Grimm | Brian e Talisia di Nene_92 (/viewuser.php?uid=83116)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il funerale di Silente ***
Capitolo 3: *** Pettegolezzi ***
Capitolo 4: *** Novità ***
Capitolo 5: *** Nuove amicizie? ***
Capitolo 6: *** Diesexandert ***
Capitolo 7: *** Primo appuntamento ***
Capitolo 8: *** Il messaggio ***
Capitolo 9: *** Geistverdammt ***
Capitolo 10: *** Fuga ***
Capitolo 11: *** Pericolo ***
Capitolo 12: *** Ritorno a casa? ***
Capitolo 13: *** Svolta ***
Capitolo 14: *** Sorpresa! ***
Capitolo 15: *** Questioni di... parentela! ***
Capitolo 16: *** Hansel ***
Capitolo 17: *** Vendetta ***
Capitolo 18: *** Eleonore ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
1
GRIMM
Nonno, ma se mamma non avesse sposato un Grimm ma un mezzosangue qualsiasi, tu mi vorresti bene lo stesso?"
Soltanto una volta, alla tenera età di otto anni, Eleonore Grimm, si azzardò a porre quella domanda.
Alla
richiesta della nipote, il vecchio Augustus Black rimase un attimo in
silenzio, sorpreso. Poi il suo volto riacquistò la sua solita
aria di imperturbabilità. "Sei una Grimm e una Black, Eleonore.
Non fare domande sconvenienti." Rispose in modo secco. "E alzati dal
pavimento, non sei una dannata elfa domestica!" Concluse, prima di
sparire in uno dei corridoi della villa.
Erano
passati anni dalla Seconda Guerra Magica, anni in cui anche i figli del
famoso Harry Potter avevano varcato le soglie della Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts. Tuttavia i pregiudizi basati sullo status di
sangue faticavano a scomparire. E quel giorno Eleonore Grimm ne aveva
avuto piena prova: i suoi nonni materni, Augustus e Kayla Black,
volevano bene a lei e a suo fratello non perchè figli della loro
unica figlia, Talisia Black, ma perchè figli di una delle ultime
Black rimaste e di Brian Grimm, discendente di Jacob Grimm, uno dei
fratelli conosciuti anche nel mondo babbano per le favole, ma in
realtà appartenente ad una delle famiglie purosangue più
in vista del mondo magico.
Se
Talisia, spedita negli USA durante la Seconda Guerra Magica
(perchè troppo giovane per ricevere il marchio di Voldemort), si
fosse innamorata e sposata con un qualsiasi mezzosangue, sarebbe stata
ripudiata e cancellata dall'albero genealogico, nella perfetta
tradizione della famiglia Black. Ma era tornata a casa sposata e già in attesa di un figlio maschio, UN GRIMM, perciò
i suoi genitori si limitarono a cancellare il contratto di matrimonio
stipulato con la famiglia Saint Claire e ad accettare Brian e il futuro
nipotino in casa.
Fu
questo episodio che fece temere ad Eleonore il giorno dello
smistamento. Quasi tutta la sua famiglia materna era finita a
Serpeverde, casa alla quale sentiva già di non appartenere.
Mentre buona parte di quella paterna aveva frequentato Durmstrang.
Avrebbero accettato anche una Corvonero in casa, ma di sicuro
Tassorosso e Grifondoro erano fuori discussione.
"Hai
una enorme intelligenza e sei molto leale e corretta, non usi il tuo
nome per ottenere qualcosa, perchè vuoi essere sicura di averla
davvero guadagnata. La casa giusta per te sarebbe Tassorosso." Le
sussurrò all'orecchio il cappello, mentre lei iniziava a
scuotere la testa disperata, alla sola idea. "Ma vedo anche che sei
terrorizzata da questo mio giudizio e, con le famiglie che ti ritrovi
alle spalle, capisco anche il perchè, mia piccola... CORVONERO!"
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1997 - Istituto di Stregoneria di Salem, Stati Uniti d'America
Brian Grimm e Talisia Black
Talisia Black stava correndo.
Il
suo scopo era attraversare il cortile più in fretta possibile,
imboccare il portico che si stagliava al di là di esso,
immettersi nel corridoio a sinistra e poi entrare in aula per
raggiungere la lezione di trasfigurazione.
Ma era in ritardo.
La
lezione sarebbe partita di lì a due minuti e a lei ne servivano
almeno 15 per raggiungere la meta. E anche accelerare la corsa non le
sarebbe servito a granché.
Le
venne quasi da ridere pensando a ciò che suo padre Augustus le
ripeteva in continuazione "I Black non sono mai in ritardo. Arrivano
quando è giusto che ciò accada."
Suo padre poteva dire ciò che voleva, ma quelle regole erano valide per l'Inghilterra, non per gli Stati Uniti.
Lì
il cognome Black valeva ben poco. Talisia maledisse mentalmente la sua
compagna di stanza, che aveva occupato il bagno per una buona mezz'ora e i suoi capelli, neri e ricci, che quella mattina non avevano voluto
collaborare in alcun modo: sistemarli in lunghi boccoli ordinati aveva
richiesto un bel po' di tempo. Le due cose coordinate le avevano
impedito di arrivare in orario. E lei stava correndo.
Fu
così che andò a sbattere dritta contro qualcuno.
L'impatto fu talmente forte che la ragazza perse l'equilibrio e
lasciò andare di colpo i libri che aveva in mano, mandando tutto
quanto all'aria. Sarebbe rovinata a terra, ma due braccia forti la
afferrarono al volo, impedendole la caduta.
"Guarda dove vai!" Soffiò irata allo sconosciuto. "E toglimi subito le mani di dosso!"
Strillò, ancora più arrabbiata, quando si rese conto
della situazione: colui che le aveva appena impedito di cadere, un
ragazzo più o meno suo coetaneo, l'aveva afferrata con entrambe
le braccia, ma per farlo si era piegato in avanti, arrivandole
così a pochi centimetri dal viso.
Il
ragazzo, per tutta risposta, le sorrise sarcastico, mentre le mani
continuavano a restare incollate al suo corpo. "Fammi capire, tu mi
salti addosso e io dovrei chiederti scusa? Per cosa, per averti evitato
una caduta?" Chiese in tono ironico.
Nel frattempo Talisia, che a quelle parole era arrossita parecchio, si era rimessa in equilibrio.
Si
staccò con uno strattone dalle braccia dello sconosciuto - "E
mollami!" - e fece per chinarsi a terra, per raccogliere i libri caduti
nella colluttazione. Libri che volarono dritti in mano al ragazzo.
"Trasfigurazione avanzata." Lesse lui ad alta voce.
Con
un gesto non curante, eliminò tutta la sporcizia e la terra
finita sulle copertine, però non li restituì alla Black.
"Rivorrei i miei libri." Disse lei con tono di voce arrabbiato, allungando la mano per riprenderseli.
Ma
lui alzò il braccio, portandoli fuori tiro. "No, direi proprio
di no." Le rispose in tono divertito. "Però devo dire che sei
molto carina quando arrossisci." Aggiunse facendole l'occhiolino. "Non
che tu non sia carina di tuo. Ma così lo sei ancora di
più."
Talisia
però non aveva tempo da perdere. Era ormai in ritardo a lezione
a livello stratosferico e quello sconosciuto la irritava ogni secondo
di più. Estrasse velocemente la bacchetta, pronta ad usare un
incantesimo di disarmo e recuperare così i suoi libri.
"Oh, io non lo farei se fossi in te. Disarmare un Grimm non è mai una buona idea." La bloccò però la voce divertita del ragazzo.
Talisia ripose la bacchetta nella veste, stupita.
Un Grimm?
Per
un attimo si scordò anche che si trovava all'Accademia, nel
cortile, IN RITARDO, mentre per la prima volta si soffermava a guardare
VERAMENTE il ragazzo di fronte a lei.
Si
era sempre immaginata i Grimm in un certo modo e quel ragazzo non
rispecchiava quasi per nulla i canoni della sua fantasia. Però
doveva ammettere - ma solo a se stessa - che si trattava di un ragazzo
davvero molto bello. Alto, con i capelli corti castano-biondi, gli
occhi azzurri, un po' di barba, la corporatura tipica di chi si teneva
in esercizio fisico... "Ti ringrazio, so perfettamente di essere bello,
ma fa sempre piacere sentirselo dire." Interruppe di nuovo lui il filo
dei suoi pensieri.
"Sei un legimens!" Realizzò in quel momento lei a mezza voce, maledicendo mentalmente se
stessa. Avrebbe dovuto capirlo prima. Anzi, avrebbe dovuto saperlo.
"E tu sei in ritardo a lezione." Rispose lui, riportandola di colpo alla realtà.
Talisia soffocò un'imprecazione e lanciò un'occhiata all'orologio.
Venti minuti di ritardo. Una punizione non gliela avrebbe tolta nessuno.
"Se qualcuno non mi avesse sequestrato i libri, non lo sarei." Soffiò arrabbiata.
"Se
tu guardassi dove metti i piedi, forse non andresti a sbattere contro
le persone." Rispose lui a tono, parecchio divertito. "In ogni caso, un
favore ad una bella ragazza non si nega. Mi dica quindi, dolce e gentile
- e su queste due parole calcò la voce con tono sarcastico -
fanciulla, dove è diretta? Mi permetta di accompagnarla all'aula
e di portarle anche i libri." Concluse il discorso con un breve inchino
e porgendole il braccio. Che Talisia rifiutò.
Senza dire una parola, infatti, la Black lo sorpassò a passo di marcia, incamminandosi verso l'aula. Era furiosa.
Con
una parte della mente iniziò ad erigere delle barriere mentali,
applicando nella pratica quel poco di occlumanzia che le era stato
insegnato dalla cugina di suo padre, Bellatrix. Sentì il ragazzo
ridacchiare divertito dietro di lei.
Giunta
finalmente davanti alla porta dell'aula, l'ex Serpeverde alzò
una mano per bussare, sentendo però mancarle il coraggio. Non
voleva di certo beccarsi una punizione. Ma non aveva scelta.
"Paura di una porta?" La derise lui ridendo sotto ai baffi.
Punta sul vivo, a Talisia non rimase da fare altro che bussare. “Certo che no.”
"Signorina Black!" Abbaiò la voce del vecchio professore, non appena mise piede in aula
"Le sembra questo l'orario per arrivare? Si sieda subito!"
Talisia non se lo fece ripetere due volte e si precipitò al suo banco.
"La aspetto alle cinque stasera nel mio ufficio per scontare la sua pun..."
"Temo
che la signorina sia arrivata in ritardo a causa mia." Lo interruppe il
ragazzo, catalizzando così l'attenzione di tutti su di lui -
anche se molte ragazze avevano già iniziato a fissarlo
imbambolate appena aveva seguito Talisia all’interno
dell’aula. "Quindi le chiedo come cortesia personale di non
metterla in punizione. O i rapporti con la vostra scuola potrebbero
deteriorarsi ancora prima di cominciare." Disse il tutto con un tono di
voce pacato, ma coloro che erano presenti nella stanza lo percepirono
subito come un ordine. E una minaccia implicita.
"Mi scusi?" Saltò su il professore, con tono sarcastico. "E lei chi sarebbe? Come si permette di questionare su ciò che io decido per i miei studenti?" Chiese con tono di voce polemico.
"Sono Brian Grimm.
E sono qui perché la vostra scuola ha richiesto la mia
presenza." Con un gesto della mano, spedì i libri che ancora
teneva tra le braccia - facendoli volare per la stanza - a Talisia
indirizzandole un occhiolino quando lei alzò lo sguardo verso di
lui.
"Mi
ero perso e la signorina Black è stata così gentile da
fornirmi delle indicazioni. Ma le ho fatto perdere tempo e non sarei in
pace con la mia coscienza se la ragazza ricevesse una punizione a causa
mia." Concluse il discorso ridendo sotto ai baffi.
Un Grimm con crisi di coscienza non si era mai visto, ma questo il professore non poteva saperlo.
"Beh,
in questo caso le elimino la punizione." Borbottò l'altro.
“Ma che non si ripeta più!" Aggiunse, aumentando il tono
della voce.
"Così lei è il signor Grimm? Venga, la accompagno dal Preside." Concluse, indicando con un braccio la porta e facendo contemporaneamente segno a Brian di precederlo.
"Ci si vede Black!" Urlò lui, prima di sparire oltre la porta.
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EBBENE SI, SONO TORNATA...
Non ho neanche concluso una
interattiva che già mi metto a scrivere... questa.... XD
un'altra... e sempre sullo stesso fandom, con quasi gli stessi
protagonisti!
Sono un caso davvero perso! E ho
deciso di complicarmi la vita da sola, ma non riesco proprio a
trattenermi e Talisia e Brian sono una fonte di ispirazione continua.
Si tratta di una raccolta di One Shot
in cui partirò da come Brian e Talisia si sono conosciuti
(sì, il primo capitolo è preso pari pari da due spezzoni
della mia interattiva) e arriverò fino a... non lo so neanch'io,
probabilmente fino al presente dell'altra mia storia (quindi
compariranno anche alcuni dei personaggi dell'altra interattiva).
SE VOLETE INVIARMI DEI PERSONAGGI VOSTRI POTETE FARLO, MA SARANNO SOLO DELLE COMPARSE, NON AVRANNO UN VERO RUOLO (perciò non mi serve la scheda, mi bastano nome, cognome, prestavolto, età e un po' di descrizione caratteriale): potrebbero anche comparire per un solo capitolo --> mi raccomando solo MP! Altrimenti si violerebbero le regole del sito!
Potranno
essere Professori, studenti appartenenti ad Hogwarts (i vecchi amici di
Talisia) oppure a Durmstrang (amici di Brian) oppure all'Istituto di
Salem o anche adulti o creature soprannaturali (purchè attinenti con la trama): insomma, sbizzarritevi! ;) .
L'Istituto di Salem si divide in due case:
- Fenici d'Argento (misto tra Corvonero e Serpeverde): le persone appartenenti a questa casa sono astute ed intelligenti, sanno pianificare e fare strategie, sono orgogliose e non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno
- Draghi d'oro (misto tra Grifondoro e Tassorosso): coraggiosi, leali, dolci e intraprendenti. Sono disposti a mettersi in gioco per una causa in cui credono.
Non
faccio selezione e non do scadenze per le iscrizioni, i personaggi
compariranno quando sarà il momento ma chi prima arriva meglio alloggia.
Gli aggiornamenti saranno irregolari.
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Capitolo 2 *** Il funerale di Silente ***
2
Alcune di queste frasi (sottolineate in corsivo e con un * al termine)
e anche alcuni personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà
di J. K. Rowling: sono stati estrapolati direttamente dal sesto libro
della Saga, Harry Potter e il Principe Mezzosangue. Questa storia
è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
- Il funerale di Silente -
Maggio 1997, Hogwarts
Alice
McFoster, Corvonero, VII anno
Edward Fuler, Corvonero, VII
anno
Talisia, con il corpo fasciato nel suo abito da cerimonia più
sontuoso, si mise in fila dietro a Lumacorno, che in quel frangente
aveva preso il posto di Piton come Capocasa.
Insieme ai suoi compagni Serpeverde, si diresse verso il lago.
Il calore del sole le
accarezzò il viso, mentre seguivano in silenzio il professor
Lumacorno fino al luogo in cui centinaia di sedie erano disposte in
file ordinate. Al centro si apriva un piccolo corridoio: in fondo c'era
una tavola di marmo, e tutte le sedie erano rivolte da quella parte.
Era un magnifico giorno d'estate. Uno straordinario assortimento di
persone aveva già preso posto: sciatti ed eleganti, vecchi e
giovani.*
Talisia
ne riconobbe un buon numero, tutti rappresentanti dell'alta
società magica e delle famiglie purosangue più in vista.
In una delle file laterali vide anche i suoi genitori, Kayla Malfoy e
Augustus Black. Senza dire una parola, si andò a sedere di
fianco a loro. Suo padre aveva un'espressione annoiata in volto: la
morte del Preside non lo toccava minimamente, era venuto lì solo
per rappresentanza. Sua madre si allungò per darle un bacio
sulla guancia.
C'erano anche i fantasmi del
castello, appena visibili alla splendente luce del sole, riconoscibili
solo quando si muovevano, tremando evanescenti nell'aria luminosa.
La gente sussurrava; era come una brezza nell'erba, ma il canto degli
uccelli era più sonoro.*
"Hai preparato i bagagli Lis?" Le chiese suo padre a bassa voce.
Lei si limitò ad annuire.
"Molto bene. Appena finisce questa pagliacciata ce ne andiamo." Rispose l'uomo, beccandosi una gomitata dalla moglie.
"Gust, avrà avuto anche idee completamente diverse dalle nostre,
ma è stato comunque un grande mago. Ed è morto. Abbi un
po' di rispetto!" Gli soffiò Kayla con voce piatta.
Quando tutti si furono seduti, Hagrid risalì lentamente il
passaggio tra le sedie, piangendo in silenzio e portando tra le braccia
il corpo di Silente, che depositò sulla tavola.
Un ometto con i capelli a ciuffi e una semplice veste nera si era alzato e stava dritto davanti al corpo di Silente.*
Talisia non ascoltò molto del suo discorso, così
come non fece molta attenzione al resto della cerimonia. A mala pena si
accorse delle Sirene, che emersero cantando dal lago, o dei Centauri,
che lanciarono frecce nel parco come ultimo tributo.
La sua mente era concentrata nel passato e nei ricordi, mentre
silenziosamente diceva addio a quel posto che per cinque anni era stata
la sua seconda casa. Sapeva perfettamente che i suoi genitori, alla
fine dell'estate, non l'avrebbero fatta ritornare lì: avevano
già preso contatto con alcuni loro lontani parenti negli Stati
Uniti. L'anno successivo e forse quello dopo ancora li avrebbe passati
all'Accademia di Salem.
Quando la cerimonia finì, si congedò con un cenno della
testa da entrambi i genitori - suo padre lo notò appena, si era
precipitato a salutare il nuovo Ministro della Magia, Rufus Scrimgeour
- poi si diresse di nuovo verso il Castello.
"Lis, dove vai?" Chiese una voce dietro di lei.
La Serpeverde si girò lentamente, mentre deglutiva per impedire
a se stessa di piangere. "Ciao Ally!" La salutò con voce spenta.
"Fuler." Aggiunse salutando anche l'altro ragazzo che si trovava al
fianco della Corvonero in tono piatto. "Vado al Castello a prendere i
bagagli." Aggiunse a mo' di spiegazione.
Alice si limitò ad annuire, affiancandola e accompagnandola per
un tratto di strada. Edward le seguì. Non avrebbe mai lasciato
sola la sua ragazza, non in una situazione simile. Talisia storse il
naso per la cosa - Edward, al contrario di Alice, non era un
purosangue, ma la ragazza le aveva fatto capire molto tempo prima che
non aveva alcuna intenzione di rinunciare a lui, perciò la
Serpeverde si era limitata ad accettare il fatto così com'era e
i suoi rapporti con il ragazzo si erano limitati a dei semplici cenni
di saluto.
"No ragazzi, non seguitemi. Ci vediamo nell'aula 25 tra poco."
Sussurrò a bassissima voce per non essere sentita. Quasi non
aveva mosso le labbra. Edward e Alice rimasero perplessi per quella sua frase, ma non fecero domande, limitandosi ad annuire e ad allontanarsi.
Quando fu dentro alle mura del Castello, Talisia, anzichè
imboccare le scale che conducevano ai sotterranei, si lanciò
velocemente verso un altro punto, guardandosi frettolosamente attorno
per avere la certezza di non essere vista.
Quando raggiunse la vecchia aula in disuso, si accorse che i due erano già lì ad aspettarla.
"Ragazzi" Esordì con tono serio "Ho pochissimo tempo prima che
mio padre venga a cercarmi, scoprendo che non sono nel dormitorio. Non
tornerò l'anno prossimo e questa potrebbe essere l'ultima volta
che ci vediamo. Ally, tu sei una Purosangue, non ti sarà fatto
del male, ma sarai in pericolo finchè resterai con lui. Il
Ministero non resisterà a lungo e Voi Sapete Chi avrà
preso il potere prima del prossimo anno scolastico." Spiegò
tutto d'un fiato e a bassissima voce.
Entrambi fecero per interromperla, ma lei, con un gesto della mano
glielo impedì. "No, adesso mi ascoltate. Non me ne frega niente
di te." Continuò, puntando gli occhi verso di lui "Ma a quanto
pare sei la cosa più importante per lei. E lei per me è
come una sorella." Aggiunse, facendo un cenno della testa verso Alice.
"Perciò ho contattato alcune persone che conosco in Francia.
Pensano che tu sia un Purosangue e che dovrai recarti là per
motivi di studio. Ti accoglieranno e potrai restare finchè non
sarà finito tutto quanto. Questi sono i tuoi documenti, sono
stregati in modo da sembrare autentici e questo sacchetto è
pieno di galeoni, ti basteranno per molto tempo se saprai gestirli."
Spiegò tirando fuori man mano tutto quanto dalla borsetta che
teneva sotto braccio. "Tra qualche anno potrai raggiungerlo anche tu."
Concluse rivolgendosi di nuovo ad Alice.
"Ma pensa! Anche voi Black avete un cuore!" Commentò ironico
Edward. Era rimasto molto stupito per il gesto della ragazza. "E come
reagirà Tu Sai Chi quando verrà a sapere che hai aiutato
un Sanguesporco come me a fuggire?" Chiese non riuscendo a trattenere
un ghigno.
Un brivido corse lungo la spina dorsale di Talisia al pensiero, ma fece
in modo di non far capire il suo disagio. "Non lo saprà. Stasera
stessa partirò per gli Stati Uniti."
Edward sospirò, scambiandosi uno sguardo con la sua ragazza, che
non sapeva come reagire: da una parte avrebbe desiderato che lui
prendesse quei documenti e partisse, che rimanesse al sicuro. Ma
dall'altra si sentiva egoista e voleva continuare ad averlo accanto a
sè.
"Ti ringrazio Black, ma non andrò in Francia. Non
scapperò come un codardo. E non lascerò qui la mia
famiglia ed Ally." Rispose alla fine, alzando la testa e fissandola con
orgoglio. Passò un braccio attorno alle spalle di Alice, che nel
frattempo aveva iniziato a piangere silenziosamente.
"Allora le nostre strade si dividono qui." Commentò Talisia
tristemente. "No, tieni tutto tu." Aggiunse, bloccando con la mano il
Corvonero, che stava cercando di restituirle tutto. "Nel caso
dovessi cambiare idea." Poi voltò le spalle e si diresse verso
la porta. "Devo andare. E' strano che mio padre non sia ancora venuto a cercarmi."
Mentre Edward commentava ironicamente che probabilmente suo padre
neanche se n'era accorto della sua assenza e che probabilmente stava
usando quel tempo per ingraziarsi qualcuno del Ministero, Alice, con
voce intrisa dal pianto, la richiamò. "Lis! Aspetta!"
Talisia si girò di nuovo, mentre la Corvonero la raggiungeva per abbracciarla.
"Buona fortuna."
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Eccomi qua con il secondo capitolo, in cui compaiono i primi due personaggi.
Si tratta di una raccolta di One Shot: parte
da come Brian e Talisia si sono conosciuti e arriverò fino a...
non lo so neanch'io, probabilmente fino al presente dell'altra mia
storia (quindi compariranno anche alcuni dei personaggi dell'altra
interattiva).
SE VOLETE INVIARMI DEI PERSONAGGI VOSTRI POTETE FARLO, MA SARANNO SOLO DELLE COMPARSE, NON AVRANNO UN VERO RUOLO (perciò non mi serve la scheda, mi bastano nome, cognome, prestavolto, età e un po' di descrizione caratteriale): potrebbero anche comparire per un solo capitolo.
Potranno
essere Professori, studenti appartenenti ad Hogwarts (i vecchi amici di
Talisia) oppure a Durmstrang (amici di Brian) oppure all'Istituto di
Salem o anche adulti o creature soprannaturali (purchè attinenti
con la trama): insomma, sbizzarritevi! ;) .
L'Istituto di Salem si divide in due case:
- Fenici d'Argento (misto tra Corvonero e Serpeverde): le persone
appartenenti a questa casa sono astute ed intelligenti, sanno
pianificare e fare strategie, sono orgogliose e non si fanno mettere i
piedi in testa da nessuno
- Draghi d'oro (misto tra Grifondoro e Tassorosso): coraggiosi, leali,
dolci e intraprendenti. Sono disposti a mettersi in gioco per una causa
in cui credono.
Non faccio selezione e non do scadenze per le iscrizioni, i personaggi compariranno quando sarà il momento.
Gli aggiornamenti saranno irregolari.
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Capitolo 3 *** Pettegolezzi ***
3
- Pettegolezzi -
1997, Istituto di stregoneria di Salem
Brian Grimm e Talisia Black
Talisia alzò gli occhi al cielo esasperata, mentre la sua
compagna di stanza e altre due ragazze le chiedevano per l'ennesima
volta ridacchiando dove avesse nascosto il suo ragazzo.
Non era servito assolutamente a nulla cercare di spiegare loro che lei non conosceva Brian Grimm, che non lo aveva mai visto prima, che l'aveva visto solo
quella volta e soprattutto non aveva mai confidato come
l'incontro con il ragazzo fosse effettivamente avvenuto (anche
perchè sarebbe stata lei a fare una pessima figura).
Ad Hogwarts, Alice sarebbe stata la prima a saperlo. Ma dirlo a quelle oche patentate? No di certo.
Hogwarts le mancava. Lì sarebbe bastata una sua occhiata omicida
per metterle a tacere. O anche solo il suo cognome. Black.
Ma Talisia non si trovava ad Hogwarts e doveva fare i conti con quella
realtà. E insistendo sul fatto che quello non era il suo
ragazzo, aveva ottenuto soltanto come risultato la richiesta di Gillian
"Allora me lo presenti? Perchè se non lo vuoi tu, me lo prendo
io!" Poi tutte e tre erano scoppiate a ridere, continuando a fare
commenti sul Grimm.
"Signore insomma, mi fa davvero piacere sapere di essere così
apprezzato, ma adesso credo che stiate davvero esagerando. Mi state
facendo arrossire." Le bloccò una voce alle loro spalle.
Si girarono tutte quante di scatto, come un sol uomo. Le risatine si
spensero di colpo, così come le voci delle ragazze. Brian Grimm,
l'oggetto delle loro chiacchere fino a pochi secondi prima, era
lì, in carne ed ossa, in mezzo al corridoio, sbucato
apparentemente dal nulla. E a quanto pareva, aveva sentito tutto.
Gillian, che fino a pochi secondi prima era stata la più
petulante nello spiegare cosa gli avrebbe fatto se solo se lo
fosse ritrovato davanti, fu la prima a perdere la voce. La faccia le
divenne rossa tanto quanto i capelli, tant'è che non si capiva
più dove finisse l'una e dove cominciassero gli altri.
Talisia fu l'unica a gioire della situazione. Brian, per la seconda
volta in pochi giorni, l'aveva aiutata, fornendole esattamente
ciò che voleva. Prima le aveva fatto evitare una punizione,
poi aveva zittito in un colpo solo tutte quelle oche isteriche.
"Allora signore, che succede? Avete forse perso la lingua?" Chiese lui
ironicamente. "E dire che mi stavo così divertendo ad
ascoltarvi!" Poi si diresse verso Talisia, le alzò il braccio e
si esibì in un perfetto baciamano. "E' un piacere rivederti,
Black. Serve che ti elimini qualche altra punizione?" Chiese facendole
l'occhiolino.
La ragazza percepì un lieve rossore invaderle le guance, ma
decise di non dargli peso. "No, direi di no, ma grazie per
l'interessamento." Rispose cercando di mantenere un tono
distaccato.
Forse proprio a causa della scena, il silenzio si interruppe e le ragazze dietro di lei scoppiarono di nuovo a ridere.
E ciò portò Talisia ad agire.
Era stufa. Era stufa marcia di quel posto, di quelle persone, di quella vita. Era stufa di quelle chiacchere infondate.
In quel momento capì che avrebbe potuto dire quello che voleva e negare fino alla morte, ma le domande su Brian non sarebbero mai cessate. Mai. Perciò, che almeno parlassero di qualcosa se proprio dovevano farlo.
"Però, c'è qualcosa che potresti fare per me." Aggiunse,
assumendo un tono malizioso: gli posò una mano sul braccio e lo
trattenne.
Volevano un pettegolezzo?
"Ovvero?" Chiese lui avvicinandosi leggermente a lei, alquanto divertito dalla situazione.
Ebbene, lo avrebbero avuto.
E fu così che Talisia, senza indugiare oltre, lo attirò verso di sè e lo baciò.
Le risate si interruppero di colpo, mentre le tre ragazze,
completamente stupite, fissavano la scena a bocca aperta. Ma la Black
non ci fece caso. Era terrorizzata dalla possibile reazione di Brian. E se l'avesse respinta? Quello che non si aspettava di certo era che lui la assecondasse.
Percepì le mani del ragazzo spostarsi leggere dai fianchi alla schiena, mentre entrambi approfondivano il bacio.
Un turbinio di emozioni, completamente inaspettato, prese vita dentro
di lei. Un brivido le corse lungo la schiena, seguendo esattamente la
traiettoria segnata dalle mani di Brian, che continuavano a sfiorarla
in lunghi e lenti movimenti circolari. Poi, una specie di scossa
elettrica attraversò entrambi, costringendoli a separarsi per
qualche secondo. Avevano il fiatone, come se avessero corso per
chilomentri.
Talisia approfittò di quell'attimo per riprendere fiato.
Un angolo remoto della sua mente registrò che invece il
ragazzo stava dicendo qualcosa alle altre "Piaciuto lo spettacolino?
Adesso filate!" e i loro passi allontanarsi, poi Brian, dopo averle
sussurrato "Non condivido il perchè mi hai baciato, ma apprezzo il risultato" si rituffò sulle sue labbra e Talisia perse il senso della realtà.
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Ed eccomi di nuovo qua!
Nessun personaggio stavolta (a parte un breve riferimento ad Alice), ma
la scena è venuta fuori così. XD
Comunque Alice ed Edward riappariranno, anche se non subito (ho già in mente un po' di scene).
Nel prossimo capitolo invece farà la sua comparsa un'altra ragazza (ma non svelo chi ;) ).
Ciaooo!
Si tratta di una raccolta di One Shot: parte
da come Brian e Talisia si sono conosciuti e arriverò fino a...
non lo so neanch'io, probabilmente fino al presente dell'altra mia
storia (quindi compariranno anche alcuni dei personaggi dell'altra
interattiva).
SE VOLETE INVIARMI DEI PERSONAGGI VOSTRI POTETE FARLO, MA SARANNO SOLO DELLE COMPARSE, NON AVRANNO UN VERO RUOLO (perciò non mi serve la scheda, mi bastano nome, cognome, prestavolto, età e un po' di descrizione caratteriale): potrebbero anche comparire per un solo capitolo.
Potranno
essere Professori, studenti appartenenti ad Hogwarts (i vecchi amici di
Talisia) oppure a Durmstrang (amici di Brian) oppure all'Istituto di
Salem o anche adulti o creature soprannaturali (purchè attinenti
con la trama): insomma, sbizzarritevi! ;) .
L'Istituto di Salem si divide in due case:
- Fenici d'Argento (misto tra Corvonero e Serpeverde): le persone
appartenenti a questa casa sono astute ed intelligenti, sanno
pianificare e fare strategie, sono orgogliose e non si fanno mettere i
piedi in testa da nessuno
- Draghi d'oro (misto tra Grifondoro e Tassorosso): coraggiosi, leali,
dolci e intraprendenti. Sono disposti a mettersi in gioco per una causa
in cui credono.
Non faccio selezione e non do scadenze per le iscrizioni, i personaggi compariranno quando sarà il momento.
Gli aggiornamenti saranno irregolari.
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Capitolo 4 *** Novità ***
5
Forse non l'ho specificato, quindi nel caso qualcuno non lo avesse capito, lo faccio ora.
Talisia all'Accademia di Salem appartiene alla Casa delle Fenici d'Argento e frequenta il sesto anno.
- Novità -
1997, Istituto di stregoneria di Salem
Meredith Cole e Talisia Black
"Ehy Black!"
Talisia alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, mentre una
ragazza con i capelli castani e gli occhi color ghiaccio le veniva
incontro. Era Meredith Cole, uno dei prefetti dei Draghi d'oro.
Non che avessero avuto molto modo di parlare, da quando lei era
lì, però era una delle poche ragazze della scuola con la
quale Talisia non aveva avuto da ridire per qualcosa.
La Black non era molto apprezzata: era l'ultima arrivata e tutti
tendevano a restare con i gruppetti già formati nel corso
degli anni. Inoltre, dopo quel bacio scambiato con Brian, l'ex
Serpeverde era stata ancora di più presa di mira. Ormai erano
giorni che veniva additata continuamente per i corridoi, anche in
maniera plateale. E che era diventata "la nuova che aveva baciato
il Grimm".
Meredith era stata una delle poche a cercare di aiutarla, per quanto
possibile. Non aveva pregiudizi di nessun tipo e non capiva cosa ci
fosse di male in una ragazza che aveva baciato un ragazzo. "Si vede che
in questa scuola non avete proprio nulla di meglio di cui parlare, se
un bacio fa tanto rumore." Aveva commentato una volta, allontanando un
paio di ragazze che stavano indicando Talisia commentando cattiverie.
"Cosa c'è Cole?" Chiese chiudendo il libro.
"Come va?" Chiese a bruciapelo l'altra.
Talisia strinse le spalle. "Come vuoi che vada?" Chiese ironicamente,
facendo un gesto significativo con la testa verso i suoi compagni di
scuola, che avevano iniziato a fissarle.
Nel momento in cui Meredith girò la testa, tutti ripresero in
fretta le loro attività. L'ultima cosa che volevano era far
arrabbiare Meredith Cole, il prefetto maniaco del controllo. "Vieni con
me. Devo comunicarti una cosa e qui hanno le orecchie anche i muri."
Quando le due arrivarono in un angolo riparato del cortile, la Fenice
incrociò le braccia. "Allora Cole? Questo segreto di Stato?"
"Potresti anche essere un po' più gentile sai? Non mi sembra di
averti mai trattata male." Le rispose invece l'altra. "E per favore,
smettiamola con i cognomi, sono così formali! Chiamami
Meredith... o Mer."
Talisia la guardò storta, ma una piccola vocina dentro di lei le
suggeriva che la ragazza aveva ragione. Non poteva trattare tutti a
pesci in faccia. E Meredith, oltre che essere una purosangue, era anche
una delle poche che l'aveva sempre trattata gentilmente. "Scusa... Mer.
E' che qui tendo a stare sempre sulla difensiva."
La draghessa sorrise. Era pur sempre un inizio. "Non c'è
problema. E i nostri compagni non ti hanno accolto molto bene, quindi
immagino che Salem abbia la sua parte di colpa in tutto questo. In ogni
caso, volevo solo avvisarti che abbiamo pensato di spostarti di camera.
Sempre se a te va bene."
La fenice sgranò gli occhi, sorpresa. "Perchè?"
"Perchè non ci sembra che tu vada molto d'accordo con la
tua compagna di stanza. E qui a Salem l'armonia tra studenti viene
considerata uno dei punti chiave dell'istruzione." Rispose l'altra con
un sorrisetto ironico.
"Non mi sembra proprio." Rispose a tono Talisia. "E comunque non credo
cambierebbe nulla, per me. Non c'è una singola persona qui
dentro con la quale vado d'accordo. A meno che tu non voglia prendermi
in camera con te." Aggiunse alla fine con tono amaro.
Meredith a quelle parole allargò il sorriso. "Lo farei
volentieri ma non si può. Sono di un'altra casa e ai prefetti
spettano camere singole. Però ti voglio presentare una ragazza."
Disse, facendole un gesto con la mano per chiederle di seguirla.
Entrambe si incamminarono lungo un corridoio che l'ex Serpeverde riconobbe come quello che portava dritto dal Preside.
"E' nuova anche lei, è arrivata stamattina dall'Italia ed è stata appena smistata nelle Fenici."
Meredith aprì la porta dell'ufficio.
Dentro era presente una ragazza mora con gli occhi scuri e diversi anelli alle mani.
"Talisia Black, ti presento Althea Pagano."
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Sorpresa! In realtà i personaggi sono tre, ma l'ultima la conoscerete meglio nei prossimi capitoli.
Si tratta di una raccolta di One Shot: parte
da come Brian e Talisia si sono conosciuti e arriverò fino a...
non lo so neanch'io, probabilmente fino al presente dell'altra mia
storia (quindi compariranno anche alcuni dei personaggi dell'altra
interattiva).
SE VOLETE INVIARMI DEI PERSONAGGI VOSTRI POTETE FARLO, MA SARANNO SOLO DELLE COMPARSE, NON AVRANNO UN VERO RUOLO (perciò non mi serve la scheda, mi bastano nome, cognome, prestavolto, età e un po' di descrizione caratteriale): potrebbero anche comparire per un solo capitolo.
Potranno
essere Professori, studenti appartenenti ad Hogwarts (i vecchi amici di
Talisia) oppure a Durmstrang (amici di Brian) oppure all'Istituto di
Salem o anche adulti o creature soprannaturali (purchè attinenti
con la trama): insomma, sbizzarritevi! ;) .
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- Fenici d'Argento (misto tra Corvonero e Serpeverde): le persone
appartenenti a questa casa sono astute ed intelligenti, sanno
pianificare e fare strategie, sono orgogliose e non si fanno mettere i
piedi in testa da nessuno
- Draghi d'oro (misto tra Grifondoro e Tassorosso): coraggiosi, leali,
dolci e intraprendenti. Sono disposti a mettersi in gioco per una causa
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Capitolo 5 *** Nuove amicizie? ***
5 - Chiacchere
"Ma dove lo avete imparato l'italiano così bene? Siete bravissime e quasi non si nota l'accento!" Commentò sorpresa Althea mentre disfava i bagagli.
Subito dopo che lei e Talisia erano state presentate, la Black aveva
accettato senza problemi il cambio di stanza "Peggio di quell'oca con
cui stavo prima non può andare." Aveva pensato. E poi Althea
sembrava simpatica.
Così, intenzionata a non farsi sfuggire l'occasione di poter
avere almeno un'amica a Salem - non si aspettava di raggiungere con
qualcuno i livelli che aveva raggiunto con Alice, ma avere almeno
qualcuno con il quale poter scambiare due chiacchiere sì - si era
rivolta direttamente alla ragazza in italiano. All'inizio con voce
incerta - non parlava quella lingua da anni - poi man mano in modo
sempre più sicuro e sciolto.
Con sua grande sorpresa, anche Meredith aveva iniziato a comunicare con
loro nella medesima lingua, parlando da subito con una scioltezza
invidiabile.
"Studio latino da quando avevo cinque anni. Imparare l'italiano
è stata una logica conseguenza." Rispose la Fenice sorridendo,
mentre con un colpo di bacchetta sistemava alcune cose nella stanza.
"Evidentemente le educazioni ricevute dai purosangue sono le stesse,
ovunque nel mondo." Fu il commento di Meredith, rimasta
per aiutarle.
Althea sorrise a quelle parole. "Ci scommetto che qui dentro non lo sanno in molti."
"Ma come mai sei approdata negli Stati Uniti?" Chiese Talisia con un
pizzico di curiosità. "Dall'Italia è un viaggio bello
lungo!" E lei ne sapeva qualcosa.
"Con una passaporta non più di tanto." Fece spallucce Althea,
mentre anche Meredith si metteva ad ascoltare. La Preside l'aveva
convocata solo per mandarla a chiamare la Black, ma non le aveva
spiegato molto delle circostanze che avevano portato la ragazza
italiana fin lì. "In ogni caso, mio fratello Ercole è
stato chiamato qui per lavoro - si è diplomato solo l'anno
scorso - e non si è lasciato sfuggire l'occasione. E dove va lui
vado io. Perchè siamo una famiglia." Concluse sorridendo triste.
Era legatissima a suo fratello.
Non aggiunse nient'altro, ma dal tono in cui parlò, entrambe le
ragazze capirono che era meglio non fare domande sul perchè una
ragazza di sedici anni aveva seguito il fratello in giro per il mondo
piuttosto che restare con i genitori. O avevano un pessimo rapporto,
oppure erano entrambi morti.
"E comunque, da quel che ho capito, anche tu vieni da altrettanto
lontano." Disse Althea dopo un po' per spezzare il silenzio che si era
venuto a creare.
"Sì esatto. Vengo dall'Inghilterra." Confermò Talisia.
"E sei scappata a causa della Guerra portata avanti da quel pazzoide
che si fa chiamare Voldemort?" Chiese Meredith innocentemente, facendo
fare a Talisia un salto di tre metri.
"Noi non pronunciamo il suo nome! Mai!" Esclamò la Black in tono
quasi isterico, mentre si massaggiava energicamente il petto.
"Non ho mai capito la paura che gravita in tutta Europa intorno a quel
nome. Che male c'è a dirlo? E' solo un nome in fondo!"
Appoggiò invece Althea il prefetto. Come
l'ex Serpeverde avrebbe scoperto presto, Althea Pagano non era una che
andava per il sottile e non aveva peli sulla lingua.
"Voi non potete capire... " Ebbe solo la forza di sussurrare Talisia.
"Comunque questo è un argomento del quale preferisco non
parlare. E sarei grata se vi riferiste a lui in futuro chiamandolo 'Tu
sai chi', se proprio dovrete farlo." Concluse con un tono di voce
freddo e ostile, sistemando le ultime cose con un colpo di bacchetta.
Tutto il buonumore era svanito.
Il silenzio imbarazzato venne interrotto da un bussare insistente alla porta.
"Aspettavate qualcuno?" Chiese Althea sorpresa.
"Non sapevo che dovevo recarmi qui fino a poco fa, chi avrei mai potuto
invitare?" Le rispose la Fenice con tono di voce neutro, mentre il
cuore le batteva nel petto all'impazzata. Ecco! Lo sapeva! Non
avrebbero mai dovuto citare il Signore Oscuro! Poi si dette della
stupida. Era dall'altra parte del globo e di sicuro uno come Voldemort
non si sarebbe di certo messo a bussare!
Essendo la più vicina alla porta, si alzò per andare ad
aprire. Con sua grande sorpresa si trovò davanti Brian Grimm.
"Black!" Esclamò lui con il fiatone. "Mi hanno detto che ti stai
trasferendo! Non starai mica tornando in Inghilterra vero?"
"Però! Le notizie viaggiano in fretta!" Commentò ironicamente lei.
Fece per chiudergli la porta in faccia - era anche a causa sua se
veniva additata da una settimana - ma Brian fu più veloce. Con
un braccio tenne aperta la porta, mentre con l'altro la attirò
verso di sè, baciandola per la seconda volta nell'arco di pochi
giorni. Proprio lì, davanti alle facce stupite di Meredith e
Althea.
In un primo momento Talisia rispose al bacio. Il suo cervello si era
completamente azzerato nel momento in cui le labbra del ragazzo si
erano appoggiate alle sue. Poi, di punto in bianco, si ricordò
di dove fosse, di quante chiacchiere avesse creato il loro primo bacio e
del fatto che avevano anche un pubblico. Perciò si divincolò, tirando a Brian un ceffone e scansandosi bruscamente.
"Come hai osato?" Gli chiese furiosa, mentre i suoi occhi sparavano scintille.
"Non mi sembrava ti avesse dato così fastidio l'altro giorno,
quando mi hai baciato tu." Le rispose furbescamente lui, facendole un
occhiolino. Il fatto di aver appena ricevuto uno schiaffo non sembrava
averlo minimamente turbato. "In ogni caso, sono felice di sapere che
'trasferita' significa solo che hai cambiato stanza. Saprò
dove venirti a cercare quando ti chiederò di uscire con me!
Pagano, Cole, i miei rispetti!" Concluse facendo un veloce inchino in
direzione delle due ragazze, che erano rimaste talmente stupite
dall'intera scena da non riuscire a dire una parola.
Quando Brian rialzò la schiena, attirò Talisia verso di sè, di nuovo, per darle un velocissimo bacio sulle labbra. Poi, in un battito di ciglia, scomparve.
Althea fu la prima a riprendersi. Osservò per qualche secondo la
sua compagna di stanza - che era rimasta impalata sulla porta - e
cercando di non scoppiare a ridere, chiese "Ma chi era quel pazzoide?"
Poi, cambiando il tono della voce in uno leggermente più
preoccupato aggiunse "E come faceva a sapere il mio cognome?"
"Brian Grimm." Le rispose semplicemente Meredith, che continuava a
guardare verso la porta con gli occhi fuori dalle orbite. Le era
bastato vedere il bacio che si erano scambiati i due e - lo ammise solo
con se stessa - la bellezza del ragazzo per capire perchè
l'episodio precedente avesse scatenato così tante chiacchiere.
"E prima che tu me lo chieda... non è il mio ragazzo." Aggiunse Talisia sbattendo la porta dietro di sè.
"Ah ecco! Legimens." Capì a quel punto Althea. Poi, incapace di
trattenersi, aggiunse "Comunque, complimenti per il ceffone. Anche se
io gli avrei tirato direttamente un pugno."
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Sorpresa n°2! Avevo le scene pronte, così ho deciso di pubblicarle a neanche 24 ore di distanza. XD
Prossimo capitolo credo che introdurrò un altro personaggio ancora (e probabilmente ne rivedremo uno vecchio).
Ciaooo! :)
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Capitolo 6 *** Diesexandert ***
6 - Diesexandert
Se c'era una persona nella scuola più additata e presa di mira di Talisia Black, questa era Jamie Anderson.
All'apparenza, poteva sembrare una ragazza qualsiasi. Occhi verdi,
capelli castani mossi e lunghi fino alle spalle, dolce, simpatica,
intelligente e amante della vita.
All'apparenza, se non fosse stato per quel piccolo problemino.
Appena entrò in mensa, come da prassi, tutti si voltarono a guardarla.
Di solito trascorreva il pranzo da sola, in un angolo del cortile. O al
massimo con suo fratello Chase, che aveva un anno in meno. Ma quel
giorno fuori diluviava e ciò le aveva impedito di svolgere la
sua solita prassi.
Jamie ingoiò il groppone che aveva in gola, mentre tutti la
fissavano con insolenza. Si fece comunque coraggio e avanzò a
testa alta fino ad un tavolo vuoto, dove prese posto per iniziare ad
ingoiare velocemente il pasto. Non voleva rimanere lì troppo a
lungo, non con tutti quegli occhi puntati addosso.
"Che strano non essere, per una volta, al centro dell'attenzione." Sussurrò Talisia ad Althea.
Sedevano con Meredith qualche tavolo più in là.
"Perchè la guardano così? Cos'ha fatto di male? Chi
è che ha baciato lei?" Chiese la Pagano, senza neanche
preoccuparsi di abbassare la voce.
"Nessuno ma... diciamo che... è una ragazz... ehm...
particolare." Cercò di spiegarle Meredith sussurrando, senza
però sapere bene come proseguire.
"Cioè?"
La Cole si grattò la testa, indecisa. Poi alla fine
spiegò. "Diciamo che fino all'anno scorso non era una ragazza.
Ma un ragazzo."
"Per forza, è un 'diesexandert'" Commentò una voce divertita dietro di loro.
"Di nuovo tu!" Esclamò Talisia, voltandosi verso Brian Grimm. Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque e in qualsiasi circostanza. "Ma mi stai perseguitando per caso?"
"E che diamine è, un die...coso?" Chiese Althea alzando un sopracciglio.
"Un particolare tipo di Sondereith. Nascono con un sesso, ma entro i
primi quindici anni di vita devono subire una modificazione genetica e
cambiarlo. Non è colpa loro, devono farlo e basta. Se lo fanno,
aumentano i loro poteri. Se non lo fanno, muoiono." Spiegò lui
mentre si accomodava al tavolo.
"Nessuno ti ha invitato qui." Commentò aspramente l'ex Serpeverde.
"Oh Black, risparmiati il teatrino!" Rispose lui sghignazzando mentre iniziava a sbucciare una mela. "Prima mi salti addosso, poi mi
baci, poi mi schiaffeggi e mi respingi quando lo faccio io. Lo so che
sei attratta da me quanto io lo sono da te, quindi che ne dici se
saltiamo i preliminari ed esci con me a Salem questo weekend? Lo so che
avete la libera uscita." Continuò fissandola negli occhi e facendole un occhiolino.
E attirando ovviamente l'attenzione.
Adesso una parte degli studenti guardava Jamie, mentre l'altra seguiva il discorso tra loro due.
Capendo di essere di troppo, Meredith si alzò dal tavolo e si
diresse decisa verso Jamie, trascinando anche Althea con lei.
"Ma in questa scuola nessuno si fa gli affari propri?" Chiese ad alta voce quest'ultima, fulminando tutti i curiosi con lo sguardo.
"Ciao!" Salutò invece Meredith con un sorriso Jamie quando raggiunsero il tavolo. "Posso sedermi qui?"
"Come fai a sapere che cos'è Jamie?" Chiese Talisia curiosa,
cercando così di evitare la domanda sull'appuntamento. "So che
voi Grimm potete riconoscere i Sondereith a colpo d'occhio, ma non ho
mai capito come."
"Leggiamo semplicemente le loro auree. A seconda del colore che assumono, indicano chi ci troviamo davanti." Spiegò lui.
"Ehm... cioè?" Chiese lei con tono di voce incerto.
"Le auree sono come un'impronta della persona, la circondano
completamente e se uno le sa leggere, se sa vedere il colore, capisce
tutto di lei. Dai legami di parentela, alla specie a cui appartiene.
Più è luminosa, più la persona è potente. E
ovviamente il colore cambia. Ad esempio i vampiri ce l'hanno rossa, i
lupi mannari blu, i diesexandert rosa..." Continuò a spiegare
Brian tranquillamente.
Talisia si girò verso Jamie, come aspettandosi di trovarla
circondata da una nuvola rosa. Ma era sempre la stessa ragazza.
"No Black, non è così facile. Ci vogliono anni per
riuscirci." La prese in giro lui. "Però... forse posso
indirizzarti, se ti interessa." Continuò riducendo la voce ad un
sussurro e avvicinandosi ancora di più a lei. Li distanziavano
solo pochi centimetri. "Guarda di nuovo, ma più di lato, verso
la finestra. In direzione della tua amica Meredith."
La ragazza dovette
deglutire un paio di volte prima di riuscire a fare quanto suggeritole.
La vicinanza al Grimm la stava alquanto confondendo. "Lì le due
auree si stanno sovrapponendo, formando un gioco di luci interessante,
per chi lo sa vedere. Forse sei capace di percepire qualcosa anche tu."
Concluse spostandole leggermente il mento per guidarla nell'esatta
direzione.
Talisia dovette trattenere il fiato per cercare di rimanere concentrata. Il profumo del ragazzo la stava inebriando.
Quando riuscì finalmente a riacquistare lucidità, sbattè le palpebre un paio di volte, prima di riuscire a concentrarsi sul punto indicatole. Dopo aver osservato per qualche secondo, stava per
dirgli arrabbiata che non vedeva assolutamente nulla, quando lo
intravide.
Un piccolissimo tremolio nell'aria, appena accennato, leggero come un battito d'ali di farfalla.
"Merlino!" Esclamò sorpresa e affascinata allo stesso tempo.
Quando si rivoltò, trovò Brian a pochi millimetri dalle sue labbra.
"Vorrei baciarti, ma temo di essere schiaffeggiato di nuovo. E questa
volta il pubblico è molto più ampio. Il mio ego non
reggerebbe." Sussurrò lui.
Con la coda dell'occhio, Talisia si accorse che aveva ragione. Tutti i presenti in mensa li osservavano, di nuovo. Con lo stesso moto di coraggio che aveva avuto la prima volta, gli sussurrò in risposta "Fallo e basta." Poi chiuse gli occhi.
Quando si staccarono, il cacciatore si alzò in piedi.
"Grimm!" Lo bloccò però lei, richiamandolo e facendolo
voltare. "Per Salem... sabato alle 10 precise davanti alla mia camera.
Se tardi anche solo un secondo andrò da sola. E visto che devo fare delle compere, le borse le porti tu."
Brian, con un sorriso che si allargava sempre di più, le fece un
mezzo inchino. "Per chi mi hai preso Black? Sono un gentiluomo io, non
farei mai portare dei pesi ad una donna. Ci sarò." Le fece un
ultimo occhiolino poi, davanti a tutti, svanì nel nulla.
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Eccomi qua!
Volevo scrivere una scena un po' diversa, ma poi mi
è uscita questa. Nel prossimo capitolo ci sarà
ovviamente l'appuntamento. ;)
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Capitolo 7 *** Primo appuntamento ***
7 - Appuntamento
Talisia era completamente immersa nel mondo dei sogni quando venne svegliata da qualcuno che la scuoteva ripetutamente.
Mezza rincoglionita, aprì un occhio. "Tea!" Riuscì a
formulare con voce impastata, riconoscendo la ragazza che si trovava a
pochi centimetri dalla sua faccia "Che cosa...?"
"Sono le 9.45, hai un appuntamento alle 10 e Brian Grimm ha già
fatto due volte il giro del corridoio. Mi sembrava doveroso
informarti." Formulò l'altra pimpante. A differenza di Lis, era
già sveglia da circa un'ora. E si era imbattuta nel ragazzo
appena messo piede fuori dalla porta.
La Black ci mise qualche secondo per capire completamente le parole dell'amica.
Poi sbarrò gli occhi, quando si rese conto della situazione.
Senza perdere altro tempo, si alzò di scatto dal letto e,
soffocando un gemito, si precipitò in bagno.
"Sai, sto iniziando a riconsiderarlo quel ragazzo! Il
caffè che ci ha portato è divino!" Le giunse la voce
di Althea dall'altra stanza.
Mezz'ora dopo, quando uscì dal bagno quasi pronta,
trovò Brian che conversava amabilmente con la sua compagna di stanza, mentre
quest'ultima stava concentrando tutte le sue attenzioni su un cornetto
al cioccolato.
"Tea!" Strillò in direzione della ragazza. "Mi potevi avvisare almeno! E se fossi uscita dal bagno nuda?"
Il ragazzo si girò con un sorriso smagliante. "Nel caso... peggio per te e meglio per me!"
Althea fece spallucce. "Mi ha corrotto con la cioccolata. E stava
facendo il ventesimo giro nel corridoio. Non ne potevo più di
sentirlo andare avanti e indietro."
"Traditrice."
"Black, meno male che avevi detto che se tardavo di un secondo mi
avresti lasciato qui. Facevo in tempo ad andare a Salem e a tornare
indietro!" Commentò Brian divertito.
Talisia, a quelle parole, assunse un tono ironico "Allora perchè
non sei andato?" Chiese mentre si portava alle labbra la tazza di
caffè che faceva bella mostra sul suo comodino. In fondo era per lei no? "E comunque, Grimm, ho detto che se tu tardavi ti avrei lasciato qui. Non ho mai parlato di me stessa." Concluse in modo beffardo.
"Io vado" Si intromise a quel punto Althea. Allungò una mano
verso il vassoio appoggiato sulla scrivania e afferrò l'altra
tazza. "Grazie per il caffè Brian! E' da quando ho lasciato
l'Italia che non ne bevevo uno così buono!" Poi, con la la tazza
sotto mano, sparì dietro la porta.
"E' stato un piacere." Le rispose il ragazzo con un inchino. Poi si
girò verso Talisia "Allora Black? Vogliamo andare anche noi?"
Chiese prima di aggiungere un tono malizioso "Oppure possiamo anche rimanere qui, se preferisci."
La Fenice, facendo finta di non cogliere il riferimento, appellò
un foglio di pergamena e glielo allungò. "Questo è
tutto quello di cui devo rifornirmi al villaggio."
Il tedesco gettò un'occhiata prima di alzarsi in piedi.
"D'accordo. Sappiamo dove andare allora." Commentò dirigendosi
verso l'uscita.
"Veramente no." Lo bloccò Talisia. "Non sono mai andata a Salem." Spiegò.
Brian, a quelle parole, in un primo momento strabuzzò gli occhi,
poi fece un sorriso ancora più largo. "Ma io sì. Ho fatto
proprio bene ad invitarti." Spalancò la porta e si
inchinò di nuovo. "Dopo di lei, signorina Black."
"Ti verrà il mal di schiena a forza di inchini." Commentò ironicamente sorpassandolo.
"Quant'è il totale?" Chiese Talisia alla commessa del negozio,
mentre quest'ultima stava terminando di imbustare alcuni degli
ingredienti per le pozioni appena acquistati.
"Mi scusi?" Le rispose perplessa lei, continuando nella sua opera.
"Ho chiesto a quanto ammonta il totale da pagare." Ripetè la Fenice.
La donna la fissò con aria interrogativa per qualche secondo, prima di chiedere, indicandole le buste "Ma non sono questi i suoi acquisti?"
"Infatti. Quanto le devo?" Chiese di nuovo la ragazza sbuffando e iniziando a perdere la pazienza.
"Ma ha già pagato il suo ragazzo!" Spiegò con una
risatina l'altra, mentre Talisia si voltava verso Brian - che osservava
con noncuranza alcune gabbie - con espressione incredula.
Come Merlino aveva fatto senza che lei se ne accorgesse?
"Oh!" Riuscì soltanto ad esclamare. Non si preoccupò neanche di correggerla per sottolineare che quello non era il suo ragazzo. La gente dava spesso troppe cose per scontate. Brian non era il suo ragazzo.
"E naturalmente può lasciare tutto qua in negozio e
venire a ritirare dopo, quando avete finito il giro per il paese. Siamo
aperti fino alle 20.00. O se preferisce possiamo anche inviarle tutto
direttamente a scuola." Aggiunse la commessa.
"Sì, la ringrazio." Le rispose Talisia con tono di voce gelido "Ma sono sicura che il mio ragazzo" e qui aumentò il tono di voce per farsi sentire da Brian, che infatti si voltò verso di lei perplesso "sarà più che felice di prendere in consegna tutto subito."
Non sapeva neanche lei il perchè si fosse così arrabbiata di punto in bianco. In fondo il ragazzo le aveva solo pagato il conto. Cose normali in un appuntamento, no?
Senza aspettare una risposta, uscì dalla bottega a passo di
marcia, sbattendo la porta e lasciando la donna con un'espressione
confusa in volto.
Dopo neanche tre secondi, Brian la raggiunse velocemente. "Black!" La bloccò, afferrandola gentilmente per un braccio.
"Si può sapere che ti è preso?" Le chiese dubbioso. "La
povera commessa c'è rimasta malissimo." Aggiunse scherzando.
Talisia dovette fare alcuni respiri profondi per calmarsi.
"E' solo che... perchè esci con me?" Riuscì a formulare alla fine quasi sussurrando.
Se il ragazzo era rimasto sorpreso per la domanda, non lo diede a vedere. "Mi sembrava di essere stato chiaro sin da subito. Sono attratto da te." Le spiegò con tono di voce pacato.
"E quindi?" Chiese lei.
"E quindi volevo provare a capire se questa attrazione è solo
fine a se stessa oppure se può tramutarsi in qualcos'altro."
Continuò lui. "E non posso scoprirlo finchè tu continui
ad erigere corazze e a respingermi. Te ne sei almeno resa conto che
tutt'oggi sei rimasta fredda e distaccata? Certo, continuando ad agire
così mi attiri di più, perchè mi incuriosisci. Ma
come faccio a capire come sei veramente? Se sei la ragazza che mi ha
baciato davanti a tutte le compagne solo per zittirle, oppure la
principessa algida e distante che mi hai mostrato oggi? ... Credo che
la seconda sia solo il frutto dell'educazione che hai ricevuto, ma non
lo saprò mai con certezza, finchè non mi dai una vera possibilità." Concluse poi fissandola dritto negli occhi.
La Fenice sospirò. Quelle parole erano la pura verità.
Ma lei, si rese conto all'improvviso, lei aveva paura.
Brian era l'imprevisto, la
grande incognita. L'enorme punto interrogativo inserito di punto in
bianco in una frase che pensava di conoscere a memoria.
Talisia aveva passato i primi sedici anni della sua vita sapendo
perfettamente cosa dover fare e come agire, seguendo le regole che
altri - in primis i suoi genitori - avevano scritto per lei. Si era
adattata e piegata senza mai farsi domande, cullata da quel falso
senso di sicurezza che le era trasmesso dal non dover avere ansie o
paure per il futuro. Perchè il suo futuro era già scritto.
Frequentare Hogwarts, terminare gli studi, sposarsi con un purosangue -
Carson Saint Claire - e sfornare figli purosangue dei quali potersi
vantare nei salotti di altri purosangue. Perchè così era sempre stato.
Era uscita con Carson qualche volta, perchè era giusto così.
Lo aveva baciato qualche volta, perchè era giusto così.
Perchè se dovevano diventare marito e moglie dovevano imparare a
conoscersi. Perchè era giusto così. Aveva finto di non
vedere, tutte le volte che lui era uscito con altre. Perchè era
giusto così. Aveva finto di non capire, quando l'uscita si era
conclusa sotto le coperte.
E la cosa non le aveva mai dato fastidio. Non era mai stata
gelosa. Pensava che ciò fosse dovuto a quello che le ripeteva
sua madre in continuazione "Le signorine purosangue devono arrivare
illibate al matrimonio. Per sfogare le voglie maschili ci sono tutte le
altre." Era sempre stata apatica, sotto quel punto di vista.
Ma proprio quel giorno, quella uscita, le aveva fatto aprire gli occhi.
Se fosse stato Brian a guardare un'altra, se fosse stato Brian ad
uscire con un'altra, quello l'avrebbe infastidita. Moltissimo. Ma lei
non poteva avanzare in alcun modo pretese su di lui.
Era terrorizzata da questi sentimenti che si affacciavano per la prima
volta così prepotentemente in lei. E questo l'aveva portata a
difendersi nell'unico modo che conosceva. Mostrando gli aculei.
"E' solo che... ho paura." Riuscì a formulare alla fine.
Brian la fissò per qualche secondo, incredulo del fatto che
quelle parole potessero essere davvero uscite dalla sua bocca. "Di me?"
Chiese perplesso. "Perchè?"
Talisia non rispose. Sarebbe stato troppo difficile da spiegare, a parole. "Non proprio." Rispose dopo un po'.
Poi, radunando di nuovo quel coraggio che l'aveva portata a prendere
l'iniziativa la prima volta, abbassò le barriere mentali,
permettendo al ragazzo il libero accesso alla sua mente. "Guardalo tu
stesso il perchè." Lo invitò.
Ma lui la sorprese scuotendo la testa. "No. Non voglio ricorrere a
stupidi trucchetti mentali per fare prima. Per capire chi sei
veramente. Voglio conoscerti sì, ma un po' alla volta. Non
voglio che, se dovessi innamorarti di me, tu possa in futuro avere
il dubbio che ciò non sia stato reale, che io sia ricorso a
delle scorciatoie per farti cadere ai miei piedi. Quindi te lo
richiederò, Talisia: hai paura di me?"
"No. Ho paura di quello che potresti rappresentare per me. Ho paura che tu, con la tua presenza, possa sconvolgere completamente la mia vita."
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EBBENE SI, SONO TORNATA... cosa ne pensate?
Prossimo capitolo torna Alice (e con lei Edward)! ;)
Ciaoo!
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Capitolo 8 *** Il messaggio ***
8 - Il messaggio
- Il messaggio -
1997, Istituto di stregoneria di Salem
Brian Grimm e Talisia Black
C’era
una volta un povero taglialegna che abitava davanti al bosco con sua
moglie e i suoi due bambini; il maschietto si chiamava Hansel e la
bambina Gretel. Egli aveva poco da metter sotto i denti, e quando ci fu
nel paese una grande carestia non poteva neanche più procurarsi
il pane tutti i giorni.
Una sera, che i pensieri non gli davano requie, ed egli si voltolava
inquieto nel letto, disse sospirando alla moglie: “Che
sarà di noi? Come potremo nutrire i nostri poveri bambini, che
non abbiam più nulla neanche per noi?” “Senti,
marito mio,” rispose la donna, “domattina all’alba li
condurremo nel più folto della foresta: accendiamo loro un fuoco
e diamo a ciascuno un pezzetto di pane; poi andiamo al lavoro e li
lasciamo soli: i bambini non ritrovano più la strada per tornare
a casa, e ne siamo sbarazzati.” “No, moglie mia,”
disse l’uomo, “questo non lo faccio: come potrei aver cuore
di lasciare i miei figli soli nel bosco?"
"Ti metti a leggere le fiabe dei miei antenati adesso? Hansel e Gretel,
che scelta interessante!" Commentò all'improvviso la voce di
Brian, facendola sobbalzare. Come al suo solito comparso dal nulla. O forse non l'aveva sentito arrivare lei, presa com'era dalla lettura.
Talisia chiuse di scatto il libro, arrossendo.
Era un pomeriggio soleggiato e mite, perciò, dopo aver ritirato
quel libro dalla biblioteca, la ragazza si era diretta verso il parco.
"Mi stavo chiedendo perchè queste storie sono più
conosciute nel mondo babbano che non nel nostro, visto che le avete
scritte voi." Commentò alzando lo sguardo e intercettando
così gli occhi azzurri del Grimm.
Quanto le piacevano quegli occhi.
Brian interpretò il tutto come un invito implicito. "Da quando
le principesse siedono per terra?" Chiese agitando la bacchetta e
facendo materializzare una coperta sotto al corpo di Talisia, sulla
quale si sedette anche lui. "Per rispondere alla tua domanda... quei
racconti piacevano moltissimo a Carlo Magno." Iniziò a spiegare,
mentre le posizionava un braccio attorno alla vita per attirarla verso
di sè. "Una volta la comunità babbana e quella magica non
erano divise come oggi, perciò abbiamo reso i nostri servigi a
parecchie famiglie babbane importanti, prima dello Statuto di
Segretezza." Allargò anche le gambe per facilitare la cosa. Non
si fermò finchè la schiena della ragazza non aderì
completamente al suo petto. "Quindi immagino sia tutto partito da lì." L'ultima frase gliela sussurrò direttamente all'orecchio.
Talisia si girò.
Voleva fargli notare che la sua era una semplice domanda, non un invito
a fare ciò che stava facendo. Ma le parole le morirono in gola
quando se lo trovò a pochi millimetri. E il suo cervello si
azzerò completamente quando lui annullò anche quella
lieve distanza per baciarla.
Il tutto venne interrotto da un gufo, che atterrò in picchiata
proprio sulla coperta, facendo un gran baccano e porgendo la zampa
verso la Fenice.
"Hector!" Esclamò lei riconoscendolo dopo essersi girata di scatto.
"Chi diamine è Hector? Non il tuo ragazzo, spero!" Sentì brontolare Brian, scocciato per essere stato interrotto.
"Idiota!" Commentò Talisia, iniziando a sciogliere le corde
legate alla zampa del gufo. "E' il nome del gufo!" Spiegò
lasciandosi scappare un sorriso. Aveva percepito una nota di gelosia
nella voce del ragazzo. E la cosa non poteva far altro che compiacerla.
Contemporaneamente, appellò una ciotola che riempì
d'acqua. Il gufo ci tuffò subito il becco, emettendo un debole
segno di ringraziamento. "Viene dall'Inghilterra poverino,
chissà quanti km di volo avrà fatto!"
Poi concentrò tutta la sua attenzione sul pacco. Scartò
l'involucro, trovandosi tra le mani una specie di diario. Allegato ad
esso c'era un bigliettino che recitava, con una scrittura chiara e
limpida 'Mostrami la tua essenza. Se è reale, ti mostrerò la mia. A.'
La Black sorrise a quelle parole. Tipico di Alice agire in quel modo.
Comportamento tipico di una Corvonero, come era sempre stata.
"Hai un coltello o una lama? Insomma, qualcosa di tagliente?" Chiese
rivolgendosi a Brian, che continuava a fissare il biglietto, confuso.
Rispondendo in maniera automatica alla sua richiesta, il ragazzo le
passò un piccolo pugnale che teneva legato alla cintola. Solo
dopo aver agito in quel modo, si ritrovò a chiedere perplesso
"Ma a cosa ti serve?"
"Per questo" Rispose lei, strisciandolo sulla mano per aprire una
ferita. Dovette trattenersi per non fare una smorfia di dolore.
"Black sei impazzita per caso?" Scattò lui cercando di sottrarle l'arma.
"Fermo." Talisia
trascinò il diario sotto alla mano gocciolante, facendo
così cadere un po' di sangue sul bordo della copertina.
Il diario si spalancò, alzandosi direttamente all'altezza del suo viso, per facilitare la lettura.
"Cara Lis,
come stai? Come procedono le cose lì a Salem?
Scusa se non sono riuscita a scriverti prima: ho ricevuto tutte le tue
lettere, ma qui è un disastro. Non potevo risponderti
liberamente. E ho dovuto ragionare e pianificare a lungo per come fare
ciò.
Tu Sai Chi ha preso il potere e non c'è nessuno a contrastarlo,
se escludiamo i deboli tentativi dei pochi rimasti fedeli a Silente.
Harry Potter è sparito e nessuno sa dove si trovi. Forse è morto.
Come avevi predetto tu, il Ministero è caduto prima della fine
dell'estate e Lui ha preso il comando. Ha un burattino che fa il lavoro
sporco al suo posto.
I miei hanno esultato alla notizia. Mio padre, adesso, va in giro per le strade come se fosse il padrone del mondo.
Solo perchè è un purosangue. E perchè ha il marchio.
A volte mi chiedo come faccio ad essere sua figlia.
Hanno istituito una Commissione per processare i nati babbani, li
accusano di averci rubato la magia. Com'è possibile Lis? Se
così fosse, se fosse possibile, non esisterebbero i
magonò!
Sono preoccupata da morire per Edward... lui è un nato babbano
ed è in pericolo costantemente. Ha dovuto darsi alla fuga,
insieme a tutta la sua famiglia. Si sono dati alla macchia, come molti
altri, ma non vuole abbandonare l'Inghilterra. Non vuole abbandonare me.
Forse ce ne saremmo dovuti andare entrambi, quando l'hai proposto tu.
Avremmo dovuto ascoltarti anzichè voler fare gli eroi a tutti i costi.
Adesso è troppo tardi Lis. E' troppo tardi.
I miei genitori mi fanno uscire di casa sempre meno e mi stanno
costantemente col fiato sul collo. Non hanno mai saputo nulla di Edward
quando ero ad Hogwarts, ma qualcuno deve aver detto loro qualcosa.
Quelle poche volte che riesco ad evadere da casa, corro da lui, con l'angoscia che possa essere l'ultima volta che lo vedo.
Perchè mio padre mi ha dato la bella notizia proprio qualche giorno fa.
Devo sposarmi Lis.
Devo sposarmi con un uomo saltato fuori all'improvviso. Che non ho mai
visto in vita mia. Che non conosco. Che ha vent'anni in più di
me. Solo perchè è un purosangue. Solo perchè
è un fedele di Tu-sai-chi.
Mi dispiace riversarti addosso tutti i miei problemi così all'improvviso, ma non so cos'altro fare. Non posso fare nulla, se non scrivere per sfogarmi.
E so che tu vorresti saperlo da me, piuttosto che scoprirlo per altre vie.
Non so cosa fare Lis, non lo so minimamente.
Sono terrorizzata da tutto questo.
Scusa ancora per il peso che ti sto appoggiando sulle spalle.
Ti voglio un bene immenso,
Alice
ps: a metà del diario c'è una foto mia e di Ed. E' stata scattata in una delle nostre ultime uscite.
pps: rispondimi solo da qui d'ora in avanti. Quando scriverai,
riceverò le tue risposte. Quando ti scriverò io, il tuo
si illuminerà.
Talisia era talmente concentrata sulla lettura che non si era accorta di tutto ciò che accadeva intorno.
Non si era accorta che Brian le aveva guarito la mano, rinunciando a
cercare di leggere cosa ci fosse scritto sul diario - aveva capito che
si trattava di qualcosa di personale, che la ragazza avrebbe condiviso
con lui solo se se la fosse sentita - non si era accorta di aver
iniziato a tremare, non si era accorta del mantello che le era comparso
sulle spalle.
Non si era neanche accorta di aver iniziato a versare delle lacrime.
Si accorse di tutto ciò solo quando la voce del ragazzo le
giunse alle orecchie "Tutto bene Black? Brutte notizie da casa?"
"Non lo so." Riuscì solo a sussurrare, mentre con il cuore in
gola scorreva velocemente le pagine, alla ricerca di quella foto.
Ed eccola lì, la foto.
Alice ed Edward abbracciati.
Ma non erano i soliti che conosceva lei, spontanei, allegri, sorridenti
e pieni di vita. Avevano uno sguardo cupo, teso e preoccupato. Piccole
rughe solcavano la loro fronte, come se fossero invecchiati di colpo di
dieci anni. E si guardavano nervosamente attorno, come se avessero
paura di essere sorpresi da qualcuno.
Per Talisia quella foto, più che qualsiasi altra cosa successa fino a quel momento, fu il segno.
Aveva vissuto fino a quel momento lontana da tutto e tutti.
Anche l'Inghilterra e la guerra che si stava consumando al suo interno
le percepiva come qualcosa di lontano, di completamente estraneo a lei.
Almeno fino a quel momento.
Era stata viziata, coccolata e abituata ad essere superiore agli altri. A non considerarli.
Aveva sempre ritenuto Edward un essere inferiore a causa del suo sangue, ma non era un essere superiore o inferiore quello che vedeva nella foto. Vedeva solo due ragazzi
di neanche vent'anni, appena maggiorenni, preoccupati e tormentati, che
non potevano vivere tranquillamente il loro amore, come poteva fare
invece lei lì.
E cosa poteva fare per aiutarli, dagli Stati Uniti?
Assolutamente nulla.
"Black?" La chiamò la voce di Brian incerta.
Talisia iniziò a singhiozzare sempre più forte, in maniera incontrollata. Era inutile. Lei era inutile.
"Talisia?" Riprovò lui, ancora più piano.
La ragazza gli si gettò tra le braccia.
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Ed
ecco qua Alice ed Edward... spero che le autrici non volessero una
azione diretta dei personaggi (quella ci sarà solo tra 2
capitoli). Ma anche con la magia, i personaggi non hanno azione
illimitata.
Prossimamente si capirà perchè Brian è a Salem!
Ciaoo! Alla prossima!
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Capitolo 9 *** Geistverdammt ***
9 - ...
- Geistverdammt -
1997, Istituto di stregoneria di Salem
Brian Grimm, Talisia Black
Professor Logan Ward (Difesa contro le Arti oscure) Meredith Cole
"Il tuo ragazzo sta dando spettacolo in mezzo al corridoio!"
Esclamò Meredith, attirando così l'attenzione della
Fenice.
Talisia a quelle parole chiuse di scatto il diario - quello che le
aveva spedito Alice e che ormai si portava dietro ovunque - e si
alzò in piedi. "In che senso?" Chiese preoccupata, mentre le
immagini di Brian che baciava una ragazza che non fosse lei le
invadevano la mente. Senza aspettare una risposta, si diresse verso il
luogo indicatole dal prefetto.
Meredith cercò di correrle dietro, ma sembrava che l'altra avesse messo le ali ai piedi.
La Black giunse così nel 'luogo incriminato', intenzionata a
dirne quattro al ragazzo - l'ipotesi che la parola spettacolo potesse
indicare qualcos'altro non l'aveva nemmeno sfiorata - ma trovò
il corridoio bloccato.
Sembrava che tutti gli studenti della Scuola si fossero dati appuntamento lì.
Questo rafforzò inizialmente la sua idea - in quella scuola di
pettegoli quale miglior circostanza? - ma dopo pochi secondi
iniziò ad udire degli strani rumori, seguiti da delle... urla?
Alquanto perplessa, cercò di farsi largo tra la folla, mentre
Meredith riusciva finalmente a raggiungerla. "Lis!" Urlò per
cercare di farsi sentire, mentre una buona parte degli studenti,
riconoscendola, iniziò ad aprire un varco.
Mai far arrabbiare Meredith Cole!
Talisia approfittò di quel passaggio momentaneo per passare, arrivando così nelle prime file.
"Lis, credo che tu abbia frainteso le mie parole comunque!" Le
risuonarono alle orecchie le parole della prefetto. Ma ormai la Fenice
era proiettata in un'altra dimensione. Si alzò in punta di
piedi, sporgendosi col collo al massimo per superare le teste di chi
aveva ancora davanti.
E finalmente, in mezzo al corridoio, lo vide.
Brian era lì, con la bacchetta puntata verso l'alto e le
ginocchia leggermente piegate. A poca distanza era presente anche Logan
Ward, il loro professore di Difesa contro le Arti Oscure, a sua volta
con la bacchetta spianata, sempre puntata verso l'alto, nella stessa
direzione di quella del Grimm.
Dai due bastoncini di legno usciva un filo argentato che, unito
all'altro, formava una sorta di rete. E intrappolato in essa c'era
un globo di luce grigia, che si dimenava saltellando qua e là.
Entrambi gli uomini stavano digrignando i denti per cercare di
trattenerlo.
"Occhio Logan! Aumenterà di intensità e se esce adesso
son guai!" Urlò Brian per sovrastare il suono proveniente dal
globo, che si amplificava man mano che aumentava la velocità con
cui si muoveva.
"Ce la faccio, tranquillo!" Fu la risposta dell'altro, mentre aumentava la presa sulla bacchetta.
"Dieci" Iniziò a contare il Grimm "nove... - darò uno
strattone e sarai da solo! - tre, due, uno!" Con un colpo secco,
tirò via la bacchetta, interrompendo il contatto e facendo
sparire il filo argentato. La rete rimase miracolosamente intatta.
Il professor Ward aggiunse anche l'altra mano per rafforzare la presa,
mentre il globo si agitava in modo sempre più schizzofrenico.
"ALIUM!" Risuonò la voce di Brian, mentre puntava la bacchetta verso la luce grigia.
Tre secondi prima che la scintilla scaturita dal suo incantesimo - di
colore blu notte - raggiungesse il globo però, quest'ultimo, con
uno strattone molto più violento degli altri, riuscì a
liberarsi dalla gabbia.
"Verflucht!" *
Finalmente libero, girò più volte su se stesso in
cerchio. Poi, emettendo un rumore talmente acuto da fare quasi
concorrenza agli ultrasuoni, scese in picchiata, precipitandosi a tutta
velocità su Jamie Anderson, che fissò il tutto incapace
di muoversi, completamente paralizzata dal terrore. Pochi secondi prima
dell'impatto però, risuonò di nuovo la voce del
professore urlare "STEMMEN!" mentre contemporaneamente roteava e poi
lanciava la bacchetta come se si trovasse ad un tiro al lazo. Il globo
venne così nuovamente imprigionato nella gabbia.
"Brian rifallo adesso!" Ululò mentre con un forte strattone
costringeva la luce grigia a ritornare verso l'alto, a distanza di
sicurezza dagli studenti.
Per la seconda volta, il Grimm ripetè la formula. Che questa
volta andò a segno. Nel momento in cui la scintilla blu
colpì il globo, quest'ultimo in un primo momento sembrò
assorbirla al suo interno, poi iniziò a gonfiarsi sempre di
più, schiacciato però da una mano invisibile verso il
basso. Quando raggiunse la massima conferenza possibile esplose, mentre
i residui si polverizzarono nel nulla.
Sia Brian che Logan rinfoderarono le bacchette, mentre un sorriso
trionfante comparve sui loro volti. Erano riusciti a debellarne
un'altro.
"CORAGGIO CIRCOLARE! NON C'E' NIENTE DA VEDERE QUI!" Iniziò ad
urlare il professor Ward, girandosi verso gli studenti e dimostrando
così ancora una volta tutta la sua iperattività. Aveva
consumato buona parte del suo ossigeno per trattenere e poi
riacchiappare quella strana entità, eppure era ancora in grado
di urlare. Era letteralmente impossibile trovarlo in un momento di
pausa. Che fosse insegnare, correre, allenarsi o leggere un libro, era
sempre intento a fare qualcosa.
All'invito dell'insegnate, molti studenti iniziarono ad allontanarsi,
commentando a gran voce ciò che avevano appena visto. Ma Talisia
e Meredith rimasero lì, così come Jamie.
"Anderson tutto bene? Non ti ha preso, vero?" Chiese Logan
avvicinandosi alla ragazza. Mentre Jamie annuiva, confermando di stare
bene, anche se con voce tremante, il professor Ward aggiunse "Black,
Cole, ho detto di andare!"
"Mannò Capitano! Così mi togli tutto il divertimento! La
Black è venuta apposta per me!" Lo contraddisse Brian,
avviandosi allegramente verso la ragazza con un sorriso che gli andava
da un orecchio all'altro. Quando la raggiunse la attirò verso di
sè per baciarla.
"Guarda come tremi Anderson! Secondo me un controllo in infermeria ti
serve eccome! Cole perchè non la accompagni tu?" Commentò
l'altro uomo.
Benchè fosse un professore, non gli pesava beccare i propri
studenti in atteggiamenti intimi. Di solito gli passava accanto,
facendo finta di non vedere oppure rivolgendo addirittura loro un
occhiolino. Sapeva già, ovviamente, della situazione che
intercorreva tra Brian Grimm e Talisia Black - la voce aveva fatto
presto a girare per la scuola - e non aveva alcuna intenzione di
ostacolarli. "Anzi, meglio che vi accompagni anch'io. Non vorrei mai
che tu svenissi per il corridoio Jamie!"
Con un sorriso, afferrò entrambe le studentesse per un braccio e
si diresse con passo deciso verso l'altro lato del corridoio.
Quando furono tutti e tre spariti, Talisia, con le guance rosse dall'imbarazzo, chiese "Ma che cos'era quel globo?"
"Un geistverdammt." Le rispose lui facendo spallucce. "Niente di troppo
pericoloso, ma fanno abbastanza ammattire." Dall'espressione che gli
rivolse la ragazza, Brian capì che ne sapeva quanto prima.
Perciò sbuffò, mentre un sorrisetto impertinente gli
affiorava sulle labbra. "Black Black Black... ma ti devo insegnare
tutto io? Mi chiedo cosa insegnino in queste scuole al giorno d'oggi!"
Commentò roteando gli occhi.
"Se me lo spieghi, ti permetterò di passare altro tempo in mia
compagnia facendomi riaccompagnare nella mia stanza." Fu la risposta
divertita della ragazza. Si stava pian piano abituando a quegli strani
modi di fare di Brian. Ovvero passare dal completo gentiluomo al totale
sbruffone nell'arco di due secondi.
"Mi fai anche entrare?" Chiese infatti lui, scoppiando poi a ridere per
l'occhiataccia che Talisia gli lanciò. "Scherzavo, tesoro... comunque... geistverdammt ... letteralmente spiriti maledetti. Almeno il processo di Salem lo conosci, vero?"
Al cenno di assenso della ragazza, la attirò di nuovo verso di
sè. Era proprio più forte di lui. Non riusciva a rimanere
impassibile, quando ce l'aveva davanti.
Quando si staccarono, continuò come se non si fosse mai
interrotto. "I processi collegati ad esso terminarono nel 1697 e furono
sfruttati dagli stessi maghi per fare pulizia al loro interno, per
'motivi politici'. E indovina in che anno siamo? 1997! Trecento anni
esatti dopo. Queste anime sono morte in modo violento perciò non
hanno mai raggiunto l'aldilà. E ogni cento anni si scatenano,
possedendo chi capita sulla loro strada per cercare vendetta. Per farle
scattare basta un nulla, come un colore o un odore che hanno
associato in qualche modo alla loro morte. E' per questo motivo che sono stato chiamato qui. Il mio compito è trovare dove sono annidati - a scuola come al villaggio - ed evitare che si tramutino in un pericolo."
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* "Maledizione!" (ovviamente è Brian che sta imprecando perchè "gli è appena sfuggita la preda")
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Capitolo 10 *** Fuga ***
10 - Fuga
Prima di partire a leggere, ricordo a tutti che tra Londra e Salem ci sono 8 ore di differenza (fuso orario). Quindi se a Londra sono le 9 di mattina, a Salem è l'1 di notte.
Buona lettura! ;)
- Fuga -
5 gennaio 1998, Inghilterra, ore 4.15 di mattina
Alice McFoster Edward Fuler
Alice
poggiò un piede sul parquet di legno, cercando di non farlo
cigolare. Si guardò intorno ancora una volta, mentre radunava
tutto il coraggio in suo possesso per portare a termine ciò che
aveva progettato con Edward.
Sapeva che era rischioso, soprattutto dopo che il Signore Oscuro era
salito al potere. Ma non poteva fare diversamente. Non più.
E se fosse rimasta lì ancora, sarebbe morta giorno per giorno,
consumata in una vita che non aveva scelto e che non le apparteneva
minimamente.
Non voleva sposarsi, come
invece le avevano imposto di fare i suoi genitori. Non con quell'uomo.
Non le piaceva per niente, anzi lo odiava con tutta se stessa quel
bastardo, presuntuoso e arrogante. I genitori avevano dato l'annuncio
del fidanzamento solo qualche giorno prima, al banchetto che avevano
tenuto nella loro villa per Natale. E lì l'aveva conosciuto.
L'aveva tenuta stretta tutta sera, in maniera possessiva, non
permettendole di staccarsi da lui neanche un secondo. Quando - dopo
l'annuncio fatto in pompa magna da suo padre - l'uomo si era girato per
baciarla, aveva dovuto trattenersi per ingoiare la bile che le stava
risalendo in gola e non vomitare.
Per l'ultima volta si guardò intorno: ogni cosa era pronta. Doveva solo attendere il segnale.
Cinque
minuti dopo - ma a lei parvero ore mentre ascoltava il suo cuore
battere furiosamente - qualcosa colpì leggermente la finestra.
Era stato un suono talmente lieve che se Alice non se lo fosse
aspettato non lo avrebbe neanche sentito.
Senza indugiare oltre, con un incantesimo non verbale spalancò
la finestra. Edward era lì, appollaiato su un ramo. "Pronta?" Le
chiese in un sussurro.
La Corvonero annuì, poi, dopo aver messo sotto braccio la borsa
- che conteneva tutte le sue cose grazie ad una serie di incantesimi -
si apprestò ad uscire dalla casa che l'aveva vista crescere.
Aiutata da Edward, che non la perse di vista un secondo, scivolò giù dal tronco dell'albero.
Erano in procinto di uscire dal cortile, quando un clangore metallico fece scattare una sirena a tutto volume.
Entrambi rimasero paralizzati dal terrore per qualche secondo, poi iniziarono a correre verso la strada.
Alice riuscì a passare, ma Edward venne respinto da una barriera invisibile.
"NO! ED!" Strillò lei, cercando di sovrastare il rumore di quell'allarme e tornando indietro.
"Alice vai! Io me la caverò!" Cercò invece di bloccarla lui.
In meno di tre secondi, altre urla si aggiunsero, mentre delle figure
comparvero nel cortile. Fra queste, Alice riconobbe suo padre.
Bartemius McFoster lanciò un'occhiata di pura cattiveria a
Edward "Di nuovo tu! Dannato mezzosangue!" Ululò infuriato
mentre scagliava la maledizione cruciatus sul Corvonero, che
però riuscì ad evitarla, rotolando velocemente fuori
tiro. "E' inutile che scappi! Tanto ti prendo! Non puoi uscire da qui!"
Urlò di nuovo l'uomo, iniziando a lanciare maledizioni a caso
verso di lui.
Una di queste avrebbe colpito in pieno Edward se Alice, veloce come un
fulmine, non fosse rientrata in cortile, alzando all'ultimo un
sortilegio scudo che protesse entrambi. La cosa fece infuriare ancora
di più Bartemius, che perse completamente la testa."TU! Dannata
traditrice del tuo sangue! Lo sapevo che quella scuola ti avrebbe
bacato il cervello! Preferisci lui a noi? Nell'era dell'Oscuro Signore?
Sei una FOLLE!" Ad ogni frase lanciava un incantesimo diverso ad Alice,
ognuno diretto a farle sempre più male.
"Sì, padre! Lo preferisco! Lo preferisco a voi tutti, lo
preferisco perchè lo amo! Volevate farmi sposare con un uomo che
non voglio, che mi avrebbe usata come un trofeo! IO NON VOGLIO QUESTA
VITA!" Strillò Alice con tutto il fiato che aveva in gola,
mentre rispondeva al padre incantesimo per incantesimo.
Hellen McFoster, in vestaglia, guardava sconvolta padre e figlia
duellare, con entrambe le mani sulla bocca. Così come Edward,
che non si era mai sentito tanto inutile. Voleva aiutare Alice, ma lei
e suo padre si muovevano molto velocemente, troppo, e lui aveva una
dannata paura di colpirla per sbaglio.
Ormai le luci degli incantesimi rimbalzavano ovunque.
Poi uno più forte degli altri andò ad infrangersi
sulla barriera che impediva ad Edward di uscire, frantumandola. E lui,
capendo che non avrebbero avuto una seconda occasione, lanciò
uno schiantesimo verso il padre della ragazza, che finalmente gli
dava la schiena.
"ALICE ANDIAMO!" Urlò.
Senza farselo ripetere due volte, la ragazza lo raggiunse di corsa.
Credevano di aver superato il peggio, quando, appena usciti dal
cortile, sentirono Bartemius chiamare la figlia con tutto il fiato che
aveva in gola. Un'onda durto colpì in pieno Alice, che perse i
sensi, ed Edward si trovò costretto ad eseguire una
smaterializzazione congiunta.
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4 gennaio 1998, Salem, ore 21
Brian Grimm e Talisia Black
Se c'era una cosa bella dell'Istituto di Salem era che, terminata la
settimana di lezioni, ogni studente poteva trascorrere il resto del
tempo come preferiva. A differenza di Hogwarts, non bisognava rimanere
confinati nell'area del Castello: ogni venerdì era prevista la
libera uscita. A patto che il lunedì mattina lo studente fosse
di nuovo in aula, il weekend poteva essere passato ovunque, anche a
casa. E le stesse regole valevano per le vacanze natalizie.
Così Talisia si era ritrovata a trascorrere molte giornate nel
cottage che Brian aveva affittato nel villaggio di Salem, a poca
distanza dalla scuola.
Quella sera l'aveva portata a cena fuori. E finita la cena, come ogni
sera, la stava riaccompagnando all'Accademia. A entrambi sarebbe
piaciuto passare la notte insieme, l'uno tra le braccia
dell'altro, ma nessuno dei due l'avrebbe mai ammesso, neanche sotto
tortura. Tutti e due per lo stesso motivo, tutti e due per motivi
diversi.
Ciò che entrambi volevano però, era che quella camminata durasse in eterno.
Per questa ragione, quando Brian propose di sdraiarsi su uno spiazzo
d'erba per guardare le stelle, nonostante il freddo, Talisia rispose
subito di sì.
Il ragazzo, con un gesto della mano, fece apparire diverse coperte di lana.
Ma ben presto entrambi si scordarono sia delle stelle che del freddo:
senza neanche ricordarsi il perchè o il come, si ritrovarono
avvinghiati, sdraiati per terra e ansanti.
Talisia si scordò presto anche dove si trovava, quando le labbra
di lui si spostarono dalla sua bocca al collo, iniziando a scendere
sempre più giù. Reprimendo un gemito, gli affondò
le mani tra i capelli.
Non aveva idea di dove sarebbero potuti arrivare - o meglio, ce l'aveva, ma non sapeva ancora se ci voleva arrivare - quando un rumore di rami spezzati li interruppe.
Si tirarono su di scatto, cercando di vedere qualcosa nel buio della
notte. Poteva essere semplicemente un animale - si trovavano pur sempre
nelle vicinanze di un bosco - ma Brian, con un gesto deciso della mano,
le impedì di accendere la luce con la bacchetta, mentre lui
stesso applicava un incantesimo silenziante e di disillusione su
entrambi.
"Resta dietro di me." Le
disse in un sussurro. Che suonò comunque come un ordine. E tanto
per essere sicuro che la ragazza veramente lo facesse, la
spostò dietro la schiena, mentre avanzavano verso la fonte del
rumore.
Ma neanche lui potè fare nulla per tenerla ferma quando, arrivati vicinissimi, Talisia riconobbe le figure a terra.
"ALICE!" Strillò, liberandosi con uno strattone dalla presa di
Brian, tornando visibile e precipitandosi verso la sua migliore amica.
"Lumus" Il fascio di luce colpì in pieno i due, illuminando
anche Edward, che con un gemito di protesta si portò una mano
davanti agli occhi per coprirli. "Alice!" Ripetè di nuovo
Talisia, chinandosi sulla ragazza e iniziando a scuoterla.
Ma lei non rispondeva: pallida ed esangue continuava a restare immobile tra le braccia del fidanzato.
"Che cos'è successo?" Chiese la Fenice con voce incrinata,
puntando la bacchetta verso il ragazzo moro. "Che cosa le hai fatto?"
Chiese alzando la voce di qualche ottava.
Ma Edward era incapace di rispondere: temeva di veder morire Alice tra
le sue braccia e questo l'aveva mandato in stato di shock.
"Black togliti." Li interruppe di punto in bianco la voce di Brian,
raggiungendoli e inginocchiandosi davanti ai tre. Aveva osservato la
scena per qualche secondo e aveva già più o meno capito
cosa non andasse.
La sua presenza sembrò risvegliare Edward dallo stato di coma.
"E questo chi è?" Chiese puntando la bacchetta verso il Grimm.
Ma il tedesco non aveva tempo anche per lui. Con un gesto della mano
disarmò l'ex Corvonero, poi gli strappò la ragazza dalle
braccia e la girò su un fianco. "Fammi luce. Svelta."
Talisia, che aveva notato il cambiamento nella voce del ragazzo, si
affrettò ad obbedire. Poi si girò verso Edward, che
ancora non riusciva a capire come avesse fatto l'altro a disarmarlo e
cosa stesse esattamente succedendo. "Prova a fare qualsiasi cosa,
Fuler, e giuro che ti schianto. Lascialo lavorare in pace." Disse con
lo stesso tono di voce freddo e distaccato che avrebbe usato tempo
prima ad Hogwarts, quando era abituata a comandare su tutti. Quasi non
si riconobbe.
Intanto, dietro di lei, Brian stava borbottando qualcosa in tedesco,
mentre faceva passare ripetutamente la bacchetta - dalla quale uscivano
diversi fasci di luce colorata - sul ventre della ragazza. Il flusso
copioso di sangue che scaturiva dal fianco di Alice rallentò
fino ad arrestarsi del tutto, ma il ragazzo continuò a
borbottare e ad agitare la bacchetta.
Passarono pochi minuti, o forse molte ore - Talisia non avrebbe mai
saputo dirlo con certezza - poi Brian pronunciò le parole
più belle del mondo. "La tua amica ha bisogno di dormire per un
po' ma ce la farà. Adesso che ne dite, ci spostiamo in un luogo
più consono?" Senza neanche aspettare la risposta, prese
Alice tra le braccia e si diresse verso il cottage.
Quando giunsero là, il Grimm depositò la ragazza sul
letto, chiuse la porta e trascinò entrambi di peso in salotto.
"Quella ragazza è stata maledetta con la 'beraubt Mutterschaft'.
Voglio sapere cos'è successo. Adesso." Aveva un tono di voce
calmo e pacato, ma alle loro orecchie suonò come se avesse
urlato.
La Black sgranò gli occhi a quelle parole. La maledizione che privava una donna della sua totale essenza. Forse
la peggiore che si potesse scagliare su una donna: se eseguita
malamente, portava la vittima alla morte per dissanguamento dopo una
lunga agonia, altrimenti le impediva di avere figli.
Lentamente, si girò verso Edward, mentre un'idea di quello che
poteva essere effettivamente successo iniziava a prendere forma nella
sua mente. "No! Non è possibile! Non potete averlo fatto sul
serio..." Iniziò a sussurrare a bassa voce.
"Siamo scappati Lis." Iniziò a raccontare Edward, rivolgendosi
all'unica persona che conosceva nella stanza. "Non avevamo scelta. Ally
si sarebbe dovuta sposare a breve con quel... con quel..." Strinse i
pugni forte, mentre il peso di quella lunga notte iniziava a farsi
sentire. "Ma ci hanno beccato... hanno messo allarmi tutt'attorno a
casa e quando abbiamo provato ad uscire dal cortile hanno suonato. E'
uscito suo padre..."
"Bartemius." Sussurrò Talisia. Cos'era successo al signor McFoster?
"E' andato completamente fuori di senno. Ha iniziato a scagliare
maledizioni ovunque, a caso, anche su sua figlia." Continuò
Edward.
"No! Non farebbe mai del male ad Alice! Non le farebbe mai del male!"
Lo contraddisse l'ex Serpeverde, scuotendo la testa ripetutamente. Ma
una vocina dentro di lei le ripeteva che invece era più che
possibile.
La stessa sorte che sarebbe toccata anche a lei, se avesse deciso di disobbedire alla famiglia.
"Black, fallo finire." Sussurrò dolcemente Brian, mettendole una
mano sul polso e arrestando così il flusso dei suoi pensieri.
"Alice e suo padre hanno iniziato a duellare. Un incantesimo è
rimbalzato sulla barriera, frantumandola." Continuò Edward
mentre le immagini di quella folle notte gli scorrevano davanti agli
occhi come un film.
"Quale barriera?" Chiese di nuovo Talisia, incapace di trattenersi.
"La barriera che avevano tutt'intorno al cortile. Alice riusciva ad
entrare ed uscire, io sono rimasto intrappolato dentro. E' per quello
che è tornata indietro." Spiegò Edward, tormendandosi
ripetutamente i capelli.
"Una barriera che riconosceva i purosangue. Qualsiasi cosa abbiate
progettato, se lo aspettavano. E' un miracolo che ne siate usciti vivi
entrambi." Stavolta l'interruzione venne da Brian. "Non mi serve sapere
altro. Ci scommetto che dopo che la barriera è stata frantumata
voi siete fuggiti e il padre ha dato il regalino d'addio alla figlia. Tra le famiglie purosangue è la prassi. Ho perso qualche passaggio?" Chiese sarcastico.
"Ma tu chi sei?" Trovò la forza di chiedere Edward.
"Brian" Si presentò semplicemente lui. "Un amico di Lis." Aggiunse, non riuscendo a trattenersi dal calcare in modo ironico il nomignolo della ragazza.
"Beh Brian, a quanto pare ti devo la vita." Si limitò a rispondere l'altro, allungando la mano per stringergliela.
Quando Alice si risvegliò, la mattina dopo, non riconobbe il
posto. Il primo pensiero fu che i genitori fossero riusciti a
riprenderla e che l'avessero portata in quel luogo sconosciuto, per
evitare una sua possibile nuova fuga.
Poi però, si accorse che sdraiata accanto a lei, con gli occhi chiusi e rannicchiata sotto a una coperta c'era "Lis!"
La Black aprì gli occhi, inizialmente confusa, poi si
precipitò verso di lei. "Ally! Come stai? Per Salazar, mi hai
fatto prendere un accidente! Ma dico, sei impazzita? Scappare
così dalla casa dei tuoi? ... La maledizione 'beraubt
Mutterschaft', non ci credo ancora! Per fortuna che Brian sapeva il
controincantesimo o saresti morta! Come stai? Vuoi da mangiare? Da
bere? Hai freddo?" Avrebbe continuato così all'infinito -
Talisia non era una chiaccherona, ma Alice McFoster era l'unica persona
in grado di farla sciogliere completamente - ma la porta della camera
si spalancò e un assonnato Brian fece capolino, avvolto in una
coperta. Aveva passato la notte sul divano.
Nonostante fosse completamente in disordine e avesse i capelli
totalmente arruffati, bastò la sua presenza per far
ammutolire la ragazza. "Black, ti ha sentito più o meno tutta
Salem." Affermò con voce assonnata "La tua amica sta bene, me ne
sono accertato di persona e sarà anche in grado di generare dei
figli, se mai ne volesse avere. Adesso per favore, ho bisogno di dormire. Chiaccherate, mangiate, giocate a carte, fate quello che volete, ma fatelo in silenzio." Commentò reprimendo uno sbadiglio. "Felice
che tu ti sia svegliata comunque. Brian Grimm, al tuo servizio."
Aggiunse, raggiungendo Alice e accompagnando il tutto con un baciamano,
mentre l'ex Corvonero lo guardava con occhi sgranati, spostando lo
sguardo ripetutamente da lui a Talisia. "Ma che...?". L'ex Serpeverde,
con un segno impercettibile del capo, le fece capire di non replicare.
Terminato
l'inchino, Brian circumnavigò il letto e si sdraiò sulla
metà lasciata vuota dalla Fenice. Poi si coprì del tutto
con la coperta e tre secondi dopo era sprofondato nel mondo dei sogni.
Le due, soffocando con le mani una risata, si affrettarono ad uscire in
punta di piedi dalla stanza, per raggiungere il salotto.
Sul tappeto, avvolto in un sacco a pelo, trovarono Edward profondamente
addormentato. Cercando di non svegliare neanche lui, si accomodarono
entrambe sul divano, avvolgendosi in una coperta, come quando erano
piccole.
"Allora..." Cominciò Alice, gettando un'occhiata maliziosa verso
Talisia e portando il suo tono di voce ad un sussurro. "Così sei
riuscita ad accalappiare un Grimm? Perchè non me l'hai detto
tramite il diario? Raccontami tutto! E non provare a negare,
perchè hai fatto la faccia da pesce lesso appena è
entrato in camera! Io e te dobbiamo fare una lunghissima chiaccherata."
Concluse tutto d'un fiato, puntandole un dito contro e facendola
arrossire.
A Talisia non rimase altro da fare che iniziare a raccontare.
Quanto le era mancata la sua migliore amica!
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Capitolo 11 *** Pericolo ***
11 - Pericolo
- Pericolo -
12 gennaio 1998, Istituto di stregoneria di Salem, ore 6.30
Althea Pagano
"Shhh!" Sussurrò per l'ennesima volta Althea ad Ercole, mentre entrava in camera.
Non voleva svegliare Talisia: aveva scoperto a sue spese quanto potesse
diventare irritabile la sua compagna di stanza se svegliata molto in
anticipo, perciò aveva intimato a suo fratello almeno una decina
di volte di non far rumore e di non illuminare la stanza.
Ma nel momento in cui la porta fece passare uno spiraglio di luce, si accorsero di una cosa: il letto era vuoto e intatto, come se non fosse toccato da giorni.
"Non c'è la tua coinquilina?" Chiese divertito il ragazzo dietro
di lei, mentre appoggiava le valigie per terra e altre cose sulla
scrivania.
"A quanto pare!" Gli rispose spalancando la finestra e illuminando
completamente la stanza. "E io che mi preoccupavo tanto per nulla!"
Commentò ironicamente. 'Venti giorni di vacanze Natalizie e
Brian Grimm colpisce!' Pensò, senza però esprimere la
cosa ad alta voce.
"Allora io vado..." Iniziò a congedarsi Ercole, avvicinandosi a
lei per abbracciarla. "Fai la brava Bunny!" Disse depositandole un
bacio sulla testa. Poi si girò ed uscì.
Althea stava disfando le valige quando bussarono alla porta.
Convinta fosse di nuovo suo fratello - tendeva sempre a scordarsi
qualcosa in giro - andò ad aprire. Peccato che di fronte a lei
si ergesse un uomo sconosciuto.
Tutti i campanelli d'allarme risuonarono nella testa della Fenice.
"Chi è lei?" Chiese con tono circospetto mentre stringeva la bacchetta in mano, seminascosta dalla porta.
"Mi dispiace disturbarla a questo orario improponibile, signorina."
Iniziò lui. "Ma stavo cercando Talisia Black. Mi hanno detto che
questa è la sua stanza." Il tono che usava era mellifluo, quasi
untuoso.
Ma non aveva ancora risposto alla domanda di Althea, che decise di
prendere tempo. "Mi ripete il suo nome? Credo di non averlo capito
bene..."
"Sei una purosangue?" La interruppe lui, cambiando completamente tono di voce.
COSA? La ragazza alzò un sopracciglio, sorpresa da quella
domanda inaspettata e fuori luogo. "Come prego?" Chiese iniziando ad
alterarsi.
Fece per sbattergli la porta in faccia, ma lui fu più veloce.
Con una spinta la fece cadere a terra, poi entrò prepotentemente
nella stanza. "ALICE!" Urlò con tutto il fiato che aveva in
gola. "ESCI SUBITO! LO SO CHE SEI QUI!"
Quell'uomo era pazzo. E probabilmente anche un Mangiamorte.
Quelle erano le uniche frasi che le riempivano la testa. Doveva
uscire subito di lì. Spinta dall'adrenalina, rotolò sul
pavimento e si trascinò carponi fino alla porta, approfittando
della poca attenzione che l'uomo - che continuava a sbraitare - le
stava rivolgendo.
Quando fu ad un passo, scattò in piedi ed uscì -
lanciando uno schiantesimo alla cieca per cercare di rallentarlo -
trascinandosi la porta dietro. "COLLOPORTUS."
Poi si mise a correre.
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12 gennaio 1998, Salem, Casa Grimm, ore 6.30
Brian Grimm e Talisia Black
"Te lo ripeto per l'ultima volta, Talisia:
o torni a scuola sulle tue gambe o ti trascino lì io di peso."
Affermò Brian nuovamente, roteando gli occhi e sbuffando. Era
appoggiato alla parete con le braccia incrociate.
"Non oseresti!"
Controbbattè lei in un sibilo aprendo il lavello per riempire
d'acqua la tazza che fino a pochi secondi prima conteneva il suo
caffè mattutino.
"Vogliamo scommettere?" Chiese lui con sguardo di sfida. Senza
aspettare una risposta, si piegò su se stesso, la afferrò
per le gambe e se la caricò in spalla, iniziando a dirigersi
verso la porta. Davanti alle proteste della ragazza, che continuava a
dimenarsi, commentò divertito "Shhh! Non vorrai svegliare i tuoi
amici vero Black? Stanno ancora dormendo!"
Senza darle possibilità di replica, girò su se stesso e si smaterializzò.
Da quando Alice ed Edward erano arrivati a Salem, Talisia aveva
smesso di fare avanti indietro dall'Accademia a casa sua. Con la scusa
che la sua migliore amica aveva bisogno di lei - l'ex Corvonero e il
suo ragazzo alloggiavano temporaneamente a casa di Brian, nell'attesa
di capire come muoversi - si era trasferita a sua volta a casa del
Grimm.
Non che a lui dispiacesse la situazione - ogni occasione era buona, pur
di averla nelle vicinanze - ma avvicinandosi il giorno di rinizio delle
lezioni, aveva iniziato a premere sulla ragazza perchè
ritornasse a scuola. Così quella mattina l'aveva svegliata
presto, stando attento a non svegliare anche Alice - e l'aveva
trascinata giù in cucina.
Si materializzò
direttamente all'imbocco del corridoio che conduceva alla camera della
ragazza - lavorando per la Scuola poteva farlo - e la mise giù.
"Come puoi ben vedere, ho osato." Replicò all'obiezione che
gli aveva mosso lei, quando erano ancora in cucina.
"Sei un cretino! Un idiota! Un..." Ma Brian non scoprì mai cos'altro fosse. E neanche gli interessava. Con un sorrisetto beffardo, la interruppe baciandola.
E Talisia, che ormai non faceva neanche più finta di resistergli, gli si ancorò addosso.
Fu il Grimm a staccarsi per primo, qualche secondo dopo. "Andiamo,
prima che io cambi idea. Se mi rismaterializzassi a casa, adesso,
butterei fuori anche i tuoi amici." Con un inchino, le porse il braccio.
Quando arrivarono a poca distanza dalla camera videro Althea uscirne
spaventata sigillando la porta dietro di lei, scappando come se avesse
il diavolo alle calcagna. Quasi li travolse.
"Tea!" La chiamò Talisia, arrestandone così la corsa. "Che è successo, per Merlino?"
"Un... un uomo..." Iniziò a boccheggiare l'altra. "Si è
introdotto in camera nostra... cerca..." Ma non riuscì ad
aggiungere altro.
Con uno scoppio, la porta della loro camera esplose e la Black rimase
paralizzata riconoscendo l'uomo che ne uscì subito dopo.
Bartemius McFoster.
Sembrava completamente fuori di sè, mentre si dirigeva
verso di lei, puntandole la bacchetta contro. "DOV'E'?" Chiese furioso
"DOV'E' MIA FIGLIA?"
Molte facce assonnate iniziarono ad affacciarsi nel corridoio, per cercare di capire cosa stava succedendo.
Talisia, a quel punto, sfoggiò la sua miglior faccia di bronzo.
"Come sarebbe a dire dov'è Alice?" Chiese sgranando teatralmente
gli occhi. "Come fa a non saperlo lei? E' sua figlia!" Esclamò
con voce squillante.
"NON MI MENTIRE!" Urlò di nuovo lui. "IMPERIO!" Con un gesto fulmineo la afferrò anche per la gola. E altrettanto velocemente la lasciò andare, quando la furia di Brian Grimm si abbattè su di lui.
"NON.TI.AZZARDARE.A.TOCCARLA." Ringhiò prima di
schiantarlo contro al muro, davanti alle facce sconvolte di molti
studenti.
La botta fu talmente violenta che l'uomo svenne sul colpo, mentre del sangue iniziò ad uscirli dalla nuca.
Un silenzio di tomba calò nel corridoio, interrotto solo dai
colpi di tosse di Talisia, che cercava di riprendere fiato
massaggiandosi la gola. L'aveva stretta solo per pochi secondi, ma le
aveva fatto comunque male.
"Stai bene Black?" Chiese Brian con tono dolce, girandosi verso di lei
e sfiorandole delicatamente il collo nel punto colpito. Lo stesso punto
che fino a pochi minuti prima aveva baciato.
"S... sì..." Riuscì a rispondere lei, prima che un velo
di preoccupazione incrinasse la sua voce. "E'... è morto?"
Il Grimm si avvicinò al corpo, tastando il polso. Represse un moto di disgusto, quando vide il marchio nero fiammeggiare sulla sua carne. "Purtroppo per lui no." Constatò alla fine. "E' solo svenuto."
Althea, a quelle parole, si lasciò cadere sul pavimento,
emettendo un sospiro di sollievo. "Ho bisogno di un abbraccio."
Commentò.
Anche Talisia si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Non
tanto per il padre della sua amica - dopo quello che l'uomo aveva fatto
ad Alice si meritava qualsiasi sofferenza - quanto per Brian. Non
voleva che finisse nei guai a causa sua per aver ammazzato un uomo.
"CHE DIAMINE STA SUCCEDENDO QUI?" Urlò una voce all'improvviso. La voce del professor Ward.
"Succede, Logan" Iniziò a parlare Brian con tono irato "che il livello di sicurezza di questo posto fa davvero schifo. Posso
capire i geistverdammt... ma un Mangiamorte?" Chiese indicando il corpo
ai suoi piedi. "Chi diavolo controlla le entrate e le uscite qua?"
"Un Mangiamorte?" Chiese sorpreso l'altro, strabuzzando gli occhi. "Ma come...?"
"Non mi interessa il come o il perchè! Mi interessa che uno
schifoso Mangiamorte si sia appena introdotto a scuola e abbia messo a
repentaglio la vita degli studenti!" Lo interruppe il Grimm. "Se non ci
fossi stato io, a fermarlo, chissà cosa avrebbe combinato!"
In
quel momento, con un gemito di dolore, Bartemius riprese i sensi. Senza
neanche girarsi verso di lui, Brian gli puntò la bacchetta
contro, schiantandolo di nuovo. "Toglietelo dalla mia vista, prima che
lo ammazzi!" Ringhiò.
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So che molti di voi pensano che Brian abbia quella reazione solo perchè Bartemius ha attaccato Talisia.
In realtà lui non potrebbe
MAI schierarsi dalla parte di Voldemort a prescindere, così come
non potrebbe mai diventare un Mangiamorte.
E' vero: è purosangue,
orgoglioso, vanitoso, arrogante, crede di essere il migliore ecc
perchè discende da una famiglia antichissima e odia i Sondereith
(che vorrebbe eliminare dalla faccia della terra). Ma vede i
Mangiamorte come persone che hanno detto addio alla propria
dignità e libertà per servire un altro uomo (che è
addirittura un mezzosangue).
Poi ci sono anche altri motivi ma
li spiegherò in un capitolo a parte che pubblicherò
più avanti (e che sarà fondamentale per il rapporto
tra Brian e Talisia). ;)
Ciaoo!
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Capitolo 12 *** Ritorno a casa? ***
12 - Ritorno a casa
Sono sicura che questo capitolo farà molto felice FuriaBianca. XD
- Ritorno a casa? -
Gennaio 1998, Salem, Casa Grimm
Alice McFoster Edward Fuler
Brian Grimm e Talisia Black
"Siete pazzi! Voi due siete una coppia di pazzi!" Esclamò Brian,
guardando storto sia Alice che Edward. "Siete appena scappati da
là, avete attirato un Mangiamorte qui e adesso volte tornare in
Inghilterra?" Chiese con tono incredulo. "No, non vi appoggerò
in questa follia!"
"La mia famiglia è rimasta là!" Gli rispose Edward. "Li
ho nascosti, prima di aiutare Alice a scappare, ma se hanno trovato lei
possono trovare anche loro, sempre se non l'hanno già fatto! ...
No, non ci voglio neanche pensare!" Continuò cercando di
rimanere calmo. Era preoccupato a morte per loro.
"Affari tuoi." Borbottò Brian. "Vi ho ospitato volentieri qui, ma non aspettatevi altro aiuto da me." Chiuse il discorso.
"Ed, ha ragione." Intervenne Alice, poggiando una mano sulla spalla del
suo ragazzo per cercare di calmarlo. "Non possiamo chiedergli anche
questo. Arrivando qui, abbiamo già messo in pericolo Lis. Non
voglio creare altri danni."
Edward si girò incredulo verso di lei. "Ah, quindi se devo
salvare te va bene tutto, ma se si tratta della mia famiglia che si
arrangino? E' così che la pensi Alice?" Ringhiò
sentendosi tradito.
"NO!" Boccheggiò lei "Ed, non è così! Lo sai che non è così!"
Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzato, Talisia si schiarì la voce.
"Brian... potresti... potresti almeno fornirgli un passaggio fino
là? Solo quello, senza intervenire... poi una volta là si
arrangerranno..." Cominciò titubante. Non voleva che la sua
migliore amica se ne andasse. Ma al contempo sapeva che non sarebbe
potuta rimanere lì per sempre.
Il ragazzo, a quell'affermazione, sgranò gli occhi. "Un
passaggio? Black, sei impazzita? Sono scappati a fatica e vuoi
ributtarli nella gabbia dei leoni? Pensavo stessimo parlando della tua
migliore amica!"
"Proprio perchè sono la sua migliore amica - iniziò a
ribattere Alice - ce ne dobbiamo andare. Abbiamo attirato qua mio
padre, un Mangiamorte, e potrebbero arrivarne altri. Se facciamo in
modo che vengano a sapere che siamo in Inghilterra, non mi cercheranno
più qui. E voi due sareste lasciati in pace."
"E come vorresti fare per farglielo sapere? Vai davanti a casa e gli
fai 'ciao ciao' dalla finestra? E voi sareste dei Corvonero?"
Commentò ironicamente il Grimm.
"Questo ancora non lo so." Ammise Alice, abbassando la testa sconfortata.
"Ho rimosso e modificato personalmente la memoria a tuo padre, quindi
di certo non tornerà qui. Così come non verrà
nessun altro." Affermò Brian. "E se dovessero arrivare... sarei pronto ad accoglierli." Aggiunse in tono di sfida.
"Resta il fatto che non possiamo restare qui a vita." Borbottò
Edward. "Potremmo... tornare in Inghilterra e unirci all'Ordine."
Propose con tono incerto.
L'altro ragazzo, a quelle parole, emise uno sbuffo a metà tra
l'esasperato e il divertito. "Ma certo! Come abbiamo fatto a non
pensarci prima? Dovete soltanto tornare in Inghilterra, trovare
l'Ordine Fantasma e unirvi alle sue file! Senza contare che prima,
durante e dopo dovrete scappare dai Mangiamorte che vi daranno la
caccia come se non ci fosse un domani." Disse ironico.
"Brian la pianti?" Intervenne
Talisia a quel punto "Non solo non li stai aiutando, ma stai anche
demolendo senza pietà tutte le loro proposte!"
Proclamò incrociando le braccia al petto arrabbiata, gettandogli un'occhiataccia.
Il Grimm, per tutta risposta, soffocò un'imprecazione
nascondendo il viso tra le mani. "Come diamine fai a dire che non li
sto aiutando? Dopo tutto quello che ho fatto per loro?" Chiese con voce
soffocata. Non ci si poteva mettere anche lei! "Mi state facendo venire il mal di testa voi tre." Commentò esasperato, iniziando a massaggiarsi le tempie.
La Fenice, con un sorrisetto, gli si avvicinò. In modo dolce, ma
deciso, sostituì le mani del ragazzo con le proprie.
"Non sto dicendo che tu non li abbia aiutati... Alice non sarebbe
neanche viva, se non fossi intervenuto tu!" Sostenne "Dico solo che,
proprio per quello che hai fatto fino ad ora e che so che sai fare...
mi sembra davvero impossibile che tu non abbia idee - e soprattutto le
capacità - per aiutarli!" Concluse.
Maledetta serpe! Si ritrovò a pensare lui.
In quel momento avrebbe preso volentieri a testate il muro, piuttosto che subire quella tortura.
Aveva perfettamente capito il giochino portato avanti dalla Black. Ma purtroppo, contro di lei, non aveva armi. E perciò non sarebbe riuscito a dirle di no. Già lo sapeva.
Talisia Black, di fatto, lo teneva in pugno da quando gli era volata tra le braccia la prima volta.
Aspettò comunque un po' di tempo, prima di rispondere.
Se la ragazza era intenzionata a corromperlo in quel modo, gli andava
più che bene, ma se la sarebbe dovuta comunque sudare.
Almeno un po'.
Perciò rimase fermo immobile in quella posizione, elaborando per
bene l'unica idea che gli era venuta in mente sin dall'inizio, ma che
non era certo di poter davvero attuare.
Lei avrebbe potuto anche dirgli di no, avrebbe potuto rifiutare. E allora cosa avrebbe detto a Talisia?
Quando concluse il ragionamento, alzò gli occhi al cielo, sbuffando come una ciminiera.
"E va bene..." Cedette alla fine.
Immediatamente le mani della ragazza si arrestarono, mentre concentrava
tutta l'attenzione su ciò che Brian stava per dire.
"Forse e ripeto FORSE una soluzione ce l'avrei per aiutarvi. Ma non ne sono sicuro. Devo contattare delle persone. E mi serviranno alcuni giorni." Concluse tenendosi sul vago.
La Fenice, a quelle parole, gli buttò le braccia al collo. Poi lo attirò a sè per baciarlo.
"Black... sei in debito."
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Gennaio 1998, Inghilterra
Gretel Grimm ed Erin Burckart
Gretel Grimm stava riempiendo un vaso di vetro con dell'acqua, quando un patronus si materializzò davanti a lei.
Ancora prima di ascoltare la voce che ne uscì, riconobbe la tigre come quella di suo nipote.
"Ciao zia! Scusa il disturbo!"
Rimbombò la voce imbarazzata del ragazzo nella stanza. "Sono qui
fuori, a qualche centinaio di metri della casa. Ho visto le protezioni
che sono attive, quindi mi stavo chiedendo se posso entrare in casa tua
senza finire squartato in mille pezzi. Rimango in attesa."
La ragazza si accorse troppo tardi che, per l'agitazione, aveva rovesciato buona parte dell'acqua.
Non sentiva nessuno dei Grimm da... da secoli.
Velocemente, appellò a sè il mantello. Poi uscì nel cortile.
Da lì potè vedere chiaramente Brian - che era sempre
stato il suo nipote preferito - con le braccia incrociate, appoggiato
ad un tronco d'albero, mentre guardava fisso nella sua direzione.
Com'era cresciuto dall'ultima volta che l'aveva visto! Era diventato un uomo.
Con un colpo di bacchetta, annullò tutte le protezioni presenti. Almeno per lui.
"Passa pure." Commentò facendogli un cenno con la mano. "Ma
sappi che se ci sono altri Grimm in giro, non potranno fare
altrettanto." Aggiunse con tono di sfida.
"Sono solo." Le rispose il ragazzo con tono serio. "E nessuno dei Grimm
sa che sono qui." Per rafforzare la sua tesi e dimostrare che veniva in
pace, le allungò la bacchetta. "Questa prendila tu."
Gretel lo scrutò per qualche secondo.
"No" Decise alla fine. "Tienila. Ho già deciso di fidarmi di te nel momento in cui ti ho fatto entrare."
Senza aggiungere altro, lo condusse dentro casa.
Quando raggiunsero il salotto, lo invitò ad accomodarsi sul divano con un cenno del capo.
"Cosa ti porta qui Brian?" Domandò arrivando dritta al punto.
"Le ultime notizie che avevo di te ti davano negli Stati Uniti... cosa
ti conduce qui in Inghilterra?"
Dopo qualche secondo di silenzio, lui domandò stupito "Come fai a sapere che sto lavorando a Salem?"
Gretel, con un gesto della mano, appellò una teiera e due tazze.
"Anche se non sono più in contatto con i Grimm, ho comunque le
mie fonti." Rispose tranquilla, riempiendone una e passandogliela. "Ma
tu non hai ancora risposto."
Il ragazzo, dopo aver preso un enorme respiro, trovò il coraggio
di confessare. "Mi servirebbe il tuo aiuto. Ma è una cosa
complicata, perciò sei libera di rifiutare. Capirò."
Aveva appena finito di dirlo, quando una bambina entrò come un tornado nella stanza ridendo.
Si bloccò alla vista dello sconosciuto.
"Chi è, mamma?" Chiese
fissandolo, mentre la madre si irrigidiva impercettibilmente. Un conto
era lei, che sapeva difendersi. Un altro la figlia.
Ma i suoi peggiori timori vennero disattesi quando al ragazzo
scappò un sorriso: adorava i bambini, li considerava l'unica
cosa davvero pura al mondo. Se erano bambine poi, la sua simpatia
immediata poteva solo aumentare.
Allungando una mano nella sua direzione, le rispose dolcemente, "Brian Grimm al tuo servizio, piccola principessa. Con chi ho l'onore di parlare?"
"Grimm come la mia mamma?" Chiese lei osservandolo meglio, mentre si avvicinava lentamente, divorata dalla curiosità.
Un leggero rossore le imporporò le guance. Non aveva mai conosciuto dei parenti di sua madre.
"Comunque io sono Erin. Erin Burckart." Si presentò come le era stato insegnato.
"Direi proprio di sì." Confermò lui. "Tua mamma è
mia zia... e io sono tuo cugino." Commentò lui, sempre
più divertito. "Sai che hai davvero dei bellissimi occhi?"
Aggiunse scrutandoli.
Erano di un colore indefinito, un misto tra il grigio, il verde e l'azzurro.
"Anche tu." Sussurrò lei in risposta, arrossendo furiosamente.
Poi, di punto in bianco, scappò via.
Ma sia Brian che Gretel percepirono i suoi passi arrestarsi in un punto imprecisato poco in là. Probabilmente dove pensava di poter ascoltare senza essere vista.
"Quanti anni ha?" Chiese a quel punto lui, incuriosito.
"Sette." Gli rispose sua zia con un sospiro. "E ha fatto la sua prima magia involontaria due anni fa." Aggiunse in tono cupo. Avrebbe quasi preferito che lei non li ereditasse, i poteri.
"La stessa età di Celia e James." Commentò il ragazzo, mentre un'ombra scura gli passava sul volto.
Sua cugina Celia. La stessa che, secondo le regole della famiglia Grimm, lui avrebbe dovuto sposare.
Come diamine avrebbe potuto sposare una bambina che aveva dodici anni
in meno di lui? Una bambina della stessa età di quella che aveva
avuto di fronte fino a pochi minuti prima?
Facendogli segno di attendere, Gretel si alzò in piedi,
dirigendosi verso il punto dove i passi della figlia si erano
arrestati. Cinque secondi dopo, Brian sentì nuovamente un rumore
di corsa e la voce della donna intimare alla figlia di raggiungere il
padre.
"Allora... perchè sei qui?" Gli chiese nuovamente la donna, quando tornò.
Brian tentennò un momento.
Adesso che aveva visto quella bambina, non era più sicuro di volerglielo veramente chiedere.
Gretel aveva già i suoi problemi. Ripudiata dalla famiglia, cresceva in Inghilterra una figlia avuta da un nato babbano nell'era di Lord Voldemort.
Per un solo attimo, fu tentato di chiedere a sua zia di seguirlo negli Stati Uniti, anzichè di aiutarlo da lì.
"Avanti!" Lo incitò però la donna. "Qualsiasi cosa tu mi
voglia chiedere non potrà essere peggio di quello che ho dovuto
affrontare con Jakob."
Fu così che il ragazzo sputò il rospo. "Dovresti aiutarmi
a nascondere un nato babbano, la sua famiglia e la sua fidanzata
purosangue, il cui padre è un Mangiamorte." Ammise tutto d'un fiato, facendosi piccolo piccolo.
Si aspettava qualsiasi reazione da parte di Gretel.
Che lo cacciasse, che urlasse, che si rifiutasse.
Tutte, tranne quello che effettivamente fece.
Scoppiò a ridere.
"Ah ecco, lo dicevo che avevi un'aria diversa." Commentò
divertita quando fu in grado di parlare di nuovo. "Di' un po'... di chi ti sei innamorato?"
Chiese senza giri di parole, facendogli andare di traverso il the.
"Perchè se sei passato dall'essere un Grimm al voler nascondere
una famiglia di babbani, c'è per forza di mezzo una donna. Spero
non la stessa ragazza che vuoi nascondere!"
"Io non sono innamorato proprio di nessuno." Borbottò subito, di riflesso.
Davanti allo sguardo penetrante della donna, però, fece parziale
marcia indietro. "Okay, sono fortemente attratto da una ragazza - che
tra parentesi non è quella che pensi tu ma la sua migliore
amica. Però non sono assolutamente innamorato di nessuno." Decretò cercando di mantenere un tono sostenuto.
"Raccontamene un'altra Brian." Lo prese in giro lei. "Non ci vediamo da anni, ma ti conosco ancora come le mie tasche."
Ma lui non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Perciò
sostenne per tutto il tempo lo sguardo di sua zia, mentre un leggero
rossore gli imporporava le guance.
"In ogni caso okay. Sarò pazza, ma ti aiuterò." Commentò alla fine del lungo scambio di sguardi Gretel. "Però..." Aggiunse mentre il ragazzo si alzava dal divano, con uno sguardo vittorioso negli occhi. "Voglio conoscerla."
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* Per saperne di più su Erin qui --> http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=3404436
e qui --> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3439582
ebbene sì, sono tre storie collegate XD
A presto!
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Capitolo 13 *** Svolta ***
13 - Svolta
- Svolta -
Febbraio 1998, Bosco di Salem
Brian Grimm e Talisia Black
Talisia alzò lo sguardo, alla ricerca degli occhi azzurri di Brian.
Si trovavano in una radura, dove lui l'aveva portata per quell'appuntamento e avevano da poco terminato un picnic.
Il ragazzo era seduto, appoggiato con la schiena ad un tronco di un
albero, con gli occhi socchiusi, intento a godersi la pace che quel
pomeriggio offriva loro.
Lei era semi sdraiata su un
plaid, esposta al sole che filtrava dagli alberi. Intorno a loro,
escludendo i rumori tipici della natura, tutto quanto era silenzioso.
Alice ed Edward erano già tornati in Inghilterra e lì tutto era tranquillo.
"Brian..." Iniziò a bassa voce, non sapendo bene come intavolare il discorso.
Ma lui la sentì comunque. "Dimmi." Le rispose avvicinandosi.
Talisia si puntellò sui gomiti, iniziando a muoversi a disagio.
"Ecco... stamattina mi è arrivato un gufo da casa."
Cominciò a spiegare prendendola alla larga.
Il ragazzo rimase in silenzio, ma percependone lo stato d'animo agitato
le poggiò una mano sulla sua, cercando di tranquillizzarla.
"Mi ha scritto mia madre, comunicandomi che la Guerra è arrivata
probabilmente al capolinea. Tu Sai Chi sta regnando sull'Inghilterra ed
Harry Potter è sparito nel nulla da molto tempo. Probabilmente
è scappato, se non addirittura morto. Non ne sono sicuri, ma se
la situazione andrà avanti così ancora per qualche mese,
mi faranno rientrare."
Brian restò qualche secondo in silenzio prima di chiedere semplicemente "E tu cosa vorresti fare?"
Gli occhi verdi di Talisia si sgranarono, mentre pensava ad una possibile risposta da dare al ragazzo. "Non lo so."
Ammise alla fine. "Non lo so." Ripetè. "Salem e gli Stati Uniti
non sono la mia casa, percepisco me stessa qui come in esilio, sarei
felice di tornare, dai miei genitori, dalla mia famiglia, dai miei
amici ma..." Boccheggiò per un attimo, in cerca d'aria.
Poi rimase in silenzio.
"Ma?" Chiese lui, dopo aver aspettato per qualche minuto.
"Ma qui io ho te." Riuscì finalmente ad ammettere lei, anche se a bassa voce.
Uscivano insieme da mesi ormai e Talisia, per la prima volta in vita
sua, si era innamorata. E Brian, nonostante ricambiasse, non ne aveva
mai approfittato, rispettando le regole previste per la comunità
d'elite dei Purosangue.
Anche se diventava ogni giorno più difficile resistere al
richiamo del corpo morbido della ragazza. Ai suoi occhi verdi. E ai
suoi capelli neri e ricci, che lei si intestardiva a voler trasformare
ogni singolo giorno in boccoli ordinati.
"Qui ho te e so che se tornassi in Gran Bretagna dovrei rispettare le
regole di una vita già scritta per me da qualcun altro. Ho un
contratto di matrimonio siglato dai miei genitori alla nascita con un
ragazzo che conosco appena e poi..." Continuò lei con tono
agitato.
Brian non la lasciò finire: la attirò verso di sè, baciandola.
"Ti amo Lis" Le sussurò all'orecchio, quando si staccarono per riprendere entrambi fiato.
Era la prima volta che glielo diceva, che lo ammetteva anche a se
stesso. Nonostante ne avesse già la consapevolezza da tempo.
A quelle parole un sorriso illuminò totalmente il volto della ragazza.
Le prese il viso tra le mani, mentre rimaneva con il suo a pochi
centimetri di distanza. "E di questo non ti devi preoccupare. Sono un
purosangue anch'io e di famiglia molto più nobile. Ci scommetto
che i tuoi genitori non si lascerebbero scappare la possibilità
di avere me come genero
anzichè lui." Affermò convinto. "E in caso contrario...
dovessi anche ucciderlo, ma quel matrimonio salterà." Aggiunse
con un tono di voce talmente serio che Talisia non dubitò
neanche per un secondo della verità di quella affermazione.
Restarono per qualche secondo entrambi in silenzio, mentre la
consapevolezza di tutto ciò che era stato appena detto prendeva
spazio man mano nelle loro anime.
"Devo chiederti un'altra cosa." Aggiunse lei dopo un altro po', quasi
vergognandosi di se stessa. Aveva appena ricevuto una dichiarazione
d'amore, ma nonostante questo il suo cervello non riusciva a smettere
di elaborare, a smettere di pensare. E a smettere di preoccuparsi.
"Quello che vuoi."
"Se io tornassi in Inghilterra e tu venissi con me..." Iniziò titubante.
"Puoi togliere il condizionale." Commentò divertito.
"Come ti schiereresti là?" Chiese lei tutto d'un fiato. "Io sono
una Black, so quale sarebbe il mio posto in quella società."
Continuò abbassando la voce man mano che parlava, pentendosi di
ogni parola che pronunciava e perdendo sempre di più sicurezza.
Diceva così, ma anche lei sapeva che le cose erano molto
più complicate. "Ma tu cosa faresti?"
Aveva notato la reazione che il ragazzo aveva avuto di fronte al marchio nero presente sull'avanbraccio di Bartemius. Disgusto. Profondo disgusto. E anche tanto disprezzo.
Brian si prese qualche minuto prima di rispondere.
Aveva capito dove Talisia volesse andare a parare e aveva capito l'esigenza della ragazza di essere rassicurata in merito, ma in questo caso non poteva farlo.
"Non potrei schierarmi una volta là e tu lo sai.
D'altronde, da che parte dovrei stare? Dalla parte dell'Ordine? Se
vincessero loro - per un qualche miracolo - la guerra, cambierebbero
tutte le regole in Inghilterra. Non ci sarebbe più differenza
tra purosangue, mezzosangue, nati babbani e Sondereith."
L'ultima parola la pronunciò disgustato. "Non è di certo
il mio ideale di società. Ma schierarmi dalla parte di
Voldemort?" A quelle parole Talisia sobbalzò spaventata, ma lui,
che aveva già previsto quella reazione, si limitò ad
aumentare la stretta su di lei, mentre proseguiva. "Non potrei mai
stare dalla sua parte. Mai. A parole
la sua società dovrebbe essere governata da purosangue, mentre i
mezzosangue, i nati babbani e babbani dovrebbero essere ridotti ad una
condizione servile. I sondereith dovrebbero essere tutti quanti
sterminati. Ma poi, nella realtà, la maggioranza del suo esercito è composto proprio da creature oscure: Dissenatori, Giganti, Ghermidoni, Lupi Mannari... So che tua zia è il suo braccio destro, dolcezza,
ma se dovessi trovarmi nella stessa stanza con quel figlio di puttana
di Fenrir Greyback, lo so già che non esiterei un secondo a
farlo fuori. Con o senza bacchetta." Concluse il discorso.
"La sua fama è arrivata fino in Germania?" Chiese lei, sorpresa
del particolare tono di voce che aveva assunto nel parlare di Greyback.
Brian non perdeva quasi mai la calma. Ed era sempre misurato con le
parole.
"Lui è arrivato fino in Germania." Rispose lui, stringendo i pugni fino a farsi diventare bianche le nocche delle mani.
Talisia capì che non era il caso di indagare oltre. Non in quel
momento almeno. Allungò un braccio per accarezzargli un pugno e
pian piano riuscì a farglielo sciogliere.
"Avevo otto anni." Iniziò a sorpresa a raccontare il ragazzo. "I
miei genitori, Ursula e Willhelm, erano fuori casa da una settimana,
all'inseguimento di non mi ricordo neanche quale creatura. Avevo io la
responsabilità di mia sorella. Non aveva neanche un anno. Quel
giorno aveva mosso i suoi primi passi per cercare di raggiungermi. L'ho
guardata per il resto del pomeriggio, sperando che lo rifacesse e che i
miei rientrassero dalla porta di casa, per assistere a loro volta. Ma
non furono loro ad entrare. Non avevamo protezioni perchè
nessuno di noi poteva pensare che qualcuno avesse il fegato di
introdursi in casa nostra, nella casa di un Grimm. Poveri illusi. Lui lo fece.
Non c'era la luna piena, ma si comportò peggio di una bestia.
Immagino ti sarai chiesta come mi sia procurato quella cicatrice
che mi attraversa la schiena... I miei rientrarono in casa appena in
tempo per salvare me, ma mia sorella..." Prese un enorme respiro per
soffocare le lacrime. I pugni erano tornati a stringersi attorno alla
coperta e la stavano quasi strappando per la foga. "Non ho idea di
come riuscì a sfuggire alla furia omicida di mio padre...
probabilmente erano troppo occupati a cercare di salvare me, l'unico
figlio rimasto... In ogni caso Greyback sparì. Lo cercarono
ovunque, dopo, ma era come svanito nel nulla. E adesso è
ricomparso sotto la protezione di Voldemort..."
"Mi dispiace..." Fu l'unica cosa in grado di dirgli dopo un lungo silenzio. "Come... come si chiamava tua sorella?"
"Eleonore."
"Non ti costringerò a scegliere." Sussurrò lei dopo un
po', mentre spostava la mano sul viso del ragazzo, in un tocco
delicato. Gli girò il volto verso di lei, per guardarlo dritto
negli occhi. "Perchè se mi dovessero richiamare in Inghilterra,
dirò loro che voglio restare qui. Con te."
A quelle parole Brian non si trattenne più. La afferrò
per i fianchi, iniziando a baciarla con trasporto. La
trascinò giù con sè ed entrambi si ritrovarono
nuovamente sdraiati sulla coperta.
Poco dopo, Talisia rimase senza divisa. E lui senza maglia.
Non c'erano più muri, non c'erano più segreti, non c'erano più barriere tra loro.
E questa volta lui era intenzionato ad andare fino in fondo. "Fermami adesso o non ci riuscirò più." Le sussurrò all'orecchio.
"Ti amo Brian."
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Ce l'hanno fatta! <3
*L'autrice si asciuga le lacrime di commozione!*
Era una scena che avevo scritto già secoli fa e che non vedevo l'ora di pubblicare ^-^ Iniziate a capire un po' di più (mi rivolgo a chi sta seguendo entrambe)?
A presto! ;)
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Capitolo 14 *** Sorpresa! ***
14 - Sorpresa!
Buonsalve!
Essendo passato un bel po' di
tempo dal mio ultimo aggiornamento - e supponendo che non vi ricordiate
un nichts ("nulla" in tedesco): vi faccio un breve riassunto (e anche
una piccola premessa).
Allurs: ci eravamo lasciati che
era febbraio, con Alice ed Edward tornati in Inghilterra sotto la
protezione di Gretel Grimm e con Talisia e Brian che... hanno
finalmente consumato.
Visto che non mi veniva in
mente assolutamente nulla per coprire questi buchi (come ho detto
più volte, questa è una storia molto più semplice
della principale, perciò di salti temporali ce ne potrebbero
essere parecchi) ho deciso di passare direttamente a giugno (tanto
sarebbero stati tutti capitoli molto zuccherosi e melensi, alquanto
diabetici... e non è il mio genere).
Sperando che la cosa vi aggrada comunque, vi auguro buona lettura! ;)
- Sorpresa! -
Fine maggio/ inizio giugno 1998, Accademia di Salem
Althea Pagano Jamie Anderson
Talisia Black Brian Grimm
Esami di fine anno. Quanto erano odiosi.
Questo fu il pensiero di Althea appena aprì gli occhi quella mattina.
Si era svegliata con quella preoccupazione e dubitava fortemente che
sarebbe riuscita a pensare ad altro per il resto della giornata.
In fondo gli esami del sesto anno, che erano iniziati alcuni giorni prima, erano molto importanti.
Alzandosi, gettò un'occhiata verso il letto della sua compagna
di stanza e si sorprese nel trovarlo già vuoto. Di solito la
ragazza dormiva fino all'ultimo secondo.
Poi sentì dell'acqua scorrere e pochi secondi dopo la porta del
bagno si aprì, facendone uscire una Talisia pallida come un
fantasma.
"Ehy, tutto ok?" Le chiese leggermente preoccupata.
"Sì, ho solo una forte nausea a causa dello stress."
Borbottò la ragazza attraversando barcollando la stanza
finchè non raggiunse il letto, nascondendosi sotto alle coperte
con un gemito. "Voglio morire!"
"Lis?" Provò di nuovo Althea avvicinandosi e sedendosi sul letto. Okay lo stress, ma quello le sembrava troppo.
"Uhm..." Fu la risposta-grugnito dell'altra.
L'italiana le tirò giù dolcemente le coperte,
appoggiandole una mano sulla fronte. Era tiepida, ma la temperatura
corporea era nella norma.
Con uno strattone, Talisia le strappò la coperta di mano,
tornando a coprirsi. "Lasciami morire in pace... svegliami solo quando
sono finiti gli esami. Li odio!" Borbottò contrariata.
La Pagano, con uno sbuffo, si alzò in piedi. "Ho capito,
spedisco un messaggio a Brian. Forse lui riuscirà a farti uscire
da questo stato comatoso."
Aveva appena finito di dirlo, che vide l'inglese scattare in piedi e scappare di nuovo in bagno, con una mano sulla bocca.
Con un dubbio che iniziava a farle capolino nella testa, Althea
liberò dalla gabbia il suo gufo e scrisse velocemente un
biglietto per il Grimm.
Alla fine c'era riuscita a trovare altro a cui pensare per il resto della giornata.
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Talisia era piegata su se stessa, in ginocchio, impegnata a rimettere anche l'anima.
Era esausta.
Aveva passato metà della notte a studiare... e l'altra
metà a vomitare. Non era riuscita a chiudere occhio per neanche
un minuto.
Forse avrebbe potuto chiedere aiuto ad Althea, ma non aveva avuto il coraggio di svegliarla. Per dirle cosa poi?
All'improvviso, sentì la sua compagna di stanza aprire la porta
e comunicare a qualcuno "E' di là." Poi, dopo pochi secondi, due
mani forti la sostennero la fronte e le raccolsero i capelli. Non
ebbe bisogno di voltarsi per capire chi fosse.
Percepì una presenza leggera invaderle la mente *,
espandendosi fino ai muscoli, facendola rilassare e con sollievo si
accorse che la nausea le era fortemente diminuita di colpo.
"Meglio?" Chiese dietro di lei la voce pacata di Brian.
Annuendo appena, Talisia si lasciò andare. Aveva solo una gran voglia di farsi abbracciare. E di piangere.
Stava malissimo. E probabilmente aveva una faccia cadaverica.
Non aveva voglia di farsi vedere da lui in quelle condizioni.
Ripensandoci, non aveva neanche voglia di essere abbracciata. Voleva
che lui se ne andasse. Si sarebbero rivisti quando sarebbe stata
meglio. Forse.
Sentì il ragazzo alle sue spalle sbuffare divertito e poi, come
per rispondere alla sua iniziale richiesta, prenderla tra le braccia.
Pochi secondi dopo era sdraiata di nuovo sul letto, accoccolata a lui,
che continuava nel frattempo ad esercitare quella leggera pressione
mentale per tenere il malessere sotto controllo.
"Cosa mi stai facendo?" Chiese dopo un po', incuriosita, con voce
leggermente impastata dal sonno. Non aveva chiuso occhio fino a quel
momento.
Brian tergiversò un momento prima di fornirle una risposta.
La ragazza era consapevole della verità almeno?
Non era molto convenzionale che fosse l'uomo a riferirlo alla donna. Di solito accadeva il contrario.
Alla fine, optò per una via di mezzo. "Il nostro corpo ha dei
punti nevralgici. Se uno di questi viene alterato, si crea uno
squilibrio. Sto premendo leggermente su alcuni di questi per
riequilibrare il tutto." Iniziò a spiegare, accarezzandole
dolcemente i capelli. Voleva farla rilassare. Doveva mantenerla rilassata.
"E quali punti del mio corpo non sarebbero in equilibrio?"
Domandò a quel punto lei con un filo di voce, mentre un dubbio
atroce iniziava a far capolino nella sua mente.
No, non era possibile... era solo stress. Stress dovuto al troppo studio e all'ansia pre esame. E lui glielo avrebbe confermato.
Il ragazzo rimase qualche secondo in silenzio, mentre sentiva ogni
singolo muscolo della schiena della Fenice irrigidirsi. Di quel passo,
avrebbe dovuto riniziare da capo. "Black, se ti agiti l'azione di
riequilibrio che sto portando avanti sarà completamente
inutile." Provò a dirle.
"Brian... quali parti del mio corpo non sono in equilibrio?" Domandò nuovamente lei, con una nota di panico nella voce. No, no, no...
E alla fine lui dovette ammettere "I tuoi ormoni, amore..."
Talisia sbarrò gli occhi, sorpresa, mentre i suoi peggiori dubbi venivano confermati.
Come fai a saperlo, come è successo, come è stato possibile? Questo era quello che avrebbe voluto esprimere ad alta voce, ma riuscì a malapena ad articolare "Come..." prima di doversi alzare di scatto e dirigersi alla massima velocità verso il bagno.
Il Grimm roteò gli occhi e si affrettò a raggiungerla
nuovamente. Se una qualunque altra donna avesse articolato la domanda "Com'è stato possibile?" avrebbe risposto ironicamente "Vuoi che ti faccia il disegnino?" Ma lei era lei.
"Black, non ti agitare. Va tutto bene." Provò a calmarla di nuovo, iniziando a massaggiarle la schiena.
Ma la ragazza continuò ad agitarsi, mentre scoppiava in
singhiozzi. "Come fai a dire che va tutto bene? Ho sedici anni, sono
minorenne, incinta e non ho nessuno!" Strillò isterica.
Brian contò fino a dieci prima di rispondere. Se quello era il
risultato degli ormoni dopo neanche due mesi, non avrebbe osato
immaginare cosa sarebbe potuto succedere nei successivi. "Amore?"
Provò con il tono più dolce che riuscì ad
articolare. "Diventerai maggiorenne tra solo due mesi e poi... come fai a dire che non hai nessuno? Io cosa sono, il vicino della porta accanto?" Chiese non riuscendo a non inserire nella frase una piccolissima nota di rabbia.
Possibile che tutte le volte che le aveva detto di amarla, lei non lo avesse ascoltato?
Poi, però, si pentì subito del tono usato e, senza darle
tempo di replicare, la attirò verso di lui. Lentamente,
iniziò a baciarle diversi angoli del viso, continuando ad
accarezzarla e a cullarla come una bambina. "Ti amo Talisia Black e non mi stancherò mai di ripetertelo. Quindi la vera domanda è: lo vuoi anche tu questo bambino? Perchè io sì, ma la decisione spetta a te. In ogni caso ti rimarrò accanto."
Sentì la ragazza calmarsi leggermente, accoccolandosi meglio tra le sue braccia, mentre i singhiozzi diminuivano.
Erano entrambi seduti sul pavimento del bagno, in mezzo al tipico caos
regnante in un qualsiasi bagno usato da donne. E a nessuno dei due
interessava minimamente.
"Davvero ti va bene diventare padre a diciannove anni?" Gli giunse alla fine alle orecchie la richiesta di Talisia.
"Se la donna è quella giusta, l'età non ha
importanza." Dichiarò risoluto lui. "Ma ripeto: la decisione non
spetta a me."
A quelle parole, l'ex Serpeverde fece un enorme respiro per calmarsi,
mentre nella sua mente cercava di districare una massa ingarbugliata di
pensieri.
Era incinta. Lei era incinta.
Aveva soltanto sedici anni, non era sposata ed era incinta.
Però... si portò lentamente una mano sul ventre. Una nuova vita stava crescendo dentro di lei. Era
spaventata, era ovvio. Quale ragazza non lo sarebbe stata al suo posto?
Ma più ci pensava più quella paura diminuiva.
Lei avrebbe dovuto comunque affrontare quelle cose, perchè così era stato deciso dalla sua famiglia.
Se non avesse conosciuto Brian, si sarebbe ritrovata in quella
situazione magari un anno dopo - un anno in più o in meno che
differenza faceva? - ma al suo fianco ci sarebbe stato un completo
sconosciuto. Anzi, si sarebbe ritrovata ad affrontare tutto da sola.
"Gli uomini purosangue non stanno
accanto alle mogli durante la gravidanza. Quello è il compito
degli elfi domestici." Le risuonò in testa la voce di suo padre.
Lei amava Brian e lui amava lei. E, dovette ammettere anche a se stessa, lei amava già quel bambino.
"Sì Brian. Voglio questo bambino... ma, per favore, tu restami accanto. Sono terrorizzata."
Lo sentì sorridere. "Te l'ho promesso pochi minuti fa. E lo sai che mantengo sempre la parola."
"Anche in sala parto?" Chiese con una nota di panico nella voce.
"Anche in sala parto." Confermò lui non riuscendo a trattenere
una risata. "Sarai libera di rompermi tutte le ossa delle braccia che
vorrai, per sfogarti. Consideralo un privilegio concesso solo a te,
amore: di solito chi mi spezza anche solo un'unghia finisce con almeno
una gamba rotta."
Talisia non potè fare a meno di ridere a sua volta. Sarebbe stato tutto diverso.
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Talisia
sapeva di essere incinta. Ormai ne aveva acquisito la consapevolezza e,
soprattutto, ne aveva accettato tutte le conseguenze.
Ma questo non la lasciò indifferente quella mattina.
Stava attraversando un corridoio per dirigersi in biblioteca - Brian le
forniva giornalmente delle pozioni per fare in modo che la nausea non
prendesse su di lei il sopravvento, perciò era tornata a vivere
la sua solita vita - quando Jamie Anderson le passò accanto.
E la Fenice si spostò di lato per fermarla. Non se n'era resa
neanche conto, ma tre secondi prima stava camminando e tre secondi dopo
era immobile, con le mani sulle spalle della draghessa e la teneva
bloccata lì. Osservandola attentamente.
Jamie, a quel gesto, spalancò gli occhi. Occhi nei quali la Black lesse paura.
"Anche tu?" Le domandò la prima, con voce terrorizzata. "Avevo visto... lui... ma tu eri normale... fino a poco tempo fa!"
Ma Talisia capì a malapena quello che la ragazza le aveva appena chiesto. Era concentrata su tutt'altro.
Per la prima volta lo vedeva chiaramente.
Brian, quella volta in mensa - le sembrava una vita fa ormai - aveva
provato a farle percepire un'aura. Ma adesso che riusciva a vederla in
maniera così nitida, la Fenice capì che quello che aveva
visto era nulla in confronto.
Jamie Anderson era circondata da un alone rosa chiaro, talmente chiaro
che si confondeva quasi con l'aria. Quell'alone vibrava dolcemente
intorno a lei, crepitava quasi quando sfiorava la sua
- perchè all'improvviso Talisia riusciva a vedere anche la
propria aurea - e si espandeva e restringeva ritmicamente, seguendo
esattamente il respiro della sua proprietaria.
Poi, di punto in bianco, la Fenice tornò alla realtà. E
si accorse che si trovava ancora nel corridoio pieno di gente, dove in
molti avevano iniziato a fissarle. Perciò la lasciò
andare. "Scusami!" Poi, girandosi, lanciò un'occhiataccia a
tutti. "Devo dire che mi erano proprio mancati i vostri sguardi
addosso, gente! Che dite? Volete anche i pop-corn?" Chiese in tono
ironico.
Lentamente, la folla iniziò a disperdersi.
Talisia si girò di nuovo verso Jamie, rispondendo finalmente alla sua domanda. "Sì, anch'io... in un certo senso."
Poi riprese la sua strada, non potendo evitare di sorridere.
Lasciando dietro di sè una Jamie leggermente confusa.
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* spiego questo punto perchè secondo me potrebbe non essere chiaro a tutti: qualche
capitolo fa, Brian aveva detto a Talisia che mai e poi mai avrebbe
sfruttato con lei i poteri di legimens, perchè altrimenti la
ragazza avrebbe potuto dubitare della genuinità del loro
innamoramento.
In questa circostanza però, "invadendole" direttamente il
corpo riceve per forza un eco dei suoi pensieri, per quanto cerchi di
essere discreto. Quindi molte delle reazioni che ha sono solo la
diretta risposta a quello che in quel momento pensa Talisia.
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Capitolo 15 *** Questioni di... parentela! ***
15 - Questioni di ... parentela!
Scusate il ritardo! Ma mentre il capitolo mi è uscito di getto, ero indecisa sul finale XD
- Questione di ... parentele! -
Giugno 1998, Accademia di Salem
Althea Pagano Meredith Cole Professor Logan Ward
Talisia Black Brian Grimm
Brian, con in mano un fogliettino di pergamena ormai stropicciato,
attraversò di corsa un paio di corridoi dell'Istituto,
maledicendo Bartemius McFoster per aver fatto, ormai mesi prima, quella
capatina nella scuola.
Quella veloce visita aveva portato lui - Brian - a modificare
completamente l'impianto di sicurezza dell'Accademia, ma erano proprio
quegli stessi incantesimi che gli impedivano di smaterializzarsi
direttamente nel luogo dove doveva andare.
Continuando a borbottare maledizioni in tedesco, raggiunse finalmente la tanto agognata meta. L'infermeria scolastica.
Vedendo sia Meredith che Althea appoggiate fuori, contro al muro,
con le braccia incrociate. Senza perdere tempo, si affrettò
nella loro direzione.
Althea fu la prima delle due a notarlo e tirò una gomitata
all'altra ragazza per attirarne l'attenzione. Entrambe si diressero
così nella sua direzione.
"Sta calmo." Fu il primo commento della Fenice. Già lo vedeva
che il ragazzo dimostrava segni di inquietudine. "Credo che stia bene,
tutto sommato."
Ma ovviamente quelle parole non bastarono per calmare il Grimm. L'unica
cosa che sapeva, era che Talisia aveva perso i sensi durante un esame.
Il resto era per lui un mistero.
"Non mi calmo finchè non vedo che sta bene con i miei occhi." Fu
la risposta agitata del tedesco. Poi le sorpassò per dirigersi
verso la porta dell'infermeria. Prima di essere fermato dalla voce di
Meredith. "Brian, non puoi entrare."
Il ragazzo si girò di scatto, incredulo. E la ragazza si fece
piccola piccola. Avere un Grimm infuriato davanti a sè non era
la migliore delle situazioni.
Tuttavia, quando il ragazzo parlò, la sua voce suonò comunque ferma. "E per quale ragione non dovrei farlo?"
Nonostante tutto, Meredith riuscì a pigolare "E' una regola della scuola. Non fanno entrare neanche noi."
Non ci fu bisogno di una risposta vocale: la mimica facciale del ragazzo fu più che eloquente. Che diavolo di regola era?
"Non prendertela con Meredith, Brian. Fa solo il suo dovere da
prefetto." Intervenne una quarta voce. Il professor Ward era apparso.
"Non puoi entrare semplicemente perchè Talisia al momento
è svenuta. Gli unici che possono entrare sono i familiari e le
persone che lei vorrà far entrare. Ma finchè è
priva di sensi, non può indicarcele."
L'uomo aveva spiegato tutto con un tono di voce pacato per cercare di
fare da contraltare alla reazione del ragazzo, che, ne era sicuro, non
sarebbe tardata ad arrivare. Già lo vedeva Brian Grimm
proclamare a gran voce di fregarsene ampiamente delle loro regole e che
voleva entrare a tutti i costi, anche con la forza se necessario.
Invece il tedesco lo stupì. Rimase completamente immobile e
tranquillo. "Hai detto che i familiari possono entrare giusto?" Si
limitò a chiedere, mentre un sorrisetto impertinente spuntava
sulle sue labbra.
"Sì..." Rispose il prof, leggermente confuso da tutta quella calma.
"Quindi se al di là di quella porta ci fosse qualcuno del mio
sangue potrei entrare giusto?" Continuò Brian con tono quasi
vittorioso.
"Ehm... sì." Rispose di nuovo l'uomo, mentre - con la coda
dell'occhio - vedeva Althea Pagano mettersi una mano davanti alla bocca
per non scoppiare a ridere.
Cos'è che gli sfuggiva?
Il Grimm e la Black non poteva essersi sposati di nascosto, visto che lei era ancora minorenne.
Quindi perchè vedeva Brian con un'espressione in viso come se fosse in procinto di vincere una partita a poker?
"Capisco che voi purosangue siate tutti imparentati" Provò "Ma
se Talisia è tua cugina di ventesimo grado non vale come
parentela."
"Oh no, Talisia e io non siamo imparentati... non ancora almeno..." Iniziò a spiegare il ragazzo "ma visto che porta nel ventre mio figlio,
per vedere se sta bene lui devo per forza vedere se sta bene lei...
no?" Davanti agli occhi sgranati dell'uomo, lo sorpassò. "Con
permesso." Aggiunse prima di aprire la porta dell'infermeria. "Comunque
Logan... non solo il sistema di sicurezza, ma anche le regole di questo
posto fanno schifo. Pagano, Cole, vi faccio entrare tra dieci minuti."
Concluse prima di chiudere la porta dietro di lui.
Althea, davanti alla espressione confusa di Meredith, gemella con
quella del professore, non riuscì a trattenersi e scoppiò
a ridere.
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Quando
Talisia si risvegliò, trovò Brian seduto su una sedia
accanto a lei, intento a rilasciare piccole quantità di magia
dalla mano, che volavano per la stanza assumendo i colori più
disparati.
"Ciao Bella Addormentata!" La salutò allegro, sporgendosi per
baciarla delicatamente sulle labbra. "Hai fatto prendere un colpo ad un
po' di persone sai?"
La ragazza sbattè le palpebre, confusa. "Cos'è successo? Mi ricordo solo che... stavo dando un esame... e p..."
"Ti sei sforzata - cosa che nelle tue condizioni non dovresti fare - e
sei svenuta." Spiegò serafico interrompendola.
"L'importante è che tu stia bene. Tu e il bambino."
Specificò prendendo una mano tra le sue, che Talisia strinse
subito.
"E il mio esame?" Domandò preoccupata. "Sono crollata a metà!"
Brian non riuscì a nascondere un sorrisetto ironico. "Amore...
sono il primo a tenere alla tua istruzione, visto che dopo Natale non
saresti neanche tornata a scuola se non ti avessi trascinata di peso,
ma... sul serio ti preoccupi per un esame in questo frangente?"
Domandò. "Ho parlato con l'esaminatore, in ogni caso, e te lo
farà rifare quando starai meglio - sempre se avrai voglia di rifarlo."
A quelle parole, la ragazza si tirò su di scatto. "Quindi adesso
tutti sanno che sono incinta?" Chiese con tono neutro. Certo, non
poteva pensare di tenere la cosa segreta con tutti ancora per molto -
stava diventando sempre più evidente - ma sapere che tutti
sapevano le faceva un effetto strano.
"Beh, più o meno. Ho dovuto dirlo anche per riuscire a raggiungerti." Spiegò lui tranquillo.
"In che senso?"
"Non volevano farmi entrare in infermeria perchè non sono tuo
parente." Rispose Brian "Quindi ho dovuto dire che nel tuo ventre" e
qui spostò la mano sulla pancia della ragazza "sta crescendo
nostro figlio." Concluse mentre un sorriso gli spuntava tra le labbra,
gemello con quello della ragazza.
"Hai ragione. Al diavolo l'esame!"
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Capitolo 16 *** Hansel ***
19 - Hansel
Lo
so che probabilmente molte di voi aspettavano il matrimonio, ma al
momento l'ispirazione mi ha dato questo e non volevo far passare troppo
tempo.
Un capitolo sul matrimonio lo
pubblicherò presto, (promesso!) e poi lo
sposterò più indietro (oppure farò un
flashback, ancora non lo so!).
A presto!
- Hansel -
Talisia Black e Hansel Black Grimm
27 Dicembre 1998, Inghilterra, Londra, ospedale San Mungo, reparto maternità
Talisia Black avrebbe ucciso Brian Grimm.
Su questo non aveva il minimo dubbio. Lo avrebbe torturato a morte,
facendogli soffrire le pene dell'inferno - così come le stava
soffrendo lei in quel momento - e poi lo avrebbe ucciso.
Per l'ennesima volta strinse quel maledetto bastone di plastica con
tutta la forza che possedeva, mentre vedeva la levatrice affannarsi
inutilmente al suo fianco. "NON MI SERVE QUELLO! VOGLIO SOLO MIO
MARITO!" Urlò con tutta la forza che aveva in gola, prima di
piegarsi in due per il dolore.
"Ma..." Provò a contestare la donna.
"STIA ZITTA!" Ululò di nuovo lei.
Se Brian non fosse arrivato nell'arco di due secondi, gli avrebbe torto il collo.
Possibile che sapesse eliminare con un solo gesto della mano tutti quei
demoni ma non sapesse sorpassare dei semplici guaritori?
Lo avrebbe ammazzato, poco ma sicuro. Era anche colpa sua se si trovava in quella situazione.
"Signora Grimm, glielo ripeto per l'ultima volta. Veicoli il suo dolore
verso il parto e non disperda le energie per cose inutili."
Ripetè l'infermiera pazientemente.
"COL CAZZO!" Ululò di nuovo lei, prima che una smorfia di dolore le attraversasse il viso. "NON HO LA MINIMA" Fitta "INTENZIONE" Fitta più dolorosa "DI PARTORIRE" Fitta ancora più forte "SENZA DI LUI" Puro dolore.
Oh lo avrebbe ammazzato di sicuro! Prima la metteva incinta, poi la lasciava da sola a partorire.
Brian, incazzato nero, estrasse la bacchetta e la puntò contro
l'uomo di fronte a lui. "Mi faccia passare subito o le faccio saltare
la testa." Dichiarò risoluto. Aveva provato con le buone, ma non
avendo ottenuto risultati aveva deciso di cambiare metodo.
Con la forza aveva sempre ottenuto tutto.
Vide il guaritore di fronte a lui sbiancare - essere minacciati da un
Grimm non era la migliore delle situazioni auspicabili - e cercare di
controbattere balbettando "Ma... ma lei è un purosan..."
Il cacciatore però non lo lasciò finire. Sapeva
perfettamente cosa stava per dire l'uomo. La stessa cosa che gli aveva
riferito sua suocera Kayla. Lui, Brian Grimm, era un purosangue. E non
era costume che gli uomini purosangue assistessero la moglie durante il
parto. Dovevano solo restare fuori, ad aspettare che il guaritore
uscisse e annunciasse la nascita avvenuta.
Ma in quel momento a Brian non gliene fregava assolutamente nulla di quello che il suo status avrebbe richiesto da lui.
Voleva solo andare da Talisia e accertarsi con i suoi occhi che stesse bene.
Che creasse pure scandalo questo suo comportamento!
Con un gesto della mano, impedì al guaritore di terminare la
frase. "VOGLIO.ANDARE.DA.MIA.MOGLIE.ADESSO." Ringhiò,
prendendolo violentemente per il camice "Ha diciassette anni, sta partorendo e sarà sicuramente terrorizzata."
Per rendere il messaggio ancora più chiaro, lo trascinò
ad un millimetro dal viso. "ADESSO!" Ripetè sbraitando.
"SONO.STATO.ABBASTANZA.CHIARO?"
"Da... da questa... parte." Affermò a quel punto l'uomo balbettando, non appena Brian lo lasciò andare.
"Ci voleva tanto?" Borbottò lui in risposta, di pessimo umore, affrettandosi a seguirlo.
Quando arrivò in sala parto, trovò una scena ai limiti
dell'assurdo. Sua moglie stava strillando a chiunque le capitasse a
tiro che non aveva la minima intenzione di partorire. Il tutto
alternato da maledizioni.
Sarebbe stato quasi comico, se non avesse percepito la sofferenza che
lei stava provando in quel momento trasparire dal viso in tutta la sua
potenza. Se avesse potuto, avrebbe trasferito tutto quel dolore su di sè. Ma non poteva.
"Black!" La chiamò dolcemente avvicinandosi. Con un gesto deciso
le fece sollevare la schiena e si posizionò dietro di lei.
"Credo che sia un po' tardi per non voler partorire." Commentò
ironico.
Vide il volto della ragazza modificare espressione più volte nell'arco di pochissimo tempo. Stupita per esserselo trovato davanti - anzi dietro - all'improvviso. Felice per averlo finalmente lì al suo fianco. Gelosa per le occhiate languide che aveva comunque ricevuto da alcune infermiere appena messo piede lì dentro. Arrabbiata perchè "Dove diavolo sei stato fino ad adesso?". E infine sofferente per ciò che stava passando.
"Ti odio!" Riassunse, piegandosi di nuovo per il dolore.
Ma aveva già lasciato andare il bastone - che la levatrice le
aveva messo in mano quando le contrazioni erano aumentate - preferendo
arpionare le braccia del marito, iniziando a stritolargliele.
Esattamente come si erano promessi di fare. Brian non emise un fiato.
"Ti amo anch'io." Le rispose, depositandole un bacio sui capelli
sudati. "Comunque ero fuori. Stavo cercando di entrare, ma hanno
provato ad impedirmelo." Spiegò.
"Beh meno male che sei riuscito." Commentò lei, aumentando la presa di fronte ad una nuova fitta. L'uomo era lì da pochi minuti, ma non sentiva già più le braccia. "Stavo già programmando come ucciderti." Confessò quando anche quell'ennesima contrazione finì.
Il Grimm non potè trattenersi dal ridacchiare. "Carino da parte
tua. Nostro figlio non è ancora nato e tu vuoi già
renderlo orfano?"
L'imprecazione che seguì, gli fornì la risposta.
"Black?" Chiese di nuovo dopo un po', mentre un pensiero gli attraversava la mente.
"Che vuoi?" Fu la risposta simil ringhio che ottenne dalla donna,
boccheggiante. "Nel caso tu non te ne sia reso conto... STO
PARTORENDO!"
"Perchè non urli?"
"CHE CAZZO DI DOMANDE FAI BRIAN?" Ululò lei in risposta. Come diavolo faceva a dire certe boiate suo marito? Stava urlando da quando aveva messo piede in quella maledetta sala parto.
"Mi sono espresso male." Dichiarò lui con tono pacato. "Non intendo maledizioni o imprecazioni, amore. Intendo... perchè non urli per il dolore? Aiuta a veicolarlo e anche ad accettarlo."
Prima che sua moglie potesse dargli una risposta, la levatrice
intervenne. "Le contrazioni durano ormai trenta secondi l'una e ne ha
una al minuto." Li informò. "E' proprio sicuro di voler restare
qui signor Grimm? Non sarà un bello spettacolo."
Brian non riuscì neanche ad informare la donna che di sicuro
cacciando aveva assistito a spettacoli peggiori di quello. Talisia,
dopo aver stretto le sue mani con forza - probabilmente aveva le ossa
rotte a quel punto - minacciò sia lui che la levatrice. "Se
Brian esce, la prima a farne le spese sarà lei. Poi, a casa,
faccio il resto." Sibilò senza fiato.
L'uomo non riuscì proprio a trattenersi. Aveva le ossa di
entrambe le mani rotte - oltre quelle delle braccia - e sua moglie che
quasi non riusciva a parlare a causa del dolore, ma nonostante tutto
scoppiò a ridere. "Fossi matto!" Esclamò "Con tutta la
fatica che ho fatto per entrare? No, il mio posto è qui." Si
oppose. "E Black... per Merlino, Morgana e i quattro fondatori... urla!
Che si fottano loro e le loro regole da purosangue del cazzo." Concluse
beccandosi un'occhiata scandalizzata della levatrice, che però
decise di concentrarsi su altro. "Se è così, spalanchi le
gambe del tutto. E segua il suggerimento di suo marito. Il dolore che
ha affrontato fino ad ora, sarà nulla, in confronto."
"Che prospettiva di merda."
Parecchio tempo - e parecchie urla - dopo, Talisia era stata spostata
su un letto in una stanza tutta per lei. Sapendo che era prossima a
partorire, i genitori avevano fatto una cospicua donazione all'ospedale
per esserne sicuri.
Aveva i capelli appiccicati alla testa, era sudata, dolorante ed era
completamente esausta. Ma non riusciva a staccare gli occhi di dosso da
suo figlio, che continuava a tenere testardamente tra le braccia.
Non se n'era voluta staccare neanche quando era arrivata la balia,
ingaggiata sempre dai suoi genitori, per fargli fare la prima poppata.
"E' mio figlio. Lo allatto io." Aveva decretato, sorda alle proteste di entrambi.
"Le donne purosangue non allattano i propri fi..." Aveva iniziato a spiegare sua madre paziente, prima di essere bloccata.
"Ho detto che lo allatto io. Ed è ciò che farò."
Indifferente alla presenza del padre - che era uscito dalla stanza
scandalizzato - aveva iniziato a slacciarsi la camicia, lasciando
libero il seno gonfio di latte. Poi ci aveva attaccato Hansel - quello
era il nome che avevano deciso - che aveva iniziato subito a succhiare
avidamente.
"Black!" La chiamò ad un certo punto Brian dolcemente.
La ragazza si girò lentamente verso di lui - aveva tutti i muscoli indolenziti. "Sì?"
"Perchè non dormi un po'? Sei esausta! Lo tengo io in braccio."
Si offrì, allungando le braccia verso il neonato.
Talisia rimase per qualche secondo in silenzio.
Suo marito aveva ragione, ovviamente, ma lei non riusciva a staccare
gli occhi di dosso dal neonato, che in quel momento era sveglio,
intento a fissarla. Aveva pianto pochissimo.
Era contenta di aver avuto un maschio. Brian - senza farne mistero - aveva detto chiaramente durante la gravidanza che avrebbe preferito una femmina, ma lei no.
Quel bambino aveva già due cognomi importanti a gravargli sulle
spalle. Una bambina sarebbe stata una preda troppo ambita. E avrebbe
avuto delle famiglie purosangue pretendenti la sua mano ancora prima di
imparare a camminare. Avrebbe subito pressioni infinite sia dalla
famiglia materna che paterna, che avrebbero cercato di controllarle la
vita sin dai primi vagiti. Come era stato fatto con lei.
Lei, Talisia, aveva avuto fortuna a trovare Brian, ma era stato un
caso. Se non ci fosse stata la Guerra, se i suoi non avessero deciso di
trasferirla negli USA, se non fosse arrivata tardi a lezione quel
giorno... tutto l'aveva condotta tra le braccia dell'uomo che adesso
poteva chiamare con gioia 'marito'. Un uomo che davvero amava. E che la
ricambiava in pieno. Ma una sua eventuale figlia sarebbe stata altrettanto fortunata?
"Secondo me ha preso i tuoi occhi." Commentò, prima di
arrendersi. Dormire un po' le avrebbe fatto bene. "Occhio alla testa!
Il braccio devi metterlo in..."
"Amore, so come prendere in braccio un bambino." La interruppe lui
divertito, piegandosi per prendere delicatamente il neonato tra le
braccia. Le sfiorò le labbra con un bacio, prima di sussurrarle
"Dormi adesso."
Quasi come per rispondere a ciò che le aveva appena detto,
Talisia sentì le palpebre farsi pesanti di colpo. "Quando
dovrà essere riallattato svegliami. Non voglio che lo faccia
qualcun altro." Riuscì a mala pena a bisbigliare.
"Dormi tesoro. Sei esausta." Ripetè lui dolcemente. "E non ti preoccupare: nessuno toccherà nostro figlio."
Prima di addormentarsi, Talisia sentì le labbra di Brian depositarsi di nuovo su di lei.
"Ti amo."
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Capitolo 17 *** Vendetta ***
15 - Vendetta
- Vendetta -
4 Settembre 1999, Inghilterra, campagna Londinese, Villa Black - Grimm, Mattina
Talisia guardò disgustata l'uomo di fronte a lei.
La fuga non faceva per Fenrir Greyback. Era già una bestia di
suo, ma stava scappando da troppo tempo - dalla fine della guerra - e
lo spostarsi continuamente da un luogo all'altro, con la paura continua
di essere trovato, lo aveva segnato nel profondo.
Aveva il volto scavato, era smunto, pallido, sporco e disordinato.
Probabilmente non mangiava da giorni considerato come si era lanciato
sul vassoio di tartine che la Black gli aveva piazzato davanti. E non
si lavava da settimane, a giudicare dall'odore nauseante che emanava.
La donna si appuntò mentalmente di far lavare il salotto dagli
elfi domestici almeno una decina di volte, quando tutto si sarebbe finalmente concluso.
"Devo dire che mi ha sopreso il tuo invito qui, Black." Le
comunicò lui con voce rauca. "E il fatto che tu mi abbia offerto
rifugio e protezione dagli Auror... e da Harry Potter. Cosa ti ha
spinto a farlo?" Chiese incuriosito.
"Oh, sai com'è." Gli rispose lei in tono leggero, sorridendo.
"Bellatrix era la cugina preferita di mio padre. E tu hai fatto
così tanto per lei. Adesso che sia lei che l'Oscuro Signore sono
morti, dobbiamo aiutarci tra noi. Potrei farti rimanere anche qui... per sempre. Cosa non si fa per la famiglia, in fondo?" Chiese calcando le ultime parole e sorridendo divertita.
Greyback era in fuga da troppo tempo, di sicuro non poteva sapere che
la sua famiglia non erano più i Black, ma Brian e Hans.
Schioccò le dita e, come da copione, un elfo domestico comparve
davanti a lei inchinandosi. Portava in braccio suo figlio.
"A proposito di famiglia... lo sai che mi sono sposata quasi due anni fa? Questo è mio figlio. Ha otto mesi e ha fatto da poco i suoi primi passi."
Continuò prendendolo in braccio e stringendo contemporaneamente
la presa sulla bacchetta. Aveva già visto lo sguardo famelico
del mannaro poggiarsi su di lui.
Il movimento della sua mano non sfuggì neanche al lupo. "Oh
andiamo Black, mi hai ospitato in casa tua, pensi davvero che potrei
fare del male a tuo figlio?" Chiese infatti, non riuscendo ancora a
collegare i pezzi. "Come si chiama a proposito? E chi è il
fortunato che ti ha avuto in sposa? David Saintclaire come previsto?
Avete fatto in fretta a sfornare il pargolo!"
Talisia, a quelle parole, allargò il sorriso. "Oh no, quel
contratto è saltato. Perchè sono rimasta incinta, prima
del matrimonio, di un altro uomo. Fortunatamente, si trattava di un
purosangue." Fece una pausa, notando quanto le sue parole iniziassero
ad infastidirlo. Fece un passo indietro, stringendo di più a
sè il bambino, mentre il suo cuore batteva all'impazzata,
pensando a ciò che stava per fare. A ciò che stava per
dire. "Comunque si chiama Hansel." Disse rispondendo finalmente alla
domanda. "Hansel Grimm."
Gli occhi di Fenrir si sgranarono di botto mentre, di colpo, tutti i pezzi del puzzle andavano al loro posto. Mentre quel "Potrei farti rimanere anche qui per sempre"
assumeva un significato completamente nuovo nella sua
testa. Talisia Black - Talisia Grimm si corresse mentalmente - non
l'aveva chiamato lì per fornirgli protezione. L'aveva chiamato
lì per farlo ammazzare.
Con la mente completamente annebbiata dalla rabbia e dalla follia, si
lanciò verso di lei, con l'intenzione di sbranare e uccidere, di
colpire lei e il figlio in un qualsiasi punto.
Ma un lampo di luce lo colpì prima che potesse muoversi,
sbattendolo contro la parete con violenza e stordendolo, mentre Brian
Grimm tornava visibile. Era rimasto tutto il tempo accanto alla
moglie, nascosto da diversi incantesimi che lo celavano sia alla vista
che a tutti gli altri sensi.
Talisia approfittò della situazione per smaterializzarsi con il figlio tra le braccia.
Brian aveva finalmente campo libero. E la possibilità di ottenere quella vendetta che andava cercando da anni.
"Hai finito di scappare." Sussurrò il Grimm, avvicinandosi con la bacchetta spianata e colpendolo di nuovo.
"Pensavo fossi troppo nobile... per colpire alle spalle." Fece fatica a
sbiascicare Fenrir. I due colpi erano stati violentissimi.
La sua ora era arrivata.
"Creature come te meritano solo la morte dopo una lunga sofferenza. Non
importa come." Fu il commento dell'altro, mentre con un gesto della
mano lo legava con catene d'argento.
Appena queste lo sfiorarono, profonde vesciche comparvero nelle zone
toccate, facendolo urlare. E sembravano dotate di vita propria,
perchè lo sollevarono velocemente a mezz'aria, lasciandolo a
penzoloni a testa in giù.
Brian, con uno scintillio pericoloso negli occhi, guardò disgustato il mannaro dimenarsi inutilmente. Con un colpo di bacchetta insonorizzò la stanza.
"Urli già?" Chiese in tono ironico. "Tanto non ti sentirà nessuno. Crucio." Le urla si intensificarono. "Con
tutto quello che hai fatto passare alle tue vittime, ti basta
così poco per urlare? Spero che tu possa resistere di
più, perchè ho appena iniziato. Sectusempra."
"Maledetto."
Riuscì solo a sbiascicare Fenrir tra un urlo e l'altro, mentre
la sua voce si indeboliva sempre di più.
Il Grimm aspettò che un po' di sangue colasse a terra, prima di cominciare il controincantesimo. Farlo morire dissanguato subito non era nei suoi piani.
"Ho giusto un paio di incantesimi di mia invenzione, non ho idea di
quanto possano fare male... non li ho mai usati prima. Per fortuna, ho
finalmente un volontario. 'Kreuzfolter'!"
4 Settembre 1999, Ministero della Magia Inglese, Londra, Dipartimento Auror, Sera
La segretaria entrò urlando nell'ufficio di Kingsley, senza bussare.
Sia lui che Harry Potter si voltarono a guardarla straniti.
Julia Parker lavorava per loro da due anni e non aveva mai fatto una cosa simile.
"Julia!" Esclamò sorpreso il primo Ministro. "Cos'è successo?"
"Brian Grimm è qui fuori. Credo voglia entrare per riscuotere la taglia." Spiegò agitata.
"Quale taglia?" Chiese Harry Potter drizzando le orecchie. Aveva
sentito già parlare di quell'uomo tedesco che aveva sposato una
delle ultime Black.
"La taglia che avete messo su Fenrir Greyback. E' qua fuori con il
corpo. A quanto pare l'ha ucciso." Rispose istericamente lei.
Stava riordinando dei documenti quando Brian Grimm le era comparso
davanti, con il corpo caricato sulle spalle. L'aveva gettato sul
pavimento esclamando "Il Ministero stava cercando questo figlio di
puttana, per caso?"
Julia aveva cacciato uno strillo spaventato alla vista del corpo
trasfigurato e dissanguato e poi era scappata nell'Ufficio del Ministro.
Entrambi gli uomini estrassero le bacchette, poi si recarono lentamente nell'anticamera dell'Ufficio.
Il tedesco stava dritto di fronte a loro, appoggiato alla parete con le
braccia incrociate. Ai suoi piedi c'era il cadavere di Greyback. "La
vostra segretaria è parecchio impressionabile." Commentò
ironico. "Sicuri che possa reggere, lavorando al dipartimento Auror?"
"Oh per Merlino!" Borbottò Harry Potter, mentre rivedeva dopo
mesi il corpo del mostro che aveva causato così tanti problemi a
lui e ai suoi cari.
Kingsley fece invece gesto all'uomo di accomodarsi su una poltrona,
mentre con la bacchetta chiudeva la porta ed insonorizzava la stanza.
"Voglio sapere tutto."
"Semplice Ministro. Vi ho portato il cadavere della bestia che state
cercando da più di un anno. Forse il più ricercato dal
mondo magico inglese. E ve l'ho portato morto. Non potrà
più nuocere a nessuno."
"Come è successo?"
"E' entrato in casa nostra. Probabilmente sperava di riuscire ad
ottenere aiuto da mia moglie, visto i nostri rapporti di parentela con
Bellatrix Lestrange. Lo stavamo cacciando quando è entrato nella
stanza nostro figlio. Ha 8 mesi, sta iniziando a camminare e quando non
cammina gattona. Greyback gli si è lanciato contro e io ho perso
la testa. Ho solo difeso la mia famiglia, ma essendo un Grimm credo di
averci preso un po' la mano." Spiegò tranquillo. Aveva
progettato ogni cosa nei minimi dettagli, comprese le prove che avrebbe
mostrato loro per risultare credibile, se ce ne fosse stato bisogno.
"Non mi sembra una mossa molto furba, per un lupo mannaro, entrare nella casa di un Grimm." Ragionò il Ministro.
"Infatti non lo è stata, per lui." Non riuscì a
trattenersi dal commentare ironicamente Brian. "Ma era in fuga da
parecchio tempo. Probabilmente neanche sapeva che nel frattempo mia
moglie è diventata una Grimm."
"Di sicuro nessuno ne sentirà la mancanza." Rispose con voce
pacata Kingsley, riferendosi al lupo mannaro che giaceva ai loro piedi.
"E immagino che adesso vorrai riscuotere la taglia presente sulla sua testa." Concluse Harry.
"In realtà no. Non mi servono i vostri soldi. Ne ho fin troppi."
Rispose a sorpresa l'uomo. "Ciò che voglio, è rientrare
in possesso della mia eredità. Quella lasciata a tutto il mondo
magico dalla mia antenata, Aurora. E vi ricordo che noi Grimm abbiamo ancora la ubelspurl in tutto il mondo, Inghilterra compresa."
"Cioè?" Chiese Potter.
"Quello che sta dicendo, Harry, è che è stata Aurora
Grimm a fondare l'ordine Auror. E tutti i Grimm, per attività di
famiglia, hanno una corsia preferenziale per entrarci immediatamente,
se ne fanno richiesta."
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5 Settembre 1999, Ministero della Magia Inglese, Londra, Ufficio del Primo Ministro, Mattina
Harry Potter entrò dopo aver bussato, con un fascicolo in mano.
"Hai appena autorizzato Brian Grimm a diventare Auror?"
Shackelbot chiuse la porta con un colpo di bacchetta, prima di dire
"Siediti Harry." Aspettò che il prescelto si siedesse prima di
continuare. "Sì, ho firmato le carte stamattina."
"Perchè?"
"Harry... i Grimm sono una famiglia magica molto particolare."
Iniziò a spiegare lui. "Sono la più antica di cui si ha
notizia. Si stabilirono in Germania e assunsero quel cognome nell'800,
quando giunsero lì seguendo la corte di Carlo Magno, ma nel
corso dei secoli hanno lavorato per tutte le famiglie potenti d'Europa
e del mondo. Servivano già i Faraoni, così come servirono
i Tolomei, la famiglia Giulio Claudia, i Carolingi, gli Asburgo... "
"Perchè mi stai facendo una lezione di storia?" Lo interruppe perplesso il prescelto.
"Perchè devo farti capire in che contesto sto agendo." Riprese
il discorso il Ministro. "Se non capisci la famiglia Grimm, non capirai
mai Brian. Sono abituati ad avere carta bianca, a fare ciò che
vogliono. E i mezzi per agire in questo modo non gli mancano. Hanno
soldi e potere. Non gli è mai interessato chi fosse il loro committente,
babbani o maghi, purchè questi pagassero bene e aumentassero il
loro prestigio e la loro fama. Almeno è stato così fino
allo Statuto di Segretezza. Non gli è mai interessato
perchè l'unica cosa importante per loro è sempre stata
una sola: svolgere l'attività di famiglia. La caccia ai Sondereith.
Sono una famiglia di cacciatori da secoli e sono i più abili
sulla piazza. Non mi piacerebbe avere uno di loro come nemico. Ieri
sera Brian Grimm ha ucciso Fenrir Greyback e così facendo ha
fatto solo un favore al mondo, ma è un cane sciolto. Non sappiamo come in futuro potrebbe agire.
Perciò preferisco averlo qui, come mio sottoposto, per sapere
sempre cosa fa e obbligarlo a seguire le nostre leggi, piuttosto che
lasciarlo libero di scorazzare per il paese, dando la caccia e
uccidendo chi lui ritiene indegno di vivere. Facendolo
diventare Auror, sarà obbligato dallo stesso vincolo magico del
giuramento ad obbedire alle nostre leggi, cosa che non farà se
resterà invece un comune cittadino."
"E i controlli a casa sua per verificare se è effettivamente accaduto ciò che ha detto ieri sera?"
"Potremmo mandare anche là una intera squadra Auror e non
troveremmo un bel niente, se non quello che lui vorrà farci
trovare. Ne ho spediti due stamattina, giusto per seguire la procedura,
ma ogni particolare conferma ciò che lui ci ha già detto. Quindi, da domani mattina, Brian Grimm inizierà a lavorare per noi."
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Lo so, lo so!
Sono stata assente un secolo e non ho neanche scritto la scena del matrimonio come invece avevo promesso, ma l'ispirazione per quello proprio non arrivava. In compenso ho scritto questi due capitoli (questo e quello che probabilmente pubblicherò domani) da secoli e non volevo tenerli lì ancora a lungo.
E poi volevo chiudere anche questa saga.
Perciò lo dico ufficialmente: questo sarà il penultimo capitolo (siete liberi di lanciarmi i pomodori!)
A presto!
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Capitolo 18 *** Eleonore ***
18 - Eleonore
- Eleonore -
Giugno 2002, Inghilterra, campagna Londinese, Villa Black - Grimm, Notte fonda
Brian tornò a casa a notte fonda, totalmente euforico. La caccia
era andata bene e aveva ottenuto esattamente ciò che voleva.
Arrivato in salotto, si fermò per un attimo, intenerito dalla scena alla quale si trovò davanti.
Sua moglie era sdraiata sul divano, con un libro aperto sul petto.
Aveva provato ad aspettarlo alzata, ma si era addormentata nell'attesa.
Ricordando alcune delle fiabe che sua madre Ursula gli raccontava da
piccolo, si inginocchiò davanti a lei. Poi la baciò.
Reagendo immediatamente al marito, Talisia si svegliò.
Capita la situazione, gli allacciò le braccia dietro al collo e
lo riattirò a sè per approfondire il bacio.
"Che ore sono?" Chiese in sussurro appena si staccarono.
"Quasi le quattro di mattina." Rispose lui, prendendola in braccio.
Per facilitarlo nei movimenti, ormai completamente sveglia, Talisia gli
ancorò le gambe alla vita. Poi, incapace di trattenersi -
avevano un figlio di quattro anni ma la passione che li caratterizzava
non si era modificata di una virgola - lo baciò di nuovo.
"Perchè non sei andata a dormire?" Chiese lui, iniziando a
sbottonarle la vestaglia. Il corpo della moglie continuava a
richiamarlo come una potentissima sirena.
"Volevo aspettarti sveglia... come mai ci hai messo tanto?" Disse lei, mentre gli slacciava in risposta il mantello.
"Caccia lunga." Rispose lui, appoggiandola sul tavolo e riprendendo a baciarla.
Quando si staccarono, Brian esclamò "Trilli!"
Tre secondi dopo, una vecchia elfa domestica apparve davanti a loro, facendo un profondo inchino. "Il padrone ha chiamato?"
"Vai a controllare che Hans dorma... e che continui a dormire."
Ordinò l'uomo, continuando a massaggiare la schiena della moglie
con lenti movimenti circolari. "E solo dopo vieni in salotto a
riordinare." Aggiunse quasi ripensandoci, finendo di slacciare la veste
della moglie e gettandola a terra.
Senza dire altro, girò su se stesso e si smaterializzò
con Talisia tra le braccia direttamente in camera da letto, mentre la
risata della donna rimbombava per il salotto.
"Papà?" Lo svegliò una voce alcune ore dopo.
Brian, ancora mezzo rincoglionito, aprì un occhio per osservare
il figlio, che stava in piedi di fianco alla porta aperta, con una mano
attaccata alla maniglia e un'aria incerta. La vecchia elfa domestica
gli aveva detto di non disturbare i suoi genitori, ma lui non le aveva
voluto dare ascolto. "Hans!" Riuscì solo a sbiascicare con
voce impastata. Mentalmente, maledisse Trilli. Era così
difficile tenere a bada un bambino di quattro anni? "Cosa c'è?"
Chiese poi, addolcendo il tono.
"Hans!" Lo raggiunse quasi contemporaneamente la voce assonnata di
Talisia, che si era alzata per osservare meglio il figlio. Senza
ricordarsi in che condizioni fosse. Quando se ne ricordò, si
coprì velocemente con il lenzuolo, sperando che il bambino non
l'avesse notato. Ipotesi troppo ottimistica.
"Perchè sei nuda?" Chiese infatti innocentemente lui.
"Perchè la mamma ha caldo." Spiegò velocemente Brian in
imbarazzo, sperando che bastasse per placare la curiosità del
figlio. "Adesso mi puoi dire perchè sei qui?" Chiese ancora
più velocemente, sperando di distrarlo.
"Perchè oggi è il 6 giugno!" Rispose con ovvietà
Hansel, lasciando però il padre ancora più perplesso.
L'uomo stava cercando di ricordare qualcosa che potesse aiutarlo a
identificare quella data, quando la voce di Talisia esclamò un
"Oh!" di comprensione. Perciò si girò verso la moglie con
un sopracciglio alzato, cercando di capirci di più.
"Ci andiamo dopo dai nonni, tesoro." Commentò la donna, fornendo
così anche contemporaneamente una risposta al marito. "Adesso
perchè non scendi a fare colazione? Io e papà ti
raggiungiamo tra un po'! Sai, è rientrato tardi ieri sera per
lavoro e ha molto sonno."
"Va bene." Si congedò il bambino. Si stava allontanando per il corridoio, quando la voce del padre lo richiamò.
"Hans, chiudi la porta!"
"Giusto! Le correnti d'aria! Se no mamma prende freddo!"
Commentò saggiamente il piccolo Grimm, obbedendo al padre e
lasciandolo contemporaneamente con un'espressione sconvolta in volto.
Appena la porta si chiuse alle spalle del bambino, Talisia
si buttò sul letto e cercò di soffocare la risata
premendosi il cuscino sulla faccia. Tre secondi dopo, era di nuovo
alzata, appoggiata alla tastiera del letto, mentre rideva a crepapelle
per l'espressione comparsa sul volto di Brian. "Ti conosco da sei
anni... e non ti ho mai visto così sconvolto!" Riuscì a
formulare tra una risata e l'altra.
L'uomo osservò la moglie ridere per qualche secondo, estasiato.
Poi, con un colpo di bacchetta, si accertò che la porta fosse veramente chiusa - oltre che insonorizzata.
Con un braccio, ritrascinò Talisia sul letto, iniziando a
baciarla, riprendendo da dove avevano interrotto quella notte
addormentandosi. "Ah sì?" Le sussurrò all'orecchio
scatenandole i brividi "Te lo faccio vedere io qualcosa di
sconvolgente!"
Tra le varie carezze, Brian
sfiorò più e più volte il ventre della moglie.
Senza sapere che quella notte aveva già lasciato un segno
tangibile in lei. Senza sapere che una nuova vita si stava formando nel
grembo della donna. Senza sapere che, di lì a nove mesi, sarebbe
nata una bambina. Una bambina che sarebbe stata quasi la copia della
madre. Una bambina che, proprio a causa di questa somiglianza, sarebbe
stata contemporaneamente la sua fonte di gioia e di dolore più
grande.
Senza sapere che quella bambina gli avrebbe fatto cambiare completamente idea su ogni sua convinzione.
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Eccomi qua!
Allora...
forse per alcuni il finale potrebbe non essere chiarissimo, ma questo
è dovuto al fatto che questa è una semplice raccolta di
OS, su ciò che è successo "prima". La vera storia
è contenuta in Grimm | Jager der Dunkelheit.
Ringrazio chi mi ha accompagnato fin qui:
- Hadley
- FuriaBianca
- Skyistorn
- Cody020701
- taccy01
Grazie per aver recensito!
Poi ringrazio helena lovegood, Zoey Charlotte Baston, piccolo_uragano, esme123, Gabrielle Pigwidgeon, Jennifer Daylerk e Matitam per avermi seguito, anche se silenziosamente.
Recentemente ho iniziato anche un'altra storia a tema "Grimm", ossia Die Marchen der Bruder Grimm, che si svolge nel 1800. Chiunque voglia passare è il benvenuto! :)
Ciaoo! :)
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