_Walking On Air_ di Ili_sere_nere (/viewuser.php?uid=62293)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo o1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo o2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo o3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo o4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo o5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo o6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo o7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo o8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo o9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo o10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo o11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo o12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo o13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo o14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo o15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo o16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo o17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo o18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo o19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo o20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo o21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo o22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo o23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo o24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo o25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo o26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo o27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo o28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo o29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo o30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo o31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo o32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo o33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo o34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo o35 - Epilogo - ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
00
Prologo
La città era in
festa. Quella sera si sarebbe tenuta una
fiera. Evento solito per la città, persino per un bambino.
Quell'anno, però,
la fiera aveva raccolto a sé molta più gente: chi
assisteva a piccoli
spettacoli stradali, chi intento a gustare prelibate pietanze. Un gran
numero
di persone si aggirava tra le strade del centro antico. Tra loro una
bambina.
Era piccola e minuta, dai grandi occhi verdi e i lunghi capelli
castani. Avrà
avuto si e no una decina d'anni. La piccola era impaurita e spaesata.
Camminava
tra quelle strade che le sembravano infinite, uguali. Piangeva. Voleva
la sua
mamma. Arrivò sotto il porticato di una casa e si sedette sul
gradino. Destino
volle che per quella strada passò qualcuno che non
potè non accorgersi della
bambina che piangeva.
<< Ragazzina perché piangi? >>
chiese lo
sconosciuto.
<< Ho..ho perduto la mia mamma >> disse la
piccola asciugandosi gli occhietti.
Il ragazzo si avvicinò a lei. << Vuoi che ti
aiuti a
cercarla? >> la piccola annuì. Il ragazzo
prese la bambina in braccio ed
iniziò a camminare. La bambina vide per bene quel ragazzo
sconosciuto. Aveva i
capelli color nero corvino e due occhi color cielo. La piccola ne
rimase
meravigliata. La mamma le raccontava sempre che gli occhi azzurri ce li
avevano
solo i principi che venivano a soccorrere le ragazze per poi sposarle e
vivere
felici e contenti.
<< Sei un principe? >> chiese lei
innocentemente.
Il ragazzo la guardò inarcando un sopracciglio.
<< Piccola
ti sbagli. Io non sono un principe >> disse sorridendo.
<< Tu sei un principe perché hai gli occhi blu
>> insistette. Il ragazzo non rispose, prese solo a
camminare più
rapidamente. << Sai dove è la mia mamma?
>>
No. Il ragazzo non sapeva dove quella donna fosse. Aveva
altro per la testa come, ad esempio, trovare un posto in cui uccidere
quella
bambina. I bambini. Alle volte erano proprio ingenui. La bambina
strinse la
presa intorno al collo del ragazzo e posò la testolina
nell'incavo del suo
collo.
<< Anche se dici di non esserlo, tu sei il mio
principe >> mormorò.
<< E perché lo sarei? >>
<< Mi hai appena salvata. Questo fanno i principi
>> spiegò lei dolcemente.
Il ragazzo restò per un momento sorpreso da tale
spiegazione. Alla fine decise di risparmiarle la vita. Avrebbe cercato
qualcosa
di più nutriente.
Arrivarono alla soglia del
centro.
<< Vedi la tua mamma? >> La bambina si
guardò
intorno prima di scuotere il capo. Si spostarono ancora un po'.
<< Ora?
>>
<< No, lei.. È la mia mamma!! >>
esclamò
all'improvviso. Il ragazzo la fece scendere. Stava per sparire quando
la
piccola gli prese una mano. << Andiamo. Devo presentare
alla mia mamma il
mio principe >>
Non mosse nessun passo in avanti. << Devo andare ora
>> La
bambina lo guardò triste. Lui si piegò sulle
ginocchia. << Come ti
chiami? >>
<< Ariel, come la sirenetta >> disse la
bambina
con tono deciso. << E tu come ti chiami? >>
<< Puoi chiamarmi principe, piccola principessa
>> rispose lui sorridendole.
<< Ariel!! >> urlò la donna che
la piccola aveva
indicato come madre.
La ragazzina si voltò verso la donna. <<
Mamma!
>> urlò e si girò verso il ragazzo
<< andiamo la mia mamma ci..
>> si bloccò quando si rese conto che davanti
a lei non c'era più
nessuno. << E’ scomparso >>
sussurrò prima che la madre l'abbracciò
forte.
<< Piccola mia temevo di averti persa >>
<< Mi ha aiutata il mio principe >>
<< Principe? >> chiese la donna stupita.
<< Si il mio principe dagli occhi azzurri >>
La madre non sembrò crederci. Fantasie da bambini si rispose
mentalmente.
La madre, forse, non ci avrebbe mai creduto ma lei sapeva
che quel ragazzo lei l'aveva visto. Le era stato accanto. Quel ragazzo
era vero
ed era il suo principe.
Spazio Autrice
Ma buongiorno! Guardate un pò chi si riaffaccia in questa
sezione? Ma si! La sottoscritta!!
Come avevo annunciato nelle mie precedenti OS, ho deciso di cimentarmi
con una Ff su TVD..
Aaaaallora.. Chi mi conosce per la Ff sul Cast di TVD { _A Twist In My
Story_ } sa più o meno chi è Ariel.. Ma
tranquille.. Cercherò di farvela conoscere sempre
più.. ;)
Spero tanto che questa Ff ottenga lo stesso risultato della storia
precedentemente citata anche se ho qualche piccolo dubbio a tal
proposito.. Starà a voi farmelo capire..
Non mi resta che sperare che questo prologo vi sia piaciuto e che, boh,
spero di avere vostre opinioni.. :*
Alla prossima! { credo domenica ^^ }
-Altre mie storie:
_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
_A Twist In My Story_
_Vermillion_
_So Happy I Could Die_
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Capitolo 2 *** Capitolo o1 ***
01
Capitolo 1
<<
Ariel! Hai esattamente 10 secondi per alzarti dal letto,
lavarti, vestirti, farti il letto, fare colazione ed uscire per andare
a
scuola! Muoviti! >> le urla di mia madre mi destarono dal
mio sonno.
Brontolai qualcosa mentre mi rigirai a pancia in giù nel
letto coprendomi la
testa con il cuscino. Sorrisi amando in quel momento il silenzio che si
era
ricreato. “Sonno, si, io ti amo!” pensai.
<< Ancora in queste condizioni sei? Mamma! Ariel dorme
ancora!
>> urlò mia sorella, Astrid.
<< Ariel! >> ancora le urla di mia madre
seguite dalle
risate di mia sorella.
Strinsi forte gli occhi cercando di non avventarmi contro Astrid ma non
ce la feci. Mi alzai rapida dal letto e le saltai addosso, facendoci
cadere
contro il puffo della stanza. << Piccola strega io ti
uccido! >>
dissi mentre iniziavo a farle il solletico.
<< No sorellona ti prego! >>
riuscì a dire tra una risata e
l’altra.
<< Ma allora, voi due, mi spiegate che dovete fare, eh?
>>
disse autoritaria mia madre comparendo sulla soglia della porta.
<< Sono
le 7.58! Astrid, alle 8.15 entri a scuola per il tuo primo anno e tu
– disse
indicandomi – ti rendi conto che hai 18 anni!? Muoversi e non
fatemelo più
ripetere! >> e così uscì dalla
stanza.
Mettendomi le mani sulle spalle, Astrid mi fece cadere sul pavimento.
<<
Sentito la mamma? >> disse saputella alzandosi.
Presi un cuscino e glielo lanciai contro colpendola in faccia.
<<
Attenta oggi a scuola. Potrei sempre farti fare qualche sbianco al tuo
primo
anno >> le dissi minacciosa facendola preoccupare.
<< Non lo faresti mai! >>. Ghignai e, tutta
innervosita,
Astrid uscì da camera mia.
Guardai l’ora e.. “Cazzo!” Erano le 8.05!
Iniziamo il primo giorno di scuola,
per giunta dell’ultimo anno, con un bel ritardo! Mi misi
rapida in piedi e
corsi in bagno a lavarmi. Mi vestii e feci il letto, il tutto nel meno
tempo
possibile. Quando scesi al piano inferiore non feci neanche colazione e
corsi
verso scuola.
<< Signorina Mones, primo giorno e già in
ritardo >> disse
sarcastica la professoressa di storia e filosofia.
<< Mi scusi professoressa >> dissi mentre
mi accomodavo
vicino alla mia migliore amica, Sara. Sara era una delle classiche
ragazze
bionde, occhi chiari, belle ai cui piedi una immensa fila di uomini era
presente ma, nonostante tutto, riusciva a ragionare con la sua testa.
Era una
ragazza con i piedi per terra che non faceva della bellezza la sua
unica e sola
arma.
<< Ehi >> sussurrò mentre la
professoressa parlava.
<< Ciao Sa >> dissi fingendo attenzione al
discorso della
prof.
<< Come mai tardi? >>
<< Il sonno mi amava così tanto che non voleva
lasciarmi andare
via e poi, il letto era geloso che scaldassi qualcun’altro
>> dissi come
se fosse una cosa normale, come se stessi parlando di due persone
reali. Sara
ridacchiò a bassa voce.
<< Mones e Immobile, se non siete interessate la porta
sapete
dove è! >> esclamò la professoressa.
<< Se non siete interessata la porta sapete dove
è >> le
fece il verso Sara a bassissima voce. << Pensasse a
scopare di più invece
di stressare noi >> disse trovandomi più che
d’accordo.
Cercammo di
seguire ogni lezione ma, dopo neanche tre minuti di
ciascuna, ci ritrovavamo prese nel parlare o nello scambiare messaggi
con le
varie amiche.
Grazie a Dio giunse la ricreazione e potemmo,
così, scollegare la mente
per almeno quindici minuti. Mi recai alle macchinette e presi un bel
caffè,
fonte di vita e di concentrazione.
<< Abbiamo ripreso le soliti abitudini, eh?
>>
Spostai gli occhi verso la bidella.
<< Lucia, lo hai detto tu
stessa. Abitudini >> mormorai mentre presi un bel sorso
di caffè.
<< Perciò ti vedrò ogni
3x2 minuti fuori a prendere il caffè?
>> Sorrisi innocentemente e mi allontanai con il
bicchierino in mano.
Scesi nel cortile di scuola e mi andai a sedere
sotto l’unico pino presente.
Chiusi per un attimo gli occhi, cercando di rilassarmi, quando una voce
mi fece
sobbalzare.
<< Signorina Mones? >>
Aprii gli occhi. << Si? >> A parlare era
stato il vice
preside. << Ehm, posso fare qualcosa per lei?
>>
<< Non appena suona la campanella, potrebbe raggiungermi
in
presidenza? >>
Spalancai gli occhi. << Io.. Ehm.. Cosa.. Si.. Cosa ho
fatto?
>> chiesi colta dal panico.
<< Oh, ma non si preoccupi. Le voglio solo mostrare una
cosa. E
con noi ci sarà la professoressa di Inglese, Martiis
>>
<< O-ok, come vuole >> dissi mentre si
allontanava e pochi
secondi dopo mi ritrovai Sara accanto.
<< Che voleva Hitler da te? >>
<< Con questo sono cinque anni che chiami Costantini
Hitler
>>
<< E che è colpa mia? Piccolino, capelli neri
a leccata di vacca,
baffetti.. se non assomiglia ad Hitler lui! Detta pure legge!
>>
Roteai gli occhi. << Certe volte mi chiedo come faccia ad
essere
tua amica >> dissi sospirando.
Un suo braccio mi cinse le spalle. << Perché
sai che tu ed io
siamo anime gemelle. Ma comunque, che voleva? >>
<< Che vada in presidenza a fine ricreazione
>>
Corrugò la fronte. << Che hai combinato?
>>
<< Bella domanda, Saretta. Bellissima domanda
>>
Quando la campanella suonò, come mi era stato chiesto, mi
recai in
presidenza. Bussai ed attesi che mi venisse concesso il permesso per
entrare.
Permesso che non tardò ad arrivare. Aprii lentamente la
porta, timorosa di
quello che c’era nascosto.
<< Ehm.. è permesso? >> chiesi
titubante.
<< Signorina Mones entri pure. La stavamo aspettando
>>
Come entrai, oltre al vicepreside, c’era anche la
professoressa di
Inglese. << Voleva parlarmi? >>
<< Mones si segga pure – feci come mi disse
– E’ a conoscenza che
ogni anno la scuola attua uno scambio culturale della valenza di un
anno con
scuole americane >>. Annuii. << Bene,
quest’anno io e la
professoressa qui presente, scandagliando la lista di tutti i possibili
candidati, abbiamo deciso di dare a te questa opportunità
>>
<< Ma.. Ho gli esami di Stato! >>
<< Oh, ma non si preoccupi. Quest’anno in
America ti varrà anche
qui in Italia >>
Inarcai leggermente un sopracciglio. << Ah
>>
Il vicepreside aprì il cassetto della sua scrivania
prendendo al suo
interno un fascicolo. << Prego, legga pure
>>
Afferrai il fascicolo aprendolo. Al suo interno c’erano tutte
le
notizie sulla scuola in questione, i corsi, gli orari e notizie sulla
città. La
scuola si chiamava Robert E. Lee e si trovava a Mystic Falls, Virginia.
Lessi
un po’ velocemente ciò che vi era scritto.
<< E quando dovrei partire?
>>
Ci fu uno scambio di sguardi tra il vicepreside e la professoressa.
<< Dopo domani >>
<< Cosa? >> dissi sconvolta.
<< Il biglietto è già stato
prenotato >>
<< Ma.. Ma.. Non ho una casa! >> esclamai
allibita.
<< La scuola americana ha pensato anche a questo
trovandoti un
appartamento poco distante dalla scuola
>>
<< E’ una occasione unica, Mones.
Non puoi sprecarla così
>> disse la professoressa.
Guardai ancora una volta il fascicolo e alla fine sospirai.
<<
D’accordo. Accetto >>
<< Brava Mones, non se ne pentirà
>>
Mi
alzai in piedi e, salutando, uscii dalla presidenza. Ad aspettarmi
c’era Sara.
<< Allora? >>
<< Mi hanno offerto un anno in America.
“Scambio culturale”
>> dissi ripetendo le parole del preside.
<< E’ stupendo! >>
Roteai gli
occhi. << Certo, andiamo in un posto in cui non
conosci nessuno a studiare – sospirai – Dai andiamo
che voglio tornare a casa
>>
Spazio Autrice (
sempre per modo di dire )
Buongiorno
e Buona Domenica!
Come state? Io sto a pezzi.. Tanto mal di testa e tanta stanchezza
dovuti al fatto che questa mattina mi sono alzata presto per andare a
fare l'arbitro ad una partita di pallavolo.. Pffff..
Ma va beh... Allora, primo capitolo.. E' un po' cortino ma tranquille..
i primi sono così ma poi diventano lunghetti xD Inoltre sto
scrivendo il Cap14 ù.ù
Cooomunque.. Capitolo tranquillo come ci si aspettava.. Unico fatto di
importanza è quello semi conclusivo, ovvero il momento in
cui viene comunicato ad Ariel del viaggio-studio..
Cosa accadrà nel prossimo? Beh, vedrete Ariel alle prese con
qualche "strano" incontro ;)
Volevo ringraziare le 12 splendide persone che hanno recensito, grazie
mille! Ringrazio anche chi semplicemente a letto, chi ha messo la
storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli
autori preferiti! Grazie!! Vi ricordo che per qualunque cosa, spoiler,
informazioni, momenti scero potete trovarmi nei contatti sotto
elencati.. Per le informazioni sulle storie, invece, c'è il
gruppo su Fb :)
Non mi resta che dirvi che spero vi sia piaciuto e di leggere le vostre
opinioni.. E che.. Ora scappo a studiare xk oggi pomeriggio
ho un'altra partita ç___ç
A domenica ;)
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Capitolo 3 *** Capitolo o2 ***
02
Capitolo
2
L’aereo
che mi avrebbe portato in Virginia era decollato da
qualche ora. Sarebbe stato un lungo viaggio per cui mi ero messa
l’anima in
pace. Avevo acceso il mio lettore musicale e chiuso gli occhi,
lasciando che le
note delle varie canzoni mi distraessero.
La sera
precedente al viaggio, oltre al fare le valigie,
avevo cercato sul mio inseparabile computer altre notizie su Mystic
Falls.
All’inizio mi annoiai anche a leggere le solite cose lette
anche all’interno
del fascicolo che mi aveva mostrato il vicepreside, ma fu quando scorsi
altre
pagine che trovai qualcosa che attirò la mia attenzione. Su
delle pagine
americane erano riportati tantissimi articoli di giornale riferiti a
Mystic
Falls e tutti iniziavano con “Ennesima aggressione da parte
di animali feroci
nei dintorni della città”. Controllandone uno ad
uno, mi ero fatta un conto di
quante persone erano morte fino a quel momento e fui decisamente
preoccupata
quando ne venne fuori il risultato. Più di un centinaio ne
erano morte, tra cui
un professore di storia della mia futura scuola.
“T’oh, che culo. Vado a
studiarci a Mystic Falls o vado a farmi uccidere da qualche
animale?”
Continuai
a leggere le varie notizie che mi ero portata con
me quando una voce attirò la mia attenzione.
<< Scusami, posso? >> chiese un ragazzo
indicando il posto accanto al mio. Corrugai la fronte dandogli comunque
il
permesso di sedersi. Era alquanto strana come cosa. Per tutto il
viaggio ero
rimasta senza compagno di viaggio ed ora, invece, un ragazzo veniva a
chiedere
se poteva sedersi qui? Sospirai scuotendo il capo tornando a leggere.
<<
Noto che vai anche tu a Mystic Falls >>
Voltai il capo verso di lui. << E cosa te lo fa
dedurre? >>
Indicò con un cenno del capo i fogli che tenevo in mano.
<< Quelli – guardai i fogli – e poi
sei su di un aereo che va in Virginia
>>
<< Il fatto che io vada in Virginia non significa che
io vada a Mystic Falls e questi – mossi la mano che stringeva
i fogli – non
vogliono dire lo stesso. Chi ti dice che non sia interessata a queste
strane
morti? >> chiesi leggermente acida.
Il ragazzo mi guardò inizialmente serio e poi sorrise,
mostrando due perfette fossette ai lati della bocca. Per la prima volta
prestai
attenzione all’aspetto di quel ragazzo. Capelli chiari,
biondi e corti, occhi
tra il verde e l’azzurro, labbra piene. Bel ragazzo, in
pratica. << Nik
>> disse allungando la mano che guardai inizialmente
scettica.
<< Ariel >> dissi senza stringergli la mano
e
tornando a guarda davanti a me.
<< Che carattere peperino >> disse
divertito.
<< Senti – mi girai verso di lui –
siamo in viaggio da
più di cinque ore, mi spieghi perché sei venuto
ora a stressarmi l’anima?
>> Non mi rispose ma socchiuse leggermente gli occhi.
<< Non mi fai
paura con quella faccia >>
Scoppiò a ridere. << Ragazzina non parleresti
così se
solo sapessi la verità >>
<< Che verità, eh? Sei un serial killer che
sta
programmando il prossimo massacro? >> dissi ridendo.
Dopo quello scambio di battute nessuno più parlò.
<< Sai cosa si dice di Mystic Falls? >>
<< No, cosa? >>
<< Che ci siano creature oscure >>
<< Vampiri? Licantropi? – risi – Non
dirmi che ci sono
anche i Puffi! >> risposi notando come i suoi occhi si
erano illuminati
di una strana luce e la cosa mi preoccupò leggermente. Che
non stesse
scherzando sull’essere un serial killer?
Finalmente l’hostess avvisò che eravamo in
procinto di
atterrare. “Grazie a Dio”. Non appena fummo
atterrati e le porte furono aperte,
mi alzai in piedi e svelta scesi dall’aereo. Fu un
meraviglioso sollievo
sentire l’aria fresca sulla pelle, nei polmoni e vedere
finalmente qualcosa che
non era una immensa fila di sedili e di oblò. Mi avviai con
ampie falcate a
recuperare le mie valige. Ne presi una dal nastro, posandola poi a
terra, e
feci per prendere la seconda quando percepii una strana presenza alle
mie
spalle.
<< Zuccherino, ci rivedremo presto >> disse
la
voce dello stesso ragazzo presente sull’aereo con me al mio
orecchio. Ero
pronta a girarmi, lasciargli una manata in pieno viso e a prenderlo a
parola
quando, una volta che mi girai, non trovai nessuno. Del ragazzo, di
quel Nik,
neanche l’ombra. Che me lo fossi immaginato soltanto? No,
eppure avevo
percepito il suo respiro contro il mio orecchio, la sue pelle che
sfiorava
leggermente la mia. No, era stato reale eppure.. Sbuffai lasciando
perdere. Il
mio unico obiettivo, in quel momento, era andare a casa.
Per farmi spiegare dove fosse la casa dovetti chiamare la
scuola. Mi recai, quindi, verso casa. Sentendo il telefono vibrare, lo
presi
dalla tasca e controllai chi fosse. Ero pronta a rispondere quando mi
andai a
scontrare contro qualcuno. Alzai
la
testa girandomi verso lo sconosciuto.
<< Mi scusi, ero distratta >> mormorai
scusandomi.
<< Impara a guardare dove cammini invece di usare il
telefono >> rispose scontroso il tizio.
Corrugai la fronte. << Ho detto che mi dispiace
>> ribadii leggermente inacidita.
Il ragazzo alzò un sopracciglio << Non so che
farmene
>> e si rigirò dandomi le spalle.
<< Sei sempre così stronzo con le persone che
chiedono
scusa, eh? >> dissi stizzita, facendolo fermare.
<< Senti ragazzina – mi inchiodò con
lo sguardo
facendomi deglutire a vuoto – non sono in vena di scherzare
per cui modera i
termini >>
<< Oh poverino, ha avuto una giornata storta il
signorino. – feci un passo verso di lui – Resta
comunque il fatto che sei uno
stronzo! >> ribadii sorridendo innocentemente.
Lui socchiuse leggermente gli occhi. << Non sai con
chi parli. Si vede che sei nuova di qui >>
mormorò solamente.
<< Illuminami! E poi.. Come chi ti dice che sono
nuova? >> lo sfidai.
<< Non ho tempo da sprecare con delle bambine. Ho
questioni più importanti – si risistemò
la giacca – Ti basta sapere che mi
chiamo Damon >> e così si girò,
riprendendo a camminare.
Io invece strinsi le labbra e i pugni. << La prossima
volta ti faccio vedere io se sono una bambina o no. Stronzo!
>> mi girai
sbuffando e ripresi a camminare. Non era passato neanche un giorno da
quando
ero arrivata e già stavo odiando questa stupida cittadina.
Prima il tizio
inquietante dell’aereo, ora quel grandissimo stronzo.
“Dio, ma dove sono
finita?”
Mi grattai la testa e svoltai l’angolo trovando la palazzina
in cui era situato il mio appartamento.
Situato al terzo piano, l’appartamento non era poi male.
Ampio soggiorno con vista sulla città, cucina, due bagni e
due stanze da
letto. Come avevo
detto, non male. Mi
recai in una delle stanze da letto e scelsi quella più
ampia. Depositai le
valige sul letto e mi avvicinai alla finestra per guardare fuori.
Sperai che i
prossimi giorni fossero migliori di quello che stavo vivendo in quel
momento.
Abbassai leggermente lo sguardo verso la strada e per poco non mi venne
un
infarto. Appollaiato sul davanzale, un enorme corvo nero faceva bella
mostra.
Mi guardava e gracchiava, battendo con il becco contro la finestra.
<< Sciò! Va via! >> dissi
battendo la mano
contro il vetro. Il corvo non voleva spostarsi per cui aprii di scatto
la
finestra. << Vuoi andare via!? >> dissi
gesticolando con le mani.
Ciò provocò il volo del volatile. “Oh,
finalmente”.
Richiusi la finestra e poi le tenda. << Se anche i
prossimi giorni saranno così, giuro che prendo e torno in
Italia! >>
sbottai lasciandomi cadere sul letto, chiudendo gli occhi.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
MA buongiorno e buona Domenica!
Come va? Io tutto bene *_* cosa stranissima per la mia salute!
Allora.. Zan zan zan zaaaaaaan.. Ariel ed il suo viaggio verso la
Virginia. Come si suol dire, si possono fare veramente tanti strani
incontri ù.ù
Ariel incontra questo strano tizio di nome Nik.. Poi, una volta a terra
incontra Damon, che si rivela essere simpatico come... come...
in questo momento non mi viene in mente un giusto esempio, ma
mi avete capita, no? Prima impressione di Ariel riguardo Mystic Falls?
Credo che l'ultima sua frase la dica lunga su cosa pensa xD
Vorrei ringraziare i lettori silenzioni, le splendide persone che
commentano, colore che hanno messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori
preferiti.. Me ringrazia calorosamente!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e di leggere vostre
opinioni.. Per qualunque cosa vi aspetto sul gruppo di Facebook ;)
A domenica :*
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Capitolo 4 *** Capitolo o3 ***
03
Capitolo
3
Quando
aprii gli occhi, mi resi conto che quel giorno
sarebbe stato il mio primo giorno di scuola qui a Mystic Falls. Con una
calma
che non mi apparteneva, mi lavai per poi scegliere che indumenti
indossare. La
giornata era assolata per cui optai per un comodo pantacollant nero e
una
maglia lunga bianca. I capelli li lasciai ricadere mossi lungo le
spalle.
Prendendo la borsa, uscii di casa e mi diressi verso scuola.
Il fatto che l’edificio scolastico fosse distante solo
qualche decina di metri
mi permetteva di andarci a piedi, evitandomi, così, di
prendere i mezzi
pubblici che mai avevo molto amato.
Scorsi in lontananza l’edificio ed iniziai a prepararmi
psicologicamente
ad essere la nuova ragazza proveniente da un altro continente, che
verrà
perseguitata, osservata, studiata da tutti quanti.
Il cortile era già gremito dai vari gruppi di alunni. Presi
un bel respiro e mi incamminai nel mezzo del cortile e, non appena lo
feci, i
primi sguardi iniziarono a posarsi su di me. In pochi secondi
l’intero cortile
mi stava osservando. Avevo detto che odiavo le attenzioni? Beh, si.
Odiavo
essere al centro dell’attenzione. Cercando di non mostrarmi
alterata già dalle otto
del mattino, affrettai il passo entrando nell’edificio.
Raggiunta la segreteria
vi entrai dentro.
<< Salve, sono Ariel.. >>
<< Oh, la studentessa italiana! – disse la
donna
interrompendomi. Odiavo anche l’essere interrotta.
“Primo giorno, Ariel. E’ solo
il primo giorno” – Tieni, cara, qui ci sono tutti
gli orari delle tue lezioni e
questo dovrai farlo firmare ai professori per poi riportarmelo a fine
giornata
>> disse porgendomi i vari fogli e foglietti.
<< D’accordo >>
<< Spero che ti troverai bene qui a Mystic Falls
>> disse sorridendomi.
Ricambiai il suo sorriso sebbene il mio fosse molto
sarcastico. << Non lo metto in dubbio >>.
“Se, certo”. E con gli
orari in mano uscii dalla segreteria nell’istante in cui la
campanella decretò
l’inizio delle lezioni. Controllai l’orario e ora
avevo storia. Mi misi l’anima
in pace e mi diressi verso l’aula che, ehm, trovai dopo ben
dieci minuti. “Ma
si dai, iniziamo bene!” pensai mentre bussai.
<< Si? >> disse la voce del.. professore?
Aprii
la porta ed entrai. Gli occhi degli alunni si puntarono verso di me ed
il
professore mi guardò curiosamente. << Lei
sarebbe? >>
<< Quella nuova >> dissi semplicemente
mentre mi
avvicinavo, passandogli il foglio da firmare.
Lo prese e, dopo averlo firmato, me lo restituì.
<< Io
sono Alaric Saltzman, docente di Storia. Lei è la signorina
Ariel Mones. Per
essere il suo primo giorno è già in ritardo
– disse con tono simpatico – Spero
che non diventerà una abitudine >>. Feci
schioccare la lingua contro il
palato e ripresi il foglio, il tutto mantenendo sulle labbra un sorriso
ironico, sebbene i miei occhi mostrassero realmente cosa stessi
pensando. Per
qualche secondo vidi lo sguardo del professore farsi serio, come se
avesse
capito qualcosa. << Ehm – si schiarì
la voce – può andarsi a sedere lì
>> disse indicandomi il banco verso cui mi diressi per
poi sedermi. Poggiai
il gomito contro il banco ed il mento contro la mano mentre con
l’indice
dell’altra mano picchiettavo contro il legno del ripiano.
<< Signorina
Mones può dirmi cosa avete fatto di storia in Italia?
>>
<< Siamo arrivati al 1848 >>
Lo vidi annuire. << Abbiamo programmi diversi ma credo
che non dovrebbe crearle problemi. Per cui, Signorina Mones,
perché non ci dice
qualcosa di lei? >>
Storsi la bocca. << Ho una comunissima vita da ragazza
diciottenne non diversa dagli adolescenti americani per cui –
scrollai le
spalle – non ho nulla da dire >>
<< D’accordo, allora iniziamo pure con la
lezione
>>
Quelle che seguirono furono le due ore di storia più lunghe
della mia vita. Non seppi mai per quale volontà divina
riuscii a seguirle
entrambe. Non appena suonò l’ora, mi alzai in
pieni e raccolsi le mie cose sul
banco. All’improvviso vidi una figura accanto al banco e la
guardai con la coda
dell’occhio prima di alzare la testa. Una ragazza bionda
dagli occhi azzurri mi
guardava con un ampio sorriso. << Ciao, io sono Caroline
Forbes e sono
qui per farti da Cicerone, oltre ad augurarti un buon inizio anno ed
una buona
permanenza qui con noi >>
Le sorrisi cercando di mostrarmi amichevole. << Grazie
Carolina ma .. – scossi il capo storcendo la bocca
– non serve. Grazie comunque
>> dissi mentre uscii dall’aula.
Finalmente quella prima giornata scolastica finì. Non mi
andava di tornare a casa ad annoiarmi per cui mi feci un giro per la
città.
Doveva pur esserci qualcosa di interessante da fare, no? Camminai per
la strada
fino a quando non raggiunsi un pub chiamato Mystic Grill. Entrai e mi
accomodai
su di una sedia accanto al bancone.
<< Posso portarti qualcosa? >> chiese il
barista.
<< Delle patatine fritte ed una coca cola, per favore
>>
<< Sei nuova, vero? Non ti ho mai visto qui
>>
disse ancora il barista servendomi la coca cola.
<< Si, sono arrivata qualche giorno fa. Scambio
culturale con l’Italia >> dissi prendendo un
piccolo sorso.
<< L’Italia? Wow! Deve essere bella
>>
<< Molto >> dissi semplicemente vedendo
arrivare
le patatine che presi a mangiare.
Sentii la sedia accanto a me spostarsi, segno che qualcuno
si era seduto e ciò mi fu confermato dal bicchiere di
Whiskey che venne posato sul
bancone. << E così te sei italiana
>> disse il tizio accanto a me.
Avevo la vaga sensazione di aver già sentito quella voce.
Voltai il capo e mi scontrai con due occhi azzurri. <<
Ah, sei lo stronzo
dell’altro giorno >> dissi prima di riprendere
a mangiare.
<< Questa lingua non hai ancora imparato a tenerla a
freno noto >>
Finii di mangiare le patatine e mi pulii le mani. <<
Perché non finisci di scocciarmi e vai da
qualcun’altra? >>
<< Mmm.. Diciamo che mi piace stare qui >>
<< Perfetto – svuotai il bicchiere –
allora vado via
io >> dissi alzandomi. << Ehi, paga lui
>> dissi al barista
indicando il tizio ma una mano, che si chiuse intorno al mio polso, mi
fece
fermare. << Che vuoi? >>
Mi guardò negli
occhi
intensamente. << Resta qui >> disse e
percepii un lieve movimento
delle sue pupille.
Portai una mano sulla sua guancia e avvicinai il viso al
suo. << Neanche morta >> dissi sorridendo
ed il suo viso si fece
serio. << Ed ora, lasciami >> dissi dura.
<< Damon! >> esclamò una voce
alle nostre
spalle. Una ragazza dai lunghi e lisci capelli castani, insieme ad
un’altra
ragazza, mulatta con i capelli mossi castani, e alla ragazza che aveva
detto di
chiamarsi Caroline, comparvero dietro Damon.
<< Ariel >> disse Caroline salutandomi e le
risposi con un sorriso. << Elena, Bonnie vi presento
Ariel, la ragazza
italiana che sta frequentando la nostra scuola >>
<< Piacere Bonnie >>
<< Piacere, io sono Elena e spero che Damon non ti
abbia infastidito >> disse allungando la mano verso di me.
Gliela strinsi. << Nessun fastidio. La bellezza non
può mai andare d’accordo con
l’intelligenza >> dissi sorridendo.
Damon inarcò un sopracciglio, ghignando. <<
Sono
contento che ti piaccia >>
Mi riavvicinai al suo viso e portai un dito sotto al suo
mento. << Sarai pure bello ma non sei proprio il mio tipo
per cui –
allungai la mano prendendo il suo bicchiere di Whiskey –
annegati >> e
glielo rovesciai addosso. << Ops, scusami! Mi
è scivolato >> dissi
fingendomi dispiaciuta mentre i visi di Caroline, Bonnie ed Elena
mostravano stupore
e anche apprensione. << Ragazze, piacere di avervi
conosciute ma
scusatemi, devo proprio andare >>
Uscii dal locale pulendomi le mani. << Pessima idea
ragazzina >>
Sobbalzai. << Avevo dimenticato che gli stronzi in
acqua galleggiano >>. Fu un attimo e mi ritrovai in un
vicolo nascosto
agli occhi dei passanti. << Che diamine fai, eh?
>> chiesi
arrabbiata.
<< Ti faccio capire bene chi comanda e che con me non
bisogna scherzare >>
<< E cosa vuoi farmi, eh? >> lo sfidai
avvicinandomi ancora con il viso al suo. Non ero mai stata una ragazza
scontrosa ma quel ragazzo mi stava innervosendo.
<< Ti farai uccidere con questo tuo carattere
>>
<< Una morte in più, una morte in meno. Mystic
Falls è
abituata a morti misteriose, o sbaglio? >>
Ci furono alcuni minuti di silenzio in cui nessuno dei due
staccava gli occhi dall’altro.
<< Ariel Mones, stronzo >> gli allungai la
mano.
<< Damon Salvatore, ragazzina >> la strinse.
Avevo la stana sensazione che da quell'incontro molte cose sarebbero
cambiate.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Buongiorno e buona domenica!
Come state? Io ho una spalla che mi fa malissimo
ç___ç Ecco che gli acciacchi dovuti alla
pallavolo si fanno sentire... Domenica prossima è Natale e
tranquille, domenica pubblico ù.ù
Però, poi, ci risentiremo anno nuovo, ovvero l'8. Motivo?
Capodanno fuori.. Ah, ringrazio chi mi ricorda che è
Domenica e che quindi devo pubblicare! ^^"
Ma passiamo a noi.. Primo giorno di scuola di Ariel.. Come
iniziare bene l'anno se non con un bel ritardo alle lezioni? :) Ariel
inizia, inoltre, a far conoscenze.. Prima Care, poi Elena e Bonnie al
Grill. E chi rincontra al Grill? Ma si, Damon! Quei due, per quanto
sono simpatici tra di loro, mi costeranno la vita!! Mi fanno uscire di
testa xD Ariel, comunque, si va a cercare la morte sempre di
più.. ma va be! xD
Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, colore che spendono qualche
minuti per commentare :) , chi ha messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori
preferiti.. Troppo gentili!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e sappiate che dal prossimo
iniziano a diventare più "succosi".. Vi dico solo che il
prossimo informerà su un particolare della storia ;) Vi
ricordo che per qualunque cosa vi aspetto sul gruppo di Facebook ;)
Non mi resta che augurarvi buona domenica e alla prossima!
-Altre mie storie:
_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
_A Twist In My Story_
_Vermillion_
_So Happy I Could Die_
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Capitolo 5 *** Capitolo o4 ***
00
Capitolo
4
<< La guerra di
secessione fra gli Stati Uniti del
Nord e quelli del Sud venne vinta dagli Stati del Nord per molte
ragioni. Una
su tutte era il fatto che fossero 22milioni contro solamente 9milioni
di
soldati, oltre allo spesso divario in fatto industriale, e...
>> Il suono
improvviso della campanella, oltre a farci sobbalzare,
conferì a tutti noi un
sollievo interno. Dire che eravamo provati dalla lezione era dire
veramente
poco. << Ragazzi, sappiate che lunedì
interrogo su tutto >>
<< Ma professore! >> si lamentarono quasi
tutti
ma il professore non volle sentire ragioni.
Raccolti i libri, andai verso il mio armadietto e posai al
suo interno i miei libri. Il cibo della mensa era orribile
perciò optai per
rimanere a digiuno. Mi recai in cortile e mi sedetti vicino ad un
albero,
compagno mio durante le pause. Sebbene fossero passati alcuni giorni
dal mio
arrivo, ero ancora restia nello stare con gli altri.
<< Non dovresti essere insieme a tutti gli altri?
>> disse una voce
all’improvviso.
Voltai il viso di lato. << Sei un po’ troppo
grande
per fare ancora il Liceo, non credi? >>
Damon ghignò allegramente. << Sono qui solo
per il mio
caro fratellino e la sua adorata ragazza >>
Inarcai un sopracciglio perplessa. << Hai un fratello?
Spero che non sia come te perché in quel caso, beh
– sospirai – le torture
sarebbero molto più piacevoli >> gli risposi
sorridendo.
<< Hai un senso dell’umore che deve essere
perfezionato >> rispose lui tranquillamente.
Parlare con Damon Salvatore non faceva che accrescere il mio non voler
nessuno
approccio con gli altri. Tuttavia, lui, per il momento, era
l’unico con cui
esprimevo più di due, massimo tre frasi in un discorso e
questo dialogare mi
aveva portato ad accorgermi di come, quando gli rispondevo ironica o
comunque
toccavo il suo ego, i suoi occhi si accendessero, come se stesse
cercando di
trattenere le sue reali azioni.
<< No, italiana – ghignò –
di Damon Salvatore ce ne è
uno solo >> disse con voce bassa ed intensa.
Lo guardai per alcuni secondi negli occhi. Su di lui, forse,
potevi dire le peggiori cose.. Ok, togliamo il forse. Su Damon
Salvatore era
facilissimo dire che tutte le peggiori qualità le avesse lui
ma non si poteva
negare, al tempo stesso, che non fosse un bel, figo e, purtroppo,
dannatamente
sexy ragazzo. << Grazie a Dio! >>
Ci sfidammo con lo sguardo a lungo fino a quando non venimmo
interrotti.
<< Damon, che ci fai qui? >>
Lui si voltò verso il ragazzo che aveva parlato.
<<
Fratellino! Sono anche io contento di vederti! >>
Mi voltai a guardare chi fosse il ragazzo e per poco non mi
strozzai. Stefan Salvatore, nonché ragazzo di Elena, che
avevo conosciuto
grazie a quest’ultima, era il fratello di Damon. Beh, lo
avrei dovuto capire
dal cognome.
<< Vorrei dire la stessa cosa anche io –
rispose nello
stesso tono divertito Stefan, prima di spostare lo sguardo su di me
– Ariel,
ciao >> disse lievemente confuso.
<< Stefan >> gli risposi sorridendogli.
<< Non serve fare le presentazioni vedo. Lo conosci
già il mio fratellino. Mi sembri sconvolta >>
Storsi il naso. << Cercavo di comprendere come una
persona come Stefan potesse essere il fratello di uno come te
>>
<< Ci sono giorni in cui me lo chiedo anche io
>>
<< Ma.. ehm.. scusate – disse Stefan
– voi come mai vi
conoscete? >>
<< Notte di sesso sfrenato >> rispose come
se
nulla fosse Damon, provocando stupore sul viso di Stefan.
<< Diventerei lesbica pur di non venire a letto con
te, Damon. Comunque – guardai Stefan – ho avuto lo
sfortunato caso di
incontrarlo non appena sono arrivata qui a Mystic Falls e subito ho
capito che
persona fosse >>
Stefan ridacchiò leggermente. << Stefan!
>> la
voce di Elena giunse alle nostre orecchie e poco dopo si
buttò tra le braccia
di Stefan. << Ehi Ariel! E.. Damon? Che fai tu qui?
>>
<< Vi siete messi tutti d’accordo con le
domande?
Tutte la stessa mi avete posto >>
Elena roteò gli occhi al cielo. << Ariel,
credevo ti
unissi a me, Bonnie e Care >>
<< Scusami ma – feci una piccola smorfia
– ho bisogno
ancora di qualche giorno per sentirmi “a casa”
>> le dissi dispiaciuta.
Ed era così realmente. Elena e le sue amiche hanno cercato
fin da subito di
farmi sentire parte integrante, rispettando, però, sempre i
miei spazi. Nessuna
si mostrò invadente anzi, e ciò fu un
bene.
<< Tranquilla ma.. Perché stasera non vieni da
me? Ci
saranno anche le altre. Cosa tranquilla tra di noi, niente di strano
>>
La guardai interdetta e sospirai. << D’accordo
>>
Ore 19.30. Mi trovavo di fronte casa di Elena, indecisa se
bussare o meno. In testa mi ripetevo di smettere di fare la ragazzina
asociale,
che per giunta non ero mai stata, e di tornare ad essere me stessa.
Presi un
lungo respiro e feci per bussare, quando la porta si aprii, rivelando
la figura
sorridente di Elena.
<< Sapevo che saresti venuta >>
Con la fronte corrugata, chiesi spiegazioni. << Ma
che..? Come.. ? >>
<< Magia! – disse ridacchiando –
Scherzo, ti stavo
guardando dallo spioncino >>
Ridacchiando, entrai, prendendo a guardarmi intorno.
<< Che bella casa >>
<< Grazie, i miei genitori avevano buon gusto
>>
Non mi sfuggi l’imperfetto che aveva usato. Avevo quasi paura
a chiederle il
perché di “avevano” ma preferii non
farlo. Lei non aveva violato la mia
privacy, non volevo essere io a violare la sua. << Dai
andiamo su, ci
sono le altre che ci aspettano >>
Salimmo le scale, raggiungendo camera di Elena. Quando aprì
la porta, vidi Caroline e Bonnie intente a farsi la manicure.
<< Ariel! >> esclamò Care.
<< Vieni, su.
Così appena finisco con Bonnie, sistemo le tue unghie
>>
La mia faccia doveva essere abbastanza sconvolta visto che
le tre ragazze scoppiarono a ridere. << Tranquilla,
Caroline sconvolge
tutti la prima volta! >> disse Bonnie.
<< Ehi! >> esclamò indignata la
biondina.
Elena andò a sedersi vicino le altre ragazze e la medesima
cose feci anche io. Mi portai le ginocchia al petto, poggiandovi sopra
il
mento.
<< Allora, Ariel, come ti trovi qui a Mystic Falls?
>> chiese Elena.
<< Non male. Per essere una città in cui la
gente
scompare da un giorno all’altro per poi ricomparire cadavere,
beh, è abbastanza
tranquilla >> dissi ciò e i corpi delle
ragazze si irrigidirono per pochi
secondi. << Che c’è? >>
<< Nulla, non ci piace parlare di questi argomenti
>> disse Bonnie.
<< Oh >> dissi imbarazzata.
<< Oggi, a scuola, ti ho vista parlare con Damon..
>>
<< Ah si, Damon. Non ancora riesco a credere che
Stefan sia suo fratello. Troppo diversi >>
<< Invece sono fratelli. Ma tornando a noi, è
successo
qualcosa tra voi? >>
<< Elena, non so cosa di così malato e folle
ti stia
passando per la testa ma, oltre al divertirmi nel distruggere il suo
ego
maschile, non è successo assolutamente nulla. Uno, non lo
sopporto. Due,
preferire morire che stare con Damon – la vidi annuire
– A cosa devo questo
interessamento? >>
<< Damon all’inizio non era, diciamo, una bella
persona con cui stare >> disse Bonnie.
<< Forse non lo è neppure adesso
>> aggiunse
Caroline.
<< Caroline! >>
l’ammonì Elena.
<< Che c’è? Sai che nessuno
può cambiare totalmente!
Siamo ciò che siamo! >> ribadì
Care.
Ci furono alcuni minuti di silenzio che vennero interrotti
da Bonnie. << Ok, basta parlare di Damon Salvatore.
Eravamo qui per fare
la manicure e spettegolare – disse e tutte annuimmo
– Ariel, se mi porgi la
mano inizio a farla a te >> Annuii e gli diedi la mano.
Nel momento in
cui quella di Bonnie toccò la mia, un forte formicolio alla
mano mi costrinse a
togliere di scatto la mano.
<< Ho preso la scossa >> dissi lievemente
dolorante mentre mi toccavo la mano, trovando un graffio su di un dito.
Alzai
lo sguardo incrociando quello di Bonnie, che, dopo alcuni secondi in
cui mi
guardò quasi spaventata, tornò normale.
<< Scusa! >> esclamò svelta
alzandosi. << Vado a prenderti subito il disinfettate e
un cerotto. Elena
vieni con me? >>. Quella annuì, seguendola.
<< Tranquilla, Bonnie ha graffiato anche me molto
spesso >> disse Caroline, notando la confusione sul mio
viso. <<
Ecco cosa significa farsi da sola le unghie >>
esclamò per
sdrammatizzare.
Fu Caroline a continuare o meglio, a iniziare la mia
manicure. Poco dopo rientrarono le due ragazze.
<< Ariel scusa, è stato un incidente
>>
Le sorrisi. << Tranquilla, ti avrò dato io la
scossa
di sicuro. Tutto ok! >>.
Elena mi porse disinfettante e cerotto. Il resto della
serata passò tranquilla. Conobbi meglio le ragazze e, di
conseguenza, conobbi a
parole anche Tyler, pseudo ragazzo di Caroline, Jeremy, fratello di
Elena e
fidanzato di Bonnie, Matt e tutti gli altri.
Guardai, ad un certo punto, l’ora. << Credo che
sia il
caso di tornare a casa >>
<< Sicura di non voler restare a cena qui da noi?
–
annuii ad Elena – D’accordo >>
Mi accompagnarono alla porta. << Grazie ancora, mi
sono divertita >>
<< Lo stesso vale per noi >> esclamarono in
coro
tutte, anche se Bonnie era
rimasta
ancora abbastanza turbata.
Salutai tutte ed uscii da casa di Elena. Presi a dirigermi
verso casa. Nella mia mente le immagini della scossa avuta con Bonnie
vagavano
ancora in essa.
POV ELENA
Chiusi la porta non appena Ariel uscì.
<< Non per qualcosa ma potrei sapere anche io che
succede? >> chiese Caroline.
Mi voltai a guardarla per poi spostare lo sguardo su
Bonnie. <<
Bonnie ha avuto..
>>
<< Una visione >> completò
Bonnie.
<< Visione? Di solito non erano semplici sensazioni?
Ora sono visioni? >>
<< E’ la prima volta che mi capita
>>
<< E cosa avresti visto in questa tua visione?
>> continuò Caroline.
<< Ariel.. con.. Ho visto Ariel insieme a Klaus
>>
L’espressione di Caroline divenne un misto di preoccupazione
e sconvolgimento. << Ariel è dalla parte di
Klaus? >>
Bonnie scosse il capo. << No, ma avrà a che
fare con
lui. Nella.. nella visione, Ariel non era più un essere
umano. Era un vampiro
>>
Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma buona domenica e BUON NATALEEEEEEEEEEEEEEEEEE a voi e alle vostre
famiglie :)
Avete aspettato con ansia Santa KLAUS? Io aspettavo solo Klaus, visto
che siamo in tema xD Mi scuso per eventuali errori, ma sto dal
portatile di Lisa_Pan e non ci so scrivere ù.ù probabilmente mi sono persa qualche virgola per strada -.-
Comunque.. Ariel inizia ad integrarsi con le ragazze.. Una bella seduta
di manicure è proprio un bell'inizio :) Anche se poi,
abbiamo visto che c'è stato un piccolo colpo di scena!
Tataaaaan! Ariel e Damon.. Quei due io li capisco sempre meno, anzi tra
poco non li capirò più! Fanno quel che vogliono,
specialmente Ariel :/:/
Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, coloro che leggono e
commentano, coloro che hanno messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori da ricordare
:)
Visto che è Natale... Io faccio un regalo a voi, voi lo fate
a me? Visto che il prossimo aggiornamento dovrebbe esserci l'8/01, se
vedo che il capitolo tra oggi e domani otterrà almeno 5
recensioni, o giù di lì, potrei anche pubblicare
tra il 27/28 ù.ù Ma dipende tutto da voi ;)
Non mi resta che dirvi ancora buon Natale e un felicissimo anno nuovo!
;)
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Capitolo 6 *** Capitolo o5 ***
05
Capitolo
5
Allungata
sul letto con un braccio teso verso l’alto, avevo
concentrato tutta la mia attenzione sulla mano, più
precisamente su quel
piccolo graffio che mi era stato “procurato” da
Bonnie.
Sebbene fossero passati svariati giorni, la cicatrice che venne a
formarsi mi
recava dolore. Non acuto, ma sapeva essere decisamente fastidiosa per
le sue
piccole dimensioni.
Ciò che di quella ferita mi incuriosiva era come essa si era
formata. Come poteva un semplice contatto, un semplice sfiorarsi
procurare una
ferita?
Ad irrompere nei miei pensieri fu la suoneria del mio telefono.
<< Pronto? >>
<< Dove sei? >> fece capolinea la voce
squillante di Caroline.
Corrugai la fronte. << A casa sto. Dove altro dovrei
essere? >>
<< Qui da me, ecco dove! >>
Sbattei le palpebre confusa. << Che ho dimenticato?
>>
<< Ariel! Mi devi accompagnare a cercare qualcosa per
la festa di domani! >>
Portai la mano a sbattere contro la fronte. << Vero!
La festa al Grill! Me ne sono scordata, scusa >>
<< Complimenti! Senti, ti do.. mmm.. 5 minuti per
essere da me >>
<< Ma non puoi mettere qualcosa che già hai?
>>
<< No! >> e chiuse la chiamata.
Dieci minuti più tardi mi ritrovavo davanti casa di
Caroline.
Con le braccia a circondarmi il busto, cercavo di scaldarmi mentre
Caroline sembrava
essersi persa in casa sua.
<< Eccomi! >> disse sorridente.
<< Di-dillo c-c-che lo hai f-fatto apposta
>> le
dissi battendo i denti.
Lei sembrò confusa. << Senti freddo?
>>
<< Per me qui da voi è come essere al Polo
Nord
>>
Ridacchiò. << Esagerata! Dai andiamo
>>
Iniziammo a camminare per le strade della città, fermandoci
quasi ad ogni negozio. Caroline provò così tanti
indumenti che al secondo
negozio persi il conto. Finalmente, quando iniziò a
tramontare il sole, sembrò
aver trovato quello che cercava. Abito nero, lungo fino a
metà coscia. Intorno
alla vita una sottile cinta fatta da piccoli pietruzze.
<< Allora, come sto? >>
<< Care, ti sta bene. Veramente >>
Lei mi guardò socchiudendo gli occhi. << Non
fai altro
che dire la stessa cosa >>
<< Forse perché è la
verità.. >> cercai di
spiegarle.
<< O forse è perché non vedi
l’ora di tornartene a
casa >>
Roteai gli occhi, sospirando. << Care, come vedi, sono
complicata. Non era meglio venire con Elena o con Bonnie?
>> le chiesi
mentre la vidi rientrare nel camerino.
<< Bonnie è da Jeremy, Elena da Stefan
>>
<< Tyler? >>
<< Perché avrei dovuto chiederlo a lui?
>>
rispose lei sulla difensiva e ciò mi fece inarcare un
sopracciglio.
<< Bionda, sarò nuova, ma non cieca. Il vostro
feeling
è visibile persino ad un cieco. Vuoi forse farmi credere che
tra voi non ci sia
del tenero? >> il suo non proferire parola fu la sua
risposta.
Uscì dal camerino con il vestito tra le mani senza fiatare e
si diresse verso la cassa. Io mi sedetti su di una poltroncina.
<< Tu non prendi nulla? >> chiese quando
tornò.
<< No, mi arrangerò > le dissi
scrollando le
spalle.
<< Ok – disse annuendo – Comunque mi
ha chiamato Bonnie. Lei e Jer sono
al Gril e hanno detto se li raggiungiamo >>
<< No problem. Tanto non avrei da fare nulla a casa
>>
Uscimmo dal negozio e ci avviammo verso il pub che raggiungemmo pochi
minuti
dopo.
Entrate dentro, andammo alla ricerca dei due, trovandoli
poco dopo seduti ad un tavolo.
<< Ehilà! >> esclamò
Care ai due.
<< Ce l’avete fatta ad arrivare!
>> esclamò la
ragazza, sorridendo ad entrambe. << Sedetevi, su
>>
<< Tu devi essere Ariel, giusto? >>
<< Si – gli risposi – E tu Jeremy
>>
<< Giustissimo. Non avevo avuto il piacere di
presentarmi >>
<< Non preoccuparti. Tua sorella, Bonnie e Care mi
hanno così parlato di voi che potrei dirvi di conoscere da
sempre >>
Ridacchiammo un po’ tutti e ordinammo da bere. Mentre
aspettavamo le nostre ordinazioni, scambiammo qualche chiacchiera. Feci
vagare
lo sguardo tra i vari clienti quando, vicino al bancone, riconobbi la
figura di
Damon. Come se sentisse, se percepisse il mio sguardo, alzò
gli occhi
incrociando i miei. Lo guardai. Mi guardò. A rompere il
contatto visivo fu
l’arrivo del cameriere con le nostre ordinazioni.
Quando andai a riportare lo sguardo, di Damon neanche
l’ombra. Corrugai la fronte perplessa. Svuotai svelta il
bicchiere e mi alzai,
scusandomi e dicendo che mi ero appena ricordata di una cosa. Mi recai
verso il
bancone, luogo in cui avevo visto seduto Damon. Il mio sguardo
vagò ancora per
tutto il pub, ma di Damon non vi era traccia.
Certa, ormai, del fatto che mi fossi immaginata tutto, uscii
dal locale. Percorsi un paio di metri prima di avere la sensazione di
essere
seguita da qualcuno. Affrettai il passo per arrivare il prima possibile
alla
macchina. Appena la raggiunsi, disattivai l’allarme e feci
per salire a bordo,
quando nel finestrino comparve il riflesso di qualcuno. Mi girai di
scatto
e cacciai un urlo che venne subito bloccato dalla mano di qualcuno.
Quando mi
resi conto di chi avessi di fronte, sentii il sangue salirmi fino alla
testa.
Spintonai Damon mentre iniziai a ricoprirlo di insulti.
<< Cazzo fai, eh? Mi vuoi far venire un infarto, eh?
Vaffanculo! >> dissi continuandolo a spintonare
leggermente e a tirargli
degli schiaffi contro le braccia.
<< Hai finito? >> chiese lui divertito.
<< No! >> dissi ad alta voce, respirando
affannosamente.
<< Beh, meglio se finisci. Siamo in un luogo pubblico
e potrebbero prenderti per una pazza scappata da un manicomio
>>
Strinsi forte le mani a pugno, ma obbligai me stessa a
calmarsi. << Cosa vuoi? >>
<< No, cosa vuoi tu? >>
<< Io da te assolutamente nulla. Cosa ti farebbe
credere il contrario? >>
<< Il fatto che mi stavi guardando e poi cercando
>>
Mi irrigidii leggermente. << Io guardare e cercare te?
Ti sarai sbagliato >>
Annuì poco convinto. << Certo, certo.
Ammettilo che
stai cominciando a capire di essere pazza di me >> disse
ghignando.
Una favolosa, quando malata, idea mi venne in mente.
<< Ok.. mi hai scoperta! – portai una mano sul
suo collo e l’altro
braccio dietro di esso mentre mi avvicinai al suo corpo –
Sono follemente pazza
di te! Ti prego prendimi! >> gli dissi sensuale mentre
sollevai una gamba
fino a portarla contro il suo fianco, che strinsi.
Vidi i suoi occhi accendersi e guardami intensamente mentre
le sue mani si posarono contro la mia schiena, stringendomi a lui prima
di
sfiorarmi con una di esse la gamba stretta al suo fianco.
Sentii il mio respiro velocizzarsi, così come il battito
cardiaco, nel preciso istante in cui le sue mani si posarono sul mio
corpo.
Quella vicinanza, quel contatto così intimo mi fecero
rendere conto di qualcosa
che avevo fino a quel momento supposto. Si, era bello. Si, era sexy.
Si, il suo
corpo era sodo e muscoloso al punto giusto. E si, tutto di lui pian
piano mi
stava attraendo.
Percepire la portiera contro la schiena fu la spia che mi
fece rendere conto che la situazione stava sfuggendo dalle mie mani.
Cercai di
parlare, ma in quel momento era come se il mio corpo avesse preso il
sopravvento sulla mente.
Il suo viso prese ad avvicinarsi pericolosamente al mio collo e dovetti
deglutire. “Ariel non cedere. Ariel riprendi
coscienza di te!” continuavo a ripetermi nella
testa. Il vociare sempre
più insistente fece fermare ed allontanare Damon, il quale
mi guardò divertito.
<< Te l’ho detto che avresti ceduto prima o
poi. Serve
solo un po’ di pazienza >>
<< Va al diavolo, va! >> gli dissi dandogli
le
spalle e salendo in auto.
<< Ci vediamo domani alla festa, ragazzina
>>
<< Mi hai appena dato un buon motivo per non venire
>> gli dissi alzando lo sguardo, ma.. non lo trovai
più. Era come se si
fosse volatilizzato. “Questo è molto
strano” pensai chiudendo la portiere e
avviandomi a casa.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Ma buongiorno! Sorprese di vedermi? :) Bhe.. voi avete fatto il regalo
di Natale a me, ora è il mio turno di farlo a voi, anche se
in ritardo, ma va beh xD
Come state? Io sto a pezzi.. Ho una tosse che tra un pò mi
si porta via.. per giunta non riesco neanche ad aprire il flacone dello
sciroppo! Dannato tappo salva bimbi! >.<
Ma passiamo al capitolo... Allora.. Ariel, ormai, si
è integrata e ciò lo dimostra anche il fatto che
va a far compere con Care. Che occhio attento la nostra Ariel
che vede come tra la biondina e Tyler ci sia del tenero.. Molto attenta
:3
Poi.. arriva il Grill.. Ariel tra un pò ci
prenderà la casa al Grill, fidatevi.. Chi incontra? Mr Damon
Sono Gnocco Salvatore :3 I due si guardano. Dannato cameriere
che fa distrarre Ariel ù.ù Avrà
ragione Damon nel dire che bisognava solo aver un pò di
pazienza? Sta cedendo veramente Ariel? eeeeeeeeeee.. non posso dire
nulla :333
Nel prossimo capitolo ci sarà l'entrata di un nuovo
personaggio..
Ringrazio chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori
preferiti.. Grazie mille!
Non mi resta che darvi appuntamento per l'8/01 per il prossimo
aggiornamento.. Passate un bel Capodanno! :):) e per qualunque cosa, vi ricordo il gruppo di FB linkato sotto ;)
-Altre mie storie:
_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
_A Twist In My Story_
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Capitolo 7 *** Capitolo o6 ***
06
LEGGETE LE NOTE _ C'E' UNA PROPOSTA RIGUARDANTE LA PUBBLICAZIONE SETTIMANALE
Capitolo
6
Sbuffai per l’ennesima
volta. Quella sera i capelli non
volevano sentire ragioni. Mi passai una mano tra i capelli,
stringendoli
leggermente, mentre presi un profondo respiro.
Spostai lo sguardo verso la sveglia sul comodino: avevo
ancora quindici
minuti prima che Caroline e le altre passassero a prendermi per andare
alla
festa.
<< Aah! Basta!
>> sbottai, prendendo un elastico
per capelli e raccogliendoli in un’alta coda. Guardandomi
allo specchio mi resi
conto che con i capelli in quel modo stavo meglio, contando anche come
stavo
vestita: canotta bianca leggermente larga e pantaloni neri a vita alta.
Il
tempo di mettermi il profumo e il mio telefono vibrò.
“From:
Ele
Hai
esattamente 5
secondi per uscire… anzi 4…3…
xoxo”
Presi
la giacca nera di pelle,
mettendomela addosso, ed
uscii per andare incontro all’auto delle ragazze.
<< Eccomi! >> esclamai una volta entrata.
<< Ciao Ariel!
>> mi salutarono tutte.
<< Pronta alla tua
prima festa qui a Mystic Falls?
>> mi chiese Elena.
<< Certo! Vediamo di
cosa siete capaci voi americani
>> dissi divertita.
<< Oh, vedrai!
>>
Raggiungemmo il Grill e, dopo aver
parcheggiato l’auto,
entrammo dentro. Il locale era gremito di gente e
la musica era ad alto volume. Mi guardai
intorno un po’ spaesata.
<< Ariel, di qua!
>> mi fece Bonnie.
La seguii e raggiungemmo il tavolo,
dove trovammo i ragazzi.
<< Salve dolci
donzelle! >> ci salutò Tyler
insieme a Matt e Jeremy.
Ci accomodammo e, non appena
arrivò il cameriere, ordinammo
da bere e da mangiare.
<< Elena, ma Stefan non
viene? >> chiese Tyler.
<< Dovrebbe essere qui
a momenti.. Anzi, eccolo!
Stefan! >> disse Elena ad alta voce verso il ragazzo
appena entrato nel
locale.
<< Ehi, spero di non
essere in ritardo! >> disse,
scusandosi, Stefan mentre si chinò a lasciare un tenero
bacio
ad Elena. C’era
una cosa che inizialmente mi era sfuggita. Erano tutte, o per lo meno,
coppie.
Gli unici scoppiati eravamo io e Matt.
<< No, tranquillo.
Siamo appena arrivate >> gli
rispose Elena, sorridendogli.
Quando giunsero i nostri drink,
iniziammo a parlottare. Fu
quando Stefan prese il bicchiere di Elena per fare un sorso che mi
accordi del
suo anello.
<< Carino
>> gli dissi.
<< Cosa?
>> mi chiese lui non capendo.
<< L’anello
– lo indicai – E’ carino >>
<< Oh, grazie. Cimelio
di famiglia. Damon ne ha uno
identico, ma al posto della S ha una D >>
Corrugai un po’ la fronte.
<< Lapislazzuli, vero? –
lui annuì ed
io mi voltai verso Caroline
– Anche la pietra sul tuo anello è un lapislazzulo
>>
Vidi Caroline per una frazione di
secondo guardare Stefan e poi
me, come se chiedesse qualcosa. << Si, anche il mio lo
è. Come te ne sei
accorta? >>
Scrollai le spalle. <<
Mia madre ha così tante cose
con i lapislazzuli che ci ho fatto l’occhio. In
più – tirai fuori dalla maglia
la lunga catenella che tenevo al collo, mostrandola al resto del gruppo
– come
vedete, ne ho uno anche io >>
I ragazzi mi guardarono per un attimo
incuriositi,
specialmente Stefan, il quale fece per dire qualcosa quando venimmo
interrotti.
<< Ehi, c’era
una rimpatriata ed io non sono stato invitato?
>>
Alzai lo sguardo verso il ragazzo in
piedi accanto al
tavolo. << Beh, sarebbe il caso che ti facessi qualche
domanda >>
gli dissi prima di prendere un sorso del mio cocktail, facendo
ridacchiare gli
altri. Damon tuttavia non rispose, ma si sedette accanto a me.
<< Questo –
disse, togliendomi il mio
drink dalle mani – non va bene ad una
ragazzina piccola e minuta come te! E’ roba da grandi
>>
Lo guardai con la bocca leggermente
schiusa mentre finì il
mio drink. Mi schiarii leggermente la gola. << Ringrazia
che c’è tanta,
tanta gente altrimenti già ti avrei fatto passare la voglia
di scherzare
>>
<< Ah si? E come
avresti fatto, eh? Beh, se fai come
ieri, credo che la voglia di scherzare scompaia, sostituita da un altro
tipo
di.. voglia >> disse malizioso mentre sentii il mio viso
surriscaldarsi.
Gli altri ragazzi quasi si strozzarono con le loro bevande. Damon rise
e si
alzò. << Ciao tigre >> disse,
allontanandosi.
<< Ariel
>> disse Elena leggermente scioccata
<< cosa.. cosa avresti fatto con Damon? >>
Spalancai gli occhi. <<
Io.. Io non ho fatto
assolutamente nulla con
quell’essere! Io
lo ammazzo! >>
<< Basta dai! Ho voglia
di ballare, andiamo! >>
propose Jeremy, alzandosi ed avviandosi a ballare.
Lo seguimmo tutti e iniziammo a
scatenarci a ritmo di
musica. Anche in quel caso si ripropose la scena delle coppiette per
cui, dopo
una canzone e mezza, mi allontanai con la scusa dell’aver
sete.
Raggiunto il bancone, mi sporsi
leggermente verso il
barista. << Un Rum e pera, per favore >>
<< Le abitudini sono
dure a morire, eh? >>
Sobbalzai leggermente udendo la voce
e mi voltai verso il
ragazzo accanto a me. << Dici a me? >>
chiesi, guardandomi un po’
intorno. Lui mi guardò e ridacchiò.
<< Ripeto, dici a me? >>
<< Ed io che credevo
che una faccia come la mia fosse
impossibile da scordare >> disse, fingendo un tono
melodrammatico.
<< Beh, mi dispiace
dirtelo, ma ti sbagliavi. Comunque,
mi rispondi? >>
Voltò il busto verso di
me, sorridendo. << Vediamo
cosa posso dire.. – fece schioccare la lingua –
Ecco, ci sono! Da bambina hai
mangiato da sola una mega torta di cioccolato e sei stata male per una
intera
settimana >>. Lo guardai perplessa. Come diavolo faceva a
saperlo?
<< O quando avevi su per giù dieci anni, per
far vedere di essere in
grado di andare in bici senza mani, sei caduta rompendoti il braccio
>>
<< E tu come fai a
conoscere questi particolari della
mia vita? >>
Sorrise ancora di più.
<< Quando sono partito
dall’Italia per venire in Tennessee, eri intelligente. Che
fai, ora mi fai
ricredere su di te… sirenetta ?
>>
<< Come.. ?
>> “Sirenetta”. Aveva appena usato
un nomignolo che mi avevano affibbiato da bambina visto il mio nome
uguale a
quello della protagonista del cartone della Disney “La
Sirenetta”. Tuttavia,
era un nomignolo conosciuto dai miei amici in Italia, come faceva
questo
ragazzo americano a conoscerlo? Corrugai la fronte, osservandolo.
Capelli
leggermente lunghi portati
all’indietro, occhi chiari e lieve barbetta sul
viso. No, l’aspetto non
mi diceva nulla. “Quando sono partito
dall’Italia”, quel particolare mi vagava
nella testa, ma non riuscivo a dare un nome al ragazzo.
<<
Mi dispiace, ma
– scossi il capo – non so chi tu sia
>>
Sospirò, allungando verso
di me la mano. << Se ti dico
Ray Sutton? >>
Spalancai gli occhi e la bocca. Non
potevo credere di avere
davanti a me l’ultima persona che mi sarei mai aspettata di
vedere! Gli misi
svelta le braccia al collo. << Oddio!! >>
Ridacchiò.
<< Noto che ora hai capito chi sono
>>
<< Tu.. Cosa.. Oddio!
Sei cambiato, non ti riconosco
più! I capelli e la barba! >> dissi
sorridendo. << Come stai?
>>
<< Tutto bene, te? Tua
madre mi ha avvisato della tua
partenza per cui – scrollò le spalle - ho voluto
fare un viaggetto fino a Mystic
Falls >>
<< Io sto bene, ma.. non
riesco ancora a credere che tu
sia qui! >>
<< Beh, dico che un bel
brindisi ora sia d’obbligo
>> prese il suo drink.
<< Concordo a pieno
>> presi il mio. <<
Cin cin! >> dissi, facendo toccare i nostri bicchieri
prima di bere.
<< Vieni, su!
>> mi prese per il polso e mi
condusse a ballare.
<< No, Ray! Non mi
piace! >>
Raggiungemmo la pista e mi
tirò verso di lui. << Non
dire scemenze! >>
La musica cambiò,
diventando più movimentata, e dopo qualche
secondo presi a ballare insieme a Ray. Ogni tanto mi faceva fare una
piroetta
per poi ristringermi a sé. Fu proprio in una di quelle
occasioni che incrociai
lo sguardo di Damon. Come era il detto.. Se gli sguardi potessero
uccidere?
Beh, la postura, i suoi occhi trasmettevano la sensazione che, se non
ci fosse
stata tutta questa gente, Damon avrebbe staccato la testa a Ray o a me.
<< Chi guardi?
>> mi sussurrò all’orecchio, ma io
scossi il capo. Ray spostò lo sguardo per pochi secondi.
<< E’ un tuo
amico quello che ci sta fulminando con gli occhi? >>
<< Non è un
mio amico. E’ il fratello del ragazzo di
una mia amica >>
<< E questo non fa di
lui un tuo amico? >>
<< No. Anzi fa di lui
la persona più insopportabile,
egoista, egocentrica e narcisista che io conosca..
dopo di te >> gli feci la linguaccia.
<< Ehi! – mi
pizzicò il fianco – frena le parole!
>>
Risi. << Ah
già. Tu non sei egoista.. ma
insopportabile, egocentrico e narcisista si >>
<< Quando sei
divertente >> disse, socchiudendo
gli occhi. Roteai gli occhi e gli diedi un bacio sulla guancia.
<<
Ruffiana >>
<< Si, me lo dicono in
tanti >>
<< Qualunque cosa lui
è per te, sappi che noto in lui
della gelosia – si avvicinò nuovamente al mio
orecchio – Mia sirenetta, non mi
fare stragi di cuori, mi raccomando >>
Lo spintonai scherzosamente.
<< Ma smettila! >>
Dopo qualche altra canzone decidemmo
di fermarci. <<
Non ti ricordavo così scatenata! >>
<< Quanto cose dovrai
ricordare di me adesso! >>
Ray guardò
l’orologio appeso ad una parete. << Meglio
che ti lascia tornare dai tuoi amici >>
<< Ma.. >>
<< Dammi il telefono
– glielo diedi e compose un
numero – Ecco, ora hai il mio numero. Mi sono fatto anche uno
squillo così mi
memorizzo il tuo numero >>
<< Bravo e mi
raccomando non sparire! >>
<< Io sparire?
– lo guardai, inarcando un sopracciglio
– Ok, non sparirò >> mi
baciò una guancia. << Ciao sirenetta!
>> disse, allontanandosi.
Contenta di quell’incontro,
tornai al tavolo. <<
Ragazzi scusatemi >>
Le ragazze mi guardavano con uno
strano sorrisetto sul viso.
<< Chi è lui? >> fecero in coro.
<< Vecchie amicizie che
non pensavo di rincontrare qui
>>
<< Amico, eh? Da come
ti strusciavi su di lui non
sembrava un semplice amico >> esclamò Damon,
beccandosi un’occhiata torva
da tutti.
<< Che
c’è? Ti brucia che io non mi strusci
così su di
te? >>
Damon si alzò come se
nulla fosse. << Che me ne faccio
di una ragazzina come te, quando posso avere di meglio? >>
Quella sua affermazione mi diede
abbastanza fastidio.
<< E allora perché ti comporti come se,
invece, di questa ragazzina ti
importasse qualcosa? Povero, è geloso perché non
riceve le attenzioni dalla
ragazza nuova >>. Mi guardò con la coda
dell’occhio prima di
allontanarsi. << Stefan, io a tuo fratello non lo
capirò mai! >>
esclamai sedendomi.
<< Tranquilla, molte
volte non lo capisco neanche io
per cui non ti impazzire dietro le sue frasi >>
Il resto della festa
passò
tra una chiacchiera, una battuta
e tante risate.
<< Ragazzi, meglio se
andiamo, che dite? >>
disse Bonnie, trovando tutti d’accordo.
<< Dai, ci vediamo
domani in caso. Notte a tutti!
>>
Salutai tutti e mi avviai insieme ad
Elena alla macchina.
Elena mi riaccompagnò a casa, facendomi promettere di
spiegare chi fosse Ray.
Trafficai con la borsa alla ricerca
delle chiavi di casa,
quando un rumore mi fece fermare e voltare. Tuttavia nel pianerottolo
non vi
era l’ombra di nessuno. “Me lo sarò
immaginato” pensai, ricominciando a
ricercare le chiavi. << Eccovi, maledette!
>> esclamai, cacciando
le chiavi. Un altro rumore mi fece
guardare intorno. << Ray, se sei tu, sappi che non sei
divertente
>>
<< No, non sono Ray. Ti
dispiace? >> esclamò la
voce di Damon, sbucando da un angolo.
<< Che fai, ora mi
pedini pure? – tuttavia non mi
rispose. Si avvicinò soltanto – E’
educazione rispondere >> gli dissi,
inserendo le chiavi nella serratura.
<< Riesci a stare zitta
per cinque minuti, anzi
secondi? >> sbottò. Lo guardai, socchiudendo
gli occhi. Lui si avvicinò a
me, guardandomi in silenzio.
Ricambiai il suo sguardo, seppur mi
sentissi in soggezione
in quel momento. << I cinque secondi sono passati
>> dissi, cercando
di mantenere il mio solito tono. Mi guardò negli occhi
prima di abbassare lo
sguardo sulle labbra. << Che.. Cosa stai..
>>
<< Sssh
>> rispose
mentre prese ad avvicinare il suo viso al mio. Guardai le sue labbra
farsi
sempre più vicine e, quando a dividere le nostre bocche
erano rimasti pochissimi
centimetri, schiusi involontariamente le labbra. Eravamo lì,
sul punto di
baciarci quando si ritrasse con un ghigno sul viso. << Te
lo avevo detto
che saresti caduta ai miei piedi >>
Deglutii.
<< Sei tu quello
che è caduto ai miei piedi >>
<< Se
vuoi credere questo,
libera di farlo >>
<<
Allora perché sei qui?
>>
Alla domanda Damon
non rispose,
anzi si voltò iniziando ad allontanarsi. Scossi il capo,
stufa dei suoi
cambiamenti di umore ed aprii la porta. Guardai per un attimo ancora il
pianerottolo, ma di Damon neanche l’ombra. Feci un passo
verso
l’interno
dell’abitazione quando venni presa da un braccio e
schiacciata contro il muro
del pianerottolo. Non feci in tempo neanche ad urlare perché
le labbra di
quello che riconobbi essere Damon si posarono voraci contro le mie.
Dopo
secondi che sembrarono essere ore, si staccò per poi
voltarsi ed andare via
definitivamente. Dal canto mio, invece, ero rimasta immobile contro il
muro,
respirando a fatica, mentre, guardando nel vuoto, rivivevo nella mente
quanto
appena accaduto. Ripresi coscienza di me e, scuotendo il capo, entrai
in casa
chiudendomi la porta alle mie spalle.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
E dopo la pausa natalizia, torna The Vampire Diaries e torno anche io xD
Ma ciao! Vi sono mancata? Forse. Come avete trascorso
l'ultimo dell'anno? Io sono stata 4giorni fuori con amici :) Peccato
che dopo essere tornata a casa, il giorno dopo mi è venuta
la febbre, che forse ho ancora adesso.. dopo pranzo la misuro -.-
Io spero che il detto "chi parte a razzo, finisce a cazzo"
valga anche al contrario, ovvero chi parte a cazzo, finisce a razzo..
lo spero.. Ok, basta parlare della mia salute come sempre precaria.
Domani si
torna a scuola (d'oh!) ed io non ho fatto nulla, tranne italiano.. Oggi
mi devo mettere il cuore in pace e ripassare.. e sclerare alla ricerca
di un autore inglese per la tesina.. Esami di Stato di sta cippa!!!
Ma passiamo al capitolo.. Serata della festa al Grill. Povera Ariel,
immersa nelle coppiette ^^" ma, per fortuna o per sfortuna,
c'è Damon xD Abbiamo svelato chi era il personaggio
misterioso: Ray Sutton. Le ragazze del gruppo
L'angolo di "ili_sere_nere" avevano avuto modo di scoprirlo.
Che cosa bella vedere Damon corroso dall'interno dalla
gelosia, perchè quella era gelosia! Vero, Mr Salvatore? Ma
lui non lo vorrà mai ammettere per questo punzecchia Ariel
fino a farla innervosire. Che dire della parte finale? Damon vuole
mostrare ad Ariel come anche lei sia caduta ai suoi piedi, Ariel,
quanto la amo, mostra come anche lui, forse, è caduto nella
sua stessa trappola :3 e poi..... Bacio! Vi chiederete "Di
già??" .. Sapete come è Damon.. se gli si crea di
far qualcosa la fa, tipo baciare Ariel. Qualche ripercussione nei
prossimi capitoli? Vedremo.. Prima di passare ai ringraziamenti volevo
chiedervi una cosa: vi andrebbero bene due aggiornamenti settimanali?
Ma fate bene attenzione, dovendo far a botte con lo studio, potrebbe
accadere che una settimana pubblichi due volte, quella seguente una
sola.. Nel senso che potrebbe non accader sempre ciò, ma
conoscendomi sarebbero sempre due aggiornamenti.. Fatemi sapere
perchè in quel caso potrei pubblicare o di
mercoledì o di giovedì.
Mi sto dilungando da fare schifo... Ringrazio i lettori silenziosi, le
splendide persone che hanno recensito, colore che hanno messo la storia
tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori
preferiti. Grazie di cuore! Vi adoro sempre di più!
Ok.. Ora fuggo.. Per cui.. A domenica... O forse anche prima ;)
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Capitolo 8 *** Capitolo o7 ***
07
LEGGETE LE
NOTE --> AVVISO SUGLI AGGIORNAMENTI
Capitolo
7
<<
E questo è tutto >> esclamai, guardando Ray
comodamente allungato sul mio letto, con un cuscino tra le braccia.
<< Quindi.. Quello che fino a ieri non era un tuo
amico, ma semplicemente era ‘il fratello del ragazzo di una
tua amica’, ora
cos'è? >>
<< È ancora il fratello del ragazzo della mia
amica,
oltre che a non essere mio amico >>
<< Non è più tuo amico
perchè ora è molto mi più?
>>
Guardai Ray sconvolta. << Certo che no!! Non voglio
avere nulla a che fare con lui! >>
<< E allora perchè è stata la prima
cosa di cui hai
voluto parlarmi? >> Spostai lo sguardo verso la finestra
della stanza.
<< Resta il fatto che avevo ragione nel dire che il tuo
amico era geloso
>>
<< Ok, basta parlare di me. Tu cosa hai combinato in
questi lunghi anni? – Alla mia domanda il viso di Ray si
scurì – Ho detto
qualcosa che non dovevo? >>
<< No, tranquilla – abbozzò un
sorriso – Qualche
mese dopo che sono arrivato nel
Tennessee, dopo aver conosciuto altre persone, sono andato ad una
festa. Sai
come vanno a finire: ti diverti, fai lo scemo, bevi fino a quando non
stai per
sentirti male.. >>
<< Ray non sei obbligato a parlarmene >>
gli
dissi, vedendolo provato.
<< Ho imparato a convivere con questo peso. Ero sulle
scale, pronto a scendere, quando mi sono scontrato con un ragazzo. Mi
era
venuto addosso ed io lo spintonai per scansarlo. Facendolo, non vidi le
scale e
il ragazzo rotolò giù. Morì sul colpo,
rompendosi l'osso del collo >>
Lo guardavo incredula. << E’
stato..è stato un
incidente, Ray >>
<< Ho ucciso quel ragazzo, Ariel. L'ho ucciso e sono
scappato via >>
Gli presi il viso tra le mani. << E’ stato un
incidente! In quella vicenda poteva accadere a chiunque. Non dovevate
bere così
tanto, questo è vero, ma non è colpa tua, ok?
>> gli sorrisi, cercando di
confortarlo. Fece per parlare quando il campanello della porta
suonò. Corrugai
la fronte non sapendo chi fosse. << Non ricordavo di
aspettare visite
>> dissi, alzandomi dal letto e avviandomi ad aprire,
seguita da Ray che
sembrava essersi leggermente ripreso.
Quando aprii la porta, mi ritrovai davanti Elena, Stefan e
Caroline.
<< Ciao ! >> esclamarono tutti e tre
sorridenti.
Notando la mia espressione, la prima a parlare fu Elena.
<< Dovevamo venire solo io e Care.. >>
<< Ma poi ci siamo raddoppiati >>
completò Care.
<< Raddoppiati? Se la matematica non è una
opinione,
voi siete tre e, sempre se la matematica non è una opinione,
quattro è il
doppio di due, non tre >>
<< A dire la verità, il quarto sarei io
>>
esclamò Damon, comparendo da dietro la porta.
Guardai interrogativa Elena. << Quando ha saputo che
Stefan ci avrebbe accompagnato da te, si è autoinvitato
>>
Roteai gli occhi. << Prego, entrate pure – vidi
un
piccolo ghigno formarsi sul viso di Damon – Damon, tu non
puoi entrare. Fai la
guardia, mi raccomando >> gli sorrisi mentre chiusi la
porta di casa.
<< Lo farai rimanere davvero lì fuori?
>> chiese
Caroline.
<< Certo – dissi, vedendo Ray con le spalle
poggiate
contro la porta della cucina – Comunque, vorrei presentarvi
Ray >>
<< Salve! >>
<< Oh! Ma tu sei il ragazzo dell’altra sera al
Grill
>>
<< E voi siete gli amici di Ariel, piacere di
conoscervi >>
Ci spostammo in sala, sedendoci sui divani ed iniziando a
parlare.
<< Wow, non credevo che voi vi conosceste da
così
tanto tempo! >> esclamò meravigliata Elena.
Ray ridacchiò. << Già, ma saranno
ormai.. non so
quanti anni che sono andato via dall’Italia >>
<< Ma ora vi siete rincontrati >>
ribadì
Caroline.
<< Si, ma tra qualche giorno torno in Tennessee.
Questioni da sbrigare >>
La porta bussò con forza, ma la ignorai. Bussarono ancora,
ancora e ancora. << Ok! – dissi, alzandomi in
piedi – Vado ad uccidere
Damon prima che mi sfondi la porta >> Ad ampie falcate
raggiunsi la
porta. << La smetti che mi rompi la porta?
>> dissi a Damon
scocciata.
<< Tu fammi entrare >> disse tranquillo.
<< No! – e feci per chiudere la porta, ma Damon
la
bloccò – Non sei il benaccetto in casa mia, ok?
>>
<< Neanche dopo il bacio dell’altra sera?
>>
<< Specialmente dopo il bacio dell’altra sera,
se
proprio lo vuoi sapere >>
<< Eddai – mi guardò negli occhi
– Fammi entrare
>> disse con un tono di voce basso, sempre con gli occhi
puntati nei
miei. Come spesso accadeva quando Damon usava quel tono con me e
quell’espressione,
i suoi occhi, o meglio le sue pupille fecero un piccolo movimento,
aprendosi
per poi ritornare alla normalità.
Mi schiarii la voce. << No e smettila di fare quel
giochetto con le pupille, chiaro? >>
Corrugò la fronte. << Che giochetto?
>>
<< Quello di dilatare e far tornare alla
normalità le
pupille quando cerchi di influenzarmi! Ecco cosa! >>
Damon corrugò
leggermente le sopracciglia, inclinando di lato il capo.
<< Noti il..
movimento delle mie pupille? >>
Mi massaggiai le tempie. << Senti, ho un amico che non
vedo da anni qui in casa insieme ad altri amici. Alla prima battuta
stupida,
allusiva o a qualsiasi commento inappropriato ti sbatto fuori a calci,
ok?
>>
<< Quindi.. Posso entrare? >> chiese,
ghignando.
<< Si, ma levati quel sorrisino stampato in viso
>>
Ritornai in sala questa volta con Damon.
<< Quanta gente >> esclamò
divertito Damon
mentre si sedette al mio posto. << Tu sei
‘l’amico di vecchia data’ di
Ariel >> gli disse in tono superiore.
<< E tu il tizio che mentre io e Ariel ballavamo stava
rosicando in piedi >> gli rispose a tono Ray.
<< Ok, non siamo qui a litigare >> esclamai
mentre mi accomodai su di una sedia.
<< Comunque, Ariel, passando alle cose serie –
esordì
Elena – Io e gli altri stavamo pensando di recarci alla casa
al lago dei miei
genitori e volevo sapere se volevi venire con noi >>
<< Quando di preciso? >>
<< Volevamo andarci venerdì e passare
lì il weekend,
ci stai? E Ray, puoi venire anche tu >>
Ray scosse il capo. << Grazie, ma sarò
già tornato in
Tennessee >>. Elena annuì e si
voltò verso di me.
Mi morsi il labbro. << Elena, a dire la
verità, avevo
programmato altro per questo fine settimana. Scusami >>
<< Tranquilla, non devi preoccuparti. Sarà per
la
prossima volta >> disse, sorridendomi.
<< Perché non andiamo e lasciamo Ariel con
Ray?
>> propose Stefan.
<< Perché? Io sono appena entrato
>> disse
Damon.
<< Appunto. Possiamo andarcene >>
continuò
Caroline.
Mi alzai e li accompagnai alla porta, salutando tutti
eccetto Damon. Chiusi la porta voltandomi verso Ray, intento a
guardarmi.
<< Che c’è? >>
<< Quindi.. Lui è il famoso
‘fratello del ragazzo
della mia amica, non amico mio’ >>
<< Senti.. Se vuoi parlare di Damon, beh, scordatelo
>>
Ridacchiò. << Ok, ok –
alzò le mani in segno di resa –
Hai vinto tu. Comunque, credo che sia l’ora anche per me di
andare. Ho ancora
delle cose da sistemare >>
<< Devi proprio tornare in Tennessee? >>
<< Si, come ti ho detto, ho cose importanti da
svolgere >>
<< E non puoi dirmi di cosa si tratta? >>
chiesi,
abbozzando un musino dolce.
<< No – sorrise – Ciao sirenetta
>> mi baciò la
fronte per poi aprire la porta ed uscire.
Dopo quella giornata “movimentata”, optai per un
bel bagno rilassante tra tanta
schiuma e acqua calda. Rimasi immersa nella vasca per un tempo
infinito, ma
alla fine, vedendo la pelle delle dita raggrinzita, capii che era il
caso di
uscire. Mi avvolsi in un telo e lo stesso feci con i capelli.
Mi avvicinai alla finestra per chiudere le tapparelle quando notai un
corvo.
Avvicinai leggermente il viso alla finestra. << E tu? Che
sei il corvo
del mio primo giorno qui? – socchiusi gli occhi –
Oltre che a scocciarmi, ora
diventi anche un pennuto maniaco? >> scossi il capo.
<< Ariel, stai
parlando con un corvo, te ne rendi conto? >> mi dissi ad
alta voce,
allungando la mano verso la tapparella. Il corvo volò
improvvisamente via,
facendomi spaventare. “Dannato pennuto!”. Avevo
quasi chiuso la prima
tapparella quando scorsi una figura scura in piedi vicino
all’albero di fronte
casa mia. Aguzzai maggiormente la vista, ma pochi secondi dopo quella
figura
era sparita. “Prima parli con gli uccelli, ora ti immagini le
cose..
Brutt’affare Ariel, brutto brutto affare”.
Mi recai finalmente in camera, dove mi vestii. Mi ero da poco allungata
sul
letto, chiudendo gli occhi, quando il telefono vibrò.
“Numero Sconosciuto”
<< Pronto? >>
<< Dove è che vai questo fine settimana?
>>
<< Damon? Che.. Ma.. Come hai il mio numero?
>>
<< Non è importante ora e poi non si risponde
ad una
domanda con un’altra >>
<< Ma vai al diavolo! Rispondo come voglio e ora
dimmi perché,
chi ti ha dato il permesso
di prendere il mio numero? >>
<< Pff.. Quanto sei noiosa! Dovresti divertiti un
po’,
fare un po’ come tutte le ragazze di qui! >>
<< E perché no? Fare anche la cheerleader e
sgambettare di qua e di là, mostrando le gambe
>>
<< Vedo che mi hai capito al volo >>
<< Ripeto: cosa vuoi? >>
<< Sapere dove vai questo fine settimana. Non mi va di
fare da babysitter ad un gruppo di adolescenti in preda agli ormoni
>>
<< Cosa ti cambierebbe se io venissi? >>
<< Il fatto che, essendo anche tu una adolescente in
preda agli ormoni, avrei un bellissimo passatempo >>
<< Sei squallido. Comunque, per farti felice, non
sarò
qui a Mystic Falls, né tanto meno in Virginia
>>
<< Vai dal tuo amico? >>
<< Non sono fatti tuoi ed ora.. Buona notte!
>>
feci per chiudere la chiamata.
<< Ah, Ariel, io non terrei le finestre così
aperte
visto l’albero davanti casa tua – riportai svelta
il telefono contro
l’orecchio, corrugando la fronte – Il mondo
è pieno di maniaci >>
<< Come.. >> la chiamata venne interrotta.
Guardai il telefono che suonava a vuoto con un’espressione
sbalordita e confusa
in viso.
Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma buongiorno e buona domenica! Prima di aprire il mio monologo, devo
fare un avviso: Gli
aggiornamenti si RADDOPPIANO.. Non più solo la domenica, ma
anche il MERCOLEDI'.
Ok ora posso dare il via al monologo xD Allora, come
state? Vista la puntata venerdì? Un bell'inizio di puntata
con Damon ignudo che si fa la doccia con un sorriso che dice "Ho
baciato Elena, e sta volta l'è piaciuto xD" o la scena con
Stefan che gli chiede come mai così contento e lui "Niente",
ma dentro pensava "Me te so baciato la wagliona!". Ma soprattutto!!!
KLAUS!!!! Cioè, è stato bellissimo!! La scena con
Caroline è una delle più belle in tutto
l'episodio! Va be che io sono Team Klaus, oltre che Team Damon, e
difenderò sempre Klaus.. Mammaaaaaa, lo voglio anche io in
casa mia, nel mio lettino, il giorno del mio compleanno! Anzi, datemi
tutto Joseph Morgan che è meglio xD
Ok, dopo questo sclero passiamo al capitolo.. Ray ed Ariel recuperano
un pò del tempo perso, chiacchierando. Ariel scopre un peso
che attanaglia Ray, poverino, mi dispiace tanto per lui :( Poi.. Casa
di Ariel subisce una invasione da parte di Elena e Co.. Eheheh alla
fine Damon riesce ad entrare in casa di Ariel.. Le si ruba anche il
numero di telefono, ma se rubasse il mio di numero xD Un pò
come Elena nella 3x10 che tiene il numero di Klaus.. ma gna cazz fa????
Ok *cof cof* Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, le 7 splendide
persone che hanno recensito, chi ha messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare e le 19 persone che mi hanno come autore
preferito... Grazie! Grazie mille!
Comunque.. volevo farvi sapere che, probabilmente, i capitoli in totale
saranno una trentina.. in questo periodo sto scrivendo il 27, che da il
via alla fase finale..
Ultima cosa e prometto che non vi scoccio più xD La
sottoscritta sta avendo la malsana idea di fare una livechat in
streaming, giusto per sputtanarmi un pò, verso fine mese..
Potrete fare tutte le domande che volete sulle storie scritte, in fase
di scrittura e future, come White Flag, seguito di A Twist.. Vi avviserò sul giorno e l'ora quando sarà xD
Ok, basta, mi sono dilungata tantissimo!
A MERCOLEDI'!
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Capitolo 9 *** Capitolo o8 ***
07
Capitolo
8
“Il volo per Knoxville,
Tennessee è in partenza. Preghiamo i gentili passeggeri di
recarsi al Gate 4”
Mi alzai dalla
sedia della sala d’aspetto e, tenendo la
valigia, mi avviai al Gate indicato. Ray era tornato in Tennessee,
precisamente
a Pigeon Forge, ormai da alcuni giorni. Avevo deciso di andare a
trovarlo,
approfittando del weekend libero. Lui di tutto ciò non
sapeva nulla. Volevo
fargli una sorpresa.
Salii
sull’aereo e mi accomodai al mio posto. Come avvenne
quando arrivai in Virginia, il posto accanto a me era vuoto e
ciò mi fece
pensare a quello strano ragazzo che mi si era avvicinato, iniziando a
dire
tutte quelle assurdità su strane creature. Come aveva detto
di chiamarsi? Nik?
Fatto sta che il viaggio fu di una tranquillità assoluta.
Scesi dall’aereo che erano le 19 passate e fuori
era quasi
del tutto buio. Aspettai fuori dall’aeroporto che il taxi che
avevo chiamato
arrivasse. Quando arrivò, salii e mi avviai verso la casa di
Ray.
Per arrivare ci vollero un paio d’ore. Erano passate le 20
quando raggiunsi la
sua abitazione. Pagai il taxi e scesi dall’auto, prendendo la
mia valigia. La
casa era immersa nel verde del paesaggio. Quella cittadina si trovava,
infatti,
vicino alle Smoky Mountains.
La casa era
isolata e l’abitazione più vicina distava ben 30
kilometri. Scrollai le spalle e mi diressi verso il porticato. Da fuori
l’abitazione era buia, fatta eccezione per i raggi luminosi
della luna che
davano al paesaggio un aspetto tetro. “Vuoi vedere che Ray
non c’è?” pensai
mentre bussai alla porta. Aspettai svariati minuti, ma da dentro non
provenivano rumori. Sbuffai, appoggiandomi con la schiena contro la
porta. Ci
mancò poco che caddi all’indietro. Infatti, la
porta si aprì come se non fosse
stata chiusa a chiave.
<< Ray? Ray sei in casa? Sono Ariel >> ma
nessuno
rispose. Mi avviai all’interno dell’abitazione e
notai come Ray non vivesse da
solo. Vi erano molte foto di due ragazze, forse le coinquiline, appese
alla
parete: una bionda ed una mora. <<
C’è nessuno? – riprovai – La
porta era
aperta e sono entrata >>.
Poggiai la valigia e continuai ad ispezionare la casa. Salii
al piano superiore, ma anch’esso era vuoto. Controllai le
stanza al piano terra,
ma come supponevo anch’esse vuote. Uscii fuori al porticato e
presi dalla tasca
il telefono, componendo il numero di Ray.
Mentre aspettai che qualcuno rispondesse mi guardai intorno.
All’improvviso una
serie di ululati squarciarono il silenzio in cui era avvolto il
paesaggio e,
impaurita, rientrai in casa. << Ray, dove diavolo sei?
>> chiesi
mentre nuovamente provai a chiamarlo.
Sentii, seppure con estrema fatica, un telefono squillare.
Corsi al piano superiore, pensando che provenisse da lì, ma
mi sbagliai.
Controllai il piano inferiore, ma nulla. Eppure era strano. Il suono
proveniva
proprio dal piano inferiore. Era impossibile che invece non fosse
così. Cercai
di concentrarmi con più attenzione sul suono. Pian piano mi
piegai sulle
ginocchia, fino a quando non mi misi a gattoni. Corrugando lievemente
la
fronte, avvicinai l’orecchio al pavimento e…
<< Proviene da qui sotto
>> dissi sussurrando. Non vi erano scale né
dentro né fuori che
conducessero ad una cantina. Come poteva un telefono trovarsi
lì? Provai,
allora, a tastare il pavimento alla ricerca di qualche possibile botola
e
finalmente la trovai. Spostai il tappeto che la copriva e pian piano,
visto la
pesantezza, la sollevai. << Ora capisco perché
nessuno mi ha risposto –
dissi sporgendomi verso l’interno della botola – Da
qui sotto che vuoi sentir..
>> mi fermai lasciando ad un urlo di liberarsi dalla mia
bocca.
Un lupo dal folto pelo mi guardò con ferocia, mostrando i
denti.
Lasciai cadere e chiudere la botola mentre mi spostai il più
lontano possibile
da quella parte di casa. Che ci faceva un lupo là rinchiuso?
Ma soprattutto,
perché il telefono di Ray era lì? Dovetti andar a
sedermi sulle scale in cerca
di non urlare o dare di matto. Portai la testa sulle ginocchia, facendo
profondi respiri.
Non so quanto rimasi ferma in quella posizione. Secondi,
minuti, ore. Alzai la testa quando il rumore stridulo della botola mi
fece
capire che si stava aprendo. Mi subito in allerta in piedi sulle scale,
guardando chi o cosa sarebbe uscito da lì. Qualche secondo
dopo, a comparire
dalla botola fu la figura di Ray. Non si accorse subito di me, ci mise
diversi
minuti. Dopo che chiuse la botola, alzò lo sguardo verso le
scale e spalancò
gli occhi quando mi vide.
<< A-Ariel ? >> Io lo guardai spaventata ed
incredula. << Ariel, perché sei qui?
>>
Non riuscivo a parlare. Sentivo il battito del cuore fin
dentro la testa, le orecchie fischiare.
<> Ray aprì la bocca, senza
però parlare. << Il tuo telefono
era lì. Il lupo era lì, ma tu.. –
deglutii – tu lì dentro non c’eri. Ora,
invece, tu compari da lì dentro. Come.. come è
possibile questo? >>
<< Ariel, è una lunga storia da spiegare
>>
<< Spiegamela >>
Lo vidi incerto sul da farsi. << Io.. Riposati e poi
te lo spiegherò >>
<< Non ho bisogno di riposare. Sto benissimo
>>
<< Ariel stai per avere una crisi di nervi
>>
<< Ti ho detto di no! >> urlai affannata.
Dopo alcuni minuti di silenzio, Ray sospirò.
<<
D’accordo. Sembrerà assurdo quello che sto per
dire, ma è la verità: Ariel, io
sono un.. licantropo >>
<< Li-Licantropo? >>
<< Si. Il lupo che
hai visto ero io >> Annuii sebbene non fossi convinta di
aver capito
bene. Ray era un licantropo. Era uno di quegli uomini che durante la
luna piena
si trasformano in lupi. Un licantropo. << Stai bene? Mi
sembri pallida?
>>
Stavo bene? Ovvio che non
stavo bene. Come potevo stare io bene? << No. Credo che
tra poco sverrò
>>
Ricordai solo Ray correre
verso di me e prendermi al volo. Il resto fu buio.
Mugugnai
qualcosa mentre
ripresi i sensi. Aprendo gli occhi, capii di non essere a casa mia. Mi
misi
seduta mentre mi guardi intorno, quando
vidi Ray appoggiato contro la porta.
<< Come ti senti?
>>
<< Confusa. Ho fatto
un sogno stranissimo. Tu mi dicevi che eri un licantropo
>>
<< Non era un sogno,
Ariel. Ho detto realmente tutto ciò – appena
finì di dirlo, mi strinsi contro
il letto – Non voglio farti del male! >>
Chiusi gli occhi,
prendendo un lungo respiro. << Da quando sei..
– gesticolai con la mano –
si, beh, mi hai capito? >>
<< Un licantropo?
Non è una parolaccia. Sono diventato ciò da
qualche mese dopo il mio arrivo
>>
<< Spiegati meglio
>>
<< Il gene della
licantropia si scatena in seguito ad un preciso evento. Se
ciò non avviene, il
gene non si attiverà mai >>
<< E che evento deve
accadere? >>
<< Chi è affetto da
questo gene, lo attiva nel momento in cui… uccide qualcuno
>>
<< U-Uccide
qualcuno? – corrugai la fronte prima di portarmi una mano
sulla bocca – Il
ragazzo della festa! >>
Lui annuì. << Seppur involontariamente, ho
scatenato
il gene. Due settimane dopo quell’incidente, ci fu la prima
luna piena in cui
mi trasformai. Non ti nego che la trasformazione è molto
dolorosa. Senti il tuo
corpo cambiare, le tue ossa rompersi per formarsi nuovamente. Alla fine
di
tutto ciò, però, ti senti bene. Non ricordo cosa
accade durante il periodo in
cui sono un lupo >>
<< Wow.. Ma.. Sei l’unico…
licantropo qui? >>
<< No. Ho incontrato altri come me, che soffrono dello
stesso gene >>
<< Deduco che anche le ragazze con cui vivi lo siano
>>
<< No, loro sono umane. Sono amiche di alcuni dei miei
compagni e mi hanno fatto la cortesia di ospitarmi almeno una volta al
mese,
nelle notti di luna piena >>
Scossi il capo incredula. << E così, i
licantropi
esistono >>
<< Si, così come esistono le streghe e i
vampiri
>>
Lo guardai stralunata. << Stai scherzando?
>>
<< No, sono serissimo. Lupi e vampiri sono nemici
mortali. Un morso di un lupo sa essere letale per un vampiro in quanto
non
esiste cura >>
<< Ci sono vampiri qui? >>
Ci pensò un attimo. << Qui no, ma la tua
cittadina,
Mystic Falls, nel 1864 era infestata di vampiri >>
<< Credi che.. le strane morti di cui parlano nei
giornali e telegiornali siano dovute ai vampiri? >>
<< Possibile. Ma non devi preoccuparti, in casa tua
sei al sicuro >>
<< Perché? >>
<< I vampiri non possono entrare in casa se non sono
invitati, quindi se qualcuno di notte bussa alla tua porta, non aprire.
I
vampiri bruciano al sole, ma ci sono molti che hanno escogitato ottimi
sotterfugi per camminare di giorno, indossando pietre incantante,
specialmente
lapislazzuli >>
“Lapislazzuli? La mia collana ha i lapislazzuli”
pensai.
<< Cos’altro? >>
<< I vampiri odiano la verbena. Se indossi o bevi
qualcosa con della verbena, non puoi essere soggiogata e se ti
dovessero
mordere, il tuo sangue apparirebbe a loro insopportabile
>>
<< Aglio e acqua santa? >>
Rise. << Tutte stupidaggini. Paletto di legno nel
cuore ed il gioco è fatto >>
<< Voi invece? >>
<< I lupi odiano una pianta chiamata strozzalupo.
E’
l’equivalente della verbena per i vampiri. Possono ucciderci
mediante l’argento
>>
<< Se.. se tu mi mordessi .. >>
<< No, non saresti mai un licantropo >>
annuii.
<< Ti lascio un po’ solo a meditare, ti vedo
confusa >>
<< Più che altro, sono ancora incredula, ma
per il
resto ho capito tutto >>
Ancora non ci credevo, il mio migliore amico era un
licantropo. Il flusso infinito dei miei pensieri venne interrotto dal
rumore di
qualcosa che si rompeva e dalle imprecazione di Ray.
<< Ray! Ray che succede? >> chiesi
allarmata
mentre scesi di corsa le scale.
<< C’è un problema, un enorme
problema. Dannazione!
>>
<< Ray, spiegami! >>
<< Devi andare via di qui, subito! >>
<< Perché? >>
Mi prese le spalle tra le mani, stringendomi al muro.
<< Devi andare via! Qui non sei al sicuro –
vedendo però l’ostilità nei
miei occhi, continuò a parlare –
C’è una cosa che non ti ho detto. Oltre a
vampiri e licantropi, c’è anche una creatura che
è sia vampiro che licantropo.
Un ibrido >>
<< E cosa c’entra ora? >>
<< Questo ibrido vuole creare altri come lui e sta
dando la “caccia” ai licantropi. –
spalancai gli occhi – Lo hanno avvistato ad
alcune centinaia di kilomentri da qui. Sa che tra queste montagne
c’è un branco
di lupi >>
<< E’ qui per voi >> dissi lieve.
<< Si! E’ per questo che devi andare via, ora!
>>
<< Non ti lascio qui! Vieni con me! >>
<< Non posso metterti in pericolo! Non posso neanche
lasciare il mio branco! >>
<< Ray, vieni con me a Mystic Falls. Ti prego –
dissi,
guardandolo negli occhi – Ti prego Ray, vieni via con me
>>
Strinse forte gli occhi. << D’accordo, ma ce ne
andremo oggi stesso, ok? >> annuii mentre subito corremmo
a preparare le
nostre valige.
Ero passata dal non sapere
nulla al sapere anche troppo. Stavo decisamente
rimpiangendo di non
essere rimasta in Italia.
Spazio Autrice (
sempre per modo di dire )
Ma salve e buon Mercoledì! Eccomi con l'aggiornamento
infrasettimanale.. Non mi dilungo come domenica per mancanza di tempo,
lo studio chiama, per cui siete salve xD Comunque, per scrivere questo
capitolo Bella Swan e Jeremy mi facevano un baffo in fatto di ricerche
ù.ù
Allora Mr Damon Sono Figo Salvatore, questo nomignolo lo troverete
usato da Ariel tra poco, ci aveva preso.. La nostra Ariel è
andata da Ray.. Peccato, però, che abbia scelto la settimana
del mese sbagliato.. Ebbene si, sulle classiche quattro settimane
mensili, lei è andata a prendere proprio quella con la luna
piena.. Tra poco non rischia l'infarto vedendo il lupo nella botola.. E
fu così che la vita di Ariel iniziò a cambiare..
Ora sa dell'esistenza dei licantropi e a parole sa quella dei vampiri..
E che staria sarebbe senza, no, non la Nutella.. In quel caso morirei..
Comunque, dicevo, che storia sarebbe se, parlando di licantropi, non
citassi l'amore mio Klaus? E già.. Signori miei.. Klaus
è nei paraggi e ben presto i nostri amici avranno a che fare
con lui..
Bene.. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia
annoiato..Attendo con ansia le vostre opinioni :) Ringrazio i lettori
silenziosi, le splendide persone che recensiscono, coloro che hanno
messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra
gli autori preferiti! Vi amo..
Non mi resta che dirvi che ci sentiamo Domenica e che per chi volesse
spoiler o notizie di altro genere mi può trovare nel gruppo
sotto citato! Baciii!!
-Contatti:
L'angolo di "ili_sere_nere"
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Capitolo 10 *** Capitolo o9 ***
09
Capitolo
9
<<
Eccoci qui >> esclamai, entrando in casa
seguita da Ray. << Io mi sto ancora chiedendo come
abbiano fatto a farci
passare in aeroporto quell’arsenale di armi >>
dissi, riferendomi alla
borsa che Ray aveva insistito nel portare per la mia salvaguardia.
<< Tutto questo ti può essere utile
… >>
<< Si, a stanare i vampiri. Me lo hai ripetuto davvero
tante volte >>
Ray mi scoccò un’occhiataccia mentre io, dal canto
mio, gli
feci una linguaccia. << Vado a farmi una doccia e a
sentire come stanno i
miei compagni >>
Annuii e andai in cucina a riporre nella dispensa i vari
sacchetti di verbena e strozzalupo
che
avevo riportato dal Tennessee.
“To: Ele
Sono rientrata a
Mystic Falls.. Come procede la vostra vacanza?”
“From: Ele
Ehi! Tutto bene.. Il
tuo viaggio?”
“To: Ele
Alla grande ;) Ray è
tornato qui con me”
“From: Ele
Ray? Woow, devo
supporre ci sia del tenero?”
“To: Ele
Gnignigni.. Pensa a
spassartela con Stefan ;)”
<<
Buone notizie >> esclamò la voce di Ray
all’improvviso.
<<
Hanno ucciso quell’ibrido? >>
<< No, ma il mio branco si è spostato da
quelle zone
>>
<< Sono contenta per loro >> gli dissi
felice.
<< Brindiamo? >>
<< Con cosa, di grazia? >> chiesi,
inarcando un
sopracciglio.
<< Con dell’ottimo thè alla verbena!
>> disse,
facendomi scoppiare a ridere.
<< Mi raccomando a non prendere lo strozzalupo!
>>
<< Noi vogliamo sapere tutto! >>
esclamò
Caroline.
<< Tutto cosa? >>
<< Perché sei andata in Tennessee e puff
– gesticolò
Elena – con te è tornato Ray? >>
<< Volevo fargli una sorpresa e il fatto che sia
tornato con me qui è solo un caso >> dissi, ma
dal loro sguardo potevo
tranquillamente capire che non mi credevano.
Care ed Elena si guardarono negli occhi. << Certo,
certo >> esclamarono insieme.
Mi rigirai una bottiglietta di succo tra le mani. <<
Ragazze, posso farvi una domanda? – loro annuirono
– Credete alle leggende che
si dicono qui, cioè dell’esistenza di vampiri,
licantropi e altro? >>
Le due ragazze, dopo un primo momento di smarrimento, si
guardarono in viso. << Sono leggende >>
affermò Caroline.
<< Ma non è detto che un fondo di
verità non ci sia
>>
<< Che intendi dire, Ariel? >> chiese Elena.
<< Beh – mi torturai lievemente le dita
– Non vi siete
domandate di queste morti strane? Persone che scompaiono, riappaiono,
poi,
morte e come lo classificano? Attacco animale. E’ tutto
così strano >>
dissi, corrugando le sopracciglia guardandole.
<< Beh, si è normale farsi delle domande sul
perché di
tutto ciò, ma è anche vero che da quando hanno
catturato un grosso animale che
si aggirava tra i boschi le morti sono cessate. Questo mi sembra un
motivo più
che valido per pensare che non esistano vampiri o licantropi
>> disse
Caroline.
<< Anche io concordo con Care. Sebbene la mia sia una
delle mie famiglie fondatrici e un membro della mia famiglia nei suoi
diari
racconti di vampiri, è anche vero che il pensiero popolare
era facilmente
corruttibile. Quante sono state le presunte streghe uccise solo
perché amavano
i gatti neri o cose simili >>
Annuii e, seppur sapevo che si sbagliavano, preferii fingere
di dar loro ragione. << Forse è
così >>
<< Come mai queste idee? >> chiese Elena.
<< In Tennessee girano queste idee e, ripensando agli
eventi qui accaduti, ho fatto questo strano collegamento. Tutto qui
>>.
Il mio telefono sul tavolo vibrò. Lo presi e lessi il nome
sul display.
“Damon”.
<< Elena, scusami, ma hai dato tu il mio numero a
Damon-Sono-Figo-Salvatore? >>
<< Il tuo numero? No, perché? >>
<< Perché quando penso di essere in perfetto
relax,
puntuale come un orologio svizzero, il telefono squilla e al telefono
è Damon
>>
<< Damon ti chiama? >> esclamarono le due
ad
alta voce.
Quella reazione mi stupii leggermente. << State bene?
>>
<< Noi si, ma è Damon che ci sta preoccupando
>>
affermò Caroline.
<< Perché? >> Non fecero,
però, in tempo a
rispondermi che un Ray furioso spalancò la porta in fretta e
in furia. Guardai
per un attimo le ragazze prima di guardare Ray. << Ehi
che succede?
>>
Ray guardò le due ragazze prima di spostare lo sguardo su di
me. Dai suoi occhi capii che qualcosa non andava. <<
Elena, Caroline
dovrei parlare con Ariel di cose importanti e private >>
<< Oh, non preoccuparti >> disse Elena
alzandosi
insieme a Caroline. << Ariel, ci sentiamo dopo
>>
Non appena le due ragazze uscirono, guardai Ray. <<
Che è successo? >>
<< Succede che dovevo rimanere in Tennessee, ecco cosa
succede! >> mi urlò contro.
<< E farti uccidere da quell’ibrido?
>>
<< Avrei preferito che avesse preso me invece di
uccidere le mie amiche! >>
Rimasi in silenzio, spalancando la bocca. << Cosa?
>>
<< Le mie coinquiline sono state trovate con il corpo
dilaniato, squartato! >>
<< Pensi.. >>
<< Si, quell’ibrido mi stava cercando e visto
che loro
non sapevano dove fossi, le ha uccise non trovando le informazioni che
voleva
>> si lasciò cadere sul divano.
<< Erano innocenti, Ariel. Non
avevano fatto niente >>
<< Chi ti ha informato dell’accaduto?
>>
<< La polizia. Mi ha chiamato dieci minuti fa
>>
<< Credi di tornare lì? >>
<< Devo andare al loro funerale, devo farlo per loro
–
annuii – Ma tranquilla, tornerò qui
>>
<< Prenditi il tempo che ti serve, ok? >>
Lui mi guardò e se ne andò verso la sua stanza.
Mi avvicinai
al balcone ed uscii fuori con il telefono in mano.
<< A cosa devo questa tua chiamata, ragazzina?
>> esclamò dall’altro lato del
telefono Damon.
<< Evita le battutine stupide perché oggi
è una
giornata decisamente stancante e poi, prima eri tu a chiamarmi
>>
<< Ti sento provata. A cosa devo ciò?
>>
<< Due amiche di Ray sono state massacrata in
Tennessee >>
<< In che senso massacrate? >>
<< In che senso secondo te? Il loro corpo è
stato
dilaniato, a tratti anche squartato – ci fu un lungo momento
di silenzio –
Damon, ci sei? >>
<< Dove è accaduto ciò?
>>
<< In Tennessee >>
<< Wow, è per questo che la tua lontananza da
Mystic
Falls non è durata neanche un giorno o è
perché sentivi la mia mancanza?
>>
<< Damon, non sei per niente divertente. Sono tornata
qui per altri motivi >>
<< Naah! Dillo che invece sentivi la mancanza del
sottoscritto! >>
Roteai gli occhi. << Mi mancavi così tanto che
avrei
preferito fare il giro del mondo invece che di un semplice viaggio in
Tennessee! >>
Sentii il rumore della sua lingua schioccare contro il
palato. << Devo farti un corso di sarcasmo. Molte volte
pecchi di
ingenuità >>
Sorrisi, decidendo di fare una piccola cosa. << Un
corso solo di sarcasmo vorresti farmi? >>
<< Ragazzina, non giocare con me >>
<< E perché? A me piace.. giocare
>> gli dissi
con tono basso e sensuale.
Sentii provenire dal telefono alcuni rumori. <<
Ragazzina mi dispiace interrompere così la conversazione, ma
ho una cosa da
fare. Bye! >> e chiuse la chiamata.
Scossi il capo. “Ma guarda questo!” pensai mentre
passai
davanti la porta di Ray, vedendolo rannicchiato sul letto. Entrai
lentamente in
camera sua e mi stesi sul letto accanto a lui. Subito si strinse a me e
presi
ad accarezzargli i capelli. Lentamente si addormentò,
seguito poco dopo da me.
Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona domenica a tutte voi! Come va? Io mi sto congelando
di freddo, non mi sento più le mani.. ma va beh.. Prima di
lasciar spazio al riassunto del capitolo, vi volevo avvisare che ho
deciso quando fare la livechat, ovvero il "momento sputtanamento della
scrittrice".. E ho deciso di farla settimana prossima.. il capitolo
quindi verrà postato nel pomeriggio, dopo pranzo xD,
così vi metto direttamente il link xD
Allora.. Ariel e Ray tornano insieme a Mystic Falls.. Inutile dire che
Elena e Care pensino che tra quei due ci sia del tenero.. Supposizione
che, però, viene smontata nel momento in cui apprendono che
Damon ha il vizio di chiamare Ariel.. Si viene a scoprire un
particolare agghiacciante, le coinquiline di Ray sono state brutalmente
assassinate.. Secondo voi da chi? Ma da Klaus, ovvio! Ariel, alla fine,
decide di chiamare Damon e dopo averlo avvisato di quanto accaduto
decide di punzecchiarlo! Ariel, Ariel, non si fa! Chi gioca con il
fuoco prima o poi finisce per scottarsi!
Volevo ringraziare i lettori silenziosi, le 8 splendide persone che
hanno recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da
ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti.. grazie, grazie,
grazie! Per ringraziarvi, vi lascerò lo spoiler del Cap 10,
capitolo che io amo follemente :3
Ora è meglio che vada a studiare xD
A mercoledì!
SPOILER__
Avevo
già detto che Damon era un bel
ragazzo? Si? Beh, colgo l’occasione per ribadirlo.
<< Rischiamo di fare un incidente >> cercai
di
dire in modo tale da interrompere la cosa.
<< Ho accostato e spento l’auto
>> disse,
continuando a guardarmi e a sorridere.
Era possibile avere il cuore in gola, anzi nella testa?
Sentivo il cuore pulsare fin lì. Il respiro pian piano
accelerava, rendendo la
respirazione sempre più affannata. << Non
voglio fare sesso con un
perfetto sconosciuto in auto >>
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Capitolo 11 *** Capitolo o10 ***
10
Capitolo
10
Il
torpore caldo del letto coccolava il mio sonno,
rendendolo ancora più piacevole e rilassante.
Così rilassante che per quanto
era rilassante era più che scontato che qualcuno arrivasse a
porgli fine. Il
suono acuto del cellulare mi fece aprire gli occhi e tirarmi su di
scatto
completamente spaventata. Mi guardai per un attimo intorno prima di
prendere il
telefono.
<< Chiunque tu sia spero che tu abbia
un’importante
motivazione per avermi svegliata! >> cercai di essere il
più convincente
possibile, sebbene la mia voce impastata dal sonno rendesse il tutto
dannatamente
complicato.
<< Come siamo acide, ragazzina >> proruppe
divertito Damon.
Roteai gli occhi e mi massaggiai la fronte.
<< Dimmi che hai una valida spiegazione
per avermi fatta svegliare alle – mi voltai verso la sveglia
– alle 4.30
>> lasciai la frase in sospeso mentre nella mia mente
iniziarono a
passare tantissimi pensieri, per lo più insulti nei
confronti del ragazzo.
<< 4.. 4.30? – dissi balbettante – Tu
mi hai svegliata alle 4.30 del
mattino?! >>
<< Dai che sarà mai! >>
<< Che sarà mai? Che sarà mai per
te! A quest’ora le
persone normali, Damon, le persone normali dormono! Se te, invece, non
sei
normale e ti comporti come un vampiro, vivendo di notte e dormendo di
giorno,
beh, sono fatti tuoi! Non mettermi in mezzo! >> dissi,
lasciandomi cadere
contro il cuscino.
Damon rise. << Ci sei andata vicino >>
<< Vicino a cosa? >> chiesi svogliatamente,
non
capendo.
<< Nulla di importante. Se mi apri ti spiego
perché ti
ho svegliata >>
<< Aprirti? – corrugai la fronte –
Cioè, spiegati, mi
svegli e ti presenti fuori casa mia alle 4.30 del mattino.. Se per te
questo è
normale >> dissi ironica mentre mi alzai, recandomi ad
aprire
completamente disinteressata dall’aspetto che in quel momento
dovevo avere.
Chiusi la chiamata nel momento in cui aprii la porta.
Vidi l’espressione divertita che Damon aveva stampato in
viso. Il suo sguardo si fermò pochi secondi sul viso prima
di passare in
rassegna tutto il mio corpo. << Bel pigiamino
>> disse, riferendosi
alla maglia enorme e larga che usavo come pigiama, mentre entrava in
casa.
<< Ti ho detto che potevi? >> chiesi,
sospirando.
<< Teoricamente mi hai dato il permesso di entrare in
casa tua >> disse, lasciandosi cadere comodamente sul
divano.
<< La prossima volta ci penserò di
più a darti il
permesso di entrare! >> dissi, chiudendo la porta e
voltandomi. Ero sul
punto di fare un passo quando nella mia mente passò un
pensiero. “I
vampiri non
possono entrare in casa se non sono invitati, quindi se qualcuno di
notte bussa
alla tua porta, non aprire!”. Scossi il capo.
Pure coincidenze, ecco cos’erano.
Però..
<< Pensare troppo fa venire le rughe >>
disse
Damon, riportandomi alla realtà.
<< Allora tu non hai mai pensato in vita tua
>>
dissi, raggiungendo una poltrona e sedendomi.
<< Mi dici perché sei qui?
>>
<< Beh io.. – iniziò ma ad un certo
punto socchiuse
gli occhi, indicando verso di me – Quello è un
lapislazzulo? >>
Mi guardai la collana. << Si, ma uno, non ti
interessa, due, torna a rispondere alla mia domanda >>
<< Sono solo venuto a controllare che non ti stessi
struggendo per via della lontananza del tuo “amichetto del
cuore” >>
<< E lo fai a quest’ora? >>
<< L’ora non ha importanza >>
<< E sentiamo, Mr Vengo-Quando-Ho-Voglia, ora che hai
svolto il tuo compito, te ne andrai? >>
<< Chi me lo dice che non tenterai il suicidio?
>>
<< Cosa vuoi? Ho sonno per cui sii chiaro e conciso
>> dissi leggermente stufa mentre mi alzai per andare a
bere qualcosa.
Per raggiungere la cucina dovetti passare vicino al divano su cui era
seduto
Damon.
Mi afferrò il polso e mi tirò verso di lui. Finii
seduta
sulle sue gambe, con il petto ed il viso quasi attaccati ai suoi. Di
primo
istinto gli guardai le labbra. Il labbro superiore era leggermente
più piccolo
di quello inferiore che, invece, appariva più pieno. Alla
fine con grande
fatica lo guardai negli occhi. << Vieni con me
>> disse con voce
lieve, solleticandomi il viso.
<< No >> sussurrai, incerta se avessi
parlato o
meno.
<< Vieni con me, Ariel >> ripeté
ancora una
volta con lo stesso tono di prima. Non so cosa successe in quel momento
ma fu
come se, accettando, mi avessero portato via l’anima dal
corpo.
<<
Non avevi sonno fino a qualche minuto fa? >>
disse Damon mentre cercava in tutti modi di non farmi accendere la
radio.
<< Tu mi hai svegliata per cui io ora voglio sentire
la musica >> dissi, riuscendo ad accendere la radio.
Andai alla ricerca di
qualche canzone che potesse piacermi e finalmente la trovai.
<< Questa mi
piace >> dissi, rilassandomi contro il sedile.
Damon mi guardò con la coda dell’occhio,
sghignazzando.
<< Proprio interessante come canzone >>
disse, sorridendo.
<< Take a bit of my bad girl meat.. Take a bite my
me.. Show me your
teeth
>> iniziai a canticchiare mentre posai i
piedi sul cruscotto
dell’auto.
<< Mi sporchi l’auto con quei piedi. Toglili
>>
disse Damon in un tono che doveva essere di rimprovero.
<< No >>
<< Toglili >>
<< Come se ti dispiacesse guardarmi le gambe
>>
dissi, guardandolo divertito. Infatti, in quel momento avevo indosso
una gonna
che, visto la posizione in cui stavo, si era alzata mostrando le gambe.
<< Facciamo così: io tolgo i piedi se tu mi
dici dove stiamo andando –
Damon, tuttavia, non mi rispose – Come vuoi >>
dissi, guardando fuori dal
finestrino. In lontananza si iniziava ad intravedere le prime luci
dell’alba.
Da quante ore eravamo in viaggio? Una? Due o di più?
<< A che pensi? >>
<< A dove stiamo andando. Visto la mia ignoranza nei
riguardi della zona, in questo momento mi potresti anche portare nel
posto più
sperduto del mondo ed uccidermi tanto io non lo saprei >>
Damon fece schioccare le dita. << Dannazione, mi hai
appena scoperto >> disse, fingendo disappunto.
Lo guardai, inarcando un sopracciglio. << Quando non ti
comporti da cazzone sai essere divertente >>. Damon, in
risposta, sollevò
sopraccigli e spalle.
<< Mi devi un favore >> esclamò
all’improvviso.
Lo guardai socchiudendo gli occhi. << Mi hai sporcato
l’auto >>
Mi venne da ridere. << Mi vuoi far credere che questa
macchina sia “pulita” come tu dici? – mi
misi in ginocchio sul sedile,
sporgendomi leggermente verso di lui – Mi stai dicendo che
questa macchina è
“immacolata”? >> gli chiesi divertita.
<< Sono un tradizionalista sotto alcuni punti e, si, quello mi piace farlo comodo, ma..
>>
<< Ma? >> lo incitai a continuare mentre
inclinai lievemente il capo di lato.
Non so cosa accadde, ma in pochi secondi mi ritrovai a
cavalcioni su di lui, bloccata tra il suo corpo ed il volante
dell’auto.
<< Posso sempre rimediare >> disse,
guardandomi negli occhi e
sorridendo in modo molto sensuale. Avevo già detto che Damon
era un bel
ragazzo? Si? Beh, colgo l’occasione per ribadirlo.
<< Rischiamo di fare un incidente >> cercai
di
dire in modo tale da interrompere la cosa.
<< Ho accostato e spento l’auto
>> disse,
continuando a guardarmi e a sorridere.
Era possibile avere il cuore in gola, anzi nella testa?
Sentivo il cuore pulsare fin lì. Il respiro pian piano
accelerava, rendendo la
respirazione sempre più affannata. << Non
voglio fare sesso con un
perfetto sconosciuto in auto >>
<< Da come formuli la frase sembra che se non fosse in
auto, tu lo faresti con uno sconosciuto >> disse,
sghignazzando.
<< Questo tuo stupido quanto inutile tentativo di
abbordaggio lascia molto a desiderare –
gli feci presente – Allora, mi dici dove
andiamo? >>
<< Scendi – corrugai la fronte confusa mentre
lui
roteò gli occhi – Siamo arrivati >>
Scesi da sopra di lui e dall’auto,
iniziando a guardarmi intorno e rimanendo poco a poco sempre
più meravigliata.
Credevo di trovarmi in un quadro per quanto bello era il paesaggio
davanti a
me. Ci trovavamo in mezzo alla vegetazione. Le foglie degli alberi
passavano
dal verde al rosso, diventando, poi, arancioni e gialle. Davanti a me
un
piccola cascata e poco sopra un’abitazione in legno munita di
mulino. <<
Se sapevo che questo ti avrebbe fatto ammutolire, ti ci avrei portato
prima
>>
Guardai Damon ancora con espressione meravigliata in viso
prima di avvicinarmi alle acque del fiume che, in quella zona, davano
vita ad
un piccolo lago. Mi inginocchiai sulla roccia umida e mi specchiai
contro
l’acqua limpida. << E’.. E’
bellissimo questo posto – Damon scrollò le
spalle – Perché mi hai portata qui?
>>
<< Per ucciderti come hai detto tu stessa
>> mi
rispose. Mi alzai in piedi e presi i lembi della maglia, levandola, il
tutto
sotto lo sguardo curioso di Damon. << Vuoi farti un bagno
con una
temperatura dell’aria pari a 15 gradi? >>
<< Si >> dissi, abbassandomi la gonna e
restando
in intimo. << Tu non vieni con me? >> gli
chiesi prima di lasciarmi
cadere in acqua. Forse Damon aveva ragione. Fare il bagno a temperature
non
adatte e con acqua decisamente ghiacciata non era decisamente la cosa
più
giusta da fare, ma di dare ragione a lui non avevo voglia. Una volta riemersa mi
tolsi i capelli da
davanti al viso. << Grande e grosso temi di ammalarti?
>> lo
canzonai mentre mi lasciavo cullare dalle piccole onde, fino a giungere
poco
sotto le piccole cascate.
<< Ne riparleremo quando uscirai dall’acqua con
una
broncopolmonite >>
Rimasi in acqua in totale una decina di minuti. Damon,
invece, si era comodamente steso sulla roccia. Ogni tanto lo
punzecchiavo
lanciandogli un po’ d’acqua addosso. Decisi che era
il caso di uscire e mi
avvicinai alla roccia su cui posai le mani, facendomi forza su di esse
per
uscire.
<< Auch! >> esclamai, guardandomi la mano. Mi era tagliata
con la roccia lungo
l’indice della mano sinistra. Portai il dito tra le labbra e
mi avvicinai a
Damon. << Hai un fazzoletto? >> chiesi .
Lui mi guardò come un
leone guarda una gazzella durante la caccia. << Lascia
stare, anzi. Ora
smette >> e mi accomodai accanto a lui.
Per alcuni minuti nessuno dei due parlò. A rompere il
silenzio fu un mio starnuto acuto, seguito successivamente da un altro
e da un
altro ancora.
<< Te lo avevo detto che ti saresti ammalata
>>
disse Damon, parlando finalmente.
<< Te lo avevo detto che ti saresti ammalata –
gli
rifeci il verso e
mi allungai a prendere
i miei vestiti – Ora mi vesto così non
prenderò più freddo >>
<< Ma avrai comunque i capelli bagnati >>
Lasciai cadere i vestiti nuovamente per terra e lo guardai
seccata. << Visto che fai il saputello dei miei stivali,
dimmi come
potrei scaldarmi >>
Si sporse verso di me e, come accadde poco prima in auto, mi
ritrovai a cavalcioni su di lui. Feci per protestare quando Damon mi
strinse a
sé, posando sulle mie spalle la giacca in pelle che aveva.
<< Almeno
limitiamo un po’ i danni >> Non gli risposi e
posai il capo contro la sua
spalla. In quel momento non mi andava di lanciargli frecciatine.
Inspirai il
suo odore. Sapeva di.. di muschio? Di buono. Di uomo.
<< Non sono un cuscino >> mi
mormorò all’orecchio, provocando una serie
infinita di brividi lungo il mio
corpo. Mi staccai dal suo petto, guardandolo negli occhi.
<< Ed ora che
hai? >>
Gli presi il viso tra le mani e, così come lui aveva fatto
con me sul pianerottolo di casa mia, posai le labbra sulle sue in un
bacio che,
inizialmente, partì come un semplice bacio a stampo
diventando, poi, un vero e
proprio bacio. Mi staccai da lui poco prima di perdere completamente la
lucidità mentale. << Non credere che tu mi
abbia fatta cascare ai tuoi
piedi – inarcai un angolo della bocca –
E’ solo un bacio di ringraziamento
>> e riposai il capo sulla sua spalla mentre sentii Damon
scuotere
lievemente il capo e ridacchiare.
Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma giorno! Come state? Oggi non mi dilungherò molto
perchè tra un'oretta devo andar dal dentista e devo
studiare..
Iniziamo dicendo che questo è il mio capitolo preferito :3
uno dei tanti :3 Un bel capitolo dedicato solamente ad Ariel
e a Damon.. Allora, Damon invade casa di Ariel nel cuore della notte,
povera piccina! Diciamo che lui la punzecchia amabilmente, ma questo fa
sorgere un piccolo pensiero ad Ariel. In effetti le torna in mente una
frase di Ray, riguardante il non far entrare mai un vampiro in casa..
Ray caro, sei arrivato un pò tardi *scrolla le spalle* Poi..
La bella gitarella nel bel mezzo di un bosco :3 vi farei vedere la foto
che mi ha ispirata perchè è stupenda! Per chi fa
parte del gruppo la vedrà tra non molto.. Ah, dimenticavo,
pure Ariel però provoca Damon.. la gonna, la canzone (che io
adoro.. si chiama Teeth di Lady Gaga) e, infine, il bacio :3 Ve lo
avevo detto che Ariel e Damon hanno per certi versi lo stesso tipo di
carattere, per cui se vogliono fare qualcosa la fanno senza problemi...
Vorrei ringraziare chi ha letto, chi ha recensito, chi ha messo la
storia tra le preferite/da ricordare/seguite e chi mi ha tra
gli autori preferiti.. Grazie! Spero che il capitolo sia piaciuto tanto
quanto è piaciuto a me e di leggere vostre opinioni.. Ah,
ultima cosa e vi lascio xD Vi ricordo che domenica, sempre se non mi si
rigira, farò la livechat.. come sempre per un bel momento
sputtanamento :3
Bene, a domenica!
|
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Capitolo 12 *** Capitolo o11 ***
11
Capitolo
11
I
giorni successivi a quell’uscita nel pieno della notte con
Damon furono caratterizzati da tante altre imboscate notturne di Damon.
Non so
cosa volesse di preciso, né tanto meno perché
continuava a presentarsi da me.
L’unica cosa che iniziai a comprendere fu che Damon, forse,
sapeva anche essere
simpatico e divertente. Ci furono sere passate in alcuni bar a sfidarci
su chi
reggesse maggiormente l’alcol, altre sere, invece, giravamo
per le strade della
Virginia in lungo e largo. Se prima Damon era solo il fratello del
ragazzo
della mia amica, oltre a non essere mio amico, ora poteva anche
iniziare ad
essere considerato come tale.
Quel pomeriggio ci ritrovammo tutti a casa di Stefan e
Damon. Elena aveva organizzato un piccolo.. rinfresco? Aperitivo? Non
sapevo
bene neanche io come definirlo. Damon mi spiegò tutto con un
“semplice riunione
con tutti in cui si mangia e si beve”. Spiegazione esaustiva,
vero? Fatto sta
che quel giorno sarebbe rientrato anche Ray, dopo l’aver
passato due settimane
in Tennessee.
<< La smetti di mangiare quelle patatine?
>> mi
rimproverò Elena, togliendomi dalle mani la ciotola.
La guardai negli occhi come un cucciolo piccolo ed indifeso,
con una patatina tra le labbra. << Ma.. >>
<< Non mi incanti! Era piena la ciotola >>
<< Ragazzina, se mangi troppo poi metti su chili
>> disse Damon, passando alle mie spalle e pizzicandomi
un fianco.
<< Tranquillo perché in quel caso saprei come
smaltirli >> gli dissi, provocandolo.
Mi cinse con un braccio la vita, guardandomi negli occhi.
<< E’ un invito il tuo? >>
<< Ehi, da quando voi due vi comportate come due
piccioncini in astinenza di sesso? >> esclamò
Tyler mentre passò per
recarsi al tavolo.
<< No, la domanda è da quando vanno
d’accordo?
>> lo corresse Caroline.
Sciolsi la presa, riavvicinandomi al tavolo. << Ho
solo scoperto che non è del tutto cazzone. A tratti
è anche simpatico >>
Stefan ridacchiò.
<< O, forse, tutto sta nel fatto che siete molto simili
>> diede
una sua spiegazione.
<< Io simile a lei? >>
<< Simile a lui? >> ci guardammo prima di
voltarci verso gli altri con espressione schifata. Gli altri, dal canto
loro,
si guardarono prima di alzare gli occhi al cielo e mormorare un
“come non
detto”.
<< Ariel, Ray tra quanto arriva? >>
Guardai l’orologio. << Tra poco, non dovrebbe
mancare
poi tanto >>
Continuammo a finire di sistemare
quando il campanello di
casa Salvatore suonò. Ad aprire andò Elena, visto
che era la più vicina.<<
Ray! >> urlai, alzandomi svelta dal divano e
correndogli incontro. Quando gli fui davanti, mi lanciai su di lui che
svelto
mi prese in braccio, facendomi fare un giro. << Mi sei
mancato tantissimo!
>> gli lasciai tanti baci sul viso.
<< Ciao sirenetta! Mi sei mancata anche tu, ma se non
mi lasci, soffocherò >> disse e a malincuore
lo lasciai andare,
rimettendomi composta.
<< Ehy Ray! >> salutarono tutti,
specialmente Ty
che con Ray aveva una strana confidenza.
<< Bene, visto che ci siamo tutti possiam mangiare!
>> esclamò Caroline, dando il via alle
“danze”.
Presi tante di quelle cose che sapevo a prescindere che mi
sarei sentita male.
Approfittai di un discorso in cui né io né Ray
centravamo per parlare con
quest’ultimo in disparte. Mi accertai che fuori con noi non
ci fosse
nessun’altro.
<< Allora? >>
<< Allora.. Il nostro ibrido ha
lasciato dietro di sé
una lunga scia di morte. Le mie amiche sono state le prime
>>
<< Credi fosse un avvertimento? >>
<< Lo era, Ariel. Klaus vuole noi licantropi
>>
<< Klaus? E’ questo il suo nome?
>>
Annuì. << Vuole noi e girerà il
mondo fino a quando
non ci troverà tutti e ci renderà suoi
“scagnozzi” >>
<< Hai parlato anche con i tuoi compagni? >>
<< Si, ma ho preferito non farmi dire dove fossero in
modo da non rischiare >>
<< Secondo te, potrebbe arrivare qui a Mystic Falls?
>>
<< Non lo so, Ariel, ma con quell’abominio non
bisogna
scherzare. Se dovesse arrivare qui saremmo tutti in pericolo. Nessuno
avrebbe
salva la vita >>
<< Ci deve essere un modo per ucciderlo! E’
pur.. pur
sempre un vampiro >>
<< Vorrei che ci fosse, ma.. >>
Ray non finì di
parlare in quanto una serie infinita di colpi di tosse catturarono la
sua
attenzione, facendolo scattare verso l’interno
dell’abitazione.
Quando entrai, trovai Damon, Caroline e Stefan intenti a tossire e a
tenersi
vistosamente la gola, come se qualcosa fosse rimasto loro incastrato.
Elena era
accanto a Stefan e continuava a chiedergli cosa avesse, ma fu Tyler a
rispondere.
Ispirò l’odore della bevanda di Caroline.
<< Verbena
>>
<< Verbena? >> chiesero in contemporanea
Bonnie
ed Elena.
<< Chi.. l’ha mes.. sa? >> chiese
arrabbiato
Damon, tossendo.
Ray, nel frattempo, era diventato serissimo. Con gli occhi
socchiusi, prese dalla tasca quella che sembrava essere una pistola.
<< Ray! >> esclamai sconvolta.
<< Ariel sta lontana >> mi disse, puntando
la
pistola verso di loro. << Avevo avuto qualche sospetto
all’inizio, ma mi
è bastato fare alcune domande per avere le risposte, ma si
sa, mai fidarsi
completamente di ciò che viene detto per cui ho messo della
verbena nelle
bevande. Esito? Come sospettavo siete vampiri, non tutti, ma in parte.
Se non
volete rischiare di ritrovarvi una pallottola di legno nel cuore, state
fermi
>>
Vampiri? Erano vampiri? I ragazzi con cui uscivo, gli amici
che mi erano fatti erano vampiri? Indietreggiai fino a toccare con le
spalle il
muro. Volevo andare via, scappare da quella cittadina, tornarmene in
Italia. I
vampiri esistevano. I licantropi esistevano.
<< Come sai di loro? >> chiese Elena.
<<
E’ un licantropo >> esclamò Tyler.
<<
Come lo sei tu, vero? >> chiese retoricamente
Ray a Tyler.
<<
Ray, metti via quell’arma! Non vogliono far del
male a nessuno! >> disse Elena con forza.
<<
Dovrei fidarmi di una che è in combutta con dei
vampiri? >>
Non so cosa
successe, ma in pochi secondi vidi Ray a terra
intento a tenersi la testa dolorante. Guardavo la scena incapace di
dire o di
fare qualsiasi cosa. Bonnie teneva lo sguardo concentrato su di lui.
Che fosse
lei la causa? Come poteva farlo? Che fosse una.. strega? Lasciai cadere
il
bicchiere che avevo tra le mani e corsi verso di Ray, gettandomi sul
suo corpo,
nel momento in cui Damon scattò verso di lui. Tutto
improvvisamente cessò.
Tremavo vistosamente, ma non mi importava. Guardai tutti quanti mentre
presi
tra le mani la pistola. << Fate ancora qualcosa contro..
contro Ray,
contro me e.. >>
<<
Ariel – iniziò uno Stefan ancora non del tutto
ripreso – non vogliamo farvi del male >>
<<
Non volete farci del male? E cosa ha appena fatto
quella strega a Ray? >> urlai.
<<
Ha iniziato lui >> disse Damon.
<<
Non mi interessa! Tutto quello che direte non mi interessa
più! Tu – guardai Damon – ho passato
notti in tua compagnia rischiando la vita!
>>
<<
Ma sei ancora qui, significherà qualcosa no?
>> continuò lui.
La pistola tra
le mie mani tremava in contemporanea con il
resto del corpo. << Fermo dove sei >>
Damon
spalancò le braccia verso di me. << Sparami
>>
<<
Damon! >> esclamarono tutti quanti.
<<
Potremmo soggiogarla >>
<<
Non funziona su di lei, ci ho provato tante volte e
credo che sia quella collana a bloccare il tutto >>
<<
Basta! – urlai – State zitti! >>
sentii Ray
lamentarsi ancora e lo guardai con la coda dell’occhio.
<<
Io sono qui, sparami >>
<< Damon.. >>
<<
Sparami >> disse, avvicinandosi sempre di
più, fino a quando la pistola non poggiò poco
sotto lo sterno. <<
Sparami. Non puoi, vero? Sai perché? Perché hai
imparato a fidarti di me,
perchè sai che se avessi voluto farti fuori, lo avrei
già fatto senza troppi
problemi. Non è così, eh? Sbaglio? Parla, Ariel!
Sbaglio? >>
Venni colta dal
panico e, chiudendo gli occhi, lasciai
partire un colpo che trafisse il busto di Damon, scatenando le urla
degli
altri. Nel momento in cui mi resi conto di quello che avevo fatto
lasciai
cadere la pistola e corsi verso Ray. << Ti prego portami
via! >>
gli chiesi aiutandolo ad alzarsi, prima di prendere ed andare via il
primo
possibile.
Per
tutto il tragitto verso casa non feci altro che guardare
fuori dal finestrino, cercando di non versare neanche una lacrima.
Entrata in
casa, velocemente iniziai a chiudere tutte le finestre, le porte. Fu
Ray a
bloccarmi e a stringermi a sé.
<< Calmati, è
finito tutto! Ora sappiamo cosa sono e potremmo proteggerci
>>
Il mio tentativo di non piangere fu vano. << Portami a
casa, Ray. Ti prego, portami via >> Restammo,
così, per un tempo
infinito, abbracciati. Non potevo, non riuscivo ancora a credere a
quello che
era successo. Vampiri, licantropi, streghe. Quel ragazzo, il ragazzo
dell’aereo
aveva ragione sulle storie di questa città. <<
Aveva ragione.. Lui, lui
aveva ragione >> presi a sussurrare ancora sconvolta.
<< Lui chi? >> chiese Ray
<< Un ragazzo sull’aereo che mi portava qui a
Mystic
Falls mi aveva messo in guardia, ma io.. io non gli ho creduto! Gli ho
riso in
faccia! >>
<< Ariel, calmati! Sei ancora scioccata >>
<< Aveva ragione >>
<< Guardami, Ariel – mi diede una piccola
scossa con
le braccia – Chiunque avrebbe reagito nel tuo stesso modo!
Nessuno poteva
credere a queste leggende, neanche io! Avrei riso fino alla morte se mi
avessero detto che io avevo il gene >>
<< Va bene >> risposi solamente.
<< Vai a farti un bel bagno caldo, ne hai bisogno per
rilassare i nervi >>
Senza rispondere mi avviai nel bagno. Chiusi tutte le
finestre ed aprii l’acqua. Mentre mi spogliavo le scene
dell’accaduto tornavano
a passarmi per la testa. Entrai in acqua, poggiando, poi, la testa
contro il
bordo. Rilassarmi fu difficile, ma un’improvvisa stanchezza
si propagò in tutto
il mio corpo, lasciandomi così sprofondare nel sonno.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Ma buona domenica a tutti! Non mi ero scordata di pubblicare, ho avuto
solo un contrattempo che mi ha fatto ritardare.. Come state? Io sto a
pezzi, non mi sento le
gambe! Ieri pomeriggio sono andata a giocare a calcetto con amici e ho
anche vinto, segnando ben 5 reti ù.ù
Allora.. Ve lo avevo detto che il sistema nervoso di Ariel
avrebbe avuto prima o poi un crollo.. Ecco, è arrivato.
Forse sembra esagerata la sua reazione, ma dovete anche mettervi nei
suoi panni.. Scopre che il suo migliore amico è un lupo e
sviene soltanto, ma i suoi nervi sono messi a dura prova.. Scopre che i
suoi amici, o gran parte di questi, sono vampiri. Questo è
stato il colpo di grazia! Che stronzo però Ray nel mettere
la verbena nelle bevande! >.< Nel prossimo capitolo la
situazione inizierà a precipitare maggiormente ;)
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi la recensisce, grazie
mille! Chi ha messo WoA tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi
ha messo tra gli autori preferiti! Grazie grazie grazie!
A Mercoledì!
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Capitolo 13 *** Capitolo o12 ***
12
Capitolo
12
Quando
aprii gli occhi, la camera era ancora totalmente
immersa nel buio della notte. Presi il telefono per controllare che ore
fossero
e vi trovai una lunga serie di chiamata da parte di Elena e di
Caroline. Erano
ormai alcuni giorni che ignoravo le loro chiamate, visite o messaggi.
Mi alzai dal letto per andare, poi, in cucina a prepararmi
una tisana. In quei momenti mi aiutavano a riposare. Passai davanti la
camera
di Ray ma, stranamente, la trovai vuota. “Dove
sarà andato a quest’ora della
notte?”
Giunsi finalmente in cucina e, dopo aver messo l’acqua sul
fuoco, un po’ di verbena nella tazza, mi sedetti
sull’isola della cucina. Mi
incantai a guardare l’acqua bollire poco a poco.
<< Tu – guardai
Damon – ho passato notti in tua compagnia rischiando la vita!
>>
<< Ma sei ancora
qui, significherà qualcosa no? >>
continuò lui.
Piegai
lievemente il capo di lato. Che doveva significare?
Io proprio non riuscivo a capire.
Cosa dovevo capire se non che la mia vita
sarebbe potuta cessare da un momento all’altro?
Mi passai una mano sul viso, sospirando. Mi toccai il collo
e le dita vennero in contatto con la collana. La presi fra le dita e la
guardai.
<< Potremmo
soggiogarla >>
<< Non funziona
su di lei, ci ho provato tante volte e credo che sia quella collana a
bloccare
il tutto >>
<<
Per essere una ragazza che non sapeva dei vampiri
sei anche troppo protetta >> esclamò una voce
alle mie spalle, facendomi
sobbalzare e scendere rapida dal mobile.
<< Vampiro >> dissi a mo di saluto verso
Damon e
mi riavvicinai ai fornelli, togliendo il pentolino dal fuoco e versando
l’acqua
nella tazza.
<< Non dovresti dare le spalle ad un vampiro, sai?
>>
Presi in una mano la tazza, voltandomi verso Damon, e lo
guardai. << Cosa vuoi? >>
<< Niente >>
<< Allora puoi andare via da qui. Tu ed io non abbiamo
nulla da spartirci >> gli dissi, bevendo un po’
della tisana.
<< La solita guastafeste >>
<< Guastafeste? Tu sai solo divertirti e basta. Non
hai fatto altro che divertirti in tutte queste sere alle mie spalle
che, inconsciamente,
stavo rischiando la vita >> dissi a denti stretti.
<< Non ero l’unico a divertirsi! Eri anche tu a
farlo!
>>
<< Non mi interessa! Mi hai mentito, mi hai tenuto
nascosta una cosa così.. così.. – scossi
il capo non riuscendo a trovare le parole adatte – Devi
andare via, ora!
>>
<< Perché? Il tuo cucciolo di cane poi si
arrabbia?
>>
<< Damon.. >>
<< Ah no, sbagliato! Il tuo cagnolino ora non
c’è!
>> Di scatto lanciai la tisana contro la faccia di Damon
che, svelto, si
lamentò per via della verbena contenuta in essa. Pochi
secondi dopo mi ritrovai
schiacciata al muro con una mano di Damon stretta, anche se non forte,
al
collo. Dopo un primo momento di sorpresa e di spavento, potei notare il
viso di
Damon “trasformato”: le iridi erano completamente
immerse in un rosso acceso,
la parte bassa degli occhi era solcata da alcune vene scure mentre i
canini
erano messi ben in mostra. << Sto tollerando molto, forse
anche troppo,
il tuo atteggiamento. Un altro sgarro ed è la volta buona
che ti uccido
>>
<< Che aspetti? Uccidimi >> gli dissi,
socchiudendo gli occhi.
<< Non tentarmi >>
<< Sono qui, fallo. Mordimi. Uccidimi >>
Per un paio di minuti io e Damon ci sfidammo con lo sguardo
fino a quando la mano che mi teneva il collo non si spostò
sulla nuca,
attirandomi contro il suo viso. Le nostre labbra si toccarono e presero
a
muoversi frenetiche. Le braccia gli cinsero il collo e le mani si
intrecciarono
nei suoi capelli.
Non so come, ma mi ritrovai in braccio a lui a cavalcioni,
stretta tra il suo corpo e l’isola della cucina. Riuscii a
staccarmi dalle sue
labbra e andare alla ricerca di un po’ d’aria di
cui, in quel momento, ero
sprovvista. Le labbra di Damon si spostarono, così, sul mio
collo che presero a
baciare e sul quale passò più volte la lingua.
Percepii su un fianco una sua mano che, poco alla volta,
prese a risalire tutto il busto, passando vicino al seno e fermandosi
poco
sotto il collo. Sentii le sue dita chiudersi su qualcosa e fare il
movimento di
tirare quando, rapido, Damon si staccò dal mio corpo.
<< Dannato ciondolo >>
<< Mi hai baciato solo per staccarmi il ciondolo?
>> chiesi ormai incapace di stupirmi ancora.
<< Teoricamente, ma – mi mostrò la
mano – mi ha
bruciato. Stupido oggetto magico >>
Strinsi la piccola pietra in una mano. << Non
è
magico, tantomeno uno stupido oggetto! Guarda caso anche tu hai uno
“stupido
oggetto magico” >>
<< Ma il mio ha una funzione utile, il tuo no!
>>. Roteai gli occhi e mi avviai verso la mia stanza.
<< Ed ora
dove vai? >>
<< Sono in casa mia e vado dove mi pare >>
raggiunsi la mia camera e mi distesi nuovamente sul letto, sotto le
coperte.
<< Bella stanza >> esclamò Damon
comodamente
disteso anch’esso sul letto. << Chi ti ha dato
quella collana? >>
<< Perché ti fai i fatti miei? >>
<< Chi ti ha dato quella collana sa dei vampiri
>>
<< Ce l’ho da quando sono bambina da che io
ricordi –
mi girai tra le dita la piccola pietra – Durante una fiera
vidi una bancarella
che vendeva collanine, bracciali e roba varia. Andai e in mezzo a tutto
vidi questa
collanina. Mi piacque subito. La proprietaria della bancarella mi disse
che la
collana mi avrebbe protetto, ma non ci credetti molto. Quella donna
veniva da
sempre definita “strana” da tutti, altri, invece,
dicevano che fosse una strega
>>
<< Sono una noia le fiere >>
<< Sei mai stato ad una fiera italiana? >>
<< Si, ma tanto tempo fa e non ricordo molto, tranne
le tante persone che ho ucciso >>
<< Questo particolare potevi evitarlo >>
dissi,
girandomi su un fianco, e presi il telefono, componendo il numero di
Ray. Uno..
Due.. Tre squilli, ma nessuna risposta. Sbuffai.
<< Che succede? >>
<< Ray non mi risponde >> provai ancora una
volta a chiamarlo.
<< Si starà divertendo. E’ pur
sempre un uomo >>
<< Sta zitto.. Niente, risulta in questo momento
irraggiungibile >> riposi il telefono sul mobile e cercai
di dormire, ma
Damon non era dello stesso parere.
<< Serio, vuoi dormire quando accanto a te hai uno
come me? >> chiese allibito.
<< Non so se te ne sei accorto, ma fuori è
ancora buio
e cosa si fa di notte? – il suo sguardo ed il suo sorrisetto
diedero una
risposta completamente diversa da quella che in quel momento pensavo
– Si
dorme, Damon. Si dorme >>
<< Tu dormi, io no >>
<< O guarda, non avevo per niente dubbi su quale fosse
il tuo passatempo notturno >> cercai di chiudere il
discorso quando mi
venne in mente una domanda. << Voi per nutrivi.. beh,
ecco.. >>
<< Se uccidiamo? Beh, diciamo che io e Caroline ci
nutriamo attraverso le sacche dell’ospedale anche se, beh, il
sangue “fresco” è
pur sempre il migliore. Stefan, invece, lui può essere
considerato vegetariano
in quanto beve sangue animale >>
Annuii. << Teoricamente quanti anni avreste?
>>
<< Stefan 17 ed io 20 >>
<< Praticamente? >>
<< 163 lui, 166 io >>
Corrucciai le labbra. << Wow, siete.. >>
<< Sexy? >>
<< Avrei detto vecchi >> dissi quando
giunse un
messaggio sul telefono che mi avvisava che Ray era raggiungibile.
Composi,
così, nuovamente il numero di Ray, aspettando che questa
volta rispondesse.
Quando sentii che la chiamata era stata accettata, iniziai a parlare.
<< Ray, grazie a Dio mi hai risposto! Dove diavolo
sei? – nessuna voce, tuttavia, rispose – Ray, Ray
ci sei? >>
<< A dire la verità, Ray non può
parlare al momento
>> disse una voce che non conoscevo.
<< Come mai? >>
<< E’ impegnato >>
Inarcai un sopracciglio. << E’ notte, quindi, o
mi
dici dove siete e dove è Ray o vengo lì e prendo
a calci entrambi. A te la
scelta >>
Lo sconosciuto ridacchiò. << Il tuo amico, in
questo
momento, non può parlare perché.. beh,
è morto >>
Mi irrigidii. << Cosa? >>
<< Beh, si, hai capito. Il tuo amico è morto.
L’ho
ucciso ma tranquilla, tra pochi minuti dovrebbe tornare in vita
>>
<< Senti, se è uno scherzo, sappi che
è uno scherzo
del cazzo! >>
<< Credi che io sia scherzando? >>
<< Cosa. Hai. Fatto. A. Ray? >> chiesi a
denti
stretti.
<< Allora non vuoi capire, dolcezza. Il tuo amico lupo
è stato ucciso da me per una giusta causa. Quando
riprenderà i sensi mi
ringrazierà! >>
<< Cosa.. Io – smisi di parlare quando ricordai
una
cosa. “Oltre a vampiri e
licantropi, c’è
anche una creatura che è sia vampiro che licantropo. Un
ibrido. Vuole creare
altri come lui e sta dando la “caccia” ai
licantropi. Il suo nome è.. “
–
Klaus >> dissi con voce lievemente tremolante. Non appena
dissi quel
nome, lo sguardo di Damon saettò rapido verso di me,
guardandomi come se avessi
appena detto la cosa più assurda del mondo.
<< Noto che il tuo amico ti ha parlato di me.
Fantastico. Ora, però, scusami ma il lavoro mi aspetta
>> chiuse così la
chiamata.
Rimasi ferma nella mia posizione con il telefono attaccato
all’orecchio e lo sguardo perso nel vuoto. Damon mi fece
voltare verso di lui,
stringendomi le spalle con le mani. << Come fai a
conoscere Klaus?
>>
<< Lui.. >>
<< Ariel! >>
Spostai lo sguardo negli occhi di Damon. << Lui ha
preso Ray. Lo.. lo sta trasformando >>
Damon svelto si alzò dal letto e prese il suo telefono.
<< Fratellino, ho brutte notizie.. No, non ho ucciso
Ariel.. Klaus è in città e ha Ray con
sé – Damon sospirò, guardandomi per un
attimo – Credo che lo abbia trasformato.. Come lo so? Lunga
storia >>
chiuse la chiamata e venne vicino a me. << Alzati,
andiamo da Stefan alla
pensione >>
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Buongiorno! Come state? C'è la neve da voi? Da me fa freddo,
ma della neve non c'è traccia.. Dicono che dovrebbe arrivare
tra giovedì e venerdì.. Ma magari!
Passiam al capitolo.. Ariel, sebbene molto confusa, è
riuscita a riprendersi dallo choc (sono sempre rimasta stupita che si
scriva così) iniziale e sembra essere tornata quella di
sembre, tolto il fatto che nei confronti di Elena e co mostra
freddezza... Freddezza che sparisce in quell'incontro ravvicinato con
Damon xD
Abbiamo scoperto un particolare sulla collana di Ariel, ebbene si, non
è del tutto inutile quella collana.. Aprirà tante
porte! Ok, questo particolare non scordatevelo!
L'etò di Damon, allora.. mi sono rigirata i vari siti e alla
fine ho scoperto che tiene 20 anni.. Per cui, visto che questa sarebbe
una ff post season2, Stef ha 163 e Dam 166..
Momento di svolta la chiamata finale! Era ora che tornava in scena
Klaus mio adorato!
Vorrei ringraziare chi legge, chi recensisce *_*, chi ha messo la
storia tra le preferite/da ricordare/seguite e chi mi ha tra gli autori!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di leggere vostri pareri.. Ora
scappo a studiare.. A domenica!
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Capitolo 14 *** Capitolo o13 ***
13
Capitolo
13
Arrivammo
alla pensione in pochi minuti. Quando entrammo, le
luci erano accese
< Damon, spiegami come facevi a sapere che.. –
comparve Stefan dal salone – Ariel? > disse
quando mi vide e guardò poi
Damon. < Che ci fa lei qui? >
< Sa di Klaus > esclamò lui solamente
mentre
Stefan mi guardò con sguardo confuso e sorpreso.
< In che senso “sa di Klaus”
? >
< Ray me ne aveva parlato quando scoprii che era un
licantropo > spiegai.
< Cosa sai di preciso? >
< Che è un ibrido e che vuole creare altri come lui
usando i licantropi. Aveva.. aveva rintracciato il branco di Ray in
Tennessee,
ma erano riusciti ad allontanarsi >
< Questo è il motivo del tuo rientro anticipato e
della sua presenza qui? > chiese Stefan.
< Si, solo che Klaus si è vendicato sulle coinquiline
di Ray, uccidendole – i due Salvatore si guardarono
– Cosa c’è che io non
so? >
< Abbiamo già avuto a che fare con
Klaus >
disse Damon
< E’ diventato un ibrido da alcuni mesi, rompendo una
maledizione. Abbiamo cercato di fare in modo che non ci riuscisse, in
quanto
Elena era una delle chiavi per rompere la maledizione, ma non ci siamo
riusciti. E’ riuscito a romperla >
< Ma Elena è viva >
< L’abbiamo riportata in vita e .. >
< E Klaus questo non lo sa > completò
Damon.
< Bisogna liberare Ray >> dissi,
guardandoli < Deve esserci un modo >
< Se è stato trasformato, non possiamo far
più nulla.
Sarà sempre un suo asservito >
spiegò Damon
< Asservito? >
< Essendo stato Klaus a donargli il sangue, si
sentirà in dovere di stare dalla sua parte >
Mi passai le mani tra i capelli. < E’ tutta
colpa
mia! Ma – alzai di scatto la testa – Bonnie
è una strega, potrebbe fare lei
qualcosa! > ma dagli sguardi che mi rivolsero capii che
la risposta non
era positiva.
< Per il momento resterai qui >
affermò infine
Stefan.
La
campanella suonò la fine dell’ultima ora di
lezione e
tutti i ragazzi iniziarono a prepararsi.
< Ariel > disse mentre si avvicinava Elena. Le
abbozzai un sorriso come saluto. < Stefan mi ha detto di Ray
e.. >
< Elena, lascia stare > dissi, prendendo le
ultime mie cose ed uscendo dall’aula. Uscii il più
velocemente possibile
dall’istituto, non volendo sentire o vedere niente e nessuno.
Mi diressi nel
bosco poco distante.
Camminai per alcuni minuti fino a ritrovarmi in un piccolo
spiazzo, dove mi sedetti. Portai le gambe al petto, stringendole con le
braccia, e posai il mento su di esse.
< Lo avevo detto che ci saremmo rivisti >
disse una voce proveniente dalle mie spalle.
< Ci conosciamo? > chiesi, non capendo bene chi
fosse il ragazzo ora al mio fianco.
< Ti sei già scordata di me, zuccherino? >
Corrugai la fronte. < Mi ricordo.. tu sei lo strano
tizio dell’aereo, giusto? >
< Giustissimo > disse mentre si
accomodò
accanto a me. Seguii con lo sguardo ogni suo
movimento. < Qualche
problema? >
< Si. Tu > gli risposi secca.
Scosse leggermente divertito il capo. < Il tuo
carattere è rimasto ancora molto vispo >
< Non sono molto in vena di battute o idiozie simili >
< Problemi con il fidanzato? >
< Non sono fatti tuoi >
< Peccato, perché in quel caso ti avrei consigliato
un bel cucciolo >
Lo guardai. < Ho già sentito la tua
voce >
dissi, cercando di ricordare dove.
< Non è la prima volta che ci incontriamo >
< No, io.. sono sicura di averla già sentita
prima >
Si avvicinò un po’ troppo a me che,
d’istinto, mi ritrassi
leggermente indietro. < Forse se ti dicessi una cosa,
potresti capire
>
< E allora dimmela >
Sorrise, posando le labbra sul mio orecchio. <
Porterò
i tuoi saluti al tuo amico Ray >.
Al suono di quelle parole i miei occhi si aprirono
maggiormente ed il
mio corpo si irrigidì. < Klaus? >
chiesi, guardandolo con la coda
dell’occhio.
< Sorpresa di vedermi? Era il minimo che potessi fare
visto che, grazie a te e al tuo amichetto, ho potuto scoprire che la
mia dolce
Elena è ancora viva >
< Cosa vuoi? >
< Ritrovare il mio ibrido e risolvere la questione
Elena il prima possibile >
< Ritrovare il tuo ibrido? Ray è scappato >
dissi, cercando di contenere il sollievo.
< Non gioire, mia cara. Il tuo amico non è ancora
salvo – lo guardai, cercando di capire – Porta
questo messaggio ai tuoi amici:
o mi danno Elena, o moriranno uno dopo l’altro >
Socchiusi gli occhi, guardandolo ostile. < Sempre se
non sarai tu il primo a morire >
Rise. < Non posso essere ucciso, zuccherino –
disse,
sollevandomi leggermente il mento con l’indice – Mi
piace
il tuo carattere
tutto sommato. Una volta sistemato tutto ciò, preparati.
Verrò a prenderti > e in un battito di
ciglia
sparì.
<
Ho un messaggio per voi > dissi, comparendo
nel salone della pensione, dove trovai gli altri tra cui il professore
di
Storia.
< Messaggio da parte di chi? > chiese Stefan.
< Da parte di Klaus > dissi.
Le ragazze si guardarono in faccia come se sapessero
qualcosa mentre i ragazzi divennero ancora più
seri. < Quando hai visto
Klaus? > chiese Bonnie.
Scossi la mano come per scacciare una mosca. < Non
ponete domande e fatemi parlare. Dopo che sono uscita da scuola mi sono
diretta
nel bosco e lì ho incontrato Klaus. Mi ha detto di Ray..
>
< Perché venire da te? > chiese
Alaric.
< Deve avere qualcosa in mente >
continuò
Tyler.
< Su questo non avevamo dubbi > gli rispose
Damon
< Voleva.. ringraziarmi – dissi, attirando tutti gli
sguardi su di me – Portando Ray con me, gli ho permesso, di
conseguenza, di
venire a Mystic Falls e.. >
< Sa che sono viva – completò Elena
– Non è così? E’
venuto a dirti questo? >
Abbassai lo sguardo. < Se non ti consegnerai a lui,
moriranno tutti >
< Non posso permettergli di uccidere ancora >
< Elena non ti consegnerai nuovamente a lui,
chiaro? > esclamò Stefan.
< Non te lo permetteremo > aggiunse Caroline.
< Sei sicura che era Klaus e non uno dei suoi
ibridi? > chiese Alaric.
Annuii. < Mi ha detto che porterà i miei saluti a Ray
e che, dicendomi questo, mi avrebbe permesso di capire chi lui
fosse >
Alaric scosse la testa pensieroso. < Siamo nuovamente
punto e a capo. Dovremmo inventarci qualcosa di nuovo, ma
sarà difficile
affrontarlo questa volta >
Lentamente mi diressi verso una finestra della cucina. “Una
volta sistemato tutto ciò, preparati.
Verrò a prenderti” .
Non c’era bisogno di allarmarli anche con
questo. <
Sembri molto calma per essere una ragazza che dovrebbe essere
uccisa > dissi ad Elena che, grazie al riflesso, avevo
visto
entrare in cucina.
< Ho rischiato così tante volte di morire, anzi
tecnicamente sono anche morta. Ma il fatto è che non mi
spavento più. Questo è
il prezzo da pagare per essere una doppelganger >
< Doppelganger? >
< Si. E’ difficile da spiegare, ma hai presente la
storia dei sosia? Beh è come se io fossi la sosia, o meglio,
la perfetta copia
di un’altra ragazza >
< Mi stai dicendo che esiste un’altra te? >
< Si, ma molto più gatta morta, dai capelli ricci ed
è una vampira >
< Non volevo far saltare la tua copertura. Non sapevo
della storia della maledizione. Se l’avessi saputa.. >
< Ariel – mi posò una mano sulla spalla
– Prima o poi
lo avrebbe scoperto. Era solo questione di tempo >
Un forte bussare alla porta ci fece voltare verso
l’ingresso. Ad andare fu Stefan che, una volta aperto, venne
travolto dal peso
del corpo di Ray.
< Ray! > corsi verso di quelli e,
inginocchiandomi, presi il corpo del mio amico. < Ray!
Ray mi senti? Dio
ma che.. – guardai il suo viso, i suoi abiti completamente
imbrattati di sangue
– Ehi.. Sono Ariel, ti prego guardami >
Debolmente vidi le sue palpebre aprirsi. < A-Ari..el?
>
< Si, sono qui >
< Klaus.. >
< Sssh, so già tutto >
< Mi sento stanco e.. ho freddo > disse lieve.
Mi guardai intorno, incrociando lo sguardo degli uomini.
Stefan, guardò inizialmente il fratello, ma poi, aiutato da
Tyler, portarono
Ray in una delle stanze.
< Grazie > mormorai loro quando chiusi la
porta della stanza, andandomi poi a coricare e a vegliare su Ray.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Buongiorno e buona domenica! Come state? Nevica? Da me
nevica da giovedì pomeriggio.. Per cui niente scuola neanche
domani, cosa non buona visto che ho l'esame st'anno e tutti questi
giorni si recupereranno a giugno >.<
Coomunque.. Cosa dire del capitolo? Che torna il mio adorato
Klaus, ecco cosa c'è da dire prima di tutto! Voler essere al
posto di Ariel quando Klaus tornerà a prenderla.. E poi,
perchè? Altra questione, Ray.. Il ragazzo è
scappato e ha fatto la sua comparsa alla fine del capitolo.. Diciamo
che è più morto che vivo.. Poi? Ah, si, Elena
spiega ad Ariel la questione doppelganger.. Altro particolare che Ariel
non sapeva..
Ringrazio i lettori silenzioni, chi legge, grazie perchè la
storia è arrivata a 103 recensioni :3, poi grazie ha chi
l'ha messa tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli
autori..
Piccolo avviso.. Non so quanti di voi mi conoscevano per la storia A
Twist In My Story (Cast Vampire Diaries), beh, volevo solo avvisare che
sono arrivata alla stesura del Capitolo 6 di White Flag, il seguito,
mentre per Walking mi rimane da scrivere il capitolo finale..
Ok, ora vado :*
A mercoledì!
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Capitolo 15 *** Capitolo o14 ***
14
Capitolo
14
Mi
svegliai nel cuore della notte in seguito al rumore del
vetro che si infrangeva. Quando aprii gli occhi, non trovai Ray nel
letto.
Notando la luce provenire dalla stanza di fronte, mi recai
lì.
< Ray! > esclamai quando lo trovai inginocchiato
su di una vistosa macchia di sangue. < Ray che ti
succede? > gli
feci alzare il viso e quello che vidi mi spaventò non poco.
Ray in quel momento
stava piangendo lacrime di sangue.
< Che sta succedendo qui? > esclamarono Damon
e Stefan richiamati dal rumore. Mi voltai verso di loro incapace di
parlare e
con le mani sporche di sangue. Mi sentii alzare di forza da qualcuno
che
riconobbi essere Stefan. A quel gesto Ray scattò verso di
noi, ma venne
atterrato da Damon. Stefan mi portò il più
lontano possibile da quella stanza,
mormorandomi di stare calma e che ci avrebbe pensato Damon.
Sentii svariati suoni acuti. Furono il suono di una finestra
che andava in frantumi e il raggiungerci di Damon a farmi pensare al
peggio.
< È scappato > disse decisamente
scocciato.
< Come scappato? Klaus lo sta cercando! Dobbiamo
trovarlo >
< Quello scherzo della natura mi ha quasi morso per
cui, bellezza, io me ne lavo le mani >
< Damon! > esclamò Stefan.
< Non rischio di nuovo la vita per un morso di uno
stupido lupo >
Mi liberai della presa di Stefan e a grandi passi raggiunsi
Damon. < Io vado a cercarlo. Fa quello che vuoi, ma
sappi che se lui
muore, tu sarai il prossimo > dissi, guardandolo negli
occhi prima di
dargli le spalle. < E sappi che lo scherzo dello natura
lo sei anche tu > dissi, dirigendomi con fretta fuori
dall’edificio.
< Ray! Ray
dove sei? Ray? > chiamai a gran voce il nome di Ray,
camminando nel
fitto bosco di Mystic Falls nel cuore della notte. Ero molto
preoccupata per
lui. Non sapevo dove fosse finito, come stava, se Klaus lo avesse
trovato. Non
sapevo nulla! Sapevo soltanto che se fosse accaduto qualcosa di brutto
a Ray,
il primo a pagare le conseguenze non sarebbe stato Klaus, ma Damon. Lo
giurai a
me stessa. < Ray? > dissi, guardandomi intorno.
Mi sembrava di
girare in tondo, a vuoto. Alberi, alberi e ancora alberi, ma di Ray o
di
qualcun altro niente. Mi morsi il labbro in modo da non
piangere. < Ray,
dove diavolo sei? > mormorai ormai lieve.
< Cerchi qualcuno? > chiese una voce
già
sentita.
< Smettila di giocare a nascondino ed esci fuori
Klaus > dissi, continuando a guardarmi intorno.
< E se non volessi? >
< Potresti andare al diavolo >
Sentii la presenza di qualcuno alle mie spalle e a
confermarlo furono le labbra di Klaus che si depositarono contro un mio
orecchio. < E’ da quando ti ho visto
sull’aereo che mi chiedo che sapore
abbia il tuo sangue >
< Io, invece, mi chiedo dove sia Ray >
< Il tuo amico? – mi fece voltare verso di lui con
forza – Il tuo amico sta morendo e sai a cosa è
dovuto ciò? Al fatto che Elena
è viva >
< Come.. morendo? >
Mi sfiorò il viso con un dito. < Si sta dissanguando
lentamente. Su per giù.. – ci pensò un
po’ – Ancora un po’ e poi muore >
Poggiai le mani sul suo petto e gli diedi una spinta, ma lui
non si mosse. < Cosa credi di fare, eh? Creare altri ibridi?
Cosa c’è,
eh, ti fai schifo da solo per essere uno stupido scherzo della natura e
ti
vendichi rendendo altri come te? > gli sputai il tutto
adirata.
Klaus mi guardò serio, celando dietro di esso un moto
d’ira. < Essere un ibrido è un
dono >
< Un dono? Questo per te è un dono? Non sei neanche
capace di creare altri come te! – sorrisi nervosa –
Non sei niente e mai lo
sarai >
Non appena finii, mi ritrovai a terra dolorante in viso per
via del forte schiaffo che Klaus mi aveva dato. Mi portai una mano
sulla
guancia pulsante. < Il fatto che io ti voglia con me
non dà per scontato
che io possa anche cambiare idea. Potrei ucciderti in questo momento
>
< Allora uccidimi perché non verrò mai con
te > dissi, toccandomi il labbro sanguinante.
Lui abbozzò un sorriso. < Ray, vieni un
attimo qui > disse, guardando verso una zona buia del
bosco.
Seguii il suo sguardo e poco dopo intravidi una figura
camminare verso di noi. < R-Ray >
mormorai quando vidi Ray. Mi
misi veloce in piedi e corsi verso di lui. < Ray!
– dissi, stringendolo
– Come ti senti, Ray? >>. Ray, tuttavia, non mi
rispose. Mi voltai verso
Klaus. < Se.. Se gli dessi il mio sangue, vivrebbe?
>
Corrucciò le labbra. < Per alcuni minuti >
< Non può essere salvato, vero? > lo
sguardo
di Klaus fu più che eloquente. Tornai a guardare Ray,
spostandomi i capelli su
di una spalla. < Ray, mordimi – osservai il suo
sguardo posarsi sul mio
collo – Mordimi così.. > non
riuscii a completare la frase. Ray mi
guardava, ma non faceva nessun movimento. < Ray.. >
Sentii un braccio cingermi la vita e qualcosa di appuntito
trafiggermi il collo. Non potei gridare perché una mano si
era stretta contro
la mia bocca. Klaus si leccò le labbra, leccando
successivamente la ferita. Mi
spinse contro Ray. < Tutta tua >. Feci
in tempo a guardare i suoi
occhi prima che anche lui mi morse. Sentii lievemente il movimento del
sangue
che dal mio collo passava nella bocca di Ray. Pian piano mi sentii
sempre più
provata, quasi stanca. Stavo perdendo troppo sangue, non avrei retto
ancora per
molto.
Ero sul punto di lasciarmi andare al buio che stava attanagliando la
mia mente,
quando venni staccata da Ray.
< I fratelli Salvatore! Era da un po’ che non ci
vedevamo > affermò Klaus con lieve
entusiasmo.
< Vorrei usare il tuo stesso tono ma.. non ci
riesco > ribatté Damon mentre Stefan mi
prese in braccio.
< Stai bene? > mi sussurrò
all’orecchio.
< Benissimo, mettimi giù >
< Non mentire > ribadì lui.
< Stefan.. >
< Noto che siete venuti a salvare la ragazza. Questa
vostra indole non svanirà mai, giusto? >
disse, ridendo, Klaus.
< Spiegaci cosa vuoi da lei > disse Stefan
mentre mi faceva mettere in piedi, sebbene mi reggessi a fatica.
< Potrei voler tutto e niente. Prima di tutto voglio
Elena >
< Mi dispiace rovinare i tuoi piani, ma non avrai
nessuna delle due > disse Damon con il suo solito modo
di fare.
< Mai essere sicuri di nulla, mio caro
Salvatore > Damon scattò verso Klaus, ma
venne atterrato da Ray. < E’ pur
sempre stato creato da me. Credevi che non avrebbe reagito? >
Ray ringhiava contro Damon e, all’improvviso,
iniziò a
tremare vistosamente. < Damon, allontanati! Si sta per
trasformare! > gli urlò Stefan.
< Grazie per
l’illuminazione, Sherlock! > gli
urlò a sua volta Damon.
< Vi lascio alla prese con Ray e, mi raccomando,
Salvatore, non farti mordere ancora una volta – disse,
sghignazzando, Klaus
prima di guardarmi – A presto, zuccherino > e
sparì.
Barcollando, camminai verso Damon e Ray. < Ray,
fermati! Ray! > lo chiamai, sperando che mi desse
ascolto.
Lui non mi dava ascolto, anzi ringhiò con più
forza.
< Stupida! Non fai che peggiorare le cose! > mi disse
Damon,
cercando di allontanare dal suo collo il viso di Ray. <
Gradirei aiuto!
>
Stefan corse in aiuto del fratello e, inizialmente, riuscì a
staccare leggermente Ray da Damon ma poi, in seguito ad alcuni
scossoni, venne
spintonato da Ray. < Stefan! > esclamai insieme
ad un’altra voce.
Mi guardai dietro le spalle e vidi correre Elena insieme a Caroline,
Bonnie e
Tyler. < Elena >
< Ariel! – mi disse, guardandomi poi il collo
– Chi
ti ha morso? >
Scossi la testa. “Pessima mossa”. Mi sentii
barcollare, ma
strinsi i denti. < Non importa. Bisogna aiutare Damon e
far tornare in
sé Ray! >
< Vado io > disse Tyler. Si avvicinò
ai due e,
aiutato da Stefan, riuscì a staccare Ray che non smise mai
di dimenarsi.
< Ray.. – cercai di posare le mani contro il suo viso,
ma tentò più e più volte di mordermi,
costringendomi ogni volta a ritrarre di
scatto la mano – Ti prego, Ray, sono io. Sono Ariel! Non mi
riconosci? >
< Non ti ascolta – esclamò Tyler
– Non è più in sé
>
< Ti sbagli. Lui.. Ray – allungai ancora una volta la
mano verso il suo viso. Tentò di mordermi, ma questa volta
non la ritrassi,
lasciandomi che mi mordesse – Ray > dissi,
stringendo i denti, dolorante
per via del morso.
< Ariel! > esclamarono le ragazze e Damon
forzò Ray affinché aprisse la bocca.
< Stupida ragazzina, spostati – disse, spintonandomi
verso Elena e Caroline – Portatela via di qui, ha perso
abbastanza sangue
>
< Ariel andiamo > mi disse Caroline.
< No! Io resto qui con Ray, ha bisogno di me! >
esclamai, guardandolo e rimanendo al mio posto.
< Va via, stupida bambina che non sei altro! Vuoi
capire che del tuo amico non è rimasto più nulla?
– esclamò
adirato Damon – Sta morendo, è
impazzito e tu perdi ancora del tempo qui? Vattene a casa se non vuoi
che ti ci
porti io e fidati, non sarei per nulla delicato >
< Ariel > iniziò Elena, ma la interruppi.
< Io. Non. Mi. Muovo > ribadii.
< Io ti avevo avvertito – disse Damon –
Tyler, Stefan
cercate di non farlo scappare >
Corrugai la fronte. < Cosa vuoi
fargli? >
< Caroline, portala via! Ora! >
ribadì
nuovamente adirato Damon.
Caroline mi prese e, insieme ad Elena, iniziarono a portarmi
via da quel luogo. Continuai a guardarli fino a quando non vidi Damon
alzare un
braccio e con forza trafiggere il petto di Ray. Svelto ritrasse il
braccio,
lasciando cadere qualcosa che teneva stretto nella mano. Non capii cosa
fosse
ma, avendolo trafitto nel petto, non mi fu difficile intendere che
quello a
terra fosse il cuore di Ray. < No.. No.. NO!
– iniziai a dimenarmi e ad
urlare – Ray! Ray! No, dannazione! No! >
< Ariel, ti prego, andiamo! > cercò
di
convincermi Elena.
< Era per il suo bene > continuò
Caroline.
< No, no.. Ray > dissi piangendo, non trovando
più la forza per oppormi. Caroline fu costretta a prendermi
in braccio visto
che ormai non mi sentivo più padrona del mio corpo, in quel
momento privo di
qualsiasi cosa, privo persino della forza per farmi rimanere cosciente.
Così,
mi lasciai cadere nel buio della notte.
Spazio
Autrice ( sempre per modo di dire )
Buonsalve! Come state? Io mi sto ibernando per il freddo! Qui si
ghiaccia e il fatto che sia prevista altra neve in questi giorni,
specialmente venerdì, mi urta alquanto! In più ho
scuola chiusa fino a lunedì, cioè lune torno a
scuola -.-
Ma passiamo al capitolo.. Prima di tutto è un capitolo
tragico! Dio, ho pianto scrivendo la parte finale, forse
perchè mentre lo scrivevo avevo in sottofondo Skinny Love..
Appunto mentale, se sono capitoli tragici vorrà dire che
sono scritti con quella canzone in ascolto.. si, perchè mi
sono resa conto che ho sempre quella canzone -.- manco a farlo apposta!
E alla fine Ray morì, povera Ariel.. Vivrà dei
giorni d'inferno d'ora in poi.. Piccina :( Beh, credo che il capitolo
parli da solo..
Ringrazio i lettori silenziosi, coloro che recensiscono, chi ha messo
la storia tra le preferite/ricordare/seguite e chi mi ha tra gli autori
! Thank my lovelies!
Bene, non mi resta che darvi appuntamento a domenica :*
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Capitolo 16 *** Capitolo o15 ***
Capitolo
15
Rimasi
chiusa nella mia stanza, al buio, per così tanto
giorni che persi la cognizione del tempo, incapace di rendermi conto,
di
prendere piena coscienza di ciò che qualche sera prima era
accaduto. Ray era
morto per mano di Damon. Elena e Caroline continuarono a ripetermi che
era
stato fatto per il bene di Ray, che non poteva continuare a vivere in
quel modo
e che era meglio così, meglio una morte rapida ed indolore
che una lunga e
dolorosa.
Avevo pianto per intere notti, mormorato il nome di Ray fino
allo sfinimento, sperato di vederlo comparire davanti alla mia
porta… Ma ogni
volta che mi toccavo il collo, la mano, mi rendevo conto che Ray non
sarebbe
mai tornato da me, non più.
Il telefono era pieno di messaggi. Li lessi tutti ma a
nessuno risposi. Leggendone uno, il mio occhio cadde su di un nome:
Damon,
colui che aveva bellamente staccato il cuore a Ray quasi sotto i miei
occhi.
Colui che voleva lavarsene le mani era finito per sporcarsele
più degli altri.
Mi alzai dal letto. Se volevo risposte, le avrei dovute
cercare. Non sarebbero arrivate da sole.
Ferma
davanti alla porta d’ingresso della pensione, cercavo
con tutta me stessa di trovare una calma che, in quel momento, non mi
rispecchiava. Feci il gesto di bussare più e più
volte, ma ogni volta non lo
facevo mai. Finalmente, però, mi feci coraggio. Poggiai la
mano sulla maniglia
della porta che, da sola, si aprì. Non chiesi il permesso di
entrare. Entrai e
basta. Mi guardai intorno senza trovare nessuno, così,
iniziai a salire al piano
superiore. Passai davanti numerose camere, anch’esse vuote.
Scossi il capo e
riscesi al piano inferiore, passando davanti al salone, e fu
lì che lo vidi
davanti al camino.
Camminando a passo spedito, entrai nel salone fermandomi al centro
della
stanza.
< Non si usa bussare a casa tua? > disse Damon
rimanendo sempre di spalle.
< Parla il vampiro che entra nelle camere da letto mentre
la proprietaria dorme > risposi a tono. Ormai da quando sapevo
che erano
vampiri, non mi fu difficile rendermi conto della presenza di Damon la
notte in
camera mia. All’inizio ne ero rimasta scocciata, poi,
però, mi era abituata,
come se la sua presenza mi donasse un senso di protezione che, a rigor
di
logica, con un vampiro non avrei dovuto avere. Lui voltò
leggermente il capo,
portò il bicchiere alle labbra, ingerendo parte del
contenuto, e poi riportò
l’attenzione sul camino. Io mi avvicinai maggiormente a lui
e, portando una
mano sulla sua spalla, lo feci voltare verso di me. < Esigo che
mi si guardi
in faccia durante un discorso > il mio tono fu serio.
Socchiuse gli occhi, poggiando il bicchiere semivuoto sul
tavolino. < Tu non esigi un bel niente, specialmente da me
>
Deglutii e presi un profondo respiro.< Spiegami
perché. Perché
lo hai dovuto uccidere? >
< Era una minaccia > spiegò solamente.
< Una minaccia? – mi avvicinai a lui, posandogli
l’indice
sul petto – L’unica minaccia presente a Mystic
Falls ce l’ho ora davanti agli
occhi. Sei solamente tu. Tu dovevi morire in quello scontro. Tu. Solo
tu! >
Inarcò un sopracciglio. < Quanto siamo
melodrammatiche
>
< Sei uno stronzo! > dissi furiosa, spintonandolo.
< E tu una bambina! > mi rispose a tono.
< Ti odio! Io ti odio! Vorrei che tu fossi morto! >
alzai la mano pronta a tirargli uno schiaffo, ma lui mi
bloccò le mani,
schiacciandomi contro il muro.
Socchiuse gli occhi. < Tu non mi odi, non potrai mai
farlo > disse con voce bassa, avvicinandosi maggiormente a me.
< E sai
perché? Perché tu sei innamorata di me. Credevi
davvero che uno come me potesse
provare qualcosa per una stupida ragazzina come te? >
Era l’ora della verità. < Io.. Tu volevi che io mi
fidassi di te. Io mi sono
fidata di te e tu.. tu hai ucciso il mio amico.. > abbassai il
capo
involontariamente.
< La gente muore Ariel >
< Ma non così, non in questo modo >
< Se proprio lo vuoi sapere, molta gente è morta per
molto meno e in maniera molto più cruda >
Le presa intorno al mio polso si allentò, permettendomi di
liberarmi. < Ciò non toglie che non dovevi ucciderlo
>
< Allora non vuoi proprio sentirmi o, se mi ascolti, non
comprendi. Era una minaccia, aveva perso il controllo di sé!
Anzi, sarebbe
morto da solo. Ti sei resa conto di quali fossero le sue condizioni?
Persino
Klaus, colui che lo ha generato, se ne è lavato le mani e tu
stai qui a farmi
la predica sul perché io lo abbia ucciso? >
Scossi il capo. < Non ci riesco, non posso accettarlo,
Damon. Non posso, sebbene Caroline ed Elena mi abbiano spiegato i
motivi. Mi è
impossibile >
< Non sono problemi miei. Ma tranquilla, ti abituerai a
tutto > disse Damon, riempiendosi il bicchiere.
< Ti abituerai a tutto? Che consolazione è mai
questa, me
lo dici? >
< Non è una consolazione, ma solamente una
constatazione.
Eri a conoscenza delle “morti strane”, sapevi a
cosa andavi incontro >
< Io non sapevo un bel niente! Voi mi avete condotto in
questo mondo! Voi, non io! >
< Precisiamo un po’ di cose – disse Damon,
posando il
bicchiere e avvicinandosi a me – Punto uno, è
stato il tuo caro lupacchiotto a
introdurti, come hai detto tu, in questo mondo. Punto due, non reggi
questa
situazione? Va via, fatti soggiogare, dimentica e vattene >
Strinsi le labbra. < Sarei una codarda e non potrei fare
una cosa del genere a Ray >
< Bene, allora smettila di frignare! >
Lo guardai negli occhi e questa volta riuscii a sferragli
uno schiaffo. Mi voltai e mi incamminai verso la porta
d’ingresso. Giunta sulla
soglia del salone mi fermai, voltando il viso verso Damon. < Hai
ragione,
non ti odio. Ma su una cosa ti sbagli: io non ti odio perché
ti amo, non potrei
mai e poi mai amarti. Non ti odio semplicemente perché mi
fai schifo, anzi ora
mi sei del tutto indifferenti. Non esisti. Come potrei odiare qualcosa
che non
esiste? > dissi, uscendo finalmente da quella pensione.
L’aria
fresca della sera mi
provocò innumerevoli brividi. Dopo la
“fuga” dalla pensione non ero tornata a
casa, preferendo restare fuori a svagare la testa. Grazie ad un autobus
mi ero
allontanata da Mystic Falls, raggiungendo Atlanta, in Georgia. Avevo
decisamente bisogno di cambiare aria.
Gironzolai un po’ per la città,
raggiungendo un bar in cui mi riparai dal freddo. Era una sorta di
Grill con
bancone e tavoli da un parte e rialzo per le band dall’altra.
Mi accomodai al
bancone e subito venne il cameriere.
< Ordini qualcosa? >
< Quello che hai di più forte >
dissi, guardandomi un po’ intorno.
< Hai l’età per bere? >
< Vuoi guadagnare i miei
soldi? – corrugò la fronte – Deduco che
il tuo sia un si. Bene, allora sta
zitto e portami quanto ti ho chiesto > dissi con fare scocciato.
Non volevo
sentire nessuno per cui le domande del barista mi suonarono alle
orecchie molto
più fastidiose di quanto in realtà non fossero.
Picchiettai le dita contro il
bancone in attesa del drink. Guardandomi attorno mi sembrò
di scorgere il viso di
Elena. Corrugai fronte e sopraccigli, guardando verso quella zona ma,
quando
battei le palpebre, non c’era più.
< Ecco a te > esclamò la
voce del barista, lasciandomi il drink davanti.
Ringraziai con un cenno del capo
e portai il bicchiere alle labbra, bevendo un po’. Tornai a
guardami intorno
ormai convinta della presenza di Elena e degli altri qui. Seguii con lo
sguardo
dei lunghi capelli castani dirigersi verso la porta. < Elena?
> chiesi a
me stessa. Pronunciando quel nome, il viso di quella ragazza si
voltò verso di
me. < Elena! > dissi ad alta voce, ma quella
uscì dal locale. Svuotai
rapida il bicchiere e, dopo aver lasciato una banconota, le corsi
dietro. <
Elena! – dissi, uscendo dalla porta, ma non trovando nessuno
– Dove diavolo è
andata? >. Mi voltai per rientrare dentro quando mi ritrovai la
figura di
Elena davanti a me, facendomi sobbalzare. < Elena.. –
mi portai per pochi
secondi la mano sul petto – A parte farmi venire un infarto,
cos’è, avete paura
che tenti il suicidio dopo che Damon ha ucciso Ray? Non serve pedinarmi
>
Lei inclinò lievemente il capo di
lato. < Non ti stavo .. pedinando >
< A no? Mi sembra strano che
tu sia qui in Georgia – sospirai – Non mi serve
essere un essere sovrannaturale
per capire che mi stavate pedinando per cui fai uscire fuori Stefan,
Damon e
chi vuoi >. Lei, però, non mi rispose, continuando
semplicemente a
guardarmi. < Voi certamente eravate abituati a gente che muore,
gente a cui
viene strappato il cuore o altro, io no. Io.. ho bisogno di staccare
cinque
minuti la spina da Damon che stacca il cuore a Ray, da Klaus che mi
vuole come
una sorta di “compagna” o tutte queste cose!
>
Il suo sguardo si accese. < Klaus
ti vuole come “compagna”? >
< Si, credevo lo avessi capito
> le dissi con fare confuso, facendola annuire. < Posso
sapere, quindi,
per quale motivo ti trovi qui? – chiesi prima che il mio
telefono squillasse –
Pronto? > risposi senza guardare chi fosse a chiamare.
< Ariel! Ma dove sei finita? >
Rimasi spiazzata sentendo la voce
di Elena al telefono. Voltai il viso per guardare davanti a me.. Elena?
<
Dio, sono ubriaca con un solo bicchiere. Doveva essere proprio forte
>
< Ariel che stai dicendo? >
Elena davanti a me sorrise, ma quello non era il classico sorriso di
Elena. Era
diverso. A guardare bene, tutta la sua figura, il suo modo di vestirsi
era
completamente diverso. < Ariel? >
< Dove è che sei? > chiesi
leggermente titubante.
< Che domande fai! Sono qui a
Mystic Falls insieme agli altri. Ti stiamo cercando! > Mi diedi
un leggero
pizzicotto sul braccio e, dopo che strinsi leggermente gli occhi per il
dolore,
aprendoli non trovai più nessuno davanti a me. <
Ariel, mi dici cosa ti sta
prendendo? >
< Io sono ad Atlanta e.. tu
eri qui >
< Cosa? >
< Tu eri qui davanti a me. Eri
qui con me in Georgia! >
Ci furono alcuni minuti di silenzio.
< Dove sei di preciso? >
Alzai lo sguardo verso l’insegna
del bar. < Bar Ran >
< Arriviamo subito! >
< Mi dici tu ora che succede?
>
< Credo che tu ti sia
imbattuta in Katherine >
Per
non morire assiderata, decisi
di attendere l’arrivo dei ragazzi dentro il pub. Passai la
serata a sentire un
po’ della musica suonata da una band locale, a bere qualche
drink e a parlare
con qualcuno del posto.
Si erano fatte le 3 di notte, ma
dei ragazzi neanche l’ombra. Portai le braccia sul bancone e
vi poggiai la
testa sopra. Mi sentivo decisamente stanca, molto stanca. Era tutta la
mattinata che stavo in piedi, sveglia. Chiusi per pochi secondi gli
occhi,
rilassando per quanto possibile la mente.
< Ariel! > esclamò una
voce, destandomi dal mio momento di dormi-veglia. < Ariel!
– risposi, mugugnando
qualcosa – Dai andiamo >
Aprii leggermente un occhio,
vedendo il viso di Elena. < Chi sei te delle due? >
< Sono Elena >
< Chi me lo dice? >
< Che succede? > arrivò
Stefan.
< Mi credi ora? – annuii –
Stefan, l’aiuti tu? > Stefan annuì e mi
prese in braccio, portandomi fino
alla macchina. Mi depositò sul sedile posteriore e accanto a
me si accomodò
Elena.
< Ariel, ti ha detto o fatto
qualcosa Katherine? > chiese Stefan dopo essersi accomodato
accanto a Damon
nei sedili anteriori.
< No >
< Ora sappiamo dove si era
cacciata > esclamò Damon.
< Con Katherine non dobbiamo
mai perdere la concentrazione. Non sappiamo cosa sta macchinando
> disse
Elena.
Quella frase mi fece inarcare un
sopracciglio. < Perché? >
< Katherine è una vampira
molto esperta nel manipolare le persone e in tanti altri trucchetti
> mi
spiegò Stefan.
< Alcuni trucchetti però non
sono male > esclamò Damon in tono malizioso.
Rotei gli occhi a
quell’affermazione, ma mi ripromisi di non rispondere. Per me
lui non esisteva,
giusto? < Quanto.. Quanto può essere pericolosa?
>
< Dipende da quanto sia
interessata alla questione >
Guardai davanti a me il sedile,
persa nei miei pensieri. < Ariel.. > iniziò
Elena.
< Se.. se dovessi aver detto
qualcosa.. >
< Cosa? > esclamò deciso
Damon. Vedendo che non rispondevo, Damon sbuffò. < Ah
già, mi ero scordato
del “tu per me non esisti” >
Elena corrugò la fronte. < Cosa
avresti detto a Katherine? >
< Pensando che fossi tu, le
stavo spiegando perché ero ad Atlanta. Le ho detto che io
non ero abituata a
tutto ciò e che avevo bisogno di staccare la spina >
< Non vedo cosa ci sia che
possa interessarle in questo > disse Stefan.
< Le ho anche detto che.. che
Klaus mi voleva >
< Beh, ragazzina, hai appena
dato un bel motivo a Katherine per tornare a Mystic Falls >
concluse il
tutto Damon.
Spazio Autrice (
sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona domenica! Come va? Qui da me, stranamente, oggi non
nevica per cui.. sembra strano, dopo che ho pubblicato e dopo aver
pranzato, dovrò andare a studiare.. E già, dopo
una settimana e più torno a scuola.. Ah, avrei
bisogno di
un favore.. Sto partecipando a un concorso su FB, mica potreste mettere
Mi Piace a questa foto? --> CONCORSO FB
Please!
Allora.. Come si poteva immaginare Ariel non prende benissimo la morte
di Ray, ma alla fine si rende conto che deve andare alla fonte dei suoi
problemi, ovvero Damon. Per chi mi seguiva su A Twist, avete
riconosciuto il dialogo? xD Si, perchè dovete sapere che in
A Twist è spoilerato Walking, cooomunque.. dopo aver
rifilato un bel ceffone a Damon, Ariel si allontana ad Atlanta.. E chi
incontra? Beh, signore, non potevo scrivere di TVD senza citare Miss
Katerina Petrova, per gli amici Katherine Pierce! Chissà se
ora Ariel, oltre a doversi preoccupare di Klaus, non dovrò
preoccuparsi anche della nostra sexy vampira?
Ah, per la cronaca.. Ieri ho posto la parola FINE a Walking,
raggiungendo un totale di 35capitoli, epilogo compreso.. Ma intanto mi
diletto tra White Flag, seguito di A Twist, e una Klaus x Charlotte (
si, lo so, lo so.. La Petrova Originale si chiama Tatia, ma quella che
ho in mente io era nata sugli spoiler riguardanti Charlotte e come non
mi piace il nome Tatia, preferisco Charlotte ù.ù )
Ringrazio i lettori silenziosi, coloro che recensiscono, chi ha messo
la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli
autori.. :) Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di leggere vostre
opinioni..
A Mercoledì ;)
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Capitolo 17 *** Capitolo o16 ***
16
Capitolo
16
Mi
girai su un fianco, cullata dal torpore del sonno. Sentii
qualcosa di caldo, morbido e contro quello mi strinsi, strofinandoci
sopra il
viso. Un forte quanto delicato profumo di muschio giunse al mio naso,
rilassandomi maggiormente. Per quanto stavo comoda, avvolsi il tutto
con le
braccia e con una gamba.
Qualcosa, però, nella mia testa iniziò a
macinare. Non
ricordavo di aver qualcosa di così comodo e caldo sul letto.
Aprii lentamente un occhio, alzando lievemente il capo, e
vidi la figura di Damon. < Mi perseguiti anche nei sogni, anzi
incubi >
borbottai con la voce impastata dal sonno. Riportai il viso in basso,
chiudendo
gli occhi. Qualcosa iniziò ad accarezzarmi i capelli. Si,
stavo morendo sotto
quelle carezze.
< Sono proprio un incubo per te? > chiese con voce
lieve, mostrando un reale interesse.
< Che ti importa? Non sta succedendo realmente questa
conversazione >
< Cosa te lo fa credere? > disse lui curioso.
< Non puoi condizionarmi la mente per cui o sei qui
accanto a me, cosa che non credo possibile visto che ho messo della
verbena
ovunque, o io sto semplicemente sognando tutto >
< Stai semplicemente sognando tutto – sorrisi
vittoriosa
– Ma non hai risposto alla mia domanda >
< E continuerò a non farlo > mormorai,
stringendomi
maggiormente a lui. Restammo in silenzio per un po’. Lasciai
che Damon mi
accarezzasse i capelli e sorrisi lievemente. Era alquanto strana la
cosa. Io
che sognavo Damon, che lo sognavo in un contesto così
intimo. Se fosse stato
reale, in quel momento io e lui potevamo sembrare due teneri fidanzati
in cui
lui coccola lei. Peccato che io e Damon non stavamo insieme e tutto
quello non
era reale. “Aspetta un attimo!” Rimasi allibita da
quel mio pensiero. Avevo
veramente pensato che il fatto che non fosse una cosa reale mi
dispiacesse?
Strusciai il viso contro il suo petto, inspirando profondamente.
“E’ un sogno
Ariel e come tale qualunque cosa tu dica nessuno potrà
saperla”. < Damon? >
richiamai la sua attenzione.
< Si? >
< Non sei un incubo. In questo momento, in questo
contesto sei proprio un bel, bel sogno > dissi, lasciando che le
braccia di
Morfeo, oltre alle braccia di Damon, mi avvolgessero, cullando il mio
sonno.
L’ennesimo
squillo del telefono mi fece innervosire.
< Pronto? >
< Pronta? >
< Care, se continui a chiamarmi ogni 2 secondi, come
faccio io a vestirmi? > dissi leggermente piccata. Quella sera
ci sarebbe
stata una festa nella palestra della scuola. Non avevo capito bene su
quale
fosse il tema della festa, ma va beh!
< Oh si, scusa! Ti chiamo.. >
< Quando stiamo uscendo – completai io per lei
– sono
esattamente quattro volte che me lo ripeti. Ciao Caroline! >
dissi,
chiudendo la chiamata.
Lanciai il telefonino sul letto e tornai davanti allo
specchio, dove finii di sistemare i laccetti del vestito. Era un abito
nero,
lungo fino a metà coscia, con un’ampia scollatura
che avrei cercato di
attenuare attraverso l’uso di un copri spalle. Raccolsi
inizialmente i capelli
in una treccia laterale poi, però, li lasciai ricadere
sciolti sulle spalle.
Passai la matita sugli occhi e un leggero strato di rossetto sulle
labbra.
Quando misi il profumo il telefono squillò, segno che Care e
gli altri stavano venendo a prendermi.
Il suono del clacson mi avvisò del loro arrivo.
Misi le scarpe e presi la borsa, uscendo svelta e salendo in
auto.
< Buona sera! > esclamai, sorridendo a tutti.
< Come mai questo entusiasmo? > chiese Elena
< Così, ma se volete torno ad essere la solita
acidona
> dissi, facendo ridere gli altri.
Raggiungemmo il parcheggio di scuola, in quel momento
affollato d’auto, e, una volta parcheggiati, ci avviammo
all’entrata.
< Come sono di solito queste feste? > chiesi,
guardandomi intorno.
< Tranquille. Bevi tanto, ti baci con qualcuno > mi
rispose Caroline.
< Le solite cose > disse Elena, riassumendo
velocemente e facendomi annuire.
< Basta parlare! > esclamò Tyler, comparendo
all’improvviso.
Tutte ci voltammo verso di lui. < E tu da dove esci
fuori? > chiese Caroline.
< Dall’uovo di Pasqua – rispose lui ironico,
voltandosi
verso Elena – Stefan mi ha chiesto di dirti che sta
arrivando. Più precisamente
“ceno e arrivo” >
< D’accordo, grazie Ty > gli rispose lei
gentile.
< Intanto che aspettiamo, divertiamoci un po’!
>
esclamò Bonnie, tirando Elena e Caroline.
Le guardai scuotendo lievemente il capo e sorridendo.
< Ariel > richiamò la mia attenzione Tyler.
< Dimmi >
< Penso che stasera sarai circondata da ragazzi con il
testosterone alle stelle – lo guardai, inarcando un
sopracciglio – Questo vestito
ti fa ancora più sexy > finì, sorridendo
leggermente malizioso.
Lo fulminai con lo sguardo. < Mi basta Damon che fa il
marpione, Ty. Non ti ci mettere anche tu – lo guardai,
sollevando un
sopracciglio – Comunque, io vado a bere qualcosa. Ci si vede
>
Raggiunsi il banco con le cose da bere e, dopo aver visto
cosa veniva offerto, optai per una semplice birra. Portai il bicchiere
alle
labbra, prendendo un sorso, quando un ragazzo mi venne vicino.
< Ehi, dolcezza, balli? >
Con ancora l’orlo del bicchiere poggiato sulle labbra, voltai
il viso verso il ragazzo. < No >
< Eddai, piccola > continuò lui.
< Punto uno, chiamami ancora dolcezza, piccola o roba
simile e ti cambio i connotati; punto due, cosa del
“no” non ti è chiaro? >
< Mi piacciono le ragazze come te > disse lui,
avvicinandosi.
Lo guardai leggermente scocciata. Finii di bere la mia
birra, poggiai il bicchiere sul tavolo e riportai
l’attenzione sul ragazzo. <
Sai.. – dissi, sfiorandogli il petto da sopra la maglia
– a dire la verità,
quelli come te.. > lo guardai sensuale, mordendomi le labbra.
< Quelli come me? > chiese quello, guardandomi le
labbra. Aspettai qualche secondo prima piegare di scatto il ginocchio,
colpendolo nel basso ventre. Il ragazzo strabuzzò gli occhi
per via del dolore.
< Te lo avevo detto che ti avrei cambiato i connotati >
e mi staccai da lui, avviandomi verso il resto dei ragazzi che
ballavano. Mi
guardai intorno alla ricerca di Elena e di tutti quanti. Finalmente li
trovai.
Feci un passo per raggiungerli, quando mi accorsi che erano tutte
coppie. Elena
e Stefan, Caroline e Tyler, Jeremy e Bonnie. Storsi leggermente il naso
e
decisi di lasciar perdere, restandomene un po’ in disparte.
Qualcuno mi afferrò un polso, tirandomi e portandomi lontano
dalla zona in cui tutti ballavano. < Ehi! > protestai,
guardando chi
fosse e riconobbi il ragazzo a cui avevo tirato poco prima una
ginocchiata.
< Sta zitta >
< Zitta lo dici a tua sorella! > esclamai arrabbiata.
< Mi vuoi lasciare il polso? > feci, dando forti
strattoni. Lui strinse
maggiormente la presa e mi portò lungo un corridoio in quel
momento isolato, spingendomi
poi contro un muro. < Ehi, ma che vuoi? > chiesi nervosa.
Lui non rispose,
ma portò le sue labbra sulle mie, baciandomi rabbiosamente e
posando le sue
mani sul mio corpo. Posai le mani sul suo petto e, mordendogli a sangue
le
labbra, lo spintonai via. < Che cazzo fai, eh? Non ti
è bastata la
ginocchiata di prima? > dissi, passandomi il dorso di una mano
sulle labbra,
pulendomi. Cercò di avvicinarsi nuovamente e provai a
scansarlo, tuttavia
riuscì a schiacciarmi contro il muro. Continuai a dimenarmi
fino a quando non
vidi una sua mano alzarsi come se volesse tirarmi uno schiaffo. Strinsi
forte
gli occhi, voltando il viso, pronta a sentire dolore, ma niente di
tutto ciò
avvenne.
< Sai che le donne non vanno toccate neanche con un dito?
> chiese una voce autoritaria ben nota. Aprii gli occhi e vidi
la figura di
Damon e una sua mano stretta contro il polso del ragazzo.
< Che vuoi? > gli rispose quello scontroso.
Damon roteò gli occhi e strinse la presa. Il ragazzo
iniziò
a lamentarsi dal dolore fino a quando non urlò per il
dolore. < Ti sei rotto
il braccio scivolando per terra. Ora va via > disse Damon,
soggiogando il
ragazzo che, tenendosi il braccio, corse via. < Prego, Ariel.
Non c’è di
che! > esclamò Damon dopo che il ragazzo scomparve.
Dal canto mio, lo
guardai solamente, massaggiandomi il polso che quel tizio aveva
stretto. <
Puoi anche benissimo ringraziare >
< Me la sarei benissimo cavata da sola >
< Certo, come no > disse sarcastico.
< Invece si e non ti ho chiesto io di venirmi a salvare!
> gli risposi brusca, voltando il capo verso la porta
della palestra da
cui si intravedevano i vari ragazzi ballare. Abbassai lo sguardo,
sospirando,
ed intravidi il braccio di Damon alzarsi e offrirmi la mano. Guardai
senza
capire cosa volesse.
< So che vuoi ballare, ti si legge in faccia, per cui ..
>
fece un cenno con il capo verso la mano. Non lo degnai di una risposta
e feci
per allontanarmi, quando ancora una volta qualcuno mi tirò a
sé. < Non fare
la bambina capricciosa >
< Parla l’uomo maturo > gli risposi a tono.
< Più maturo di te si e – mi
bloccò prima che potessi
ribattere – ora, zitta e balliamo. Hanno appena messo un
lento >. Iniziammo
ad ondeggiare lentamente, ma Damon ad un certo punto di
bloccò. < Un pezzo
di legno balla meglio. Allora, prima di tutto –
posò le mani sui miei fianchi,
tirandomi contro il suo petto – le mani vanno qui >
disse, prendendomi le
mani e posandosele vicino al collo. < Ora, signorina, con
più entusiasmo! >
disse, sorridendomi a pochi centimetri dal viso e circondandomi la vita
con le
braccia. Lo guardai negli occhi non sapendo come o cosa rispondergli.
Quel suo
sorrisetto furbo era ancora stampato sulle sue labbra e su quelle mi
ero
incantata. Il sogno di qualche notte prima mi aveva decisamente
confuso, eppure
sapevo di non amare Damon. Era una persona insopportabile e.. Dovetti
fermarmi,
capendo che in quel momento non avevo per Damon insulti,
bensì complimenti.
“Colpita..”. < Qualche cosa che non va?
>
Scossi il capo prima di nasconderlo tra il suo collo e la
spalla. Un odore molto famigliare di muschio giunse al mio naso. Ogni
notte mi
sembrava di sentire quel profumo nella
mia stanza, sul mio letto. Dio, stavo impazzendo. Lasciai che Damon
conducesse
il ballo e, cullata da quel dolce movimento, mi rilassai tra le sue
braccia.
Non so bene cosa mi spinse a strusciare leggermente il naso contro il
suo collo
e a posarvi sopra le labbra. Poteva un semplice profumo destabilizzarmi
così
tanto? Quello di Damon ci riusciva perfettamente. “..E
affondata”
Il movimento ondeggiante finì e guardai confusa Damon.
< La musica è finita > disse con voce lieve,
guardandomi negli occhi.
Dando un’ultima veloce occhiata alla palestra, presi una
decisione.
< Mi riporti a casa? >
< Già stufa? >
< Sono tutte coppie e non voglio fare il reggi candele >
Damon mi fece cenno di seguirlo. Raggiunta l’auto e saliti,
partì sgommando.
Bastarono
pochi secondi e subito fummo sotto casa mia.
< Eccoci qui > esclamò Damon, spegnendo
l’auto.
Guardai il portone e poi lui. < Grazie >
Finse di essere sorpreso. < Credo di essere diventato
sordo. Cosa hai detto? >
< Hai capito >
< Cosa scusa? >
< Damon va a quel paese, lo capisci questo? > gli
chiesi, sorridendogli.
< Si, questo stranamente l’ho capito >
Ci guardammo negli occhi. A rompere il contatto visivo fui
io. < Beh, buona notte > dissi, uscendo svelta dalla
macchina e
raggiungendo il portone ad ampie falcate. Quando mi trovai davanti
casa, aprii
la porta ed entrai. Feci per richiuderla, ma qualcosa non me lo
permise. <
Damon! > esclamai, vedendolo entrare in casa. Mi prese il viso
tra le mani e
mi baciò con enfasi. Rimasi per i primi secondi spiazzata
dal suo gesto, ma
quando iniziai a rendermi conto di ciò che stava accadendo
risposi al bacio.
Intrecciai le mani nei suoi capelli e mi feci prendere a cavalcioni da
Damon.
< La.. porta > mormorai tra un
bacio e l’altro. Con un movimento della gamba,
Damon chiuse la porta ed
iniziò a dirigersi verso la mia stanza. Mi
depositò sul letto, stendendosi
sopra di me. Capovolsi le posizioni, portandomi sopra di lui. Afferrai
i bordi
della sua maglia e gliela sfilai, passando ad accarezzargli il petto
mentre le
sue mani vagavano su tutto il mio corpo. Il mio vestito finì
a terra senza che
io me ne accorgessi. La bocca di Damon si posò sulla mia
gola, iniziando a
lasciare una lunga scia di baci. Gli strinsi i capelli e, tirandoli, lo
feci
staccare dal mio collo. Lo guardai in viso e… non riuscii a
non scoppiare a ridere.
< Scusa.. Scusa.. ma – risi di gusto,
alzandomi da
sopra di lui e andando ad appoggiare le spalle contro la tastiera del
letto –
la tua faccia era troppo buffa! Un pesce lesso sembravi!
> dissi,
tenendomi la pancia per il ridere.
Velocemente Damon si portò su di me, reggendosi sulle
braccia. < Ti faccio ridere? – abbassò il
viso contro la mia gola e potei
sentire i suoi denti pizzicarmi la pelle. Ancora una volta,
però, risi – Sai
assurda > disse sospirando, scuotendo il capo.
Fece per alzarsi, ma lo bloccai allacciando le gambe intorno
alla sua vita. < Scherzavo! >
< Resta il fatto che hai appena ucciso il momento –
gli
baciai le labbra come se fosse una cosa normale, abitudinaria
– Come mai questo
cambio di idea? >
< Cioè? >
< Fino a qualche giorno fa non esistevo neanche per te >
< Le persone cambiano >
< Quindi – sorrise divertito – anche in
questo contesto
sono un “bel, bel sogno”? > disse, facendomi
spalancare gli occhi.
< Era reale! – esclamai tirandogli uno schiaffo sul
petto
– Brutto maniaco! >
Damon rise. < Non sembrava dispiacerti tanto visto il
modo in cui ti strusciavi su di me > disse, mettendosi allungato
sul letto e
trascinandomi su di lui.
< Fottiti >
< Dormi > esclamò autoritario.
< Guarda che non sono una macchina che va a comando,
specialmente
se ho un qualcosa che mi preme sulla pancia > gli dissi,
inarcando un
sopracciglio.
< Non sembra darti fastidio > mormorò
malizioso.
< Porco > esclamai restando, però, su di lui e
poggiando il viso contro il suo petto. Ancora una volta le mani di
Damon si
posarono sulla mia schiena, accarezzandola, fino a portarmi
sull’orlo del
sonno.
< Riposati >. Le labbra di Damon che si posarono
contro il mio capo furono le ultime cose che percepii.
Spazio Autrice
Ma buongiorno e buon mercoledì!
Come state? Io ho tanto sonno, ma dopo questo capitolo mi aspetta
un… tour de
force per inglese -.- teoricamente anche per matematica, ma va beh! Un
po’ mi
dispiace che le recensioni siano calate, ma, oh, non potevo pretendere
chissà
cosa! Per cui non demordo :3
Allora.. La scena iniziale, non so perché, ma mi piace
tanto.. Ariel ha arredato
tutto con la Verbena, ma Damon è entrato comunque.. Se vi
chiedete come,
semplice, pur soffrendo è voluto entrare
ù.ù
Poi, non sarebbe Mystic Falls se non ci fossero feste e allora mettiamo
qualche
altra festa, questa volta scolastica. Per poco Ariel non rischiava di
essere
malmenata, San Damon da Mystic Falls! E la scena del ballo? Piccini :3
Tuttavia
credo che sia la scena finale quella degna di nota.. ehehe.. Peccato
che Ariel
ammazza la situazione.. Pff! Stupida, stupida donna!!
Comunque... Vorrei ringraziare chi legge, chi recensisce, chi ha messo
la
storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori!
Dopo questo papiro, vi saluto e ci vediamo domenica.. Roma
permettendo.. Si, perché
dovrei andar a Roma da una mia amica, per cui se riesco a rubarle il pc
aggiorno xD
A Domenica ;)
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Capitolo 18 *** Capitolo o17 ***
17
Capitolo
17
<
Mano destra sul rosso > esclamò Bonnie
divertita.
La guardai scioccata. < Come ce la metto la mano sul
rosso se sta dalla parte opposta alla mia? Ci sono Care ed Elena!
>
< Mano destra sul rosso, Ariel, altrimenti penalità
> ripeté lei.
Quella mattina, visto il fatto che non c’era scuola, Elena
aveva deciso di invitarci tutte alla pensione a giocare a Twister,
gioco che
aveva ritrovato nel suo armadio.
< Ariel, ti muovi? > esclamò un Elena
sofferente.
Sbuffando, cercai in tutti i modi di arrivare al pallino
rosso. Finalmente ci riuscii, ma l’equilibrio di tutte era
messo nettamente in
crisi. Caroline si trovava sormontata da Elena mentre
quest’ultima, a sua
volta, era sormontata da me che cercavo di non poggiarmi su di lei.
< Dio ha deciso di perdonarmi per tutti i peccati e
me lo dimostra in questo modo? – esclamò la voce
sorpresa di Damon – Signore,
ti ringrazio! >
< Ragazze > salutò decisamente più
pacato
Stefan.
< Ciao Stefan > rispondemmo noi, restando
immobili.
< Chi devo ringraziare per questa splendida
visione? > riprese a parlare Damon divertito, sedendosi
su una poltrona e
osservandoci.
< Elena ha avuto questa malsana idea > rispose
Caroline.
< Che noi stupidamente abbiamo approvato >
continuai io, sentendo le braccia lievemente tremare. Ma da quanto
stavamo
giocando?
< Invece è carina come idea >
< Bonnie, taci! Tu stai solamente girando una stupida
freccetta! > borbottò Elena.
< Io mi godo lo spettacolo > disse Damon,
mettendosi comodo.
< Sono molto bravo in questo gioco – disse Stefan
–
Perché non vi prendete una pausa e ricominciate poi? Ci
uniamo anche io e
Damon! >
< Ehi – disse Damon, tirando una lieve pacca sul
braccio del fratello – Chi ti ha detto che voglio giocare?
>>
< Smettila di fare lo sbruffone e gioca >>
disse Caroline.
< Paura di perdere, vampiro? >> lo provocai
mentre pian piano ci alzammo da quelle posizioni, tornando comodamente
sedute
per terra.
Lui socchiuse gli occhi, guardandomi in segno di sfida.
< Non perdo mai nessuna sfida >
< La convinzione fotte la gente, sai? – mi alzai e mi
avvicinai a lui – Niente supersensi da vampiro. Giochiamo
alla pari >
gli tesi una mano.
Lui la strinse. < E alla pari sia >
<
Stefan, piede sinistro sul giallo > esclamò
Bonnie e Stefan eseguì senza nessun problema, e
così anche Caroline ed Elena
essendo i primi del nuovo giro. Più si andava avanti e
più la situazione andava
complicandosi. Arrivammo ad un punto in cui ci trovammo tutti
intrecciati. Il
movimento di uno avrebbe causato il crollo di tutta la
“struttura”. Toccò a me.
< Ariel. Piede destro verde >
< Questa è facile! > esclamai contenta,
eseguendo
il comando.
< Damon, mano sinistra sul giallo >
Quando vidi con la coda dell’occhio compiere il gesto, quasi
mi strozzai. Il suo viso era pericolosamente vicino al mio
seno. < Bella
visione > esclamò malizioso.
< Taci o giuro che casco di proposito solo per
picchiarti >
All’improvviso Elena cadde, portando con se
Stefan. <
Ragazzi, io getto la spugna! Non reggo più! >
esclamò lei provata e con
Stefan andò ad accomodarsi sul divano. In gioco ancora io,
Caroline e Damon.
Dovettero passare altri tre giri prima che anche Caroline si ritirasse.
< Sembra che a gareggiare siamo rimasti solo tu ed io
> esclamò Damon per nulla provato.
< Non vincerai, scordatelo >
< Vedremo – sorrise – Streghetta, se vuoi
dire il
comando di Ariel >
Bonnie fece girare la freccia. < Ariel, mano destra
sul blu > Per fare come mi era stato detto dovetti ruotare tutto
il
busto fino a quando non mi ritrovai con la pancia in su. <
Damon, mano
destra sul giallo > ennesimo comando che per poco non
mi fece strozzare.
Damon compì lo stesso mio movimento, ma nel verso opposto.
Finì, così, che me
lo trovai sopra di me.
< Oh, guarda un po’ che posizione! >
disse
allusivo lui.
Dopo la sera della festa in cui ero quasi arrivata a darmi a
lui, ma grazia divina volle che tornai in me, tra me e Damon si era
creata una
strana situazione. Né amici, nè.. amanti? No,
forse amanti era un po’ troppo.
Eravamo un qualcosa di non ben definito. Ci furono tanti, molti, troppi
altri
baci con lui, il tutto all’oscuro degli altri. Questa
misteriosità non
disturbava né me, né lui, anzi ci andava anche
bene.
Lo guardai in viso. < Sta zitto > e subito
distolsi lo sguardo. Sempre in quei giorni, molto spesso mi ero
soffermata sul
suo viso, studiandone i contorni, i particolari e, sempre se ce ne
fossero,
anche i difetti. Ciò che colse maggiormente la mia
attenzione fu un elemento in
particolare: i suoi occhi, anzi, il colore di quelli. Erano di un
azzurro fuori
dal comune. Non erano di un azzurro forte, né di un azzurro
tenue. Avevano il
colore del cielo limpido. Quando si arrabbiava, quel colore sembrava
solidificarsi, diventare più intenso. Quando era tranquillo,
invece, il colore
diventava quasi liquido. Potevi quasi specchiarti nei suoi occhi per
quanto
diventavano brillanti. Arrossii violentemente e scossi il capo. Che
andavo a
pensare?
< Qualche cosa che ti turba? > chiese
divertito.
< Sto.. Sto semplicemente cercando un modo per farti
perdere >
Annuì poco convinto, sogghignando. < Io so
come farmi
perdere >
< Vorresti mostrarmelo? >
Damon fece una faccia sorpresa. < Ariel vuole che io
glielo mostri! > disse a gran voce, facendomi
sprofondare maggiormente
nel rossore, capendo cosa intendesse lui, e facendo scoppiare a ridere
tutti
quanti.
< Crepa! >
< Tecnicamente sono già morto, ma visto che insisti
affinché io te lo mostri.. – si lasciò
andare a peso morto completamente su di
me che, non reggendo anche il suo peso, caddi – Ecco come
farmi perdere!
>
Lo guardai sconvolta. < A dire la verità
– iniziò
Bonnie – A perdere è solo Ariel. Lei è
l’unica tra i due a toccare il pavimento >
< Mi dispiace ammetterlo ma.. Damon, hai vinto >
disse Elena
Mi tolsi il corpo di Damon da sopra di me. < Ma non
vale! E’ caduto anche lui! >
< Sopra di te > disse Stefan, sghignazzando.
< Dovreste essere a favore mio, non suo >
dissi imbronciandomi, provocando nuove risate.
< Ragazzina, te lo avevo detto che vinco tutte le
sfide > disse Damon, lasciandomi leggerissimi tocchi
sulla spalla.
Socchiusi gli occhi e, cogliendolo di sorpresa, gli tirai
una cuscinata in pieno viso, atterrandolo subito
dopo. < Ragazzina a
chi! > dissi sedendomi a cavalcioni sulla sua pancia,
continuando a tirargli
il cuscino addosso.
Elena roteò gli occhi al cielo. < Mentre
questi
“litigano”, io vado a prendere qualcosa da
bere >
< Vengo anche io! > esclamò Caroline e le
ragazze, insieme a Stefan, si spostarono in cucina.
Mi fermai, guardandoli. < Ho anch’io
sete! >
dissi poco prima che Damon scambiasse le posizioni, troneggiando su di
me.
< Chi è ora ad avere il comando? >
chiese
minaccioso, togliendomi il cuscino ed iniziando a solleticare i
fianchi. Iniziai
a ridere senza sosta, scalciando ed agitarmi per liberarmi.
< Sei un fottuto vampiro! E’ una lotta
impari! > esclamai tra una risata e l’altra.
< Tutte le guerre sono impari, ragazzina >
disse senza fermarsi.
Non ce la facevo più. Per quanto ridevo avevo le lacrime
agli occhi, la pancia mi faceva malissimo e respiravo a fatica.
< Mi
arrendo! Mi arrendo ma smettila! >
Damon smise con quella “tortura”. <
Amo vincere
>
Cercando di ritrovare un perfetto respiro, mi asciugai le
lacrime. Il respiro finalmente tornò regolare e quando
guardai Damon, lo trovai
intento a fissarmi. < Che
c’è? > Non rispose, si
abbassò
semplicemente con il viso a baciarmi le labbra. Come sempre, finimmo
per
degenerare. Le mie gambe gli circondarono i fianchi mentre le sue mani
si
intrufolarono sotto alla maglia, provocandomi la pelle d’oca.
Baci, morsi,
tocchi con la lingua, e ancora baci, morsi..
< Siete ancora vivi? > esclamò la
voce di
Caroline, facendoci rapidamente fermare e metterci composti poco prima
che la
bionda comparisse in sala. < Oh, si siete vivi e
sembrate.. >
Entrai nel panico. < Sembriamo? >
< Provati – disse, squadrandoci dalla testa ai piedi
–
Comunque, questa è l’acqua, Ariel >
Mi alzai da terra e, avvicinandomi a Care, presi il
bicchiere che stringeva tra le mani, svuotandolo. < Grazie, ne
avevo un
bisogno disperato! >
< Lo vedo > disse, annuendo con un sopracciglio
alzato.
Stavo per porre una domanda quando il mio telefono
squillò. < Pronto? >
< Figlia scellerata che non chiama! Ti sembra il modo
di comportarsi? >
Spalancai gli occhi, sorpresa. < Mamma >
< Per poter avere tue notizie devo ingaggiare la CIA,
l’FBI? >
< Sono stata impegnata, scusa. Comunque, sto bene.
Voi? >
< Bene, nulla nuovo. Anzi, volevo chiamarti tempo fa
per una cosa >
< Dimmi >
< Sai che Ray è morto? > disse quasi
timorosa
della mia reazione. Smisi di respirare e chiusi gli occhi, stringendo
la presa
sul telefono. < So quanto eri legata a lui
e.. >
< No, hai fatto bene a dirmelo. Ora, mamma, scusa ma
devo andare >
< Fatti sentire, mi raccomando >
< Certo, ciao! > chiusi svelta la chiamata e
chiusi nuovamente gli occhi, cercando di non piangere, di non crollare
dopo
tutte le settimane spese cercando di imparare a convivere con quel peso.
< Ariel > disse cauto Stefan, poggiando la
mano sulla spalla.
< Sto bene > dissi, cercando di essere il più
convincente possibile.
< Sicura? > continuò lui.
< Si, sto
bene! – esclamai nervosa – Io..
Scusa > Stefan scosse il capo
tranquillo. < Devo andare, ho.. ho bisogno di prendere
aria >.
Velocemente raccolsi le mie cose ed uscii dalla pensione. In quel
momento c’era
un solo posto in cui volevo stare.
Quando
Ray morì era nel cuore della notte. Quando ritrovai
la forza per uscire di casa, di giorno ripercorsi il bosco fino a
quando non
ritrovai il luogo dell’uccisione. Sarei voluta andare nel
cimitero in cui era
stato sepolto, ma si trovava dall’altra parte
dell’oceano. Dovetti, così,
accontentarmi di quel luogo. Mi sedetti ai piedi di un albero, toccando
il
terriccio umido con le mani. Non so quanto tempo passò, ma
avvertii i passi di
qualcuno sul fogliame presente per terra.
< Non mi è stato difficile dedurre dove fossi finita
– guardai Damon con la coda dell’occhio senza,
però, rispondergli – Dovresti
andare avanti. Stare qui e piangere non lo riporterà di
certo in vita >
Continuai a guardare davanti a me. < Dovrei odiarti.
Dovrei prendere un paletto e conficcartelo dritto nel cuore. Dovrei
ucciderti a
prescindere, per tutto quello che hai fatto. Sei un essere spregevole,
un
essere che dovrebbe marcire giù
all’inferno >
< Noto con piacere che siamo tornati indietro. Ma.. –
fece una breve pausa, sedendosi accanto a me – hai usato il
condizionale
>
< Non riesco a fare niente di tutto ciò. Non immagini
neanche quanto io abbia desiderato ucciderti per la morte di Ray,
quanto abbia
sognato vederti soffrire sotto le peggiori torture, e invece..
– strinsi le
mani a pugno, facendo sbiancare le nocche – e invece
guardami! Rido, scherzo,
mi bacio e tra poco faccio sesso con colui che ha ucciso il mio
migliore amico
> mi voltai a guardarlo, sentendo gli occhi pizzicare. <
Questo
non è giusto – riportai lo sguardo davanti a me
– e mi odio. Mi odio perché ho
imparato a tollerare ogni tuo stupido comportamento, ogni tua stupida
battuta o
provocazione. Ho imparato persino a volerti un minimo di
bene >
< Ti penti di tutto quello che hai fatto? > mi
chiese lui serio.
< No, ma tornando indietro non rifarei niente con te.
Cancellerei tutto ciò legato a te > gli
dissi decisa, facendolo annuire.
Restammo così, seduti sotto quell’albero, persi
nei nostri pensieri. Non so se
dicendo ciò, ferii Damon, non riuscii a capirlo. Di sicuro,
però, seppi di aver
ferito me stessa. In
quel momento, attraverso quelle parole, capii che Damon
stava facendosi spazio in me più del dovuto.
Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno! Si, lo so, sono in ritardo ma mi sono svegliata alle 2 e
ora sto facendo colazione con latte e cereali xD Comunque, sono a Roma
e sono riuscita a sfruttare la connessione della mia amica..
Allora.. Una bella partita a twister ci stava, specialmente se poi a
restare in gioco sono Ariel e Damon xD Abbiam visto anche come si
è avoluto il loro rapporto dopo la sera della festa, ma
abbiamo visto anche com, verso la fine, il rapporto è stato
messo nuovamente in crisi dalla telefonata della madre di Ariel..
Inoltre, Ariel inizia anche a fare alcune considerazioni importanti..
Volevo ringraziare chi legge, chi commenta, chi ha messo la storia tra
le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori :) Per
qualunque cosa, vi aspetto sul Gruppo di Facebook :)
A mercoledì ;)
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Capitolo 19 *** Capitolo o18 ***
18
Capitolo
18
I
giorni che seguirono quella sorta di confessione di amore
e odio nei confronti di Damon furono insostenibili. La testa era sempre
da
un’altra parte, se uscivo con le ragazze mi estraniavo.
Fisicamente presente,
mentalmente assente. Elena ci invitò più volte
alla pensione, ma puntualmente
rifiutavo. Il tutto non era dovuto al fatto che non volessi stare con
le
ragazze, o comunque con i miei amici, ma era dovuto al fatto che non
volevo
vedere Damon. Mi sentivo così stupida. Mi stavo comportando
come una stupida,
era diverso.
< Signorina Mones, perché non ci ripete quanto detto
fino
ad ora? > chiese improvvisamente il professore di chimica,
facendomi cadere
dalle nuvole.
< Ecco.. ehm.. >
Il professore mi guardò serio. < Noto che ha
considerato
la mia lezione inutile se non ha prestato la minima attenzione. Per
domani voglio
una relazione dettagliata su tutto quello spiegato >
Chiusi gli occhi, abbassando il capo. < Certo > dissi
rassegnata.
La campanella suonò, ponendo fine a quello strazio. Prossima
ora: storia. Non ero mentalmente stabile per seguire le lezioni. Mi
sentivo una
bomba che stava per esplodere.
Raggiunsi l’aula di storia, andandomi a sistemare nel banco
più lontano possibile.
Una mano si posò sulla mia spalla. < Ehi >
< Ehi > dissi, abbozzando un sorriso ad Elena.
< Tutto ok? >
< Certo, devo fare solo una stupida relazione su un
qualcosa di cui non ho neanche la più pallida idea, ma per
il resto va alla
grande! > sbuffai, passandomi le mani tra i capelli.
< Posso farti una domanda? > chiese lei ed io annuii.
<
E’ successo qualcosa tra te e.. Damon? >
Il miei occhi saettarono su di lei. < Perché? >
< Perché siete strani entrambi in questi giorni.
Avete
persino gli stessi atteggiamenti >
< Abbiamo solo avuto un tranquillissimo scambio di
opinioni >
< Avete litigato in pratica – disse lei, capendo
perfettamente – Ciò che, però, mi
sorprende è il fatto che Damon si sia
stranito in questo modo. Non è il tipo che se la prende per
dei litigi >
Portai lo sguardo davanti a me. < Elena, non fare lunghi
giri di parole e di quello che devi >
< C’è qualcosa tra te e Damon? >
“Tin tin tin tin tin
tin! E la miglior domanda da un milione di dollari va ad Elena
Gilbert!”
A evitare che io rispondessi ci pensò Alaric. <
Buongiorno ragazzi! Cambiamento di programma. Questa mattina compito a
sorpresa! > “Da bene in meglio”
<
Dannato professore! > sbottai, lanciando la matita
contro il tavolo della biblioteca. Chimica nucleare, ecco su cosa
dovevo fare
la relazione. Su delle maledette particelle che causavano una
infinità di
danni! Ripresi a leggere i libri che avevo preso per far quella cavolo
di
relazione. Inutile dire che, uno, non ci stavo capendo nulla, due, non
ci stavo
capendo nulla perché ero impegnata a maledire me stessa e
Damon!
< Non ti facevo così studiosa >
“Ecco. Parli del
diavolo e spuntano le corna”
< Sto studiando. Sei pregato di andare via – la sedia
accanto a me venne spostata – Ehi! > protestai quando
Damon, dopo essersi
seduto, mi sfilò alcuni libri da sotto al naso.
< Chimica nucleare.. Roba carina >
< Roba stupida >
< E perché? >
< Perché creano cose che non sanno neanche gestire.
Vedi
le bombe atomiche che bella cosa hanno fatto >
Sfogliò alcune pagine. < Oh, il CERN di Ginevra. Sai
che ci
sono stato? >
< Sai che non te l’ho chiesto? > gli risposi,
riprendendo i libri. < Senti, non ho la testa né
tantomeno la voglia per
litigare. Ho da fare questa stupida relazione per domani e sono stanca
– feci
una espressione afflitta – Ti prego, lasciamo fare
>>
< Dai, ti aiuto > esclamò, avvicinandosi a me.
< Tu cosa? >
< Ti aiuto. Non posso? Ti ricordo che di questa roba ne
so più io di te >
Guardai i libri e poi Damon. < Accetto solo perché lo
faccio per la mia media. Ed ora parla! >
Damon iniziò a spiegarmi, a dirmi tante cose. Molte fui
costretta a farmele spiegare in quanto mi risultavano incomprensibili,
altre,
invece, le capii al volo.
Dopo lunghe ed estenuanti ore di lavoro, finalmente finimmo.
< Dio, ti ringrazio > esclamai esausta, rilassandomi
contro la sedia.
< Come mai ti sei beccata questa relazione? >
< Perché non ho semplicemente sentito niente di tutto
quello che ha spiegato il l professore. Pensavo ad altro >
< Sono vari giorni che pensi ad altro >
Quella sua affermazione mi spiazzò. < E tu che ne
sai?
>
< Sono pur sempre un vampiro, Ariel. Ogni tanto passavo
davanti alla tua finestra e puntualmente ti vedevo stesa sul letto a
guardare
nel vuoto >
< Mi spiavi > dissi semplicemente.
< Spiare, che brutta parola! Controllavo solamente come
stavi >
< Non ne capisco il bisogno >
Damon sospirò e si voltò completamente verso di
me. <
Time-out. Pausa. Deponiamo, anzi deponi l’ascia di guerra
– notando la mia
espressione, roteò gli occhi –
D’accordo.. mi dispiace aver ucciso Ray, mi
dispiace se ti ho fatto star male. Mi dispiace, ok? >
< Dici sul serio o lo fai solamente per farmi contenta?
>
Corrucciò le labbra. < Cinquanta e cinquanta? >
< Sei una roba assurda, ma apprezzo la sincerità
>
< E’ un ‘ok, ascia di guerra
deposta’ ? >
Scossi leggermente il capo. < E un si, ho deposto
l’ascia
di guerra, ma alla prima stronzata che fai l’ascia te la
ritrovi in mezzo alla
fronte. Spero che tu abbia capito >
< Perfettamente > disse, facendo un suo solito sorriso
che, stranamente, fece sorridere anche me.
Il
mattino seguente raggiunsi la cattedra del professore.
< Signorina Mones, fatta la relazione? >
< Certo professore – gli dissi con un sorriso furbo
sulle
labbra – Eccola > la posai sul tavolo. < Spero
che sia dettagliata come
lei voleva > Il professore, mettendosi gli occhiali,
iniziò a leggere la
relazione. Vidi l’espressione di sufficienza stampata sul suo
viso attenuarsi
sempre di più, diventando un’espressione stupita.
< Allora? > chiesi con
tono di finta innocenza.
< E’.. davvero molto dettagliata >
< Felice di aver svolto il mio compito ed ora,
arrivederci > dissi, uscendo dall’aula. In corridoio
incrociai Elena e
Stefan. < Giorno piccioncini! >
< Ariel, vedo che sei allegra > disse divertita Elena.
< Sono le piccole soddisfazioni quelle migliori >
dissi, scrollando le spalle e avviandomi verso l’uscita.
< Ma dove vai? Le lezioni iniziano tra dieci minuti! >
< Mi dispiace, ma io oggi salto scuola molto volentieri!
>
Tirai il freno a mano e sfilai le chiavi dal quadro della
macchina. Il merito non era mio soltanto, per cui dovevo sdebitarmi con
chi mi
aveva aiutato, ovvero Damon. Mi sfilai la cinta e presi la busta
contenente le
due bottiglie di Bourbon che avevo comprato poco prima di raggiungere
la
pensione.
Arrivai davanti la porta della pensione e, girando il
pomello, la trovai aperta. < Ehilà, vampiro! Dobbiamo
festeggiare la mia A!
– dissi, raggiungendo il salone – Allora? Ho anche
del Bour.. bon > dissi
scioccata nel vedere Damon completamente avvinghiato a.. Elena? No, Elena era a
scuola per cui quella
doveva essere Katherine. Una piccola, ma forte fitta mi
colpì all’altezza del
cuore. Che diavolo mi prendeva? A me lui non piaceva, non stavamo
insieme,
dannazione! Lui poteva fare quello che voleva e lo stesso valeva per
me. Allora
perché mi sentivo arrabbiata, sconvolta e.. delusa?
< Oh, guarda un po’ chi abbiamo qui – disse
una
sorridente Katherine – colei che Klaus vuole >
< Felice di vederti Katherine, o dovrei chiamarti stronza
manipolatrice? > le dissi con il suo stesso tono.
Lei si voltò verso Damon prima di riportare gli occhi su di
me. < Vedo che ti hanno parlato di me >
< Ok, basta – si intromise Damon – Per
quanto mi
piacciano due ragazze che si scontrano, in questo caso saprei
perfettamente chi
delle due ci rimetterebbe la vita >
< Ti stai preoccupando per questa ragazzina? >
< Sentite, io ho un nome e sarebbe Ariel. Mi sono stufata
di sentirmi chiamare ragazzina > dissi scocciata.
< Povera piccola > mi disse Katherine.
< Ariel, comunque, bussare ti faceva schifo? > chiese
Damon, richiudendosi la camicia.
< Non più di quanto non mi faccia schifo tu >
gli
dissi tranquillamente.
< Oh, oh, oh! La ragazza tira fuori le unghie – disse
divertita Katherine, che subito si spostò dietro alle mie
spalle – Inizio a
capire perché Klaus si sia così tanto
intestardito con te >
Deglutii. Non mi ero ancora del tutto abituata della
velocità dei vampiri che conoscevo, figuriamoci di quelli
che non conoscevo. <
Da come ne parli sembrerebbe che tu lo conosca >
Un suo polpastrello mi sfiorò il collo. < Tesoro,
chiunque conosce Klaus – le sue labbra si avvicinarono al mio
orecchio – Pur di
scappare da lui mi sono trasformata in un vampiro e.. ho trasformato
loro >
disse sorridendo mentre guardava Damon. Il fatto che avesse usato un
‘loro’ mi
fece dedurre che anche Stefan era stato trasformato da lei.
< Beh, tranquilla, tesoro
– le risposi con lo stesso tono – Non
sarò stupida come te >
In pochi secondi mi ritrovai schiacciata a terra con la mano
di Katherine stretta al collo. < Non c’è da
scherzare con me, bambina. Se
voglio, posso ucciderti in questo preciso istante con una semplice
pressione su
questo tuo esile collo >
< Klaus, così, ti darebbe la caccia e ti staccherebbe
il
cuore dal petto in quel caso > le risposi, accennando un sorriso.
La sua espressione tornò seria e si tolse da sopra di me.
<
Dovresti tenere a bada il tuo nuovo giocattolino >. La fulminai
con lo
sguardo mentre mi massaggiavo il collo. Per quante volte in quel
periodo stavo
usando il correttore sul collo potevo fare direttamente un abbonamento
con una
casa produttrice.
< Katherine, meglio se vai > le disse Damon. Quella
scrollò le spalle e, dopo essersi sistemata i capelli, se ne
andò accompagnata
dal ticchettio dei suoi tacchi. Quando la porta venne chiusa, percepii
la presenza
di Damon accanto a me. < Fammi vedere il collo –
allungò una mano verso di
me, ma la scacciai via – Su, Ariel, non fare la mocciosa
>. Alla fine
lasciai che mi controllasse il collo. < Niente di rotto, solo
qualche graffio
e qualche piccolo livido >
< Cosa c’è stato tra te e la gatta morta?
> chiesi,
guardandolo con la coda dell’occhio.
< Motivo per cui me lo chiedi? >
< Tu puoi farmi tutte le domande che vuoi mentre io non
posso? > gli chiesi acida.
< Come ti ha detto lei, trasformò sia me che Stefan,
divertendosi con entrambi >
< Divertendosi..? >
< Andava a letto con entrambi – spalancai gli occhi e
la
bocca – Ci fu però una caccia ai vampiri qui a
Mystic Falls e lei, insieme ad
altri venti vampiri, venne rinchiusa nella cripta di una chiesa e a
questa
venne data fuoco >
< Ma.. >
< Ma lei in quella cripta non ci è mai entrata. Ho
passato quasi un secolo e mezzo a cercare di liberarla mentre lei
sapeva
benissimo dove mi trovavo >
< Tu.. Tu ne eri innamorato > la mia non era una
domanda, bensì un’affermazione.
< Cose che accadono ed ora sistemiamo questo collo > e
fece per alzarsi
< No aspetta – lo trattenni per un polso –
Elena e
Katherine sono identiche e.. >
< Se ti stai chiedendo se Stefan sta con lei per la sua
somiglianza con Katherine, la risposta è no. Abbiamo finito
ora con le domande?
>
< No, un’ultima domanda. Se amavi Katherine, ami anche
Elena? >
Damon spostò lo sguardo da me alla busta con i liquori.
<
Mi è venuta sete vedendo tutto quest’alcol e poi
non si doveva festeggiare?
>
Se prima era stata semplicemente una fitta, questa volta
sentii tutto il cuore smettere di battere. < Mi è
passata la voglia – mi
alzai da terra – Buona bevuta > gli voltai le spalle
e, così come ero
arrivata alla pensione, me ne andai.
Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma buongiorno! Oggi non mi dilungherò troppo, non ho tempo..
Ho una lunga serie di cose da fare che vanno dallo studiare, visto che
sabato ho la simulazione della terza prova, all'arbitrare -.-"
Prima, però. vorrei chiedervi una cortesia.. Ho fatto un
disegno su Ian e Nina (meglio Damon ed Elena) e gliel'ho tweettato.. Ma
si sa, bisogna inondarli di tweet per sperare in una risposta.. Beh,
mica potreste ritweettare il disegno? :) -->
Disengo Twitter
Allora.. Diciamo che la mente di Ariel non ha fatto altro che ruotare
tutto il tempo intorno alla figura di Damon e per questo è
stata punita dal professore.. Ma se non fosse stata per la "punizione"
i nostri due piccioncini non avrebbero avuto un.. chiarimento? Scambio
di opinioni in modo civile? Chiamatelo come volete xD
E proprio quando tutto sembra essere sulla buona strada, appare lei..
Miss Katherine Pierce che, oltre a pomiciarsi Damon, distrugge quella
breve tranquillità appena creatasi.. Si, perchè
Ariel si fa i complessi, non del tutto infondati aggiungerei..
Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, coloro che recensiscono, chi
ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha
tra gli autori!
Alla fine mi sono dilungata come al solito, ma va be xD
A Domenica!
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Capitolo 20 *** Capitolo o19 ***
19
Capitolo
19
Guardai
svogliatamente il bicchiere vuoto davanti a me,
tracciandone i bordi con il polpastrello. Avevo perso il conto di
quanti
cicchetti mi fossi fatta portare o di quanti di quelli ne avessi bevuti.
Dopo l’aver beccato insieme Damon e Katherine e dopo che la
mia poca autostima era andata a farsi benedire, avevo iniziato a
passare le
serata a bere al Grill. Quello stupido vampiro sapeva tirarmi su di
morale e al
tempo stesso trucidarmelo. “Stupido lui o stupida
io?”. Ero giunta ad una
conclusione che mi pesava ammettere: Damon Salvatore mi era entrato
nella
pelle. Ariel Mones, definita in Italia cuore di ghiaccio, aveva perso
la testa
per un vampiro centenario innamorato della ragazza del fratello. Dio,
Beautiful
in confronto a ciò non è niente!
Sbuffai e alzai il bicchiere. < Cameriere? Grazie >
dissi quando il mio bicchiere fu nuovamente riempito. Se continuavo di
quel
passo, oltre a perdere fegato e milza, nelle mie vene sarebbe iniziato
a
scorrere l’alcol al posto del sangue!
< Così tanto alcol potrebbe nuocere al tuo corpicino
>
disse una voce divertita al mio fianco.
< Ma in questa città c’è il
vizio di non rispettare
l’undicesimo comandamento? – chiesi, svuotando
svelta il bicchiere prima di
riprendere a parlare – Non impicciarsi degli affari degli
altri? >
< Sei in una città di vampiri, streghe e licantropi,
pensi proprio che sia una città a cui piace tenere le cose
nascoste? >
< Beh, dovrebbe visto l’andazzo > le risposi
scocciata. Mi bastava Damon a farmi saltare i nervi, non avevo bisogno
anche di
Katherine.
Lei scrollò le spalle. < Smettiamo con questi stupidi
inconvenienti e passiamo alle cose serie > disse, cambiando il
tono di voce
e l’espressione.
< Credevo non arrivassi più a quel punto >
< Sei pienamente cosciente che, essendo quello che Klaus
vuole, potrei rapirti, portati via e consegnarti a lui? >
< Pensi che in questo modo ti guadagneresti la sua
gratitudine? > le chiesi perplessa. Potevo anche non conoscere
alla
perfezione l’intera vicenda, ma ero perfettamente in grado di
capire che Klaus
non fosse una persona così stupida.
< No, ma in quel caso mi divertire a vedere come
reagirebbero i tuoi amichetti vedendoti con Klaus e, perché
no, trasformata in
una sanguinaria vampira – sorrise maligna – E qui,
arriviamo ad un’altra
questione.. >
< Wow, per come ti avevano descritto pensi anche troppo >
le dissi, provocandola.
Si avvicinò al mio orecchio. < Guardati le spalle
d’ora
in poi >
< Allora, questo secondo punto? >
< Sei diventata il nuovo giocattolino di Damon? >
< Non sono il giocattolino di nessuno, specialmente di
Damon > le dissi, socchiudendo gli occhi.
< Ma davvero? Eppure non sembrerebbe come dici tu – si
voltò verso il cameriere e ordinò un drink
– Vi ho visti in questi giorni, sembravate
una coppietta felice > disse, prendendo in giro.
< Sembri quasi invidiosa. Ti sei resa conto che, quando
qualcuno finalmente ti conficcherà un paletto nel cuore,
morirai sola soletta
mentre Stefan e Damon vivranno le loro vite felici lontano da te?
>
Indurì lo sguardo e, visto il fatto che fossimo in
un’ala un
po’ nascosta del bancone, mi strinse il collo. Annaspai
subito in cerca d’aria.
< Mocciosa, se vuoi morire dillo subito, così la
finiamo – e mi lasciò
andare – Ti ripeto, le voci girano, specialmente tra di noi.
Guardati le spalle
> disse come se, oltre ad avvertirmi, mi minacciasse al tempo
stesso,
andandosene.
Uscii
dal locale quasi del tutto sbronza. Barcollai
vistosamente e dovetti reggermi al muro per non cadere. Dopo
l’amichevole
chiacchierata con Katherine, un ragazzo mi si era avvicinato e mi aveva
offerto
da bere. Inutile dire che un drink tirò l’altro.
< Ehi, ehi.. Dove vuoi andare in questo stato? > mi
chiese il ragazzo, sorreggendomi.
< A.. Casa > dissi, camminando.
< E dove è che abiti? >
Corrucciai le labbra, aggrottando la fronte. < Non me lo
ricordo >
Il ragazzo annuì, guardandosi poi intorno. Ad un tratto
sorrise. < Andiamo, ti accompagno >
< Sai dove abito? > chiesi, ma non ottenni risposta.
Iniziai a camminare per le strade di Mystic Falls e l’aria
fresca, a poco a
poco, mi stava ridonando lucidità. Arrivammo alle soglie del
bosco. < Non
ricordo questo bosco vicino casa mia >
< Tranquilla, è la strada giusta > disse e mi
fidai.
Qualcosa dentro me, però, mi stava mettendo in allerta.
Sapevo che qualcosa non
stava andando nel verso giusto, ma ero davvero poco ludica per
rendermene
conto. I raggi luminosi della luna conferivano al bosco un effetto
ancora più
tetro, quasi come se fosse lo scenario di un film horror.
Ad un tratto non sentii più la presenza del ragazzo vicino a
me. < Ma dove sei? – chiesi, guardandomi intorno e
muovendo qualche passo –
Ehi, tu di cui non ricordo il nome, dove ti sei cacciato? >
scossi le
spalle mentre un
brivido mi fece tremare
di freddo. Il bosco restò silenzioso fino a quando non
iniziai a sentire di
foglie, rametti calpestati. In pratica, rumori di passi. < Ehi,
dove sei? >
ripresi a chiamare il ragazzo.
< Sono qui > disse improvvisamente la sua voce. Mi
voltai indietro e vidi un’ombra scura leggermente illuminata
dalla luna, che
avanzava verso me.
< Ma dove ti eri cacciato? – chiesi leggermente
arrabbiata
– Mi hai lasciata sol..a > dissi sconvolta quando un
riflesso della luna
colpì il suo viso. Quello era tutto tranne che umano.
< Qualche cosa che non va, Ariel? > chiese lui,
mostrando i denti. Nella mia mente si stampò una parola.
Vampiro. L’adrenalina
iniziò a scorrere rapida nelle mie vene e mi voltai,
iniziando a correre
verso.. verso dove? Non avevo la minima idea di dove mi trovassi! Corsi
cercando di essere veloce, ma che potevo fare contro un vampiro? E,
infatti,
andai a scontrarmi contro qualcosa di duro che mi fece cadere a terra
dolorante. Alzai gli occhi ed incrociai lo sguardo del vampiro.
< Mi
dispiace quasi doverti fare del male – disse tirandomi su,
tenendomi dal collo,
prima di farmi fare un volo contro un albero – Ma devo
> disse,
avvicinandosi da prima lentamente e poi velocemente. Avevo sbattuto la
schiena
contro il tronco di un albero e ora mi ritrovavo a terra boccheggiante
per il
dolore. Ma che avevo fatto di male? < Sai perché devo
ucciderti? – scossi
lentamente il capo – Si dice che il tuo sangue sia
decisamente buono e, poi, sei
l’umana a cui Klaus ambisce >. Klaus, sempre lui.
< Se.. se mi uccidi.. – cercai di parlare –
lui.. ti
cercherà >
< Non saprebbe mai che sono stato io e poi, vorrei
proprio vedere la reazione del Salvatore con cui te la fai > si
inginocchiò
accanto a me e, aprendo la bocca, si avvicinò al mio collo.
Iniziai a scalciare
e a muovere la braccia, cercando di allontanarlo. Mi bloccò
a terra e mi morse.
Fu un morso profondo, molto più di
quello che Ray o lo stesso Klaus mi avevano inferto, e doloroso.
Gemetti e più
mi muovevo, più i suoi denti penetravano in
profondità, strappandomi grida di
dolore.
La vista iniziò ad annebbiarsi, i movimenti divennero
più goffi fino ad
arrestarsi del tutto. Rimasi a terra inerte, gli occhi fissi al cielo.
Sentivo
che sarei morta e l’ultima cosa che riuscii a vedere fu la
luna piena in alto
al cielo. Le palpebre iniziarono a farsi pesanti. Ero pronta a
chiuderle quando
qualcosa scaraventò il vampiro lontano da me. Cercai di
guardare chi fosse, ma
la vista non me lo permise del tutto. Vedevo, infatti, le immagini
sfocate e mi
parve di vedere un.. lupo davanti a noi, con i denti i mostra. Sembrava
così
tanto Ray. Il vampiro si rialzò e guardò il lupo,
e lo stesso fece l’animale.
Dal canto mio, io ero stanca, eppure sapevo che dovevo correre via,
mettermi in
salvo.
Mi girai e mi tirai su, seppur a fatica. Mi aggrappai
all’albero contro cui ero stata lanciata. Mossi lentamente un
passo indietro,
approfittando di quel gioco di sguardi tra i due. Ne seguii un altro, e
un
altro ancora, fino a quando non mi resi conto che stavo correndo.
Sperai
ardentemente che lo “scontro” tra il lupo ed il
vampiro durasse il più
possibile, quanto bastava per farmi scappare e mettermi al sicuro.
Caddi più e
più volte. Le gambe iniziarono a non reggere più,
il corpo stava reclamando a
gran voce riposo, ma non mi arresi. Dovevo farcela. Tra la vegetazione
distinsi
quelle che dovevano essere delle finestre illuminate e verso quelle
corsi.
Finalmente uscii dal bosco e quella che mi trovai di fronte fu la
pensione. La
mano che avevo tenuto premuta contro il collo era, ormai, completamente
intrisa
di sangue, così come la mia maglia logorata. Con le poche
forze che mi
restavano corsi verso la porta, prendendo a bussare con forza.
“Aprite..
Aprite”. Un improvviso capogiro mi fece indietreggiare
leggermente e dovetti
sbattere le palpebre per riprendermi. La porta finalmente venne aperta
da Damon
il quale, dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi, guardò
la mia mano.
< Che diavolo è successo? > disse brusco,
facendo un
passo verso di me. Io indietreggiai in risposta.
< Ariel! > disse una voce alle spalle di Damon. Era
Stefan. Anche lui sgranò gli occhi vedendo in che condizioni
ero ridotta. <
Ariel per l’amor di Dio, cosa è successo? >
Li guardai e mossi un passo verso di loro. < Va.. Vampiro
> dissi, muovendo un secondo passo. Le gambe, tuttavia, non
ressero più e
crollai a terra. Ad evitarmi l’impatto furono le braccia di
Damon che mi
presero svelte.
< Dobbiamo portarla al pronto soccorso – disse Stefan
–
Ariel, mi senti? >
Mugugnai qualcosa di imprecisato.
< Non ci arriverebbe viva all’ospedale. E’
fredda e tra
poco ci muore in casa – proruppe Damon – Dobbiamo
fare a modo nostro > lo
sentii depositarmi su un qualcosa di morbido.
< Vuoi darle del sangue > disse Stefan.
< Intanto che io faccio, prendi qualche garza e del
disinfettante. Ariel – percepii una sua mano sul viso
– ora apri la bocca >
qualcosa si depositò contro le mie labbra, ma voltai il
viso. < Ariel, se
non vuoi morire collabora >. Alla fine mi arresi e feci come mi
aveva detto:
aprii la bocca. Subito un liquido viscoso e dal sapore ferroso scese
lungo la
mia gola. Lentamente aprii gli occhi e vidi cosa stava accadendo. Il
polso di
Damon era tra le mie labbra per cui quello che stavo ingerendo era il
suo
sangue. Mi scostai subito, scuotendo piano il capo. < Guarirai
prima >
< Ecco le garze. Come sta? > chiese Stefan, rientrando
nella stanza.
< Anche mezza morta fa i capricci – disse Damon,
strappandomi un lieve ghigno – Mr Strizzacervelli, convincila
>
< Ariel, potresti non farcela. Non sappiamo quanto sangue
tu abbia perso per cui, ti prego, fa come dice Damon –
riportai le labbra contro
il polso di Damon – brava >
< Mi chiedo perché a te danno ascolto > disse
ironico
Damon mentre Stefan iniziò a disinfettarmi e a coprirmi il
collo.
Quando mi sentii leggermente meglio, mi staccai dal suo
polso. < Lui è molto più gentile di te
> mormorai flebile.
< Oltre che capricciosa, da mezza morta resti anche molto
simpatica > rispose piccato Damon.
< Ti senti meglio? – chiese gentilmente Stefan
– Allora
noi siamo qui. Ora riposati, parleremo quando ti sarai ripresa >
Annuii. < Gra-Grazie > mormorai sentendo che il buio
stava
avvolgendo la mia mente.
Prima, però, un tocco caldo e morbido si posò
sulla mia fronte, augurandomi un lungo riposo.
Spazio
Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona domenica! Come state? Io non mi sento le gambe..
Ieri ho giocato a calcetto e ho fatto ben 7 goal, mamma mia! Ho deciso,
a settembre mi do al calcetto xD
Comunque.. Ariel è la nostra nuova alcolista a MF..Come si
suol dire, affoghiamo i dispiaceri nell'alcol! Ed ecco che torna in
scena la nostra Katerina ( da leggere molto alla Klaus :3 )
Dopo un 'tranquillissimo' scambio di opinioni, Katherine perde un
pochetto la pazienza.. Sbronza, Ariel si lascia accompagnare da un
tizio conosciuto al bar.. E guarda caso è un vampiro! Ariel
sta diventando peggio di na calamita! Ma grazie a Dio c'è un
bel lupetto a salvarla.. Chi è il lupo? Chi è il
vampiro? Misteri che non troveranno mai risposta :) Chi di voi ha
riconosciuto il pezzo tratto da _A Twist In My Story_ ? Ehehe.. Ariel
alla fine si lascia curare dai nostri bellissimi fratelli Salvatore,
tanto che Damon le da del sangue.. Per la serie, se ora muore so cazzi!
xD
Comunque, spero che vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato!
Ringrazio coloro che leggono, chi recensisce, chi ha messo la storia
tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori
preferiti! Grazie mille! Per qualunque cosa, tra cui spolier, vi aspetto sul gruppo!
Ora scappo che mi aspetta un mega tour de force! Domani ho il compito
di matematica e non ci so mette mano >.<
A mercoledì :)
|
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Capitolo 21 *** Capitolo o20 ***
20
Capitolo
20
Aprii
lentamente gli occhi. Mi sentivo spossata, confusa e
il corpo era indolenzito. Diedi un’occhiata intorno e non
riconobbi camera mia.
Quella non era la mia stanza. Cercai di ricordare dove potessi essere,
ma più
mi sforzavo più la testa mi faceva male. Mi tirai su a
sedere e sentii il collo
tirare quando voltai il capo. Sfiorai la zona del collo che mi faceva
male e
sentii delle garze su di essa. Ero confusa. Abbassai lo sguardo verso
gli abiti
e per poco non urlai. La maglia era imbrattata di sangue. Alcuni flash
nella
mia testa iniziarono a scorrere. Ero stata morsa da un vampiro che non
conoscevo.
Mi alzai svelta dal letto e dovetti reprimere un capogiro. Uscii
silenziosamente dalla stanza e mi avviai verso le scale, dove iniziai a
percepire
alcune voci.
< Chi può essere stato? > chiese una voce che
sembrava
essere quella di Elena.
< Non lo sappiamo > le rispose Stefan.
< Klaus? >
< La vuole viva > rispose brusco Damon alla domanda di
Caroline.
< Il punto è che fino a quando non avremmo parlato
con
Ariel, tutto quello che diremo saranno solo supposizioni > disse
Stefan.
< Parliamoci > esclamò Damon.
< Non provare a svegliarla! >
l’ammonì Bonnie.
< E’ già sveglia, vero Ariel? >
continuò Damon.
Mi sporsi lentamente dalla porta del salone. < Ciao >
mormorai flebilmente prima che le tre ragazze corsero ad abbracciarmi.
< Come stai? >
< Dovresti riposare! >
< Chi è stato? >
Iniziarono a fare domande a raffica. < Ragazze –
richiamò
l’attenzione Stefan – lasciatela respirare, si
è appena ripresa >
< Scusa > dissero in coro dispiaciute, ma sorrisi loro
per rassicurarle.
< Ariel, prima di tutto, come ti senti? > chiese
Stefan.
< Confusa e spossata >
< Hai perso tanto sangue e hai dormito per due giorni
filati, è normale esserlo – mi rispose Stefan
– Perché, ora, non ci dici cosa è
successo? >
Mi accomodai sul divano vicino ad Elena. < Ero al Grill.
Stavo bevendo quando.. quando è arrivata Katherine
– gli sguardi dei presenti
si fecero ancora più preoccupati, oltre che interessati
– Abbiamo parlato, o
meglio, ci siamo provocate a vicende quando, ad un certo punto, prima
che se ne
andasse mi ha detto di stare attenta. Il resto è tutto
confuso. Ricordo un
ragazzo, il bosco e.. ed un lupo! Si, un lupo che mi ha tolto il
vampiro da
dosso. Poi.. poi mi sono svegliata qui > dissi, portandomi
involontariamente
la mano sul collo.
< Tranquilla, Ariel>> disse gentilmente Elena,
accarezzandomi un braccio.
< E se l’avesse mandato Katherine? Le ha pur sempre
detto
di stare attenta > propose Caroline.
< Non è il tipo che lascia fare qualcosa ad altri. Se
la
voleva morta, l’avrebbe uccisa senza troppi giri di parole
> parlò Damon,
che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
Calò il silenzio nella stanza. Alla fine mi alzai in piedi.
< E’ il caso che vada a casa >
< Meglio se resti qui, Ariel. Potremmo proteggerti >
disse Elena.
< Non ne ho bisogno. Non possono entrare in casa mia se
non li invito per cui sarò al sicuro anche lì
>>
Damon si alzò e uscì svelto dal salone sotto lo
sguardo
confuso di tutti.
Ci guardammo, ma nessuno si seppe dare una risposta.
Salutati
tutti, uscii dalla pensione e, appoggiato con la schiena contro la
portiera dell’auto, c’era Damon a braccia
incrociate. < Sali in macchina >
disse svelto, scomparendo all’interno dell’auto.
Entrai e lo guardai. < Beh, grazie per
l’interessamento, non dovevi > gli
dissi ironica. Non ottenni risposta.
Mi innervosii abbastanza e quando giungemmo sotto casa mia,
scesi dall’auto sbattendo la portiera.
Aprii la porta di casa e sobbalzai vedendo Damon seduto sul divano.
< Anche
se ti ho invitato una volta, non significa che ogni volta sei il
benvenuto qui
dentro. Ed ora, scusami, ma ho una doccia da fare >
Mi diressi rapida in bagno e velocemente mi tolsi gli abiti,
entrando nella doccia. Eliminai ogni traccia di sangue presente sul mio
corpo,
stando bene attenta a non far riaprire le ferite sul collo.
Quando finii, mi resi conto di un piccolo particolare decisamente
importante:
non avevo preso l’accappatoio. Mi diedi mentalmente della
stupida. Non avevo un
asciugamano abbastanza grande da coprirmi il busto e farmi raggiungere,
così,
la camera. Chiusi gli occhi, prendendo un bel respiro, e mi coprii con
la tenda
della doccia. < Damon, se sei ancora qui, come credo e come
spero, per.. per
favore potresti portarmi l’accappatoio? >. Nessun
rumore, nessuna risposta.
< Damon? > lo chiamai ancora. Se non ottenevo risposta,
voleva dire che
in casa c’ero solo io. Iniziai ad uscire pian piano dalla
doccia.
Ero quasi del tutto uscita quando la porta si aprì,
facendomi
sobbalzare e quasi cadere nella doccia.
< Tieni > esclamò Damon, entrando come se
nulla fosse.
< Damon, esci! > esclamai, rientrando svelta nella
doccia.
< Non eri così pudica la scorsa notte >
esclamò
malizioso prima che gli lanciassi contro il barattolo dello shampoo.
< Va a quel paese – esclamai indignata e allungai una
mano verso di lui – L’accappatoio, grazie >
borbottai. Damon mi passò
l’accappatoio che indossai ed uscii nuovamente dalla doccia.
Damon si era
appoggiato con i fianchi al lavandino e mi guardava come davanti alla
pensione.
< Allora? >
< Come va il collo? >
< Non devi chiedere se non ti importa. Ehi! – esclamai
quando le mani di Damon si chiusero sulle mie braccia, tirandomi verso
di lui –
Sta fermo! >
< Ferma o mi costringi a farti del male – disse serio
–
Lasciami vedere il collo >. Dopo averlo fulminato con lo
sguardo, lasciai
che controllasse il collo. Le sue dite si mossero delicatamente sulla
pelle
ferita. < Il collo non è l’unica parte del
corpo ferita >
< Non mi spoglio > gli dissi svelta.
Mi girò, mettendosi alle mie spalle, e abbassò
leggermente
l’accappatoio in modo che la schiena fosse scoperta. Le sue
mani mi provocarono
vistosi brividi che inutilmente cercai di celare. < Hai ancora
qualche
livido sulla schiena >
Mi risistemai l’accappatoio sulla schiena e mi voltai verso
di lui, guardandolo negli occhi. < Grazie > dissi prima
di sospirare.
< L’ho fatto solo perché.. >
< Non importa per quale motivo lo hai fatto, ma grazie
> dissi mentre uscii dal bagno, dirigendomi in camera.
Rimasi
chiusa lì dentro per un bel po’ di tempo. Non
sapevo
se Damon se ne fosse andato o meno, al momento non me ne importava. Lo
stomacò
prese a brontolare e decisi di andare a cucinarmi qualcosa. Aperta la
porta
della camera, un odore delizioso solleticò il mio naso. Mi
avvicinai alla
cucina e sporsi solo la testa per vedere cosa stava accadendo. La
tavola era
stara apparecchiata e faceva bella vista un piatto di pasta al sugo. Mi
passai
la lingua sulle labbra per via dell’acquolina che mi era
salita.
< Io quel ragazzo non lo capisco – abbozzai un sorriso
–
Che tipo > dissi, sedendomi e prendendo la forchetta in una
mano. Feci un
primo assaggio e, Dio! Era squisita! < Se non fosse
così stronzo, potrei
anche sposarmelo > dissi, continuando a mangiare.
< E’ una proposto la tua? > esclamò
la sua voce alle
mie spalle.
Quasi mi strozzai con il cibo. < Dicevo che ti sposerei
solo per la cucina >
Rapido lo vidi seduto accanto a me. < No, tu hai detto che mi
sposeresti se
non fossi stronzo > rettificò lui, divertito.
< Ok, rettifico. Non ti sposerei a prescindere, ma se
dovessi mai farlo sarebbe solo per la tua cucina – gli
sorrisi, prendendo un
sorso d’acqua – Perché ti sei preso la
briga di cucinare? > scrollò le spalle
senza, però, rispondere. < Te l’ho detto
che odio quando fai così? – gli
chiesi, prendendo il piatto e avvicinandomi al lavello per lavarlo
– Sembra che
se non ti fai odiare dalle persone, non.. > mi interruppi
quando, oltre alle
mie mani intente a lavare il piatto, si aggiunsero quelle di Damon. Il
corpo
sfiorava e non sfiorava il mio.
< Non.. ? > mormorò al mio orecchio seducente.
< Non stai bene > completai con voce leggermente
tremante. Chiusi l’acqua e mi voltai verso di lui. Ero
intrappolata dalle sue
braccia fra lui ed il lavello. Evitai accuratamente di guardarlo negli
occhi.
< Qualche cosa che non va? Non sembri a tuo agio >
< Lo so che ti stai divertendo – gli risposi,
guardandolo
negli occhi – Come ho detto prima, sei uno stronzo >
< Uno stronzo che ti ha salvato la vita >
avvicinò leggermente il viso al
mio.
< Dettagli > voltai il viso da un lato. Stavo odiando
quella situazione.
< Perché non ammetti che non ti sono indifferente?
>
< E cosa ti cambierebbe se io lo dicessi? >
Corrucciò le labbra. “Dio che voglia di morderle!
Ariel! Che
pensi?” < Forse non cambierebbe nulla >
< Allora posso anche non dirtelo >. Ci guardammo negli
occhi e Damon sorrise. Avevo già detto che quel vampiro mi
stava mettendo KO?
< Perché non te ne vai? > chiesi, cercando di
porre fine a quella situazione.
< Sicura che devo andarmene? >
< No.. cioè, si! Devi andare via > Il mio fare
impacciato fece sghignazzare maggiormente Damon. < Sei urtante!
Tu mi urti e
smettila di sghignazzare! >
< Obbligami > mi provocò. Presi un bel respiro
prima
di stringere i suoi capelli tra le dita ed incollare le labbra alle
sue. Non
sapevo neanche io perché lo stessi baciando, ma sapevo che
in quel momento era
la cosa più giusta da fare. Giusta, beh, forse non proprio.
Diciamo che in quel
momento volevo farlo. Mi strinsi contro il suo corpo, lasciando che le
sue mani
si serrassero sulla mia schiena e sulla mia nuca. < Se questo
è il tuo modo
per obbligarmi, sappi che mi piace molto > disse sulle mie
labbra.
< Sta zitto >
< E.. questo vuol dire che non ti sono indifferente >
sghignazzò nuovamente prima di passare la lingua sul mio
labbro inferiore.
< Forse > dissi, nascondendo il viso
nell’incavo del
suo collo e respirando il suo profumo. Damon, ormai, se ne era reso
perfettamente conto di quello che era capace di provocare in me e ne
approfittava. Tutta la colpa, se così la si può
definire, non era soltanto sua,
no. Anche io stavo facendo del mio permettendogli di fare il bello ed
il
cattivo tempo. Sarebbe stato il caso di parlare seriamente con lui,
mettere in
chiaro alcune cose prima che potessi perdermi del tutto.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Ma salve! Eccomi qui!
Come va? Io sto stressatissima! Domani ho l'ennesimo compito in
classe.. dopo quello di matematica e di latino, mi attende inglese
>.<
Allora.. Si fanno ipotesi riguardo l'aggressione di Ariel.. Si nominano
Katherine, Klaus.. Secondo voi, c'entrano o non c'entrano?
ù.ù
Damon, come sempre, deve avere un atteggiamento pragmatico e giuro,
darebbe sui nervi persino a me! E come spesso accade, i nostri due
piccioncini attuano uno scambio di opinioni.. e puff! Partono i baci :3
Si, sono cotti, o poco ci manca!!
Volevo ringraziare tutti coloro che leggono, chi recensisce :3, chi ha
messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo
tra gli autori preferiti!
Ora scappo a studiare, così appena finisco rispondo alle
vostre recensioni! ne ho alcune da recuperare! Per qualunque cosa vi
aspetto nel gruppo di FB!
A Domenica!
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Capitolo 22 *** Capitolo o21 ***
21
Capitolo
21
<
Dai, Ariel! Per favore! > cercò la voce di Elena di
corrompermi.
< No, non me le faccio le foto! > esclamai mentre
continuavo
a darle le spalle. < E, per favore, lasciami finire di bere il
mio frappé!
>
< Tu ti lasci fare la foto, io ti lascio bere. Semplice
no? >
< Sei un demonio, ecco cosa sei! >> sbottai
inacidita. Eravamo uscite noi due sole e ci eravamo dirette al Grill
per
prenderci qualcosa da bere. Tuttavia, quando Elena trovò la
macchinetta
fotografica nella mia borsa, si impuntò affinchè
facessimo le foto.
< Perché no? Dai > continuò, non
demordendo.
< Esco male in foto, non mi piace farmi fare le foto!
> infossai il viso tra le braccia.
< Ragazze > disse una voce che riconobbi essere quella
di Damon.
< Ehi > gli rispose Elena. < Convinci Ariel a
farsi
una foto? >
< Perché proprio io? > chiese perplesso Damon.
< Neanche se cala in Padre Eterno mi faccio fotografare
> cercai in ogni modo di farla demordere in
quell’intento.
Una sedia venne spostata. < Cosa ottengo in cambio? >
chiese Damon
rivolto ad Elena.
< Damon, fallo e basta! >
< Ti pianto un paletto nel cuore, Damon. A tuo rischio e
pericolo > lo minacciai. Pochi secondi dopo le mani di Damon si
chiusero
intorno ai miei fianchi, iniziando a solleticarmeli. Iniziai a
maledirli
verbalmente e a dimenarmi con enfasi, tanto che Damon dovette prendermi
in
braccio prima che rischiassi di fare enormi danni.< Io vi odio!
Dal profondo
del mio cuore! – iniziai a dire a denti stretti –
Odio specialmente te, Damon!
>
< Non era una novità questa > rispose lui
tranquillo.
Il flash della macchinetta mi fece irrigidire di botto e
guardai Elena stralunata. < Dimmi. Che. Non. Lo. Hai. Fatto.
Per. Davvero! >
scandii ogni singola parola.
Lei ridacchiò leggermente. < Aver fatto cosa?
– chiese, fingendosi
sorpresa – Oh, dici per caso.. questo? > premette
ancora una volta il tasto
della macchinetta, scattando una ennesima foto.
Feci per scattare quando la presa di Damon si intensificò
quel tanto che bastava a bloccarmi. < Ragazzina, finiscila di
agitarti >
Voltai furente il viso verso il suo. < Non mi devi
chiamare ‘ragazzina’! Ho un nome! E non dirmi
quello che devo o non devo fare!
>
< Ti faccio presente che sei seduta sulle mie gambe –
lo
guardai affinchè proseguisse – Non vorrei che
questo tuo agitarti causasse…
dell’altro > sussurrò la parte finale nel
mio orecchio con voce bassa.
Lo guardai strabuzzando per pochi istanti gli occhi. Lui,
invece, sorrise divertito, anzi ghignò proprio.
< Sei.. Sei un.. > mi bloccai prima che prendessi a
parole e, perché no, anche a schiaffi Damon. Cercai di
alzarmi, ma Damon mi
teneva ancora stretta a sé. Alla fine rinunciai. <
Elena, posso almeno
vedere quelle foto? Giuro – dissi, interrompendo un suo
tentativo di parlare –
Giuro che non le cancellerò >
< Tanto ho fatto in modo che non possano venir cancellate
> disse lei sorridente.
Presi la macchinetta fulminando Elena con lo sguardo.
Iniziai a guardare le foto da lei appena scattate e.. beh, non erano
poi male.
A guardarle fu anche Damon, che posò il mento sulla mia
spalla. Guardai il suo
profilo con la coda dell’occhio. < Questa non
è male > disse lui,
facendomi riportare l’attenzione sul display della
macchinetta.
La foto ritraeva il momento in cui Elena aveva scattato la
foto a tradimento. Damon, nella foto, sorrideva mentre io ero indignata
verso
la ‘fotografa’. < E’ inguardabile!
> dissi, cercando l’opzione per
cancellarla.
< Ferma! – esclamò Damon, mettendo una mano
sulla mia –
Invece a me piace > disse, guardandomi negli occhi. Socchiusi le
labbra
incapace di rispondergli. Quel suo sguardo, quel suo tono di voce,
tutto
mandava K.O. Non resistetti più e abbassai lo sguardo verso
le sue labbra.
Erano passati alcuni giorni da quando lo avevo baciato a casa mia e
quelli
furono i giorni più lunghi ed esasperanti della mia vita.
Non era che mi
mancava Damon, quello mai, ma mi mancavano le sue labbra, la loro
morbidezza.
Mi mancava stringergli i capelli. In pratica, mi mancava tutto di lui,
ma non
lui. “Che ragionamento contorto è mai il
mio?”. Riconsegnai svelta la
macchinetta ad Elena. Le braccia di Damon mi lasciarono andare e potei
ritornare seduta al mio posto. Presi il mio frappè,
iniziandolo a bere e
ignorando lo sguardo di Elena.
< Beh, Elena, sei riuscita a farle le foto.
Verrò a riscuotere quando sarà
> disse
Damon ,alzandosi.
< Vai via? > chiese lei.
< La fame chiama > disse, scrollando le spalle,
iniziando ad allontanarsi.
Durante tutto ciò ero rimasta con lo sguardo puntato sul
frappè e anche quando questo terminò, non lo
alzai.
< Ariel – iniziò Elena, ma la ignorai
– Ariel.. Ariel!
Ehi! >
< Ahia! > esclamai dolorante mentre presi a
massaggiarmi lo stinco. < Non c’era bisogno di tirarmi
un calcio! >
< Mi stavi ignorando, ma comunque.. –
si avvicinò meglio al tavolino – Devi dirmi
qualcosa? > disse maliziosa, sorridendo.
< No. Assolutamente niente >
< Quindi non c’entra nessun ragazzo moro, con degli
occhi
azzurri, che per giunta è un vampiro? > disse sempre
sorridendo divertita. <
Un qualcuno di nome Damon? >
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. < Cosa.. Che
dici? > la mia voce uscì più acuta.
< Lo sapevo! – esclamò meravigliata
– Lo sapevo che tra
voi c’era qualcosa! >
< Non c’è assolutamente nulla, Elena!
Niente, nada, nothing!
>
< Ariel, gli sguardi che vi scambiate li conosco! –
sospirò – Erano gli stessi sguardi che scambiavo
anche io con lui. C’è
attrazione tra voi, è forte ed è quasi palpabile
>
< Non so di cosa parli >
< Ariel – mi guardò negli occhi –
a te lui piace, si vede
dai! Questi sguardi complici, di intesa. Queste parole non dette. Voi
siete
l’uno attratto dall’altro e, fidati, in molti ce ne
eravamo già resi conto >
Mi morsi il labbro inferiore, sospirando. <
C’è
attrazione tra noi, ne sono cosciente, ma.. Siamo così
diversi e non parlo del
fatto che lui, teoricamente, dovrebbe essere morto e sepolto
già da molto tempo
– alzai lo sguardo, incrociando quello scettico di Elena
– Aah, dannazione! Ok,
ok.. si, mi sento attratta da Damon. Si, è decisamente sexy.
Si, io e lui.. ci
siamo.. baciati > sussurrai il tutto a bassissima voce.
< Voi cosa? > chiese Elena, non avendo sentito e
capito.
Corrugai la fronte. < Ci siamo baciati >
Elena sgranò gli occhi, lasciando cascare il cucchiaino
nella tazzina. < Quando? Come? Perché? >
< E’ iniziato la sera della festa al Grill, quando
rividi
Ray. Damon si è presentato sul pianerottolo di casa e, boh,
mi ha baciato >
< C’è stato solo quello? >
< Beh, no. Ci siamo ribaciati tante altre volte,
l’ultima
volta qualche giorno fa. Se ci penso bene, abbiamo anche rischiato di
finire a
letto insieme, una volta in particolare > guardai Elena,
trovandola senza
parole.
< Wow. Io.. Beh.. Non credevo che.. fossero accaduti
così
tanti eventi. Siete sempre così.. scontrosi.
Però, come ti ho detto prima,
dovevo immaginare che tutto ciò era fatto solo per mantenere
le apparenze >
< Apparenze? Io e lui non stiamo insieme, Elena. Sono cose
che accadono così per caso >
Il sorriso tornò sulle sue labbra, inclinando di lato il
capo.
< E non pensi che questo ‘per caso’ voglia
dire dell’altro? >
< Tu pensi che.. >
< Si, io lo penso >
Scesi
dall’auto e mi avviai verso la porta d’ingresso
della
pensione. Già dal giorno del bacio a casa mia avevo deciso
di parlare con
Damon, Elena me lo aveva solo ricordato, inculcandomi, forse, anche
altre idee.
Giunta davanti la porta, diedi due lievi colpi. Passarono alcuni
minuti, ma
nessuno aprii. Feci per andare via quando, però, provai a
vedere se la porta
era aperta.. E lo era.
< Permesso? – dissi, guardandomi intorno –
C’è nessuno?
Damon? Stefan? >
Entrai in casa, ma non c’era l’ombra di nessuno.
Provai a
salire al piano superiore e mi imbattei nel rumore dell’acqua
aperta. “Qualcuno
allora c’è!” pensai. Passai davanti ad
una stanza con la porta aperta e sul
letto facevano bella mostra degli indumenti.
Entrai nella stanza e, spostati gli indumenti, mi sedetti
sul letto,
poco importava se mi trovavo nella stanza di Damon o Stefan. Beh, era
sempre,
però, violazione della privacy. Se quella era la stanza di
Damon, beh, in quel
caso allora potevo benissimo invadere la sua privacy, come lui faceva
con me.
< Chi ti ha detto di entrare qua dentro? > disse la
voce di Damon, in tono serio. Era fermo sulla soglia della stanza con
un
semplice telo a coprirgli la vita. Era lui, quindi, sotto la doccia.
Non potei evitare
di arrossire quando vidi una gocciolina d’acqua che dal collo
scendeva verso il
petto. Deglutii continuando a spostare lo sguardo verso il basso. Gli
guardai
il petto, scesi sul ventre piatto in cui si intravedevano i muscoli.
Niente di
troppo definito o lievemente accennato. Arrivai alla sua V per tre
quarti
visibile mentre l’ultimo quarto scompariva sotto
l’asciugamano.
< Conosci il detto chi tace acconsente? Beh, io ho
chiesto, nessuno mi ha risposto e l’ho preso per un si
> risposi, mettendomi
in piedi.
< Devo cambiarmi. Sei pregata di uscire > disse,
passandomi accanto.
< Da quando sei diventato così pudico? >
voltai il
viso verso di lui. Damon non mi rispose. < Comunque ero qui per
parlare con
te >
< Non sono tenuto ad ascoltarmi > rispose solamente.
Sbuffai avvicinandomi a lui.
< Non devi per forza ascoltare, puoi semplicemente
sentire > sorrisi innocentemente.
Lui si girò guardandomi serio. Fece un passo verso di me e
ciò lo portò quasi a toccarmi con il suo corpo.
< Io non voglio né sentirti né
ascoltarti >
< E cosa vorresti fare? > Vidi il suo sguardo vagare
sul mio corpo e sentii la respirazione accelerare. Ritornò a
guardami negli occhi,
sorridendomi malizioso. < Scordatelo >. Alzò
un sopracciglio continuando
a sorridere strafottente. < Damon, sai che ti dico? Fottiti!
> dissi
brusca, rigirandomi per uscire da quella stanza. Lui, però,
afferrandomi dal
polso mi bloccò per poi tirarmi verso di lui. Mi scontrai
contro il suo petto e
quando alzai il viso verso il suo, lui abbassò il viso
facendo congiungere le
nostre labbra. Iniziai a dimenarmi e ad oppormi, ma alla fine portai le
mani
sul suo collo e poi tra i suoi capelli ancora umidi, stringendoli.
Sentii le
mani di Damon scendere dalla schiena fino ai glutei, e poi dietro le
cosce.
Come se non pesassi nulla, mi prese in braccio portandomi a cavalcioni
su di
lui. Mi staccai di poco dalle sue labbra. < Damon.. parlare..
noi >
cercai di dire, ma i suoi baci intensi non me lo permisero poi tanto.
Lo sentii camminare ad ampie falcate fino a quando la mia schiena non
cozzò
contro il muro della stanza. “Auch!” pensai. Il
bacio cambiò intensità. Da un
semplice sfiorarsi di labbra divenne qualcosa di più tanto
che respirare
divenne decisamente difficile. Percepii la sua lingua farsi spazio tra
le mie labbra,
fino a quando non raggiunse la mia. Entrambe presero a rincorrersi, a
sfiorarsi. Lo sentii mordere il mio labbro inferiore e dovetti premere
le
unghie contro il palmo della mia mano per non emettere un gemito che
stava per
abbandonare le mie labbra. Non appena le sue labbra si posarono sul mio
collo,
mordicchiandolo, le sue mano finirono sulla camicetta. Fu un attimo.
Inserendo
le dita tra gli spazi tra un bottone e l’altro, Damon fece
saltare i bottoni e
l’aprì rivelando il reggiseno. Strinsi
d’istinto le gambe intorno alla sua
vita, avvicinandolo a me. Non me ne curai molto e portai le mani sul
suo petto,
graffiandolo leggermente fino ad arrivare al bordo
dell’asciugamano. Un suono
gutturale fu soffocato da Damon e le sue mani si strinsero sulle cosce,
lasciate scoperte dalla gonna. Portai indietro il capo, chiudendo gli
occhi.
“Parlare.. Se.. “
Cercai di metterci tutta la buona volontà, non ero andata
lì
per.. per.. < Damon! Fermati! >
Portò il viso davanti al mio. < Ne sei sicura?
> mi
guardò con lo sguardo acceso di eccitazione e un sorriso
malizioso.
< Prima parliamo.. poi.. >
< Prima poi.. e poi parliamo > disse lui, ritornando a
baciarmi il collo, scendendo lungo l’incavo del seno. Chiusi
gli occhi in
seguito ad un brivido lungo tutta la schiena. Le mani di Damon
arrivarono sul
gancio del reggiseno e lo aprì rapido, sfilandolo e
lanciandolo da qualche
parte nella stanza.
Dovetti inarcare la schiena quando percepii il pavimento freddo sulla
pelle e
Damon ne approfittò per passare la lingua sul mio petto.
Colta da una strania
smania, strinsi le mani contro il telo di Damon da cui si scorgeva un
“tenue”
rigonfiamento. Vi strusciai contro il mio bacino, sentendo lievi
sospiri
abbandonare la bocca di Damon. L’acuto rumore di tessuto
strappato mi avvisò
che il mio intimo era andato perduto per sempre. Feci in modo che Damon
mi
guardasse negli occhi. < Ti è dato di volta il
cervello? > gli dissi
sconvolta. < Il mio intimo! >
< Rimedieremo > disse solamente, prima di ritornare a
baciarmi le labbra. < E non dire che come gesto non ti
è piaciuto >
mormorò malizioso all’orecchio.
Gli morsi il lobo, sentendolo lamentarsi leggermente. Di
rimando mi morse lievemente il collo. < No, tu non ti azzardare
a mordermi!
Ehi! > dissi, provocando una lieve risata in Damon.
Sospirò, alzando il viso e guardandomi negli occhi. <
Ti
prego, un’altra volta in bianco con te non la reggo! >
< Brutta l’astinenza? > dissi, provocandolo
anche se,
beh, la situazione non era delle migliori. Stesi sul pavimento, io
completamente nuda, lui coperto solamente da un telo, poteva mai essere
questo
un perfetto momento per conversare?
< Non è l’astinenza, ragazzina.
E’ la voglia di te che mi logora > disse
non smettendo neanche per un secondo di guardarmi negli occhi. Rimasi
spiazzata
da quell’affermazione e dal modo in cui lo aveva detto. Non
so perché, ma
sentii il mio cuore perdere un battito prima di riprendere a folle
velocità la
sua corsa. Azzerai le distanze tra le nostre labbra, stringendogli i
capelli
con una mano. < Andiamo su qualcosa di più comodo
> mormorò e subito dopo
percepii la morbidezza del letto contro la schiena. Come andai a
cingergli i
fianchi con le gambe, notai come non indossasse più il telo.
Eravamo, ora,
pelle contro pelle. Deglutii nervosa. Non ero mai stata nervosa, mai,
ora
invece sentivo dentro me una fortissima ansia e Damon sembrò
accorgersene. <
Ariel > mi chiamò con voce lieve. Alzai lo sguardo e
non so cosa vide dentro
i miei occhi, ma sulle labbra nacque un sorriso. Non era un sorriso
malizioso,
un sorriso strafottente, no. Quello assomigliava al sorriso che aveva
in una
delle foto scattate da Elena. Un sorriso.. reale.
< Che c’è? > chiesi scorbutica, ma
lui scosse il capo,
prendendo a strusciare il suo bacino contro il mio. Gemetti leggermente
e gli
strinsi il busto con le braccia, avvicinandolo a me. La voglia repressa
che
avevo di lui iniziò a farsi sentire, a farmi scalpitare.
< Ti odio >
< Si, lo penso anche io, ma ora a cosa è dovuto?
>
Sospirai nervosa. < Ti prego, Damon! >
< Mi piace quando mi preghi > disse lui malizioso al
mio orecchio. Finalmente, però, iniziò a porre
fine a quella dolce tortura,
facendosi poco a poco spazio in me. Prese così a muoversi in
me con spinte
lente, profonde, ma al tempo stesso intense e passionali. Infossai il
viso
nell’incavo del suo collo, circondato dalle mie braccia,
sospirando ad ogni sua
spinta. Non credevo che una persona come Damon potesse essere delicato
come,
invece, in quel frangente si stava rivelando. Le spinte continuarono
fino a quando
una bolla di piacere iniziò a crescere all’interno
del mio corpo, diventando
sempre più grande ed insostenibile. Portai le mani ai lati
del mio viso e, poco
dopo, sulle mie si posarono le mani di Damon. Intrecciai le dita con le
sue,
stringendole forte quando la bolle scoppiò, lasciandoci
andare al piacere.
Respirai affannata contro le sue labbra, con gli occhi ancora chiusi.
Quando li
aprii, trovai le labbra di Damon tese in sorriso malizioso.
< Non provare a far battutine >
< Cosa mi dai in cambio? >
< Tanti calci dati con affetto > gli dissi ironica.
< Perché non usi questo affetto in altre occasioni?
>
mormorò malizioso al mio orecchio, prima di scendere a
baciarmi il collo.
Tremai leggermente. < Ora parliamo – roteò
gli occhi,
rotolando al mio fianco mentre io mi misi seduta – Cosa siamo
tu ed io? >
< Umana e vampiro? >
< Non in quel senso, genio! Ci baciamo, ora siamo andati
a letto insieme.. Cosa.. Cosa siamo? – voltai il viso verso
di lui – Hai detto
che la voglia di me ti stava logorando. Volevi solo portarmi a letto?
>
< Cinquanta e cinquanta >
< Che cosa è l’altro cinquanta? >
Quella domanda colse
impreparato Damon, che mi guardò corrugando la
fronte.< Un cinquanta è
perché volevi venire a letto come me, l’altro?
>
< Non lo so > rispose solamente, distogliendo lo
sguardo da me. < Tu solo di questo volevi parlarmi? >
< Più o meno. Elena dice che tra me e te, oltre
all’attrazione,
c’è dell’altro >
< Tu le credi? >
Corrucciai le labbra, pensandoci, prima di ridacchiare. <
Forse avevi ragione >
< Io ho sempre ragione, ma questa volta su cosa? >
< Sul fatto che bisognava avere solo pazienza – mi
appoggiai al suo petto, guardandolo negli occhi – Damon
Salvatore mi hai fatto
cadere ai tuoi piedi >
Sorrise vittorioso. < Devo essere sincero su una cosa: il
primo a cadere nella sua stessa trappola, sono stato io >
corrugai la fronte
non capendo e Damon non mi spiegò oltre, mi baciò
solamente.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Buon giorno e buona domenica!!!! Come state? Io non m reggo in piedi!
Ieri ho avuto una giornata pienissima, oggi idem! Stasera mi aspetta
anche un compleanno! Devo studiare per il compito di domani,
il 12 marzo si avvicina sempre di più, ovvero si
avvicinano i 100 giorni all'esame, e io non ho ancora la tesino del
tutto fatta! Mi mancano ancora alcune materie
ç______ç Perchè si devono fa gli
esami? ç____ç
Comunque, bando alle ciance, quello di oggi non è UN
capitolo qualunque, ma è IL capitolo
ù.ù Ebbene si, dopo ben 20 capitoli, i nostri due
piccioncini arrivarono al dunque, un pò anche grazie ad
Elena xD
Non so che dire.. Credo che il capitolo si sia commentato da solo.. Ah,
si, vi posso dire solo questo.. Non abbassate la guardia
ù.ù Gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo, e
hanno un nome.. ;)
Vorrei ringraziare chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia
tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori
preferiti, grazie!!
Per qualunque cosa vi aspetto sul mio gruppo di FB :) A
Mercoledì :)
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Capitolo 23 *** Capitolo o22 ***
22
Capitolo
22
Camminai
delicatamente sulle punte, cercando di fare il meno
rumore possibile. Era più facile a dirsi che a farsi, ero
pur sempre in una
casa abitata da vampiri. Io e Damon ci rotolammo amorevolmente tra le
lenzuola
per altre.. ehm.. per molte altre volte.
Quando avevo riaperto gli occhi, avevo trovato Damon
placidamente addormentato, o almeno così sembrava. Colsi,
così, l’occasione per
scendere in cucina e bere un po’ d’acqua, visto che
tutto quel rotolare mi aveva
messo sete. Cercavo di fare il meno rumore possibile dato che
non sapevo
se Stefan fosse o meno in casa. Sempre per non rischiare, avevo
indossato una
camicia di Damon.
Presa l’acqua, ne versai un po’ in un bicchiere che
portai
poco dopo sulle labbra. Non avevo ancora ben inteso cosa diavolo
fossimo ora io
e Damon, le idee chiare non le aveva neanche lui.
Bell’affare, no?
Intenta a pensare, non mi accorsi dell’arrivo nella stanza
di quest’ultimo, con indosso un pantalone della tuta, e
infatti, quando mi
voltai, mancò poco che mi venne un infarto. Per lo spavento
mi versai addosso
quel poco d’acqua che era rimasta nel bicchiere.
< Mi hai appena bagnato la camicia, ma – sorrise
divertito – essendo bianca, apprezzo molto il gesto
>>. Mi guardai la
chiazza bagnata e iniziai ad intravedere la pelle
sottostante. < Sicura
di non essertela gettata addosso di proposito solo per avere un altro
round? > disse, avvicinandosi a me fino a bloccarmi tra
il suo corpo ed il
mobile. < Sei sexy, lo sai? > e si
abbassò con le labbra sul mio
collo, lasciandovi alcuni tocchi con la lingua. Portai una mano ad
accarezzargli i capelli mentre gli cinsi un fianco con la
gamba. <
Meglio se ti prepari >. “Prepararmi a
cosa?”.
Velocemente mi trovai
stesa sul tavolo con il corpo di Damon sul mio.
Non prestai attenzione al suo
avviso fino a quando un < Oddio! > non
mi fece irrigidire.
< Damon! Ariel! > esclamò una voce
sconvolta.
Quando alzai lo sguardo, incrociai
quello di Elena e di Stefan paralizzati sulla soglia della
cucina. Cercai di togliermi Damon di dosso. < Elena,
Stefan.. non è
come.. come.. >
< Come crediamo? > disse Stefan tra il
divertito e lo scioccato.
< Uno è senza maglia, l’altra ha solo una
camicia
addosso. Cosa dovremmo credere? > continuò
Elena.
< Infatti avete ragione. Abbiamo appena finito di
rotolarci tra le lenzuola così tante volte da aver perso il
conto, vero tesoro
? > disse Damon,
sollevandosi da sopra di me. Scesi a mia volta dalla tavola, cercando
di tenere
la camicia il più attaccata alle cosce. <
Elena, non ti dispiace se do
ad Ariel qualcosa di tuo visto che, nella foga, i suoi abiti sono
andati persi? > disse, facendomi arrossire fino alle
punte dei capelli.
< O-Ok > disse lei imbarazzata quanto me.
Non appena Damon scomparve al piano di sopra, mi voltai verso
i due. < Credo.. credo che salirò anche..
io > mi grattai nervosa
il collo e mi girai per dirigermi verso le scale, quando la voce di
Elena mi
fece fermare.
< Andiamo al Grill a fare una partita a biliardo,
venite con noi e tu – mi indicò – mi
dirai tutto! >
Salii svelta le scale e mi imbattei in Damon con in mano un
paio di mutandine nere. < Sapevi che stavano entrando
in casa! –
gli dissi a denti stretti, prendendo l’intimo e infilandomelo
sotto i suoi
occhi – Sei un infame! > e ciò
provocò le sue risate.
Mezz’ora
dopo tutti e quattro ci trovavamo dentro il Grill,
davanti ad un tavolo da biliardo a discutere su come formare le squadre.
< Coppie? > propose Elena
< Non siamo mica una coppia io e lei > disse
Damon prima che gli tirassi una gomitata contro lo stomaco.
< Donne contro uomini: chi perde paga >
proposi invece io mentre presi una stecca. < Ci state?
>
Stefan e Damon si scambiarono uno sguardo
d’intesa. <
Ci stiamo >
Damon si sfregò le mani. < Dio, ci
sarà da divertirsi
>
La prima partita venne persa da me ed Elena miserabilmente,
la seconda, invece, fu vinta. Non ci mancava altro che fare
l’ultima partita,
quella che avrebbe decretato vincitori e vinti. Ci trovavamo in
svantaggio io
ed Elena per cui mi avvicinai a lei e, preso il telefono, le scrissi
una cosa
in modo che nessuno sentisse. Lei lesse e sorrise.
Era il turno di Stefan ed Elena, molto tranquilla, gli si
mise di fianco e gli iniziò ad accarezzare il braccio.
Stefan rimase spiazzato
da quel gesto, ma riuscì comunque a mandare in buca una
prima pallina. Non
riuscì a fare la stessa cosa con la seconda visto che Elena
gli lasciò un bacio
sul collo.
< Questo è giocare sporco! > disse
Stefan,
avvicinandosi al fratello.
< Non stiamo facendo assolutamente nulla > mi
discolpai io, mettendo in buca due palline.
Fu il turno dei ragazzi di scambiarsi un’occhiata di intese,
infatti, quando feci per colpire la pallina, Stefan mi mosse le stecca,
facendomi sbagliare. < Ehi! >
< Uno pari, dolcezza > disse Damon, passandomi
accanto.
Socchiusi gli occhi. Volevano la guerra? E guerra sia.
Lasciai che mandasse in buca una prima pallina, ma alla
seconda, per puro caso, la mia mano bloccò il buco impedendo
alla pallina di
entrare. < Ops, non me ne ero resa
conto! > esclamai, sorridendo.
< Questo è troppo! >
borbottò Damon,
avvicinandosi ad ampie falcate a me. Mi prese per i fianchi ed
iniziò a farmi
il solletico.
Gli tirai leggeri pugni contro il petto per farlo smettere. <
Damon, smettila! >
< So che è tutta una tua idea e come tale ne pagherai
le conseguenze! >> disse senza smettere di sghignazzare.
Riuscii a farlo
smettere e, ansante, lo guardai negli occhi. Lo trovai intendo a
guardarmi
intensamente, uno strano luccichio negli occhi. Alzò una
mano, forse per spostarmi
i capelli che avevo sul viso, e, invece, finì per
scompigliarmeli del tutto.
Ero pronta ad urlargli contro, ma una voce me lo
impedì. < Ma guarda, guarda. Sbaglio o vedo
i cari fratelli Salvatore con le rispettive
compagne divertirsi insieme? >
Katherine era appoggiata con le spalle ad un angolo buio del
locale, vicino al biliardo che stavamo occupando, sul viso un suo
classico
sorriso derisorio. Non si allontanò tanto da dove si
trovava. Non poteva farsi
vedere visto la presenza di Elena nel locale. Avrebbe attirato
decisamente
l’attenzione su noi tutti.
< Katherine > dissero Elena e Stefan mentre io
la guardai con astio.
Ad avvicinarsi a lei fu Damon. < Come mai ancora qui?
Pensavo te ne
fossi andata di corsa >
Lei ghignò. < E perdermi così
l’aggressione ai danni
del tuo giocattolino? O perdermi questa scena? > disse
sprezzante,
sfiorandogli un braccio.
< Sapevi che l’avrebbero aggredita? >
chiese
Stefan, stringendo Elena a sé.
A Katherine non passò inosservato quel gesto visto che
arricciò il labbro superiore disgustata. <
Ovvio che lo sapevo – disse
come se non fosse accaduto nulla – Mi era stato chiesto dove
fosse la giovane
umana ricercata da Klaus. Io ho semplicemente risposto che dove
c’era la
doppelganger, c’era lei >
Damon fece per scattare, ma Stefan lo afferrò per un
braccio. < Damon, cerchiamo di non attirare attenzioni
inutili su di noi
>
< Come vedi, sono ancora viva e vegeta > le
dissi, guardandola. < Il tuo tentativo di farmi
uccidere è andato male >
Lei mi guardò. < Ma io non volevo che tu
morissi,
anzi – sorrise e fu subito davanti a me – Se
proprio devi morire, lo farai per
mano mia > e ritornò nel suo angolo buio.
< Cosa vuoi ancora, Katherine? > chiese Elena.
< Voi volete Klaus morto, giusto? Io so come
ucciderlo >
< Bleffi. Klaus ora è immortale >
rispose
Damon svogliato.
Scosse il capo ghignando. < E’ immortale se
non lo si
sa uccidere. Io so come ucciderlo >
< Perché lo dici a noi, allora? >
proruppe
Stefan < Quale è il tuo reale piano,
Katherine? >
Lei roteò gli occhi stufa. < Mi sono
scocciata di
questo vostro atteggiamento. Se volete sapere come fare, sapete dove
trovarmi
>
In un attimo sparì da davanti a noi, che ci guardammo negli
occhi. < Non le credo > ribadì Damon.
Stefan sembrava pensieroso. < Non lo so, Damon. Non
lo so. Per quanto quella donna sa essere imprevedibile, potrebbe anche
starci
dicendo la verità >
< Stefan, per favore! Sai che ci sta facendo credere
ciò semplicemente per farci allontanare e poter prendere
Ariel ed Elena e
portarle da Klaus! >
< Voi due cosa ne pensate? > chiese Stefan.
Io ed Elena ci scambiammo uno sguardo preoccupato. <
Stefan ha ragione, come può anche non avercela. Non potremmo
saperlo mai se non
sentiamo cosa ha da dire Katherine >
< Ti stai fidando di lei? > chiese Damon
nervoso.
< Forse! Ti ricordo che ti ha portato la cura quando
poteva benissimo scappare il più lontano da
qui >
< Non c’entra un bel niente >
Non ne potevo più di sentirli, così decisi di
porre fine a
tutto quello. < Non mi fido, ma andrò
comunque a sentire cosa vuole
>
Tre paia d’occhi mi fissarono. < Cosa?
>
< Avete benissimo capito cosa ho detto. Non mi
interessano le vostre opposizioni per cui.. chi mi dice dove la
trovo? >
Per
tutto il tragitto discussi con Damon, completamente
contrario a quanto stavo per fare.
< Ti sei bevuta il cervello, anzi ve lo siete bevuti
tutti e tre >
< Damon, per favore – dissi, guardandolo ormai priva
di pazienza – Non mi farà nulla per cui tappati la
bocca > Damon
socchiuse gli occhi, fulminandomi con lo sguardo, ma si
azzittì. < Bravo > mi sporsi
verso di lui, baciandolo prima di scendere dall’auto.
Raggiunsi quella che doveva essere l’abitazione di
Katherine, o comunque un luogo in cui stava. Da fuori non sembrava
essere
abitata. La porta era socchiusa, che mi stesse aspettando? Entrata
dentro, la
luce si accese e un ticchettio si fece sempre più acuto.
< Pensavo che nessuno di voi sarebbe venuto >
esclamò lei, comparendo nel corridoio.
< Potremmo anche non crederti, ma stare a sentire
cosa vuoi dirci non fa mai male >
< Come volete voi, intanto accomodati >
Ci spostammo nel salone dove erano già pronti due calici di
vino, o almeno sperai che fosse vino.
< Katherine, parla e finiamola qui >
Lei accavallò sensualmente le gambe, prendendo un bicchiere
in mano. < Cosa c’è, ragazzina?
Hai paura che ti faccia del male? – il
mio sguardo la fece sbuffare – D’accordo, vedo che
vuoi andare via per cui..
>
< Klaus come si uccide? >
< Io non lo so – feci per parlare, ma mi
stoppò – Ma
so a chi chiedere. Si chiama Mikael e da quanto ho potuto sentire,
Klaus ha
molta paura di lui >
< E dove si trova questo Mikael? >
< In un cimitero molto fuori Mystic Falls >
< Come in un cimitero? > chiesi confusa.
< Te l’ho detto, Klaus ha paura di lui per cui ha
rinchiuso Mikael in una cripta, lo ha sigillato con le catene e
piantato un
pugnale d’argento nel cuore >
< Deve avere proprio molta paura di lui >
dissi, prendendo il bicchiere e portandolo alle labbra.
< Lui sarà la nostra arma contro Klaus >
< Possiamo fidarci di te? >
Lei assunse un’espressione dispiaciuta, prima di tornare a
sghignazzare. < Certo, su quello che ti ho detto si. Ma
faremo il tutto
a modo mio >
< Cosa.. Cosa intendi.. dire? > chiesi,
sentendo poco a poco la testa girare.
< Mi dispiace, anzi no. Tesoro, in questo modo sarò
sicura che i ragazzi faranno come sto dicendo loro >
Un improvviso senso di stanchezza mi colse, facendomi
perdere i sensi. Credo proprio che quel vino fosse drogato.
Spazio Autrice (
sempre per modo di dire )
Buongiorno! Come va? Spero tutto bene :) Prima di parlare del capitolo
voglio ringraziare tutte voi, specialmente chi recensisce :) Eh si,
sono giunta alle 200 recensioni :3
Ma veniamo al capitolo.. Damon e Ariel vengono scoperti da Stefan ed
Elena in atteggiamenti poco inequivocabili xD Vi ricordate che nello
scorso capitolo avevo parlato di imprevisti? Molti ritenevano fosse
Klaus, e invece no! Torna la nostra Miss Petrova e, questa volta,
è lei a entrare in azione, 'rapendo' Ariel :) Sebbene tutte
noi sappiamo che Mikael era stato rinchiuso da Mamma Bennet, Katherine
sa di Mikael in seguito a informazioni ricevute, per cui crede che sia
stato Klaus a rinchiuderlo..
Ora i nostri fratelli Salvatore saranno obbligati a fare come vuole
Katherine, sempre che il suo piano vada a buon fine
eheheheh.. Nel prossimo capitolo...... Ah, non
posso dire nulla!!
Ringrazio nuovamente tutti coloro che leggono, coloro che recensiscono,
facendomi sorridere ad ogni recensione, chi ha messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti!
Non mi resta che darvi appuntamento a Domenica, ora devo scappare a
studiare.. Baciiiii !
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Capitolo 24 *** Capitolo o23 ***
23
Capitolo
23
Quando
iniziai a riprendere conoscenza, mi
trovavo all’interno di una macchina a me
sconosciuta. Guardai fuori dal finestrino, vedendo la strada scorrere,
senza
capire dove mi trovassi. Mi sentivo confusa, la testa mi girava.
L’ultimo
ricordo che avevo era l’aver bevuto il vino ed aver perso i
sensi sul divano di
Katherine. Katherine. Lei.. lei mi aveva drogato il vino.
< Vedo che hai ripreso i sensi >
Mi voltai verso di lei, sentendomi ancora un po’ spaesata.
<
Ti avrei seguita anche senza che mi drogavi > dissi,
massaggiandomi le
tempie. < Dove stiamo andando, quindi? >
< A prendere Mikael > rispose con tranquillità
lei.
< Come fai ad essere sicura che ci aiuterà? >
< Non lo sono infatti, ma confido molto in lui > Il
mio telefono prese a squillare e prima che me ne accorgessi, era
già in mano di
Katherine. < Ciao Damon > rispose sensualmente. <
Come mai rispondo
dal suo telefono? – mi guardò con la coda
dell’occhio – Semplice, lei è qui con
me. Come sta? Bene >
Roteai gli occhi, porgendole una mano, che guardò prima di
consegnarmi il telefono. < Damon? >
< Dove diavolo sei? > disse decisamente alterato.
< Sono in macchina >
< Ariel, dimmi immediatamente dove state andando! O giuro
che non appena vi prendo… >
Katherine mi tolse il telefono dalla mano. < Damon,
scusaci, ma abbiamo una cosa da compiere > e così
chiuse la chiamata.
Il
viaggio proseguì senza troppe difficoltà, in
silenzio.
Sapevo che era un grosso azzardo fidarsi di Katherine, ma volevamo
liberarci di
Klaus e lei sembrava l’unica a sapere come fare.
< Come è? > chiese all’improvviso e
corrugai la fronte
non capendo. Lei roteò gli occhi. < Dico Damon, come
è? >
< Dovresti saperlo visto che sei stata anche con lui –
sollevò le sopracciglia, corrucciando le labbra –
Come è, invece, giocare con i
sentimenti di entrambi? >
< Io non ho giocato con loro. Io amavo entrambi >
< A me pare invece che tu ti sia solamente divertita,
prendendoli in giro, giocando con i loro sentimenti. Li hai portati ad
odiarsi
per un secolo intero, se non di più! E’ questo il
tuo modo di amare? >
sbottai contro di lei.
< Tu non sai niente di me, stupida ragazzina. Nulla >
disse a denti stretti.
< Invece so quanto basta per.. > non riuscii a
terminare in quanto Katherine, fermata l’auto, mi strinse il
collo con una
mano, smostrando il viso.
< Ragazzina, te lo ripeto. Non sai nulla, assolutamente
nulla. Va avanti e giuro che ti uccido senza troppi giri di parole
>
Mi lasciò libera e presi a tossire, sfiorandomi con le dita
il collo. Non parlò più nessuna delle due e, dopo
aver rimesso in moto l’auto,
il viaggio riprese per poi fermarsi mezz’ora dopo.
Guardai fuori dal finestrino, osservando l’immenso cimitero
davanti a noi.
< Quindi.. E’ questo il famoso posto > dissi,
uscendo
dall’abitacolo.
< Andiamo > mi disse semplicemente.
Entrammo all’interno del cimitero ed iniziammo a cercare la
famosa cripta in
cui era stato sigillato Mikael. Come diamine facevamo a sapere quale
fosse? <
Chi ti ha detto che era in questo cimitero, non ti ha detto in quale
cripta
trovarlo? > urlai per farmi sentire, ma non mi rispose. Quella
donna sapeva
come farsi odiare. Entrai in una ennesima cripta. Era leggermente
più piccola
delle altre, era spoglia e decisamente mal tenuta. Che fosse questa?
Mossi
qualche passo, sentendo il pavimento scricchiolare. Raggiunsi la grande
bara in
pietra, posta al centro della stanza. Posando le mani sul coperchio,
iniziai a
fare forza, cercando di spostarla. Si mosse non di molto, ma quanto
bastava per
guardarci dentro. Avvicinai l’occhio e..
< Trovato qualcosa? > Buttai un urlo, spaventata a
morte. Mi portai una mano sul cuore e una davanti agli occhi, stavo per
morire
di crepa cuore. < Ti ho spaventata? > chiese, ghignando e
dovetti far di
tutto per non urlarle contro. Ci tenevo alla mia vita tutto sommato.
< Non lo so, stavo per controllare chi ci fosse dentro
questa tomba >
< Lascia, faccio io - mi passò accanto e, raggiunta
la
tomba, la scoperchiò con molta facilità
– No, non è lui > disse poco prima
di uscire dalla cripta.
Mi sporsi a guardare all’interno della tomba e rabbrividii
alla vista dello scheletro. Indietreggiai di qualche passo prima che il
pavimento scricchiolasse con maggiore intensità. <
Katherine? > la
chiamai, mantenendo un tono calmo. < Katherine? Katherine!
> urlai alla
fine.
La vampira comparì in brevissimo tempo sulla soglia.
<
Cosa c’è? >
Guardai il pavimento e poi lei. < Credo che.. che ci sia
qualcosa qui sotto >
Corrugò la fronte. < Cosa te lo dice? > fece
un passo
all’interno della cripta. Nel momento in cui lo fece, il
pavimento non resse
più e, crollando, mi portò giù con
sé.
Mi misi seduta, sentendomi dannatamente dolorante. < Ti
va bene come motivazione? > chiesi sarcastica mentre massaggiavo
le zone
lese. Mi guardai intorno, ma era troppo buio per cogliere qualche cosa.
< Ho
bisogno di una torcia! >
< Aspetta qui – disse prima di scomparire e di
ricomparire sulla soglia, lanciandomi l’oggetto richiesto
– Prendi >
La presi al volo e l’accesi. < Tu non scendi? >
le
chiesi, ma era ovvio che non l’avrebbe fatto.
Roteai gli
occhi e iniziai a puntare la luce della torcia ovunque. Muro, muro,
muro e ancora
muro. Sembrava essere una semplice cripta con uno.. scantinato? Ero
pronta a
dire a Katherine che anche quella cripta era un buco
nell’acqua, quando
qualcosa luccicò al passaggio della luce. Mi avvicinai cauta
alla parete e,
quando fui vicina, la
osservai attenta.
Picchiettai una nocca contro di essa, scoprendo come al di
là di essa ci fosse
una ennesima stanza. < Katherine, qui c’è
qualcosa, ma non credo di essere
in grado di aprirla – dissi, continuando a studiare la parete
– Katherine? >
sperai che il fatto che non mi rispondesse dipendesse dal fatto che ce
l’aveva
ancora con me e non per altri motivi. Non mi sarebbe per niente
piaciuto
restare sola in un cimitero, per giunta privata del telefono. Cercai di
fare
forza, ma era inutile, non si spostava. < Katherine, gradirei
una mano! Sai
come è, sono umana e non ho la super forza! >
Fu
un particolare a catturare la mia attenzione. Vi erano
molte pietre incastonate nella parete, tanti lapislazzuli, a formare un
cerchio, eppure.. eppure ne mancava una per completarla. Sembravano
così, così
simili alla mia, a quella che avevo incastonato nella collana. Che
fosse il
modo per aprirla? Era pure sempre uno “stupido oggetto
magico”, come Damon lo
aveva rinominato. Mi sfilai la collana dal collo ed inserii il ciondolo
nella
fessura. Combaciavano perfettamente. Ero pronta a qualunque forma di
“magia” o
di manifestazione. Terremoti, nebbia, tormente.. Ok, forse esageravo,
ma non si
sapeva mai. Tuttavia.. Tuttavia non accadde assolutamente nulla.
Sbuffai,
allargando le braccia. < Tutto qui? Niente? Neanche una fitta
pioggia? >
Scocciata, estratti il ciondolo dalla parete e mi voltai, quando sentii
un
forte rumore. Mi voltai nuovamente e della parete non c’era
più. Entrai
all’interno di quella nuova stanza e.. < Katherine
aveva ragione >
mormorai stupita. Una tomba faceva bella mostra di sé al
centro della stanza.
Era priva di copertura per cui quando ci guardai dentro vidi quello che
doveva
essere Mikael. Legato con catene, pugnalato, si doveva essere per forza
Mikael.
Si ma come lo liberavo? Nella stanza non c’era niente che
potessi usare per far
forza, né tanto meno avevo la forza per romperlo a mani
nude. L’occhio mi cade
sul pugnale. Potevo sempre sfilarglielo e, rabbrividii, dargli del
sangue. Non
era male come idea, peccato che quello era un vampiro incatenato e
tenuto a
secco da non so quanti anni, ci avrebbe messo meno di un nano secondo a
prosciugarmi. Mi feci coraggio e portai una mano sul manico.
“Al mio 3..
1..2..e..”
< Io non lo farei se fossi in te >
Sobbalzai e mi
girai
di scatto, trovandomi di fronte una delle ultime persone che avrei
voluto
incontrare. < Klaus >
Poco dopo un corpo privo di sensi cadde ai suoi piedi. Ora
capivo perché non stavo ottenendo più nessuna
risposta da Katherine. < Non è
morta, non ancora – mosse alcuni passi verso di me, che
indietreggiai – Non
avrei immaginato che la tua collana fosse l’ultima delle
chiavi. Sorprendente
>
< Cosa vuoi? – guardai con la coda
dell’occhio il corpo
privo di sensi di Mikael – Hai.. Hai davvero così
paura di lui? > Non
rispose, fece solo un altro passo avanti. Rischiai il tutto per tutto
e,
velocemente, estrassi il pugnale dal torace di Mikael, ma in breve mi
ritrovai
Klaus dietro le spalle, che stringeva con forza un mio braccio.
< Te lo avevo detto di non farlo > Fu in quel momento
che sperai che il corso di autodifesa, preso tempo fa, facesse il suo
compito.
Non aspettandoselo, Klaus subì la gomitata che riuscii a
tirargli. Avevo il
pugnale ancora stretto nella mano per cui, approfittando di quella sua
sorta di
sorpresa, conficcai il pugnale nel cuore, allontanandomi subito dopo.
Lui si
guardò il petto, da cui spuntava il pugnale, prima di
risollevare il viso e
guardarmi ghignando. < Tentativo inutile, come tu sai, ma ho
apprezzato il coraggio
e la tenacia del gesto > il ghignò sparì,
lasciando spazio ad una
espressione seria e truce. Mi ritrovai a cozzare con forza la schiena
contro la
parete dura ed il fiato si mozzò nella mia gola. Sotto i
miei occhi, estrasse
dal suo petto il pugnale come se non sentisse alcun dolore. <
Vuoi vedere
cosa succede a chi prova ad ostacolarmi? > cambiò
l’impugnatura del pugnale,
ritrasse il braccio, caricando il colpo, mentre io chiusi gli occhi.
“Sono
morta!”. Non sentii niente, solo un rumore metallico vicino
all’orecchio. Era
quello che si provava morendo? Provai ad aprire un occhio e ci riuscii,
sorprendendomi alquanto. Aprii anche l’altro, irrigidendomi
alla vista dal
pugnale conficcato a pochissimi centimetri dal mio viso. Se avessi
voltato il
viso, sarei quasi riuscita a sfiorarlo con il naso. Deglutii,
dannatamente
impaurita. < Questo – disse Klaus, posando le labbra
contro la mia gola,
risalendo fino all’orecchio – E’ solo un
piccolo avvertimento. Potrei non
essere così gentile una prossima volta, zuccherino >.
Prima di staccarsi da
me, lasciò un bacio in corrispondenza della carotide mentre
estrasse nuovamente
il pugnale. Si voltò e, raggiunta la tomba,
conficcò con pochi giri di parole
il pugnale nel petto di Mikael mentre pian piano io scivolavo contro la
parete.
< Di Katerina fatene quel che volete, ma senza ucciderla.
L’altra ragazza..
– mi guardò con la coda dell’occhio,
ghignando – Lei mi serve viva >
Qualcuno della cricca di Klaus prese Katherine mentre un
secondo di spostò rapido vicino a me. < Fa un buon
riposo, tesoro > disse
prima che qualcosa mi colpisse la nuca, facendomi perdere i sensi,
nuovamente
direi. L’ultima cosa che sentii furono le parole di Klaus:
‘Bruciate ogni cosa,
non deve restare niente’ , il resto è solo buio
profondo.
Spazio
Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona Domenica! Come state? Io sto stanca, stanca! La
scuola mi sta uccidendo, senza contare che domani saranno 100 giorni
all'esame, e che non so una cippa su cosa fare, ho un'ansia assurda!
San Gabriè, famme na grazie, te prego! Inoltre la mia mente
partorisce scene di diverse FF, per la serie che sto abbozzando il
seguito di A Twist In My Story, anche se mi so arenata al Capitolo 6, e
una nuova Ff su Joseph Morgasm, ehm, Morgan :3
Ah, dimenticavo, potreste mettere un Mi Piace qui?
-->
Concorso
Comunque, mettiamo da parte il mio degenero.. allora, se tra Ariel e
Katherine non si arriva alle mani, loro non stanno bene! xD Tuttavia,
riescono a raggiungere il cimitero a Charlotte, iniziando
così la caccia alla tomba di Mikael. Si, si, lo so, la tomba
non era in un sotterraneo, ma mi serviva un qualcosa per spiegare il
perchè di quella collana xD E proprio quando Ariel, trovato
Mikael, è pronta a estrarre il pugnale, chi compare? Ma
siiiiiiii, il mio adorato Klaus :33
Riassunto di tutto: il piano fallisce e Katherine e Ariel vengono
"delicatamente" catturate da Klaus... Cosa accadrà adesso?
Vi dico solo che nel prossimo insulterete pesantemente Ariel, e anche
me xD Ma vi prego, non lo fate xD
Ringrazio chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le
preferite, seguite, da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti
:)
Non mi resta che dirvi che ci si vede Mercoledì! Baci!!!
|
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Capitolo 25 *** Capitolo o24 ***
24
Capitolo
24
Ancora
ad occhi chiusi, portai la testa all’indietro,
sentendola scricchiolare. Volevo muovere le braccia, ma qualcosa me lo
impediva. Quando aprii gli occhi, ero legata ad una sedia e lo stesso
valeva
per Katherine, eccetto il fatto che non era legata. Scossi lievemente
il capo
per levarmi quel senso di confusione che mi attanagliava la mente.
< Katherine > provai a chiamarla e lei mi
guardò. <
Siamo fottute, vero? >
< Bene, bene, bene. Vedo che la mia adorata si è
ripresa
– sorrise, avvicinandosi e prendendo dalla tasca il telefono
– Possiamo dare il
via alle domande. Come sapevate di Mikael? > Guardò
prima me e poi Katherine
< Non ho intenzione di farvi del male >
< La gente ti odia, Klaus, è normale che le voci
girano
> esclamò Katherine con il suo solito tono di voce.
< Deduco che tra le due, eri tu a saperlo, dovevo
immaginarlo – corrugò la fronte, avvicinandosi a
lei – Chi te l’ha detto? >
< Te l’ho detto, le voci girano >
La colpì violentemente con uno schiaffo, facendola cadere
per terra. < Te lo ripeto un’altra volta, forse non
sono stato chiaro prima.
Chi te lo ha detto? > disse, guardandola in viso e,
probabilmente,
soggiogandola anche.
< Le voci girano >
Klaus si rimise dritto e guardò i suoi compagni. <
Sapete
che fare di lei >
Spalancai gli occhi, guardando quella scena. < No, no,
no! > iniziò a dimenarsi Katherine fino a quando, non
sapendo come, riuscì a
liberarsi e a fuggire.
< Katerina e le sue fughe, dovrei esserci abituato ormai
– spostò lo sguardo su di me – Beh, non
mi resti che te >
< Io.. Io non so nulla >
< Davvero? > disse, guardandomi negli occhi, ed io
annuii. < D’accordo, ti credo, tanto ormai non
potremmo più sentir parlare
di Mikael – si sfregò le mani tra loro –
Ma torniamo a noi, che ne dici di fare
una bella telefonata ai tuoi amici? Hanno ancora qualcosa che mi serve
>
Prese il telefono e, dopo aver composto un numero, fece partire la
chiamata. Si
andò a sedere sulla sedia fino a poco occupata da Katherine.
Posò il telefono
sul tavolo, azionando il vivavoce.
Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.. < Pronto? >
“Damon”
< Prova ad indovinare con chi stai parlando? > disse
Klaus, ghignando.
Ci furono alcuni secondi di silenzio. < Klaus >
< Ma che bravo! Ma passiamo alle cose serie. Avete
qualcosa che mi serve >
< Klaus, dovresti metterti l’anima in pace. Non avrai
Elena, né ora, né mai. Anzi, se mi permetti di
dirti, forse i tuoi giorni sono
contati > esclamò Damon. Anche se non lo vedevo,
potevo immaginare che sul
suo viso fosse stampato un ghigno perfetto.
< Ti riferisci alla ricerca attuata da Katerina e dalla
dolce Ariel? Tranquillo, sono vive. Una delle due è riuscita
a scappare, ma
credo che tu abbia capito di chi io stia parlando >
< Stai bleffando >
< Tu dici? – Klaus mi guardò –
Ariel, perché non dici
ciao a Damon? >
< D-Damon > mormorai, guardando il telefonino.
< Ariel! Falle qualcosa e giuro che ti darò la caccia
>
proruppe Damon infuriato.
< Sapete cosa voglio e fino a quando non lo otterrò,
beh,
considerate Ariel mia ospite. Spero a presto, Salvatore > e
chiuse la
chiamata. Lo guardai alzarsi dalla sedia ed avvicinarsi a me. <
Meglio che
tu non tenta la fuga. Non andresti molto lontano > e mi
liberò i polsi, che
subito massaggiai.
< Cosa significa che sarò tua ospite? >
chiesi,
cercando di capire qualcosa di più.
< Hai capito perfettamente. Tu sarai la mia merce di
scambio. Quando avrò Elena, potrai andare via >
< Che senso ha ucciderla? >
< Oh, ma io non voglio ucciderla – quella sua risposta
mi
lasciò basita – Mi serve il suo sangue >
< Come il suo sangue? Finiresti comunque per dissanguarla
totalmente, portandola alla morte >
Si piegò sulle ginocchia, posando i gomiti sulle mie gambe.
< Prenderò un po’ di sangue alla volta, un
litro e mezzo, due. Le lascerò il
tempo di riprendersi e tutto. Senza quello i miei ibridi muoiono. Credo
che tu
ricordi il tuo amico Ray >
< Una sorta di banca del sangue, è questo quello che
intendi fare di lei? – mi passai una mano tra i capelli. Il
fatto che non la
volesse morta era pur sempre una grande svolta –
Un’ultima domanda.. Perché
temevi così tanto Mikael da.. da doverlo sigillare con tutte
quelle protezioni
nella cripta? >
Il viso di Klaus tornò ad essere una maschera di freddezza,
facendomi capire che non avrei ottenuto nessuna risposta. <
Riposati o
trovati un passatempo, credo che ci vorrà tantissimo tempo
>
Riposarmi era l’ultima cosa che intendevo fare visto che nel
giro di alcune ore mi avevano tramortito già in due,
facendomi perdere i sensi.
Segregata
in casa, anzi segregata nella quattro mura che
componevano la stanza in cui Klaus mi aveva lasciato per svariati
giorni.
Passai il tempo a guardare il soffitto, a fare su e giù per
la stanza, a
guardare fuori dalla finestra. Tra quanto Damon e gli altri mi
sarebbero venuti
a salvare? Mistero. Non vidi Klaus in quei giorni e forse questo fu un
bene.
Stanca di star là allungata a non far nulla, decisi di fare
un giro in quella
che, più che una casa, sembrava una immensa reggia. Molte
stanze erano vuote,
altre ancora in fase di “costruzione”, altre invece
erano sistemate. Furono un
paio di scale a catturare la mia attenzione. Mi controllai in giro e,
non
vedendo nessuno, presi a scendere. Raggiunsi una immensa stanza
illuminata con
delle candele. Al suo interno erano sistemate cinque bare. Guardate
ancora una
volta le scale, mi avvicinai ad una di quelle. Nessuna scritta,
incisioni o
altro. Il coperchio della bara era liscio. Provai ad aprirla, ma era
bloccata.
Provai anche con le altre quattro, ma il risultato fu sempre lo stesso.
Un
rumore improvviso di una porta che veniva aperta mi fece scattare e
percorsi
rapida le scale, raggiungendo un’altra stanza. Era una
immensa libreria. Non
credevo che Klaus fosse un appassionato di libri, d’accordo
era pur sempre un
uomo-vampiro-licantropo con un certo fascino, tutto sommato. Sfiorai
con i
polpastrelli ogni singolo libro. Volli prenderne uno, giusto per vedere
cosa
fosse. Quando lo aprii, con bella scrittura, forse femminile,
c’era una dedica.
Dedica? Klaus che riceve delle dediche? Mi sono persa qualcosa? Cercai
di
comprendere cosa ci fosse scritto, ma la lingua usata era poco
leggibile.
< ‘Al mio signore, C’ > disse una
voce, facendomi
chiudere di scatto il libro e voltarmi verso la porta. <
E’ questo quello
che vi è scritto >
Guardai il libro prima di spostare lo sguardo su Klaus. <
O tenevate molto al libro o tenevate molto alla persona che vi ha
scritto ciò
> dissi, riponendo il libro apposto. Forse quella sorta di
convivenza
forzata mi avrebbe permesso di cogliere molto più cose su di
lui.
< Sono ormai questioni che fanno parte del passato >
rispose semplicemente lui.
“Bingo”. Abbozzai un sorriso. < Deduco che
io abbia fatto
c’entro – dissi, allontanandomi dalla libreria ed
avvicinandomi alla finestra –
specialmente sulla seconda opzione. Probabilmente
‘C’ era una donna, donna che
vi ha rubato il cuore. Da come vi mostrate, non sembrate mica un
sentimentalista >
< L’amore è un sentimento per deboli.
Distrugge un
vampiro, facendogli perdere il reale senso della sua esistenza. Non ti
avevo
detto ti trovarti un passatempo? >
Incrociai le braccia sotto al seno e guardai fuori dalla
finestra. < L’ho trovato, infatti: fare un giro in
questa enorme casa che mi
ospiterà fino a quando non si sa >. La voglia di
sapere chi fosse rinchiuso
in quelle bare mi stava uccidendo. < Chi.. chi
c’è dentro quelle bare?
Quelle nel piano di sotto – mi guardò come se non
avessi dovuto parlare – Giro
della casa, ricordi? >
< In quelle bare c’è la mia famiglia,
pugnalata e pronta
ad essere riportata in vita quando lo reputerò opportuno
>
< Cinque bare, con te sei >
< In realtà ne eravamo in nove >
< Nove? Vuoi dire che ci sono altri tre originali liberi
nel mondo? > chiesi sorpresa. “Di male in
peggio”
< Sono morti e l’ultimo l’ho ucciso qualche
giorno fa,
bruciandolo > disse, ghignando. Qualche giorno fa? Aveva ucciso
un suo famigliare
di recente, ma chi? < Non ci arrivi? Eppure è facile
>
Cercai di fare mente locale degli ultimi avvenimenti. Non
riuscivo a capire a cosa si stava riferendo. Cosa significava che non
ci
arrivavo ancora? Conoscevo questo familiare? Lo avevo visto? Io.. Io..
‘Bruciate ogni cosa,
non deve restare niente’
Spalancai gli occhi, guardandolo. < Mikeal? Lui.. lui
era.. >
< Teoricamente era mio padre – disse, sorridendo privo
di
felicità – L’unica vostra arma contro di
me era Mikael. Mettetevi l’anima in
pace, non potrete mai e poi mai farmi fuori >
Mossi qualche passo in avanti. < Perché rinchiuderlo
se
era tuo padre? Perché ti avrebbe voluto morto? >
< Sono pur sempre il frutto di un tradimento attuato
dalla sua compagna >
< Tua madre > mormorai lieve.
Storse la bocca. < Non mi piace definirla tale > disse
con un punta di disprezzo nella voce.
< Ma lo è. E’ colei che ti ha messo al
mondo! >
esclamai, avvicinandomi a lui.
< Non puoi definire “madre” una persona che
non sa
proteggere i suoi figli, che non li sa amare o, molto peggio, che volta
loro le
spalle! > disse con una rabbia che fino a quel momento non avevo
avuto
ancora a che fare. Mi
sbatté con forza
contro il muro, bloccandomi qualsiasi via di fuga. <
E’ essere una madre
questa? > disse a
denti stretti.
Ero spaventata dalla sua reazione d’ira, ma fece in modo da
farmi
comprendere una cosa molto importante. La famiglia, per Klaus, era un
punto
debole, un qualcosa che l’avrebbe messo in crisi se venissero
giocate le giuste
carte. Ma fu decisamente altro a sorprendermi. Klaus provava tantissimo
rimorso
verso i genitori, specialmente verso la madre. < E’..
E’ per loro che tu sei
così? – inclinai leggermente il capo di lato
– Sei.. Sei diventato così per
quello che hai passato > mormorai e dal suo sguardo potei capire
di avere
ragione. Lo avevano fatto sentire colpevole di qualcosa
in cui non c’entrava niente. Forse,
dell’umanità era presente ancora in lui.
< Non perdere tempo nel cercare qualcosa che in me è
morto da secoli >
Forse quello che mi venne in mente non era giusto, era da
stupidi, era, però, anche un tentativo. < Ho un
accordo da fare >
Corrugò la fronte. < E cosa vorresti propormi,
sentiamo?
Ti ricordo che l’unica cosa che in questo momento io voglio
è.. – spostai di
lato il viso, non sopportando il suo sguardo. Il suo viso si accese di
meraviglia – Oh, oh. Avevo visto bene in te, allora >
Lo guardai decisa negli occhi. < Una volta sola, massimo
due e non di più. Nessun morto o ferito di alcun genere o
tipo, nessuna
tortura, niente di niente – presi un profondo respiro
– Una volta e basta, hai
detto questo. Avrai il quantitativo necessario, ma.. smetterai di stare
qui a
Mystic Falls, sparirai, andrai via e non tornerai > cercai di
non far
tremare la voce neanche per un nano secondo.
Un ampio sorriso vittorioso si aprì sulle sue labbra.
<
Cosa ti fa credere che io rispetterò i patti, mh? >
< Sei un Originario, credo che le parole d’onore siano
importanti per voi >
< E se fossi tu a non rispettare i patti? Se fosse un altro stupido ed
inutile tentativo per
uccidermi? Tutti voi verreste fatti fuori >
< Avrai me, la mia vita. Ogni singola cosa. Non era anche
questo quello che volevi? Me? > Avevo appena donando
l’anima al diavolo, ne
ero cosciente.
< Affare fatto, zuccherino. Hai la mia parola – fece
un
passo indietro, indicandomi con il braccio la porta – Puoi
andare. Saprai
quando verrò a riscuotere > Mossi un passo prima di
venir nuovamente
schiacciata al muro < Prima che tu vada, devo saziare un attimo
il mio
appetito > sorrise e svelto, spostandomi di lato il viso, mi
morse,
iniziando a nutrirsi. Mi dovetti aggrappare alle sue spalle per non
cadere a
terra, incapace di reggermi sulle gambe. Quando si staccò
dal mio collo, fu
inevitabile appoggiare la fronte contro la sua spalla, sentivo la testa
pesante. < Credo – leccò la
ferità – di averne preso più del
dovuto, mia
cara >
< Pensa.. A prenderne.. Quanto stabilito quando.. Quando
sarà > mormorai tra un respiro e l’altro.
< Non dubitare, zuccherino, ma è meglio se riprendi
un
po’ di.. vita > non capii bene cosa fece, ma sentii il
mio viso venir
sollevato e qualcosa appoggiarsi contro le mie labbra, lasciando
scivolare fra
loro qualcosa di denso e dal gusto ferroso. Aprendo gli occhi, presi
coscienza
di ciò che stava accadendo. Ciò che poggiava
contro le mie labbra era la bocca
di Klaus e quello che stavo involontariamente ingerendo era.. era
sangue! Cercai
di dimenarmi, ma non avevo ancora ripreso le forze per farlo. Si
staccò, però,
lui. Prese il mio viso in una mano, sfiorando con il pollice il labbro
inferiore, in quel momento scarlatto. Raccolse con l’indice
dell’altra mano la
goccia che stava scivolando lungo il mento, portandosi poi il dito alle
labbra.
< Se tutti avessero agito come te, ci sarebbero state tantissime
meno
perdite – ghignò – occhio ora a non
farti uccidere, diventeresti un vampiro >
ridacchiò e furono le ultime parole che sentii.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
*si avvicina pian piano, guardandosi intorno* Non mi menate! *si fa
piccina piccina*
No, dai, buongiorno! Come state? Mettete via forconi e torce, su dai!
xD So che non ve ne fregherà nulla ma sto contenta come una
pasqua *.* Oggi, invece di andare a scuola, quest'anno ci sto andando
tanto a scuola, sono andata all'università a fare
orientamento, insieme ad alcuni miei amici.. Lì ho
incontrato il mio futuro marito, che altro non è che il
prossimo nuovo rettore dell'università! Mi so troppo
innamorata di quell'uomo, peccato che sia fidanzato.. Facebook non
mente xD
Ok, lasciando perdere questa questione.. Allora.. Manco a dirlo,
Katherine, dopo il maltrattamento, scappa via, ma tu guarda! Ariel
invece resta da Klaus.. Mi farei ospitare anche io da Klaus :3 Visto
che qualcosa si doveva pur fare, Ariel si fa un bel tour della casa e
scopre le bare, senza riuscirle però ad aprirle. La frase
'Al mio signore, C', allora, questo capitolo lo scrissi quando non si
sapeva na cippa di Tatia, per cui C sta per Charlotte, il nome di
quella che si pensava essere la prima petrova e che avesse avuto
qualche intrallazzo amoroso con Klaus mio.. Ma passiamo alla parte
saliente del capitolo, il patto.. Di cosa si tratterà
secondo voi? E' aperto il toto-patto! Poi..poi.. Aaaah, Klaus, ma un
bacino a me, no? ù.ù
Ringrazio tutti coloro che leggono, che recensiscono, che hanno messo
la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra
gli autori preferiti :) Non mi resta che darvi appuntamento a Domenica,
e per qualunque cosa vi aspetto nel gruppo :*
|
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Capitolo 26 *** Capitolo o25 ***
25
Capitolo
25
Aprii
lentamente la porta del pensionato, muovendo alcuni
passi nel corridoio. Sentivo parlottare in corrispondenza della sala e
al
centro dei discorsi c’eravamo io, Klaus e il riscatto. Posai
una mano sullo
stipite della porta, fermandomi sulla soglia di essa.
< Vi sono mancata? > chiesi all’improvviso,
sulle
labbra un sorriso.
Gli occhi dei presenti saettarono su di me, aprendosi per
via dell’immenso stupore nel vedermi. Aprivano e chiudevano
bocca ed occhi
incapaci di far qualcosa. < Si, sono contenta anche io di
rivedervi >
esclamai, entrando nella stanza.
< Come fai ad essere qui? Sei scappata da Klaus? >
chiese Elena, parlando a fatica.
Inarcai un sopracciglio perplessa. < Non sarei così
calma
se fossi scappata, non trovi? >
Stefan e Damon socchiusero gli occhi, studiandomi. < Ti
ha lasciata andare così, senza motivo? > chiese il
minore dei fratelli.
< Si > risposi priva di incertezze. Non potevo dir
loro del patto, mi avrebbero ucciso.
< Qualcosa non quadra. La sua liberazione non quadra >
disse Alaric.
< E’ così impensabile pensare che Klaus mi
abbia lasciata
perché non gli servivo? > chiesi mentre mi avvicinai
al tavolo dei liquori,
dove era Damon, e mi riempii un bicchiere con del Bourbon, svuotandolo
rapida.
< Non sembri tu. Sembri un’altra persona >
mormorò,
corrugando la fronte, Elena.
< L’ha soggiogata, ecco perché
l’ha liberata, e come tale
non lo confesserà mai > disse Stefan, alzandosi dal
divano su cui era seduto.
Li guardai sconvolta. < Vi sembro soggiogata? > chiesi
loro.
La risposta? Un sonoro < Si! >
Continuando a guardarli, slacciai i primi bottoni della
camicia, sfilando così il ciondolo e mostrandoglielo.
< Questo mi impedisce
di essere soggiogata e – guardai Damon – di loro
cosa accade se si prova a
sfilarlo con la forza >
Damon, che fino ad allora non aveva parlato neanche per fare
una battuta delle sue, posò il bicchiere sul tavolino.
< La collana brucia
chiunque ci provi, ma questo – mi guardò negli
occhi – non significa che tu non
te lo sia sfilato di tua spontanea volontà >
Incredula. Ecco come mi sentivo in quel momento. D’accordo,
forse il sangue di Klaus mi aveva dato un po’ alla testa, lo
ammetto, ma ero
pur sempre io quella! < Voi vi siete bevuti il cervello!
– sbottai e sfilai
con forza il ciondolo, sbattendolo contro il tavolino e mi misi faccia
a faccia
con Damon – Non ho il ciondolo addosso, soggiogami e chiedimi
se Klaus mi ha
fatto il lavaggio del cervello? Fallo, che aspetti, in questo modo
avrete la
verità >
Damon mi guardò negli occhi intensamente per alcuni secondi
prima di alzare gli occhi al cielo, sbuffando. < Niente
soggiogamento, è
lei, solo che fa la cazzona >
Mi voltai verso gli altri con in viso una espressione
soddisfatta. < Cosa dicevate prima?>> chiesi
ironica.
< Ariel, con Klaus in giro non possiamo permetterci passi
falsi, lo capisci questo? > disse Elena.
Alaric si alzò dal divano. < Il fatto che non sia
soggiogata ci fa tornare al punto di partenza: perché
l’ha liberata? >
Sbuffai. < Io mi sono stufata di sentir parlare di Klaus.
Me ne torno a casa – iniziai a dirigermi verso la porta,
quando mi fermai,
voltandomi verso di loro – Non è come ve lo
immaginate voi >
I ragazzi corrugarono la fronte. < Di cosa stai parlando
esattamente? >
< Klaus non è come credete. Forse lo è, ma
non per sua
volontà – il loro sguardo si fece sempre
più confuso – Ho ascoltato, guardato,
studiato ogni cosa. C’è molto di più
sotto quella maschera. Beh, buona ricerca
> dissi, tornandomene a casa.
Seduta
a gambe incrociate sul divano, facevo zapping tra i
vari canali senza far tanto caso a quello che era trasmesso. Avevo
lanciato una
freccia in favore di Klaus, possibile? Mi toccai il collo, sul punto in
cui i
denti di Klaus erano penetrati nella carne. Liscio, né
cicatrici, né segni. Il
sangue, che mi aveva donato dopo, aveva eliminato ogni traccia di quel
morso,
ma aveva lasciato in me una strana sensazione. Era quasi come se dentro
me si
stesse scatenando qualcosa e stesse portando a galla una parte
nascosta,
sconosciuta persino a me. Un lieve spiffero d’aria mi fece
rabbrividire e
guardare in direzione della finestra. Aperta? Eppure ricordavo
perfettamente di
aver chiuso tutto. Non poteva essere, non poteva essere venuto
già a
riscuotere, non era pensabile una cosa del genere. Mi feci coraggio e,
sospirando, mi voltai, incrociando gli occhi azzurri di..
< Damon? > chiesi sorpresa.
< Non sembri sorpresa di trovare qualcuno in casa tua,
devo preoccuparmi? > e si sedette comodamente accanto a me.
< Pensavo fossi ancora con gli altri a scervellarvi,
cercando di capire se fossi o meno soggiogata, a capire
perché Klaus mi avesse
lasciata libera e cose varie > Andai a chiudere la finestra
prima di
riaccomodarmi accanto a lui.
< Lo hai difeso, perché? >
< Non l’ho difeso, ho solo.. vi ho solo detto che
è così
per un motivo che non è dipeso da lui >
< Questo non vuol dire difenderlo? >
< Non lo sto difendendo, né tantomeno
giustificandolo, ma
ciò che ha passato dicono molto sul perché ora
lui sia così >
Damon socchiuse gli occhi, piegando di lato il capo. < Tu
sai, sai cosa gli è successo, non è vero? >
< Ho solo ipotizzato, Damon. Ha avuto un momento d’ira
e
da qual che ha detto ho tratto le conclusioni >
< Ovvero? >
Scossi il capo. < Non dirò niente, Damon –
il suo viso si
fece serio – Niente. Non provare ad insistere neanche >
Alzò le mani in segno di resa. < Cosa è
successo con
Katherine? >
< Non è tornata da voi? > chiesi sorpresa.
< Quando decide di scappare, lo fa e basta, anzi –
cercò
qualcosa nella sua tasca – ci ha lasciato questo, credo sia
tuo >
Guardai l’oggetto, scoprendo che era il mio telefono.
<
Lo avevo dato per disperso >
< Carino lo sfondo > disse, ghignando divertito.
Non colsi subito la provocazione, ma quando ci ripensai,
sbiancai. La immagine del telefono era una delle foto scattate a
tradimento da
Elena il pomeriggio in cui eravamo state al Grill. La foto ritraeva
Damon,
intento nel farmi il solletico, e me, intenta a dimenarmi sulle sue
gambe.
Dovevo ammetterlo, le due foto scattate da Elena aveva immortalato una
parte di
Damon rara da vedere, ovvero la parte più vera di lui e come
tale mi piaceva
guardarla. Gli tirai un cuscino in piena faccia, facendogli una
linguaccia. <
Volevi sapere si o no cosa è successo? – lui
annuì – Allora sta zitto! > gli
dissi piccata. < Katherine non stava mentendo, esisteva un modo
per uccidere
Klaus >
< Perché esisteva, non c’è
più adesso? >
< La suddetta arma era un vampiro che Klaus aveva fatto
incatenare, impalettare e rinchiudere in una cripta del cimitero a
Charlotte.
Si chiamava Mikael. Dopo alcuni piccoli incidenti, come il pavimento
della
cripta che crolla, siamo, o forse dovrei dire sono riuscita a trovare
la stanza
in cui era nascosto. Ero quasi riuscita a riportarlo in vita, ma Klaus
ci ha
sorprese e ha dato fuoco a tutto. Il resto, beh, sai come è
finita >
< Klaus che teme un altro vampiro? Impossibile > disse
non credendoci Damon.
Avrei tenuto nascosto la questione delle bare, il motivo per
cui Klaus era come era, ma dovevo dirgli chi era Mikael, almeno questo.
<
Mikael era un
originario – i suoi occhi
si fecero curiosi – per la precisione il padre di Klaus.
Credi ancora
impossibile il fatto che lui provasse paura? >
< Cosa era quello sguardo? > fece Damon, avvicinandosi
al mio viso.
< Non so di cosa tu sia parlando > ed era vero.
< C’era uno strano luccichio nei tuoi occhi, un
luccichio
che non c’era mai stato, ma che ho potuto notare anche quando
sei ricomparsa
alla pensione. Chi
sei? > mormorò
Damon, parlando quasi sulle mie labbra.
Ridacchiai. < Secondo te chi sono se non Ariel? >
chiusi gli occhi, poggiando la guancia contro la mano di Damon.
< Non sembri te, eppure lo sei. – strusciò
il naso contro
la mia gola – Anche il tuo sangue emana un altro profumo, ma
è celato dal tuo
odore naturale. E le tue labbra.. Le tue labbra profumano di sangue
> mi
guardò intensamente negli occhi
e mi
sentii andare a fuoco, il cuore batté più
velocemente e, come un vulcano,
esplose la voglia di lui.
< E cosa vorresti fare, quindi? > mormorai, guardandolo
da dietro le lunghe ciglia.
Mi portò veloce a cavalcioni sulle sue gambe, baciandomi con passione inaudita.
Respirare era diventato
quasi un qualcosa di impossibile da fare. Allontanai lievemente il viso
di
Damon. < Devo farmi rapire più spesso se i risultati
sono questi >
mormorai prima che un sospiro dovuto alle labbra di Damon sul mio collo
abbandonasse le mie labbra. Con un braccio fece cadere tutto quello che
c’era
sul tavolino davanti al divano e mi fece poggiare la schiena sulla
superficie
di legno. < Come.. Come mai non siete venuti a liberarmi?
> chiesi mentre
sfilai la maglia a Damon, che fece lo stesso con me.
< Stavamo cercando un modo e abbiamo chiesto alla
streghetta di pensare a qualche incantesimo utile > rispose
mentre, sfilata
la cinta dai passanti, iniziò a far scivolare lungo le mie
gambe il pantalone
prima di riposizionarsi fra di esse.
Gli strinsi le gambe intorno alla vita, mordicchiandogli il
collo. < E se non l’avesse trovato, mi avreste
lasciata nelle mani di Klaus
per sempre? > presi a gesticolare con i suoi pantaloni,
riuscendo a
sbottonarli.
< Ti avrei liberata io stesso e avrei strappato il cuore
a Klaus > mormorò deciso mentre strusciò
il bacino contro il mio.
Gli presi il volto tra le mani in modo che mi guardasse
negli occhi. < Qualunque cosa dovesse accadere, non sfidare
Klaus. Non ne
usciresti vivo >
< Ti stai preoccupando di me? > chiese divertito
mentre le sue mani finirono sotto la schiena, trovando ed aprendo il
gancio del
reggiseno.
< Damon non sto scherzando, sono serissima. Se non ne
siete in grado, non sfidatelo. Ve ne prego > dissi con voce
tremolante.
Damon sembrò preoccupato per quel mio rapido cambiamento
d’umore e si fermò. < Ariel, che hai?
>
< Sta zitto e continua > dissi prima di posare le
labbra sulle sue, avida di baci. Portai le mani ad accarezzargli tutto
il
petto, a graffiargli la zona degli addominali. Dovevo pensar ad altro,
non
poteva avere per la mente l’accordo. Le mani di Damon si
strinsero intorno ai
miei glutei ancora coperti dallo slip, che presto venne tolto. Quando
anche lui
tolse l’ultimo indumento, potei sentir tutto il suo corpo
aderire al mio. Mi
era mancato il suo corpo tonico, sodo e caldo sul mio. Mi era mancato
da morire
Damon. Prese a muoversi in me in modo completamente diverso dalle altre
volte.
Erano movimenti dolci e calibrati, ma al tempo stesso deciso e
passionale. Ogni
spinta corrispondeva ad un bacio sulle labbra, sulle guance, su tutto
il viso.
Non sembrava neanche il Damon stronzo di cui.. di cui mi ero
innamorata. Dio,
era innamorata di Damon. Certa
ormai di
quella cosa, mi strinsi maggiormente al suo corpo, aiutandolo nei
movimenti.
Poggiò la fronte contro la mia quando l’ultima
spinta portò
al culmine il nostro piacere, respirando faticosamente contro le mie
labbra.
Gli accarezzai i capelli, morbidi e setosi al tatto, rilassandomi a mia
volta.
< Farlo sul tavolino del salotto mi mancava >
mormorò
divertito Damon, facendomi sorridere.
< E pensare che tu eri tradizionalista > gli risposi,
ripensando alla chiacchierata che avevamo avuto in macchina tempo
prima. Gli
lasciai un tenero bacio sulle labbra, accarezzandogli le guance. Fu in
quel
momento che mi ricordai di un piccolo particolare che mi disse mia
madre quando
avevo poco più
di sei anni.
< Lo so, la mia bellezza incanta tutti > disse con
ovvietà Damon, sentendosi un divo di Hollywood.
Lo guardai malissimo. < Mi è tornato in mente una
cosa.
Quando era bambina, mia madre diceva sempre che solo chi era un
principe
azzurro poteva avere gli occhi azzurri >
Damon corrugò la fronte perplesso. < Che idiozia
>
< Damon ai bambini si dice di tutto e le favole parlano
sempre di splendidi ragazzi dagli occhi azzurri che vanno a salvare
povere
fanciulle, sposandole poi >
< Non pensavo potessi credere al principe azzurro >
< Non ci credo più, infatti. Da bambina,
però, si, visto
che ad una fiera mi persi e venni soccorsa da un ragazzo dagli occhi
azzurri.
Rimasi innamorata di quella persona per molti anni >
Quella mia affermazione fece per un attimo irrigidire Damon,
che iniziò a guardarmi come se avessi appena detto la cosa
peggiore del mondo.
< Cosa hai detto? >
< Che mi sono persa ad una fiera e sono stata aiutata da un
ragazzo dagli occhi azzurri > gli ripetei confusa. Lui,
tenendomi stretta a
lui, scattò verso la mia camera, facendoci stendere sul
letto e coprirci con il
lenzuolo. < Perché questa reazione? >
< Ricordi che ti dissi che ero stato ad alcune fiere in
Italia? – annuii. Me lo disse quando gli parlai del ciondolo
– Beh, ho un
ricordo non ben definito di una di quelle >
< E cosa ricordi? >
< Ero a caccia e avevo già ucciso una o due persone,
ma
avevo ancora fame. Camminavo fra le vie buie di una città
quando mi sono
imbattuto in qualcuno che piangeva. Era una bambina >
< Non avrai ucciso quella bambina, spero?! > chiesi
già pronta ad urlargli contro.
< Non l’ho uccisa, l’ho lasciata in vita.
Anzi l’ho
aiutata. Aveva perduto la madre e stava seduta su dei gradini a
piangere.
Abbiamo iniziato a cercarla fino a quando non l’abbiamo
ritrovata >
Un piccolo sorriso si formò sul mio viso. <
E’ stato un
bel gesto il tuo >
L’espressione del viso di Damon significava che
c’era ancora
dell’altro. Si voltò a guardarmi. < Quella
bambina si chiamava Ariel – lo
guardai stralunata – Eri tu quella bambina, ne sono sicuro
>
Mi misi seduta sul letto e pensava a quanto Damon stava
dicendo. < Tu eri il ragazzo che mi ha aiutata? No, non..
> mi passai una
mano tra i capelli.
< Spiegherebbe come mai tra me e te c’è
questa
connessione, come mai senti di poterti fidare di me. Da bambina eri
decisamente
carina, specialmente con quelle guanciotte rosse >
iniziò Damon prima che
cercai di colpirlo con il cuscino, senza però riuscirci.
Mi portai stesa sopra di lui, che mi teneva stretta a lui
cingendomi i fianchi con le braccia. < Sei tu, quindi, il mio
bel principe
dagli occhi azzurri? >
Mi spostò i capelli da davanti al viso. < E indossare
quella stupida tutina? Nah, non sono adatto a fare il principe >
< Già – gli sfiorai le labbra con
l’indice di una mano –
ti preferisco di più nel ruolo del cattivo > dissi
prima di riprendere a
baciarci.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Buongiorno gente e buona Domenica! Come state? Io ho tanto sonno, ma va
be.. Ho sonno sempre!
Ma passiamo al capitolo.. Come promesso, Klaus ha lasciato andare
Ariel.. Inutile dire che i nostri cari amici siano decisamente scettici
su questa strana liberazione.. E' pur vero, però, che non
sanno del patto che Ariel ha stretto con Mr
Klaus-Ho-Le-Fossette-Sexy-Mikaelson.. In diversi punti del capitolo
è stato detto che Ariel si sente diversa, lo stesso Damon la
sente diversa.. beh, sappiate che questo fattore farà la
differenza.. Tutto quello che accadrà da qui in poi
sarà dettato da ciò.. Ma poi.. Finalmente questi
due hanno scoperto cosa li legava, e hanno scoperto che Ariel era la
bambina che Damon salvò :3 era l'ora!
Vorrei ringraziare tutte le persone che leggono, chi recensisce, chi ha
messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra
gli autori preferiti!
A Mercoledì :*
|
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Capitolo 27 *** Capitolo o26 ***
26
Capitolo
26
Quando
mi svegliai erano da poco passate le 10.30. Indossai
un pantacollant nero, una canotta bianca e sopra una vestaglia rossa.
Misi
anche gli occhiali, che indossavo solamente quando stavo a casa e
specialmente
quando ne avevo voglia. Preso dalla cucina il sacchetto dei biscotti,
ritornai
sul letto, dove accesi il computer portatile. Rovistando e prendendo un
biscotto, che svelta portai alle labbra, iniziai ad eliminare la posta
che si
era accumulata. Ero stata decisamente presa da altri eventi come Damon,
Elena,
le diecimila feste, festini, festicciole che Mystic Falls organizzava,
Damon,
Damon, Klaus e poi ancora Damon, Damon e Damon. Si, Damon stava quasi
monopolizzando le mie giornate, ma non me ne lamentavo poi
così tanto.
Il suono di una chiamata in arrivo su Skype mi fece fermare
e controllare chi fosse a chiamarmi. Astrid. Accettai la chiamata,
riprendendo
a controllare la posta.
< Ma ciao anche a te, sciagurata di una sorella! Ha
ragiona la mamma a lamentarsi e a dire che prima o poi
chiamerà la CIA o l’FBI
per avere tue notizie! – Roteai gli occhi, prendendo un
secondo biscotto –
Guarda che ti vedo! > continuò lei permalosa.
< Io ho Skype, tu hai Skype. Eccovi risolto il
problema > le risposi con ovvietà.
< Peccato che tu non ci sei mai su Skype >
<Touchè >
< Che combini? > chiese Astrid
< Cancello la posta e faccio colazione mentre una
pulce mi infastidisce >
< Gne, gne, gne – mi fece il verso – Come
mai non ci
sei stata su Skype, di solito tu ed il computer siete due cose
inseparabili? >
< Ho avuto da fare > liquidai quella sua
domanda velocemente.
< Certo, certo. Hai qualche spasimante, vero? >
Guardai dritta nella webcam, avvicinandomi. < Senti
tu, marmocchia, non hai da studiare, da fare, invece di impicciarti
degli affari
di tua sorella? > le dissi minacciosa.
Spalancò gli occhi e la bocca in una muta espressione di
sbalordimento, prima di iniziare a battere le mani,
ridacchiando. < Ti
sei innamorata! Ti sei innamorata! E lui chi è? Come si
chiama? Come è? >
< Non c’è nessun lui,
smettila! > sbottai,
arrossendo. Dio, Damon stava facendo uscire il mio lato da ragazzina
alla sua
prima infatuazione. Beh, se dovevo essere sincera, quella con Damon
sembrava
essere la prima cosa seria che stavo mettendo su.
< Eddai! Sono pur sempre tua sorella! Non puoi non
dirmi queste cose! > piagnucolò.
< Astrid, non mi scocciare, su! – dissi in modo che
la smettesse di insistere, quando un rumore nel bagno mi fece alzare lo
sguardo
– Torno subito, aspetta > Mi alzai dal letto
e mi diressi verso il
bagno. Possibile che avessi aperto l’acqua della doccia e che
me ne fossi
dimenticata? Quando aprii la porta ebbi quasi un infarto. Nel mio
bagno, nella
mia doccia c’era Damon. Come diavolo era entrato, ma
soprattutto quando? Lui si
voltò come se nulla fosse, intento a insaponarsi il corpo.
Fece per parlare, ma
lo bloccai. La porta era aperta e mia sorella aveva un udito, anche
attraverso
il computer, che poteva far concorrenza con quello dei
vampiri. < Che –
iniziai prima di abbassare la voce – Che ci fai tu
qui? >
< Mi faccio una doccia, no? >
< Casa tua ti faceva schifo? – lui annuì.
Chiusi gli
occhi, massaggiandomi la fronte – Non fare rumore, ti prego,
sto parlando con
mia sorella e potrebbe venir fuori il finimondo! >
richiusi la porta,
tornandomene sul letto, dove mi aspettavano le domande di mia sorella.
< Dove sei andata? Mi è sembrata di sentire una voce
maschile > ecco, appunto.
< Il postino >
< Di domenica? > chiese e dal monitor vidi che
inarcò un sopracciglio non credendomi.
< Era un mio compagno di classe che fa il postino e
ora dacci un taglio > Scrollò le spalle in segno di
resa. < La
mamma come sta? > ennesimo biscotto in bocca. Ne stavo
mangiando
veramente tanti.
< Bene, non si arrabbia più come prima. Mi costa
ammetterlo, ma si sente la tua mancanza. Non so con chi litigare.
Uffa! >
< Povera piccina ed ora come fa? Come.. >
spalancai la bocca ed il biscotto mi cadde sul letto. Deglutii
rumorosamente,
aprendo e chiudendo la bocca pietrificata. Damon, sulla soglia del
bagno,
completamente nudo. Sulle labbra un sorriso che non prometteva
assolutamente
nulla di buono.
<Amore,
avresti un asciugamano da prestarmi? Ho fatto la doccia e ho
dimenticato di
prenderlo >
Questo.. Lui.. Dio che nervi! < Amore? Ariel chi
è? –
iniziò mia sorella – Oh. Mio. Dio. E’
lui! >
La voce di mia sorella mi ridestò. < Astrid,
saluta
la mamma, dille che le voglio bene. Scusa, ma io ora devo andare
via >
iniziai a dire svelta. Dovevo chiudere quella conversazione. Subito.
Ora!
< Con chi parli, tesoro?
– prese un asciugamano,
circondandosi la vita, e si avvicinò a me – Oh,
ciao > esclamò Damon,
salutando mia sorella facendosi vedere dalla web. <
Immagino che tu sia
la sorella di Ariel >
Mia sorella aveva avuto la mia stessa reazione. Occhi
dilatati, bocca aperta, immenso rossore sul viso. Damon faceva lo
stesso
effetto a tutte. Contando che ora era senza maglia. <
S-Si, io.. – si
schiarì la voce – io sono Astrid >
< Piacere di conoscerti. Vedo che la bellezza è di
famiglia >. Mia sorella sorrise come una scema, arrossendo
maggiormente,
mentre io tirai una gomitata al fianco di Damon. < Beh,
vi lascio
parlare. Mi devo vestire. E’ stato un piacere,
Astrid>> salutò mia
sorella e prima di andar via, prendendo il mio viso, mi
baciò le labbra davanti
a lei.
< Chi è quel gran pezzo di figo? Tu stai con uno del
genere e..e.. Perché le fortune tutte a te? >
< Perché sono grande e sono bella – le feci
una
linguaccia – Ora, però, me ne vado. Non dire a
mamma cosa hai visto, ok? Ciao
pulce! >
< Prometti di farmelo conoscere! > fu
l’ultima
cosa che disse prima che chiudessi la conversazione.
Guardai Damon, ormai vestito. < Ti è dato di volta il
cervello? Tra poco le veniva un infarto! > gli dissi,
alzandomi e
avvicinandomi a lui.
Mi strinse i fianchi con le mani, avvicinandomi a
lui. < Tu e tua sorella siete molto simili
d’aspetto >
< Ci portiamo pur sempre quattro anni > gli
dissi mentre gli depositai un bacio sul suo petto coperto dalla
maglietta.
Mi premette la punta del naso con l’indice,
ghignando. < Quasi quasi ti lascio per tua sorella
>
Gli tirai un pugno sul petto. < Perché, da quando tu
ed io stiamo insieme scusa? > lo provocai.
Posò le labbra contro il mio orecchio, stringendomi a
sé,
quasi volesse inglobarmi. < Sei mia da quando ti ho
salvata da bambina,
da quando ti ho baciata lungo il pianerottolo, da quanto abbiamo
passato un
intero giorno chiusi in una camera da letto a far l’amore.
Sei mia dal
principio, ricordatelo > mormorò, provocando
infiniti brividi lungo la
mia schiena.
< E’ una minaccia la tua? > chiesi,
parlando a
bassa voce. Ero ancora scombussolata da quella
“confessione”.
< Capirai perfettamente quando vorrò minacciarti
>
Lo sceriffo ci
aveva salutate ed era andata a lavoro,
lasciando noi ragazze sedute al tavolo della sala a studiare. O almeno
ci
stavamo provando. Le ragazze, forse. Si, loro stavano studiando
seriamente, io
ci stavo provando visto che un certo qualcuno continuava ad assillarmi
di
messaggi.
< Io mi chiedo che senso ha la chimica! >
sbottò Caroline, sbuffando e poggiando la fronte sul tavolo.
< Caroline, non lamentarti > disse saggiamente
Bonnie all’amica.
< Già, aspetta di fare il compito e di
vedere quanto
prenderemo per farlo > disse Elena, incrociando le braccia sul
tavolo e
poggiandoci la testa.
Il giorno seguente avremmo avuto il compito di chimica e dire che
nessuna di
noi sapeva metterci mano era un eufemismo!
< Elena, tu non parlare perché hai quel
sant’uomo di
Stefan che ti suggerirà tutto > la punzecchiai io,
non appena finii di
rispondere ad un ennesimo messaggio.
< Ecco, Ariel ha ragione! Stefan farà il test sia a
te che a se stesso mentre noi, povere fanciulle, prenderemo una immensa
F,
rovinandoci la media. Che poi – disse Caroline, corrugando la
fronte, mentre si
sporse a prendere il mio telefono – E’ da quando
abbiamo iniziato a studiare
che non hai fatto altro che scrivere messaggini >
< Caroline! Dammi il telefono! > dissi,
sporgendomi verso di lei, mentre le ragazze iniziarono a ridere.
< Care, non essere cattiva! Ariel stava scambiando
messaggi con Damon > disse Elena, prendendomi in giro.
< Questo si chiama complotto! > borbottai,
fingendomi offesa e incrociando le braccia sotto al seno.
< Oh, oh, oh! Un nuovo messaggio! Chi mai sarà?
>
< Damon! > risposero in coro le altre due.
< Vediamo
un po’ cosa ti scrive. ‘Mi chiederai
pietà
per quanto ti farò urlare..’ . Ok, basta >
mi riconsegnò il telefono con
fare imbarazzato.
< Wow che messaggi piccanti che vi mandate! >
< Non sono piccanti, sono solo messaggi per
provocarci a vicenda – lessi un secondo messaggio –
Ah, Care, Damon dice di
imparare a non leggere i messaggi degli altri >
< E lui che ne sa? > domandò lei. Scrollai le
spalle, ponendo il telefono in tasca. < Beh, visto che
sembra saper
tutto.. Va al diavolo! >
< Care, come è essere un vampiro? >
< Perché questa domanda? >
< Non ha una motivazione precisa, solo che da quando
so me lo chiedo spesso. Tu, Damon e Stefan lo fate sembrare facile,
anzi come
se fosse normalissimo >
< Oh, fidati, non è facile e Stefan può
confermartelo. Damon lascialo perdere, fa sembrare sempre tutto
facile >
si intromise Elena.
< Beh, Ariel, è difficile perché sei una
bomba ad
orologeria. Le tue emozioni, le tue sensazioni sono triplicate e puoi
scattare
per ogni cosa. All’inizio è stato difficile. Mi
sono svegliata una notte,
trovando quella che credevo Elena nella mia camera
d’ospedale. Pochi secondi
dopo mi stava soffocando con un cuscino. Ero ricoverata lì
perché avevo avuto
un incidente e, quando mi sono svegliata, ero un vampiro. Sono
scoppiata in
lacrime alla vista dei denti e, beh, l’istinto ha preso il
sopravvento,
facendomi quasi uccidere una infermiera. Devo ringraziare Stefan per
tutto l’aiuto
che mi ha dato, ma la mia vecchia umanità
mi manca. – abbassò lo sguardo
– Sarò una ragazza di diciassette anni a
vita! > esclamò, poi, quasi arrabbiata.
Ridacchiai a quella scena e lo sguardo mi cadde su
Bonnie. < Bonnie, essere una strega come è?
>
< Non te lo saprei spiegare. E’ un qualcosa di
famiglia.
Diciamo che molte volte vedi cose che non vorresti, altre volte
però puoi
aiutare. Ogni cosa ha una faccia buona ed una cattiva >
< Non sembrate soffrirne > dissi, guardando la
loro tranquillità.
< E tu, invece, come ti senti a stare con Damon? Non
che io non sappia come sia a letto Damon, si intende >
Guardai Caroline perplessa. Cosa non sapevo? < Quando
ci sei stata con Damon? > chiesi con voce un po’ acuta.
< Ma tranquilla, Damon Salvatore è l’ultima
persona
che vorrò. Comunque era ai tempi in cui era una pessima
persona, assassina e
priva di sentimenti >
< Una sorta di Klaus? >
< Oddio no, ma non era uno stinco di santo >
ribadì Elena.
< Ora però è diverso, è
cambiato, no? > chiesi
io, non che mi interessasse poi tanto.
< La sbandata presa per Elena lo ha fatto migliorare
abbastanza. Credo che anche la tua presenza lo farà
migliorare ancora >
< Sempre
se non sarò io a peggiorare per mano sua
> feci loro presente.
< Tu e Damon siete molto simili e al tempo stesso
differenti. E’ questo che vi ha portato a punzecchiarvi e a
legare. Damon ha
trovato qualcuno con cui essere ancora di più se stesso, ne
ricaverete entrambi
dei benefici > disse Elena, sorridendomi e
contraccambiai.
< Ok, dopo il momento gossip, che ne dite di tornare
alla chimica? > propose Bonnie.
< Io ho un’altra proposta: dolci, divano e
televisione. Chi me l’appoggia? > disse
Caroline trovando me ed Elena
pienamente favorevoli. < Tre contro una, Bonnie.
>Prevedevo per la giornata di domani una
serie infinita di copiette,
tutte attuate per passare il test di chimica.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Buongiorno! Come va? Io mi sto preparando ad una seduta studio xD Dio,
siamo già a fine Marzo ç_________ç
Allora.. Questo è uno di quei capitoli tranquilli, in cui
non accade assolutamente niente.. I classici capitoli di passaggio..
Diciamo che Astrid, la sorella di Ariel, tra poco rischiava l'infarto..
E pensare che lei a Damon lo ha visto solo dal pc.. Pensata ad Ariel
che se lo è ritrovato tutto ignudo nella doccia *me immagina
Damon, o meglio Ian insaponarsi sotto la doccia *ç* *
Soprattutto voglio anche io un Damon che mi faccia tale confessione.. E
poi.. una bella giornata fra donne, non ce la vuoi mettere? Va bene che
era per studiare, ma abbiamo visto come è andata a finire xD
Vi ricordo, capitolo di passaggio per cui.. preparatevi all'inizio
della tempesta nel capitolo di domenica..
Ringrazio tutti coloro che leggono, coloro che recensiscono, chi ha
messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo
tra gli autori preferiti! So sweet :3
A Domenica :*
|
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Capitolo 28 *** Capitolo o27 ***
27
Capitolo
27
Seduta
sulle gambe di Damon, insieme agli altri ragazzi
avevamo deciso di passare un po’ di tempo al Grill e quale
giorno migliore se
non un giorno di pioggia?
< Allora, dobbiamo parlare di una cosa serissima >
esclamò Caroline,
zittendo tutti. < Dobbiamo decidere quale tema proporre per il
ballo
scolastico, per l’esattezza il nostro ultimo ballo scolastico
di questo ultimo
anno scolastico >
Guardai Caroline scioccata. < Care, scusami – dissi,
passandomi una mano tra i capelli – l’ultima festa
è stata esattamente una
settimana fa e tu pensi già al ballo di fine anno? >
< Ariel, così mi deludi! Bisogna organizzarla alla
perfezione! Niente intoppi, niente contrattempi, niente di niente, ma
solo
perfezione > disse sognante.
Sempre perplessa, guardai gli altri. < Qualcuno mi spiega
perché qui le feste si fanno una settimana si e
l’altra pure? >
< Tante ricorrenze e ognuna, per tradizione, si celebra
con un ballo > esclamò Bonnie.
< Teoricamente no, ma ormai è diventata una moda
> puntualizzò
Stefan.
< Bhe, è sempre vero che la festa del ballo ci
sarà tra
poco meno di un mese, quindi non lamentatevi! >
borbottò Caroline, prendendo
dalla borsa vari fogli, ognuno riportante un tema diverso. <
Allora
abbiamo.. >
Roteando gli occhi, smisi di ascoltare Caroline parlare del
ballo e poggiai il viso nell’incavo del collo di Damon,
stringendomi a lui. <
Ti prego, sopprimetela insieme alle feste > gli sussurrai
all’orecchio,
facendolo ridacchiare.
< Dai, che sarà mai un ballo > disse lui
mentre le sue
mani si muovevano lungo la mia schiena.
< E’ tanto invece. Vestito, scarpe, trucco, capelli.
–
sospirai – Dio, Damon, mi è venuta la nausea delle
festa da quando sono qui! >
gli spiegai, borbottando.
< Io ho un modo per far passare le nausee, vuoi che te lo
dica? > chiese, iniziando a baciarmi il collo fino alla pelle
dietro
l’orecchio.
Chiusi gli occhi, stringendomi a lui. < Accetterei
volentieri, ma.. – mi morsi il labbro inferiore –
siamo in un luogo pubblico,
insieme ai nostri amici. Non sarebbe carino > gli spiegai,
accarezzandogli
il collo.
< Non è nemmeno carino provocare una persona e
lasciarla
insoddisfatta > sussurrò contro le mie labbra mentre
una sua mano prese a
toccarmi la coscia, dall’esterno fino all’interno.
Gli bloccai svelta la mano prima che proseguisse oltre e lo
guardai negli occhi. < Quella che in questo momento rimarrebbe
insoddisfatta
dopo una provocazione, sarei io > e per sancire la fine di
quella
provocazione gli baciai le labbra, ma Damon doveva sempre farsi
riconoscere.
Portò una mano sulla mia nuca, tra i capelli, e spinse
maggiormente il viso
verso il suo, approfondendo decisamente il bacio.
< Ehi, piccoli pervertiti, queste cose non si fanno in
pubblico! Appartatevi! > ci rimproverò Tyler
divertito.
< A dire la verità io lo stavo rifiutando >
spiegai.
Il sopracciglio alzato delle loro facce parlò per loro.
< Dico la verità!
>
< Certo, non voglio immaginare quando gli dici di si cosa
fate > disse Caroline, punzecchiandoci.
< Barbie, se proprio lo vuoi sapere, ci diamo alla pazza
gioia sui tavoli, sui muri. Su tutte le superfici >
esclamò Damon mentre mi
strozzai con la mia bibita.
< Ok, mi è passata la fame >
esclamò lei, allontanando
il piatto da sé.
Con il gomito poggiato sul tavolo e l’indice intento a
tracciare il bordo del bicchiere, Elena se ne stava in silenzio,
nessuna parola
uscì dalla sua bocca.
Allungai la mano verso il suo braccio, sfiorandolo e facendola
sobbalzare leggermente. < Ehi, tutto ok? > Mi
guardò, facendo un sorriso
tirato. < Davvero, che c’è? Sei pensierosa
e non hai ancora detto una parola
>
< Pensavo > rispose semplicemente.
< E a cosa pensavi? >
< A Klaus >
Corrugai la fronte. < Perché pensavi a Klaus? Non
è
successo nulla, non ne vedo il motivo >
Alzò lo sguardo decisa. < Appunto. E’
passato un mese e
non è successo niente. Neanche una piccolo ferito, niente.
Cioè, non che la
cosa non mi faccia felice, anzi, ma.. – sospirò
– stiamo parlando di Klaus e ho
solo paura che questa sia la quiete prima della tempesta >
< Forse ha lasciato perdere, forse.. forse ha capito che,
anche se è un Originario, non potrà ottenere
quello che vuole > provò a dare
una spiegazione Caroline per tirare il morale su alla sua amica.
< Stai facendo passare Klaus per uno stupido, cosa che
non è assolutamente > proruppe Damon.
< E allora? > esclamò Care.
< Allora Damon ha ragione, Care. – la guardai
– Klaus non
è stupido, né tantomeno uno sprovveduto.
Perché sta tentennando? Anzi perché
far passare tutto questo tempo? Semplice, vuole farci abbassare la
guardia e
quale miglior modo se non far perdere le tracce di sé? Klaus
ha le sue carte,
sa come giocarle e le sta giocando alla perfezione. Quelli che
brancolano nel
buio siamo noi. Elena ha perfettamente ragione nel dire di avere paura
perché,
si, questa è la calma prima di una immensa tempesta >
< Quando entri nella mente di Klaus mi metti paura >
disse con un viso perplesso Damon.
Lo guardai, ridacchiando. < Ho trovato il modo per
spaventarti >
< Concordo con Ariel – proruppe Stefan, stringendo
Elena
– Dobbiamo metterci sull’attenti tutti quanti,
iniziare a progettare e ad
escogitare quante più cose possibili. Non dobbiamo farci
trovare impreparati
>
Lo sguardo corse lungo tutto il locale, fino ad imbattersi
in una figura a me, purtroppo, ben conosciuta. Mi irrigidii quando
Klaus
sorrise verso di me.
< Ariel.. Ehi.. – iniziò a chiamarmi Damon,
scuotendomi
il braccio – Ariel? >
Mi ripresi per un attimo e di Klaus neanche più
l’ombra. Era
davvero lì o era tutto frutto della mia immaginazione?
< Si? > chiesi
verso Damon.
< Ti sei un attimo incantata. Beh, diciamo che la tua
faccia esprimeva terrore e incredulità >
< Ah si? Ho.. ho solamente pensato ad una cosa
spiacevole, tutto qui – mi schiarii la voce mentre mi alzai
dalle gambe di
Damon – Vado.. Vado un attimo in bagno, torno subito >
Sfuggii
dallo sguardo preoccupato ed indagatore dei miei
amici, rifugiandomi nel bagno. Mi avvicinai ai lavandini e, bagnati un
po’ i
polsi con dell’acqua fredda, mi sentii leggermente meglio.
Avevo bisogno di
pensare a mente lucida, priva di allucinazioni. Dovevo, pretendevo di
capire se
quella persona me la fossi solamente immaginata o se era realmente
presente nel
locale, e quest’ultima opzione era decisamente la
più spaventosa. Mi passai
entrambe le mani tra i capelli, massaggiandomi poi le tempie.
“Pensa, Ariel.
Pensa” continuavo a ripetermi nella mente.
< Qualche cosa ti turba, zuccherino? >
Alzai lo sguardo verso lo specchio, vedendovi riflessa
l’immagine di Klaus. Mi voltai di scatto verso di lui,
spingendomi verso i
lavandini. “Cazzo, era reale!” Cercando di
ostentare la mia solita sicurezza e
strafottenza, presi fiato. < Klaus, qual buon vento ti porta
qui? >
Si avvicinò a me, fino a poter sfiorarmi il mento con un
dito. < Mi mancava un po’ questa insulsa cittadina e
poi – sorrise – un accordo
va portato a compimento >
Deglutii. < Quindi sei venuto a riscuotere la tua parte
di accordo? >
Sorrise, facendomi girare di spalle e poggiandovi contro il
petto. < Qualunque cosa tu scelga, io otterrò sempre
qualcosa di eccezionale
– mi baciò il collo, facendo riempire la mia pelle
di brividi – Risposta
positiva, Elena. Risposta negativa, tu. Potrei chiedere di
più? >
< Tra un mese >
< Un altro mese di attesa? Sicura di non star progettando
qualcosa? Il tuo discorso è stato molto toccante >
< Non mi serve saper soggiogare, Klaus. So benissimo come
ragionare se si sta parlando di te. Comunque – presi qualche
centimetro di
distanza dal suo corpo – Tra un mese ci sarà il
ballo di fine anno. Tanta
gente, tanta confusione. Quale miglior sfondo per un rapimento? >
Klaus ci pensò un po’ su, prima di sorridere.
< Hai
ragione, sai quasi pensare come me, ma – mi fece voltare
verso di lui – non
basta credersi me, devi essere me.
Chissà se avevi previsto ciò > Si morse
svelto il polso, posandolo contro le
mie labbra in modo tale che sanguinasse nella mia bocca. Mi strinse a
sé in
modo che non scappassi, ma ingerissi quel liquido scarlatto fino
all’ultima
goccia. Eccolo che ritornava quel senso di esaltazione che il suo
sangue mi
donava. Leccai la ferita poco prima che Klaus allontanasse il polso. Mi
prese
il viso tra le mani, guardandomi divertito. < Mi piace
l’effetto che ha su
di te, zuccherino >
Iniziarono a bussare con forza contro la porta del bagno. <
Ariel! Ariel, ti prego apri! Ariel! > la voce di Elena mi giunse
preoccupata. < Ariel! Apri questa porta! >
continuò, questa volta aiutata
da Caroline.
< Al tre sfondo questa porta > esclamò Damon.
Guardai Klaus, che mi mimò un < A tra un mese, tesoro
>
prima di sparire. Pulendomi la bocca, corsi ad aprire la porta.
< Che c’è? >
chiesi come se nulla fosse.
Damon entrò nel bagno, guardandosi intorno. < Oltre a
te,
chi c’era? >
Presi a sbattere le palpebre. < Damon, uno, è un
bagno
per le donne, due, ero solo io in questo bagno. Cosa ti fa credere che
con me
c’era qualcun altro? > chiesi sulla difensiva.
< C’è odore di sangue, lo senti anche tu,
fratellino?
> chiese Damon, continuando a guardarsi intorno, mentre Stefan
rispose di
si.
< A quest’ora se ne sarà già
andato – dissi, roteando gli
occhi – Ma.. Bonnie? > chiesi non vedendola
più.
< E’ andata via > disse Caroline.
< Devo scappare. Ho bisogno di parlare con lei >
< Ariel, che hai? > chiese Elena, scrutandomi.
< E’ tornata ad essere la cazzona post rapimento e
questo
non è un bel segno > spiegò Damon.
< Fottiti, Damon. L’ultima volta che mi sono
comportata
da “cazzona” ti è piaciuto parecchio
> gli risposi, fulminandolo.
< Touchè > rispose.
< Ora devo andare, ci sentiamo > e corsi via dal
locale. Direzione casa Bennet.
Raggiunsi
casa di Bonnie dopo una buona mezz’ora spesa a
correre sotto la pioggia battente di Mystic Falls. Bussai alla sua
porta in
attesa che venisse ad aprirmi.
Finalmente la porta davanti a me si aprì, rivelando la
figura di Bonnie. Mi
guardò sorpresa. < Ariel, ma che.. ? >
< Ho bisogno di parlare con te > dissi,
interrompendola. < Posso.. Posso entrare? Mi sto gelando
> le dissi ed
era vero. Non era l’ideale passare del tempo completamente
bagnati in balia del
vento.
Lei si spostò dalla porta, mettendosi di lato. < Si,
entra – e così feci – Cosa è
successo? Vuoi che ti prepari qualcosa di caldo? >
Mi voltai verso di lei. < Sei una strega tu, no? – lei
annuì perplessa – Quella volta a casa di Elena, il
pomeriggio della manicure,
tu hai reagito in modo strano. Avevo quasi paura. E’ stato il
tuo essere una
strega a metterti in guardia? >
< Ariel.. >
< Quella volta hai visto qualcosa, qualsiasi cosa? >
< Perché vuoi saperlo? >
< Bonnie, per favore, dimmelo e basta >
Tentennò alcuni secondi prima di sospirare. < Si,
quando
ti ho toccato la mano ho avuto una visione. C’era Klaus e
c’eri tu. Eri con lui
ed eri una vampira >
Aprii leggermente la bocca, abbassando lo sguardo. < Solo
questo? >
< Ariel, dimmi che sta succedendo >
Feci un passo verso di lei, prendendole le mani nelle mie.
< Dimmi cosa vedi ora > dissi, stringendole le mani.
< Ariel, stai iniziando a preoccuparmi >
Sospirai. < Bonnie, vedi qualcosa? > Chiuse gli occhi,
concentrandosi. Sembrò non accadere nulla fino a quando
Bonnie non lasciò di
scatto le mie mani. < Cosa hai visto? >
< Non ho visto niente, ma.. – scosse il capo
leggermente
– c’era una parola che mi vagava nella testa:
Morte. Cosa sta per succedere?
>
Le voltai le spalle, avvicinandomi alla porta e aprendola. <
Non lo so Bonnie, ma fidati, non sarà niente di bello
> e così abbandonai
casa Bennet.
Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongigiorno e buona Domenica! Come state? Io ho ancora un
pò sonno, dannato cambio d'ora >.< Poi
è uscita una nuova intervista a Joseph mio :3 Mi vogliono
morta, 3 interviste in 4 giorni <3
Ok, passiamo al capitolo, va! Allora.. Ed ecco che si torna a parlare
di feste, e questa volta del ballo di fine anno. Ballo = Disastro =
Possibili Morti, ormai abbiamo iniziato a capire anche noi come vanno
queste cose a Mystic Falls ù.ù Ed infatti.. chi
compare in mezzo a tutta la folla? Klausuccio mio! *_* Ancora una volta
Klaus fa bere il suo sangue ad Ariel.. Cosa comporterà
questa cosa a lungo andare? Oh, lo scoprirete presto!
Vorrei ringraziare chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia
tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori
:)
Bene, vi do appuntamento a Mercoledì con il capitolo sul
ballo.. Ora vado a mangiare un bignè con la crema e finisco
di vedere la Formula1, prima di studiare -.-"
|
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Capitolo 29 *** Capitolo o28 ***
28
Capitolo
28
<
Allora? > chiese la voce stanca di Elena.
Mi guardai ancora allo specchio, storcendo il naso. < Ti
prego, dammene un altro! >
< Ariel, è il decimo che provi! E’ mai
possibile che nessuno
ti stia bene addosso? > chiese Caroline, anche lei stufa.
Il ballo di fine anno si stava avvicinando, per cui avevamo
deciso di andare a fare un po’ di compere per
l’evento. Elena e Care avevano
già una precisa di idea di cosa dover comprare, per questo
non fu loro
difficile trovare l’abito adatto. Non poteva dirsi
così per me. Non sapevo cosa
indossare e il mio ultimo tentativo fu quello di affidarmi alle menti
esperte
delle mie due amiche. Grosso, grosso sbaglio. La loro idea di vestito
non
coincideva per niente con quella mia. Abito troppo lungo, abito troppo
corto.
Abito scollato, abito troppo coprente. Non riuscivamo a trovare una
dannata via
di mezzo e stavamo perdendo la pazienza tutte quante.
< Basta, non ci vengo al ballo! > sbottai, uscendo dal
camerino con il vestito in mano, anch’esso da scartare.
< Ma non dire scemenze, tu al ballo verrai e sarai
stupenda! > esclamò Caroline, passandomi un ennesimo
vestito. Mi bastò
guardarlo per capire quale sarebbe stato l’esito.
< No! > e glielo riconsegnai.
< Perché? Non lo hai nemmeno provato! > disse
Elena
confusa, guardando prima Care e poi l’abito.
< Lo scollo è più lungo di tutto il
vestito, ma ci siamo
impazzite? Avrei il seno completamente di fuori! > spiegai
allibita.
< Ma a Damon piacerebbe > esclamò Care
maliziosa,
provando delle risatine in Elena.
< Caroline, a Damon piace qualunque cosa addosso ad
Ariel, ma sai.. – mi guardò divertita –
credo che la preferisca senza nulla
addosso! >
Rotei gli occhi, facendo loro una linguaccia. < Avete
finito di prendermi in giro? Non voglio rinchiudermi da qualche parte
con Damon
la prossima sera, voglio godermi il ballo – guardai
l’abito tra le mani della
biondina – Vado a cercare qualcos’altro >
Camminai tra i vari stand del
negozio, ma niente attirava la mia attenzione. Più abiti
vedevo e più il mio voler
andare al ballo scemava. Possibile che non trovassi un abito che mi
piaceva?
D’accordo che risultavo molto complicata nella scelta dei
vestiti, ma non
credevo fino a questo punto! Sfiorai i tessuti degli abiti con i
polpastrelli,
guardandomi intorno, fino a quando non mi scontrai con qualcuno.
< Oddio,
scusi ero.. – alzai lo sguardo verso la persona contro cui
avevo sbattuto e mi
morì il fiato in gola – Klaus >
< Ciao zuccherino – sorrise mentre si
guardò attorno – Ti
prepari per il grande evento? >
Deglutii, cercando di vedere se Elena o Caroline stessero
guardando da quella parte. < Non dovresti essere qui –
gli dissi, guardandolo
nervosa – Se ti vedessero.. >
< Se ci vedessero, vuoi dire – disse divertito,
alzandomi
il mento con una mano – Tranquilla, sono troppo prese dal
ballo per potersi
accorgere di me. Mi raccomando, tesoro, voglio che tu sia incantevole
quella
sera. Avremo tanto da festeggiare > disse, avvicinandosi a me,
che
indietreggiai, fulminandolo con lo sguardo. <
D’accordo, vado via, ma prima
– mi porse un abito color rosso accesso – credo che
questo ti starà d’incanto.
E’ la tua taglia >
Guardai l’abito tra le mie mani e quando rialzai lo sguardo
di Klaus non c’era neanche più l’ombra.
Dio, mi ero completamente scordata cosa
in realtà significasse l’arrivo del ballo di fine
anno.
< Ariel! > la voce di Caroline interruppe i miei
pensieri.
< Dove ti eri cacciata? Oh – disse meravigliata Elena
–
hai trovato il vestito > disse, indicando l’abito
datomi qualche minuto
prima da Klaus.
< Oh, ehm.. Si, l’ho trovato >
< Bene, allora possiamo andare? >
< Andare dove? > chiese all’improvviso una
“nuova”
voce.
< A casa, Damon > rispose Elena, guardando Damon.
< Ma sono appena arrivato > disse lui, mettendo il
broncio.
< Povero piccolo – gli accarezzai il viso, facendogli
gli
occhi dolci – E’ appena arrivato >
Mi beccai una sua occhiataccia. < Avete notato qualcosa
di strano? > chiese all’improvviso e a quella domanda
mi irrigidii.
< Strano in che senso? > chiese, corrugando la fronte,
Caroline.
< Sono giorni che io e Stefan percepiamo odore di ibrido
in città, specialmente – mi circondò la
vita con un braccio – nei luoghi in cui
c’è Ariel >
< Vorresti dire che degli ibridi mi stanno pedinando? >
chiesi, inarcando un sopracciglio.
< Controllando, per meglio dire >
< Stai dicendo che.. > iniziò Elena con voce
tremolante.
< Si, Klaus è tornato in città >
< E se vorrà agire, approfitterà del ballo
> Si, stavo
giocando sporco. Davo idee a Klaus per poi spifferarle ai miei amici.
Beh, loro
non sapevano del patto tra me e Klaus.
< Saremmo tutti in pericolo. Deve essere annullato >
proruppe Caroline.
< Finirebbe per scoprire che sappiamo del suo ritorno.
Lasciamogli credere di non sapere nulla, nel frattempo penseremo ad una
strategia
> disse invece Damon.
< Sono mesi che pensiamo ad una strategia, Damon, senza
trovare una via d’uscita > gli feci notare.
< Mai dire mai > disse e quella sua risposta mi
lasciò
senza parole. Che diavolo aveva in mente quel vampiro?
< Cosa ha in mente Damon? > chiesi mentre facevo a
cazzotti con il vestito. “Dio un po’ più
attillato Klaus non lo poteva
scegliere?”
< Non lo so. Non ce l’ha voluto dire > disse
Elena,
comparendo nel bagno, accompagnata dal ticchettio dei tacchi.
< Perché se non rischia di farsi uccidere non
è contento?
> dissi retorica.
< Non sarebbe Damon > mi rispose Caroline, entrando
nella stanza.
< Ciao bionda sexy > la salutammo io ed Elena.
< Ancora in queste condizioni? Su, muovetevi! >
< Caroline, il fatto che tu stessi programmando questa
serata da – presi a contare con le dita – da non so
quante settimane, non
significa che anche noi abbiamo fatto lo stesso >
< Lo so, infatti me ne sto accorgendo – disse,
accomodandosi sul letto – comunque, Ariel, quel vestito ti
sta d’incanto >
“Chissà se lo penseresti anche se ti dicessi chi
lo ha scelto” pensai, ma preferii
rispondere con un semplice < Grazie >
Quando finalmente finimmo di prepararci, ci avviammo verso
l’auto che ci avrebbe portate al ballo. Per tutto il tragitto
non feci altro
che torturarmi le dita, toccarmi i capelli ed il collo o guardarmi in
giro.
< Ehi – disse Elena, mettendo una sua mano sulla mia
–
non dirmi che sei agitata per il ballo? >
Le sorrisi nervosa. “Quanto vorrei dirti la
verità, Elena”. <
Già. Il mio primo ballo di fine anno. Non ci sono mai andata
neanche in Italia >.
Mezza verità.
< Come mai? >
Storsi la bocca. < Non mi attiravano molto >
Il resto del viaggio passò tranquillo tra una risata ed un
po’ di sano gossip. Dopo dieci minuti buoni raggiungemmo la
palestra della
scuola. Un piccolo sorriso comparì sulle mie labbra.
L’ultima festa qui a
scuola si era conclusa con me e Damon che ballavamo un lento. Quanto
avrei
voluto che anche quella serata si concludesse a quel modo.
Scendemmo dall’auto ed entrando nella palestra, io ed Elena
rimanemmo meravigliate di come Caroline, aiutata da altri ragazzi, era
riuscita
ad allestire la palestra quasi come se fosse una sala da ballo di un
immenso
palazzo imperiale.
< Caroline, hai superato te stessa > esclamò
Elena
meravigliata mentre io annuivo.
< Ve lo avevo detto che tutto doveva essere perfetto >
rispose lei orgogliosa.
Sbattei un po’ le palpebre. < Care, questo
è molto più di
perfetto >
< Ok, ora basta o finirete per farmi sentire importante
> disse, facendoci ridere.
Elena si guardò interno. < Qualcuno ha sentito o
visto
Bonnie? Non la vedo >
< In mezzo a tutta questa gente è difficile trovare
qualcuno > le dissi. Avevo la strana sensazione che
l’assenza di Bonnie in
quel momento non fosse del tutto casuale. “Fa che non sia
come penso”
Raggiungemmo i nostri cavalieri, o meglio le ragazze
raggiunsero i rispettivi accompagnatori visto che di Damon non
c’era neanche
l’ombra. “Dio, è come pensavo”
< Ariel, non ho la più pallida idea di dove sia mio
fratello > mi spiegò Stefan, confuso anche lui.
< Non preoccuparti, potrei sapere con chi si trova in
questo momento > gli dissi, prendendo il telefono.
< Ovvero? > chiesero loro.
“To: Damon
Bonnie? E’ questa la
tua strategia?”
<
Vi siete resi conto che manca misteriosamente anche
Bonnie oltre a Damon? Guarda caso – dalle loro facce capii
che non era ancora
chiaro il nesso – E’ lei la sua strategia >
< Non di nuovo! – sbottò Elena arrabbiata
– Non può usare
Bonnie! Potrebbe morire! >
Li guardai non capendo questa volta io, ma non riuscii a
chiedere nulla perché il telefono suonò.
“From: Damon
Non sono tenuto a
risponderti, dolcezza”
“To: Damon
La tua risposta vale
un si. Inoltre, grazie per la buca al ballo!”
Riposi
il telefono in borsa stizzita. < Si, è Bonnie la
sua strategia, ma l’ho appena mandato al diavolo. Non
potrò avere altre
informazioni >
< Ariel.. > iniziò Elena,ma le sorrisi,
facendole
capire che non me ne importava.
< Vado a bere, ho una gran sete! >. Mi dileguai a
prendere qualcosa da bere, decisamente nervosa. Si, Damon anche quando
faceva
del bene sapeva farmi perdere la pazienza!
Il Dj passò un lento e tutte le
coppiette presero ad avviarsi al centro della pista. Ora anche i lenti
presi ad
odiare. Svuotai il secondo bicchiere di birra ed ero pronta a riempirne
un
terzo quando la bottiglia mi venne tolta dalle mani. < Ehi!
> dissi
risentita per quel gesto. “Ma guarda te sto
maleducato!”
< Preferirei che tu non fossi sbronza stasera >
proruppe Klaus, portandosi alle labbra la bottiglia.
< Vale anche per te > gli dissi piccata.
< Zuccherino, non sono un comune mortale che per due
bicchieri perde la testa – sorrise, poggiando la bottiglia
sul tavolo – Ci
vuole molta destrezza per farmi perdere la testa >
Colsi in quella sua spiegazione il senso nascosto della
frase. < Io starei molto attenta a non perderla questa sera
– presi la
bottiglia, portandola alle labbra – C’è
sempre una prima volta > dissi poco
prima di saggiare quel poco del suo sapore rimasto sul bordo della
bottiglia,
mischiato al sapore della birra.
Mi tese una mano, sorridendo divertito. < Un ballo prima
che lo show abbia inizio > Non so cosa mi prese, ma accettai
senza il minimo
indugio, senza la paura di essere scoperta. Poggiai la mano sulla sua e
subito
mi attirò a sé. < Mi piace quello
scintillio nei tuoi occhi – mormorò al mio
orecchio mentre prendemmo ad ondeggiare a tempo di musica – E
avevo ragione nel
dire che questo vestito era perfetto per te >
< Troppo attillato per i miei gusti > gli feci notare,
guardandolo con la coda degli occhi.
< Come mai non vedo il tuo cavaliere? Cosa sta
progettando? >. Mi domandavo quando avrebbe fatto questa
domanda. Attento
come era non poteva non essersi reso conto di quella mancanza.
< Non lo so > risposi, guardando da tutt’altra
parte.
< Stai mentendo >
< Lo so – gli risposi, guardandolo negli occhi
– Non puoi
costringermi a dirtelo >
Sorrise minaccioso. < Tu dici? Ho ibridi sparsi in tutta
la sala, potrei facilmente costringerti invece >
< Ti ricordo che mi hai dato la tua parola d’onore. Te
ne
sei già scordato? > Klaus strinse la mandibola,
stringendo me a sua volta. <
Sono libera di fare il mio gioco, Klaus, e lo sto facendo >
< Potrei sempre romperla, lo hai detto tu:
“c’è sempre
una prima volta” – fu il mio turno di stringere la
mandibola – Attieniti al
patto, zuccherino > disse, lasciandomi andare. La musica si era
interrotta. <
Starei ancora qui con te, ma sai.. lo show deve andare aventi. Nel
nostro caso,
invece, deve prendere il via >
Continua..
Spazio Autrice
( sempre per modo di dire )
Buongiorno! Come state? Io sto a pezzi e sto nervosissima! Sono due/tre
giorni che sto con la febbre e stamani avevo 38, ma sono dovuta andare
a scuola, uno, perchè mamma mi ci ha costretto, due,
perchè avevo un compito.. Sto nervosa perchè gli
intelligentoni di classe mia lo hanno spostato a sabato -.-" Inoltre discuto con mia madre da quest mattina.. Ma va be,
passiamo al capitolo..
Allora.. Le nostre balde giovani vanno alla ricerca del vestito ed
Ariel, picciosa come è, per cercare un vestito ci ha messo
gli anni di Cristo.. Che poi, alla fine, glielo ha trovato Klaus :3 Ha
buon gusto il vampirozzo ibriduccio *.* Vi lascierei il link, ma non lo
ritrovo xD Per cui chi fa parte del gruppo potrà vederlo..
I'm sorry!
E fu così che alla fine giunse il ballo e Damon
mollò una bella sola ad Ariel -.- D'accordo che sta
pianificando di uccidere Klaus con Bonnie, però! Pfff
ù.ù E alla fine Ariel ballò con
Klaus.... Cosa accadrà nel prossimo? Vi dico solo che Damon
verrà 'ferito'.. In che senso sta a voi scoprirlo ;)
Ringrazio tutte coloro che leggono, che recensiscono, che hanno messo
la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli
autori preferiti :)
A Domenica ;)
|
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Capitolo 30 *** Capitolo o29 ***
29
Capitolo
29
<
Starei ancora qui con te, ma sai.. lo show deve andare
avanti. Nel nostro caso, invece, deve prendere il via > disse
Klaus,
guardando verso il piccolo palco in fondo alla palestra.
La musica venne spenta per lasciare il posto ad un ragazzo
che si stava avvicinando al microfono al centro di esso.
Guardò verso la nostra
direzione e al cenno di Klaus prese a parlare.
< Buona sera studenti di Mystic Falls! Spero che il
vostro ballo stia andando alla perfezione. Prima di tutto vorrei fare i
complimenti a chi ha allestito la palestra in questo modo –
partì un grande
applauso. Dio, vista dall’esterno quella scena sembrava
normalissima, invece
nascondeva qualcosa di decisamente orribile – E vorrei anche
far salire sul
palco qualcuno di molto importante, una persona che vi
cambierà la vita. Signori,
un bell’applauso per Klaus >
Tutti i presenti, eccetto me, Elena e gli altri, presero a
battere energicamente le mani mentre Klaus si avviava sul palco. Il mio
peggior
incubo stava prendendo forma. Qualcuno mi tirò lontano da
quella massa di gente
impazzita, o forse soggiogata era il termine più adatto.
Il mio viso si scontrò con due pozze celesti familiarissime.
< Sei qui > mi strinsi a lui con forza. Era ancora vivo.
< Come avevamo previsto agirà oggi > mi
rispose,
sfiorandomi una guancia.
< Cosa ti sta saltando in mente, eh? Che ti serve Bonnie?
> iniziai a chiedergli agitata. Il fatto che Klaus avesse
promesso che non
ci sarebbero stati feriti o morti non mi tranquillizzava affatto.
Avrebbe
sempre potuto uccidere chi tentava di ostacolarlo. O aveva qualcosa in
mente?
< Non posso spiegartelo, Ariel >
Lo spintonai nervosa. < No, ora tu mi dai una fottuta
spiegazione! Che ti sta passando per la testa, Damon? >
Corrugò la fronte. < Hai di nuovo quel luccichio
negli
occhi >
< Chi se ne fotte del mio stupido luccichio! Dimmi che
vuoi fare! Se stai cercando una via di retta per farti strappare il
cuore dal
petto, beh, sappi che ci stai riuscendo! >
< Bonnie, in quanto strega, può incamerare abbastanza
potere per uccidere Klaus >
< La porterà alla morte! Non ci pensi a questo?
>
< Siamo riusciti ad escogitare un rimedio per questo
già
una volta. Trovarne un altro non sarà difficile >
iniziò lui ad
innervosirsi.
< Appunto, una volta! Perché vi state ostinando a
credere
che Klaus sia uno stupido? >
< Dimmelo tu allora cosa dovremmo fare! >
sbottò a
muso duro, parlandomi a pochi centimetri dal viso. Chiusi gli occhi,
abbassando
il capo e mordendomi il labbro. Le sue mani si chiusero a coppa sul mio
viso. <
Sappiamo cosa facciamo e a cosa andiamo incontro. Abbiamo studiato ogni
possibile
scappatoia. Fidati di noi >
Lo guardai ormai con le lacrime agli occhi. < Non voglio
che qualcuno di voi possa perdere la vita. Io – un singhiozzo
mi bloccò – non
sopporterei tutto ciò. Non per colpa mia >. Sperai
davvero che Klaus
rispettasse la parola data. Se qualcuno di loro si fosse fatto male o
avesse
perso la vita, quel rimorso mi avrebbe accompagnato per tutta la mia
vita,
portandomi forse anche alla morte.
< Sta tranquilla, ok? – annuii – Brava
> mi baciò le
labbra. Ed ecco il temutissimo bacio di Giuda. Avevo cercato di non
farmi
baciare da Damon in tutti i modi, ma ora.. ora il senso di colpa mi
stava
divorando dall’interno.
Ritornammo così a guardare e ascoltare cosa Klaus
stesse farneticando.
< Tranquilli, studenti, ancora pochi minuti e tornerà
tutto alla normalità. Sono qui solo per prendere quello che
mi aspetta. Sapete,
quando vuoi qualcosa finisci per volerla così tanto da fare
qualsiasi cosa,
persino tradire chi ti è vicino, tradire coloro che ami e a
cui vuoi bene >
< Dovresti smetterla, sai? > esordì Damon,
approfittando di un momento di silenzio.
< Damon, Damon, Damon. Mi dispiace solo che tu non
sappia, ma tranquillo, a questo rimedieremo tra non molto. Tutti voi
saprete e
ci sarà da divertirsi >
< Ma ti è così difficile da capire che non
otterrai
quello che vuoi? Scordati Elena, scordati Ariel e scordati quei sacchi
di pulci
dei tuoi ibridi. Niente >
Klaus divenne serio ed alzò il braccio, facendo schioccare
le dita. Subito i presenti si unirono, formando una massa compatta, e
vennero
circondati dagli scagnozzi di Klaus. < C’è
sempre un modo per ottenere quel
che si vuole. A volte, sono proprio le occasioni a venirti incontro
> disse,
sorridendo, mentre lanciò una occhiata nella mia direzione.
Damon mi si parò davanti. < Scordatelo. Lei non si
tocca >
Klaus rise. < Sei un povero illuso se pensi questo, ma si
sa come vanno a finire queste cose. L’amore –
scrollò le spalle – che brutto
modo di prendersi in giro. Ma dove è la mia adorata Elena?
>
< Sono qui > disse la sua voce. Stefan, Bonnie, Tyler
e Caroline davanti a lei a mo di scudo “umano”.
< Amo le feste – esclamò Klaus, aprendo le
braccia –
Danno sempre la possibilità di fare le cose in grande, non
credi? >
< Klaus, non ti lasceremo vincere > disse Stefan,
parandosi anche lui davanti alla fidanzata.
< Che cosa romantica. I fratelli Salvatore che
proteggono, o almeno tentano di farlo, le rispettive compagne.
– disse in tono
commosso – E pensare che negli anni ’20, Stefan,
eri molto più divertente nella
tua vera natura, quella del vampiro spietato, dello squartatore.
Perché è
quello che sei in realtà. Io ti conosco più di
quanto in realtà tu non creda >
< Scemenze. Niente di tutto quello che dici potrà
farmi
desistere > ribadì Stefan.
< Pensa quello che vuoi, ma basta vedere come reagisci e
come ti comporti dopo che ingerisci sangue umano. Ora datemi Elena
– e nel
dirlo guardò me – O giuro che li uccido uno per
uno > Lo guardai
preoccupata. Mi aveva presa in parola. C’è sempre
una prima volta, anche per
non mantenere fede alla parola data. Vedendo che nessuno si muoveva, ma
si
stringeva sempre più a me ed Elena, Klaus
sospirò. < Uccideteli >
< No! > urlammo sia io che Elena per farlo desistere.
< Otterrai quel che vuoi, Klaus, me > esclamò
Elena,
attirando su di sé tutti i nostri sguardi sbalorditi.
< Ottimo > esclamò Klaus prima di scattare
verso di lei
velocemente e attirarla a sé, allontanandosi svelto.
< Per quanto riguarda
voi, beh, vi posso lasciare morire per mano dei miei ibridi >
Quando
ormai era certo che Klaus non avrebbe rispettato la
parola data, qualcosa cambiò le carte in tavola.
Improvvisamente tutti i
vampiri di Klaus, lui compreso, si piegarono a terra tenendosi la testa
doloranti. A comparire dalla porta della palestra fu Bonnie, con una
mano tesa
in direzione dei vampiri e con lo sguardo concentrato. Forse non era
tutto
perso, c’era ancora la possibilità di salvezza!
< Te lo avevamo detto che non avresti vinto >
esclamò
Damon, ghignando.
Seppure soffrendo, Klaus alzò lo sguardo verso di noi, anche
lui con un ghigno sul viso. < Pensi che.. non abbia.. preso..
precauzioni?
>
Non capimmo bene cosa volesse dire fino a quando non iniziai
a respirare con difficoltà. Qualcosa premeva contro il mio
petto, impedendo ai
miei polmoni di riempirsi d’aria. Stavo soffocando
dannazione! Mi aggrappai al
braccio di Damon, che subito mi prese tra le braccia preoccupato.
< Ariel!
Ariel che ti prende? – guardò Klaus –
Cosa le stai facendo? >
< Ve lo avevo detto che non mi avreste trovato
impreparato. Se uccidete me, ucciderete anche lei >
Damon guardò Bonnie. < Fa qualcosa! Rompi il legame!
>
le urlò contro.
Bonnie deglutì, scuotendo il capo. < Non
c’è nessun
legame magico >
< Perché usare la magia quando
c’è un metodo ancora più
semplice ed interessante come lo scambiarsi il sangue? >
< Che stai blaterando lurido bastardo? > disse Damon
ormai
privo di calma mentre pian piano la pressione sul petto diminuiva. A
ogni
piccola quantità d’aria che inspiravo, i polmoni
bruciavano.
< Ti sei mai chiesto perché dove c’era
Ariel c’era sempre
odore di ibrido? O perché ci fosse sempre odore di sangue?
– ghignò – Inizi a
capire, ora, perché spesso non sembrava neanche
più la piccola, dolce ed ingenua
ragazzina che conoscevi? >
< Ti ammazzo, giuro su Dio che ti ammazzo con le mie
mani! >
Klaus si rimise in piedi, stringendo nuovamente a sé Elena.
<
Tranquilli, ho promesso che non l’avrei uccisa e che nessuno
sarebbe morto o
rimasto ferito. In cambio, però, avrei ottenuto quel che mi
serviva. Sapete che
mantengo le promesse, sono un uomo d’onore >
< Ti ammazzerò >
< Fallo e, come già detto, anche Ariel
morirà. Diciamo
che lei è la mia assicurazione sulla vita > Lo dovevo
capire che quel
continuo obbligarmi a bere il suo sangue avesse qualche fine nascosto.
Sapeva
che avrebbero cercato di ucciderlo e quale miglior modo per uscire
fuori da
quel posto se non attraverso quale ingegnoso sotterfugio? <
Bene, potrei
anche andare visto che se mi fate qualcosa ciò si
rifletterà su di lei. Non vi
incito ad uccidere i miei vampiri perché potrei arrabbiarmi
anche su quello >
Klaus, tenendo Elena stretta a sé, prese ad allontanarsi,
avvicinandosi alla
porta della palestra, quando ad un tratto si fermò,
voltandosi. < Stavo
dimenticando una cosa importantissima – tese una mano avanti,
verso di me –
Ariel, cara, possiamo andare adesso >
Deglutii, stringendo i pugni. < Cosa ti serve Ariel, eh?
>
disse Damon, mettendosi davanti a me.
Klaus lo guardò divertito. < Ariel, il patto
è stato
rispettato. Non vuoi assicurarti che io lo rispetti fino alla fine?
>
Damon e Stefan si voltarono verso di me. < Che patto? >
Li guardai non sapendo cosa dire. Era giunto il momento di
confessare tutto quanto. A rispondere, però, fu ancora
Klaus. < È stato un
patto molto semplice, basta vedere come stanno andando le cose in
questo
momento per capire di cosa si tratti >
Stefan mi guardò incredulo. < Gli hai consegnato
Elena –
mormorò – Tu gliel'hai consegnata! >
urlò poco prima che sia lui che Damon
cadessero a terra in preda a dolori.
Guardai Klaus. < Cosa gli stai facendo? Lasciali subito!
>
< Zuccherino, andiamo? > incitò lui, ignorando
completamente la mia domanda. Subito, però, sia Damon che
Stefan smisero di
lamentarsi. Respiravano, seppur a fatica.
Presi a muovere alcuni passi fino a quando non raggiunsi
Damon, steso a terra. Mi piegai sulle ginocchia pronta ad accarezzargli
il viso,
ma scacciò via la mia mano. < Damon.. >
< Non parlare, non devi parlare – alzò lo
sguardo verso i
miei occhi. Fredde pozze di ghiaccio, ecco cosa erano in quel momento i
suoi
occhi – Ci hai tradito, hai tradito tutti noi, consegnando
Elena a Klaus! >
Sapevo che forse non avrebbe mai creduto a quanto stavo per
dirgli. < Capirai presto tutto quanto. Ogni singola cosa >
< Non mi interessano più le tue parole, non mi
interessi
più tu! E ora va via con il tuo Klaus >
sputò velenoso mentre dentro mi
sentivo morire.
Mi rimisi in piedi e mi avvicinai alla porta. L'aprii e
guardai ancora una volta Damon. < Fidati di me se puoi >
Damon scosse il capo. < Non so che farmene delle tue
parole. Hai tradito i tuoi amici, hai tradito me!
>
< Lo so e mi dispiace – nuovamente la voce di Klaus mi
chiamò, incitando ad andare – Devo..devo andare
> e svelta corsi via.
Raggiunsi l’auto e guardai Elena venir chiusa nel
portabagagli priva di coscienza. Mi morsi con forza il labbro, avrei
rischiato di
scoppiare da un momento all’altro.
< Non avvelenarti troppo l’anima, zuccherino. Presto
niente ti toccherà più, sarà come
spegnere ogni sentimento. – lo guardai con
gli occhi lucidi, serrando la mascella – Ora andiamo, ci sono
svariati ibridi
da creare >
Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno, Buona Domenica, Buon Primo Aprile e Buon Pesce D'Aprile...
Miii, non finivo più! Cooomunque.. Come state? Spero bene..
Allora, cercherò di non dilungarmi perchè ho un
doppio full immersion.. Storia e Matematica, specialmente in
quest'ultima...
Per cui.. iniziamo.. Prima di tutto, rileggendo, mi sono resa conto che
non si è capito in cosa consiste sto benedetto patto.. In
pratica Ariel promette a Klaus un tot di sangue di Elena in cambio che
Klaus vada via.. E fin qui ci eravamo arrivati tutti.. Tuttavia, ci si
domanda, si, ma che ruolo ha Ariel in tutto ciò? Ariel,
attraverso quel patto, è come se giurasse
'fedeltà' a Klaus, ovvero avrebbe fatto tutto quello che
poteva affinchè Klaus riuscisse nel piano.. Ecco spiegato il
perchè Klaus imbottisce Ariel con il suo sangue.. Il nostro
ibriduccio ha colto la palla al balzo e così facendo si
è garantito la salvezza.. Miii.. rileggere sto capitolo
pensando alla 3x18 mi fa gasare :3 Per la serie, io già
avevo scritto della Discendenza :'3 Mi amo xD
Cooomunque.. Elena è stata presa da Klaus.. Damon e Stefan
hanno scoperto il piano.. E Damon si è sentito ferito da
Ariel.. Tutto ciò ha un suo perchè ;)
Vorrei ringraziare chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia
tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori..
Spero che il capitolo non vi abbia annoitati! Per qualunque cosa mi trovate nel gruppo sotto ;)
A Mercoledì!
|
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Capitolo 31 *** Capitolo o30 ***
30
Capitolo
30
Durante
il trasporto di Elena dalla palestra alla casa di
Klaus rimasi in perfetto silenzio, troppo presa nel pensare a tutto
quello
accaduto fino a quel momento, alle parole di Damon. Dio, Damon. Alzai
lo
sguardo per non lasciare alle lacrime la possibilità di
bagnarmi le guance, ma
fu del tutto inutile. Avevo tradito tutti, ma era per il loro bene.
L’unico
modo per far andare via per sempre Klaus da qui, per farlo smettere di
minacciare chiunque, era dargli ciò che voleva. Il sangue di
Elena. Glielo
avrei dato e lui sarebbe andato via. Stavo sbagliando? Si, ma ero
comunque in
buona fede.
Quando raggiungemmo l’esterno dell’abitazione Elena
aveva iniziato a riprendere
i sensi. Fu qualcosa di decisamente intollerabile vederla portare in
una stanza
della casa adibita a “camera trasfusioni”. Tutto
quello di cui Klaus aveva
bisogno per fare una trasfusione era in quella stanza, ogni forma di
macchinario. Le bloccarono i polsi in modo che non scappasse e, dopo
aver
inserito l’ago nel braccio, la sedarono.
Mi allontanai a gran passi da lì, chiudendomi in quella che
per svariati giorni
era stata la mia stanza. Tutto era ancora come lo avevo lasciato.
Rovesciai
tutto quello che vi era sopra il tavolo, facendolo cadere per terra. Mi
spostai
davanti allo specchio. Avevo ribrezzo persino nel vedere il mio
riflesso, così
per porre fine a tutto tirai un pugno alla sottilissima lastra di
vetro, che si
frantumò, finendo per terra e tagliandomi la mano. Subito
portai l’altra mano
su quella ferita. La mano pulsava dolorosamente e facevo persino fatica
a
muoverla, tutto a causa delle schegge di vetro che si erano conficcate
nella
carne.
I passi provenienti dal corridoio mi avvisarono che
qualcuno, probabilmente Klaus, stava sopraggiungendo, forse richiamato
dal
rumore e dall’odore del sangue.
< Non credi di star esagerando? > preferii di gran
lunga non rispondere per cui, abbassato lo sguardo verso la mano,
cercai di
estrarre i vari frammenti di vetro. < Non è
distruggendo questa stanza che i
tuoi amici torneranno a fidarsi di te > Mi voltai verso Klaus
furiosa e con
le mani strette a pugno. Quella fu decisamente una pessima, pessima
mossa. I
frammenti finirono ancora più in profondità,
facendo aumentare anche il dolore
a dismisura. Strinsi gli occhi per non far uscire alcun lamento dalle
mie
labbra. < Stupida ragazzina > completò Klaus,
avvicinandosi a me. <
Mostrami la mano – lo guardai, fulminandolo – Non
farmi essere sgarbato >
< Lo sei già stato prendendo me come polizza
assicurativa
per la tua vita > gli risposi piccata.
Mi prese con forza la mano, facendomi gemere dal dolore. <
Zuccherino, ho più di mille anni. Credi che qualcuno possa
fregarmi due volte?
Una posso anche concedergliela, ma non una seconda. Sapevo che la
strega ed il
tuo dolce vampiro stavano progettando qualcosa. Gli umani soggiogati
passano
inosservati a differenza di qualche creatura magica. – tolse
un frammento di
vetro dalla mia mano con pochissima delicatezza – Eri la
persona più indicata
per salvare la mia vita >
< Non era nel patto > gli risposi seccata.
< Diciamo che era una piccola clausola che ho dimenticato
di citarti > rispose, abbozzando un piccolo ghignò.
< Comunque – tolse
l’ultimo frammento – ti sei lacerata alcuni nervi
>
< E con questo? >
< Non so quanto ti riuscirà possibile muovere la
mano, a
meno che.. >
< Io non beva il tuo sangue, giusto? No grazie, non credo
di tollerare più il tuo sangue >
< Allora continuerai a perdere sangue fino a quando non
verrai pregando da me per darti un po’ di sangue.
Riacquisterai forza e la tua
mano migliorerà >
< Sei proprio un bastardo. Non sono una tua marionetta e
né tanto meno farò quello che tu vuoi >
< Il patto non l’ho voluto di certo io >
sorrise
soddisfatto, sapendo di avere perfettamente ragione.
< Va al diavolo > gli risposi semplicemente.
< Zuccherino, fidati, sono stato all’inferno, ma
persino
il Diavolo aveva paura di me >. Aveva ancora in mano un
frammento e con
quello si incise il polso, da cui subito il sangue prese a sgorgare
copioso. <
Ultima possibilità > Guardai il suo polso, poi la mia
mano da cui colava il
sangue, e ancora il suo polso. Perché ogni volta che davanti
ai miei occhi si
presentava il sangue di Klaus, la mia mente scattava subito, pensando
“Bevi!
Bevi! Bevi!”. Dio, stavo diventando una drogata di sangue
senza neanche essere
un vampiro! Klaus colse con molta facilità quel pensiero e,
sporcandosi un
polpastrello con del sangue, lo passò sul mio labbro,
sporcandolo. Un lungo brivido
scosse tutto il corpo. < Cedi, Ariel, cedi e prendi il mio
sangue >
Scossi il capo. < Lascia che la parte più nascosta ed
oscura di te prenda il
sopravvento – lo guardai, corrugando la fronte –
Non bisogna essere dei vampiri
per avere una parte buona ed una cattiva. Ognuno di noi, essere umano o
creatura magica essa sia, ce le ha. Il mio sangue con te fa in modo che
la tua
parte più oscura, quella da sempre rilegata nel profondo,
prenda il
sopravvento. Il potere affascina chiunque, nessuno ne è
escluso. Basta solo
capire in che modo farla venire fuori > Respiravo affannata,
cercando di
resistere con tutte le forze. < Oh, si è chiusa la
ferita, che peccato >
< Per.. Per favore > dissi a denti stretti.
< Cosa, tesoro? Non ti ho sentito >
< Ho.. Bisogno.. Di quel sangue >
< Mi dispiace, ma.. >
< Qualunque cosa! – esclamai, interrompendolo
– Farò
qualunque cosa >. “Ariel, perché ti cacci
sempre in guai più grandi di te?”
< Vuoi il sangue? – annuii – E allora
vienilo a prendere >.
Feci un passo pronta ad afferrare il suo polso quando, beh, fece
qualcosa che
non mi aspettavo proprio. Portò si il polso alle sue labbra,
ma, una volta
morso, non me lo porse. Il rivolo di sangue che gli colò
dalla bocca lungo il
mento fu ciò che mi fece capire cosa volesse che io facessi.
Non potevo, quello era decisamente troppo. Non ero una
bambolina che gestiva a suo piacimento! Mi morsi il labbro e il sapore
del
sangue di Klaus invase il mio palato. Mi ero scordata dal labbro
intriso di
sangue. Quella voglia, dopo quel gesto, crebbe a dismisura, facendomi
piegare
su me stessa ansante. Poche ampie falcate colmarono la distanza che mi
separava
da Klaus. Gli presi il viso tra le mani e subito la mia bocca
cercò le sue
labbra, il sangue contenuto fra di esse. Il sangue, procedendo lungo la
mia
gola, donava sollievo ad ogni singola fibra del mio corpo. Gli leccai
persino
le labbra per non perdere neanche una goccia. Respirai affannata contro
le sue
labbra mentre lo guardai negli occhi.
< Ti senti meglio adesso? >
Lo guardai ed un ghigno si formò sulle mie labbra. <
Decisamente – parlai con voce bassa che a stento riconoscevo
come mia – Ora,
però, pensa ad usare questa boccuccia per fare altro
> gli dissi mente una
mia mano si intrecciava tra i suoi capelli, riposando le labbra sulle
sue.
Klaus mi strinse i fianchi con forza, sbattendomi contro il muro della
stanza.
Non potevo essere io quella che in quel momento era completamente
avvinghiata a
Klaus. No, mi rifiutavo di crederlo, eppure.. eppure era
così! Ero io quella
che stava rispondendo con foga ai suoi baci, ero io quella che secondo
dopo
secondo lo stava spogliando dei suoi abiti ed ero sempre io quella che
si stava
facendo spogliare da lui. Forse Klaus aveva ragione. Il suo sangue
faceva
uscire la parte di me malvagia, la parte di me che non si faceva
problemi a
tradire, a mentire.
Dottor Jekyll e Mister Hyde! Chi delle due era quella
reale? L’Ariel tranquilla o questa?
La mia mente non ebbe altro tempo per pensarci perché le
labbra di Klaus,
impegnate a vezzeggiare il collo, glielo impedirono. Gli strinsi i
capelli con
la mano ormai guarita mentre l’altra passò su
tutto il suo petto, prima di
stringersi contro la sua schiena. Per avere più di mille
anni diciamo che se li
portava estremamente bene. Le gambe si serrarono intorno ai suoi
fianchi e le
sue mani si chiusero sui miei glutei. La superficie dura e fredda del
muro
venne sostituita da quella morbida del letto su cui Klaus mi aveva
depositato.
Lasciai che si sistemasse tra le mie gambe nuovamente, prima di cercare
avida
le sue labbra.
< Era appunto di questo che parlavo > proruppe Klaus
prima che la sua lingua passasse lungo tutto il mio busto, facendomi
inarcare
la schiena.
Ribaltai la posizione, stanca di tutto quel perdere tempo.
Quel gesto lo sorprese parecchio. < Te lo avevo detto, non sono
una
marionetta > gli sussurrai sulle labbra, prima di mordergli il
collo.
Quello che avvenne dopo, i baci, le carezze, le spinte, tutto, persino
i
sospiri, erano diversi. Non erano paragonabili a quanto accadeva con
Damon.
Forse, semplicemente, era dovuto al fatto che in quel momento, in quel
letto,
non ero con Damon, ma con un altro uomo, o vampiro che dir si voglia.
Probabilmente non era neanche l’Ariel di Damon a fare tutto
ciò. Ecco cosa..
Ero divisa in una Ariel destinata a Damon e in una destinata a Klaus.
Chi delle
due avrebbe avuto la meglio?
Portai la testa più e più volte
all’indietro per via del
piacere che in quel momento provavo e più andavo avanti e
più il piacere
diventava insostenibile. Persino tenere gli occhi aperti si rivelava
faticoso.
Inarcai la schiena nel momento in cui il piacere esplose in tutte le
fibre del
corpo, piacere che venne ampliato dai denti di Klaus che penetrarono la
pelle
del collo.
Il respirò andò calmandosi a poco a poco,
lasciando nel mio corpo un senso di
stanchezza e torpore. Restai con gli occhi chiusi, godendomi la scia di
baci
che le labbra di Klaus stavano lasciando sul mio collo, fino al petto.
Gli sfiorai il viso con i polpastrelli di una mano, obbligandolo poi ad
alzare
il viso. < Cosa vuoi da me, Klaus? > gli chiesi. Ogni
cosa aveva un fine
in quello che Klaus faceva, anche quello doveva averlo.
< Secondo te? >
Socchiusi leggermente gli occhi. < Non fare questi giochi
stupidi con me >
< Sei troppo seria >
< Seria? Se fossi stata seria ti avrei piantato un
paletto nel cuore invece di venire a letto con te per del sangue
> sbottai
seria, spingendolo via da sopra di me.
A Klaus la risposta ed il gesto non piacquero e scatto verso
di me, ma qualcosa lo bloccò. Ringhiò con forza,
smostrando il viso. Spalancai
gli occhi sorpresa ed impaurita. < La collana blocca i miei
movimenti >
inclinò il capo, socchiudendo gli occhi.
< La collana è la mia polizza assicurativa >
Klaus si alzò dal letto e, rivestitosi, si avviò
verso la
porta. < Perché ti voglio con me? Sembrava di essere
stato chiaro con te in
passato. Ti voglio, punto. Ed ora, se permetti, ho una donatrice che mi
aspetta
>
< E se Damon o Stefan venissero qui a riprendersela? >
Era pur sempre qualcosa di molto probabile.
< Le streghe sono utili per questo. In questa casa nessun
vampiro, lupo o strega può entrare. Eccetto me ed i miei
ibridi >
< Hai creato una sorta di barriera > non mi rispose,
uscì solamente dalla stanza, lasciandomi lì sul
letto.
Mi misi svelta in piedi e mi fiondai in bagno per farmi una
doccia. Quando uscii dalla doccia mi soffermai davanti allo specchio.
La mano
era appena guarita e di distruggermela nuovamente non era un gran bella
cosa da
fare. Osservai il mio riflesso. Ero io, ma al tempo stesso non ero io.
Forse
era la volta buona che avrei iniziato a capire Uno, Nessuno e Centomila
di
Pirandello.
Ritornai in camera e mi vestii svelta.
Presi il telefono, componendo un messaggio.
“To: Damon
Vi ho tradito, lo so, ma non credere che per me sia stato facile. Non
ti sto
neanche a spiegare perché l’ho fatto, tanto non mi
crederesti. Ma fidati di
quello che sto per dirti. Non provate a entrare in casa di Klaus.
E’ protetta.
Nessuno dall’esterno può entrare.
Per quanto riguarda Elena, sta bene. Klaus non vuole ucciderla, non
è nei suoi
piani. Tra qualche giorno tornerà da voi sana e salva. I
patti sono patti.”
Sperai che Damon mi credesse, e perché no, che mi
rispondesse anche, ma
sapevo che era una cosa altamente improbabile. Eppure..
“From: Damon
Dovrei crederti dopo
quello che è successo questa sera? Mi dispiace, ma la
nostra, la mia fiducia te
la sei giocata”
“To: Damon
Non fare l’imbecille, Damon. Volete veramente rischiare la
vita? Fatelo, ma
dopo non piangete per le conseguenze”
Strinsi con forza il telefono tra le dita, cercando di non
fare altri
danni.
“To: Damon
Non volevo riconquistare
la tua fiducia, inoltre. Era solo un avvertimento a cui non vuoi
prestare
attenzione. Non sono problemi miei “
Spensi svelta il telefono, non volendo né leggere
né sentire niente che
riguardasse Damon. La stanza era stata magicamente rimessa in ordine.
Niente
più oggetti o vetri a terra. Sussultai per via di un
pensiero che in quel
momento passò nella mia mente.
Ghignai, forse un modo per riparare tutto c’era
ancora.
Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
*si avvicina con cautela, brandendo uno scudo* Fatevi sotto! Non ho
paura di voi! *si finge coraggiosa*
Comunque, buongiorno! Scusate il ritardo ma il pc di Lisa_Pan non mi
leggeva Word, per cui ho dovuto aspettare di tornare a casa.. Altra
cosa.. VACANZE, almeno fino al 12..
Ma passiamo al capitolo.. Prima di tutto, non mi trucidate Ariel, ve ne
prego.. Lo ha ribadito molte volte all'interno del capitolo Ariel,
è lei, ma al tempo stesso è come se non lo fosse.
Il sangue di Klaus ha creato in lei assuefazione, portando alla luce il
suo lato 'cattivo'. Abbiamo una sorta di doppia personalità,
tipo quello che sta accadendo in Alaric nel telefilm, solo che Ariel
è cosciente di tutto.. Ma alla fine.. Cosa avrà
in mente Ariel? A voi la parola..
Ringrazio chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori.. Spero che
il capitolo vi sia piaciuto e di vedere qualcuna di voi nel gruppo di
FB :) Ora mi vado ad allungare sul letto che ho sonno xD
A Domenica!
|
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Capitolo 32 *** Capitolo o31 ***
Capitolo
31
Quando
la mattina seguenti mi alzai dal letto, la prima cose
che mi imposi di fare era controllare dove fosse Klaus. Controllando in
tutta
casa, non vidi tracce né di lui né dei suoi
scagnozzi.
Era l’occasione perfetta per agire. Scesi al piano inferiore,
dove era situata
la stanza “prelievo” in cui era stata sistemata
Elena. Raggiunta quasi la porta,
intravidi la figura di uno dei tanti compari di Klaus. Jordan, se non
ricordavo
male.
< Jordan > lo salutai, fermandomi vicino a lui.
< Mia signora > salutò lui, facendomi storcere
il
naso. Odiavo quel soprannome, ma Klaus avevo obbligato tutti loro a
chiamarmi
in quel modo.
< Sai che non voglio che mi chiamate in quel modo, ma
comunque – mi guardai attorno – dove è
il resto degli abitanti di questa casa?
>
< Sono andati a controllare alcune zone limitrofe. Sono
partiti questa mattina >
< E per quanto tempo dovrebbero mancare? > chiesi
mentre mi avvicinai alla porta.
< Faranno ritorno nel tardo pomeriggio >
Annuii, sfiorando la porta con le dita. < La ragazza,
invece, come sta? Klaus ha già iniziato a prelevare il
sangue? >
< La ragazza sta bene e si, ha incominciato >
< Vado dentro > dissi, aprendo la porta ed entrando
svelta.
Quando chiusi la porta, Elena alzò il viso, incrociando il
mio sguardo. < Ariel.. >
< Elena > dissi, avvicinandomi a lei.
< Ariel, tu.. Come hai potuto farci questo? > Roteai
gli occhi e controllai a che livello fosse arrivata la sacca.
“Mezzo litro”.
< Ariel, perché? > continuò lei
incalzante. Le diedi le spalle, passandomi
una mano tra i capelli. Avevo bisogno di fare mente locale o il mio
piano non
avrebbe avuto successo. Si, forse il piano avrebbe avuto il successo
sperato.
Tutto girava intorno al ritorno di Klaus e dei suoi compagni. <
Ariel.. >
< Sta zitta! – dissi a muso duro ad Elena, che subito
si
zittì. Mi avvicinai al ripiano dei medicinali e, preso un
po’ d’ovatta, la
bagnai con del disinfettante – Credevi davvero che mi potesse
interessare
qualcosa di voi? Mi avete mentito dal primo istante, negandomi la
verità. Ho
dovuto aspettare che Ray morisse per avere tutte le risposte >
dissi,
mantenendo un tono ostile, e premetti l’ovatta sul punto in
cui l’ago penetrava
nella sua vena, sfilandolo.
< Ma che.. > svelta le tappai la bocca con una mano
mentre con l’altra le mimai di fare silenzio, picchiettandomi
subito dopo
l’orecchio e indicando verso la porta. Elena, dopo un momento
di smarrimento,
prese a parlare nuovamente. < Non volevamo coinvolgerti visto
che non ne
sapevi niente! >
Gettato il tutto nel cestino, estrassi dalla tracolla che avevo con me
una
siringa ed una boccetta contenente verbene mischiata a dello strozza
lupo.
Riempii la siringa con il contenuto, facendo subito dopo uscire
l’aria
contenuta in essa. Elena, dal canto suo, continuava a non comprendere
quanto
stessi facendo. < Non mi importa più nulla ora. Klaus
mi da tutto quello di
cui ho bisogno > Aiutai Elena ad alzarsi da quella sottospecie
di lettino
sul quale era stata allungata fino a quel momento e ci avvicinammo ad
un angolo
della stanza, vicino alla porta. Le feci ancora segno di fare silenzio.
Girai
il capo verso la porta, prendendo un bel respiro. < Jordan,
entra! C’è un
problema! > chiamai a gran voce il lupo appostato dietro alla
porta. Questo
subito entrò nella stanza, allarmato dal richiamo. Non
vedendo più Elena stesa
sul lettino, il suo sguardo saettò su di me, in piedi
accanto a lui. < Mi
dispiace > dissi solamente, prima di conficcargli la siringa nel
collo,
iniettandoli tutto il contenuto. Strabuzzò gli occhi,
spalancando la bocca,
prima di cadere a terra privo di sensi. Camminai fino alla soglia della
porta
e, sporgendo il capo, controllai che non arrivasse nessuno. Mi voltai
così
verso Elena, ancora in piedi ferma a fissare l’ibrido a
terra. < Vieni,
prima ci muoviamo e prima tornerai dai tuoi amici – Elena
continuò a
boccheggiare, incapace di parlare – Elena, andiamo! >
mi avvicinai a lei e
le presi un polso, tirandola in modo che camminasse.
< Dove.. Dove stiamo andando? > chiese lei, cercando
di mantenere il passo.
< Ti sto portando via da qui >
< Perché? >
Voltai il capo verso di lei. < Ti stai chiedendo veramente
perché io ti stia salvando? > le chiesi perplessa.
< Se volevi rimanere
su quel lettino a fare da sacca vivente, bastava dirlo >
< No, questo mai, ma prima stringi il patto con Klaus,
poi non lo porti a termine. Non capisco >
< Elena, Klaus voleva solamente il tuo sangue. Ora ne ha
mezzo litro, se lo farà bastare >
< Io.. >
Mi fermai di scatto, voltandomi verso di lei. < Elena,
quando ti ho detto di stare zitta prima non stavo scherzando >
le dissi
sarcastica. Tutte quelle domande mi stavano decisamente dando il
nervoso.
Riprendemmo
a camminare in perfetto silenzio. “Wow, mi ha
presa in parola” pensai dato il totale silenzio di Elena.
< Posso chiederti solo una cosa? > “Ecco, come
non
detto”
< Dimmi >
< Dove stiamo andando? >
< Fuori dal quartier generale di Klaus. Non potevamo
passare per la porta principale. Tutto è costruito su alcuni
cunicoli e grotte
fra loro collegate. Non so, però, dove sbucano >
< Come sai di questi passaggi? >
< Durante il periodo che ho dovuto passare qui, in
qualche modo dovevo trascorrere le giornate >
Calò nuovamente il silenzio. Questa volta però
era
insopportabile e decisi di dare qualche spiegazione.
< Ricordi quando Katherine ci disse che sapeva come
uccidere Klaus? Beh, aveva ragione. Andammo a cercare questa arma e
giungemmo
in un cimitero nel Carolina. Cercammo in tutte le cripte fino a quando
non
trovammo quella giusta. La nostra arma contro Klaus era un vampiro
>
< Un vampiro? >
< Per la precisione un vampiro originario. Mikael. –
la
guardai con la coda dell’occhio – Era il padre di
Klaus. Peccato, però, che
Klaus ci ha colte nel fatto e ci ha
prese. Katherine è riuscita poi a fuggire mentre io, beh, ho
passato alcuni giorni
qui
< Come siete arrivati al patto? >
< Saputo che non voleva ucciderti, ma che voleva solo il
tuo sangue, ho provato a giocarmi questa carta. Lui otteneva quel che
voleva,
ma una volta ottenuto avrebbe dovuto lasciare la città.
Nessun morto, nessun
ferito >
< Ma ora tu non stai rispettando i patti! >
< Diciamo che l’ho rispettato per un terzo. Klaus
avrebbe
dovuto prendere da te uno, massimo un litro e mezzo di sangue >
< Klaus si arrabbierà e verrà a cercarci!
Siamo di nuovo
punto e a capo >
Rallentai il passo. < Diciamo che ho provveduto anche a
questo imprevisto – Elena mi guardò confusa
– Se fossi stata io a non
rispettare a pieno i patti, Klaus avrebbe avuto la mia vita >
Elena smise di respirare. < Cosa? Ariel, no! Perché?
>
< Perché in questo modo vi avrebbe lasciato stare!
>
< Non lo farà, Ariel! >
< La parole d’onore contano di più per lui
che per noi >
le spiegai, abbozzando un sorriso. Finalmente raggiungemmo
l’uscita di quei
cunicoli, ma dovemmo spostare alcune rocce. La luce del sole mi
accecò per un
momento. Alzando lo sguardo ci imbattemmo nell’abitazione di
Damon e Stefan.
Prima che Elena potesse correre verso quel posto per lei sicuro, le
bloccai un
polso. < Non dire nulla a Damon, Elena. Non dirlo a nessuno, per
favore >
< Ariel .. >
< Ti prego! >
Sospirò, arrendendosi. < Ok, lo prometto >
Le sorrisi, lasciandole il polso. Mosse alcuni passi in
avanti, ma subito si fermò. Fu il suo turno di prendermi il
polso e tirarmi
verso l’edificio. < Elena! No! >
< Non ti voglio sentire >
Mi lasciai condurre da lei e, arrivate davanti alla porta,
Elena l’aprì. Come sempre quella porta era aperta.
La vidi correre lungo il
corridoio fino a giungere davanti alla soglia del salone. Lì
si fermò e un
ampio sorriso si disegnò sulle sue labbra.
< Elena! > esclamò la voce stupita di Stefan,
che
subito corse verso di lei, abbracciandola stretta. Le fece fare un giro
completo prima di riposarla a terra e prenderle il viso tra le mani.
< Come
hai fatto a scappare? Stai bene? Ti ha fatto qualcosa? >
Stefan iniziò a tempestarla di domanda sulla sua salute. Per
zittirlo Elena decise di baciarlo. < Ora, fa silenzio, ok?
– Stefan annuì –
Mi ha aiutata Ariel > disse, voltando il volto verso di me,
rimasta fuori
dalla porta.
< Come.. ? >
Sollevai le sopracciglia, abbozzando un sorriso. <
Così
sembra > Stefan si parò davanti a lei e subito dopo
anche Damon. Alzai le
mani. < Tranquilli, non sono qui per opera di Klaus. –
sfregai le mani –
Bene, voi avete Elena e non avrete più a che fare con Klaus
>
< Ne sei sicura? O stai cercando di farci abbassare la
guardia per il tuo dolce Klaus? > sputò velenoso
Damon, ferendomi.
< Damon! > lo ammonì Elena.
Damon la guardò sconcertato. < Fammi capire, la stai
difendendo dopo quello che ha fatto? Io non ti capisco! >
< Tu non sai! >
< Cosa? Cosa non so?>> le rispose lui a muso duro.
< Elena, lascia stare – interruppi quella discussione
–
Bene, io qui ho finito. Cercate di non mettervi in altri guai troppo
grandi di
voi d’ora in poi > sorrisi leggermente. < Beh,
è stato bello conoscervi,
ma non credo che tra me e voi ci sia più altro da spartirsi
>
Elena spostò da davanti a sè Stefan e Damon,
correndo verso
di me e abbracciandomi. < Sei una stupida! –
mormorò al mio orecchio – Una
incosciente! Ti voglio bene, Ariel. Nonostante tutto io ti voglio bene
>
Ricambiai la sua stretta. < Ti voglio bene anche io, ma
ora non piangere perché piango anche io altrimenti >
Sciolsi l’abbraccio e sorrisi un’ultima volta ad
Elena,
prima di allontanarmi dalla pensione. Camminai fino a quando i fitti
alberi del
bosco non mi inghiottissero in essi.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Buongiorno e BUONA PASQUA A TUTTI VOI ! :) Spero che mangerete
tantissime uova.. Beati voi, io non ne ho ricevuta manco mezza
ç____ç Voglio l'uovo della
Kindeeeeeeeeeeeeeeeeeer !
Ok, dopo questo sclero paquale, passiamo al capitolo.. Scoperto il
piano 'suicida' di Ariel.. Liberare Elena e fuggire via.. Cosa
comporta? Beh, Ariel non sta rispettando i patti e questo
avrà una ripercussione.. Diciamo che Ariel sta 'dolcemente'
consegnando la sua vita a Klaus..
E fu così che Elena tornò alla pensione dai due
vampirozzi Salvatore, che, come previsto, diffidano di Ariel, anzi
Damon fa proprio il velenoso con lei.. La parte finale mi sa
tanto di addio, ma Damon lascerà andare via così
Ariel o cosa?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.. Siamo quasi alla fine, 3
capitoli + l'epilogo ç____ç Ringrazio chi legge,
chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da
ricordare e chi mi ha messo tra gli autori :)
Non mi resta che dirvi di non abbuffarvi troppo di cioccolata e che ci
vediamo Mercoledì ;)
|
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Capitolo 33 *** Capitolo o32 ***
32
Capitolo
32
Aprii
l’armadio, prendendo gli abiti che vi erano
all’interno e buttandoli sul letto. Cacciai anche
l’enorme valigia con cui ero
arrivata. L’aprii svelta e subito iniziai a lanciarci dentro
gli indumenti,
fregandomene poco dell’essere precisa ed ordinata. La valigia
si riempì in
pochi secondi e quando ebbi finito, feci per chiuderla, senza
però riuscirci.
Tentai più e più volte di chiuderla, ma alla
fine, presa da un moto di rabbia,
lanciai a terra la valigia, facendo rovesciare tutto il contenuto.
Mi passai una mano tra i capelli, dirigendomi verso il muro
opposto della camera, su cui erano appese tutte le foto scattate fino a
quel
momento. Le sfiorai una per una, non riuscendo a reprime un sorriso.
Guardando
ogni singola foto, nella mia testa scorrevano le immagini di quelle
serate,
delle risate che ci eravamo fatti. Di tutto.
Sorrisi nervosamente quando giunsi ad una foto che ritraeva
me e Damon ad un tavolino del Grill. Staccai la puntina e presi la foto
tra le
dita. Strinsi forte le labbra, riuscendo a mantenere per un momento un
certo
controllo, ma alla fine, vedendo alcune gocce depositarsi sulla
superficie
della foto, dovetti arrendermi all’evidenza, lasciando la
possibilità alle
lacrime di solcarmi le guance.
< Tu ed io dobbiamo parlare > esclamò la voce
di Damon
alle mie spalle, facendomi trasalire.
Cercando di non far notare il movimento, mi asciugai le
guance e gli occhi, schiarendomi subito dopo la voce. < Io non
credo,
invece. Come vi ho detto non c’è più
niente da dire >
< Allora perché stai facendo le valige? >
< Per il semplice fatto che parto, me ne torno a casa mia
> Chiusi gli occhi, deglutendo e inspirando profondamente.
< Potrai non avere nulla da dire agli altri, ma io
pretendo spiegazioni. Tante spiegazioni >
< Damon, non ho più nulla da dirti. Tu.. Tra me e te
non c’è
più niente, è finito tutto >
Sentii un rumore di passi e la sua presenza alle mie spalle
farsi più pressante. < Voltati e dimmelo in faccia
– lo ignorai, continuando
a staccare tutte le foto appese – Che
c’è, ora hai paura? >
Lasciai cadere le foto dalle mie mani, voltandomi di scatto
verso di lui. < Cosa devo dirti, eh? Sei stato tu a dire che tra
di noi non
c’era più niente. Sono stata io a tradire la tua
fiducia, a perderla, e ora tu
pretendi che io ti dica che tra di noi le cose sono finite? –
lo spintonai
ormai priva di controllo – Sai una cosa, vuoi sapere
perché non c’è più un
‘noi’? Perché per salvare tutti voi ho
fatto un fottuto patto con Klaus, ecco
cosa! >
I lineamenti del viso di Damon si indurirono. < Non te
l’ho detto io di fare la stupida eroina! Dio, questi sono i
momenti in cui non
riesco a capire chi tra te ed Elena sia la più stupida!
Volete fare le eroine
senza sapere a cosa andate incontro! >
< So benissimo a cosa vado incontro! >
< E allora perché lo hai fatto, sapendo i rischi?
> sbottò
Damon, urlandomi contro. < Non potrò proteggerti da
Klaus, non fino a quando
non troveremo un sistema! >
Abbozzai un sorriso. < Non devi proteggermi >
< E lasciare che Klaus ti uccida nelle peggiori delle
opinioni, no? – lo guardai negli occhi poco prima di
abbassare lo sguardo. A
quel gesto, Damon si irrigidì, socchiudendo gli occhi
– Cosa era quello
sguardo, Ariel? >
< Non ho fatto nessuno sguardo > dissi sulla difensiva,
evitando il suo sguardo.
Lui si avvicinò e, alzatomi il viso, mi guardò
negli occhi,
socchiudendo i suoi. < Cosa diceva questo patto? >
< Sai già cosa diceva > gli risposi
< No, io so solo quello che ho potuto vedere, ma non
quello che non ho potuto vedere – corrugai la fronte non
capendo il suo
ragionamento – C’è
qualcos’altro, lo so. Lo capisco dal tuo sguardo sfuggevole,
dal tuo stare sulla difensiva. Anche Elena era strana, affermando che
io non
sapevo. Cosa mi stai tenendo nascosto? > Rimasi in perfetto
silenzio, il mio
sguardo parlava per me. Damon lasciò di scatto il mio viso,
scioccato nel viso,
facendo qualche passo indietro. < Stai scherzando, vero? Dimmi
che non è
quello che ho capito! Ariel, dimmelo! >
< Damon.. >
< Damon cosa? Tu gli hai venduto la tua vita! Era questo,
quindi, il mistero che celavate tu ed Elena? >
< Damon, io.. >
< Di si o no, Ariel! >
Sospirai. < Si > Damon si sedette sul bordo del letto,
massaggiandosi la fronte. < Damon, l’ho messa io
questa clausola. Io ho
dettato il patto. Ho fatto tutto io, Damon. Sapevo fin dal principio
cosa
rischiavo – sorrisi, avvicinandomi a lui per poi
accarezzargli i capelli – Sto
bene così Damon, non mi pento di aver stretto questo patto
>
Alzò lo sguardo, inchiodandomi con i suoi occhi in quel
momento ancora più azzurri del solito. < Ci deve
essere un modo >
Scossi il capo tranquilla. < Nessun rimedio. I patti sono
patti >
< I patti sono fatti per essere infranti –
ribadì invece
lui – Tu non porterai avanti questa idiozia che ti sei messa
in testa, chiaro?
>
Mi innervosii a quella sua affermazione. < Non voglio
essere salvata, lo vuoi capire? Non voglio che te o chi per te rischi
la vita.
Non voglio che interveniate! E’ così difficile da
capire? >
< No, non lo voglio capire! > sbottò con voce
alta
Damon.
< Capiscilo perché tra noi è finita dal
momento in cui ho
portato a termine il patto e dal momento
in cui sono andata a letto con Klaus! > qualche secondo dopo mi
resi conto
di quello che avevo appena detto e mi portai la mano davanti alla
bocca,
scioccata. Damon si irrigidì, continuando a guardarmi. Il
viso divenne una
maschera di pura freddezza da cui non trapelava altro se non
incredulità,
dolore e.. delusione. Avevo appena deluso Damon. < Damon
– iniziai poco
prima di sospirare – non avrei voluto che lo sapessi in
questo modo >
< E come lo avrei dovuto sapere? Trovandoti direttamente
a letto con lui, Ariel? > Aspra, tagliente e velenosa. Ecco cosa
era la sua
voce in quel momento. Scosse il capo, guardandosi intorno disgustato.
< Ti
credevo diversa, Ariel. Non ti facevo così –
ridacchiò nervoso – A tratti mi
ricordi Katherine e sai che questo non è un complimento.
Ora, però, un minuto
di più in questa casa non voglio rimanerci > e in un
battito di ciglia
sparì, facendo sbattere con violenza la porta.
<
Ariel, che hai? > esclamò per le millesima volta
Elena, ma anche quella volta scossi il capo apatica.
< Sono già alcuni giorni che non parli, cosa
è successo? >
continuò Caroline la quale, dopo che seppe come in
realtà erano andate le cose,
si, perché Elena non riuscì a tacere su questo
discorso, mi restò vicina.
< Sono un mostro, ecco cosa non va > dissi, storcendo
la bocca.
< Ariel, se tu sei un mostro, io cosa dovrei essere? >
domandò Caroline ironica.
< Voglio andare a casa ragazze. Qui alla pensione non
riesco a stare, mi sento oppressa >
Elena corrugò la fronte, scrutandomi con attenzione.
< E’
successo qualcosa con Damon? – a quel nome irrigidii
vistosamente il corpo –
Ariel.. >
< Tra me e Damon è finito tutto, ecco >
< Io lo uccido del tutto! Ma come si fa a lasciare andare
una ragazza come Ariel, me lo spiegate? > iniziò
Caroline agguerrita.
< Dopo tutto quello che è successo, non so come fai
ancora a darmi ragione. Non è colpa sua, ma mia >
< Non cercare di proteggerlo perché lo so che
è colpa
sua! E’ sempre colpa sua! > ribadì la
bionda.
< Sono andata a letto con Klaus, ecco perché abbiamo
rotto, senza contare che ho tradito tutti voi > Le ragazze
spalancarono gli
occhi e la bocca non riuscendo a credere a quanto avevo detto loro. Le
vidi
deglutire e sbattere ripetutamente le palpebre. Mi voltai verso
Caroline. <
Credi ancora che sia colpa di Damon? >
< Cosa significa quello che hai detto? >
balbettò
Caroline.
< Sai quando due persone si baciano con foga e iniziano a
togliersi i vestiti, finiscono sul letto e.. >
< Si, ho capito! – esclamò stridula lei
– Volevo dire,
perché? >
Scrollai le spalle. < Lo volevo, tutto qui >
< Io.. Io non capisco, Ariel, non riesco a comprendere >
disse Elena confusa.
< Il legame tra me e Klaus non è l’unica
cosa che lo
scambio del sangue comportava. Diciamo che ogni volta che bevevo il suo
sangue,
io smettevo di essere me stessa. Ero io, ma mi comportavo in maniera
completamente diversa. Agivo, pensavo come se fossi un’altra
persona. Klaus
dice che il suo sangue fa uscire quella parte di me più
oscura e da sempre
rilegata in un angolo >
< Eri, come posso dire.. > iniziò perplessa
Elena,
lasciando però la frase in sospeso non trovando le parole.
< Fatta del sangue di Klaus quando ci sono andata a
letto? Si, ero completamente fatta del suo sangue. A Damon questo non
gliel’ho
spiegato, però >
< Perché? > esclamarono in coro sorprese.
< Era l’unico modo per tenerlo lontano da me >
< E ci stai riuscendo > proruppe la voce di Stefan,
fermo sulla soglia del salone.
< Stefan > lo salutai.
< Lo stai tenendo lontano da te, lontano da tutti noi >
< Stefan, fidati, è meglio così >
< Meglio così? Tu non sai cosa Damon è
capace di fare in
momenti come questi! > sbottò nervoso.
< Non devo a te nessuna spiegazione! >
< A lui no, ma a me si >
Voltai il volto verso la parte opposta del salone, trovando
la figura sorridente di Klaus, poggiato con le spalle alle finestra e
con in
mano un bicchiere colmo di Bourbon. Tornai a guardare Stefan. <
Ora capisci
perché lo volevo lontano da qui? >
Klaus si avvicinò lentamente a me dopo aver svuotato il
bicchiere. < Elena, vedo che sei in perfetta forma –
disse, abbozzando un
sorriso – Rilassatevi, miei cari, non sono qui per uccidervi.
Mantengo le
promesse, io > disse,
guardandomi
ghignando. < Sono solo venuto a prendere e a riscuotere una
piccola
questione, vero zuccherino? >
Elena si alzò dal divano. < Lei non viene via con te.
Non
avrai la sua vita >
< Cosa? > chiese Stefan, guardando Elena, me e poi
ancora Elena.
< Salvando me, Ariel ha venduto la sua vita a Klaus e ora
lui è qui per ucciderla >
< Elena, non intrometterti! Sono cose che non ti
riguardano, stanne fuori! Statene fuori tutti! >
< Non mi riguardano? Se tu non mi avessi fatto scappare,
non portando a termine il patto, ora non ci troveremo in questa
situazione. Mi
riguarda, eccome se mi riguarda invece! >
Scossi il capo, guardando Klaus. < Andiamo? > Lui tese
una mano che ignorai tranquillamente, voltandomi verso
l’uscita.
< No! > disse a gran voce Elena, venendo poi bloccata
da Stefan. < Perché? Stefan, perché?
> lui in risposta scosse solo il
capo.
Li guardai, abbozzando un sorriso, mentre uscii dalla tenuta
dei Salvatore per immergermi nel buio fitto della notte. Era appena
arrivata la
fine.
Spazio
Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma buongiorno! Come state? Io ho un dolore tremendo ad una gengiva..
Maledetti denti del giudizio! Oggi è il mio ultimo giorno di
pacchia, domani si torna a scuola ç______ç
Ma passiam al capitolo.. Ariel prepara le valige, inutilmente
aggiungerei.. Ed ecco che arriva Damonuccio nostro.. Era impossibile
che lasciasse andare via così Ariel senza un briciolo di
spiegazione.. E fu così che Damon scoprì tutto il
patto, ma scoprì anche cosa ha combinato Ariel con Klaus..
Diciamo che ha cercato di contenersi, altrimenti credo che sarebbe
saltato alla gola di Ariel sbranandola letteralmente..
Elena invece di spifferare tutto a Stefan e a Damon, ha spifferato
tutto a Caroline e a Bonnie.. Anche loro vengono a conoscenza della
notte focosa che Ariel ha avuto con Klaus... E proprio quest'ultimo,
dopo che Ariel discute con Stefan riguardo Damon, compare per prendersi
Ariel.. Che succederà adesso?
Ringrazio tutti i lettori silenziosi, tutti coloro che recensiscono,
chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e le
trenta persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti :3
Non mi resta che darvi appuntamento a Domenica ;)
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Capitolo 34 *** Capitolo o33 ***
33
Capitolo
33
<
Dovevo immaginare che l’inserimento di quella clausola
aveva un suo perché > dichiarò Klaus,
poggiando le spalle alla corteccia di
un albero.
Era passata una settimana da quando era venuto a prendermi e non ancora
si
decideva a uccidermi. Che stava aspettando?
< Una settimana, Klaus. E’ passata una dannata
settimana
e io sono viva! >
< Attendi così tanto la morte? >
< Certo che no, ma tu sei l’uomo dei patti ed eri
venuto
per questo >
< E se avessi cambiato idea? >
Inarcai un sopracciglio perplessa. < Non credo proprio >
< Già, hai ragione – si staccò
dal tronco, avvicinandosi
a me, seduta su di una roccia – Voglio darti una seconda
possibilità >
< Klaus, smettila di giocare e uccidimi! >
Mi alzò il viso con una mano, guardandomi negli occhi.
< L’amore
è proprio una brutta cosa, rovina tutti noi, anzi voi
>
Voltai di lato il viso stizzita. < Non so di cosa tu stia
parlando >
< Ah no? Quindi se avessi mandato una persona da Damon a
te non importerebbe? >
Mi alzai rapida in piedi. < Cosa? >
Mi diede un buffetto sulla guancia prima di darmi le spalle,
allontanandosi.
POV
Damon
La musica ad alto volume rimbombava per tutta la sala mentre, steso
comodamente
sul divano, mi godevo il mio amato Bourbon. Troppi pensieri passavano
per la
mia mente, tutti riconducibili a una sola persona. Ariel. Era sparita
nel
vuoto, scomparsa come se non fosse mai arrivata qui a Mystic Falls.
Mi ero allontanato dalla città per non vederla, non dopo
quello che mi aveva
detto. Andare a letto con Klaus, come aveva potuto?
<
Damon! > esclamò una Elena ansante, correndo in
sala. Tuttavia la guardai soltanto, senza risponderle e riempiendomi
nuovamente
il bicchiere. < Damon.. ma che? – si guardò
intorno – Sei ubriaco >
affermò, notando le decine e decine di bottiglie vuote
attorno al divano.
< Forse > Stando attenta a non urtare nessuna
bottiglia, raggiunse il divano, togliendomi subito dopo il bicchiere
dalle mani
e lanciarlo nel camino. < Ehi! > dissi arrabbiato. Come
si permetteva
questa stupida ragazzina di venire qui e disturbarmi? Meritavo anche io
di
avere i miei svaghi, e l’alcol era uno di questi!
< Dannazione, in questo stato non sei utile! >
< Lo sono mai stato? >
Mi guardò sorpresa e confusa. < Mi servi in te,
Damon,
non fatto di alcol! Dobbiamo andare a salvare Ariel. Klaus.. >
< Io non vengo > proruppi svogliatamente, mettendomi
comodo sul divano.
< Cosa? >
< Hai capito, io non vengo >
< Ti è dato di volta il cervello? Damon stiamo
parlando
di Ariel! >
< Appunto perché parliamo di lei non mi importa
>
Elena mi guardò allibita, passandoci una mano tra i capelli.
< Tutti sbagliamo, nessuno escluso. Come posso sbagliare io,
può sbagliare
anche lei! >
< Non andando a letto con il nostro nemico! >
< Tu andavi a letto con Katherine quando dicevi di
amarmi! – sbottò adirata lei, stringendo le mani a
pugno fino a far sbiancare
le nocche – Come puoi giudicarla quando hai fatto la stessa
cosa? >
Serrai la mascella, mettendomi seduto. < Io non vengo,
fine della conversazione >
< Tu.. Tu sei un.. – scosse il capo incapace di
continuare – fa come vuoi, noi andiamo a salvarla > Mi
riservò un’occhiata
di fuoco e ad ampie falcate uscì di casa, sbattendo con
forza la porta.
Salvare Ariel voleva dire che avevo ragione. Aveva venduto la sua vita
a Klaus
per salvare noi, ma questo non cambiava le cose. Era andata con Klaus,
mi aveva
tradito in tutti i sensi. O forse quel particolare le cambiava? Mi
alzai dal
divano, seppur barcollante, e mi diressi verso le scale, raggiungendo
il piano
superiore, la mia camera. Mi avvicinai all’immensa libreria
e, spostati alcuni
libri, trovai quello che cercavo.
*Flashback*
Festa grande a Mystic Falls. La giornata dei
Fondatori aveva riempito i
marciapiedi di bancarelle, le strade ospitavano innumerevoli sfilate e
la gente
era vestita come nel 1800. Ormai ero così abituato a quella
festa che non mi
sconvolgeva più, ma non potevo dire lo stesso di Ariel al
mio fianco. Si
guardava attorno incuriosita, osservando tutto quanto nei minimi
dettagli. Ignorando
la possibile F che Alaric le avrebbe rifilato per il non aver preso
parte alla
parata, Ariel era fuggita da quel progetto e ora camminava al mio
fianco,
stretta al braccio, per le strade in festa.
< Come è tornare ai
tuoi tempi una volta l’anno? > chiese lei, guardandomi
sorridente.
Quel giorno sembrava una bambina a cui avevano appena fatto il regalo
più bello
e desiderato del mondo.
Scrollai le spalle,
come se non mi toccasse. < Normale, ormai mi sono abituato
>
< Uffa, però! Non
sei divertente quando fai così! > borbottò
lei, mettendo il broncio.
Ghignai. < Quando
faccio altro, invece? > la provocai, beccandomi subito dopo una
gomitata in
un fianco.
Ad un tratto lasciò la
presa dal mio braccio, correndo verso una bancarella ad un angolo della
strada.
Quando la raggiunsi, la vidi concentrata a guardare quanto esposto.
Portagioie,
specchi e carillon d’epoca. Inclinò leggermente il
viso di lato, fissando i
carillon. Si piegò sulle ginocchia, tenendosi con le mani,
fino a quando il
naso non le toccò il bordo dello stand. < Visto
qualcosa che.. >
< Shhhhhh > mi
intimò, tirandomi alcuni colpi contro la gamba.
Avvicinò la mano ad uno dei
carillon, sfiorandolo con estrema delicatezza, quasi potesse rompersi.
< Signorina, sa che
questo carillon è la perfetta copia.. >
< Del carillon
della granduchessa Anastasia? – completò lei,
senza staccare gli occhi dal
carillon – Si, lo so >
Granduchessa
Anastasia? Uh, si, ricordavo la storia dei Romanov, gli zar della
Russia, e
della loro storia, tra cui quella misteriosa, tuttavia smentita, che
avvolgeva
la figura della più piccola dei Romanov, Anastasia.
< Vedo che è
informata – disse l’uomo – vuole sentire
la melodia? > chiese il venditore e
lei, illuminandosi maggiormente, annuì. L’uomo
prese un piccolo ciondolo e lo
inserì nella fessura del carillon, caricandolo. Appena
finì, il carillon si
aprì, rivelando la presenza di due piccoli omini che
dovevano essere lo zar
Nicola e, per l’appunto, Anastasia, danzare, muovendosi in
circolo. Le labbra
di Ariel si chiusero, formando una perfetta O e mostrando tutta
l’attenzione e
la meraviglia che quel piccolo oggetto suscitava in lei. Presero a
muoversi,
canticchiando a ritmo della melodia. Quando la melodia si interruppe,
sul suo
viso comparve un piccolo sorriso. < Glielo vendo a
metà prezzo perché noto
che ama molto i carillon, specialmente questo >
Ariel lo guardò
imbarazzata prima di scuotere il capo. < La ringrazia, ma non
posso >
Corrugai la fronte.
Perché stava rinunciando? Le piaceva, perché non
prenderlo? Si rimise in piedi
e, dopo aver ringraziato il venditore per averle fatto sentire la
melodia, si
allontanò dallo stand, avviandosi verso una panchina. No,
non riuscivo a capirla.
Mi voltai verso il venditore e glielo comprai io. Volevo fare qualcosa
di
carino per lei, qualcosa che la rendesse felice.
< Dammi la mano > le dissi una volta raggiunta.
Lei corrugò la fronte, tendendomi la mano sulla quale posai
il carillon, insieme
al ciondolo-chiave. Le labbra si schiusero, gli occhi si riempirono di
stupore
e incredulità. Chiudeva e apriva la bocca incapace di
parlare. Si umettò le
labbra e mi buttò le braccia al collo, stringendomi a
sé. < Grazie! Grazie!
Grazie! – si allontanò quel tanto che le bastava
per scoccarmi un sonoro bacio
sulle labbra – Io.. Dio, Grazie! >. La voce le tremava
leggermente, forse
non tanto leggermente, e gli occhi le brillavano. Fu il sorriso che mi
regalò,
però, a farmi capire che regalandole quel piccolo oggetto
l’avevo appena fatta
felice. Si, lei non sembrava una bambina, lei era una bambina. Una bellissima, stupenda bambina.
La stessa bambina che
mi stupì anni prima.
*Fine Flashback*
Le
ultime note della melodia risuonarono nella stanza,
riportandomi alla realtà. Non mi ero neanche reso conto di
aver caricato il
carillon e di star sentendo la melodia.
< Tu andavi a letto
con Katherine quando dicevi di amarmi! – sbottò
adirata lei, stringendo le mani
a pugno fino a far sbiancare le nocche – Come puoi giudicarla
quando hai fatto
la stessa cosa? >
Elena aveva ragione. Tutti potevano sbagliare e io ero il
campione degli sbagli. Non ricordo un giorno in cui non abbia commesso
qualche
errore. Avevo sbagliato con Elena e stavo sbagliando con Ariel. Aveva,
si,
ferito il mio orgoglio, la mia fiducia, ma non potevo non dare
importanza a
quello che stava succedendo in quel momento. Dare la sua vita per
salvare noi.
No, non potevo permettere che lei morisse senza fare nulla. Riposai il
carillon
al suo posto, là dove lo avevo confinato quando lo trovai
sul mio letto al mio
ritorno.
Presi
il telefono, componendo il numero di Stefan.
< Damon? >
< Dove siete? >
< Non siamo interessati ai tuoi monologhi – disse la
voce
di Elena. Doveva aver preso il telefono – Siamo occupati!
>
< Elena, voglio salvare Ariel >
< Sapevo che saresti rinsavito > disse lei,
sospirando.
< Allora, vuoi o no dirmi dove siete? >
< Vieni alla vecchia tenuta dei Lockwood, ci stiamo
riunendo lì > disse, chiudendo poi la chiamata.
Avevo una persona da salvare, una persona per me importante.
Si, Ariel era importante per me, lo era diventato giorno dopo giorno.
Non avrei
permesso a nessuno di portarmela via.
Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona Domenica! Sappiate che sto a lutto, non seriamente
chiariamo.. diciamo solo che ho letto una notizia, non
canfermata, riguardante TVD.. JoMo non sarebbe stato confermato per la
Season4 .. Se sarà così, mi metto a lutto in
eterno, oltre a fare una mega maratona JoMo v.v
Ma passiamo al capitolo.. Allora, prima di tutto.. Sappiate che mancano
esattamente 1 capitolo e l'epilogo, ebbene si.. Domenica prossima Woa
finirà.. Meglio non pensarsi, su.. Allooora..
Ariel è ancora viva sebbene sia passata una settimana, non
sappiamo perchè.. Klaus è lunatico, lo sappiamo
bene.. I nostri amici decidono di pensare ad un piano per salvarla, ma
di questo ne parleremo nel capitolo di Mercoledì.. L'unico
che non è intenzionato a salvare Ariel è proprio
Damon.. Quel flashback mi piace tantissimo, ed è stato bello
scriverlo pensando che quel ricordo sarebbe stato il motivo che avrebbe
spinto Damon a salvare Ariel :) Ce la faranno i nostri amici a salvare
Ariel?
Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, coloro che recensiscono,
lasciando bellissime parole, coloro che hanno messo la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti :)
Grazie!
Non mi resta che dirvi a Mercoledì ;)
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Capitolo 35 *** Capitolo o34 ***
34
Capitolo
34
POV
DAMON
<
Allora, che facciamo? > esclamai una volta raggiunta
la tenuta dei Lockwood.
Elena mi guardò un po’ scocciata. < Mi
raccomando, Damon,
la prossima volta fai con più calma! >
< Domanda – esclamò Tyler – chi
ci dice che Ariel non sia
già morta? >
Strinsi i denti a quella domanda che, tuttavia, non aveva tutti
i torti. Dopo una settimana quante erano le probabilità che
Klaus non l’avesse
già uccisa?
< Mi ha lasciato questa sul portico ieri > disse
Elena, cacciando dalla tasca un biglietto.
< Credi che l’abbia scritta lei? > chiese
Caroline
< Può essere una trappola > propose Alaric
< Non mi importa, trappola o no dobbiamo salvarla, o
almeno darle degna sepoltura > disse Elena, abbassando lo
sguardo.
< Elena ha ragione, ci sono ancora speranze che sia viva
> ribadì Bonnie, facendo forza ad Elena, la quale le
sorrise timidamente.
< D’accordo, d’accordo. Come agiamo?
> domandai,
volendo nettamente non pensare alla possibile morte di Ariel.
< C’è un passaggio segreto che collega il
bosco nei
pressi della pensione con l’abitazione di Klaus, ma se non
ricordo male c’è un
problema >
< Ovvero? > fece Stefan.
< Solo Klaus e i suoi ibridi possono entrare.
Nessun’altro, forse solo gli umani >
Il mio sguardo saettò su Bonnie. < Sapresti rompere
l’incantesimo?
Lo hai fatto con quello della cripta >
Il viso di Bonnie si indurì e in pochi secondi dovetti
accasciarmi a terra dolorante, tenendomi fortemente la testa. Quella
piccola
strega mi stava provocando infiniti aneurismi. < Ed è
morta mia nonna >
< Ma ora sei molto più forte di allora > disse
Stefan,
posandole una mano sul braccio e facendo cessare tutto il dolore.
Mi rimisi in piedi, guardando malamente Bonnie, ma dovevo
mantenere la calma. < Credo di potercela fare, ma fino a quando
non sono di fronte
l’incantesimo non posso esserne sicura >
< Bene, come agiamo in caso di attacco? > chiese
Elena.
< Semplice, voi.. – mi fermai, voltando poi la testa
verso sinistra – Credo che dovremmo saltare la parte teorica
e passare
direttamente a quella pratica > dissi, facendo una smorfia.
Elena ci guardò preoccupata. < Che succede? >
Stefan le si parò davanti, proteggendola. < Abbiamo
visite >
Fu il turno di Caroline e Tyler di mettersi in posizione
d’attacco e Alaric si armò velocemente.
Poco
dopo, dalla schiera infinita di
alberi che li circondavano, uscirono dai loro nascondigli quelli che
riconobbero essere ibridi.
< Ric, credo che la tua opinione non fosse tanto
sbagliata > proruppi, tenendo d’occhio ogni ibrido.
< Cosa volete? > chiese Stefan
< La doppelganger e la vostra morte > esclamò
uno di
loro
Storsi la bocca. < Papino non era il tipo da “io
rispetto
i patti?” >
< Dateci la ragazza >
< Se ci sono gli ibridi, vuol dire che nei paraggi ci
saranno Klaus e Ariel >
Mi scrocchiai le dita. < Pensiamo a staccare un po’ di
cuori, poi penseremo a loro >
POV
ARIEL
<
Non era nei patti, Klaus! > gli urlai contro.Avevo
saputo cosa aveva fatto. Mandare i suoi ibridi contro Damon e gli altri
per
ucciderli. Cercavo di raggiungerlo per bloccarlo, cercando
così ti ottenere
spiegazioni. < Dannazione, stupido di un ibrido, vuoi fermarti?
> sbottai
adirata, afferrando un piccolo sasso e lanciandoglielo contro,
colpendolo sulla
schiena.
Klaus si fermò e, prima che me ne rendessi conto, ero a
terra, con una guancia dolorante e pulsante. Strinsi gli occhi,
portando una
mano sulla zona lesa, mentre lo guardavo con odio. < Non farmi
perdere la
calma proprio ora. Ora alzati, non siamo ancora arrivati >
Mi rimisi in piedi, stringendo i denti. < Arrivati dove?
>
< Tutto a suo tempo > rispose lui semplicemente,
riprendendo la camminata.
Non
so quanto tempo passò, ma dopo una lunga e infinita
camminata raggiungemmo
un’abitazione sperduta tra i boschi, isolata e controllata da
alcuni ibridi.
L’interno della casa era spoglia, come se servisse solamente
come nascondiglio
e non come abitazione in sé per sé.
Ciò che catturò la mia attenzione più
di tutto, furono le
cinque bare poste al centro della stanza. Feci istintivamente un passo
indietro, ma mi scontrai con il petto di Klaus.
< Zuccherino, lasci che ti presenti la mia famiglia >
< Li.. Li hai tutti u-uccisi? >
< Teoricamente > disse mentre, dopo avermi superata,
si avvicinava a una di esse, sfiorandola con la punta delle dita.
Continuai a guardare quelle bare. Ero confusa. Klaus andava
in giro con la sua famiglia morta, ok lo sapeva, ma perche ora voleva
mostrarmele? < Perché? >
< Con la morte definitiva di Mikael potrò riportarli
in
vita. Ci riuniremo e nessuno sarà mai più solo
> completò, allontanandosi
svelto dalle bare e avvicinandosi a uno scaffale. Sebbene non lo
potessi vedere
in faccia, avevo riconosciuto il tono di voce che aveva usato. Era lo
stesso
tono usato quando mi parlò, anzi mi urlò contro
il disprezzo nei confronti dei
suoi genitori. Ormai lo avevo capito bene, il punto debole di Klaus era
la sua
famiglia, i suoi fratelli.
Lo vidi ritornare con una boccetta in mano. < Cosa
c’è lì
dentro? >
< I tuoi amici non sono gli unici ad avere una strega al
loro fianco, io ne ho tantissime e tutte con molti secoli alle spalle.
Questa –
mi mostrò maggiormente la boccetta – è
la mia polizza >
< Che intendi dire? >
< Che una volta che avrai ingerito il contenuto, nessuno
potrà salvarti. Il sangue dei tuoi amici vampiri o qualche
stupido incantesimo
della tua strega non serviranno. Lo hai detto tu, no? Se a non
rispettare i
patti fossi stata tu, io avrei avuto la tua vita. Mi sto solamente
assicurando
ciò, sai, non voglio nessun’altra sorpresa
> disse, lasciando nella mia mano
la boccetta. < Su, forza, bevi! > Mi aveva messa alle
spalle al muro. Non
si sarebbe fatto prendere in giro una seconda volta, non dopo
l’aver scoperto
che Elena era viva, anche se questo fu per lui un bene. Prendendo un
lungo
respiro, tolsi il tappo e portai la boccetta alla labbra, iniziando a
ingerire
tutto il contenuto. Tossii con forza, lasciando cadere la bottiglietta
per
terra, dove subito si frantumò in mille pezzi, mentre, con
una mano sulla gola,
guardavo sconvolta Klaus. < Diciamo che potrei aver leggermente modificato
l’accordo – mi mise una mano su di una
spalla – Quando voglio qualcosa, l’ottengo sempre.
Ti aspetto fuori > disse,
uscendo e lasciandomi lì dentro da sola.
Respirai affannosamente, sorreggendomi contro la parete di
fianco. Quando il mio respirò tornò a farsi
regolare, mi avvicinai ad una delle
bare. Mi guardai intorno e, non vedendo arrivare nessuna,
l’aprii. Al suo
interno era posto il corpo di una ragazza dai capelli biondi. Al centro
del suo
petto faceva bella mostra di sé un pugnale
d’argento.
Una strana idea passò per la mia mente. Se Klaus aveva usato
quei pugnali per uccidere i fratelli, forse potevo usare lo stesso
pugnale,
uccidendo lui. Potevo provarci, ma avremmo poi avuto a che fare con un
nuovo
Originale.
< Non ci penserei se fossi in te > la voce improvvisa
di Klaus mi fece sobbalzare.
Richiusi la bara. < Di fare cosa? >
Sentii poco dopo la presenza di Klaus dietro di me, il suo
petto che aderiva alla mia schiena, il suo fiato a solleticarmi il
collo. <
Sono immortale, my lovely. Quel pugnale con me non
funziona >
Mi girai in modo da guardarlo negli occhi. < Lo so –
gli
toccai il petto –
per questo preferisco
le cose tradizionali > gli dissi, sorridendo e ricevendo uno
sguardo
confuso.
< Cosa vuoi fare? > boccheggiò alcuni secondi,
prima
di piegare il busto verso di me.
< Vampiro o no, resti comunque un uomo – lo spostai da
me
– Alcune zone restano sensibili > Aprii la bara,
estraendo il pugnale. <
Non si sa mai > e glielo conficcai nel petto, correndo via
subito dopo.
Ok,
avevo appena segnato completamente la mia morte, ma non era proprio
quello
a cui puntavo? Cercai di correre il più velocemente
possibile, ben sapendo che
Klaus mi avrebbe raggiunta in men che non si dica. Inciampai in una
radice,
cadendo rovinosamente a terra e rotolando per via delle terreno
scosceso. Mi
sentivo tutta dolorante e alcune zone bruciavano, segno che mi ero
ferita.
< Signorina, si sente bene? > esclamò la voce
di un
ragazzo, che comparì da dietro alcune piante.
Lo guardai mentre a fatica mi rimettevo in piedi. < Si,
sto bene > risposi brusca, lanciando uno sguardo dietro alle mie
spalle.
< Deve stare attenta, potrebbe farsi molto male >
< Si, lo so, grazie dell’interessamento >
dissi,
sorpassandolo per
riprendere la fuga, ma
quello mi bloccò il polso con forza. < Che diavolo
stai facendo? >
chiesi, cercando di liberarmi dalla presa.
< Devo riportarti da Klaus > esclamò, sulle
labbra
ancora un sorriso.
Ibrido, ecco che diavolo era. < Zuccherino, non sono cose
che si fanno queste > esclamò Klaus, di colpo dietro
alle mie spalle. <
Puoi andare – disse, rivolgendosi all’ibrido
– Tu, invece, hai appena ottenuto
quanto volevi >
< Odio attendere > dissi ironica mentre mi fece
voltare con forza e spingendomi contro il tronco di un albero.
Le mani di Klaus si chiusero attorno al mio viso, la sua
fronte si posò contro la mia e le sue labbra erano a pochi
centimetri dalle
mie.
< Speravo non dovesse finire in questo modo >
mormorò,
parlando sulla mia bocca.
< Crepa > risposi dura, guardandolo con astio.
Lui scosse il capo, sorridendo. < Vediamo se questa bocca
sa fare anche dell’altro >. Spalancai gli occhi e
cercai di oppormi, ma non
ci riuscii. La sua bocca forzò la mia, dando vita ad un
bacio violento. La sua
bocca si mosse avida contro la mia e la sua lingua ispezionò
la mia bocca.
Cercavo in ogni modo di oppormi. Graffiavo la sua pelle, tiravo pugni
contro il
suo petto, ma niente.
<
Che diavolo succede qui? > esclamò la voce di Damon.
Klaus si allontanò dalle mie labbra, guardando alle mie
spalle. sorrise sprezzante. Klaus
mi fece girare, stringendomi a lui con
un braccio sulla mia vita.
Che diamine stava cercando di fare Damon? Era sparito per una intera
settimana,
rompendo qualsiasi legame con me. Perché diavolo doveva
cercare di salvarmi,
ora?
< Lasciala. Andare. Ora! > disse Damon a denti
stretti.
Sentii una mano di Klaus accarezzarmi la schiena e fermarsi
in mezzo ad essa, l’altra, invece, si chiuse sul mio mento,
voltandomi il viso
verso di lui. < Salvatore, di addio alla ragazza –
strusciò il naso contro
la mia guancia – Saresti stata un’ottima vampira
> sussurrò al mio orecchio.
Liberai il volto dalla presa di Klaus, puntando lo sguardo
negli occhi azzurri di Damon.
< Ti ho detto che devi lasciarla andare, adesso, o farai
la fine dei tuoi stupidi ibridi >
Lo sguardo di Klaus si indurì, come i lineamenti del suo
viso. < Già, dovevo immaginarlo, ma sai –
strusciò il naso contro il mio
collo – con la sua morte potrei ottenere molto di
più. Come mai cerchi di
salvarla? Non avevi preferito fuggire pur di non avere più
nulla a che fare con
lei? >
Fu il turno di Damon di indurire il viso. < Sai come si
dice, piccoli incidenti di percorso >
< Mi dispiace, ma non avrete il tempo di fare la pace
>
Mi si mozzò il fiato e aprii maggiormente gli occhi e la
bocca, non riuscendo a emettere alcun suono. Tutto quello che percepivo
era un
fortissimo bruciore e dolore che attraversa tutto il mio corpo. Quando abbassai lo sguardo,
boccheggiai in
cerca d’aria, notando come il mio busto era stato trapassato
dal braccio di
Klaus.
< Ariel! > esclamò sconvolto Damon, alternando
lo
sguardo da me a Klaus, prima di guardare Klaus con rabbia.
< Non dannarti l’anima nel darle il tuo sangue, non la
salverà.
Nessuno potrà salvarla > sorrise Klaus, lasciandomi
cadere per terra. Damon
corse verso di me, prendendomi poi tra le braccia. < Ve lo avevo
detto:
l’amore è la più grande debolezza per
un vampiro > e così uscì di scena.
Damon iniziò ad accarezzarmi i capelli ed il viso. <
Non
so cosa tu mi abbia fatto piccola essere umano, ma tu hai riportato
completamente a galla, sulla terra ferma, l'umanità che
credevo perduta.
Quell'umanità che Elena aveva riportato in vita >. La
voce di Damon si
incrinò. < Nonostante il male che ti ho causato non
hai mai smesso di voler
bene, di amare questo stupido vampiro. – fece un lungo
respiro - Ti amo, Ariel.
Ti amo e... Ti prego torna da me >>
Abbozzai un sorriso. < Non perdere la tua umanità
perché sai di essere un
vampiro, un uomo migliore. Proprio in punto di morte dovevi dirmi di
amarmi? >
cercai di essere leggermente divertita.
< Mi.. Mi dispiace così tanto > disse lui.
Facendomi forza, posai una mano sulla guancia di Damon,
accarezzandola. Scossi il capo senza smettere di sorridere. < Ti
amo e non
potevo chiedere di meglio >
Un vociare insistito, il mio nome che veniva chiamato da più
persone, mi fece capire che erano arrivati anche gli altri. Erano
figure
sfumate, ma riuscivo a intravedere i loro visi, a distinguerli. Elena,
Bonnie e
Caroline avevano una espressione sconvolta, forse Elena piangeva.
Stefan la
strinse a sé, facendole sprofondare il viso nel suo petto.
Non lo so perché, ma sentivo di star sorridendo.
C’era
ancora una cosa da fare. Non potevo morire senza avere come ultimo
ricordo il
viso di Damon! Guardai gli occhi azzurri di Damon, in quel momento
lucidi, e il
mio sorriso si aprì maggiormente.
Si, ora potevo morire felice.
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Ma buongiorno! Come state? Spero bene.. Siamo arrivati così
all'ultimo capitolo di questa storia.. Mii, non ci credo ma
è così.. Domenica verrà pubblicato
l'epilogo e lì farò tutti i ringraziamenti.. E
chissà, forse vi lascerò una piccola chicca ;)
Allora.. Damon è andato a salvare Ariel, ma i nostri amici
sono caduti in una piccola imboscata, andata tuttavia male per gli
ibriducci di Klaus.. Ariel, invece, cerca una via di fuga che risulta
anch'essa inutile.. Mi scuso, come ho fatto ieri nel gruppo su Fb, se
la parte della fuga è risultata banale.. Chiedo perdono ma
non sapevo come collegare le due scene.. Ma ritornando a noi, uccisi
tutti gli ibridi Damon rintraccia Klaus e Ariel e beh.... Il finale di
questo capitolo parla da solo.. La domanda è: Klaus ha
cambiato il patto quando ha dato la boccetta ad Ariel.. In pratica non
può essere trasformata o salvata dai suoi amici.. Cosa
vedrete nell'epilogo se Ariel è morta? Probabilmente le
reazioni post mortem, o chissà...
Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, coloro che recensiscono, chi
ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha
messo tra gli autori preferiti.. Grazie mille :)
Non mi resta che dirvi a Domenica :*
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Capitolo 36 *** Capitolo o35 - Epilogo - ***
35
_Consiglio di leggere le
note per intero_
Epilogo
POV DAMON
Un
mese. Un solo mese era passato dalla morte di Ariel per
mano di Klaus. Un mese in cui mi davo dello stupido per non essere
stato in
grado di proteggerla. Non ero riuscito a proteggere Elena quando si
trattava
del sacrificio, non ero riuscito a salvare Ariel. Lanciai il bicchiere,
nervoso, contro il camino e mi portai
una mano tra i capelli, stringendoli.
Un rumore improvviso proveniente dal
piano superiore, precisamente dalla mia stanza, mi fece tornare
sull’attenti.
Scattai rapido verso il piano superiore e, aperta la porta, entrai. La stanza era vuota
così come l’avevo
lasciata. “L’alcool” pensai prima di
rigirarmi. Quando lo feci, una figura
seduta sul letto venne riflessa dallo specchio. Mi voltai di scatto e
quello
che vidi mi lasciò basito.
Ad essere tranquillamente seduta sul mio letto c’era lei.
Ariel. Jeans chiaro a fasciarle le gambe, maglietta semplice sul busto,
capelli
mossi e sorriso sul viso. < Tu.. Tu dovresti
essere morta! > esclamai, balbettando.
Lei inclinò di lato il viso senza, però, smettere
di
sorridere. < Io sono morta
> mi
rispose lei.
< Se fossi morta, non saresti qui >
Incrociò le gambe sul letto. < Sono frutto della tua
immaginazione. Sai quando pensi così tanto a qualcosa e
credi di vederla o di
averla? Ecco, io sono ciò >
Scossi il capo. < Bene, sono un vampiro pazzo. E’
questo
che stai dicendo? >
< No. Dico che mi hai pensato così tanto, dannandoti
l’anima, incolpandoti e ciò sta giocando un
piccolo scherzo alla tua mente
che.. – fece una pausa – Ok, forse stai impazzendo
>. Scese dal letto e si
avvicinò a me. Sebbene fosse una allucinazione, era sempre
bella. < Sai
perché stai impazzendo, mh? Perché ti stai dando
delle colpe che non hai. Sono
morta, pazienza! Sarei morta lo stesso tra qualche anno.. molti anni..
Comunque, sarei morta prima o poi. – posò le sue
mani sulle mie guance. Le sue
mani erano calde, come se non fosse mai morta – Sono stata io
l’incosciente,
sono stata io a cercarmela. Tu stavi facendo il tuo dovere. Io ho
trasgredito.
Io ho sbagliato. Non hai colpe, Damon. Né ora, né
mai > mi sorrise.
< Ariel.. >
< Sshh – disse, posando l’indice sulle mie
labbra – Non
voglio più sentire queste stupidaggini, ok? > Annuii
alle sue parole. <
Bravo, vampiro. Allora non sei stupido come pensavo! > disse,
sorridendo.
< Il tuo senso dell’umorismo vedo che non è
sparito >
< Sono quella che tu ricordi e sempre lo sarò
> mi
guardò con i suoi grandi occhi castano verdi. <
Sarò sempre qui – mi posò
una mano sopra il cuore – con te. Dove sarai tu,
sarò io > vidi alcune
lacrime scorrere lungo le sue guance. < Ti amo, Damon Salvatore.
Follemente
>
< Anche io Ariel > la strinsi tra le braccia. Era
così
strano abbracciare e toccare qualcosa che in realtà non
esisteva. Tuttavia,
quando venni morso da Tyler, provai le stesse cose con le allucinazioni
di
Katherine ed Elena. < Ti amo >
Si morse il labbro. < Chiudi gli occhi > e
così feci.
Chiusi gli occhi. < Sarò sempre con te, ricordatelo
> la sentii
sussurrare poco prima che le sue labbra si posassero sulle mie.
Pochi secondi dopo tutto sparì, lasciando il posto ad un
lungo silenzio.
<
Damon > la voce di Elena mi chiamò.
< Si? > le dissi senza voltarmi.
< Tutto ok? > la guardai con la coda
dell’occhio,
annuendo.
POV
ARIEL
<
Che scena romantica e al tempo stesso commuovente >
Mi poggiai contro il tronco dell’albero poco distante dalla
pensione. Avevo il fiatone, i singhiozzi che mi squarciavano il petto e
le
lacrime che scendevano copiose lungo le mie guance. Cercai con tutta me
stessa
di riprendere il controllo di me e ci riuscii. Presi un forte respiro,
calmandomi.
Mi rimisi composta e presi a camminare, allontanandomi dalla
pensione.
Mi fermai ad un certo punto. < Sta zitto, Klaus –
dissi,
voltandomi verso di lui – Erano questi i patti, no? Io vengo
con te e tu smetti
di infastidire i miei amici > gli dissi dura. Avevo sacrificato
tutto quello
che avevo di più prezioso per far sì che Klaus
andasse via da questa città,
lasciando in pace i miei amici. Avevo sacrificato la mia
libertà, la mia vita.
La mia felicità.
Lui sorrise. < Eri un tipo interessante già da umana. Ora, da vampira,
lo sarai ancor di più >
Mi avvicinai a lui, puntandogli un dito contro. < Ibrido
o no, posso comunque prenderti a calci >
Mi scompigliò i capelli. < Sarà un piacere
dominarti.
Vado a prendere la macchina > e così si
allontanò.
Guardai per un ultima
volta il pensionato. < Ti amo, Damon
>
mormorai prima di voltarmi e avviandomi da Klaus. Ebbi quasi la
sensazione, nel girarmi, che Damon si fosse avvicinato alla finestra e
avesse puntato lo sguardo verso di me. Non mi avrebbe potuta comunque
vedere, coperta da quella fitta vegetazione.
Fine ...... ?
Spazio Autrice ( sempre per
modo di dire )
Buongiorno e Buona Domenica, signori! Eccoci giunti alla
conclusione definitiva di _Walking On Air_ . A differenza delle scorse
volte, non commenterò l'epilogo, non c'è ne
è bisogno. Parla da sè.
Ora qualcuno mi prenderà a parole per questo finale, ma
così doveva andare.. Chi mi seguiva in _A Twist In
My Story_ sa che ci uso a finire con un finale aperto, incorniciato in
questo caso dal "Fine ... ?". Non significa che ci sarà un
seguito, come non significa che è finita così..
Tutto dipende dal seguito di A Twist.. Queste sono storie intrecciate
fra di loro, da una dipende l'altra..... Per
cui..
"Con passo silenzioso mi avvicinai alla
porta del bagno, in
quel momento aperta, e mi appoggiai con la spalla contro lo stipite,
guardando
in direzione della doccia.
Il getto d'acqua, dopo alcuni minuti, cessò e le ante
vennero aperte. Dalla doccia di casa Salvatore uscì Damon,
il quale, preso un
asciugamano, si coprì la vita. Non si era accorto della mia
presenza per cui,
quando alzò lo sguardo, incrociando il mio, l'espressione di
calma,
tranquillità e serenità scomparve, lasciando
spazio all'incredulità, allo
stupore e anche alla paura.
< Ciao Damon > esclamai sorridente.
Damon mi guardava stralunato, dal canto suo. < Perché
sei
qui? >
< Non sei contento di vedermi? > dissi tutta
imbronciata, guardandolo con occhi da cucciolo.
< Tu sei morta. Vederti significa che la mia mente mi sta
giocando un brutto tiro >
Camminai fino a trovarmi davanti a lui. < Non devo essere
per forza un'allucinazione, o qualche scherzo della tua mente >
La fronte di Damon si corrugò. < Che stai insinuando?
>
< Nulla > affermai innocentemente.
< Tu sei morta da più di un anno, ho seppellito io
stesso
il tuo corpo. Cos'altro potresti essere se non un'allucinazione?
>
Un rumore di passi, seguito dalla comparsa di Elena sulla
soglia del bagno, interruppe la conversazione. < Damon, con chi
diavolo
stai.. – gli occhi di Elena si aprirono maggiormente e la sua
bocca si aprì e
si chiuse ripetutamente – A-Ariel? >
Il viso di Damon, rivolto fino a quel momento sulla figura
di Elena, si voltò di scatto verso di me, che con calma
ricambia il suo
sguardo.
< Te lo avevo detto che non dovevo essere per forza
un'illusione >"
Come vi ripeto, non significa niente, per il momento.. Non
ho tempo di scrivere, di concentrarmi su un'altra storia in quanto devo
pensare all'esame di Stato.. Forse, una volta completato tutto, potrei
concentrarmi.. Per il momento vi lascio solo con quell'unico pezzo
scritto...
Dopo tutto questo sproliloquio, più grosso del capitolo tra
un pò, vorrei passare ai ringraziamenti.. Grazie mille a
tutte voi per avermi dato fiducio con questa storia, per averla
seguita, per avermi lasciato i vostri parere.. Per essermi state
accanto in questi 35 capitolo.. Non saprei come ringraziarvi! Non
appena potrò, come feci con A Twist, ringrazierò
ad una ad una tutte voi :)
Ora vado, che non mi sento per niente bene.. Raffreddore, tosse e mal
di testa -.- Si, la mia salute fa schifo..
Alla prossima!
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