Daily pills.

di Giulia_Choppers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 5 years ***
Capitolo 2: *** 10 years - Parte 1 ***
Capitolo 3: *** 10 years - Parte 2 ***



Capitolo 1
*** 5 years ***


Questa raccolta è direttamente collegata a "Your Love Is My Drug", ma è anche possibile leggerla come storia a sè.
Per chi è capitato qui per caso, do' il benvenuto nel mio mondo.
Per chi è qui perchè aspettava già quasto momento, vi dico bentornati!
In entrambi i casi, buona lettura ;)


 
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5 anni dopo

La musica entrava in circolo potente ogni volta che era su quel palco e lui si sentiva onorato a poterle dare una forma con la voce.
Era facile.
Bastava aprire la bocca e dare aria alle parole, seguendo il ritmo del basso e cambiando a seconda della batteria. Ogni volta riusciva a sentire il suo cuore battere allo stesso ritmo: amava cantare e si divertiva ancora di più a farlo con i suoi migliori amici, nonostante l'imbarazzo fosse sempre stato un freno non indifferente.
Ogni tanto tornava a quel gennaio di tre anni prima, quando poco tempo dopo il suo compleanno, si erano messi tutti e cinque a tavolino e avevano deciso di provare quella strada, quella della musica. Così, poco meno di due anni dopo la fine della scuola, invece che scegliere a quale college iscriversi, loro sceglievano quale programma televisivo tentare per vedere un sogno realizzarsi.
La scelta era caduta su XFactor alla fine.
Erano stati accettati senza problemi perchè avevano talento – e lo sapevano –, ma non abbastanza evidentemente: erano arrivati terzi e il loro sogno sembrò essere trascinato via da una folata di vento. Per fortuna, le fans si erano innamorate così velocemente di loro e della loro musica che Simon Cowell si era visto costretto a richiamarli per un contratto. Un vero e proprio colpo di fortuna, ma da ringraziare era anche una certa ragazza che, nonostante la bambina da crescere – insieme a lui, ovviamente –, aveva trovato il tempo per riunire padre e fratello, proprietari della Syco per cui ora lavoravano, e fargli vedere le loro esibizioni, i tweet delle fans e le folle che attiravano con concerti periodici in piccoli bar. Alla fine i due avevano visto il talento della band e avevano fatto una chiamata a Cowell che, già consapevole di tutto ciò, si era deciso a far firmare loro il contratto.
Quindi, dopo tre anni, la fama era finalmente arrivata, portando con sé album, concerti, fans e soldi, tanti soldi. L'unica pecca era che tutta quella fama aveva rischiato di allontanarlo dalla sua famiglia, quindi la sua meravigliosa Emily, dopo aver coronato il suo sogno di scrivere e pubblicare un album tutto suo – album che l'aveva resa abbastanza famosa da farla esibire in tour –, aveva deciso di prendere la strada di compositore/paroliere per diversi artisti famosi compresi loro, evitando così che i suoi tour non li facessero vedere per troppo tempo, anche seguendoli per qualche tappa se necessario.
Erano felici, entrambi piuttosto famosi e uniti più che mai, nonostante i litigi che avevano come tutte le coppie.
Quindi in quel momento i One Direction stavano facendo le prove per il concerto di quella sera, concerto di un tour che per la prima volta li aveva fatti muovere, passando dall’Italia, alla Spagna, arrivando persino in America.
Erano a Manchester, e mentre si scaldavano cantando Little Things sul palco ormai montato, la voce divertita di uno dei ragazzi si fece sentire mentre il sottofondo musicale ancora risuonava nell'arena. 
“Zayn? Ti sei dimenticato che tocca a te?” Rise Louis al microfono, cercando con lo sguardo il suo compagno di band sull'enorme palco.
“Scusate ragazzi. Piccolo intruso sul palco.” Rispose la sua voce al microfono e quando i suoi amici lo trovarono, lo videro con in braccio sua figlia, un piccolo terremoto di soli quattro anni e mezzo, accoccolata con la testa sulla sua spalla. “Ehi piccola. Che ci fai qui? Dov'è mamma?” Posò il microfono a terra mentre sua figlia scuoteva la testa, spargendo i capelli chiari intorno a sé.
“Voglio stare con te.” Disse con voce piccola, allontanandosi un pochino per guardarlo negli occhi simili ai suoi.
“Ma tesoro, papà deve lavorare.” Cercò di farle capire con un sorriso, baciandole una guancia. La figlia si scostò dal suo bacio con un leggero broncio.
“Pungi.” Borbottò riferendosi alla barba e facendolo ridere.
“A mamma piace la barba.”
“A me no.” Ribatté, incrociando le braccia al petto nella perfetta imitazione di sua madre, rendendo più difficile a Zayn tenerla in braccio senza l'auto delle sue manine ancorate al suo collo.
“Ma c'è la mia piccola qui! Vieni da zio Niall.” Niall arrivò di fretta, rubandola dalle braccia del padre e facendo ridere la bambina, contenta di avere le attenzioni di qualcuno.
“Ah ecco chi ha interrotto le prove.” Esordì Liam, accompagnato dai tecnici del suono che pensavano ci fossero stati problemi al microfono di Zayn. “Ciao tesoro.” La salutò con un bacio, contendendosela poi con Louis. Harry arrivò poco dopo in compagnia di Emily e Lou, la truccatrice, che cercava di fermare la ragazza dal fare sforzi eccessivi.
“Dio, Emily, fermati un po’!” Le disse ancora, ma lei con un gesto della mano scacciò il suo consiglio, toccandosi poi la pancia appena accennata, al quinto mese della nuova gravidanza. “Poi non ti lamentare del mal di schiena però.” Borbottò quindi, ricevendo un sorriso di scuse. La donna voltò poi lo sguardo a sua figlia tra le braccia di Louis, mentre veniva coccolata da Harry, e la incenerì con lo sguardo più severo che riuscì a fare – il che era ammirevole visto che non riusciva davvero a guardare severamente la sua gioia più grande –.
“Oh oh.” Sussurrò la bambina, sbracciandosi per tornare in braccio a suo padre, che la prese di buon grado, e facendo ridere chi era riuscita a sentirla.
“Nahla, cosa ti avevo detto?” Borbottò mentre altri curiosi dello staff si erano avvicinati per vedere se tutto andasse bene, Liam comunque si fermò a parlare con loro e chiedere ancora cinque minuti prima di ricominciare con le prove: accettarono solo perché erano comunque in anticipo sulla tabella di marcia.
“Mi hai detto di non disturbare papà mentre tu eri al telefono.” Rispose con il broncio, ma poi sembrò avere un'idea su come scamparla, quindi guardò intensamente Zayn, con la sua migliore espressione da cucciolo. “Ti ho disturbato papà?” Gli domandò e Zayn si trovò tra due fuochi, guardò prima la sua compagna, poi sua figlia, ripetendo il gesto un paio di volte, ma nemmeno lui riusciva ad essere severo con la sua piccola, quindi alla fine cedette.
“No, tesoro, non mi hai disturbato.” Ricevendo un sorriso radioso dalla piccola e un'occhiataccia da Emily.
“Vedi? Quindi non ho disobbedito.” Disse convinta, facendo ridere Niall di gusto. Emily guardò Zayn con incredulità per la risposta di lei e gli snocciolò uno sguardo accusatorio.
“Non guardarmi così. È tua figlia, ha preso da te questa abilità nell'avere l'ultima parola.” Disse stringendola a sé, poi si avvicinò a grandi passi alla sua compagna, posandole una mano sulla pancia e abbassandosi per lasciarle un bacio sulle labbra. “Tutto bene?” Chiese.
“Sì, scalciano un po' troppo, ma posso farcela.” Rise, posando la mano sulla sua.
“I miei piccoli calciatori.” Sussurrò Zayn e la piccola lo prese come un insulto alla sua posizione di figlia preferita, quindi borbottò:
“Se da lì escono brutti, li rimandiamo indietro, vero?” Emily rise e le accarezzò una ciocca di capelli.
“Saranno belli come te, vedrai.” La discussione si chiuse lì solo perché il ragazzo – ritrovata una certa privacy visto che gli altri erano tornati a farsi gli affari propri – le chiese della sua discussione al telefono. “Era Cowell. Mi ha chiesto di prendermi carico della composizione del vostro prossimo album. Interamente.
“Tesoro ma è fantastico!” La strinse a sé per quanto la bambina in braccio lo permettesse, sentendosi pervadere dall’orgoglio.
“Sono davvero eccitata per questo progetto, non ho mai scritto e composto un intero album che non fosse il mio, e sapere di collaborare con voi e con Ed è qualcosa di meraviglioso.” 
“Andrai alla grande!” La guardò con infinito amore, lasciando poi scendere sua figlia che si sbracciava per rimettere i piedi a terra. “Il che vuol dire che potrete stare al mio fianco tutto il prossimo tour?” Emily fece una smorfia dispiaciuta, battendo un dito sulla propria pancia gonfia, e seguì con la coda dell’occhio sua figlia scorrazzare sul palco per raggiungere Louise, chiedendo a voce alta dove fosse Lux.
“Non credo sia possibile, amore..” Rispose guardandolo. “A quel punto i gemelli saranno nati..”
“Qui potrei darti una mano io..e i ragazzi anche! Non posso perdermi i primi momenti dei miei ragazzi.” Disse, quasi spaventato di perdersi i momenti più importanti della loro crescita.
“Lo so, tesoro, ma non posso nemmeno stare dietro a tre bambini senza l’aiuto dei miei genitori e dei tuoi. Voi siete sempre molto impegnati.”
“Ma–”
“Ne parliamo dopo, okay? Ora torna alle tue prove e scalda la voce. Vuoi che ti faccia portare del latte caldo con miele?” Zayn sospirò, poi annuì, decidendo di lasciare cadere il discorso fino a sera.
“Grazie.” Le disse, ricambiando poi il bacio che lei stava posando sulle sue labbra. Lui la guardò andare dietro a Nahla e solo dopo si accorse della presenza di Liam vicino a lui.
“Che succede?” Domandò, posando una mano sulla sua spalla. Zayn sospirò e guardò l’amico con una specie di smorfia in viso, non sapendo come esprimere i suoi pensieri: si sentiva un egoista delle volte.
“Lei è così matura, Liam. A volte mi sembra di essere suo figlio invece che il suo compagno.” Mormorò, ritornando a guardarla mentre parlava con Paul, il loro tour manager, e la loro bambina era agganciata a una sua gamba.
“La maternità l’ha fatta responsabilizzare, questo è certo, ma essere padre ha fatto maturare anche te.” Lo rassicurò e Zayn dissentì con una contrazione delle labbra.
“E’ fuori dalla mia portata quella donna.” Sussurrò. “Sono così fottutamente fortunato ad averla.”
“Qualcuno è in vena di smancerie oggi.”
“Lei mette la nostra famiglia sopra qualsiasi altra cosa, mentre io sono qui a giocare a fare la superstar.”
“Zayn, non stai giocando, stai lavorando, e questo lei lo sa. Come sa che è il tuo sogno e per questo è fiera di te.”
“Ma il mio sogno mi farà perdere i primi anni dei gemelli.” Disse infine, zittendosi e accettando con un sorriso la tazza che gli stava porgendo un assistente e che Emily gli aveva fatto portare.
“Finalmente ecco il punto.” Sospirò Liam, passandosi una mano tra i capelli e constatando con un sorriso che Zayn non era affatto cambiato. “E’ sempre difficile cavarti fuori i pensieri.”
“Beh, sono un venticinquenne legato alle abitudini.” Scherzò, beccandosi un pugno sulla spalla.
“Vedrai che non perderai nessun momento delle due pesti, così come con Nahla.”
“Non eravamo ancora famosi quando è nata lei.” Lo contraddisse e Liam cercò di tranquillizzarlo in un altro modo.
“Oh, Harry, vieni qui amico!” Lo chiamò con il microfono che aveva in mano, sbracciandosi per frasi vedere sul palco. Quando il riccio raggiunse gli amici, scombinò i capelli di Zayn, esibendosi nel solito sorriso armato di fossette.
“Dimmi tutto, Payno.”
“Come sta Thomas?” Domandò con sorriso, ricambiato dall’amico quando sentì il nome di suo figlio.
“Oh, Tommy sta benissimo. Giuls mi ha detto che l’ha lasciata dormire tutta la notte.” Rispose raggiante. “Non vedo l’ora di tornare a casa e vedere quel suo sorriso sdentato.”
“Quante volte sei tornato a casa da quando è nato?” Chiese ancora, come se fosse un interrogatorio.
“Praticamente quattro volte a settimana, per tutto l’anno. Con tutti i viaggi che faccio, farei prima a comprare un aereo privato.” Rise, grattandosi la nuca.
“E ti sei perso qualche momento importante della sua crescita?” Harry aggrottò le sopracciglia, non capendo il perché di tutte quelle domande.
“Ehm..no?” Gli uscì fuori come una domanda, quasi senza volerlo. “Perché?”
“Il nostro mulatto qui ha paura di perdersi la crescita dei  gemelli.”
Aw, Zaynie.”
“Non fare ‘aw, Zaynie’ a me.” Lo fulminò.
“Ammetto che la distanza sia difficile, ma ci sono tanti modi per renderla sopportabile. Lo sai. Lo rassicurò. “Non ti perderai nulla.”
“Ma come farà Emily con Nahla, i due gemelli, il lavoro–”
“E’ una donna forte, troverete una soluzione alternativa.” Lo incoraggiò, proprio mentre lei, tenendo per mano la bimba – che Zayn avrebbe potuto giurarlo, aveva in viso la stessa espressione di rimprovero della madre –, sgridava Louis e Niall per aver corso troppo vicino al limite del palco.
“Guardala, metterà in riga le due pesti come sta facendo con i nostri mocciosetti.” Rise Liam, vedendo gli sguardi terrorizzati dei suoi due compagni di band. “E ora torniamo alle prove, o Paul ci staccherà le palle.” Harry fece un suono scioccato e corse verso Emily urlando ‘mamma, Liam ha detto una parolaccia’.
Neanche a dirlo, si beccò uno scappellotto dietro la nuca.
 
“Grazie mille, Manchester! Siete stati favolosi! Alla prossima!” Louis chiuse così il concerto, mentre i ragazzi venivano risucchiati dietro le quinte per i cambi vestiti. Zayn si guardò intorno, non riuscendo a trovare Emily.
“Lou, dov’è Emily?” Domandò alla truccatrice e lei, impegnata a levare il fondotinta dal viso di Harry con un batuffolo, le indicò i camerini insonorizzati. Zayn la ringraziò e salutò con una pacca sulla spalla alcuni dello staff, prima di sparire dietro la porta dei camerini. “Em?” La chiamò, vedendola poi semi-sdraiata sul divanetto per evitare che un’addormentata Nahla potesse cadere. “Ehi.” Le arrivò alle spalle e lei gli fece un sorriso assonnato, grattandogli la barbetta con le unghie.
“Concerto strabiliante come sempre.” Si congratulò. “Sono dovuta venire via a metà di Little Black Dress perché la bambina stava crollando.”
“E non è l’unica che sta per crollare dal sonno, uhm?” Le rispose, baciandole le testa. “Faccio una doccia veloce, massimo 10 minuti e andiamo.”
“Mmh, ti aspettiamo qui.” Sussurrò e Zayn si sentì il petto esplodere dalla gioia per quelle parole all’apparenza insignificanti: lui aveva qualcuno che lo avrebbe aspettato sempre. Si fece la doccia e si cambiò i vestiti in tempo record, per poi tornare nella stanza principale e trovare Emily addormentata sui cuscini. Zayn prese in braccio Nahla e svegliò la sua ragazza con dei baci lungo il viso.
“Andiamo a dormire in un letto vero, tesoro, coraggio.” Emily sbadigliò, si lamentò del mal di schiena e si alzò aiutata da Zayn – che subito dopo afferrò la borsa con dentro le loro cose e se la caricò in spalla.
“Kol, ha detto che ci aspetta sveglio.”
“Lo ringrazieremo per l’ospitalità, come sempre, quando arriveremo lì.” La rassicurò, avvolgendole un braccio intorno ai fianchi lievemente più grandi per la seconda gravidanza, buttandosi nuovamente nel casino del dietro le quinte.
“Zayn, amico, aspettavamo solo voi.” Niall aprì la portiera del furgoncino e li fece sedere nei tre posti subito dietro il guidatore – Paul ovviamente –, mettendosi poi davanti, vicino a Louis.
“Come ti è sembrato il pubblico stasera, Emy?” Le chiese Harry, seduto con Liam dietro di loro. Emily sbadigliò e snocciolò un sorriso.
“Rumorosi e calorosi. Vi amano, ovviamente.” Liam sorrise, mentre Paul si immetteva nel traffico fuori dallo stadio.
“Siete stati grandiosi.” Commentò il loro tour manager, sostenendo le parole di Emily.
“E’ stato fantastico, ho ancora l’adrenalina in circolo!” Niall si sporse indietro, mentre Nahla appoggiava la testa sulle gambe del padre, mettendosi comoda, ed Emily posava la tempia sulla spalla di lui, faticando a tenere gli occhi aperti. “Voglio andare in un pub irlandese a festeggiare, chi è con me?” Zayn indicò con la testa le sue donne praticamente svenute su di lui, facendo capire la risposta.
“Io ho in programma una videochiamata con Giulia.” Si scusò Harry, sostenendo di voler sentire i gorgoglii di suo figlio.
“Era scontato.” Mormorò Zayn, accarezzando la testa della sua bambina.
“Quindi, noi gente single?” Chiese Niall ai due rimasti, facendo storcere il naso a Emily che non si era ancora abituata alla fine della loro relazione con le loro vecchie compagne di scuola. Era triste, ma capiva cosa avesse portato la loro separazione: una relazione a distanza era difficile, soprattutto con dei ragazzi che stavano diventando star internazionali. Francy, Meredith e Caroline erano tutte e tre molto impegnate e alla fine, con la mancanza di comunicazione e senza la reciproca presenza fisica l’uno nella vita dell’altra, le loro relazioni si erano arenate. Erano rimasti in amichevole contatto, da quanto ne sapeva, ma non aveva avuto tempo di indagare, visto che anche lei era molto impegnata.
“Per me nessun problema, fratello, andiamo a farci una birra.” L’irlandese gli batté il cinque, poi si voltò verso i sedili posteriori e guardò Liam.
“Lo sai che non bevo.” Rispose Liam laconico.
“Lo so, ma vieni comunque con noi.” Ribatté. “Ti preego.” Aggiunse cantilenante.
“Niall, non fare i capricci.” Mormorò Emily, troppo abituata a consolare sua figlia, sorridendo alla risata di Paul. Zayn le baciò i capelli e Liam sbuffò per l’espressione implorante del finto biondo.
“Va bene, ma non dovete ubriacarvi.” Cedette e la ragazza si ritrovò a pensare che sarebbe stato un ottimo padre.
“Oh, affare fatto!” Louis e Niall si batterono il cinque come se avessero concluso il contratto del secolo, e il silenzio tornò a regnare nel furgoncino.
Ammee.” La chiamò Nahla, usando il vocabolo in urdu che ogni tanto le usciva con naturalezza.
“Dimmi, tesoro.”
“Ho sonno..” Mormorò.
“Siamo quasi arrivati dallo zio, uhm? Abbi ancora un po’ di pazienza.” Rispose lasciandole una carezza sulla testa. Quando Paul accostò davanti alla casa di Michael e Lucy, il tour manager si voltò prima che Zayn scendesse, ricordandogli che il volo per Dublino sarebbe stato due giorni dopo, in mattinata, e che non doveva assolutamente ritardare.
“Lo butto io fuori dal letto, tranquillo Paul.” Rispose Emily, aprendo la portiera e facendo uno squillo al fratello.
“Ma se tu dormi più di baba.” I ragazzi in macchina trattennero una risata, mentre Emily spalancava gli occhi e si girava a fulminare il suo compagno, senza nemmeno guardare sua figlia.
“Non ho detto nulla io!”
“L’hai plagiata a tua immagine e somiglianza.” Si lamentò, allontanandosi imbronciata, non prima di aver salutato gli altri.
“Glielo dovrei dire che sei la sua copia sputata, invece?” Gli chiese, sistemandole il giubbottino prima di scendere. Nahla fece un sorrisetto che – ecco dannazione! – era uguale a quello derisorio della madre e lui sospirò. “Buonanotte a tutti.”
“La notte è giovane!” Rise Louis, facendogli capire che non sarebbero andati a letto presto, approfittando che l’indomani avessero finalmente un giorno libero.
“Beh, allora attenzione a chi rimorchiate.” Ridacchiò, chiudendo la portiera mentre sua figlia chiedeva “cosa vuol dire rimorchiare?” e i ragazzi ridevano della sua risposta “lo capirai quando sarai più grande..anzi, no, meglio di no”. Zayn arrivò alla porta d’entrata e fu accolto da Michael che stava abbracciando Emily e da Lucy che le aveva appena rapito la figlia dalle braccia. Da quando era nata Nahla, erano tutti così impegnati a coccolarla che a lui era stato tolto persino il saluto. Sospirò drammaticamente e si avvicinò al fratello della sua compagna per battergli una pacca amichevole sulla spalla – ricambiata dall’altro.
“Dio, che aspetto distrutto Zayn.” Lo salutò Lucy, mentre la bambina le si era appisolata sulla spalla.
“Ho appena finito di intrattenere qualcosa come cinquantamila persone. Sono un po’ assonnato.” Rispose, ringraziandola mentalmente: sì, era consapevole di sembrare uno zombie anche senza il suo intervento.
“Già, ti ci vuole una bella dormita.” Commentò l’uomo, circondando le spalle di sua moglie e lasciando un bacio tra i capelli della nipote. Zayn riprese sua figlia in braccio e seguì la coppia in casa, intrecciando la mano a quella di Emily.
“La camera è la stessa dell’ultima volta, sistematevi con calma.” Disse Michael, riferendosi a quando, due mesi prima, erano andati a trovarli dopo il trasferimento della coppia da Londra a Manchester.
“Quanto starete?” Chiese Lucia e sua cognata rispose che sarebbero partiti per Dublino nel giro di due giorni. “Sarà l’ultima tappa che seguirai?”
“Sì, le tappe dopo sono davvero troppo lontane per Nahla e le due pesti qui dentro.” Rispose battendosi sulla pancia.
“Oh, lo capisco.”
“E voi quando vi deciderete a darmi un nipote?” Ribatté Emily con un sorrisetto che fece alzare gli occhi al cielo al fratello.
“Dio sembri la mamma.” Si lamentò, mentre Lucy rispondeva per le rime.
“Non siamo tutti come voi che tentano di riprodursi ogni anno.”
“Oh, tre bastano e avanzano.” Mormorò Zayn, deglutendo. “I gemelli non erano in programma.”
“Errare è umano, perseverare è diabolico.” Cinguettò Michael, beccandosi un pizzicotto dalla sorella.
“A me ne bastava uno solo.” Mise in chiaro. “Sono loro che hanno deciso di farsi compagnia a vicenda in uno spazio così piccolo.”
“Beh, per colpa tua, la mamma non mi lascia in pace un attimo.” Si lamentò. “E papà ha perso quasi tutti i capelli a forza di fargli sorprese del genere.” E indicò la sua pancia. Zayn rise e strinse la presa sul borsone che stava portando.
“Sì, ricordo le loro facce quando glielo abbiamo detto.” Rispose lei, ricordando quell’insieme di sorpresa, incredulità e gioia, accompagnato dal commento “ma una non vi bastava?” di suo padre. Nonostante ciò, suo padre sembrava essere particolarmente tagliato per il ruolo del nonno, se il suo immenso amore per la prima nipote poteva essere un indizio. La sua famiglia aveva lo scopo primario di trattare l’ultima arrivata come una regina e, di lì a poco, ne avrebbero avuti altri due da viziare. Sua madre avrebbe fatto a mano anche a loro delle tutine con il nome sopra, poco ma sicuro.
Dirlo ai genitori di Zayn era stato più facile rispetto alla prima volta, visto che ormai erano adulti, con un lavoro proficuo e una vita loro. Erano più stabili economicamente e anche sentimentalmente, raggiunti i sei anni di relazione. Doniya, Safaa, Trisha e la nonna Karen, avevano accolto la novità con gli occhi a cuore e persino Waliyha – che era follemente innamorata di Nahla – era stata felice per l’arrivo di altri due bambini a cui fare da babysitter – probabilmente per rubare soldi al fratello maggiore. Yaser era rimasto sorpreso della notizia, ma non aveva detto nulla di offensivo come alla notizia della prima gravidanza. Oltre ad aver borbottato un “quando si decideranno a sposarsi”, non aveva aggiunto altro ed era tornato a prestare attenzione a Nahla che pasticciava un foglio con i pennarelli seduta sulle sue ginocchia. Emily era rimasta molto sorpresa dall’affetto con cui si comportava con la nipote, soprattutto quando cercava di insegnarle parole in urdu. Yaser era notoriamente una figura severa, ma con Nahla sembrava sciogliersi del tutto: una volta Emily l’aveva addirittura sentito dire a Trisha che quella bambina meritava il significato che il suo nome portava. Da quando si era riavvicinato a Zayn, comunque, sembrava molto meno spaventoso.
“Comunque possiamo parlare domani. Io sto per svenire dal sonno, quindi me ne vado a dormire.” Mormorò Emily a quel punto, dando la buonanotte al fratello e Lucy. “Ti aspetto su.” Disse al compagno, quindi prese Nahla dalle sue braccia e iniziò a salire le scale per metterla a dormire.
“Conviene anche a te farti una bella dormita o ti verranno le rughe.” Commentò la donna.
“Già e poi chi le sente le tue fans.” Lo prese in giro l’altro, augurandogli la buonanotte. Zayn seguì Emily di sopra e la vide togliersi i vestiti per mettersi a dormire, mentre la sua Nahla era addormentata nel lettino vicino al loro letto. La imitò e si buttò sul letto con poca grazia, facendo lamentare la ragazza.
“Sei un bisonte.” Borbottò, avvicinandosi a Zayn per essere abbracciata da lui. Lui stese il braccio e le permise di appoggiarsi con la testa sul suo bicipite – consapevole che gli si sarebbe bloccata la circolazione durante la notte – mentre premeva il corpo contro il suo. L’altra mano passò da accarezzarle i capelli ad accarezzarle la pancia in un gesto che faceva rilassare entrambi. Le baciò prima una tempia, poi le diede un bacio più convinto sulle labbra.
“Dobbiamo riaprire quel discorso iniziato durante le prove.” Le ricordò, ricevendo uno sbuffo e un cenno d’assenso.
“Non adesso. Ho così tanto sonno che pur di farti stare in silenzio, potrei tirarti una testata.” Lo avvertì, facendolo ridere.
“Ed ecco che la mia tigre esce fuori a giocare.” La prese in giro, baciandola ancora una volta. Rimase in un confortevole silenzio, poi sbadigliò e si sistemò più comodo con Emily tra le sue braccia.
“Vi amo.” Mormorò sottovoce per non rompere l’atmosfera di tranquillità che c’era nella stanza.
“Sì, anche io, Mr Sdolcinato.Rispose lei e lui si ritrovò a sorridere ad occhi chiusi.
 
Mamma.
“Nahla, lasciala dormire almeno stamattina che non ha la nausea.” La riproverò Zayn, tirandosi lievemente su con il busto per vedere – con un solo occhio aperto – sua figlia che cercava di scendere dal lettino, usando la piccola scala che Lucy aveva comprato per lei. La bambina camminò in punta di piedi fino al lato del padre e mise su la faccia da gatto con gli stivali che funzionava sempre quando voleva chiedere qualcosa. Zayn sbadigliò, adocchiando l’orologio – erano le dieci passate –, e tornò a prestare attenzione alla piccola. “Cosa c’è?”
“Ho fame.”
“Mmh, ora scendiamo dalla zia, okay?” La rabbonì, provando ad essere il più delicato possibile nello scendere dal letto. Si infilò una maglia presa dal suo borsone e prese per mano la figlia, abbassandosi un pochino. Uscirono insieme dalla stanza e Zayn la aiutò nel fare gli scalini, vedendola saltellare da un gradino all’altro. “Come fai ad essere così sveglia? E’ praticamente l’alba.”
“Tu dovresti essere più sveglio di me, papà.” Rispose con semplicità. “Sei grande.”
“Oh, certo, spiegazione più che logica.” Borbottò l’uomo, sentendosi quasi preso in giro da quanto sua figlia fosse sveglia. Nahla alzò gli occhi al cielo – altro tratto che la rendeva uguale a sua madre – e lasciò la sua mano per correre in cucina, arrampicandosi sullo sgabello.
“Buongiorno zia.”
“Ciao piccola. Vuoi fare colazione?” Chiese la donna, salutando Zayn con un sorriso. La nipote annuì energicamente e lei le domandò cosa volesse mangiare.
“Il latte. Con il cacao.” Rispose decisa. “E i cereali con i dinosauri.”
“Come si dice?” La riprese lui, mentre si avvicinava alla macchinetta per il caffè.
“Per favore.” Zayn annuì soddisfatto e le lasciò una carezza tra i capelli chiari, vedendola poi spalancare gli occhioni marroni – finalmente qualcosa che aveva preso da lui – alla vista della scatola nuova dei cereali che la zia le stava porgendo. Tornò a prepararsi il caffè, aspettando con pigrizia che la macchinetta finisse l’erogazione e fu affiancato da Lucy che stava lavando la tazza con cui, presumibilmente, aveva fatto colazione Michael prima di andare al lavoro.
“State facendo un lavoro splendido con lei.”
“Non vogliamo che cresca viziata.” Si limitò a rispondere, versandosi il liquido in una tazzina e tenendo d’occhio la bambina mentre prendeva generose cucchiaiate di latte e cereali dalla tazza bianca.
“E’ cresciuta così tanto. Sembra ieri che siamo corsi in ospedale dopo la tua chiamata.” E Zayn non poté che trovarsi d’accordo. Se tornava a quel settembre di cinque anni prima aveva ancora i brividi a pensarci. A quel tempo, abitavano ancora a casa di Louis – tutti insieme comprese le ragazze, così come si erano ripromessi alla fine della scuola – e nonostante la casa fosse davvero piena di confusione, l’atmosfera era sempre piacevole. Lui era appena tornato da una partita di calcetto con i ragazzi e aveva trovato la casa stranamente vuota, poi Giulia l’aveva chiamato al telefono per dirgli che stavano correndo in ospedale. Gli altri l’avevano visto sbiancare d’improvviso e si erano preoccupati, chiedendo cosa fosse successo. Fu Giulia a spiegare dove fossero e cosa stesse succedendo, visto che Zayn era diventato improvvisamente muto, e..poi si era ritrovato in ospedale.
L’ansia stava giocando brutti scherzi: si era trovato imbardato come se avesse dovuto lui stesso far nascere la sua bambina, a stringere la mano della sua ragazza che ringhiava frasi come “scordati la mia vagina da oggi in poi” o la più gettonata “giuro che se ne esco viva te lo taglio”, mentre lui le accarezzava i capelli con l’altra mano. Poi un pianto liberatorio era riecheggiato tra le pareti della sala e lui aveva posato gli occhi sulla creatura più bella del fottuto universo. Non pensava fosse possibile innamorarsi di nuovo, ma andò proprio così. Si era innamorato di nuovo di Emily e della sua perfetta minuscola bambina, il loro mix. La pelle era olivastra e il faccino era dolcissimo, quei pochi capelli che aveva erano biondi, come Emily quando era bambina, ma il taglio degli occhi era sicuramente il suo. Tutto intorno a loro era puro caos di gente che si spostava e infermieri che correvano, ma i loro occhi rimasero incollati al visino della bimba. Dopo quello, le cose si erano calmate, avevano spostato Emily e Nahla in una saletta più tranquilla e, lentamente, tutti i loro amici erano entrati per fare gli auguri e vedere quello splendore. Nel giro di un giorno, erano arrivati anche le famiglie di entrambi – dopo un’imbarazzante telefonata in cui Zayn piangeva ripetendo “sono padre” – che si erano innamorate, come tutti, del piccolo fagotto. Nahla Malik, nata l’8 settembre, aveva già stregato chiunque, compreso lo stoico nonno Yaser che, nel tenerla in braccio, si era palesemente trattenuto dal versare qualche lacrima.
“Zayn, sei ancora con noi?” Domandò Lucy, sventolandogli una mano sotto gli occhi per svegliarlo dal suo stato catatonico.
“Sì, io..ero perso tra i miei pensieri.” Mormorò, finendo in un sorso il suo caffè.
“Abbiamo notato.” Rispose, spalleggiata da sua figlia che, in cinque anni era indubbiamente cresciuta e aveva preso il carattere di Emily. Zayn sospirò: già gestirne una era difficile, ora ci si metteva pure la figlia. “Stavo pensando di portare Nahla in giardino a giocare, così tu puoi svegliare Emily con calma. Che ne pensi?”
“Se non ti è di disturbo fai pure. Prima, però, la signorina si deve lavare i denti e togliere il pigiama.”
“La porto io, ne approfitto per farle provare il completino nuovo che io e Michey abbiamo scelto per lei.” Alla bambina si illuminarono gli occhi.
“Grazie zia!” Nahla si sporse per dare un bacio sulla guancia del padre – tirandolo giù tramite strattoni alla maglia – e sparì con la donna, lasciandolo solo nella cucina. Il ragazzo si premurò di preparare del tea e mettere dei biscotti al cioccolato su un piattino, poi portò il tutto su per le scale, facendo attenzione a non cadere. Aprendo la porta trovò la sua compagna ancora immersa tra le coperte, ma con il computer acceso sul cuscino, mentre parlava con qualcuno a voce bassa – probabilmente un qualcuno che l’aveva svegliata tramite notifiche di videochiamata su Skype –. Così non si stupì quando, dopo aver posato la colazione sul comodino, si trovò di fronte la faccia di Giulia e del piccolo Tommy che, raggiunto ormai l’anno di età, aveva una massa di riccioli scuri sulla testa.
“E buongiorno anche a te, bel tenebroso.” Lo salutò, muovendo in contemporanea la manina di suo figlio per farlo salutare. Zayn guardò interrogativamente la sua fidanzata, sedendosi poi sul bordo del letto.
“Giulia ha trovato un sito di fan fiction sulla band.” Spiegò, scrollando le spalle.
“Già, e tu sei l’oscuro principe Malik.” Tommy gorgogliò una risata, quasi volesse dare ragione alla madre. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e preferì concentrarsi su questioni più importanti.
“Come state?” Chiese, ignorando quindi i discorsi sulle sue recenti letture.
“Bene, la distanza con Harry si fa sentire, ma noi abbiamo la pelle dura.” Rispose, facendo oscurare lo sguardo di Zayn, consapevole che nel giro di quattro mesi Emily sarebbe stata nella sua stessa situazione. “E poi tra un pio di settimane siete in pausa. Quindi più Harry per noi fino alla prossima tappa.”  Il bambino si lasciò scappare un balbettio che sembrava avesse il significato di ‘papà’ e questo gli ricordò che quella era anche la prima parola che Nahla aveva detto, dopo settimane che Zayn provava a farla parlare. ‘Papà’ o ‘pappa’, ma lui era decisamente più propenso verso la prima. “Voi invece come state?”
“Ho costantemente sonno, i gemelli mi tolgono il doppio dell’energia. E non riesco a lavorare in questo stato.” Zayn le baciò una tempia, accarezzandole successivamente i capelli con una mano.
“Non dirlo a me. Sono appena rientrata al lavoro e vorrei già farmi mettere incinta di nuovo pur di starmene a casa.” Emily scoppiò a ridere, pensando a tutti i soldi che dava come paghetta a sua sorella minore per guardare il nipote. Un po’ come Waliyha con Zayn.
“Beh, puoi sempre richiedere di lavorare da casa, no? Non penso sia fondamentale la tua presenza in redazione.”
“Pensi che in un posto come Vogue tu possa permetterti passi falsi?” 
“Non ti licenzierebbero mai. Sei pur sempre la fidanzata di Harry Styles.”
“Promessa sposa, prego.” La corresse. “Comunque questo mese mi tocca scattare le foto per il mio stesso articolo, quindi la mia presenza in sede è molto fondamentale.
“Beh, allora buon lavoro.” Le augurò.
“Mmh, hai sentito le ragazze?” Domandò l’amica prima di staccare. “Questa settimana sono tutte a Londra, volevano fare una rimpatriata ora che Caroline è tornata da New York.”
“Invio un messaggio su what’sapp dopo aver fatto colazione.”
“Ottimo piano. Ci sentiamo dopo allora.”
“A dopo!” Emily riuscì finalmente a chiudere il computer e girarsi per stampare un bacio sulle labbra del suo ragazzo. “Buongiorno.”
“Ti ho portato la colazione.” Le indicò il vassoio sul comodino. “Nausea?”
“Non stamattina.” Disse soddisfatta, mettendosi seduta tra le sue braccia per poter bere il tea. “Nahla?”
“E’ fuori con Lucy.” La tranquillizzò. “I miei calciatori invece?”
“Sono stranamente calmi.” Ribatté, prendendo la tazza per bere il liquido ancora tiepido, sgranocchiandoci insieme i biscotti.
“Cosa faremo quando saranno nati?” Chiese quindi, buttandola lì quasi come se fosse una domanda posta a caso. Sapevano entrambi che non lo era.
“Penso andrò a stare dai miei per un po’.” Rispose lei, guardando la sua espressione di disaccordo con un cipiglio. “Non fare quella faccia, Malik. Lo sai anche tu che è meglio per tutti.”
“Vorrei davvero avervi vicino.” Emily sorrise intenerita e lo baciò lievemente.
Amore..” Richiamò la sua attenzione, posando la tazza sul vassoio. “La vostra popolarità aumenta e io devo lavorare, oltre che seguire le pesti.” Cercò di farlo ragionare, accarezzandogli la barba. “E lo sai anche tu che non potrai stare dietro ai tuoi figli con tutti i tuoi impegni.” Bloccò in anticipo la sua replica. “Quindi è meglio per tutti se me ne vado per un pochino a Los Angeles.”
“So che è la cosa migliore, ma non riesco a pensare di avervi così lontani per così tanto tempo.” Mormorò. “Ho paura che la distanza–” Non riuscì a finire la farse che subito spostò lo sguardo altrove, irrigidendo i muscoli. Emily però aveva capito: Zayn aveva paura che la loro storia finisse come quella di Liam, Niall e Louis.
“Ehi, guardami.” Lo spronò. “Noi abbiamo una bellissima bambina insieme, e altri due stanno arrivando a renderci le vite un disastro di pannolini.” Mormorò, facendogli presente che quello era un ulteriore legame tra loro, a differenza degli altri ragazzi. “Io non ti toglierei mai la possibilità di vedere i tuoi figli, qualsiasi cosa succedesse. Ma soprattutto non ti permetterei, a principio, di lasciarci, o di permettere alla distanza di distruggerci, okay?” Lo guardò negli occhi. “Sarà difficile, ci saranno momenti in cui vorremo rinfacciarci la reciproca assenza, oppure avremo così tanta voglia di vederci da stare male. Però staremo bene. D’accordo?” Concluse lei con le lacrime agli occhi, ovviamente dando la colpa agli ormoni. “Ti amo, e amo la nostra famiglia. Le cose funzioneranno, ne sono certa.” Lui rimase in silenzio, poi la coprì con il suo corpo e se la strinse al petto, ripetendo sequenze di ti amo.
“Ti amo così tanto, Emily, da non riuscire neanche a pensare un futuro senza di te.” Le baciò i capelli. “Verrò a trovarvi ogni volta che non avrò impegni, lo giuro. Non sentirete nemmeno la mia mancanza.” Le accarezzò la pancia con amore. “Nessuno di voi.”
“Ti credo. Sono sicura che andrà tutto bene.” Annuì, ancora appoggiata al suo petto, del tutto commossa.
 
Jason.”
“No.”
“Dai, Jason Malik suona bene.” Rispose Zayn, mettendo un indice nel libro di nomi per neonati per tenere il segno.
“Ma fammi il favore. Jason non è il nome di quel tizio con la maschera e la motosega?” Mormorò lei, rannicchiata ancora a letto in quella soleggiata mattinata, le gambe del suo uomo usate come cuscino.
“E quindi?” Sbuffò lui.
“Cambia nome.” Zayn alzò gli occhi al cielo e tornò a sfogliare le pagine.
Montgomery?”
“Da Venerdì 13 ai Simpson? Sei serio?” Si lamentò, alzando lo sguardo con disappunto.
“Cos’ha che non va questo?”
“Tutto?” Gli fece presente. “Già c’è il gemello che ha un nome antico. Cerchiamo qualcosa di attuale per fagiolino-due.”
“Ok, concedo che Walter sia un po’ datato.” Disse, pensando con amore a quando Emily aveva voluto che uno dei due gemelli si chiamasse come suo nonno. “Ma tanto nessuno usa più i nomi interi, basterà che si presenti con un soprannome.”
“Comunque non facciamone uno schema, Zic.”
“E invece facciamone uno schema!” Si impuntò, quasi come colto da un’illuminazione. “Così non facciamo un torto a nessuno dei due; torto che potrebbero rinfacciarci più avanti negli anni.” Lei alzò gli occhi al cielo e tornò a non prestargli attenzione. “Che ne dici di Zachary? Può abbreviarlo in Zac.”
“Lo stai facendo a causa del fatto che ti chiamo Zic?”
“Zic e Zac.” Emily scoppiò a ridere e lo guardò scuotendo la testa esasperata da quanto fosse fuori di testa.
“Hai bevuto?”
“Ma cos– No!” Rispose oltraggiato.
“Fumato?”
“Emily!”
“Sei sicuro?”
“Ti odio.” Borbottò mettendo il broncio.
Non mettere il broncio, Zic.Lo baciò. “Sai che effetto mi fa.”
“Oh si, non vedo l’ora che sguinzagli i tuoi ormoni.” La baciò ancora più a fondo, lasciando da parte il libro e concentrandosi nel levarle la maglia – che per inciso gli apparteneva –.
“Non faremo sesso qui.” Lo bloccò subito, baciandogli il collo.
“Ma come– perche?”
“Non farò sesso con mio fratello al piano di sotto, Zayn. Scordatelo.” Si mostrò categorica, ingoiando però l’acquolina che le veniva a pensare di mettere le mani sul corpo del compagno.
“Ma loro lo avranno sicuramente fatto quando ci sono venuti a trovare a Londra.”
“Ma loro non hanno una figlia che potrebbe aver bisogno di noi da un secondo all’altro.”
“Ma Nahla–” Fu bloccato da una risata e l’urlo ‘ammee’ proveniente dal piano inferiore, il che le fece alzare le sopracciglia come per dire ‘visto?’.
“E’ proprio vero che quando nascono i figli, la vita sessuale diventa un lontano ricordo.”
“Bugiardo melodrammatico. Chi è che ieri ha ricevuto un pompino del buongiorno?” Rispose lei.
“Ieri! E comunque–” Avvicinò la bocca al suo orecchio. “–non sarà mai soddisfacente come seppellirmi dentro di te.” Sussurrò, facendo scendere una mano dentro i suoi slip.
“Levati di dosso.”
“Peccato, micetta, le mie dita magiche erano pronte.” Zayn ritrasse la mano ed Emily ringhiò di frustrazione.
“E’ ora di pranzo e nostra figlia reclama la nostra attenzione. Vediamo cosa riusciamo a fare più tardi.” Il mulatto si aprì in un sorrisone e saltò giù dal letto. Lei sospirò sconfitta. “Un bambino troppo cresciuto.”
 
Erano a pranzo tutti insieme, con Michael e Zayn che parlavano di calcio, quando suonarono al campanello. Lucy andò ad aprire mentre Emily prendeva la sua seconda porzione di funghi e poco dopo altre due persone entrarono in sala.
“Ma guarda guarda!” Disse una voce femminile.
“Zia Dana!” Urlò la bambina, saltellando più dalla sedia per abbracciare la zia. 
“Non saluti anche me?” Chiese il fidanzato abbassandosi per poterla prendere in braccio.
“Ciao zio.” Axel le sorrise e andò a salutare Emily, che si era alzata, con un bacio sulla guancia.
“Radiosa come sempre.”
“Incinta come sempre.” Si intromise Dana dopo aver salutato tutti, mettendole una mano sulla pancia. “Mi fai quasi sentire in colpa per non aver avuto ancora figli.” Disse, ridendo poi del fidanzato che era sbiancato. “Scherzavo, amore, respira.”
“E’ arrivato il tuo turno delle frecciatine sui figli? Di già?” Chiese Michael, battendogli una mano sulla spalla, mentre Nahla scendeva dallo zio per andare da sua madre.
“Almeno una volta a settimana.” Sussurrò terrorizzato, ricevendo una pacca anche da Zayn.
“Uh, allora non scherza.”
“Mettiti ai ripari, amico.” Consigliò il più grande dei tre.
“Posso sempre prestartene uno dei miei. La nostra casa sta per diventare affollata.”
“Declino l’offerta, grazie mille. Le ho persino preso un cane per farla smettere di pensare ad altri esseri in giro per casa.” Confessò Axel.
“Uh, non dirlo a Nahla ti prego. Sono mesi che chiede un cucciolo.”
“Essendo così simile alla madre, userà i suoi fratelli come animali domestici. Te lo dico per esperienza.” Axel rise nel vedere l’espressione di Michael.
“Se anche i gemelli prenderanno il suo carattere, sarò io il cagnolino.” Borbottò Zayn, già consapevole di come sarebbe andata a finire.
“E tu? Lucy lancia frecciatine?” Domandò il più giovane.
“Al momento sta facendo pratica con le piante, ma..non ha esattamente il pollice verde. Quindi, finché non riuscirà a tenere in vita quelle, io sono salvo.”
“E poi c’è Zayn che è a quota tre.” Zayn guardò Axel e, nonostante i loro discorsi, sorrise. “Il tempo sembra passato in un soffio.”
“E’ vero. Sembra ieri che volevo picchiare Zayn per come aveva trattato mia sorella.”
“Mi sono fatto perdonare alla grande in questi anni. Adesso abbiamo una bella stabilità, sono soddisfatto di ciò che io e lei abbiamo passato.”
“Come quella volta che ti sei dimenticato il vostro anniversario e lei ti ha fatto dormire sul pianerottolo di casa?” Domandò Axel. “Duncan e i ragazzi hanno riso per mesi.” Non si era dimenticato dell’anniversario, aveva solo confuso i giorni. Era un momento un po’ stressante con i primi eventi musicali importanti e tutto il resto, quindi la sua mente aveva fatto cilecca una volta. Pesava fosse il giorno dopo rispetto a quello effettivo: comunque Emily l’aveva sul serio lasciato fuori di casa per una notte intera. Da quel momento la data è scolpita più a fuoco di prima. Non ci teneva a ripetere l’esperienza.
“Come va il lavoro, Ax?” Chiese Emily, intromettendosi nei discorsi degli uomini e infilandosi sotto il braccio di Zayn come un gatto.
“Alla grande. Abbiamo appena finito con ‘Nightmare Before Christmas’ e pare che qualcuno di importante ci abbia notato là a Broadway.”
“Oh mio dio, chi?”
“Pare che recentemente Katy Perry abbia rubato dei ballerini a Taylor Swift e quindi lei si trovi a corto.” Comunicò Axel, gonfiando il petto con orgoglio.
“Katy Perry non ha rubato nulla, paga solo di più.” Commentò Dana.
“Comunque sia, chi si occupa dei ballerini per il suo tour ha chiesto di noi.”
“Wow, ma è fantastico!” Si congratulò Lucy, mentre Nahla tirava l’orlo della maglia dello zio Michael in cerca di spiegazioni.
“Sarebbe una bella svolta.” Disse il ragazzo. “Ma nulla di questo sarebbe successo se non fosse stato per te, Emily. Quel gesto alla fine della competizione di Street Dance, il lasciare a noi i soldi della vincita, ci ha fatti decollare.” Le prese una mano e la baciò con un vero gentiluomo. “Ti saremo sempre grati, lo sai questo?”
“Troppe smancerie, mi fai arrossire. E comunque non ho fatto nulla di eclatante.”
“Per noi è stato davvero importante.”
Rimarcò.
“Accetta i suoi ringraziamenti o non si scollerà più.” Rise Dana, pendendo in giro il fidanzato.
“Oh–” Emily sorrise. “–ringraziamenti accettati.” Gli accarezzò la mano. “Quando si faranno vedere gli altri?”
“No ne ho idea. Al momento sono a New York che si riposano dopo la fine del musical.” Fece un sorriso pensando alla sua crew soddisfatta. “Solo io e Dana siamo volati fin qui perché sapevano da Lucy che vi sareste fermati due giorni.”
“Che bel pensiero, grazie!” Sorrise più ampiamente. “Magari mando un messaggio sul gruppo più tardi.”
“Ottima idea!” Disse lui. “Ma io sono venuto perché volevo vedere la principessina!” Il ragazzo si scagliò su Nahla e la tirò nuovamente su, causandole una risatina. “Posso portarla a prendere un gelato vero?”
“Basta che la vesti bene o si prenderà il raffreddore.”
“Si mammina.” La prese in giro Axel, mentre Zayn gongolava soddisfatto perché la momentanea assenza della figlia avrebbe portato al via libera per i suoi ormoni. Emily vide la sua aria trionfante e gli tirò una gomitata nello stomaco mentre Michael e Axel si litigavano le attenzioni della nipote.
 
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Una settimana dopo, Zayn era in California per il tour, ed Emily ne aveva approfittato per uscire con le ragazze – dopo essersi messe d’accordo per messaggio –.
“Non dirmi, sono in ritardo.” Scherzò Duncan, mentre lei si sedeva nel tavolino del bar che avevano usato come punto d’incontro.
“Dimmi una volta in cui sono arrivate in orario.” Si sentii un brusio dall’altra parte del telefono.
“Luke suggerisce ‘mai’, Alexander dice ‘alle competizioni’.” Comunicò, facendo capire che erano tutti insieme nella loro casa comune di New York.
“Ma non agli allenamenti.” Rise. “Comunque, come vi stanno andando le cose?”
“Ti spiace se metto il vivavoce?”
“Assolutamente no.” Rispondendo si guardò intorno per scorgere l’ombra delle ragazze, ma nulla.
“Eccoci.” Comunicò Duncan. “Cosa dicevamo?”
“Ho chiesto come stanno andando le cose là a New York.” Ripeté.
“Siamo delle celebrità, Emmy.” Gongolò Tom, mentre Scott diceva “Ho delle fans!”.
“Axel mi ha detto che avete stregato Taylor Swift. Congratulazioni!”
“Oh, Axel!”  Si lamentò il fratello.
“Doveva essere una sorpresa!” Sentì da Dominik.
“Ops.” Si limitò a dire il più piccolo, tornato da poco nella Grande Mela dopo la visita che aveva fatto con Dana a Manchester.
“Comunque sono molto fiera di voi, finalmente avrete un ingaggio come quelli che sognavate quando eravate giovani.” Contò mentalmente fino a tre in attesa delle risposte alla sua provocazione.
“Aspetta, cosa stai insinuando?” Disse infatti Luke, spalleggiato da Rik con delle lamentele.
“Noi siamo giovani!” Le fece presente Alex.
“Si certo, come dite voi.” Li accontentò, non dando effettive soddisfazioni. Luke sospirò, poi chiese:
“A te come stanno andando le cose?”
“Nahla?”
“Zayn ti tratta bene vero?”
“I gemelli crescono bene?”
“Ok, calma, una cosa per volta.” Li bloccò quando le voci iniziarono a sovrapporsi. “Io sto benone e Nahla è con la sorella di Zayn al momento.” Iniziò. “I gemelli stanno bene, recentemente hanno imparato a calciare la mia vescica e farmi uscire di testa.”
“Riesci a lavorare senza problemi?” Domandò quindi Scott.
“Lavoro da casa, quindi nessun problema. Ho appena finito una collaborazione per il prossimo singolo di Charlie Puth.” Comunicò soddisfatta.
“Che donna impegnata.”
“Sì, beh, ogni tanto sono impegnata anche io.” Rise, vedendo poi – finalmente – arrivare Caroline e Tracy. “Ok, stanno arrivando le prime ragazze. Vi saluto.”
“Ci sentiamo, tesoro!” La salutò Luke, poi seguito a ruota da tutti gli altri. Lei chiuse la chiamata e si alzò in piedi per farsi vedere, facendo aprire un sorriso estasiato sulle labbra delle due sorelle.
“Ecco la mia donna incinta preferita!” La salutò Tracy, abbracciandola stretta.
“Fai piano, Tracy.” L’ammonì Carol, stringendola poi più pacatamente.
“Come state?” Chiese mentre si risedeva, ricevendo la risposta “molto bene” da entrambe.
 “Come vanno le cose in azienda?”Domandò a Caroline.
“Sto per prendere ufficialmente le redini come vice-presidenàte. Shane mi sta aiutando molto.”
“Già, nostro fratello si diverte moltissimo a fare da mentore.” Rispose la sorella con un sorriso.
“E tu Tracy? Come sta Joe?”
“Fin troppo bene. Stiamo pensando di trasferirci, gli hanno offerto una cattedra a Cambridge.”
“Come farai con il College?” Domandò.
“Continuerei gli studi di recitazione nella sede poco lontana Cambridge.” Rispose. “Non è un grande sacrificio per me.”
“La mia sorellina minore ha una storia stabile. Devo impegnarmi anche io prima che papà inizi a parlare di dargli un erede.”
“Mi dispiace molto per come è finita con Louis.” Mormorò, riuscendo finalmente  a parlarne con lei con calma.
“Sì, anche a me. Beh, semplicemente non era il momento giusto. Siamo entrambi troppo impegnati.” Disse con un sorriso amaro, non mostrando comunque segni di pentimento. “Magari un giorno sarà diverso.”
“Oh siamo arrivate giusto al momento delle confessioni!” Si palesò Mary, accompagnata dal resto delle ragazze, tranne Giulia, che era in ritardo. Emily  finì per salutarle tutte di fila, passando da Meredith a Francy, Jenna, Allyson e Mary.
“Di cosa stavate spettegolando?” Emily tentennò, non convinta di voler riaprire il discorso.
“Della fine della mia storia con Louis.” Comunicò Carol senza un apparente problema.
“Almeno è confortante non essere l’unica del gruppo ad avere una rottura alle spalle.” Disse Meredith, mentre Francy le batteva una mano sulla spalla in segno di compassione.
“Voi..come state?”
“Bene? Cioè ci sono stata da cane per un po’, nonostante la separazione l’avessi suggerita io, però mi rendo conto che non ci fosse altra soluzione.” Spiegò, sostenuta con un cenno della testa da Carol.
“Faceva più male stare insieme ma essere lontani e non potersi sentire.” Concluse Francy con un sorriso mesto.
“Che poi..io lo sento più di prima.” Aggiunse Meredith.
“Esatto, per questo dicevo che questo non era il nostro momento, evidentemente.” Chiuse la bionda, riprendendo le parole di poco prima. “Comunque non siamo qui per parlare di queste cose tristi.”
“Carol ha ragione. Parliamo invece delle tue pagnotte in forno.” Mary batté il cinque a Meredith per la sua similitudine azzeccata.
“Dio, scopate come conigli.” Rise Jenna.
“Vuoi ripopolare il mondo con tue piccole copie?” Domandò Allyson.
Mie? Ma se Nahla è la copia di Zayn.”
“Io non credo proprio.” La contraddisse Tracy. “Nahla è una tua miniatura.”
“Già, non fosse per il taglio degli occhi e la carnagione, si potrebbe dire che l’hai fatta da sola.”
“Se lo dite voi.” Lasciò cadere il discorso, prestando poi attenzione alla domanda che le stava facendo Caroline.
“Come avete intenzione di chiamare i prossimi arrivi?”
“Un nome l’ho già deciso da tempo: Walter in onore del nonno di Zayn. Visto quanto sia antico, quello sarà solo il nome su carta, quando penso a lui lo chiamo semplicemente Terry.”
“E’ un nome molto tenero.” Mormorò Tracy. “E l’altro gemello?” Emily sospirò al pensiero.
“Zayn è fissato che vuole chiamarlo tipo Zayn jr. ma non glielo permetterò per nulla al mondo.” Disse facendo ridere le altre. “Quindi per portare avanti la sua crociata, vuole chiamarlo Zachary così da abbreviarlo Zac e avere una discendenza dal suo soprannome Zic.”
“Zayn è furbo, devo ammetterlo.” Si complimentò Jenna.
“Beh, però Zachary è un bel nome.” Disse Mary, spostandosi un ciuffo di capelli dalla faccia.
“Devo ammettere che piace anche a me, ma non gliela darò vinta così facilmente.” Ammise con una risata.
“Sei crudele.” Risero.
“Ehi, sono io quella che partorisce tra i due. Quindi posso permettermelo.”
“Ehi, ragazze!” Giulia arrivò tutta trafelata. “Scusate il ritardo ma Thomas non voleva proprio stare con mia sorella oggi.” Dopo i vari saluti e aver ordinato qualcosa da sgranocchiare, i discorsi ripresero, questa volta spostando l’attenzione sull’imminente matrimonio di Giulia.
“Ancora non ci credo.” Disse Tracy con gli occhi a cuore. “Cioè già mi immagino Thomas con un piccolo smoking su misura.”
“E in tutto questo io non posso mettere tacchi o finirei per rotolare per le scale.” Borbottò Emily. “Non potevi aspettare a sposarti? Cioè chi ha mai visto la testimone con delle scarpe basse!”
“Aspettare ancora? E’ da un anno che siamo ufficialmente fidanzati e ha fatto la proposta.” Rise Giulia, beccandosi un paio di insulti dalla migliore amica.
“Manca poco ormai.”
“Già, come ti senti?”
“Elettrizzata sinceramente.” Si grattò la nuca. “Sto per diventare la signora Styles.”
“In università da noi non si parla d’altro.” Disse Mary, indicando Jenna che era sua compagna di corsi per la laurea in giornalismo. “E maledetto il giorno in cui hanno capito che siamo amiche vostre.”
“Conta che il nostro referente per la tesi, ci ha chiesto di portare il vostro matrimonio come progetto di laurea.” Disse Jenna.
“Un articolo di giornale correlato di foto.” Specificò l’altra. “Non sappiamo più dove sbattere la testa per far capire che non succederà.”
“Purtroppo la situazione è simile anche da me.” Borbottò Meredith. “Sarà che il corso di fotografia è collegato a quello di giornalismo, ma il ‘correlato di foto’ dovrebbe essere affidato a me.”
“Colpa vostra che avete scelto un College legato al mondo dei media.” Francy si strinse nelle spalle e Allyson si trovò d’accordo con lei, mentre le altre ringraziavano il cameriere che aveva finalmente portato gli ordini al tavolo.
“Mmh, a proposito. Come ti è andato quell’esame di sbarramento?” Chiese Emily a Francy, interessandosi ai suoi esami al Conservatorio, bevendo un sorso di latte .
“Mmh in realtà l’ho superato senza problemi, Niall mi ha dato un paio di consigli su come migliorare il vibrato.” Rispose ed Emily guardò Giulia quasi confusa: quei due si erano lasciati e continuavano a darsi consigli su come suonare la chitarra.
“Ah non guardare me. Non lo capisco nemmeno io.” Disse. “A te invece come vanno le cose, tirocinante?” Allyson sorrise.
“Bene direi, sarò l’insegnate di ginnastica più figa di sempre.”
“Ci scommetto.” Rispose Emily, mentre le altre discutevano su quanto Allyson fosse egocentrica. La ragazza sorrise a sentire nuovamente il brusio di tutte le amiche insieme. “Sono contenta che ci siamo potute rivedere tutte insieme.”
“Anche io, mi siete mancate.” Caroline annuì.
“E’ che ora siamo donne adulte e abbiamo tutte impegni diversi.” Si lamentò Tracy.
“Ma un impegno in comune l’abbiamo tra poco.” Ricordò Mary. “Il matrimonio della signora Styles.”
“Vero! Devo comprare un bel vestito.” Ricordò Allyson.
“Io devo comprare un accompagnatore sexy o rischio di venirci da sola al matrimonio.” Rise Jenna, facendo sorridere tutte al tavolo.
“Compralo a lungo termine, così sarai a posto anche per quello di Emily.” Mary la spintonò giocosamente.
“Sarebbe troppo lungo termine, lo pagherebbe tantissimo.” Scherzò la diretta interessata.
“Ma come? Non siete i prossimi nella linea di successione?” Domandò Tracy.
“Zayn non ha intenzione di sposarsi presto.” Rispose. “Comunque dobbiamo già stare dietro ai due nuovi arrivi.”
“Non ne sembri convinta.”
“Che vi devo dire?” Ribatté, scrollando le spalle.
“Beh, stai praticamente ammettendo di volerlo sposare.”
“Già, sembrano parole così strane dette da te.”
“Stiamo insieme da sei anni, abbiamo una figlia e altri due sono in arrivo. ” Ricapitolò. “Siamo una famiglia. E’ piuttosto ovvio che voglia metterlo su carta.” Aggiunse con tranquillità. “Comunque non succederà al momento, quindi mettetevi l’anima in pace.” Concluse quindi, notando il sorrisetto di Giulia, ma non facendoci troppo caso, distratta poi da Jenna.
 
Riuscì a capire il motivo di quel sorrisetto solo dopo la deliziosa cerimonia del matrimonio di Giulia ed Harry. Erano in campagna, avevano celebrato il matrimonio in mezzo alla natura, appena fuori da un’enorme cascina dove sarebbero continuati i festeggiamenti. Erano state invitate moltissime persone da entrambi i lati; amici, famiglie – comprese le famiglie degli altri ragazzi e di Emily come amici stretti di famiglia – e conoscenti vari, fino ad arrivare a riempire l’aperta campagna in cui si trovavano a celebrare.
Emily era ancora emozionata – e gli ormoni non erano d’aiuto – nel vedere la sua migliore amica vestita da sposa a braccetto di suo marito, ricordandola semplicemente come la ragazzina in pigiama seduta sul divano di camera sua. Il tempo era passato in un lampo ed Emily si trovò fiera di ciò che Giulia era diventata: una donna meravigliosa con idee chiare e una splendida vita di fronte a sé.
Stava ancora cercando di reprimere quei suoi pensieri disgustosamente dolci, quando venne portata da Lucy e Dana in mezzo alla calca di ragazze che aspettavano di poter prendere il bouquet lanciato dalla sposa. Sembravano tutte molto in competizione per prendere quel mazzo di fiori ed Emily si trovò a ridacchiare vedendo Tracy in posizione per afferrarlo.
Di certo non si aspettava di vedere la sua migliore amica fingere di lanciarlo, per poi girarsi e puntare a grandi falcate verso di lei. Si fermò di fronte e le consegnò in bouquet, facendole un occhiolino, mentre Emily lo afferrava con mani tremanti.
Si voltò solo quando sentì qualcuno bussarle sulla spalla e sentì il cuore tramarle trovandosi di fronte Zayn e sua figlia, in smoking e vestitino azzurro.
Guardò come a rallentatore il suo fidanzato sussurrare qualcosa nell’orecchio di Nahla e la bambina sorridere e consegnare una scatolina rossa vellutata al padre. Quando Zayn lasciò la figlia a terra e si piegò su un ginocchio, Emily sentì le gambe cedere. Portò le mani di fronte alla bocca e trattenne le lacrime a fatica, senza che lui avesse ancora parlato.
“Emily Allen..” Iniziò, mettendo su un sorriso dolce. “..tu sei una donna straordinaria che mi ha fatto scoprire cosa voglia dire amare ed essere amato. Mi hai dato una figlia bellissima e ne abbiamo altri due in arrivo ad allargare ancora la nostra famiglia. Non riesco più a pensare alla mia vita senza di te; sei la ragione per cui mi sento fortunato ogni giorno e il motivo per cui sorrido.” Disse, prendendo poi tempo per aprire la scatolina in un sospiro e tornare a guardarla negli occhi. L’anello brillava luminoso a causa dei piccoli diamanti e sembrava quasi eguagliare la brillantezza del sorriso del suo ragazzo, ancora in ginocchio davanti a lei. “Quindi mi faresti lo straordinario privilegio di diventare mia moglie?” Fu a quel punto che sentì le lacrime bagnarle il viso: iniziò a singhiozzare – sempre per colpa degli ormoni, lei non era così sentimentale – e annuì febbrilmente, quasi staccandosi il collo per la forza che metteva nell’annuire. Zayn si alzò dalla sua posizione e le sorrise di più, chiedendo “Mi sposi?” con l’anello pizzicato tra il pollice e l’indice, pronto a infilarlo.
“Sì, sì, sì.” Disse quindi, sentendo così giusto il lieve peso dell’anello appena infilato al suo anulare. Si attaccò al collo del suo futuro marito per abbracciarlo e lui le accarezzò la schiena per aiutarla a calmare il pianto, mentre intorno tutti applaudivano commossi.
Nahla ci mise poco a sentirsi tagliata fuori, quindi tirò la giacca del padre per farsi tirare su. Si strinsero in tre, mentre Emily si guardava intorno per leggere le espressioni dei suoi amici. Con le ragazze al completo che si asciugavano furtive sotto gli occhi; i ragazzi – One Direction e street dancers – che iniziavano cori imbarazzanti; Dana la cui espressione era nascosta dalla fotocamera con cui presumibilmente stava registrando il momento; Lucy, Michael e Doniya che li guardavano fieri della strada che avevano fatto; Waliyha che sorrideva rilassata e Safaa che saltellava felice; Agnese, Tony, Patricia e Yaser – addirittura quell’uomo aveva gli occhi lucidi – che sembravano essere troppo poco scioccati per delle persone all’oscuro della proposta, Emily sentiva quel momento come il migliore della sua vita fino a quel momento. Intercettò lo sguardo di Giulia mentre aveva ancora la testa appoggiata alla spalla di Zayn e sua figlia le metteva le mani tra i capelli; le sorrise e mimò un “Grazie” per aver condiviso il suo giorno speciale con lei e spartito quello che sarebbe dovuto essere solo il suo momento di notorietà. Giulia si asciugò sotto gli occhi e contraccambiò il sorriso, aggiungendo un “Ti voglio bene” che quasi rischiò di farla piangere di più.
Inutile dire che subito dopo vennero circondati dalle loro famiglie a fare domande e dai loro amici per vedere l’anello; un brusio che servì solo a scaldarle il cuore, convinta sempre di più che quello sarebbe stato il suo “per sempre felici e contenti”.


 
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Ciao a tutte, long time no seeeeee!
Finalmente la Choppers è qui per farvi capire di più del progetto che vi avevo anticipato.
Quello che voglio fare, è uno zoom nella vita quotidiana degli Zamily e farvi assistere all'evolversi della loro storia.
Questa raccolta di OneShots sarà divisa in 3 capitoli, 3 momenti importanti nella vita dei personaggi.
Le pubblicazioni sono, come sempre, una sorpresa: ho già la struttura del secondo capitolo, ma devo scriverlo ancora per esteso e con l'università e le sessioni il tempo è poco.
Come sempre vi chiedo pazienza ahah
Sto lavorando ad altri progetti nel mentre (che non c'etrano con questa storia), ma anche quelli non so quando verranno fuori, ovviamente.
Con questo vi saluto momentaneamente: ci vedremo al secondo capitolo della raccolta con qualche dramma in più di questo qui.
Love ya,
Giulia.


 
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I Missing Moments della storia principale:
Non mettere il broncio, Zic! (sogno di Emily)
A perfect date, maybe? (appuntamento Giulia/Harry)
Un nuovo interessante inizio per Tracy. (Tracy e il prof Joe di filosofia)
Che stupidi sono stati a non farlo prima. (com'è nata la storia Liam/Meredith)
A love story like in books. (semplicemente Niall/Francy)
Miami for two. (Louis/Caroline a Miami)


OS rossa Larry
They don't know about us.


OS TeenWolf:
Like a Phoenix rising from the ashes.


OS The Avengers:
Accident at 3 A.M.





Vi lascio ancora i miei contatti e il link del trailer ;)
Ask dei personaggi: http://ask.fm/FanFiction_YLIMD
 

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Capitolo 2
*** 10 years - Parte 1 ***


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10 anni dopo – Parte 1
 
Emily stava oscillando sulla sedia a dondolo che sua cognata le aveva regalato per la nuova casa a Londra, un’unghia pizzicata tra i denti mentre fissava la pagina delle sue note sull’iPad.
“Come fai a non avere idee? Insomma tu sai sempre cosa scrivere!” Mormorò Giulia dall’altra parte del telefono.
“Non è che non abbia idee. Semplicemente non so come incastrale così da avere un risultato sensato.” Rispose, sentendo poi i gemelli litigare nella stanza di fianco. “Zac, non far piangere tuo fratello!” Urlò quindi, massaggiandosi una tempia.
“Dovresti mettere in ordine le idee in un posto tranquillo e silenzioso.” Consigliò l’amica, rendendosi conto che il suo ‘non riuscire a lavorare fosse dovuto al caos che regnava in casa.
“Quindi dovrei scappare di casa.” Giulia rise.
“Potrebbe essere una soluzione, in effetti.”
“Sì, per poi rischiare che Zayn faccia andare a fuoco la cucina caricando la lavastoviglie.” Borbottò. “Ho speso troppo tempo e soldi in questa casa per farla esplodere, grazie tante.”
“Allora potresti iscrivere i gemelli a qualche corso extrascolastico.”
“Giulia, hanno cinque anni.” Le ricordò divertita.
“Era per dire! Ovviamente non intendo un vero corso extrascolastico, ma qualcosa come basket per pulcini.”
“Cioè quello che ha fatto Tommy da quando ha imparato a camminare?”
“Lo faccio per lui. Così quando sarà grande sarà già molto bravo in uno sport e bello muscoloso. Le ragazze impazziranno per il mio bambino.”
“Non usare quella scusa, madre degenere! L’hai fatto per mandarlo via di casa quando Harry torna dai tour e vuoi avere casa libera.” La prese in giro.
“Una vita sessuale attiva e funzionante è alla base di una relazione sana, lo sai anche tu.” Rispose a tono.
“Non che abbia avuto tempo di pensare alla mia vita sessuale nell’ultimo periodo. Tra il mio lavoro e il suo, il tempo del sesso è drasticamente sceso.” Sbuffò. “E comunque se iscrivessi i gemelli a basket, Zayn non mi parlerebbe più. Li chiamava calciatori da prima che nascessero.”
“Iscrivili dove ti pare, Emily, non era quello il punto del mio discorso!” Emily rise e poi fu distratta dall’entrata in stanza di Zayn, un borsone vuoto tenuto per il manico. Lei lo guardò con un sopracciglio alzato, chiedendosi cosa stesse facendo, mentre la sua amica ancora parlava al telefono. Lo vide prendere alcuni dei suoi vestiti e buttarli nel borsone di fretta, facendole capire ancora meno.
“Scusami Giuls, ti richiamo dopo, okay?” La liquidò, cercando di capire cosa stesse facendo l’altro con quel borsone. Non le lasciò quasi il tempo di rispondere che già aveva attaccato, volgendo la sua completa attenzione al marito. “Zayn?”
“Blu o nero?” Chiese lui, alzando due grucce con delle giacche sopra.
“Nero.” Rispose lei d’istinto, poi scosse la testa e tornò al punto principale. “Che cazzo stai facendo?” Domandò mentre lui stava ancora guardando le due giacche, per poi fare spallucce e mettere arrotolata nella valigia quella nera.
“Devo andare a Dublino per un paio di giorni.” Sospirò stanco.
“Cos– ma come! Sei appena tornato.” Disse lei, alzandosi dalla sedia. “Sei stato via tre settimane Zayn, e sei tornato da nemmeno dieci giorni.” Gli ricordò, facendolo sospirare ancora.
“Lo so, amore.” Mormorò, lasciando cadere il borsone a terra per stringerle il viso tra le mani. “Lo so. E ti giuro che vorrei non andare.” Lei fece per liberarsi della stretta, ma lui intensificò la presa. “Ti giuro che vorrei rimanere qui a fare la colazione alle pesti al mattino o abbracciarti mentre dormi. Ma Cowell ci ha richiamati perché c’è un progetto in ballo parecchio grosso questa volta.” Emily si esibì in un broncio che Zayn subito baciò via per quanto fosse adorabile. “Abbi ancora un po’ di pazienza, poi mi prendo una pausa e sarò tutto vostro.”
“Non è giusto.” Borbottò ancora. “Tra gli impegni di gruppo e quelli da solista, non sei mai a casa nell’ultimo periodo.” L’uomo sospirò nuovamente.
“Mi dispiace. Vedrai che questo periodo passerà.” La rassicurò. “E quando sarà passato andremo tutti e cinque in vacanza.” Le promise, baciandole di nuovo le labbra.
“Certo, sempre se a quel punto io sarò riuscita a finire il mio di lavoro.” Borbottò, mentre Zayn scendeva a baciarle la mandibola. “Sono parecchio indietro a causa tua.” Lui rise con le labbra sul suo collo, trovando il suo tono di voce particolarmente dolce. Emily alzò li occhi al cielo, piegando lievemente la testa per dargli un accesso migliore.
“Perché ti distraggo?” Chiese innocentemente.
“E perché non sei mai a casa e non ho tempo di lavorare per stare dietro ai tuoi figli.” Gli lanciò la frecciatina.
“Ma quando torno mi faccio sempre perdonare.”
“Ringrazia di avere un pene allora.” Rispose quindi, portando le mani tra i capelli della nuca di lui e tirandoli lievemente per fargli alzare il viso.
“Lo sapevo, mi hai sposato solo per usarmi a letto.” Zayn fece il labbruccio e lei trattenne un risolino, baciandolo subito dopo.
“Quello e perché sei ricco.”
“Contando che lavoro per l’agenzia di proprietà della tua famiglia, non credo tu abbia fatto un grande affare allora.” Lei rise e scosse la testa sconsolata: gli anni passavano ma lui rimaneva un gran deficiente. Lo amava così tanto. Lo baciò di nuovo, poi un’altra serie di urli li bloccarono con un sospiro: Zac e Terrie stavano continuando a litigare.
“Vado io. Tu finisci la tua telefonata con Giulia.”
“Grazie.” Rispose. “Quando parti?”
“Domani mattina presto. Torno mercoledì pomeriggio e andiamo a cena fuori. Noi due.” Le disse facendole un occhiolino. Lei annuì con un sorriso prima che Zayn scomparisse dalla porta per andare a calmare le guerre civili tra i due gemelli. Emily si lasciò quindi cadere sulla sedia e fece ripartire la chiamata con l’amica.
“Dicevamo a proposito dello scappare da questa casa?” Disse, sentendo l’altra gemere disperata.
“Fammi indovinare, li hanno richiamati al fronte.”  
“Bingo.” Sbuffò.
“Vediamo cosa mi dirà Harold appena tornerà dal parco con Thomas.” Borbottò. “Comunque io non capisco il senso di questa divisione tra attività del gruppo e attività da solisti. In contemporanea. Cowell è impazzito per caso?”
“Non posso nemmeno chiedere a mio fratello o mio padre se l’agenzia è impazzita, loro non si occupano di quella sezione di azienda.” Giulia sospirò ed Emily sbloccò l’iPad per portarsi un po’ più avanti, sicura che dalla partenza di Zayn non avrebbe più potuto mettersi al lavoro se non la sera tardi.
“Comunque questo periodo finirà e giuro che a quel punto trascinerò Harry in vacanza in un posto dove non prendano i telefoni.”
“Cowell vi raggiungerebbe comunque. Si è dato al paracadutismo di recente.”
“Che gioia! E’ come avere un piccolo parassita attaccato alla manica.” Emily rise per il tono di voce dell’amica, poi sentì del casino dall’altra parte della cornetta. “Oh, sono tornati a casa finalmente, pensavo ci avessero messo le radici al parco.”
“Va bene, allora ti lascio ai tuoi ragazzi, io vado a controllare cosa stanno facendo i miei.”
“Okay, ci sentiamo dopo allora.” Si salutarono, poi Emily si alzò e si scrocchiò la schiena, girandosi appena in tempo per vedere sua figlia zampettare in camera sua, di ritorno dalla cucina. “Nahla?” La chiamò e la bambina si fermò, guardando sua madre con un sorriso sdentato, la bocca sporca di cioccolato.
“Si mammina?” Emily trattenne un sorriso per quanto fosse manipolatrice e ruffiana quella piccoletta.
“Hai per caso mangiato qualcosa in cucina mentre io e tuo padre eravamo impegnati?”
“Io?” Chiese drammaticamente. “No, non sono nemmeno andata in cucina.” Emily incrociò le braccia davanti al petto.
“Ah no? Ne sei sicura?” Nahla sembrò pensarci un secondo – sicuramente chiedendosi se dovesse confessare o no – poi annuì. “No perché pare tu sia sporca di cioccolato, per la precisione della torta al cioccolato che tua zia ha fatto ieri.” Gli occhioni scuri della figlia si spalancarono e poi con nonchalance si pulì i lati della bocca, alzando le spalle come se non sapesse di cosa la madre stesse parlando. “Quindi se vado giù, troverò la torta ancora intera?” A quello Nahla non seppe più rispondere e si trovò ad abbracciare la vita della mamma con il broncio.
“Io non volevo mangiarla, giuro!” Emily alzò gli occhi al cielo e le accarezzò la testa.
“Chi ti ha obbligata stavolta? Era sempre una strega? Stavolta un  folletto?”
“La fata delle torte!” Esclamò convinta, alzando lo sguardo per guardare il viso della donna.
“Ah si? E la fata delle torte sa che vista questa bravata, la tua cena sarà servita dalla fata delle verdure?” Il sorrisetto di Nahla si spense e mise su il broncio, sperando di fare pena.
“Non esiste la fata delle verdure.” Rispose la bambina con tono lamentoso.
“Comunque sia le verdure sono ciò che mangerai stasera.”
“Ma–”
“Nessuna lamentala, principessa. Ora vai a lavarti il viso e i denti.” Le lasciò un bacio sulla testa, vedendola poi sbattere i piedi fino in bagno.
“Che ha combinato stavolta?” Domandò Zayn alle sue spalle, Zac in braccio e Terrie attaccato alla sua gamba.
“Ha mangiato qualcosa che non doveva.” Rimase vaga così da evitare i capricci dei gemelli che avrebbero voluto poi anche loro la torta. Si abbassò per prendere in braccio Terrie e baciò suo marito sulle labbra, facendo fare dei versi schifati ai bambini.
“Perché mamma?” Chiese Zac come se lei gli avesse fatto un torto.
“Perché io e vostro padre ci amiamo.”
“Non possono amarsi lontani da noi?”
Sussurrò un fratello all’altro, facendo ridere Zayn.
“Dai, lasciate in pace la mamma e tornatevene a giocare. Senza litigare.” Li ammonì, rimettendo a terra Zac. Terrie in braccio a lei oscillò per convincerla a metterlo a terra, poi corse dietro al gemello, rientrando in camera.
“Me la segno questa, lo rinfaccerò quando saranno loro a portarsi le fidanzate a casa e vorranno pomiciare in camera loro.” Borbottò Emily. “Famiglia di ingrati.”
“Sono bambini, che vuoi farci.” Le disse, baciandola di nuovo, questa volta più intensamente. Subito dopo Zayn sospirò e la guardò. “Vado a finire di fare il borsone.” La donna mise il broncio e lui la baciò ancora. “Saranno solo un paio di giorni.”
“Mi mancherai lo stesso.” Borbottò.
“Anche tu Emmie, ma tornerò prima che tu possa accorgertene. E poi saremo a cena fuori, possiamo chiedere a mia sorella di guardarci le pesti.” Lei annuì con un sospiro, portando le braccia intorno al suo collo per abbracciarlo e posare la testa sulla sua spalla. Lui le baciò una tempia e rimase fermo a coccolarla.
Questo finché i suoi figli non decisero di mettersi nuovamente a litigare.
“Pausa conclusa.”
“Andiamo a sedare la rivolta.”
 
Come aveva ipotizzato, in quei giorni senza Zayn era riuscita a lavorare ben poco. Emily aveva persino telefonato ad Ed Sheeran per capire come facesse a scrivere sempre dei testi magnifici e la risposta di lui era stata “Non ho figli”. Beh, grazie Eddie, passare troppo tempo con Harry lo stava facendo diventare inutile quanto il riccio.
Per di più, mercoledì mattina si era svegliata con un gran mal di testa, quindi non aveva potuto approfittare del fatto che i bambini li avesse portati a scuola Margaret, la sua salvatrice, oltre che domestica. La giornata era già iniziata di merda, l’unica nota positiva era il ritorno di Zayn nel pomeriggio e la loro cena in serata: aveva giusto prenotato in quel ristorante in cui volevano mangiare da secoli.
Ma ovviamente aveva fatto piani troppo i anticipo.
“Cosa significa che non torni oggi?” Mormorò al telefono, seriamente sull’orlo di una crisi di nervi.
“Mi dispiace, devo partecipare a un altro meeting, ma non ci vorrà molto. Massimo domani sono a casa.” Lei sentì la voglia di urlare, ma sapeva non sarebbe servito a nulla. Si massaggiò le tempie e sospirò, contando a ritroso da dieci per non iniziare ad insultarlo.
“Questa è già la terza volta che posticipi un rientro a casa, Zayn.”
“Lo so, e mi dispiace. Ma non posso dire no a queste riunioni, lo sai.”
“Io l’unica cosa che so al momento è che mi serve tempo per lavorare. Sono in ritardo con una consegna e non riesco a concentrarmi con i bambini che urlano per casa.”
Disse, sorvolando sul fatto che, con le sue frequenti partenze, lo sentisse lontano e gli mancasse avere una quotidianità con lui.
“Chiedi a una delle mie sorelle di tenerli per un paio d’ore! Sono sicuro che–”
“Zayn, nel caso non te ne fossi accorto, i figli sono nostri. Non possiamo sempre chiedere a qualcuno di tenerli.” Lo interruppe, sicura che se ce l’avesse avuto davanti l’avrebbe come minimo morso.
“Si, hai ragione, era un suggerimento troppo superficiale. Io–” Emily sentì qualcuno chiamarlo e sospirò, con la voglia di litigare sotto zero. “Arrivo, datemi solo un secondo così–”
“Vai alla riunione Zayn, non vorrei mai facessi aspettare qualcuno.”
“Mi dispiace, Emily.” Disse ancora. “Ci vediamo domani, okay? Ti amo.”
“Mh, a domani.” Rispose asciutta, pronta a tornarsene a letto per approfittare dell’assenza dei figli e dormire ancora un paio d’ore.
“Non riattaccare senza avermelo detto. Puoi essere arrabbiata, ma ‘nella gioia e nel dolore’, no?” Ovviamente per Zayn ogni momento era buono per tirare fuori le promesse del matrimonio.
“Sei un’incredibile ruffiano e uno stronzo.”
“Ma..?” E lei sentì tutta la rabbia evaporare, come al solito quando si trattava di suo marito.
“Ma ti amo.”
“Ecco, non era difficile, no?” Lei era pronta a replicare malamente ma lui la precedette. “Okay, vado prima che tu mi riempia di insulti. Ci vediamo domani, signora Malik.” E chiuse la chiamata in fretta e furia, facendole formare un sorrisetto sulle labbra.
Si era ammorbidita troppo con lui, non andava bene.
 
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Nonostante quella volta lui fosse tornato e si fosse fatto perdonare con – finalmente – del buon sesso e la colazione a letto, passò poco meno di un mese prima che gli stessi problemi si ripresentassero. Si era aspettata più tempo di tranquillità, ma apparentemente queste partenze stavano diventano sempre maggiori, complice quel gran progetto che lui le aveva accennato.
Quella mattina, lei era già vestita e pronta ad andare in ufficio per un meeting di aggiornamento dell’agenzia per cui lavorava come autrice, quando Zayn era piovuto in stanza, questa volta abbandonando il borsone in favore di una valigia.
“Non dirmelo.” Aveva solo detto, il malumore che già incombeva su di lei come una nuvola di pioggia. “Tu– Zayn avevi promesso–”
“Lo so, mi–”
“Non dire che ti dispiace. Non dirlo o potrei davvero lanciarti contro qualcosa.”
“Si tratta di un film sulla band: è urgente. Devo essere in aeroporto tra due ore.” Mormorò.
“E’ sempre urgente!” Ringhiò. “E poi tra due ore? Devo essere al lavoro tra mezz’ora ed è troppo tardi per chiamare qualcuno: i bambini sarebbero a casa da soli.”
“Non puoi partecipare all’incontro via Skype?” Emily spalancò gli occhi e si trattenne dal ringhiare. “Solo per questa volta, ti prego. Mi spiace lasciarti nella merda così, ma i manager stanno spingendo molto su questa opportunità: non posso non presentarmi.” Lei chiuse gli occhi e trattenne qualsiasi tipo di urlo, visto che i figli – data l’ora – dormivano ancora. Era talmente arrabbiata che semplicemente non rispose. Riaprì gli occhi e lo sorpassò, scendendo le scale e uscendo dalla porta, sedendosi sul dondolo di fronte a casa. Scavò nella borsa e tirò fuori il pacchetto delle emergenze con una sigaretta, sentendosi così nervosa da aver la necessità della nicotina. Nonostante non fumasse più quasi per nulla, quando lo stress toccava picchi imprevisti, una sigaretta era l’unica cosa che la calmava un po’. Ovviamente il tutto lontana anni luce dai suoi figli. La accese e aspirò con gusto, sentendo la brezza del mattino sul viso. Successivamente prese il telefono e compose il numero di quello che poteva considerare il suo capo, colui che le assegnava i clienti e i testi da comporre.
“Jeff, sono Emily. Buongiorno.”
“Oh buongiorno a te, come mai hai la voce di una condannata a morte?” Domandò l’uomo, mentre lei prendeva un altro tiro.
“Più che condannata a morte, mi sento il boia. Nel caso uccidessi mio marito, sarei l’unica sospettata?” Domandò.
“Avete un maggiordomo?”
“No, ma abbiamo una domestica.”
“Magari potresti dividerti le accuse con la domestica allora.” Poi tornò serio. “Che è successo?”
“Non posso partecipare fisicamente all’incontro di stamattina, sarò presente via Skype. Spero non ci siano problemi.”
“Lo sai che non c’è nessun problema, stai tranquilla. I bambini stanno bene?”
“Si, loro stanno bene.” Rispose, posando la testa sul bordo del dondolo mentre finiva di fumare. “Ma Zayn ha ricevuto una telefonata e deve partire tra poco, non posso lasciare le tre pesti a casa da sole.”
“No, infatti. Stai pure con loro, il meeting non è fondamentale, puoi metterti in contatto con Skype senza problemi.”
“Grazie Jeff mi stai salvando la vita.” Sospirò.
“Dovresti prenderti un paio di giorni di vacanza vera. Ogni tanto io e mia moglie lo facciamo, una vacanza senza figli.”
“Non avessi un marito sempre in tour lo farei anche io.” Spense la sigaretta nel posacenere sul davanzale e sospirò.
“Eh il suo lavoro è una bestia. Non prendertela troppo con lui, non è una decisione sua quella di partire così spesso.”
“Lo so, ma no dice mai no.” Si lamentò. “Sembro una bambina vero? Ho trent’anni e mi comporto come se non sapessi come funziona il mondo del lavoro.”
“Emily, vuoi semplicemente passare del tempo con tuo marito. E’ normale ed è giusto.” La rassicurò. “Ora respira e calma i nervi.” Lei seguì il suo consiglio e respirò profondamente, sentendosi un pochino meglio. “Ci vediamo al computer tra poco, okay?”
“Sì, grazie Jeff, a dopo.”
“Quando vuoi!” Staccò la chiamata giusto in tempo per vedere Zayn uscire dalla porta con la valigia e uno sguardo colpevole in viso.
“Quanto tempo.” Chiese, così duramente che non sembrò nemmeno una domanda.
“Sei giorni.” Sussurrò. Emily rimase in silenzio, cercando di appellarsi alla sua maturità e pensare che, come aveva detto Jeff, non fosse colpa sua. “Ma dopo abbiamo quasi tre settimane di tranquillità, togliendo dei piccoli incontri qui a Londra.” Lei sospirò e annuì, alzandosi dal dondolo e sistemandosi i pantaloni dal taglio elegante. “Emily guardami.” Lei perse ancora tempo ad aggiustarsi la borsa a tracolla e sistemare il cellulare dentro, così Zayn si avvicinò e le alzò il viso con una mano. “Sono un coglione, sì, e mi merito i tuoi mille insulti perché ti lascio sempre così e mi dispiace. Obbligherò i manager a darmi un preavviso di almeno un paio di giorni per qualsiasi evento da ora in poi, ma non posso prometterti che non ci saranno imprevisti.” Le spostò una ciocca di capelli da davanti il viso e con il pollice le accarezzò lo zigomo.
“Okay.” Disse solo, non sapendo esattamente come rispondere. “So che non è una tua scelta questa di partire così spesso, in questo periodo sono stressata e reagisco male.”
“Non reagisci così male.” La corresse. “Insomma i testicoli li ho ancora, quindi direi che sai ancora controllarti.” Lei rise lievemente e lui le passò un bracciò intorno alla vita per avvicinarla. “Quanto è bello il tuo sorriso.”
“Oh, adesso non fare il ruffiano come i tuoi figli!” Lei lo spintonò. “Vai o perderai l’aereo.” Zayn rise e le lasciò un baciò sulla guancia, al che Emily sollevò un sopracciglio e gli portò le mani a tirare i capelli della nuca così da spingerlo sulla sua bocca. Lo baciò con passione, complice anche la rabbia, e lo lasciò letteralmente senza fiato, staccandosi e pulendosi un lato della bocca con un pollice dopo. “Buon viaggio allora.”
“Non è mai un buon viaggio quando sono lontano da te.”
“Dio, vattene prima che mi vengano le carie.” Zayn rise e la baciò ancora per poi salutarla con la mano e salire in macchina.
Quando tornò in casa, Zac si era appena svegliato ed era sceso in cucina con ancora un occhio mezzo chiuso.
“Dov’è papà?” Domandò con voce sottile.
“E’ andato al lavoro, tesoro, starà via per un po’.”
“Di nuovo?” Emily si sentì il cuore chiuso in un pugno. “Mi aveva promesso di portarmi al luna park.” Si lamentò il piccolo, sull’orlo delle lacrime. Emily si abbassò e prese in braccio il suo calciatore, baciandogli ripetutamente una guancia.
“Andremo lo stesso al luna park, okay? Ci andiamo oggi pomeriggio se vuoi, con i tuoi fratelli.” Lo rassicurò. “E compreremo tantissimo zucchero filato da fare invidia a tutti. Ti piace come suona?” Il bambino tirò su con il naso e annuì, Emily non poté fare altro che stringerlo e baciarlo di nuovo. Il suo piccolo bambino.
“Andiamo a svegliare Terrie e Nahla così facciamo colazione con i pancake di Margaret, umh?” Zac si esibì in un mezzo sorriso e insieme andarono a svegliare gli altri due.
 
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Le cose andavano avanti così da un po’ di tempo, Emily si trovava a lavorare da casa, guardando i bambini e aspettando il ritorno del marito. “Un tipico comportamento da moglie trofeo”, pensava ogni tanto facendosi quasi paura. Aveva sviluppato una pazienza fuori dal comune: la sè stessa del liceo avrebbe mandato tutti a fanculo e si sarebbe andata ad ubriacare. Quasi le mancava quella Emily: crescere era una gran fregatura.
Tutti quei pensieri finivano poi nel dimenticatoio quando Zayn tornava a casa e loro semplicemente recuperavano il periodo lontani –periodo che sembrava essere il più duro tra i precedenti anni di notorietà della band –.
Quella volta non era un’eccezione.
Durante le tre settimane di pausa, Emily e Zayn avevano ripreso a fare i fidanzatini, come succedeva ad ogni ritorno ad Itaca del suo Ulisse. Approfittando del fatto che Margaret portasse i bambini a scuola e all’asilo, loro rimanevano a letto fino a tardi a coccolarsi, parlando e aggiornandosi sui rispettivi lavori.
“Ne ho scritta una per Demi Lovato recentemente: mi ha dato parecchi spunti lei stessa.” Mormorò fiera, sistemandosi meglio sul petto nudo del marito, beandosi del calore dei corpi attaccati.
“Mi è sempre piaciuta quella ragazza.” Rispose, accarezzandole i capelli. “Ha sempre avuto un modo di fare musica molto forte.”
“Tu invece?”
“Il tour ricomincerà tra qualche mese, intanto il progetto del film sta prendendo sempre più forma.” Rispose con un sorriso.
“Sono felicissima per voi, amore.” Si congratulò, puntando un gomito per baciarlo.
“E mi hanno chiesto di incontrare la nuova girl band formata dall’agenzia per dare loro qualche consiglio.” Aggiunse. Emily lo guardò con un sopracciglio alzato.
“Una girl band?”
“Non sarai gelosa?” La stuzzicò e ribaltò le posizioni, schiacciandola dolcemente sotto di lui.
“Dovrei esserlo?” Ribatté a sua volta, un sorrisetto sulla bocca.
“Mmh, non saprei.” Lei le tirò uno schiaffo sul bicipite, facendolo ridere. “Non preoccuparti, nessuno mi farebbe mai impazzire come te.” La rassicurò, scendendo sul suo collo per baciarle ogni centimetro di pelle.
“Mio privilegio.” Annuì lei, artigliando la parte bassa della sua schiena. “Tutto questo è un mio privilegio.” Ribadì, facendo strisciare le unghie fino alle sue spalle, lasciando il tragitto lievemente arrossato.
“Ci puoi scommettere.” Continuarono a baciarsi ed Emily invertì i ruoli, mettendosi a cavalcioni per continuare ciò che stavano facendo. “So già le date in cui sarò via.” Disse lui dopo un po’.
“Oh dio, non adesso.” Si lamentò, staccandosi dalla sua mandibola con sguardo infastidito.
“Cosa? Perché?” Lei fece lo sguardo più ovvio del suo repertorio e indicò i loro corpi con un indice.
“Sto cercando di trarre piacere dal corpo ben allenato del mio marito trentenne. Pensi sia possibile farlo senza parlare della nostra prossima separazione?”
“Oh. Si. Certo. Ovviamente.” Rispose con gli occhi spalancati. “Scusa, ma volevo dirtelo prima di dimenticarlo.”
“Segna le date sul calendario, a quelle ci penseremo dopo.”
I pomeriggi invece li avevano passati con i figli sul grande divano del salotto a guardare i film Marvel. Zac e Nahla a fingersi Iron Man e Captain America con della spade di cartone in mano e Terrie a sonnecchiare con la testa sulle gambe del padre, mentre lui aveva il braccio dietro le spalle di Emily.
Avevano passato delle settimane tranquille in famiglia, ma presto Zayn sarebbe partito di nuovo. A quel pensiero Emily sospirò e poggiò la testa sulla spalla di Zayn. Cercava di pensarci il meno possibile e tenere duro, ma sapeva che prima o poi gli avrebbe chiesto di ridurre le partenze e di dire no ad alcuni progetti. A quel punto avrebbero litigato sicuramente, quindi preferiva sopportare un po’ di più.
Quel pensiero altruista venne messo a dura prova quando si trovò lei stessa a dover dire no ad alcuni progetti perché non sapeva come stare dietro ai bambini e lavorare decentemente. Zayn era partito da cinque giorni e si vedevano solo la sera tramite Skype: i loro figli iniziavano a sentire la mancanza della presenza costante del padre, ma lei si faceva in quattro per fare in modo che non fossero troppo tristi. In aggiunta stavano iniziando ad uscire delle paparazzate con una delle ragazze di quella girl band di cui lui le aveva parlato. Le foto erano durante eventi come quelli di MTV o prima di meeting in azienda; tutto legato al lavoro, ma Emily sentiva comunque il bruciore della gelosia corroderle dentro.
“Hai trent’anni Emily, non fare la ragazzina” continuava a ripetersi, per poi correre da Giulia e sfogarsi proprio come quando era ragazzina, sdraiate sul letto abbracciando i cuscini.
“Di nuovo?” Chiese Giulia, andando a controllare qualche giornale online. “E’ la seconda foto in meno di una settimana.”
“Lo so, Giuls.”
“Perché non lo chiami e gli chiedi perché passa così tanto tempo con quella tizia?” Suggerì ovvia, in viso un’espressione a metà tra l’infastidito e l’incredulo. Dov’era finita l’istintività dell’amica?
“Non ho voglia di fare casini e creare litigi. Lui mi ha parlato della band di questa ragazza, sono colleghi. E’ solo il suo lavoro.” Rispose cercando di mantenere una certa maturità. “Sono troppo grande per questa merda.”
“Non è che crescendo si smetta di provare sentimenti come la gelosia.” Cercò di convincerla.
“Lo so, ma non posso reagire a situazioni come queste come se fossi ancora la Emily di dieci anni fa.”
“Questo perché sei cresciuta, ma ricorda che il dialogo non è mai qualcosa di negativo.”
“Grazie psicologa, ci penserò.” Rispose.
“Non c’è di che, sei sempre la mia paziente preferita.”
“E l’unica per fortuna.” Rise, sentendo un suono oltraggiato arrivare dall’amica.
“Ingrata.” Le rispose lanciandole dietro uno dei cuscini che aveva sul grembo.
La questione era passata in secondo piano – come al solito – con il ritorno a casa di Zayn. Avevano passato un po’ di tempo insieme prima che lui dovesse partire di nuovo e quella volta lei aveva dovuto bloccare i pianti a dirotto dei gemelli, mentre Nahla era in un angolo del divano a tirare su con il naso.
“Voglio papà.” Si era impuntato Terrie e Zac gli dava corda piangendo al suo fianco.
“Papà deve lavorare, okay? Tornerà presto.”
“Non è vero. Non torna mai presto.” Borbottò la più grande, così i gemelli avevano iniziato a piangere più forte. Emily non sapeva più che fare per farli smettere di piangere così fece la prima cosa che le venne in mente: chiamare Zayn. Il telefono squillò a vuoto per un paio di secondi poi la voce roca del marito rispose.
“Ti rendi conto che sono le fottute tre di notte negli Stati Uniti?” Ringhiò, evidentemente stanco. “Spero sia importante, mi ero appena addormentato.” Emily rimase quasi attonita dalle sue parole, poi vide rosso e non riuscì a trattenersi.
“No, nulla di importante. Volevo solo ricordarti che sei un totale stronzo..” Disse abbassando il tono di voce così che i bambini non sentissero. “..e dirti che sono ormai dieci minuti che provo a fermare i pianti isterici dei gemelli perché vogliono loro padre e non una cazzo di immagine su Skype o vedere le interviste in tv.” Disse tutto d’un fiato. “Ma se questo non è importante, chiedo scusa e ti auguro buona notte.” Sibilò. “Ora riattacco.”
“No! Em, non riattaccare. Mi dispiace tantissimo, sto dormendo poco e sono facilmente irritabile. Ovviamente non ce l’avevo con te, né con i miei figli.” Si scusò in fretta. “Mi passeresti i bambini al telefono? Poi dopo parliamo io e te, uhm? Che ne dici?”
“Vedi di non peggiorare le cose.” Disse solo e passò il telefono a Zac per farlo parlare con il padre. Tutti e tre parlarono con Zayn e si calmarono abbastanza da poter prestare  attenzione al film che stavano dando in tv, a quel punto le tornò indietro il telefono e la chiamata in corso.
“Em?”
“Sono qui.” Disse solo, spostandosi in cucina.
“Mi spiace per quello che ho detto prima, davvero tantissimo. Vi amo e mi mancate tantissimo, ma sono giornate un po’ stressanti.”
“Non dirlo a me.” Ci furono dei momenti di silenzio, poi Zayn si decise a parlare.
“Come vanno le cose lì, a parte questo episodio? Sono due giorni che non parliamo solo io e te.”
“Tutto meravigliosamente, mi sembra di essere in una Spa da quanto sono tranquilla.” L’uomo provò a continuare la conversazione chiedendole se ci fossero novità al lavoro ma lei tagliò corto. “Nulla di importante, vai a dormire che sei stanco.”
“Non me la farai passare liscia, uh?” Mormorò, sospirando. “Tutto ciò che mi dici è importante. Quindi, è successo qualcosa di bello al lavoro?” Emily sospirò a sua volta e mise da parte l’arrabbiatura per potergli dire la sua recente gioia più grande.
“Ho avuto l’esclusiva per l’intero nuovo disco dei Maroon 5.” Zayn quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
“Scriverai canzoni per i– Cazzo, Emily congratulazioni!” Urlò. “Amore, scriverai per la tua band preferita!”
“Lo so, ancora non ci credo.” Mormorò.
“Credici invece, sei l’autrice migliore del mondo, tutti farebbero a botte per avere una tua canzone.” La lodò e lei si sentì finalmente meglio. Non aveva potuto gioire davvero per quella notizia perché non avrebbe potuto festeggiare con suo marito, ma in quel momento stava meglio. “Dobbiamo festeggiare! Cinque giorni e sarò a casa.” Le ricordò. “Prenotiamo una cena romantica in quell’hotel di lusso dove è andato Harry l’anno scorso e fermiamoci lì per la notte. Come ti suona?”
“Suona perfetto.” Sussurrò, rilasciando il nervosismo sotto forma di un enorme sospiro.
“Molto bene, abbiamo un piano allora.” Sbadigliò subito dopo.
“Vai a dormire, Zayn, ci sentiamo domani.”
“Mmh, ti amo.” Le disse subito. “E so che sei arrabbiata ma dimmelo anche tu, così posso fare bei sogni.”
“Ti amo anche io, razza di idiota.” Rispose dopo un po’ di esitazione.
“Amo la tua dolcezza, micetta.” La prese in giro. “Ora vado davvero a dormire o finirò per collassare una volta al lavoro.”
“Buonanotte Zayn.”
“Buonanotte Emmie.”
 
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La vita di Emily Allen era da paragonarsi a delle montagne russe. Viveva costanti alti e bassi e si sentiva sul punto di vomitare. Nella sua piccola testa di adolescente, un matrimonio era sinonimo di stabilità e monotonia, ma la stabilità non era ancora venuta a bussare alla sua porta. In compenso si sentiva già sul punto di una crisi di mezza età. Stava trattenendo i suoi istinti omicidi e le esplosioni del suo caratteraccio per il bene della crescita dei suoi figli, ma nella sua testa aveva già preso il Nobel per le imprecazioni. Ovviamente un premio accettato con grande emozione e un discorso di ringraziamento lungo come la sceneggiatura di Beautiful.  La colpa di tutto quello era l’ennesimo ritardo del marito, il giorno del suo presunto ritorno. La sua pazienza era stata presa a botte da qualsiasi altra emozione nella sua testa, perché nonostante tutto era lì a cercare di dire “aspettiamo ancora un po’, che c’è di male”.
Mancavano due ore alla prenotazione al ristorante, ma di Zayn nemmeno l’ombra. Aveva aspettato a fare la mogliettina apprensiva, magari era semplicemente in ritardo l’aereo e lui inavvertitamente si era dimenticata di avvertirla. In qualsiasi caso, lo aveva poi chiamato al telefono almeno venti volte, non ricevendo uno straccio di risposta se non quello della segreteria.
Arrivata a un’ora dalla prenotazione si trovò a fare il numero del ristorante e disdire anche il soggiorno per la notte, scusandosi mortificata e inventando dei problemi di salute improvvisi. Era incazzata nera e delusa dall’ennesima promessa infranta del marito, in più aveva fatto una figura di merda con uno dei ristoranti più rinomati di Londra.
“Oh, quanto è vero che mi chiamo Emily, questa volta lo appendo al muro.” Ringhiò a sé stessa, il cellulare all’orecchio mentre provava a chiamarlo nuovamente, senza successo. Nel mentre si trovò ad afferrare le chiavi di casa e quelle della moto, uscendo di casa con una sigaretta già accesa in bocca: stava fumando decisamente troppe sigarette d’emergenza in quel periodo e non era un bene.
Guidò fino a casa di Doniya, dove aveva lasciato le tre pesti quel pomeriggio, e ad aprirle la porta fu Dylan, gli occhiali dalla montatura spessa sul naso e l’espressione di uno che non è abituato al casino provocato da tre bambini.
“Come fai a gestirli?” Mormorò, quasi sussurrando come per paura di farsi sentire dai bambini, o dalla compagna stessa che adorava i suoi nipoti.
“A volte me lo chiedo anche io.” Rispose, vedendo poi la cognata fare capolino oltre l’angolo con un mestolo in mano.
“Amore, chi era–” Si bloccò vedendola. “Tu cosa ci fai qui, dovevi essere a cena con..”
“Già.” Dissi soltanto, entrando in casa. “L’ho già chiamato, non risponde.” Le disse, vedendola con il telefono già attaccato all’orecchio.
“Quel coglione mi starà a sentire!” Ringhiò la donna, mentre Dylan le sussurrò che i suoi figli erano in salotto. Lei lasciò Doniya alle sue imprecazioni e cambiò stanza, venendo assalita dai suoi figli che non si aspettavano di vederla.
“Mamma!”
“Mamma cosa ci fai qui?”
“Dov’è papà?”
“Ha avuto un contrattempo.” Si limitò a rispondere accarezzando la testa di Nahla, sedendosi sul divano e venendo circondata. Si sistemò meglio e lasciò che sua figlia si accoccolasse sotto un suo braccio, mentre i gemelli si contendevano l’altro lato, finendo poi uno sopra all’altro come due gattini, le teste contro la sua gamba. “Vi siete comportati bene con gli zii?”
“Io mi comporto sempre bene, sono di classe.” Rispose subito la figlia, facendola ridere. Lei le baciò la testa e poi spostò l’attenzione sugli altri due, muovendo con un gesto delle dita i capelli davanti alla fronte di Terrie.
“E voi due terremoti?” I due fratelli si guardarono e annuirono in contemporanea, cercando di mantenersi seri.
“Hanno quasi fatto inciampare lo zio Dylan. Due volte.” Ribatté la sorella maggiore, facendo una linguaccia ai fratelli.
“Nahla! Sei una spia!” Si lamentarono i due, mentre Emily si girava a guardarli male. Ora capiva lo sguardo stralunato di quel poveretto di Dylan.
“Zachary e Walter Allen-Malik!” Li riprese con i nomi completi. “Smettetela di fare i dispetti a vostro zio, sono stata chiara?”
“Ci annoiavamo.” Borbottò Zac.
“Non è a una buona motivazione per far venire a Dylan la paura della paternità.” Borbottò, ricevendo gli sguardi confusi dei due.
“Cos’è la parentità, mamma?”
“E’ un mostro?” Emily sorrise intenerita e si abbassò per la lasciare un bacio ad entrambi. I suoi figli erano la sua gioia più grande e gli unici che riuscivano a distrarla in un momento del genere.
“Mmh, coccole.” Si intromise sua figlia, sentendosi esclusa, così la donna le fece qualche grattino sulla spalla. Fu distratta dall’entrata in stanza di Doniya ancora fumante di rabbia, dandole conferma del fatto che Zayn non avesse risposto al telefono. Lei la guardò come per volerle dire qualcosa, ma poi notò che fosse circondata e si rese conto non fosse una buona idea parlare davanti ai bambini.
“La cena è pronta.” Disse quindi. “Andatevi a lavare le mani e venite a tavola, umh?” Disse lei, cercando di rimanere sola con la cognata. I tre, ovviamente, iniziarono una gara per vedere chi fosse il più veloce ad arrivare al bagno, lasciando le due donne da sole. “Devi parlare con lui di questo Emily. Sta esagerando.”
“Lo so Doniya, ma ogni volta che torna a casa, complice i tanti giorni di distanza, non ho voglia di litigare e semplicemente lascio perdere.” Confessò con uno sbuffo. “La vecchia me rabbrividirebbe a sentirmi dire queste cose.”
“E la vecchia te avrebbe ragione! Lui deve capire che il suo lavoro non è una scusa per trascurare la sua famiglia.” Emily assorbì quelle parole e si disse che aveva ragione, non poteva più sopportare tutto quello.
“In realtà più che con lui, ce l’ho con me stessa.” Sbuffò. “Da una parte mi dico che sapevo che questo sarebbe successo, era preventivato fin da quando avevamo solo Nahla; dall’altra mi fa incazzare che lui abbia così tanto ascendente su di me da farmi passare l’incazzatura!”
“Non si tratta di ascendente, Emily. E’ amore, è solitudine ed è mancanza.” Mi corresse. “E’ normale che dopo tanti giorni separati tu abbia solo voglia di passare momenti tranquilli in famiglia, ma questo non giustifica il fatto che tu non l’abbia ancora appeso al muro!”
“Lo so! E’ questo che mi fa incazzare a morte con me stessa. Nella mia testa l’ho già appeso per le palle in dodici modi diversi, ma quando poi devo farlo..mi sgonfio come un palloncino.” Si alzò dal divano frustrata, e si passò una mano tra i capelli. “Che cazzo di donna sono diventata?” Doniya si fece avanti e la fermò dalle spalle abbracciandola.
“L’hai detto tu stessa: sei diventata donna.” Le sussurrò per rassicurarla. “Non sei più una ragazzina, Emy, non stai sbagliando nulla. Solo..non trattenere gli istinti omicidi quando arrivano.” Rise scrollando le spalle. Emily fece un sorriso e annuì, sentendosi un po’ meglio dopo le sue parole confortanti. “Dai, ora vieni a mangiare.” Le disse, massaggiandole le spalle e spingendola verso la cucina, trovando i suoi figli già seduti a tavola, mentre Dylan serviva la cena.
Nell’attesa tra una portata e l’altra, mentre tutti a tavola chiacchieravano rumorosamente, prese il telefono in mano per vedere se Zayn l’avesse richiamata, non trovando però messaggi o chiamate perse da parte sua. Sospirò e si ripromise che quella volta gliene avrebbe parlato per poi fare un paio di giri sui social per levare quelle fastidiose notifiche.
Fu quando fece accesso a Twitter che quasi si trovò a soffocare con la sua stessa saliva: il nome di Zayn era tra le tendenze. Rimase ferma a fissare la schermata per qualche secondo, poi, con il cuore in gola per l’incertezza, cliccò per saperne di più, venendo bombardata di foto del marito mentre usciva da un bar.
In compagnia della bionda.
Rimase sotto shock per poco, e solo dopo sentì una rabbia cieca montarle dentro. Lei era a casa ad aspettarlo e lui era in giro con la sua cazzo di collega. Vide rosso quando notò le prime speculazioni di giornali e fans su un possibile divorzio tra loro e il conseguente futuro litigio per la custodia dei loro figli.
“Stiamo fottutamente scherzando?!” Ringhiò, facendo sobbalzare i presenti.
“Non si dicono le parolacce.” Mormorò Terrie, ma non ricevette risposta, quindi Doniya, senza staccarle di occhi di dosso, disse:
“Bimbi, che ne dite se ora zio Dylan vi porta fuori a giocare sul dondolo?”
Lei continuò a scorrere i commenti, trovandone di increduli, alcuni in difesa della loro vita matrimoniale, altri disgustosi che mettevano i dubbio persino il suo ruolo come donna, moglie e madre adatta, neanche si stesse parlando di prestazioni di un cavallo.
“Emily, che succede?” Chiese cautamente l’altra donna. Lei le girò lo schermo del cellulare, lasciandole leggere tutto ciò che stava leggendo lei. Doniya lasciò andare un suono soffocato di sorpresa, mentre Emily iniziava a sentirsi un topo in trappola in quella casa: le sarebbe venuto un attacco di panico non fosse uscita a prendere una boccata d’aria.
“Devo uscire.” Disse solo, prima di muoversi in fretta per prendere la borsa e scattare fuori dalla porta senza dare spiegazioni, del tutto febbricitante. Lasciò persino la porta d’entrata aperta dietro di lei tanto era di fretta, salendo sulla moto e partendo a tutta velocità per darsi una calmata.
Aveva sentito il vento sferzarle il viso e muoverle i capelli tutto il viaggio – visto che da brava stupida non aveva preso il casco – e quella sensazione l’aveva fatta riprendere a respirare normalmente.
Alla fine, aveva guidato fino al loro buon vecchio giardino segreto. Non si era nemmeno resa conto di aver preso la strada per quel particolare posto, i suoi muscoli avevano fatto tutto per lei. Quando aveva fermato la moto e spento il motore, il rumore della cascata le aveva invaso i sensi. Prese un respiro profondo e semplicemente si lasciò cadere sull’erba, guardando in alto verso le stelle, provando a trattenere quel senso di malessere che le faceva stringere lo stomaco.
Quel giardino ne aveva viste di tutti i colori – lo sbocciare del loro amore, i loro primi baci, i dubbi di Zayn sul diventare padre, il loro ultimo giorno al liceo, le loro coccole sul prato – e tornare lì nel momento del bisogno, sembrava dar la sensazione di riabbracciare un vecchio amico. Sembrava giusto anche che vedesse la prima vera crisi della loro vita matrimoniale.
Emily era triste, nervosa e arrabbiata mentre pensava a quello che stava succedendo alla sua vita. Non sapeva più dove andare a sbattere la testa, avrebbe voluto telefonare a sua madre e chiederle consiglio su cosa fare, ma non voleva farla preoccupare. Così rimase semplicemente con il naso verso l’alto a contemplare il cielo, con il rumore della cascata e i grilli in sottofondo, mentre un’altra sigaretta finiva tra le sue labbra. Avrebbe ricominciato a fumare stabilmente di quel passo, poco ma sicuro. E la colpa era tutta di Zayn.
Zayn che non tornava a casa dalla sua famiglia. Zayn che alle dieci di sera usciva da un bar con un’altra donna. Zayn che la stava probabilmente tradendo con una più giovane di almeno dieci anni.
Ovviamente non era sicura di quest’ultima, sotto sotto era quasi certa che Zayn non potesse fare qualcosa di così meschino come tradirla, ma chissà quante donne credevano lo stesso e poi si trovavano in testa più corna di un’alce.
In qualsiasi caso, reputava Zayn abbastanza furbo da non portare l’amante in un bar in vista, sapendo che i paparazzi avessero occhi ovunque e sua moglie passasse abbastanza tempo sui social da venire a sapere anche le notizie più insignificanti. Almeno, lei avesse avuto un amante, di certo non l’avrebbe fatto. C’era anche da tenere in conto che lei fosse donna e quindi più furba di natura, senza un cazzo con cui ragionare ma un cervello fin troppo funzionante.
Emily scrollò le spalle ai suoi stessi pensieri, quasi stupendosi di come riuscisse senza problemi ad avere conversazioni da sola. Non le fosse venuto così tanto da piangere, avrebbe riso di sé stessa.
“Che vita del cazzo.” Sbottò, subito dopo aver espirato del fumo, una prima lacrima a bagnarle il tragitto dall’occhio al mento, subito cancellata con rabbia con una mano. Menomale che il trucco era waterproof. “Perché sto piangendo? Sono incazzata nera, non disperata.” Ringhiò versando altre lacrime, fumando con rabbia. Insultando Zayn, la sua vita e sé stessa, si sdraiò sull’erba, lasciandosi libera di calmare il proprio nervosismo con un sano piagnisteo, la sigaretta finita abbandonata e spenta a terra. Andò avanti così per qualche minuto, poi cercò di ritrovare lo spirito con respiri profondi e la speranza di aver sposato un uomo e non uno stronzo.
Il telefono, che non sapeva nemmeno di aver portato con sé, iniziò a suonare nella borsa buttata lì vicino, rovinando il suo tentativo di meditazione zen. Prese il cellulare in mano e quasi rise al nome sullo sfondo, decidendo di non rispondere subito per ripagarlo con la stessa moneta. Pensava giusto a lui. Come sempre del resto. Il telefono smise di suonare e riprese a vibrarle nella mano nemmeno tre secondi dopo. Emily decise ancora di ignorarlo. Alla terza chiamata, prese un respiro profondo per calmarsi e strisciò l’icona verde, portando l’apparecchio all’orecchio e rimanendo in silenzio.
“Emily?” Domandò la sua voce affannata. “Emmie, amore, mi senti?” Amore il cazzo, pensò lei con uno sbuffo irritato, ma rimase in silenzio. “So che sei lì e so perché non vuoi parlarmi. Ho ricevuto una valanga di insulti da mia sorella per questo..” Non abbastanza insulti comunque. “..e so che ne merito ancora di più da parte tua. Sono un totale coglione, mi dispiace tantissimo di non essere potuto venire a casa stasera, ma ti giuro che tra tutte le cose che sono successe oggi, non ho avuto tempo di pensare ad altro che non fosse il lavoro.”
“Ah quindi adesso la bionda è definita lavoro.” Non riuscì a mordersi la lingua sentendo quella sua frase, aveva sbottato prima di essersene resa conto.
“Chi? Perrie?” Sembrò domandare, quasi sorpreso che se la stessa prendendo per quello  e non del perché non fosse a casa.
“La collega con cui esci alle dieci di sera.” Quasi le salì il cuore in gola a sentire silenzio dall’altra parte del ricevitore. Doveva prenderla come un’ammissione di colpa? La stava davvero tradendo?
“Emily.” Esalò lui e la diretta interessata sentì il suo cuore battere più forte. “Non dirmi che– Tu pensi davvero che io ti abbia tradita con lei?” Dal suo tono di voce sembrava ferito, quella parola pronunciata con così tanto ribrezzo, come se fosse stata una bestemmia. “Non è successo nulla con lei.” La rassicurò allora, con un’onestà vibrante che le arrivò alle ossa. Gli credeva. O forse voleva credergli. Dio non sapeva cosa fare.Mai.” Sottolineò ancora, per farle recepire bene il concetto. “Siamo colleghi di lavoro e non la vedo in nessun altro modo, te lo giuro! Non penso a nessuno che non sia te.” Emily chiuse gli occhi, lasciando che le sue spalle si rilassassero, come se avesse avuto bisogno di quelle parole da mesi, da quando le cose avevano iniziato ad andare male. “Perrie è un’amica con cui mi piace passare il tempo dopo le riunioni, condivide molti dei miei interessi.” Nonostante fosse rassicurata per certi versi, queste non erano giustificazioni per la sua ennesima essenza, la sua ennesima promessa infranta. La sua famiglia era buona buona ad aspettarlo a Londra, mentre lui era a New York a divertirsi con una ragazza, senza sentire minimamente la mancanza dei figli, persino dimenticandosi di una serata con la moglie. Forse non l’aveva tradita, ma era come se l’avesse fatto. “Ehi, hai capito, micetta?”
“Sai cosa ho capito?” Riuscì a dire quindi, facendo appello a tutta la sua calma per non urlare e chiudergli il telefono in faccia. “Che passare del tempo con questa Perrie ti piace di più che passarlo con la tua famiglia. Stare con lei ti ricorda la spensieratezza di quando avevamo vent’anni? Ti fa dimenticare di avere dei doveri?” Ringhiò quasi. “Ma non puoi avere tutto dalla vita, perché io ho sacrificato molto per farci funzionare, anche se a te sembra non interessare.”
“Che cazzo vuol dire questo, Emily? Non ha senso!”
“Vuol dire che mi sono rotta i coglioni.” Si trovò a sbottare finalmente, sentendosi come se avesse stappato tutta quella pressione che sentiva annidarsi alla base della sua gola. “Ora ascolta bene quello che faremo: visto che una volta ti ho promesso che non ti avrei mai tolto i bambini – e io, a differenza tua, le promesse le mantengo – non li porterò con me, andrò via solo io per un po’..”
“Andare via..perchè! Maledizione Emily, cosa vuol dire?”
“Ho bisogno di tempo per me stessa, perché se tu sei confuso a causa dei tuoi impegni..io sono abbastanza lucida da capire che devi passare del tempo con i tuoi figli visto che sono mesi interi che non hai con loro un’interazione decente.” Continuò, cercando di non lasciar trasparire nessuna particolare emozione dalle sue parole.
“E perché in tutto questo hai bisogno di allontanarti?” Gracchiò lui, la voce improvvisamente più roca, come se avesse un groppone in gola. Emily rimase in silenzio nel sentire la disperazione che aveva messo in quell’unica frase e ricacciò indietro quella voglia che aveva di rassicurarlo e dirgli che lo amava immensamente.
“Domani vieni a prendere i bambini a casa di tua sorella–” Disse solo. “–mentre  io me ne vado dai miei a recuperare la sanità mentale e quella montagna di lavoro che ho posticipato a causa dei tuoi impegni.”
“Emily. Emmie. Amore.” La richiamò. Anche attraverso il telefono riuscì a sentire che Zayn stesse piangendo e si stupì perché non era sicura di aver mai visto suo marito piangere. Mai. “Non mi stai lasciando, vero?” Emily sentì il suo cuore spezzarsi e venire trascinato via dal vento. Rimase in silenzio per qualche secondo, talmente sorpresa che non sapeva che dire. “Non puoi, Emily, non puoi. Nella buona e cattiva sorte!”
“Non ti sto lasciando.” Mormorò alla fine, profondamente colpita dalle sue parole. “Non lo sto facendo.”
Oh, grazie a dio.
“Ma ho letto delle cose che mi hanno fatto male, Zayn.” Gli confessò, stringendo il telefono tra le dita. “Le tue – le vostre – foto spopolano online e i commenti sono..meschini. Ipotizzano un nostro divorzio, mettono in dubbio l’amore per i nostri figli, mi disprezzano come donna per averti spinto a tradirmi.”
“Non ti ho–” Obbiettò lui, ancora con la voce tremante.
“Loro non lo sanno questo.” E nemmeno io lo so per certo, voleva aggiungere, ma sarebbe stato davvero cattivo dirlo, soprattutto quando Zayn aveva pianto all’idea che lo stesse lasciando. “Le speculazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ma le tue azioni infangano la mia dignità e quella dei nostri figli, e questo non mi sta bene.”
“Me me occuperò io di questo, te lo giuro Emily. Nessuno si permetterà più di mettere in dubbio nulla sulla nostra relazione.”
“Non voglio promesse, non sei bravo nel mantenerle. Voglio i fatti.” Concluse, sentendo tutta la rabbia e l’adrenalina scemare fino a farla sgonfiare come un palloncino. Rimasero in silenzio per un minuto buono, dopo quella frase, semplicemente ad ascoltare i rispettivi respiri. “Nahla, Zac e Terrie sono a casa di Doniya. Appena atterrerai, vienili a prendere lì.”
“Tu..” Sembrò insicuro. “Tu ci sarai?”
“Non lascerei mai i miei bambini prima del tuo arrivo.” Disse, cercando di essere il più sincera possibile, ma evitando di ferirlo troppo. Sarò lì, ma non per te.
“Okay, ho capito.” Mormorò. “Sarà comunque bello vederti.” Non sapendo cosa dire, rimase in silenzio, reprimendo uno sbadiglio e rendendosi conto che era meglio se si fosse avviata a casa.
“E’ meglio se vado, non posso guidare stando al telefono.”
“Sì, certo.” Concordò, sospirando poco dopo. “Io..so che non risponderai stavolta, e non ti costringerò di certo a farlo, ma ho bisogno comunque di ricordartelo.” Le disse. “Ti amo, Emmie, come non ho mai amato nessuna. ” Emily ingoiò la voglia di rispondergli e annuì tra sé e sé, facendogli capire con un mugugno che avesse sentito le sue parole.
“Buonanotte, Zayn.” Rispose lei.
“Buonanotte, amore mio. Ti amo.”
Ti amo anche io.
 
Era tornata a dormire a casa di Doniya, non volendo lasciare da soli i figli, ma allo stesso tempo non volendo restare sola nemmeno lei. La cognata l’aveva accolta senza fare domande, avvolgendola in una coperta appena entrata in casa, come se fosse appena passata attraverso un grande shock.
“I bambini stanno dormendo, erano tranquilli.” Le disse, facendole vedere i tre più piccoli dormire accoccolati nel letto matrimoniale della camera degli ospiti. Lei annuì ringraziandola con voce sottile e si andò a sdraiare sul divano letto che Doniya aveva preparato per lei. Emily la ringraziò ancora e si scusò per il suo mutismo, dicendole che per quella sera preferiva non parlare di cosa fosse successo o di cosa si fosse detta con il fratello, la stanchezza la stava mangiando viva. Doniya semplicemente le sorrise e le rimboccò le coperte come una bambina, augurandole  buonanotte e promettendole che l’avrebbe ascoltata la mattina dopo, se avesse voluto parlare. Emily ricambiò il sorriso e la guardò allontanarsi verso il piano superiore, per poi finire per piangere silenziosamente contro il cuscino per tutto il nervosismo accumulato.



 
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Dopo 27392819 anni sono qui, ho finalmente finito questo capitolo e (udite udite) anche la sua seconda parte che caricherò la prossima settimana! 
E' stato un parto, ma ci sono riuscita, facendo lo slalom tra le mie sessioni in uni ahah
Lasciatemi un appuntino su cosa pensate di questo capitolo e..niente, buona settimana ;)
Giulia xx

 
 


I Missing Moments della storia principale:
Non mettere il broncio, Zic! (sogno di Emily)
A perfect date, maybe? (appuntamento Giulia/Harry)
Un nuovo interessante inizio per Tracy. (Tracy e il prof Joe di filosofia)
Che stupidi sono stati a non farlo prima. (com'è nata la storia Liam/Meredith)
A love story like in books. (semplicemente Niall/Francy)
Miami for two. (Louis/Caroline a Miami)


OS rossa Larry
They don't know about us.


OS TeenWolf:
Like a Phoenix rising from the ashes.


OS The Avengers:
Accident at 3 A.M.





Vi lascio ancora i miei contatti e il link del trailer ;)
Ask dei personaggi: http://ask.fm/FanFiction_YLIMD



 

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Capitolo 3
*** 10 years - Parte 2 ***


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10 anni dopo – Parte 2
 
La mattina dopo si era svegliata presto, dopo una nottata quasi insonne, e, sotto consiglio di Doniya, si era andata a fare una doccia calda. Aveva poi usato i suoi trucchi per darsi una sistemata e aveva accettato in prestito dei vestiti, sentendosi meglio, ma comunque non pronta ad affrontare la giornata.
“Come ti senti?” Le chiese l’altra donna, mentre erano da sole al tavolo a fare colazione.
“Non lo so. Ho bisogno di tempo per me stessa per mettere insieme le idee.” Rispose onestamente, bevendo il suo tea.
“Partirai?” Chiese soltanto ed Emily, dopo un paio di secondi di esitazione, annuì, non stupendosi che la conoscesse così bene da sapere quale sarebbe stato il suo prossimo passo. “Per quanto?”
“Il tempo necessario.”
“Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, chiamami, okay?”
“Certo, Doniya, grazie mille.” Fu poi distratta da un leggero bussare alla porta, amplificato dal silenzio tombale della casa, e Doniya si alzò facendole un sorriso incoraggiante. Emily sapeva perfettamente chi fosse e facendo due calcoli sugli orari di viaggio, arrivò alla conclusione che per essere già a Londra a quell’ora del mattino, aveva preso l’aereo subito dopo aver chiuso la chiamata con lei. Sentì i due fratelli discutere brevemente e a bassa voce, mentre lei fremeva sulla sedia, nascondendo il viso dietro la tazza. Quando lo vide entrare ebbe un tuffo al cuore, forse saltò persino qualche battito. Era un cocktail di emozioni, il tutto ingigantito da quanto fosse bello lui e quanto le fosse mancato.
“Buongiorno Emmie.” La salutò trascinandosi dietro la valigia e sedendosi di fronte a lei, mentre Doniya annunciava che sarebbe andata a svegliare i più piccoli.
“Zayn.” Ricambiò il saluto con un cenno, distogliendo poi lo sguardo. Doveva farlo, o sarebbe finita per sporgersi e baciarlo, perché nonostante tutto era suo marito, la sua droga.
“Mi sei manc–”
“Non– dirlo. Finirei per non crederti.” Gli disse, guardandolo implorante.
“Ma è vero. Ora potrai avere anche dubbi, ma questo non cambia ciò che ho provato ieri sera..” Si riferiva a quanto sembrasse disperato? “..e ciò che provo ora.” La guardò negli occhi, facendole uno di quei sorrisi innamorati che conosceva molto bene. “Quindi, mi sei mancata.” Emily chiuse gli occhi e assorbì quelle parole, trovandosi poi a sputare fuori un paio di parole, cercando di non far cadere la questione come tutte le volte passate.
“Ti fossi davvero mancata, saresti stato qui ieri.” Sussurrò, ingoiando a fatica il liquido che rimaneva nella tazza. Le si era chiuso completamente lo stomaco. “Saremmo andati a cena come avevi promesso, avremmo passato la notte fuori e stamattina ci saremmo svegliati insieme.” Elencò. “E invece guardaci ora. Tu hai passato la serata con la tua nuova migliore amica e io a chiedermi cosa ci sia di sbagliato nel nostro matrimonio.”
“Non c’è nulla di sbagliato nel nostro matrimonio.” Ringhiò lui, prendendo una sua mano che era poggiata sul tavolo. “Nulla.” Emily si trattenne dallo sfilare la mano da quella del marito, lasciando che lui intrecciasse le loro dita perché, in fondo, era ciò di cui lei aveva bisogno. “Siamo perfetti insieme, come lo eravamo quando avevamo vent’anni.”
“E allora perché sta succedendo tutto questo?” Chiese lei, alzando gli occhi nei suoi, deglutendo. “Perché mi sembra di essere la sola a lottare per farci funzionare?”
“Perché nella coppia c’è sempre una parte più intelligente e una che si comporta da coglione.” Rispose sicuro. “E mi dispiace che tocchi a te il compito di sopportarmi e amarmi.” Continuò. “Ma è tuo dovere in quanto mia anima gemella, non puoi scappare.” Sorrise sporgendosi per accarezzarle una guancia.
“Questo non cambia i miei piani, lo sai vero?” Rispose, facendolo irrigidire. Lui sospirò e ritirò la mano, lei si trattenne dall’afferrarla e rimetterla dove si trovava.
“Lo sapevo, nonostante sperassi il contrario, ma so quanto tu sia risoluta.” Ammise. “Non posso fare nulla per farti rimanere, vero?” Lei ci pensò, ma poi scosse la testa: del tempo da sola era quello che necessitava.
“Ci farà bene.” Disse solo, cercando di ricacciare indietro quella vocina che diceva “i vostri problemi sono iniziati a causa della distanza”.
“Se è quello che vuoi va bene, ma non chiedermi di tagliare i ponti per il tempo che staremo separati.”
“Ci sono i bambini con te. Non taglierei mai i ponti, finirei per spaventarli.” Rispose e vide l’espressione di Zayn incupirsi e farsi più decisa.
“Non sto parlando dei bambini, sto parlando di me.” Chiarì. “Ho bisogno di sentirti, mi manchi come l’aria quando non sei con me. Già non poterti toccare o baciare come vorrei, in questo momento è difficile.” Emily ebbe un brivido. “E anche se dici di no, io so che mi credi, perché tu mi conosci. Così come io conosco te.” Emily alzò gli occhi per trattenere le lacrime, cercando di essere discreta: non avrebbe pianto di fronte a lui.
“Ci sentiremo.” Disse solo e lui annuì soddisfatto, accarezzandole il dorso della mano con il pollice, mentre Doniya tornava in cucina con i tre anatroccoli al seguito.
“Papà!” Urlò Nahla, aggrappandosi al busto di Zayn, mentre gli altri due aprivano gli occhi assonnati e si illuminavano alla vista del padre.
“Ehi piccola.” Sollevò sua figlia e le baciò la testa, spostandola poi a sedere sul suo ginocchio destro per fare posto anche ai gemelli. “E come stanno i miei calciatori?”
“Ci sei mancato, papà!” Rispose Zac con la vocina ancora addormentata.
“Anche voi mi siete mancati, piccole pesti.” Scompigliò ad entrambi i capelli, Nahla aggrappata al suo braccio, la testa appoggiata nell’incavo del suo collo. Emily li guardò con amore: su internet potevano dire ciò che volevano, ma entrambi amavano i propri figli alla follia e nulla avrebbe potuto dimostrare il contrario. A quel punto si alzò dalla sedia e, dopo essere stata salutata dai suoi figli con un bacio sulla guancia, si spostò nel salone, per recuperare la sua borsa, sentendo il bisogno di mettere in ordine le idee. La presenza di Zayn le faceva sentire la pelle elettrica. Lei era ancora schiacciata da quella brutta sensazione di malessere emozionale e voleva solo ristabilire la propria serenità ed equilibrio.
“A che pensi?” Emily sobbalzò e si voltò a guardare il marito, scuotendo poi la testa: non voleva dirglielo. “Em, stai tirando su un muro tra di noi. Lo sento e non mi piace per niente.”
“Non sto tirando su nulla. Sono immersa nei miei pensieri e mi sento a disagio.” Rispose, quasi brusca. “Per quanto io possa amarti, in questo periodo c’è qualcosa che non va e ieri il vaso è traboccato.” Abbassò la voce per evitare che i bambini potessero sentire qualcosa. “Mi sono stancata di questa situazione e vorrei solo tornare ad essere felice, evitare di incazzarmi ogni due settimane perché mio marito ha deciso di mettere il lavoro prima della sua famiglia..o dubitare della sua fedeltà.” Abbassò lo sguardo sospirando. Zayn la fissò, sondandole l’anima con occhi nocciola turbati.
“Vieni fuori.” Le prese un polso e la portò in veranda, così da poter parlare con calma. Sembrava indeciso se parlare subito e direttamente o intavolare un discorso graduale. Decise poi che non c’era tempo per mezze misure. “Io spero tu mi creda quando ti dico che non ti ho tradita con Perrie, né con nessun’altra. ” A sentire quelle parole, Emily sobbalzò e cercò febbrilmente il pacchetto di sigarette, necessitando nicotina per affrontare faccia a faccia quel discorso.
“Non so se voglio crederti, è questo il problema.” Sbottò, facendolo sbiancare. “Ho paura a fidarmi di me stessa, del mio metro di giudizio. E se mi sbagliassi? Se fossi solo io a vederti sincero pur di salvare la nostra famiglia? Tu hai troppo ascendente su di me, sui miei sentimenti, e io sarei così stupida da forzarmi a crederti per il mio egoistico bene.” Accese la sigaretta con mani tremanti, non sapendo nemmeno perché glielo stesse dicendo: quelli erano pensieri suoi!
“Emily.” La richiamò, forzando il suo sguardo nel proprio. “So che ho distrutto la tua fiducia in me in questi ultimi mesi, ho infranto promesse e ti ho portata a dubitare persino di te stessa.” Mormorò e lei distolse lo sguardo per evitare di farsi vedere con gli occhi lucidi, aspirando profondamente. “Quest’ultima in particolare è una delle cose che meno mi perdono. La mia Emily, quella che è sempre stata sicura di ogni suo passo, che ha perso la sua forza, il suo bellissimo spirito. Mi fa star male pensare che la colpa sia mia, come se fossi nocivo.” Lei deglutì, rendendosi conto che era esattamente quello che le mancava: il suo spirito.
“Mi sono annullata per mantenere la pace. Non sono sicura di riuscirlo più a fare.” Sussurrò, la voce spezzata nelle ultime parole. Senza esitazione, Zayn fece un paio di passi avanti e la tenne stretta, le mani ancorate sulla sua schiena, così che potesse scoppiare a piangere nell’incavo del suo collo. “Non riesco.”
“Shh, calma.” Le accarezzò tra le scapole, lasciandole un bacio sul lato della testa. “Verremo fuori da tutto questo. Te lo dimostrerò.” Emily quasi pianse più forte nel sentirgli dire quell’ultima frase invece che ‘te lo prometto’, dimostrando nel suo piccolo che ascoltava davvero le sue parole. “Ti amo e ti dimostrerò che torneremo più forti di prima.”
“Non farmi pentire di crederti o sarà la volta buona che vivrai l’infermo.”
Disse, le sue parole dure in contrasto con il suo tono lacrimoso. Emily cercava di acquisire un po’ di compostezza, mentre Zayn la abbracciava più stretta con un piccolo sorriso, sentendo la sua Emily in quelle ultime parole.
“Non te ne pentirai di certo.”
 
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A quello pensava sull’aereo verso Los Angeles. Stava facendo un viaggio per ritrovare sé stessa e sapeva che in qualsiasi caso non si sarebbe pentita di nulla.
Intanto sui principali giornali, la notizia della sua fuga stava già facendo furore. Per loro Zayn l’aveva cacciata di casa dopo la separazione e lei aveva abbandonato tutto, figli compresi, per rifarsi una vita negli States. Si mise più comoda e sbuffò, per nulla sorpresa di quante cazzate inventassero i giornalisti pur di vendere. Avrebbe dimostrato – dimostrare era diventato il suo nuovo verbo preferito – a tutti che i loro tentativi di infangarla erano completamente vani. Intanto, per zittirli, Zayn aveva già fatto qualcosa, scaldandole il cuore come non succedeva da tempo: aveva pubblicato una storia su Instagram seduto sul divano di casa, gli occhiali da riposo sul naso e le urla dei bambini in sottofondo.
“Volevo solo augurare di nuovo buon viaggio alla mia bellissima moglie che, data la donna di successo quale è, in questo momento è in volo verso Los Angeles per dei nuovi progetti lavorativi. Amo una donna in carriera e non mi pento di nulla, anche se mi lascia a casa a fare il casalingo.” Fece una smorfia dolce. “Ci sentiamo quanto atterri, Emmie.” Era un video corto, fin troppo sdolcinato e prematuro visto la situazione instabile in cui ancora si trovavano, ma a lei aveva fatto piacere che Zayn avesse preso posizione per difendere il suo onore, facendo sembrare quel viaggio un’opportunità lavorativa invece di una vera e propria fuga. Vero che nel giro di una settimana avrebbe incontrato i Maroon 5 per mettere a punto la loro collaborazione, ma quello non era il motivo principale della sua partenza. Nessuno oltre ad alcuni della sua famiglia lo sapeva comunque..online poteva perfettamente fingere di non aver bisogno di un viaggio spirituale. Perciò per non sembrare da meno, si fece fare una foto con un calice di champagne in mano, nel jet privato, e la postò menzionando il profilo ufficiale della band scrivendo ‘felice di poter collaborare con voi’. Concluse il tutto condividendo la storia del marito sulla propria storia, aggiungendo dei cuori come per ripicca verso i giornalisti, sentendosi come una bambina dispettosa.
Approdò subito nei messaggi quando Zayn le scrisse su whatsapp.
Era troppo quel video?
No era molto carino. Mi ha fatto piacere vederlo.
Aveva deciso di non trattenersi più con lui e di non trattarlo con freddezza: voleva mettere a posto le cose tra loro, non peggiorarle.
Penso davvero ciò che ho detto, eh! Non l’ho fatto solo perché avrei voglia di spaccare la faccia a quelle sanguisughe o per dimostrare qualcosa.
Zayn, lo so, tranquillo.
Te lo dico perché ciò che ci ha fottuto è stata la mancanza di comunicazione vera. E non voglio mai più che tu ti senta a disagio, quindi sarò molto esplicito da oggi in poi.
Sono felice che tu abbia ascoltato seriamente quello che ti ho detto. Lo apprezzo.
Mmh, come se fosse uno sforzo. Ti amo, l’unico sforzo è starti lontano e non poterti baciare.
Soprattutto perché ho ancora ben in mente il nostro ultimo..bacio.

E pure lei lo aveva bene in mente. Aveva appena salutato i bambini dopo aver spiegato che sarebbero stati per un po’ solo con il papà visto che lei doveva lavorare. I tre avevano fatto un po’ di storie, non abituati alla sua assenza prolungata, ma il fatto che fossero con Zayn dopo un bel po’ di tempo passati distanti, sembrava averli fatti calmare. Zayn l’aveva poi accompagnata alla macchina in silenzio, facendole mille raccomandazioni e guardandola come se avesse avuto paura di non rivederla più.
“Zayn, non starò via molto. Devo solo fare ordine nel mio cervello.” Cercò di tranquillizzarlo, girandosi per guardarlo.
“E se..” Tentennò, ma alla fine si decise a continuare  “..la solitudine ti piacesse?” Emily rimase di sasso a guardarlo, quasi sorpresa che lui potesse avere paura di qualcosa del genere. Oggettivamente non sapeva nemmeno lei se la solitudine le sarebbe piaciuta o no, in qualsiasi caso non avrebbe lascito i suoi figli e amava troppo il marito per pensare davvero al divorzio. Non sapeva esattamente come rassicurarlo, a parole sarebbe sembrato stupido, quindi lasciò che il suo istinto prendesse il sopravvento e afferrò tra le mani il colletto del suo giubbotto di jeans. Tramite quell’appiglio tirò con forza la bocca di Zayn contro la sua e finalmente, dopo settimane sentì nuovamente il suo sapore. L’uomo si sentì bruciare a quel contatto e spinse il corpo della moglie contro la fiancata della macchina con cui lei avrebbe raggiunto l’aeroporto, continuando a baciarla a fondo. Lei gli morse il labbro e lui si lasciò scappare un gemito, continuando a divorarsi con foga. Le mani di Emily finirono dietro il suo collo, mentre quelle intraprendenti di Zayn si fecero spazio sotto la sua maglia per toccarle la pelle calda dello stomaco, risalendo fino al bordo del reggiseno.  Quel contatto così avventato la fece scattare indietro con il fiatone, finendo per poi guardarsi negli occhi torbidi.
“Mi vuoi far capire che la solitudine non ti piacerà?” Chiese lui con la voce roca.
“Qualsiasi cosa io ti stia dicendo, il tuo corpo l’ha sicuramente recepita.” Scherzò, staccandosi poi dal suo corpo per mettere un po’ di distanza.
Era stato un signor bacio, doveva ammetterlo, e non si pentiva nemmeno di aver affrettato i tempi con quell’azione. Vero che dovevano riprendere ad essere loro stessi e ad essere felici insieme con pazienza e calma, ma lei non avrebbe frenato i propri pensieri e le proprie sensazioni. Per lo stesso motivo, al messaggio aveva risposto con:
Perché sembra tu voglia iniziare del sesso telefonico?
Lui rispose dopo un po’, come se non avesse saputo come comportarsi o quanto in là avrebbe potuto spingersi.
Ti dispiacerebbe?
Le arrivò infine. Emily frenò un sorrisetto furbo mordendosi un labbro.
Mi sembra di essere tornata al liceo. Che c’è Malik, non sai più come tenerlo nei pantaloni?
Non l’ho mai saputo tenere nei pantaloni con te. E tu ne sei sempre stata piuttosto felice.
Ormai sono una donna sposata e di sani principi.. tu mi descrivi come una depravata.
Oh micetta, ma uno non esclude l’altro.
Quei messaggi alla fine si erano conclusi con delle risate: stuzzicarsi in quel modo era mancato a entrambi.
E’ bello sentirti..di nuovo la mia Emily. Avevi proprio bisogno di staccare un po’, eh?
Sì, non avrei concluso nulla se fossi rimasta, da sola avrò tempo di pensare e lavorare. E non ce l’ho con te per questo. Sì, ammetto di essere stata furiosa nei tuoi confronti e ancora adesso avrei voglia di tirarti un pugno, ma non mi sto allontanando per pensare se lasciarti o no, voglio che questo sia chiaro. Ho solo bisogno di rimettermi in carreggiata e poi tornerò. Ma ho bisogno che tu non faccia più questi errori.
Ho capito cosa intendi e sono sollevato a vedere nero su bianco che non stai pensando di lasciarmi. Mi sono sentito morire solo al pensiero e questo perché ti amo e odio l’idea di farti del male. Nulla di ciò che ho fatto è stato fatto con cattiveria, semplicemente mi sono lasciato trasportare dagli eventi. Menomale che ci sei tu a farmi rimanere con i piedi a terra, amore.
Sei un ruffiano e un adulatore.
Vedrai come ho intenzione di ri-corteggiarti. Non riuscirai mai più a pensare ad altro che non sia io.
“Come già faccio” pensò con un sorriso caloroso.
Lo vedremo. Ora stacco che stiamo per atterrare.
D’accordo, ci sentiamo dopo. Ti amo, signora Malik.

 
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“Vi siete lasciati?!” Chiese sua madre con il cuore in gola, i segni dell’età ormai evidenti, mentre suo padre le accarezzava i capelli.
“No, mamma.” Rispose per rassicurarla.
“E allora perché sei qui da sola? E senza i miei nipoti?” Domandò, ancora sulle spine, cercando segni di menzogna nelle parole della figlia.
“Avevo bisogno di tempo da sola.” Cercò di essere il più sincera possibile. “E in più ho del lavoro da fare qui.”
“Tu stai bene?” Suo padre sembrava preoccupato. Si sedette di fianco a lei e la guardò con un cipiglio serio.
“Sto bene, papà. I bambini scoppiano di salute e la mia vita matrimoniale è ancora felicemente in piedi.”
“E di questo sono sollevato. Però voglio capire cosa ti ha fatto correre fin qua.”
“Centrano qualcosa quelle foto che sono uscite di Zayn con la ragazza bionda?” Sua madre la sapeva lunga. Emily sospirò.
“Ne abbiamo già parlato e mi ha assicurato che Perrie non è altro che una collega di lavoro.”
“Tu gli credi?”  Emily rimase in silenzio a pensarci e..sì, aveva letto la sincerità nel suo sguardo. Nonostante provasse a trattenersi nel regalare fiducia in quel modo, ormai conosceva suo marito e i suoi occhi non riuscivano a mentire. Quindi annuì alla domanda della madre.
“Il problema è stato la lontananza dalla sua famiglia. Gli sto dando possibilità di aggiustare le cose mentre io recupero del lavoro arretrato.”
“Se senti che è la cosa giusta allora sono dalla tua parte, piccola.”
“Grazie, papà.”
“Ho sempre avuto fiducia nel tuo metro di giudizio. E voglio che tu sia felice, sempre.” Le disse la madre, accarezzandole i capelli. “Ti credo quando mi dici che tra Zayn e te va tutto bene. Ma se vengo a scoprire che mi stai mentendo, giuro che finirà malissimo per te.”
“Mi metterai in punizione per una settimana?” Scherzò lei.
“No, ti depennerò dal testamento.” Le rispose con cipiglio serio.
“Come se non facesse già abbastanza soldi per conto suo, lei non ha bisogno dei nostri.” La rabbonì il marito con una risata. Agnese borbottò qualcosa sotto voce e si portò due dita agli occhi per poi indicare la figlia, come per farle comprendere che l’avrebbe tenuta d’occhio. Emily rise.
“Davvero, mamma, va tutto bene. Abbiamo avuto delle incomprensioni e lui si è concentrato un po’ troppo sul suo lavoro, ma non è nulla di irreversibile. Stiamo lavorando sulla nostra famiglia, insieme.”
“Se dice che va tutto bene, è perché è così. Smettila di cercare problemi che non ci sono, Agnese, e vediamo se il pranzo è pronto. Non vorrai lasciare che nostra figlia muoia di fame no?” Agnese sospirò e annuì, lasciando perdere, ma non prima di averle lasciato un bacio e averle sussurrato: “la mamma sarà sempre qui per te.” Ovviamente, visto che con gli anni si era rammollita, Emily si asciugò una lacrima. Non fece in tempo ad offrirsi di aiutare che il suono del campanello la distrasse e le fece alzare un sopracciglio.
“Aspettavate qualcuno?”
“Mmh, no. Puoi andare a vedere chi è?” Le chiese la madre ed Emily andò alla porta ad aprire. Fu assalita da un corpo muscoloso e subito dopo l’intero squadrone degli Offbeat aveva invaso casa.
“Lo devo uccidere?” Chiese il corpo abbracciato a lei e a quel punto capì che la sanguisuga non fosse niente meno che Duncan.
“Io posso nascondere il corpo volendo.” Lo appoggiò Tom. Lei si staccò dall’amico, guardandoli poi tutti in faccia.
“Oddio ma cosa ci fate qui?”
“Abbiamo seguito le varie vicende sul web, volevamo vederti.” Avevano fatto tantissimi chilometri in aereo solo per vederla?
“Come stai?”
“E come stanno i bambini?”
“Come sta–”
“Gradirei la smetteste di tramortirla con cento domande.” Si intromise Agnese, salvandola. “Venite ad aiutarmi a  preparare la tavola, dopo parlerete con calma.”
“Si signora Allen.” Risposero in coro, facendo spuntare un sorriso sulle labbra di lei.
Le bastarono alcune ore in loro compagnia – dopo mesi che non riusciva a vederli – per sentirsi nuovamente una ragazzina e ridere delle battute del gruppo, mentre Luke e Alexander la stringevano in una morsa sul divano, passandole bottiglie di birra e il contenitore delle patatine. I suoi genitori erano usciti poco prima per lasciarla sola con gli amici di infanzia, permettendo loro di ridere delle battute sboccate di Dominik e parlare con calma. Lei li aveva aggiornati su cosa fosse successo in quel periodo che l’aveva portata a rifugiarsi nel nido di Los Angeles, scatenando dibattiti e reazioni indignate.
“Ragazzi, non fatene un caso di stato.”
“Non fare un–” Rick si fermò come se le parole gli fossero andate di traverso. “Sta scherzando, vero?” Chiese conferma agli altri, mentre Emily alzava gli occhi al cielo. Scott rise per dargli manforte.
“L’amore rincoglionisce.” Commentò Duncan scrollando le spalle.
“Comunque anche tu ti sei rincoglionito da quando sei andato a convivere con..come si chiama, già?” Lo prese in giro Luke, includendo gli altri.
“Bridgette.” Risposero in coro, prendendolo in giro. Emily rise e guardò il viso di Duncan distendersi nel sentire il nome della sua ragazza e neo-convivente.
“Oh lasciatelo in pace!” Lo difese Emily, buttando un cuscino. “I buoi che danno del cornuto all’asino comunque! Chi di voi abita ancora nell’appartamento comune e non convive con qualcuno? ” Chiese, sapendo perfettamente la risposta. Tom, Rik e Dominik alzarono la mano, facendo ammutolire gli altri, persino Luke che aveva iniziato la presa in giro. “E allora pensate ai fatti vostri.”
“E pensare che il primo ad andare è stato Axel, il più piccolo tra noi.” Fischiò Alexander. “Cioè era un mocciosetto e adesso è sposato e ha un cane. Oltre che due gatti.” Fece una pausa “E lui odia i gatti.”
“Dana sa essere molto persuasiva.” Commentò Emily, ripensando con affetto al loro matrimonio e al discorso che avevano fatto Duncan in quanto fratello dello sposo, Lucy come sorella della sposa e lei stessa come Cupido della coppia.
“Comunque non era questo il punto della discussione.” Li fermò Tom. “Stavamo parlando del coglione.”
“Thomas, non chiamare mio marito coglione.” Lo fulminò. “Solo io posso farlo.” Continuò bevendo un sorso di birra. “Ma comunque sta cercando di risolvere i problemi che ci sono stati, quindi non gli renderò la vita difficile.”
“E tu stai bene?”
“Sento che sto tornando in me, non so se mi spiego.” Rispose. “E’ bastato un giorno lontana dalla mia famiglia per farmene sentire la mancanza e allo stesso tempo per farmi tirare un sospiro di sollievo. Cercherò di recuperare un po’ di lavoro, rilassarmi e pensare di più a me, cosa che negli ultimi mesi non ho fatto.”
“Così ti voglio!” La lodò Luke. “E sai che ti dico? Stasera si comincia con il recupero della vecchia Warrior: usciamo come ai vecchi tempi. Che ne dite?”
“Hanno riaperto la vecchia pista in cui facevamo le corse.” Rispose entusiasta Alexander, girandosi verso di lei.
“Vuoi andarci?” Domandò Duncan, mentre Thomas già si era agganciato alle sue ginocchia per pregarla di accettare. Lei rise e annuì con un gesto della testa, felice di aver deciso di tornare a casa per un po’.
 
Aveva sentito Zayn e i bambini al telefono quando era atterrata e si era scambiata qualche messaggio con il marito nel corso del tardo pomeriggio. Ma in quel momento, nonostante sapesse della possibilità di aver ricevuto nuovi messaggi da lui, aveva lasciato il telefono nella borsa, felice di potersi godere una sera solo per lei. I ragazzi l’avevano trascinata per i bar di Los Angeles – che non sapeva conoscessero visto che tutti abitavano a New York – e poi erano andati direttamente alla vecchia pista, contendendosi le tre moto che avevano affittato e dando vita a un piccolo torneo, subito dopo il riscaldamento che avevano fatto.
“Ti ricordi ancora come si fa o la vita da mamma ti ha rammollito?” La provocò Scott, salendo su una moto e mettendosi sulla linea di partenza con Duncan.
“Vediamo se farai ancora lo sbruffone dopo che ti farò mangiare la polvere.” Ribatté lei, sgasando per sottolineare il concetto.
“Se vuoi posso sedermi sulla sella con te e tenerti in equilibrio.” Disse poi Rick, facendole un occhiolino sfacciato e avvicinandosi.
“Toccami e ti stacco un braccio a morsi.” Rispose per poi indicare Duncan. “Ma se vuoi puoi sederti dietro di lui, sembra aver bisogno di una guida.” Un coretto infantile si alzò tra i ragazzi e così Emily si abbassò la visiera, pronta a dimostrare che nulla era cambiato.
Alla fine aveva superato entrambi i suoi avversari per un pelo, vantandosi però come se avesse avuto almeno due giri di vantaggio su di loro.
“Eh ma quando si è un talento naturale..” Lodandosi ancora, venendo poi sollevata di peso da Luke per farla ridere e smetterla di darsi arie. Quando le guance iniziarono a farle male per le troppe risate, si rese facilmente conto che erano mesi che non si sentiva così euforica, quasi guardandosi con disprezzo per come aveva lasciato andare a deriva le cose nella sua vita. Sentiva, soprattutto grazie ai ragazzi, emergere quel senso di libertà che non provava da molto: di certo non per colpa della sua famiglia, ma semplicemente per come aveva affrontato le cose nella quotidianità. Si stava lentamente ritrovando e, quando sarebbe tornata indietro, di certo non avrebbe fatto tornare le cose come prima. Avrebbe iniziato a pretendere alcune cose da Zayn e lei stessa si sarebbe presa momenti per sé, da passare da sola o uscendo con gli amici. Non poteva più annullarsi per un suo fantomatico bene superiore. Zayn non le aveva mai chiesto di farlo, ovviamente, aveva fatto tutto da sola – per questo ce l’aveva ancora di più con sé stessa –, e lui si era preso troppe libertà lavorative perché lei glielo aveva lasciato fare senza lamentele. Non sarebbe più successo, e servì una sola serata per capirlo.
Mentre gli altri andavano avanti con le gare per stabilire le prossime combinazioni e sfide, lei mangiò un hot dog recuperato da Tom da un carretto ambulante, dividendo una sigaretta con Duncan come ai vecchi tempi.
“Ti stai divertendo?” Le chiese il suo più grande amico.
“Molto.” Rispose subito. “Era da tanto che non uscivo così.”
“Zayn ti impedisce di farlo? Ti fai mettere i piedi in testa da un uomo ora?” Emily snocciolò un sorriso e scosse la testa.
“Non è questo, non è colpa di Zayn.” Disse prendendo un tiro. “Mi sono resa conto che il problema ero anche io e sono felice di averlo capito, perché vuol dire che posso fare qualcosa per migliorare il mio matrimonio.” Alzò lo sguardo per vedere gli ultimi giri degli altri ragazzi in pista. “E non mi faccio mettere i piedi in testa.” Aggiunse, ricevendo una spallata amichevole dall’amico.
“Ehi voi! Sciogliete lo Sleepover Club e venite qui che iniziamo il secondo girone!”
“Arriviamo, idiota!” Duncan rispose a Tom, passando un braccio dietro le sue spalle per spingerla verso gli altri. Inutile dire che poco dopo, nonostante gli ormai trent’anni di ciascuno di loro, fecero a gare per chi sarebbe arrivato prima.
 
Avevano passato una bella serata grazie alla quale si era dimenticata per un po’ dei suoi problemi. Non aveva però avuto tempo di entrare in macchina – approfittando del passaggio a casa che gli avrebbero dato Duncan e Luke –, che il cellulare che si era dimenticata per tutta la sera aveva iniziato a vibrarle nella tasca. Prima di riuscire a trovarlo in tutto il caos della borsa, quello smise di suonare. Lo recuperò poco dopo, trovandosi di fronte un paio di chiamate senza risposta e alcuni messaggi la cui domanda principale era “dove sei”, tutto dal marito. Il telefono riprese a lampeggiarle in mano, a quel punto stranita dalla quantità di tentativi di contattarla rispose.
“Ehi–”
“Dove cazzo eri finita.” Emily staccò il telefono dall’orecchio e guardò il nome sullo schermo: era sicura di aver risposto a Zayn, non al suo capo.
“Scusami?” Chiese, dandogli possibilità di ritrattare. Duncan si voltò dal sedile anteriore e la guardò confuso, lei scrollò le spalle.
“Mi hai sentito.”
“Stai scherzano spero.”
“Non riuscivo a rintracciarti e non rispondevi ai messaggi. Poteva essere successo qualcosa ai bambini–” A sentire quella frase impallidì. Era successo qualcosa ai suoi figli mentre lei si divertiva? Duncan la continuò a guardare, stringendole un ginocchio in una mano, cercando di darle sostegno per il poco che aveva capito.
“E’ successo qualcosa?” Esalò quindi.
“Non è quello–”
“Lo ripeterò ancora una volta: è successo qualcosa?” Ribadì con un certo affanno.
“No.” Disse alla fine lui e lei sospirò di sollievo.
“Allora non usare mai più i bambini come scusa.” Sibilò. “Non scherzo, Zayn. Non azzardarti mai più.” Zayn prese un respiro profondo come per calmarsi.
“Hai ragione mi dispiace, ma–”
“Cosa sta succedendo, Emy?” Domandò l’amico, mentre Luke guardava la strada e guidava senza dire nulla.
“Sei ancora con lui?” Ancora con lui? Parlava di Duncan? Emily fece segno all’amico di stare in silenzio.
“Zayn cosa sta–”
“Emily, dove sei. Dammi una cazzo di risposta.” Emily lo sentì fin troppo agitato.
“Sono in macchina! Gesù datti una calmata.”
“Ti sta portando a casa?”
“Chi, Zayn?”
“Quello stronzo. Quello che allunga le mani su ciò che non è suo.” Emily era abbastanza confusa, ma sicuramente non avrebbe trovato risposte se non si fosse calmato.
“Stai parlando di Duncan?” Zayn non rispose, ma “chi tace acconsente”. “Lui e Luke mi stanno accompagnando a casa.” Sentì il respiro pesante del marito dall’altra parte del telefono. “Senti io non so cosa tu abbia, ma sono quasi arrivata. Datti una calata e ne parliamo dopo.” Non ricevette risposta. “Hai capito?” Ripeté.
“Ti chiamo tra dieci minuti.” Disse burbero, poi attaccò.
“Cosa è appena successo?”
“Non ho ben capito, mi ha chiesto dove fossi e con chi, in pratica.”
“Eh, il nostro maritino non è abituato ad essere quello a casa e vedere la moglie divertirsi.” Commentò Luke. Emily sospirò.
“Pensi che sia in ansia?” Domandò Duncan quasi con gli occhi fuori dalle orbite.
“E’ sempre stato geloso, anche quando a malapena stavano insieme.” Disse semplicemente, ricordando. “Immagina come si deve sentire ora, dopo aver avuto una parziale litigata che ha portato la moglie a partire in un altro continente, lontano da lui.” Scrollò le spalle. “Starà impazzendo di gelosia sapendola con noi.”
“Era ora che si facesse venire un po’ lui il sangue amaro.” Mormorò comunque l’altro. Lei non disse nulla, ma aspettò che Luke accostasse così che potesse scendere, rientrare in casa e discutere con il marito.
“Ragazzi, grazie per questa bellissima serata. Vi voglio tanto bene.” Disse ad entrambi prima di abbracciarli e poi scendere, augurandogli buon viaggio di ritorno a New York per il giorno dopo.
“Fatti sentire quando non sei troppo impegnata.” Scherzò Luke.
“Sicuro, lo stesso per voi.” Li baciò sulle guance e si incamminò sul vialetto, con il telefono in mano per non perdersi l’imminente chiamata. Entrò in casa in silenzio, i suoi genitori erano già a dormire, e strisciò i piedi fino alla sua vecchia camera, preparandosi per la notte mentre aspettava. Non fu sorpresa quando, poco dopo, ricevette si trovò a parlare con uno Zayn più calmo.
“Posso capire cosa è successo?”
“Sono geloso.” Sbottò subito, con una velocità tale che Emily rimase a bocca aperta. “Sei rimasta sorpresa che io abbia vuotato il sacco così in fretta?”
“Sì.” Confessò.
“Te l’avevo detto che avrei iniziato a comunicare di più.”
“Non mi aspettavo un effettivo cambiamento.”
“Vedrai che tutto ciò che ho detto te lo dimostrerò.” Di nuovo quello stupendo verbo: dimostrare.
“Quindi per questo mi hai attaccato così?”
“Mi spiace, non voglio farti pensare che mi dia fastidio se esci con degli amici, ma c’erano dei paparazzi e le foto di te e– quello lì sono online.” Ringhiò. “Tu non rispondevi al telefono ed eri su una moto da corsa, ero preoccupato. In più lui ti toccava, con il braccio sulle tue spalle e i commenti delle foto erano di chi diceva che ti sei rifatta una vita lì e il nostro matrimonio è finito..”
“Ora capisci quello che ho provato io quando sono uscire le foto con la biondina.” Zayn rimase in silenzio, poi sbuffò.
“Anche tu avevi questa morsa fastidiosa allo stomaco?”
“Questo comporta l’essere innamorati e gelosi.” Ribatté.
“Dio, mi spiace di tutto.”
“Ci stiamo lavorando. Stiamo andando bene al momento.” Lo assicurò. “I bambini come stanno?”
“Bene, stanno dormendo e mi chiedono di te.”
“Farò una videochiamata domani in mattinata, così da salutarli.” Lo rassicurò.
“Va bene, ci vediamo domani allora.”
“Sì, ora vado a dormire che domani mi aspetta una lunga giornata di lavoro.”
“D’accordo, buon lavoro e buonanotte, Emmie.” Le augurò, con un tono di voce dolce. “Ti amo.”
“Buonanotte.” Ricambiò, per poi attaccare con le farfalle allo stomaco come quando era adolescente.
 
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La mattina dopo, si ritrovò la casa invasa di rose. Rose che provenivano dalla stessa fioraia che aveva fatto il bouquet del loro matrimonio, con un semplice biglietto che recitava “Ieri, oggi, domani. Ti amo, Zayn”. Sua madre aveva detto che erano arrivate per lei quella mattina presto, così dopo la videochiamata con i suoi figli, rimase a parlare con il marito e ringraziarlo per il pensiero.
Aveva pensato di ringraziare per i loro pensieri anche i giornalisti e i paparazzi che, per l’ennesima volta, avevano buttato schifo sul suo matrimonio, quindi non fu strano se il suo Instagram si riempì di foto dei fiori e dei bigliettini, accompagnati da una sua storia in cui mandava a fanculo tutti con un semplice “i vostri sforzi di infangare la mia vita sentimentale sono penosi, trovatevi una vita vostra”.
Quello stesso giorno, dato l’immenso buon umore, trovò la voglia di recuperare del lavoro arretrato, rispondere alle mille mail in sospeso e chiamare l’agente dei Maroon 5 per accordarsi su un incontro.
Nel pomeriggio suo fratello l’aveva chiamata per sapere come stesse e le aveva parlato tutto il tempo – accompagnato da alcune interruzioni di Lucy – delle avventure del figlio che aveva appena compiuto due anni, ripromettendole che sarebbero venuti presto a Londra a trovare lei e i bambini – mentre Zayn, testuali parole, gli avrebbe chiesto pietà dopo il discorso che aveva intenzione di fargli –.
“Giuro, lo lascerò a terra piangente come un salice.”
“Kol, questa similitudine fa davvero schifo.” Lo prese in giro. “E poi si sta impegnando per redimersi.”
“Ah sì, ho visto la cosa delle rose. Molto classico devo dire, molto–”
“Romantico!” Si intromise Lucy, evidentemente rubando il telefono al marito. “Zayn non dà l’impressione di un romanticone, ma guarda come diventa quando si deve far perdonare.”
“E’ stato un bellissimo pensiero.” Ammise quindi, ancora con un sorriso stampato in faccia.
E quel “bellissimo pensiero” andò avanti per altri quattro giorni, ogni giorno con un biglietto diverso e dei tipi di fiori diversi; prima le rose, poi i tulipani, le primule e infine i girasoli. Aveva amato il gesto e glielo aveva detto durante una delle loro chiamate, più volte, prendendo coraggio nell’aprirsi di più, così come il marito si stava impegnando a fare, e dirgli esattamente quanto e perché l’avesse apprezzato.
In quei giorni aveva poi sentito le altre ragazze sul gruppo what’s app, intenzionate ad organizzare una cena il più presto possibile, e aveva fatto una chiamata Skype con Louis, Harry, Niall e Liam che stavano continuando a lavorare mentre Zayn era a casa a passare del tempo con i suoi figli. Le aveva fatto piacere essere riuscita a prestare del tempo nel risentire i suoi amici e organizzare qualcosa per quando sarebbe tornata a casa, quindi si sentì soddisfatta di come stava gestendo il suo ritorno in sella.
Così il quinto giorno, al suono del campanello, aprì la porta di casa con un sorriso enorme, aspettandosi altri fiori. Invece si trovò di fronte l’amica di Zayn e il sorriso si spense. Era più bella dal vivo, sicuramente: i capelli biondi erano luminosi e acconciati in semplici onde, il trucco leggero metteva in risalto dei grandi occhi azzurri e un corpo slanciato era chiuso in una maglia corta e un paio di jeans. Perrie Edwards era uno splendore, ma Emily – per la prima volta da quando l’aveva vista in foto – non si sentì per nulla da meno di fronte a lei, nonostante lei fosse quasi dieci anni più giovane. Il suo viaggio psicologico per ritrovare se stessa stava dando i suoi frutti!
(beh, per fortuna si era tolta il pigiama e si era sistemata un po’ prima che suonasse al campanello, altrimenti non avrebbe avuto tutta quella sicurezza)
“Ciao. Tu devi essere la signora Malik.” Le disse lei squadrandola con un sorriso amichevole.
“Emily.” La corresse semplicemente. Oltre al fatto che aveva preferito tenere il suo di cognome anche nel mondo lavorativo; le piaceva di più che le persone la chiamassero per nome. “E tu devi essere Perrie.”
“In carne ed ossa. Hai cinque minuti da dedicarmi? Possiamo parlare?” Emily deglutì e la sua sicurezza evaporò. Cosa le voleva dire? Voleva confessare il tradimento di Zayn? Avevano una relazione?
“Certo, vieni pure.” Disse comunque, facendola accomodare. “Gradisci qualcosa da bere?”
“Uh, un bicchiere d’acqua è sufficiente.” Andò in cucina e recuperò la bottiglia dal frigo con due bicchieri, facendo poi respiri profondi. Ce la poteva fare. Tornò quindi in salone con una camminata fluida, comunque felice di essersi infilata gli stivali con il tacco quella mattina: con quelli ai piedi si sentiva più forte e fatale, pronta per una discussione. Ah, il potere dei tacchi.
“A cosa devo questa visita?” Chiese versando l’acqua nei bicchieri che aveva posato sul tavolino basso.
“Scusa se ti sono piombata in casa.” Mormorò, prendendo il bicchiere e dando una sorsata veloce. Emily notò da quel gesto che la ragazza si sentisse a disagio e fosse nervosa.
Bene, se era nervosa lei, lo potevano anche essere in due. “Evidentemente non ti aspettavi una mia visita.”
“In effetti mi aspettavo il fioraio.” Rispose, indicando gli altri mazzi di fiori nei vasi. “Ma sono contenta di vederti di persona, finalmente.” Si sedette sulla poltrona e afferrò l’altro bicchiere, non risparmiandosi quella leggera frecciatina.
“Già, sarà stato difficile vedere continuamente il mio nome associato a quello di Zayn.” Emily prese un sorso di acqua per cercare di allentare quella morsa che le aveva stretto lo stomaco nel sentirla pronunciare il nome del marito.
“Fastidioso.” La corresse, cercando di mantenere una facciata sicura.
“Lo capisco perfettamente. Per questo sono qui oggi.” Nella testa della donna, iniziò a risuonare la marcia funebre, ma fuori rimase impassibile, continuando a guardare la ragazza. Cambiò posizione sulla poltrona, con apparente calma, facendole segno con la mano di andare avanti. “Volevo scusarmi.” Disse ed Emily quasi si strozzò con l’acqua che così avidamente stava bevendo.
“Come?”
“Ti ho sorpresa?” Chiese Perrie ridendo leggermente.
“Abbastanza.” Ammise, posando il bicchiere. “Perché ti scusi?”
“Per quello che hai dovuto sopportare a causa mia. Capisco come tu abbia potuto leggere la mia amicizia con Zayn, ma sei completamente fuori strada.” Andò dritta al punto. “Tra me e lui non è mai successo nulla e anche nel remoto caso lui ci avesse potuto provato con me – cosa che ti assicuro che non ha mai fatto – lo avrei rifiutato.” Le disse. Emily la guardò con più attenzione. “Sapevo dall’inizio che fosse sposato. Io e Zayn abbiamo dieci anni di differenza e lui ha una bellissima famiglia da cui tornare. Non sono una stronza sfascia-famiglie ma soprattutto mi tengo lontana da uomini già impegnati.” Si scambiarono uno sguardo e una scintilla di rispetto brillò negli occhi della donna, quindi Perrie si sentì soddisfatta.
“Ti fa onore ciò che hai detto, davvero.” Si complimentò.
“Ti ringrazio, ma non l’ho detto per farmi onore, semplicemente volevo chiarire la situazione.” Un pensiero malsano fece comunque capolino nella sua mente, quindi valutò bene come formulare la domanda successiva.
“Ti ha mandato Zayn?” Disse, vedendola spalancare gli occhi e scuotere la testa.
“Zayn ha smesso di rispondere ai miei messaggi quindi ho ipotizzato gli avessi dato un ultimatum, oppure che lui ce l’avesse con me per avergli messo indirettamente la moglie contro.” Mormorò ed Emily si scaldò un po’ nel sentire che lui aveva smesso di scrivere a un’amica per lei, senza dire nulla. “Quando ho visto che eri volata qui, ho avuto paura di essere stata la causa di una vostra rottura.”
“Non ho dato nessun ultimatum e non ho mai incolpato te per nulla.” La assicurò quasi e finalmente sentì qualsiasi peso volatilizzarsi dal suo stomaco. “Comunque avessi davvero pensato che Zayn mi avesse tradito con te, non me ne sarei venuta in America per permettergli di ristabilire le cose. Lui avrebbe dei connotati in meno.” Perrie rise e sembrò rilassarsi, come se la parte peggiore della conversazione fosse finita.
“Per questo ti apprezzo tanto come donna. Se posso essere sincera sono una tua fan, ho seguito molte tue interviste.”
“Ti ringrazio.” Disse Emily in imbarazzo. Perrie le sorrise poi tornò seria.
“Spero di aver chiarito le cose, comunque.” Continuò. “Non ho bisogno di elemosinare attenzioni da uomini sposati, lui è semplicemente il mio mentore. Tutto ciò che voglio è avere una band di successo.”
“Sì, hai chiarito il concetto e ti ringrazio di essere venuta fin qui per dirmi tutto questo.” La bionda quindi guardò l’orologio poi si alzò, forse rendendosi conto dell’ora.
“Scusa ma devo correre via. Per venire qui sono scappata dalle prove di America’s Got Talent.” Le confessò. Emily si alzò a sua volta e l’accompagnò alla porta, quasi stordita dopo quell’importante conversazione. “Grazie per avermi ascoltata, auguro a te e Zayn il meglio, ovviamente.” Poi si sporse e, prendendola alla sprovvista, l’abbracciò. Emily rimase rigida, ma non fece in tempo a reagire che Perrie si era già staccata ed era corsa via, salutandola ancora con una mano. Rientrò in casa con la bocca semi-aperta, appoggiandosi alla porta chiusa per registrare e digerire tutto ciò che si erano dette. La chiacchierata con Perrie aveva avuto il magico potere di far sparire qualsiasi nube nella sua testa. Si sentiva come rinata, si sentiva.. così bene che quasi si chiedeva cosa fosse venuta a fare in America.
Per quello si ritrovò con il telefono all’orecchio e una chiamata diretta a Zayn prima ancora di poter pensare lucidamente.
“Ehi, cosa–”
“Ti amo.” Sentì Zayn quasi soffocare con la sua stessa saliva dall’altra parte del telefono e poi un silenzio tombale.
“Emmie–” Disse dopo un po’, poi sembrò prendere fiato per riprendersi dalla sua affermazione. “Allora, possiamo fare le cose con calma? Respiriamo e mettiamo in ordine gli eventi perché qui sento di star per svenire.”
“Mamma mia, quanto sei melodrammatico.”
“Beh scusami se rispondo al telefono e subito vengo attaccato dalle tue parole.”
“Attaccato?” Ripeté con un sorrisetto sulle labbra.
“Non capisco cosa stia succedendo, mi manca un pezzo del puzzle che mi faccia collegare il tuo essere lontana da me alle due parole di prima.”
“Sei così tenero quando sei nervoso, era da tanto che non ti sentivo straparlare.”
Commentò, scivolando a terra per sedersi e continuando a parlare con lui.
“Non sto straparlando.” Borbottò con la voce da broncio.
“Forse perché non parlavamo di sentimenti veri da tempo.” Rispose ignorandolo.
“Non parlo di sentimenti perché i miei per te non sono mai cambiati.” Rispose con semplicità. Emily sentì le farfalle nello stomaco triplicarsi. “Ora, prima che io ti richieda di dirmi quella tua bellissima frase d’apertura, puoi dirmi cosa è successo?”
“E’ venuta qui Perrie.” Dall’altro lato si sentì talmente tanto silenzio che sembrò essere caduta la linea. “Abbiamo parlato un po’ e, hai ragione, è davvero una ragazza in gamba.” Aggiunse. “Ha decantato la tua fedeltà nei miei confronti.”
“Avevi bisogno di lei per credere a me?” Domandò trovando finalmente le parole, con serietà e sembrando anche un po’ offeso.
“No, ti ho sempre creduto.” Rispose scuotendo la testa. “Non ho mai dubitato davvero di te.” Lo rassicurò.
“Volevi solo farmi penare un po’, quindi.” Si lamentò.
“Beh, in qualsiasi caso te lo sei meritato.” Risero insieme e poi sospirarono in simbiosi. Emily buttò la testa indietro appoggiandosi alla porta.
“Quindi torni presto?” Finse disinteresse, come se fosse una domanda buttata lì.
“Penso proprio che tornerò domani, dopo l’incontro finale con i nuovi clienti.” Confessò.
“Oh!” Dal rumore sembrò esultare e reprimere qualche verso di gioia. “Sono felice che ti avrò di nuovo a casa.”
“I tuoi giorni da padre single sono finiti.” Scherzò.
“Oh, menomale cazzo. Cioè amo i nostri figli ma, davvero, non so come tu abbia fatto a gestirli tutti e tre da sola.”
“E’ perché noi donne abbiamo la divina abilità di fare più di una cosa contemporaneamente.” Sorrise. “Ma che ne vuoi sapere tu.”
“Ecco qui la Emily-femminista che esce a fare un saluto. Mi sei mancata, piccola!” Sbuffò subito dopo. “Ma non vedo davvero l’ora di riabbracciarti.”
“Solo abbracciarmi?” Lo stuzzicò.
“Andiamo tesoro, stai attentando alla mia virtù senza nemmeno dirmi che mi ami?”Ribatté, fingendosi un vergine pudico.
“Non ti facevo così tradizionalista.”
“Beh sai, sono un padre di famiglia ora, ho delle responsabilità.”
“Mmh, in questo caso allora..” Mormorò. “Ti amo.”
“Anche io, tantissimo. Ma ora preparati, i bambini vogliono vederti su Skype.” Emily chiuse la chiamata di tutta fretta e accettò la richiesta di videochiamata, trovandosi di fronte la faccia in primo piano della sua bambina.
“Ma ciao tesoro.”
“Ciao mamma!”
“Ci manchi.” Si aggiunse Zac, mentre si contendeva il telefono con la sorella. Per cinque secondi buoni, non vide proprio nulla sullo schermo, perché i suoi figli erano impegnati a litigare.
“Voglio vedere mamma.” Si aggiunse Terrie, facendo così in modo che Zayn intervenisse.
“Il telefono lo terrò io, voi sedetevi lì.” Quando la calma fu ripristinata, riuscì a vedere tutti e quattro seduti sul divano del salotto. “Allora, volete sapere quando tornerà mamma?” I tre bambini annuirono entusiasti.
“Torno domani notte!” Annunciò facendoli scattare in piedi per la gioia, facendo iniziare una nuova trance di caos. Zayn li convinse a risedersi e aggiunse:
“Ma voi sarete a nanna a quell’ora, quindi la vedrete il mattino dopo.” In cambio ricevette piccoli sbuffi.
“Mi mancate piccoli, ma ci vediamo presto, okay?”
“Va bene.” Solo dopo ripetuti saluti e baci lanciati attraverso lo schermo, i bambini sparirono nuovamente, le loro urla a scemare lungo il corridoio.
“Quindi ti vedrò domani.” Ripeté con un sorrisetto.
“Così sembra.” Rispose, lo stesso ghigno sulle labbra. “Sperando che tu abbia capito cosa mi ha fatto più male di tutta questa storia.”
“Oh, amore, stai pur certa che non commetto lo stesso errore due volte.”
“Buono a sapersi. Io invece prometto che non perderò più me stessa come è successo.” Si trovò ad ammettere, vedendo Zayn aprirsi in un sorriso innamorato.
“E’ bello sentirlo. Voglio avere al mio fianco la Emily di cui mi sono innamorato dieci anni fa.”
“Quella Emily vorrà un bacio domani.” Lo stuzzicò.
“Quella Emily avrà tutto quello che desidera.” Si guardarono per alcuni secondi attraverso lo schermo, poi entrambi si resero conto del loro mutismo nel fissarsi come se il resto del mondo non ci fosse stato e quasi arrossirono.
“Okay– uhm, ti lascio al tuo..lavoro?” Incespicò lui e lei annuì.
“Sì, noi– ci sentiamo dopo.”
“Uhm, ti amo.” Disse però e lei quasi fremette, finalmente pronta a rispondergli come si deve.
“Ti amo anche io.”
 
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La mattina dopo era su un aereo diretta a casa, dopo aver salutato i suoi genitori con un abbraccio spezza-ossa. Fremeva sul sedile di quel jet, pronta a rivedere la sua famiglia e perdersi nelle braccia di suo marito. Quindi quando l’aereo finalmente atterrò, non ci mise più di trenta secondi a scattare in piedi e muoversi ad uscire, bloccandosi poi impalata davanti alla figura di Zayn ad aspettarla agli arrivi (per fortuna indisturbato visto che era sera tardi).
“Ma cosa..?” Si avvicinarono l’una all’altro, poi Zayn la inglobò in un abbraccio. Dopo appena un secondo di totale shock, Emily fece cadere a terra il suo borsone e strinse le mani dietro la sua schiena, seppellendo il viso nell’incavo della sua spalla.
“Non riuscivo ad aspettarti a casa, avevo bisogno di vederti subito.” Le disse, alzandole il viso per vederla in faccia. Le spostò una ciocca di capelli da davanti gli occhi e sorrise calorosamente, finendo poi per stringerla più forte. “Mi sei mancata così tanto.”
“Io– anche tu. Tantissimo.” Rispose con l’affanno, quasi incredula di trovarsi esattamente nel suo posto preferito: le sue braccia.
E poi come due calamite, le loro labbra si incontrarono, i loro sapori a mischiarsi di nuovo, i sorrisi a fondersi nel bacio. Si staccarono dopo un po’, ma Zayn si abbassò ancora lievemente per darle un ultimo bacio a stampo, le sue braccia sempre a stringerla.
“Sono felice che tu sia qui.” Sussurrò lei.
“E io sono felice di esserci. Sarei impazzito se non fossi tornata a casa.”
“Ma ora sono qui.” Gli stampò un altro bacio. “E rimango.”
“Sono felicissimo di sentirtelo dire.” Ridacchiò, come per sbollire il nervosismo. “Dio, mi sento come un ragazzino al primo appuntamento.”
“Ti faccio ancora questo effetto?” Domandò retoricamente, un sorrisetto giocoso sulle labbra.
“Non hai mai smesso, Emmie.”
“Mmh, romanticone.” Lo prese in giro, posando nuovamente la sua fronte sulla sua spalla. “Ti amo.”
“Anche io ti amo, piccola.” Le accarezzò i capelli arruffati sulla testa.
“Dove hai lasciato i bambini?” Gli chiese, rilassandosi sotto le sue carezze.
“Doniya aveva particolarmente voglia di farmi arrivare da te, non ho avuto bisogno di convincerla.” La aggiornò.
“Dio, dobbiamo a lei e Dylan una vacanza, come minimo.” Come avrebbero fatto senza di loro?
“Sì, probabile.” Si trovò d’accordo. “Ma prima ci andremo noi in vacanza.” Emily tirò su la testa di scatto.
“Cosa?”
“Come ti suona la Sicilia?” Domandò ancora con un sorriso ampio. “Perché potrei aver prenotato una casetta in riva al mare una quindicina di giorni.”
“Oh dio, faremo davvero quella vacanza?” Zayn finse di pensarci, poi annuì e lei si tuffò sulle sue labbra. “Non immagini quanto io ti ami, Zayn Malik.”
“Mmh, potrei averne un’idea vaga.” Poco dopo si zittì e aggrottò la fronte. “Questo dimostra che stai con me solo per i miei soldi?” Chiese con un sorriso da sbruffone in faccia.
“Esattamente. Questo e perché sei famoso.” Rispose ridendo, sollevando il suo borsone da terra e prendendo il marito per mano. “Ora andiamo a casa, abbiamo del tempo perso da recuperare.”
“Con piacere, mia signora.” Incrociarono le dita tra loro e semplicemente uscirono dall’aeroporto, più uniti che mai e pronti alle successive sfide.

 



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HOLA! 
Ed è così che si conclude il nostro viaggio, Emily e Zayn hanno sorpassato un enorme scoglio ma alla fine ne sono usciti più forti di prima.
Grazie a chi ancora legge e recensisce la mia storia, siete sempre nel mo cuore :)
Much love,
Giulia xx

 

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I Missing Moments della storia principale:
Non mettere il broncio, Zic! (sogno di Emily)
A perfect date, maybe? (appuntamento Giulia/Harry)
Un nuovo interessante inizio per Tracy. (Tracy e il prof Joe di filosofia)
Che stupidi sono stati a non farlo prima. (com'è nata la storia Liam/Meredith)
A love story like in books. (semplicemente Niall/Francy)
Miami for two. (Louis/Caroline a Miami)


OS rossa Larry
They don't know about us.


OS TeenWolf:
Like a Phoenix rising from the ashes.


OS The Avengers:
Accident at 3 A.M.





Vi lascio ancora i miei contatti e il link del trailer ;)
Ask dei personaggi: http://ask.fm/FanFiction_YLIMD



 

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