Sotto la maschera

di barbarak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettere da Azkaban ***
Capitolo 2: *** Un'altra storia ***
Capitolo 3: *** Verità e ricordi ***
Capitolo 4: *** Libertà ***
Capitolo 5: *** Epilogo - Per sempre ***



Capitolo 1
*** Lettere da Azkaban ***


                               A Lea
                  Spero di renderti meno triste questa giornata

 
 
 

Zia Mildred con zio Thomas e il piccolo Jhonatan
Zia Ariel
Zio Chris e la cugina Isabel
Zio…
 
Un leggero picchiettare sui vetri la riscosse dai suoi pensieri che al momento erano tutti concentrati sull’elenco degli invitati al matrimonio di Ginny e Harry.

Sbuffò, riconoscendo il gufo piccolo e spennacchiato che, legata alla zampa, teneva la pergamena recante il suo nome. Aveva aperto la finestra solo perché detestava veder soffrire gli animali e sapeva che il pennuto sarebbe rimasto sotto il diluvio che stava imperversando in quel momento, finché lei non avesse accettato di ritirare il messaggio (l’ennesimo) di quel mittente tanto sgradito.
 
Lentamente e delicatamente liberò la pergamena, chiusa con un laccio rosso, e la appoggiò sul letto, spezzettò una fetta biscottata per l’animale che, subito dopo aver mangiato, volò via e tornò a occuparsi degli inviti che la sua migliore amica le aveva affidato.
 
Andò avanti per tutto il pomeriggio, cullata dalle gocce sospinte dal vento che colpivano il vetro; le piaceva la pioggia; stranamente la rilassava e la faceva sentire bene. Sorrise pensando che solo fino a un anno prima odiava quel fenomeno meteorologico che la costringeva a starsene al chiuso, mentre lei adorava poter uscire e respirare il profumo dell’aria, con il sole che le baciava la pelle e le riscaldava il cuore.
 
Alzandosi dalla scrivania si avvicinò ai vetri per guardare fuori e osservare il cielo grigio che sicuramente caratterizzava quella giornata. A pensarci bene era proprio il cielo la cosa che l’affascinava di più. Avere la certezza che sotto quelle nuvole spesse e tumultuose vi fosse il sole che comunque brillava, la metteva di buon umore ma la rendeva anche malinconica. Sapeva che questa era una contraddizione ma non poteva farci niente. Il cielo tempestoso la attirava come una calamita attira il metallo e, ogni volta, continuava a rimanere in sua contemplazione cercando di capire cos’era che la faceva sentire bene e a disagio al contempo.
 
Quel giorno le nuvole sembravano più dense e arrabbiate del solito e quel grigio tendente al plumbeo la colpiva come mai prima di allora. Un ricordo bussò prepotente alla sua mente e i suoi occhi, istintivamente, si posarono sulla pergamena che era stata appoggiata di malagrazia sulle coperte qualche ora prima.
 
Già una volta aveva visto un grigio simile: era successo quando si era specchiata negli occhi della persona che le aveva scritto quelle frettolose e disordinate righe.
 
Ricordava perfettamente quel momento, quell’attimo che le era sembrato eterno in cui Draco Malfoy, alla fine della battaglia finale, avanzava verso di lei con quell’espressione strana in viso e con quegli occhi quasi folli che l’avevano pietrificata. Lui sembrava non accorgersi delle rovine che lo circondavano e neanche dei richiami che i suoi genitori gli stavano rivolgendo. Il viso sporco, gli abiti strappati e i capelli scarmigliati non intaccavano assolutamente la sua aurea di nobiltà e fierezza: del ragazzino vigliacco e viziato sembrava non esserci più nessuna traccia; sembrava uno sconosciuto e Hermione non riusciva a non guardarlo e a non sentirsi attratta da lui e da quelle iridi tempestose. Pareva che lui volesse comunicarle qualcosa solo con lo sguardo e lei aveva l’impressione di volare verso di lui, incapace di resistere a quel richiamo che sapeva di disperazione e bisogno. Non capiva più niente e le sembrò che non esistesse più nulla all’infuori di quel ragazzo che, mai come in quel momento, le parve un uomo tormentato appena sfuggito alle fiamme dell’inferno.
 
Fu l’abbraccio che Ron le rivolse a spezzare l’incantesimo e a farla tornare in sé. Lontana da quegli occhi e da quell’incredibile attrazione, stretta nelle forti braccia di quello che era sempre stato l’unico ragazzo capace di farle battere il cuore, Malfoy tornò a essere quello che per Hermione era sempre stato: un Mangiamorte, figlio di Mangiamorte, pavido e insignificante.
 
Tornò a prestare attenzione a lui solo quando sentì pronunciare il suo nome da quella voce che aveva sempre sputato cattiverie nei suoi confronti. La chiamava con disperazione, pregandola di guardarlo, mentre cinque o sei nerboruti Auror trascinavano via l’intera famiglia Malfoy.
 
La ragazza aveva faticato non poco a scacciare via quella voce dalla sua mente ma le distrazioni dovute alla vittoria, gli obblighi verso i caduti, la ricerca dei suoi genitori e il godere finalmente delle attenzioni del giovane Weasley, l’avevano aiutata a relegare in un cassetto remoto ed ermeticamente chiuso del suo cuore quegli occhi di ghiaccio bollente e quel tono di supplica che l’avevano marchiata contro la sua volontà.
 
Ora, guardando quella pergamena, al momento abbandonata, e puntando i suoi occhi al cielo, il ricordo di Draco Malfoy, del suo sguardo e  del suo comportamento, così lontano da quello che di solito le riservava, la investì in pieno.
 
Lentamente srotolò la lettera appena ricevuta, sapendo perfettamente quale sarebbe stato il contenuto del messaggio.
 
Ho bisogno di parlare con te. Richiedi un permesso per vedermi è importante.
 
                                                                                                       DM
 
Hermione scosse la testa e gettò la pergamena per terra di fianco alla scrivania.
 
Era l’undicesima volta che leggeva quella frase perché Malfoy era esattamente da undici mesi chiuso in carcere e continuava imperterrito a sprecare la sua unica opportunità mensile di comunicare con l’esterno scrivendo a lei che, non solo non aveva acconsentito ad assecondare quella specie di richiesta (oppure era meglio dire ordine), ma si guardava bene anche solo dal rispondere alle sue lettere.
 
Per undici mesi era riuscita ad allontanare il pensiero del ragazzo nel momento stesso in cui buttava quel pezzo di carta nel cestino; però, questa volta, complice quel cielo che piangeva disperazione con quei colori così simili all’ex Principe delle Serpi, la ragazza non riusciva a non provare curiosità per quell’assurda richiesta e nemmeno il pensiero dell’organizzazione del matrimonio dei suoi migliori amici riusciva a farle dimenticare la sensazione di familiarità che l’aveva colta quando quel Mangiamorte da strapazzo si stava avvicinando, con una brama negli occhi che subito l’aveva spaventata ma che immediatamente dopo aveva risvegliato qualcosa. Qualcosa cui non sapeva dare un nome e neanche una spiegazione ma era qualcosa che nessuno (nemmeno Ron dannazione) era mai riuscito a farle provare.
 
Non sentì la porta aprirsi per questo sussultò quando due braccia, ormai familiari, la avvolsero e la strinsero contro un petto caldo, rassicurante e muscoloso ma che la faceva sentire a disagio come se quello non fosse il suo posto.
 
Ron si abbassò e cominciò a lasciarle dei piccoli baci sul collo, scostandole i capelli e sfiorandole la nuca con il naso. Lei si rilassò perché lui era talmente gentile e delicato che si sentiva al sicuro con lui, certa che niente avrebbe più potuto farle del male. Lui era sicurezza e tranquillità, lui era certezza, lui era stabilità, lui rappresentava una casa e una famiglia magari con qualche gatto, lui era tutto quello che poteva chiedere dalla vita.
 
Sussultò quando senti la sua grossa mano intrufolarsi sotto la maglietta, chiudersi a coppa sul suo seno e stringerlo in una morsa tenera ma dolorosa; percepì le dita muoversi in cerchi sempre più stretti fino a raggiungere i suoi piccoli boccioli rosati prendendo a stuzzicarli in maniera goffa e frenetica.
 
Lei non provava piacere.
 
Lui continuava a tirare e sfregare con i pollici quella carne tenera mentre la sua erezione cresceva e spingeva sulle natiche della ragazza; ansimava sui capelli di Hermione ondeggiando il bacino in avanti per avere un maggiore contatto con lei; lei che non provava piacere.
 
Fu quando lui spostò una mano sull’apertura dei pantaloni che l’ex Caposcuola si ritrasse e lo fermò.
 
“Ron, io…non me la sento. Scusami”. Abbassò gli occhi per cancellare l’espressione di disgusto che le era sicuramente scolpita in viso: disgusto per se stessa perché aveva provato repulsione al contatto con quel tenero ragazzo che amava da quando aveva undici anni. Si disse che era per via della sua inesperienza, che si era trattato d’imbarazzo e che in realtà le erano piaciute quelle mani rudi sul suo corpo, ma sapeva di mentire, anche se per il momento non era pronta ad ammetterlo.
 
“Non c’è problema piccola. Lo faremo quando sarai pronta. Posso aspettare”. La baciò sulla fronte e poi in mezzo ai capelli come se fosse una bambina piccola e la fece sentire uno schifo perché le era capitato il ragazzo più dolce della terra e lei rabbrividiva al solo pensiero di essere toccata da lui.
 
“Hai ricevuto posta?” Stava guardando la pergamena che non aveva ancora gettato e Hermione si affrettò a prenderla per infilarla nel primo cassetto che le capitò a tiro.
“Sì, conferme per il matrimonio”. Sorrise e lo baciò delicatamente sulle labbra, maledicendosi per avergli mentito sia con le parole sia con i suoi gesti.
 
“Si sposano tra sei mesi e tu hai già programmato tutto. Sei talmente presa da questo evento che non vorrei che ti dimenticassi di me. Comunque ero venuto a dirti che la cena è pronta per cui dovresti scendere”. Lo disse con il sorriso sulle labbra, mentre già aveva aperto la porta e stava uscendo per cui non poté vedere l’espressione di terrore che si dipinse sul viso della sua compagna quando lui aveva accennato alla possibilità che lei si dimenticasse di lui.
 
“Vai avanti, ti raggiungo subito”. Ancora un altro sorriso tirato ma di cui Ron non si accorse e si ritrovò di nuovo sola.
 
Passò immobile i successivi cinque minuti, poi come un automa si diresse alla scrivania, aprì il cassetto, ne estrasse la pergamena incriminata e con un colpo di bacchetta la incenerì incolpando lei e il suo mittente per tutti i disagi e i malesseri che si sentiva addosso.
 
“Maledetto Malfoy, non soddisferò mai le tue richieste. Mai. Qualunque cosa tu voglia non m’interessa e non m’interesserà. Mai.”
 
***
Passò un altro mese e Hermione riacquistò la calma e la serenità che l’aveva sempre contraddistinta.
 
Il pensiero di Malfoy e delle sue pretese era stato relegato in un angolo nascosto della sua mente per cui le giornate della ragazza scorrevano verso una vita calma e tranquilla.
 
Ron non aveva più tentato approcci sessuali e questo aveva contribuito a farla sentire bene, inoltre la sua domanda per essere ammessa ai corsi per diventare avvocato del mondo magico era stata accettata. Che cosa poteva chiedere di più?
 
***
Si trovava con Ron, a casa dei suoi genitori. Lui era seduto sul divano e lei gli si era semisdraiata addosso. Le mani del ragazzo le accarezzavano distrattamente i capelli mentre lei si rilassava facendo disegni immaginari con le dita sul suo petto. Si disse che forse avrebbe potuto tentare ancora un avvicinamento fisico con lui, magari questa volta sarebbe andata meglio. Prese coraggio ingoiando un po’ di saliva e con un grosso respiro iniziò a strusciarsi per fargli capire la sua disponibilità riguardo all’argomento.
 
“C’è posta per te?”. Hermione si bloccò all’istante. Non si era accorta del piccolo gufo che picchiettava alla finestra e, non appena l’ebbe riconosciuto, avrebbe voluto che neanche Ron se ne accorgesse.
 
“Vuoi che legga io?” Il ragazzo si era alzato senza curarsi di buttarla di malagrazia sul divano.
 
“No!”. Si affrettò la Grifondoro che in quel momento avrebbe tanto voluto essere una Corvonero per trovare un’idea geniale per uscire dalla situazione.
 
Probabilmente l’anima di Cosetta volle essere magnanima con lei perché le parole le uscirono spontanee e neanche troppo tese. Prese gentilmente la pergamena dalle mani di Ron e si avviò al piano di sopra senza tradire minimamente l’agitazione.
 
“Saranno altre conferme per il matrimonio, riconosco il gufo di tuo zio George. Vado un attimo su a posare la pergamena e arrivo.”
 
Quando fu sicura di non essere più in vista, salì i gradini due alla volta e non appena fu in camera sua, sigillò la porta con un incantesimo.
 
Che diavolo le succedeva? Perché il suo cuore batteva forsennato? Possibile che aspettasse la lettera di Malfoy?
 
Guardò quel pezzo di carta che stava stropicciando tra le mani e lentamente la aprì come se già sapesse che questa volta la lettera sarebbe stata diversa.
 
La mia sentenza passerà a essere definitiva tra quindici giorni esatti. Dopo, non potrò più scriverti. Dopo non ci saranno più speranze per noi. Ho bisogno di te.
                                                                                                       Draco
Ho bisogno di te.
 
Quelle parole le si impressero a fuoco nell’anima non appena le ebbe lette e prima ancora di rendersi conto di scendere le scale per tornare dal suo quasi fidanzato e congedarlo, adducendo un improvviso mal di testa, aveva già deciso che sarebbe andata da Malfoy. Forse, in questo modo, sarebbe riuscita a scrollarsi di dosso la sgradevole sensazione che ci fosse qualcosa in sospeso nella sua vita e avrebbe finalmente potuto porre a quel maledetto biondo platinato la domanda che le frullava nel cervello da ormai un anno: perché diavolo si comportava in quel modo? E soprattutto: cosa voleva da lei?
 
***
 
Raggiungere Azkaban non era stato per nulla semplice: aveva dovuto chiedere favori nelle alte sfere per fare in modo che la sua visita fosse tenuta segreta; aveva visto alzarsi più di un sopracciglio davanti alla sua richiesta, infatti, i suoi interlocutori, primo fra tutti Harry, non riuscivano a spiegarsi il motivo e soprattutto il destinatario di quella scomoda trasferta.
 
Hermione non aveva dato spiegazioni chiedendo fiducia ma la verità era che lei stessa non sapeva motivare la sua voglia di vedere un ex Mangiamorte (rinchiuso in carcere da un anno) che l’aveva sempre odiata, derisa e umiliata.
 
Non appena aveva varcato il pesante cancello di ferro, a bordo della piccola imbarcazione incantata che fungeva da mezzo di trasporto dalla costa fino all’isola che ospitava la prigione, la ragazza si era sentita avvolgere da una tristezza infinita e gli occhi spenti e il fisico provato di Sirius Black le erano tornati alla memoria come un vecchio ricordo triste e sbiadito ma che comunque le stringeva il cuore, cuore che si strinse ancora di più quando ai capelli neri e mossi si sostituirono altri biondi e lisci e gli occhi scuri divennero lame d’acciaio fuso.
 
***
Lo vide entrare da una porta secondaria di cui non si era nemmeno accorta, portava la divisa carceraria e ai polsi e alle caviglie aveva dei ferri che, Hermione sapeva, si sarebbero uniti magicamente tra di loro non appena il prigioniero avesse tentato la fuga.
 
Lei cercò di fuggire il suo sguardo per un tempo indefinito soffermandosi sui particolari dell’uniforme sporca, stracciata e troppo grande per lui; risalì dalle gambe lunghe e magre sino alla vita sottile; il torace comunque ampio e le spalle larghe ancora dritte nonostante un anno di prigionia. Alla fine non poté più farne a meno e incontrò i suoi occhi.
 
La guardava con un misto d’incredulità, felicità e emozione.
 
Di tutte le emozioni che si era aspettata di vedere sul volto del giovane, queste erano le uniche che proprio non aveva considerato.
 
Si sedettero l’uno di fronte all’altra e aspettarono di essere lasciati soli per iniziare a parlare.
 
“Sei venuta finalmente!” Non era il solito tono da bambino viziato e razzista; era più carezzevole come se effettivamente stesse aspettando di vederla dal momento in cui l’avevano rinchiuso.
 
“Che cosa vuoi Malfoy?” Le era stato incredibilmente difficile parlare ma le parole le erano uscite più acide di quello che avrebbe voluto.
 
“Ho bisogno di aiuto e tu sei l’unica che può aiutarmi”. Si era sporto verso di lei come se volesse farle una confidenza e lei aveva fatto violenza su se stessa per non assecondare l’istinto di avvicinarsi a lui. Si sistemò meglio sulla sedia ponendo qualche altro centimetro tra loro.
 
“Questo me l’hai già scritto per ben dodici volte. Come può una lurida sangue sporco come me aiutarti, e soprattutto perché dovrei volerlo fare”.
 
Per un momento le sembrò di veder passare un’ombra su quegli occhi che ora si accorgeva non avevano mai smesso di essere presenti nella sua mente ma fu solo un attimo prima che lui riacquistasse la stessa freddezza di sempre.
 
“Tu sei una Grifondoro nel profondo della tua anima e non lasceresti mai che un innocente paghi per colpe che non ha commesso, agli altri forse non importerebbe ma tu… tu credi nella giustizia e nella verità quindi mi aiuterai”.  Sentire le parole innocente, giustizia e verità uscire dalla bocca di un Mangiamorte non era cosa da tutti i giorni per questo Hermione ci impiegò un po’ più del solito prima di rispondere.
“Tu ti reputi innocente Malfoy? Il Marchio che hai sul braccio dice il contrario e anche tutte le azioni orribili che hai compiuto. Sei sempre stato dalla parte di Voldemort, hai complottato per uccidere Silente, te ne sei stato inerte mentre la tua cara zia mi torturava, hai cercato di fermarci quando volevamo l’Horcrux di Corvonero ed è a causa tua se Tiger è morto. Non saprei vederti in nessun posto se non Azkaban.” Aveva in pratica urlato le ultime frasi e solo l’espressione di puro dolore che vide dipinta sul volto del ragazzo e il suo gesto istintivo di toccarsi il braccio sinistro, la fermarono dal continuare con la sua valanga di accuse.
 
“Tutto ciò che hai detto è vero; l’unica cosa che posso dire è che non sempre le cose sono come appaiono.”
 
Quello sguardo era talmente intenso che Hermione, istintivamente, si guardò i vestiti per vedere se stessero bruciando.
 
“Ti sei dato agli indovinelli ora? Parla chiaro che non ho tempo da perdere in questa prigione”.
 
Lui si appoggiò stancamente sulla sedia su cui era seduto, si passò una mano tra i ciuffi biondi che ora gli coprivano quasi interamente gli occhi e disse l’unica cosa che Hermione non si aspettava di sentire.
 
“Io non sono un Mangiamorte e tu lo sai”.
 
 
 
Angolo della posta:
Salve, so cosa state pensando: ho già una storia in corso e mi sono imbarcata in una nuova avventura. A mia discolpa posso dire che questo racconto sarà brevissimo (massimo tre o quattro capitoli) ed è già quasi finito per cui non dovrebbe togliere nulla al mio tempo.
Spero che la storia vi prenda come ha preso me mentre la scrivevo e spero che non la troviate banale o scontata.
Baci BABY 

Consigli di lettura: io l'ho trovata stupenda ed emozionante. Medusa - come le fragole e il sangue di Atopika  

 

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Capitolo 2
*** Un'altra storia ***


“Io non sono un Mangiamorte e tu lo sai”.

Hermione ci mise cinque secondi a registrare la frase, due per alzarsi e uno per arrivare alla porta.
 
“Aspetta”. Il prigioniero aveva rovesciato la sedia nella foga di raggiungerla e prenderle un braccio per fermarla. Istintivamente la ragazza si divincolò facendo esplodere la rabbia che aveva dentro.
 
“Mi hai fatto fare tutta questa strada solo per prendermi in giro? Credi che io sia stupida forse? Tu sei un Mangiamorte e meriti Azkaban e la condanna inflitta. Io… che idiota sono stata a cedere alle tue richieste. Che cosa volevi fare? Umiliarmi un’ultima volta? Dimostrare che riuscivi a ingannarmi? Cosa diavolo avevi in mente? Che cosa pensavi? Che dopo questa straordinaria rivelazione io convincessi il Ministro a lasciarti andare? Magari con tante scuse?”
 
Gli occhi che la guardavano erano colmi di disperazione e…dolore tanto che, ancora una volta, ebbero il potere di isolarla dal mondo e farla tacere.
 
Poi fu il turno della voce del ragazzo a ipnotizzarla. Lenta e modulata iniziò a raccontarle una storia. Una storia diversa, una storia che nessuno aveva mai sentito o immaginato.
 
“Io non sono un Mangiamorte perché non ho mai voluto esserlo e sin dal quinto anno sono sempre stato un uomo di Silente. Non interrompermi, ti prego; non ho molto tempo, fra poco verranno a prendermi e tu devi sapere la verità”.
 
Lei aveva sgranato gli occhi e aperto la bocca per replicare e interromperlo, forse anche per insultarlo, ma la richiuse subito dopo il suo ammonimento facendogli cenno di proseguire. Lui sembrava stanco e provato ma sospirando continuò a raccontare.
 
“Forse è meglio che cominci dall’inizio. Il matrimonio dei miei genitori è stato combinato, come lo sono quasi tutti quelli tra famiglie Purosangue; mia madre tuttavia amava mio padre e l’ha amato sino alla fine. Nonostante questo non ne ha mai condiviso pienamente le idee o le… scelte diciamo.  Ha sempre finto di assecondarlo, anche quando si trattava della mia rigida educazione, per non irritarlo o più semplicemente per mantenere la pace in famiglia; in realtà, di nascosto, mi cresceva con idee più liberali e meno razziste, parlandomi di Silente e Piton come uomini giusti e leali, dei quali avrei potuto sempre fidarmi. Mi ha insegnato a simulare come faceva lei, spiegandomi quale comportamento tenere a scuola e anche a casa affinché non sorgessero sospetti circa le mie vere inclinazioni. Lei sapeva che Voldemort sarebbe tornato ed era consapevole che mio padre era vincolato a lui per la vita: non voleva che io subissi la stessa sorte e l’unico modo che ha trovato per salvarmi è stato quello di crescermi con una doppia faccia. Gli unici con cui potevo essere me stesso e parlare liberamente, a parte lei, erano il Preside e Severus.”
 
Sorrise al ricordo di quelle chiacchierate.
 
“Dopo il Torneo Tre Maghi e l’effettiva risurrezione di Voldemort, mia madre capì che le cose si stavano mettendo al peggio, che mio padre non rientrava più nelle grazie del Signore Oscuro, e che io sarei stato, per forza di cose, messo nel mezzo; per questo mi affidò a Piton affinché mi proteggesse e mi aiutasse ad affrontare quello che lei sapeva sarebbe stato inevitabile.”
 
Hermione lo vide chiudere gli occhi e deglutire come se l’immagine dell’antico insegnante di Pozioni e di quello che aveva rappresentato per lui, gli facesse provare un dolore ancora fresco.
 
“Passavamo insieme più tempo possibile facendo credere a mio padre che mi stesse insegnando le Arti Oscure; in realtà mi esercitavo sull’Occlumanzia e nel padroneggiare incantesimi di disarmo e protezione. Durante uno dei nostri incontri notturni, nei primi mesi del quinto anno, si presentò il Preside dicendomi che, se volevo, potevo fare qualcosa per il Mondo Magico oltre che per me stesso. Mi raccontò dell’Ordine della Fenice e dei suoi vecchi e nuovi membri. Mi disse del doppio gioco del mio insegnante e del pericoloso ruolo che ricopriva. Alla fine mi propose di fiancheggiarlo nella lotta all’Oscurità. L’unica condizione che pose, fu quella di fidarmi ciecamente di lui e di non dire niente a nessuno”.
 
La Grifondoro non riusciva a capacitarsi di quello che sentiva: una parte di lei voleva andarsene e porre fine a quella commedia, eppure un’altra parte, la più forte, continuava a ripeterle di restare e di ascoltare quello che quello strano e, a quanto pareva, misterioso ragazzo aveva da dire. Qualcosa che non sapeva definire le impediva di lasciarlo solo in quella buia cella.
 
“Continua”.
 
“Io accettai e da allora, ogni mio gesto, ogni mia parola, ogni azione compiuta, fu fatta su suo ordine. Lui volle che prendessi parte alle squadre di Inquisizione, lui volle che fosse chiaro a tutti il mio odio per i Grifondoro e per te, Potter e Weasley in particolare; lui volle che sembrassi contento del ritorno di Voldemort ed esternassi apertamente la mia ammirazione per mio padre e per i Mangiamorte in generale. E sempre lui volle che m’isolassi da tutti i miei compagni e soprattutto volle che il mio animo nero e pusillanime fosse evidente per chiunque mi conoscesse”.
 
Si fermò un attimo per spostarsi i capelli dagli occhi e per guardare le reazioni della ragazza davanti a quelle rivelazioni, ma sembrava che lei fosse assorta nei suoi pensieri e che non provasse niente nel sentire quelle frasi uscire dalla sua bocca.
 
“Che cosa è successo poi?”
 
“Dopo la cattura di mio padre, Silente, mi convocò nel suo ufficio. Era l’ultimo giorno del quinto anno. Ricordo che era il mio compleanno e come regalo ricevetti la comunicazione che sarei dovuto diventare un Mangiamorte. Mi spiegò le motivazioni e il ruolo che avrei dovuto assumere: io sarei dovuto rimanere nell’ombra e recitare sino alla fine; dovevo sembrare codardo per non attirare i sospetti e, nel caso di vittoria finale di Voldemort, avrei dovuto essere il primo baluardo della nuova resistenza. Avrei fatto quello che il più fidato alleato del Preside aveva portato avanti per diciassette anni: fingere fedeltà alle arti oscure ma in realtà agire per il bene ”.
 
“Io…non posso crederci. Mi dispiace.” Si era girata un’altra volta, pronta ad andarsene ma la voce del ragazzo la fermò.
 
“Non vuoi sapere quello che è capitato dopo? Non sei curiosa di sapere il tuo ruolo in questa storia? Non sei…”
 
Fu interrotto da una bacchetta puntata alla gola.
 
“Io non ho avuto nessun ruolo”.
 
Lui spostò semplicemente il bastoncino e si avvicinò di un altro passo.
 
“Piton sapeva già quello che l’Oscuro aveva in serbo per me, così insieme, pianificammo tutto. Mi marchiarono il mese dopo il nostro incontro, lui e mia madre strinsero il Patto Infrangibile davanti a Bella per farle credere che lui fosse vincolato a me, io feci in modo che tu, Potter e Weasley mi seguiste a Nocturne Alley per farvi venire dei sospetti su di me e, per mettere ancora più astio tra noi, assalii Potter sul treno. Il Preside era certo che Voldemort avesse contatti con la mente del Prescelto per cui voleva che il Signore Oscuro non nutrisse alcun dubbio sulla mia lealtà e sul mio odio per voi”.
 
Allungò una mano come se volesse sfiorarla, ma lei si allontanò. Lui sospirando sconsolato proseguì il suo racconto con un tono molto più dolce.
 
“Una notte, mentre mi stavo esercitando per schermare la mente, sentimmo un rumore di vetri rotti provenire dal fondo dell’aula e Severus con un Revelio scoprì un intruso.”
 
Hermione si morse il labbro quando si accorse che non solo il tono si era addolcito ma anche gli occhi ora avevano un’espressività e un’intensità tale da togliere il fiato.
 
“Eri tu.”
 
“Io? Stai dicendo un mucchio di menzogne. Se credi che io rimanga qui ad ascoltare…”. Mentre parlava, indietreggiava per allontanarsi da lui e da quelle parole scomode. Lui al contempo sembrava starsi liberando di un peso troppo grosso da sopportare.
 
“Sì, tu. Eri nascosta sotto il mantello dell’invisibilità di Potter perché volevi provare a fare una Pozione avanzata e avevi assistito a quasi tutto l’allenamento e anche ai nostri discorsi. Avevi sentito quando Severus m’insegnava a schermare la mente a Voldemort e a mio padre e anche quando mi spiegava quello che Silente voleva da me. Avevi capito cosa ero e sembravi talmente incredula che non riuscivi a spicciare parola, esattamente come adesso”. Gli scappò un sorriso tirato davanti a quel ricordo, ma strinse i denti proseguendo il suo monologo.
 
“Venne immediatamente chiamato il Capo dell’Ordine della Fenice, il quale t’informò del mio ruolo e t’impose di mantenere il segreto con chiunque anche con i tuoi migliori amici. Ti chiese anche di passare del tempo con me per permettermi finalmente di essere me stesso con qualcuno mio coetaneo. Sai, una sua grande dote era di saper leggere le persone e lui aveva capito che a me la situazione pesava; per sedici anni non avevo potuto esternare quello che avevo dentro, fingendo con chiunque e ora la mia vita era diventata ancora più complicata: Voldemort e mio padre sondavano la mia mente ogni volta che li incontravo, mia madre era perennemente sotto minaccia di morte ed io avevo bisogno almeno di credere di essere un ragazzo normale. Darmi la possibilità di frequentarti fu un atto di grande sensibilità e un bellissimo regalo per me. Conoscerti e farmi conoscere da te è stata la cosa più bella che mi sia mai successa”.
Finì di parlare con un’espressione di pura felicità disegnata in faccia e questo destabilizzò Hermione definitivamente.
 
“Tutto questo è ridicolo. Io me ne vado.” Si avvicinò ancora una volta alla porta e riuscì ad aprirla prima che lui la strattonasse via e, stringendola per le spalle, la avvicinasse a sé.
 
“Che cosa è ridicolo? Il fatto che io non sia come hai sempre pensato che fossi? Il fatto che abbia avuto il coraggio di fare la spia, che abbia rischiato anch’io la vita tanto quanto voi o il fatto che noi due fossimo diventati amici? Dimmi Hermione che cosa è che trovi tanto ridicolo?” Prima che lei potesse in qualche modo rispondere, il ragazzo fu schiantato lontano da lei dagli Auror che erano entrati nella cella.
 
Lo guardò mentre faticava ad alzarsi, ancora stordito dall’incantesimo e desiderò ardentemente non essere mai andata ad Azkaban.
 
“Si sente bene? Le ha fatto del male?”.
 
Scosse la testa incapace di rispondere, mentre tutte le parole di Malfoy scorrevano ancora nella sua mente.
 
“Forse è meglio che lei vada ora.”
 
Guardò l’Auror che le aveva appoggiato una mano sulla spalla, probabilmente credendola sconvolta per la presunta aggressione, e, senza dire una parola, girò le spalle al prigioniero, pronta ad andarsene anche perché, per la prima volta nella sua vita, non sapeva propria cosa dovesse fare.
 
“No!” Il ragazzo tentò di avvicinarsi ancora a lei mentre due guardie tentavano di trattenerlo.  Lui tuttavia sembrava animato da una foga e da una forza straordinaria perché riuscì ad arrivarle davanti.
 
“Sei nata il quindici settembre, i tuoi genitori sono dentisti, anche se non so cosa significhi, adori il mare ma odi la salsedine nei capelli; ti piace studiare e la tua materia preferita è Trasfigurazione; detesti ballare e volare anche se con la persona giusta ti lasci andare; non ti guardi mai allo specchio perché dici che non c’è niente di bello da guardare, berresti sempre e solo Succo di Zucca e faresti sparire le Mele Verdi dalla faccia della terra; al primo anno hai bevuto una pozione per permettere a Potter di recuperare la pietra filosofale, il secondo, per sbaglio, ti sei trasformata in un gatto, al terzo hai usato una Giratempo per riuscire a frequentare tutte le lezioni, hai baciato Krum sulle sponde del Lago Nero al quarto, più per ripicca che per vero piacere, al quinto anno hai volato su un Thestral per andare all’ufficio Misteri e al sesto… al sesto sei diventata mia amica”.
 
Quando finì di parlare, Malfoy aveva il fiatone e Hermione era sconvolta.
 
“Come fai a sapere queste cose. Hai letto la mia mente. E’…orribile. E’… sbagliato. E’…”
 
Lui continuava a muoversi scomposto mentre tentavano di bloccarlo.
 
“E’ la verità. Io ti conosco. Come tu conosci me. Piton ti ha tolto il mio ricordo con una pozione ma tu sai che non sto mentendo. Ti prego cerca nel tuo cuore, lui non può avermi dimenticato”.
 
Queste parole Hermione le sentì a malapena perché gli Auror lo avevano trascinato via lasciandola sola con i suoi mille pensieri.
 
Era assurdo, impossibile e assolutamente fuori da ogni logica eppure qualcosa dentro di lei si era mosso e un pensiero dapprima sussurrato e poi urlato, aveva preso piede nella sua mente.
 
E se fosse tutto vero?
 
***
L’avevano sbattuto in cella senza troppi riguardi e ora lui sentiva una tale rabbia in corpo, che ringraziava il tribunale, l’essere solo tra quelle quattro mura.
 
L’aveva rivista e le aveva parlato; gli sembrava un miracolo che lei fosse venuta sin lì, però questo forse era un segnale che non tutto era perduto. Forse qualcosa era rimasto dentro di lei a dispetto di quanto detto dal più grande Pozionista mai esistito.
 
“Non ricorderà nulla?”
“No nulla. Una volta bevuta la pozione contenente i tuoi capelli, sarà come se non fosse mai entrata in quell’aula”.
 
L’aveva vista tornare fredda e scostante nel giro di poche ore e per un momento i suoi propositi erano vacillati. Non sarebbe mai riuscito a sopportare un distacco così doloroso. Oltretutto sapere che non esisteva nessun rimedio contro quell’amnesia lo annientava. Più volte si era chiesto se ne valesse la pena ma quando la vedeva viva e sorridente, allora il suo animo trovava una parvenza di pace.
 
“Non voglio metterti in pericolo. Se fossi catturata, non voglio che Voldemort possa leggere nella mia mente quello che so di te. Quando tutto questo sarà finito, mi ridarai i ricordi e tutto tornerà come prima”.
 
Queste erano state le parole di Hermione quando aveva accettato spontaneamente di bere quell’intruglio denso e scuro. Se l’era portato alle labbra continuando a guardarlo negli occhi e subito dopo si era accasciata al suolo. Draco l’aveva presa in braccio e adagiata dolcemente vicino a una quercia, con un libro in mano: in questo modo avrebbe creduto di essersi addormentata mentre leggeva senza accorgersi dell’arrivo del buio. L’aveva guardata per un lungo istante, le aveva baciato i capelli e poi se ne era andato.
 
In quel momento, solo nella sua cella, quello era il ricordo che gli faceva più male perché era l’ultimo istante che avevano passato insieme e lui le aveva mentito.
 
“Draco non esiste nessuna pozione che possa annullare gli effetti di questo mio nuovo ritrovato. Una volta che la signorina Granger l’avrà bevuta, non si potrà più tornare indietro: i ricordi saranno rimossi per sempre”.
 
“Hermione non deve saperlo”.
 
E così era stato. Lei aveva dimenticato e lui aveva continuato la sua missione, incurante del vuoto enorme che sentiva dentro. Era andato sulla torre, aveva assistito all’omicidio di Silente recitando perfettamente la parte scritta per lui e poi aveva seguito l’assassino del Preside sino al Manor.
 
Sapeva che lei sarebbe andata con Potter nella ricerca degli Horcrux, così come sapeva che lui non avrebbe potuto aiutarla in nessun modo.
 
“Stai calmo. Vedrai che troveremo una soluzione”.
 
Queste erano state le parole del suo insegnante quando si era ritrovato davanti Hermione, trascinata dai ghermitori. Avrebbe voluto schiantare tutti e portarla via da lì, avrebbe voluto togliere la paura dai suoi occhi e abbracciarla dicendole che sarebbe andato tutto bene, invece l’unica cosa che aveva potuto fare per aiutarla, era stato fingere di non riconoscere lei e i suoi amici.
 
Quando la tortura di Bellatrix era iniziata, si era conficcato le unghie nelle mani, mentre Severus si metteva davanti a lui un po’ per impedirgli di vedere e un po’ per rammentargli che non sarebbe dovuto intervenire.
 
“Dovrai mettere i sentimenti in secondo piano e vivere con il solo scopo di sconfiggere Voldermort. Tu non dovrai mai essere in prima linea, qualsiasi cosa accada; se il Signore Oscuro vince la guerra, tu dovrai essere al suo fianco. Se tutto sarà perduto, tu sarai la nostra unica speranza. Sarà una vita di solitudine e di sacrificio ma tu sei l’unico ad avere i requisiti giusti per ricoprire questo ruolo”.
 
Nel momento in cui Silente aveva pronunciato quelle parole, Draco non aveva colto in pieno il loro significato, ma poi lo aveva compreso appieno. Si era sentito impotente e inutile, pur consapevole dell’importanza di mantenere la sua facciata di Mangiamorte fallito.
 
Aveva cercato ancora di aiutarli nella Stanza delle Necessità dando una leggera spallata a Tiger e facendogli perdere il controllo dell’Ardemonio ma per il resto aveva contribuito poco o niente alla battaglia. Si era tenuto in disparte come gli era stato chiesto e non aveva potuto soccorrere né Hermione, né il suo Mentore.
 
Alla fine, mentre i suoi genitori tentavano di trascinarlo via, lui cercava solo il viso della Grifondoro tra i sopravvissuti e quando riuscì a incatenare i suoi occhi ai propri, capì che forse non era tutto perduto perché lei aveva ricambiato il suo sguardo intenso e per un momento gli era sembrato che all’interno della sala grande non ci fosse nessun altro se non loro due.
 
Le aveva scritto tutte le volte che aveva potuto, sperando che lei accettasse di ascoltarlo, non sapendo ancora come fare per convincerla e quando prima se l’era ritrovata davanti, gli era sembrato di toccare il cielo con un dito.
 
Raccontare la storia non era stato facile anche perché non poteva portare nessuna prova se non la propria parola ed era certo che questa, per Hermione, non sarebbe stata sufficiente.
 
Eppure i suoi occhi, per un attimo, un istante che a lui era parso eterno, l’avevano guardato come quando erano soli in biblioteca, in piena notte, a studiare o a parlare del più e del meno, quando lei lo ammirava, quando lei lo abbracciava e gli baciava la guancia infondendogli coraggio, quando lei era sua in qualche modo.
 
Sì, doveva credere che non tutto fosse perduto perché in caso contrario sarebbe impazzito. Sapere che per lei lui sarebbe stato solo un Mangiamorte da strapazzo lo annientava più che l’idea di una vita ad Azkaban.
 
“C’è sempre una speranza. Credi nel futuro Draco. Credi in noi”.
 
E con le parole che Hermione gli aveva rivolto la notte prima di prendere la pozione, Draco si addormentò sperando con tutto il cuore che le proprie parole fossero riuscite a scuotere almeno un poco quella meravigliosa ragazza che aveva avuto la fortuna di incontrare ma che aveva perso a causa di qualcosa di ben più importante della propria felicità.
 
 
 
ANGOLO DELLA POSTA
 
Eccomi con il secondo capitolo dove è spiegato tutto il comportamento di Draco.
Prima che vi mettiate a tirare i pomodori volevo avvisarvi che so che Piton non era presente al momento della tortura di Hermione, così come non ha dato nessuna spallata a Tiger, però mi serviva per lo sviluppo del racconto.
Questa storia nasce dalla mia convinzione che alcuni comportamenti di Malfoy, nel corso della Saga, sarebbero potuti essere interpretati in maniera differente: ho pensato a qualcosa che potesse in qualche modo giustificarlo per tutti i sei anni ed è uscita questo racconto.
Spero che la mia scelta vi piaccia. Io ho adorato scrivere questo scenario alternativo.
Ci sentiamo tra quindici giorni.
La passione di Hermione per il Succo di Zucca è un omaggio a Mirya e al suo genio. 

 

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Capitolo 3
*** Verità e ricordi ***


 Due giorni. Erano passate quarantotto ore dal suo incontro con Draco Malfoy ad Azkaban e ancora non riusciva a capacitarsi delle cose che il ragazzo le aveva riferito.
 
Seppur lo avesse sempre ritenuto l’incarnazione perfetta di un Serpeverde esemplare, e degno erede di Lucius, dubitava che potesse inventarsi una storia simile anche perché nessuno avrebbe mai potuto avere così tanta fantasia.
 
Era indubbio che la forza della disperazione spingesse le persone a fare le cose più impensate, però il Serpeverde aveva iniziato a scriverle subito dopo l’incarcerazione e ideare un piano così diabolico in talmente poco tempo, non rientrava nelle capacità del ragazzo. Forse il padre avrebbe potuto ma lui non era tanto perverso. Di questo Hermione era sicura.
 
E poi era stato così dettagliato nel raccontarle le cose, così sicuro di quello che diceva e anche così disperato nel momento in cui lei lo aveva accusato di essere un Mangiamorte, che la ragazza cominciava ad avere qualche perplessità circa quello in cui aveva sempre creduto.
 
Si ricordava perfettamente di come il ragazzo non li avesse riconosciuti quando erano stati condotti al Manor e poi anche prima al quarto anno, alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch, quando l’aveva messa in guardia sui Mangiamorte. E ancora durante il periodo della Umbridge, quando pur facendo parte delle squadre d’inquisizione non aveva mai denunciato nessuno, nonostante, a volte, lei stessa l’avesse visto guardare nel punto esatto dove si trovava la Stanza delle Necessità. Alla fine non era stato neanche lui a lanciare l’ardemonio ma Tiger e lui non aveva fatto niente per aiutarlo; era rimasto in disparte ad attendere gli eventi.
 
La cosa tuttavia che l’angosciava maggiormente e le toglieva il fiato ogni volta che tentava di respirare, era accettare che, se Malfoy non mentiva sulla sua appartenenza all’Ordine, allora non mentiva neanche quando affermava che loro due erano diventati amici e confidenti durante il sesto anno.
 
Non riusciva a immaginarsi insieme con lui a ridere e scherzare, eppure quegli sguardi carichi di attesa che le rivolgeva, come se si aspettasse qualcosa da lei, come se volesse leggerle dentro per strapparle l’anima, erano un che di famigliare, come se il suo corpo fosse abituato a riceverli, come se fosse normale e naturale essere al centro di quelle attenzioni.
 
Era inutile girarci intorno: lei gli credeva perché nonostante la mente faticasse ad accettarlo, il suo cuore aveva già deciso per lei. Forse, gli aveva creduto nel momento stesso in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli del ragazzo in sala grande: non aveva avuto neanche bisogno di parlare.
 
Perché fosse stato sufficiente uno sguardo e poche parole per convincerla rimaneva un mistero, però decise di concentrarsi sui problemi più urgenti e lasciare le sue frustrazioni a un momento successivo: per prima cosa doveva evitare che un uomo potesse venir condannato per errore.
 
Lui era innocente e lei lo avrebbe dimostrato.
 
Cominciò a vagliare tutte le ipotesi scartandole una a una.
 
Non poteva parlare con Harry o con Ron: il primo perché troppo preso dal matrimonio e poi perché ancora provato dalla guerra, il secondo perché aveva sempre detestato Malfoy e non avrebbe creduto alla sua innocenza neanche se l’avesse visto combattere al proprio fianco durante la battaglia finale. I Weasley la consideravano una figlia, questo era indubbio ma non si erano ancora ripresi dalla perdita di Fred, non poteva caricarli di un peso come quello. Ginny camminava sospesa in aria da quando Harry le aveva chiesto di sposarla e se lei le avesse esposto i suoi dubbi su Malfoy, probabilmente la ragazza le avrebbe chiesto chi mai fosse questo Malfoy.
 
Poteva andare dal Primo Ministro Magico; dopotutto si conoscevano e lui non avrebbe esitato a darle una mano. L’unico ostacolo a questa ipotesi era rappresentato dal fatto che fosse stato proprio il Primo Ministro in persona a firmare l’ordine d’incarcerazione e senza prove non avrebbe accettato neanche di vagliare l’ipotesi di ascoltare un Mangiamorte figlio di Mangiamorte che tutti avevano visto schierarsi dalla parte di Voldemort.
 
Lei, a quanto pareva, era l’unica a conoscenza di questo segreto; gli altri erano tutti morti, compresa Narcissa uccisa da un pazzo, che la considerava una Mangiamorte, poco prima dei processi. C’era anche il piccolissimo problema che lei non ricordava assolutamente niente di tutta quella vicenda e non poteva certo chiedere ad altri di fidarsi di una sua sensazione. L’avrebbero di certo creduta ammattita.
 
Pensa Hermione, si disse. Ci doveva essere qualcosa che potesse fare per donare un po’ di chiarezza a quella situazione ingarbugliata.
 
E poi all’improvviso quella che era stata definita la mente più brillante della sua generazione ebbe un’illuminazione.
 
Continuava a ripetersi Silente…, Piton…, Malfoy…, Hogwarts.
 
E all’improvviso capì: Hogwarts!
 
Tutta quella vicenda era nata per volontà di Silente, il quale sapeva di dover morire e sapeva che, probabilmente, anche Piton l’avrebbe raggiunto. Possibile che il Preside che teneva ai suoi alunni più che alla sua stessa vita non avesse pensato a un modo per salvare un ragazzo che si era fidato di lui? Non avrebbe certo permesso di fargli passare il resto dell’esistenza ad Azkaban e, conoscendo l’amore di quell’uomo per Hogwarts, Hermione fu certa che la vecchia scuola nascondesse la verità circa la lealtà di Draco. L’unico ostacolo era rappresentato dall’ampiezza della scuola: doveva ridurre il campo di ricerca.
 
Sospirò di sollievo perché aveva appena deposto la classica prima pietra.
 
Ritornò al presente con il lieve bussare alla porta che precedette l’entrata di sua madre. Era bella la sua mamma, simile a lei in tutto ma molto più saggia e assennata. Chissà se lei avrebbe capito questo suo desiderio di aiutare quello che aveva sempre ritenuto il più abbietto e meschino dei ragazzi. Quello che l’aveva fatta piangere, quello che aveva tentato in tutti i modi di sminuirla, quello che era rimasto immobile quando era stata torturata, quello che adesso sembrava guardarla come se lei fosse la sua personale prima stella della sera. Quello che lei, a quanto pareva, era riuscita a conoscere e a apprezzare grazie a uno strano scherzo del destino.
 
“Hermione è arrivato Ron e vorrebbe parlarti. Posso lasciarlo salire?”.
 
Fece un cenno di assenso e si preparò a quello strano incontro. Non si aspettava di vedere Ron anche perché non avevano un appuntamento, inoltre lui non amava molto incontrare i genitori della ragazza per cui doveva essere successo qualcosa se si presentava in questo modo e senza prima avvisarla.
 
La sensazione di disagio fu confermata quando incontrò o per meglio dire si scontrò con gli occhi del proprio ragazzo: era furente.
 
E non appena la porta si chiuse alle spalle dell’ex portiere, la bomba esplose.
 
“Sei impazzita per caso? Andare ad Azkaban per incontrare un Mangiamorte. Ma dico io dove diavolo hai la testa?”
 
Tutti i possibili sensi di colpa della ragazza svanirono al suono di quelle parole.
 
“Vedo che Harry conosce il significato della parola discrezione”. Incrociò le braccia sul petto in un chiaro gesto bellicoso.
 
“Non tirare in mezzo Harry. Lui si è dimostrato un amico. Sei tu che hai tradito la mia fiducia, andando a trovare un tizio che ha sempre preso in giro me e la mia famiglia e che non ha mai fatto mistero della sua voglia di ucciderti. Merlino Hermione stiamo parlando di Malfoy, te ne rendi conto? Perché diavolo sei andata da lui?”
 
Mentire o dire la verità. Questo era un bel dilemma ma la ragazza non se la sentiva di portare avanti quel gioco, così preso un grosso respiro raccontò tutto quello che il biondo Serpeverde le aveva riferito durante il loro colloquio.
 
“E allora?”
 
Si aspettava urla e strepiti da Ron non un’espressione indecifrabile sul viso e una mancanza d’interesse paragonabile a quello che dimostrava davanti a un libro aperto sulla scrivania pronto per essere letto.
 
“Come allora? Ti ho appena raccontato una storia incredibile. Non ti rendi conto? Lui non è un vero Mangiamorte nel senso stretto del termine; lui faceva anzi fa parte dell’Ordine della Fenice. A me sembra straordinaria come notizia. Tutto quello che credevano era sbagliato. Non capisci? Lui è innocente, è sempre stato dalla nostra parte”.
 
Lo guardò aspettandosi che Ron finalmente capisse la portata di quella scoperta ma ancora una volta il rosso la deluse.
 
“Per me non cambia assolutamente niente. E’ un Malfoy abituato a mentire sin dalla più tenera età, è una Serpe subdola avvezzo a strisciare nel torbido. Ti ha abbindolato con delle belle parole, mi sembra ovvio. E poi come puoi credere che lui sia diventato amico di una Sanguesporco, andiamo ti pensavo più intelligente”.
 
Hermione deglutì a vuoto per prendersi il tempo che le occorreva per calmarsi e per non schiantare il suo ragazzo.
 
“Primo io non mi faccio abbindolare da nessuno, secondo Malfoy è stato molto preciso nei particolari, in più, se ben ricordi, è stata proprio sua madre ad aiutare Harry nella foresta e questa è una prova che, in effetti, la moglie di Lucius non fosse proprio una seguace di Voldemort; terzo, e molto più importante, lui conosce cose di me che solo tu e Harry potevate sapere. Solo voi conoscete alcuni dettagli della mia vita per cui solo uno di noi tre poteva riferirgli quegli avvenimenti. Ha detto la verità ed io non posso permettere che marcisca in una prigione.”
 
Se pensava che tutta quella sfuriata potesse far smuovere Ron si sbagliava di grosso.
 
“Quindi cosa vorresti? Che tutti si fidassero delle parole di uno con il marchio nero? Che lo liberassero all’istante solo perché tu ritieni che abbia detto il vero? Hermione ragiona. Se fosse stato veramente dalla nostra parte qualcuno come la McGranitt o Shacklebolt avrebbe dovuto saperlo, non credi?”
 
Le parlava come di solito faceva suo padre quando era una bambina capricciosa, e in quel momento, proprio com’era accaduto tanti anni prima, la cosa la mandava in bestia.
 
“Anche Piton era un vero membro dell’Ordine, forse il più importante, e nessuno lo sapeva. Silente aveva stabilito un ruolo per Malfoy, un ruolo che comportava l’assoluta segretezza. Se avessimo perso, se Voldemort avesse trionfato, lui avrebbe continuato a combattere, pur restando al fianco dell’Oscuro, e avrebbe fatto tornare a volare la fenice.”
 
Fanny è la mia confidente più preziosa.
Lei conosce tutti i miei segreti
 
All’improvviso le parole di Silente tornarono alla mente della ragazza. Hermione registrò l’informazione e la adattò alla situazione che stava vivendo: la fenice conosceva tutti i segreti di Silente quindi era molto probabile che anche la spinosa questione Malfoy fosse custodita da Fanny.
 
“Devo andare a Hogwarts.”
 
Lo disse mentre già aveva preso una borsa e metteva dentro alla rinfusa tutto quello che poteva servirle per pochi giorni di viaggio. Ron, nel frattempo, la guardava allibito e incredulo.
 
“Non abbiamo ancora finito di parlare mi sembra e poi non credo sia una buona idea andare nella nostra vecchia scuola (a fare cosa poi?). Parlane con Harry prima e vedrai che anche lui ti dirà le stesse cose che ho detto io.”
 
Si girò a guardarlo e riuscì anche a sorridergli.
 
“Non posso aspettare Ron. Ho solo una settimana poi la sentenza sarà definitiva e sai che nel Mondo Magico non esiste la revisione del processo. Vado a Hogwarts perché so che Silente non lo avrebbe mai abbandonato al suo destino e la scuola era la sua casa. Là troverò le prove che mi servono e forse potrei anche riacquistare i ricordi mancanti della mia vita”.
 
Al pensiero di poter ricordare, un’espressione di pura gioia si dipinse sul viso. E la cosa non sfuggì a Weasley.
 
“E’ questo vero?”
 
Il tono della voce di quello che era sempre stato il suo migliore amico, la fece desistere dal continuare a fare quello che stava facendo, e la obbligò a guardarlo negli occhi con espressione interrogativa.
 
“Tutta la storia sulla sua innocenza e sull’Ordine, nascondono il tuo desiderio di scoprire cosa c’era tra di voi è così? Sei caduta anche tu nella sua rete.  Dimmi cosa ti ha fatto credere? Che ti amava follemente? Che sarebbe voluto stare con te ma le circostanze glielo hanno impedito? Non pensavo potessi essere così sciocca da…”
 
Lo schiaffo risuonò secco e deciso per la stanza e la furia di lei sembrò placarsi solo con quel gesto perché quando parlò, era molto calma.
 
“Non mi ha fatto credere niente. Ha detto che eravamo amici ed io penso anzi sento che è vero. E ora se vuoi scusarmi, devo prepararmi alla partenza. Quando tornerò, parleremo ancora della cosa e vedrai che, quando ti sarai calmato, converrai con me..”.
 
“Se parti puoi anche non tornare.” L’aveva interrotta con una frase che la spiazzò completamente.
 
“Non capisco”.
 
“Non capisci eh? Ci conosciamo da otto anni e siamo sempre stati amici. E’ un anno che siamo una coppia e il massimo che mi hai permesso di fare è stato baciarti. Credi che non mi sia mai accorto della tua faccia quando cercavo di approfondire i contatti, credi che non abbia mai sentito le tue mani che automaticamente mi allontanavano quando mi avvicinavo, credi che tutti i tuoi rifiuti siano passati inosservati? Metti tutte le tue energie nell’organizzare il matrimonio di Ginny e Harry e quando io ti chiedo di uscire o di stare un po’ da soli, tu inventi un sacco di scuse. In un anno hai considerato il nostro rapporto, l’ultimo dei tuoi problemi e ora Malfoy e dico Malfoy ti racconta la prima favola che gli viene in mente e tu prima mi riempi di balle e poi sei pronta a mollare tutto pur di assecondarlo. Beh mi sono stufato: per cui scegli o resti con me, e dimentichi questa faccenda, oppure parti e ti dimentichi di me.”
 
Non le aveva mai parlato con un tono così duro, eppure non riusciva ad avercela più di tanto con lui perché in fondo aveva ragione. Non era normale rifiutare così sistematicamente il proprio ragazzo, così come non era normale non provare il desiderio di stare sola con lui. Questo diverbio aveva solo scatenato un problema che già esisteva da lungo tempo.
 
“Mi dispiace averti fatto soffrire. Non era mia intenzione”.
 
Lui aprì la bocca con un’espressione di orrore dipinta sulla faccia.
 
“Tu scegli lui”.
 
Scosse la testa: Ron non avrebbe mai capito.
 
“Non si tratta di te o di lui ma di te e me e di quello che proviamo o meglio non proviamo”.
 
Il ragazzo davanti a lei aveva un’espressione sbalordita e assolutamente incredula.
 
“Credevo mi amassi, credevo che dopo tutto quello che abbiamo passato, noi fossimo destinati a stare insieme”.
 
Era triste accorgersi che tutto quello che si aveva sempre voluto non corrispondeva a quello che dava felicità.
 
“Io ti voglio bene Ron, sei il mio migliore amico ma sinceramente non so se ti amo né se ti ho mai amato. Tu sei un amico, un fratello e non riuscirei mai a pensare alla mia vita senza di te ma non riesco a vederti come qualcosa di più. Il mio stesso corpo, come hai notato tu, si ribella a questa idea. Io non ti ho mai guardato come Ginny guarda Harry e neanche tu mi hai mai guardata come lui guarda lei. Ci siamo messi insieme perché ci sembrava naturale e dopo la guerra ci siamo sostenuti a vicenda ma…meritiamo di avere qualcosa di meglio, qualcosa di unico, qualcosa che ci faccia ridere e piangere senza motivo, qualcosa che faccia sognare, qualcosa di veramente speciale”.
 
Mai come in quel momento Hermione aveva creduto in uno dei suoi monologhi.
 
“Credi veramente che quel Mangiamorte possa darti tutto questo?”
 
Si rattristò pensando che Ron si rifiutava di vedere la realtà.
 
“Lui non c’entra con questa storia, non c’entra con noi. Io voglio solo sapere se ha detto la verità. In caso negativo avrò solo perso tempo, ma in caso affermativo avrò evitato un’ingiustizia e forse recupererò una parte della mia vita. Lui ha detto che eravamo amici e sinceramente non vorrei perdere un amico, chiunque esso sia”.
 
Quest’ultima frase racchiudeva molti significati nascosti ed entrambi lo sapevano.
 
“Io non ti capisco Hermione. Credo che tu stia commettendo un grossissimo sbaglio ma dovrai sbatterci la testa da sola. Quando tornerai umiliata da quel Mangiamorte fallito, non so se mi troverai. Mi stai facendo troppo male.”
 
Detto questo se ne andò da quella stanza che stava diventando troppo stretta per ospitare entrambi e non sentì le parole che uscirono dalla bocca di quella che era stata per un anno la sua ragazza.
 
“Mi dispiace tanto Ron”.
 
***
Draco se ne stava chiuso in cella, seduto su quella scomoda panca e guardava fuori dalle inferriate il cielo azzurro e limpido. Forse quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe visto.
 
Mancava solo un giorno al momento in cui la sentenza sarebbe passata a essere definitiva, poi lui avrebbe passato il resto della vita ad Azkaban, rinchiuso in una cella sottoterra, senza mai più poter vedere il sole.
 
Pensare al sole lo fece sorridere perché gli fece venire in mente il suo sole personale.
 
Non aveva avuto più notizie di Hermione, non sapeva neanche se lei gli avesse creduto oppure no, sapeva solo che era riuscito a vederla un’ultima volta raccontandogli la verità e questo gli bastava.
 
Certo non gli aveva detto proprio tutta la verità, ma non se l’era sentita di raccontare ad alta voce la loro storia, soprattutto a lei che l’aveva vissuta e dimentica, soprattutto a lei che era tornata a detestarlo, soprattutto a lei che era diventata la sola cosa importante della sua vita.
 
Passò quell’ultimo giorno a ricordare i momenti passati insieme, quegli attimi eterni di pura gioia che lo avrebbero accompagnato per sempre.
 
“Malfoy, questa storia non mi piace, però poiché Silente ci tiene a questa nostra strana conoscenza, è meglio se iniziamo a studiare.”
“Ma certo Granger. Accomadati pure”.
“E’ la prima volta che non mi chiami Sanguesporco”.
“Non hai sentito quello che ha detto il Preside? Quando siamo soli, io posso essere me stesso.”
 
Quella era stata la prima volta che si erano visti, la prima volta che l’aveva stupita, la prima volta in cui le aveva mostrato il suo vero volto, la prima volta in cui lei gli aveva sorriso.
 
“Non credevo l’avrei mai detto ma sei molto coraggioso. Accettare il Marchio, fare la spia, aiutare l’Ordine. Non tutti l’avrebbero fatto.”
“Tu l’avresti fatto.”
“Io sono una Sanguesporco amica di Potter. Avrei dovuto combattere in ogni caso. Non avrei avuto possibilità di scelta”.
“Neanche io ho avuto scelta. Io amo la libertà e Voldemort è solo schiavitù. Questa è l’unica opportunità per fare in modo che la mia vita mi appartenga”.
 
Erano bastati pochi incontri e lei era riuscita a entrargli dentro e a farlo aprire come neanche Piton o Silente erano stati capaci. Giorno dopo giorno, avevano imparato a conoscersi e a parlare della loro vita, dei loro sogni, delle loro paure.
 
“Da bambina andavo sempre al mare con i miei genitori. Adoravo immergermi nell’acqua e ricevere le onde addosso saltando in mezzo a loro. Mi dava un senso di libertà assoluta, così come durante le giornate di pioggia mi sedevo sulla riva sentendo la pace e la tranquillità invadermi. Era stupendo rimanersene lì a contemplare l’infinito. Certo che poi i miei capelli erano veramente ingestibili, però ne valeva la pena”.
“Io non sono mai stato al mare. Mio padre non ha mai voluto”.
“Un giorno ci andremo assieme”.
“E’ una promessa?”
“E’ una promessa”.
 
La loro prima di tante promesse. Quante cose avevano stabilito avrebbero fatto assieme alla fine della guerra? Tantissime. Draco avrebbe dato chissà cosa per far sì che quelle promesse si avverassero: purtroppo la vita li aveva divisi. Eppure, un sorriso gli sfiorò le labbra rendendosi conto che almeno una cosa assieme erano riusciti a farla.
 
“Sarebbe questa la tua sorpresa? Io lì sopra non ci salgo”.
“Ti fidi di me?”
“Questo è scorretto”.
“Sono un Serpeverde in fondo. Cosa ti aspettavi. Forza sali e reggiti”.
 
Avevano volato insieme in mezzo al campo di Quidditch, un giro breve per la paura di essere scoperti, eppure era stata una delle esperienze più belle della sua vita. Lei aveva soffocato un urlo nella sua schiena e gli aveva stretto le braccia intorno alla vita, con tanta forza che pensava gli sarebbero venuti i lividi il giorno dopo, ma quando era scesa, era scoppiata a ridere chiedendo quando avrebbero potuto ripetere l’esperienza.
 
Purtroppo non era più successo.
 
“Weasley non è un grande cavaliere. Non ti ha fatto fare nemmeno un ballo”.
“Non ha importanza. A me non piace ballare. Non sono capace”.
“Vogliamo scommettere?”
 
Le aveva insegnato a ballare e lei era stata leggera come una farfalla. Gli sembrava di sentirla ancora tra le braccia, timida, impacciata e bellissima.
 
“Perché hai aggredito quel bambino oggi? Non aveva fatto niente. Potevi evitare”.
“Ci sono cose che io devo fare, lo sai”.
“Potresti cercare di essere meno violento o prepotente, potresti limitarti alle parole, potresti…”
“Io sono un Mangiamorte. Agli occhi di tutti io devo essere un Mangiamorte, lo capisci?”
“Vorrei che non fosse così. Non sopporto di vederti così meschino, non sopporto guardarti e vedere quella maschera di gelo ricoprire il tuo viso, non sopporto…”
 
L’aveva baciata. Il loro primo bacio era scaturito da un litigio. Ed era stato fantastico. Lei gli aveva risposto con passione, mentre le lacrime scendevano sulle sue guance, mentre si aggrappava a lui con la disperazione di chi sa di non potere avere quello che si desidera.
 
Dio come facevano male ora quei ricordi.
 
“Non farò l’amore con te Hermione”.
“Non mi vuoi?”
“Ti voglio, non solo stanotte ma per sempre ed è per questo che aspetterò di essere certo di avere una vita da offrirti, prima di averti”.
“Non capisco”.
“Il Marchio non se ne andrà mai, ma un giorno spero di poter camminare a testa alta senza più maschere o finzioni. Quel giorno, voglio che tu sia al mio fianco”.
 
Allontanarla gli era costato uno sforzo immane ma non rimpiangeva quella scelta. Non voleva toccarla mentre ancora Voldemort e suo padre gli sondavano la mente ogni volta che potevano, mentre doveva mostrarsi fiero di farsi vedere in giro con Pansy che gli si strusciava addosso, mentre tutte le sere era obbligato ad andare nella Stanza delle Necessità a far credere di riparare l’Armadio Svanitore. Lei era la sola cosa bella e pulita della sua vita, non voleva rovinarla con il marciume di cui era costretto a circondarsi.
 
“Ti prometto che un giorno riusciremo a stare insieme, che sopravvivrò a questa guerra solo per tornare da te, però voglio che anche tu mi faccia la stessa promessa”.
“Se tu ci sarai, io ci sarò”.*
 
Avevano mantenuto entrambi la promessa solo che lei non era tornata da lui. Aveva accettato il rischio di perderla e, alla fine, forse, l’aveva persa davvero.
 
***
 
 
“Malfoy, è giunta l’ora. Il tribunale ti sta aspettando”.
 
Draco si riscosse da quei ricordi e seguì la guardia con ancora un sorriso ad aleggiargli sulla faccia perché le immagini che aveva di lei, tutto quello che avevano vissuto insieme sarebbe rimasto con lui, indipendentemente da quello che fosse successo da lì a pochi minuti.
 
Nessuno gli avrebbe mai strappato i suoi ricordi e, nella sua mente, lei sarebbe stata sua per sempre.
 
 
 
 
Angolo della posta:
Ecco il terzo capitolo dove alcune cose sono chiarite e Hermione compie una prima scelta importante.
Spero che questa storia vi stia piacendo come sta piacendo a me scriverla; so che è un po’ banale però mi prende un sacco e adoro fargli rivivere il loro passato tramite dei flash back.
* Questa frase è liberamente tratta dalla canzone omonima di Max Pezzali.
Vi ricordo l’altra mia storia in corso Sorvegliato Speciale
Consigli di lettura:
 
Qui dove batte il cuore... di elettra1991 Questa storia mi ha fatto davvero battere il cuore e per la mia immensa gioia l’autrice sta scrivendo il seguito. 

 

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Capitolo 4
*** Libertà ***


“Alla luce delle prove presentate, questo tribunale magico conferma e rende irreversibile la condanna per Draco Lucius Malfoy alla pena del carcere a vita ad Az…”

“Aspettate”.
 
Tutti si voltarono verso la voce che aveva urlato quell’ordine e tutti poterono vedere una trafelata Hermione Jean Granger entrare nell’aula.
 
A Draco si strinse il cuore quando vide l’espressione decisa e dura della ragazza mentre si dirigeva al tavolo dei giudici senza volgere mai lo sguardo verso di lui.
 
“Posso dimostrare che l’imputato non è colpevole”.
 
Lo disse alzando un braccio e agitando una fialetta, mentre un brusio indistinto si faceva largo tra i Magistrati.
 
“Signorina Granger, l’essere una delle artefici della vittoria sul Signore Oscuro non le dà il diritto di irrompere in quest’aula, tanto più che la sentenza è già stata emessa. Se ci facesse la cortesia di uscire, gli Auror potranno fare il loro lavoro e scortare l’imputato nel reparto adibito alle condanne definitive”.
 
Malfoy vide il viso della ragazza indurirsi ulteriormente e, se la situazione non fosse stata così delicata, sarebbe scoppiato certamente a ridere pensando alla brutta fine che avrebbe fatto quell’incauto giudice.
 
“Studio per diventare avvocato, Signore, e so perfettamente che finché non è pronunciata completamente, la sentenza non può essere ritenuta valida. Questi sono i ricordi del defunto Preside Silente e in queste memorie, che potrete tranquillamente esaminare al fine di evitare manomissioni, è chiaramente specificato che l’imputato ha agito su ordine del Preside stesso e che ogni sua azione è stata compiuta per aiutare l’Ordine della Fenice. Ha agito sotto copertura per questo nessuno era a conoscenza del suo coinvolgimento”.
 
Il Giudice, che era stato zittito dalla ragazza, strinse le labbra in un chiaro gesto di stizza, cercando un appiglio per sconfessare quella fastidiosa intrusa; sfortunatamente per lui, Hermione era ancora la studentessa più brillante del suo corso e sapeva quello che diceva, per cui non c’era niente che lui potesse fare o dire per evitare l’entrata di un pensatoio e, insieme ai presenti, guardare i ricordi di Albus Silente riguardanti Draco Malfoy.
 
Alla fine, quando tutti avevano capito l’importanza del ragazzo e l’effettivo suo ruolo di spia, il tribunale si riunì per deliberare. Draco Malfoy, che per tutto il tempo aveva osservato la schiena dell’ex compagna di scuola, notò che essa si rifiutava ostinatamente di guardarlo; fu riportato in cella senza riuscire a incrociare gli occhi della giovane che quasi certamente lo aveva salvato da una condanna ingiusta.
 
Fu deluso e amareggiato dal comportamento, stranamente codardo, della Granger, ma la tranquillità di un futuro ancora aperto con lei, lo consolò dai pensieri poco edificanti che quell’atteggiamento aveva fatto nascere in lui.
 
***
Le ore passavano e Hermione era sempre più inquieta. Le prove per l’assoluzione piena erano schiaccianti e lei non riusciva a capire perché ci mettessero tanto.
 
Le dispiaceva essere arrivata all’ultimo minuto ma recuperare quei ricordi si era rivelato più difficile di quanto pensasse. Dopo che era tornata a Hogwarts, si era diretta nell’ufficio del Preside sperando di trovarvi Fanny; era rimasta delusa, quando, una volta entrata, una sorpresa Minerva McGranitt l’aveva fatta accomodare e le aveva chiesto della sua vita e del suo futuro, facendole perdere del tempo prezioso.
 
Non se l’era sentita, infatti, di rendere partecipe del suo turbamento e delle sue scoperte la sua ex professoressa preferita. Temeva di essere giudicata come aveva fatto Ron; o, peggio, aveva paura che la donna le impedisse di eseguire le ricerche; si era perciò rassegnata a subire l’interrogatorio e ad aspettare il momento migliore per informarsi su dove fosse finita la Fenice.
 
Sfortunatamente l’uccello era sparito con la morte di Silente e nessuno sapeva dirle dove poterlo rintracciare; aveva passato tutta la settimana nella biblioteca, sfogliando libri che parlavano di quei fantastici volatili e delle loro abitudini. L’unica cosa che aveva scoperto era la straordinaria lealtà verso i propri padroni (cosa che peraltro già sapeva). In seguito aveva indirizzato la propria attenzione sugli incantesimi o le pozioni di memoria ma anche in questo campo non aveva avuto fortuna.
 
Ogni giorno, ogni ora che passava, era una vera tortura per lei, perché sapeva che il tempo, con il suo scorrere, avvicinava il momento in cui Draco Malfoy sarebbe stato perso per sempre.
 
E lei sentiva di non poterlo permettere.
 
Perderlo, significava anche perdere un pezzo della propria vita e questo non poteva proprio accettarlo.
 
A volte le sembrava di vedere delle immagini sfuocate di lei a un tavolo, accanto a qualcuno ma le forme sparivano prima che potesse afferrarle; altre volte, in giardino, si era diretta verso un albero completamente nascosto dagli altri e si era seduta come aspettandosi di essere raggiunta e, cosa più sorprendente, aveva guardato con il sorriso sulle labbra i ragazzi che volavano sulle scope sopra il campo da Quidditch.
 
Le sembrava così strano provare quelle sensazioni perché era come guardare attraverso un vetro appannato. C’era qualcosa aldilà della lastra, ma non si riusciva a distinguere cosa.
 
E più tentava di guardare oltre la lucida superficie, meno le cose si facevano nitide. Era come se quei batticuori, che scaturivano in lei all’improvviso, appartenessero alla protagonista di un film o di un libro e che lei si stesse solo immedesimando con essa. Non riusciva a distinguere la realtà dalla fantasia e questo la faceva impazzire. A volte le sembrava di immaginarsi tutto, altre volte era sicura di essere sul punto di cogliere tutte le sfumature di quelle immagini. Non erano ricordi, quello no, erano più che altro emozioni incontrollabili.
 
Quando ormai si stava per rassegnare alla sconfitta, quando ormai il suo cuore era gonfio di dolore per un distacco che lui sentiva come fuoco incandescente sulla pelle, si era ritrovata in lacrime (lei che non piangeva mai) sulla tomba del vecchio Preside e aveva raccontato alla sua fotografia, sorridente e rassicurante, tutta la storia. Gli raccontò di Malfoy e dei suoi occhi che non riusciva a dimenticare, gli disse che, a dispetto di tutto quello che ricordava, lei credeva alle parole di quel ragazzo che l’aveva sempre disprezzata; gli chiese consiglio, gli chiese aiuto, gli chiese di compiere l’ennesimo miracolo perché il pensiero di Draco condannato per sempre ad Azkabn, la annientava come solo la vista di Harry morto tra le braccia di Hagrid aveva fatto. Confidò a un uomo morto la sua disperazione per non poter aiutare un ragazzo che voleva comprendere ma che poteva perdere prima ancora di conoscere; un uomo che rischiava di finire nell’oblio senza mai aver vissuto veramente.
 
Pianse finché non si addormentò sfinita sulla tomba ma al suo risveglio, il miracolo chiesto si concretizzò quando vide planare al suo fianco Fanny, proveniente chissà da dove. Hermione trovò, nascosta tra le piume dorate, la fiala contenente i ricordi di Silente e una pergamena scritta con la grafia piccola e ordinata del Preside.
 
“Se Fanny ora è davanti a te, vuol dire che la tua lealtà nei miei confronti è provata e hai fiducia nel futuro. Chiunque tu sia, usa questi ricordi per portare giustizia e verità”.
 
***
“Signorina Granger, mi sente?”
 
Hermione trasalì spaventata al suono di quella voce sconosciuta, ma si rilassò quando riconobbe l’avvocato che era preposto alla difesa di Malfoy.
 
“Sì mi scusi, stavo riflettendo. Desidera?”
 
L’uomo si aprì in un sorriso sincero e le tese la mano.
 
“Mi hanno appena informato che tutte le accuse a carico del mio cliente sono cadute e che da adesso in avanti Draco Lucius Malfoy è un uomo libero. E’ tutto merito suo. Grazie”.
 
Un grosso macigno si sciolse nel cuore di Hermione mentre vedeva l’avvocato allontanarsi e mentre comprendeva che il ragazzo che l’aveva fatta impazzire con le sue confessioni e per il quale aveva mandato all’aria tutta la sua vita, era libero.
 
Improvvisamente e senza nessun apparente motivo l’ex Grifondoro provò un’immensa voglia di scappare da quel posto per evitare qualsiasi possibile incontro con Malfoy. Non si sentiva pronta per vederlo anche perché non sapeva cosa provava: non aveva ricordato nulla dei loro incontri né tanto meno dell’amicizia che li legava. Che cosa avrebbe potuto dirgli? E soprattutto lui cosa avrebbe voluto da lei?
 
Si diresse all’aperto e si smaterializzò appena le fu possibile.
 
Non era avvezza alla fuga, ma in quel momento le sembrava la migliore delle scelte.
 
***
Draco Lucius Malfoy non è un Mangiamorte.
 
Draco Lucius Malfoy ha collaborato con l’Ordine della Fenice.
 
Draco Lucius Malfoy è libero.
 
Il ragazzo aveva sentito quelle frasi uscire dalla bocca del giudice, ma capì che tutto era finito e che si stava risvegliando dall’incubo in cui era caduto, nel momento in cui le manette lasciarono magicamente i suoi polsi.
 
Automaticamente si girò per incrociare gli occhi con l’unica persona che avrebbe voluto stringere e baciare, ma ancora una volta dovette rassegnarsi all’evidenza di non avere nessuno con cui condividere quella gioia.
 
Ci mise poco a capire che se ne era andata e anche la speranza che lei lo aspettasse all’uscita s’infranse davanti a una strada deserta e alla comparsa di Stan Picchetto e del suo autobus per disadattati.
 
***
Un mese.
 
Hermione era stata lontana da casa per ben un mese, adducendo la scusa del bisogno di uno stacco prima dell’inizio degli esami per diventare avvocato.
 
La verità era che doveva riflettere su quello che era successo e anche su quello che era giusto fare.
 
Con Ron non si era più parlata e forse era meglio così. Si sentiva in colpa nei suoi confronti e si chiedeva come fosse possibile che il ragazzo che credeva di amare da ben sette anni, non rappresentasse più niente per lei. Ginny e Harry le avevano mandato un biglietto esigendo spiegazioni, che lei doveva ancora dare, circa la sua rottura con Ron e alla sua crociata per salvare il Serpeverde. Per finire, Malfoy le scriveva giornalmente chiedendole un incontro che lei non era ancora in grado di concedere.
 
Quella mattina si alzò presto e si guardò allo specchio per scoprire di avere delle occhiaie da paura, un viso pallido e sciupato e uno sguardo spento. Sguardo che cadde sulla Gazzetta del Profeta di qualche tempo prima dove una foto campeggiava in prima pagina. Aveva gli occhi stanchi ed era più pallido del solito ma quel viso non le era mai parso tanto bello. Non aveva mai guardato Draco in realtà perché non le interessava, ma i suoi lineamenti erano mascolini e al contempo delicati. Era elegante e raffinato nel modo di muoversi e nel portamento. I capelli erano lunghi e gli ricoprivano in parte gli occhi e Hermione fece il gesto di spostarglieli per potersi perdere in quelle iridi tanto belle da sembrare finte che le avevano lacerato l’anima con un solo sguardo.
 
Così non poteva andare avanti, doveva riprendere in mano il controllo della propria vita. Lei era una Grifondoro coraggiosa; aveva affrontato molte prove e questa era solamente l’ennesimo ostacolo sul proprio cammino.
 
Fece una doccia rilassante si vestì in modo sportivo e pettinò accuratamente i capelli, poi dopo essere passata a salutare e rassicurare i suoi genitori che non ci stavano capendo dentro niente, prese un profondo respiro e si smaterializzò di fronte ai confini di Malfoy Manor.
 
***
Un mese.
 
Era libero da un mese e non l’aveva ancora vista.
 
Non era riuscito a parlarle, non era riuscito a chiarire, non era riuscito a fare niente.
 
La notizia della sua scarcerazione e del suo essere un membro dell’Ordine della Fenice era apparsa sui giornali del Mondo Magico e ora tutti i giornalisti facevano a gara per poterlo intervistare e per conoscere i dettagli della storia.
 
Gli offrivano soldi e fama, gli offrivano appoggi per riottenere il prestigio perso, gli offrivano la possibilità di una nuova vita.
 
Lui in realtà voleva solo lei.
 
Niente di quello che gli altri promettevano faceva anche solo impallidire questo desiderio.
 
Lei però era scomparsa e non aveva risposto a nessuna delle sue lettere. Il ragazzo sapeva che questo voleva dire che lei non aveva ricordato e che probabilmente tutto era andato perduto ma il suo cuore si rifiutava di accettare questa eventualità.
 
In tutti quegli anni di finzione si era dovuto attaccare alla speranza come unica possibilità alla disperazione e alla follia per cui anche in quel momento in cui si sentiva sommergere dal dolore, continuava a ripetersi che sei lei lo aveva amato una volta poteva farlo di nuovo. Doveva solo trovarla e provare a farsi conoscere come già era successo a Hogwarts.
 
Fu riscosso dai suoi pensieri da un elfo domestico che gli si presentò davanti, annunciandogli un ospite e prima che lui si chiedesse chi mai potesse essere a disturbarlo dai suoi sogni, lei era davanti a lui.
 
***
Si guardarono per un lungo istante, poi Draco con un gesto elegante della mano le fece segno di accomodarsi; Hermione, deglutendo come se dovesse affrontare un’arena piena di leoni, si avvicinò al ragazzo badando a non sfiorarlo minimamente e si sedette su un elegante divano di velluto verde.
 
“Non hai risposto a nessuna delle mie lettere”.
 
Dritto al punto. Come sempre. Hermione si sorprese di quel pensiero perché lei in realtà non conosceva niente di lui.
 
“Sono qui ora”.
 
“Sì sei qui”. La guardò nello stesso modo in cui l’aveva guardata in sala grande e poi anche ad Azkaban e lei si sentì morire.
 
“Non guardarmi così”
 
“Così come?” L’agitazione della ragazza crebbe nel momento in cui se lo ritrovò in piedi di fronte a lei che era costretta ad alzare il viso per guardarlo.
 
“Come se io fossi il centro del tuo mondo, come se t’importasse di me, come se ti aspettassi qualcosa da me”. Lo aveva urlato mentre si alzava dal quel divano per allontanarsi e riuscire a raccogliere le idee. Per un breve istante le parve di scorgere dolore in quel viso tanto bello quanto inavvicinabile.
 
“Mi dispiace se ti mette a disagio come ti guardo, ma tu sei il centro del mio mondo, m’importa di te e vorrei tanto che tu ricordassi com’eravamo a Hogwarts, vorrei che mi rivolgessi gli stessi sguardi di allora e vorrei ritornare a far parte della tua vita”. Aveva sussurrato e aveva tentato di sfiorarle i capelli. Lei si era distanziata ulteriormente e Draco aveva sospirato in modo talmente straziante che sembrava portasse il peso del Mondo sulle proprie spalle.
 
“Io non ricordo mi dispiace”. Eccola la sentenza tanto temuta.
 
“Lo so, come so che probabilmente non succederà mai. Però mi hai salvato, ti sei preoccupata per me e, da quello che ho letto sui giornali, ti sei complicata la vita pur di aiutarmi. Forse potresti fare un altro passo verso di me e darmi la possibilità di ricominciare con te”.
 
Hermione sapeva che lui non stava chiedendo troppo e che anzi era forse la soluzione più logica, ma l’idea la terrorizzava.
 
“Non mi hai raccontato tutto, vero? C’è dell’altro non è così?”. Lo vide annuire e darle le spalle prima di iniziare a sentirlo parlare.
 
“All’inizio ci incontravamo solo in biblioteca, di notte, studiavamo insieme e ci scambiavamo qualche rara parola; poi non so dirti come o chi ha iniziato, abbiamo cominciato a parlare. Dapprima di Hogwarts, poi della guerra e infine di noi. Tu mi trattavi come nessuno aveva mai fatto, con te potevo essere finalmente me stesso, la tua presenza mi rilassava e mi faceva sentire bene come mai prima di allora. Hai iniziato a chiamarmi Draco per gioco, perché dicevi che avevo il nome di una delle tue costellazioni preferite e che effettivamente io ti ricordavo un drago travestito da Serpente. Il tempo con te non mi bastava mai e più i giorni passavano, più mi accorgevo di provare fastidio a vederti vicino a Potter e a Weasley. Il mio ruolo e il tatuaggio sul braccio m’iniziavano a pesare e doverti offendere o anche solo ignorare stavano diventando una tortura. Nel frattempo, il momento in cui avrei dovuto fare entrare i Mangiamorte nel castello si avvicinava ed io temevo per te più che per chiunque altro: Silente tentava di infondermi sicurezza, assicurandomi che sarebbe andato tutto bene e che alla fine l’amore avrebbe trionfato.” Si voltò a guardarla e provò ancora una volta ad avvicinarsi a lei. Questa volta non si scostò, rapita dalle sue parole, dai suoi occhi e dal suo corpo che si era accorta emanare una forza di attrazione notevole.
 
“Amore?”
 
“Io non avevo mai creduto in quel sentimento, perché in realtà non l’avevo mai conosciuto, però starti accanto aveva risvegliato qualcosa dentro di me. A volte mi accompagnavi nella stanza delle necessità perché dicevi di non volermi lasciare da solo ad affrontare il mio destino, stavi al mio fianco finché non ti addormentavi ed io mi perdevo a guardare il tuo volto rilassato dal sonno. In quei momenti eri mia, solo mia ed io vivevo solo per quegli istanti.” Hermione avrebbe dato qualsiasi cosa per ricordare anche solo un dettaglio delle cose che lui gli stava dicendo, ma purtroppo più si sforzava più il buio avvolgeva la sua mente.
 
“Un giorno, dopo aver ricevuto l’ennesima lettera di mio padre, ero particolarmente nervoso e irritato, ho spintonato violentemente un primino che mi aveva urtato per errore; tu, la sera, mi hai affrontato chiedendomi di tenere un comportamento meno aggressivo. Abbiamo litigato e nei tuoi occhi ho visto una disperazione paragonabile alla mia. Non ho resistito e ho dovuto baciarti perché altrimenti sarei impazzito.”
 
Hermione aprì la bocca senza che alcuna sillaba ne uscisse. Lui la guardava con una muta domanda dipinta sul viso prima di continuare.
 
“Quando hai risposto al mio bacio, mi sono sentito l’uomo più felice sulla faccia della terra e da quel momento abbiamo passato ogni istante che c’era concesso come se fosse l’ultimo. Sei diventata la mia luce in un mondo di tenebra, hai incarnato la speranza quando tutto mi trascinava nella disperazione, sei diventata il mio motivo per sopravvivere alla guerra ed io sono diventato il tuo. Sapevamo che sarebbe stato difficile ma non volevamo arrenderci. Ci siamo comportati come se non ci dovesse essere una fine finché abbiamo potuto. Abbiamo studiato, riso, ballato in biblioteca, abbiamo volato sul campo da quidditch, ci siamo baciati innumerevoli volte all’ombra di una quercia del parco e…sotto quella stessa quercia tu hai bevuto la pozione di Piton che ti ha fatto dimenticare tutto.”
 
Lo sguardo speranzoso che rivolse alla ragazza si scontrò contro un viso impassibile che non trasmetteva la minima emozione.
 
La vide scuotere il capo come a voler negare tutte le parole che aveva sentito e qualcosa si ruppe dentro di lui.
 
“Non ti ho mentito. E’ tutto vero.”
 
“Lo so. So che non hai mentito. Però… è come se stessi parlando di un’altra persona. E’ come se tutto quello che mi hai raccontato non mi riguardasse. Io non mi ricordo di noi e l’unica cosa che mi viene in mente pensando a te è il termine Sanguesporco e il modo in cui me lo sputavi addosso. L’unica cosa che ho, sono delle sensazioni sbiadite che ogni tanto mi piovono addosso chissà da dove e che svaniscano prima ancora che io me ne renda conto; non posso basare la mia vita su di esse. Non adesso almeno. Ho degli amici che mi hanno sempre voluto bene e che ora necessitano di spiegazioni, un ragazzo che ho deluso ma che non voglio perdere come amico e…una famiglia che ho appena ritrovato e che è ancora confusa per l’incantesimo che ha subito. Non posso complicarmi ulteriormente la vita, lo capisci? ”
 
Hermione pensò che se lo avesse pugnalato probabilmente lui non avrebbe sofferto tanto. Lo vide vacillare all’indietro e appoggiarsi al camino come se faticasse a reggersi in piedi, come se il suo dolore fosse troppo duro da sopportare.
 
Allungò una mano ed esitante gliela posò sulla spalla. Lui incatenò gli occhi a quelli della ragazza.
 
“Dammi l’opportunità per farmi conoscere di nuovo da te; potremmo frequentarci, uscire insieme, ricominciare tutto da capo. Senza la paura della guerra, senza il peso dei nostri ruoli da sostenere, senza l’angoscia di essere scoperti. Non hai niente da perdere. Hai detto che hai delle sensazioni: aggrappati a quelle e cerca di andare oltre i tuoi ricordi. Io non sono quel ragazzo Serpeverde che t’insultava per i corridoi di Hogwarts, pensa a me come a qualcuno che è appena entrato nella tua vita. Sei sempre stata una ragazza coraggiosa, non rinunciare senza prima aver provato.”
 
La stava supplicando con i gesti e con le parole e lei si sentiva tremendamente in colpa per quello che stava per fare.
 
“Io… ti ho creduto subito. Non so perché ma i tuoi occhi mi dicevano che non mentivi. Mi sono battuta per salvarti, rivoluzionando tutta la mia vita, perché il mio senso della giustizia m’impediva di vedere condannato un innocente però… l’ho fatto anche perché non sopportavo l’idea di perderti.”
 
Lui fece un passo verso Hermione, ma lei lo tenne a distanza con una mano.
 
“Sentivo che se non fossi riuscita a salvarti, la mia vita avrebbe perso di significato. Sono andata contro tutte le mie convinzioni, contro l’uomo che pensavo di amare da quando avevo undici anni e l’ho fatto solo seguendo il mio cuore. Ora credo sia il momento di seguire anche la ragione e la ragione mi sta dicendo di rallentare. Sono successe troppe cose tutte in una volta. Se per salvarti ho dovuto agire d’impulso perché non c’era tempo, ora che tu sei libero il tempo non c’è nemico.”
 
L’espressione di Draco si fece indecifrabile e una maschera si sovrappose sul suo bel volto.
 
“Quindi cosa proponi?”
 
“Aspettiamo. Dammi il tempo di sistemare tutte le cose che ho buttato all’aria e che ora sono in sospeso, fammi iniziare il corso per avvocato, offrimi la possibilità di ritrovare l’equilibrio con la mia famiglia e lasciami libera di tornare da te nel momento in cui non m’importerà di ricordare il passato perché penserò solo al futuro. Sono consapevole di chiederti molto, così come di non poterti domandare di aspettare ancora, però io adesso non posso darti niente di quello che desideri perché sono così confusa che non saprei neanche quanto delle mie decisioni dipenda da me o da quello che mi hai raccontato”.
 
Malfoy le diede le spalle e Hermione lo vide respirare profondamente e stringere le mani in modo convulso.
 
“Vorrei avere la forza di trattenerti, vorrei non lasciarti andare, vorrei legarti a me anche con la forza se necessario costringendoti a ricordare quello che siamo stati, ma so che se facessi anche una sola di queste cose ti perderei per sempre. Ho aspettato il momento di poter vivere la mia vita con te come un assetato cerca una sorgente nel deserto e ora che non c’è niente che possa davvero ostacolarci, mi ritrovo al punto di prima con te che diventi di nuovo un miraggio.”
 
Si girò lentamente e incatenò i suoi occhi grigi a quelli marrone di Hermione.
 
“Facciamo come vuoi tu. Vivi la tua vita e ritrova i tuoi punti saldi. Ma non dimenticare che anch’io ero uno di quei punti. E ambisco tornare a esserlo. Desidero che tu faccia parte della mia esistenza più di ogni altra cosa al mondo ma aspetterò che sia tu a cercarmi e a volermi. A Hogwarts sei stata obbligata a frequentarmi, ora devi scegliere di farlo.”
 
Hermione sorrise per la prima volta da quando era entrata in quella stanza, si avvicinò e gli sfiorò le labbra delicatamente,
 
“Grazie. E’ importante per me”
 
Lui la abbracciò lievemente e posò le labbra vicino al suo orecchio dandole dei brividi forti e violenti. Inaspettati.
 
“Vai prima che cambi idea. Una volta mi hai detto di credere in noi per cui sappi che ti aspetterò per sempre Hermione Granger”.
 
Si avvicinò alla finestra guardando all’esterno, senza rivolgerle ancora la parola.
 
Quando dopo pochi minuti Hermione si ritrovò all’aperto quel per sempre riecheggiava ancora nel suo cuore.
 
 
Angolo della posta:
Ecco l’ultimo capitolo ma, prima che iniziate con i pomodori, vi comunico che ci sarà un piccolo epilogo per finire definitivamente questa storia. So che la reazione e la successiva decisione di Hermione, possono sembrare strani però ho pensato che una persona che si è vista rivoluzionare la vita in un modo tanto drastico, avesse bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare. Ho pensato che non fosse giusto buttarsi direttamente nelle braccia di Malfoy, lei non ricorda nulla del loro passato e penso che non possa basare le sue decisioni sulle parole (seppur vere) di quello che l’ha sempre derisa e offesa. Voi cosa ne pensate? E’ giusto il mio ragionamento? Avreste preferito qualcosa di diverso?
Aspetto di sapere il vostro parere.
Nel frattempo vi ricordo l’altra mia long Sorvegliato Specialee vi lascio i consigli di lettura.
 
Il Ballo del Gigliodi ladykirahm questa ff è già conclusa ed io l’ho molto apprezzata per la caratterizzazione di Draco che subisce un lento processo di maturazione e di avvicinamento a Hermione.
 
Verità nascostedi callistas questa invece è ancora in corso e parte dal presupposto che Hermione sia una Purosangue. E’ molto originale come trama, dà ampio spazio anche agli altri personaggi e soprattutto è scritta veramente in modo encomiabile.
 
25 prompts per dirti ti amodi Sunny_Blue questa è una raccolta di drabble alcune veramente divertenti che parlano della convivenza tra Draco e Hermione. Molto carina, veramente. Ve la consiglio caldamente.
 
Baci BABY 

 

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Capitolo 5
*** Epilogo - Per sempre ***


Erano passati sei anni dal giorno della battaglia finale e il Mondo Magico, come sempre in quel giorno, si apprestava a celebrare quella ricorrenza con una grande festa, dove si sarebbe riso, mangiato e ballato ma si sarebbe anche reso omaggio ai caduti.

Draco Malfoy si era appena fatto una doccia e stava iniziando a prepararsi per partecipare all’evento come uno degli eroi della seconda guerra magica. Dopo l’assoluzione piena e dopo che la verità era venuta a galla, il ragazzo aveva ripreso in mano la sua vita: oltre ad amministrare l’immenso patrimonio dei Black e dei Malfoy, aveva continuato gli studi che aveva dovuto interrompere per forza di cose e ora era considerato uno dei due migliori avvocati del Mondo Magico.
 
Era un uomo di successo, un vincente e tutti gli portavano rispetto e ammirazione. Guardò soddisfatto il suo riflesso nello specchio e trasse un profondo respiro. Aveva sofferto molto in passato ma ora era stato ripagato con gli interessi. Anche sul piano sentimentale, infatti, tutto era assolutamente perfetto. Non poteva chiedere niente di meglio: aveva una donna che lo appagava fisicamente e mentalmente e che rendeva la sua vita piena e felice.
 
Mentre usciva dal bagno con l’asciugamano legato alla vita, sorrise compiaciuto nel vedere la suddetta donna, nuda tra le lenzuola del suo letto.
 
Avevano fatto l’amore per tutto il pomeriggio ed era stato fantastico, come il solito. Anzi no, dovette correggersi, non come il solito. Nessun rapporto con lei era uguale al precedente.
 
Lei riusciva sempre a sorprenderlo con quelle mani lunghe e affusolate che lo accarezzavano a volte teneramente, a volte con impeto a volte quasi con violenza. Lei poteva essere una gattina bisognosa di coccole oppure un leone da domare. Nessuno sguardo era uguale al precedente e i baci sembravano assumere sempre un sapore differente, come a voler saziare qualsiasi desiderio lui potesse mai avere.
 
“Ho bisogno di te Draco. Ti voglio”.
 
Aveva ricevuto il patronus di quella matta di donna mentre si trovava nel suo ufficio proprio nel momento in cui stava per ricevere un cliente. Aveva dovuto annullare tutto perché il suo tono di voce, arrochito dal desiderio, l’aveva fatto eccitare e non poteva certo concentrarsi sul lavoro conciato in quel modo, con i pantaloni attillati e la mente persa dietro a dolci promesse da assecondare…
 
“Hai fatto presto”.
“Ogni tuo desiderio è un ordine per me”.
“Davvero? Allora desidero che ti spogli e che faccia l’amore con me Draco Malfoy”.
 
L’aveva accontentata e non solo per una volta. Entrare in lei lentamente, sentirla sospirare, tendersi per l’attesa del piacere che lui era in grado di darle, era una sensazione talmente seducente che più di una volta aveva dovuto trattenersi per non far finire quella magia troppo presto.
 
“Sono tua. Per sempre tua”.
 
Gliele ripeteva sempre quelle parole, dopo ogni amplesso, nel tempo in cui rimanevano abbracciati cercando di calmare i battiti del loro cuore e i loro respiri accelerati.
 
Mentre la guardava dormire con i capelli scompigliati sul cuscino e un’espressione estasiata sul viso era così che la sentiva: sua. Tremendamente sua. Non avrebbe più potuto vivere senza di lei, senza la sua voce, che gli diceva “Ti amo”, senza il suo corpo che lo accoglieva come se urlasse “Ti voglio”, senza la sua presenza costante che significava “Non ti lascerò mai”.
 
Si avvicinò a lei e si sedette sul letto al suo fianco. Fece scorrere la mano sulle gambe snelle, perdendosi sulle dolci colline delle sue natiche, accarezzò la vita e risalì seguendo i contorni della spina dorsale. Le spostò le brune ciocche dalle spalle e si chinò a lasciare piccoli baci sulla pelle sensibile vicino al collo.
 
“Draco…”
 
“Sono qui”.
 
La donna che amava più di se stesso si girò e lo tirò verso di sé, circondandogli il collo con le braccia.
 
“Non ti hanno mai detto che non bisogna stuzzicare il drago che dorme Malfoy?”
 
Draco sorrise sul suo collo prima di continuare a baciarglielo.
 
“Mi piace correre dei rischi, dovresti saperlo”.
 
Lei si staccò e lo guardò intensamente prima di parlare.
 
“L’unico rischio che corri in questo momento è di arrivare tardi alla festa”.
 
La baciò con tutta la passione e l’amore di cui era capace e osservò il suo corpo parzialmente coperto dal lenzuolo bianco. L’avrebbe presa ancora, subito senza nessuna esitazione. Ma non poteva. Non in quel particolare momento. Avrebbe avuto tutto il tempo quando fossero tornati dalla festa.
 
“Per quanto tu sia una tentazione vivente, credo sia meglio essere puntuali stasera, non vorrei che il Primo Ministro si arrabbiasse con noi”.
 
La donna che era ancora tra le sue braccia fece una smorfia e si accoccolò meglio, baciandogli l’incavo del collo.
 
“Sicuro?”
 
“Sì, sono sicuro”.
 
“In questo caso…” si alzò, lasciando scivolare il lenzuolo, dirigendosi in modo molto lento e sensuale verso il bagno, completamente nuda. Arrivata sulla porta, si girò “vedrò di fare da sola”.
 
La porta non fece in tempo a chiudersi che lui si era già fiondato sotto la doccia insieme con quella che era sua moglie. Nel giro di cinque minuti nuovi gemiti riempirono la stanza.
 
***
 La sala delle feste del Ministero era bellissima quella sera e i sontuosi candelabri dorati illuminavano la sala da ballo con le loro mille luci dorate.
 
“Il Signore e la Signora Malfoy”.
 
Erano arrivati in perfetto orario, nonostante tutto, e ora Draco poteva osservare sua moglie mentre scendeva al suo braccio l’ampia scalinata. Era bellissima e gli sguardi ammirati che le erano rivolti davano un’ampia conferma a quello che lui già sapeva.
Il vestito nero lungo le stava d’incanto e i capelli raccolti le conferivano quell’aria di classe che la rendeva semplicemente irresistibile.
 
Scesi gli ultimi gradini si separarono per andare a parlare con i rispettivi amici ma lui non riusciva a staccare gli occhi dalla sua schiena o dal suo viso, secondo dove si trovasse.
 
“Sono felice di fare la sua conoscenza Signor Malfoy”
 
Queste erano state le sue esatte parole quando aveva aperto la porta e se l’era trovata davanti. Era rimasto immobile per un tempo indefinito, guardando la mano che lei gli tendeva senza tuttavia stringerla.
Quando aveva visto un lampo d’incertezza attraversare le iridi castane si era riscosso e si era affrettato a farla accomodare.
 
Si erano conosciuti lentamente, senza affrettare le cose. Dapprima lei andava al Manor a consultare dei libri antichi che servivano per i suoi studi, scambiavano qualche parola di circostanza e poi se ne andava, non senza prima avergli rivolto quelle occhiate penetranti che avevano il potere di destabilizzarlo e fargli stringere le mani tanto da farle sbiancare.
 
“Ti va di prendere una burrobirra insieme? O un the, un caffè, insomma… ti va di uscire?”
 
Era stata la ragazza a prendere l’iniziativa, qualche settimana dopo che aveva iniziato ad andare a casa sua quasi tutti i giorni per parlare, oltre che per studiare.
 
Da lì, le uscite erano diventate assidue e la tensione era lentamente svanita per lasciare il posto a una confidenza e un’amicizia che veniva loro naturale e a una passione che bruciava le loro anime e i loro corpi ogni qualvolta si trovavano vicini. Baciarla la prima volta era stato come tornare a casa dopo un lungo periodo di esilio e tenerla tra le braccia aveva calmato la tempesta che imperversava da anni nel suo cuore.
 
Non era stato facile: le prime volte in pubblico tutti gli sguardi erano puntati su di loro, e le copertine delle pagine dei giornali scandalistici avevano rivangato il loro passato e sputato sentenze a volte anche cattive. Draco era stato terrorizzato da tutta questa pubblicità negativa ma lei, con un solo sorriso e una stretta della sua mano, l’aveva tranquillizzato.
 
“Non m’importa. Tanto si stancheranno prima o poi”.
 
E così era stato. Tempo qualche mese e loro non erano più notizia, per nessuno. Avevano continuato a vedersi sempre più assiduamente, finché lei un giorno, si era presentata alla sua porta, bagnata di pioggia come un gattino spelacchiato, ansimante per la corsa e con uno sguardo luminoso come l’alba in estate.
 
“Ti amo. Non so da quanto, forse da sempre o forse solo da cinque minuti ma non m’importa. Ti amo perché ho bisogno di saperti al mio fianco per riuscire a respirare correttamente, ti amo perché quando sono con te, mi fai sentire in paradiso, ti amo perché i tuoi silenzi valgono più di mille parole, ti amo perché i tuoi occhi sono lo specchio del mio passato e del mio futuro e so che nessun altro potrebbe rendermi così felice come fai tu e… ti amo perché non ho bisogno di nessun perché per farlo.”
 
L’aveva sposata un mese dopo.
 
***
“Smettila di guardarla come se volessi mangiarla. Potrai farlo una volta tornati a casa. E non puoi sapere come il pensiero mi disgusti”.
 
Quella voce, da sempre fastidiosa, lo raggiunse mentre sorseggiava il suo firewhiskey e guardava, come sempre, sua moglie.
 
“Potter, ti ho mai detto che rompi le palle esattamente come il primo giorno che ti ho visto?”.
 
Un ghigno si dipinse sulla faccia di entrambi gli uomini.
 
“Me lo fai capire ogni giorno, senza bisogno di parole. Vorrei poter dire lo stesso di te, ma purtroppo tu peggiori sempre, e ormai non saprei più che termine inventarmi per la tua aria arrogante e supponente”.
 
Draco sbuffò.
 
“Sono un Malfoy dopotutto. Miglioro con gli anni”.
 
Harry stava per ribattere quando furono raggiunti da un uomo sulla cinquantina, basso e un po’ tarchiato che si rivolse, veramente in imbarazzo, a Draco.
 
“Signor Malfoy, mi dispiace doverla informare che causa l’annullamento del nostro appuntamento, ho dovuto trovarmi un altro avvocato.”
 
Chi conosceva bene Draco poteva leggere i segni della rabbia sul suo viso, tuttavia all’apparenza mantenne tutto il suo sangue freddo.
 
“Capisco Signor Mallory. Però non giustifico tutta questa fretta. Potevamo fissare un nuovo appuntamento”.
 
L’uomo lo guardò ancora più in imbarazzo.
 
“L’avvocato di mia moglie ha fatto anticipare l’udienza a domani. Pensavo lo sapesse… viste le circostanze”.
 
Vedendo la rabbia ora mostrarsi in tutto il suo splendore sul viso di Malfoy, l’uomo si dileguò immediatamente mentre Harry non riusciva a controllare uno scoppio di risa.
 
Come un toro davanti a un drappo rosso, Malfoy si diresse, senza bisogno di cercarlo, verso l’oggetto della sua furia.
 
“Granger! Come ti sei permessa di anticipare l’udienza senza dirmi niente”.
 
Lei si voltò con un finto sorriso sul viso e un’aria per niente colpevole.
 
“Ti ho mandato un gufo, non è colpa mia se non leggi le missive che ti sono inviate”.
 
Draco pensò se strozzarla davanti a tutti, poteva essere considerata una buona idea.
 
“Non ho letto quella particolare missiva semplicemente perché non ero in ufficio”.
 
Un guizzo di puro divertimento attraversò le iridi della ragazza.
 
“Come ho detto non è colpa mia se decidi di lasciare il lavoro prima dell’orario di chiusura”.
 
Draco si trovò a boccheggiare quando la verità cominciò a farsi largo in lui.
 
“L’hai fatto apposta! Non credevo che vincere per te, fosse così importante.”
 
Hermione assottigliò gli occhi tanto da sembrare due lame di coltello.
 
“Sai benissimo che questo caso non vale nulla e che non l’avrei mai fatto con qualcosa di più importante in gioco che due gatti e un cane. Tuttavia, vorrei ricordarti che ti sei comportato in egual modo, il mese scorso con quel caso riguardante il litigio di due elfi domestici. Ti ho solo reso quello che ti dovevo”.
 
Detto questo, se ne andò, ondeggiando i fianchi in quel modo che le veniva tanto naturale e che faceva salire il sangue al cervello a Draco, facendoglielo andare in tilt.
 
“Ti ha giocato stavolta, vero Malfoy?”
 
Draco cominciava a stancarsi.
 
“Potter, i fatti tuoi mai vero?”
 
“E’ la mia migliore amica, oltre che il mio avvocato, e tu rappresenti uno degli studi legali del Ministero, che io dirigo, direi che questi sono fatti miei. Tu che ne dici?”.
 
Draco emise uno strano verso di frustrazione.
 
“Dico che potevi avere il migliore avvocato e ne hai scelto un altro. Contento tu, contenti tutti”.
 
Questa volta la risata di Harry riecheggiò nella stanza, facendo girare più di una persona.
 
“Mi spiace Malfoy. Tu sei senz’altro uno dei due migliori avvocati del Mondo Magico, però…” e fece un cenno verso Hermione che si era voltata e li fissava (o meglio fissava Draco) dall’altro lato della stanza.
 
“Tua moglie è senza alcuna ombra di dubbio, l’altro”.
 
L’espressione di Draco si addolcì mentre incatenava i suoi occhi a quelli della moglie e ascoltava vagamente le parole del Ministro della Magia.
 
“Non ricorderai mai Hogwarts, lo sai vero?”
 
“Non m’importa. Avrò nuovi ricordi, un nuovo inizio, nuovi appuntamenti, un nuovo primo bacio; avrò la possibilità di scoprirti di nuovo, potrò amarti e farmi amare come e più di prima. Avrò la mia prima volta con te, avrò dei figli da te, se tu lo vorrai. Avrò tutta una vita da vivere con te e per te.  I ricordi sbiadiscono comunque nel tempo, ma i sentimenti rimangono e il mio cuore sapeva di amarti, anche se la mia mente non ricordava. Tutto ciò che abbiamo vissuto, è custodito nella mia anima e nessuno potrà mai portarmelo via. Ora so che ero tua allora come lo sono adesso e che tutto ciò durerà per sempre.”
 
Harry Potter guardò Draco Malfoy estraniarsi dal mondo che lo circondava mentre vedeva la sua migliore amica alzare il calice nella direzione del marito e soffiare a fior di labbra due parole.
 
“Per sempre.”
 
 
 
 
 
Angolo della posta.
 
E anche questa fatica è finita. Allora? Delusi? Appagati? Sorpresi? Chi mi conosce sa che non avrei mai potuto scrivere un finale meno che lieto per cui forse la cosa sarà risultata scontata. Naturalmente resto in attesa del vostro giudizio. Ringrazio tutti coloro che hanno seguito, la storia ma soprattutto le meravigliose persone che hanno lasciato un segno del loro passaggio.
 
Vi ricordo l’altra mia long Sorvegliato Specialee vi lascio i consigli di lettura
 
Il Fante di Picche e la Dama di Cuoridi Eloise_Hawkins E’ una storia, ancora in corso, scritta veramente bene e con uno stile impeccabile. Draco è molto IC e devo dire che si è fatto abbastanza odiare sino a questo momento.
 
Di ritorno dall'infernodi nefastia Questa è invece conclusa ed è originalissima. Il loro rapporto è molto particolare, rasenta quasi l’odio ma nasconde un amore immenso. Davvero bella. Inoltre, se volete, potete leggere anche questa Un'altra vita che è la stessa storia vista da una prospettiva un po’ particolare.
 
Il Valore di una Mezzosanguedi malfoymyheart Questa storia è fresca fresca. Conoscendo l’autrice però credo che aggiornerà molto frequentemente ed è un bene perché è una storia che ti toglie il respiro già delle prime righe. Si annuncia abbastanza dark però confido nel lieto fine. 

 

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