Il mio sogno

di E4e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio sogno ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***
Capitolo 14: *** capitolo 12 ***
Capitolo 15: *** capitolo 13 ***
Capitolo 16: *** capitolo 14 ***
Capitolo 17: *** capitolo 15 ***
Capitolo 18: *** capitolo 16 ***
Capitolo 19: *** capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** avviso ***



Capitolo 1
*** Il mio sogno ***


-Bella muoviti!- mi disse gridando mia madre. Alice e Rose erano arrivate, dovevamo andare al centro commerciale. L’idea non era male, ma non so perché non mi convinceva.
-Arrivo!!!- annunciai aggiustandomi la maglia. Dopo aver salutato mamma salii in macchina.
-Devo proprio spiegarti tutto?- mi disse Alice con un broncetto riferendosi al mio abbigliamento comodo.
-Ciao sono contenta che tu stia bene, anche per me non c’è male!- risposi ironica, aggiudicandomi un’ occhiataccia da Rose che sapeva quanto Alice fosse permalosa. Erano le migliori amiche che potessi avere, c’erano sempre: quando piangevo, quando ridevo o quando a carnevale mi avevano obbligata a mascherarmi…
Sapevano tutto. Sapevano che avevo una cotta per Edward Cullen, amico dei loro rispettivi fidanzati Emmett e Jasper.
Dopo venti minuti di macchina, con la radio sintonizzata su una stazione prettamente Rock arrivammo.
All’entrata trovammo Jazz, Emmett e… No, non poteva essere! Subito mi girai verso le mie quasi ormai ex amiche del cuore, lanciando a tutte e due un’occhiata più che significativa.
-Ehi ragazze! Come va?- chiese Emmett con il suo solito brio. Rose gli si avvicinò saltellando e dopo esserselo coccolato rispose: -Bene, ora anche meglio…- il tutto in contemporanea ad Alice che aveva eseguito come fosse stata ad uno specchio la stessa cosa.
Le ragazze si avvicinarono ad Edward, che sorridente come suo solito le salutò con un bacio sulla guancia. Arrivato il mio turno accennai un –ciao- flebile, al quale lui rispose con uno sguardo dolce come il miele… 

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


“Sussurrai un –ciao- flebile, al quale lui rispose con uno sguardo dolce come il miele…”
 
Questo era quello che avevo immaginato nel mio piccolo cervello, nella realtà camminai dritta davanti a me sino a superare le vetrate trasparenti del centro commerciale.
Io ed Edward non avevamo un bel rapporto, anzi, non avevamo neanche un rapporto: non ci parlavamo, non ci sorridevamo, non facevamo nulla che non fosse evitarci.
La cosa stupida è che mi piaceva da matti. Non riuscivo a perdonarmi una debolezza così eclatante: cavolo, a chi piace faresi ignorare? Ma soprattutto, come si fa a morie dietro ad una persona che non calcoli?
Mentre pensavo e ripensavo, arrivammo davanti alla sala giochi dove i ragazzi si fiondarono come bambini.
-Bella che dici, li seguiamo?- mi chiese Alice con fare cortese, anche perché aveva già preso la sua decisione.
-Tu e tu- dissi indicando le mie amiche, -cosa credevate di fare?-.
Le due con aria spaesata scossero la testa, cercando di negare.
-Non vorrete farmi credere che LUI sia capitato qui per caso??- domandai.
-Tesoro, quanti centri commerciali vuoi che ci siano qui? E poi lui ha tutto il diritto di frequentare i posti che vuole!- concluse Rose con aria impaziente.
- Alice!- gridò da dentro Jazz, - vieni guarda, sono quasi riuscito a prendere il pupazzetto di Hello Kitty che ti piace tanto!!!-.
Inutile dire che dopo meno di due secondi mi ritrovai completamente sola, a girare come un’anima in pena per la sala giochi. Non mi andava di fare il “terzo incomodo”, ma nemmeno di passare altro tempo con LUI.
Decisi di uscire e andare a prendere un gelato, il tutto senza che le due pazzoidi  se ne accorgessero. Il piano sembrava funzionare alla perfezione, quando andai a sbattere contro un ragazzo:
-Scusa, mi dispiace, ti sei fatta male??- chiese con fare agitato un bel ragazzo, più o meno della mia età.
-No, non ti preoccupare e tu? Comunque dovrei essere io a chiederti scusa.- dissi arrossendo.
Lui sorrise e scrollò la testa. Il motivo era chiaro: era molto più alto di me, almeno di 20 cm, e visti e considerati i suoi muscoli sarei riuscita a fargli male solo prendendo la rincorsa.
-Piacere, Jacob- disse tendendo la mano.
-Bella, o meglio Isabella ma preferisco il mio nomignolo- dissi porgendogli la mano.
-Che dici, andiamo a prenderci un caffè insieme?- mi disse Jacob con aria affabile.
-Sì, ci sto- risposi di getto. Poi mi venne in mente una cosa –Ma tu non stavi entrando?- chiesi.
-No, non ti preoccupare. Sono con dei miei amici che mi hanno praticamente trascinato qui- mi rispose con aria sconfitta.
-Ti capisco- risposi ridendo.
-Bene, allora siamo sulla stessa barca!- disse anche lui ridendo.
Ci incamminammo verso il bar di fronte. Mi sentivo a mio agio, nonostante non lo conoscessi. Aveva un’aria simpatica, questo bastava come pretesto per allontanarmi da Edward.
Non lo vedevo in giro, ma la cosa non mi stupiva: sarà sicuramente stato con qualche ragazza, magari una di quelle che gli ronzano sempre attorno.
Persa nei miei pensieri mi rinsavii sentendo canticchiare a Jacob la canzone che passava a tutto volume alla radio:
-The world is broken  halos fail to glisten… mmm… You try to make a difference…- si bloccò non appena vide fissarlo.
-Che c’è?Lo so, sono stonato, ma che ci posso fare è una delle mie canzoni preferite!- disse lui come per giustificarsi.
-No no, nulla… solo che è anche una delle mie canzoni preferite!- dissi contenta e sorpresa allo stesso tempo.
-Non ci credo, tu non hai la faccia da rock!- mi disse squadrandomi.
-Scusa ma che vorresti dire? Se per questo nemmeno tu!- dissi leggermente indignata. Non pensavo ci fosse bisogno di vestirsi con polsini borchiati o cose simili!
-Ok, ok- si rassegnò alzando le mani.
Dopo circa una ventina di minuti, durante i quali scoprii che Jacob era molto simpatico, una persona semplice e sorridente, si interruppe guardando un punto indefinito alle mie spalle.
-Ehi??- dissi sventolandogli una mano davanti al viso –hai visto Matt Bellamy??-.
-No, è che… scusa ma sei fidanzata?- mi chiese guardandomi dritto negli occhi.
-No, perché?- chiesi arrossendo.
-C’è una persona che mi sta bruciando con lo sguardo proprio dietro di te- disse con aria perplessa.
Mi girai… Oh no! 

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


Mi girai… Oh no!
                                     
Seth mi guardava… anzi guardava Jacob con aria strangolatrice, la stessa che usava con qualsiasi ragazzo mi si avvicinasse. Fortuna che erano veramente pochi…
-Scusa Jacob ma mio fratello ha qualche mania nei mie confronti- dissi guardandolo con occhi supplichevoli: che cavolo, per una volta che ero riuscita a fare amicizia con un ragazzo (il che non è un dettaglio da trascurare!) lui veniva a rovinare tutto!
-No, figurati- disse sorridendo –anche io ho una sorella più piccola, so cosa vuol dire- aggiunse con fare ovvio.
Seth intanto si era incamminato verso il nostro tavolo:
-Tutto bene, piccola?- mi disse guardandomi dritto in faccia.
-Andava meglio prima che tu facessi il fratello geloso…- borbottai.
Stava cominciando con la solita tiritera: sono tuo fratello maggiore, devo provvedere e te e tirarti fuori dai pasticci e blablabla… Lo interruppi:
-Grazie al cielo Jacob capisce la situazione, altrimenti dovevi solo aspettare di arrivare a casa e mi sentivi!- gli sibilai.
Jacob si alzò, era quasi alto come mio fratello, gli tese la mano:
-Piacere, Jacob- disse amichevole.
-Seth- rispose mio fratello stringendogli la mano.
 
Restammo ancora un po’ a chiacchierare tutti e tre insieme, quando il mio cellulare si mise a squillare:
-Pronto?- dissi già pronta al peggio, avendo letto il mittente.
-Dove sei Bella, ti stiamo cercando dappertutto!?- mi urlò Alice in un orecchio. Non si era ancora accorta che la guardavo divertita, che camminava avanti e indietro a pochi metri da me.
 -Visto, l’ho sempre detto, io sarò anche stata brava a nascondino ma voi eravate e siete sempre dei pessimi “ricercatori”!- risposi sorridendo tranquilla a Alice, che nel frattempo aveva chiuso la comunicazione e si avviava a passi svelti verso il bar.
-Dopo quello con delle manie sarei io?- mi guardò divertito Seth.
Alice, seguita da tutta la combriccola si accomodò al tavolo.
Guardai Jacob con aria dispiaciuta, ma lui mi sorrise incoraggiante.
Nonostante fosse palese che le stava simpatico, Alice mi lanciava occhiate di fuoco, che erano facilmente interpretabili: era convinta che dovessi concentrarmi su Edward.
Mentre pensavo, mi sembrò di sentire chiaramente le mascelle di tutte le ragazze che erano nel bar, cadere a terra: era arrivato.Era arrivato.
Camminava con sicurezza davanti a se. Oltre a sentirmi una complete cretina a sbavargli dietro, lo ero anche di più invidiandolo: fossi stata al suo posto avrei già fatto uno di quegli scivoloni, tipici di me.
 
-Ragazzi io devo andare- esordì una volta arrivato davanti al tavolo.
Mi stava venendo la tentazione di alzarmi e tirare a qualcuna delle ragazze che c’erano nel bar, una bella torta: va be’ che aveva un bel sedere, ma fissarlo così spudoratamente non era il massimo dell’educazione… Quante scuse inutili, la verità era solo che mi sentivo punta nel profondo da un sentimento con il retrogusto amaro: la gelosia.
Persa nei miei pensieri, mi risvegliai solo quando Edward lanciò un’ occhiataccia a Jacob, il quale si guardava intorno come per capire se fosse indirizzata a lui. Aveva ragione: che aveva fatto per meritarsela??
-Piacere, Jacob- disse tendendo la mano.
-Edward- disse senza accennare alcun movimento.
Che cosa aveva fatto Jacob? Perché si comportava così? L’unica persona con cui era insopportabile, se così si può definire chi non ti parla, ero io.
-Ok, si è fatto tardi andiamo- acconsentì Emmett.
 
Dopo esserci salutati e aver chiesto il numero a Jake, ognuno si diresse a casa propria.
Ero in macchina con Seth, non era un chiacchierone quindi avevamo acceso la radio.
 Dopo la prima curva, però, la spense.
-Sai cos’aveva Edward?- mi domandò pensieroso.
-No, mi sono chiesta la stessa cosa. Di solito è così solo quando è costretto a parlare con me- conclusi.
-Non ho mai capito la vostra antipatia, sinceramente- disse Seth.
-Non c’è nulla da capire…- borbottai io, cercando di sviare il discorso.
-Ok, non ne vuoi parlare- concluse Seth.
È vero, non ne avevo voglia. Tutte le volte che mi soffermavo a pensarci, mi rattristavo.
 
Arrivati a casa mi fiondai in camera: mi era passato dl tutto l’appetito.
-Bella, tesoro non hai fame?- chiese mia madre ai piedi della scala.
-No mamma, grazie ma ho mangiato molto al centro commerciale.
Sperai ardentemente che Seth tenesse il becco chiuso e non smentisse la mia versione.
Presi il mio amplificatore e sulle note di Undisclosed Desires cercai di rilassarmi. 

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


Era da più di due ore che stavo sdraiata al contrario con i piedi appoggiati alla testiera del letto.
Avevo cercato di togliermi di dosso l’ansia che si era impadronita di me.
Tutto dopo quella dannatissima giornata al centro commerciale.
Presi il cellulare: volevo telefonare a Jake. Mi era piaciuto chiacchierare con lui al bar, sembrava un tipo a posto, senza pretese.
Stavo scorrendo la rubrica per arrivare al suo numero, ma mi fermai alla vista di un nome che lampeggiava sullo schermo: Edward.
Avevo ancora il suo numero, non avevo il coraggio di cancellarlo anche se era palese che non servisse a nulla dato che non ci parlavamo.
I ricordi mi assalirono…
Era il 16 di novembre, stavo andando a casa Masen per chiacchierare con Edward e convincerlo ad uscire: stranamente non ne aveva voluto sapere, Emmett c’era rimasto anche maluccio…
 
Inizio flashback:
Suonai il campanello e la signora Masen mi venne ad aprire.
Si capiva subito da chi Edward avesse preso quello sguardo ammaliatore… Era arrivato da neanche due mesi e già per sua madre era normale trovarci (me, Alice, Jazz, Emmett e Rose) a casa sua.
-Salve Elisabeth- dissi sorridendo.
-Ciao Bella, Edward è di sopra in camera sua- mi rispose prontamente. C’era qualcosa di diverso però, mi sembrava pensierosa.
-Grazie- risposi.
Dopo aver salito l’imponente rampa di scale arrivai davanti alla porta della sua camera.
Bussai e senza aspettare risposta entrai.
-Ehi- lo salutai allegra.
-Ciao- rispose lui senza entusiasmo. Che strano, di solito era più che contento di vedermi.
-Vedo che oggi non siamo dell’umore… Ma io ho la soluzione: che dici, vieni con noi a divertirti?- chiesi calcando la voce sull’ultima parola.
-No, davvero Bella non me la sento- rispose con tono spazientito.
-Che c’è?- chiesi sedendomi sul suo letto.
-Niente, solo non ne ho voglia- rispose secco.
Quel suo atteggiamento mi dava parecchio fastidio: era capitato più di una volta che i ruoli fossero invertiti, ma da me non accettava un nome come risposta, quindi mi conveniva alzarmi e prepararmi.
-Hai paura di prenderti un raffreddore?- chiesi sarcastica.
Lui mi guardò dritto negli occhi, mi fece paura per un attimo.
-No- rispose adirato.
-Sai che ti dico, sei un grande egoista: io per triste che sia devo venire con te accontentandoti sempre, per una volta che ti chiedo io di non fare il lamentoso tu mi dici di no!- dissi tra l’arrabbiato e l’offeso.
-Scusa se per una volta non ho voglia di uscire, scusa se solo tu hai il diritto di essere triste- mi rispose velenoso.
-Una ragazza ti ha detto no? O piccino, domani sarà lutto nazionale- gli risposi davvero arrabbiata.
-Esattamente un anno fa è morto mio fratello- mi disse lasciandomi a bocca aperta.
-Scusa io…- cercai di rispondere ma mi interruppe: - Tu non lo sapevi, mi sembra logico, sei sempre troppo impegnata a piangerti addosso, a lamentarti di tutto e di tutti!- concluse al posto mio.
Mi dispiaceva averlo ferito, ma lui era andato a ripescare, seppure vere, cose che non c’entravano: non l’avevo obbligato io a starmi vicino nelle mie giornate no!
-Se la metti così, io me ne vado- risposi sull’orlo delle lacrime.
In meno di due minuti ero fuori, camminavo sull’asfalto bagnato.
Per quanto mi facesse male ammetterlo, infondo, Edward aveva ragione.
Fine flashback. 

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


POV Edward
 
Non avevo mai trovato scomodo il mio letto. Mai fino a stasera.
Mi sembrava che fosse troppo duro, se poi mi giravo sul fianco diventava troppo freddo e poi…
Ah… È ufficile: sono pazzo!
Hai ragione, sei pazzo di lei! Disse una vocina dentro di me.
Ormai stufo di girarmi e rigirarmi nel letto, mi alzai.
Camminavo avanti e indietro, nervosamente.
Il pomeriggio passato al centro commerciale era stato piacevole, adoravo passare ore in biblioteca. Era il mio angolo. Nessuno dei miei amici ne era a conoscenza, loro pensavano me ne stessi con qualche ragazza. Infondo, mi andava bene anche così: non avevo voglia di dare spiegazioni. Mi sentivo come un bambino, un bambino capriccioso ma che vuole tenere segreto il fortino che ha costruito, per paura che gli altri, seppur involontariamente, lo distruggano.
Tutto era stato perfetto, fino a quando non l’avevo vista con un altro.
Sapevo che il mio atteggiamento era pressoché da dementi: infondo ero stato io a cominciare quell’ostilità e poi lei non era mia, non lo era mai stata e adesso lo era anche meno di prima.
Una parte di me non faceva altro che ripeterselo.
 
Inizio flashback
-Accidenti, sono di nuovo in ritardo- dissi guardando l’orologio.
Non era suonata la sveglia, ma anche se l’avesse fatto probabilmente non l’avrei sentita.
Ero troppo stanco.
Avevo passato la notte a darmi dello stupido: come poteva saperlo? Come, se non le avevo mai neanche dato l’opportunità di chiedere?
Nonostante fosse passato un anno dalla morte di mio fratello Paul, non ero ancora riuscito a capacitarmene.
Mi sentivo ancora un peso sullo stomaco quando guardavo fisso davanti a me, a tavola, e non vedevo il suo sorriso furbo.
 Mi sentivo male quando aprivo l’armadio e vedevo, in un angolino nascosto, i suoi guantoni. Mio fratello era un pugile.
La sera dell’incidente li aveva in macchina, tornava da un allenamento, quando vide una donna in mezzo alla strada, seguita da quello che probabilmente era il suo ragazzo. Aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Ne ebbe la certezza quando si avvicinò e la sentì imprecare contro quello che sarebbe stato il suo carnefice. Paul cercò di farlo ragionare, ma l’uomo, dopo essersi girato, gli conficcò un coltello nel fianco destro, per poi scappare.
Mio fratello morì in ospedale. Aveva perso molto sangue.
-Edward- mi chiamò mia madre dai piedi delle scale.
-È molto tardi sbrigati- aggiunse.
Ecco, mi ero fermato a pensare e avevo perso altro tempo.
Fine flashback 

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***




POV Edward.

Presi la macchina dopo aver salutato mia madre.
Era sempre durissima per me vederla triste, mi dispiaceva anche il fatto che lo capisse e cercasse di tenersi tutto dentro.
Era sempre stata dolce con me e Paul. Era diventata giustamente apprensiva dopo la morte di mio fratello.
Papà era rimasto segnato nel profondo, ma non lo dava  a vedere, si sentiva responsabile, in parte: in fondo aveva educato lui Paul.
Gli aveva sempre detto che: “Non importa quanta massa muscolare tu abbia, se non la metti a disposizione degli altri.”
Da quel giorno non sentii più pronunciare quella frase.
Non riuscivo a comprendere fino in fondo mio padre: avrebbe dovuto essere più che contento, che suo figlio fosse un uomo, un Uomo con la U maiuscola.
 
Inizio flashback
Pensando e ripensando arrivai comunque in ritardo.
Dovevo assolutamente parlare con Bella prima dell’inizio delle lezioni.
Guardai l’orologio: mancavano circa due minuti. Ce l’avrei fatta.
Parcheggiai al solito posto, a qualche metro più in là, rispetto alle auto Alice parlava con Bella.
Mi feci coraggio, scesi e mi avviai.
Avvicinandomi vidi Alice mantenere un’espressione contrariata, quasi delusa.
-È stato così stupido… E irrazionale… Imperdonabile- Disse Bella con tono duro e dispiaciuto al contempo.
La mia sicurezza vacillò, potevo essere sicuro che lei stesse parlando di me, del mio comportamento dell’altra sera.
Le parole che mi ero preparato erano svanite, come la mia voglia di parlarle.
Come poteva non capire? Non l’avevo fatto apposta. Se veramente mi conosceva, perché non si aspettava che le andassi a chiedere scusa?
Mi avviai amareggiato a lezione.
Il tempo passava lentamente, intanto mi chiedevo dove fosse andata a finire la Bella che credevo fosse. Mi era sempre parsa una brava ragazza, con la testa sulle spalle. Assolutamente e inconsapevolmente affascinante. Timida, generosa e comprensiva.
Ora… Bhe, dov’era?
 
La campanella fortunatamente suonò. Ora però sarei dovuto andare in mensa, lì sicuramente l’avrei rivista e non ero sicuro di poter sostenere il suo sguardo.
Decisi di non partecipare al pranzo, piuttosto sarei andato fuori: c’era il sole, la temperatura era piacevole e avevo assolutamente bisogno di stare solo.
Fine flashback
 
 
 
Allora ragazzuole…
Rieccomi, nome nuovo ma… io sono sempre la stessa XD.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Bella stava parlando di lui? Edward farà bene a prendersela così?
Io lo so… Chi leggerà saprà XD.
Devo assolutamente ringraziare:
__Smile__
giova71
didi_coldone
_Mary96_
ampollina91
cuoricina1996
emabel
FlaR
iaia_twl
MaryAlesyaCullen
miky 483
valecullen79
Grazie! Fatemi sapere! 

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


POV Edward

Inizio Flashback

Driiiiiiiiiin
O no, biologia.
Era la prima volta in tutta la mia vita che non avrei voluto andare a lezione.
Era la mia materia preferita, ma anche la sua.
Avevamo deciso di essere compagni di laboratorio. Amando entrambi la biologia, ci sembrava semplice lavorare insieme. Lei era sveglia, spesso eravamo in competizione. Sana, si intende.
Mi incamminai strisciando i piedi, tenendo lo sguardo basso.
Arrivato davanti alla porta presi un bel respiro.
Lei, come sempre, era già seduta al nostro tavolo, intenta a leggere il capitolo successivo.
Arrivai davanti alla mia sedia e con un gesto automatico mi sedetti.
-Ehi, come mai in ritardo?- mi chiese con voce leggera.
Mi sentivo preso in giro, come poteva parlare così di me ad Alice e poi fare finta di niente?!
Feci finta di non sentirla, nonostante l’unico neurone acceso, mi dicesse di chiarire con lei e di non continuare a stare nel dubbio.
Non la guardai, ma mi immaginai la sua espressione delusa. Fino a poche ore prima, avrei scommesso si sentisse in colpa; ora non sapevo dire se fosse triste o no… Non la riconoscevo.
Il professore era entrato in classe.
Ci avrebbe ridato il test del giorno precedente: dopo aver osservato con il microscopio un epitelio di cipolla con del blu di metilene, avevamo dovuto elencare i passaggi e rispondere a qualche domanda.
Non riuscivo a concentrarmi, o meglio ero fin troppo concentrato. Non volevo girarmi e guardarla, sapevo che alla fine non avrei resistito e le avrei parlato.
Attento a non seguire l’istinto, mi accorsi che mi aveva passato un bigliettino.
Lo rimandai alla mittente senza neanche leggerlo.

Fine Flashback
 
Essere o non essere? Questo è il dilemma.
Shakespeare… Un grande uomo.
Avevo già letto miliardi di volte quella tragedia.
Passavo in biblioteca interi pomeriggi, la signora all’entrata non si preoccupava neanche più di chiedermi la tessera.
Si ricordava il mio nome.
Probabilmente il giorno seguente sarei dovuto passare dal centro commerciale: si avvicinava il compleanno di mia madre.
 
 


Allora ragazze, che ne dite?
Spero che questo capitolo vi piaccia… Nel prossimo capitolo ne vedrete delle belle.
Ho pensato di sintetizzare in un flashback molto veloce ì, la vicenda, però POV Bella…
Che ci sarà scritto nel bigliettino?
Vedrete che il prossimo capitolo toglierà ogni dubbio.
Un grazie speciale a:
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E a Sandra66…
Siete mitiche! 

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Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


POV Bella

Ok, ora lo chiamo.
No, forse è meglio di no.
Queste sono le due considerazioni che la mia mente continua a far vorticare tra le sue pareti da quasi due ore.
È tardi ormai per chiamare Jake, magari dorme.
Sì, certo vocina cretina… Alle 10 di sera dorme!!
Il telefono che stringevo ancora in mano prese a vibrare: era Jake.
-Ehi, allora siamo telepatici?!- dissi rispondendo.
-Scusi, mi sa che ho sbagliato numero: non mi sembrava di aver chiamato una chiromante- rispose lui con tono leggero.
-Scusa, ciao- salutai.
-Ciao- rispose lui, dal tono mi sembrava stesse sorridendo.
-Allora, quale buon vento ti porta a chiamarmi?- chiesi.
-Che dici, ti va di venire con me al centro commerciale?- mi chiese.

Inizio flashback
Arrivai a scuola in anticipo, nella speranza di poterlo incontrare e quindi di scusarmi.
La sua macchina non era ancora nel parcheggio, quindi con molta probabilità sarebbe arrivato in ritardo.
-Bella!- mi strillò in un orecchio Alice.
-Ehi- risposi senza entusiasmo.
-Anche io sono felice di vederti- rispose lei sarcastica.
Le spiegai l’episodio della sera precedente.
-Dovete assolutamente chiarire, comunque non ti dovresti preoccupare così- concluse lei serena.
-Alice, ma ti rendi conto??- chiesi esasperata  -È stato così stupido da parte mia… E irrazionale, imperdonabile- dissi con tono sconsolato.
-Senti, non pensarci, parlagli con il cuore in mano e vedrai che tutto tornerà come prima- disse dandomi un bacio Alice: dovevamo andare a lezione
…………….
Finalmente!
Ora di biologia.
Amavo indubbiamente quella materia e avrei avuto occasione di parlare con Edward.
Non si era fatto vivo in mensa.
Arrivai in classe, ma lui non c’era.
Di solito arrivava anche prima di me.
Comincia a leggere il capitolo successivo, trovando molto interessante la divisione del dna.
Sentii scostare la sedia di fianco a me, alzai gli occhi:
-Ehi, come mai in ritardo?- chiesi con voce serena.
Nessuna risposta.
Cercai di non demordere, forse potevo farcela.
Essendo cominciata la lezione gli scrissi un bigliettino:
“Scusami, lo so che quello che ho fatto è grave,
so che essendo tua amica l’avrei dovuto sapere,
ma ti prego, ho bisogno di chiarire.”
Lo spinsi sul suo banco, ma, lui me lo rimandò indietro senza toccarlo.
Era l’inizio della fine,
Fine flashback

-Bella? Se non vuoi non è un problema- rispose Jake dall’altro lato della cornetta.
-No, scusa mi ero distratta- risposi.
-Allora a domani, ti passo a prendere?- chiese contento.
-No, ci troviamo là. Non ti preoccupare- risposi ancora in stato di trance.
-Ok. ‘Notte- disse
-‘Notte- riattaccai.
 


Allora, eccomi qui!
Questo capitolo è un po’ più lunghino degli altri.
Come avevate intuito, Bella si voleva scusare. Intanto, accetta la proposta di Jake…
Chi sa cosa succederà??
Spero vi piaccia, alla prossima.
Un grazie speciale a:
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25 - Queen Alexia [Contatta]
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27 - tenerona [Contatta]
28 - TerryAl [Contatta]
Siete fantastici. Mi farebbe piacere ricevere le vostre recensioni ;) 

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


POV Bella
Che mi metto?
Alice è off limits, non vuole che esca con dei ragazzi prima che io abbia fatto pace con Edward.
Le sue convinzioni mi danno sui nervi, come posso fare pace con lui se non mi vuole neanche vedere??
Per me il problema non si pone, è lui che mi evita, io ero anche pronta a far pace.
Rosalie non c’è: Emmett per farsi perdonare (dopo aver dimenticato il suo compleanno) le ha promesso una serata da principessa… Strana coppia, ma insieme, sono proprio adorabili!
Ok, è ufficiale, mi dovrò arrangiare!
Essendo due ore che cerco dei vestiti da mettere e tenendo presente che dovrò trovarmi al centro commerciale tra cinque minuti… Trovato!
Un semplice cardigan blu abbinato alle mie immancabili all star.
Meno due minuti.
Oddio, come faccio ad arrivare in tempo???
-Seth!- strillai per le scale.
-Non sono ancora diventato sordo!- disse con la faccia imbronciata, uscendo dal bagno gocciolante di acqua con indosso solo i jeans.
-Scusa, ti prego, mi devi portare al centro commerciale- dissi facendo gli occhioni dolci.
-Quando?- mi chiese tentando di asciugarsi i capelli con uno strofinaccio.
-Ora- dissi frettolosa.
-Come ora, scusa non vedi che sono senza maglietta ancora con i capelli bagnati?- mi chiese.
-Si ma è urgente, sei bellissimo anche così daidai!!- dissi saltellando sul posto come Alice, quella ragazza è pericolosa: influenza chiunque le stia vicino!
-Che sono bello lo so anche io- disse, come sempre modesto, mio fratello scendendo le scale.
-Grazie!- dissi saltandogli sulle spalle.
-Guarda che se cado non ti ci porta nessuno!- disse appoggiandosi al corrimano.
….
-Stai attenta, mi raccomando!- disse mio fratello.
-Non accatterò caramelle dagli estranei, non ti preoccupare papà- dissi sarcastica.
-Prendimi in giro quanto vuoi…- borbottò sottovoce.
-Ciao!- lo salutai scendendo dalla macchina, parcheggiata di fronte al centro commerciale.
-Ehi, Bella- disse una voce che riconobbi subito.
-Ciao Jake- dissi avvicinandomi.
Lasciandomi interdetta, annullò la distanza tra noi con poche falcate e mi prese in braccio facendomi girare.
-Mettimi giù!- dissi picchiandogli i pugni sulla schiena.
-Ok, ok- rispose ridendo.
-Da cosa vuole cominciare la signorina?- disse indicando il centro commerciale.
-Direi che la gelateria vada più che bene- dissi.
 
 
POV EDWARD
-Grazie mille- dissi uscendo dal negozio di composizioni floreali del centro commerciale.
Ok, ora posso anche tornare a casa.
Avevo organizzato tutto: una bellissima composizione di fiori, tutti con un significato ben preciso.
Era il compleanno della mia mamma, come potevo scegliere qualcosa di poco originale?
Dopo la morte di Paul, aveva cominciato a dedicarsi al giardinaggio.
Camminando mi resi conto di essere arrivato in prossimità dell’uscita.
Due ragazzi camminavano davanti a me.
Mi sembravano familiari… Oh no, Jacob e Bella, insieme…
Forse avevano solo passato una giornata da amici… Ma quali amici?
Lo sguardo di lui, l’altro giorno, al bar era chiaro. Eppure lei mi sembrava distante…
Rallentai il passo, per non superarli e quindi tenerli d’occhio.
 
 
POV Bella
Jacob si girò verso di me:
-Allora, ti sei divertita?- mi chiese.
-Sì, grazie, soprattutto quando ti sei sbrodolato addosso il gelato- dissi ridacchiando.
-Ti avrei voluto veder al mio posto: quel bambino mi ha urtato molto violentemente!- disse con l’aria un po’ imbronciata.
-Ma se ti arrivava al ginocchio?? Avrà avuto sì e no due anni!- dissi ridendo.
-Ok, ok- assentì lui. –Cambiando discorso: devo riaccompagnarti a casa?- mi chiese.
-No, passa mio fratello- risposi. Non capivo la sua smania di accompagnarmi e venirmi a prendere a casa, ci conoscevamo da neanche due giorni!
-Ok, ti saluto allora- disse avvicinandosi ulteriormente.
-Ciao- dissi con voce distratta. C’era qualche cos di strano nella sua espressione.
Mi prese le spalle, ma non feci in tempo a dire nulla…
 
 
Ciao ragazze!!!
Anche oggi capitolo abbastanza lunghino!
Sono contentissima per tutte le recensioni che mi lasciate… Siete fantastiche.
Spero che il capitolo vi piaccia… Buona lettura e fatemi sapere ;)
Un grazie a tutte:
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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


POV BELLA
Due mani mi strinsero i fianchi e con il mento si appoggiò alla mia spalla.
Mi si bloccò il respiro, avevo capito chi fosse… Come avrei potuto confondere le sue mani e il suo profumo?
-Ehi piccola- sussurrò Edward.
Intanto Jake era rimasto basito, dopo essersi ripreso mi guardava con uno sguardo torvo.
-Tu chi sei?- disse con tono ben più che infastidito a Edward.
-Caro mio, io sono il suo ragazzo, tu chi sei?- rispose pronto Edward.
Il mio ragazzo? Ma se non ci parlavamo neanche più?
Non che la cosa mi infastidisse, anzi, sentire la sua presa salda su di me, mi dava i brividi.
-Io sono suo amico. Ma lei mi aveva detto…-cercò di continuare Jacob. Ero spacciata, gli avevo detto di non essere fidanzata il giorno prima. Fortunatamente Edward lo interruppe:
-Ok, sarà chiaro anche a te, dunque che lei- disse stringendomi di più, di modo che anche Jacob se ne accorgesse –forse ha più diritto di stare vicino a me che a te- concluse.
-Ma…- cercò di rispondere, ulteriormente depistato Jacob.
-Mi sembrava tu stessi per salutarla, forse però eri leggermente spostato rispetto alla sua guancia- lo sfidò Edward con uno sguardo che la diceva lunga.
Aspetta. Come faceva lui a sapere che mi stava per baciare? Ci aveva seguiti!
Appena saremmo stati soli mi avrebbe sentito.
-Sì, la stavo salutando. Si è fatto tardi, devo andare io- disse risoluto e deluso.
Infondo mi dispiaceva: pensava che io fossi single.
Questo però non sminuiva il fatto che pensava di potermi già baciare, dopo meno di quarantotto ore di conoscenza!
-Ciao- sussurrai.
Dopo che ebbe svoltato l’angolo, sospirai.
Edward mi teneva ancora stretta e questa cosa mi faceva pensare: era molto tempo che non ci guardavamo negli occhi, come poteva essere che fosse piombato così preparato davanti a Jake?
Pensavo mi odiasse. Invece…
Mi girai, pronta per chiedergli perché l’avesse fatto e perché mi stesse seguendo.
-Perc…- cominciai.
-No, aspetta. Prima di dire qualsiasi cosa, ascoltami, ti prego. So di non meritarmelo. So di essermi comportato come un bambino di due anni, so di averti attribuito colpe che non avevi, so di essere stato egoista… So di non averti dato l’opportunità di chiarire… Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto. Sono stato malissimo per quello che ti ho fatto passare, stavo male tutte le mattine, quando ti vedevo scherzare con tutti meno che con me. Stavo male quando ieri ti ho vista con questo Jacob. Giuro non ti ho pedinata, ma quando ho visto che si stava avvicinando troppo, io… bhe… Non mi sn riuscito a fermare- disse tutto d’un fiato.
Ero rimasta spiazzata.
Rimasi seria per qualche secondo, poi gli sorrisi.
Mi sorrise di rimando, avvicinandosi cercò di abbracciarmi.
Alzai una mano, per fermarlo.
-Anche io ho le mie colpe, non sei l’unico che si è comportato da bambino. Probabilmente avevi ragione, se non fossi stata così egoista, avrei saputo di tuo fratello e tutto questo non si sarebbe venuto a creare. Spero che accetterai le mie scuse- dissi abbassando il capo.
-L’ho già fatto- disse avvicinandosi.
Lo bloccai ancora:
-Questo pasticcio ci ha fatto tornare parecchi passi indietro. Dobbiamo cominciare da capo, piano piano- dissi.
Lui annuì –Ci sto- disse sorridendo.
 
 
Allora ragazze, siete contente?Hanno fatto pace!!
Spero che il capitolo vi piaccia, nonostante sia cortino… Questa settimana ho dovuto dare un esame, quindi, ho postato quello che ho potuto ;)
Fatemi sapere!!!
Un grazie speciale a:
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E a tutti coloro i quali recensiscono! 

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Capitolo 11
*** capitolo 10 ***


POV Edward
Oddio!
Ce l’avevo fatta. La cosa non era stata assolutamente premeditata, ma quando avevo visto quel Jacob avvicinarsi, non ci ho pensato due volte e mi sono finto il suo fidanzato.
Peccato non fosse vero…
Non che non fossi felice! Mi andava più che bene così per ora.
Mi attirava anche il fatto che mi avesse proposto di ricominciare, o quanto meno recuperare il tempo perso.
Guardai l’orologio: era tardissimo, mia madre si preoccupava facilmente.
-Che dici, posso cominciare con il portarti a casa? Non me l’hai data a bere quando gli hai detto che sarebbe venuto Seth- dissi guardandola in faccia. Quanto mi erano mancati i suoi occhi, poterli guardare liberamente e non nascondendomi dietro un libro di biologia.
-Sì, hai ragione. Ma aspetta un attimo… Dobbiamo ricominciare da capo, non si sale in macchian con gli estranei!- disse lei scherzando.
-Piacere, Edward Cullen- risposi stando al gioco e stendendole una mano.
-Isabella Swan, per gli amici Bella- disse stringendo.
Le tenni la mano e ci avviammo verso la mia macchina.
-Prego- dissi aprendole la portiera.
Non rispose, ma mi sorrise.
-Allora Edward Cullen, cosa ha fatto in questo arco di tempo?- chiese curiosa.
-Sono stato in biblioteca quasi tutti i pomeriggi- risposi sinceramente.
Mi concessi un’occhiata dalla sua parte, nonostante stessi guidando.
Aveva in viso un’espressione sbalordita.
-Io, bhe… pensavo che tu…- disse balbettando.
-Che io?- la incitai a continuare.
-Pensavo che tu ti fossi fatto delle nuove amiche, non ti vedevo mai in giro- disse tutto d’un fiato.
-Spero che la signorina qui presente, abbia capito quanto è importante per me- le risposi con voce suadente.
-Sì- sussurrò avvampando.
-Invece, tu?- chiesi curioso.
-Diciamo che, dopo essermi crogiolata per un bel po’ nel mio senso di colpa e aver scocciato tutti… Diciamo che sott’obbligo mi hanno trascinata di qui e di lì per farmi incontrare delle nuove persone-disse  tutti meno Alice- aggiunse infine.
Capivo dal suo tono che era imbarazzata, si sentiva in colpa.
-Almeno uno dei due ha avuto un comportamento minimamente umano- le dissi cercando di farle capire che non doveva vergognarsene.
Arrivai davanti a casa sua, accostai sul vialetto per farla scendere direttamente di fronte alla porta. Ultimamente mi erano venute delle manie di controllo e di sicurezza un po’ strane…
-Grazie per il passaggio- disse.
-Di niente, mi ha fatto piacere. Era da molto che non ti riaccompagnavo sotto casa- dissi sorridendole.
-Già- mi assecondò lei.
-Che dici, se per recuperare facessimo un giochetto?- le proposi.
-Sarebbe?- rispose subito interessata.
-Per tutte le volte che riusciremo a far divertire l’altro- dissi –recupereremo i punti che abbiamo perso e avremo diritto a una domanda- conclusi soddisfatto della mia trovata: avrei passato molto tempo con lei, dato che gli sbagli ne avevo fatti eccome.
-Ok, ci sto- rispose sorridendo.
-Penso sia meglio che tu vada, non vorrei che i tuoi si preoccupassero- dissi.
-Sì, hai ragione- mi rispose un po’ contrariata.
Come la capivo! Adesso che l’avevo ritrovata non volevo andarmene di nuovo.
-Ti passo a prendere domani- mi scappò di bocca.
-Ok- disse un po’ più entusiasta.
Si sporse verso di me e mi diede un bacio sulla guancia. Le sue labbra erano morbide e calde.
-Sogni d’oro- dissi un po’ intontito.
-‘Notte. A domani- rispose lei.
Sì, a domani. Sarebbe stata una lunga notte, avrei dovuto pensare a come poter guadagnare punti il più velocemente possibile. Non mi bastava pareggiare il nostro livello di amicizia a quello precedente, volevo di più.
 
 
Eccomi qui!
Un altro capitolo per voi!
Mi fate sempre più felice, grazie mille per le bellissime recensioni, per avermi inserita nelle preferite, nelle seguite e perfino nelle ricordate!
Sono sempre ben accetti pareri e consigli, da parte di tutti.
Più che altro per sapere se la storia vi soddisfa o meno.
Ora smetto di ciarlare e vi lascio XD
Buona lettura, aspetto i vostri commenti! 

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Capitolo 12
*** capitolo 11 ***


POV Bella
Rimasi a guardarlo andarsene e poi entrai di corsa in casa.
Mi chiusi la porta alle spalle e, solo dopo essermi assicurata che non ci fosse nessuno nei paraggi, mi misi a fare la “danza del vincitore”.
Era una danza che avevamo inventato io e Seth quando eravamo piccoli, inutile dire che in un modo o nell’altro ero sempre io a ballare.
-Bella? Sei tu?- disse la voce di mio padre dal divano.
-No papà, è il mio spirito che gira per casa- risposi sarcastica.
-Buonasera anche a te tesoro- disse anche lui sarcastico: sotto questo punto di vista eravamo davvero simili.
-Mamma e Seth?- chiesi. Se fossero stati in casa mi avrebbero già fatto mille domande.
-Mamma è a una riunione e Seth, be’ che domande…- continuò mio padre.
Seth usciva tutte le sere, passava un giorno con Clarie la sua ragazza e un giorno con i suoi amici.
-Ok, io vado di sopra, faccio una doccia e mi metto a dormire- dissi.
-Ma hai…- disse mio padre.
-Sì, ho già mangiato al centro commerciale un mega gelato- finii interrompendolo.
-Questi ragazzi…- gli sentii borbottare.
Arrivata in camera mi fiondai sul letto.
Non ci potevo credere.
Edward e io, io ed Edward di nuovo insieme.
Mi sentii leggera, pensando alla nostra serata insieme. Non ci speravo più e invece…
Dovevo avvisare Alice. Presi il cellulare e le inviai un sms:

“Indovina indovinello… Con chi ha parlato stasera Bella?
Eh sì, devo ammetterlo, avevi ragione.
Edward ed io abbiamo fatto pace, ora
dobbiamo sistemare un po’ le cose, ma
sicuramente meglio di prima.”


Lo inviai e misi il cellulare in modalità silenzioso: non sapevo a che ora Alice avrebbe visto il messaggio, di certo non si sarebbe posta il problema dell’orario appena avesse letto il messaggio.
Presi la mia maglietta gigante, un regalino da parte di Steh, e andai in bagno per farmi una bella doccia rilassante.
 
Dopo essermi lavata accuratamente, approfittando del fatto che mamma fosse fuori e quindi avendo tutto il tempo del mondo, mi asciugai i capelli. Essendo abbastanza lunghi ci impiegai un po’, solitamente era una cosa che mi snervava, però, in quel momento non potevo che essere felice.
Dopo essermi lavata i denti, tornai in camera.
Avevo lasciato il cellulare sul letto. Controllai per vedere se ci fossero messaggi arretrati.
O mamma!
27 chiamate in meno di quindici minuti. Un unico mittente: Alice.
Mi affrettai a richiamarla prima che potesse farlo lei.
-Aaaaaaaaaaaahhhh- urlò appena aperta la chiamata.
-Alice, vorrei non dover usufruire dell’amplifon per almeno altri cinquant’anni!- le risposi io, mentre allontanavo il cellulare dall’orecchio.
-Scusa, ma sono troppo felice!- disse tutta contenta. Me la immaginavo saltellante per casa.
-Ti capisco. Mai quanto me, comunque- le dissi.
Passammo più di un’ora al telefono: grazie a quella santa donna di mia madre che aveva attivato il servizio di chiamate illimitate!
-Allora, hai intenzione di be’, insomma- cominciò Alice.
-Si?-dissi incoraggiandola.
-Vuoi restargli solo amica?- disse poi tutto d’un fiato.
-Alice, io non lo so…- cominciai insicura.
-Ma non ti devi preoccupare, scommetto che gli piaci, anche tanto. Fidati, lui ci tiene a te, altrimenti perché ti avrebbe chiesto scusa?- disse con fare retorico e con voce saccente.
-Non lo so Alice, abbiamo appena ricucito il rapporto- le risposi.
-Come vuoi, ti do il tempo di sistemare tutto, poi, però mi dovrai ascoltare- disse con la voce di uno di quei folletti malvagi che si sfregano le manine una con l’altra.
-Come vuoi, ‘notte- dissi alzando gli occhio al cielo.
-‘Notte, tesoro- mi rispose.
Mi addormentai quasi subito, stanca ma felice.
 
 
Allora, eccomi qui!
Mi scuso per il ritardo con cui ho postato! *me che fa occhioni da cucciolo*
Spero che il capitolo vi piaccia, prometto che cercherò di postare al più presto!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
P.S.: ripetitiva. Lo so. Però, grazie mille a tutti!
6 preferiti
3 ricordati
41 seguiti
GRAZIE!
 

 

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Capitolo 14
*** capitolo 12 ***


Contemporaneamente...

POV Edward

-Mamma io esco!- le dico, o meglio urlo, scendendo le scale.
-Cos’hai stasera? Hai l’argento vivo addosso!- chiese mio padre curioso, entrando in casa appena tornato dal lavoro.
-Ho avuto una bella giornata- dissi tutto sorridente al ricordo.
-Dove vai, tesoro?- chiese mia madre arrivando dalla cucina con uno straccio in mano.
- A giocare a basket con Jazz ed Emmett- le risposi, mentre mio padre la stringeva a se per un fianco.
Era una cosa bellissima, vederli assieme.
La maggior parte degli adolescenti, odia o almeno rimane un po’ impressionata nel vedere i propri genitori scambiarsi effusioni.
Per me non era così, almeno non più. Dalla morte di Paul tutto era cambiato: avevo imparato ad apprezzare quello che avevo, con la consapevolezza che avrei dovuto tenermelo stretto.
Vederli ancora più uniti, insieme, mi rendeva felice e mi rassicurava.
Dopo un lieve bacio a mamma, uscii.
Arrivai al campo semi deserto e vidi subito i miei due amici. Erano anni che ci conoscevamo.
La nostra amicizia era sempre stata un po’ fuori dal comune: dopo esserci menati, siamo diventati tutti e tre amici inseparabili.
-Edward- dissero sorridenti entrambi, avvicinandosi a me.
-Ehi- risposi dando di spalla ad entrambi.
Cominciammo a giocare, a turno uno contro due.
Intanto chiacchieravamo del più e del meno: Emmett era riuscito a farsi perdonare da Rose, dopo aver dimenticato il suo compleanno. Erano una coppia bizzarra!
A quel pensiero, riaffiorarono i ricordi della serata passata assieme a Bella. Avrei dovuto conquistarla…
-Sicuro di sentirti bene? Non sapevo avessi cambiato gusti…  - mi chiese Jazz, vedendomi sorridere come un ebete ad Emmett che mi stava marcando.
-Benissimo. Ho fatto pace con Bella- dissi ancora gongolante.
-Sia Lodato!- disse Emmett, dopo essersi ripreso dallo shock iniziale: era spaventato dalla possibile situazione descritta da Jazz prima.
-E bravo il nostro Edward!- disse felice Jazz.
La non comunicazione con Bella, oltre ad aver ferito me, aveva depresso anche i miei amici.
Si erano dimostrati tali, rimanendomi vicino, nonostante il mio più che pessimo umore.
-Io, vorrei ringraziarvi- cominciai.
-Si si, abbiamo capito, non ti preoccupare: sappiamo di essere gli amici migliori del mondo!- disse orgoglioso e scherzando Emmett. Sotto quella facciata da duro (frutto anche della sua stazza da orso) si nascondeva un bambinone emotivo.
-Ti dovremmo chiamare mister modestia!- disse divertito Jazz.
-A parte gli scherzi, pensi che andrai al sodo?- disse ancora Emmett trepidante.
-Bhe, non lo so. Abbiamo appena fatto pace. Dobbiamo recuperare un po’ il tempo perduto…- risposi titubante.
-Ti piace- disse sicuro jazz.
-Tanto, troppo- dissi abbassando la testa.
-Il nostro Edduccio si è innamorato, si è innamorato!- cominciò a cantilenare Emmett. Era fatto così, per una sorta di orgoglio maschile, riteneva certi discorsi da femminucce, ma sentivo che era contentissimo per me.
-Non sono sicuro di piacerele- dissi esprimendo i miei dubbi.
-Io non ne sarei tanto sicuro- disse incoraggiandomi Jazz.
-Bello mio, non vorrai startene ad aspettare che te lo dica lei? Devi farti avanti, conquistala- mi consigliò Emmett.
-Penso che tu abbia ragione, però, con i miei tempi. Prima devo recuperare un po’ della sua fiducia- conclusi.
-Chi arriva per ultimo in fondo alla via è un pappamolle!- urlò Emmett cominciando a correre.
Brutto imbroglione!
 
 
 
 
Ciao ragazze!
Per recuperare un po’ di tempo, ho postato anche oggi.
Capitoletto di passaggio, ma mi sembrava comunque importante chiarire anche il suo punto di vista.
Spero che vi sia piaciuto. Mi farebbe molto piacere commentaste…
Alla prossima!
Come sempre un grazie speciale a tutti!
 

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Capitolo 15
*** capitolo 13 ***


POV Bella
Mi svegliai di soprassalto: maledetta sveglia!
Stavo dormendo così bene, che non avevo sentito il primo squillo del marchingegno diabolico, non fino a quando aveva cominciato ad alzarsi il volume del lamento che emetteva.
Quando si dice che i regali, sono sempre regali, mi chiedo se si comprenda anche una sveglia odiosa?!
Ma, d’altronde mio padre non avendo molto gusto in fatto di regali si era affidato al suo non istinto.
Mai e dico mai, lasciare via libera sui regali da fare. Men che meno quando tua madre, rimasta intrappolata al lavoro decide sarebbe meglio commissionare tuo padre!
La mattinata non poteva cominciare meglio:  sproloquio mentale, bagno occupato da Seth che cercava di farsi la barba (neanche l’avesse folta!), brioches bruciata.
-Tesoro, che c’è stamattina?- chiese mia madre, vedendomi imbronciata ed insofferente.
-Niente!- dissi già stanca di quella giornata cominciata male.
Una volta che Mister Barbuto ebbe finito di radersi, fummo pronti per andare a scuola.
-Alla fine come è andata con Jacob… o come si chiama?- chiese Seth.
-Direi che con lui non è andata… Ma in compenso ho chiarito con Edward- dissi soddisfatta, ritrovando un po’ della felicità provata la sera prima.
-Miracolo!- disse lui staccando le mani dal volante e agitandole a destra e sinistra.
-Piantala di prendermi in giro! Rimetti le mani sul volante, se poi ti becca qualcuno della squadra di papà sono guai- dissi un po’ scocciata.
-No no, io alla mia patente ci tengo- disse riabbassando le mani.
-Comunque, sono molto contento. Non ne potevo più della tua espressione di insofferenza cronica!- aggiunse dopo.
Era il suo modo di dirmi che approvava, che era felice per me.
Arrivammo davanti a scuola, che era già piena di ragazzi che aspettavano gli amici per salutarsi prima dell’inizio delle lezioni.
Appena scesa dall’auto, due uragani mi travolsero: Alice e Rose.
-Sono così contenta!- mi urlò Rosalie in un orecchio: probabilmente l’aveva già avvisata il folletto malefico.
-Anche io!- disse Alice.
-Sono contenta perché sono contenta, ma anche perché voi siete contente perché io sono contenta- dissi, poco comprensibilmente.
Scoppiarono a ridere.
Non avendo avuto ancora nessuna possibilità di incontro con Edward gli scrissi un messaggio:
 
“Buon giorno! Una bellissima coperta di nuvole,
copre come sempre il cielo di Forks!
A parte la mia cretineria mattutina, che dici se
chiacchieriamo un po’ a pranzo?”
 
Inviai in un attimo.
Meno di due secondi dopo il mio cellulare segnalava un messaggio non letto: avevo dimenticato quanto fosse veloce a rispondere!
 
“Buon giorno anche a te, mia piccola,
cara meteorologa! Ahahah
Mi sa che non sei l’unica ad essere un po’ rintronata!
Comunque sì, certo che mi va. Anzi, che cosa ne pensi,
se ti porto in un posto segreto?
Aspetto la tua risposta… Buona giornata.
P.S.: mi è mancato da matti scriverti un messaggio!”
 
Con il cuore in gola, digitai un semplice “sì” come risposta.
 Mia. Quel piccolo aggettivo, poteva assumere un significato diverso se letto in una prospettiva diversa.
Se Alice avesse avuto ragione?
-Signorina Swan? È con noi?- chiese il professore di inglese.
-Sì sì. Scusi.- risposi rossa di vergogna: nuova nota negativa da aggiungere alla lista di oggi.
 
Suona… Dai, suona…
Piccolina, ti prego!
Ok, la pazzia non ha limiti. Quando però si ha una specie (molto lontana) di appuntamento…
Driiiin
Grazie al cielo!
Presi il mio zaino e corsi in mensa. Ero contentissima: avrei pranzato con Edward e poi, avremmo avuto lezione insieme!
Arrivata sulla porta, però, trovai una sorpresa: Edward che veniva stritolato da Emmett, in quello che doveva essere un abbraccio.
-Emmett, capisco che tu abbia preso la prima sufficienza della tua vita… Ma penso che ora potresti stringere un po’ meno- disse Edward con voce strozzata.
-Sì, hai ragione. Ma sono troppo, troppo contento… Ora lo vado a dire a Rose- disse girandosi e avviandosi verso il tavolo: m,e lo immaginai saltellante con un paio di treccine.
Scoppia a ridere, attirando l’attenzione di Edward.
-Ciao- dissi tra una risata e l’altra.
-Beccata! Ti ho fatto ridere! Ora ho diritto a una domanda!- disse con tono di voce vittorioso avvicinandosi.
-No no caro mio, non sei stato tu- dissi io continuando a sghignazzare.
-Bhe, come faccio ad avere la certezza del contrario?- disse lui con voce suadente.
Lo guardai negli occhi e mi sciolsi come un cubetto di ghiaccio, alla vista di una fiamma.
-Hai vinto!- mi arresi con un sussurro.
 
 
 
Ciao a tutti!
Ecco qui il mio aggiornamento!
Mi dispiace di essere sempre un pochino in ritardo, però, la scuola mi impegna molto…
Spero che vi piaccia! Fatemi sapere!
Ringrazio come sempre tutti: non avrei mai pensato di arrivare a 48 recensioni!
Grazie, grazie, grazie.
P.S.: ho postato una nuova fiction, si chiama il soldato… Se vi va date un’occhiata e fatemi sapere!
  

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Capitolo 16
*** capitolo 14 ***


POV Edward
-Allora, dove andiamo?Qual è il posto speciale di cui parlavi?- chiese entusiasta.
Non mi capacitavo ancora del fatto che le stessi parlando, che fossimo così vicini e che poco prima fossi riuscito a persuaderla. Non avevo capito da dove avessi tirato fuori il coraggio di avvicinarmi così tanto a lei… Fatto stava che ero più che contento!
-Ehi ehi ehi! È una sorpresa, non ti agitare- dissi sorridendole.
Avevo diritto ad una domanda.
Cercai e ricercai tra quelle che mi ero preparato, ripensando a tutte le curiosità che avrei voluto soddisfare quando non ci parlavamo.
Non ricordavo nulla, o almeno, non mi sembrava più importante chiederle se fosse uscita con qualcuno.
Trovato!
Probabilmente avrei dovuto rischiare…
-Vieni, dobbiamo prendere una stradina a piedi. Scusa, che maleducato: vuoi qualche cosa da mangiare?- chiesi tornando alla realtà e ricordandomi che avrebbe dovuto mangiare.
-No no, grazie. Non ho fame. Ma se tu vuoi mangiare possiamo rimandare…- disse incerta.
-Assolutamente no- dissi con voce morbida, avvicinandomi ulteriormente e chinando la testa per guardarla dritto negli occhi. Avevo scoperto di avere un potere manipolatore su di lei, che mi sarebbe risultato più che utile. Avrei dovuto ascoltare più spesso Emmett e Jazz.
-O.. ok- rispose balbettando un po’ stordita: sorrisi contento.
Ci avviammo, stando vicini, per il sentiero che ci avrebbe portato verso un piccolo corso d’acqua.
La guardai camminare: procedeva con delle falcate abbastanza lunghe, ma instabili.
Vederla così vulnerabile mi faceva venir voglia di metterle un braccio attorno alla vita e sorreggerla, stringendola a me. Sentire il profumo dei suoi lunghi capelli scuri…
-Terra chiama Edward Cullen, rispondete- disse Bella ridendo e sventolandomi una mano davanti agli occhi.
-Scusa, stavo pensando- dissi un po’ imbarazzato: accidenti a me. Non potevo pensare certe cose!
-Non importa. Mi spiace averti interrotto, ma non conosco questo posto, quindi non so se svoltare o andare avanti- disse indicando le due possibilità con un gesto del braccio.
-Hai ragione, scusami. Comunque dobbiamo svoltare- risposi. Che figure…
Pochi passi ed arrivammo a destinazione.
Forks, essendo una cittadina abbastanza (con questo si intende assolutamente) piovosa offriva di rado spettacoli come quello: un piccolo ruscello di acqua fresca, illuminato dal sole e contornato da fiori di tutti i colori.
-Ti piace?- chiesi un po’ agitato, visto che non aveva ancora detto nulla.
-È… Bhe, stupendo!- disse, gonfiando l’ultima parola.
-Sì, anche secondo me- aggiunsi soddisfatto.
-Come conosci questo posto?- domandò, mentre avanzava per toccare l’acqua fresca con le mani.
-Diciamo che è più bello leggere immergendosi nella natura, secondo me- spiegai.
-Quindi ogni volta che vuoi leggere vieni qui?- chiese sorpresa, continuando a giocare con l’acqua, immergendo le dita e creando forme immaginarie.
-Diciamo che quando non piove è decisamente più piacevole- dissi sorridendo.
-Aspettami qui- dissi.
Mi recai verso un piccolo albero: aveva una profonda incavatura alla base, nella quale avevo nascosto una specie di coperta, che usavo per non bagnarmi i pantaloni o sporcarli di terra.
Tornai allo spiazzo in cui l’avevo lasciata. Era bellissima: completamente assorta, in ginocchio e con le dita ancora nell’acqua non si era nemmeno accorta del mio ritorno.
-Ti piace?- le chiesi.
Per la sorpresa si sporse in avanti, appena in tempo per non finire dentro l’acqua puntellò le braccia, facendo leva. Fortunatamente si bagnò solo la maglia, che era a contatto con l’acqua.
-Sei impazzito?- chiese dopo aver ripreso fiato.
Cominciai a sghignazzare senza ritegno, andando ad aiutarla.
-Ah Ah, davvero divertente- disse lei leggermente seccata.
-Non sai cosa ti sei persa!- dissi ancora ridendo. Le misi le mani sui fianci minuti, strinsi leggermente e la tirai su.
Il contatto con la sua pelle, leggermente scoperta perché la maglia nello sforzo aveva lasciato liberi i fianchi, fu una sensazione bellissima.
La misi seduta.
-Grazie- disse più tranquilla.
-Mi spiace averti spaventata. Ora hai anche la maglia tutta bagnata!- dissi, camuffando le risate in un sorriso.
-Già- disse guardandosi.
Mi tolsi la camicia, che avevo tenuto aperta su una canottiera bianca. Gliela porsi.
-Non è che avrai freddo, dopo?- chiese lei un po’ perplessa e rossa in viso.
-No, tranquilla- le risposi.
-Ti lascio cambiare la maglia. Intanto vado a cercare un posto per appendere e fare asciugare la tua- dissi alzandomi, un po’ emozionato.
Era stupido ed irrazionale, ma il fatto che tra poco avrebbe indossato una mia camicia mi mandava in fibrillazione.
Dopo averle lasciato due minuti di privacy, trovai un ramo esposto al sole e vi adagiai la sua maglietta.
-Sicuro che non avrai freddo?- chiese lei ancora una volta.
-No, come te lo devo dire?- mi sarebbe piaciuto dirle che mi sembrava di avere un fuco dentro.
-Grazie- ripeté.
Stesi la coperta, mi sedetti e picchiettai una mano vicino a me, invitandola ad imitarmi.
-Ora, penso di avere diritto ad una domanda anche io!- disse con fermezza.
-Ah, questo è più che sicuro- dissi sorridendo.
-Allora, chi comincia?- chiesi.


Ciao a tutti! Buona Domenica!
Come va? Spero tutto bene…
Ecco qui il 14° capitolo, che per la gioia di molte XD è un POV Edward.
Spero che vi piaccia, fatemi sapere!
Grazie come sempre a tutti quanti: siete FANTASTICI!

Angolino fiction:
-Il soldato (aggiornata ieri)
-Florida



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Capitolo 17
*** capitolo 15 ***




POV Edward

-Non lo so- disse esitante.
-Allora, se non ti dispiace scelgo io: comici tu- dissi sorridendo.
Bella si schiarì la voce:
-Ehm, mi sento un po’ in imbarazzo. Non vorrei offenderti o altro, giuro. Però c’è una cosa che non è stata chiarita del nostro litigio…- disse.
Mi stavo preoccupando: mi sembrava incerta, sembrava che si fosse portata dietro un peso per tutto quel tempo.
-Tranquilla, te l’ho detto: puoi chiedere tutto quello che vuoi- dissi cercando di essere il più convincente possibile.
Avevo già sbagliato una volta, ora avrei fatto di tutto per chiarire.
-Volevo sapere… Bhe a proposito della morte di tuo fratello- disse arrendendosi con un sospiro.
La domanda non mi lasciò spiazzato, ma non potetti reprimere una piccola smorfia.
-Scusa, scusa. Lo sapevo che non sarebbe stata una buona idea- disse cominciando a torturare i bordi della mia camicia, che le ricadevano addosso, troppo grandi.
-Bella- dissi prendendole con una mano entrambe le sue e con l’altra alzandole il viso.
-Tu, non ti devi preoccupare- scandii la frase lettera per lettera, cercando di infonderle tutta la mia sincerità. Lei in risposta annuì brevemente.
Troppo presi, non ci accorgemmo di essere finiti uno a pochi centimetri dall’altro. Arrossì inevitabilmente, donando così alle sue guance un bellissimo colore.
Le dita, con le quali le sorreggevo il mento, bruciavano dalla voglia di accarezzarle quei lembi di pelle morbidi e profumati.
Mi scostai, lasciandola con gentilezza… Non dovevo prendere decisioni affrettate, rovinando tutto.
-Io e mio fratello ci volevamo molto bene- cominciai come se non fosse successo nulla-è sempre stato un modello per me. Mi ricordo che quando andavo a scuola, mi vantavo con tutti che lui fosse un pugile!- sorrisi al ricordo.
-Tuo fratello era un pugile?-chiese Bella sorpresa.
-Sì. Amava quello sport con tutto se stesso, si allenava un sacco. Era uno stile di vita per lui, aveva imparato ad educare il suo corpo e il suo spirito mettendolo a disposizione degli altri- feci una breve pausa e presi un respiro profondo.
-Purtroppo, cercando di salvare una donna da una possibile aggressione… È morto- riuscii a dire.
Bella mi sorprese: sen’era rimasta in silenzio, attenta al mio racconto. Non aveva assunto la solita espressione di pena che tutti mostravano di solito: era rimasta gentilmente inespressiva, riuscendo a farmi capire, che nonostante non avesse provato un dolore simile, cercava di capire quanto fosse insopportabile.
Mi si avvicinò di scatto, senza pensarci e mi strinse a sé.
Mi sentivo al sicuro, per quanto la cosa fosse strana: le sue esili braccia, riuscivano a malapena congiungersi dietro la mia schiena, la sua testa era sotto il mio mento, appoggiata al mio petto.
Rimasi interdetto per qualche secondo ma poi risposi stringendola a me. I suoi lunghi capelli mi solleticavano le braccia nude: mi sentivo in paradiso.
-Grazie- mi disse sottovoce, come a non voler rovinare l’atmosfera che si era creata.
-No, sono io che ti devo ringraziare- dissi- per tutto-.
Strinse ancora una volta le braccia e poi si allontanò da me, gentilmente.
-Ora capisco perché tu non me l’abbia raccontato prima, mi dispiace essere stata così superficiale e non aver capito quanto soffrissi- disse abbassando lo sguardo.
-Non sei l’unica ad aver sbagliato. Mi sarei dovuto aprire, o almeno non incolparti di nulla- dissi anche io risentito.
-Ora che abbiamo chiarito, mi sento meglio- disse sollevata.
-Anche io, non sai quanto- dissi ripensando ancora al suo abbraccio.
-Ora, tocca a te- disse sorridente.
-Ok, allora, la mia domanda è un po’… personale- dissi accentuando l’ultima parola.
-Sono pronta- disse incoraggiandomi.
Mi sentivo talmente in imbarazzo… Cercai comunque d non dare a vedere nulla sorridendo sghembo.
-Allora… C’è qualcuno che ti interessa?- chiesi con voce apparentemente tranquilla.
 
 
 
Ma ciao!
Come sono contenta!!!!! Vi ringrazio per tutte le recensioni che ogni volta lasciate a questa storia.
Spero che questo capitolo vi piaccia… E visto che a molte piace leggere cosa passa nella testolina del nostro caro Edward, il capitolo è proprio suo! Sono buona o no? XD
Fatemi sapere!
P.S.: Manca pochissimo agli MTV Movie Awards!!!!
Vi metto qui il link con i primi 15 secondi (brevi ma intensissimi!) del trailer di Breaking Dawn!
http://www.cinema10.it/twilight-saga-breaking-dawn-in-anteprima-le-immagini-del-matrimonio-21089.html A presto! 

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Capitolo 18
*** capitolo 16 ***


-Ti interessa qualcuno?- dissi.


POV Bella

Adesso cosa gli rispondo? Sì, sono innamorata di te; mi sto trattenendo dal saltarti addosso, mi sembra di aver mangiato un macigno e non vorrei mai più togliermi la tua camicia!?
Pensa Bella, pensa…
-Non esattamente- dissi infine. Volevo essere sincera con lui, ma non troppo… Ci avrei fatto solo una pessima figura e l’avrei messo in difficoltà nel cercare parole con le quali dirmi <>.
Avevamo appena recuperato il nostro rapporto e non volevo andasse tutto a rotoli!
-Non esattamente? Cosa vuol dire?- chiese cercando di nascondere la curiosità. Eppure quando prima ci eravamo trovati così vicini… Non era possibile che fossi l’unica a sentire certi brividi lungo la schiena.
-Ehi ehi ehi! Nell’accordo si parla di una sola domanda!- dissi sospirando silenziosamente: almeno ero salva!
-Uffa…- disse borbottando e assumendo un’espressione che avrebbe fatto venir voglia a chiunque di alzarsi e baciarlo.
-Cullen, non le conviene lamentarsi. Oddio ma è tardissimo!- finii la frase quasi urlando.
-Hai ragione- disse cominciando ad alzarsi e poi tendendomi una mano.
Accettai di buon grado, ingorda del contatto con il suo corpo. Non so se mi spinse con troppa energia o altro, sta di fatto che mi ritrovai di nuovo a pochi centimetri dal suo petto.
La mia pelle cominciò a solleticare, come scossa dalla vicinanza e dal calore della sua.
Avvicinò il suo viso lentamente, respirando con calma.
Il suo fiato caldo mi fece girare la testa, il suo naso era a pochi millimetri dal mio…
-È stato bellissimo passare del tempo con te. Vado a prenderti la maglia- disse con una voce angelica prima di allontanarsi.
Inutile dire che rimasi immobile, cercando di non afflosciarmi a terra. Non mi sentivo più le gambe e la pelle delle guance mi sembrava bollente.
Cercai di respirare profondamente.
-Tutto bene?- chiese con un sorriso sghembo Edward, tornando con la mia maglietta tra le mani.
-Sì sì- risposi in fretta, facendolo sorridere ancora di più.
Prese la coperta da terra e lasciandomi il tempo per cambiarmi, la rimise a posto.
-Pronta per tornare?- chiese sfregandosi le mani sui pantaloni, come a volerle pulire.
Non risposi, ma mi avvicinai e gli porsi la camicia con rammarico.
-Grazie- disse.
Ci incamminammo velocemente, l’ora di biologia era saltata, quindi anche la possibilità di stare ancora insieme.
Il ritorno mi sembrò molto più breve dell’andata, durante la quale bruciavo di curiosità.
Arrivati in corridoio, mi girai verso di lui.
-Mi dispiace averti fatto saltare biologia- disse sincero.
-Tranquillo, a me no- dissi arrossendo. Maledetta linguaccia… Dovevo al più presto inventarmi qualche cosa per farlo ridere, prima che lo facesse lui.
-Bhe.. io devo andare in palestra, ci sentiamo- dissi ancora rossa.
-Certo. Che dici, ti andrebbe di venire con me domani pomeriggio?- chiese illuminandosi in un sorriso.
Tutto, pur di stare con lui!
-Sì- risposi senza nemmeno informarmi.
-Benissimo. Ti invio un messaggio poi con i dettagli- disse allegro.
La campanella suonò, richiamando i ragazzi alle proprie lezioni.
Dopo avergli lanciato un ultimo sguardo sognante mi girai.
Mi prese per un lembo della maglia e mi girò verso di se:
-Grazie ancora- soffio vicino al mio orecchio.
Rimasi ancora stordita, mi girai e mi avviai verso la palestra.
Mi cambiai velocemente ma con qualche difficoltà. Rose era già a riscaldarsi.
-Bella!- mi salutò contenta. Oltre ad essere molto bella, era anche molto brava nelle sport.
-Rose- salutai ancora in trance.
-Mi devi dire qualche cosa?- chiese, probabilmente avendo già capito tutto.
-Prima tu- dissi per temporeggiare. Non volevo nasconderle nulla, ma volevo riordinare un po’ le idee.
-Emmett ha preso la prima sufficienza della sua vita… E vissero felici e contenti. Sputa il rospo- disse con un’espressione che mi fece ridere.
-È una storia lunga- dissi sedendomi e facendo finta di fare riscaldamento.
-Di tempo ne abbiamo- mi esortò.
 
 
 
Ciao a tutti!
Il capitolo è arrivato, nonostante io si a pezzi…
Dico solo MTV Movie Awards 2011!!!!!!!!!!!
Fantastici!!
Tornando al capitolo, spero che vi piaccia… “Purtroppo” vi devo comunicare che anche il prossimo sarà POV Bella. Vi posso promettere che però, quello dopo ancora, per la vostra felicità sarà POV Edward!
Vi lascio in pace… Fatemi sapere.
Ho notato che ultimamente le recensioni faticano ad arrivare (non mi lamento mica però! Anzi ringrazio ancora TUTTI!), vorrei ribadire che se avete qualche osservazione o consiglio, io sono qui apposta!!
XD Bacii! 

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Capitolo 19
*** capitolo 17 ***



POV Bella

Guardai Rose e cominciai a parlare:
-Sono stata con Edward fino a due minuti fa- dissi.
-Questo penso l’abbiano capito tutti, figurati, anche Emmett!- disse ridendo. Come già detto erano una strana coppia, ma uniti da un sentimento profondo e veritiero.
-E siamo andati in un posto che conosceva solo lui… Bhe ora anche io- dissi continuando a far finta di stendere le gambe e prendere la punta dei piedi con le mani.
-Mi sembra più che buono!- rispose Rose entusiasta. Come Alice, anche lei teneva molto a me e di conseguenza era più che felice che mi fossi avvicinata a lui.
-Già, ma non è ancora arrivato il più bello- dissi mimando una voce misteriosa, facendole sbarrare gli occhi per la curiosità.
-Mi sembrava mi volesse baciare, ma non ne sono sicura- ripresi poi un po’ incerta.
Rose dopo essere rimasta immobile per una manciata di secondi si alzò, mi si inginocchio accanto e mi diede una bottarella sulla testa:
-Ahi! Tu ci stai prendendo la mano…-dissi massaggiandomi la fronte.
-Probabile, picchiare Emmett è sempre una soddisfazione-disse con aria trasognata, poi si scosse -ma tornando a noi, tu Bella, mia dolce Bella ti devi S V E G L I A R E!- disse enfatizzando l’ultima parola.                                    
–Devi essere cosciente di te stessa: sei una bellissima ragazza, intelligente, scaltra, ironica e furba… Perché non avrebbe voluto baciarti!- disse poi con voce dolce.                                                                                                                     
–Non ti dirò di essere chi non sei, truccarti pesantemente o affidarti a me ed Alice per renderti una principessina per due motivi: sei già speciale così e in quel caso non gli piaceresti davvero… Fidati, tu gli piaci e gli piaci perché sei così- chiuse il suo discorso.
Non dissi nulla, mi allungai verso di lei e la abbracciai stretta stretta, cercando di trasmetterle tutta la tranquillità che mi aveva contagiato.
-Grazie a te, ti voglio bene anche io- disse lei capendo subito.
-Swan! Hale! Muovetevi in campo!- urlò la professoressa di fisica esortandoci con poca grazia a prendere posto.
Ci alzammo e mano nella mano, come due bimbe piccole raggiungemmo il campo.
Ora non mi restava che aspettare il suo messaggio.
 
Arrivata a casa, dopo che Rose ed Alice, mi avessero accompagnata gentilmente, presi il cellulare ed incrociai le dita: sì, un messaggio non letto!

“Il tuo traffico residuo è di 5 euro,
 ricarica effettuata.”

Che delusione: mi ero completamente dimenticata di averla fatta!
Mi sentii una benemerita deficiente, ma ritrovai autostima quando il cellulare emise la sua suoneria: un messaggio non letto.

“Ciao, com’è andata a fisica?
 Ho aspettato per mandarti questo messaggio,
 in modo che tu lo leggessi subito, appena tornata
a casa. Allora, la mia proposta è: ti va di venire al
 centro commerciale con me? Devo ritirare il regalo
per mia madre… Solo se ti fa piacere, ovvio.”

Me lo immaginai ghignante, mentre lo scriveva. Ma come poteva venirgli in mente, che non avessi voglia di passare del tempo con lui?
 
“Ciao anche a te!
 Comunque sì, sono ancora viva! =P
 Sì, mi farebbe mooolto piacere.
Dimmi solo quando e mi troverai lì!”
 
Inviai, cercando di convincermi che fosse stata la cosa migliore aggiungere più “o” per confermare il mio entusiasmo.
La risposta non si fece attendere:
 
“Sono contento che ti farebbe mooolto
 piacere! ;)
 Ti passo a prendere io. Domani è sabato
 il centro commerciale sarà pieno, meglio
 passarci la mattina… Io direi per le 9.
 Magari possiamo stare poi insieme…
 A domani”
 
Mai risposta fu più gradita! Mi avviai in camera, ciondolante e con la testa fra le nuvole: dovevo assolutamente finire tutti i compiti, se volevo uscire con lui!
 
 

Ma ciao!
Vi prego, so di non aver rispettato i patti, ovvero POV Edward… Ma, vi prego non uccidetemi *me che congiunge le mani e fa segno di no con la testa e il labbrino tremolante*
Spero comunque che vi piaccia. Fatemi sapere!
Grazie come sempre a tutti!
 
E per farmi perdonare… Spolier:
-Bella, respira. Stai calma- le dissi accarezzandole una guancia.
Teneva gli occhi chiusi, spaventata ed ansante.
-Bella, ci sono io qui con te… Non è niente- provai ancora, cercando di farla stare tranquilla.
-Sì, lo so- disse lei flebilmente stringendomi forte le mani, che le avvolgevano il viso.
Mi avvicinai, cauto.
I nostri respiri si fusero…
 
Alla prossima!!!! 

 

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Capitolo 19
*** capitolo 18 ***



POV Edward

Mi sveglia bello pimpante verso le sette.
Di solito, se potevo, dormivo o facevo finta finché, mia madre, spazientita mi veniva a chiamare.
Sotto quel punto di vista ero rimasto un po’ bambino, come quando con mio fratello facevamo a gara a chi sarebbe riuscito a fingere meglio di dormire.
Quando scesi le scale, vidi mia madre sgranare gli occhi, sorpresa:
-Edward, non ti senti bene per caso?- chiese tra il serio e il divertito.
-Ahaha- risi sarcastico –potresti e dovresti approfittare di questa situazione mamma!- dissi facendo il finto offeso.
-Edward Anthony Cullen, non rispondere così a tua madre- spuntò mio padre dalle scale. Guardò con sguardo sorpreso mia madre, dopo aver dato un occhiata all’orologio: anche lui non era abituato a vedermi in piedi così presto.
Sapeva che stavo scherzando e nonostante volesse fare l’autoritario, gli piaceva vederci così.
-Scusa mamy- dissi dandole un bacio e ridendo.
Preparai velocemente una mega tazza di cereali, mi sedetti e cominciai a mangiare.
-Ciao papà- gli dissi, dopo che ebbe salutato mia madre.
-Come mai lavora anche di sabato?- le chiesi io, quando ebbe chiuso la porta.
-Edward, guarda che è da circa un mese che tuo padre lavora tutti i sabati fino a mezzogiorno. Tu di solito ti svegli quando è già tornato- disse alzando le spalle e sorridendo.
Rimasi in silenzio a meditare: possibile che non me ne fossi accorto?
Probabilmente ero troppo preso da Bella… O semplicemente ero un dormiglione.
-Edawrd? Edawrd?- mi chiamò mia madre sventolandomi una mano davanti al viso.
-Mmm- risposi mugolando.
-Chi è?- chiese con un sorriso a trentadue denti mia madre.
-Come chi è?- chiesi io ancora spaesato.
-Sono tua madre, mi accorgo di certe cose! Chi è la fortunata?- rispose con tono un po’ sconsolato e scuotendo la testa.
-Ehm… Bella Swan- dissi imbarazzato. Non avevo mai parlato di certe cose con mia madre, anche perché non ero mai stato con nessuna ragazza. Ora il mio ego maschile urlava:“aiuto!”.
-Oh è una ragazza davvero molto bella, poi è così dolce e premurosa- disse mia madre.
Sembrava soddisfatta e questo mi metteva ancora più buon umore.
-Lo so- dissi immaginandomela e chiedendomi se anche lei fosse stata già sveglia.
-Ah, l’amore- rispose mia madre sospirando – il mio bambino è innamorato- disse ancora.
-Mamma, dai- dissi un po’ in imbarazzo, facendola ridere.
-Ok ok. Ma che dici ora di muoverti? Alle donne non piace aspettare- disse sicura di sé.
-Ma come fai… Ah lascia perdere!- dissi un po’ sconcertato alzando le mani in alto, come se qualcuno mi avesse puntando una pistola contro.
Salendo le scale sentii mia madre canticchiare: era davvero felice per me.

 
-Ciao, io vado- dissi correndo per le scale.
-Ok, stai attento!- mi urlò di rimando mia madre: probabilmente era in giardino a sistemare le sue piante.
Chiusi di fretta la porta e saltai in macchina.
Guidai, cercando di non superare i limiti di velocità.
Arrivato davanti a casa sua, non feci in tempo a scendere dall’auto che la ritrovai fuori dalla porta.
Guardai l’orologio: non ero in ritardo… Questo, forse voleva dire che era impaziente di vedermi…
-Ciao- disse quando me la ritrovai davanti.
-Ciao- risposi un po’ inebetito. Era bellissima: in tenuta casual con i capelli lunghi e mossi, probabilmente aveva appena sciolto la treccia.
-Sei bellissima- dissi senza rendermene conto.
-Gr..grazie- balbettò lei arrossendo. Per fortuna!
-Bhe andiamo- dissi aprendole la portiera.
-Grazie- rispose lei sedendosi.
Mi sedetti e misi in moto, avviandomi verso il centro commerciale.
-Cosa facciamo?- chiese lei curiosa come il solito.
-Domani è il compleanno di mia madre, devo andare a ritirare il suo regalo- dissi guardandola con la coda dell’occhio per non distrarmi troppo dalla guida.
-Oh, wow- disse lei entusiasta. Le bastava poco per essere contenta e questa era una delle qualità migliori che avesse.

 
Arrivammo in poco tempo al centro commerciale.
Durante il viaggio, riuscii a scoprire che anche a lei piaceva la musica rock… Aveva canticchiato sottovoce un pezzo passato alla radio.
Entrammo, stando vicini. Avrei voluto prenderle la mano e stringerla, per frale capire quanto volessi averla vicino. Mi trattenni.
Prendemmo le scale, per arrivare poi al negozio di composizioni floreali.

 
-Ma è bellissima- disse Bella, con gli occhi sgranati una volta uscita dal negozio.
-Ti piace davvero?- dissi. Era importante il suo parere.
-Sì, certo- rispose sincera.
Mi avviai verso l’ascensore: pesava troppo per scendere le scale.
Mi accorsi dell’espressione spaventata e timorosa di Bella, solo quando le porte si chiusero.
-Ehi, hai per caso visto un fantasma?- le chiesi, notando il suo colorito cadaverico.
-No no, tutto bene- disse deglutendo.
Un colpo secco ci fece sobbalzare: l’ascensore si era inceppata.
Fu in quel momento che vidi il terrore nei suoi occhi: si raggomitolò a terra e chiuse gli occhi.
-Bella? Ehi, tutto bene? Guarda che tra un po’ ripartirà di sicuro!- dissi spaventato, cercando di non agitarla di più.
Non sapevo che avesse paura di rimanere chiusa in ascensore!
In quel momento mi sarei volentieri strangolato: stava andando tutto così bene!
-Bella, respira. Stai calma- le dissi accarezzandole una guancia.
Teneva gli occhi chiusi, spaventata ed ansante.
-Bella, ci sono io qui con te… Non è niente- provai ancora, cercando di farla stare tranquilla.
-Sì, lo so- disse lei flebilmente stringendomi forte le mani, che le avvolgevano il viso.
Mi avvicinai, cauto.
I nostri respiri si fusero, mi avvicinai cauto.
Successe: le nostre labbra si incontrarono, lievi. Senza resistenza si abbandonarono. Erano così morbide le sue, anche dolci.
Cercai di essere delicato e di non perdere il controllo.
Lei mi strinse più forte a se, insinuando le sue dita tra i miei capelli.
Avrei voluto che il tempo si fermasse, continuando perenne a farci vivere il nostro momento d’amore.
Come si era fermata, l’ascensore ripartì.
Mi staccai da lei, ansante, guardandola negli occhi.

 
 
 
 
Ciao!
Eccomi qui con il capitolo più atteso!
Spero di essere riuscita nell’intento, mi immagino già qualcuno esultare XD
Spero anche che sia valsa la pena attendere…
Fatemi sapere!!!
Un bacio! 

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Capitolo 20
*** capitolo 19 ***




POV Bella

Avevo per un attimo maledetto quella dannata testa che, accidentalmente mi ritrovavo sulle spalle: quale claustrofobico sano di mente sarebbe salito su un ascensore? E se quell’ascensore si fermasse?
Io ci ero salita, stupidamente ma per Edward avrei fatto anche molto di più, anche solo per passare un po’di tempo con lui.
Le mie maledizioni mentali si erano interrotte quando pensavo di essere sul punto di morire.
L’unica possibilità che mi era venuta in mente, che in quel momento non era proprio lucida, era quella che avessi le allucinazioni.
Solo quando vidi le labbra di Edward, tra l’altro dolcissimo nel cercare di tranquillizzarmi, capii che forse era tutto reale.
Avevo provato molte volte ad immaginare il sapore delle sue labbra, una volta provato, mi accorsi di quanto fosse minimamente paragonabile ad ogni mia aspettativa.
Era come il miele, ma non nauseante, avrei continuato a nutrirmene ghiotta.
Mi stava guardando negli occhi. Avevamo appena sentito il sussulto dell’ascensore, che ci aveva così avvisato dell’imminente arrivo al piano terra.
Continuava a guardarmi, fisso. Mi sembrava stesse cercando qualcosa nei miei, ma non riuscivo a capire cosa.
Rimanemmo in silenzio, mi aiutò ad alzarmi e dopo aver ripreso l’enorme composizione per sua madre uscì dall’ascensore. Lo seguii cercando di convincermi che il silenzio che si era creato tra noi fosse solo dovuto all’emozione ancora presente e che non mi stesse dando la mano perché la composizione era troppo ingombrante.

Rimanemmo in silenzio, arrivammo in macchina e depose poi il regalo nel bagagliaio.
E se mi avesse baciato solo per compassione? Se avesse avuto paura di una mia crisi isterica e avesse cercato di tranquillizzarmi così?
Mi sentivo la testa pesante, presa dallo sforzo di non credere alle mie stesse congetture mentali.
-Edward… Io- cominciai a dire dopo aver preso un po’ di coraggio.
Lui mi interruppe, accostando su un lato della strada che stavamo percorrendo.
-No, aspetta. Devo dirti una cosa- disse guardando diritto davanti a se, nonostante l’auto fosse ferma.
-Avrei voluto farlo in maniera diversa…- disse, poi prese un respiro e disse quello che non mi sarei mai aspettata.
-Ti amo, mi ero immaginato una scena diversa per dirtelo. Ma è quello che sento e ormai me lo tengo dentro da troppo tempo. Sapevo di amarti anche prima del nostro litigio, la lontananza di quel periodo mi ha fatto capire quanto tu sia indispensabile per me. Mi dispiace essere stato vigliacco, non avertelo detto subito ma… Avevo paura, ho avuto paura quando ti ho visto con Jacob al centro commerciale. Pensavo di aver perso tutte le possibilità di riavvicinarci. Mi sono arrabbiato in quel momento… Con te. Pensavo non tenessi a me come io tengo a te. È stupido, so di aver sbagliato. Anche ieri, alla radura… Ho fatto in modo che tu ti esponessi perché… Perché io non volevo rischiare, non volevo perdere quel vantaggio che ero riuscito a recuperare. E mi dis…- disse tutto d’un fiato. Lo interruppi però. Era come se tutto il resto del discorso, dopo le parole ti amo, fossero state sussurate… Le avevo sentite ma, ero troppo presa ad immagazzinare nel cervello quelle due paroline.
Misi fine al suo sproloquio, non perché non lo ritenessi importante, ma rischiava di trarre conclusioni sbagliate.
Lo baciai, un bacio diverso da quello scambiatoci pochi minuti prima. Un bacio con il quale volevo trasmettergli tutta la comprensione per i sentimenti che aveva provato, specchio dei miei.
Quando ci staccammo non gli diedi il tempo di ricominciare:
-Penso che dopo questo tu abbia capito chi mi interessa…- dissi vedendolo sorridere, felice e appagato.
-Ti amo anche io. Sono stata una vigliacca almeno quanto te. Mi dispiace averti fatto soffrire con la storia di Jacob. È stato un gesto egoista ma disperato: mi mancavi da morire, ma essendo due cocciuti né tu né io riusciamo a chinare la testa per primi e chiedere scusa. Sono contenta che tutto si sia sistemato in meglio- dissi con un sospiro. Le sue mani, durante la mia arringa risalirono fino al mio viso, dove passarono i pollici sulle guance, in un gesto intimo.
Ci avvicinammo di nuovo, guardandoci intensamente negli occhi.
Le sue labbra erano a pochi millimetri dalle mie e i nostri nasi si sfioravano. Senza fretta, le mie labbra si unirono alle sue, in un sussurro che voleva continuare i fiumi di parole appena sgorgati direttamente dal nostro cuore.
Il respiro si fece pesante per entrambi, costringendoci ad assecondare il volere dei nostri polmoni che richiedevano aria.
-Ora è meglio che mi riporti a casa. Non vorrai far arrabbiare il capo Swan?- dissi sorridendo.
-No, tutto ma non farei mai arrabbiare lo sceriffo di Forks!- disse facendo una deliziosa faccetta spaventata.
-Tu scherzi, ma dovremo andarci piano con lui- dissi riferendomi alla nostra… relazione. Mi faceva uno strano effetto pensarci.
-Di una cosa puoi stare certa: quando voglio una cosa io la ottengo. Quello che voglio è stare insieme a te, renderti felice e amarti ogni giorno di più. Affronterei tuo padre e chiunque altro pur di starti vicino- disse con uno sguardo talmente intenso che arrossii, lusingata.
-Bhe… Allora tieniti pronto anche con Seth- dissi per alleggerire l’atmosfera che si era creata.
Rise, di gusto, facendo andare il mio cuore a mille per la gioia.
Si rimise in carreggiata, guidando piano, tenendo con una mano il volante e con l’altra la mia.
 
 



Ciao!
Come promesso eccomi! Ragazze sono a pezzi… Ho cercato di dare il meglio di me in questo capitolo, che spero vivamente gradirete. È un po’ più corto delle altre volte, ma per non lascirvi senza capitolo troppo a lungo, questo è quello che posso fare =D
Non posso che ringraziarvi per le recensioni che mi lasciate sempre!
Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacione XD
A presto.
P.S.: mi farebbe molto piacere deste un’occhiata ( e perché no, anche una piccola recensione =P ) ad una mia nuova fiction… Vi posto qui il link. I protagonisti sono sempre Edward e Bella, lui ha un passato molto molto difficile alle spalle, intriso di mistero e scheletri nell’armadio… Ma forse Bella riuscirà a cambiarlo.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=740633&i=1 

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Capitolo 21
*** capitolo 20 ***




Ma buon pomeriggio ragazzi!!
Eh sì, sono tornata. Ed oltre ad essere riuscita a colorire un po’ la mia pelle diafana… Sono più pazza di prima, vi avverto. Il sole da alla testa a volte =)
E proprio durante la mia vacanza, spaparanzata al sole, sotto l’ombrellone ho scritto per voi questo capitolo. Ne avevo già pronto uno prima della partenza, ma non mi soddisfaceva.
Ora vi lascio: sono tornata l’altra sera e devo ancora disfare le valigie ;)
Spero vi piaccia, l’ho scritto con tanto amore.
Ringrazio ancora tutti per la costanza con cui seguite le mie storie… Fatemi sapere!
Un bacione e a presto con l’altra storia!!

 
 
POV Edward

Guidai fino a casa sua con tranquillità. Mentre mi teneva la mano pensai a quello che mi aveva detto di Charlie e Seth: volevo che sapessero della nostra relazione. Ora che, per chi sa quale miracolo, avevo scoperto che ricambiava appieno i miei sentimenti tutto il mondo doveva sapere di noi.
Volevo dimostrarle quanto la amassi e rendere la serata un po’ più romantica di quanto non fosse stato confessarle in macchina i miei sentimenti.
Sarei subito passato dai ragazzi: per realizzare la sorpresa che avevo in mente avevo assoluto bisogno del loro aiuto.
-Edward, tutto bene?- chiese Bella un po’ preoccupata dal mio silenzio.
-A meraviglia- dissi una volta fermatomi nel vialetto davanti a casa sua.
Le presi il viso tra le mani e la baciai, senza riuscire a dominare il mio istinto.
-Scusa, ma non ho saputo resistere- dissi ansimando e guardandola negli occhi.
-Dovresti tenerti le tue scuse, a me non è dispiaciuto affatto- disse sorridendo, furba.
Le sorrisi anche io, di rimando.
La vidi sospirare e capii che era giunto il momento di separarci:
-Ehi, non voglio veder nessun broncio su questo bel visetto- dissi accarezzandole le guance.
-Ok- sussurrò.
Scese dall’auto e dopo che mi ebbe salutato entrò in casa.
Prima di rimettere in moto l’auto presi il cellulare:
 
“Missione compiuta!
 Ho bisogno del tuo aiuto, vediamoci a casa mia tra mezz’ora.
 Grazie in anticipo… Edward”

 
Inviai il messaggio a tutti e quattro, sicuro che non mi avrebbero mollato in un momento come questo.
Guidai fino a casa, cercando di riordinare le idee per avere una mappa completa ed ordinata del da farsi.
Parcheggiai e scesi di corsa, arrivato in casa trovai un post-it giallo attaccato al frigorifero:
 
“Tesoro, sono a casa della signora Greene.
  Aveva bisogno di una mano con i fiori, pranzo insieme a lei.
  Se ti va, ho lasciato dell’insalata di riso in frigo.
  Mamma”

 
Ah, la mia mamma. Aprii e trovai una porzione di riso, tale da poter sfamare un esercito.
Meglio: sarei riuscito a ricompensare almeno con un buon pranzo i miei amici.
Salii in camera e preparai un cambio di vestiti.
Mi lasciai andare sotto il getto dell’acqua calda, pensando e ripensando alle coincidenze che mi avevano portato a Bella.
Da una parte mi sentivo amareggiato: se non ci fosse stato il malinteso e le sue conseguenze, probabilmente io e Bella saremmo stati già insieme. D’altro canto, invece, essendoci messi alla prova prima di cominciare la nostra relazione aveva permesso ad entrambi di capire fino in fondo il carattere dell’altro.
Non feci in tempo ad uscire dal bagno che sentii suonare il campanello.
Scesi le scale di corsa, appena aprii la porta fui stritolato dall’abbraccio di Alice e di Rose e preso a spallate e pacche bonarie da Jazz ed Emmett.
-Ci siamo precipitati qui non appena abbiamo ricevuto il messaggio- disse Alice, che una volta staccatasi aveva cominciato a saltellare battendo le mani.
-Meglio tardi che mai, amico- aveva cominciato a ridacchiare Emmett.
-Ok, ok… Capisco il vostro entusiasmo ma stiamo dando nell’occhio- dissi indicando fuori dalla porta, che era ancora aperta.
Una coppia di anziani signori si era fermata, imbambolata davanti alla scena di giubilo.
-Hai ragione- disse Jazz chiudendosi la porta, per poi scoppiare a ridere contagiando tutti.
Non riuscivo a capire cosa ci rendesse così ilari, ma poi tutto fu più chiaro: anche per loro era stato faticoso vederci litigare e dover ascoltare i nostri monologhi (miei ad Emmett e Jazz e quelli di Bella a Rose ed Alice).
Li feci accomodare in sala da pranzo, mentre cominciai a procurarmi piatti bicchieri e posate per pranzare.
Una volta finita la prima portata, che nel caso di Emmett era già la terza, cominciai il mio discorso:
-Prima di tutto ragazzi, vi vorrei ringraziare per essere qui. So di essere stato petulante ed assolutamente lunatico negli ultimi… Ehm, mesi. Non potrei chiedere degli amici migliori e ve lo dico con il cuore. Finalmente sono riuscito a chiarire tutto con Bella anche se in maniera un po’ strana- aggrottai le sopracciglia ripensando al bacio in ascensore.
-Sono felicissimo ma… Essendo stato preso dall’istinto, diciamo che non ho fatto tutto come avrei voluto. Quindi chiedo il vostro aiuto per rendere ufficiale a Bella la mia dichiarazione- dissi, soddisfatto del mio breve discorsetto.
-Penso di parlare a nome di tutti quando dico che effettivamente ci spunterà l’aureola per averti sopportato così a lungo. Ma sappi che nessuno di noi si è pentito, ti siamo stati vicini perché ti vogliamo bene ed è questo che fanno gli amici. Ora, siamo pronti a darti tutti una mano… A patto che, tu mi dia un’altra porzione di riso!- disse Emmett, beccandosi un coppino da Rose, per poi farci scoppiare a ridere.
-Ahi- disse massaggiandosi la parte lesa ed assumendo un broncio degno di un bambino di due anni.
-Ok, adesso dobbiamo muoverci- disse Alice assumendo un’espressione talmente seria e concentrata da fare impressione –Spiegaci il piano- disse infine congiungendo le mani e fissandomi con gli occhi stretti a due fessure.
Deglutii: quella ragazza a volte faceva davvero paura.
-Naturalmente tu e Rose dovrete… Preparare Bella- cominciai a dire, ma fui interrotto dall’urletto di felicità delle due.
-Oh sì, dovremmo trovare il vestito giusto e poi devo passare da casa per prendere trucchi e piastra phon e tutto l’occorrente- disse Rose con aria già presa.
-Ragazze, non che non mi fidi di voi, ma vorrei poter riconoscere Bella. Inoltre per me è già bellissima così. Quindi andateci piano- le ammonii –per quanto riguarda noi tre invece, dovremo allestire il luogo del nostro appuntamento con delle lucine colorate e tutto il necessario- continuai.
-Ok, capito tutto. Quindi noi ora andremo tutti al centro commerciale, noi per cercare le lucine voi per il vestito di Bella- disse infine annuendo Jazz.
-Esatto, forza andiamo- dissi alzandomi e riponendo i piatti nella lavastoviglie, ci mettemmo al lavoro.

 
Un’ora dopo, a casa di Bella…
Me ne stavo sdraiata sul divano a ripensare a quanto fossero dolci le labbra di Edward, quando suonarono alla porta. Sbuffai, infastidita. Ero da sola in casa, dato che i miei e Seth non c’erano.
-Arrivo- vociai mentre cercavo di alzarmi.
Strisciai i piedi sino alla porta, quando la aprii due uragani mi investirono:
-Non ti possiamo dire nulla, quindi non cercare di convincerci a parlare- disse Alice.
-Tieni, questo è per te. Dentro c’è anche un biglietto con scritto quello che puoi sapere- disse Rose porgendomi una scatola enorme bianca con sopra un fiocco.
La presi e la poggiai a terra.
-Prima di tutto ciao. Secondo cosa ci fate qui? Terzo assicuratemi che non sia una bomba- dissi indicando il pacco.
-Dai, non fare tante storie e tantomeno domande… Ci piacerebbe ma non possiamo dirti nulla- disse Alice con sguardo da cucciola.
Raccolsi la scatola da terra, mi avviai al divano e le mie amiche mi seguirono.
Aprii un po’ timorosa.
Sopra una carta bianca era poggiato un bigliettino: la calligrafia era quella di Edward.
 
“Ti avevo detto che avrei voluto dirtelo in maniera diversa.
  Sei troppo speciale per me.
  Passo a prenderti verso le otto.
 Ti amo, Edward”

 

Il mio cuore perse qualche battito leggendo l’ultima riga. Fissai il foglietto con aria sognante, dimenticandomi delle mie amiche che mi fissavano trepidanti, in attesa che scoprissi quale fosse il mio regalo.
-Dai Bella, aprilo!- dissero in coro.
Scostai la lieve carta bianca e rimasi a bocca aperta.

 
 
Bene, se siete arrivati fin qui spero che vi sia piaciuto.
Quale sarà il posto dove passeranno la serata? Cosa ci sarà nella scatola?
A voi scoprirlo. Alla prossima!! 


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Capitolo 22
*** capitolo 21 ***




Pov Edward

Ci dividemmo: io Emmett e Jazz, salimmo sulla mia Volvo mentre Rose ed Alice presero la Jeep di Emmett con la quale erano arrivati tutti a casa mia.
-Al centro commerciale, ci troviamo nel parcheggio- dissi alle mie amiche.
Annuirono e partimmo.
-Che cosa hai intenzione di fare, per stasera? Prima hai accennato a delle luci- mi chiese Jazz, seduto vicino a me.
-C’è un posto, molto importante per me e per Bella che voglio rendere magico- dissi semplicemente –saprete tutto quando mi aiuterete ad allestirlo- finii sorridendo.
-Uffa, dicci qualche cosa di più. Io sono curioso- disse Emmett, che seduto dietro si sporgeva tra i due sedili per partecipare alla conversazione.
Mimai una cerniera sulla bocca e lui sbuffò sonoramente incrociando le braccia muscolose.
Io e Jazz scoppiammo a ridere.
Una volta arrivati al centro commerciale, tra le proteste di Emmett, trovammo le ragazze.
-Ora, noi andiamo a cercare tutto l’occorrente per allestire il posto. Voi dovreste cercare qualche cosa per Bella- dissi, affidandomi al loro buon gusto.
-Sì sì, abbiamo già pensato a tutto noi- disse Alice –ora devi solo scriverle un bigliettino, per capire che è da parte tua- aggiunse poi con un sorriso a trentadue denti.
-Scusa, ma ora? Non posso aspettare dopo?- chiesi guardandomi intorno. Non mi sembrava che il parcheggio fosse il posto migliore per mettersi a mandare messaggi amorosi o dediche.
Lo sguardo che mi lanciò riuscì a farmi venire la pelle d’oca.
-Edward, è meglio che fai quello che dice- mi sussurrò Jazz da dietro.
Alzai gli occhi al cielo e scrissi sul foglietto che intanto Rose mi aveva offerto.
-Per la cronaca, tu non vedrai nulla fino a stasera!- disse Rose mentre si allontanavano.
-Ma…- rimasi inebetito.
-Che ci vuoi fare? Sono donne!- disse Emmett, trascinandomi per un braccio verso l’entrata.

 
 
-Ma che differenza ci sarà tra delle lucine solo tu lo sai!- borbottò Emmett rimettendo a posto quelle che mi aveva mostrato, entusiasta, poco prima.
-Oh, vediamo… nessuna. A parte il fatto che non mi sembra siano adatte quelle con i pipistrelli!- sbottai, disperato.
Jazz, intanto, se la rideva.
Quando mi girai per dirgli che sarebbe stato meglio per la mia sanità mentale se l’avesse piantata, mi trovai davanti… Il capo Swan.
Oh oh. Non avevo previsto di trovare il padre della mia ragazza. Senza contare che avrei dovuto chiedergli il permesso di portarla fuori, quella sera.
-Salve, Capo- dissi con tono volutamente allegro.
Essendo di spalle, dietro di me si voltò sorpreso al suono della mia voce.
-Oh, ciao Edward- disse. Forse potevo farcela senza che mi spellasse vivo.
Intanto anche i due comari, salutarono sorpresi e mi lanciarono un’occhiata densa di significati.
-Posso chiederle una cosa, signore?- dissi titubante.
Non feci in tempo a finire la frase che Seth comparve alle spalle del padre:
-Papà, penso che i chiodi siano ques… Oh ciao Edward- disse sorridendomi.
Probabilmente userai quei chiodi per fissarmi alla parete tra un po’,pensai turbato.
-Dimmi pure, figliolo- rispose lui aggrottando la fronte per l’ulteriore sorpresa.
Emmett e Jasper si allontanarono borbottando qualche cosa a proposito delle lucine. Traditori!
-Vorrei invitare sua figlia fuori, stasera- dissi tutto d’un fiato, alternando lo sguardo tra il padre ed il fratello della mia ragazza.
-Come mai? Voglio dire, non mi è sembrato vi frequentaste molto, ultimamente- chiese ancora più sospettoso.
-Vedete- mi sembrò corretto parlare al plurale –tra noi c’è stato un malinteso. Mi assumo tutte le mie responsabilità, questo Bella già lo sa. Tengo a lei e le voglio ribadire quanto. È assolutamente fantastica, so che merita il meglio e io voglio darle tutto- dissi infine.
Padre e figlio si guardarono, il tempo sufficiente per scambiare uno sguardo:
-Edward, per me va bene. Ma sappi che…- cominciò Charlie.
Venne interrotto da Seth: -Se la fai soffrire sei un uomo morto- disse minaccioso.
-Non la farò soffrire- dissi sicuro di me –anche a costo di dovermi sacrificare, lei sarà solo e soltanto felice- conclusi sereno.
-Bene, sono contento- disse Charlie dandomi una pacca sulla spalla.
-A che ora passi a prenderla?- chiese Seth, tornando quello di sempre.
-Per le otto, mi raccomando acqua in bocca- risposi.
-Come se non ci fossimo incontrati. Noi andiamo, allora a dopo- disse Charlie per poi allontanarsi seguito da figlio.
-Se ne sono andati?- chiese Emmett sbirciando con la testa dietro uno scaffale.
-Voi me la pagherete!- dissi rivolto a quei due.

 
 
Pov Bella

Rimasi a bocca aperta.
Era davvero meraviglioso.
-L’avete scelto voi?- sussurrai con gli occhi fissi su quello splendore di vestito.
-Certo tesoro, chi altri se no?- rispose emozionata Alice.
-È… È bellissimo, sul serio- dissi rigirandomi tra le mani il vestito color crema pallido che avevo tra le mani.
-Non è tutto, guarda bene- disse impaziente Rose.
Scostai la carta bianca e vi trovai delle scarpe, dello stesso colore del vestito, anch’esse meravigliosamente eleganti.
Balzai in piedi e strinsi in un abbraccio le mie amiche, le quali risposero strizzandomi come una spugna.
-Ok, ok. Dobbiamo assolutamente metterci al lavoro- disse Alice, sfregandosi le manine con quell’espressione da nanetta malefica.
-Non devo solo indossarlo?- chiesi timorosa si sentire la risposta.
Mi bruciarono con lo sguardo, trascinandomi al piano superiore.

 
-Bella, muoviti se non vuoi che ti venga a prendere. E ne sarei capace!- gridò Rose fuori dalla porta del bagno.
Che tortura. Ero riuscita a rimandarne l’inizio,  prendendo come scusa il dovermi fare una doccia.
-Arrivo!- urlai anch’io.
Mi avvolsi nell’accappatoio, dopo aver messo l’intimo. Intanto i miei capelli continuavano a gocciolare.
-Finalmente, di Grazia- disse sarcastica Alice, non appena mi vide.
Mi sedetti sulla sedia davanti allo specchio in camera mia.
Alice cominciò subito con il trucco, mentre Rose prese ad asciugare la mia lunga chioma color mogano.
Ero talmente rilassata che mi sarei addormentata.
Non mi accorsi di quanto tempo fosse passato, sta di fatto che mi sentii sorpresa quando Alice mi sussurrò di aprire gli occhi.
Faticai a credere che l’immagine riflessa nello specchio fosse la mia: non avevano esagerato, ero poco truccata ma con l’acconciatura, nell’insieme, sembravo… Meravigliosa.
-Tesoro, non ti mettere a piangere, rovineresti il trucco- disse Rose.
-No, no- mi affrettai a dire. –Non so come ringraziarvi, ragazze- dissi girandomi verso di loro.
-Divertiti, passa una bella serata- disse semplicemente Alice.
Mi alzai e ci stringemmo le mani, come quando eravamo bambine. Ci mancava poco che dalla contentezza ci mettessimo a fare il giro giro tondo.
 
 
 
Ciao ragazze!
Come state?
Io ora bene, ma ho passato la settimana scorsa a letto con la febbre. Quel contrattempo ha rallentato tutto, quindi per farmi perdonare ecco un capitolo lungo lungo con tanto di immagini finali =)
Spero di sentirvi in tante… Un bacio
Fatemi sapere mi raccomando!

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Capitolo 23
*** capitolo 22 ***




Pov Edward

-Cerca di sbrigarti!- imprecò sotto di me Emmett.
-Senti, non è semplice cercare di appendere queste lucine se tu continui a muoverti!- replicai io, socciato.
-Vorrei vederti al mio posto: non sei quel che si dice una piuma- continuò borbottando.
Era da circa trenta minuti che me ne stavo sospeso in aria, seduto sulle spalle di Emmett con la sua testa tra le gambe, per cercare di arrivare al ramo dell’albero da cui sarebbe partita la fila di lucine che avrebbero illuminato lo spiazzo della radura.
Il nostro compito, si stava concludendo in un brodo di giuggiole: eravamo ancora indietro e meno di quattro ore più tardi, sarebbe dovuto cominciare il mio appuntamento con Bella. Più volte quel pomeriggio mi trovai a pensare a cosa stesse facendo, se quelle due le stessero sul collo e se le sarebbe piaciuto il vestito. Non vedevo l’ora di poterla ammirare…
-Ohi, bell’addormentato? Tieniti forte, che mi abbasso a prenderne un’altra- mi risvegliò bruscamente Emmett.
Appena piegate le ginocchia e chinatosi verso il mucchio di lucine, sentimmo un rumore dietro di noi: finalmente Jasper era di ritorno!
Un’improvvisa chiamata di sua madre che gli aveva chiesto di badare a sua sorella, l’aveva costretto a lasciare me ed Emmett in balia di noi stessi.
-Emmy! Eddy!- disse una vocina allegra.
Mia, era la bambina più bella e dolce che avessi mai conosciuto; con i suoi grandi occhioni blu wd il suo sorrisetto furbo, era riuscita a conquistarmi.
Ma mai come ad Emmett.
Mi fece scendere bruscamente dalle sue spalle, facendomi quasi rovinare a terra, per poi accucciarsi con le braccia spalancate, in attesa che quello scricciolo di sei anni ci si tuffasse.
-Tesoro, vieni- disse con un sorrisone a trentadue denti.
La piccola non se lo fece ripetere due volte, sempre pronta per farsi coccolare.
-Quanto bene vuoi allo zio Emmett?- chiese lui con uno sguardo ebete.
-Tanto così- disse Mia, spalancando le braccine.
-Così poco?- chiese allora Emmett, imbronciandosi.
-No, così- rispose allora la piccola, aprendo si più le braccia.
Io e Jasper ci scambiammo uno sguardo divertito.
-E io chi sono? Non vorrai più bene a quel bruttone?- dissi io, rivolto a Mia.
La bimba guardò Emmett negli occhi un secondo, per poi allontanarsi e gettarsi ad abbracciare le mie gambe.
-Voglio bene a tutti e due- disse poi, dolce.
-Ah, così va meglio- dissi sorridendole e sollevandola.
-Ora che ne dici di aiutarci?- dissi schioccandole un bacio sulla guanciotta paffuta.
-Siiii!- emise un urletto di felicità.
 
 
 
Mia prese posto sulle spalle di Emmett e con grande felicità per entrambi continuò, tutta contenta ad addobbare.
Dovetti andare a casa, per poter prendere una coperta color panna che avrei steso per terra: ormai non c’era più tempo per cercare un tavolo e comunque sarebbe stata una spesa inutile, non essendo nostro lo spiazzo lo avremmo dovuto togliere. Non mi immaginavo di certo un fine serata del tipo Bella seduta sui sedili posteriori che teneva in equilibrio il tavolino per riportarlo a casa.
Inoltre, dovevo pensare a come procedere per quanto riguardava il cibo.
Intento a pensare, mi ritrovai a casa in meno di un quarto d’ora.
-Tesoro, dove vai così di fretta?- sentii dire a mia madre.
Mi girai, non essendomi accorto della sua presenza in casa, un po’ sorpreso.
-Ciao mamma, non pensavo fossi a casa- dissi scendendo gli scalini che avevo appena salito.
-Sì, il giardino della signora Greene non era messo poi così male. Tu, piuttosto, mi sembri indaffarato- disse guardandomi negli occhi.
Non le sfuggiva mai nulla.
-In effetti… È da stamattina che sto cercando di organizzare un appuntamento con i fiocchi per Bella- dissi, arrendendomi.
-Mi sono persa qualcosa?- disse lei, un po’ divertita.
Mi sedetti ai piedi delle scale. Non mi ero nemmeno ricordato che quella mattina, non avrei sperato nulla del genere.
Effettivamente era passato poco tempo dalla svolta, ma mi sembravano già anni. Mi sentivo nuovo.
 
Dopo aver raccontato tutto a mia madre, attesi una sua risposta.
-Non sai quanto sia felice per te- disse sincera.
-Anche io lo sono mamma- dissi prendendole la mano.
-Mi pare di aver capito che ti serva una mano con i preparativi- cominciò –che ne dici se preparassi il mio tiramisù? Basterebbe per l’intera serata, sarebbe una cena a base di dolce- disse con un’alzata di spalle.
Non risposi, mi alzai in piedi e la trascinai in un abbraccio, che si trasformò in una giravolta.
-Tu sei fantastica- dissi lasciandole un bacio sulla fronte.
Rise, contenta come da tempo non era stata.
-Su, farai tardi altrimenti- disse accarezzandomi una guancia.
Filai a fare una doccia, cercando di rilassarmi, perché l’ansia si stava facendo sentire.
Non so quanto tempo rimasi davanti allo specchio, cercando di sistemare quella massa sconnessa che mi ritrovavo al posto dei capelli, sta di fatto che mi arresi quando sentii il campanello.
Scesi le scale di corsa, trovandomi davanti Emmett, Jasper e Mia che a turno salutavano affettuosamente mia madre.
-Come sei bello Eddy!- mi disse entusiasta Mia, correndomi incontro.
-Grazie, tesoro- dissi prendendola in braccio.
Mia madre mi porse il suo tiramisù, avvolto nella carta stagnola.
-Grazie, mamma- dissi per poi schioccarle un bacio ed affrettarmi alla porta.
 
 
 

Ciao ragazze!
Vorrei cominciare con delle scuse: il capitolo è arrivato con molto ritardo, a causa di un malfunzionamento della linea internet.
Questo imprevisto ha rallentato la pubblicazione.
Vi prometto che domani posterò la seconda parte di questo interminabile appuntamento.
Sono davvero mortificata, ma non me la sono sentita di postare tutto oggi: la seconda parte non è ancora stata corretta e il minimo che mi sento in dovere di fare è postare un capitolo decente.
Spero che abbiate un po’ di pazienza.
Volevo inoltre chiedervi, come ho già fatto per un’altra mia storia, se per voi fosse un problema il cambiamento di rating (da giallo ad arancione). Premetto che non so se sarò in grado di scrivere capitoli con il nuovo rating alla perfezione, perché non ci ho mai provato. Spero però che mi darete una possibilità, come d’altronde avete già fatto con tutta questa fiction, e che apprezzerete il cambiamento.
Fatemi sapere se questo capitolo è di vostro gradimento e soprattutto una risposata alla novità in corso.
Per me sarebbe molto importante.
Vi ringrazio, di cuore.
A domani con il prossimo aggiornamento.
Un bacione! 

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Capitolo 24
*** capitolo 23 ***




Pov Bella

Continuai a sedermi ed alzarmi per non so quante volte. Mi ritrovai anche a pensare che sarebbe stato meglio se Alice e Rose avessero impiegato più tempo a prepararmi, il che descrive alla perfezione quanto fossi agitata.
L’attacco di panico, grazie al quale mi ero beccata una sgridata da Alice, si era verificato circa un’ora prima.
Il suono del campanello mi colse di sorpresa. Inizialmente pensai fosse Edward, il che mi scatenò una tempesta dentro. Quando poi, ancora scalza, corsi ad aprire la porta, mi si raggelò il sangue: erano i miei.
Acconciata e vestita in quel modo, non potevano di certo pensare che avrei passato la serata spaparanzata sul divano!
Cercai di mettere in funzione il cervello e prepararmi al peggio. Invece, tutti e tre, con un sorriso di chi la sa lunga stampato in faccia, se ne uscirono con un “sei bellissima” in coro.
-Come ci è riuscito?- chiesi incredula e felice allo stesso tempo. Ero riuscita a scampare ad un attacco di gelosia paterna grazie ad Edward.
-Sa essere molto convincente- mi rispose Seth sorridendo, complice.
Capii che probabilmente non sarei riuscita a far trapelare nessuna informazione extra.
Da quel momento, tutti mi dispensarono i complimenti che mi fecero arrossire. Sapevo che venivano dal cuore ma avevo intuito che cercassero di non farmi parlare e quindi di non fare domande.
Posai casualmente lo sguardo sull’orologio e il mio cuore cominciò a galoppare.
Mi alzai, seguita dai miei angeli custodi del make up e salimmo al piano superiore.
-Cerca di rilassarti! Non sarai a cena con un cannibale! Per la miseria, è soltanto Edward!- disse Rose esasperata, leggendo la tensione sul mio viso.
Mi accomodai sul letto per infilarmi le scarpe, che sicuramente mi avrebbero dato il tormento.
Si sedettero entrambe, una alla mia destra e una alla mia sinistra.
-In questo momento mi sento un po’ ripetitiva, ma a quanto pare sei troppo cocciuta: tu sei bellissima, sia dentro che fuori. Edward è stato più furbo di te e l’ha capito. Ti meriti tutto di questa serata- disse alice.
-Non riesco proprio a capire. Ok, è successo tutto oggi ed è comprensibile che tu sia un po’ stordita da tutto questo. Ma tu sai di amarlo già da parecchio tempo!- continuò dolce Rose.
Le strinsi per la vita e ci unimmo in un abbraccio di gruppo.
-Grazie- dissi commossa.
Suonò il campanello e saltai sul letto per la sorpresa.
Comincia ad inspirare regolarmente, mentre finivo di sistemarmi.
Scendemmo le scale, dopo che Alice e Rose ebbero preso le loro borse.
Si sentiva già la voce melodiosa di Edward invadere il salotto:
-La ringrazio ancora, la riporterò a casa io- disse Edward.
Fui costretta a sbattere gli occhi, per accertarmi che l’angelo sulla soglia di casa non fosse solo un’illusione.
Lo studiai, trovandolo bellissimo, dalla testa ai piedi. Accarezzando con lo sguardo i jeans neri ad attillati, che fasciavano le sue gambe muscolose; per poi passare alla camicia dello stesso colore del mio vestito, fino alla giacca, in tinta con i pantaloni che gli calzava come una seconda pelle.
Arrivata ai suoi occhi, mi accorsi che anche lui aveva fatto la stessa cosa. Ci sorridemmo nello stesso istante.
Annullai la distanza tra di noi e gli presi la mano, senza staccare lo sguardo dai suoi occhi magnetici.
Sentii le voci ovattate dei miei genitori che ci augurarono di passare una buona serata: la mia attenzione era rivolta ad Edward.
Era come se a mantenerci attaccati alla Terra, non fosse più la forza di gravità ma la nostra reciproca presenza.
Rapita, non mi accorsi di essere arrivata in prossimità della sua Volvo.
Salutai con un gesto distratto della mano, i ragazzi che stavano caricando in macchina Alice e Rose. Vidi anche la piccola Mia, che ricambiava il mio saluto con l’aggiunta di alcuni bacetti mandati con la manina.
Sorrisi, riportando lo sguardo su Edward.
Non avevamo ancora detto nulla, io dal canto mio, per paura di rovinare l’atmosfera magica che si era creata.
Aprii la portiera e mi accomodai.
Mi resi conto di non sapere nulla di quello che sarebbe successo durante la serata, ma non me ne importava nulla: mi bastava Edward.
 

-Mmm, è… Superbo- dissi mugugnando, gustandomi la mia seconda fetta di tiramisù.
-Tua madre è una cuoca eccellente! Falle i complimenti da parte mia- continuai, socchiudendo gli occhi per gustarmi l’ultima cucchiaino di dolce.
-Penso che lo potrai fare tu di persona: sei assolutamente invitata al suo compleanno- disse Edward, sorridendo soddisfatto.
In quell’atmosfera così magica, mi sembrava che fosse ancora più bello. Il lenzuolo  bianco e morbidissimo su cui eravamo seduti illuminava la sua pelle.
Tutto intorno, sui pini alti, una miriade di lucine che conferivano un’illuminazione soffusa, intima.
La radura non mi era mai sembrata così bella.
-Ti devo ringraziare- disse Edward accarezzandomi una guancia.
-Per cosa?- chiesi sbigottita. L’unica che probabilmente avrebbe dovuto continuare a ringraziarlo ero io.
-Per essere qui, perché mi ami e perché rendendo felice me hai ridato un po’ di quella vitalità a mia madre, non la vedevo così dalla morte di mio fratello- disse socchiudendo gli occhi, trasbordanti di… Amore.
Abbassai gli occhi, sorpresa ed imbarazzata. Sorrisi.
Mi avvicinai al suo viso perfetto, respirando appena e circondando il suo collo con le mie braccia.
-Edward… Che ne dici se…- dissi tenendolo sulle spine, con tono basso.
-Se?- disse deglutendo rumorosamente.
-Potessi finire io la tua porzione di tiramisù?- dissi scattando verso il suo piatto.
Dopo un paio di secondi, rimasto interdetto e disorientato dalla mia rivelazione, spostò rapidamente il piatto lontano.
Mi sporsi per prenderlo, ma mi afferrò per i fianchi, trascinandomi sopra di lui. Rise, vittorioso.
-Uffa- borbottai come una bambina piccola.
Rise, felice.
-Sei davvero tremenda… E io che pensavo mi stessi per dire qualche cosa di importante- disse stringendomi ancora di più su di lui.
Gli accarezzai le guance, sorridendo, colpevole.
-Sei bellissima- sussurrò afferrando una ciocca di capelli che sbucava dalla treccia. Non so quante volte me lo avesse ripetuto quella sera.
Arrossi, imbarazzata.
-Immagino. Soprattutto dopo aver cercato di attentare alla tua fetta di tiramisù ed averti imbrogliato- mugugnai dì sarcastica –proprio quello che gli uomini cercano in una ragazza- finii, comprendoni il viso con le mani.
Me le prese e le allontanò, per poi sollevarmi il mento con due dita.
Fissai i miei occhi nei suoi.
-Non voglio più sentirti dire cose del genere. Tu mi piaci perché sei così! Sei… Vera. Non so nemmeno come spiegartelo. Non mangi solo insalata perché potresti rovinarti la linea. Non ti copri la faccia con strati e strai di trucco. Tu sei tu, con i tuoi pregi e i tuoi difetti. Lascia decidere me se sono così insopportabili- concluse sorridendo.
Mi avvicinai, piano, guardandolo negli occhi.
Avvicinai le sue labbra alle mie, fino a farle sfiorare, leggere come le ali di una farfalla.
Cominciarono a muoversi, in sincronia, comunicandosi segreti inudibili.
Edward mi cinse la vita con un braccio, stringendomi forte; io le portai entrambe nella sua chioma morbida.
I nostri cuori, che battevano veloci come le ali di un colibrì facevano da sottofondo ad un momento magnifico.
Ansante mi staccai da lui, per riprendere fiato.
-Ti amo- sussurrai, rendendomi conto di quanto fosse bello poterglielo dire.
-Io ti amo di più- disse lui passandomi due dita sulle labbra.
Scivolai con la testa sulla sua spalla, rimanendo così ad ascoltare il suo respiro ed a guardare le stelle.
Allungo il braccio, prendendo la sua giacca, lasciata vicino alle mie scarpe e me la posò sulle spalle, per poi abbracciarmi e lasciare piccoli baci delicati sui miei capelli.
Non so cosa ebbi fatto, quale impresa straordinaria avessi compiuto per meritarmi tutto quell’amore, sta di fatto che non ci avrei più rinunciato.
 
 
 
 
Ma ciao!
Eccomi qua, come promesso ieri!
Finalmente, siamo giunti alla fine di questo appuntamento.
Spero che sia valsa la pena aspettare tutto questo tempo. Io l’ho scritto con il cuore, lasciando volare la mente.
Spero do non avere deluso nessuno con la semplicità della location, del cibo e di tutto il resto. Dopotutto, sono sempre due adolescenti.
Fatemi sapere se vi è piaciuto, mi raccomando ;)
Vi ringrazio per le recensioni affettuose che mi lasciate sempre e per la pazienza e la costanza con cui seguite i miei aggiornamenti.
Sono contentissima!
Confermo il cambio di rating e sono entusiasta che l’abbiate apprezzato.
Un bacione e a presto! 

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Capitolo 25
*** avviso ***


Buon pomeriggio a tutti!
Non so davvero come cominciare, forse dovrei ringraziare tutti quanti voi che mi avete dedicato un attimo, che avete letto le mie storie e che le avete recensite.
Senza di voi non penso ce l’avrei fatta, sempre troppo insicura e forse anche troppo critica nei miei confronti.
Voi mi avete dato una possibilità, mi avete fatto capire che non è importante che io non sia la Meyer o una delle tante bravissime autrici che scrivono in questa sezione, basta che io sia me stessa e che mi apprezzi e soprattutto apprezzi il mio lavoro.
Quindi, grazie.
Ora, dopo questa premessa che devo dire (oltre che ad introdurre la notizia bomba) mi è venuta dal cuore, penso sia arrivato il momento di spiegare un po’ di cose:

  • Non scrivo e pubblico da tantissimo tempo.
  • Non ho più risposto alle recensioni.
Allora, per quanto mi riguarda entrambe sono legate principalmente per lo stesso motivo: la scuola.
Forse durante le vacanze estive ho avuto la presunzione di pensare che avrei potuto postare sicuramente almeno una o due volte alla settimana. Non è così invece.
Alle 20 sono già mezza addormentata e solo mezz’ora dopo mi trovo a letto per poi alzarmi la mattina alle 6.
Questo appunto non è per farmi compatire o altro (anche perché c’è gente che si alza addirittura prima) ma è la verità. Non ho quasi più tempo per il mio ragazzo, per i miei amici e per la mia famiglia.
È innegabile il piacere che sia io, sia il mio ego traiamo dalle bellissime recensioni che mi lasciate però penso sia improponibile il paragone con l’importanza di una vita sociale e di famiglia.
Ciò non toglie che io abbia molto sofferto questo cambiamento.
Nonostante non conosca nessuna di voi, il vostro volto e nemmeno il vostro nome, ho condiviso con voi le sensazioni più intime e private che la scrittura di una storia comportano. Quindi, mi manca anche un po’ questo.
Non so se andrò avanti con tutte le storie che ho sul sito.
Non so se riuscirò a farlo prima dell’estate prossima.
Sta di fatto che né le cancellerò né le chiuderò.
E tutto sommato sono abbastanza egoista da non volerle cedere a nessuno.
Vi ringrazio ancora, di cuore e mi scuso.
Mi dispiace, ma non posso fare altrimenti.
Grazie per essere arrivate fino a qui.
Un bacione, Linda.
<3 <3 <3 

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