sensibilità e capacità di movimento.

Dopotutto Odino aveva avuto ragione nel dire che non avrebbe perso il braccio.

Dopo i primi quattro giorni era in grado di stare seduto con dei cuscini dietro la schiena, il quinto giorno un guaritore si avvicinò a lui dicendogli che il Padre degli dei voleva parlare con lui, se se la sentiva.

All’inizio Loki pensò di barricarsi dietro la scusa della stanchezza, di un mal di testa, di qualsiasi cosa pur di non farsi vedere ancora da Odino in quelle condizioni, poi però valutò che non sarebbe stato saggio rifiutare una visita del Padre degli dei.

Acconsentì a ricevere quella visita, anche perché era abbastanza curioso di sapere cosa Odino volesse dirgli.

Quando entrò l’incontro fu strano: entrambi erano troppo orgoglioso e diffidenti, e nessuno dei due era disposto a scoprirsi per primo.

 

-Come ti senti, Loki?-

 

-Meglio. Sto migliorando, sì-

 

Odino annuì.

Era impossibile dire se la notizia gli facesse piacere o no, nonostante Loki cercasse spasmodicamente un segnale sul suo volto in un senso o nell’altro.

 

-Voglio parlare con te di una cosa importante. Vuoi che ne parliamo adesso o preferisci aspettare?-

 

-Non vedo perché aspettare, visto che sono in pieno possesso delle mie facoltà mentali-

 

-Bene, allora, la questione è semplice: tu hai dato un contributo importante alla salvezza di Asgard, e questo ti da diritto a chiedere una ricompensa. Vuoi chiedere qualcosa?-

 

Loki per un po’ rimase in silenzio.

Lui stesso aveva pensato a quell’usanza, secondo cui chi dà un contributo importante in battaglia o salva un membro della famiglia reale durante una battaglia ha diritto ad una ricompensa, a prescindere dai suoi eventuali precedenti, ma non si aspettava che Odino gliel’avrebbe ricordata.

 

-Immagino che chiedere il trono sarebbe eccessivo-

 

Odino non gli rispose, piuttosto lo guardò severo.

Non gli diceva “Smettila di fare l’idiota” ma Loki lo sentiva lo stesso.

 

-Va bene, va bene, ho capito… in effetti c’è un’altra richiesta, posso esprimerla? Sì? Ebbene io chiedo di essere liberato. Chiedo che le condanne a mio carico fino ad ora siano cancellate-

 

Sapeva che forse aveva osato troppo, e tuttavia perché non tentare?

Vide che il Padre degli dei esitava. Forse stava considerando i pro ed i contro di metterlo a piede libero.

 

-Chiedi molto, Loki, ma tu hai rischiato molto e questo non posso ignorarlo. Accordato. Io, come re di Asgard, cancello le tue colpe e dichiaro che i tuoi debiti con la giustizia degli Aesir sono rimessi-

 

Loki provò un brivido in tutto il corpo.

Libero! Era libero! Che meraviglia, non aveva più bisogno della protezione dell’ospite che lo legava a Thor per non tornare in una cella!

Essere riuscito a riconquistarsi la libertà grazie alle sue forze, alla sua intelligenza e dopo averci quasi rimesso un braccio lo faceva sentire assurdamente soddisfatto di sé.

Anche lui era capace di combattere, di fare qualcosa di buono ed in più di ottenere dei vantaggi.

Bene. Non era un vigliacco attaccabrighe, in fondo.

 

-Te ne sono molto grato-

 

Disse. Oh, avrebbe dovuto togliersi quell’aria soddisfatta dalla faccia, ma non ce la faceva!

Odino lo osservava come se volesse rimproverarlo ma non disse nulla.

Probabilmente sapeva di essere stato giocato e per un po’ di tempo aveva avuto il dubbio tra mantenere la sua reputazione di persona d’onore liberandolo, e la sicurezza dei nove mondi, che invece suggeriva di tenere Loki sotto chiave.

 

-Spero che tu faccia buon uso della tua libertà. Non ho altro da dirti, per il momento-

 

-Nemmeno io, per il momento-

 

Avrebbero potuto salutarsi. Dirsi qualcosa di meno formale se non proprio affettuoso. Nessuno dei due riuscì a trovare nulla.

Forse Loki avrebbe potuto, ma non ne aveva nessuna voglia.

Odino se ne andò e lo lasciò con i suoi pensieri, che per una volta non erano particolarmente complessi: si riducevano a quel meraviglioso senso di appagamento e di soddisfazione personale che non avevano neanche bisogno di essere espressi a parole.

Loki si sistemò meglio tra i cuscini completamente rilassato, e poco dopo dormiva beato con un bel sorriso che gli accarezzava il volto.

 

***

 

Quando Loki ebbe ripreso l’uso del braccio destro per prima cosa volle uscire dalla camera della guarigione. Dopo quasi due settimane lo schiamazzo per festeggiare la vittoria si era placato e lui era ragionevolmente sicuro che, se fosse filato immediatamente nelle sue stanze, non avrebbe dovuto sopportare nessun asgardiano che si congratulava con lui o peggio lo ringraziava.

La sola idea gli faceva venire voglia di compiere la strage che aveva evitato con tanto sacrificio.

Si era barricato nella camera da letto nel primo pomeriggio ed aveva passato le ore buttato sul letto a non fare nulla.

C’erano momenti in cui la sua mente lavorava frenetica ed altri in cui entrava in uno stato di sospensione totale dove non c’erano spazio e tempo.

Si riscosse quando fuori era buio e si vedeva la luna incastrata nell’angolo della finestra.

“Ma che ore sono?”

Era tardi, molto tardi. Metà della notte era quasi trascorsa.

“Che ci faccio qui?”

Gli venne da chiedersi all’improvviso.

Scattò a sedere con gli occhi sbarrati ed il respiro corto.

Si guardava intorno e non riconosceva le cose che lo circondavano. Erano le sue stanze esattamente come le aveva lasciate anni prima quando si era lasciato cadere da Bifrost, ma lui era così cambiato che si sentiva un estraneo lì dentro.

Tutto ciò che lo circondava gli ricordava una vita passata che aveva perduto per sempre il maledetto giorno che aveva scoperto la verità, e le mura tra cui tante volte si era sentito protetto ora gli sembrava che lo soffocassero.

Si alzò preso da una smania inspiegabile e cercò di sfogare l’inquietudine camminando.

Pessima idea, perché il muoversi in quel modo gli ricordava il periodo che aveva passato in cella e lo irritava ancora di più.

Alla fine arrivò alla conclusione che se fosse rimasto lì un minuto di più sarebbe impazzito, e, quando si pose la domanda “Se non sto qui, dove posso stare?” la risposta gli si formò chiara in mente: sarebbe andato dove era sempre andato per anni ed anni quando qualcosa lo turbava.

Sperava solo che Thor fosse ancora ad Asgard e che non fosse già tornato dalla sua midgardiana.

 

****

 

A differenza di Loki che non riusciva a chiudere occhio quella notte, Thor stava dormendo benissimo, e quando sentì bussare alla porta dell’anticamera ci mise un bel po’ di tempo ad emergere dalle brume del sonno ed a trascinarsi fuori dal letto per andare ad aprire.

Si trovò davanti suo fratello appoggiato allo stipite, pallido e stravolto.

 

-Loki? Loki, che ci fai qui, lo sai che ore sono?-

 

-No, non so che ore sono e non mi interessa. Quanto a perché sono qui… ti ricordi cosa mi hai detto a proposito di risolvere le dispute private? Combattere o bere insieme?-

 

Thor gli rispose con un grugnito di assenso.

Loki per un po’ guardò in giro, dovunque tranne che lui in faccia, poi aggiunse con un borbottio imbronciato.

 

-Quellofferta… per bere insieme… sarebbe ancora valida?-

 

Thor, che si stava passando una mano sulla faccia assonnata, strabuzzò gli occhi di colpo.

 

-Non fare quella faccia! Dimmi solo sì o no-

 

-Sì, sì, certo che è ancora valida. Vieni, andiamo a prendere qualche bottiglia-

 

Il tragitto fino alle cucine fu come da ragazzini, quando rubavano di nascosto l’idromele dalle cucine.

Thor non aveva più l’età per essere rimproverato se avesse bevuto degli alcolici fuori orario, né aveva più la corporatura che gli permetteva di nascondersi dietro una colonna, eppure mentre camminava per i corridoi parlava piano e si muoveva furtivo.

Loki si lasciò guidare da lui e quando furono in cucina partecipò alla razzia dei liquori con la stessa determinazione di Thor, solo che mentre suo fratello sorrideva lui aveva solo fretta di tornare in camera a bere.

 

-Allora? A che devo l’onore della tua visita-

 

Gli chiese Thor appena furono di nuovo nelle sue stanze.

Loki lo guardò torvo e non gli rispose.

Posò sulla tavola i due calici che si era ricordato di prendere all’ultimo momento e li riempì di liquore.

 

-Va bene, ora non ti va di parlare. Quando ti decidi io sono qui-

 

Thor si sedette accanto a lui sul divano e per un po’ di tempo nessuno dei due disse niente.

Loki in parte aveva già cominciato a pentirsi della scelta che aveva fatto.

Che senso aveva avuto cercare Thor quando per giorni era stato offeso con lui e comunque lo detestava?

Avrebbe potuto dire che preferiva una cattiva compagnia alla solitudine, ma sapeva che non sarebbe stato del tutto vero.

La verità era che c’erano troppe cose che doveva chiarire con Thor, e che se fosse stato lucido non avrebbe mai trovato la forza di affrontarle.

Ubriacarsi forse non era la cosa più saggia da fare, ma Loki non riusciva a trovare un altro modo di spegnere tutta la confusione che aveva in testa.

Avrebbe voluto smettere di odiare, di provare invidia, di mentire e soprattutto di mentire a se stesso, ma da solo non ci riusciva, quindi tra i due mali meglio il minore.

Forse, se l’alcol gli avesse fatto trovare il modo di essere sincero, avrebbe risolto qualcuno dei problemi in cui si sentiva invischiato ormai da troppo tempo.

Il liquore era color ambra con pagliuzze dorate che roteavano pigramente, denso, dolce e caldo, e soprattutto molto forte.

Due ore trascorsero lente tra bicchieri riempiti, parole non dette e pensieri confusi.

Thor si chiedeva cosa volesse Loki, e Loki si chiedeva la stessa cosa.

Voleva parlare? No. Sì. Forse. Non era ancora abbastanza ubriaco per ammetterlo.

Finirono cinque bottiglie in due prima che Loki aprisse bocca.

Anche se la sua coscienza era alterata dall’alcol riuscì a mantenere la voce ferma, almeno all’inizio.

 

-Dimmi la verità. Tu lo sapevi?-

 

-Cosa?-

 

-Che cosa secondo te?- Scattò Loki -Di noi. Che non siamo fratelli-

 

Non riusciva più a stare fermo seduto sul divano.

Si alzò e cominciò a muoversi per la stanza, con Thor che lo seguiva con lo sguardo ad ogni brusco cambio di direzione.

 

-Oh, per tutti gli spiriti del Walahllah! Loki ancora con questa storia?-

 

-Ed è cosa da poco secondo te?! Non sminuire questa cosa, non ti azzardare!-

 

-Va bene, scusami. Davvero, non voglio sminuire. La verità è che io non capisco cosa provi-

 

Loki si sentì salire un istinto omicida come poche volte nella sua vita.

 

-Capire? Oh, cielo, no, io non penso che tu possa capire. Figurati se potresti capire proprio tu, che sei sicuro delle tue discendenze e che puoi solo esserne orgoglioso -

 

-Loki! Loki, ti prego, smettila!-

 

-Smetterla? Come puoi dirmi di smetterla? Tu dici di non capire cosa provo. Ebbene, lo vuoi sapere?-

 

Thor cercava di trovare qualcosa da dire per calmarlo ma non gli usciva nessuna frase sensata, cosa che fece infuriare Loki ancora di più.

 

-LO VUOI SAPERE?-

 

Gli strappò di mano il bicchiere e tirò Thor in piedi.

Incurante delle sue proteste lo tirò fuori dalla stanza tra i corridoi o attraverso scorciatoie che solo lui conosceva e gli lasciò andare il polso solo quando arrivarono nella sala delle armi, davanti allo scrigno degli Antichi Inverni.

Loki si avvicinò al piedistallo della reliquia e la sfiorò leggermente con le dita, e sotto il suo tocco la luce blu cambiò di intensità come se fosse allo stesso tempo attratta e respinta da lui.

 

-Forse per renderti conto di quello che voglio dire ti serve qualcosa di concreto. Sei pronto, figlio di Odino? Io lo sono-

 

Schiacciò il palmo delle mani sui lati dello scrigno.

Sapeva cosa sarebbe accaduto.

Lo aveva provato solo tre volte nella sua vita, conosceva quella sensazione e la odiava.

Il ghiaccio era diventato parte di lui, e lui riusciva a sopportare quella temperatura perché lui era quel gelo, almeno in parte.

Gli sembrava di respirare lame di ghiaccio.

Si voltò verso Thor solo quando fu sicuro che davanti all’erede di Asgard ci sarebbe stato uno Jotun.

“Adesso vediamo che ne farai di questo, fratello

Thor era rimasto alle sue spalle  e non si era accorto della trasformazione, e quando Loki si voltò non poté trattenere un’esclamazione di sgomento.

“Finalmente! Forse ora ti deciderai a mostrare il reale disprezzo che provi per me”

 

-Loki?-

 

-Sì, io. Ora capisci cosa sono veramente?-

 

Non si aspettava che Thor si avvicinasse a lui, né che gli prendesse una mano per esaminarla con curiosità.

 

-Padre me lo aveva detto, ma… hei, che succede?-

 

La mano di Loki nella sua stava tornando di un normale color rosa.

 

-Ah, questo? Sì, è una specie di meccanismo di difesa. Pare che il mio corpo si adatti alle condizioni che deve affrontare. Jotun al freddo di Jotunheim, Àss quando la temperatura non è troppo rigida-

 

-Ma come mai sei così? Come puoi cambiare da Jotun ad Àss?-

 

 Loki dovette respirare un paio di volte prima di trovare la forza di dirglielo.

 

-Io sono entrambe le cose. Sono un ibrido. Mio padre era un gigante di ghiaccio ma mia madre no. Farbauti era una seidmadr di… oh, non lo so! Vanaehim, Asgard forse, oppure Alfheim. Non lo so!-

 

Sentiva che l’alcol che aveva in corpo gli stava facendo effetto togliendogli per prima cosa l’autocontrollo.

Tremava e la sua voce era salita di tono.

 

-È per questo che Odino mi ha trovato- continuò -Te lo ha detto? Su un altare nel tempio di Utgard. La magia che avevo ereditato da mia madre era potente già allora. Ero… ero un’offerta sacrificale perfetta per propiziarsi la vittoria contro un esercito potente come Asgard-

 

La cosa più orribile era proprio che non riusciva a smettere di parlare.

 

-E poi, visto che non ero morto… chissà se Laufey avesse avuto ancora bisogno di me? Probabilmente è per questo che Odino mi ha preso-

 

Con uno scatto tolse la mano da quella di Thor.

 

-Loki, per favore…-

 

-NO!- Urlò Loki aggressivo e disperato -Lo capisci adesso, Thor? Lo capisci perché non siamo mai stati fratelli? Per Odino tu eri l’erede da coltivare con cura, io invece ero merce di scambio con Laufey!-

 

Stava gridando con tutta la rabbia che aveva covato in silenzio per anni.

Anche i suoi poteri risentivano di quella perdita di controllo, perché attorno a lui si stava spandendo un leggero strato di brina.

“Perfetto! Mancava solo questo per fare di me un mostro”

 

-Loki, adesso ascoltami-

 

-E perché dovrei? Perché tu possa dirmi altre bugie su quanto mi volete bene?-

 

-Non sono bugie-

 

-NON TI CREDO!!!-

 

Si trovò tra le dita delle schegge di ghiaccio e senza pensarci le lanciò verso Thor.

Non gli era mai successo prima di riuscire a creare lame di ghiaccio come gli Jotnar.

Forse era la vicinanza con lo scrigno unita alla sua perdita di controllo che lasciava libero sfogo a quella parte del suo potere che non aveva mai voluto esplorare, pur sapendo di possederla.

 

-Mi sono fidato di te come mi ha chiesto, e guarda che risultato!-

 

Per lui in quel momento non contava che non avesse perso il braccio, ma solo quanto ci era andato vicino a causa dell’insistenza di Thor.

Le schegge di ghiaccio di erano conficcate nella maglia di Thor come aghi, ed anche se non lo avevano ferito lui era ugualmente sconvolto dal vedere suo fratello con l’aspetto degli Jotnar che attaccava con la loro stessa ferocia irrazionale.

La mano che a contatto con la sua era tornata normale era anche rapidamente ridiventata blu quando Loki lo aveva lasciato.

Era impressionante vedere quella trasformazione, ma Thor lo sapeva che dietro gli occhi rossi e la pelle blu c’era il cuore spezzato di suo fratello.

 

-Bè, che ti prende, Thor? Non sai più parlare? Oppure neanche tu con tutta la tua stupidità riesci a dire che vuoi bene ad un mostro?-

 

-Loki, allontanati dallo scrigno-

 

-E perché? Hai paura di me ora che mi vedi con questo aspetto?-

 

-Sono preoccupato per te! Hai bevuto, e neanche tu sai che effetti può avere per te stare troppo tempo vicino allo scrigno. Forse non puoi sopportarlo veramente bene come gli Jotnar. Allontanati prima che ti faccia del male-

 

-Oh, per l’amor del cielo, Thor, falla finita e dillo una buona volta che ti faccio orrore!-

 

Inspiegabilmente Loki scoppiò a ridere di una risata forzata ed innaturale.

 

-Dai, dillo! Non preoccuparti per me, non mi offendo. Non preoccuparti di urtare la mia sensibilità, ormai ci sono abituato. Figurati, cosa vuoi che sia per me che io ho cominciato la mia vita essendo abbandonato da mia madre perché la disgustavo? Non…-

 

Si bloccò di colpo con un’espressione di puro orrore.

Da che aveva ripreso i suoi modi teatrali a che la maschera si era schiantata di colpo, rivelandolo sofferente come non si era mai visto neanche lui stesso.

 

-Loki, ora basta, andiamo via di qui-

 

Lui non gli rispose.

Era perso in un mondo proprio, scivolato in ginocchio accanto al piedistallo dove era posato lo scrigno.

Thor gli si avvicinò, fermamente intenzionato a sollevarlo di peso per portarlo via se fosse stato necessario, ma non appena gli mise una mano sulla spalla Loki lo fissò con uno sguardo terribile.

Erano gli occhi rossi di uno Jotun e la sofferenza di un neonato abbandonato che era rimasta conficcata come una spina infetta nel cuore di un uomo adulto.

La magia non esplodeva con esiti disastrosi, piuttosto si manifestava attraverso la creazione di ghiaccio.

 

-No! Vattene, non mi toccare!-

 

-Dobbiamo andarcene, Loki! Quanto ancora vuoi permettergli di ferirti?-

 

Loki lo spinse via.

 

-Vattene ti ho detto! Se provi a toccarmi stavolta, giuro che ti ammazzo-

 

Non voleva essere aiutato, non voleva niente e nessuno che lo asfissiasse!

 

-Molto bene, ammazzami, ma io qui non ti lascio-

 

Thor si chinò su di lui e gli passò un braccio attorno alle spalle.

Per Loki quello era troppo.

Stavolta i cristalli fiorirono tra le sue mani come fiori letali, e lui non dovette fare altro che colpire Thor con il palmo aperto per sentire il sangue scorrergli tra le dita.

 

-Ti ho detto di lasciarmi. È per il tuo bene, principe di Asgard. Lasciami!-

 

-Non posso lasciarti. Se ti lascio adesso ti perderò per sempre-

 

-E non sarebbe meglio? Perché dovrebbe importarti?-

 

-Perché sei mio fratello!-

 

-Bugiardo!-

 

Gli sputò addosso Loki.

Allontanò la mano per ricreare i cristalli che il sangue di Thor aveva sciolto e lo colpì di nuovo al costato.

Stavolta gli strappò un grido di dolore ma ancora Thor non lo mollava.

Lo teneva stretto a sé come se rischiasse davvero di sprofondare in un baratro, come lo aveva stretto quando lui aveva avuto paura di affrontare il portale di Thanos.

Sembrava non importargli che lui gli stesse scarificando il torace fino alle costole.

 

-I nostri genitori non ti hanno detto la verità, l’hai dovuta scoprire da solo e nel modo peggiore. Ma adesso che sai puoi scegliere. Non sei un mostro, Loki. È quando scegli di odiare che lo diventi-

 

-Quanto sei stupido, Thor. Odiare non è una scelta, è una reazione naturale. Tu non mi odi adesso?-

 

-No, non ti odio. Posso arrabbiarmi con te ma non ti odio. Questo dolore è lo stesso che provi tu ogni giorno da quando hai scoperto la verità, non è vero? Non posso odiarti perché soffri-

 

Loki sgranò gli occhi. Se Thor lo avesse colpito gli avrebbe fatto meno impressione.

Suo fratello lo capiva? Era davvero riuscito ad arrivare così a fondo da strappargli un pezzo di verità?

Era la prima volta che Loki si sentiva capito.

Il sangue di Thor sulla sua mano era caldo.

Ora che Thor gli aveva detto quelle cose gli era più difficile trattenere gli effetti dello scrigno dentro di sé.

“Basta. Ora basta. Io non voglio essere un mostro”

Lasciò andare la testa sulla spalla di Thor e lasciò cadere lungo il fianco la mano con cui lo aveva ferito.

Se Thor era tanto pazzo da ostinasti a non volerlo lasciare… erano affari suoi!

No, non erano solo affari suoi. Aveva scelto di non abbandonarlo, aveva visto oltre il proprio dolore per capire il suo.

In fondo era quello che Loki aveva sempre desiderato da quando aveva scoperto la verità: una conferma di essere amato ugualmente e senza condizioni.

Ora la conferma ce l’aveva. Aveva un fratello che aveva visto la verità e non lo considerava un mostro.

Il ghiaccio si sciolse e colò a terra misto a sangue, e non era solo il sangue di Thor, era anche il suo perché quando aveva forzato la mano le schegge si erano conficcate anche nella pelle che le aveva create.

Forse attraverso quelle ferite aperte per caso il loro sangue si era mischiato.

A Loki scappò una risata: ora non avrebbe più potuto rinfacciare a Thor che non avevano neanche una goccia di sangue in comune.

E intanto il freddo lo aveva abbandonato e la sua pelle era tornata normale.

Più che la vicinanza dello scrigno contava la vicinanza di suo fratello.

 

-Quando fai il sentimentale diventi vomitevole-

 

Borbottò Loki.

Tutta la furia era scomparsa e lo aveva lasciato completamente svuotato, adesso voleva solo buttarsi da qualche parte e dormire.

 

-Ne hai avuto abbastanza ora? Ce ne andiamo?-

 

Thor si alzò e gli tese una mano per aiutarlo.

Loki ebbe solo la forza di annuire e di lasciarsi tirare in piedi.

Per tornare in camera si appoggiavano uno all’altro e camminavano lentamente.

A Thor sfuggivano smorfie di dolore dovute alle ferite sul fianco, ma cercava di non lamentarsi troppo.

Come se a Loki potesse sfuggire!

 

-Mi dispiace-

 

Mormorò.

L’alcol gli stava facendo davvero brutti scherzi: lo faceva sentire in colpa tanto da sentire il bisogno di chiedere scusa a suo fratello.

 

-Bah, figurati se mi hai fatto veramente male. Ho visto di peggio-

 

Arrivati in camera Loki voleva salutare Thor ed andarsene, ma lui lo trattenne.

Gli fece notare che la sua camera era più lontana, che lui non si reggeva in piedi, e che la conclusione più logica sarebbe stata che rimanesse a dormire lì.

Loki avrebbe potuto ribattere tante cose, ma poi si ricordò della brutta sensazione che aveva provato restando solo nella sua stanza e allora si rimangiò qualsiasi protesta.

 

-Bada solo di non scambiarmi per la tua donna, stanotte-

 

Lo avvertì.

Thor scoppiò a ridere e si buttò sul letto per primo, sopra la coperta.

Dopo mezzo minuto russava, incurante delle ferite ancora aperte e della maglia inzuppata di sangue.

Loki avrebbe voluto prenderlo a ceffoni: lui non si sarebbe mai addormentato in quelle condizioni!

Ma Thor era appena appena sopra i penta palmi quanto a raffinatezza, per cui…

Loki invece si tolse la casacca e gli stivali, e solo dopo si infilò sotto le coperte.

Accanto a lui Thor era una massa ingombrante e rumorosa, tuttavia Loki ci si strinse contro come un viandante sperduto avrebbe cercato riparo durante una tormenta di neve.

Il suo ultimo pensiero sensato prima di piombare nel sonno fu che in fin dei conti sì, era una vera disgrazia avere un fratello ubriacone, manesco e villano, ma se non lo avesse avuto per lui sarebbe stata una disgrazia ancora più grande.

 

___________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Sono di nuovo qui! Come avevo promesso ho aggiornato a tempo di record, ma lo ammetto: ho barato.

Una gran parte di questo capitolo era già stata scritta mesi fa, e adesso ho solo dovuto modificare qualcosa e fare un po’ di taglia e cuci per adattarla alla nuova situazione, e poi visto che era pronto non mi andava di lasciarlo a dormire nel computer.

Avrei tanto voluto vedere nei film una scena come quella tra Thor e Loki alla fine del mio capitolo, ma visto che ormai “The dark world” è andato come è andato spero tutto in “Ragnarok”, e se mi va male pure quello non mi resta che cominciare a mettere da parte il resto della spesa per corrompere gli sceneggiatori di “AvengersInfinity war”.

 

1-      Che la magia di Loki sia ereditata da parte di sua madre me lo sono inventato. Mi torna utile per sostenere la mia teoria in questa storia che Farbauti sia stata una schiava catturata da Laufey in qualche altro regno, magari un regno come Vanaehim in cui tutti gli abitanti hanno un dono particolare per la magia. Nel mio head canon Farbauti ha i capelli neri come Loki, che ha ereditato da lei quel colore tanto strano ad Asgard.

2-      Anche la teoria di Loki esposto come sacrificio umano è del tutto inventata. Nell’attesa che la Marvel ci spieghi per bene cosa ci faceva un neonato nudo sul ghiaccio concedetemi questa versione.

3-      Anche il fatto che Loki cambia per adattarsi alle condizioni dell’ambiente è pura invenzione. Secondo me non è Odino che ha cambiato il suo aspetto con la magia, è proprio il corpo di Loki che cambia involontariamente.

4-      Ho scordato che altro dovevo scrivere, scusate…

5-      Ah, sì! Che Loki, quando perde il controllo ed è in forma di Jotun, sbrocchi creando temperature glaciali e ghiacciai in miniatura è una cosa che mi sembra plausibile. E poi si sposa perfettamente con quanto mi ha influenzato “Frozen”.

6-      L’idromele è una bevanda che mi incuriosisce parecchio. Nella simbologia germanica l’idromele è una bevanda sacra perché creata per “magia” (che ne sapevano i vichinghi della chimica della fermentazione?).

 

Bene, fine, posso smettere di ammorbarvi con le mie precisazioni da nerd.

Al prossimo, ultimo capitolo =)

 

                                                     Makoto

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Il momento di salutarsi ***


Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Il momento di salutarsi-

 

*

 

Su Midgard, nel Surrey, in una villetta graziosa due donne guardavano fuori dalla finestra i fiocchi di neve che scendevano silenziosi nella sera di Dicembre.

 

-Se si azzarda a lasciarti sola il giorno di Natale, giuro che lo picchio-

 

Sentenziò Darcy.

Jane Foster si sforzò di sorridere alle parole dell’amica, immaginandosi una Darcy inferocita che rincorreva il dio del tuono con l’intento di picchiarlo.

La verità era che più si avvicinava Natale e più lei era giù di morale.

Perché sì, il suo cervello capiva perfettamente che Thor era un principe, un semidio, un eroe ed il protettore di Midgard e di qualsiasi mondo avesse bisogno di lui, ma il suo cuore non voleva sentire ragioni: lei era una donna innamorata che avrebbe voluto passare la notte della vigilia di Natale con suo marito.

 

-Tornerà. Lui lo sa quanto è importante per me-

 

Darcy le rispose con un grugnito indistinto perché aveva la bocca piena di panfrutto.

 

-E tu che mi dici dell’altro?-

 

La pungolò un po’ Jane.

 

-Chi? Il tuo cognato sballato di cervello?-

 

-Non fargli sentire che lo chiami così! Comunque sì, lui. Ti piace?-

 

-Ma dico, lo hai visto, J? È uno sballo! Avanti, lo so che tu hai Thor, ma non puoi dirmi che non hai visto che anche l’altro è figo-

 

-Hum, sì, ammetto che Loki ha il suo fascino tenebroso, ma non è per niente il genere di persona con cui vorrei passare la vita-

 

-E chi parla di passarci la vita? Io miravo a qualche ora di sano…-

 

-Darcy!-

 

**

 

Più o meno nello stesso momento il dio oggetto della discussione si stava faticosamente svegliando.

Era da tanto tempo che non prendeva una sbornia così colossale ed aveva dimenticato quanto potessero essere devastanti i postumi dell’idromele di Asgard: la testa gli sembrava pesante come un’incudine ed ogni minimo rumore picchiava come un colpo di maglio.

Più che scendere dal letto rotolò giù a peso morto.

“Ben mi sta. Così imparo a scendere ai livelli di Thor”

Rimettersi in piedi fu un’impresa epica, restarci ancora di più.

C’era solo una cosa che poteva aiutarlo a rimettersi in sesto, o meglio Loki sperava che ci fosse: una bottiglia che lui e Thor avevano rubato dalle scorte dei guaritori anni prima e che avevano sempre usato per attutire i postumi di sbronze particolarmente devastanti.

Era stato quando ancora bevevano insieme, prima che si allontanassero e Loki decidesse che le gare di bevute non erano poi tanto interessanti; da allora l’unico fruitore della bottiglia miracolosa era stato Thor, e Loki sperava che non vi avesse fatto ricorso troppo spesso e che ne fosse rimasto un fondo per lui.

Si trascinò fino alla cassettiera appoggiandosi al muro. Preferì chiudere gli occhi perché la stanza girava in una maniera spropositata, e per cercare la bottiglia aprì le ante a tentoni.

“Dovrebbe essere questa. Speriamo…

Si azzardò a socchiudere una palpebra giusto per essere sicuro di stare bevendo una medicina e non qualcosa che gli avrebbe fatto più male, ma la riconobbe subito.

Era piena a meno di metà ed il liquido all’interno era verde chiaro.

Loki tolse il tappo di vetro e bevve direttamente dal collo della bottiglia, incurante di sembrare un ubriacone da taverna.

La rimise a posto e rimase per un paio di minuti appoggiato al mobile a godersi la sensazione delle vertigini e del mal di testa che si placavano.

“Bene, così va meglio”

Ora che non c’era più quel dolore lancinante a provocargli sferzate di adrenalina sentiva che il suo corpo si rilassava.

Per la verità non ce la faceva più a reggersi in piedi.

Prima di collassare sul pavimento andò a buttarsi di nuovo sul letto, e tempo di capire che aveva battuto la testa contro gomito di Thor e non contro un macigno era già sprofondato nel sonno.

 

***

 

Il primo pensiero di Thor non appena riprese i sensi fu “Loki mi ha avvelenato”

Perché solo un veleno potente poteva provocare un dolore così atroce ed un bruciore di stomaco che gli stava consumando le viscere.

Poi però ragionò che se Loki lo avesse voluto avvelenare lui non avrebbe neanche avuto il tempo di rendersene conto.

Più semplicemente il suo corpo era in piena fase di smaltimento dell’alcol della sera prima.

Provò a mettersi seduto per guardarsi un po’ intorno, e la prima cosa che mise a fuoco fu Loki che dormiva di traverso sul letto con i capelli scarmigliati e la bocca aperta contro il cuscino.

Si passò una mano sul viso per mettere a fuoco il resto della stanza.

Fortuna che le tende erano quasi completamente chiuse e facevano entrare poca luce.

Nella penombra distinse il mobile a cassetti con le ante aperte, cosa che normalmente non gli sarebbe interessata se non avesse saputo che proprio lì c’era il possibile rimedio ai suoi mali, e che probabilmente Loki ne aveva già usufruito.

“Sempre un passo avanti a me, vero, fratello?”

Si alzò a fatica e raggiunse la bottiglia.

Non ricordava esattamente quanto ce ne fosse, ma era sicuro che Loki ne avesse bevuto una dose generosa; ecco perché dormiva tranquillo.

Lui finì quello che restava e l’effetto per fortuna fu immediato: il dolore si smorzò e non gli sembrava più di avere nello stomaco la lava rovente di Muspellsheim.

Man mano che il dolore passava Thor si sentiva sempre più spossato.

Doveva essere successo anche a Loki, e Thor decise di seguire l’esempio del fratello e di tornare a dormire un altro paio di ore.

 

****

 

-Siete uno spettacolo indecoroso-

 

Non era esattamente l’ideale come frase di buon giorno, ma fu ugualmente quello che toccò a Loki e Thor da parte di Odino.

Lui non era abituato ad entrare senza permesso nelle stanze dei suoi figli, ma non vedendo nessuno dei due a mezzogiorno inoltrato si era preoccupato ed aveva deciso di andare a controllare.

Peccato che davanti allo spettacolo delle bottiglie vuote, della pozione e di quei due che dormivano come scaricatori di porto, si fosse immediatamente pentito di averlo fatto.

 

-Rendetevi presentabili e poi raggiungetemi. Devo parlare con voi-

 

Ed uscì dalla stanza scuotendo la testa e lanciando loro sguardi di disapprovazione da sopra la spalla.

 

-Non mi sembra contento-

 

Commentò Loki.

 

-No, direi che non lo è. Vai a sistemarti, ci vediamo dopo-

 

Loki era già sulla porta quando Thor lo richiamò indietro.

 

-Ah, Loki… quello che è successo…-

 

-Lascia stare, Thor. Erano solo chiacchiere tra ubriachi-

 

Loki sgusciò via prima che lui potesse ribattere.

Thor si tastò cauto il fianco, che ancora gli doleva nonostante le ferite si fossero rimarginate.

 

-Alla faccia delle chiacchiere-

 

Borbottò.

 

*****

 

Loki aveva preso seriamente in considerazione l’idea di sgattaiolare via di nascosto ed evitare l’ultima, noiosa paternale di Odino, tuttavia alla fine si era imposto di non farlo.

Poteva essere una pessima idea offendere il Padre degli dei, ma cercava di rimandare il più possibile il momento dell’incontro restando a mollo nella vasca.

Quello sì che era un posto per fare un bagno come si deve, altro che la patetica invenzione midgardiana del bagno in piedi!

Avrebbe poltrito nel silenzio e nell’acqua calda per delle ore, doveva solo stare attento alla mano destra: la pelle era delicata e sottile dove era appena guarita, ed immergerla in acqua gli dava fitte di dolore.

Accigliato, si esaminò il palmo.

Aveva vaghi flash sconnessi riguardo come si fosse procurato quelle ferite, ed evitava accuratamente di forzarsi di ricordare troppi dettagli.

Erano solo chiacchiere tra ubriachi.

 

******

 

Odino li ricevette in una sala secondaria ed entrambi ne furono sollevati perché la sala di Hlidskjalf avrebbe evocato ricordi imbarazzanti.

Per prima cosa si rivolse a Loki.

 

-Ora che sei libero non ho più potere su di te. Posso solo raccomandarti di fare buon uso della tua libertà-

 

Thor lanciò un’occhiata di sbieco a Loki, e vide che aveva un sorriso che scoppiava di soddisfazione.

 

-Non temere, ne farò l’uso migliore che posso-

 

-Temo che le nostre definizioni di buono non coincidano, ma anche su questo non posso più fare nulla-

 

Per Thor sapere che Loki si era liberato del vincolo che lo legava a lui era preoccupante perché finché Loki era suo ospite era in un certo senso sotto il suo controllo.

 

-Quanto a te, Thor, non hai qualcosa da dire a Loki?-

 

-I... io?-

 

-Sì, tu-

 

Thor esitò.

Era sicuro che Padre avesse già parlato a Loki di quell’argomento rimasto per lungo tempo in sospeso.

Guardò di nuovo Loki e trovò che lo scrutava a sua volta con gli occhi ridotti a due fessure.

 

-Thor- lo richiamò Odino –Tua la decisione…-

 

-Mia la responsabilità-

 

Completò lui rassegnato.

Evidentemente toccava a lui il compito di dare a Loki la notizia.

 

-Dov’è?-

 

-Gnà e Fulla si stanno occupando di lui-

 

-Scusatemi, non per interrompere, ma io sarei ancora presente. Di chi state parlando?-

 

Odino gli fece cenno di parlare, e Thor dovette rassegnarsi.

 

-Loki, ti ricordi il bambino che abbiamo trovato a Vanaehim? Quello che tu hai riportato…?-

 

-Sì, me lo ricordo, vai avanti-

 

-Ho chiesto che avesse il tuo nome-

 

-Oh, fantastico! Si chiama Loki come me?-

 

-No, non ha ancora un nome suo, io intendevo il nome di famiglia. Il suo è Lokason-

 

Per qualche secondo Loki rimase letteralmente impietrito: immobile, sguardo vuoto, sembrava che neanche respirasse.

Poi tutta la sua rabbia esplose contro Thor.

 

-COME DIAVOLO TI È VENUTO IN MENTE?!!-

 

Odino si fece da parte, aspettando paziente che i suoi figli si spiegassero le loro ragioni tra un pugno e l’altro.

L’argomento di Thor secondo cui fosse giusto che ci fosse una traccia di qualcosa di buono che Loki aveva fatto cozzava pesantemente contro la ragione di Loki, secondo cui il bambino avrebbe avuto vita difficile con il nome del principe maledetto cucito addosso.

Avevano ragione entrambi, per questo Odino non si sentiva di prendere la parti di uno o dell’altro, e comunque Thor e Loki erano abbastanza grandi da risolvere da soli le loro dispute, anche se per farlo si azzuffavano ancora come adolescenti.

Intervenne a separarli solo quando vide che erano troppo pesti e quando giudicò che Vàlaskjàlf  avesse sentito abbastanza urla per quel giorno.

 

-Credete di aver risolto qualcosa così? A me non sembra. Loki, posso consigliarti di vedere il bambino prima di fare tutte queste storie?-

 

*******

 

Loki rimpiangeva amaramente di non aver ucciso Thor quando ne aveva avuto l’occasione, e adesso doveva trattenere gli istinti omicidi per non perdere la libertà che aveva riconquistato faticosamente solo da un paio di giorni.

Gli lanciava sguardi scontrosi mentre insieme percorrevano i corridoi fino agli appartamenti delle ancelle nubili.

 

-Che cosa vi aspettate adesso? Che io mi metta a fare il padre? O che io gli menta come voi avete fatto con me?-

 

-Niente di tutto questo. Voglio solo che tu lo veda-

 

Loki decise di tacere per non imbarcarsi di nuovo in una discussione che non poteva avere fine, anche perché era ancora dolorante per l’ultima delle loro “discussioni”.

Nei corridoi destinati alle ancelle nubili il passaggio di due uomini era seguito da gridolini sorpresi, sguardi curiosi attraverso le persiane delle finestre interne o sguardi spaventati prima di richiudere in fretta porte socchiuse.

Loro non avrebbero dovuto essere lì, e probabilmente la loro visita sarebbe stata oggetto di pettegolezzo per un bel po’ di tempo a venire.

Finalmente Thor trovò il coraggio di bussare ad uno degli alloggi per chiedere di Fulla.

L’ancella che li accompagnò alla stanza era troppo imbarazzata ed intimidita persino per presentarsi correttamente, e loro non capirono il suo nome.

Fulla stava giocando con il bambino sulle ginocchia, Gnà piegava una pila di biancheria pulita.

Al loro arrivo entrambe rimasero a guardarli a bocca aperta.

 

-Uscite-

 

Ordinò Loki secco.

Le due donne non si mossero, e non si capiva se era per la sorpresa di ricevere quell’ordine o perché a darlo era Loki.

 

-Per favore, Gnà, Fulla, concedeteci un po’ di tempo-

 

Chiese Thor con più garbo, ma anche così loro si scambiarono una lunga occhiata prima di obbedire, in particolare Fulla, che sembrava la più restia a lasciare il piccolo con loro.

Lo depose nella culla e poiché lui si era attaccato alla sua collana la slacciò e gliela lasciò perché ci giocasse mentre lei non c’era, ma mentre si allontanava continuava a lanciare occhiate preoccupate, specie verso Loki.

 

-Anche tu, Thor. Voglio fare due chiacchiere da solo con questo giovanotto-

 

-Ma…-

 

-Fuori-

 

Il tono di Loki in quel momento non ammetteva repliche, e Thor poteva solo sperare che quella richiesta fosse dovuta al fatto che Loki non voleva farsi vedere in un momento di debolezza.

 

-Per favore, Loki, non fare nulla di particolarmente stupido-

 

Uscì anche lui, e solo quando Loki fu sicuro che la porta fosse ben chiusa si avvicinò alla culla ed al bambino.

Lo scrutò come avrebbe fatto con un animaletto bizzarro, e lui, sentendosi osservato, lasciò andare le sfere d’oro della collana che stava facendo tintinnare.

Rimasero a guardarsi in silenzio per un paio di minuti.

 

-Sei stato fortunato tu-

 

Il bambino si mosse al suono della sua voce.

Era completamente concentrato su di lui. Loki credeva che fosse intelligente perché non si era lasciato andare né ad inutili smancerie né al frignare tipico dei bambini.

Se ne stava li seduto a fissarlo, con le gambette piegate come le ranocchie e la schiena che ondeggiava perché ancora non lo sosteneva.

Un’espressione così seria in un esserino che neanche sapeva parlare era buffa, e Loki si trovò a sorridergli.

Il piccolo gli sorrise di riflesso, poi tese le braccine e fece un paio di versi per richiamarlo.

 

-Vuoi venire in braccio a me? Si vede che ancora non sei bene informato sul mio conto... No, no, no, per carità, non metterti a piangere! Va bene, ti prendo. Tanto non lo racconti a nessuno, no?-

 

Controllò rapidamente la porta e solo quando fu sicuro che non c’era nessuno prese sotto le ascelle quel cosino buffo e lo sollevò.

C’era un solo modo per tenere un bambino piccolo: un braccio a fargli da seggiolino e l’altra mano sulla schiena perché non cadesse all’indietro.

Loki lo sistemò meglio che poteva.

La sua mano bastava a coprirgli tutta la schiena e poteva sentire sotto il palmo il ticchettio del suo piccolo cuore. Era una cosa che faceva davvero impressione.

Quel piccoletto giocava con le borchie di pelle sulla sua casacca e non ne era per niente intimidito.

Non sapeva nulla del mondo, non giudicava lui, non si rendeva conto della morte che gli aveva portato via i suoi genitori.

Era del tutto inconsapevole ed indifeso.

 

-Sei un bambino innocente-

 

Mormorò Loki.

Era questo che Odino aveva voluto dire? Era questo che Odino aveva provato prendendo in braccio lui neonato?

Il respiro gli si spezzò in un singhiozzo.

 

********

 

Thor non capiva che ci facesse tanto tempo Loki in quella stanza.

Avrebbe voluto entrare, ma qualcosa gli diceva che Loki aveva bisogno di restare solo e che intromettersi in quel momento sarebbe stata una mancanza di rispetto.

Quando finalmente la porta si aprì Loki uscì che sembrava esausto ed aveva gli occhi arrossati.

 

-Il suo nome è Vàli. Vàli Lokason-

 

Mormorò Loki.

 

-Ora andiamo via di qui. Mi dà fastidio essere osservato come una bestia rara. Torniamo da Odino. Voglio chiarire bene questa situazione con lui-

 

Dal Padre degli dei l’udienza fu breve e concisa, solo tra loro due, con Loki che parlava ed Odino che non osava interromperlo.

 

-Potrei rifiutarmi, sai? Non credo che sia possibile dare il nome di famiglia di una persona quando l’interessato non ne è a conoscenza. Potrei dire che a me non va bene, ma non lo farò, a patto che tu rispetti le mie condizioni-

 

-Dipenderà dalle condizioni. Se saranno ragionevoli non avrò niente da obbiettare-

 

-Per prima cosa gli direte tutta la verità fin dall’inizio. Ditegli chi è, da dove viene e perché è qui ad Asgard. Trovate per lui una famiglia che gli voglia bene, ma non permettete mai che creda di essere loro figlio, perché più lo scopre tardi e peggio sarà-

 

Odino annuì lentamente. Non disse nulla perché sapeva che Loki stava rivivendo la propria storia e non doveva essere per niente facile.

 

-La seconda condizione è che gli diciate la verità su di me. Non cercate mai di farmi apparire come un eroe e soprattutto non fatelo sentire obbligato a portare il mio nome. Se quando crescerà  vorrà usare quello della famiglia che lo ha cresciuto dovrà essere libero di farlo, chiaro?-

 

-Mi sembra giusto-

 

-Terza condizione, gli farete studiare la magia se dimostrerà di avere talento, e se sarà particolarmente bravo sarò io stesso ad insegnargli, un giorno. Accetti anche questo?-

 

-Accetto tutte le tue condizioni-

 

Solo allora Loki si rilassò un po’.

 

-Bene, allora direi che è arrivato il momento di salutarci-

 

-Hai già intenzione di andartene?-

 

-Non vedo perché dovrei restare-

 

Odino rimase a guardarlo in silenzio.

 

-Non sarà mai più come prima-

 

Constatò alla fine.

 

-No- confermò Loki –Ma comunque, ti ringrazio per… per quello che hai fatto per me in questi giorni-

 

Per un attimo sembrò che Loki volesse aggiungere qualcosa, poi però scosse la testa e se ne andò senza aprire bocca.

Odino non lo trattenne perché in fondo anche lui preferiva il silenzio all’ipocrisia di chiacchiere vuote.

Loki aveva ancora bisogno di tempo per lasciarsi alle spalle le ferite, ed  Odino non si faceva nessuna illusione circa scenate lacrimose in cui il figlio minore tornava a casa supplicando di essere perdonato.

Salutare Thor fu più facile.

Loki andò a cercarlo nelle sue stanze verso sera, ed era quasi certo che Thor lo stesse aspettando.

 

-Ora che non hai più bisogno della mia protezione te ne vai, non è vero?-

 

-Sì-

 

-Posso dirti di stare fuori dai guai?- Thor si alzò e lo raggiunse -Loki, sul serio. Non costringermi a combattere di nuovo contro di te-

 

-Non ricordo di averti mai costretto-

 

-Lo sai cosa intendo-

 

-Oh, per favore, Thor! Vuoi da me la promessa che da ora in poi farò il bravo? Puoi scordartelo-

 

-Ho smesso da tanto tempo di pretendere che tu faccia il bravo. Loki, so che adesso vuoi andartene, ma non farti ammazzare, mi raccomando. Ci rivedremo?-

 

-Oh, che ci rivedremo è sicuro-

 

-Bene!-

 

E Thor lo strinse nell’ennesimo dei suoi abbracci spaccaossa.

Loki avrebbe voluto protestare, anzi aveva già pronta la frase sgradevole “Ma forse tu lo rimpiangerai” da aggiungere alla fine.

Non fece niente di tutto questo.

I segni sulla sua mano combaciavano con quelli sul fianco di Thor e lui per una volta non se la sentì di essere caustico.

Dopotutto si stavano salutando per rivedersi chissà quando e chissà in quali circostanze, per questo gli concesse una tregua.

Lasciò che suo fratello lo stringesse perché per una volta gli andava bene così, prima di lanciarsi in un viaggio che non sapeva dove lo avrebbe portato.

 

*********

 

Il ventidue di dicembre nevicava in Inghilterra.

Jane si era rassegnata a passare quel Natale con la madre ed i nonni, ma aveva comunque un magone che rendeva la sua fisionomia più adatta alla ricorrenza dei defunti che alle feste di Natale.

Non aveva ancora detto nulla alla madre, preferiva fingere di averle fatto una “sorpresa”.

E poi, chissà, forse partendo per Londra all’ultimo momento…

Quando sentì dei rumori al piano di sotto scattò all’erta mentre piegava l’ultimo pullover da mettere in valigia.

“Oh, andiamo, non fare la ragazzina scema! Potrebbe essere Darcy che ha scordato qualcosa, potrebbe essere la pila di piatti in bilico in cucina che frana, potrebbe essere la tua testa bacata che vorrebbe che Thor fosse qui a farti sentire rumori che non ci sono”

Comunque fosse scese le scale di corsa.

 

-Jane? Sei in casa?-

 

No, quella non era la voce di Darcy, ed a meno che lei non fosse completamente impazzita quella era la sua voce.

 

-Thor!-

 

Saltò giù dagli ultimi tre gradini per finire in braccio a lui.

Si stava comportando come una stupida, lo sapeva e non gliene importava nulla finché lui la teneva in braccio.

Era sicura che Thor capisse perfettamente, per questo Jane lo amava.

Non era più il buzzurro arrogante che era piombato giù dal cielo anni prima nella polvere del New Mexico.

Lui la baciò come faceva solo quando era appena tornato dopo un lungo periodo di assenza, per farle capire che gli era mancata e che essere di nuovo insieme a lei era tutto ciò che desiderava.

In quei momenti Jane si sentiva unica, speciale, la donna più bella del mondo, ed uno solo di quei baci bastava a ripagarla di tutte le difficoltà che c’erano in una relazione tra un alieno millenario ed una nerd mortale ai limiti della sociopatia.

 

-Come stai? Ti hanno ferito questa volta?-

 

-Non più del solito-

 

Jane gli tirò un pugno sul petto.

 

-Piantala di fare lo spaccone-

 

-Va bene, scusa… vuoi che ti rimetta giù adesso?-

 

Lei gli allacciò più strette le braccia intorno al collo ed appoggiò la fronte sulla sua.

 

-No. Adesso voglio che tu mi racconti tutto quello che ti è successo. Devo decidere se posso perdonare la tua assenza per tutto questo tempo-

 

Thor sorrise a sua volta. Le diede un colpetto con il naso per farla ridere e farle abbandonare quell’aria fintamente severa.

 

-Ai tuoi ordini, mia signora-

 

___________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Mamma mia, che tristezza l’ultimo capitolo!

Ma prima o poi arriva, inutile stare a recriminare, quindi facciamo anche noi un giro di idromele per un’ultima bevuta di saluto. Skal!

Per prima cosa mi sembra giusto salutare le persone che hanno seguito questa storia, quindi AlessiaOUAT96 AlieNation_Zone Bibiens  Booksmyoxygen  Brina89  Eli Ardux  eltanininfire Fandom_Fan  flipsy_loves_it  gleencester kia17 krisy Nikytas  queenofoto  queen_under_mountain  salierix  SMDO the withe lady  Yukome che l’hanno messa tra le preferite, Angel27  Sadako94 shadowindarkness  _BiAnKa_che l’hanno messa tra le ricordate e Alice_Lea Angel_with_green_eyes  Calliope82 crazyapple_  Fiamma Nera  Free_doom  frostgiant  Fuckingcrazygirl  Heartofgold  jensen girl  Koe krisy  LadyStarKiller98  lionelscot  Loki94 LokiD  LoreleydeWinter  LoStregatto  Lucinda Grey MamW  Maugrim  Merihon  MiticaBEP97  obiwankenobi pometto  queen_under_mountain  Rala17  Rowan936  shadowindarkness Silvermoon00 SOLITA Suomi tilia Venere DG _Alessia_C95  che l’hanno messa tra le seguite.

E poi ovviamente chi ha dedicato del tempo a lasciare una recensione, quindi AlieNation_Zone, Mitica BEP97, Alessia OUAT, lionelscott, Shadowindarkness, Kia17, frostgiant, Eli Ardux, LadyStarKiller98, e MamW.

 

GRAZIE per aver avuto la pazienza di seguire me e la mia storia per un anno intero.

Grazie a tutti, sono in debito con voi di un gigantesco vassoio di biscotti assortiti!

 

La nota stavolta sono solo due

1-       Vàli è davvero uno dei figli di Loki nella mitologia, ma non sono riuscita a capire chi è la madre. Forse Sigyn, visto che Vàli non ha nessun tratto demoniaco come invece hanno gli altri figli di Loki (tipo quelli avuti da Angrboda)

2-      Gnà e Fulla sono nominate nei poemi come ancelle di Frigga.

 

Per ora ci salutiamo qui, ma vi prometto che ci rivedremo molto presto con un’altra cosa che ho per le mani.

 

                                        Makoto

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2848508