_Walking On Air_

di Ili_sere_nere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo o1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo o2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo o3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo o4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo o5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo o6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo o7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo o8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo o9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo o10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo o11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo o12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo o13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo o14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo o15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo o16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo o17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo o18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo o19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo o20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo o21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo o22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo o23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo o24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo o25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo o26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo o27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo o28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo o29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo o30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo o31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo o32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo o33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo o34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo o35 - Epilogo - ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


00


Prologo

La città era in festa. Quella sera si sarebbe tenuta una fiera. Evento solito per la città, persino per un bambino. Quell'anno, però, la fiera aveva raccolto a sé molta più gente: chi assisteva a piccoli spettacoli stradali, chi intento a gustare prelibate pietanze. Un gran numero di persone si aggirava tra le strade del centro antico. Tra loro una bambina. Era piccola e minuta, dai grandi occhi verdi e i lunghi capelli castani. Avrà avuto si e no una decina d'anni. La piccola era impaurita e spaesata. Camminava tra quelle strade che le sembravano infinite, uguali. Piangeva. Voleva la sua mamma. Arrivò sotto il porticato di una casa e si sedette sul gradino. Destino volle che per quella strada passò qualcuno che non potè non accorgersi della bambina che piangeva.
<< Ragazzina perché piangi? >> chiese lo sconosciuto.
<< Ho..ho perduto la mia mamma >> disse la piccola asciugandosi gli occhietti.
Il ragazzo si avvicinò a lei. << Vuoi che ti aiuti a cercarla? >> la piccola annuì. Il ragazzo prese la bambina in braccio ed iniziò a camminare. La bambina vide per bene quel ragazzo sconosciuto. Aveva i capelli color nero corvino e due occhi color cielo. La piccola ne rimase meravigliata. La mamma le raccontava sempre che gli occhi azzurri ce li avevano solo i principi che venivano a soccorrere le ragazze per poi sposarle e vivere felici e contenti.
<< Sei un principe? >> chiese lei innocentemente.
Il ragazzo la guardò inarcando un sopracciglio. << Piccola ti sbagli. Io non sono un principe >> disse sorridendo.
<< Tu sei un principe perché hai gli occhi blu >> insistette. Il ragazzo non rispose, prese solo a camminare più rapidamente. << Sai dove è la mia mamma? >>
No. Il ragazzo non sapeva dove quella donna fosse. Aveva altro per la testa come, ad esempio, trovare un posto in cui uccidere quella bambina. I bambini. Alle volte erano proprio ingenui. La bambina strinse la presa intorno al collo del ragazzo e posò la testolina nell'incavo del suo collo.
<< Anche se dici di non esserlo, tu sei il mio principe >> mormorò.
<< E perché lo sarei? >>
<< Mi hai appena salvata. Questo fanno i principi >> spiegò lei dolcemente.
Il ragazzo restò per un momento sorpreso da tale spiegazione. Alla fine decise di risparmiarle la vita. Avrebbe cercato qualcosa di più nutriente. 

Arrivarono alla soglia del centro.
<< Vedi la tua mamma? >> La bambina si guardò intorno prima di scuotere il capo. Si spostarono ancora un po'. << Ora? >>
<< No, lei.. È la mia mamma!! >> esclamò all'improvviso. Il ragazzo la fece scendere. Stava per sparire quando la piccola gli prese una mano. << Andiamo. Devo presentare alla mia mamma il mio principe >>
Non mosse nessun passo in avanti. << Devo andare ora >> La bambina lo guardò triste. Lui si piegò sulle ginocchia. << Come ti chiami? >>
<< Ariel, come la sirenetta >> disse la bambina con tono deciso. << E tu come ti chiami? >>
<< Puoi chiamarmi principe, piccola principessa >> rispose lui sorridendole.
<< Ariel!! >> urlò la donna che la piccola aveva indicato come madre.
La ragazzina si voltò verso la donna. << Mamma! >> urlò e si girò verso il ragazzo << andiamo la mia mamma ci.. >> si bloccò quando si rese conto che davanti a lei non c'era più nessuno. << E’ scomparso >> sussurrò prima che la madre l'abbracciò forte.
<< Piccola mia temevo di averti persa >>
<< Mi ha aiutata il mio principe >>
<< Principe? >> chiese la donna stupita.
<< Si il mio principe dagli occhi azzurri >>
La madre non sembrò crederci. Fantasie da bambini si rispose mentalmente.
La madre, forse, non ci avrebbe mai creduto ma lei sapeva che quel ragazzo lei l'aveva visto. Le era stato accanto. Quel ragazzo era vero ed era il suo principe.



Spazio Autrice
Ma buongiorno! Guardate un pò chi si riaffaccia in questa sezione? Ma si! La sottoscritta!!
Come avevo annunciato nelle mie precedenti OS, ho deciso di cimentarmi con una Ff su TVD..
Aaaaallora.. Chi mi conosce per la Ff sul Cast di TVD { _A Twist In My Story_ } sa più o meno chi è Ariel.. Ma tranquille.. Cercherò di farvela conoscere sempre più.. ;)
Spero tanto che questa Ff ottenga lo stesso risultato della storia precedentemente citata anche se ho qualche piccolo dubbio a tal proposito.. Starà a voi farmelo capire..
Non mi resta che sperare che questo prologo vi sia piaciuto e che, boh, spero di avere vostre opinioni.. :*
Alla prossima! { credo domenica ^^ }

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_Vermillion_
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Capitolo 2
*** Capitolo o1 ***


01


Capitolo 1

 

<< Ariel! Hai esattamente 10 secondi per alzarti dal letto, lavarti, vestirti, farti il letto, fare colazione ed uscire per andare a scuola! Muoviti! >> le urla di mia madre mi destarono dal mio sonno. Brontolai qualcosa mentre mi rigirai a pancia in giù nel letto coprendomi la testa con il cuscino. Sorrisi amando in quel momento il silenzio che si era ricreato. “Sonno, si, io ti amo!” pensai.
<< Ancora in queste condizioni sei? Mamma! Ariel dorme ancora! >> urlò mia sorella, Astrid.
<< Ariel! >> ancora le urla di mia madre seguite dalle risate di mia sorella.
Strinsi forte gli occhi cercando di non avventarmi contro Astrid ma non ce la feci. Mi alzai rapida dal letto e le saltai addosso, facendoci cadere contro il puffo della stanza. << Piccola strega io ti uccido! >> dissi mentre iniziavo a farle il solletico.
<< No sorellona ti prego! >> riuscì a dire tra una risata e l’altra.
<< Ma allora, voi due, mi spiegate che dovete fare, eh? >> disse autoritaria mia madre comparendo sulla soglia della porta. << Sono le 7.58! Astrid, alle 8.15 entri a scuola per il tuo primo anno e tu – disse indicandomi – ti rendi conto che hai 18 anni!? Muoversi e non fatemelo più ripetere! >> e così uscì dalla stanza.
Mettendomi le mani sulle spalle, Astrid mi fece cadere sul pavimento. << Sentito la mamma? >> disse saputella alzandosi.
Presi un cuscino e glielo lanciai contro colpendola in faccia. << Attenta oggi a scuola. Potrei sempre farti fare qualche sbianco al tuo primo anno >> le dissi minacciosa facendola preoccupare.
<< Non lo faresti mai! >>. Ghignai e, tutta innervosita, Astrid uscì da camera mia.
Guardai l’ora e.. “Cazzo!” Erano le 8.05! Iniziamo il primo giorno di scuola, per giunta dell’ultimo anno, con un bel ritardo! Mi misi rapida in piedi e corsi in bagno a lavarmi. Mi vestii e feci il letto, il tutto nel meno tempo possibile. Quando scesi al piano inferiore non feci neanche colazione e corsi verso scuola.
<< Signorina Mones, primo giorno e già in ritardo >> disse sarcastica la professoressa di storia e filosofia.
<< Mi scusi professoressa >> dissi mentre mi accomodavo vicino alla mia migliore amica, Sara. Sara era una delle classiche ragazze bionde, occhi chiari, belle ai cui piedi una immensa fila di uomini era presente ma, nonostante tutto, riusciva a ragionare con la sua testa. Era una ragazza con i piedi per terra che non faceva della bellezza la sua unica e sola arma.
<< Ehi >> sussurrò mentre la professoressa parlava.
<< Ciao Sa >> dissi fingendo attenzione al discorso della prof.
<< Come mai tardi? >>
<< Il sonno mi amava così tanto che non voleva lasciarmi andare via e poi, il letto era geloso che scaldassi qualcun’altro >> dissi come se fosse una cosa normale, come se stessi parlando di due persone reali. Sara ridacchiò a bassa voce.
<< Mones e Immobile, se non siete interessate la porta sapete dove è! >> esclamò la professoressa.
<< Se non siete interessata la porta sapete dove è >> le fece il verso Sara a bassissima voce. << Pensasse a scopare di più invece di stressare noi >> disse trovandomi più che d’accordo.

Cercammo di seguire ogni lezione ma, dopo neanche tre minuti di ciascuna, ci ritrovavamo prese nel parlare o nello scambiare messaggi con le varie amiche.
Grazie a Dio giunse la ricreazione e potemmo, così, scollegare la mente per almeno quindici minuti. Mi recai alle macchinette e presi un bel caffè, fonte di vita e di concentrazione.
<< Abbiamo ripreso le soliti abitudini, eh? >>
Spostai gli occhi verso la bidella. << Lucia, lo hai detto tu stessa. Abitudini >> mormorai mentre presi un bel sorso di caffè.
<< Perciò ti vedrò ogni 3x2 minuti fuori a prendere il caffè? >> Sorrisi innocentemente e mi allontanai con il bicchierino in mano. Scesi nel cortile di scuola e mi andai a sedere sotto l’unico pino presente. Chiusi per un attimo gli occhi, cercando di rilassarmi, quando una voce mi fece sobbalzare.

<< Signorina Mones? >>
Aprii gli occhi. << Si? >> A parlare era stato il vice preside. << Ehm, posso fare qualcosa per lei? >>
<< Non appena suona la campanella, potrebbe raggiungermi in presidenza? >>
Spalancai gli occhi. << Io.. Ehm.. Cosa.. Si.. Cosa ho fatto? >> chiesi colta dal panico.
<< Oh, ma non si preoccupi. Le voglio solo mostrare una cosa. E con noi ci sarà la professoressa di Inglese, Martiis >>
<< O-ok, come vuole >> dissi mentre si allontanava e pochi secondi dopo mi ritrovai Sara accanto.
<< Che voleva Hitler da te? >>
<< Con questo sono cinque anni che chiami Costantini Hitler >>
<< E che è colpa mia? Piccolino, capelli neri a leccata di vacca, baffetti.. se non assomiglia ad Hitler lui! Detta pure legge! >>
Roteai gli occhi. << Certe volte mi chiedo come faccia ad essere tua amica >> dissi sospirando.
Un suo braccio mi cinse le spalle. << Perché sai che tu ed io siamo anime gemelle. Ma comunque, che voleva? >>
<< Che vada in presidenza a fine ricreazione >>
Corrugò la fronte. << Che hai combinato? >>
<< Bella domanda, Saretta. Bellissima domanda >>


Quando la campanella suonò, come mi era stato chiesto, mi recai in presidenza. Bussai ed attesi che mi venisse concesso il permesso per entrare. Permesso che non tardò ad arrivare. Aprii lentamente la porta, timorosa di quello che c’era nascosto.
<< Ehm.. è permesso? >> chiesi titubante.
<< Signorina Mones entri pure. La stavamo aspettando >>
Come entrai, oltre al vicepreside, c’era anche la professoressa di Inglese. << Voleva parlarmi? >>
<< Mones si segga pure – feci come mi disse – E’ a conoscenza che ogni anno la scuola attua uno scambio culturale della valenza di un anno con scuole americane >>. Annuii. << Bene, quest’anno io e la professoressa qui presente, scandagliando la lista di tutti i possibili candidati, abbiamo deciso di dare a te questa opportunità >>
<< Ma.. Ho gli esami di Stato! >>
<< Oh, ma non si preoccupi. Quest’anno in America ti varrà anche qui in Italia >>
Inarcai leggermente un sopracciglio. << Ah >>
Il vicepreside aprì il cassetto della sua scrivania prendendo al suo interno un fascicolo. << Prego, legga pure >>
Afferrai il fascicolo aprendolo. Al suo interno c’erano tutte le notizie sulla scuola in questione, i corsi, gli orari e notizie sulla città. La scuola si chiamava Robert E. Lee e si trovava a Mystic Falls, Virginia. Lessi un po’ velocemente ciò che vi era scritto. << E quando dovrei partire? >>
Ci fu uno scambio di sguardi tra il vicepreside e la professoressa. << Dopo domani >>
<< Cosa? >> dissi sconvolta.
<< Il biglietto è già stato prenotato >>
<< Ma.. Ma.. Non ho una casa! >> esclamai allibita.
<< La scuola americana ha pensato anche a questo trovandoti un appartamento poco distante dalla  scuola >>

<< E’ una occasione unica, Mones. Non puoi sprecarla così >> disse la professoressa.
Guardai ancora una volta il fascicolo e alla fine sospirai. << D’accordo. Accetto >>
<< Brava Mones, non se ne pentirà >>

Mi alzai in piedi e, salutando, uscii dalla presidenza. Ad aspettarmi c’era Sara.
<< Allora? >>
<< Mi hanno offerto un anno in America. “Scambio culturale” >> dissi ripetendo le parole del preside.
<< E’ stupendo! >>

Roteai gli occhi. << Certo, andiamo in un posto in cui non conosci nessuno a studiare – sospirai – Dai andiamo che voglio tornare a casa >>




Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )

Buongiorno e Buona Domenica!
Come state? Io sto a pezzi.. Tanto mal di testa e tanta stanchezza dovuti al fatto che questa mattina mi sono alzata presto per andare a fare l'arbitro ad una partita di pallavolo.. Pffff..
Ma va beh... Allora, primo capitolo.. E' un po' cortino ma tranquille.. i primi sono così ma poi diventano lunghetti xD Inoltre sto scrivendo il Cap14 ù.ù
Cooomunque.. Capitolo tranquillo come ci si aspettava.. Unico fatto di importanza è quello semi conclusivo, ovvero il momento in cui viene comunicato ad Ariel del viaggio-studio..
Cosa accadrà nel prossimo? Beh, vedrete Ariel alle prese con qualche "strano" incontro ;)
Volevo ringraziare le 12 splendide persone che hanno recensito, grazie mille! Ringrazio anche chi semplicemente a letto, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti! Grazie!! Vi ricordo che per qualunque cosa, spoiler, informazioni, momenti scero potete trovarmi nei contatti sotto elencati.. Per le informazioni sulle storie, invece, c'è il gruppo su Fb :)
Non mi resta che dirvi che spero vi sia piaciuto e di leggere le vostre opinioni.. E che..  Ora scappo a studiare xk oggi pomeriggio ho un'altra partita ç___ç
A domenica ;)

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Capitolo 3
*** Capitolo o2 ***


02


Capitolo 2

L’aereo che mi avrebbe portato in Virginia era decollato da qualche ora. Sarebbe stato un lungo viaggio per cui mi ero messa l’anima in pace. Avevo acceso il mio lettore musicale e chiuso gli occhi, lasciando che le note delle varie canzoni mi distraessero.
La sera precedente al viaggio, oltre al fare le valigie, avevo cercato sul mio inseparabile computer altre notizie su Mystic Falls. All’inizio mi annoiai anche a leggere le solite cose lette anche all’interno del fascicolo che mi aveva mostrato il vicepreside, ma fu quando scorsi altre pagine che trovai qualcosa che attirò la mia attenzione. Su delle pagine americane erano riportati tantissimi articoli di giornale riferiti a Mystic Falls e tutti iniziavano con “Ennesima aggressione da parte di animali feroci nei dintorni della città”. Controllandone uno ad uno, mi ero fatta un conto di quante persone erano morte fino a quel momento e fui decisamente preoccupata quando ne venne fuori il risultato. Più di un centinaio ne erano morte, tra cui un professore di storia della mia futura scuola. “T’oh, che culo. Vado a studiarci a Mystic Falls o vado a farmi uccidere da qualche animale?”

Continuai a leggere le varie notizie che mi ero portata con me quando una voce attirò la mia attenzione.
<< Scusami, posso? >> chiese un ragazzo indicando il posto accanto al mio. Corrugai la fronte dandogli comunque il permesso di sedersi. Era alquanto strana come cosa. Per tutto il viaggio ero rimasta senza compagno di viaggio ed ora, invece, un ragazzo veniva a chiedere se poteva sedersi qui? Sospirai scuotendo il capo tornando a leggere. << Noto che vai anche tu a Mystic Falls >>
Voltai il capo verso di lui. << E cosa te lo fa dedurre? >>
Indicò con un cenno del capo i fogli che tenevo in mano. << Quelli – guardai i fogli – e poi sei su di un aereo che va in Virginia >>
<< Il fatto che io vada in Virginia non significa che io vada a Mystic Falls e questi – mossi la mano che stringeva i fogli – non vogliono dire lo stesso. Chi ti dice che non sia interessata a queste strane morti? >> chiesi leggermente acida.
Il ragazzo mi guardò inizialmente serio e poi sorrise, mostrando due perfette fossette ai lati della bocca. Per la prima volta prestai attenzione all’aspetto di quel ragazzo. Capelli chiari, biondi e corti, occhi tra il verde e l’azzurro, labbra piene. Bel ragazzo, in pratica. << Nik >> disse allungando la mano che guardai inizialmente scettica.
<< Ariel >> dissi senza stringergli la mano e tornando a guarda davanti a me.
<< Che carattere peperino >> disse divertito.
<< Senti – mi girai verso di lui – siamo in viaggio da più di cinque ore, mi spieghi perché sei venuto ora a stressarmi l’anima? >> Non mi rispose ma socchiuse leggermente gli occhi. << Non mi fai paura con quella faccia >>
Scoppiò a ridere. << Ragazzina non parleresti così se solo sapessi la verità >>
<< Che verità, eh? Sei un serial killer che sta programmando il prossimo massacro? >> dissi ridendo.
Dopo quello scambio di battute nessuno più parlò.
<< Sai cosa si dice di Mystic Falls? >>
<< No, cosa? >>
<< Che ci siano creature oscure >>
<< Vampiri? Licantropi? – risi – Non dirmi che ci sono anche i Puffi! >> risposi notando come i suoi occhi si erano illuminati di una strana luce e la cosa mi preoccupò leggermente. Che non stesse scherzando sull’essere un serial killer?
Finalmente l’hostess avvisò che eravamo in procinto di atterrare. “Grazie a Dio”. Non appena fummo atterrati e le porte furono aperte, mi alzai in piedi e svelta scesi dall’aereo. Fu un meraviglioso sollievo sentire l’aria fresca sulla pelle, nei polmoni e vedere finalmente qualcosa che non era una immensa fila di sedili e di oblò. Mi avviai con ampie falcate a recuperare le mie valige. Ne presi una dal nastro, posandola poi a terra, e feci per prendere la seconda quando percepii una strana presenza alle mie spalle.
<< Zuccherino, ci rivedremo presto >> disse la voce dello stesso ragazzo presente sull’aereo con me al mio orecchio. Ero pronta a girarmi, lasciargli una manata in pieno viso e a prenderlo a parola quando, una volta che mi girai, non trovai nessuno. Del ragazzo, di quel Nik, neanche l’ombra. Che me lo fossi immaginato soltanto? No, eppure avevo percepito il suo respiro contro il mio orecchio, la sue pelle che sfiorava leggermente la mia. No, era stato reale eppure.. Sbuffai lasciando perdere. Il mio unico obiettivo, in quel momento, era andare a casa.
 


Per farmi spiegare dove fosse la casa dovetti chiamare la scuola. Mi recai, quindi, verso casa. Sentendo il telefono vibrare, lo presi dalla tasca e controllai chi fosse. Ero pronta a rispondere quando mi andai a scontrare contro qualcuno. Alzai la testa girandomi verso lo sconosciuto.
<< Mi scusi, ero distratta >> mormorai scusandomi.
<< Impara a guardare dove cammini invece di usare il telefono >> rispose scontroso il tizio.
Corrugai la fronte. << Ho detto che mi dispiace >> ribadii leggermente inacidita.
Il ragazzo alzò un sopracciglio << Non so che farmene >> e si rigirò dandomi le spalle.
<< Sei sempre così stronzo con le persone che chiedono scusa, eh? >> dissi stizzita, facendolo fermare.
<< Senti ragazzina – mi inchiodò con lo sguardo facendomi deglutire a vuoto – non sono in vena di scherzare per cui modera i termini >>
<< Oh poverino, ha avuto una giornata storta il signorino. – feci un passo verso di lui – Resta comunque il fatto che sei uno stronzo! >> ribadii sorridendo innocentemente.
Lui socchiuse leggermente gli occhi. << Non sai con chi parli. Si vede che sei nuova di qui >> mormorò solamente.
<< Illuminami! E poi.. Come chi ti dice che sono nuova? >> lo sfidai.
<< Non ho tempo da sprecare con delle bambine. Ho questioni più importanti – si risistemò la giacca – Ti basta sapere che mi chiamo Damon >> e così si girò, riprendendo a camminare.
Io invece strinsi le labbra e i pugni. << La prossima volta ti faccio vedere io se sono una bambina o no. Stronzo! >> mi girai sbuffando e ripresi a camminare. Non era passato neanche un giorno da quando ero arrivata e già stavo odiando questa stupida cittadina. Prima il tizio inquietante dell’aereo, ora quel grandissimo stronzo. “Dio, ma dove sono finita?”
Mi grattai la testa e svoltai l’angolo trovando la palazzina in cui era situato il mio appartamento.


Situato al terzo piano, l’appartamento non era poi male. Ampio soggiorno con vista sulla città, cucina, due bagni e due stanze da letto.  Come avevo detto, non male. Mi recai in una delle stanze da letto e scelsi quella più ampia. Depositai le valige sul letto e mi avvicinai alla finestra per guardare fuori. Sperai che i prossimi giorni fossero migliori di quello che stavo vivendo in quel momento. Abbassai leggermente lo sguardo verso la strada e per poco non mi venne un infarto. Appollaiato sul davanzale, un enorme corvo nero faceva bella mostra. Mi guardava e gracchiava, battendo con il becco contro la finestra.
<< Sciò! Va via! >> dissi battendo la mano contro il vetro. Il corvo non voleva spostarsi per cui aprii di scatto la finestra. << Vuoi andare via!? >> dissi gesticolando con le mani. Ciò provocò il volo del volatile. “Oh, finalmente”.
Richiusi la finestra e poi le tenda. << Se anche i prossimi giorni saranno così, giuro che prendo e torno in Italia! >> sbottai lasciandomi cadere sul letto, chiudendo gli occhi.




Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
MA buongiorno e buona Domenica!
Come va? Io tutto bene *_* cosa stranissima per la mia salute!
Allora.. Zan zan zan zaaaaaaan.. Ariel ed il suo viaggio verso la Virginia. Come si suol dire, si possono fare veramente tanti strani incontri ù.ù
Ariel incontra questo strano tizio di nome Nik.. Poi, una volta a terra incontra Damon, che si rivela essere simpatico come... come...  in questo momento non mi viene in mente un giusto esempio, ma mi avete capita, no? Prima impressione di Ariel riguardo Mystic Falls? Credo che l'ultima sua frase la dica lunga su cosa pensa xD
Vorrei ringraziare i lettori silenzioni, le splendide persone che commentano, colore che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti.. Me ringrazia calorosamente!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e di leggere vostre opinioni.. Per qualunque cosa vi aspetto sul gruppo di Facebook ;)
A domenica :*


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Capitolo 4
*** Capitolo o3 ***


03



Capitolo 3

Quando aprii gli occhi, mi resi conto che quel giorno sarebbe stato il mio primo giorno di scuola qui a Mystic Falls. Con una calma che non mi apparteneva, mi lavai per poi scegliere che indumenti indossare. La giornata era assolata per cui optai per un comodo pantacollant nero e una maglia lunga bianca. I capelli li lasciai ricadere mossi lungo le spalle. Prendendo la borsa, uscii di casa e mi diressi verso scuola.
Il fatto che l’edificio scolastico fosse distante solo qualche decina di metri mi permetteva di andarci a piedi, evitandomi, così, di prendere i mezzi pubblici che mai avevo molto amato.
Scorsi in lontananza l’edificio ed iniziai a prepararmi psicologicamente ad essere la nuova ragazza proveniente da un altro continente, che verrà perseguitata, osservata, studiata da tutti quanti.
Il cortile era già gremito dai vari gruppi di alunni. Presi un bel respiro e mi incamminai nel mezzo del cortile e, non appena lo feci, i primi sguardi iniziarono a posarsi su di me. In pochi secondi l’intero cortile mi stava osservando. Avevo detto che odiavo le attenzioni? Beh, si. Odiavo essere al centro dell’attenzione. Cercando di non mostrarmi alterata già dalle otto del mattino, affrettai il passo entrando nell’edificio. Raggiunta la segreteria vi entrai dentro.
<< Salve, sono Ariel.. >>
<< Oh, la studentessa italiana! – disse la donna interrompendomi. Odiavo anche l’essere interrotta. “Primo giorno, Ariel. E’ solo il primo giorno” – Tieni, cara, qui ci sono tutti gli orari delle tue lezioni e questo dovrai farlo firmare ai professori per poi riportarmelo a fine giornata >> disse porgendomi i vari fogli e foglietti.
<< D’accordo >>
<< Spero che ti troverai bene qui a Mystic Falls >> disse sorridendomi.
Ricambiai il suo sorriso sebbene il mio fosse molto sarcastico. << Non lo metto in dubbio >>. “Se, certo”. E con gli orari in mano uscii dalla segreteria nell’istante in cui la campanella decretò l’inizio delle lezioni. Controllai l’orario e ora avevo storia. Mi misi l’anima in pace e mi diressi verso l’aula che, ehm, trovai dopo ben dieci minuti. “Ma si dai, iniziamo bene!” pensai mentre bussai.
<< Si? >> disse la voce del.. professore? Aprii la porta ed entrai. Gli occhi degli alunni si puntarono verso di me ed il professore mi guardò curiosamente. << Lei sarebbe? >>
<< Quella nuova >> dissi semplicemente mentre mi avvicinavo, passandogli il foglio da firmare.
Lo prese e, dopo averlo firmato, me lo restituì. << Io sono Alaric Saltzman, docente di Storia. Lei è la signorina Ariel Mones. Per essere il suo primo giorno è già in ritardo – disse con tono simpatico – Spero che non diventerà una abitudine >>. Feci schioccare la lingua contro il palato e ripresi il foglio, il tutto mantenendo sulle labbra un sorriso ironico, sebbene i miei occhi mostrassero realmente cosa stessi pensando. Per qualche secondo vidi lo sguardo del professore farsi serio, come se avesse capito qualcosa. << Ehm – si schiarì la voce – può andarsi a sedere lì >> disse indicandomi il banco verso cui mi diressi per poi sedermi. Poggiai il gomito contro il banco ed il mento contro la mano mentre con l’indice dell’altra mano picchiettavo contro il legno del ripiano. << Signorina Mones può dirmi cosa avete fatto di storia in Italia? >>
<< Siamo arrivati al 1848 >>
Lo vidi annuire. << Abbiamo programmi diversi ma credo che non dovrebbe crearle problemi. Per cui, Signorina Mones, perché non ci dice qualcosa di lei? >>
Storsi la bocca. << Ho una comunissima vita da ragazza diciottenne non diversa dagli adolescenti americani per cui – scrollai le spalle – non ho nulla da dire >>
<< D’accordo, allora iniziamo pure con la lezione >>
Quelle che seguirono furono le due ore di storia più lunghe della mia vita. Non seppi mai per quale volontà divina riuscii a seguirle entrambe. Non appena suonò l’ora, mi alzai in pieni e raccolsi le mie cose sul banco. All’improvviso vidi una figura accanto al banco e la guardai con la coda dell’occhio prima di alzare la testa. Una ragazza bionda dagli occhi azzurri mi guardava con un ampio sorriso. << Ciao, io sono Caroline Forbes e sono qui per farti da Cicerone, oltre ad augurarti un buon inizio anno ed una buona permanenza qui con noi >>
Le sorrisi cercando di mostrarmi amichevole. << Grazie Carolina ma .. – scossi il capo storcendo la bocca – non serve. Grazie comunque >> dissi mentre uscii dall’aula.


Finalmente quella prima giornata scolastica finì. Non mi andava di tornare a casa ad annoiarmi per cui mi feci un giro per la città. Doveva pur esserci qualcosa di interessante da fare, no? Camminai per la strada fino a quando non raggiunsi un pub chiamato Mystic Grill. Entrai e mi accomodai su di una sedia accanto al bancone.
<< Posso portarti qualcosa? >> chiese il barista.
<< Delle patatine fritte ed una coca cola, per favore >>
<< Sei nuova, vero? Non ti ho mai visto qui >> disse ancora il barista servendomi la coca cola.
<< Si, sono arrivata qualche giorno fa. Scambio culturale con l’Italia >> dissi prendendo un piccolo sorso.
<< L’Italia? Wow! Deve essere bella >>
<< Molto >> dissi semplicemente vedendo arrivare le patatine che presi a mangiare.
Sentii la sedia accanto a me spostarsi, segno che qualcuno si era seduto e ciò mi fu confermato dal bicchiere di Whiskey che venne posato sul bancone. << E così te sei italiana >> disse il tizio accanto a me.
Avevo la vaga sensazione di aver già sentito quella voce. Voltai il capo e mi scontrai con due occhi azzurri. << Ah, sei lo stronzo dell’altro giorno >> dissi prima di riprendere a mangiare.
<< Questa lingua non hai ancora imparato a tenerla a freno noto >>
Finii di mangiare le patatine e mi pulii le mani. << Perché non finisci di scocciarmi e vai da qualcun’altra? >>
<< Mmm.. Diciamo che mi piace stare qui >>
<< Perfetto – svuotai il bicchiere – allora vado via io >> dissi alzandomi. << Ehi, paga lui >> dissi al barista indicando il tizio ma una mano, che si chiuse intorno al mio polso, mi fece fermare. << Che vuoi? >>
Mi guardò negli occhi intensamente. << Resta qui >> disse e percepii un lieve movimento delle sue pupille.
Portai una mano sulla sua guancia e avvicinai il viso al suo. << Neanche morta >> dissi sorridendo ed il suo viso si fece serio. << Ed ora, lasciami >> dissi dura.
<< Damon! >> esclamò una voce alle nostre spalle. Una ragazza dai lunghi e lisci capelli castani, insieme ad un’altra ragazza, mulatta con i capelli mossi castani, e alla ragazza che aveva detto di chiamarsi Caroline, comparvero dietro Damon.
<< Ariel >> disse Caroline salutandomi e le risposi con un sorriso. << Elena, Bonnie vi presento Ariel, la ragazza italiana che sta frequentando la nostra scuola >>
<< Piacere Bonnie >>
<< Piacere, io sono Elena e spero che Damon non ti abbia infastidito >> disse allungando la mano verso di me.
Gliela strinsi. << Nessun fastidio. La bellezza non può mai andare d’accordo con l’intelligenza >> dissi sorridendo.
Damon inarcò un sopracciglio, ghignando. << Sono contento che ti piaccia >>
Mi riavvicinai al suo viso e portai un dito sotto al suo mento. << Sarai pure bello ma non sei proprio il mio tipo per cui – allungai la mano prendendo il suo bicchiere di Whiskey – annegati >> e glielo rovesciai addosso. << Ops, scusami! Mi è scivolato >> dissi fingendomi dispiaciuta mentre i visi di Caroline, Bonnie ed Elena mostravano stupore e anche apprensione. << Ragazze, piacere di avervi conosciute ma scusatemi, devo proprio andare >>


Uscii dal locale pulendomi le mani. << Pessima idea ragazzina >>
Sobbalzai. << Avevo dimenticato che gli stronzi in acqua galleggiano >>. Fu un attimo e mi ritrovai in un vicolo nascosto agli occhi dei passanti. << Che diamine fai, eh? >> chiesi arrabbiata.
<< Ti faccio capire bene chi comanda e che con me non bisogna scherzare >>
<< E cosa vuoi farmi, eh? >> lo sfidai avvicinandomi ancora con il viso al suo. Non ero mai stata una ragazza scontrosa ma quel ragazzo mi stava innervosendo.
<< Ti farai uccidere con questo tuo carattere >>
<< Una morte in più, una morte in meno. Mystic Falls è abituata a morti misteriose, o sbaglio? >>
Ci furono alcuni minuti di silenzio in cui nessuno dei due staccava gli occhi dall’altro.
<< Ariel Mones, stronzo >> gli allungai la mano.
<< Damon Salvatore, ragazzina >> la strinse.

Avevo la stana sensazione che da quell'incontro molte cose sarebbero cambiate.

Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona domenica!
Come state? Io ho una spalla che mi fa malissimo ç___ç Ecco che gli acciacchi dovuti alla pallavolo si fanno sentire... Domenica prossima è Natale e tranquille, domenica pubblico ù.ù Però, poi, ci risentiremo anno nuovo, ovvero l'8. Motivo? Capodanno fuori.. Ah, ringrazio chi mi ricorda che è Domenica e che quindi devo pubblicare! ^^"
Ma passiamo a noi.. Primo giorno di scuola di Ariel..  Come iniziare bene l'anno se non con un bel ritardo alle lezioni? :) Ariel inizia, inoltre, a far conoscenze.. Prima Care, poi Elena e Bonnie al Grill. E chi rincontra al Grill? Ma si, Damon! Quei due, per quanto sono simpatici tra di loro, mi costeranno la vita!! Mi fanno uscire di testa xD Ariel, comunque, si va a cercare la morte sempre di più.. ma va be! xD
Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, colore che spendono qualche minuti per commentare :) , chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti.. Troppo gentili!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e sappiate che dal prossimo iniziano a diventare più "succosi".. Vi dico solo che il prossimo informerà su un particolare della storia ;) Vi ricordo che per qualunque cosa vi aspetto sul gruppo di Facebook ;)
Non mi resta che augurarvi buona domenica e alla prossima!

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Capitolo 5
*** Capitolo o4 ***


00


Capitolo 4

<< La guerra di secessione fra gli Stati Uniti del Nord e quelli del Sud venne vinta dagli Stati del Nord per molte ragioni. Una su tutte era il fatto che fossero 22milioni contro solamente 9milioni di soldati, oltre allo spesso divario in fatto industriale, e... >> Il suono improvviso della campanella, oltre a farci sobbalzare, conferì a tutti noi un sollievo interno. Dire che eravamo provati dalla lezione era dire veramente poco. << Ragazzi, sappiate che lunedì interrogo su tutto >>
<< Ma professore! >> si lamentarono quasi tutti ma il professore non volle sentire ragioni.
Raccolti i libri, andai verso il mio armadietto e posai al suo interno i miei libri. Il cibo della mensa era orribile perciò optai per rimanere a digiuno. Mi recai in cortile e mi sedetti vicino ad un albero, compagno mio durante le pause. Sebbene fossero passati alcuni giorni dal mio arrivo, ero ancora restia nello stare con gli altri.
<< Non dovresti essere insieme a tutti gli altri? >> disse una voce all’improvviso.
Voltai il viso di lato. << Sei un po’ troppo grande per fare ancora il Liceo, non credi? >>
Damon ghignò allegramente. << Sono qui solo per il mio caro fratellino e la sua adorata ragazza >>
Inarcai un sopracciglio perplessa. << Hai un fratello? Spero che non sia come te perché in quel caso, beh – sospirai – le torture sarebbero molto più piacevoli >> gli risposi sorridendo.
<< Hai un senso dell’umore che deve essere perfezionato >> rispose lui tranquillamente.
Parlare con Damon Salvatore non faceva che accrescere il mio non voler nessuno approccio con gli altri. Tuttavia, lui, per il momento, era l’unico con cui esprimevo più di due, massimo tre frasi in un discorso e questo dialogare mi aveva portato ad accorgermi di come, quando gli rispondevo ironica o comunque toccavo il suo ego, i suoi occhi si accendessero, come se stesse cercando di trattenere le sue reali azioni.
<< No, italiana – ghignò – di Damon Salvatore ce ne è uno solo >> disse con voce bassa ed intensa.
Lo guardai per alcuni secondi negli occhi. Su di lui, forse, potevi dire le peggiori cose.. Ok, togliamo il forse. Su Damon Salvatore era facilissimo dire che tutte le peggiori qualità le avesse lui ma non si poteva negare, al tempo stesso, che non fosse un bel, figo e, purtroppo, dannatamente sexy ragazzo. << Grazie a Dio! >>
Ci sfidammo con lo sguardo a lungo fino a quando non venimmo interrotti.
<< Damon, che ci fai qui? >>
Lui si voltò verso il ragazzo che aveva parlato. << Fratellino! Sono anche io contento di vederti! >>
Mi voltai a guardare chi fosse il ragazzo e per poco non mi strozzai. Stefan Salvatore, nonché ragazzo di Elena, che avevo conosciuto grazie a quest’ultima, era il fratello di Damon. Beh, lo avrei dovuto capire dal cognome.

<< Vorrei dire la stessa cosa anche io – rispose nello stesso tono divertito Stefan, prima di spostare lo sguardo su di me – Ariel, ciao >> disse lievemente confuso.
<< Stefan >> gli risposi sorridendogli.
<< Non serve fare le presentazioni vedo. Lo conosci già il mio fratellino. Mi sembri sconvolta >>
Storsi il naso. << Cercavo di comprendere come una persona come Stefan potesse essere il fratello di uno come te >>
<< Ci sono giorni in cui me lo chiedo anche io >>
<< Ma.. ehm.. scusate – disse Stefan – voi come mai vi conoscete? >>
<< Notte di sesso sfrenato >> rispose come se nulla fosse Damon, provocando stupore sul viso di Stefan.
<< Diventerei lesbica pur di non venire a letto con te, Damon. Comunque – guardai Stefan – ho avuto lo sfortunato caso di incontrarlo non appena sono arrivata qui a Mystic Falls e subito ho capito che persona fosse >>
Stefan ridacchiò leggermente. << Stefan! >> la voce di Elena giunse alle nostre orecchie e poco dopo si buttò tra le braccia di Stefan. << Ehi Ariel! E.. Damon? Che fai tu qui? >>
<< Vi siete messi tutti d’accordo con le domande? Tutte la stessa mi avete posto >>
Elena roteò gli occhi al cielo. << Ariel, credevo ti unissi a me, Bonnie e Care >>
<< Scusami ma – feci una piccola smorfia – ho bisogno ancora di qualche giorno per sentirmi “a casa” >> le dissi dispiaciuta. Ed era così realmente. Elena e le sue amiche hanno cercato fin da subito di farmi sentire parte integrante, rispettando, però, sempre i miei spazi. Nessuna si mostrò invadente anzi, e ciò fu un  bene.
<< Tranquilla ma.. Perché stasera non vieni da me? Ci saranno anche le altre. Cosa tranquilla tra di noi, niente di strano >>
La guardai interdetta e sospirai. << D’accordo >>


Ore 19.30. Mi trovavo di fronte casa di Elena, indecisa se bussare o meno. In testa mi ripetevo di smettere di fare la ragazzina asociale, che per giunta non ero mai stata, e di tornare ad essere me stessa. Presi un lungo respiro e feci per bussare, quando la porta si aprii, rivelando la figura sorridente di Elena.
<< Sapevo che saresti venuta >>
Con la fronte corrugata, chiesi spiegazioni. << Ma che..? Come.. ? >>
<< Magia! – disse ridacchiando – Scherzo, ti stavo guardando dallo spioncino >>
Ridacchiando, entrai, prendendo a guardarmi intorno. << Che bella casa >>
<< Grazie, i miei genitori avevano buon gusto >> Non mi sfuggi l’imperfetto che aveva usato. Avevo quasi paura a chiederle il perché di “avevano” ma preferii non farlo. Lei non aveva violato la mia privacy, non volevo essere io a violare la sua. << Dai andiamo su, ci sono le altre che ci aspettano >>
Salimmo le scale, raggiungendo camera di Elena. Quando aprì la porta, vidi Caroline e Bonnie intente a farsi la manicure.
<< Ariel! >> esclamò Care. << Vieni, su. Così appena finisco con Bonnie, sistemo le tue unghie >>
La mia faccia doveva essere abbastanza sconvolta visto che le tre ragazze scoppiarono a ridere. << Tranquilla, Caroline sconvolge tutti la prima volta! >> disse Bonnie.
<< Ehi! >> esclamò indignata la biondina.
Elena andò a sedersi vicino le altre ragazze e la medesima cose feci anche io. Mi portai le ginocchia al petto, poggiandovi sopra il mento.
<< Allora, Ariel, come ti trovi qui a Mystic Falls? >> chiese Elena.
<< Non male. Per essere una città in cui la gente scompare da un giorno all’altro per poi ricomparire cadavere, beh, è abbastanza tranquilla >> dissi ciò e i corpi delle ragazze si irrigidirono per pochi secondi. << Che c’è? >>
<< Nulla, non ci piace parlare di questi argomenti >> disse Bonnie.
<< Oh >> dissi imbarazzata.
<< Oggi, a scuola, ti ho vista parlare con Damon.. >>
<< Ah si, Damon. Non ancora riesco a credere che Stefan sia suo fratello. Troppo diversi >>
<< Invece sono fratelli. Ma tornando a noi, è successo qualcosa tra voi? >>
<< Elena, non so cosa di così malato e folle ti stia passando per la testa ma, oltre al divertirmi nel distruggere il suo ego maschile, non è successo assolutamente nulla. Uno, non lo sopporto. Due, preferire morire che stare con Damon – la vidi annuire – A cosa devo questo interessamento? >>
<< Damon all’inizio non era, diciamo, una bella persona con cui stare >> disse Bonnie.
<< Forse non lo è neppure adesso >> aggiunse Caroline.
<< Caroline! >> l’ammonì Elena.
<< Che c’è? Sai che nessuno può cambiare totalmente! Siamo ciò che siamo! >> ribadì Care.
Ci furono alcuni minuti di silenzio che vennero interrotti da Bonnie. << Ok, basta parlare di Damon Salvatore. Eravamo qui per fare la manicure e spettegolare – disse e tutte annuimmo – Ariel, se mi porgi la mano inizio a farla a te >> Annuii e gli diedi la mano. Nel momento in cui quella di Bonnie toccò la mia, un forte formicolio alla mano mi costrinse a togliere di scatto la mano.
<< Ho preso la scossa >> dissi lievemente dolorante mentre mi toccavo la mano, trovando un graffio su di un dito. Alzai lo sguardo incrociando quello di Bonnie, che, dopo alcuni secondi in cui mi guardò quasi spaventata, tornò normale. << Scusa! >> esclamò svelta alzandosi. << Vado a prenderti subito il disinfettate e un cerotto. Elena vieni con me? >>. Quella annuì, seguendola.
<< Tranquilla, Bonnie ha graffiato anche me molto spesso >> disse Caroline, notando la confusione sul mio viso. << Ecco cosa significa farsi da sola le unghie >> esclamò per sdrammatizzare.
Fu Caroline a continuare o meglio, a iniziare la mia manicure. Poco dopo rientrarono le due ragazze.
<< Ariel scusa, è stato un incidente >>
Le sorrisi. << Tranquilla, ti avrò dato io la scossa di sicuro. Tutto ok! >>.
Elena mi porse disinfettante e cerotto. Il resto della serata passò tranquilla. Conobbi meglio le ragazze e, di conseguenza, conobbi a parole anche Tyler, pseudo ragazzo di Caroline, Jeremy, fratello di Elena e fidanzato di Bonnie, Matt e tutti gli altri.
Guardai, ad un certo punto, l’ora. << Credo che sia il caso di tornare a casa >>
<< Sicura di non voler restare a cena qui da noi? – annuii ad Elena – D’accordo >>
Mi accompagnarono alla porta. << Grazie ancora, mi sono divertita >>
<< Lo stesso vale per noi >> esclamarono in coro tutte, anche se Bonnie  era rimasta ancora abbastanza turbata.
Salutai tutte ed uscii da casa di Elena. Presi a dirigermi verso casa. Nella mia mente le immagini della scossa avuta con Bonnie vagavano ancora in essa.

POV ELENA


Chiusi la porta non appena Ariel uscì.
<< Non per qualcosa ma potrei sapere anche io che succede? >> chiese Caroline.
Mi voltai a guardarla per poi spostare lo sguardo su Bonnie.  << Bonnie ha avuto.. >>
<< Una visione >> completò Bonnie.
<< Visione? Di solito non erano semplici sensazioni? Ora sono visioni? >>
<< E’ la prima volta che mi capita >>
<< E cosa avresti visto in questa tua visione? >> continuò Caroline.
<< Ariel.. con.. Ho visto Ariel insieme a Klaus >>
L’espressione di Caroline divenne un misto di preoccupazione e sconvolgimento. << Ariel è dalla parte di Klaus? >>
Bonnie scosse il capo. << No, ma avrà a che fare con lui. Nella.. nella visione, Ariel non era più un essere umano. Era un vampiro >>

Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma buona domenica e BUON NATALEEEEEEEEEEEEEEEEEE a voi e alle vostre famiglie :)
Avete aspettato con ansia Santa KLAUS? Io aspettavo solo Klaus, visto che siamo in tema xD Mi scuso per eventuali errori, ma sto dal portatile di Lisa_Pan e non ci so scrivere ù.ù probabilmente mi sono persa qualche virgola per strada -.-
Comunque.. Ariel inizia ad integrarsi con le ragazze.. Una bella seduta di manicure è proprio un bell'inizio :) Anche se poi, abbiamo visto che c'è stato un piccolo colpo di scena! Tataaaaan! Ariel e Damon.. Quei due io li capisco sempre meno, anzi tra poco non li capirò più! Fanno quel che vogliono, specialmente Ariel :/:/
Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, coloro che leggono e commentano, coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori da ricordare :)
Visto che è Natale... Io faccio un regalo a voi, voi lo fate a me? Visto che il prossimo aggiornamento dovrebbe esserci l'8/01, se vedo che il capitolo tra oggi e domani otterrà almeno 5 recensioni, o giù di lì, potrei anche pubblicare tra il 27/28 ù.ù Ma dipende tutto da voi ;)
Non mi resta che dirvi ancora buon Natale e un felicissimo anno nuovo! ;)

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Capitolo 6
*** Capitolo o5 ***


05


Capitolo 5

 

Allungata sul letto con un braccio teso verso l’alto, avevo concentrato tutta la mia attenzione sulla mano, più precisamente su quel piccolo graffio che mi era stato “procurato” da Bonnie.
Sebbene fossero passati svariati giorni, la cicatrice che venne a formarsi mi recava dolore. Non acuto, ma sapeva essere decisamente fastidiosa per le sue piccole dimensioni.
Ciò che di quella ferita mi incuriosiva era come essa si era formata. Come poteva un semplice contatto, un semplice sfiorarsi procurare una ferita?
Ad irrompere nei miei pensieri fu la suoneria del mio telefono.
<< Pronto? >>
<< Dove sei? >> fece capolinea la voce squillante di Caroline.
Corrugai la fronte. << A casa sto. Dove altro dovrei essere? >>
<< Qui da me, ecco dove! >>
Sbattei le palpebre confusa. << Che ho dimenticato? >>
<< Ariel! Mi devi accompagnare a cercare qualcosa per la festa di domani! >>
Portai la mano a sbattere contro la fronte. << Vero! La festa al Grill! Me ne sono scordata, scusa >>
<< Complimenti! Senti, ti do.. mmm.. 5 minuti per essere da me >>
<< Ma non puoi mettere qualcosa che già hai? >>
<< No! >> e chiuse la chiamata.


Dieci minuti più tardi mi ritrovavo davanti casa di Caroline.
Con le braccia a circondarmi il busto, cercavo di scaldarmi mentre Caroline sembrava essersi persa in casa sua.
<< Eccomi! >> disse sorridente.
<< Di-dillo c-c-che lo hai f-fatto apposta >> le dissi battendo i denti.
Lei sembrò confusa. << Senti freddo? >>
<< Per me qui da voi è come essere al Polo Nord >>
Ridacchiò. << Esagerata! Dai andiamo >>
Iniziammo a camminare per le strade della città, fermandoci quasi ad ogni negozio. Caroline provò così tanti indumenti che al secondo negozio persi il conto. Finalmente, quando iniziò a tramontare il sole, sembrò aver trovato quello che cercava. Abito nero, lungo fino a metà coscia. Intorno alla vita una sottile cinta fatta da piccoli pietruzze.
<< Allora, come sto? >>
<< Care, ti sta bene. Veramente >>
Lei mi guardò socchiudendo gli occhi. << Non fai altro che dire la stessa cosa >>
<< Forse perché è la verità.. >> cercai di spiegarle.
<< O forse è perché non vedi l’ora di tornartene a casa >>
Roteai gli occhi, sospirando. << Care, come vedi, sono complicata. Non era meglio venire con Elena o con Bonnie? >> le chiesi mentre la vidi rientrare nel camerino.
<< Bonnie è da Jeremy, Elena da Stefan >>
<< Tyler? >>
<< Perché avrei dovuto chiederlo a lui? >> rispose lei sulla difensiva e ciò mi fece inarcare un sopracciglio.
<< Bionda, sarò nuova, ma non cieca. Il vostro feeling è visibile persino ad un cieco. Vuoi forse farmi credere che tra voi non ci sia del tenero? >> il suo non proferire parola fu la sua risposta.
Uscì dal camerino con il vestito tra le mani senza fiatare e si diresse verso la cassa. Io mi sedetti su di una poltroncina.
<< Tu non prendi nulla? >> chiese quando tornò.
<< No, mi arrangerò > le dissi scrollando le spalle.
<< Ok – disse annuendo – Comunque mi ha chiamato Bonnie. Lei e Jer sono al Gril e hanno detto se li raggiungiamo >>
<< No problem. Tanto non avrei da fare nulla a casa >>
Uscimmo dal negozio e ci avviammo verso il pub che raggiungemmo pochi minuti dopo.


Entrate dentro, andammo alla ricerca dei due, trovandoli poco dopo seduti ad un tavolo.
<< Ehilà! >> esclamò Care ai due.
<< Ce l’avete fatta ad arrivare! >> esclamò la ragazza, sorridendo ad entrambe. << Sedetevi, su >>
<< Tu devi essere Ariel, giusto? >>
<< Si – gli risposi – E tu Jeremy >>
<< Giustissimo. Non avevo avuto il piacere di presentarmi >>
<< Non preoccuparti. Tua sorella, Bonnie e Care mi hanno così parlato di voi che potrei dirvi di conoscere da sempre >>
Ridacchiammo un po’ tutti e ordinammo da bere. Mentre aspettavamo le nostre ordinazioni, scambiammo qualche chiacchiera. Feci vagare lo sguardo tra i vari clienti quando, vicino al bancone, riconobbi la figura di Damon. Come se sentisse, se percepisse il mio sguardo, alzò gli occhi incrociando i miei. Lo guardai. Mi guardò. A rompere il contatto visivo fu l’arrivo del cameriere con le nostre ordinazioni.
Quando andai a riportare lo sguardo, di Damon neanche l’ombra. Corrugai la fronte perplessa. Svuotai svelta il bicchiere e mi alzai, scusandomi e dicendo che mi ero appena ricordata di una cosa. Mi recai verso il bancone, luogo in cui avevo visto seduto Damon. Il mio sguardo vagò ancora per tutto il pub, ma di Damon non vi era traccia.
Certa, ormai, del fatto che mi fossi immaginata tutto, uscii dal locale. Percorsi un paio di metri prima di avere la sensazione di essere seguita da qualcuno. Affrettai il passo per arrivare il prima possibile alla macchina. Appena la raggiunsi, disattivai l’allarme e feci per salire a bordo, quando nel finestrino comparve il riflesso di qualcuno. Mi girai di scatto e cacciai un urlo che venne subito bloccato dalla mano di qualcuno. Quando mi resi conto di chi avessi di fronte, sentii il sangue salirmi fino alla testa. Spintonai Damon mentre iniziai a ricoprirlo di insulti.
<< Cazzo fai, eh? Mi vuoi far venire un infarto, eh? Vaffanculo! >> dissi continuandolo a spintonare leggermente e a tirargli degli schiaffi contro le braccia.
<< Hai finito? >> chiese lui divertito.
<< No! >> dissi ad alta voce, respirando affannosamente.
<< Beh, meglio se finisci. Siamo in un luogo pubblico e potrebbero prenderti per una pazza scappata da un manicomio >>
Strinsi forte le mani a pugno, ma obbligai me stessa a calmarsi. << Cosa vuoi? >>
<< No, cosa vuoi tu? >>
<< Io da te assolutamente nulla. Cosa ti farebbe credere il contrario? >>
<< Il fatto che mi stavi guardando e poi cercando >>
Mi irrigidii leggermente. << Io guardare e cercare te? Ti sarai sbagliato >>
Annuì poco convinto. << Certo, certo. Ammettilo che stai cominciando a capire di essere pazza di me >> disse ghignando.
Una favolosa, quando malata, idea mi venne in mente. << Ok.. mi hai scoperta! – portai una mano sul suo collo e l’altro braccio dietro di esso mentre mi avvicinai al suo corpo – Sono follemente pazza di te! Ti prego prendimi! >> gli dissi sensuale mentre sollevai una gamba fino a portarla contro il suo fianco, che strinsi.
Vidi i suoi occhi accendersi e guardami intensamente mentre le sue mani si posarono contro la mia schiena, stringendomi a lui prima di sfiorarmi con una di esse la gamba stretta al suo fianco.
Sentii il mio respiro velocizzarsi, così come il battito cardiaco, nel preciso istante in cui le sue mani si posarono sul mio corpo. Quella vicinanza, quel contatto così intimo mi fecero rendere conto di qualcosa che avevo fino a quel momento supposto. Si, era bello. Si, era sexy. Si, il suo corpo era sodo e muscoloso al punto giusto. E si, tutto di lui pian piano mi stava attraendo.
Percepire la portiera contro la schiena fu la spia che mi fece rendere conto che la situazione stava sfuggendo dalle mie mani. Cercai di parlare, ma in quel momento era come se il mio corpo avesse preso il sopravvento sulla mente.
Il suo viso prese ad avvicinarsi pericolosamente al mio collo e dovetti deglutire. “Ariel non cedere. Ariel riprendi  coscienza di te!” continuavo a ripetermi nella testa. Il vociare sempre più insistente fece fermare ed allontanare Damon, il quale mi guardò divertito.
<< Te l’ho detto che avresti ceduto prima o poi. Serve solo un po’ di pazienza >>
<< Va al diavolo, va! >> gli dissi dandogli le spalle e salendo in auto.
<< Ci vediamo domani alla festa, ragazzina >>
<< Mi hai appena dato un buon motivo per non venire >> gli dissi alzando lo sguardo, ma.. non lo trovai più. Era come se si fosse volatilizzato. “Questo è molto strano” pensai chiudendo la portiere e avviandomi a casa.





Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma buongiorno! Sorprese di vedermi? :) Bhe.. voi avete fatto il regalo di Natale a me, ora è il mio turno di farlo a voi, anche se in ritardo, ma va beh xD
Come state? Io sto a pezzi.. Ho una tosse che tra un pò mi si porta via.. per giunta non riesco neanche ad aprire il flacone dello sciroppo! Dannato tappo salva bimbi! >.<
Ma passiamo al capitolo... Allora..  Ariel, ormai, si è integrata e ciò lo dimostra anche il fatto che va a far compere con Care.  Che occhio attento la nostra Ariel che vede come tra la biondina e Tyler ci sia del tenero.. Molto attenta :3
Poi.. arriva il Grill.. Ariel tra un pò ci prenderà la casa al Grill, fidatevi.. Chi incontra? Mr Damon Sono Gnocco Salvatore :3 I due si guardano.  Dannato cameriere che fa distrarre Ariel ù.ù Avrà ragione Damon nel dire che bisognava solo aver un pò di pazienza? Sta cedendo veramente Ariel? eeeeeeeeeee.. non posso dire nulla :333
Nel prossimo capitolo ci sarà l'entrata di un nuovo personaggio.. 
Ringrazio chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti.. Grazie mille!
Non mi resta che darvi appuntamento per l'8/01 per il prossimo aggiornamento.. Passate un bel Capodanno! :):) e per qualunque cosa, vi ricordo il gruppo di FB linkato sotto ;)

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Capitolo 7
*** Capitolo o6 ***


06



LEGGETE LE NOTE _ C'E' UNA PROPOSTA RIGUARDANTE LA PUBBLICAZIONE SETTIMANALE

Capitolo 6
 


Sbuffai per l’ennesima volta. Quella sera i capelli non volevano sentire ragioni. Mi passai una mano tra i capelli, stringendoli leggermente, mentre presi un profondo respiro.  Spostai lo sguardo verso la sveglia sul comodino: avevo ancora quindici minuti prima che Caroline e le altre passassero a prendermi per andare alla festa.
<< Aah! Basta! >> sbottai, prendendo un elastico per capelli e raccogliendoli in un’alta coda. Guardandomi allo specchio mi resi conto che con i capelli in quel modo stavo meglio, contando anche come stavo vestita: canotta bianca leggermente larga e pantaloni neri a vita alta. Il tempo di mettermi il profumo e il mio telefono vibrò.

“From: Ele
Hai esattamente 5 secondi per uscire… anzi 4…3… xoxo”

Presi la giacca nera di pelle, mettendomela addosso, ed uscii per andare incontro all’auto delle ragazze.
<< Eccomi! >> esclamai una volta entrata.
<< Ciao Ariel! >> mi salutarono tutte.
<< Pronta alla tua prima festa qui a Mystic Falls? >> mi chiese Elena.
<< Certo! Vediamo di cosa siete capaci voi americani >> dissi divertita.
<< Oh, vedrai! >>


Raggiungemmo il Grill e, dopo aver parcheggiato l’auto, entrammo dentro. Il locale era gremito di gente e  la musica era ad alto volume. Mi guardai intorno un po’ spaesata.
<< Ariel, di qua! >> mi fece Bonnie.
La seguii e raggiungemmo il tavolo, dove trovammo i ragazzi.
<< Salve dolci donzelle! >> ci salutò Tyler insieme a Matt e Jeremy.
Ci accomodammo e, non appena arrivò il cameriere, ordinammo da bere e da mangiare.
<< Elena, ma Stefan non viene? >> chiese Tyler.
<< Dovrebbe essere qui a momenti.. Anzi, eccolo! Stefan! >> disse Elena ad alta voce verso il ragazzo appena entrato nel locale.
<< Ehi, spero di non essere in ritardo! >> disse, scusandosi, Stefan mentre si chinò a lasciare un tenero bacio ad Elena. C’era una cosa che inizialmente mi era sfuggita. Erano tutte, o per lo meno, coppie. Gli unici scoppiati eravamo io e Matt.
<< No, tranquillo. Siamo appena arrivate >> gli rispose Elena, sorridendogli.
Quando giunsero i nostri drink, iniziammo a parlottare. Fu quando Stefan prese il bicchiere di Elena per fare un sorso che mi accordi del suo anello.
<< Carino >> gli dissi.
<< Cosa? >> mi chiese lui non capendo.
<< L’anello – lo indicai – E’ carino >>
<< Oh, grazie. Cimelio di famiglia. Damon ne ha uno identico, ma al posto della S ha una D >>
Corrugai un po’ la fronte. << Lapislazzuli, vero? – lui annuì  ed io mi voltai verso Caroline – Anche la pietra sul tuo anello è un lapislazzulo >>
Vidi Caroline per una frazione di secondo guardare Stefan e poi me, come se chiedesse qualcosa. << Si, anche il mio lo è. Come te ne sei accorta? >>
Scrollai le spalle. << Mia madre ha così tante cose con i lapislazzuli che ci ho fatto l’occhio. In più – tirai fuori dalla maglia la lunga catenella che tenevo al collo, mostrandola al resto del gruppo – come vedete, ne ho uno anche io >>
I ragazzi mi guardarono per un attimo incuriositi, specialmente Stefan, il quale fece per dire qualcosa quando venimmo interrotti.
<< Ehi, c’era una rimpatriata ed io non sono stato invitato? >>
Alzai lo sguardo verso il ragazzo in piedi accanto al tavolo. << Beh, sarebbe il caso che ti facessi qualche domanda >> gli dissi prima di prendere un sorso del mio cocktail, facendo ridacchiare gli altri. Damon tuttavia non rispose, ma si sedette accanto a me.
<< Questo – disse, togliendomi il  mio drink dalle mani – non va bene ad una ragazzina piccola e minuta come te! E’ roba da grandi >>
Lo guardai con la bocca leggermente schiusa mentre finì il mio drink. Mi schiarii leggermente la gola. << Ringrazia che c’è tanta, tanta gente altrimenti già ti avrei fatto passare la voglia di scherzare >>
<< Ah si? E come avresti fatto, eh? Beh, se fai come ieri, credo che la voglia di scherzare scompaia, sostituita da un altro tipo di.. voglia >> disse malizioso mentre sentii il mio viso surriscaldarsi. Gli altri ragazzi quasi si strozzarono con le loro bevande. Damon rise e si alzò. << Ciao tigre >> disse, allontanandosi.
<< Ariel >> disse Elena leggermente scioccata << cosa.. cosa avresti fatto con Damon? >>
Spalancai gli occhi. << Io.. Io non ho fatto assolutamente nulla  con quell’essere! Io lo ammazzo! >>
<< Basta dai! Ho voglia di ballare, andiamo! >> propose Jeremy, alzandosi ed avviandosi a ballare.
Lo seguimmo tutti e iniziammo a scatenarci a ritmo di musica. Anche in quel caso si ripropose la scena delle coppiette per cui, dopo una canzone e mezza, mi allontanai con la scusa dell’aver sete.
Raggiunto il bancone, mi sporsi leggermente verso il barista. << Un Rum e pera, per favore >>
<< Le abitudini sono dure a morire, eh? >>
Sobbalzai leggermente udendo la voce e mi voltai verso il ragazzo accanto a me. << Dici a me? >> chiesi, guardandomi un po’ intorno. Lui mi guardò e ridacchiò. << Ripeto, dici a me? >>
<< Ed io che credevo che una faccia come la mia fosse impossibile da scordare >> disse, fingendo un tono melodrammatico.
<< Beh, mi dispiace dirtelo, ma ti sbagliavi. Comunque, mi rispondi? >>
Voltò il busto verso di me, sorridendo. << Vediamo cosa posso dire.. – fece schioccare la lingua – Ecco, ci sono! Da bambina hai mangiato da sola una mega torta di cioccolato e sei stata male per una intera settimana >>. Lo guardai perplessa. Come diavolo faceva a saperlo? << O quando avevi su per giù dieci anni, per far vedere di essere in grado di andare in bici senza mani, sei caduta rompendoti il braccio >>
<< E tu come fai a conoscere questi particolari della mia vita? >>
Sorrise ancora di più. << Quando sono partito dall’Italia per venire in Tennessee, eri intelligente. Che fai, ora mi fai ricredere su di te… sirenetta ? >>
<< Come.. ? >> “Sirenetta”. Aveva appena usato un nomignolo che mi avevano affibbiato da bambina visto il mio nome uguale a quello della protagonista del cartone della Disney “La Sirenetta”. Tuttavia, era un nomignolo conosciuto dai miei amici in Italia, come faceva questo ragazzo americano a conoscerlo? Corrugai la fronte, osservandolo. Capelli leggermente lunghi portati all’indietro, occhi chiari e lieve barbetta sul viso. No, l’aspetto non mi diceva nulla. “Quando sono partito dall’Italia”, quel particolare mi vagava nella testa, ma non riuscivo a dare un nome al ragazzo. << Mi dispiace, ma – scossi il capo – non so chi tu sia >>
Sospirò, allungando verso di me la mano. << Se ti dico Ray Sutton? >>
Spalancai gli occhi e la bocca. Non potevo credere di avere davanti a me l’ultima persona che mi sarei mai aspettata di vedere! Gli misi svelta le braccia al collo. << Oddio!! >>
Ridacchiò. << Noto che ora hai capito chi sono >>
<< Tu.. Cosa.. Oddio! Sei cambiato, non ti riconosco più! I capelli e la barba! >> dissi sorridendo. << Come stai? >>
<< Tutto bene, te? Tua madre mi ha avvisato della tua partenza per cui – scrollò le spalle - ho voluto fare un viaggetto fino a Mystic Falls >>
<< Io sto bene, ma.. non riesco ancora a credere che tu sia qui! >>
<< Beh, dico che un bel brindisi ora sia d’obbligo >> prese il suo drink.
<< Concordo a pieno >> presi il mio. << Cin cin! >> dissi, facendo toccare i nostri bicchieri prima di bere.
<< Vieni, su! >> mi prese per il polso e mi condusse a ballare.
<< No, Ray! Non mi piace! >>
Raggiungemmo la pista e mi tirò verso di lui. << Non dire scemenze! >>
La musica cambiò, diventando più movimentata, e dopo qualche secondo presi a ballare insieme a Ray. Ogni tanto mi faceva fare una piroetta per poi ristringermi a sé. Fu proprio in una di quelle occasioni che incrociai lo sguardo di Damon. Come era il detto.. Se gli sguardi potessero uccidere? Beh, la postura, i suoi occhi trasmettevano la sensazione che, se non ci fosse stata tutta questa gente, Damon avrebbe staccato la testa a Ray o a me.
<< Chi guardi? >> mi sussurrò all’orecchio, ma io scossi il capo. Ray spostò lo sguardo per pochi secondi. << E’ un tuo amico quello che ci sta fulminando con gli occhi? >>
<< Non è un mio amico. E’ il fratello del ragazzo di una mia amica >>
<< E questo non fa di lui un tuo amico? >>
<< No. Anzi fa di lui la persona più insopportabile, egoista, egocentrica e narcisista che io conosca..  dopo di te >> gli feci la linguaccia.
<< Ehi! – mi pizzicò il fianco – frena le parole! >>
Risi. << Ah già. Tu non sei egoista.. ma insopportabile, egocentrico e narcisista si >>
<< Quando sei divertente >> disse, socchiudendo gli occhi. Roteai gli occhi e gli diedi un bacio sulla guancia. << Ruffiana >>
<< Si, me lo dicono in tanti >>
<< Qualunque cosa lui è per te, sappi che noto in lui della gelosia – si avvicinò nuovamente al mio orecchio – Mia sirenetta, non mi fare stragi di cuori, mi raccomando >>
Lo spintonai scherzosamente. << Ma smettila! >>
Dopo qualche altra canzone decidemmo di fermarci. << Non ti ricordavo così scatenata! >>
<< Quanto cose dovrai ricordare di me adesso! >>
Ray guardò l’orologio appeso ad una parete. << Meglio che ti lascia tornare dai tuoi amici >>
<< Ma.. >>
<< Dammi il telefono – glielo diedi e compose un numero – Ecco, ora hai il mio numero. Mi sono fatto anche uno squillo così mi memorizzo il tuo numero >>
<< Bravo e mi raccomando non sparire! >>
<< Io sparire? – lo guardai, inarcando un sopracciglio – Ok, non sparirò >> mi baciò una guancia. << Ciao sirenetta! >> disse, allontanandosi.
Contenta di quell’incontro, tornai al tavolo. << Ragazzi scusatemi >>
Le ragazze mi guardavano con uno strano sorrisetto sul viso. << Chi è lui? >> fecero in coro.
<< Vecchie amicizie che non pensavo di rincontrare qui >>
<< Amico, eh? Da come ti strusciavi su di lui non sembrava un semplice amico >> esclamò Damon, beccandosi un’occhiata torva da tutti.
<< Che c’è? Ti brucia che io non mi strusci così su di te? >>
Damon si alzò come se nulla fosse. << Che me ne faccio di una ragazzina come te, quando posso avere di meglio? >>
Quella sua affermazione mi diede abbastanza fastidio. << E allora perché ti comporti come se, invece, di questa ragazzina ti importasse qualcosa? Povero, è geloso perché non riceve le attenzioni dalla ragazza nuova >>. Mi guardò con la coda dell’occhio prima di allontanarsi. << Stefan, io a tuo fratello non lo capirò mai! >> esclamai sedendomi.
<< Tranquilla, molte volte non lo capisco neanche io per cui non ti impazzire dietro le sue frasi >>


Il resto della festa passò tra una chiacchiera, una battuta e tante risate.
<< Ragazzi, meglio se andiamo, che dite? >> disse Bonnie, trovando tutti d’accordo.

<< Dai, ci vediamo domani in caso. Notte a tutti! >>
Salutai tutti e mi avviai insieme ad Elena alla macchina. Elena mi riaccompagnò a casa, facendomi promettere di spiegare chi fosse Ray.

Trafficai con la borsa alla ricerca delle chiavi di casa, quando un rumore mi fece fermare e voltare. Tuttavia nel pianerottolo non vi era l’ombra di nessuno. “Me lo sarò immaginato” pensai, ricominciando a ricercare le chiavi. << Eccovi, maledette! >> esclamai, cacciando le chiavi. Un altro rumore mi fece guardare intorno. << Ray, se sei tu, sappi che non sei divertente >>

<< No, non sono Ray. Ti dispiace? >> esclamò la voce di Damon, sbucando da un angolo.

<< Che fai, ora mi pedini pure? – tuttavia non mi rispose. Si avvicinò soltanto – E’ educazione rispondere >> gli dissi, inserendo le chiavi nella serratura.
<< Riesci a stare zitta per cinque minuti, anzi secondi? >> sbottò. Lo guardai, socchiudendo gli occhi. Lui si avvicinò a me, guardandomi in silenzio.

Ricambiai il suo sguardo, seppur mi sentissi in soggezione in quel momento. << I cinque secondi sono passati >> dissi, cercando di mantenere il mio solito tono. Mi guardò negli occhi prima di abbassare lo sguardo sulle labbra. << Che.. Cosa stai.. >>

<< Sssh >> rispose mentre prese ad avvicinare il suo viso al mio. Guardai le sue labbra farsi sempre più vicine e, quando a dividere le nostre bocche erano rimasti pochissimi centimetri, schiusi involontariamente le labbra. Eravamo lì, sul punto di baciarci quando si ritrasse con un ghigno sul viso. << Te lo avevo detto che saresti caduta ai miei piedi >>

Deglutii. << Sei tu quello che è caduto ai miei piedi >>

<< Se vuoi credere questo, libera di farlo >>
<< Allora perché sei qui? >>
Alla domanda Damon non rispose, anzi si voltò iniziando ad allontanarsi. Scossi il capo, stufa dei suoi cambiamenti di umore ed aprii la porta. Guardai per un attimo ancora il pianerottolo, ma di Damon neanche l’ombra. Feci un passo verso l’interno dell’abitazione quando venni presa da un braccio e schiacciata contro il muro del pianerottolo. Non feci in tempo neanche ad urlare perché le labbra di quello che riconobbi essere Damon si posarono voraci contro le mie. Dopo secondi che sembrarono essere ore, si staccò per poi voltarsi ed andare via definitivamente. Dal canto mio, invece, ero rimasta immobile contro il muro, respirando a fatica, mentre, guardando nel vuoto, rivivevo nella mente quanto appena accaduto. Ripresi coscienza di me e, scuotendo il capo, entrai in casa chiudendomi la porta alle mie spalle.





Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
E dopo la pausa natalizia, torna The Vampire Diaries e torno anche io xD
Ma ciao! Vi sono mancata?  Forse. Come avete trascorso l'ultimo dell'anno? Io sono stata 4giorni fuori con amici :) Peccato che dopo essere tornata a casa, il giorno dopo mi è venuta la febbre, che forse ho ancora adesso.. dopo pranzo la misuro -.-  Io spero che il detto "chi parte a razzo, finisce a cazzo" valga anche al contrario, ovvero chi parte a cazzo, finisce a razzo.. lo spero.. Ok, basta parlare della mia salute come sempre precaria. Domani si torna a scuola (d'oh!) ed io non ho fatto nulla, tranne italiano.. Oggi mi devo mettere il cuore in pace e ripassare.. e sclerare alla ricerca di un autore inglese per la tesina.. Esami di Stato di sta cippa!!!
Ma passiamo al capitolo.. Serata della festa al Grill. Povera Ariel, immersa nelle coppiette ^^" ma, per fortuna o per sfortuna, c'è Damon xD Abbiamo svelato chi era il personaggio misterioso: Ray Sutton. Le ragazze del gruppo L'angolo di "ili_sere_nere" avevano avuto modo di scoprirlo.  Che cosa bella vedere Damon corroso dall'interno dalla gelosia, perchè quella era gelosia! Vero, Mr Salvatore? Ma lui non lo vorrà mai ammettere per questo punzecchia Ariel fino a farla innervosire. Che dire della parte finale? Damon vuole mostrare ad Ariel come anche lei sia caduta ai suoi piedi, Ariel, quanto la amo, mostra come anche lui, forse, è caduto nella sua stessa trappola :3 e poi..... Bacio! Vi chiederete "Di già??" .. Sapete come è Damon.. se gli si crea di far qualcosa la fa, tipo baciare Ariel. Qualche ripercussione nei prossimi capitoli? Vedremo.. Prima di passare ai ringraziamenti volevo chiedervi una cosa: vi andrebbero bene due aggiornamenti settimanali? Ma fate bene attenzione, dovendo far a botte con lo studio, potrebbe accadere che una settimana pubblichi due volte, quella seguente una sola.. Nel senso che potrebbe non accader sempre ciò, ma conoscendomi sarebbero sempre due aggiornamenti.. Fatemi sapere perchè in quel caso potrei pubblicare o di mercoledì o di giovedì.
Mi sto dilungando da fare schifo... Ringrazio i lettori silenziosi, le splendide persone che hanno recensito, colore che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti. Grazie di cuore! Vi adoro sempre di più!
Ok.. Ora fuggo.. Per cui.. A domenica... O forse anche prima ;)

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:

_Ops.. I Did It Again_
_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
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Capitolo 8
*** Capitolo o7 ***


07


LEGGETE LE NOTE --> AVVISO SUGLI AGGIORNAMENTI

Capitolo 7

<< E questo è tutto >> esclamai, guardando Ray comodamente allungato sul mio letto, con un cuscino tra le braccia.
<< Quindi.. Quello che fino a ieri non era un tuo amico, ma semplicemente era ‘il fratello del ragazzo di una tua amica’, ora cos'è? >>
<< È ancora il fratello del ragazzo della mia amica, oltre che a non essere mio amico >>
<< Non è più tuo amico perchè ora è molto mi più? >>
Guardai Ray sconvolta. << Certo che no!! Non voglio avere nulla a che fare con lui! >>
<< E allora perchè è stata la prima cosa di cui hai voluto parlarmi? >> Spostai lo sguardo verso la finestra della stanza. << Resta il fatto che avevo ragione nel dire che il tuo amico era geloso >>
<< Ok, basta parlare di me. Tu cosa hai combinato in questi lunghi anni? – Alla mia domanda il viso di Ray si scurì – Ho detto qualcosa che non dovevo? >>
<< No, tranquilla – abbozzò un sorriso – Qualche mese dopo che sono arrivato nel Tennessee, dopo aver conosciuto altre persone, sono andato ad una festa. Sai come vanno a finire: ti diverti, fai lo scemo, bevi fino a quando non stai per sentirti male.. >>
<< Ray non sei obbligato a parlarmene >> gli dissi, vedendolo provato.
<< Ho imparato a convivere con questo peso. Ero sulle scale, pronto a scendere, quando mi sono scontrato con un ragazzo. Mi era venuto addosso ed io lo spintonai per scansarlo. Facendolo, non vidi le scale e il ragazzo rotolò giù. Morì sul colpo, rompendosi l'osso del collo >>
Lo guardavo incredula. << E’ stato..è stato un incidente, Ray >>
<< Ho ucciso quel ragazzo, Ariel. L'ho ucciso e sono scappato via >>
Gli presi il viso tra le mani. << E’ stato un incidente! In quella vicenda poteva accadere a chiunque. Non dovevate bere così tanto, questo è vero, ma non è colpa tua, ok? >> gli sorrisi, cercando di confortarlo. Fece per parlare quando il campanello della porta suonò. Corrugai la fronte non sapendo chi fosse. << Non ricordavo di aspettare visite >> dissi, alzandomi dal letto e avviandomi ad aprire, seguita da Ray che sembrava essersi leggermente ripreso.
Quando aprii la porta, mi ritrovai davanti Elena, Stefan e Caroline.
<< Ciao ! >> esclamarono tutti e tre sorridenti.
Notando la mia espressione, la prima a parlare fu Elena. << Dovevamo venire solo io e Care.. >>
<< Ma poi ci siamo raddoppiati >> completò Care.
<< Raddoppiati? Se la matematica non è una opinione, voi siete tre e, sempre se la matematica non è una opinione, quattro è il doppio di due, non tre >>
<< A dire la verità, il quarto sarei io >> esclamò Damon, comparendo da dietro la porta.
Guardai interrogativa Elena. << Quando ha saputo che Stefan ci avrebbe accompagnato da te, si è autoinvitato >>
Roteai gli occhi. << Prego, entrate pure – vidi un piccolo ghigno formarsi sul viso di Damon – Damon, tu non puoi entrare. Fai la guardia, mi raccomando >> gli sorrisi mentre chiusi la porta di casa.
<< Lo farai rimanere davvero lì fuori? >> chiese Caroline.
<< Certo – dissi, vedendo Ray con le spalle poggiate contro la porta della cucina – Comunque, vorrei presentarvi Ray >>
<< Salve! >>
<< Oh! Ma tu sei il ragazzo dell’altra sera al Grill >>
<< E voi siete gli amici di Ariel, piacere di conoscervi >>
Ci spostammo in sala, sedendoci sui divani ed iniziando a parlare.


<< Wow, non credevo che voi vi conosceste da così tanto tempo! >> esclamò meravigliata Elena.
Ray ridacchiò. << Già, ma saranno ormai.. non so quanti anni che sono andato via dall’Italia >>
<< Ma ora vi siete rincontrati >> ribadì Caroline.
<< Si, ma tra qualche giorno torno in Tennessee. Questioni da sbrigare >>
La porta bussò con forza, ma la ignorai. Bussarono ancora, ancora e ancora. << Ok! – dissi, alzandomi in piedi – Vado ad uccidere Damon prima che mi sfondi la porta >> Ad ampie falcate raggiunsi la porta. << La smetti che mi rompi la porta? >> dissi a Damon scocciata.
<< Tu fammi entrare >> disse tranquillo.
<< No! – e feci per chiudere la porta, ma Damon la bloccò – Non sei il benaccetto in casa mia, ok? >>
<< Neanche dopo il bacio dell’altra sera? >>
<< Specialmente dopo il bacio dell’altra sera, se proprio lo vuoi sapere >>
<< Eddai – mi guardò negli occhi – Fammi entrare >> disse con un tono di voce basso, sempre con gli occhi puntati nei miei. Come spesso accadeva quando Damon usava quel tono con me e quell’espressione, i suoi occhi, o meglio le sue pupille fecero un piccolo movimento, aprendosi per poi ritornare alla normalità.
Mi schiarii la voce. << No e smettila di fare quel giochetto con le pupille, chiaro? >>
Corrugò la fronte. << Che giochetto? >>
<< Quello di dilatare e far tornare alla normalità le pupille quando cerchi di influenzarmi! Ecco cosa! >> Damon corrugò leggermente le sopracciglia, inclinando di lato il capo. << Noti il.. movimento delle mie pupille? >>
Mi massaggiai le tempie. << Senti, ho un amico che non vedo da anni qui in casa insieme ad altri amici. Alla prima battuta stupida, allusiva o a qualsiasi commento inappropriato ti sbatto fuori a calci, ok? >>
<< Quindi.. Posso entrare? >> chiese, ghignando.
<< Si, ma levati quel sorrisino stampato in viso >>
Ritornai in sala questa volta con Damon.
<< Quanta gente >> esclamò divertito Damon mentre si sedette al mio posto. << Tu sei ‘l’amico di vecchia data’ di Ariel >> gli disse in tono superiore.
<< E tu il tizio che mentre io e Ariel ballavamo stava rosicando in piedi >> gli rispose a tono Ray.
<< Ok, non siamo qui a litigare >> esclamai mentre mi accomodai su di una sedia.
<< Comunque, Ariel, passando alle cose serie – esordì Elena – Io e gli altri stavamo pensando di recarci alla casa al lago dei miei genitori e volevo sapere se volevi venire con noi >>
<< Quando di preciso? >>
<< Volevamo andarci venerdì e passare lì il weekend, ci stai? E Ray, puoi venire anche tu >>
Ray scosse il capo. << Grazie, ma sarò già tornato in Tennessee >>. Elena annuì e si voltò verso di me.
Mi morsi il labbro. << Elena, a dire la verità, avevo programmato altro per questo fine settimana. Scusami >>
<< Tranquilla, non devi preoccuparti. Sarà per la prossima volta >> disse, sorridendomi.
<< Perché non andiamo e lasciamo Ariel con Ray? >> propose Stefan.
<< Perché? Io sono appena entrato >> disse Damon.
<< Appunto. Possiamo andarcene >> continuò Caroline.
Mi alzai e li accompagnai alla porta, salutando tutti eccetto Damon. Chiusi la porta voltandomi verso Ray, intento a guardarmi. << Che c’è? >>
<< Quindi.. Lui è il famoso ‘fratello del ragazzo della mia amica, non amico mio’ >>
<< Senti.. Se vuoi parlare di Damon, beh, scordatelo >>
Ridacchiò. << Ok, ok – alzò le mani in segno di resa – Hai vinto tu. Comunque, credo che sia l’ora anche per me di andare. Ho ancora delle cose da sistemare >>
<< Devi proprio tornare in Tennessee? >>
<< Si, come ti ho detto, ho cose importanti da svolgere >>
<< E non puoi dirmi di cosa si tratta? >> chiesi, abbozzando un musino dolce.
<< No – sorrise – Ciao sirenetta >> mi baciò la fronte per poi aprire la porta ed uscire.


Dopo quella giornata “movimentata”, optai per un bel bagno rilassante tra tanta schiuma e acqua calda. Rimasi immersa nella vasca per un tempo infinito, ma alla fine, vedendo la pelle delle dita raggrinzita, capii che era il caso di uscire. Mi avvolsi in un telo e lo stesso feci con i capelli.
Mi avvicinai alla finestra per chiudere le tapparelle quando notai un corvo. Avvicinai leggermente il viso alla finestra. << E tu? Che sei il corvo del mio primo giorno qui? – socchiusi gli occhi – Oltre che a scocciarmi, ora diventi anche un pennuto maniaco? >> scossi il capo. << Ariel, stai parlando con un corvo, te ne rendi conto? >> mi dissi ad alta voce, allungando la mano verso la tapparella. Il corvo volò improvvisamente via, facendomi spaventare. “Dannato pennuto!”. Avevo quasi chiuso la prima tapparella quando scorsi una figura scura in piedi vicino all’albero di fronte casa mia. Aguzzai maggiormente la vista, ma pochi secondi dopo quella figura era sparita. “Prima parli con gli uccelli, ora ti immagini le cose.. Brutt’affare Ariel, brutto brutto affare”.
Mi recai finalmente in camera, dove mi vestii. Mi ero da poco allungata sul letto, chiudendo gli occhi, quando il telefono vibrò. “Numero Sconosciuto”
<< Pronto? >>
<< Dove è che vai questo fine settimana? >>
<< Damon? Che.. Ma.. Come hai il mio numero? >>
<< Non è importante ora e poi non si risponde ad una domanda con un’altra >>
<< Ma vai al diavolo! Rispondo come voglio e ora dimmi perché, chi ti ha dato il permesso di prendere il mio numero? >>
<< Pff.. Quanto sei noiosa! Dovresti divertiti un po’, fare un po’ come tutte le ragazze di qui! >>
<< E perché no? Fare anche la cheerleader e sgambettare di qua e di là, mostrando le gambe >>
<< Vedo che mi hai capito al volo >>
<< Ripeto: cosa vuoi? >>
<< Sapere dove vai questo fine settimana. Non mi va di fare da babysitter ad un gruppo di adolescenti in preda agli ormoni >>
<< Cosa ti cambierebbe se io venissi? >>
<< Il fatto che, essendo anche tu una adolescente in preda agli ormoni, avrei un bellissimo passatempo >>
<< Sei squallido. Comunque, per farti felice, non sarò qui a Mystic Falls, né tanto meno in Virginia >>
<< Vai dal tuo amico? >>
<< Non sono fatti tuoi ed ora.. Buona notte! >> feci per chiudere la chiamata.
<< Ah, Ariel, io non terrei le finestre così aperte visto l’albero davanti casa tua – riportai svelta il telefono contro l’orecchio, corrugando la fronte – Il mondo è pieno di maniaci >>
<< Come.. >> la chiamata venne interrotta. Guardai il telefono che suonava a vuoto con un’espressione sbalordita e confusa in viso.





Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma buongiorno e buona domenica! Prima di aprire il mio monologo, devo fare un avviso: Gli aggiornamenti si RADDOPPIANO.. Non più solo la domenica, ma anche il MERCOLEDI'.
Ok ora posso dare il via al monologo xD Allora, come state? Vista la puntata venerdì? Un bell'inizio di puntata con Damon ignudo che si fa la doccia con un sorriso che dice "Ho baciato Elena, e sta volta l'è piaciuto xD" o la scena con Stefan che gli chiede come mai così contento e lui "Niente", ma dentro pensava "Me te so baciato la wagliona!". Ma soprattutto!!! KLAUS!!!! Cioè, è stato bellissimo!! La scena con Caroline è una delle più belle in tutto l'episodio! Va be che io sono Team Klaus, oltre che Team Damon, e difenderò sempre Klaus.. Mammaaaaaa, lo voglio anche io in casa mia, nel mio lettino, il giorno del mio compleanno! Anzi, datemi tutto Joseph Morgan che è meglio xD
Ok, dopo questo sclero passiamo al capitolo.. Ray ed Ariel recuperano un pò del tempo perso, chiacchierando. Ariel scopre un peso che attanaglia Ray, poverino, mi dispiace tanto per lui :( Poi.. Casa di Ariel subisce una invasione da parte di Elena e Co.. Eheheh alla fine Damon riesce ad entrare in casa di Ariel.. Le si ruba anche il numero di telefono, ma se rubasse il mio di numero xD Un pò come Elena nella 3x10 che tiene il numero di Klaus.. ma gna cazz fa????
Ok *cof cof* Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, le 7 splendide persone che hanno recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e le 19 persone che mi hanno come autore preferito... Grazie! Grazie mille!
Comunque.. volevo farvi sapere che, probabilmente, i capitoli in totale saranno una trentina.. in questo periodo sto scrivendo il 27, che da il via alla fase finale..
Ultima cosa e prometto che non vi scoccio più xD La sottoscritta sta avendo la malsana idea di fare una livechat in streaming, giusto per sputtanarmi un pò, verso fine mese.. Potrete fare tutte le domande che volete sulle storie scritte, in fase di scrittura e future, come White Flag, seguito di A Twist.. Vi avviserò sul giorno e l'ora quando sarà xD
Ok, basta, mi sono dilungata tantissimo!
A MERCOLEDI'!

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Capitolo 9
*** Capitolo o8 ***


07



Capitolo 8

“Il volo per Knoxville, Tennessee è in partenza. Preghiamo i gentili passeggeri di recarsi al Gate 4”

Mi alzai dalla sedia della sala d’aspetto e, tenendo la valigia, mi avviai al Gate indicato. Ray era tornato in Tennessee, precisamente a Pigeon Forge, ormai da alcuni giorni. Avevo deciso di andare a trovarlo, approfittando del weekend libero. Lui di tutto ciò non sapeva nulla. Volevo fargli una sorpresa.
Salii sull’aereo e mi accomodai al mio posto. Come avvenne quando arrivai in Virginia, il posto accanto a me era vuoto e ciò mi fece pensare a quello strano ragazzo che mi si era avvicinato, iniziando a dire tutte quelle assurdità su strane creature. Come aveva detto di chiamarsi? Nik? Fatto sta che il viaggio fu di una tranquillità assoluta.
Scesi dall’aereo che erano le 19 passate e fuori era quasi del tutto buio. Aspettai fuori dall’aeroporto che il taxi che avevo chiamato arrivasse. Quando arrivò, salii e mi avviai verso la casa di Ray.
Per arrivare ci vollero un paio d’ore. Erano passate le 20 quando raggiunsi la sua abitazione. Pagai il taxi e scesi dall’auto, prendendo la mia valigia. La casa era immersa nel verde del paesaggio. Quella cittadina si trovava, infatti, vicino alle Smoky Mountains.
La casa era isolata e l’abitazione più vicina distava ben 30 kilometri. Scrollai le spalle e mi diressi verso il porticato. Da fuori l’abitazione era buia, fatta eccezione per i raggi luminosi della luna che davano al paesaggio un aspetto tetro. “Vuoi vedere che Ray non c’è?” pensai mentre bussai alla porta. Aspettai svariati minuti, ma da dentro non provenivano rumori. Sbuffai, appoggiandomi con la schiena contro la porta. Ci mancò poco che caddi all’indietro. Infatti, la porta si aprì come se non fosse stata chiusa a chiave.
<< Ray? Ray sei in casa? Sono Ariel >> ma nessuno rispose. Mi avviai all’interno dell’abitazione e notai come Ray non vivesse da solo. Vi erano molte foto di due ragazze, forse le coinquiline, appese alla parete: una bionda ed una mora. << C’è nessuno? – riprovai – La porta era aperta e sono entrata >>.

Poggiai la valigia e continuai ad ispezionare la casa. Salii al piano superiore, ma anch’esso era vuoto. Controllai le stanza al piano terra, ma come supponevo anch’esse vuote. Uscii fuori al porticato e presi dalla tasca il telefono, componendo il numero di Ray.
Mentre aspettai che qualcuno rispondesse mi guardai intorno. All’improvviso una serie di ululati squarciarono il silenzio in cui era avvolto il paesaggio e, impaurita, rientrai in casa. << Ray, dove diavolo sei? >> chiesi mentre nuovamente provai a chiamarlo.

Sentii, seppure con estrema fatica, un telefono squillare. Corsi al piano superiore, pensando che provenisse da lì, ma mi sbagliai. Controllai il piano inferiore, ma nulla. Eppure era strano. Il suono proveniva proprio dal piano inferiore. Era impossibile che invece non fosse così. Cercai di concentrarmi con più attenzione sul suono. Pian piano mi piegai sulle ginocchia, fino a quando non mi misi a gattoni. Corrugando lievemente la fronte, avvicinai l’orecchio al pavimento e… << Proviene da qui sotto >> dissi sussurrando. Non vi erano scale né dentro né fuori che conducessero ad una cantina. Come poteva un telefono trovarsi lì? Provai, allora, a tastare il pavimento alla ricerca di qualche possibile botola e finalmente la trovai. Spostai il tappeto che la copriva e pian piano, visto la pesantezza, la sollevai. << Ora capisco perché nessuno mi ha risposto – dissi sporgendomi verso l’interno della botola – Da qui sotto che vuoi sentir.. >> mi fermai lasciando ad un urlo di liberarsi dalla mia bocca.

Un lupo dal folto pelo mi guardò con ferocia, mostrando i denti. Lasciai cadere e chiudere la botola mentre mi spostai il più lontano possibile da quella parte di casa. Che ci faceva un lupo là rinchiuso? Ma soprattutto, perché il telefono di Ray era lì? Dovetti andar a sedermi sulle scale in cerca di non urlare o dare di matto. Portai la testa sulle ginocchia, facendo profondi respiri.


Non so quanto rimasi ferma in quella posizione. Secondi, minuti, ore. Alzai la testa quando il rumore stridulo della botola mi fece capire che si stava aprendo. Mi subito in allerta in piedi sulle scale, guardando chi o cosa sarebbe uscito da lì. Qualche secondo dopo, a comparire dalla botola fu la figura di Ray. Non si accorse subito di me, ci mise diversi minuti. Dopo che chiuse la botola, alzò lo sguardo verso le scale e spalancò gli occhi quando mi vide.
<< A-Ariel ? >> Io lo guardai spaventata ed incredula. << Ariel, perché sei qui? >>
Non riuscivo a parlare. Sentivo il battito del cuore fin dentro la testa, le orecchie fischiare. <> Ray aprì la bocca, senza però parlare. << Il tuo telefono era lì. Il lupo era lì, ma tu.. – deglutii – tu lì dentro non c’eri. Ora, invece, tu compari da lì dentro. Come.. come è possibile questo? >>
<< Ariel, è una lunga storia da spiegare >>
<< Spiegamela >>
Lo vidi incerto sul da farsi. << Io.. Riposati e poi te lo spiegherò >>
<< Non ho bisogno di riposare. Sto benissimo >>
<< Ariel stai per avere una crisi di nervi >>
<< Ti ho detto di no! >> urlai affannata.
Dopo alcuni minuti di silenzio, Ray sospirò. << D’accordo. Sembrerà assurdo quello che sto per dire, ma è la verità: Ariel, io sono un.. licantropo >>
<< Li-Licantropo? >>
<< Si. Il lupo che hai visto ero io >> Annuii sebbene non fossi convinta di aver capito bene. Ray era un licantropo. Era uno di quegli uomini che durante la luna piena si trasformano in lupi. Un licantropo. << Stai bene? Mi sembri pallida? >>
Stavo bene? Ovvio che non stavo bene. Come potevo stare io bene? << No. Credo che tra poco sverrò >>
Ricordai solo Ray correre verso di me e prendermi al volo. Il resto fu buio.

Mugugnai qualcosa mentre ripresi i sensi. Aprendo gli occhi, capii di non essere a casa mia. Mi misi seduta mentre mi guardi intorno,  quando vidi Ray appoggiato contro la porta.
<< Come ti senti? >>
<< Confusa. Ho fatto un sogno stranissimo. Tu mi dicevi che eri un licantropo >>
<< Non era un sogno, Ariel. Ho detto realmente tutto ciò – appena finì di dirlo, mi strinsi contro il letto – Non voglio farti del male! >>
Chiusi gli occhi, prendendo un lungo respiro. << Da quando sei.. – gesticolai con la mano – si, beh, mi hai capito? >>
<< Un licantropo? Non è una parolaccia. Sono diventato ciò da qualche mese dopo il mio arrivo >>
<< Spiegati meglio >>
<< Il gene della licantropia si scatena in seguito ad un preciso evento. Se ciò non avviene, il gene non si attiverà mai >>
<< E che evento deve accadere? >>
<< Chi è affetto da questo gene, lo attiva nel momento in cui… uccide qualcuno >>
<< U-Uccide qualcuno? – corrugai la fronte prima di portarmi una mano sulla bocca – Il ragazzo della festa! >>
Lui annuì. << Seppur involontariamente, ho scatenato il gene. Due settimane dopo quell’incidente, ci fu la prima luna piena in cui mi trasformai. Non ti nego che la trasformazione è molto dolorosa. Senti il tuo corpo cambiare, le tue ossa rompersi per formarsi nuovamente. Alla fine di tutto ciò, però, ti senti bene. Non ricordo cosa accade durante il periodo in cui sono un lupo >>
<< Wow.. Ma.. Sei l’unico… licantropo qui? >>
<< No. Ho incontrato altri come me, che soffrono dello stesso gene >>
<< Deduco che anche le ragazze con cui vivi lo siano >>
<< No, loro sono umane. Sono amiche di alcuni dei miei compagni e mi hanno fatto la cortesia di ospitarmi almeno una volta al mese, nelle notti di luna piena >>
Scossi il capo incredula. << E così, i licantropi esistono >>
<< Si, così come esistono le streghe e i vampiri >>
Lo guardai stralunata. << Stai scherzando? >>
<< No, sono serissimo. Lupi e vampiri sono nemici mortali. Un morso di un lupo sa essere letale per un vampiro in quanto non esiste cura >>
<< Ci sono vampiri qui? >>
Ci pensò un attimo. << Qui no, ma la tua cittadina, Mystic Falls, nel 1864 era infestata di vampiri >>
<< Credi che.. le strane morti di cui parlano nei giornali e telegiornali siano dovute ai vampiri? >>
<< Possibile. Ma non devi preoccuparti, in casa tua sei al sicuro >>
<< Perché? >>
<< I vampiri non possono entrare in casa se non sono invitati, quindi se qualcuno di notte bussa alla tua porta, non aprire. I vampiri bruciano al sole, ma ci sono molti che hanno escogitato ottimi sotterfugi per camminare di giorno, indossando pietre incantante, specialmente lapislazzuli >>
“Lapislazzuli? La mia collana ha i lapislazzuli” pensai. << Cos’altro? >>
<< I vampiri odiano la verbena. Se indossi o bevi qualcosa con della verbena, non puoi essere soggiogata e se ti dovessero mordere, il tuo sangue apparirebbe a loro insopportabile >>
<< Aglio e acqua santa? >>
Rise. << Tutte stupidaggini. Paletto di legno nel cuore ed il gioco è fatto >>
<< Voi invece? >>
<< I lupi odiano una pianta chiamata strozzalupo. E’ l’equivalente della verbena per i vampiri. Possono ucciderci mediante l’argento >>
<< Se.. se tu mi mordessi .. >>
<< No, non saresti mai un licantropo >> annuii. << Ti lascio un po’ solo a meditare, ti vedo confusa >>
<< Più che altro, sono ancora incredula, ma per il resto ho capito tutto >>
Ancora non ci credevo, il mio migliore amico era un licantropo. Il flusso infinito dei miei pensieri venne interrotto dal rumore di qualcosa che si rompeva e dalle imprecazione di Ray.
<< Ray! Ray che succede? >> chiesi allarmata mentre scesi di corsa le scale.
<< C’è un problema, un enorme problema. Dannazione! >>
<< Ray, spiegami! >>
<< Devi andare via di qui, subito! >>
<< Perché? >>
Mi prese le spalle tra le mani, stringendomi al muro. << Devi andare via! Qui non sei al sicuro – vedendo però l’ostilità nei miei occhi, continuò a parlare – C’è una cosa che non ti ho detto. Oltre a vampiri e licantropi, c’è anche una creatura che è sia vampiro che licantropo. Un ibrido >>
<< E cosa c’entra ora? >>
<< Questo ibrido vuole creare altri come lui e sta dando la “caccia” ai licantropi. – spalancai gli occhi – Lo hanno avvistato ad alcune centinaia di kilomentri da qui. Sa che tra queste montagne c’è un branco di lupi >>
<< E’ qui per voi >> dissi lieve.
<< Si! E’ per questo che devi andare via, ora! >>
<< Non ti lascio qui! Vieni con me! >>
<< Non posso metterti in pericolo! Non posso neanche lasciare il mio branco! >>
<< Ray, vieni con me a Mystic Falls. Ti prego – dissi, guardandolo negli occhi – Ti prego Ray, vieni via con me >>
Strinse forte gli occhi. << D’accordo, ma ce ne andremo oggi stesso, ok? >> annuii mentre subito corremmo a preparare le nostre valige.
Ero passata dal non sapere  nulla al sapere anche troppo. Stavo decisamente rimpiangendo di non essere rimasta in Italia.




Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma salve e buon Mercoledì! Eccomi con l'aggiornamento infrasettimanale.. Non mi dilungo come domenica per mancanza di tempo, lo studio chiama, per cui siete salve xD Comunque, per scrivere questo capitolo Bella Swan e Jeremy mi facevano un baffo in fatto di ricerche ù.ù
Allora Mr Damon Sono Figo Salvatore, questo nomignolo lo troverete usato da Ariel tra poco, ci aveva preso.. La nostra Ariel è andata da Ray.. Peccato, però, che abbia scelto la settimana del mese sbagliato.. Ebbene si, sulle classiche quattro settimane mensili, lei è andata a prendere proprio quella con la luna piena.. Tra poco non rischia l'infarto vedendo il lupo nella botola.. E fu così che la vita di Ariel iniziò a cambiare.. Ora sa dell'esistenza dei licantropi e a parole sa quella dei vampiri.. E che staria sarebbe senza, no, non la Nutella.. In quel caso morirei.. Comunque, dicevo, che storia sarebbe se, parlando di licantropi, non citassi l'amore mio Klaus? E già.. Signori miei.. Klaus è nei paraggi e ben presto i nostri amici avranno a che fare con lui..
Bene.. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato..Attendo con ansia le vostre opinioni :) Ringrazio i lettori silenziosi, le splendide persone che recensiscono, coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti! Vi amo..
Non mi resta che dirvi che ci sentiamo Domenica e che per chi volesse spoiler o notizie di altro genere mi può trovare nel gruppo sotto citato! Baciii!!

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Capitolo 10
*** Capitolo o9 ***


09





Capitolo 9

<< Eccoci qui >> esclamai, entrando in casa seguita da Ray. << Io mi sto ancora chiedendo come abbiano fatto a farci passare in aeroporto quell’arsenale di armi >> dissi, riferendomi alla borsa che Ray aveva insistito nel portare per la mia salvaguardia.
<< Tutto questo ti può essere utile … >>
<< Si, a stanare i vampiri. Me lo hai ripetuto davvero tante volte >>
Ray mi scoccò un’occhiataccia mentre io, dal canto mio, gli feci una linguaccia. << Vado a farmi una doccia e a sentire come stanno i miei compagni >>
Annuii e andai in cucina a riporre nella dispensa i vari sacchetti di verbena e strozzalupo  che avevo riportato dal Tennessee.

“To: Ele
Sono rientrata a Mystic Falls.. Come procede la vostra vacanza?”


“From: Ele

Ehi! Tutto bene.. Il tuo viaggio?”


“To: Ele
Alla grande ;) Ray è tornato qui con me”


“From: Ele
Ray? Woow, devo supporre ci sia del tenero?”


“To: Ele
Gnignigni.. Pensa a spassartela con Stefan ;)”

<< Buone notizie >> esclamò la voce di Ray all’improvviso.
<< Hanno ucciso quell’ibrido? >>
<< No, ma il mio branco si è spostato da quelle zone >>
<< Sono contenta per loro >> gli dissi felice.
<< Brindiamo? >>
<< Con cosa, di grazia? >> chiesi, inarcando un sopracciglio.
<< Con dell’ottimo thè alla verbena! >> disse, facendomi scoppiare a ridere.

<< Mi raccomando a non prendere lo strozzalupo! >>


<< Noi vogliamo sapere tutto! >> esclamò Caroline.
<< Tutto cosa? >>
<< Perché sei andata in Tennessee e puff – gesticolò Elena – con te è tornato Ray? >>
<< Volevo fargli una sorpresa e il fatto che sia tornato con me qui è solo un caso >> dissi, ma dal loro sguardo potevo tranquillamente capire che non mi credevano.
Care ed Elena si guardarono negli occhi. << Certo, certo >> esclamarono insieme.
Mi rigirai una bottiglietta di succo tra le mani. << Ragazze, posso farvi una domanda? – loro annuirono – Credete alle leggende che si dicono qui, cioè dell’esistenza di vampiri, licantropi e altro? >>
Le due ragazze, dopo un primo momento di smarrimento, si guardarono in viso. << Sono leggende >> affermò Caroline.
<< Ma non è detto che un fondo di verità non ci sia >>
<< Che intendi dire, Ariel? >>  chiese Elena.
<< Beh – mi torturai lievemente le dita – Non vi siete domandate di queste morti strane? Persone che scompaiono, riappaiono, poi, morte e come lo classificano? Attacco animale. E’ tutto così strano >> dissi, corrugando le sopracciglia guardandole.
<< Beh, si è normale farsi delle domande sul perché di tutto ciò, ma è anche vero che da quando hanno catturato un grosso animale che si aggirava tra i boschi le morti sono cessate. Questo mi sembra un motivo più che valido per pensare che non esistano vampiri o licantropi >> disse Caroline.
<< Anche io concordo con Care. Sebbene la mia sia una delle mie famiglie fondatrici e un membro della mia famiglia nei suoi diari racconti di vampiri, è anche vero che il pensiero popolare era facilmente corruttibile. Quante sono state le presunte streghe uccise solo perché amavano i gatti neri o cose simili >>
Annuii e, seppur sapevo che si sbagliavano, preferii fingere di dar loro ragione. << Forse è così >>
<< Come mai queste idee? >> chiese Elena.
<< In Tennessee girano queste idee e, ripensando agli eventi qui accaduti, ho fatto questo strano collegamento. Tutto qui >>. Il mio telefono sul tavolo vibrò. Lo presi e lessi il nome sul display. “Damon”.
<< Elena, scusami, ma hai dato tu il mio numero a Damon-Sono-Figo-Salvatore? >>
<< Il tuo numero? No, perché? >>
<< Perché quando penso di essere in perfetto relax, puntuale come un orologio svizzero, il telefono squilla e al telefono è Damon >>
<< Damon ti chiama? >> esclamarono le due ad alta voce.
Quella reazione mi stupii leggermente. << State bene? >>
<< Noi si, ma è Damon che ci sta preoccupando >> affermò Caroline.
<< Perché? >> Non fecero, però, in tempo a rispondermi che un Ray furioso spalancò la porta in fretta e in furia. Guardai per un attimo le ragazze prima di guardare Ray. << Ehi che succede? >>
Ray guardò le due ragazze prima di spostare lo sguardo su di me. Dai suoi occhi capii che qualcosa non andava. << Elena, Caroline dovrei parlare con Ariel di cose importanti e private >>
<< Oh, non preoccuparti >> disse Elena alzandosi insieme a Caroline. << Ariel, ci sentiamo dopo >>
Non appena le due ragazze uscirono, guardai Ray. << Che è successo? >>
<< Succede che dovevo rimanere in Tennessee, ecco cosa succede! >> mi urlò contro.
<< E farti uccidere da quell’ibrido? >>
<< Avrei preferito che avesse preso me invece di uccidere le mie amiche! >>
Rimasi in silenzio, spalancando la bocca. << Cosa? >>
<< Le mie coinquiline sono state trovate con il corpo dilaniato, squartato! >>
<< Pensi.. >>
<< Si, quell’ibrido mi stava cercando e visto che loro non sapevano dove fossi, le ha uccise non trovando le informazioni che voleva >> si lasciò cadere sul divano. << Erano innocenti, Ariel. Non avevano fatto niente >>
<< Chi ti ha informato dell’accaduto? >>
<< La polizia. Mi ha chiamato dieci minuti fa >>
<< Credi di tornare lì? >>
<< Devo andare al loro funerale, devo farlo per loro – annuii – Ma tranquilla, tornerò qui >>
<< Prenditi il tempo che ti serve, ok? >>
Lui mi guardò e se ne andò verso la sua stanza.


Mi avvicinai al balcone ed uscii fuori con il telefono in mano.
<< A cosa devo questa tua chiamata, ragazzina? >> esclamò dall’altro lato del telefono Damon.
<< Evita le battutine stupide perché oggi è una giornata decisamente stancante e poi, prima eri tu a chiamarmi >>
<< Ti sento provata. A cosa devo ciò? >>
<< Due amiche di Ray sono state massacrata in Tennessee >>
<< In che senso massacrate? >>
<< In che senso secondo te? Il loro corpo è stato dilaniato, a tratti anche squartato – ci fu un lungo momento di silenzio – Damon, ci sei? >>
<< Dove è accaduto ciò? >>
<< In Tennessee >>
<< Wow, è per questo che la tua lontananza da Mystic Falls non è durata neanche un giorno o è perché sentivi la mia mancanza? >>
<< Damon, non sei per niente divertente. Sono tornata qui per altri motivi >>
<< Naah! Dillo che invece sentivi la mancanza del sottoscritto! >>
Roteai gli occhi. << Mi mancavi così tanto che avrei preferito fare il giro del mondo invece che di un semplice viaggio in Tennessee! >>
Sentii il rumore della sua lingua schioccare contro il palato. << Devo farti un corso di sarcasmo. Molte volte pecchi di ingenuità >>
Sorrisi, decidendo di fare una piccola cosa. << Un corso solo di sarcasmo vorresti farmi? >>
<< Ragazzina, non giocare con me >>
<< E perché? A me piace.. giocare >> gli dissi con tono basso e sensuale.
Sentii provenire dal telefono alcuni rumori. << Ragazzina mi dispiace interrompere così la conversazione, ma ho una cosa da fare. Bye! >> e chiuse la chiamata.
Scossi il capo. “Ma guarda questo!” pensai mentre passai davanti la porta di Ray, vedendolo rannicchiato sul letto. Entrai lentamente in camera sua e mi stesi sul letto accanto a lui. Subito si strinse a me e presi ad accarezzargli i capelli. Lentamente si addormentò, seguito poco dopo da me.




Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona domenica a tutte voi! Come va? Io mi sto congelando di freddo, non mi sento più le mani.. ma va beh.. Prima di lasciar spazio al riassunto del capitolo, vi volevo avvisare che ho deciso quando fare la livechat, ovvero il "momento sputtanamento della scrittrice".. E ho deciso di farla settimana prossima.. il capitolo quindi verrà postato nel pomeriggio, dopo pranzo xD, così vi metto direttamente il link xD
Allora.. Ariel e Ray tornano insieme a Mystic Falls.. Inutile dire che Elena e Care pensino che tra quei due ci sia del tenero.. Supposizione che, però, viene smontata nel momento in cui apprendono che Damon ha il vizio di chiamare Ariel.. Si viene a scoprire un particolare agghiacciante, le coinquiline di Ray sono state brutalmente assassinate.. Secondo voi da chi? Ma da Klaus, ovvio! Ariel, alla fine, decide di chiamare Damon e dopo averlo avvisato di quanto accaduto decide di punzecchiarlo! Ariel, Ariel, non si fa! Chi gioca con il fuoco prima o poi finisce per scottarsi!
Volevo ringraziare i lettori silenziosi, le 8 splendide persone che hanno recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti.. grazie, grazie, grazie! Per ringraziarvi, vi lascerò lo spoiler del Cap 10, capitolo che io amo follemente :3
Ora è meglio che vada a studiare xD
A mercoledì!

SPOILER__
Avevo già detto che Damon era un bel ragazzo? Si? Beh, colgo l’occasione per ribadirlo.
<< Rischiamo di fare un incidente >> cercai di dire in modo tale da interrompere la cosa.
<< Ho accostato e spento l’auto >> disse, continuando a guardarmi e a sorridere.
Era possibile avere il cuore in gola, anzi nella testa? Sentivo il cuore pulsare fin lì. Il respiro pian piano accelerava, rendendo la respirazione sempre più affannata. << Non voglio fare sesso con un perfetto sconosciuto in auto >>

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Capitolo 11
*** Capitolo o10 ***


10



Capitolo 10

 

Il torpore caldo del letto coccolava il mio sonno, rendendolo ancora più piacevole e rilassante. Così rilassante che per quanto era rilassante era più che scontato che qualcuno arrivasse a porgli fine. Il suono acuto del cellulare mi fece aprire gli occhi e tirarmi su di scatto completamente spaventata. Mi guardai per un attimo intorno prima di prendere il telefono.
<< Chiunque tu sia spero che tu abbia un’importante motivazione per avermi svegliata! >> cercai di essere il più convincente possibile, sebbene la mia voce impastata dal sonno rendesse il tutto dannatamente complicato.
<< Come siamo acide, ragazzina >> proruppe divertito Damon.
Roteai gli occhi e mi massaggiai la fronte.  << Dimmi che hai una valida spiegazione per avermi fatta svegliare alle – mi voltai verso la sveglia – alle 4.30 >> lasciai la frase in sospeso mentre nella mia mente iniziarono a passare tantissimi pensieri, per lo più insulti nei confronti del ragazzo. << 4.. 4.30? – dissi balbettante – Tu mi hai svegliata alle 4.30 del mattino?! >>
<< Dai che sarà mai! >>
<< Che sarà mai? Che sarà mai per te! A quest’ora le persone normali, Damon, le persone normali dormono! Se te, invece, non sei normale e ti comporti come un vampiro, vivendo di notte e dormendo di giorno, beh, sono fatti tuoi! Non mettermi in mezzo! >> dissi, lasciandomi cadere contro il cuscino.
Damon rise. << Ci sei andata vicino >>
<< Vicino a cosa? >> chiesi svogliatamente, non capendo.
<< Nulla di importante. Se mi apri ti spiego perché ti ho svegliata >>
<< Aprirti? – corrugai la fronte – Cioè, spiegati, mi svegli e ti presenti fuori casa mia alle 4.30 del mattino.. Se per te questo è normale >> dissi ironica mentre mi alzai, recandomi ad aprire completamente disinteressata dall’aspetto che in quel momento dovevo avere. Chiusi la chiamata nel momento in cui aprii la porta.
Vidi l’espressione divertita che Damon aveva stampato in viso. Il suo sguardo si fermò pochi secondi sul viso prima di passare in rassegna tutto il mio corpo. << Bel pigiamino >> disse, riferendosi alla maglia enorme e larga che usavo come pigiama, mentre entrava in casa.
<< Ti ho detto che potevi? >> chiesi, sospirando.
<< Teoricamente mi hai dato il permesso di entrare in casa tua >> disse, lasciandosi cadere comodamente sul divano.
<< La prossima volta ci penserò di più a darti il permesso di entrare! >> dissi, chiudendo la porta e voltandomi. Ero sul punto di fare un passo quando nella mia mente passò un pensiero. “I vampiri non possono entrare in casa se non sono invitati, quindi se qualcuno di notte bussa alla tua porta, non aprire!”. Scossi il capo. Pure coincidenze, ecco cos’erano. Però..
<< Pensare troppo fa venire le rughe >> disse Damon, riportandomi alla realtà.
<< Allora tu non hai mai pensato in vita tua >> dissi, raggiungendo una poltrona e sedendomi.  << Mi dici perché sei qui? >>
<< Beh io.. – iniziò ma ad un certo punto socchiuse gli occhi, indicando verso di me – Quello è un lapislazzulo? >>
Mi guardai la collana. << Si, ma uno, non ti interessa, due, torna a rispondere alla mia domanda >>
<< Sono solo venuto a controllare che non ti stessi struggendo per via della lontananza del tuo “amichetto del cuore” >>
<< E lo fai a quest’ora? >>
<< L’ora non ha importanza >>
<< E sentiamo, Mr Vengo-Quando-Ho-Voglia, ora che hai svolto il tuo compito, te ne andrai? >>
<< Chi me lo dice che non tenterai il suicidio? >>
<< Cosa vuoi? Ho sonno per cui sii chiaro e conciso >> dissi leggermente stufa mentre mi alzai per andare a bere qualcosa. Per raggiungere la cucina dovetti passare vicino al divano su cui era seduto Damon.
Mi afferrò il polso e mi tirò verso di lui. Finii seduta sulle sue gambe, con il petto ed il viso quasi attaccati ai suoi. Di primo istinto gli guardai le labbra. Il labbro superiore era leggermente più piccolo di quello inferiore che, invece, appariva più pieno. Alla fine con grande fatica lo guardai negli occhi. << Vieni con me >> disse con voce lieve, solleticandomi il viso.
<< No >> sussurrai, incerta se avessi parlato o meno.
<< Vieni con me, Ariel >> ripeté ancora una volta con lo stesso tono di prima. Non so cosa successe in quel momento ma fu come se, accettando, mi avessero portato via l’anima dal corpo.


<< Non avevi sonno fino a qualche minuto fa? >> disse Damon mentre cercava in tutti modi di non farmi accendere la radio.
<< Tu mi hai svegliata per cui io ora voglio sentire la musica >> dissi, riuscendo ad accendere la radio. Andai alla ricerca di qualche canzone che potesse piacermi e finalmente la trovai. << Questa mi piace >> dissi, rilassandomi contro il sedile.
Damon mi guardò con la coda dell’occhio, sghignazzando. << Proprio interessante come canzone >> disse, sorridendo.
<< Take a bit of my bad girl meat.. Take a bite my me.. Show me your teeth >> iniziai a canticchiare mentre posai i piedi sul cruscotto dell’auto.
<< Mi sporchi l’auto con quei piedi. Toglili >> disse Damon in un tono che doveva essere di rimprovero.
<< No >>
<< Toglili >>
<< Come se ti dispiacesse guardarmi le gambe >> dissi, guardandolo divertito. Infatti, in quel momento avevo indosso una gonna che, visto la posizione in cui stavo, si era alzata mostrando le gambe. << Facciamo così: io tolgo i piedi se tu mi dici dove stiamo andando – Damon, tuttavia, non mi rispose – Come vuoi >> dissi, guardando fuori dal finestrino. In lontananza si iniziava ad intravedere le prime luci dell’alba. Da quante ore eravamo in viaggio? Una? Due o di più?
<< A che pensi? >>
<< A dove stiamo andando. Visto la mia ignoranza nei riguardi della zona, in questo momento mi potresti anche portare nel posto più sperduto del mondo ed uccidermi tanto io non lo saprei >>
Damon fece schioccare le dita. << Dannazione, mi hai appena scoperto >> disse, fingendo disappunto.
Lo guardai, inarcando un sopracciglio. << Quando non ti comporti da cazzone sai essere divertente >>. Damon, in risposta, sollevò sopraccigli e spalle.
<< Mi devi un favore >> esclamò all’improvviso. Lo guardai socchiudendo gli occhi. << Mi hai sporcato l’auto >>
Mi venne da ridere. << Mi vuoi far credere che questa macchina sia “pulita” come tu dici? – mi misi in ginocchio sul sedile, sporgendomi leggermente verso di lui – Mi stai dicendo che questa macchina è “immacolata”? >> gli chiesi divertita.
<< Sono un tradizionalista sotto alcuni punti e, si, quello mi piace farlo comodo, ma.. >>
<< Ma? >> lo incitai a continuare mentre inclinai lievemente il capo di lato.
Non so cosa accadde, ma in pochi secondi mi ritrovai a cavalcioni su di lui, bloccata tra il suo corpo ed il volante dell’auto. << Posso sempre rimediare >> disse, guardandomi negli occhi e sorridendo in modo molto sensuale. Avevo già detto che Damon era un bel ragazzo? Si? Beh, colgo l’occasione per ribadirlo.
<< Rischiamo di fare un incidente >> cercai di dire in modo tale da interrompere la cosa.
<< Ho accostato e spento l’auto >> disse, continuando a guardarmi e a sorridere.
Era possibile avere il cuore in gola, anzi nella testa? Sentivo il cuore pulsare fin lì. Il respiro pian piano accelerava, rendendo la respirazione sempre più affannata. << Non voglio fare sesso con un perfetto sconosciuto in auto >>
<< Da come formuli la frase sembra che se non fosse in auto, tu lo faresti con uno sconosciuto >> disse, sghignazzando.
<< Questo tuo stupido quanto inutile tentativo di abbordaggio lascia molto a desiderare –  gli feci presente – Allora, mi dici dove andiamo? >>
<< Scendi – corrugai la fronte confusa mentre lui roteò gli occhi – Siamo arrivati >> Scesi da sopra di lui e dall’auto, iniziando a guardarmi intorno e rimanendo poco a poco sempre più meravigliata. Credevo di trovarmi in un quadro per quanto bello era il paesaggio davanti a me. Ci trovavamo in mezzo alla vegetazione. Le foglie degli alberi passavano dal verde al rosso, diventando, poi, arancioni e gialle. Davanti a me un piccola cascata e poco sopra un’abitazione in legno munita di mulino. << Se sapevo che questo ti avrebbe fatto ammutolire, ti ci avrei portato prima >>
Guardai Damon ancora con espressione meravigliata in viso prima di avvicinarmi alle acque del fiume che, in quella zona, davano vita ad un piccolo lago. Mi inginocchiai sulla roccia umida e mi specchiai contro l’acqua limpida. << E’.. E’ bellissimo questo posto – Damon scrollò le spalle – Perché mi hai portata qui? >>
<< Per ucciderti come hai detto tu stessa >> mi rispose. Mi alzai in piedi e presi i lembi della maglia, levandola, il tutto sotto lo sguardo curioso di Damon. << Vuoi farti un bagno con una temperatura dell’aria pari a 15 gradi? >>
<< Si >> dissi, abbassandomi la gonna e restando in intimo. << Tu non vieni con me? >> gli chiesi prima di lasciarmi cadere in acqua. Forse Damon aveva ragione. Fare il bagno a temperature non adatte e con acqua decisamente ghiacciata non era decisamente la cosa più giusta da fare, ma di dare ragione a lui non avevo voglia.  Una volta riemersa mi tolsi i capelli da davanti al viso. << Grande e grosso temi di ammalarti? >> lo canzonai mentre mi lasciavo cullare dalle piccole onde, fino a giungere poco sotto le piccole cascate.
<< Ne riparleremo quando uscirai dall’acqua con una broncopolmonite >>


Rimasi in acqua in totale una decina di minuti. Damon, invece, si era comodamente steso sulla roccia. Ogni tanto lo punzecchiavo lanciandogli un po’ d’acqua addosso. Decisi che era il caso di uscire e mi avvicinai alla roccia su cui posai le mani, facendomi forza su di esse per uscire.
<< Auch! >> esclamai, guardandomi  la mano. Mi era tagliata con la roccia lungo l’indice della mano sinistra. Portai il dito tra le labbra e mi avvicinai a Damon. << Hai un fazzoletto? >> chiesi . Lui mi guardò come un leone guarda una gazzella durante la caccia. << Lascia stare, anzi. Ora smette >> e mi accomodai accanto a lui.
Per alcuni minuti nessuno dei due parlò. A rompere il silenzio fu un mio starnuto acuto, seguito successivamente da un altro e da un altro ancora.
<< Te lo avevo detto che ti saresti ammalata >> disse Damon, parlando finalmente.
<< Te lo avevo detto che ti saresti ammalata – gli rifeci il verso  e mi allungai a prendere i miei vestiti – Ora mi vesto così non prenderò più freddo >>
<< Ma avrai comunque i capelli bagnati >>
Lasciai cadere i vestiti nuovamente per terra e lo guardai seccata. << Visto che fai il saputello dei miei stivali, dimmi come potrei scaldarmi >>
Si sporse verso di me e, come accadde poco prima in auto, mi ritrovai a cavalcioni su di lui. Feci per protestare quando Damon mi strinse a sé, posando sulle mie spalle la giacca in pelle che aveva. << Almeno limitiamo un po’ i danni >> Non gli risposi e posai il capo contro la sua spalla. In quel momento non mi andava di lanciargli frecciatine. Inspirai il suo odore. Sapeva di.. di muschio? Di buono. Di uomo.  << Non sono un cuscino >> mi mormorò all’orecchio, provocando una serie infinita di brividi lungo il mio corpo. Mi staccai dal suo petto, guardandolo negli occhi. << Ed ora che hai? >>
Gli presi il viso tra le mani e, così come lui aveva fatto con me sul pianerottolo di casa mia, posai le labbra sulle sue in un bacio che, inizialmente, partì come un semplice bacio a stampo diventando, poi, un vero e proprio bacio. Mi staccai da lui poco prima di perdere completamente la lucidità mentale. << Non credere che tu mi abbia fatta cascare ai tuoi piedi – inarcai un angolo della bocca – E’ solo un bacio di ringraziamento >> e riposai il capo sulla sua spalla mentre sentii Damon scuotere lievemente il capo e ridacchiare.





Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma giorno! Come state? Oggi non mi dilungherò molto perchè tra un'oretta devo andar dal dentista e devo studiare..
Iniziamo dicendo che questo è il mio capitolo preferito :3 uno dei tanti :3  Un bel capitolo dedicato solamente ad Ariel e a Damon.. Allora, Damon invade casa di Ariel nel cuore della notte, povera piccina! Diciamo che lui la punzecchia amabilmente, ma questo fa sorgere un piccolo pensiero ad Ariel. In effetti le torna in mente una frase di Ray, riguardante il non far entrare mai un vampiro in casa.. Ray caro, sei arrivato un pò tardi *scrolla le spalle* Poi.. La bella gitarella nel bel mezzo di un bosco :3 vi farei vedere la foto che mi ha ispirata perchè è stupenda! Per chi fa parte del gruppo la vedrà tra non molto.. Ah, dimenticavo, pure Ariel però provoca Damon.. la gonna, la canzone (che io adoro.. si chiama Teeth di Lady Gaga) e, infine, il bacio :3 Ve lo avevo detto che Ariel e Damon hanno per certi versi lo stesso tipo di carattere, per cui se vogliono fare qualcosa la fanno senza problemi...
Vorrei ringraziare chi ha letto, chi ha recensito, chi ha messo la storia  tra le preferite/da ricordare/seguite e chi mi ha tra gli autori preferiti.. Grazie! Spero che il capitolo sia piaciuto tanto quanto è piaciuto a me e di leggere vostre opinioni.. Ah, ultima cosa e vi lascio xD Vi ricordo che domenica, sempre se non mi si rigira, farò la livechat.. come sempre per un bel momento sputtanamento :3
Bene, a domenica!


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Capitolo 12
*** Capitolo o11 ***


11


Capitolo 11

I giorni successivi a quell’uscita nel pieno della notte con Damon furono caratterizzati da tante altre imboscate notturne di Damon. Non so cosa volesse di preciso, né tanto meno perché continuava a presentarsi da me. L’unica cosa che iniziai a comprendere fu che Damon, forse, sapeva anche essere simpatico e divertente. Ci furono sere passate in alcuni bar a sfidarci su chi reggesse maggiormente l’alcol, altre sere, invece, giravamo per le strade della Virginia in lungo e largo. Se prima Damon era solo il fratello del ragazzo della mia amica, oltre a non essere mio amico, ora poteva anche iniziare ad essere considerato come tale.
Quel pomeriggio ci ritrovammo tutti a casa di Stefan e Damon. Elena aveva organizzato un piccolo.. rinfresco? Aperitivo? Non sapevo bene neanche io come definirlo. Damon mi spiegò tutto con un “semplice riunione con tutti in cui si mangia e si beve”. Spiegazione esaustiva, vero? Fatto sta che quel giorno sarebbe rientrato anche Ray, dopo l’aver passato due settimane in Tennessee.
<< La smetti di mangiare quelle patatine? >> mi rimproverò Elena, togliendomi dalle mani la ciotola.
La guardai negli occhi come un cucciolo piccolo ed indifeso, con una patatina tra le labbra. << Ma.. >>
<< Non mi incanti! Era piena la ciotola >>
<< Ragazzina, se mangi troppo poi metti su chili >> disse Damon, passando alle mie spalle e pizzicandomi un fianco.
<< Tranquillo perché in quel caso saprei come smaltirli >> gli dissi, provocandolo.
Mi cinse con un braccio la vita, guardandomi negli occhi. << E’ un invito il tuo? >>
<< Ehi, da quando voi due vi comportate come due piccioncini in astinenza di sesso? >> esclamò Tyler mentre passò per recarsi al tavolo.
<< No, la domanda è da quando vanno d’accordo? >> lo corresse Caroline.
Sciolsi la presa, riavvicinandomi al tavolo. << Ho solo scoperto che non è del tutto cazzone. A tratti è anche simpatico >>
Stefan ridacchiò. << O, forse, tutto sta nel fatto che siete molto simili >> diede una sua spiegazione.
<< Io simile a lei? >>
<< Simile a lui? >> ci guardammo prima di voltarci verso gli altri con espressione schifata. Gli altri, dal canto loro, si guardarono prima di alzare gli occhi al cielo e mormorare un “come non detto”.
<< Ariel, Ray tra quanto arriva? >>
Guardai l’orologio. << Tra poco, non dovrebbe mancare poi tanto >>


Continuammo a finire di sistemare quando il campanello di casa Salvatore suonò. Ad aprire andò Elena, visto che era la più vicina.<< Ray! >> urlai, alzandomi svelta dal divano e correndogli incontro. Quando gli fui davanti, mi lanciai su di lui che svelto mi prese in braccio, facendomi fare un giro. << Mi sei mancato tantissimo! >> gli lasciai tanti baci sul viso.
<< Ciao sirenetta! Mi sei mancata anche tu, ma se non mi lasci, soffocherò >> disse e a malincuore lo lasciai andare, rimettendomi composta.

<< Ehy Ray! >> salutarono tutti, specialmente Ty che con Ray aveva una strana confidenza.

<< Bene, visto che ci siamo tutti possiam mangiare! >> esclamò Caroline, dando il via alle “danze”.

Presi tante di quelle cose che sapevo a prescindere che mi sarei sentita male.
Approfittai di un discorso in cui né io né Ray centravamo per parlare con quest’ultimo in disparte. Mi accertai che fuori con noi non ci fosse nessun’altro.
<< Allora? >>
<< Allora.. Il nostro ibrido ha lasciato dietro di sé una lunga scia di morte. Le mie amiche sono state le prime >>
<< Credi fosse un avvertimento? >>

<< Lo era, Ariel. Klaus vuole noi licantropi >>

<< Klaus? E’ questo il suo nome? >>

Annuì. << Vuole noi e girerà il mondo fino a quando non ci troverà tutti e ci renderà suoi “scagnozzi” >>

<< Hai parlato anche con i tuoi compagni? >>

<< Si, ma ho preferito non farmi dire dove fossero in modo da non rischiare >>

<< Secondo te, potrebbe arrivare qui a Mystic Falls? >>

<< Non lo so, Ariel, ma con quell’abominio non bisogna scherzare. Se dovesse arrivare qui saremmo tutti in pericolo. Nessuno avrebbe salva la vita >>

<< Ci deve essere un modo per ucciderlo! E’ pur.. pur sempre un vampiro >>

<< Vorrei che ci fosse, ma.. >> Ray non finì di parlare in quanto una serie infinita di colpi di tosse catturarono la sua attenzione, facendolo scattare verso l’interno dell’abitazione.
Quando entrai, trovai Damon, Caroline e Stefan intenti a tossire e a tenersi vistosamente la gola, come se qualcosa fosse rimasto loro incastrato. Elena era accanto a Stefan e continuava a chiedergli cosa avesse, ma fu Tyler a rispondere.

Ispirò l’odore della bevanda di Caroline. << Verbena >>

<< Verbena? >> chiesero in contemporanea Bonnie ed Elena.

<< Chi.. l’ha mes.. sa? >> chiese arrabbiato Damon, tossendo.

Ray, nel frattempo, era diventato serissimo. Con gli occhi socchiusi, prese dalla tasca quella che sembrava essere una pistola.

<< Ray! >> esclamai sconvolta.

<< Ariel sta lontana >> mi disse, puntando la pistola verso di loro. << Avevo avuto qualche sospetto all’inizio, ma mi è bastato fare alcune domande per avere le risposte, ma si sa, mai fidarsi completamente di ciò che viene detto per cui ho messo della verbena nelle bevande. Esito? Come sospettavo siete vampiri, non tutti, ma in parte. Se non volete rischiare di ritrovarvi una pallottola di legno nel cuore, state fermi >>

Vampiri? Erano vampiri? I ragazzi con cui uscivo, gli amici che mi erano fatti erano vampiri? Indietreggiai fino a toccare con le spalle il muro. Volevo andare via, scappare da quella cittadina, tornarmene in Italia. I vampiri esistevano. I licantropi esistevano.

<< Come sai di loro? >> chiese Elena.
<< E’ un licantropo >> esclamò Tyler.
<< Come lo sei tu, vero? >> chiese retoricamente Ray a Tyler.
<< Ray, metti via quell’arma! Non vogliono far del male a nessuno! >> disse Elena con forza.
<< Dovrei fidarmi di una che è in combutta con dei vampiri? >>
Non so cosa successe, ma in pochi secondi vidi Ray a terra intento a tenersi la testa dolorante. Guardavo la scena incapace di dire o di fare qualsiasi cosa. Bonnie teneva lo sguardo concentrato su di lui. Che fosse lei la causa? Come poteva farlo? Che fosse una.. strega? Lasciai cadere il bicchiere che avevo tra le mani e corsi verso di Ray, gettandomi sul suo corpo, nel momento in cui Damon scattò verso di lui. Tutto improvvisamente cessò. Tremavo vistosamente, ma non mi importava. Guardai tutti quanti mentre presi tra le mani la pistola. << Fate ancora qualcosa contro.. contro Ray, contro me e.. >>
<< Ariel – iniziò uno Stefan ancora non del tutto ripreso – non vogliamo farvi del male >>
<< Non volete farci del male? E cosa ha appena fatto quella strega a Ray? >> urlai.
<< Ha iniziato lui >> disse Damon.
<< Non mi interessa! Tutto quello che direte non mi interessa più! Tu – guardai Damon – ho passato notti in tua compagnia rischiando la vita! >>
<< Ma sei ancora qui, significherà qualcosa no? >> continuò lui.
La pistola tra le mie mani tremava in contemporanea con il resto del corpo. << Fermo dove sei >>
Damon spalancò le braccia verso di me. << Sparami >>
<< Damon! >> esclamarono tutti quanti.
<< Potremmo soggiogarla >>
<< Non funziona su di lei, ci ho provato tante volte e credo che sia quella collana a bloccare il tutto >>
<< Basta! – urlai – State zitti! >> sentii Ray lamentarsi ancora e lo guardai con la coda dell’occhio.
<< Io sono qui, sparami >>
<< Damon.. >>
<< Sparami >> disse, avvicinandosi sempre di più, fino a quando la pistola non poggiò poco sotto lo sterno. << Sparami. Non puoi, vero? Sai perché? Perché hai imparato a fidarti di me, perchè sai che se avessi voluto farti fuori, lo avrei già fatto senza troppi problemi. Non è così, eh? Sbaglio? Parla, Ariel! Sbaglio? >>
Venni colta dal panico e, chiudendo gli occhi, lasciai partire un colpo che trafisse il busto di Damon, scatenando le urla degli altri. Nel momento in cui mi resi conto di quello che avevo fatto lasciai cadere la pistola e corsi verso Ray. << Ti prego portami via! >> gli chiesi aiutandolo ad alzarsi, prima di prendere ed andare via il primo possibile.

Per tutto il tragitto verso casa non feci altro che guardare fuori dal finestrino, cercando di non versare neanche una lacrima. Entrata in casa, velocemente iniziai a chiudere tutte le finestre, le porte. Fu Ray a bloccarmi e a stringermi a sé.
<< Calmati, è finito tutto! Ora sappiamo cosa sono e potremmo proteggerci >>
Il mio tentativo di non piangere fu vano. << Portami a casa, Ray. Ti prego, portami via >> Restammo, così, per un tempo infinito, abbracciati. Non potevo, non riuscivo ancora a credere a quello che era successo. Vampiri, licantropi, streghe. Quel ragazzo, il ragazzo dell’aereo aveva ragione sulle storie di questa città. << Aveva ragione.. Lui, lui aveva ragione >> presi a sussurrare ancora sconvolta.

<< Lui chi? >> chiese Ray
<< Un ragazzo sull’aereo che mi portava qui a Mystic Falls mi aveva messo in guardia, ma io.. io non gli ho creduto! Gli ho riso in faccia! >>
<< Ariel, calmati! Sei ancora scioccata >>
<< Aveva ragione >>
<< Guardami, Ariel – mi diede una piccola scossa con le braccia – Chiunque avrebbe reagito nel tuo stesso modo! Nessuno poteva credere a queste leggende, neanche io! Avrei riso fino alla morte se mi avessero detto che io avevo il gene >>
<< Va bene >> risposi solamente.
<< Vai a farti un bel bagno caldo, ne hai bisogno per rilassare i nervi >>
Senza rispondere mi avviai nel bagno. Chiusi tutte le finestre ed aprii l’acqua. Mentre mi spogliavo le scene dell’accaduto tornavano a passarmi per la testa. Entrai in acqua, poggiando, poi, la testa contro il bordo. Rilassarmi fu difficile, ma un’improvvisa stanchezza si propagò in tutto il mio corpo, lasciandomi così sprofondare nel sonno.




Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma buona domenica a tutti! Non mi ero scordata di pubblicare, ho avuto solo un contrattempo che mi ha fatto ritardare.. Come state? Io sto a pezzi, non mi sento le gambe! Ieri pomeriggio sono andata a giocare a calcetto con amici e ho anche vinto, segnando ben 5 reti ù.ù
Allora.. Ve lo avevo detto che il sistema nervoso di Ariel avrebbe avuto prima o poi un crollo.. Ecco, è arrivato. Forse sembra esagerata la sua reazione, ma dovete anche mettervi nei suoi panni.. Scopre che il suo migliore amico è un lupo e sviene soltanto, ma i suoi nervi sono messi a dura prova.. Scopre che i suoi amici, o gran parte di questi, sono vampiri. Questo è stato il colpo di grazia! Che stronzo però Ray nel mettere la verbena nelle bevande! >.< Nel prossimo capitolo la situazione inizierà a precipitare maggiormente ;)
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi la recensisce, grazie mille! Chi ha messo WoA tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti! Grazie grazie grazie!
A Mercoledì!

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Capitolo 13
*** Capitolo o12 ***


12


Capitolo 12

Quando aprii gli occhi, la camera era ancora totalmente immersa nel buio della notte. Presi il telefono per controllare che ore fossero e vi trovai una lunga serie di chiamata da parte di Elena e di Caroline. Erano ormai alcuni giorni che ignoravo le loro chiamate, visite o messaggi.
Mi alzai dal letto per andare, poi, in cucina a prepararmi una tisana. In quei momenti mi aiutavano a riposare. Passai davanti la camera di Ray ma, stranamente, la trovai vuota. “Dove sarà andato a quest’ora della notte?”
Giunsi finalmente in cucina e, dopo aver messo l’acqua sul fuoco, un po’ di verbena nella tazza, mi sedetti sull’isola della cucina. Mi incantai a guardare l’acqua bollire poco a poco.

<< Tu – guardai Damon – ho passato notti in tua compagnia rischiando la vita! >>
<< Ma sei ancora qui, significherà qualcosa no? >> continuò lui.

Piegai lievemente il capo di lato. Che doveva significare? Io proprio non riuscivo a capire.
Cosa dovevo capire se non che la mia vita sarebbe potuta cessare da un momento all’altro?
Mi passai una mano sul viso, sospirando. Mi toccai il collo e le dita vennero in contatto con la collana. La presi fra le dita e la guardai.

<< Potremmo soggiogarla >>
<< Non funziona su di lei, ci ho provato tante volte e credo che sia quella collana a bloccare il tutto >>

<< Per essere una ragazza che non sapeva dei vampiri sei anche troppo protetta >> esclamò una voce alle mie spalle, facendomi sobbalzare e scendere rapida dal mobile.
<< Vampiro >> dissi a mo di saluto verso Damon e mi riavvicinai ai fornelli, togliendo il pentolino dal fuoco e versando l’acqua nella tazza.
<< Non dovresti dare le spalle ad un vampiro, sai? >>
Presi in una mano la tazza, voltandomi verso Damon, e lo guardai. << Cosa vuoi? >>
<< Niente >>
<< Allora puoi andare via da qui. Tu ed io non abbiamo nulla da spartirci >> gli dissi, bevendo un po’ della tisana.
<< La solita guastafeste >>
<< Guastafeste? Tu sai solo divertirti e basta. Non hai fatto altro che divertirti in tutte queste sere alle mie spalle che, inconsciamente, stavo rischiando la vita >> dissi a denti stretti.
<< Non ero l’unico a divertirsi! Eri anche tu a farlo! >>
<< Non mi interessa! Mi hai mentito, mi hai tenuto nascosta una cosa così.. così.. –  scossi il capo non riuscendo a trovare le parole adatte – Devi andare via, ora! >>
<< Perché? Il tuo cucciolo di cane poi si arrabbia? >>
<< Damon.. >>
<< Ah no, sbagliato! Il tuo cagnolino ora non c’è! >> Di scatto lanciai la tisana contro la faccia di Damon che, svelto, si lamentò per via della verbena contenuta in essa. Pochi secondi dopo mi ritrovai schiacciata al muro con una mano di Damon stretta, anche se non forte, al collo. Dopo un primo momento di sorpresa e di spavento, potei notare il viso di Damon “trasformato”: le iridi erano completamente immerse in un rosso acceso, la parte bassa degli occhi era solcata da alcune vene scure mentre i canini erano messi ben in mostra. << Sto tollerando molto, forse anche troppo, il tuo atteggiamento. Un altro sgarro ed è la volta buona che ti uccido >>
<< Che aspetti? Uccidimi >> gli dissi, socchiudendo gli occhi.
<< Non tentarmi >>
<< Sono qui, fallo. Mordimi. Uccidimi >>


Per un paio di minuti io e Damon ci sfidammo con lo sguardo fino a quando la mano che mi teneva il collo non si spostò sulla nuca, attirandomi contro il suo viso. Le nostre labbra si toccarono e presero a muoversi frenetiche. Le braccia gli cinsero il collo e le mani si intrecciarono nei suoi capelli.
Non so come, ma mi ritrovai in braccio a lui a cavalcioni, stretta tra il suo corpo e l’isola della cucina. Riuscii a staccarmi dalle sue labbra e andare alla ricerca di un po’ d’aria di cui, in quel momento, ero sprovvista. Le labbra di Damon si spostarono, così, sul mio collo che presero a baciare e sul quale passò più volte la lingua.
Percepii su un fianco una sua mano che, poco alla volta, prese a risalire tutto il busto, passando vicino al seno e fermandosi poco sotto il collo. Sentii le sue dita chiudersi su qualcosa e fare il movimento di tirare quando, rapido, Damon si staccò dal mio corpo.
<< Dannato ciondolo >>
<< Mi hai baciato solo per staccarmi il ciondolo? >> chiesi ormai incapace di stupirmi ancora.
<< Teoricamente, ma – mi mostrò la mano – mi ha bruciato. Stupido oggetto magico >>
Strinsi la piccola pietra in una mano. << Non è magico, tantomeno uno stupido oggetto! Guarda caso anche tu hai uno “stupido oggetto magico” >>
<< Ma il mio ha una funzione utile, il tuo no! >>. Roteai gli occhi e mi avviai verso la mia stanza. << Ed ora dove vai? >>
<< Sono in casa mia e vado dove mi pare >> raggiunsi la mia camera e mi distesi nuovamente sul letto, sotto le coperte.
<< Bella stanza >> esclamò Damon comodamente disteso anch’esso sul letto. << Chi ti ha dato quella collana? >>
<< Perché ti fai i fatti miei? >>
<< Chi ti ha dato quella collana sa dei vampiri >>
<< Ce l’ho da quando sono bambina da che io ricordi – mi girai tra le dita la piccola pietra – Durante una fiera vidi una bancarella che vendeva collanine, bracciali e roba varia. Andai e in mezzo a tutto vidi questa collanina. Mi piacque subito. La proprietaria della bancarella mi disse che la collana mi avrebbe protetto, ma non ci credetti molto. Quella donna veniva da sempre definita “strana” da tutti, altri, invece, dicevano che fosse una strega >>
<< Sono una noia le fiere >>
<< Sei mai stato ad una fiera italiana? >>
<< Si, ma tanto tempo fa e non ricordo molto, tranne le tante persone che ho ucciso >>
<< Questo particolare potevi evitarlo >> dissi, girandomi su un fianco, e presi il telefono, componendo il numero di Ray. Uno.. Due.. Tre squilli, ma nessuna risposta. Sbuffai.
<< Che succede? >>
<< Ray non mi risponde >> provai ancora una volta a chiamarlo.
<< Si starà divertendo. E’ pur sempre un uomo >>
<< Sta zitto.. Niente, risulta in questo momento irraggiungibile >> riposi il telefono sul mobile e cercai di dormire, ma Damon non era dello stesso parere.
<< Serio, vuoi dormire quando accanto a te hai uno come me? >> chiese allibito.
<< Non so se te ne sei accorto, ma fuori è ancora buio e cosa si fa di notte? – il suo sguardo ed il suo sorrisetto diedero una risposta completamente diversa da quella che in quel momento pensavo – Si dorme, Damon. Si dorme >>
<< Tu dormi, io no >>
<< O guarda, non avevo per niente dubbi su quale fosse il tuo passatempo notturno >> cercai di chiudere il discorso quando mi venne in mente una domanda. << Voi per nutrivi.. beh, ecco.. >>
<< Se uccidiamo? Beh, diciamo che io e Caroline ci nutriamo attraverso le sacche dell’ospedale anche se, beh, il sangue “fresco” è pur sempre il migliore. Stefan, invece, lui può essere considerato vegetariano in quanto beve sangue animale >>
Annuii. << Teoricamente quanti anni avreste? >>
<< Stefan 17 ed io 20 >>
<< Praticamente? >>
<< 163 lui, 166 io >>
Corrucciai le labbra. << Wow, siete.. >>
<< Sexy? >>
<< Avrei detto vecchi >> dissi quando giunse un messaggio sul telefono che mi avvisava che Ray era raggiungibile.


Composi, così, nuovamente il numero di Ray, aspettando che questa volta rispondesse. Quando sentii che la chiamata era stata accettata, iniziai a parlare.
<< Ray, grazie a Dio mi hai risposto! Dove diavolo sei? – nessuna voce, tuttavia, rispose – Ray, Ray ci sei? >>
<< A dire la verità, Ray non può parlare al momento >> disse una voce che non conoscevo.
<< Come mai? >>
<< E’ impegnato >>
Inarcai un sopracciglio. << E’ notte, quindi, o mi dici dove siete e dove è Ray o vengo lì e prendo a calci entrambi. A te la scelta >>
Lo sconosciuto ridacchiò. << Il tuo amico, in questo momento, non può parlare perché.. beh, è morto >>
Mi irrigidii. << Cosa? >>
<< Beh, si, hai capito. Il tuo amico è morto. L’ho ucciso ma tranquilla, tra pochi minuti dovrebbe tornare in vita >>
<< Senti, se è uno scherzo, sappi che è uno scherzo del cazzo! >>
<< Credi che io sia scherzando? >>
<< Cosa. Hai. Fatto. A. Ray? >> chiesi a denti stretti.
<< Allora non vuoi capire, dolcezza. Il tuo amico lupo è stato ucciso da me per una giusta causa. Quando riprenderà i sensi mi ringrazierà! >>
<< Cosa.. Io – smisi di parlare quando ricordai una cosa. “Oltre a vampiri e licantropi, c’è anche una creatura che è sia vampiro che licantropo. Un ibrido. Vuole creare altri come lui e sta dando la “caccia” ai licantropi. Il suo nome è.. “ – Klaus >> dissi con voce lievemente tremolante. Non appena dissi quel nome, lo sguardo di Damon saettò rapido verso di me, guardandomi come se avessi appena detto la cosa più assurda del mondo.
<< Noto che il tuo amico ti ha parlato di me. Fantastico. Ora, però, scusami ma il lavoro mi aspetta >> chiuse così la chiamata.
Rimasi ferma nella mia posizione con il telefono attaccato all’orecchio e lo sguardo perso nel vuoto. Damon mi fece voltare verso di lui, stringendomi le spalle con le mani. << Come fai a conoscere Klaus? >>
<< Lui.. >>
<< Ariel! >>
Spostai lo sguardo negli occhi di Damon. << Lui ha preso Ray. Lo.. lo sta trasformando >>
Damon svelto si alzò dal letto e prese il suo telefono.
<< Fratellino, ho brutte notizie.. No, non ho ucciso Ariel.. Klaus è in città e ha Ray con sé – Damon sospirò, guardandomi per un attimo – Credo che lo abbia trasformato.. Come lo so? Lunga storia >> chiuse la chiamata e venne vicino a me. << Alzati, andiamo da Stefan alla pensione >>





Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno! Come state? C'è la neve da voi? Da me fa freddo, ma della neve non c'è traccia.. Dicono che dovrebbe arrivare tra giovedì e venerdì.. Ma magari!
Passiam al capitolo.. Ariel, sebbene molto confusa, è riuscita a riprendersi dallo choc (sono sempre rimasta stupita che si scriva così) iniziale e sembra essere tornata quella di sembre, tolto il fatto che nei confronti di Elena e co mostra freddezza... Freddezza che sparisce in quell'incontro ravvicinato con Damon xD
Abbiamo scoperto un particolare sulla collana di Ariel, ebbene si, non è del tutto inutile quella collana.. Aprirà tante porte! Ok, questo particolare non scordatevelo!
L'etò di Damon, allora.. mi sono rigirata i vari siti e alla fine ho scoperto che tiene 20 anni.. Per cui, visto che questa sarebbe una ff post season2, Stef ha 163 e Dam 166..
Momento di svolta la chiamata finale! Era ora che tornava in scena Klaus mio adorato! 
Vorrei ringraziare chi legge, chi recensisce *_*, chi ha messo la storia tra le preferite/da ricordare/seguite e chi mi ha tra gli autori!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di leggere vostri pareri.. Ora scappo a studiare.. A domenica!

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Capitolo 14
*** Capitolo o13 ***


13


Capitolo 13

Arrivammo alla pensione in pochi minuti. Quando entrammo, le luci erano accese
< Damon, spiegami come facevi a sapere che.. – comparve Stefan dal salone – Ariel? > disse quando mi vide e guardò poi Damon. < Che ci fa lei qui? >
< Sa di Klaus > esclamò lui solamente mentre Stefan mi guardò con sguardo confuso e sorpreso.
< In che senso “sa di Klaus” ? >
< Ray me ne aveva parlato quando scoprii che era un licantropo > spiegai.
< Cosa sai di preciso? >
< Che è un ibrido e che vuole creare altri come lui usando i licantropi. Aveva.. aveva rintracciato il branco di Ray in Tennessee, ma erano riusciti ad allontanarsi >
< Questo è il motivo del tuo rientro anticipato e della sua presenza qui? > chiese Stefan.
< Si, solo che Klaus si è vendicato sulle coinquiline di Ray, uccidendole – i due Salvatore si guardarono – Cosa c’è che io non so? >
< Abbiamo già avuto a che fare con Klaus > disse Damon
< E’ diventato un ibrido da alcuni mesi, rompendo una maledizione. Abbiamo cercato di fare in modo che non ci riuscisse, in quanto Elena era una delle chiavi per rompere la maledizione, ma non ci siamo riusciti. E’ riuscito a romperla >
< Ma Elena è viva >
< L’abbiamo riportata in vita e .. >
< E Klaus questo non lo sa > completò Damon.
< Bisogna liberare Ray >> dissi, guardandoli < Deve esserci un modo >
< Se è stato trasformato, non possiamo far più nulla. Sarà sempre un suo asservito > spiegò Damon
< Asservito? >
< Essendo stato Klaus a donargli il sangue, si sentirà in dovere di stare dalla sua parte >
Mi passai le mani tra i capelli. < E’ tutta colpa mia! Ma – alzai di scatto la testa – Bonnie è una strega, potrebbe fare lei qualcosa! > ma dagli sguardi che mi rivolsero capii che la risposta non era positiva.
< Per il momento resterai qui > affermò infine Stefan.

La campanella suonò la fine dell’ultima ora di lezione e tutti i ragazzi iniziarono a prepararsi.
< Ariel > disse mentre si avvicinava Elena. Le abbozzai un sorriso come saluto. < Stefan mi ha detto di Ray e.. >
< Elena, lascia stare > dissi, prendendo le ultime mie cose ed uscendo dall’aula. Uscii il più velocemente possibile dall’istituto, non volendo sentire o vedere niente e nessuno. Mi diressi nel bosco poco distante.
Camminai per alcuni minuti fino a ritrovarmi in un piccolo spiazzo, dove mi sedetti. Portai le gambe al petto, stringendole con le braccia, e posai il mento su di esse.
< Lo avevo detto che ci saremmo rivisti > disse una voce proveniente dalle mie spalle.
< Ci conosciamo? > chiesi, non capendo bene chi fosse il ragazzo ora al mio fianco.
< Ti sei già scordata di me, zuccherino? >
Corrugai la fronte. < Mi ricordo.. tu sei lo strano tizio dell’aereo, giusto? >
< Giustissimo > disse mentre si accomodò accanto a me. Seguii con lo sguardo ogni suo movimento. < Qualche problema? >
< Si. Tu > gli risposi secca.
Scosse leggermente divertito il capo. < Il tuo carattere è rimasto ancora molto vispo >
< Non sono molto in vena di battute o idiozie simili >
< Problemi con il fidanzato? >
< Non sono fatti tuoi >
< Peccato, perché in quel caso ti avrei consigliato un bel cucciolo >
Lo guardai. < Ho già sentito la tua voce > dissi, cercando di ricordare dove.
< Non è la prima volta che ci incontriamo >
< No, io.. sono sicura di averla già sentita prima >
Si avvicinò un po’ troppo a me che, d’istinto, mi ritrassi leggermente indietro. < Forse se ti dicessi una cosa, potresti capire >
< E allora dimmela >
Sorrise, posando le labbra sul mio orecchio. < Porterò i tuoi saluti al tuo amico Ray >. 
Al suono di quelle parole i miei occhi si aprirono maggiormente ed il mio corpo si irrigidì. < Klaus? > chiesi, guardandolo con la coda dell’occhio.
< Sorpresa di vedermi? Era il minimo che potessi fare visto che, grazie a te e al tuo amichetto, ho potuto scoprire che la mia dolce Elena è ancora viva >
< Cosa vuoi? >
< Ritrovare il mio ibrido e risolvere la questione Elena il prima possibile >
< Ritrovare il tuo ibrido? Ray è scappato > dissi, cercando di contenere il sollievo.
< Non gioire, mia cara. Il tuo amico non è ancora salvo – lo guardai, cercando di capire – Porta questo messaggio ai tuoi amici: o mi danno Elena, o moriranno uno dopo l’altro >
Socchiusi gli occhi, guardandolo ostile. < Sempre se non sarai tu il primo a morire >
Rise. < Non posso essere ucciso, zuccherino – disse, sollevandomi leggermente il mento con l’indice – Mi piace il tuo carattere tutto sommato. Una volta sistemato tutto ciò, preparati. Verrò a prenderti > e in un battito di ciglia sparì.

< Ho un messaggio per voi > dissi, comparendo nel salone della pensione, dove trovai gli altri tra cui il professore di Storia.
< Messaggio da parte di chi? > chiese Stefan.
< Da parte di Klaus > dissi.
Le ragazze si guardarono in faccia come se sapessero qualcosa mentre i ragazzi divennero ancora più seri. < Quando hai visto Klaus? > chiese Bonnie.
Scossi la mano come per scacciare una mosca. < Non ponete domande e fatemi parlare. Dopo che sono uscita da scuola mi sono diretta nel bosco e lì ho incontrato Klaus. Mi ha detto di Ray.. >
< Perché venire da te? > chiese Alaric.
< Deve avere qualcosa in mente > continuò Tyler.
< Su questo non avevamo dubbi > gli rispose Damon
< Voleva.. ringraziarmi – dissi, attirando tutti gli sguardi su di me – Portando Ray con me, gli ho permesso, di conseguenza, di venire a Mystic Falls e.. >
< Sa che sono viva – completò Elena – Non è così? E’ venuto a dirti questo? >
Abbassai lo sguardo. < Se non ti consegnerai a lui, moriranno tutti >
< Non posso permettergli di uccidere ancora >
< Elena non ti consegnerai nuovamente a lui, chiaro? > esclamò Stefan.
< Non te lo permetteremo > aggiunse Caroline.
< Sei sicura che era Klaus e non uno dei suoi ibridi? > chiese Alaric.
Annuii. < Mi ha detto che porterà i miei saluti a Ray e che, dicendomi questo, mi avrebbe permesso di capire chi lui fosse >
Alaric scosse la testa pensieroso. < Siamo nuovamente punto e a capo. Dovremmo inventarci qualcosa di nuovo, ma sarà difficile affrontarlo questa volta >
Lentamente mi diressi verso una finestra della cucina. “Una volta sistemato tutto ciò, preparati. Verrò a prenderti” . Non c’era bisogno di allarmarli anche con questo. < Sembri molto calma per essere una ragazza che dovrebbe essere uccisa > dissi ad Elena che, grazie al riflesso, avevo visto entrare in cucina.
< Ho rischiato così tante volte di morire, anzi tecnicamente sono anche morta. Ma il fatto è che non mi spavento più. Questo è il prezzo da pagare per essere una doppelganger >
< Doppelganger? >
< Si. E’ difficile da spiegare, ma hai presente la storia dei sosia? Beh è come se io fossi la sosia, o meglio, la perfetta copia di un’altra ragazza >
< Mi stai dicendo che esiste un’altra te? >
< Si, ma molto più gatta morta, dai capelli ricci ed è una vampira >
< Non volevo far saltare la tua copertura. Non sapevo della storia della maledizione. Se l’avessi saputa.. >
< Ariel – mi posò una mano sulla spalla – Prima o poi lo avrebbe scoperto. Era solo questione di tempo >


Un forte bussare alla porta ci fece voltare verso l’ingresso. Ad andare fu Stefan che, una volta aperto, venne travolto dal peso del corpo di Ray.
< Ray! > corsi verso di quelli e, inginocchiandomi, presi il corpo del mio amico. < Ray! Ray mi senti? Dio ma che.. – guardai il suo viso, i suoi abiti completamente imbrattati di sangue – Ehi.. Sono Ariel, ti prego guardami >
Debolmente vidi le sue palpebre aprirsi. < A-Ari..el? >
< Si, sono qui >
< Klaus.. >
< Sssh, so già tutto >
< Mi sento stanco e.. ho freddo > disse lieve.
Mi guardai intorno, incrociando lo sguardo degli uomini. Stefan, guardò inizialmente il fratello, ma poi, aiutato da Tyler, portarono Ray in una delle stanze.
< Grazie > mormorai loro quando chiusi la porta della stanza, andandomi poi a coricare e a vegliare su Ray.





Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona domenica! Come state? Nevica? Da me nevica da giovedì pomeriggio.. Per cui niente scuola neanche domani, cosa non buona visto che ho l'esame st'anno e tutti questi giorni si recupereranno a giugno >.<
Coomunque.. Cosa dire del capitolo? Che torna il mio adorato Klaus, ecco cosa c'è da dire prima di tutto! Voler essere al posto di Ariel quando Klaus tornerà a prenderla.. E poi, perchè? Altra questione, Ray.. Il ragazzo è scappato e ha fatto la sua comparsa alla fine del capitolo.. Diciamo che è più morto che vivo.. Poi? Ah, si, Elena spiega ad Ariel la questione doppelganger.. Altro particolare che Ariel non sapeva..
Ringrazio i lettori silenzioni, chi legge, grazie perchè la storia è arrivata a 103 recensioni :3, poi grazie ha chi l'ha messa tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori..
Piccolo avviso.. Non so quanti di voi mi conoscevano per la storia A Twist In My Story (Cast Vampire Diaries), beh, volevo solo avvisare che sono arrivata alla stesura del Capitolo 6 di White Flag, il seguito, mentre per Walking mi rimane da scrivere il capitolo finale..
Ok, ora vado :*
A mercoledì!

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Capitolo 15
*** Capitolo o14 ***


14


Capitolo 14

 

Mi svegliai nel cuore della notte in seguito al rumore del vetro che si infrangeva. Quando aprii gli occhi, non trovai Ray nel letto. Notando la luce provenire dalla stanza di fronte, mi recai lì.
< Ray! > esclamai quando lo trovai inginocchiato su di una vistosa macchia di sangue. < Ray che ti succede? > gli feci alzare il viso e quello che vidi mi spaventò non poco. Ray in quel momento stava piangendo lacrime di sangue.
< Che sta succedendo qui? > esclamarono Damon e Stefan richiamati dal rumore. Mi voltai verso di loro incapace di parlare e con le mani sporche di sangue. Mi sentii alzare di forza da qualcuno che riconobbi essere Stefan. A quel gesto Ray scattò verso di noi, ma venne atterrato da Damon. Stefan mi portò il più lontano possibile da quella stanza, mormorandomi di stare calma e che ci avrebbe pensato Damon.
Sentii svariati suoni acuti. Furono il suono di una finestra che andava in frantumi e il raggiungerci di Damon a farmi pensare al peggio.
< È scappato > disse decisamente scocciato.
< Come scappato? Klaus lo sta cercando! Dobbiamo trovarlo >
< Quello scherzo della natura mi ha quasi morso per cui, bellezza, io me ne lavo le mani >
< Damon! > esclamò Stefan.
< Non rischio di nuovo la vita per un morso di uno stupido lupo >
Mi liberai della presa di Stefan e a grandi passi raggiunsi Damon. < Io vado a cercarlo. Fa quello che vuoi, ma sappi che se lui muore, tu sarai il prossimo > dissi, guardandolo negli occhi prima di dargli le spalle. < E sappi che lo scherzo dello natura lo sei anche tu > dissi, dirigendomi con fretta fuori dall’edificio.

< Ray! Ray dove sei? Ray? > chiamai a gran voce il nome di Ray, camminando nel fitto bosco di Mystic Falls nel cuore della notte. Ero molto preoccupata per lui. Non sapevo dove fosse finito, come stava, se Klaus lo avesse trovato. Non sapevo nulla! Sapevo soltanto che se fosse accaduto qualcosa di brutto a Ray, il primo a pagare le conseguenze non sarebbe stato Klaus, ma Damon. Lo giurai a me stessa. < Ray? > dissi, guardandomi intorno. Mi sembrava di girare in tondo, a vuoto. Alberi, alberi e ancora alberi, ma di Ray o di qualcun altro niente. Mi morsi il labbro in modo da non piangere. < Ray, dove diavolo sei? > mormorai ormai lieve.
< Cerchi qualcuno? > chiese una voce già sentita.
< Smettila di giocare a nascondino ed esci fuori Klaus > dissi, continuando a guardarmi intorno.
< E se non volessi? >
< Potresti andare al diavolo >
Sentii la presenza di qualcuno alle mie spalle e a confermarlo furono le labbra di Klaus che si depositarono contro un mio orecchio. < E’ da quando ti ho visto sull’aereo che mi chiedo che sapore abbia il tuo sangue >
< Io, invece, mi chiedo dove sia Ray >
< Il tuo amico? – mi fece voltare verso di lui con forza – Il tuo amico sta morendo e sai a cosa è dovuto ciò? Al fatto che Elena è viva >
< Come.. morendo? >
Mi sfiorò il viso con un dito. < Si sta dissanguando lentamente. Su per giù.. – ci pensò un po’ – Ancora un po’ e poi muore >
Poggiai le mani sul suo petto e gli diedi una spinta, ma lui non si mosse. < Cosa credi di fare, eh? Creare altri ibridi? Cosa c’è, eh, ti fai schifo da solo per essere uno stupido scherzo della natura e ti vendichi rendendo altri come te? > gli sputai il tutto adirata.
Klaus mi guardò serio, celando dietro di esso un moto d’ira. < Essere un ibrido è un dono >
< Un dono? Questo per te è un dono? Non sei neanche capace di creare altri come te! – sorrisi nervosa – Non sei niente e mai lo sarai >
Non appena finii, mi ritrovai a terra dolorante in viso per via del forte schiaffo che Klaus mi aveva dato. Mi portai una mano sulla guancia pulsante. < Il fatto che io ti voglia con me non dà per scontato che io possa anche cambiare idea. Potrei ucciderti in questo momento >
< Allora uccidimi perché non verrò mai con te > dissi, toccandomi il labbro sanguinante.
Lui abbozzò un sorriso. < Ray, vieni un attimo qui > disse, guardando verso una zona buia del bosco.
Seguii il suo sguardo e poco dopo intravidi una figura camminare verso di noi. < R-Ray > mormorai quando vidi Ray. Mi misi veloce in piedi e corsi verso di lui. < Ray! – dissi, stringendolo – Come ti senti, Ray? >>. Ray, tuttavia, non mi rispose. Mi voltai verso Klaus. < Se.. Se gli dessi il mio sangue, vivrebbe? >
Corrucciò le labbra. < Per alcuni minuti >
< Non può essere salvato, vero? > lo sguardo di Klaus fu più che eloquente. Tornai a guardare Ray, spostandomi i capelli su di una spalla. < Ray, mordimi – osservai il suo sguardo posarsi sul mio collo – Mordimi così.. > non riuscii a completare la frase. Ray mi guardava, ma non faceva nessun movimento. < Ray.. >
Sentii un braccio cingermi la vita e qualcosa di appuntito trafiggermi il collo. Non potei gridare perché una mano si era stretta contro la mia bocca. Klaus si leccò le labbra, leccando successivamente la ferita. Mi spinse contro Ray. < Tutta tua >. Feci in tempo a guardare i suoi occhi prima che anche lui mi morse. Sentii lievemente il movimento del sangue che dal mio collo passava nella bocca di Ray. Pian piano mi sentii sempre più provata, quasi stanca. Stavo perdendo troppo sangue, non avrei retto ancora per molto.


Ero sul punto di lasciarmi andare al buio che stava attanagliando la mia mente, quando venni staccata da Ray.
< I fratelli Salvatore! Era da un po’ che non ci vedevamo > affermò Klaus con lieve entusiasmo.
< Vorrei usare il tuo stesso tono ma.. non ci riesco > ribatté Damon mentre Stefan mi prese in braccio.
< Stai bene? > mi sussurrò all’orecchio.
< Benissimo, mettimi giù >
< Non mentire > ribadì lui.
< Stefan.. >
< Noto che siete venuti a salvare la ragazza. Questa vostra indole non svanirà mai, giusto? > disse, ridendo, Klaus.
< Spiegaci cosa vuoi da lei > disse Stefan mentre mi faceva mettere in piedi, sebbene mi reggessi a fatica.
< Potrei voler tutto e niente. Prima di tutto voglio Elena >
< Mi dispiace rovinare i tuoi piani, ma non avrai nessuna delle due > disse Damon con il suo solito modo di fare.
< Mai essere sicuri di nulla, mio caro Salvatore > Damon scattò verso Klaus, ma venne atterrato da Ray. < E’ pur sempre stato creato da me. Credevi che non avrebbe reagito? >
Ray ringhiava contro Damon e, all’improvviso, iniziò a tremare vistosamente. < Damon, allontanati! Si sta per trasformare! > gli urlò Stefan.
< Grazie per l’illuminazione, Sherlock! > gli urlò a sua volta Damon.
< Vi lascio alla prese con Ray e, mi raccomando, Salvatore, non farti mordere ancora una volta – disse, sghignazzando, Klaus prima di guardarmi – A presto, zuccherino > e sparì.
Barcollando, camminai verso Damon e Ray. < Ray, fermati! Ray! > lo chiamai, sperando che mi desse ascolto.
Lui non mi dava ascolto, anzi ringhiò con più forza. < Stupida! Non fai che peggiorare le cose! > mi disse Damon, cercando di allontanare dal suo collo il viso di Ray. < Gradirei aiuto! >
Stefan corse in aiuto del fratello e, inizialmente, riuscì a staccare leggermente Ray da Damon ma poi, in seguito ad alcuni scossoni, venne spintonato da Ray. < Stefan! > esclamai insieme ad un’altra voce. Mi guardai dietro le spalle e vidi correre Elena insieme a Caroline, Bonnie e Tyler. < Elena >
< Ariel! – mi disse, guardandomi poi il collo – Chi ti ha morso? >
Scossi la testa. “Pessima mossa”. Mi sentii barcollare, ma strinsi i denti. < Non importa. Bisogna aiutare Damon e far tornare in sé Ray! >
< Vado io > disse Tyler. Si avvicinò ai due e, aiutato da Stefan, riuscì a staccare Ray che non smise mai di dimenarsi.
< Ray.. – cercai di posare le mani contro il suo viso, ma tentò più e più volte di mordermi, costringendomi ogni volta a ritrarre di scatto la mano – Ti prego, Ray, sono io. Sono Ariel! Non mi riconosci? >
< Non ti ascolta – esclamò Tyler – Non è più in sé >
< Ti sbagli. Lui.. Ray – allungai ancora una volta la mano verso il suo viso. Tentò di mordermi, ma questa volta non la ritrassi, lasciandomi che mi mordesse – Ray > dissi, stringendo i denti, dolorante per via del morso.
< Ariel! > esclamarono le ragazze e Damon forzò Ray affinché aprisse la bocca.
< Stupida ragazzina, spostati – disse, spintonandomi verso Elena e Caroline – Portatela via di qui, ha perso abbastanza sangue >
< Ariel andiamo > mi disse Caroline.
< No! Io resto qui con Ray, ha bisogno di me! > esclamai, guardandolo e rimanendo al mio posto.
< Va via, stupida bambina che non sei altro! Vuoi capire che del tuo amico non è rimasto più nulla? –  esclamò adirato Damon – Sta morendo, è impazzito e tu perdi ancora del tempo qui? Vattene a casa se non vuoi che ti ci porti io e fidati, non sarei per nulla delicato >
< Ariel > iniziò Elena, ma la interruppi.
< Io. Non. Mi. Muovo > ribadii.
< Io ti avevo avvertito – disse Damon – Tyler, Stefan cercate di non farlo scappare >
Corrugai la fronte. < Cosa vuoi fargli? >
< Caroline, portala via! Ora! > ribadì nuovamente adirato Damon.
Caroline mi prese e, insieme ad Elena, iniziarono a portarmi via da quel luogo. Continuai a guardarli fino a quando non vidi Damon alzare un braccio e con forza trafiggere il petto di Ray. Svelto ritrasse il braccio, lasciando cadere qualcosa che teneva stretto nella mano. Non capii cosa fosse ma, avendolo trafitto nel petto, non mi fu difficile intendere che quello a terra fosse il cuore di Ray. < No.. No.. NO! – iniziai a dimenarmi e ad urlare – Ray! Ray! No, dannazione! No! >
< Ariel, ti prego, andiamo! > cercò di convincermi Elena.
< Era per il suo bene > continuò Caroline.
< No, no.. Ray > dissi piangendo, non trovando più la forza per oppormi. Caroline fu costretta a prendermi in braccio visto che ormai non mi sentivo più padrona del mio corpo, in quel momento privo di qualsiasi cosa, privo persino della forza per farmi rimanere cosciente.
Così, mi lasciai cadere nel buio della notte.




Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buonsalve! Come state? Io mi sto ibernando per il freddo! Qui si ghiaccia e il fatto che sia prevista altra neve in questi giorni, specialmente venerdì, mi urta alquanto! In più ho scuola chiusa fino a lunedì, cioè lune torno a scuola -.-
Ma passiamo al capitolo.. Prima di tutto è un capitolo tragico! Dio, ho pianto scrivendo la parte finale, forse perchè mentre lo scrivevo avevo in sottofondo Skinny Love.. Appunto mentale, se sono capitoli tragici vorrà dire che sono scritti con quella canzone in ascolto.. si, perchè mi sono resa conto che ho sempre quella canzone -.- manco a farlo apposta!
E alla fine Ray morì, povera Ariel.. Vivrà dei giorni d'inferno d'ora in poi.. Piccina :( Beh, credo che il capitolo parli da solo.. 
Ringrazio i lettori silenziosi, coloro che recensiscono, chi ha messo la storia tra le preferite/ricordare/seguite e chi mi ha tra gli autori ! Thank my lovelies! 
Bene, non mi resta che darvi appuntamento a domenica :*


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Capitolo 16
*** Capitolo o15 ***




Capitolo 15

Rimasi chiusa nella mia stanza, al buio, per così tanto giorni che persi la cognizione del tempo, incapace di rendermi conto, di prendere piena coscienza di ciò che qualche sera prima era accaduto. Ray era morto per mano di Damon. Elena e Caroline continuarono a ripetermi che era stato fatto per il bene di Ray, che non poteva continuare a vivere in quel modo e che era meglio così, meglio una morte rapida ed indolore che una lunga e dolorosa.
Avevo pianto per intere notti, mormorato il nome di Ray fino allo sfinimento, sperato di vederlo comparire davanti alla mia porta… Ma ogni volta che mi toccavo il collo, la mano, mi rendevo conto che Ray non sarebbe mai tornato da me, non più.
Il telefono era pieno di messaggi. Li lessi tutti ma a nessuno risposi. Leggendone uno, il mio occhio cadde su di un nome: Damon, colui che aveva bellamente staccato il cuore a Ray quasi sotto i miei occhi. Colui che voleva lavarsene le mani era finito per sporcarsele più degli altri.
Mi alzai dal letto. Se volevo risposte, le avrei dovute cercare. Non sarebbero arrivate da sole.

Ferma davanti alla porta d’ingresso della pensione, cercavo con tutta me stessa di trovare una calma che, in quel momento, non mi rispecchiava. Feci il gesto di bussare più e più volte, ma ogni volta non lo facevo mai. Finalmente, però, mi feci coraggio. Poggiai la mano sulla maniglia della porta che, da sola, si aprì. Non chiesi il permesso di entrare. Entrai e basta. Mi guardai intorno senza trovare nessuno, così, iniziai a salire al piano superiore. Passai davanti numerose camere, anch’esse vuote. Scossi il capo e riscesi al piano inferiore, passando davanti al salone, e fu lì che lo vidi davanti al camino.
Camminando a passo spedito, entrai nel salone fermandomi al centro della stanza.
< Non si usa bussare a casa tua? > disse Damon rimanendo sempre di spalle.
< Parla il vampiro che entra nelle camere da letto mentre la proprietaria dorme > risposi a tono. Ormai da quando sapevo che erano vampiri, non mi fu difficile rendermi conto della presenza di Damon la notte in camera mia. All’inizio ne ero rimasta scocciata, poi, però, mi era abituata, come se la sua presenza mi donasse un senso di protezione che, a rigor di logica, con un vampiro non avrei dovuto avere. Lui voltò leggermente il capo, portò il bicchiere alle labbra, ingerendo parte del contenuto, e poi riportò l’attenzione sul camino. Io mi avvicinai maggiormente a lui e, portando una mano sulla sua spalla, lo feci voltare verso di me. < Esigo che mi si guardi in faccia durante un discorso > il mio tono fu serio.
Socchiuse gli occhi, poggiando il bicchiere semivuoto sul tavolino. < Tu non esigi un bel niente, specialmente da me >
Deglutii e presi un profondo respiro.< Spiegami perché. Perché lo hai dovuto uccidere? >
< Era una minaccia > spiegò solamente.
< Una minaccia? – mi avvicinai a lui, posandogli l’indice sul petto – L’unica minaccia presente a Mystic Falls ce l’ho ora davanti agli occhi. Sei solamente tu. Tu dovevi morire in quello scontro. Tu. Solo tu! >
Inarcò un sopracciglio. < Quanto siamo melodrammatiche >
< Sei uno stronzo! > dissi furiosa, spintonandolo.

< E tu una bambina! > mi rispose a tono.
< Ti odio! Io ti odio! Vorrei che tu fossi morto! > alzai la mano pronta a tirargli uno schiaffo, ma lui mi bloccò le mani, schiacciandomi contro il muro.
Socchiuse gli occhi. < Tu non mi odi, non potrai mai farlo > disse con voce bassa, avvicinandosi maggiormente a me. < E sai perché? Perché tu sei innamorata di me. Credevi davvero che uno come me potesse provare qualcosa per una stupida ragazzina come te? >
Era l’ora della verità. < Io..  Tu volevi che io mi fidassi di te. Io mi sono fidata di te e tu.. tu hai ucciso il mio amico.. > abbassai il capo involontariamente.
< La gente muore Ariel >
< Ma non così, non in questo modo >
< Se proprio lo vuoi sapere, molta gente è morta per molto meno e in maniera molto più cruda >
Le presa intorno al mio polso si allentò, permettendomi di liberarmi. < Ciò non toglie che non dovevi ucciderlo >
< Allora non vuoi proprio sentirmi o, se mi ascolti, non comprendi. Era una minaccia, aveva perso il controllo di sé! Anzi, sarebbe morto da solo. Ti sei resa conto di quali fossero le sue condizioni? Persino Klaus, colui che lo ha generato, se ne è lavato le mani e tu stai qui a farmi la predica sul perché io lo abbia ucciso? >
Scossi il capo. < Non ci riesco, non posso accettarlo, Damon. Non posso, sebbene Caroline ed Elena mi abbiano spiegato i motivi. Mi è impossibile >
< Non sono problemi miei. Ma tranquilla, ti abituerai a tutto > disse Damon, riempiendosi il bicchiere.
< Ti abituerai a tutto? Che consolazione è mai questa, me lo dici? >
< Non è una consolazione, ma solamente una constatazione. Eri a conoscenza delle “morti strane”, sapevi a cosa andavi incontro >
< Io non sapevo un bel niente! Voi mi avete condotto in questo mondo! Voi, non io! >
< Precisiamo un po’ di cose – disse Damon, posando il bicchiere e avvicinandosi a me – Punto uno, è stato il tuo caro lupacchiotto a introdurti, come hai detto tu, in questo mondo. Punto due, non reggi questa situazione? Va via, fatti soggiogare, dimentica e vattene >
Strinsi le labbra. < Sarei una codarda e non potrei fare una cosa del genere a Ray >
< Bene, allora smettila di frignare! >
Lo guardai negli occhi e questa volta riuscii a sferragli uno schiaffo. Mi voltai e mi incamminai verso la porta d’ingresso. Giunta sulla soglia del salone mi fermai, voltando il viso verso Damon. < Hai ragione, non ti odio. Ma su una cosa ti sbagli: io non ti odio perché ti amo, non potrei mai e poi mai amarti. Non ti odio semplicemente perché mi fai schifo, anzi ora mi sei del tutto indifferenti. Non esisti. Come potrei odiare qualcosa che non esiste? > dissi, uscendo finalmente da quella pensione.

L’aria fresca della sera mi provocò innumerevoli brividi. Dopo la “fuga” dalla pensione non ero tornata a casa, preferendo restare fuori a svagare la testa. Grazie ad un autobus mi ero allontanata da Mystic Falls, raggiungendo Atlanta, in Georgia. Avevo decisamente bisogno di cambiare aria.
Gironzolai un po’ per la città, raggiungendo un bar in cui mi riparai dal freddo. Era una sorta di Grill con bancone e tavoli da un parte e rialzo per le band dall’altra. Mi accomodai al bancone e subito venne il cameriere.
< Ordini qualcosa? >
< Quello che hai di più forte > dissi, guardandomi un po’ intorno. 
< Hai l’età per bere? >
< Vuoi guadagnare i miei soldi? – corrugò la fronte – Deduco che il tuo sia un si. Bene, allora sta zitto e portami quanto ti ho chiesto > dissi con fare scocciato. Non volevo sentire nessuno per cui le domande del barista mi suonarono alle orecchie molto più fastidiose di quanto in realtà non fossero. Picchiettai le dita contro il bancone in attesa del drink. Guardandomi attorno mi sembrò di scorgere il viso di Elena. Corrugai fronte e sopraccigli, guardando verso quella zona ma, quando battei le palpebre, non c’era più.
< Ecco a te > esclamò la voce del barista, lasciandomi il drink davanti.
Ringraziai con un cenno del capo e portai il bicchiere alle labbra, bevendo un po’. Tornai a guardami intorno ormai convinta della presenza di Elena e degli altri qui. Seguii con lo sguardo dei lunghi capelli castani dirigersi verso la porta. < Elena? > chiesi a me stessa. Pronunciando quel nome, il viso di quella ragazza si voltò verso di me. < Elena! > dissi ad alta voce, ma quella uscì dal locale. Svuotai rapida il bicchiere e, dopo aver lasciato una banconota, le corsi dietro. < Elena! – dissi, uscendo dalla porta, ma non trovando nessuno – Dove diavolo è andata? >. Mi voltai per rientrare dentro quando mi ritrovai la figura di Elena davanti a me, facendomi sobbalzare. < Elena.. – mi portai per pochi secondi la mano sul petto – A parte farmi venire un infarto, cos’è, avete paura che tenti il suicidio dopo che Damon ha ucciso Ray? Non serve pedinarmi >
Lei inclinò lievemente il capo di lato. < Non ti stavo .. pedinando >
< A no? Mi sembra strano che tu sia qui in Georgia – sospirai – Non mi serve essere un essere sovrannaturale per capire che mi stavate pedinando per cui fai uscire fuori Stefan, Damon e chi vuoi >. Lei, però, non mi rispose, continuando semplicemente a guardarmi. < Voi certamente eravate abituati a gente che muore, gente a cui viene strappato il cuore o altro, io no. Io.. ho bisogno di staccare cinque minuti la spina da Damon che stacca il cuore a Ray, da Klaus che mi vuole come una sorta di “compagna” o tutte queste cose! >
Il suo sguardo si accese. < Klaus ti vuole come “compagna”? >
< Si, credevo lo avessi capito > le dissi con fare confuso, facendola annuire. < Posso sapere, quindi, per quale motivo ti trovi qui? – chiesi prima che il mio telefono squillasse – Pronto? > risposi senza guardare chi fosse a chiamare.
< Ariel! Ma dove sei finita? >
Rimasi spiazzata sentendo la voce di Elena al telefono. Voltai il viso per guardare davanti a me.. Elena? < Dio, sono ubriaca con un solo bicchiere. Doveva essere proprio forte >
< Ariel che stai dicendo? > Elena davanti a me sorrise, ma quello non era il classico sorriso di Elena. Era diverso. A guardare bene, tutta la sua figura, il suo modo di vestirsi era completamente diverso. < Ariel? >
< Dove è che sei? > chiesi leggermente titubante.
< Che domande fai! Sono qui a Mystic Falls insieme agli altri. Ti stiamo cercando! > Mi diedi un leggero pizzicotto sul braccio e, dopo che strinsi leggermente gli occhi per il dolore, aprendoli non trovai più nessuno davanti a me. < Ariel, mi dici cosa ti sta prendendo? >
< Io sono ad Atlanta e.. tu eri qui >
< Cosa? >
< Tu eri qui davanti a me. Eri qui con me in Georgia! >
Ci furono alcuni minuti di silenzio. < Dove sei di preciso? >
Alzai lo sguardo verso l’insegna del bar. < Bar Ran >
< Arriviamo subito! >
< Mi dici tu ora che succede? >
< Credo che tu ti sia imbattuta in Katherine >

Per non morire assiderata, decisi di attendere l’arrivo dei ragazzi dentro il pub. Passai la serata a sentire un po’ della musica suonata da una band locale, a bere qualche drink e a parlare con qualcuno del posto.
Si erano fatte le 3 di notte, ma dei ragazzi neanche l’ombra. Portai le braccia sul bancone e vi poggiai la testa sopra. Mi sentivo decisamente stanca, molto stanca. Era tutta la mattinata che stavo in piedi, sveglia. Chiusi per pochi secondi gli occhi, rilassando per quanto possibile la mente.
< Ariel! > esclamò una voce, destandomi dal mio momento di dormi-veglia. < Ariel! – risposi, mugugnando qualcosa – Dai andiamo >
Aprii leggermente un occhio, vedendo il viso di Elena. < Chi sei te delle due? >
< Sono Elena >
< Chi me lo dice? >
< Che succede? > arrivò Stefan.
< Mi credi ora? – annuii – Stefan, l’aiuti tu? > Stefan annuì e mi prese in braccio, portandomi fino alla macchina. Mi depositò sul sedile posteriore e accanto a me si accomodò Elena.
< Ariel, ti ha detto o fatto qualcosa Katherine? > chiese Stefan dopo essersi accomodato accanto a Damon nei sedili anteriori.
< No >
< Ora sappiamo dove si era cacciata > esclamò Damon.
< Con Katherine non dobbiamo mai perdere la concentrazione. Non sappiamo cosa sta macchinando > disse Elena.
Quella frase mi fece inarcare un sopracciglio. < Perché? >
< Katherine è una vampira molto esperta nel manipolare le persone e in tanti altri trucchetti > mi spiegò Stefan.
< Alcuni trucchetti però non sono male > esclamò Damon in tono malizioso.
Rotei gli occhi a quell’affermazione, ma mi ripromisi di non rispondere. Per me lui non esisteva, giusto? < Quanto.. Quanto può essere pericolosa? >
< Dipende da quanto sia interessata alla questione >
Guardai davanti a me il sedile, persa nei miei pensieri. < Ariel.. > iniziò Elena.
< Se.. se dovessi aver detto qualcosa.. >
< Cosa? > esclamò deciso Damon. Vedendo che non rispondevo, Damon sbuffò. < Ah già, mi ero scordato del “tu per me non esisti” >
Elena corrugò la fronte. < Cosa avresti detto a Katherine? >
< Pensando che fossi tu, le stavo spiegando perché ero ad Atlanta. Le ho detto che io non ero abituata a tutto ciò e che avevo bisogno di staccare la spina >
< Non vedo cosa ci sia che possa interessarle in questo > disse Stefan.
< Le ho anche detto che.. che Klaus mi voleva >
< Beh, ragazzina, hai appena dato un bel motivo a Katherine per tornare a Mystic Falls > concluse il tutto Damon.



Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona domenica! Come va? Qui da me, stranamente, oggi non nevica per cui.. sembra strano, dopo che ho pubblicato e dopo aver pranzato, dovrò andare a studiare.. E già, dopo una settimana e più torno a scuola..  Ah, avrei bisogno di un favore.. Sto partecipando a un concorso su FB, mica potreste mettere Mi Piace a questa foto? -->  CONCORSO FB   Please!
Allora.. Come si poteva immaginare Ariel non prende benissimo la morte di Ray, ma alla fine si rende conto che deve andare alla fonte dei suoi problemi, ovvero Damon. Per chi mi seguiva su A Twist, avete riconosciuto il dialogo? xD Si, perchè dovete sapere che in A Twist è spoilerato Walking, cooomunque.. dopo aver rifilato un bel ceffone a Damon, Ariel si allontana ad Atlanta.. E chi incontra? Beh, signore, non potevo scrivere di TVD senza citare Miss Katerina Petrova, per gli amici Katherine Pierce! Chissà se ora Ariel, oltre a doversi preoccupare di Klaus, non dovrò preoccuparsi anche della nostra sexy vampira?
Ah, per la cronaca.. Ieri ho posto la parola FINE a Walking, raggiungendo un totale di 35capitoli, epilogo compreso.. Ma intanto mi diletto tra White Flag, seguito di A Twist, e una Klaus x Charlotte ( si, lo so, lo so.. La Petrova Originale si chiama Tatia, ma quella che ho in mente io era nata sugli spoiler riguardanti Charlotte e come non mi piace il nome Tatia, preferisco Charlotte ù.ù )
Ringrazio i lettori silenziosi, coloro che recensiscono, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori.. :) Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di leggere vostre opinioni..
A Mercoledì ;)

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Capitolo 17
*** Capitolo o16 ***


16


Capitolo 16

Mi girai su un fianco, cullata dal torpore del sonno. Sentii qualcosa di caldo, morbido e contro quello mi strinsi, strofinandoci sopra il viso. Un forte quanto delicato profumo di muschio giunse al mio naso, rilassandomi maggiormente. Per quanto stavo comoda, avvolsi il tutto con le braccia e con una gamba.
Qualcosa, però, nella mia testa iniziò a macinare. Non ricordavo di aver qualcosa di così comodo e caldo sul letto.
Aprii lentamente un occhio, alzando lievemente il capo, e vidi la figura di Damon. < Mi perseguiti anche nei sogni, anzi incubi > borbottai con la voce impastata dal sonno. Riportai il viso in basso, chiudendo gli occhi. Qualcosa iniziò ad accarezzarmi i capelli. Si, stavo morendo sotto quelle carezze.
< Sono proprio un incubo per te? > chiese con voce lieve, mostrando un reale interesse.
< Che ti importa? Non sta succedendo realmente questa conversazione >
< Cosa te lo fa credere? > disse lui curioso.
< Non puoi condizionarmi la mente per cui o sei qui accanto a me, cosa che non credo possibile visto che ho messo della verbena ovunque, o io sto semplicemente sognando tutto >
< Stai semplicemente sognando tutto – sorrisi vittoriosa – Ma non hai risposto alla mia domanda >
< E continuerò a non farlo > mormorai, stringendomi maggiormente a lui. Restammo in silenzio per un po’. Lasciai che Damon mi accarezzasse i capelli e sorrisi lievemente. Era alquanto strana la cosa. Io che sognavo Damon, che lo sognavo in un contesto così intimo. Se fosse stato reale, in quel momento io e lui potevamo sembrare due teneri fidanzati in cui lui coccola lei. Peccato che io e Damon non stavamo insieme e tutto quello non era reale. “Aspetta un attimo!” Rimasi allibita da quel mio pensiero. Avevo veramente pensato che il fatto che non fosse una cosa reale mi dispiacesse? Strusciai il viso contro il suo petto, inspirando profondamente. “E’ un sogno Ariel e come tale qualunque cosa tu dica nessuno potrà saperla”. < Damon? > richiamai la sua attenzione.
< Si? >
< Non sei un incubo. In questo momento, in questo contesto sei proprio un bel, bel sogno > dissi, lasciando che le braccia di Morfeo, oltre alle braccia di Damon, mi avvolgessero, cullando il mio sonno.
 

L’ennesimo squillo del telefono mi fece innervosire.
< Pronto? >
< Pronta? >
< Care, se continui a chiamarmi ogni 2 secondi, come faccio io a vestirmi? > dissi leggermente piccata. Quella sera ci sarebbe stata una festa nella palestra della scuola. Non avevo capito bene su quale fosse il tema della festa, ma va beh!
< Oh si, scusa! Ti chiamo.. >
< Quando stiamo uscendo – completai io per lei – sono esattamente quattro volte che me lo ripeti. Ciao Caroline! > dissi, chiudendo la chiamata.
Lanciai il telefonino sul letto e tornai davanti allo specchio, dove finii di sistemare i laccetti del vestito. Era un abito nero, lungo fino a metà coscia, con un’ampia scollatura che avrei cercato di attenuare attraverso l’uso di un copri spalle. Raccolsi inizialmente i capelli in una treccia laterale poi, però, li lasciai ricadere sciolti sulle spalle. Passai la matita sugli occhi e un leggero strato di rossetto sulle labbra.
Quando misi il profumo il telefono squillò, segno che Care e gli altri stavano venendo a prendermi.
Il suono del clacson mi avvisò del loro arrivo.
Misi le scarpe e presi la borsa, uscendo svelta e salendo in auto.
< Buona sera! > esclamai, sorridendo a tutti.
< Come mai questo entusiasmo? > chiese Elena
< Così, ma se volete torno ad essere la solita acidona > dissi, facendo ridere gli altri.
Raggiungemmo il parcheggio di scuola, in quel momento affollato d’auto, e, una volta parcheggiati, ci avviammo all’entrata.
< Come sono di solito queste feste? > chiesi, guardandomi intorno.
< Tranquille. Bevi tanto, ti baci con qualcuno > mi rispose Caroline.
< Le solite cose > disse Elena, riassumendo velocemente e facendomi annuire.
< Basta parlare! > esclamò Tyler, comparendo all’improvviso.
Tutte ci voltammo verso di lui. < E tu da dove esci fuori? > chiese Caroline.
< Dall’uovo di Pasqua – rispose lui ironico, voltandosi verso Elena – Stefan mi ha chiesto di dirti che sta arrivando. Più precisamente “ceno e arrivo” >
< D’accordo, grazie Ty > gli rispose lei gentile.

< Intanto che aspettiamo, divertiamoci un po’! > esclamò Bonnie, tirando Elena e Caroline.
Le guardai scuotendo lievemente il capo e sorridendo.
< Ariel > richiamò la mia attenzione Tyler.
< Dimmi >
< Penso che stasera sarai circondata da ragazzi con il testosterone alle stelle – lo guardai, inarcando un sopracciglio – Questo vestito ti fa ancora più sexy > finì, sorridendo leggermente malizioso.
Lo fulminai con lo sguardo. < Mi basta Damon che fa il marpione, Ty. Non ti ci mettere anche tu – lo guardai, sollevando un sopracciglio – Comunque, io vado a bere qualcosa. Ci si vede >
Raggiunsi il banco con le cose da bere e, dopo aver visto cosa veniva offerto, optai per una semplice birra. Portai il bicchiere alle labbra, prendendo un sorso, quando un ragazzo mi venne vicino.
< Ehi, dolcezza, balli? >
Con ancora l’orlo del bicchiere poggiato sulle labbra, voltai il viso verso il ragazzo. < No >
< Eddai, piccola > continuò lui.
< Punto uno, chiamami ancora dolcezza, piccola o roba simile e ti cambio i connotati; punto due, cosa del “no” non ti è chiaro? >
< Mi piacciono le ragazze come te > disse lui, avvicinandosi.
Lo guardai leggermente scocciata. Finii di bere la mia birra, poggiai il bicchiere sul tavolo e riportai l’attenzione sul ragazzo. < Sai.. – dissi, sfiorandogli il petto da sopra la maglia – a dire la verità, quelli come te.. > lo guardai sensuale, mordendomi le labbra.
< Quelli come me? > chiese quello, guardandomi le labbra. Aspettai qualche secondo prima piegare di scatto il ginocchio, colpendolo nel basso ventre. Il ragazzo strabuzzò gli occhi per via del dolore.
< Te lo avevo detto che ti avrei cambiato i connotati > e mi staccai da lui, avviandomi verso il resto dei ragazzi che ballavano. Mi guardai intorno alla ricerca di Elena e di tutti quanti. Finalmente li trovai. Feci un passo per raggiungerli, quando mi accorsi che erano tutte coppie. Elena e Stefan, Caroline e Tyler, Jeremy e Bonnie. Storsi leggermente il naso e decisi di lasciar perdere, restandomene un po’ in disparte.
Qualcuno mi afferrò un polso, tirandomi e portandomi lontano dalla zona in cui tutti ballavano. < Ehi! > protestai, guardando chi fosse e riconobbi il ragazzo a cui avevo tirato poco prima una ginocchiata.
< Sta zitta >
< Zitta lo dici a tua sorella! > esclamai arrabbiata. < Mi vuoi lasciare il polso? > feci, dando forti strattoni. Lui strinse maggiormente la presa e mi portò lungo un corridoio in quel momento isolato, spingendomi poi contro un muro. < Ehi, ma che vuoi? > chiesi nervosa. Lui non rispose, ma portò le sue labbra sulle mie, baciandomi rabbiosamente e posando le sue mani sul mio corpo. Posai le mani sul suo petto e, mordendogli a sangue le labbra, lo spintonai via. < Che cazzo fai, eh? Non ti è bastata la ginocchiata di prima? > dissi, passandomi il dorso di una mano sulle labbra, pulendomi. Cercò di avvicinarsi nuovamente e provai a scansarlo, tuttavia riuscì a schiacciarmi contro il muro. Continuai a dimenarmi fino a quando non vidi una sua mano alzarsi come se volesse tirarmi uno schiaffo. Strinsi forte gli occhi, voltando il viso, pronta a sentire dolore, ma niente di tutto ciò avvenne.
< Sai che le donne non vanno toccate neanche con un dito? > chiese una voce autoritaria ben nota. Aprii gli occhi e vidi la figura di Damon e una sua mano stretta contro il polso del ragazzo.
< Che vuoi? > gli rispose quello scontroso.
Damon roteò gli occhi e strinse la presa. Il ragazzo iniziò a lamentarsi dal dolore fino a quando non urlò per il dolore. < Ti sei rotto il braccio scivolando per terra. Ora va via > disse Damon, soggiogando il ragazzo che, tenendosi il braccio, corse via. < Prego, Ariel. Non c’è di che! > esclamò Damon dopo che il ragazzo scomparve. Dal canto mio, lo guardai solamente, massaggiandomi il polso che quel tizio aveva stretto. < Puoi anche benissimo ringraziare >
< Me la sarei benissimo cavata da sola >
< Certo, come no > disse sarcastico.
< Invece si e non ti ho chiesto io di venirmi a salvare! > gli risposi brusca, voltando il capo verso la porta della palestra da cui si intravedevano i vari ragazzi ballare. Abbassai lo sguardo, sospirando, ed intravidi il braccio di Damon alzarsi e offrirmi la mano. Guardai senza capire cosa volesse.
< So che vuoi ballare, ti si legge in faccia, per cui .. > fece un cenno con il capo verso la mano. Non lo degnai di una risposta e feci per allontanarmi, quando ancora una volta qualcuno mi tirò a sé. < Non fare la bambina capricciosa >
< Parla l’uomo maturo > gli risposi a tono.
< Più maturo di te si e – mi bloccò prima che potessi ribattere – ora, zitta e balliamo. Hanno appena messo un lento >. Iniziammo ad ondeggiare lentamente, ma Damon ad un certo punto di bloccò. < Un pezzo di legno balla meglio. Allora, prima di tutto – posò le mani sui miei fianchi, tirandomi contro il suo petto – le mani vanno qui > disse, prendendomi le mani e posandosele vicino al collo. < Ora, signorina, con più entusiasmo! > disse, sorridendomi a pochi centimetri dal viso e circondandomi la vita con le braccia. Lo guardai negli occhi non sapendo come o cosa rispondergli. Quel suo sorrisetto furbo era ancora stampato sulle sue labbra e su quelle mi ero incantata. Il sogno di qualche notte prima mi aveva decisamente confuso, eppure sapevo di non amare Damon. Era una persona insopportabile e.. Dovetti fermarmi, capendo che in quel momento non avevo per Damon insulti, bensì complimenti. “Colpita..”. < Qualche cosa che non va? >
Scossi il capo prima di nasconderlo tra il suo collo e la spalla. Un odore molto famigliare di muschio giunse al mio naso. Ogni notte mi sembrava di sentire quel profumo  nella mia stanza, sul mio letto. Dio, stavo impazzendo. Lasciai che Damon conducesse il ballo e, cullata da quel dolce movimento, mi rilassai tra le sue braccia. Non so bene cosa mi spinse a strusciare leggermente il naso contro il suo collo e a posarvi sopra le labbra. Poteva un semplice profumo destabilizzarmi così tanto? Quello di Damon ci riusciva perfettamente. “..E affondata”
Il movimento ondeggiante finì e guardai confusa Damon.
< La musica è finita > disse con voce lieve, guardandomi negli occhi.
Dando un’ultima veloce occhiata alla palestra, presi una decisione. < Mi riporti a casa? >
< Già stufa? >
< Sono tutte coppie e non voglio fare il reggi candele >
Damon mi fece cenno di seguirlo. Raggiunta l’auto e saliti, partì sgommando.

Bastarono pochi secondi e subito fummo sotto casa mia.
< Eccoci qui > esclamò Damon, spegnendo l’auto.
Guardai il portone e poi lui. < Grazie >
Finse di essere sorpreso. < Credo di essere diventato sordo. Cosa hai detto? >
< Hai capito >
< Cosa scusa? >
< Damon va a quel paese, lo capisci questo? > gli chiesi, sorridendogli.
< Si, questo stranamente l’ho capito >
Ci guardammo negli occhi. A rompere il contatto visivo fui io. < Beh, buona notte > dissi, uscendo svelta dalla macchina e raggiungendo il portone ad ampie falcate. Quando mi trovai davanti casa, aprii la porta ed entrai. Feci per richiuderla, ma qualcosa non me lo permise. < Damon! > esclamai, vedendolo entrare in casa. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò con enfasi. Rimasi per i primi secondi spiazzata dal suo gesto, ma quando iniziai a rendermi conto di ciò che stava accadendo risposi al bacio. Intrecciai le mani nei suoi capelli e mi feci prendere a cavalcioni da Damon. < La.. porta > mormorai tra un  bacio e l’altro. Con un movimento della gamba, Damon chiuse la porta ed iniziò a dirigersi verso la mia stanza. Mi depositò sul letto, stendendosi sopra di me. Capovolsi le posizioni, portandomi sopra di lui. Afferrai i bordi della sua maglia e gliela sfilai, passando ad accarezzargli il petto mentre le sue mani vagavano su tutto il mio corpo. Il mio vestito finì a terra senza che io me ne accorgessi. La bocca di Damon si posò sulla mia gola, iniziando a lasciare una lunga scia di baci. Gli strinsi i capelli e, tirandoli, lo feci staccare dal mio collo. Lo guardai in viso e… non riuscii a non scoppiare a ridere.
< Scusa.. Scusa.. ma – risi di gusto, alzandomi da sopra di lui e andando ad appoggiare le spalle contro la tastiera del letto – la tua faccia era troppo buffa! Un pesce lesso sembravi! > dissi, tenendomi la pancia per il ridere.
Velocemente Damon si portò su di me, reggendosi sulle braccia. < Ti faccio ridere? – abbassò il viso contro la mia gola e potei sentire i suoi denti pizzicarmi la pelle. Ancora una volta, però, risi – Sai assurda > disse sospirando, scuotendo il capo.
Fece per alzarsi, ma lo bloccai allacciando le gambe intorno alla sua vita. < Scherzavo! >
< Resta il fatto che hai appena ucciso il momento – gli baciai le labbra come se fosse una cosa normale, abitudinaria – Come mai questo cambio di idea? >
< Cioè? >
< Fino a qualche giorno fa non esistevo neanche per te >
< Le persone cambiano >
< Quindi – sorrise divertito – anche in questo contesto sono un “bel, bel sogno”? > disse, facendomi spalancare gli occhi.
< Era reale! – esclamai tirandogli uno schiaffo sul petto – Brutto maniaco! >
Damon rise. < Non sembrava dispiacerti tanto visto il modo in cui ti strusciavi su di me > disse, mettendosi allungato sul letto e trascinandomi su di lui.
< Fottiti >
< Dormi > esclamò autoritario.
< Guarda che non sono una macchina che va a comando, specialmente se ho un qualcosa che mi preme sulla pancia > gli dissi, inarcando un sopracciglio.
< Non sembra darti fastidio > mormorò malizioso.
< Porco > esclamai restando, però, su di lui e poggiando il viso contro il suo petto. Ancora una volta le mani di Damon si posarono sulla mia schiena, accarezzandola, fino a portarmi sull’orlo del sonno.
< Riposati >. Le labbra di Damon che si posarono contro il mio capo furono le ultime cose che percepii.


 

Spazio Autrice
Ma buongiorno e buon mercoledì!
Come state? Io ho tanto sonno, ma dopo questo capitolo mi aspetta un… tour de force per inglese -.- teoricamente anche per matematica, ma va beh! Un po’ mi dispiace che le recensioni siano calate, ma, oh, non potevo pretendere chissà cosa! Per cui non demordo :3
Allora.. La scena iniziale, non so perché, ma mi piace tanto.. Ariel ha arredato tutto con la Verbena, ma Damon è entrato comunque.. Se vi chiedete come, semplice, pur soffrendo è voluto entrare ù.ù
Poi, non sarebbe Mystic Falls se non ci fossero feste e allora mettiamo qualche altra festa, questa volta scolastica. Per poco Ariel non rischiava di essere malmenata, San Damon da Mystic Falls! E la scena del ballo? Piccini :3 Tuttavia credo che sia la scena finale quella degna di nota.. ehehe.. Peccato che Ariel ammazza la situazione.. Pff! Stupida, stupida donna!!
Comunque... Vorrei ringraziare chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori!
Dopo questo papiro, vi saluto e ci vediamo domenica.. Roma permettendo.. Si, perché dovrei andar a Roma da una mia amica, per cui se riesco a rubarle il pc aggiorno xD
A Domenica ;)

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Capitolo 18
*** Capitolo o17 ***


17


Capitolo 17

< Mano destra sul rosso > esclamò Bonnie divertita.
La guardai scioccata. < Come ce la metto la mano sul rosso se sta dalla parte opposta alla mia? Ci sono Care ed Elena! >

< Mano destra sul rosso, Ariel, altrimenti penalità > ripeté lei.
Quella mattina, visto il fatto che non c’era scuola, Elena aveva deciso di invitarci tutte alla pensione a giocare a Twister, gioco che aveva ritrovato nel suo armadio.
< Ariel, ti muovi? > esclamò un Elena sofferente.

Sbuffando, cercai in tutti i modi di arrivare al pallino rosso. Finalmente ci riuscii, ma l’equilibrio di tutte era messo nettamente in crisi. Caroline si trovava sormontata da Elena mentre quest’ultima, a sua volta, era sormontata da me che cercavo di non poggiarmi su di lei.
< Dio ha deciso di perdonarmi per tutti i peccati e me lo dimostra in questo modo? – esclamò la voce sorpresa di Damon – Signore, ti ringrazio! >
< Ragazze > salutò decisamente più pacato Stefan.

< Ciao Stefan > rispondemmo noi, restando immobili.
< Chi devo ringraziare per questa splendida visione? > riprese a parlare Damon divertito, sedendosi su una poltrona e osservandoci.
< Elena ha avuto questa malsana idea > rispose Caroline.
< Che noi stupidamente abbiamo approvato > continuai io, sentendo le braccia lievemente tremare. Ma da quanto stavamo giocando?
< Invece è carina come idea >
< Bonnie, taci! Tu stai solamente girando una stupida freccetta! > borbottò Elena.
< Io mi godo lo spettacolo > disse Damon, mettendosi comodo.
< Sono molto bravo in questo gioco – disse Stefan – Perché non vi prendete una pausa e ricominciate poi? Ci uniamo anche io e Damon! >
< Ehi – disse Damon, tirando una lieve pacca sul braccio del fratello – Chi ti ha detto che voglio giocare? >>
< Smettila di fare lo sbruffone e gioca >> disse Caroline.
< Paura di perdere, vampiro? >> lo provocai mentre pian piano ci alzammo da quelle posizioni, tornando comodamente sedute per terra.
Lui socchiuse gli occhi, guardandomi in segno di sfida. < Non perdo mai nessuna sfida >
< La convinzione fotte la gente, sai? – mi alzai e mi avvicinai a lui – Niente supersensi da vampiro. Giochiamo alla pari > gli tesi una mano.
Lui la strinse. < E alla pari sia >

< Stefan, piede sinistro sul giallo > esclamò Bonnie e Stefan eseguì senza nessun problema, e così anche Caroline ed Elena essendo i primi del nuovo giro. Più si andava avanti e più la situazione andava complicandosi. Arrivammo ad un punto in cui ci trovammo tutti intrecciati. Il movimento di uno avrebbe causato il crollo di tutta la “struttura”. Toccò a me. < Ariel. Piede destro verde >
< Questa è facile! > esclamai contenta, eseguendo il comando.
< Damon, mano sinistra sul giallo >
Quando vidi con la coda dell’occhio compiere il gesto, quasi mi strozzai. Il suo viso era pericolosamente vicino al mio seno. < Bella visione > esclamò malizioso.
< Taci o giuro che casco di proposito solo per picchiarti >
All’improvviso Elena cadde, portando con se Stefan. < Ragazzi, io getto la spugna! Non reggo più! > esclamò lei provata e con Stefan andò ad accomodarsi sul divano. In gioco ancora io, Caroline e Damon. Dovettero passare altri tre giri prima che anche Caroline si ritirasse.
< Sembra che a gareggiare siamo rimasti solo tu ed io > esclamò Damon per nulla provato.
< Non vincerai, scordatelo >
< Vedremo – sorrise – Streghetta, se vuoi dire il comando di Ariel >
Bonnie fece girare la freccia. < Ariel, mano destra sul blu > Per fare come mi era stato detto dovetti ruotare tutto il busto fino a quando non mi ritrovai con la pancia in su. < Damon, mano destra sul giallo > ennesimo comando che per poco non mi fece strozzare. Damon compì lo stesso mio movimento, ma nel verso opposto. Finì, così, che me lo trovai sopra di me.
< Oh, guarda un po’ che posizione! > disse allusivo lui.
Dopo la sera della festa in cui ero quasi arrivata a darmi a lui, ma grazia divina volle che tornai in me, tra me e Damon si era creata una strana situazione. Né amici, nè.. amanti? No, forse amanti era un po’ troppo. Eravamo un qualcosa di non ben definito. Ci furono tanti, molti, troppi altri baci con lui, il tutto all’oscuro degli altri. Questa misteriosità non disturbava né me, né lui, anzi ci andava anche bene.
Lo guardai in viso. < Sta zitto > e subito distolsi lo sguardo. Sempre in quei giorni, molto spesso mi ero soffermata sul suo viso, studiandone i contorni, i particolari e, sempre se ce ne fossero, anche i difetti. Ciò che colse maggiormente la mia attenzione fu un elemento in particolare: i suoi occhi, anzi, il colore di quelli. Erano di un azzurro fuori dal comune. Non erano di un azzurro forte, né di un azzurro tenue. Avevano il colore del cielo limpido. Quando si arrabbiava, quel colore sembrava solidificarsi, diventare più intenso. Quando era tranquillo, invece, il colore diventava quasi liquido. Potevi quasi specchiarti nei suoi occhi per quanto diventavano brillanti. Arrossii violentemente e scossi il capo. Che andavo a pensare?
< Qualche cosa che ti turba? > chiese divertito.
< Sto.. Sto semplicemente cercando un modo per farti perdere >
Annuì poco convinto, sogghignando. < Io so come farmi perdere >
< Vorresti mostrarmelo? >
Damon fece una faccia sorpresa. < Ariel vuole che io glielo mostri! > disse a gran voce, facendomi sprofondare maggiormente nel rossore, capendo cosa intendesse lui, e facendo scoppiare a ridere tutti quanti.
< Crepa! >
< Tecnicamente sono già morto, ma visto che insisti affinché io te lo mostri.. – si lasciò andare a peso morto completamente su di me che, non reggendo anche il suo peso, caddi – Ecco come farmi perdere! >
Lo guardai sconvolta. < A dire la verità – iniziò Bonnie – A perdere è solo Ariel. Lei è l’unica tra i due a toccare il pavimento >
< Mi dispiace ammetterlo ma.. Damon, hai vinto > disse Elena
Mi tolsi il corpo di Damon da sopra di me. < Ma non vale! E’ caduto anche lui! >
< Sopra di te > disse Stefan, sghignazzando.
< Dovreste essere a favore mio, non suo > dissi imbronciandomi, provocando nuove risate.

< Ragazzina, te lo avevo detto che vinco tutte le sfide > disse Damon, lasciandomi leggerissimi tocchi sulla spalla.
Socchiusi gli occhi e, cogliendolo di sorpresa, gli tirai una cuscinata in pieno viso, atterrandolo subito dopo. < Ragazzina a chi! > dissi sedendomi a cavalcioni sulla sua pancia, continuando a tirargli il cuscino addosso.
Elena roteò gli occhi al cielo. < Mentre questi “litigano”, io vado a prendere qualcosa da bere >

< Vengo anche io! > esclamò Caroline e le ragazze, insieme a Stefan, si spostarono in cucina.

Mi fermai, guardandoli. < Ho anch’io sete! > dissi poco prima che Damon scambiasse le posizioni, troneggiando su di me.
< Chi è ora ad avere il comando? > chiese minaccioso, togliendomi il cuscino ed iniziando a solleticare i fianchi. Iniziai a ridere senza sosta, scalciando ed agitarmi per liberarmi.
< Sei un fottuto vampiro! E’ una lotta impari! > esclamai tra una risata e l’altra.
< Tutte le guerre sono impari, ragazzina > disse senza fermarsi.
Non ce la facevo più. Per quanto ridevo avevo le lacrime agli occhi, la pancia mi faceva malissimo e respiravo a fatica. < Mi arrendo! Mi arrendo ma smettila! >
Damon smise con quella “tortura”. < Amo vincere >
Cercando di ritrovare un perfetto respiro, mi asciugai le lacrime. Il respiro finalmente tornò regolare e quando guardai Damon, lo trovai intento a fissarmi. < Che c’è? > Non rispose, si abbassò semplicemente con il viso a baciarmi le labbra. Come sempre, finimmo per degenerare. Le mie gambe gli circondarono i fianchi mentre le sue mani si intrufolarono sotto alla maglia, provocandomi la pelle d’oca. Baci, morsi, tocchi con la lingua, e ancora baci, morsi..
< Siete ancora vivi? > esclamò la voce di Caroline, facendoci rapidamente fermare e metterci composti poco prima che la bionda comparisse in sala. < Oh, si siete vivi e sembrate.. >
Entrai nel panico. < Sembriamo? >
< Provati – disse, squadrandoci dalla testa ai piedi – Comunque, questa è l’acqua, Ariel >
Mi alzai da terra e, avvicinandomi a Care, presi il bicchiere che stringeva tra le mani, svuotandolo. < Grazie, ne avevo un bisogno disperato! >
< Lo vedo > disse, annuendo con un sopracciglio alzato.
Stavo per porre una domanda quando il mio telefono squillò. < Pronto? >
< Figlia scellerata che non chiama! Ti sembra il modo di comportarsi? >
Spalancai gli occhi, sorpresa. < Mamma >
< Per poter avere tue notizie devo ingaggiare la CIA, l’FBI? >
< Sono stata impegnata, scusa. Comunque, sto bene. Voi? >
< Bene, nulla nuovo. Anzi, volevo chiamarti tempo fa per una cosa >
< Dimmi >
< Sai che Ray è morto? > disse quasi timorosa della mia reazione. Smisi di respirare e chiusi gli occhi, stringendo la presa sul telefono. < So quanto eri legata a lui e.. >
< No, hai fatto bene a dirmelo. Ora, mamma, scusa ma devo andare >
< Fatti sentire, mi raccomando >

< Certo, ciao! > chiusi svelta la chiamata e chiusi nuovamente gli occhi, cercando di non piangere, di non crollare dopo tutte le settimane spese cercando di imparare a convivere con quel peso.
< Ariel > disse cauto Stefan, poggiando la mano sulla spalla.
< Sto bene > dissi, cercando di essere il più convincente possibile.
< Sicura? > continuò lui.
< Si, sto  bene! – esclamai nervosa – Io.. Scusa > Stefan scosse il capo tranquillo. < Devo andare, ho.. ho bisogno di prendere aria >. Velocemente raccolsi le mie cose ed uscii dalla pensione. In quel momento c’era un solo posto in cui volevo stare.

Quando Ray morì era nel cuore della notte. Quando ritrovai la forza per uscire di casa, di giorno ripercorsi il bosco fino a quando non ritrovai il luogo dell’uccisione. Sarei voluta andare nel cimitero in cui era stato sepolto, ma si trovava dall’altra parte dell’oceano. Dovetti, così, accontentarmi di quel luogo. Mi sedetti ai piedi di un albero, toccando il terriccio umido con le mani. Non so quanto tempo passò, ma avvertii i passi di qualcuno sul fogliame presente per terra.
< Non mi è stato difficile dedurre dove fossi finita – guardai Damon con la coda dell’occhio senza, però, rispondergli – Dovresti andare avanti. Stare qui e piangere non lo riporterà di certo in vita >
Continuai a guardare davanti a me. < Dovrei odiarti. Dovrei prendere un paletto e conficcartelo dritto nel cuore. Dovrei ucciderti a prescindere, per tutto quello che hai fatto. Sei un essere spregevole, un essere che dovrebbe marcire giù all’inferno >
< Noto con piacere che siamo tornati indietro. Ma.. – fece una breve pausa, sedendosi accanto a me – hai usato il condizionale >
< Non riesco a fare niente di tutto ciò. Non immagini neanche quanto io abbia desiderato ucciderti per la morte di Ray, quanto abbia sognato vederti soffrire sotto le peggiori torture, e invece.. – strinsi le mani a pugno, facendo sbiancare le nocche – e invece guardami! Rido, scherzo, mi bacio e tra poco faccio sesso con colui che ha ucciso il mio migliore amico > mi voltai a guardarlo, sentendo gli occhi pizzicare. < Questo non è giusto – riportai lo sguardo davanti a me – e mi odio. Mi odio perché ho imparato a tollerare ogni tuo stupido comportamento, ogni tua stupida battuta o provocazione. Ho imparato persino a volerti un minimo di bene >
< Ti penti di tutto quello che hai fatto? > mi chiese lui serio.
< No, ma tornando indietro non rifarei niente con te. Cancellerei tutto ciò legato a te > gli dissi decisa, facendolo annuire. Restammo così, seduti sotto quell’albero, persi nei nostri pensieri. Non so se dicendo ciò, ferii Damon, non riuscii a capirlo. Di sicuro, però, seppi di aver ferito me stessa.

In quel momento, attraverso quelle parole, capii che Damon stava facendosi spazio in me più del dovuto.






Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno! Si, lo so, sono in ritardo ma mi sono svegliata alle 2 e ora sto facendo colazione con latte e cereali xD Comunque, sono a Roma e sono riuscita a sfruttare la connessione della mia amica..
Allora.. Una bella partita a twister ci stava, specialmente se poi a restare in gioco sono Ariel e Damon xD Abbiam visto anche come si è avoluto il loro rapporto dopo la sera della festa, ma abbiamo visto anche com, verso la fine, il rapporto è stato messo nuovamente in crisi dalla telefonata della madre di Ariel.. Inoltre, Ariel inizia anche a fare alcune considerazioni importanti..
Volevo ringraziare chi legge, chi commenta, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori :) Per qualunque cosa, vi aspetto sul Gruppo di Facebook :)
A mercoledì ;)


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Capitolo 19
*** Capitolo o18 ***


18



Capitolo 18

I giorni che seguirono quella sorta di confessione di amore e odio nei confronti di Damon furono insostenibili. La testa era sempre da un’altra parte, se uscivo con le ragazze mi estraniavo. Fisicamente presente, mentalmente assente. Elena ci invitò più volte alla pensione, ma puntualmente rifiutavo. Il tutto non era dovuto al fatto che non volessi stare con le ragazze, o comunque con i miei amici, ma era dovuto al fatto che non volevo vedere Damon. Mi sentivo così stupida. Mi stavo comportando come una stupida, era diverso.
< Signorina Mones, perché non ci ripete quanto detto fino ad ora? > chiese improvvisamente il professore di chimica, facendomi cadere dalle nuvole.
< Ecco.. ehm.. >
Il professore mi guardò serio. < Noto che ha considerato la mia lezione inutile se non ha prestato la minima attenzione. Per domani voglio una relazione dettagliata su tutto quello spiegato >
Chiusi gli occhi, abbassando il capo. < Certo > dissi rassegnata.
La campanella suonò, ponendo fine a quello strazio. Prossima ora: storia. Non ero mentalmente stabile per seguire le lezioni. Mi sentivo una bomba che stava per esplodere.
Raggiunsi l’aula di storia, andandomi a sistemare nel banco più lontano possibile.
Una mano si posò sulla mia spalla. < Ehi >
< Ehi > dissi, abbozzando un sorriso ad Elena.
< Tutto ok? >
< Certo, devo fare solo una stupida relazione su un qualcosa di cui non ho neanche la più pallida idea, ma per il resto va alla grande! > sbuffai, passandomi le mani tra i capelli.
< Posso farti una domanda? > chiese lei ed io annuii. < E’ successo qualcosa tra te e.. Damon? >
Il miei occhi saettarono su di lei. < Perché? >
< Perché siete strani entrambi in questi giorni. Avete persino gli stessi atteggiamenti >
< Abbiamo solo avuto un tranquillissimo scambio di opinioni >
< Avete litigato in pratica – disse lei, capendo perfettamente – Ciò che, però, mi sorprende è il fatto che Damon si sia stranito in questo modo. Non è il tipo che se la prende per dei litigi >
Portai lo sguardo davanti a me. < Elena, non fare lunghi giri di parole e di quello che devi >
< C’è qualcosa tra te e Damon? > “Tin tin tin tin tin tin! E la miglior domanda da un milione di dollari va ad Elena Gilbert!”
A evitare che io rispondessi ci pensò Alaric. < Buongiorno ragazzi! Cambiamento di programma. Questa mattina compito a sorpresa! > “Da bene in meglio”


< Dannato professore! > sbottai, lanciando la matita contro il tavolo della biblioteca. Chimica nucleare, ecco su cosa dovevo fare la relazione. Su delle maledette particelle che causavano una infinità di danni! Ripresi a leggere i libri che avevo preso per far quella cavolo di relazione. Inutile dire che, uno, non ci stavo capendo nulla, due, non ci stavo capendo nulla perché ero impegnata a maledire me stessa e Damon!
< Non ti facevo così studiosa > “Ecco. Parli del diavolo e spuntano le corna”
< Sto studiando. Sei pregato di andare via – la sedia accanto a me venne spostata – Ehi! > protestai quando Damon, dopo essersi seduto, mi sfilò alcuni libri da sotto al naso.
< Chimica nucleare.. Roba carina >
< Roba stupida >
< E perché? >
< Perché creano cose che non sanno neanche gestire. Vedi le bombe atomiche che bella cosa hanno fatto >
Sfogliò alcune pagine. < Oh, il CERN di Ginevra. Sai che ci sono stato? >
< Sai che non te l’ho chiesto? > gli risposi, riprendendo i libri. < Senti, non ho la testa né tantomeno la voglia per litigare. Ho da fare questa stupida relazione per domani e sono stanca – feci una espressione afflitta – Ti prego, lasciamo fare >>
< Dai, ti aiuto > esclamò, avvicinandosi a me.
< Tu cosa? >
< Ti aiuto. Non posso? Ti ricordo che di questa roba ne so più io di te >
Guardai i libri e poi Damon. < Accetto solo perché lo faccio per la mia media. Ed ora parla! >
Damon iniziò a spiegarmi, a dirmi tante cose. Molte fui costretta a farmele spiegare in quanto mi risultavano incomprensibili, altre, invece, le capii al volo.
Dopo lunghe ed estenuanti ore di lavoro, finalmente finimmo. < Dio, ti ringrazio > esclamai esausta, rilassandomi contro la sedia.
< Come mai ti sei beccata questa relazione? >
< Perché non ho semplicemente sentito niente di tutto quello che ha spiegato il l professore. Pensavo ad altro >
< Sono vari giorni che pensi ad altro >
Quella sua affermazione mi spiazzò. < E tu che ne sai? >
< Sono pur sempre un vampiro, Ariel. Ogni tanto passavo davanti alla tua finestra e puntualmente ti vedevo stesa sul letto a guardare nel vuoto >
< Mi spiavi > dissi semplicemente.
< Spiare, che brutta parola! Controllavo solamente come stavi >
< Non ne capisco il bisogno >
Damon sospirò e si voltò completamente verso di me. < Time-out. Pausa. Deponiamo, anzi deponi l’ascia di guerra – notando la mia espressione, roteò gli occhi – D’accordo.. mi dispiace aver ucciso Ray, mi dispiace se ti ho fatto star male. Mi dispiace, ok? >
< Dici sul serio o lo fai solamente per farmi contenta? >
Corrucciò le labbra. < Cinquanta e cinquanta? >
< Sei una roba assurda, ma apprezzo la sincerità >
< E’ un ‘ok, ascia di guerra deposta’ ? >
Scossi leggermente il capo. < E un si, ho deposto l’ascia di guerra, ma alla prima stronzata che fai l’ascia te la ritrovi in mezzo alla fronte. Spero che tu abbia capito >
< Perfettamente > disse, facendo un suo solito sorriso che, stranamente, fece sorridere anche me.

 

Il mattino seguente raggiunsi la cattedra del professore.
< Signorina Mones, fatta la relazione? >
< Certo professore – gli dissi con un sorriso furbo sulle labbra – Eccola > la posai sul tavolo. < Spero che sia dettagliata come lei voleva > Il professore, mettendosi gli occhiali, iniziò a leggere la relazione. Vidi l’espressione di sufficienza stampata sul suo viso attenuarsi sempre di più, diventando un’espressione stupita. < Allora? > chiesi con tono di finta innocenza.
< E’.. davvero molto dettagliata >
< Felice di aver svolto il mio compito ed ora, arrivederci > dissi, uscendo dall’aula. In corridoio incrociai Elena e Stefan. < Giorno piccioncini! >
< Ariel, vedo che sei allegra > disse divertita Elena.
< Sono le piccole soddisfazioni quelle migliori > dissi, scrollando le spalle e avviandomi verso l’uscita.
< Ma dove vai? Le lezioni iniziano tra dieci minuti! >
< Mi dispiace, ma io oggi salto scuola molto volentieri! >


Tirai il freno a mano e sfilai le chiavi dal quadro della macchina. Il merito non era mio soltanto, per cui dovevo sdebitarmi con chi mi aveva aiutato, ovvero Damon. Mi sfilai la cinta e presi la busta contenente le due bottiglie di Bourbon che avevo comprato poco prima di raggiungere la pensione.
Arrivai davanti la porta della pensione e, girando il pomello, la trovai aperta. < Ehilà, vampiro! Dobbiamo festeggiare la mia A! – dissi, raggiungendo il salone – Allora? Ho anche del Bour.. bon > dissi scioccata nel vedere Damon completamente avvinghiato a..  Elena? No, Elena era a scuola per cui quella doveva essere Katherine. Una piccola, ma forte fitta mi colpì all’altezza del cuore. Che diavolo mi prendeva? A me lui non piaceva, non stavamo insieme, dannazione! Lui poteva fare quello che voleva e lo stesso valeva per me. Allora perché mi sentivo arrabbiata, sconvolta e.. delusa?
< Oh, guarda un po’ chi abbiamo qui – disse una sorridente Katherine – colei che Klaus vuole >
< Felice di vederti Katherine, o dovrei chiamarti stronza manipolatrice? > le dissi con il suo stesso tono.
Lei si voltò verso Damon prima di riportare gli occhi su di me. < Vedo che ti hanno parlato di me >
< Ok, basta – si intromise Damon – Per quanto mi piacciano due ragazze che si scontrano, in questo caso saprei perfettamente chi delle due ci rimetterebbe la vita >
< Ti stai preoccupando per questa ragazzina? >
< Sentite, io ho un nome e sarebbe Ariel. Mi sono stufata di sentirmi chiamare ragazzina > dissi scocciata.
< Povera piccola > mi disse Katherine.
< Ariel, comunque, bussare ti faceva schifo? > chiese Damon, richiudendosi la camicia.
< Non più di quanto non mi faccia schifo tu > gli dissi tranquillamente.
< Oh, oh, oh! La ragazza tira fuori le unghie – disse divertita Katherine, che subito si spostò dietro alle mie spalle – Inizio a capire perché Klaus si sia così tanto intestardito con te >
Deglutii. Non mi ero ancora del tutto abituata della velocità dei vampiri che conoscevo, figuriamoci di quelli che non conoscevo. < Da come ne parli sembrerebbe che tu lo conosca >
Un suo polpastrello mi sfiorò il collo. < Tesoro, chiunque conosce Klaus – le sue labbra si avvicinarono al mio orecchio – Pur di scappare da lui mi sono trasformata in un vampiro e.. ho trasformato loro > disse sorridendo mentre guardava Damon. Il fatto che avesse usato un ‘loro’ mi fece dedurre che anche Stefan era stato trasformato da lei.
< Beh, tranquilla, tesoro – le risposi con lo stesso tono – Non sarò stupida come te >
In pochi secondi mi ritrovai schiacciata a terra con la mano di Katherine stretta al collo. < Non c’è da scherzare con me, bambina. Se voglio, posso ucciderti in questo preciso istante con una semplice pressione su questo tuo esile collo >
< Klaus, così, ti darebbe la caccia e ti staccherebbe il cuore dal petto in quel caso > le risposi, accennando un sorriso.
La sua espressione tornò seria e si tolse da sopra di me. < Dovresti tenere a bada il tuo nuovo giocattolino >. La fulminai con lo sguardo mentre mi massaggiavo il collo. Per quante volte in quel periodo stavo usando il correttore sul collo potevo fare direttamente un abbonamento con una casa produttrice.
< Katherine, meglio se vai > le disse Damon. Quella scrollò le spalle e, dopo essersi sistemata i capelli, se ne andò accompagnata dal ticchettio dei suoi tacchi. Quando la porta venne chiusa, percepii la presenza di Damon accanto a me. < Fammi vedere il collo – allungò una mano verso di me, ma la scacciai via – Su, Ariel, non fare la mocciosa >. Alla fine lasciai che mi controllasse il collo. < Niente di rotto, solo qualche graffio e qualche piccolo livido >
< Cosa c’è stato tra te e la gatta morta? > chiesi, guardandolo con la coda dell’occhio.
< Motivo per cui me lo chiedi? >
< Tu puoi farmi tutte le domande che vuoi mentre io non posso? > gli chiesi acida.
< Come ti ha detto lei, trasformò sia me che Stefan, divertendosi con entrambi >
< Divertendosi..? >
< Andava a letto con entrambi – spalancai gli occhi e la bocca – Ci fu però una caccia ai vampiri qui a Mystic Falls e lei, insieme ad altri venti vampiri, venne rinchiusa nella cripta di una chiesa e a questa venne data fuoco >
< Ma.. >
< Ma lei in quella cripta non ci è mai entrata. Ho passato quasi un secolo e mezzo a cercare di liberarla mentre lei sapeva benissimo dove mi trovavo >
< Tu.. Tu ne eri innamorato > la mia non era una domanda, bensì un’affermazione.
< Cose che accadono ed ora sistemiamo questo collo > e fece per alzarsi
< No aspetta – lo trattenni per un polso – Elena e Katherine sono identiche e.. >
< Se ti stai chiedendo se Stefan sta con lei per la sua somiglianza con Katherine, la risposta è no. Abbiamo finito ora con le domande? >
< No, un’ultima domanda. Se amavi Katherine, ami anche Elena? >
Damon spostò lo sguardo da me alla busta con i liquori. < Mi è venuta sete vedendo tutto quest’alcol e poi non si doveva festeggiare? >
Se prima era stata semplicemente una fitta, questa volta sentii tutto il cuore smettere di battere. < Mi è passata la voglia – mi alzai da terra – Buona bevuta > gli voltai le spalle e, così come ero arrivata alla pensione, me ne andai.




Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma buongiorno! Oggi non mi dilungherò troppo, non ho tempo.. Ho una lunga serie di cose da fare che vanno dallo studiare, visto che sabato ho la simulazione della terza prova, all'arbitrare -.-"
Prima, però. vorrei chiedervi una cortesia.. Ho fatto un disegno su Ian e Nina (meglio Damon ed Elena) e gliel'ho tweettato.. Ma si sa, bisogna inondarli di tweet per sperare in una risposta.. Beh, mica potreste ritweettare il disegno? :) -->  Disengo Twitter
Allora.. Diciamo che la mente di Ariel non ha fatto altro che ruotare tutto il tempo intorno alla figura di Damon e per questo è stata punita dal professore.. Ma se non fosse stata per la "punizione" i nostri due piccioncini non avrebbero avuto un.. chiarimento? Scambio di opinioni in modo civile? Chiamatelo come volete xD
E proprio quando tutto sembra essere sulla buona strada, appare lei.. Miss Katherine Pierce che, oltre a pomiciarsi Damon, distrugge quella breve tranquillità appena creatasi.. Si, perchè Ariel si fa i complessi, non del tutto infondati aggiungerei..
Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, coloro che recensiscono, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori!
Alla fine mi sono dilungata come al solito, ma va be xD
A Domenica!



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Capitolo 20
*** Capitolo o19 ***


19



Capitolo 19

 

Guardai svogliatamente il bicchiere vuoto davanti a me, tracciandone i bordi con il polpastrello. Avevo perso il conto di quanti cicchetti mi fossi fatta portare o di quanti di quelli ne avessi bevuti.
Dopo l’aver beccato insieme Damon e Katherine e dopo che la mia poca autostima era andata a farsi benedire, avevo iniziato a passare le serata a bere al Grill. Quello stupido vampiro sapeva tirarmi su di morale e al tempo stesso trucidarmelo. “Stupido lui o stupida io?”. Ero giunta ad una conclusione che mi pesava ammettere: Damon Salvatore mi era entrato nella pelle. Ariel Mones, definita in Italia cuore di ghiaccio, aveva perso la testa per un vampiro centenario innamorato della ragazza del fratello. Dio, Beautiful in confronto a ciò non è niente!
Sbuffai e alzai il bicchiere. < Cameriere? Grazie > dissi quando il mio bicchiere fu nuovamente riempito. Se continuavo di quel passo, oltre a perdere fegato e milza, nelle mie vene sarebbe iniziato a scorrere l’alcol al posto del sangue!
< Così tanto alcol potrebbe nuocere al tuo corpicino > disse una voce divertita al mio fianco.
< Ma in questa città c’è il vizio di non rispettare l’undicesimo comandamento? – chiesi, svuotando svelta il bicchiere prima di riprendere a parlare – Non impicciarsi degli affari degli altri? >
< Sei in una città di vampiri, streghe e licantropi, pensi proprio che sia una città a cui piace tenere le cose nascoste? >
< Beh, dovrebbe visto l’andazzo > le risposi scocciata. Mi bastava Damon a farmi saltare i nervi, non avevo bisogno anche di Katherine.
Lei scrollò le spalle. < Smettiamo con questi stupidi inconvenienti e passiamo alle cose serie > disse, cambiando il tono di voce e l’espressione.
< Credevo non arrivassi più a quel punto >
< Sei pienamente cosciente che, essendo quello che Klaus vuole, potrei rapirti, portati via e consegnarti a lui? >
< Pensi che in questo modo ti guadagneresti la sua gratitudine? > le chiesi perplessa. Potevo anche non conoscere alla perfezione l’intera vicenda, ma ero perfettamente in grado di capire che Klaus non fosse una persona così stupida.
< No, ma in quel caso mi divertire a vedere come reagirebbero i tuoi amichetti vedendoti con Klaus e, perché no, trasformata in una sanguinaria vampira – sorrise maligna – E qui, arriviamo ad un’altra questione.. >
< Wow, per come ti avevano descritto pensi anche troppo > le dissi, provocandola.
Si avvicinò al mio orecchio. < Guardati le spalle d’ora in poi >
< Allora, questo secondo punto? >
< Sei diventata il nuovo giocattolino di Damon? >
< Non sono il giocattolino di nessuno, specialmente di Damon > le dissi, socchiudendo gli occhi.
< Ma davvero? Eppure non sembrerebbe come dici tu – si voltò verso il cameriere e ordinò un drink – Vi ho visti in questi giorni, sembravate una coppietta felice > disse, prendendo in giro.
< Sembri quasi invidiosa. Ti sei resa conto che, quando qualcuno finalmente ti conficcherà un paletto nel cuore, morirai sola soletta mentre Stefan e Damon vivranno le loro vite felici lontano da te? >
Indurì lo sguardo e, visto il fatto che fossimo in un’ala un po’ nascosta del bancone, mi strinse il collo. Annaspai subito in cerca d’aria. < Mocciosa, se vuoi morire dillo subito, così la finiamo – e mi lasciò andare – Ti ripeto, le voci girano, specialmente tra di noi. Guardati le spalle > disse come se, oltre ad avvertirmi, mi minacciasse al tempo stesso, andandosene.

Uscii dal locale quasi del tutto sbronza. Barcollai vistosamente e dovetti reggermi al muro per non cadere. Dopo l’amichevole chiacchierata con Katherine, un ragazzo mi si era avvicinato e mi aveva offerto da bere. Inutile dire che un drink tirò l’altro.
< Ehi, ehi.. Dove vuoi andare in questo stato? > mi chiese il ragazzo, sorreggendomi.
< A.. Casa > dissi, camminando.
< E dove è che abiti? >
Corrucciai le labbra, aggrottando la fronte. < Non me lo ricordo >
Il ragazzo annuì, guardandosi poi intorno. Ad un tratto sorrise. < Andiamo, ti accompagno >
< Sai dove abito? > chiesi, ma non ottenni risposta. Iniziai a camminare per le strade di Mystic Falls e l’aria fresca, a poco a poco, mi stava ridonando lucidità. Arrivammo alle soglie del bosco. < Non ricordo questo bosco vicino casa mia >
< Tranquilla, è la strada giusta > disse e mi fidai. Qualcosa dentro me, però, mi stava mettendo in allerta. Sapevo che qualcosa non stava andando nel verso giusto, ma ero davvero poco ludica per rendermene conto. I raggi luminosi della luna conferivano al bosco un effetto ancora più tetro, quasi come se fosse lo scenario di un film horror.
Ad un tratto non sentii più la presenza del ragazzo vicino a me. < Ma dove sei? – chiesi, guardandomi intorno e muovendo qualche passo – Ehi, tu di cui non ricordo il nome, dove ti sei cacciato? > scossi le spalle  mentre un brivido mi fece tremare di freddo. Il bosco restò silenzioso fino a quando non iniziai a sentire di foglie, rametti calpestati. In pratica, rumori di passi. < Ehi, dove sei? > ripresi a chiamare il ragazzo.
< Sono qui > disse improvvisamente la sua voce. Mi voltai indietro e vidi un’ombra scura leggermente illuminata dalla luna, che avanzava verso me.
< Ma dove ti eri cacciato? – chiesi leggermente arrabbiata – Mi hai lasciata sol..a > dissi sconvolta quando un riflesso della luna colpì il suo viso. Quello era tutto tranne che umano.
< Qualche cosa che non va, Ariel? > chiese lui, mostrando i denti. Nella mia mente si stampò una parola. Vampiro. L’adrenalina iniziò a scorrere rapida nelle mie vene e mi voltai, iniziando a correre verso.. verso dove? Non avevo la minima idea di dove mi trovassi! Corsi cercando di essere veloce, ma che potevo fare contro un vampiro? E, infatti, andai a scontrarmi contro qualcosa di duro che mi fece cadere a terra dolorante. Alzai gli occhi ed incrociai lo sguardo del vampiro. < Mi dispiace quasi doverti fare del male – disse tirandomi su, tenendomi dal collo, prima di farmi fare un volo contro un albero – Ma devo > disse, avvicinandosi da prima lentamente e poi velocemente. Avevo sbattuto la schiena contro il tronco di un albero e ora mi ritrovavo a terra boccheggiante per il dolore. Ma che avevo fatto di male? < Sai perché devo ucciderti? – scossi lentamente il capo – Si dice che il tuo sangue sia decisamente buono e, poi, sei l’umana a cui Klaus ambisce >. Klaus, sempre lui.
< Se.. se mi uccidi.. – cercai di parlare – lui.. ti cercherà >
< Non saprebbe mai che sono stato io e poi, vorrei proprio vedere la reazione del Salvatore con cui te la fai > si inginocchiò accanto a me e, aprendo la bocca, si avvicinò al mio collo. Iniziai a scalciare e a muovere la braccia, cercando di allontanarlo. Mi bloccò a terra e  mi morse. Fu un morso profondo, molto più di quello che Ray o lo stesso Klaus mi avevano inferto, e doloroso. Gemetti e più mi muovevo, più i suoi denti penetravano in profondità, strappandomi grida di dolore.
La vista iniziò ad annebbiarsi, i movimenti divennero più goffi fino ad arrestarsi del tutto. Rimasi a terra inerte, gli occhi fissi al cielo. Sentivo che sarei morta e l’ultima cosa che riuscii a vedere fu la luna piena in alto al cielo. Le palpebre iniziarono a farsi pesanti. Ero pronta a chiuderle quando qualcosa scaraventò il vampiro lontano da me. Cercai di guardare chi fosse, ma la vista non me lo permise del tutto. Vedevo, infatti, le immagini sfocate e mi parve di vedere un.. lupo davanti a noi, con i denti i mostra. Sembrava così tanto Ray. Il vampiro si rialzò e guardò il lupo, e lo stesso fece l’animale.
Dal canto mio, io ero stanca, eppure sapevo che dovevo correre via, mettermi in salvo.
Mi girai e mi tirai su, seppur a fatica. Mi aggrappai all’albero contro cui ero stata lanciata. Mossi lentamente un passo indietro, approfittando di quel gioco di sguardi tra i due. Ne seguii un altro, e un altro ancora, fino a quando non mi resi conto che stavo correndo. Sperai ardentemente che lo “scontro” tra il lupo ed il vampiro durasse il più possibile, quanto bastava per farmi scappare e mettermi al sicuro. Caddi più e più volte. Le gambe iniziarono a non reggere più, il corpo stava reclamando a gran voce riposo, ma non mi arresi. Dovevo farcela. Tra la vegetazione distinsi quelle che dovevano essere delle finestre illuminate e verso quelle corsi.


Finalmente uscii dal bosco e quella che mi trovai di fronte fu la pensione. La mano che avevo tenuto premuta contro il collo era, ormai, completamente intrisa di sangue, così come la mia maglia logorata. Con le poche forze che mi restavano corsi verso la porta, prendendo a bussare con forza. “Aprite.. Aprite”. Un improvviso capogiro mi fece indietreggiare leggermente e dovetti sbattere le palpebre per riprendermi. La porta finalmente venne aperta da Damon il quale, dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi, guardò la mia mano.
< Che diavolo è successo? > disse brusco, facendo un passo verso di me. Io indietreggiai in risposta.
< Ariel! > disse una voce alle spalle di Damon. Era Stefan. Anche lui sgranò gli occhi vedendo in che condizioni ero ridotta. < Ariel per l’amor di Dio, cosa è successo? >
Li guardai e mossi un passo verso di loro. < Va.. Vampiro > dissi, muovendo un secondo passo. Le gambe, tuttavia, non ressero più e crollai a terra. Ad evitarmi l’impatto furono le braccia di Damon che mi presero svelte.
< Dobbiamo portarla al pronto soccorso – disse Stefan – Ariel, mi senti? >
Mugugnai qualcosa di imprecisato.
< Non ci arriverebbe viva all’ospedale. E’ fredda e tra poco ci muore in casa – proruppe Damon – Dobbiamo fare a modo nostro > lo sentii depositarmi su un qualcosa di morbido.
< Vuoi darle del sangue > disse Stefan.
< Intanto che io faccio, prendi qualche garza e del disinfettante. Ariel – percepii una sua mano sul viso – ora apri la bocca > qualcosa si depositò contro le mie labbra, ma voltai il viso. < Ariel, se non vuoi morire collabora >. Alla fine mi arresi e feci come mi aveva detto: aprii la bocca. Subito un liquido viscoso e dal sapore ferroso scese lungo la mia gola. Lentamente aprii gli occhi e vidi cosa stava accadendo. Il polso di Damon era tra le mie labbra per cui quello che stavo ingerendo era il suo sangue. Mi scostai subito, scuotendo piano il capo. < Guarirai prima >
< Ecco le garze. Come sta? > chiese Stefan, rientrando nella stanza.
< Anche mezza morta fa i capricci – disse Damon, strappandomi un lieve ghigno – Mr Strizzacervelli, convincila >
< Ariel, potresti non farcela. Non sappiamo quanto sangue tu abbia perso per cui, ti prego, fa come dice Damon – riportai le labbra contro il polso di Damon – brava >
< Mi chiedo perché a te danno ascolto > disse ironico Damon mentre Stefan iniziò a disinfettarmi e a coprirmi il collo.
Quando mi sentii leggermente meglio, mi staccai dal suo polso. < Lui è molto più gentile di te > mormorai flebile.
< Oltre che capricciosa, da mezza morta resti anche molto simpatica > rispose piccato Damon.
< Ti senti meglio? – chiese gentilmente Stefan – Allora noi siamo qui. Ora riposati, parleremo quando ti sarai ripresa >
Annuii. < Gra-Grazie > mormorai sentendo che il buio stava avvolgendo la mia mente.
Prima, però, un tocco caldo e morbido si posò sulla mia fronte, augurandomi un lungo riposo.




Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona domenica! Come state? Io non mi sento le gambe.. Ieri ho giocato a calcetto e ho fatto ben 7 goal, mamma mia! Ho deciso, a settembre mi do al calcetto xD
Comunque.. Ariel è la nostra nuova alcolista a MF..Come si suol dire, affoghiamo i dispiaceri nell'alcol! Ed ecco che torna in scena la nostra Katerina ( da leggere molto alla Klaus :3 )  Dopo un 'tranquillissimo' scambio di opinioni, Katherine perde un pochetto la pazienza.. Sbronza, Ariel si lascia accompagnare da un tizio conosciuto al bar.. E guarda caso è un vampiro! Ariel sta diventando peggio di na calamita! Ma grazie a Dio c'è un bel lupetto a salvarla.. Chi è il lupo? Chi è il vampiro? Misteri che non troveranno mai risposta :) Chi di voi ha riconosciuto il pezzo tratto da _A Twist In My Story_ ? Ehehe.. Ariel alla fine si lascia curare dai nostri bellissimi fratelli Salvatore, tanto che Damon le da del sangue.. Per la serie, se ora muore so cazzi! xD
Comunque, spero che vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato! Ringrazio coloro che leggono, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti! Grazie mille! Per qualunque cosa, tra cui spolier, vi aspetto sul gruppo!
Ora scappo che mi aspetta un mega tour de force! Domani ho il compito di matematica e non ci so mette mano >.<
A mercoledì :)



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Capitolo 21
*** Capitolo o20 ***


20


Capitolo 20


Aprii lentamente gli occhi. Mi sentivo spossata, confusa e il corpo era indolenzito. Diedi un’occhiata intorno e non riconobbi camera mia. Quella non era la mia stanza. Cercai di ricordare dove potessi essere, ma più mi sforzavo più la testa mi faceva male. Mi tirai su a sedere e sentii il collo tirare quando voltai il capo. Sfiorai la zona del collo che mi faceva male e sentii delle garze su di essa. Ero confusa. Abbassai lo sguardo verso gli abiti e per poco non urlai. La maglia era imbrattata di sangue. Alcuni flash nella mia testa iniziarono a scorrere. Ero stata morsa da un vampiro che non conoscevo.
Mi alzai svelta dal letto e dovetti reprimere un capogiro. Uscii silenziosamente dalla stanza e mi avviai verso le scale, dove iniziai a percepire alcune voci.
< Chi può essere stato? > chiese una voce che sembrava essere quella di Elena.
< Non lo sappiamo > le rispose Stefan.
< Klaus? >
< La vuole viva > rispose brusco Damon alla domanda di Caroline.
< Il punto è che fino a quando non avremmo parlato con Ariel, tutto quello che diremo saranno solo supposizioni > disse Stefan.
< Parliamoci > esclamò Damon.
< Non provare a svegliarla! > l’ammonì Bonnie.
< E’ già sveglia, vero Ariel? > continuò Damon.
Mi sporsi lentamente dalla porta del salone. < Ciao > mormorai flebilmente prima che le tre ragazze corsero ad abbracciarmi.
< Come stai? >
< Dovresti riposare! >
< Chi è stato? >
Iniziarono a fare domande a raffica. < Ragazze – richiamò l’attenzione Stefan – lasciatela respirare, si è appena ripresa >
< Scusa > dissero in coro dispiaciute, ma sorrisi loro per rassicurarle.
< Ariel, prima di tutto, come ti senti? > chiese Stefan.
< Confusa e spossata >
< Hai perso tanto sangue e hai dormito per due giorni filati, è normale esserlo – mi rispose Stefan – Perché, ora, non ci dici cosa è successo? >
Mi accomodai sul divano vicino ad Elena. < Ero al Grill. Stavo bevendo quando.. quando è arrivata Katherine – gli sguardi dei presenti si fecero ancora più preoccupati, oltre che interessati – Abbiamo parlato, o meglio, ci siamo provocate a vicende quando, ad un certo punto, prima che se ne andasse mi ha detto di stare attenta. Il resto è tutto confuso. Ricordo un ragazzo, il bosco e.. ed un lupo! Si, un lupo che mi ha tolto il vampiro da dosso. Poi.. poi mi sono svegliata qui > dissi, portandomi involontariamente la mano sul collo.
< Tranquilla, Ariel>> disse gentilmente Elena, accarezzandomi un braccio.
< E se l’avesse mandato Katherine? Le ha pur sempre detto di stare attenta > propose Caroline.
< Non è il tipo che lascia fare qualcosa ad altri. Se la voleva morta, l’avrebbe uccisa senza troppi giri di parole > parlò Damon, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
Calò il silenzio nella stanza. Alla fine mi alzai in piedi. < E’ il caso che vada a casa >
< Meglio se resti qui, Ariel. Potremmo proteggerti > disse Elena.
< Non ne ho bisogno. Non possono entrare in casa mia se non li invito per cui sarò al sicuro anche lì >>
Damon si alzò e uscì svelto dal salone sotto lo sguardo confuso di tutti.
Ci guardammo, ma nessuno si seppe dare una risposta.


Salutati tutti, uscii dalla pensione e, appoggiato con la schiena contro la portiera dell’auto, c’era Damon a braccia incrociate. < Sali in macchina > disse svelto, scomparendo all’interno dell’auto.
Entrai e lo guardai. < Beh, grazie per l’interessamento, non dovevi > gli dissi ironica. Non ottenni risposta.
Mi innervosii abbastanza e quando giungemmo sotto casa mia, scesi dall’auto sbattendo la portiera.
Aprii la porta di casa e sobbalzai vedendo Damon seduto sul divano. < Anche se ti ho invitato una volta, non significa che ogni volta sei il benvenuto qui dentro. Ed ora, scusami, ma ho una doccia da fare >
Mi diressi rapida in bagno e velocemente mi tolsi gli abiti, entrando nella doccia. Eliminai ogni traccia di sangue presente sul mio corpo, stando bene attenta a non far riaprire le ferite sul collo.
Quando finii, mi resi conto di un piccolo particolare decisamente importante: non avevo preso l’accappatoio. Mi diedi mentalmente della stupida. Non avevo un asciugamano abbastanza grande da coprirmi il busto e farmi raggiungere, così, la camera. Chiusi gli occhi, prendendo un bel respiro, e mi coprii con la tenda della doccia. < Damon, se sei ancora qui, come credo e come spero, per.. per favore potresti portarmi l’accappatoio? >. Nessun rumore, nessuna risposta. < Damon? > lo chiamai ancora. Se non ottenevo risposta, voleva dire che in casa c’ero solo io. Iniziai ad uscire pian piano dalla doccia.
Ero quasi del tutto uscita quando la porta si aprì, facendomi sobbalzare e quasi cadere nella doccia.
< Tieni > esclamò Damon, entrando come se nulla fosse.
< Damon, esci! > esclamai, rientrando svelta nella doccia.
< Non eri così pudica la scorsa notte > esclamò malizioso prima che gli lanciassi contro il barattolo dello shampoo.
< Va a quel paese – esclamai indignata e allungai una mano verso di lui – L’accappatoio, grazie > borbottai. Damon mi passò l’accappatoio che indossai ed uscii nuovamente dalla doccia. Damon si era appoggiato con i fianchi al lavandino e mi guardava come davanti alla pensione. < Allora? >
< Come va il collo? >
< Non devi chiedere se non ti importa. Ehi! – esclamai quando le mani di Damon si chiusero sulle mie braccia, tirandomi verso di lui – Sta fermo! >
< Ferma o mi costringi a farti del male – disse serio – Lasciami vedere il collo >. Dopo averlo fulminato con lo sguardo, lasciai che controllasse il collo. Le sue dite si mossero delicatamente sulla pelle ferita. < Il collo non è l’unica parte del corpo ferita >
< Non mi spoglio > gli dissi svelta.
Mi girò, mettendosi alle mie spalle, e abbassò leggermente l’accappatoio in modo che la schiena fosse scoperta. Le sue mani mi provocarono vistosi brividi che inutilmente cercai di celare. < Hai ancora qualche livido sulla schiena >
Mi risistemai l’accappatoio sulla schiena e mi voltai verso di lui, guardandolo negli occhi. < Grazie > dissi prima di sospirare.
< L’ho fatto solo perché.. >
< Non importa per quale motivo lo hai fatto, ma grazie > dissi mentre uscii dal bagno, dirigendomi in camera.

Rimasi chiusa lì dentro per un bel po’ di tempo. Non sapevo se Damon se ne fosse andato o meno, al momento non me ne importava. Lo stomacò prese a brontolare e decisi di andare a cucinarmi qualcosa. Aperta la porta della camera, un odore delizioso solleticò il mio naso. Mi avvicinai alla cucina e sporsi solo la testa per vedere cosa stava accadendo. La tavola era stara apparecchiata e faceva bella vista un piatto di pasta al sugo. Mi passai la lingua sulle labbra per via dell’acquolina che mi era salita.
< Io quel ragazzo non lo capisco – abbozzai un sorriso – Che tipo > dissi, sedendomi e prendendo la forchetta in una mano. Feci un primo assaggio e, Dio! Era squisita! < Se non fosse così stronzo, potrei anche sposarmelo > dissi, continuando a mangiare.
< E’ una proposto la tua? > esclamò la sua voce alle mie spalle.
Quasi mi strozzai con il cibo. < Dicevo che ti sposerei solo per la cucina >
Rapido lo vidi seduto accanto a me. < No, tu hai detto che mi sposeresti se non fossi stronzo > rettificò lui, divertito.
< Ok, rettifico. Non ti sposerei a prescindere, ma se dovessi mai farlo sarebbe solo per la tua cucina – gli sorrisi, prendendo un sorso d’acqua – Perché ti sei preso la briga di cucinare? > scrollò le spalle senza, però, rispondere. < Te l’ho detto che odio quando fai così? – gli chiesi, prendendo il piatto e avvicinandomi al lavello per lavarlo – Sembra che se non ti fai odiare dalle persone, non.. > mi interruppi quando, oltre alle mie mani intente a lavare il piatto, si aggiunsero quelle di Damon. Il corpo sfiorava e non sfiorava il mio.
< Non.. ? > mormorò al mio orecchio seducente.
< Non stai bene > completai con voce leggermente tremante. Chiusi l’acqua e mi voltai verso di lui. Ero intrappolata dalle sue braccia fra lui ed il lavello. Evitai accuratamente di guardarlo negli occhi.
< Qualche cosa che non va? Non sembri a tuo agio >
< Lo so che ti stai divertendo – gli risposi, guardandolo negli occhi – Come ho detto prima, sei uno stronzo >
< Uno stronzo che ti ha salvato la vita > avvicinò leggermente il viso al mio.
< Dettagli > voltai il viso da un lato. Stavo odiando quella situazione.
< Perché non ammetti che non ti sono indifferente? >
< E cosa ti cambierebbe se io lo dicessi? >
Corrucciò le labbra. “Dio che voglia di morderle! Ariel! Che pensi?” < Forse non cambierebbe nulla >
< Allora posso anche non dirtelo >. Ci guardammo negli occhi e Damon sorrise. Avevo già detto che quel vampiro mi stava mettendo KO? < Perché non te ne vai? > chiesi, cercando di porre fine a quella situazione.
< Sicura che devo andarmene? >
< No.. cioè, si! Devi andare via > Il mio fare impacciato fece sghignazzare maggiormente Damon. < Sei urtante! Tu mi urti e smettila di sghignazzare! >
< Obbligami > mi provocò. Presi un bel respiro prima di stringere i suoi capelli tra le dita ed incollare le labbra alle sue. Non sapevo neanche io perché lo stessi baciando, ma sapevo che in quel momento era la cosa più giusta da fare. Giusta, beh, forse non proprio. Diciamo che in quel momento volevo farlo. Mi strinsi contro il suo corpo, lasciando che le sue mani si serrassero sulla mia schiena e sulla mia nuca. < Se questo è il tuo modo per obbligarmi, sappi che mi piace molto > disse sulle mie labbra.
< Sta zitto >
< E.. questo vuol dire che non ti sono indifferente > sghignazzò nuovamente prima di passare la lingua sul mio labbro inferiore.
< Forse > dissi, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo e respirando il suo profumo. Damon, ormai, se ne era reso perfettamente conto di quello che era capace di provocare in me e ne approfittava. Tutta la colpa, se così la si può definire, non era soltanto sua, no. Anche io stavo facendo del mio permettendogli di fare il bello ed il cattivo tempo. Sarebbe stato il caso di parlare seriamente con lui, mettere in chiaro alcune cose prima che potessi perdermi del tutto.




Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma salve! Eccomi qui! Come va? Io sto stressatissima! Domani ho l'ennesimo compito in classe.. dopo quello di matematica e di latino, mi attende inglese >.<
Allora.. Si fanno ipotesi riguardo l'aggressione di Ariel.. Si nominano Katherine, Klaus.. Secondo voi, c'entrano o non c'entrano? ù.ù
Damon, come sempre, deve avere un atteggiamento pragmatico e giuro, darebbe sui nervi persino a me! E come spesso accade, i nostri due piccioncini attuano uno scambio di opinioni.. e puff! Partono i baci :3 Si, sono cotti, o poco ci manca!!
Volevo ringraziare tutti coloro che leggono, chi recensisce :3, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti!
Ora scappo a studiare, così appena finisco rispondo alle vostre recensioni! ne ho alcune da recuperare! Per qualunque cosa vi aspetto nel gruppo di FB!
A Domenica!

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Capitolo 22
*** Capitolo o21 ***


21


Capitolo 21

 

< Dai, Ariel! Per favore! > cercò la voce di Elena di corrompermi.
< No, non me le faccio le foto! > esclamai mentre continuavo a darle le spalle. < E, per favore, lasciami finire di bere il mio frappé! >
< Tu ti lasci fare la foto, io ti lascio bere. Semplice no? >
< Sei un demonio, ecco cosa sei! >> sbottai inacidita. Eravamo uscite noi due sole e ci eravamo dirette al Grill per prenderci qualcosa da bere. Tuttavia, quando Elena trovò la macchinetta fotografica nella mia borsa, si impuntò affinchè facessimo le foto.
< Perché no? Dai > continuò, non demordendo.
< Esco male in foto, non mi piace farmi fare le foto! > infossai il viso tra le braccia.
< Ragazze > disse una voce che riconobbi essere quella di Damon.
< Ehi > gli rispose Elena. < Convinci Ariel a farsi una foto? >
< Perché proprio io? > chiese perplesso Damon.
< Neanche se cala in Padre Eterno mi faccio fotografare > cercai in ogni modo di farla demordere in quell’intento.
Una sedia venne spostata. < Cosa ottengo in cambio? > chiese Damon rivolto ad Elena.
< Damon, fallo e basta! >
< Ti pianto un paletto nel cuore, Damon. A tuo rischio e pericolo > lo minacciai. Pochi secondi dopo le mani di Damon si chiusero intorno ai miei fianchi, iniziando a solleticarmeli. Iniziai a maledirli verbalmente e a dimenarmi con enfasi, tanto che Damon dovette prendermi in braccio prima che rischiassi di fare enormi danni.< Io vi odio! Dal profondo del mio cuore! – iniziai a dire a denti stretti – Odio specialmente te, Damon! >
< Non era una novità questa > rispose lui tranquillo.
Il flash della macchinetta mi fece irrigidire di botto e guardai Elena stralunata. < Dimmi. Che. Non. Lo. Hai. Fatto. Per. Davvero! > scandii ogni singola parola.
Lei ridacchiò leggermente. < Aver fatto cosa? – chiese, fingendosi sorpresa – Oh, dici per caso.. questo? > premette ancora una volta il tasto della macchinetta, scattando una ennesima foto.
Feci per scattare quando la presa di Damon si intensificò quel tanto che bastava a bloccarmi. < Ragazzina, finiscila di agitarti >
Voltai furente il viso verso il suo. < Non mi devi chiamare ‘ragazzina’! Ho un nome! E non dirmi quello che devo o non devo fare! >
< Ti faccio presente che sei seduta sulle mie gambe – lo guardai affinchè proseguisse – Non vorrei che questo tuo agitarti causasse… dell’altro > sussurrò la parte finale nel mio orecchio con voce bassa.
Lo guardai strabuzzando per pochi istanti gli occhi. Lui, invece, sorrise divertito, anzi ghignò proprio.
< Sei.. Sei un.. > mi bloccai prima che prendessi a parole e, perché no, anche a schiaffi Damon. Cercai di alzarmi, ma Damon mi teneva ancora stretta a sé. Alla fine rinunciai. < Elena, posso almeno vedere quelle foto? Giuro – dissi, interrompendo un suo tentativo di parlare – Giuro che non le cancellerò >
< Tanto ho fatto in modo che non possano venir cancellate > disse lei sorridente.
Presi la macchinetta fulminando Elena con lo sguardo. Iniziai a guardare le foto da lei appena scattate e.. beh, non erano poi male. A guardarle fu anche Damon, che posò il mento sulla mia spalla. Guardai il suo profilo con la coda dell’occhio. < Questa non è male > disse lui, facendomi riportare l’attenzione sul display della macchinetta.
La foto ritraeva il momento in cui Elena aveva scattato la foto a tradimento. Damon, nella foto, sorrideva mentre io ero indignata verso la ‘fotografa’. < E’ inguardabile! > dissi, cercando l’opzione per cancellarla.
< Ferma! – esclamò Damon, mettendo una mano sulla mia – Invece a me piace > disse, guardandomi negli occhi. Socchiusi le labbra incapace di rispondergli. Quel suo sguardo, quel suo tono di voce, tutto mandava K.O. Non resistetti più e abbassai lo sguardo verso le sue labbra. Erano passati alcuni giorni da quando lo avevo baciato a casa mia e quelli furono i giorni più lunghi ed esasperanti della mia vita. Non era che mi mancava Damon, quello mai, ma mi mancavano le sue labbra, la loro morbidezza. Mi mancava stringergli i capelli. In pratica, mi mancava tutto di lui, ma non lui. “Che ragionamento contorto è mai il mio?”. Riconsegnai svelta la macchinetta ad Elena. Le braccia di Damon mi lasciarono andare e potei ritornare seduta al mio posto. Presi il mio frappè, iniziandolo a bere e ignorando lo sguardo di Elena.
< Beh, Elena, sei riuscita a farle le foto.  Verrò a riscuotere quando sarà > disse Damon ,alzandosi.
< Vai via? > chiese lei.
< La fame chiama > disse, scrollando le spalle, iniziando ad allontanarsi.
Durante tutto ciò ero rimasta con lo sguardo puntato sul frappè e anche quando questo terminò, non lo alzai.


< Ariel – iniziò Elena, ma la ignorai – Ariel.. Ariel! Ehi! >
< Ahia! > esclamai dolorante mentre presi a massaggiarmi lo stinco. < Non c’era bisogno di tirarmi un calcio! >
< Mi stavi ignorando, ma comunque..  – si avvicinò meglio al tavolino – Devi dirmi qualcosa? > disse maliziosa, sorridendo.
< No. Assolutamente niente >
< Quindi non c’entra nessun ragazzo moro, con degli occhi azzurri, che per giunta è un vampiro? > disse sempre sorridendo divertita. < Un qualcuno di nome Damon? >
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. < Cosa.. Che dici? > la mia voce uscì più acuta.
< Lo sapevo! – esclamò meravigliata – Lo sapevo che tra voi c’era qualcosa! >
< Non c’è assolutamente nulla, Elena! Niente, nada, nothing! >
< Ariel, gli sguardi che vi scambiate li conosco! – sospirò – Erano gli stessi sguardi che scambiavo anche io con lui. C’è attrazione tra voi, è forte ed è quasi palpabile >
< Non so di cosa parli >
< Ariel – mi guardò negli occhi – a te lui piace, si vede dai! Questi sguardi complici, di intesa. Queste parole non dette. Voi siete l’uno attratto dall’altro e, fidati, in molti ce ne eravamo già resi conto >
Mi morsi il labbro inferiore, sospirando. < C’è attrazione tra noi, ne sono cosciente, ma.. Siamo così diversi e non parlo del fatto che lui, teoricamente, dovrebbe essere morto e sepolto già da molto tempo – alzai lo sguardo, incrociando quello scettico di Elena – Aah, dannazione! Ok, ok.. si, mi sento attratta da Damon. Si, è decisamente sexy. Si, io e lui.. ci siamo.. baciati > sussurrai il tutto a bassissima voce.
< Voi cosa? > chiese Elena, non avendo sentito e capito.
Corrugai la fronte. < Ci siamo baciati >
Elena sgranò gli occhi, lasciando cascare il cucchiaino nella tazzina. < Quando? Come? Perché? >
< E’ iniziato la sera della festa al Grill, quando rividi Ray. Damon si è presentato sul pianerottolo di casa e, boh, mi ha baciato >
< C’è stato solo quello? >
< Beh, no. Ci siamo ribaciati tante altre volte, l’ultima volta qualche giorno fa. Se ci penso bene, abbiamo anche rischiato di finire a letto insieme, una volta in particolare > guardai Elena, trovandola senza parole.
< Wow. Io.. Beh.. Non credevo che.. fossero accaduti così tanti eventi. Siete sempre così.. scontrosi. Però, come ti ho detto prima, dovevo immaginare che tutto ciò era fatto solo per mantenere le apparenze >
< Apparenze? Io e lui non stiamo insieme, Elena. Sono cose che accadono così per caso >
Il sorriso tornò sulle sue labbra, inclinando di lato il capo. < E non pensi che questo ‘per caso’ voglia dire dell’altro? >
< Tu pensi che.. >
< Si, io lo penso >


Scesi dall’auto e mi avviai verso la porta d’ingresso della pensione. Già dal giorno del bacio a casa mia avevo deciso di parlare con Damon, Elena me lo aveva solo ricordato, inculcandomi, forse, anche altre idee. Giunta davanti la porta, diedi due lievi colpi. Passarono alcuni minuti, ma nessuno aprii. Feci per andare via quando, però, provai a vedere se la porta era aperta.. E lo era.
< Permesso? – dissi, guardandomi intorno – C’è nessuno? Damon? Stefan? >
Entrai in casa, ma non c’era l’ombra di nessuno. Provai a salire al piano superiore e mi imbattei nel rumore dell’acqua aperta. “Qualcuno allora c’è!” pensai. Passai davanti ad una stanza con la porta aperta e sul letto facevano bella mostra degli indumenti.  Entrai nella stanza e, spostati gli indumenti, mi sedetti sul letto, poco importava se mi trovavo nella stanza di Damon o Stefan. Beh, era sempre, però, violazione della privacy. Se quella era la stanza di Damon, beh, in quel caso allora potevo benissimo invadere la sua privacy, come lui faceva con me.
< Chi ti ha detto di entrare qua dentro? > disse la voce di Damon, in tono serio. Era fermo sulla soglia della stanza con un semplice telo a coprirgli la vita. Era lui, quindi, sotto la doccia. Non potei evitare di arrossire quando vidi una gocciolina d’acqua che dal collo scendeva verso il petto. Deglutii continuando a spostare lo sguardo verso il basso. Gli guardai il petto, scesi sul ventre piatto in cui si intravedevano i muscoli. Niente di troppo definito o lievemente accennato. Arrivai alla sua V per tre quarti visibile mentre l’ultimo quarto scompariva sotto l’asciugamano.
< Conosci il detto chi tace acconsente? Beh, io ho chiesto, nessuno mi ha risposto e l’ho preso per un si > risposi, mettendomi in piedi.
< Devo cambiarmi. Sei pregata di uscire > disse, passandomi accanto.
< Da quando sei diventato così pudico? > voltai il viso verso di lui. Damon non mi rispose. < Comunque ero qui per parlare con te >
< Non sono tenuto ad ascoltarmi > rispose solamente. Sbuffai avvicinandomi a lui.
< Non devi per forza ascoltare, puoi semplicemente sentire > sorrisi innocentemente.
Lui si girò guardandomi serio. Fece un passo verso di me e ciò lo portò quasi a toccarmi con il suo corpo. < Io non voglio né sentirti né ascoltarti >
< E cosa vorresti fare? > Vidi il suo sguardo vagare sul mio corpo e sentii la respirazione accelerare. Ritornò a guardami negli occhi, sorridendomi malizioso. < Scordatelo >. Alzò un sopracciglio continuando a sorridere strafottente. < Damon, sai che ti dico? Fottiti! > dissi brusca, rigirandomi per uscire da quella stanza. Lui, però, afferrandomi dal polso mi bloccò per poi tirarmi verso di lui. Mi scontrai contro il suo petto e quando alzai il viso verso il suo, lui abbassò il viso facendo congiungere le nostre labbra. Iniziai a dimenarmi e ad oppormi, ma alla fine portai le mani sul suo collo e poi tra i suoi capelli ancora umidi, stringendoli. Sentii le mani di Damon scendere dalla schiena fino ai glutei, e poi dietro le cosce. Come se non pesassi nulla, mi prese in braccio portandomi a cavalcioni su di lui. Mi staccai di poco dalle sue labbra. < Damon.. parlare.. noi > cercai di dire, ma i suoi baci intensi non me lo permisero poi tanto.
Lo sentii camminare ad ampie falcate fino a quando la mia schiena non cozzò contro il muro della stanza. “Auch!” pensai. Il bacio cambiò intensità. Da un semplice sfiorarsi di labbra divenne qualcosa di più tanto che respirare divenne decisamente difficile. Percepii la sua lingua farsi spazio tra le mie labbra, fino a quando non raggiunse la mia. Entrambe presero a rincorrersi, a sfiorarsi. Lo sentii mordere il mio labbro inferiore e dovetti premere le unghie contro il palmo della mia mano per non emettere un gemito che stava per abbandonare le mie labbra. Non appena le sue labbra si posarono sul mio collo, mordicchiandolo, le sue mano finirono sulla camicetta. Fu un attimo. Inserendo le dita tra gli spazi tra un bottone e l’altro, Damon fece saltare i bottoni e l’aprì rivelando il reggiseno. Strinsi d’istinto le gambe intorno alla sua vita, avvicinandolo a me. Non me ne curai molto e portai le mani sul suo petto, graffiandolo leggermente fino ad arrivare al bordo dell’asciugamano. Un suono gutturale fu soffocato da Damon e le sue mani si strinsero sulle cosce, lasciate scoperte dalla gonna. Portai indietro il capo, chiudendo gli occhi. “Parlare.. Se.. “
Cercai di metterci tutta la buona volontà, non ero andata lì per.. per.. < Damon! Fermati! >
Portò il viso davanti al mio. < Ne sei sicura? > mi guardò con lo sguardo acceso di eccitazione e un sorriso malizioso.
< Prima parliamo.. poi.. >
< Prima poi.. e poi parliamo > disse lui, ritornando a baciarmi il collo, scendendo lungo l’incavo del seno. Chiusi gli occhi in seguito ad un brivido lungo tutta la schiena. Le mani di Damon arrivarono sul gancio del reggiseno e lo aprì rapido, sfilandolo e lanciandolo da qualche parte nella stanza.
Dovetti inarcare la schiena quando percepii il pavimento freddo sulla pelle e Damon ne approfittò per passare la lingua sul mio petto. Colta da una strania smania, strinsi le mani contro il telo di Damon da cui si scorgeva un “tenue” rigonfiamento. Vi strusciai contro il mio bacino, sentendo lievi sospiri abbandonare la bocca di Damon. L’acuto rumore di tessuto strappato mi avvisò che il mio intimo era andato perduto per sempre. Feci in modo che Damon mi guardasse negli occhi. < Ti è dato di volta il cervello? > gli dissi sconvolta. < Il mio intimo! >
< Rimedieremo > disse solamente, prima di ritornare a baciarmi le labbra. < E non dire che come gesto non ti è piaciuto > mormorò malizioso all’orecchio.
Gli morsi il lobo, sentendolo lamentarsi leggermente. Di rimando mi morse lievemente il collo. < No, tu non ti azzardare a mordermi! Ehi! > dissi, provocando una lieve risata in Damon.
Sospirò, alzando il viso e guardandomi negli occhi. < Ti prego, un’altra volta in bianco con te non la reggo! >
< Brutta l’astinenza? > dissi, provocandolo anche se, beh, la situazione non era delle migliori. Stesi sul pavimento, io completamente nuda, lui coperto solamente da un telo, poteva mai essere questo un perfetto momento per conversare?
< Non è l’astinenza, ragazzina. E’ la voglia di te che mi logora > disse non smettendo neanche per un secondo di guardarmi negli occhi. Rimasi spiazzata da quell’affermazione e dal modo in cui lo aveva detto. Non so perché, ma sentii il mio cuore perdere un battito prima di riprendere a folle velocità la sua corsa. Azzerai le distanze tra le nostre labbra, stringendogli i capelli con una mano. < Andiamo su qualcosa di più comodo > mormorò e subito dopo percepii la morbidezza del letto contro la schiena. Come andai a cingergli i fianchi con le gambe, notai come non indossasse più il telo. Eravamo, ora, pelle contro pelle. Deglutii nervosa. Non ero mai stata nervosa, mai, ora invece sentivo dentro me una fortissima ansia e Damon sembrò accorgersene. < Ariel > mi chiamò con voce lieve. Alzai lo sguardo e non so cosa vide dentro i miei occhi, ma sulle labbra nacque un sorriso. Non era un sorriso malizioso, un sorriso strafottente, no. Quello assomigliava al sorriso che aveva in una delle foto scattate da Elena. Un sorriso.. reale.
< Che c’è? > chiesi scorbutica, ma lui scosse il capo, prendendo a strusciare il suo bacino contro il mio. Gemetti leggermente e gli strinsi il busto con le braccia, avvicinandolo a me. La voglia repressa che avevo di lui iniziò a farsi sentire, a farmi scalpitare. < Ti odio >
< Si, lo penso anche io, ma ora a cosa è dovuto? >
Sospirai nervosa. < Ti prego, Damon! >
< Mi piace quando mi preghi > disse lui malizioso al mio orecchio. Finalmente, però, iniziò a porre fine a quella dolce tortura, facendosi poco a poco spazio in me. Prese così a muoversi in me con spinte lente, profonde, ma al tempo stesso intense e passionali. Infossai il viso nell’incavo del suo collo, circondato dalle mie braccia, sospirando ad ogni sua spinta. Non credevo che una persona come Damon potesse essere delicato come, invece, in quel frangente si stava rivelando. Le spinte continuarono fino a quando una bolla di piacere iniziò a crescere all’interno del mio corpo, diventando sempre più grande ed insostenibile. Portai le mani ai lati del mio viso e, poco dopo, sulle mie si posarono le mani di Damon. Intrecciai le dita con le sue, stringendole forte quando la bolle scoppiò, lasciandoci andare al piacere.


Respirai affannata contro le sue labbra, con gli occhi ancora chiusi. Quando li aprii, trovai le labbra di Damon tese in sorriso malizioso.
< Non provare a far battutine >
< Cosa mi dai in cambio? >
< Tanti calci dati con affetto > gli dissi ironica.
< Perché non usi questo affetto in altre occasioni? > mormorò malizioso al mio orecchio, prima di scendere a baciarmi il collo.
Tremai leggermente. < Ora parliamo – roteò gli occhi, rotolando al mio fianco mentre io mi misi seduta – Cosa siamo tu ed io? >
< Umana e vampiro? >
< Non in quel senso, genio! Ci baciamo, ora siamo andati a letto insieme.. Cosa.. Cosa siamo? – voltai il viso verso di lui – Hai detto che la voglia di me ti stava logorando. Volevi solo portarmi a letto? >
< Cinquanta e cinquanta >
< Che cosa è l’altro cinquanta? > Quella domanda colse impreparato Damon, che mi guardò corrugando la fronte.< Un cinquanta è perché volevi venire a letto come me, l’altro? >
< Non lo so > rispose solamente, distogliendo lo sguardo da me. < Tu solo di questo volevi parlarmi? >
< Più o meno. Elena dice che tra me e te, oltre all’attrazione, c’è dell’altro >
< Tu le credi? >
Corrucciai le labbra, pensandoci, prima di ridacchiare. < Forse avevi ragione >
< Io ho sempre ragione, ma questa volta su cosa? >
< Sul fatto che bisognava avere solo pazienza – mi appoggiai al suo petto, guardandolo negli occhi – Damon Salvatore mi hai fatto cadere ai tuoi piedi >
Sorrise vittorioso. < Devo essere sincero su una cosa: il primo a cadere nella sua stessa trappola, sono stato io > corrugai la fronte non capendo e Damon non mi spiegò oltre, mi baciò solamente.



Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buon giorno e buona domenica!!!! Come state? Io non m reggo in piedi! Ieri ho avuto una giornata pienissima, oggi idem! Stasera mi aspetta anche un compleanno! Devo studiare per il compito di domani,  il 12 marzo si avvicina sempre di più, ovvero si avvicinano i 100 giorni all'esame, e io non ho ancora la tesino del tutto fatta! Mi mancano ancora alcune materie ç______ç Perchè si devono fa gli esami? ç____ç
Comunque, bando alle ciance, quello di oggi non è UN capitolo qualunque, ma è IL capitolo ù.ù Ebbene si, dopo ben 20 capitoli, i nostri due piccioncini arrivarono al dunque, un pò anche grazie ad Elena xD
Non so che dire.. Credo che il capitolo si sia commentato da solo.. Ah, si, vi posso dire solo questo.. Non abbassate la guardia ù.ù Gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo, e hanno un nome.. ;)
Vorrei ringraziare chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti, grazie!!
Per qualunque cosa vi aspetto sul mio gruppo di FB :) A Mercoledì :)

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Capitolo 23
*** Capitolo o22 ***


22



Capitolo 22

 

Camminai delicatamente sulle punte, cercando di fare il meno rumore possibile. Era più facile a dirsi che a farsi, ero pur sempre in una casa abitata da vampiri. Io e Damon ci rotolammo amorevolmente tra le lenzuola per altre.. ehm.. per molte altre volte.
Quando avevo riaperto gli occhi, avevo trovato Damon placidamente addormentato, o almeno così sembrava. Colsi, così, l’occasione per scendere in cucina e bere un po’ d’acqua, visto che tutto quel rotolare mi aveva messo sete. Cercavo di fare il meno rumore possibile dato che non sapevo se Stefan fosse o meno in casa. Sempre per non rischiare, avevo indossato una camicia di Damon.
Presa l’acqua, ne versai un po’ in un bicchiere che portai poco dopo sulle labbra. Non avevo ancora ben inteso cosa diavolo fossimo ora io e Damon, le idee chiare non le aveva neanche lui. Bell’affare, no?
Intenta a pensare, non mi accorsi dell’arrivo nella stanza di quest’ultimo, con indosso un pantalone della tuta, e infatti, quando mi voltai, mancò poco che mi venne un infarto. Per lo spavento mi versai addosso quel poco d’acqua che era rimasta nel bicchiere.
< Mi hai appena bagnato la camicia, ma – sorrise divertito – essendo bianca, apprezzo molto il gesto >>. Mi guardai la chiazza bagnata e iniziai ad intravedere la pelle sottostante. < Sicura di non essertela gettata addosso di proposito solo per avere un altro round? > disse, avvicinandosi a me fino a bloccarmi tra il suo corpo ed il mobile. < Sei sexy, lo sai? > e si abbassò con le labbra sul mio collo, lasciandovi alcuni tocchi con la lingua. Portai una mano ad accarezzargli i capelli mentre gli cinsi un fianco con la gamba. < Meglio se ti prepari >. “Prepararmi a cosa?”.
Velocemente mi trovai stesa sul tavolo con il corpo di Damon sul mio.
Non prestai attenzione al suo avviso fino a quando un < Oddio! > non mi fece irrigidire.
< Damon! Ariel! > esclamò una voce sconvolta.
Quando alzai lo sguardo, incrociai quello di Elena e di Stefan paralizzati sulla soglia della cucina. Cercai di togliermi Damon di dosso. < Elena, Stefan.. non è come.. come.. >
< Come crediamo? > disse Stefan tra il divertito e lo scioccato.
< Uno è senza maglia, l’altra ha solo una camicia addosso. Cosa dovremmo credere? > continuò Elena.
< Infatti avete ragione. Abbiamo appena finito di rotolarci tra le lenzuola così tante volte da aver perso il conto, vero tesoro ? > disse Damon, sollevandosi da sopra di me. Scesi a mia volta dalla tavola, cercando di tenere la camicia il più attaccata alle cosce. < Elena, non ti dispiace se do ad Ariel qualcosa di tuo visto che, nella foga, i suoi abiti sono andati persi? > disse, facendomi arrossire fino alle punte dei capelli.
< O-Ok > disse lei imbarazzata quanto me.
Non appena Damon scomparve al piano di sopra, mi voltai verso i due. < Credo.. credo che salirò anche.. io > mi grattai nervosa il collo e mi girai per dirigermi verso le scale, quando la voce di Elena mi fece fermare.
< Andiamo al Grill a fare una partita a biliardo, venite con noi e tu – mi indicò – mi dirai tutto! >
Salii svelta le scale e mi imbattei in Damon con in mano un paio di mutandine nere. < Sapevi che stavano entrando in casa! 
gli dissi a denti stretti, prendendo l’intimo e infilandomelo sotto i suoi occhi – Sei un infame! > e ciò provocò le sue risate.

Mezz’ora dopo tutti e quattro ci trovavamo dentro il Grill, davanti ad un tavolo da biliardo a discutere su come formare le squadre.
< Coppie? > propose Elena
< Non siamo mica una coppia io e lei > disse Damon prima che gli tirassi una gomitata contro lo stomaco.
< Donne contro uomini: chi perde paga > proposi invece io mentre presi una stecca. < Ci state? >
Stefan e Damon si scambiarono uno sguardo d’intesa. < Ci stiamo >
Damon si sfregò le mani. < Dio, ci sarà da divertirsi >
La prima partita venne persa da me ed Elena miserabilmente, la seconda, invece, fu vinta. Non ci mancava altro che fare l’ultima partita, quella che avrebbe decretato vincitori e vinti. Ci trovavamo in svantaggio io ed Elena per cui mi avvicinai a lei e, preso il telefono, le scrissi una cosa in modo che nessuno sentisse. Lei lesse e sorrise.
Era il turno di Stefan ed Elena, molto tranquilla, gli si mise di fianco e gli iniziò ad accarezzare il braccio. Stefan rimase spiazzato da quel gesto, ma riuscì comunque a mandare in buca una prima pallina. Non riuscì a fare la stessa cosa con la seconda visto che Elena gli lasciò un bacio sul collo.
< Questo è giocare sporco! > disse Stefan, avvicinandosi al fratello.
< Non stiamo facendo assolutamente nulla > mi discolpai io, mettendo in buca due palline.
Fu il turno dei ragazzi di scambiarsi un’occhiata di intese, infatti, quando feci per colpire la pallina, Stefan mi mosse le stecca, facendomi sbagliare. < Ehi! >
< Uno pari, dolcezza > disse Damon, passandomi accanto. Socchiusi gli occhi. Volevano la guerra? E guerra sia.
Lasciai che mandasse in buca una prima pallina, ma alla seconda, per puro caso, la mia mano bloccò il buco impedendo alla pallina di entrare. < Ops, non me ne ero resa conto! > esclamai, sorridendo.
< Questo è troppo! > borbottò Damon, avvicinandosi ad ampie falcate a me. Mi prese per i fianchi ed iniziò a farmi il solletico.
Gli tirai leggeri pugni contro il petto per farlo smettere. < Damon, smettila! >
< So che è tutta una tua idea e come tale ne pagherai le conseguenze! >> disse senza smettere di sghignazzare. Riuscii a farlo smettere e, ansante, lo guardai negli occhi. Lo trovai intendo a guardarmi intensamente, uno strano luccichio negli occhi. Alzò una mano, forse per spostarmi i capelli che avevo sul viso, e, invece, finì per scompigliarmeli del tutto.
Ero pronta ad urlargli contro, ma una voce me lo impedì. < Ma guarda, guarda. Sbaglio o vedo i cari fratelli Salvatore con le rispettive compagne divertirsi insieme? >
Katherine era appoggiata con le spalle ad un angolo buio del locale, vicino al biliardo che stavamo occupando, sul viso un suo classico sorriso derisorio. Non si allontanò tanto da dove si trovava. Non poteva farsi vedere visto la presenza di Elena nel locale. Avrebbe attirato decisamente l’attenzione su noi tutti.
< Katherine > dissero Elena e Stefan mentre io la guardai con astio.
Ad avvicinarsi a lei fu Damon. < Come mai ancora qui? Pensavo te ne fossi andata di corsa >
Lei ghignò. < E perdermi così l’aggressione ai danni del tuo giocattolino? O perdermi questa scena? > disse sprezzante, sfiorandogli un braccio.
< Sapevi che l’avrebbero aggredita? > chiese Stefan, stringendo Elena a sé.
A Katherine non passò inosservato quel gesto visto che arricciò il labbro superiore disgustata. < Ovvio che lo sapevo – disse come se non fosse accaduto nulla – Mi era stato chiesto dove fosse la giovane umana ricercata da Klaus. Io ho semplicemente risposto che dove c’era la doppelganger, c’era lei >
Damon fece per scattare, ma Stefan lo afferrò per un braccio. < Damon, cerchiamo di non attirare attenzioni inutili su di noi >
< Come vedi, sono ancora viva e vegeta > le dissi, guardandola. < Il tuo tentativo di farmi uccidere è andato male >
Lei mi guardò. < Ma io non volevo che tu morissi, anzi – sorrise e fu subito davanti a me – Se proprio devi morire, lo farai per mano mia > e ritornò nel suo angolo buio.
< Cosa vuoi ancora, Katherine? > chiese Elena.
< Voi volete Klaus morto, giusto? Io so come ucciderlo >
< Bleffi. Klaus ora è immortale > rispose Damon svogliato.
Scosse il capo ghignando. < E’ immortale se non lo si sa uccidere. Io so come ucciderlo >
< Perché lo dici a noi, allora? > proruppe Stefan < Quale è il tuo reale piano, Katherine? >
Lei roteò gli occhi stufa. < Mi sono scocciata di questo vostro atteggiamento. Se volete sapere come fare, sapete dove trovarmi >
In un attimo sparì da davanti a noi, che ci guardammo negli occhi. < Non le credo > ribadì Damon.
Stefan sembrava pensieroso. < Non lo so, Damon. Non lo so. Per quanto quella donna sa essere imprevedibile, potrebbe anche starci dicendo la verità >
< Stefan, per favore! Sai che ci sta facendo credere ciò semplicemente per farci allontanare e poter prendere Ariel ed Elena e portarle da Klaus! >
< Voi due cosa ne pensate? > chiese Stefan.
Io ed Elena ci scambiammo uno sguardo preoccupato. < Stefan ha ragione, come può anche non avercela. Non potremmo saperlo mai se non sentiamo cosa ha da dire Katherine >
< Ti stai fidando di lei? > chiese Damon nervoso.
< Forse! Ti ricordo che ti ha portato la cura quando poteva benissimo scappare il più lontano da qui >
< Non c’entra un bel niente >
Non ne potevo più di sentirli, così decisi di porre fine a tutto quello. < Non mi fido, ma andrò comunque a sentire cosa vuole >
Tre paia d’occhi mi fissarono. < Cosa? >
< Avete benissimo capito cosa ho detto. Non mi interessano le vostre opposizioni per cui.. chi mi dice dove la trovo? >

Per tutto il tragitto discussi con Damon, completamente contrario a quanto stavo per fare.
< Ti sei bevuta il cervello, anzi ve lo siete bevuti tutti e tre >
< Damon, per favore – dissi, guardandolo ormai priva di pazienza – Non mi farà nulla per cui tappati la bocca > Damon socchiuse gli occhi, fulminandomi con lo sguardo, ma si azzittì. < Bravo > mi sporsi verso di lui, baciandolo prima di scendere dall’auto.
Raggiunsi quella che doveva essere l’abitazione di Katherine, o comunque un luogo in cui stava. Da fuori non sembrava essere abitata. La porta era socchiusa, che mi stesse aspettando? Entrata dentro, la luce si accese e un ticchettio si fece sempre più acuto.
< Pensavo che nessuno di voi sarebbe venuto > esclamò lei, comparendo nel corridoio.
< Potremmo anche non crederti, ma stare a sentire cosa vuoi dirci non fa mai male >
< Come volete voi, intanto accomodati >
Ci spostammo nel salone dove erano già pronti due calici di vino, o almeno sperai che fosse vino.
< Katherine, parla e finiamola qui >
Lei accavallò sensualmente le gambe, prendendo un bicchiere in mano. < Cosa c’è, ragazzina? Hai paura che ti faccia del male? – il mio sguardo la fece sbuffare – D’accordo, vedo che vuoi andare via per cui.. >
< Klaus come si uccide? >
< Io non lo so – feci per parlare, ma mi stoppò – Ma so a chi chiedere. Si chiama Mikael e da quanto ho potuto sentire, Klaus ha molta paura di lui >
< E dove si trova questo Mikael? >
< In un cimitero molto fuori Mystic Falls >
< Come in un cimitero? > chiesi confusa.
< Te l’ho detto, Klaus ha paura di lui per cui ha rinchiuso Mikael in una cripta, lo ha sigillato con le catene e piantato un pugnale d’argento nel cuore >
< Deve avere proprio molta paura di lui > dissi, prendendo il bicchiere e portandolo alle labbra.
< Lui sarà la nostra arma contro Klaus >
< Possiamo fidarci di te? >
Lei assunse un’espressione dispiaciuta, prima di tornare a sghignazzare. < Certo, su quello che ti ho detto si. Ma faremo il tutto a modo mio >
< Cosa.. Cosa intendi.. dire? > chiesi, sentendo poco a poco la testa girare.
< Mi dispiace, anzi no. Tesoro, in questo modo sarò sicura che i ragazzi faranno come sto dicendo loro >
Un improvviso senso di stanchezza mi colse, facendomi perdere i sensi. Credo proprio che quel vino fosse drogato.




Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno! Come va? Spero tutto bene :) Prima di parlare del capitolo voglio ringraziare tutte voi, specialmente chi recensisce :) Eh si, sono giunta alle 200 recensioni :3
Ma veniamo al capitolo.. Damon e Ariel vengono scoperti da Stefan ed Elena in atteggiamenti poco inequivocabili xD Vi ricordate che nello scorso capitolo avevo parlato di imprevisti? Molti ritenevano fosse Klaus, e invece no! Torna la nostra Miss Petrova e, questa volta, è lei a entrare in azione, 'rapendo' Ariel :) Sebbene tutte noi sappiamo che Mikael era stato rinchiuso da Mamma Bennet, Katherine sa di Mikael in seguito a informazioni ricevute, per cui crede che sia stato Klaus a rinchiuderlo..
Ora i nostri fratelli Salvatore saranno obbligati a fare come vuole Katherine, sempre che il suo piano vada a buon fine  eheheheh..  Nel prossimo capitolo...... Ah, non posso dire nulla!!
Ringrazio nuovamente tutti coloro che leggono, coloro che recensiscono, facendomi sorridere ad ogni recensione, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti!
Non mi resta che darvi appuntamento a Domenica, ora devo scappare a studiare.. Baciiiii !








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Capitolo 24
*** Capitolo o23 ***


23


Capitolo 23

Quando iniziai a riprendere conoscenza,  mi trovavo all’interno di una macchina a me sconosciuta. Guardai fuori dal finestrino, vedendo la strada scorrere, senza capire dove mi trovassi. Mi sentivo confusa, la testa mi girava. L’ultimo ricordo che avevo era l’aver bevuto il vino ed aver perso i sensi sul divano di Katherine. Katherine. Lei.. lei mi aveva drogato il vino.
< Vedo che hai ripreso i sensi >
Mi voltai verso di lei, sentendomi ancora un po’ spaesata. < Ti avrei seguita anche senza che mi drogavi > dissi, massaggiandomi le tempie. < Dove stiamo andando, quindi? >
< A prendere Mikael > rispose con tranquillità lei.
< Come fai ad essere sicura che ci aiuterà? >
< Non lo sono infatti, ma confido molto in lui > Il mio telefono prese a squillare e prima che me ne accorgessi, era già in mano di Katherine. < Ciao Damon > rispose sensualmente. < Come mai rispondo dal suo telefono? – mi guardò con la coda dell’occhio – Semplice, lei è qui con me. Come sta? Bene >
Roteai gli occhi, porgendole una mano, che guardò prima di consegnarmi il telefono. < Damon? >
< Dove diavolo sei? > disse decisamente alterato.
< Sono in macchina >
< Ariel, dimmi immediatamente dove state andando! O giuro che non appena vi prendo… >
Katherine mi tolse il telefono dalla mano. < Damon, scusaci, ma abbiamo una cosa da compiere > e così chiuse la chiamata.

Il viaggio proseguì senza troppe difficoltà, in silenzio. Sapevo che era un grosso azzardo fidarsi di Katherine, ma volevamo liberarci di Klaus e lei sembrava l’unica a sapere come fare.
< Come è? > chiese all’improvviso e corrugai la fronte non capendo. Lei roteò gli occhi. < Dico Damon, come è? >
< Dovresti saperlo visto che sei stata anche con lui – sollevò le sopracciglia, corrucciando le labbra – Come è, invece, giocare con i sentimenti di entrambi? >
< Io non ho giocato con loro. Io amavo entrambi >
< A me pare invece che tu ti sia solamente divertita, prendendoli in giro, giocando con i loro sentimenti. Li hai portati ad odiarsi per un secolo intero, se non di più! E’ questo il tuo modo di amare? > sbottai contro di lei.
< Tu non sai niente di me, stupida ragazzina. Nulla > disse a denti stretti.
< Invece so quanto basta per.. > non riuscii a terminare in quanto Katherine, fermata l’auto, mi strinse il collo con una mano, smostrando il viso.
< Ragazzina, te lo ripeto. Non sai nulla, assolutamente nulla. Va avanti e giuro che ti uccido senza troppi giri di parole >
Mi lasciò libera e presi a tossire, sfiorandomi con le dita il collo. Non parlò più nessuna delle due e, dopo aver rimesso in moto l’auto, il viaggio riprese per poi fermarsi mezz’ora dopo.
Guardai fuori dal finestrino, osservando l’immenso cimitero davanti a noi.
< Quindi.. E’ questo il famoso posto > dissi, uscendo dall’abitacolo.
< Andiamo > mi disse semplicemente.
Entrammo all’interno del cimitero ed iniziammo a cercare la famosa cripta in cui era stato sigillato Mikael. Come diamine facevamo a sapere quale fosse? < Chi ti ha detto che era in questo cimitero, non ti ha detto in quale cripta trovarlo? > urlai per farmi sentire, ma non mi rispose. Quella donna sapeva come farsi odiare. Entrai in una ennesima cripta. Era leggermente più piccola delle altre, era spoglia e decisamente mal tenuta. Che fosse questa? Mossi qualche passo, sentendo il pavimento scricchiolare. Raggiunsi la grande bara in pietra, posta al centro della stanza. Posando le mani sul coperchio, iniziai a fare forza, cercando di spostarla. Si mosse non di molto, ma quanto bastava per guardarci dentro. Avvicinai l’occhio e..
< Trovato qualcosa? > Buttai un urlo, spaventata a morte. Mi portai una mano sul cuore e una davanti agli occhi, stavo per morire di crepa cuore. < Ti ho spaventata? > chiese, ghignando e dovetti far di tutto per non urlarle contro. Ci tenevo alla mia vita tutto sommato.
< Non lo so, stavo per controllare chi ci fosse dentro questa tomba >
< Lascia, faccio io - mi passò accanto e, raggiunta la tomba, la scoperchiò con molta facilità – No, non è lui > disse poco prima di uscire dalla cripta.
Mi sporsi a guardare all’interno della tomba e rabbrividii alla vista dello scheletro. Indietreggiai di qualche passo prima che il pavimento scricchiolasse con maggiore intensità. < Katherine? > la chiamai, mantenendo un tono calmo. < Katherine? Katherine! > urlai alla fine.
La vampira comparì in brevissimo tempo sulla soglia. < Cosa c’è? >
Guardai il pavimento e poi lei. < Credo che.. che ci sia qualcosa qui sotto >
Corrugò la fronte. < Cosa te lo dice? > fece un passo all’interno della cripta. Nel momento in cui lo fece, il pavimento non resse più e, crollando, mi portò giù con sé.
Mi misi seduta, sentendomi dannatamente dolorante. < Ti va bene come motivazione? > chiesi sarcastica mentre massaggiavo le zone lese. Mi guardai intorno, ma era troppo buio per cogliere qualche cosa. < Ho bisogno di una torcia! >
< Aspetta qui – disse prima di scomparire e di ricomparire sulla soglia, lanciandomi l’oggetto richiesto – Prendi >
La presi al volo e l’accesi. < Tu non scendi? > le chiesi, ma era ovvio che non l’avrebbe fatto.
Roteai gli occhi e iniziai a puntare la luce della torcia ovunque. Muro, muro, muro e ancora muro. Sembrava essere una semplice cripta con uno.. scantinato? Ero pronta a dire a Katherine che anche quella cripta era un buco nell’acqua, quando qualcosa luccicò al passaggio della luce. Mi avvicinai cauta alla parete e, quando fui vicina,  la osservai attenta. Picchiettai una nocca contro di essa, scoprendo come al di là di essa ci fosse una ennesima stanza. < Katherine, qui c’è qualcosa, ma non credo di essere in grado di aprirla – dissi, continuando a studiare la parete – Katherine? > sperai che il fatto che non mi rispondesse dipendesse dal fatto che ce l’aveva ancora con me e non per altri motivi. Non mi sarebbe per niente piaciuto restare sola in un cimitero, per giunta privata del telefono. Cercai di fare forza, ma era inutile, non si spostava. < Katherine, gradirei una mano! Sai come è, sono umana e non ho la super forza! >

Fu un particolare a catturare la mia attenzione. Vi erano molte pietre incastonate nella parete, tanti lapislazzuli, a formare un cerchio, eppure.. eppure ne mancava una per completarla. Sembravano così, così simili alla mia, a quella che avevo incastonato nella collana. Che fosse il modo per aprirla? Era pure sempre uno “stupido oggetto magico”, come Damon lo aveva rinominato. Mi sfilai la collana dal collo ed inserii il ciondolo nella fessura. Combaciavano perfettamente. Ero pronta a qualunque forma di “magia” o di manifestazione. Terremoti, nebbia, tormente.. Ok, forse esageravo, ma non si sapeva mai. Tuttavia.. Tuttavia non accadde assolutamente nulla. Sbuffai, allargando le braccia. < Tutto qui? Niente? Neanche una fitta pioggia? > Scocciata, estratti il ciondolo dalla parete e mi voltai, quando sentii un forte rumore. Mi voltai nuovamente e della parete non c’era più. Entrai all’interno di quella nuova stanza e.. < Katherine aveva ragione > mormorai stupita. Una tomba faceva bella mostra di sé al centro della stanza. Era priva di copertura per cui quando ci guardai dentro vidi quello che doveva essere Mikael. Legato con catene, pugnalato, si doveva essere per forza Mikael. Si ma come lo liberavo? Nella stanza non c’era niente che potessi usare per far forza, né tanto meno avevo la forza per romperlo a mani nude. L’occhio mi cade sul pugnale. Potevo sempre sfilarglielo e, rabbrividii, dargli del sangue. Non era male come idea, peccato che quello era un vampiro incatenato e tenuto a secco da non so quanti anni, ci avrebbe messo meno di un nano secondo a prosciugarmi. Mi feci coraggio e portai una mano sul manico. “Al mio 3.. 1..2..e..”
< Io non lo farei se fossi in te >
Sobbalzai e  mi girai di scatto, trovandomi di fronte una delle ultime persone che avrei voluto incontrare. < Klaus >
Poco dopo un corpo privo di sensi cadde ai suoi piedi. Ora capivo perché non stavo ottenendo più nessuna risposta da Katherine. < Non è morta, non ancora – mosse alcuni passi verso di me, che indietreggiai – Non avrei immaginato che la tua collana fosse l’ultima delle chiavi. Sorprendente >
< Cosa vuoi? – guardai con la coda dell’occhio il corpo privo di sensi di Mikael – Hai.. Hai davvero così paura di lui? > Non rispose, fece solo un altro passo avanti. Rischiai il tutto per tutto e, velocemente, estrassi il pugnale dal torace di Mikael, ma in breve mi ritrovai Klaus dietro le spalle, che stringeva con forza un mio braccio.
< Te lo avevo detto di non farlo > Fu in quel momento che sperai che il corso di autodifesa, preso tempo fa, facesse il suo compito. Non aspettandoselo, Klaus subì la gomitata che riuscii a tirargli. Avevo il pugnale ancora stretto nella mano per cui, approfittando di quella sua sorta di sorpresa, conficcai il pugnale nel cuore, allontanandomi subito dopo. Lui si guardò il petto, da cui spuntava il pugnale, prima di risollevare il viso e guardarmi ghignando. < Tentativo inutile, come tu sai, ma ho apprezzato il coraggio e la tenacia del gesto > il ghignò sparì, lasciando spazio ad una espressione seria e truce. Mi ritrovai a cozzare con forza la schiena contro la parete dura ed il fiato si mozzò nella mia gola. Sotto i miei occhi, estrasse dal suo petto il pugnale come se non sentisse alcun dolore. < Vuoi vedere cosa succede a chi prova ad ostacolarmi? > cambiò l’impugnatura del pugnale, ritrasse il braccio, caricando il colpo, mentre io chiusi gli occhi. “Sono morta!”. Non sentii niente, solo un rumore metallico vicino all’orecchio. Era quello che si provava morendo? Provai ad aprire un occhio e ci riuscii, sorprendendomi alquanto. Aprii anche l’altro, irrigidendomi alla vista dal pugnale conficcato a pochissimi centimetri dal mio viso. Se avessi voltato il viso, sarei quasi riuscita a sfiorarlo con il naso. Deglutii, dannatamente impaurita. < Questo – disse Klaus, posando le labbra contro la mia gola, risalendo fino all’orecchio – E’ solo un piccolo avvertimento. Potrei non essere così gentile una prossima volta, zuccherino >. Prima di staccarsi da me, lasciò un bacio in corrispondenza della carotide mentre estrasse nuovamente il pugnale. Si voltò e, raggiunta la tomba, conficcò con pochi giri di parole il pugnale nel petto di Mikael mentre pian piano io scivolavo contro la parete. < Di Katerina fatene quel che volete, ma senza ucciderla. L’altra ragazza.. – mi guardò con la coda dell’occhio, ghignando – Lei mi serve viva >
Qualcuno della cricca di Klaus prese Katherine mentre un secondo di spostò rapido vicino a me. < Fa un buon riposo, tesoro > disse prima che qualcosa mi colpisse la nuca, facendomi perdere i sensi, nuovamente direi. L’ultima cosa che sentii furono le parole di Klaus: ‘Bruciate ogni cosa, non deve restare niente’ , il resto è solo buio profondo.





Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona Domenica! Come state? Io sto stanca, stanca! La scuola mi sta uccidendo, senza contare che domani saranno 100 giorni all'esame, e che non so una cippa su cosa fare, ho un'ansia assurda! San Gabriè, famme na grazie, te prego! Inoltre la mia mente partorisce scene di diverse FF, per la serie che sto abbozzando il seguito di A Twist In My Story, anche se mi so arenata al Capitolo 6, e una nuova Ff su Joseph Morgasm, ehm, Morgan :3
Ah, dimenticavo, potreste mettere un Mi Piace qui? --> Concorso 
Comunque, mettiamo da parte il mio degenero.. allora, se tra Ariel e Katherine non si arriva alle mani, loro non stanno bene! xD Tuttavia, riescono a raggiungere il cimitero a Charlotte, iniziando così la caccia alla tomba di Mikael. Si, si, lo so, la tomba non era in un sotterraneo, ma mi serviva un qualcosa per spiegare il perchè di quella collana xD E proprio quando Ariel, trovato Mikael, è pronta a estrarre il pugnale, chi compare? Ma siiiiiiii, il mio adorato Klaus :33
Riassunto di tutto: il piano fallisce e Katherine e Ariel vengono "delicatamente" catturate da Klaus... Cosa accadrà adesso? Vi dico solo che nel prossimo insulterete pesantemente Ariel, e anche me xD Ma vi prego, non lo fate xD
Ringrazio chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite, seguite, da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti :)
Non mi resta che dirvi che ci si vede Mercoledì! Baci!!!

 








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Capitolo 25
*** Capitolo o24 ***


24


Capitolo 24

Ancora ad occhi chiusi, portai la testa all’indietro, sentendola scricchiolare. Volevo muovere le braccia, ma qualcosa me lo impediva. Quando aprii gli occhi, ero legata ad una sedia e lo stesso valeva per Katherine, eccetto il fatto che non era legata. Scossi lievemente il capo per levarmi quel senso di confusione che mi attanagliava la mente.
< Katherine > provai a chiamarla e lei mi guardò. < Siamo fottute, vero? >
< Bene, bene, bene. Vedo che la mia adorata si è ripresa – sorrise, avvicinandosi e prendendo dalla tasca il telefono – Possiamo dare il via alle domande. Come sapevate di Mikael? > Guardò prima me e poi Katherine < Non ho intenzione di farvi del male >
< La gente ti odia, Klaus, è normale che le voci girano > esclamò Katherine con il suo solito tono di voce.
< Deduco che tra le due, eri tu a saperlo, dovevo immaginarlo – corrugò la fronte, avvicinandosi a lei – Chi te l’ha detto? >
< Te l’ho detto, le voci girano >
La colpì violentemente con uno schiaffo, facendola cadere per terra. < Te lo ripeto un’altra volta, forse non sono stato chiaro prima. Chi te lo ha detto? > disse, guardandola in viso e, probabilmente, soggiogandola anche.
< Le voci girano >
Klaus si rimise dritto e guardò i suoi compagni. < Sapete che fare di lei >
Spalancai gli occhi, guardando quella scena. < No, no, no! > iniziò a dimenarsi Katherine fino a quando, non sapendo come, riuscì a liberarsi e a fuggire.
< Katerina e le sue fughe, dovrei esserci abituato ormai – spostò lo sguardo su di me – Beh, non mi resti che te >
< Io.. Io non so nulla >
< Davvero? > disse, guardandomi negli occhi, ed io annuii. < D’accordo, ti credo, tanto ormai non potremmo più sentir parlare di Mikael – si sfregò le mani tra loro – Ma torniamo a noi, che ne dici di fare una bella telefonata ai tuoi amici? Hanno ancora qualcosa che mi serve > Prese il telefono e, dopo aver composto un numero, fece partire la chiamata. Si andò a sedere sulla sedia fino a poco occupata da Katherine. Posò il telefono sul tavolo, azionando il vivavoce.
Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.. < Pronto? > “Damon”
< Prova ad indovinare con chi stai parlando? > disse Klaus, ghignando.
Ci furono alcuni secondi di silenzio. < Klaus >
< Ma che bravo! Ma passiamo alle cose serie. Avete qualcosa che mi serve >
< Klaus, dovresti metterti l’anima in pace. Non avrai Elena, né ora, né mai. Anzi, se mi permetti di dirti, forse i tuoi giorni sono contati > esclamò Damon. Anche se non lo vedevo, potevo immaginare che sul suo viso fosse stampato un ghigno perfetto.
< Ti riferisci alla ricerca attuata da Katerina e dalla dolce Ariel? Tranquillo, sono vive. Una delle due è riuscita a scappare, ma credo che tu abbia capito di chi io stia parlando >
< Stai bleffando >
< Tu dici? – Klaus mi guardò – Ariel, perché non dici ciao a Damon? >
< D-Damon > mormorai, guardando il telefonino.
< Ariel! Falle qualcosa e giuro che ti darò la caccia > proruppe Damon infuriato.
< Sapete cosa voglio e fino a quando non lo otterrò, beh, considerate Ariel mia ospite. Spero a presto, Salvatore > e chiuse la chiamata. Lo guardai alzarsi dalla sedia ed avvicinarsi a me. < Meglio che tu non tenta la fuga. Non andresti molto lontano > e mi liberò i polsi, che subito massaggiai.
< Cosa significa che sarò tua ospite? > chiesi, cercando di capire qualcosa di più.
< Hai capito perfettamente. Tu sarai la mia merce di scambio. Quando avrò Elena, potrai andare via >
< Che senso ha ucciderla? >
< Oh, ma io non voglio ucciderla – quella sua risposta mi lasciò basita – Mi serve il suo sangue >
< Come il suo sangue? Finiresti comunque per dissanguarla totalmente, portandola alla morte >
Si piegò sulle ginocchia, posando i gomiti sulle mie gambe. < Prenderò un po’ di sangue alla volta, un litro e mezzo, due. Le lascerò il tempo di riprendersi e tutto. Senza quello i miei ibridi muoiono. Credo che tu ricordi il tuo amico Ray >
< Una sorta di banca del sangue, è questo quello che intendi fare di lei? – mi passai una mano tra i capelli. Il fatto che non la volesse morta era pur sempre una grande svolta – Un’ultima domanda.. Perché temevi così tanto Mikael da.. da doverlo sigillare con tutte quelle protezioni nella cripta? >
Il viso di Klaus tornò ad essere una maschera di freddezza, facendomi capire che non avrei ottenuto nessuna risposta. < Riposati o trovati un passatempo, credo che ci vorrà tantissimo tempo >
Riposarmi era l’ultima cosa che intendevo fare visto che nel giro di alcune ore mi avevano tramortito già in due, facendomi perdere i sensi.

Segregata in casa, anzi segregata nella quattro mura che componevano la stanza in cui Klaus mi aveva lasciato per svariati giorni. Passai il tempo a guardare il soffitto, a fare su e giù per la stanza, a guardare fuori dalla finestra. Tra quanto Damon e gli altri mi sarebbero venuti a salvare? Mistero. Non vidi Klaus in quei giorni e forse questo fu un bene. Stanca di star là allungata a non far nulla, decisi di fare un giro in quella che, più che una casa, sembrava una immensa reggia. Molte stanze erano vuote, altre ancora in fase di “costruzione”, altre invece erano sistemate. Furono un paio di scale a catturare la mia attenzione. Mi controllai in giro e, non vedendo nessuno, presi a scendere. Raggiunsi una immensa stanza illuminata con delle candele. Al suo interno erano sistemate cinque bare. Guardate ancora una volta le scale, mi avvicinai ad una di quelle. Nessuna scritta, incisioni o altro. Il coperchio della bara era liscio. Provai ad aprirla, ma era bloccata. Provai anche con le altre quattro, ma il risultato fu sempre lo stesso. Un rumore improvviso di una porta che veniva aperta mi fece scattare e percorsi rapida le scale, raggiungendo un’altra stanza. Era una immensa libreria. Non credevo che Klaus fosse un appassionato di libri, d’accordo era pur sempre un uomo-vampiro-licantropo con un certo fascino, tutto sommato. Sfiorai con i polpastrelli ogni singolo libro. Volli prenderne uno, giusto per vedere cosa fosse. Quando lo aprii, con bella scrittura, forse femminile, c’era una dedica. Dedica? Klaus che riceve delle dediche? Mi sono persa qualcosa? Cercai di comprendere cosa ci fosse scritto, ma la lingua usata era poco leggibile.
< ‘Al mio signore, C’ > disse una voce, facendomi chiudere di scatto il libro e voltarmi verso la porta. < E’ questo quello che vi è scritto >
Guardai il libro prima di spostare lo sguardo su Klaus. < O tenevate molto al libro o tenevate molto alla persona che vi ha scritto ciò > dissi, riponendo il libro apposto. Forse quella sorta di convivenza forzata mi avrebbe permesso di cogliere molto più cose su di lui.
< Sono ormai questioni che fanno parte del passato > rispose semplicemente lui.
“Bingo”. Abbozzai un sorriso. < Deduco che io abbia fatto c’entro – dissi, allontanandomi dalla libreria ed avvicinandomi alla finestra – specialmente sulla seconda opzione. Probabilmente ‘C’ era una donna, donna che vi ha rubato il cuore. Da come vi mostrate, non sembrate mica un sentimentalista >
< L’amore è un sentimento per deboli. Distrugge un vampiro, facendogli perdere il reale senso della sua esistenza. Non ti avevo detto ti trovarti un passatempo? >
Incrociai le braccia sotto al seno e guardai fuori dalla finestra. < L’ho trovato, infatti: fare un giro in questa enorme casa che mi ospiterà fino a quando non si sa >. La voglia di sapere chi fosse rinchiuso in quelle bare mi stava uccidendo. < Chi.. chi c’è dentro quelle bare? Quelle nel piano di sotto – mi guardò come se non avessi dovuto parlare – Giro della casa, ricordi? >
< In quelle bare c’è la mia famiglia, pugnalata e pronta ad essere riportata in vita quando lo reputerò opportuno >
< Cinque bare, con te sei >
< In realtà ne eravamo in nove >
< Nove? Vuoi dire che ci sono altri tre originali liberi nel mondo? > chiesi sorpresa. “Di male in peggio”
< Sono morti e l’ultimo l’ho ucciso qualche giorno fa, bruciandolo > disse, ghignando. Qualche giorno fa? Aveva ucciso un suo famigliare di recente, ma chi? < Non ci arrivi? Eppure è facile >
Cercai di fare mente locale degli ultimi avvenimenti. Non riuscivo a capire a cosa si stava riferendo. Cosa significava che non ci arrivavo ancora? Conoscevo questo familiare? Lo avevo visto? Io.. Io..

‘Bruciate ogni cosa, non deve restare niente’

Spalancai gli occhi, guardandolo. < Mikeal? Lui.. lui era.. >
< Teoricamente era mio padre – disse, sorridendo privo di felicità – L’unica vostra arma contro di me era Mikael. Mettetevi l’anima in pace, non potrete mai e poi mai farmi fuori >
Mossi qualche passo in avanti. < Perché rinchiuderlo se era tuo padre? Perché ti avrebbe voluto morto? >
< Sono pur sempre il frutto di un tradimento attuato dalla sua compagna >
< Tua madre > mormorai lieve.
Storse la bocca. < Non mi piace definirla tale > disse con un punta di disprezzo nella voce.
< Ma lo è. E’ colei che ti ha messo al mondo! > esclamai, avvicinandomi a lui.
< Non puoi definire “madre” una persona che non sa proteggere i suoi figli, che non li sa amare o, molto peggio, che volta loro le spalle! > disse con una rabbia che fino a quel momento non avevo avuto ancora a che fare.  Mi sbatté con forza contro il muro, bloccandomi qualsiasi via di fuga. < E’ essere una madre questa? > disse  a denti stretti.
Ero spaventata dalla sua reazione d’ira, ma fece in modo da farmi comprendere una cosa molto importante. La famiglia, per Klaus, era un punto debole, un qualcosa che l’avrebbe messo in crisi se venissero giocate le giuste carte. Ma fu decisamente altro a sorprendermi. Klaus provava tantissimo rimorso verso i genitori, specialmente verso la madre. < E’.. E’ per loro che tu sei così? – inclinai leggermente il capo di lato – Sei.. Sei diventato così per quello che hai passato > mormorai e dal suo sguardo potei capire di avere ragione. Lo avevano fatto sentire colpevole di qualcosa in cui non c’entrava niente. Forse, dell’umanità era presente ancora in lui.
< Non perdere tempo nel cercare qualcosa che in me è morto da secoli >
Forse quello che mi venne in mente non era giusto, era da stupidi, era, però, anche un tentativo. < Ho un accordo da fare >
Corrugò la fronte. < E cosa vorresti propormi, sentiamo? Ti ricordo che l’unica cosa che in questo momento io voglio è.. – spostai di lato il viso, non sopportando il suo sguardo. Il suo viso si accese di meraviglia – Oh, oh. Avevo visto bene in te, allora >
Lo guardai decisa negli occhi. < Una volta sola, massimo due e non di più. Nessun morto o ferito di alcun genere o tipo, nessuna tortura, niente di niente – presi un profondo respiro – Una volta e basta, hai detto questo. Avrai il quantitativo necessario, ma.. smetterai di stare qui a Mystic Falls, sparirai, andrai via e non tornerai > cercai di non far tremare la voce neanche per un nano secondo.
Un ampio sorriso vittorioso si aprì sulle sue labbra. < Cosa ti fa credere che io rispetterò i patti, mh? >
< Sei un Originario, credo che le parole d’onore siano importanti per voi >
< E se fossi tu a non rispettare i patti? Se fosse  un altro stupido ed inutile tentativo per uccidermi? Tutti voi verreste fatti fuori >
< Avrai me, la mia vita. Ogni singola cosa. Non era anche questo quello che volevi? Me? > Avevo appena donando l’anima al diavolo, ne ero cosciente.
< Affare fatto, zuccherino. Hai la mia parola – fece un passo indietro, indicandomi con il braccio la porta – Puoi andare. Saprai quando verrò a riscuotere > Mossi un passo prima di venir nuovamente schiacciata al muro < Prima che tu vada, devo saziare un attimo il mio appetito > sorrise e svelto, spostandomi di lato il viso, mi morse, iniziando a nutrirsi. Mi dovetti aggrappare alle sue spalle per non cadere a terra, incapace di reggermi sulle gambe. Quando si staccò dal mio collo, fu inevitabile appoggiare la fronte contro la sua spalla, sentivo la testa pesante. < Credo – leccò la ferità – di averne preso più del dovuto, mia cara >
< Pensa.. A prenderne.. Quanto stabilito quando.. Quando sarà > mormorai tra un respiro e l’altro.
< Non dubitare, zuccherino, ma è meglio se riprendi un po’ di.. vita > non capii bene cosa fece, ma sentii il mio viso venir sollevato e qualcosa appoggiarsi contro le mie labbra, lasciando scivolare fra loro qualcosa di denso e dal gusto ferroso. Aprendo gli occhi, presi coscienza di ciò che stava accadendo. Ciò che poggiava contro le mie labbra era la bocca di Klaus e quello che stavo involontariamente ingerendo era.. era sangue! Cercai di dimenarmi, ma non avevo ancora ripreso le forze per farlo. Si staccò, però, lui. Prese il mio viso in una mano, sfiorando con il pollice il labbro inferiore, in quel momento scarlatto. Raccolse con l’indice dell’altra mano la goccia che stava scivolando lungo il mento, portandosi poi il dito alle labbra. < Se tutti avessero agito come te, ci sarebbero state tantissime meno perdite – ghignò – occhio ora a non farti uccidere, diventeresti un vampiro > ridacchiò e furono le ultime parole che sentii.







Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
*si avvicina pian piano, guardandosi intorno* Non mi menate! *si fa piccina piccina*
No, dai, buongiorno! Come state? Mettete via forconi e torce, su dai! xD So che non ve ne fregherà nulla ma sto contenta come una pasqua *.* Oggi, invece di andare a scuola, quest'anno ci sto andando tanto a scuola, sono andata all'università a fare orientamento, insieme ad alcuni miei amici.. Lì ho incontrato il mio futuro marito, che altro non è che il prossimo nuovo rettore dell'università! Mi so troppo innamorata di quell'uomo, peccato che sia fidanzato.. Facebook non mente xD
Ok, lasciando perdere questa questione.. Allora.. Manco a dirlo, Katherine, dopo il maltrattamento, scappa via, ma tu guarda! Ariel invece resta da Klaus.. Mi farei ospitare anche io da Klaus :3 Visto che qualcosa si doveva pur fare, Ariel si fa un bel tour della casa e scopre le bare, senza riuscirle però ad aprirle. La frase 'Al mio signore, C', allora, questo capitolo lo scrissi quando non si sapeva na cippa di Tatia, per cui C sta per Charlotte, il nome di quella che si pensava essere la prima petrova e che avesse avuto qualche intrallazzo amoroso con Klaus mio.. Ma passiamo alla parte saliente del capitolo, il patto.. Di cosa si tratterà secondo voi? E' aperto il toto-patto! Poi..poi.. Aaaah, Klaus, ma un bacino a me, no? ù.ù
Ringrazio tutti coloro che leggono, che recensiscono, che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti :) Non mi resta che darvi appuntamento a Domenica, e per qualunque cosa vi aspetto nel gruppo :*








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Capitolo 26
*** Capitolo o25 ***


25



Capitolo 25

Aprii lentamente la porta del pensionato, muovendo alcuni passi nel corridoio. Sentivo parlottare in corrispondenza della sala e al centro dei discorsi c’eravamo io, Klaus e il riscatto. Posai una mano sullo stipite della porta, fermandomi sulla soglia di essa.
< Vi sono mancata? > chiesi all’improvviso, sulle labbra un sorriso.
Gli occhi dei presenti saettarono su di me, aprendosi per via dell’immenso stupore nel vedermi. Aprivano e chiudevano bocca ed occhi incapaci di far qualcosa. < Si, sono contenta anche io di rivedervi > esclamai, entrando nella stanza.
< Come fai ad essere qui? Sei scappata da Klaus? > chiese Elena, parlando a fatica.
Inarcai un sopracciglio perplessa. < Non sarei così calma se fossi scappata, non trovi? >
Stefan e Damon socchiusero gli occhi, studiandomi. < Ti ha lasciata andare così, senza motivo? > chiese il minore dei fratelli.
< Si > risposi priva di incertezze. Non potevo dir loro del patto, mi avrebbero ucciso.
< Qualcosa non quadra. La sua liberazione non quadra > disse Alaric.
< E’ così impensabile pensare che Klaus mi abbia lasciata perché non gli servivo? > chiesi mentre mi avvicinai al tavolo dei liquori, dove era Damon, e mi riempii un bicchiere con del Bourbon, svuotandolo rapida.
< Non sembri tu. Sembri un’altra persona > mormorò, corrugando la fronte, Elena.
< L’ha soggiogata, ecco perché l’ha liberata, e come tale non lo confesserà mai > disse Stefan, alzandosi dal divano su cui era seduto.
Li guardai sconvolta. < Vi sembro soggiogata? > chiesi loro.
La risposta? Un sonoro < Si! >
Continuando a guardarli, slacciai i primi bottoni della camicia, sfilando così il ciondolo e mostrandoglielo. < Questo mi impedisce di essere soggiogata e – guardai Damon – di loro cosa accade se si prova a sfilarlo con la forza >
Damon, che fino ad allora non aveva parlato neanche per fare una battuta delle sue, posò il bicchiere sul tavolino. < La collana brucia chiunque ci provi, ma questo – mi guardò negli occhi – non significa che tu non te lo sia sfilato di tua spontanea volontà >
Incredula. Ecco come mi sentivo in quel momento. D’accordo, forse il sangue di Klaus mi aveva dato un po’ alla testa, lo ammetto, ma ero pur sempre io quella! < Voi vi siete bevuti il cervello! – sbottai e sfilai con forza il ciondolo, sbattendolo contro il tavolino e mi misi faccia a faccia con Damon – Non ho il ciondolo addosso, soggiogami e chiedimi se Klaus mi ha fatto il lavaggio del cervello? Fallo, che aspetti, in questo modo avrete la verità >
Damon mi guardò negli occhi intensamente per alcuni secondi prima di alzare gli occhi al cielo, sbuffando. < Niente soggiogamento, è lei, solo che fa la cazzona >
Mi voltai verso gli altri con in viso una espressione soddisfatta. < Cosa dicevate prima?>> chiesi ironica.
< Ariel, con Klaus in giro non possiamo permetterci passi falsi, lo capisci questo? > disse Elena.
Alaric si alzò dal divano. < Il fatto che non sia soggiogata ci fa tornare al punto di partenza: perché l’ha liberata? >
Sbuffai. < Io mi sono stufata di sentir parlare di Klaus. Me ne torno a casa – iniziai a dirigermi verso la porta, quando mi fermai, voltandomi verso di loro – Non è come ve lo immaginate voi >
I ragazzi corrugarono la fronte. < Di cosa stai parlando esattamente? >
< Klaus non è come credete. Forse lo è, ma non per sua volontà – il loro sguardo si fece sempre più confuso – Ho ascoltato, guardato, studiato ogni cosa. C’è molto di più sotto quella maschera. Beh, buona ricerca > dissi, tornandomene a casa.

 

Seduta a gambe incrociate sul divano, facevo zapping tra i vari canali senza far tanto caso a quello che era trasmesso. Avevo lanciato una freccia in favore di Klaus, possibile? Mi toccai il collo, sul punto in cui i denti di Klaus erano penetrati nella carne. Liscio, né cicatrici, né segni. Il sangue, che mi aveva donato dopo, aveva eliminato ogni traccia di quel morso, ma aveva lasciato in me una strana sensazione. Era quasi come se dentro me si stesse scatenando qualcosa e stesse portando a galla una parte nascosta, sconosciuta persino a me. Un lieve spiffero d’aria mi fece rabbrividire e guardare in direzione della finestra. Aperta? Eppure ricordavo perfettamente di aver chiuso tutto. Non poteva essere, non poteva essere venuto già a riscuotere, non era pensabile una cosa del genere. Mi feci coraggio e, sospirando, mi voltai, incrociando gli occhi azzurri di..
< Damon? > chiesi sorpresa.
< Non sembri sorpresa di trovare qualcuno in casa tua, devo preoccuparmi? > e si sedette comodamente accanto a me.
< Pensavo fossi ancora con gli altri a scervellarvi, cercando di capire se fossi o meno soggiogata, a capire perché Klaus mi avesse lasciata libera e cose varie > Andai a chiudere la finestra prima di riaccomodarmi accanto a lui.
< Lo hai difeso, perché? >
< Non l’ho difeso, ho solo.. vi ho solo detto che è così per un motivo che non è dipeso da lui >
< Questo non vuol dire difenderlo? >
< Non lo sto difendendo, né tantomeno giustificandolo, ma ciò che ha passato dicono molto sul perché ora lui sia così >
Damon socchiuse gli occhi, piegando di lato il capo. < Tu sai, sai cosa gli è successo, non è vero? >
< Ho solo ipotizzato, Damon. Ha avuto un momento d’ira e da qual che ha detto ho tratto le conclusioni >
< Ovvero? >
Scossi il capo. < Non dirò niente, Damon – il suo viso si fece serio – Niente. Non provare ad insistere neanche >
Alzò le mani in segno di resa. < Cosa è successo con Katherine? >
< Non è tornata da voi? > chiesi sorpresa.
< Quando decide di scappare, lo fa e basta, anzi – cercò qualcosa nella sua tasca – ci ha lasciato questo, credo sia tuo >
Guardai l’oggetto, scoprendo che era il mio telefono. < Lo avevo dato per disperso >
< Carino lo sfondo > disse, ghignando divertito.
Non colsi subito la provocazione, ma quando ci ripensai, sbiancai. La immagine del telefono era una delle foto scattate a tradimento da Elena il pomeriggio in cui eravamo state al Grill. La foto ritraeva Damon, intento nel farmi il solletico, e me, intenta a dimenarmi sulle sue gambe. Dovevo ammetterlo, le due foto scattate da Elena aveva immortalato una parte di Damon rara da vedere, ovvero la parte più vera di lui e come tale mi piaceva guardarla. Gli tirai un cuscino in piena faccia, facendogli una linguaccia. < Volevi sapere si o no cosa è successo? – lui annuì – Allora sta zitto! > gli dissi piccata. < Katherine non stava mentendo, esisteva un modo per uccidere Klaus >
< Perché esisteva, non c’è più adesso? >
< La suddetta arma era un vampiro che Klaus aveva fatto incatenare, impalettare e rinchiudere in una cripta del cimitero a Charlotte. Si chiamava Mikael. Dopo alcuni piccoli incidenti, come il pavimento della cripta che crolla, siamo, o forse dovrei dire sono riuscita a trovare la stanza in cui era nascosto. Ero quasi riuscita a riportarlo in vita, ma Klaus ci ha sorprese e ha dato fuoco a tutto. Il resto, beh, sai come è finita >
< Klaus che teme un altro vampiro? Impossibile > disse non credendoci Damon.
Avrei tenuto nascosto la questione delle bare, il motivo per cui Klaus era come era, ma dovevo dirgli chi era Mikael, almeno questo. < Mikael era  un originario – i suoi occhi si fecero curiosi – per la precisione il padre di Klaus. Credi ancora impossibile il fatto che lui provasse paura? >
< Cosa era quello sguardo? > fece Damon, avvicinandosi al mio viso.
< Non so di cosa tu sia parlando > ed era vero.
< C’era uno strano luccichio nei tuoi occhi, un luccichio che non c’era mai stato, ma che ho potuto notare anche quando sei ricomparsa alla pensione.  Chi sei? > mormorò Damon, parlando quasi sulle mie labbra.
Ridacchiai. < Secondo te chi sono se non Ariel? > chiusi gli occhi, poggiando la guancia contro la mano di Damon.
< Non sembri te, eppure lo sei. – strusciò il naso contro la mia gola – Anche il tuo sangue emana un altro profumo, ma è celato dal tuo odore naturale. E le tue labbra.. Le tue labbra profumano di sangue > mi guardò intensamente negli occhi  e mi sentii andare a fuoco, il cuore batté più velocemente e, come un vulcano, esplose la voglia di lui.
< E cosa vorresti fare, quindi? > mormorai, guardandolo da dietro le lunghe ciglia.
Mi portò veloce a cavalcioni sulle sue gambe, baciandomi  con passione inaudita. Respirare era diventato quasi un qualcosa di impossibile da fare. Allontanai lievemente il viso di Damon. < Devo farmi rapire più spesso se i risultati sono questi > mormorai prima che un sospiro dovuto alle labbra di Damon sul mio collo abbandonasse le mie labbra. Con un braccio fece cadere tutto quello che c’era sul tavolino davanti al divano e mi fece poggiare la schiena sulla superficie di legno. < Come.. Come mai non siete venuti a liberarmi? > chiesi mentre sfilai la maglia a Damon, che fece lo stesso con me.
< Stavamo cercando un modo e abbiamo chiesto alla streghetta di pensare a qualche incantesimo utile > rispose mentre, sfilata la cinta dai passanti, iniziò a far scivolare lungo le mie gambe il pantalone prima di riposizionarsi fra di esse.
Gli strinsi le gambe intorno alla vita, mordicchiandogli il collo. < E se non l’avesse trovato, mi avreste lasciata nelle mani di Klaus per sempre? > presi a gesticolare con i suoi pantaloni, riuscendo a sbottonarli.
< Ti avrei liberata io stesso e avrei strappato il cuore a Klaus > mormorò deciso mentre strusciò il bacino contro il mio.
Gli presi il volto tra le mani in modo che mi guardasse negli occhi. < Qualunque cosa dovesse accadere, non sfidare Klaus. Non ne usciresti vivo >
< Ti stai preoccupando di me? > chiese divertito mentre le sue mani finirono sotto la schiena, trovando ed aprendo il gancio del reggiseno.
< Damon non sto scherzando, sono serissima. Se non ne siete in grado, non sfidatelo. Ve ne prego > dissi con voce tremolante.
Damon sembrò preoccupato per quel mio rapido cambiamento d’umore e si fermò. < Ariel, che hai? >
< Sta zitto e continua > dissi prima di posare le labbra sulle sue, avida di baci. Portai le mani ad accarezzargli tutto il petto, a graffiargli la zona degli addominali. Dovevo pensar ad altro, non poteva avere per la mente l’accordo. Le mani di Damon si strinsero intorno ai miei glutei ancora coperti dallo slip, che presto venne tolto. Quando anche lui tolse l’ultimo indumento, potei sentir tutto il suo corpo aderire al mio. Mi era mancato il suo corpo tonico, sodo e caldo sul mio. Mi era mancato da morire Damon. Prese a muoversi in me in modo completamente diverso dalle altre volte. Erano movimenti dolci e calibrati, ma al tempo stesso deciso e passionale. Ogni spinta corrispondeva ad un bacio sulle labbra, sulle guance, su tutto il viso. Non sembrava neanche il Damon stronzo di cui.. di cui mi ero innamorata. Dio, era innamorata di Damon.  Certa ormai di quella cosa, mi strinsi maggiormente al suo corpo, aiutandolo nei movimenti.

Poggiò la fronte contro la mia quando l’ultima spinta portò al culmine il nostro piacere, respirando faticosamente contro le mie labbra. Gli accarezzai i capelli, morbidi e setosi al tatto, rilassandomi a mia volta.
< Farlo sul tavolino del salotto mi mancava > mormorò divertito Damon, facendomi sorridere.
< E pensare che tu eri tradizionalista > gli risposi, ripensando alla chiacchierata che avevamo avuto in macchina tempo prima. Gli lasciai un tenero bacio sulle labbra, accarezzandogli le guance. Fu in quel momento che mi ricordai di un piccolo particolare che mi disse mia madre quando avevo poco  più di sei anni.
< Lo so, la mia bellezza incanta tutti > disse con ovvietà Damon, sentendosi un divo di Hollywood.
Lo guardai malissimo. < Mi è tornato in mente una cosa. Quando era bambina, mia madre diceva sempre che solo chi era un principe azzurro poteva avere gli occhi azzurri >
Damon corrugò la fronte perplesso. < Che idiozia >
< Damon ai bambini si dice di tutto e le favole parlano sempre di splendidi ragazzi dagli occhi azzurri che vanno a salvare povere fanciulle, sposandole poi >

< Non pensavo potessi credere al principe azzurro >
< Non ci credo più, infatti. Da bambina, però, si, visto che ad una fiera mi persi e venni soccorsa da un ragazzo dagli occhi azzurri. Rimasi innamorata di quella persona per molti anni >
Quella mia affermazione fece per un attimo irrigidire Damon, che iniziò a guardarmi come se avessi appena detto la cosa peggiore del mondo. < Cosa hai detto? >
< Che mi sono persa ad una fiera e sono stata aiutata da un ragazzo dagli occhi azzurri > gli ripetei confusa. Lui, tenendomi stretta a lui, scattò verso la mia camera, facendoci stendere sul letto e coprirci con il lenzuolo. < Perché questa reazione? >
< Ricordi che ti dissi che ero stato ad alcune fiere in Italia? – annuii. Me lo disse quando gli parlai del ciondolo – Beh, ho un ricordo non ben definito di una di quelle >
< E cosa ricordi? >
< Ero a caccia e avevo già ucciso una o due persone, ma avevo ancora fame. Camminavo fra le vie buie di una città quando mi sono imbattuto in qualcuno che piangeva. Era una bambina >
< Non avrai ucciso quella bambina, spero?! > chiesi già pronta ad urlargli contro.
< Non l’ho uccisa, l’ho lasciata in vita. Anzi l’ho aiutata. Aveva perduto la madre e stava seduta su dei gradini a piangere. Abbiamo iniziato a cercarla fino a quando non l’abbiamo ritrovata >
Un piccolo sorriso si formò sul mio viso. < E’ stato un bel gesto il tuo >
L’espressione del viso di Damon significava che c’era ancora dell’altro. Si voltò a guardarmi. < Quella bambina si chiamava Ariel – lo guardai stralunata – Eri tu quella bambina, ne sono sicuro >
Mi misi seduta sul letto e pensava a quanto Damon stava dicendo. < Tu eri il ragazzo che mi ha aiutata? No, non.. > mi passai una mano tra i capelli.
< Spiegherebbe come mai tra me e te c’è questa connessione, come mai senti di poterti fidare di me. Da bambina eri decisamente carina, specialmente con quelle guanciotte rosse > iniziò Damon prima che cercai di colpirlo con il cuscino, senza però riuscirci.
Mi portai stesa sopra di lui, che mi teneva stretta a lui cingendomi i fianchi con le braccia. < Sei tu, quindi, il mio bel principe dagli occhi azzurri? >
Mi spostò i capelli da davanti al viso. < E indossare quella stupida tutina? Nah, non sono adatto a fare il principe >
< Già – gli sfiorai le labbra con l’indice di una mano – ti preferisco di più nel ruolo del cattivo > dissi prima di riprendere a baciarci.






Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )

Buongiorno gente e buona Domenica! Come state? Io ho tanto sonno, ma va be.. Ho sonno sempre!
Ma passiamo al capitolo.. Come promesso, Klaus ha lasciato andare Ariel.. Inutile dire che i nostri cari amici siano decisamente scettici su questa strana liberazione.. E' pur vero, però, che non sanno del patto che Ariel ha stretto con Mr Klaus-Ho-Le-Fossette-Sexy-Mikaelson.. In diversi punti del capitolo è stato detto che Ariel si sente diversa, lo stesso Damon la sente diversa.. beh, sappiate che questo fattore farà la differenza.. Tutto quello che accadrà da qui in poi sarà dettato da ciò.. Ma poi.. Finalmente questi due hanno scoperto cosa li legava, e hanno scoperto che Ariel era la bambina che Damon salvò :3 era l'ora!
Vorrei ringraziare tutte le persone che leggono, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti!
A Mercoledì :*








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Capitolo 27
*** Capitolo o26 ***


26


Capitolo 26

Quando mi svegliai erano da poco passate le 10.30. Indossai un pantacollant nero, una canotta bianca e sopra una vestaglia rossa. Misi anche gli occhiali, che indossavo solamente quando stavo a casa e specialmente quando ne avevo voglia. Preso dalla cucina il sacchetto dei biscotti, ritornai sul letto, dove accesi il computer portatile. Rovistando e prendendo un biscotto, che svelta portai alle labbra, iniziai ad eliminare la posta che si era accumulata. Ero stata decisamente presa da altri eventi come Damon, Elena, le diecimila feste, festini, festicciole che Mystic Falls organizzava, Damon, Damon, Klaus e poi ancora Damon, Damon e Damon. Si, Damon stava quasi monopolizzando le mie giornate, ma non me ne lamentavo poi così tanto.
Il suono di una chiamata in arrivo su Skype mi fece fermare e controllare chi fosse a chiamarmi. Astrid. Accettai la chiamata, riprendendo a controllare la posta.
< Ma ciao anche a te, sciagurata di una sorella! Ha ragiona la mamma a lamentarsi e a dire che prima o poi chiamerà la CIA o l’FBI per avere tue notizie! – Roteai gli occhi, prendendo un secondo biscotto – Guarda che ti vedo! > continuò lei permalosa.
< Io ho Skype, tu hai Skype. Eccovi risolto il problema > le risposi con ovvietà.
< Peccato che tu non ci sei mai su Skype >
<Touchè >
< Che combini? > chiese Astrid
< Cancello la posta e faccio colazione mentre una pulce mi infastidisce >
< Gne, gne, gne – mi fece il verso – Come mai non ci sei stata su Skype, di solito tu ed il computer siete due cose inseparabili? >
< Ho avuto da fare > liquidai quella sua domanda velocemente.
< Certo, certo. Hai qualche spasimante, vero? >
Guardai dritta nella webcam, avvicinandomi. < Senti tu, marmocchia, non hai da studiare, da fare, invece di impicciarti degli affari di tua sorella? > le dissi minacciosa.
Spalancò gli occhi e la bocca in una muta espressione di sbalordimento, prima di iniziare a battere le mani, ridacchiando. < Ti sei innamorata! Ti sei innamorata! E lui chi è? Come si chiama? Come è? >
< Non c’è nessun lui, smettila! > sbottai, arrossendo. Dio, Damon stava facendo uscire il mio lato da ragazzina alla sua prima infatuazione. Beh, se dovevo essere sincera, quella con Damon sembrava essere la prima cosa seria che stavo mettendo su.
< Eddai! Sono pur sempre tua sorella! Non puoi non dirmi queste cose! > piagnucolò.
< Astrid, non mi scocciare, su! – dissi in modo che la smettesse di insistere, quando un rumore nel bagno mi fece alzare lo sguardo – Torno subito, aspetta > Mi alzai dal letto e mi diressi verso il bagno. Possibile che avessi aperto l’acqua della doccia e che me ne fossi dimenticata? Quando aprii la porta ebbi quasi un infarto. Nel mio bagno, nella mia doccia c’era Damon. Come diavolo era entrato, ma soprattutto quando? Lui si voltò come se nulla fosse, intento a insaponarsi il corpo. Fece per parlare, ma lo bloccai. La porta era aperta e mia sorella aveva un udito, anche attraverso il computer, che poteva far concorrenza con quello dei vampiri. < Che – iniziai prima di abbassare la voce – Che ci fai tu qui? >
< Mi faccio una doccia, no? >
< Casa tua ti faceva schifo? – lui annuì. Chiusi gli occhi, massaggiandomi la fronte – Non fare rumore, ti prego, sto parlando con mia sorella e potrebbe venir fuori il finimondo! > richiusi la porta, tornandomene sul letto, dove mi aspettavano le domande di mia sorella.
< Dove sei andata? Mi è sembrata di sentire una voce maschile > ecco, appunto.
< Il postino >
< Di domenica? > chiese e dal monitor vidi che inarcò un sopracciglio non credendomi.
< Era un mio compagno di classe che fa il postino e ora dacci un taglio > Scrollò le spalle in segno di resa. < La mamma come sta? > ennesimo biscotto in bocca. Ne stavo mangiando veramente tanti.
< Bene, non si arrabbia più come prima. Mi costa ammetterlo, ma si sente la tua mancanza. Non so con chi litigare. Uffa! >
< Povera piccina ed ora come fa? Come.. > spalancai la bocca ed il biscotto mi cadde sul letto. Deglutii rumorosamente, aprendo e chiudendo la bocca pietrificata. Damon, sulla soglia del bagno, completamente nudo. Sulle labbra un sorriso che non prometteva assolutamente nulla di buono.
<Amore, avresti un asciugamano da prestarmi? Ho fatto la doccia e ho dimenticato di prenderlo >
Questo.. Lui.. Dio che nervi! < Amore? Ariel chi è? – iniziò mia sorella – Oh. Mio. Dio. E’ lui! >
La voce di mia sorella mi ridestò. < Astrid, saluta la mamma, dille che le voglio bene. Scusa, ma io ora devo andare via > iniziai a dire svelta. Dovevo chiudere quella conversazione. Subito. Ora!
< Con chi parli, tesoro? – prese un asciugamano, circondandosi la vita, e si avvicinò a me – Oh, ciao > esclamò Damon, salutando mia sorella facendosi vedere dalla web. < Immagino che tu sia la sorella di Ariel >
Mia sorella aveva avuto la mia stessa reazione. Occhi dilatati, bocca aperta, immenso rossore sul viso. Damon faceva lo stesso effetto a tutte. Contando che ora era senza maglia. < S-Si, io.. – si schiarì la voce – io sono Astrid >
< Piacere di conoscerti. Vedo che la bellezza è di famiglia >. Mia sorella sorrise come una scema, arrossendo maggiormente, mentre io tirai una gomitata al fianco di Damon. < Beh, vi lascio parlare. Mi devo vestire. E’ stato un piacere, Astrid>> salutò mia sorella e prima di andar via, prendendo il mio viso, mi baciò le labbra davanti a lei.
< Chi è quel gran pezzo di figo? Tu stai con uno del genere e..e.. Perché le fortune tutte a te? >
< Perché sono grande e sono bella – le feci una linguaccia – Ora, però, me ne vado. Non dire a mamma cosa hai visto, ok? Ciao pulce! >
< Prometti di farmelo conoscere! > fu l’ultima cosa che disse prima che chiudessi la conversazione.
Guardai Damon, ormai vestito. < Ti è dato di volta il cervello? Tra poco le veniva un infarto! > gli dissi, alzandomi e avvicinandomi a lui.
Mi strinse i fianchi con le mani, avvicinandomi a lui. < Tu e tua sorella siete molto simili d’aspetto >
< Ci portiamo pur sempre quattro anni > gli dissi mentre gli depositai un bacio sul suo petto coperto dalla maglietta.
Mi premette la punta del naso con l’indice, ghignando. < Quasi quasi ti lascio per tua sorella >

Gli tirai un pugno sul petto. < Perché, da quando tu ed io stiamo insieme scusa? > lo provocai.
Posò le labbra contro il mio orecchio, stringendomi a sé, quasi volesse inglobarmi. < Sei mia da quando ti ho salvata da bambina, da quando ti ho baciata lungo il pianerottolo, da quanto abbiamo passato un intero giorno chiusi in una camera da letto a far l’amore. Sei mia dal principio, ricordatelo > mormorò, provocando infiniti brividi lungo la mia schiena.
< E’ una minaccia la tua? > chiesi, parlando a bassa voce. Ero ancora scombussolata da quella “confessione”.
< Capirai perfettamente quando vorrò minacciarti >


Lo sceriffo ci aveva salutate ed era andata a lavoro, lasciando noi ragazze sedute al tavolo della sala a studiare. O almeno ci stavamo provando. Le ragazze, forse. Si, loro stavano studiando seriamente, io ci stavo provando visto che un certo qualcuno continuava ad assillarmi di messaggi.
< Io mi chiedo che senso ha la chimica! > sbottò Caroline, sbuffando e poggiando la fronte sul tavolo.

< Caroline, non lamentarti > disse saggiamente Bonnie all’amica.

< Già, aspetta di fare il compito e di vedere quanto prenderemo per farlo > disse Elena, incrociando le braccia sul tavolo e poggiandoci la testa.
Il giorno seguente avremmo avuto il compito di chimica e dire che nessuna di noi sapeva metterci mano era un eufemismo!

< Elena, tu non parlare perché hai quel sant’uomo di Stefan che ti suggerirà tutto > la punzecchiai io, non appena finii di rispondere ad un ennesimo messaggio.
< Ecco, Ariel ha ragione! Stefan farà il test sia a te che a se stesso mentre noi, povere fanciulle, prenderemo una immensa F, rovinandoci la media. Che poi – disse Caroline, corrugando la fronte, mentre si sporse a prendere il mio telefono – E’ da quando abbiamo iniziato a studiare che non hai fatto altro che scrivere messaggini >
< Caroline! Dammi il telefono! > dissi, sporgendomi verso di lei, mentre le ragazze iniziarono a ridere.
< Care, non essere cattiva! Ariel stava scambiando messaggi con Damon > disse Elena, prendendomi in giro.
< Questo si chiama complotto! > borbottai, fingendomi offesa e incrociando le braccia sotto al seno.

< Oh, oh, oh! Un nuovo messaggio! Chi mai sarà? >

< Damon! > risposero in coro le altre due.
< Vediamo un po’ cosa ti scrive. ‘Mi chiederai pietà per quanto ti farò urlare..’ . Ok, basta > mi riconsegnò il telefono con fare imbarazzato.
< Wow che messaggi piccanti che vi mandate! >

< Non sono piccanti, sono solo messaggi per provocarci a vicenda – lessi un secondo messaggio – Ah, Care, Damon dice di imparare a non leggere i messaggi degli altri >

< E lui che ne sa? > domandò lei. Scrollai le spalle, ponendo il telefono in tasca. < Beh, visto che sembra saper tutto.. Va al diavolo! >

< Care, come è essere un vampiro? >

< Perché questa domanda? >

< Non ha una motivazione precisa, solo che da quando so me lo chiedo spesso. Tu, Damon e Stefan lo fate sembrare facile, anzi come se fosse normalissimo >

< Oh, fidati, non è facile e Stefan può confermartelo. Damon lascialo perdere, fa sembrare sempre tutto facile > si intromise Elena.

< Beh, Ariel, è difficile perché sei una bomba ad orologeria. Le tue emozioni, le tue sensazioni sono triplicate e puoi scattare per ogni cosa. All’inizio è stato difficile. Mi sono svegliata una notte, trovando quella che credevo Elena nella mia camera d’ospedale. Pochi secondi dopo mi stava soffocando con un cuscino. Ero ricoverata lì perché avevo avuto un incidente e, quando mi sono svegliata, ero un vampiro. Sono scoppiata in lacrime alla vista dei denti e, beh, l’istinto ha preso il sopravvento, facendomi quasi uccidere una infermiera. Devo ringraziare Stefan per tutto l’aiuto che mi ha dato, ma la mia vecchia umanità  mi manca. – abbassò lo sguardo – Sarò una ragazza di diciassette anni a vita! > esclamò, poi, quasi arrabbiata.

Ridacchiai a quella scena e lo sguardo mi cadde su Bonnie. < Bonnie, essere una strega come è? >

< Non te lo saprei spiegare. E’ un qualcosa di famiglia. Diciamo che molte volte vedi cose che non vorresti, altre volte però puoi aiutare. Ogni cosa ha una faccia buona ed una cattiva >

< Non sembrate soffrirne > dissi, guardando la loro tranquillità.

< E tu, invece, come ti senti a stare con Damon? Non che io non sappia come sia a letto Damon, si intende >

Guardai Caroline perplessa. Cosa non sapevo? < Quando ci sei stata con Damon? > chiesi con voce un po’ acuta.

< Ma tranquilla, Damon Salvatore è l’ultima persona che vorrò. Comunque era ai tempi in cui era una pessima persona, assassina e priva di sentimenti >

< Una sorta di Klaus? >

< Oddio no, ma non era uno stinco di santo > ribadì Elena.

< Ora però è diverso, è cambiato, no? > chiesi io, non che mi interessasse poi tanto.

< La sbandata presa per Elena lo ha fatto migliorare abbastanza. Credo che anche la tua presenza lo farà migliorare ancora >
< Sempre se non sarò io a peggiorare per mano sua > feci loro presente.
< Tu e Damon siete molto simili e al tempo stesso differenti. E’ questo che vi ha portato a punzecchiarvi e a legare. Damon ha trovato qualcuno con cui essere ancora di più se stesso, ne ricaverete entrambi dei benefici > disse Elena, sorridendomi e contraccambiai.

< Ok, dopo il momento gossip, che ne dite di tornare alla chimica? > propose Bonnie.

< Io ho un’altra proposta: dolci, divano e televisione. Chi me l’appoggia? > disse Caroline trovando me ed Elena pienamente favorevoli. < Tre contro una, Bonnie. >
Prevedevo per la giornata di domani una serie infinita di copiette, tutte attuate per passare il test di chimica.






Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno! Come va? Io mi sto preparando ad una seduta studio xD Dio, siamo già a fine Marzo ç_________ç
Allora.. Questo è uno di quei capitoli tranquilli, in cui non accade assolutamente niente.. I classici capitoli di passaggio.. Diciamo che Astrid, la sorella di Ariel, tra poco rischiava l'infarto.. E pensare che lei a Damon lo ha visto solo dal pc.. Pensata ad Ariel che se lo è ritrovato tutto ignudo nella doccia *me immagina Damon, o meglio Ian insaponarsi sotto la doccia *ç* * Soprattutto voglio anche io un Damon che mi faccia tale confessione.. E poi.. una bella giornata fra donne, non ce la vuoi mettere? Va bene che era per studiare, ma abbiamo visto come è andata a finire xD Vi ricordo, capitolo di passaggio per cui.. preparatevi all'inizio della tempesta nel capitolo di domenica..
Ringrazio tutti coloro che leggono, coloro che recensiscono, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti! So sweet :3
A Domenica :*









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Capitolo 28
*** Capitolo o27 ***


27


Capitolo 27

Seduta sulle gambe di Damon, insieme agli altri ragazzi avevamo deciso di passare un po’ di tempo al Grill e quale giorno migliore se non un giorno di pioggia?
< Allora, dobbiamo parlare di una cosa serissima > esclamò Caroline, zittendo tutti. < Dobbiamo decidere quale tema proporre per il ballo scolastico, per l’esattezza il nostro ultimo ballo scolastico di questo ultimo anno scolastico >
Guardai Caroline scioccata. < Care, scusami – dissi, passandomi una mano tra i capelli – l’ultima festa è stata esattamente una settimana fa e tu pensi già al ballo di fine anno? >
< Ariel, così mi deludi! Bisogna organizzarla alla perfezione! Niente intoppi, niente contrattempi, niente di niente, ma solo perfezione > disse sognante.
Sempre perplessa, guardai gli altri. < Qualcuno mi spiega perché qui le feste si fanno una settimana si e l’altra pure? >
< Tante ricorrenze e ognuna, per tradizione, si celebra con un ballo > esclamò Bonnie.
< Teoricamente no, ma ormai è diventata una moda > puntualizzò Stefan.
< Bhe, è sempre vero che la festa del ballo ci sarà tra poco meno di un mese, quindi non lamentatevi! > borbottò Caroline, prendendo dalla borsa vari fogli, ognuno riportante un tema diverso. < Allora abbiamo.. >
Roteando gli occhi, smisi di ascoltare Caroline parlare del ballo e poggiai il viso nell’incavo del collo di Damon, stringendomi a lui. < Ti prego, sopprimetela insieme alle feste > gli sussurrai all’orecchio, facendolo ridacchiare.
< Dai, che sarà mai un ballo > disse lui mentre le sue mani si muovevano lungo la mia schiena.
< E’ tanto invece. Vestito, scarpe, trucco, capelli. – sospirai – Dio, Damon, mi è venuta la nausea delle festa da quando sono qui! > gli spiegai, borbottando.
< Io ho un modo per far passare le nausee, vuoi che te lo dica? > chiese, iniziando a baciarmi il collo fino alla pelle dietro l’orecchio.
Chiusi gli occhi, stringendomi a lui. < Accetterei volentieri, ma.. – mi morsi il labbro inferiore – siamo in un luogo pubblico, insieme ai nostri amici. Non sarebbe carino > gli spiegai, accarezzandogli il collo.
< Non è nemmeno carino provocare una persona e lasciarla insoddisfatta > sussurrò contro le mie labbra mentre una sua mano prese a toccarmi la coscia, dall’esterno fino all’interno.
Gli bloccai svelta la mano prima che proseguisse oltre e lo guardai negli occhi. < Quella che in questo momento rimarrebbe insoddisfatta dopo una provocazione, sarei io > e per sancire la fine di quella provocazione gli baciai le labbra, ma Damon doveva sempre farsi riconoscere. Portò una mano sulla mia nuca, tra i capelli, e spinse maggiormente il viso verso il suo, approfondendo decisamente il bacio.
< Ehi, piccoli pervertiti, queste cose non si fanno in pubblico! Appartatevi! > ci rimproverò Tyler divertito.
< A dire la verità io lo stavo rifiutando > spiegai. Il sopracciglio alzato delle loro facce parlò per loro. < Dico la verità! >
< Certo, non voglio immaginare quando gli dici di si cosa fate > disse Caroline, punzecchiandoci.
< Barbie, se proprio lo vuoi sapere, ci diamo alla pazza gioia sui tavoli, sui muri. Su tutte le superfici > esclamò Damon mentre mi strozzai con la mia bibita.
< Ok, mi è passata la fame > esclamò lei, allontanando il piatto da sé.
Con il gomito poggiato sul tavolo e l’indice intento a tracciare il bordo del bicchiere, Elena se ne stava in silenzio, nessuna parola uscì dalla sua bocca.
Allungai la mano verso il suo braccio, sfiorandolo e facendola sobbalzare leggermente. < Ehi, tutto ok? > Mi guardò, facendo un sorriso tirato. < Davvero, che c’è? Sei pensierosa e non hai ancora detto una parola >
< Pensavo > rispose semplicemente.
< E a cosa pensavi? >
< A Klaus >
Corrugai la fronte. < Perché pensavi a Klaus? Non è successo nulla, non ne vedo il motivo >
Alzò lo sguardo decisa. < Appunto. E’ passato un mese e non è successo niente. Neanche una piccolo ferito, niente. Cioè, non che la cosa non mi faccia felice, anzi, ma.. – sospirò – stiamo parlando di Klaus e ho solo paura che questa sia la quiete prima della tempesta >
< Forse ha lasciato perdere, forse.. forse ha capito che, anche se è un Originario, non potrà ottenere quello che vuole > provò a dare una spiegazione Caroline per tirare il morale su alla sua amica.
< Stai facendo passare Klaus per uno stupido, cosa che non è assolutamente > proruppe Damon.
< E allora? > esclamò Care.
< Allora Damon ha ragione, Care. – la guardai – Klaus non è stupido, né tantomeno uno sprovveduto. Perché sta tentennando? Anzi perché far passare tutto questo tempo? Semplice, vuole farci abbassare la guardia e quale miglior modo se non far perdere le tracce di sé? Klaus ha le sue carte, sa come giocarle e le sta giocando alla perfezione. Quelli che brancolano nel buio siamo noi. Elena ha perfettamente ragione nel dire di avere paura perché, si, questa è la calma prima di una immensa tempesta >
< Quando entri nella mente di Klaus mi metti paura > disse con un viso perplesso Damon.
Lo guardai, ridacchiando. < Ho trovato il modo per spaventarti >
< Concordo con Ariel – proruppe Stefan, stringendo Elena – Dobbiamo metterci sull’attenti tutti quanti, iniziare a progettare e ad escogitare quante più cose possibili. Non dobbiamo farci trovare impreparati >
Lo sguardo corse lungo tutto il locale, fino ad imbattersi in una figura a me, purtroppo, ben conosciuta. Mi irrigidii quando Klaus sorrise verso di me.
< Ariel.. Ehi.. – iniziò a chiamarmi Damon, scuotendomi il braccio – Ariel? >
Mi ripresi per un attimo e di Klaus neanche più l’ombra. Era davvero lì o era tutto frutto della mia immaginazione? < Si? > chiesi verso Damon.
< Ti sei un attimo incantata. Beh, diciamo che la tua faccia esprimeva terrore e incredulità >
< Ah si? Ho.. ho solamente pensato ad una cosa spiacevole, tutto qui – mi schiarii la voce mentre mi alzai dalle gambe di Damon – Vado.. Vado un attimo in bagno, torno subito >


Sfuggii dallo sguardo preoccupato ed indagatore dei miei amici, rifugiandomi nel bagno. Mi avvicinai ai lavandini e, bagnati un po’ i polsi con dell’acqua fredda, mi sentii leggermente meglio. Avevo bisogno di pensare a mente lucida, priva di allucinazioni. Dovevo, pretendevo di capire se quella persona me la fossi solamente immaginata o se era realmente presente nel locale, e quest’ultima opzione era decisamente la più spaventosa. Mi passai entrambe le mani tra i capelli, massaggiandomi poi le tempie. “Pensa, Ariel. Pensa” continuavo a ripetermi nella mente.
< Qualche cosa ti turba, zuccherino? >
Alzai lo sguardo verso lo specchio, vedendovi riflessa l’immagine di Klaus. Mi voltai di scatto verso di lui, spingendomi verso i lavandini. “Cazzo, era reale!” Cercando di ostentare la mia solita sicurezza e strafottenza, presi fiato. < Klaus, qual buon vento ti porta qui? >
Si avvicinò a me, fino a poter sfiorarmi il mento con un dito. < Mi mancava un po’ questa insulsa cittadina e poi – sorrise – un accordo va portato a compimento >
Deglutii. < Quindi sei venuto a riscuotere la tua parte di accordo? >
Sorrise, facendomi girare di spalle e poggiandovi contro il petto. < Qualunque cosa tu scelga, io otterrò sempre qualcosa di eccezionale – mi baciò il collo, facendo riempire la mia pelle di brividi – Risposta positiva, Elena. Risposta negativa, tu. Potrei chiedere di più? >
< Tra un mese >
< Un altro mese di attesa? Sicura di non star progettando qualcosa? Il tuo discorso è stato molto toccante >
< Non mi serve saper soggiogare, Klaus. So benissimo come ragionare se si sta parlando di te. Comunque – presi qualche centimetro di distanza dal suo corpo – Tra un mese ci sarà il ballo di fine anno. Tanta gente, tanta confusione. Quale miglior sfondo per un rapimento? >
Klaus ci pensò un po’ su, prima di sorridere. < Hai ragione, sai quasi pensare come me, ma – mi fece voltare verso di lui – non basta credersi me, devi essere me. Chissà se avevi previsto ciò > Si morse svelto il polso, posandolo contro le mie labbra in modo tale che sanguinasse nella mia bocca. Mi strinse a sé in modo che non scappassi, ma ingerissi quel liquido scarlatto fino all’ultima goccia. Eccolo che ritornava quel senso di esaltazione che il suo sangue mi donava. Leccai la ferita poco prima che Klaus allontanasse il polso. Mi prese il viso tra le mani, guardandomi divertito. < Mi piace l’effetto che ha su di te, zuccherino >
Iniziarono a bussare con forza contro la porta del bagno. < Ariel! Ariel, ti prego apri! Ariel! > la voce di Elena mi giunse preoccupata. < Ariel! Apri questa porta! > continuò, questa volta aiutata da Caroline.
< Al tre sfondo questa porta > esclamò Damon.
Guardai Klaus, che mi mimò un < A tra un mese, tesoro > prima di sparire. Pulendomi la bocca, corsi ad aprire la porta. < Che c’è? > chiesi come se nulla fosse.
Damon entrò nel bagno, guardandosi intorno. < Oltre a te, chi c’era? >
Presi a sbattere le palpebre. < Damon, uno, è un bagno per le donne, due, ero solo io in questo bagno. Cosa ti fa credere che con me c’era qualcun altro? > chiesi sulla difensiva.
< C’è odore di sangue, lo senti anche tu, fratellino? > chiese Damon, continuando a guardarsi intorno, mentre Stefan rispose di si.
< A quest’ora se ne sarà già andato – dissi, roteando gli occhi – Ma.. Bonnie? > chiesi non vedendola più.
< E’ andata via > disse Caroline.
< Devo scappare. Ho bisogno di parlare con lei >
< Ariel, che hai? > chiese Elena, scrutandomi.
< E’ tornata ad essere la cazzona post rapimento e questo non è un bel segno > spiegò Damon.
< Fottiti, Damon. L’ultima volta che mi sono comportata da “cazzona” ti è piaciuto parecchio > gli risposi, fulminandolo.
< Touchè > rispose.
< Ora devo andare, ci sentiamo > e corsi via dal locale. Direzione casa Bennet.


Raggiunsi casa di Bonnie dopo una buona mezz’ora spesa a correre sotto la pioggia battente di Mystic Falls. Bussai alla sua porta in attesa che venisse ad aprirmi.
Finalmente la porta davanti a me si aprì, rivelando la figura di Bonnie. Mi guardò sorpresa. < Ariel, ma che.. ? >
< Ho bisogno di parlare con te > dissi, interrompendola. < Posso.. Posso entrare? Mi sto gelando > le dissi ed era vero. Non era l’ideale passare del tempo completamente bagnati in balia del vento.
Lei si spostò dalla porta, mettendosi di lato. < Si, entra – e così feci – Cosa è successo? Vuoi che ti prepari qualcosa di caldo? >
Mi voltai verso di lei. < Sei una strega tu, no? – lei annuì perplessa – Quella volta a casa di Elena, il pomeriggio della manicure, tu hai reagito in modo strano. Avevo quasi paura. E’ stato il tuo essere una strega a metterti in guardia? >
< Ariel.. >
< Quella volta hai visto qualcosa, qualsiasi cosa? >
< Perché vuoi saperlo? >
< Bonnie, per favore, dimmelo e basta >
Tentennò alcuni secondi prima di sospirare. < Si, quando ti ho toccato la mano ho avuto una visione. C’era Klaus e c’eri tu. Eri con lui ed eri una vampira >
Aprii leggermente la bocca, abbassando lo sguardo. < Solo questo? >
< Ariel, dimmi che sta succedendo >
Feci un passo verso di lei, prendendole le mani nelle mie. < Dimmi cosa vedi ora > dissi, stringendole le mani.
< Ariel, stai iniziando a preoccuparmi >
Sospirai. < Bonnie, vedi qualcosa? > Chiuse gli occhi, concentrandosi. Sembrò non accadere nulla fino a quando Bonnie non lasciò di scatto le mie mani. < Cosa hai visto? >
< Non ho visto niente, ma.. – scosse il capo leggermente – c’era una parola che mi vagava nella testa: Morte. Cosa sta per succedere? >
Le voltai le spalle, avvicinandomi alla porta e aprendola. < Non lo so Bonnie, ma fidati, non sarà niente di bello > e così abbandonai casa Bennet.







Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongigiorno e buona Domenica! Come state? Io ho ancora un pò sonno, dannato cambio d'ora >.< Poi è uscita una nuova intervista a Joseph mio :3 Mi vogliono morta, 3 interviste in 4 giorni <3
Ok, passiamo al capitolo, va! Allora.. Ed ecco che si torna a parlare di feste, e questa volta del ballo di fine anno. Ballo = Disastro = Possibili Morti, ormai abbiamo iniziato a capire anche noi come vanno queste cose a Mystic Falls ù.ù Ed infatti.. chi compare in mezzo a tutta la folla? Klausuccio mio! *_* Ancora una volta Klaus fa bere il suo sangue ad Ariel.. Cosa comporterà questa cosa a lungo andare? Oh, lo scoprirete presto!
Vorrei ringraziare chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori :)
Bene, vi do appuntamento a Mercoledì con il capitolo sul ballo.. Ora vado a mangiare un bignè con la crema e finisco di vedere la Formula1, prima di studiare -.-"









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Capitolo 29
*** Capitolo o28 ***


28


Capitolo 28

< Allora? > chiese la voce stanca di Elena.
Mi guardai ancora allo specchio, storcendo il naso. < Ti prego, dammene un altro! >
< Ariel, è il decimo che provi! E’ mai possibile che nessuno ti stia bene addosso? > chiese Caroline, anche lei stufa.
Il ballo di fine anno si stava avvicinando, per cui avevamo deciso di andare a fare un po’ di compere per l’evento. Elena e Care avevano già una precisa di idea di cosa dover comprare, per questo non fu loro difficile trovare l’abito adatto. Non poteva dirsi così per me. Non sapevo cosa indossare e il mio ultimo tentativo fu quello di affidarmi alle menti esperte delle mie due amiche. Grosso, grosso sbaglio. La loro idea di vestito non coincideva per niente con quella mia. Abito troppo lungo, abito troppo corto. Abito scollato, abito troppo coprente. Non riuscivamo a trovare una dannata via di mezzo e stavamo perdendo la pazienza tutte quante.
< Basta, non ci vengo al ballo! > sbottai, uscendo dal camerino con il vestito in mano, anch’esso da scartare.
< Ma non dire scemenze, tu al ballo verrai e sarai stupenda! > esclamò Caroline, passandomi un ennesimo vestito. Mi bastò guardarlo per capire quale sarebbe stato l’esito.
< No! > e glielo riconsegnai.
< Perché? Non lo hai nemmeno provato! > disse Elena confusa, guardando prima Care e poi l’abito.
< Lo scollo è più lungo di tutto il vestito, ma ci siamo impazzite? Avrei il seno completamente di fuori! > spiegai allibita.
< Ma a Damon piacerebbe > esclamò Care maliziosa, provando delle risatine in Elena.
< Caroline, a Damon piace qualunque cosa addosso ad Ariel, ma sai.. – mi guardò divertita – credo che la preferisca senza nulla addosso! >
Rotei gli occhi, facendo loro una linguaccia. < Avete finito di prendermi in giro? Non voglio rinchiudermi da qualche parte con Damon la prossima sera, voglio godermi il ballo – guardai l’abito tra le mani della biondina – Vado a cercare qualcos’altro >


Camminai tra i vari stand del negozio, ma niente attirava la mia attenzione. Più abiti vedevo e più il mio voler andare al ballo scemava. Possibile che non trovassi un abito che mi piaceva? D’accordo che risultavo molto complicata nella scelta dei vestiti, ma non credevo fino a questo punto! Sfiorai i tessuti degli abiti con i polpastrelli, guardandomi intorno, fino a quando non mi scontrai con qualcuno. < Oddio, scusi ero.. – alzai lo sguardo verso la persona contro cui avevo sbattuto e mi morì il fiato in gola – Klaus >
< Ciao zuccherino – sorrise mentre si guardò attorno – Ti prepari per il grande evento? >
Deglutii, cercando di vedere se Elena o Caroline stessero guardando da quella parte. < Non dovresti essere qui – gli dissi, guardandolo nervosa – Se ti vedessero.. >
< Se ci vedessero, vuoi dire – disse divertito, alzandomi il mento con una mano – Tranquilla, sono troppo prese dal ballo per potersi accorgere di me. Mi raccomando, tesoro, voglio che tu sia incantevole quella sera. Avremo tanto da festeggiare > disse, avvicinandosi a me, che indietreggiai, fulminandolo con lo sguardo. < D’accordo, vado via, ma prima – mi porse un abito color rosso accesso – credo che questo ti starà d’incanto. E’ la tua taglia >
Guardai l’abito tra le mie mani e quando rialzai lo sguardo di Klaus non c’era neanche più l’ombra. Dio, mi ero completamente scordata cosa in realtà significasse l’arrivo del ballo di fine anno.
< Ariel! > la voce di Caroline interruppe i miei pensieri.
< Dove ti eri cacciata? Oh – disse meravigliata Elena – hai trovato il vestito > disse, indicando l’abito datomi qualche minuto prima da Klaus.
< Oh, ehm.. Si, l’ho trovato >
< Bene, allora possiamo andare? >
< Andare dove? > chiese all’improvviso una “nuova” voce.
< A casa, Damon > rispose Elena, guardando Damon.
< Ma sono appena arrivato > disse lui, mettendo il broncio.
< Povero piccolo – gli accarezzai il viso, facendogli gli occhi dolci – E’ appena arrivato >
Mi beccai una sua occhiataccia. < Avete notato qualcosa di strano? > chiese all’improvviso e a quella domanda mi irrigidii.
< Strano in che senso? > chiese, corrugando la fronte, Caroline.
< Sono giorni che io e Stefan percepiamo odore di ibrido in città, specialmente – mi circondò la vita con un braccio – nei luoghi in cui c’è Ariel >
< Vorresti dire che degli ibridi mi stanno pedinando? > chiesi, inarcando un sopracciglio.
< Controllando, per meglio dire >
< Stai dicendo che.. > iniziò Elena con voce tremolante.
< Si, Klaus è tornato in città >
< E se vorrà agire, approfitterà del ballo > Si, stavo giocando sporco. Davo idee a Klaus per poi spifferarle ai miei amici. Beh, loro non sapevano del patto tra me e Klaus.
< Saremmo tutti in pericolo. Deve essere annullato > proruppe Caroline.
< Finirebbe per scoprire che sappiamo del suo ritorno. Lasciamogli credere di non sapere nulla, nel frattempo penseremo ad una strategia > disse invece Damon.
< Sono mesi che pensiamo ad una strategia, Damon, senza trovare una via d’uscita > gli feci notare.
< Mai dire mai > disse e quella sua risposta mi lasciò senza parole. Che diavolo aveva in mente quel vampiro?


< Cosa ha in mente Damon? > chiesi mentre facevo a cazzotti con il vestito. “Dio un po’ più attillato Klaus non lo poteva scegliere?”
< Non lo so. Non ce l’ha voluto dire > disse Elena, comparendo nel bagno, accompagnata dal ticchettio dei tacchi.
< Perché se non rischia di farsi uccidere non è contento? > dissi retorica.
< Non sarebbe Damon > mi rispose Caroline, entrando nella stanza.
< Ciao bionda sexy > la salutammo io ed Elena.
< Ancora in queste condizioni? Su, muovetevi! >
< Caroline, il fatto che tu stessi programmando questa serata da – presi a contare con le dita – da non so quante settimane, non significa che anche noi abbiamo fatto lo stesso >
< Lo so, infatti me ne sto accorgendo – disse, accomodandosi sul letto – comunque, Ariel, quel vestito ti sta d’incanto > “Chissà se lo penseresti anche se ti dicessi chi lo ha scelto” pensai, ma preferii rispondere con un semplice < Grazie >
Quando finalmente finimmo di prepararci, ci avviammo verso l’auto che ci avrebbe portate al ballo. Per tutto il tragitto non feci altro che torturarmi le dita, toccarmi i capelli ed il collo o guardarmi in giro.
< Ehi – disse Elena, mettendo una sua mano sulla mia – non dirmi che sei agitata per il ballo? >
Le sorrisi nervosa. “Quanto vorrei dirti la verità, Elena”. < Già. Il mio primo ballo di fine anno. Non ci sono mai andata neanche in Italia >. Mezza verità.
< Come mai? >
Storsi la bocca. < Non mi attiravano molto >
Il resto del viaggio passò tranquillo tra una risata ed un po’ di sano gossip. Dopo dieci minuti buoni raggiungemmo la palestra della scuola. Un piccolo sorriso comparì sulle mie labbra. L’ultima festa qui a scuola si era conclusa con me e Damon che ballavamo un lento. Quanto avrei voluto che anche quella serata si concludesse a quel modo.
Scendemmo dall’auto ed entrando nella palestra, io ed Elena rimanemmo meravigliate di come Caroline, aiutata da altri ragazzi, era riuscita ad allestire la palestra quasi come se fosse una sala da ballo di un immenso palazzo imperiale.
< Caroline, hai superato te stessa > esclamò Elena meravigliata mentre io annuivo.
< Ve lo avevo detto che tutto doveva essere perfetto > rispose lei orgogliosa.
Sbattei un po’ le palpebre. < Care, questo è molto più di perfetto >
< Ok, ora basta o finirete per farmi sentire importante > disse, facendoci ridere.
Elena si guardò interno. < Qualcuno ha sentito o visto Bonnie? Non la vedo >
< In mezzo a tutta questa gente è difficile trovare qualcuno > le dissi. Avevo la strana sensazione che l’assenza di Bonnie in quel momento non fosse del tutto casuale. “Fa che non sia come penso”
Raggiungemmo i nostri cavalieri, o meglio le ragazze raggiunsero i rispettivi accompagnatori visto che di Damon non c’era neanche l’ombra. “Dio, è come pensavo”
< Ariel, non ho la più pallida idea di dove sia mio fratello > mi spiegò Stefan, confuso anche lui.
< Non preoccuparti, potrei sapere con chi si trova in questo momento > gli dissi, prendendo il telefono.
< Ovvero? > chiesero loro.

“To: Damon
Bonnie? E’ questa la tua strategia?”

< Vi siete resi conto che manca misteriosamente anche Bonnie oltre a Damon? Guarda caso – dalle loro facce capii che non era ancora chiaro il nesso – E’ lei la sua strategia >
< Non di nuovo! – sbottò Elena arrabbiata – Non può usare Bonnie! Potrebbe morire! >
Li guardai non capendo questa volta io, ma non riuscii a chiedere nulla perché il telefono suonò.

“From: Damon
Non sono tenuto a risponderti, dolcezza”

“To: Damon
La tua risposta vale un si. Inoltre, grazie per la buca al ballo!”

Riposi il telefono in borsa stizzita. < Si, è Bonnie la sua strategia, ma l’ho appena mandato al diavolo. Non potrò avere altre informazioni >
< Ariel.. > iniziò Elena,ma le sorrisi, facendole capire che non me ne importava.
< Vado a bere, ho una gran sete! >. Mi dileguai a prendere qualcosa da bere, decisamente nervosa. Si, Damon anche quando faceva del bene sapeva farmi perdere la pazienza!


Il Dj passò un lento e tutte le coppiette presero ad avviarsi al centro della pista. Ora anche i lenti presi ad odiare. Svuotai il secondo bicchiere di birra ed ero pronta a riempirne un terzo quando la bottiglia mi venne tolta dalle mani. < Ehi! > dissi risentita per quel gesto. “Ma guarda te sto maleducato!”
< Preferirei che tu non fossi sbronza stasera > proruppe Klaus, portandosi alle labbra la bottiglia.
< Vale anche per te > gli dissi piccata.
< Zuccherino, non sono un comune mortale che per due bicchieri perde la testa – sorrise, poggiando la bottiglia sul tavolo – Ci vuole molta destrezza per farmi perdere la testa >
Colsi in quella sua spiegazione il senso nascosto della frase. < Io starei molto attenta a non perderla questa sera – presi la bottiglia, portandola alle labbra – C’è sempre una prima volta > dissi poco prima di saggiare quel poco del suo sapore rimasto sul bordo della bottiglia, mischiato al sapore della birra.
Mi tese una mano, sorridendo divertito. < Un ballo prima che lo show abbia inizio > Non so cosa mi prese, ma accettai senza il minimo indugio, senza la paura di essere scoperta. Poggiai la mano sulla sua e subito mi attirò a sé. < Mi piace quello scintillio nei tuoi occhi – mormorò al mio orecchio mentre prendemmo ad ondeggiare a tempo di musica – E avevo ragione nel dire che questo vestito era perfetto per te >
< Troppo attillato per i miei gusti > gli feci notare, guardandolo con la coda degli occhi.
< Come mai non vedo il tuo cavaliere? Cosa sta progettando? >. Mi domandavo quando avrebbe fatto questa domanda. Attento come era non poteva non essersi reso conto di quella mancanza.
< Non lo so > risposi, guardando da tutt’altra parte.
< Stai mentendo >
< Lo so – gli risposi, guardandolo negli occhi – Non puoi costringermi a dirtelo >
Sorrise minaccioso. < Tu dici? Ho ibridi sparsi in tutta la sala, potrei facilmente costringerti invece >
< Ti ricordo che mi hai dato la tua parola d’onore. Te ne sei già scordato? > Klaus strinse la mandibola, stringendo me a sua volta. < Sono libera di fare il mio gioco, Klaus, e lo sto facendo >
< Potrei sempre romperla, lo hai detto tu: “c’è sempre una prima volta” – fu il mio turno di stringere la mandibola – Attieniti al patto, zuccherino > disse, lasciandomi andare. La musica si era interrotta. < Starei ancora qui con te, ma sai.. lo show deve andare aventi. Nel nostro caso, invece, deve prendere il via >

Continua..




Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno! Come state? Io sto a pezzi e sto nervosissima! Sono due/tre giorni che sto con la febbre e stamani avevo 38, ma sono dovuta andare a scuola, uno, perchè mamma mi ci ha costretto, due, perchè avevo un compito.. Sto nervosa perchè gli intelligentoni di classe mia lo hanno spostato a sabato -.-" Inoltre discuto con mia madre da quest mattina.. Ma va be, passiamo al capitolo..
Allora.. Le nostre balde giovani vanno alla ricerca del vestito ed Ariel, picciosa come è, per cercare un vestito ci ha messo gli anni di Cristo.. Che poi, alla fine, glielo ha trovato Klaus :3 Ha buon gusto il vampirozzo ibriduccio *.* Vi lascierei il link, ma non lo ritrovo xD Per cui chi fa parte del gruppo potrà vederlo.. I'm sorry!
E fu così che alla fine giunse il ballo e Damon mollò una bella sola ad Ariel -.- D'accordo che sta pianificando di uccidere Klaus con Bonnie, però! Pfff ù.ù E alla fine Ariel ballò con Klaus.... Cosa accadrà nel prossimo? Vi dico solo che Damon verrà 'ferito'.. In che senso sta a voi scoprirlo ;)
Ringrazio tutte coloro che leggono, che recensiscono, che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti :)
A Domenica ;)











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Capitolo 30
*** Capitolo o29 ***


29


Capitolo 29

< Starei ancora qui con te, ma sai.. lo show deve andare avanti. Nel nostro caso, invece, deve prendere il via > disse Klaus, guardando verso il piccolo palco in fondo alla palestra.
La musica venne spenta per lasciare il posto ad un ragazzo che si stava avvicinando al microfono al centro di esso. Guardò verso la nostra direzione e al cenno di Klaus prese a parlare.
< Buona sera studenti di Mystic Falls! Spero che il vostro ballo stia andando alla perfezione. Prima di tutto vorrei fare i complimenti a chi ha allestito la palestra in questo modo – partì un grande applauso. Dio, vista dall’esterno quella scena sembrava normalissima, invece nascondeva qualcosa di decisamente orribile – E vorrei anche far salire sul palco qualcuno di molto importante, una persona che vi cambierà la vita. Signori, un bell’applauso per Klaus >
Tutti i presenti, eccetto me, Elena e gli altri, presero a battere energicamente le mani mentre Klaus si avviava sul palco. Il mio peggior incubo stava prendendo forma. Qualcuno mi tirò lontano da quella massa di gente impazzita, o forse soggiogata era il termine più adatto.
Il mio viso si scontrò con due pozze celesti familiarissime. < Sei qui > mi strinsi a lui con forza. Era ancora vivo.
< Come avevamo previsto agirà oggi > mi rispose, sfiorandomi una guancia.
< Cosa ti sta saltando in mente, eh? Che ti serve Bonnie? > iniziai a chiedergli agitata. Il fatto che Klaus avesse promesso che non ci sarebbero stati feriti o morti non mi tranquillizzava affatto. Avrebbe sempre potuto uccidere chi tentava di ostacolarlo. O aveva qualcosa in mente?
< Non posso spiegartelo, Ariel >
Lo spintonai nervosa. < No, ora tu mi dai una fottuta spiegazione! Che ti sta passando per la testa, Damon? >
Corrugò la fronte. < Hai di nuovo quel luccichio negli occhi >
< Chi se ne fotte del mio stupido luccichio! Dimmi che vuoi fare! Se stai cercando una via di retta per farti strappare il cuore dal petto, beh, sappi che ci stai riuscendo! >
< Bonnie, in quanto strega, può incamerare abbastanza potere per uccidere Klaus >
< La porterà alla morte! Non ci pensi a questo? >
< Siamo riusciti ad escogitare un rimedio per questo già una volta. Trovarne un altro non sarà difficile > iniziò lui ad innervosirsi.
< Appunto, una volta! Perché vi state ostinando a credere che Klaus sia uno stupido? >
< Dimmelo tu allora cosa dovremmo fare! > sbottò a muso duro, parlandomi a pochi centimetri dal viso. Chiusi gli occhi, abbassando il capo e mordendomi il labbro. Le sue mani si chiusero a coppa sul mio viso. < Sappiamo cosa facciamo e a cosa andiamo incontro. Abbiamo studiato ogni possibile scappatoia. Fidati di noi >
Lo guardai ormai con le lacrime agli occhi. < Non voglio che qualcuno di voi possa perdere la vita. Io – un singhiozzo mi bloccò – non sopporterei tutto ciò. Non per colpa mia >. Sperai davvero che Klaus rispettasse la parola data. Se qualcuno di loro si fosse fatto male o avesse perso la vita, quel rimorso mi avrebbe accompagnato per tutta la mia vita, portandomi forse anche alla morte.
< Sta tranquilla, ok? – annuii – Brava > mi baciò le labbra. Ed ecco il temutissimo bacio di Giuda. Avevo cercato di non farmi baciare da Damon in tutti i modi, ma ora.. ora il senso di colpa mi stava divorando dall’interno.

Ritornammo così a guardare e ascoltare cosa Klaus stesse farneticando.
< Tranquilli, studenti, ancora pochi minuti e tornerà tutto alla normalità. Sono qui solo per prendere quello che mi aspetta. Sapete, quando vuoi qualcosa finisci per volerla così tanto da fare qualsiasi cosa, persino tradire chi ti è vicino, tradire coloro che ami e a cui vuoi bene >
< Dovresti smetterla, sai? > esordì Damon, approfittando di un momento di silenzio.
< Damon, Damon, Damon. Mi dispiace solo che tu non sappia, ma tranquillo, a questo rimedieremo tra non molto. Tutti voi saprete e ci sarà da divertirsi >
< Ma ti è così difficile da capire che non otterrai quello che vuoi? Scordati Elena, scordati Ariel e scordati quei sacchi di pulci dei tuoi ibridi. Niente >
Klaus divenne serio ed alzò il braccio, facendo schioccare le dita. Subito i presenti si unirono, formando una massa compatta, e vennero circondati dagli scagnozzi di Klaus. < C’è sempre un modo per ottenere quel che si vuole. A volte, sono proprio le occasioni a venirti incontro > disse, sorridendo, mentre lanciò una occhiata nella mia direzione.
Damon mi si parò davanti. < Scordatelo. Lei non si tocca >
Klaus rise. < Sei un povero illuso se pensi questo, ma si sa come vanno a finire queste cose. L’amore – scrollò le spalle – che brutto modo di prendersi in giro. Ma dove è la mia adorata Elena? >
< Sono qui > disse la sua voce. Stefan, Bonnie, Tyler e Caroline davanti a lei a mo di scudo “umano”.
< Amo le feste – esclamò Klaus, aprendo le braccia – Danno sempre la possibilità di fare le cose in grande, non credi? >
< Klaus, non ti lasceremo vincere > disse Stefan, parandosi anche lui davanti alla fidanzata.
< Che cosa romantica. I fratelli Salvatore che proteggono, o almeno tentano di farlo, le rispettive compagne. – disse in tono commosso – E pensare che negli anni ’20, Stefan, eri molto più divertente nella tua vera natura, quella del vampiro spietato, dello squartatore. Perché è quello che sei in realtà. Io ti conosco più di quanto in realtà tu non creda >
< Scemenze. Niente di tutto quello che dici potrà farmi desistere > ribadì Stefan.
< Pensa quello che vuoi, ma basta vedere come reagisci e come ti comporti dopo che ingerisci sangue umano. Ora datemi Elena – e nel dirlo guardò me – O giuro che li uccido uno per uno > Lo guardai preoccupata. Mi aveva presa in parola. C’è sempre una prima volta, anche per non mantenere fede alla parola data. Vedendo che nessuno si muoveva, ma si stringeva sempre più a me ed Elena, Klaus sospirò. < Uccideteli >
< No! > urlammo sia io che Elena per farlo desistere.
< Otterrai quel che vuoi, Klaus, me > esclamò Elena, attirando su di sé tutti i nostri sguardi sbalorditi.
< Ottimo > esclamò Klaus prima di scattare verso di lei velocemente e attirarla a sé, allontanandosi svelto. < Per quanto riguarda voi, beh, vi posso lasciare morire per mano dei miei ibridi >

Quando ormai era certo che Klaus non avrebbe rispettato la parola data, qualcosa cambiò le carte in tavola. Improvvisamente tutti i vampiri di Klaus, lui compreso, si piegarono a terra tenendosi la testa doloranti. A comparire dalla porta della palestra fu Bonnie, con una mano tesa in direzione dei vampiri e con lo sguardo concentrato. Forse non era tutto perso, c’era ancora la possibilità di salvezza!
< Te lo avevamo detto che non avresti vinto > esclamò Damon, ghignando.
Seppure soffrendo, Klaus alzò lo sguardo verso di noi, anche lui con un ghigno sul viso. < Pensi che.. non abbia.. preso.. precauzioni? >
Non capimmo bene cosa volesse dire fino a quando non iniziai a respirare con difficoltà. Qualcosa premeva contro il mio petto, impedendo ai miei polmoni di riempirsi d’aria. Stavo soffocando dannazione! Mi aggrappai al braccio di Damon, che subito mi prese tra le braccia preoccupato. < Ariel! Ariel che ti prende? – guardò Klaus – Cosa le stai facendo? >
< Ve lo avevo detto che non mi avreste trovato impreparato. Se uccidete me, ucciderete anche lei >
Damon guardò Bonnie. < Fa qualcosa! Rompi il legame! > le urlò contro.
Bonnie deglutì, scuotendo il capo. < Non c’è nessun legame magico >
< Perché usare la magia quando c’è un metodo ancora più semplice ed interessante come lo scambiarsi il sangue? >
< Che stai blaterando lurido bastardo? > disse Damon ormai privo di calma mentre pian piano la pressione sul petto diminuiva. A ogni piccola quantità d’aria che inspiravo, i polmoni bruciavano.
< Ti sei mai chiesto perché dove c’era Ariel c’era sempre odore di ibrido? O perché ci fosse sempre odore di sangue? – ghignò – Inizi a capire, ora, perché spesso non sembrava neanche più la piccola, dolce ed ingenua ragazzina che conoscevi? >
< Ti ammazzo, giuro su Dio che ti ammazzo con le mie mani! >
Klaus si rimise in piedi, stringendo nuovamente a sé Elena. < Tranquilli, ho promesso che non l’avrei uccisa e che nessuno sarebbe morto o rimasto ferito. In cambio, però, avrei ottenuto quel che mi serviva. Sapete che mantengo le promesse, sono un uomo d’onore >
< Ti ammazzerò >
< Fallo e, come già detto, anche Ariel morirà. Diciamo che lei è la mia assicurazione sulla vita > Lo dovevo capire che quel continuo obbligarmi a bere il suo sangue avesse qualche fine nascosto. Sapeva che avrebbero cercato di ucciderlo e quale miglior modo per uscire fuori da quel posto se non attraverso quale ingegnoso sotterfugio? < Bene, potrei anche andare visto che se mi fate qualcosa ciò si rifletterà su di lei. Non vi incito ad uccidere i miei vampiri perché potrei arrabbiarmi anche su quello > Klaus, tenendo Elena stretta a sé, prese ad allontanarsi, avvicinandosi alla porta della palestra, quando ad un tratto si fermò, voltandosi. < Stavo dimenticando una cosa importantissima – tese una mano avanti, verso di me – Ariel, cara, possiamo andare adesso >
Deglutii, stringendo i pugni. < Cosa ti serve Ariel, eh? > disse Damon, mettendosi davanti a me.
Klaus lo guardò divertito. < Ariel, il patto è stato rispettato. Non vuoi assicurarti che io lo rispetti fino alla fine? >
Damon e Stefan si voltarono verso di me. < Che patto? >
Li guardai non sapendo cosa dire. Era giunto il momento di confessare tutto quanto. A rispondere, però, fu ancora Klaus. < È stato un patto molto semplice, basta vedere come stanno andando le cose in questo momento per capire di cosa si tratti >
Stefan mi guardò incredulo. < Gli hai consegnato Elena – mormorò – Tu gliel'hai consegnata! > urlò poco prima che sia lui che Damon cadessero a terra in preda a dolori.
Guardai Klaus. < Cosa gli stai facendo? Lasciali subito! >
< Zuccherino, andiamo? > incitò lui, ignorando completamente la mia domanda. Subito, però, sia Damon che Stefan smisero di lamentarsi. Respiravano, seppur a fatica.
Presi a muovere alcuni passi fino a quando non raggiunsi Damon, steso a terra. Mi piegai sulle ginocchia pronta ad accarezzargli il viso, ma scacciò via la mia mano. < Damon.. >
< Non parlare, non devi parlare – alzò lo sguardo verso i miei occhi. Fredde pozze di ghiaccio, ecco cosa erano in quel momento i suoi occhi – Ci hai tradito, hai tradito tutti noi, consegnando Elena a Klaus! >
Sapevo che forse non avrebbe mai creduto a quanto stavo per dirgli. < Capirai presto tutto quanto. Ogni singola cosa >
< Non mi interessano più le tue parole, non mi interessi più tu! E ora va via con il tuo Klaus > sputò velenoso mentre dentro mi sentivo morire.
Mi rimisi in piedi e mi avvicinai alla porta. L'aprii e guardai ancora una volta Damon. < Fidati di me se puoi >
Damon scosse il capo. < Non so che farmene delle tue parole. Hai tradito i tuoi amici, hai tradito me! >
< Lo so e mi dispiace – nuovamente la voce di Klaus mi chiamò, incitando ad andare – Devo..devo andare > e svelta corsi via.


Raggiunsi l’auto e guardai Elena venir chiusa nel portabagagli priva di coscienza. Mi morsi con forza il labbro, avrei rischiato di scoppiare da un momento all’altro.
< Non avvelenarti troppo l’anima, zuccherino. Presto niente ti toccherà più, sarà come spegnere ogni sentimento. – lo guardai con gli occhi lucidi, serrando la mascella – Ora andiamo, ci sono svariati ibridi da creare >







Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno, Buona Domenica, Buon Primo Aprile e Buon Pesce D'Aprile... Miii, non finivo più! Cooomunque.. Come state? Spero bene.. Allora, cercherò di non dilungarmi perchè ho un doppio full immersion.. Storia e Matematica, specialmente in quest'ultima...
Per cui.. iniziamo.. Prima di tutto, rileggendo, mi sono resa conto che non si è capito in cosa consiste sto benedetto patto.. In pratica Ariel promette a Klaus un tot di sangue di Elena in cambio che Klaus vada via.. E fin qui ci eravamo arrivati tutti.. Tuttavia, ci si domanda, si, ma che ruolo ha Ariel in tutto ciò? Ariel, attraverso quel patto, è come se giurasse 'fedeltà' a Klaus, ovvero avrebbe fatto tutto quello che poteva affinchè Klaus riuscisse nel piano.. Ecco spiegato il perchè Klaus imbottisce Ariel con il suo sangue.. Il nostro ibriduccio ha colto la palla al balzo e così facendo si è garantito la salvezza.. Miii.. rileggere sto capitolo pensando alla 3x18 mi fa gasare :3 Per la serie, io già avevo scritto della Discendenza :'3 Mi amo xD
Cooomunque.. Elena è stata presa da Klaus.. Damon e Stefan hanno scoperto il piano.. E Damon si è sentito ferito da Ariel.. Tutto ciò ha un suo perchè ;)
Vorrei ringraziare chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori.. Spero che il capitolo non vi abbia annoitati! Per qualunque cosa mi trovate nel gruppo sotto ;)
A Mercoledì!











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Capitolo 31
*** Capitolo o30 ***


30


Capitolo 30

Durante il trasporto di Elena dalla palestra alla casa di Klaus rimasi in perfetto silenzio, troppo presa nel pensare a tutto quello accaduto fino a quel momento, alle parole di Damon. Dio, Damon. Alzai lo sguardo per non lasciare alle lacrime la possibilità di bagnarmi le guance, ma fu del tutto inutile. Avevo tradito tutti, ma era per il loro bene. L’unico modo per far andare via per sempre Klaus da qui, per farlo smettere di minacciare chiunque, era dargli ciò che voleva. Il sangue di Elena. Glielo avrei dato e lui sarebbe andato via. Stavo sbagliando? Si, ma ero comunque in buona fede.
Quando raggiungemmo l’esterno dell’abitazione Elena aveva iniziato a riprendere i sensi. Fu qualcosa di decisamente intollerabile vederla portare in una stanza della casa adibita a “camera trasfusioni”. Tutto quello di cui Klaus aveva bisogno per fare una trasfusione era in quella stanza, ogni forma di macchinario. Le bloccarono i polsi in modo che non scappasse e, dopo aver inserito l’ago nel braccio, la sedarono.
Mi allontanai a gran passi da lì, chiudendomi in quella che per svariati giorni era stata la mia stanza. Tutto era ancora come lo avevo lasciato. Rovesciai tutto quello che vi era sopra il tavolo, facendolo cadere per terra. Mi spostai davanti allo specchio. Avevo ribrezzo persino nel vedere il mio riflesso, così per porre fine a tutto tirai un pugno alla sottilissima lastra di vetro, che si frantumò, finendo per terra e tagliandomi la mano. Subito portai l’altra mano su quella ferita. La mano pulsava dolorosamente e facevo persino fatica a muoverla, tutto a causa delle schegge di vetro che si erano conficcate nella carne.  


I passi provenienti dal corridoio mi avvisarono che qualcuno, probabilmente Klaus, stava sopraggiungendo, forse richiamato dal rumore e dall’odore del sangue.
< Non credi di star esagerando? > preferii di gran lunga non rispondere per cui, abbassato lo sguardo verso la mano, cercai di estrarre i vari frammenti di vetro. < Non è distruggendo questa stanza che i tuoi amici torneranno a fidarsi di te > Mi voltai verso Klaus furiosa e con le mani strette a pugno. Quella fu decisamente una pessima, pessima mossa. I frammenti finirono ancora più in profondità, facendo aumentare anche il dolore a dismisura. Strinsi gli occhi per non far uscire alcun lamento dalle mie labbra. < Stupida ragazzina > completò Klaus, avvicinandosi a me. < Mostrami la mano – lo guardai, fulminandolo – Non farmi essere sgarbato >
< Lo sei già stato prendendo me come polizza assicurativa per la tua vita > gli risposi piccata.
Mi prese con forza la mano, facendomi gemere dal dolore. < Zuccherino, ho più di mille anni. Credi che qualcuno possa fregarmi due volte? Una posso anche concedergliela, ma non una seconda. Sapevo che la strega ed il tuo dolce vampiro stavano progettando qualcosa. Gli umani soggiogati passano inosservati a differenza di qualche creatura magica. – tolse un frammento di vetro dalla mia mano con pochissima delicatezza – Eri la persona più indicata per salvare la mia vita >
< Non era nel patto > gli risposi seccata.
< Diciamo che era una piccola clausola che ho dimenticato di citarti > rispose, abbozzando un piccolo ghignò. < Comunque – tolse l’ultimo frammento – ti sei lacerata alcuni nervi >
< E con questo? >
< Non so quanto ti riuscirà possibile muovere la mano, a meno che.. >
< Io non beva il tuo sangue, giusto? No grazie, non credo di tollerare più il tuo sangue >
< Allora continuerai a perdere sangue fino a quando non verrai pregando da me per darti un po’ di sangue. Riacquisterai forza e la tua mano migliorerà >
< Sei proprio un bastardo. Non sono una tua marionetta e né tanto meno farò quello che tu vuoi >
< Il patto non l’ho voluto di certo io > sorrise soddisfatto, sapendo di avere perfettamente ragione.
< Va al diavolo > gli risposi semplicemente.
< Zuccherino, fidati, sono stato all’inferno, ma persino il Diavolo aveva paura di me >. Aveva ancora in mano un frammento e con quello si incise il polso, da cui subito il sangue prese a sgorgare copioso. < Ultima possibilità > Guardai il suo polso, poi la mia mano da cui colava il sangue, e ancora il suo polso. Perché ogni volta che davanti ai miei occhi si presentava il sangue di Klaus, la mia mente scattava subito, pensando “Bevi! Bevi! Bevi!”. Dio, stavo diventando una drogata di sangue senza neanche essere un vampiro! Klaus colse con molta facilità quel pensiero e, sporcandosi un polpastrello con del sangue, lo passò sul mio labbro, sporcandolo. Un lungo brivido scosse tutto il corpo. < Cedi, Ariel, cedi e prendi il mio sangue > Scossi il capo. < Lascia che la parte più nascosta ed oscura di te prenda il sopravvento – lo guardai, corrugando la fronte – Non bisogna essere dei vampiri per avere una parte buona ed una cattiva. Ognuno di noi, essere umano o creatura magica essa sia, ce le ha. Il mio sangue con te fa in modo che la tua parte più oscura, quella da sempre rilegata nel profondo, prenda il sopravvento. Il potere affascina chiunque, nessuno ne è escluso. Basta solo capire in che modo farla venire fuori > Respiravo affannata, cercando di resistere con tutte le forze. < Oh, si è chiusa la ferita, che peccato >
< Per.. Per favore > dissi a denti stretti.
< Cosa, tesoro? Non ti ho sentito >
< Ho.. Bisogno.. Di quel sangue >
< Mi dispiace, ma.. >
< Qualunque cosa! – esclamai, interrompendolo – Farò qualunque cosa >. “Ariel, perché ti cacci sempre in guai più grandi di te?”
< Vuoi il sangue? – annuii – E allora vienilo a prendere >. Feci un passo pronta ad afferrare il suo polso quando, beh, fece qualcosa che non mi aspettavo proprio. Portò si il polso alle sue labbra, ma, una volta morso, non me lo porse. Il rivolo di sangue che gli colò dalla bocca lungo il mento fu ciò che mi fece capire cosa volesse che io facessi.
Non potevo, quello era decisamente troppo. Non ero una bambolina che gestiva a suo piacimento! Mi morsi il labbro e il sapore del sangue di Klaus invase il mio palato. Mi ero scordata dal labbro intriso di sangue. Quella voglia, dopo quel gesto, crebbe a dismisura, facendomi piegare su me stessa ansante. Poche ampie falcate colmarono la distanza che mi separava da Klaus. Gli presi il viso tra le mani e subito la mia bocca cercò le sue labbra, il sangue contenuto fra di esse. Il sangue, procedendo lungo la mia gola, donava sollievo ad ogni singola fibra del mio corpo. Gli leccai persino le labbra per non perdere neanche una goccia. Respirai affannata contro le sue labbra mentre lo guardai negli occhi.
< Ti senti meglio adesso? >
Lo guardai ed un ghigno si formò sulle mie labbra. < Decisamente – parlai con voce bassa che a stento riconoscevo come mia – Ora, però, pensa ad usare questa boccuccia per fare altro > gli dissi mente una mia mano si intrecciava tra i suoi capelli, riposando le labbra sulle sue. Klaus mi strinse i fianchi con forza, sbattendomi contro il muro della stanza. Non potevo essere io quella che in quel momento era completamente avvinghiata a Klaus. No, mi rifiutavo di crederlo, eppure.. eppure era così! Ero io quella che stava rispondendo con foga ai suoi baci, ero io quella che secondo dopo secondo lo stava spogliando dei suoi abiti ed ero sempre io quella che si stava facendo spogliare da lui. Forse Klaus aveva ragione. Il suo sangue faceva uscire la parte di me malvagia, la parte di me che non si faceva problemi a tradire, a mentire.
Dottor Jekyll e Mister Hyde! Chi delle due era quella reale? L’Ariel tranquilla o questa?
La mia mente non ebbe altro tempo per pensarci perché le labbra di Klaus, impegnate a vezzeggiare il collo, glielo impedirono. Gli strinsi i capelli con la mano ormai guarita mentre l’altra passò su tutto il suo petto, prima di stringersi contro la sua schiena. Per avere più di mille anni diciamo che se li portava estremamente bene. Le gambe si serrarono intorno ai suoi fianchi e le sue mani si chiusero sui miei glutei. La superficie dura e fredda del muro venne sostituita da quella morbida del letto su cui Klaus mi aveva depositato. Lasciai che si sistemasse tra le mie gambe nuovamente, prima di cercare avida le sue labbra.
< Era appunto di questo che parlavo > proruppe Klaus prima che la sua lingua passasse lungo tutto il mio busto, facendomi inarcare la schiena.
Ribaltai la posizione, stanca di tutto quel perdere tempo. Quel gesto lo sorprese parecchio. < Te lo avevo detto, non sono una marionetta > gli sussurrai sulle labbra, prima di mordergli il collo.
Quello che avvenne dopo, i baci, le carezze, le spinte, tutto, persino i sospiri, erano diversi. Non erano paragonabili a quanto accadeva con Damon. Forse, semplicemente, era dovuto al fatto che in quel momento, in quel letto, non ero con Damon, ma con un altro uomo, o vampiro che dir si voglia. Probabilmente non era neanche l’Ariel di Damon a fare tutto ciò. Ecco cosa.. Ero divisa in una Ariel destinata a Damon e in una destinata a Klaus. Chi delle due avrebbe avuto la meglio?
Portai la testa più e più volte all’indietro per via del piacere che in quel momento provavo e più andavo avanti e più il piacere diventava insostenibile. Persino tenere gli occhi aperti si rivelava faticoso. Inarcai la schiena nel momento in cui il piacere esplose in tutte le fibre del corpo, piacere che venne ampliato dai denti di Klaus che penetrarono la pelle del collo.


Il respirò andò calmandosi a poco a poco, lasciando nel mio corpo un senso di stanchezza e torpore. Restai con gli occhi chiusi, godendomi la scia di baci che le labbra di Klaus stavano lasciando sul mio collo, fino al petto.
Gli sfiorai il viso con i polpastrelli di una mano, obbligandolo poi ad alzare il viso. < Cosa vuoi da me, Klaus? > gli chiesi. Ogni cosa aveva un fine in quello che Klaus faceva, anche quello doveva averlo.
< Secondo te? >
Socchiusi leggermente gli occhi. < Non fare questi giochi stupidi con me >
< Sei troppo seria >
< Seria? Se fossi stata seria ti avrei piantato un paletto nel cuore invece di venire a letto con te per del sangue > sbottai seria, spingendolo via da sopra di me.
A Klaus la risposta ed il gesto non piacquero e scatto verso di me, ma qualcosa lo bloccò. Ringhiò con forza, smostrando il viso. Spalancai gli occhi sorpresa ed impaurita. < La collana blocca i miei movimenti > inclinò il capo, socchiudendo gli occhi.
< La collana è la mia polizza assicurativa >
Klaus si alzò dal letto e, rivestitosi, si avviò verso la porta. < Perché ti voglio con me? Sembrava di essere stato chiaro con te in passato. Ti voglio, punto. Ed ora, se permetti, ho una donatrice che mi aspetta >
< E se Damon o Stefan venissero qui a riprendersela? > Era pur sempre qualcosa di molto probabile.
< Le streghe sono utili per questo. In questa casa nessun vampiro, lupo o strega può entrare. Eccetto me ed i miei ibridi >
< Hai creato una sorta di barriera > non mi rispose, uscì solamente dalla stanza, lasciandomi lì sul letto.
Mi misi svelta in piedi e mi fiondai in bagno per farmi una doccia. Quando uscii dalla doccia mi soffermai davanti allo specchio. La mano era appena guarita e di distruggermela nuovamente non era un gran bella cosa da fare. Osservai il mio riflesso. Ero io, ma al tempo stesso non ero io. Forse era la volta buona che avrei iniziato a capire Uno, Nessuno e Centomila di Pirandello.
Ritornai in camera e mi vestii svelta.
Presi il telefono, componendo un messaggio.

“To: Damon
Vi ho tradito, lo so, ma non credere che per me sia stato facile. Non ti sto neanche a spiegare perché l’ho fatto, tanto non mi crederesti. Ma fidati di quello che sto per dirti. Non provate a entrare in casa di Klaus. E’ protetta. Nessuno dall’esterno può entrare.
Per quanto riguarda Elena, sta bene. Klaus non vuole ucciderla, non è nei suoi piani. Tra qualche giorno tornerà da voi sana e salva. I patti sono patti.”

Sperai che Damon mi credesse, e perché no, che mi rispondesse anche, ma sapevo che era una cosa altamente improbabile. Eppure..

“From: Damon
Dovrei crederti dopo quello che è successo questa sera? Mi dispiace, ma la nostra, la mia fiducia te la sei giocata”

“To: Damon
Non fare l’imbecille, Damon. Volete veramente rischiare la vita? Fatelo, ma dopo non piangete per le conseguenze”

Strinsi con forza il telefono tra le dita, cercando di non fare altri danni.

“To: Damon
Non volevo riconquistare la tua fiducia, inoltre. Era solo un avvertimento a cui non vuoi prestare attenzione. Non sono problemi miei “

Spensi svelta il telefono, non volendo né leggere né sentire niente che riguardasse Damon. La stanza era stata magicamente rimessa in ordine. Niente più oggetti o vetri a terra. Sussultai per via di un pensiero che in quel momento passò nella mia mente.
Ghignai, forse un modo per riparare tutto c’era ancora.





Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
*si avvicina con cautela, brandendo uno scudo* Fatevi sotto! Non ho paura di voi! *si finge coraggiosa*
Comunque, buongiorno! Scusate il ritardo ma il pc di Lisa_Pan non mi leggeva Word, per cui ho dovuto aspettare di tornare a casa.. Altra cosa.. VACANZE, almeno fino al 12..
Ma passiamo al capitolo.. Prima di tutto, non mi trucidate Ariel, ve ne prego.. Lo ha ribadito molte volte all'interno del capitolo Ariel, è lei, ma al tempo stesso è come se non lo fosse. Il sangue di Klaus ha creato in lei assuefazione, portando alla luce il suo lato 'cattivo'. Abbiamo una sorta di doppia personalità, tipo quello che sta accadendo in Alaric nel telefilm, solo che Ariel è cosciente di tutto.. Ma alla fine.. Cosa avrà in mente Ariel? A voi la parola..
Ringrazio chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori.. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di vedere qualcuna di voi nel gruppo di FB :) Ora mi vado ad allungare sul letto che ho sonno xD
A Domenica!












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Capitolo 32
*** Capitolo o31 ***




Capitolo 31

Quando la mattina seguenti mi alzai dal letto, la prima cose che mi imposi di fare era controllare dove fosse Klaus. Controllando in tutta casa, non vidi tracce né di lui né dei suoi scagnozzi.
Era l’occasione perfetta per agire. Scesi al piano inferiore, dove era situata la stanza “prelievo” in cui era stata sistemata Elena. Raggiunta quasi la porta, intravidi la figura di uno dei tanti compari di Klaus. Jordan, se non ricordavo male.
< Jordan > lo salutai, fermandomi vicino a lui.
< Mia signora > salutò lui, facendomi storcere il naso. Odiavo quel soprannome, ma Klaus avevo obbligato tutti loro a chiamarmi in quel modo.
< Sai che non voglio che mi chiamate in quel modo, ma comunque – mi guardai attorno – dove è il resto degli abitanti di questa casa? >
< Sono andati a controllare alcune zone limitrofe. Sono partiti questa mattina >
< E per quanto tempo dovrebbero mancare? > chiesi mentre mi avvicinai alla porta.
< Faranno ritorno nel tardo pomeriggio >
Annuii, sfiorando la porta con le dita. < La ragazza, invece, come sta? Klaus ha già iniziato a prelevare il sangue? >
< La ragazza sta bene e si, ha incominciato >
< Vado dentro > dissi, aprendo la porta ed entrando svelta.
Quando chiusi la porta, Elena alzò il viso, incrociando il mio sguardo. < Ariel.. >
< Elena > dissi, avvicinandomi a lei.
< Ariel, tu.. Come hai potuto farci questo? > Roteai gli occhi e controllai a che livello fosse arrivata la sacca. “Mezzo litro”. < Ariel, perché? > continuò lei incalzante. Le diedi le spalle, passandomi una mano tra i capelli. Avevo bisogno di fare mente locale o il mio piano non avrebbe avuto successo. Si, forse il piano avrebbe avuto il successo sperato. Tutto girava intorno al ritorno di Klaus e dei suoi compagni. < Ariel.. >
< Sta zitta! – dissi a muso duro ad Elena, che subito si zittì. Mi avvicinai al ripiano dei medicinali e, preso un po’ d’ovatta, la bagnai con del disinfettante – Credevi davvero che mi potesse interessare qualcosa di voi? Mi avete mentito dal primo istante, negandomi la verità. Ho dovuto aspettare che Ray morisse per avere tutte le risposte > dissi, mantenendo un tono ostile, e premetti l’ovatta sul punto in cui l’ago penetrava nella sua vena, sfilandolo.
< Ma che.. > svelta le tappai la bocca con una mano mentre con l’altra le mimai di fare silenzio, picchiettandomi subito dopo l’orecchio e indicando verso la porta. Elena, dopo un momento di smarrimento, prese a parlare nuovamente. < Non volevamo coinvolgerti visto che non ne sapevi niente! >
Gettato il tutto nel cestino, estrassi dalla tracolla che avevo con me una siringa ed una boccetta contenente verbene mischiata a dello strozza lupo. Riempii la siringa con il contenuto, facendo subito dopo uscire l’aria contenuta in essa. Elena, dal canto suo, continuava a non comprendere quanto stessi facendo. < Non mi importa più nulla ora. Klaus mi da tutto quello di cui ho bisogno > Aiutai Elena ad alzarsi da quella sottospecie di lettino sul quale era stata allungata fino a quel momento e ci avvicinammo ad un angolo della stanza, vicino alla porta. Le feci ancora segno di fare silenzio.
Girai il capo verso la porta, prendendo un bel respiro. < Jordan, entra! C’è un problema! > chiamai a gran voce il lupo appostato dietro alla porta. Questo subito entrò nella stanza, allarmato dal richiamo. Non vedendo più Elena stesa sul lettino, il suo sguardo saettò su di me, in piedi accanto a lui. < Mi dispiace > dissi solamente, prima di conficcargli la siringa nel collo, iniettandoli tutto il contenuto. Strabuzzò gli occhi, spalancando la bocca, prima di cadere a terra privo di sensi. Camminai fino alla soglia della porta e, sporgendo il capo, controllai che non arrivasse nessuno. Mi voltai così verso Elena, ancora in piedi ferma a fissare l’ibrido a terra. < Vieni, prima ci muoviamo e prima tornerai dai tuoi amici – Elena continuò a boccheggiare, incapace di parlare – Elena, andiamo! > mi avvicinai a lei e le presi un polso, tirandola in modo che camminasse.
< Dove.. Dove stiamo andando? > chiese lei, cercando di mantenere il passo.
< Ti sto portando via da qui >
< Perché? >
Voltai il capo verso di lei. < Ti stai chiedendo veramente perché io ti stia salvando? > le chiesi perplessa. < Se volevi rimanere su quel lettino a fare da sacca vivente, bastava dirlo >
< No, questo mai, ma prima stringi il patto con Klaus, poi non lo porti a termine. Non capisco >
< Elena, Klaus voleva solamente il tuo sangue. Ora ne ha mezzo litro, se lo farà bastare >
< Io.. >
Mi fermai di scatto, voltandomi verso di lei. < Elena, quando ti ho detto di stare zitta prima non stavo scherzando > le dissi sarcastica. Tutte quelle domande mi stavano decisamente dando il nervoso.

Riprendemmo a camminare in perfetto silenzio. “Wow, mi ha presa in parola” pensai dato il totale silenzio di Elena.
< Posso chiederti solo una cosa? > “Ecco, come non detto”
< Dimmi >
< Dove stiamo andando? >
< Fuori dal quartier generale di Klaus. Non potevamo passare per la porta principale. Tutto è costruito su alcuni cunicoli e grotte fra loro collegate. Non so, però, dove sbucano >
< Come sai di questi passaggi? >
< Durante il periodo che ho dovuto passare qui, in qualche modo dovevo trascorrere le giornate >
Calò nuovamente il silenzio. Questa volta però era insopportabile e decisi di dare qualche spiegazione.
< Ricordi quando Katherine ci disse che sapeva come uccidere Klaus? Beh, aveva ragione. Andammo a cercare questa arma e giungemmo in un cimitero nel Carolina. Cercammo in tutte le cripte fino a quando non trovammo quella giusta. La nostra arma contro Klaus era un vampiro >
< Un vampiro? >
< Per la precisione un vampiro originario. Mikael. – la guardai con la coda dell’occhio – Era il padre di Klaus. Peccato, però, che Klaus ci ha colte nel fatto e ci  ha prese. Katherine è riuscita poi a fuggire mentre io, beh, ho passato alcuni giorni qui 
< Come siete arrivati al patto? >
< Saputo che non voleva ucciderti, ma che voleva solo il tuo sangue, ho provato a giocarmi questa carta. Lui otteneva quel che voleva, ma una volta ottenuto avrebbe dovuto lasciare la città. Nessun morto, nessun ferito >
< Ma ora tu non stai rispettando i patti! >
< Diciamo che l’ho rispettato per un terzo. Klaus avrebbe dovuto prendere da te uno, massimo un litro e mezzo di sangue >
< Klaus si arrabbierà e verrà a cercarci! Siamo di nuovo punto e a capo >
Rallentai il passo. < Diciamo che ho provveduto anche a questo imprevisto – Elena mi guardò confusa – Se fossi stata io a non rispettare a pieno i patti, Klaus avrebbe avuto la mia vita >
Elena smise di respirare. < Cosa? Ariel, no! Perché? >
< Perché in questo modo vi avrebbe lasciato stare! >
< Non lo farà, Ariel! >
< La parole d’onore contano di più per lui che per noi > le spiegai, abbozzando un sorriso. Finalmente raggiungemmo l’uscita di quei cunicoli, ma dovemmo spostare alcune rocce. La luce del sole mi accecò per un momento. Alzando lo sguardo ci imbattemmo nell’abitazione di Damon e Stefan. Prima che Elena potesse correre verso quel posto per lei sicuro, le bloccai un polso. < Non dire nulla a Damon, Elena. Non dirlo a nessuno, per favore >
< Ariel .. >
< Ti prego! >
Sospirò, arrendendosi. < Ok, lo prometto >
Le sorrisi, lasciandole il polso. Mosse alcuni passi in avanti, ma subito si fermò. Fu il suo turno di prendermi il polso e tirarmi verso l’edificio. < Elena! No! >
< Non ti voglio sentire >
Mi lasciai condurre da lei e, arrivate davanti alla porta, Elena l’aprì. Come sempre quella porta era aperta. La vidi correre lungo il corridoio fino a giungere davanti alla soglia del salone. Lì si fermò e un ampio sorriso si disegnò sulle sue labbra.
< Elena! > esclamò la voce stupita di Stefan, che subito corse verso di lei, abbracciandola stretta. Le fece fare un giro completo prima di riposarla a terra e prenderle il viso tra le mani. < Come hai fatto a scappare? Stai bene? Ti ha fatto qualcosa? >
Stefan iniziò a tempestarla di domanda sulla sua salute. Per zittirlo Elena decise di baciarlo. < Ora, fa silenzio, ok? – Stefan annuì – Mi ha aiutata Ariel > disse, voltando il volto verso di me, rimasta fuori dalla porta.
< Come.. ? >
Sollevai le sopracciglia, abbozzando un sorriso. < Così sembra > Stefan si parò davanti a lei e subito dopo anche Damon. Alzai le mani. < Tranquilli, non sono qui per opera di Klaus. – sfregai le mani – Bene, voi avete Elena e non avrete più a che fare con Klaus >
< Ne sei sicura? O stai cercando di farci abbassare la guardia per il tuo dolce Klaus? > sputò velenoso Damon, ferendomi.
< Damon! > lo ammonì Elena.
Damon la guardò sconcertato. < Fammi capire, la stai difendendo dopo quello che ha fatto? Io non ti capisco! >
< Tu non sai! >
< Cosa? Cosa non so?>> le rispose lui a muso duro.
< Elena, lascia stare – interruppi quella discussione – Bene, io qui ho finito. Cercate di non mettervi in altri guai troppo grandi di voi d’ora in poi > sorrisi leggermente. < Beh, è stato bello conoscervi, ma non credo che tra me e voi ci sia più altro da spartirsi >
Elena spostò da davanti a sè Stefan e Damon, correndo verso di me e abbracciandomi. < Sei una stupida! – mormorò al mio orecchio – Una incosciente! Ti voglio bene, Ariel. Nonostante tutto io ti voglio bene >
Ricambiai la sua stretta. < Ti voglio bene anche io, ma ora non piangere perché piango anche io altrimenti >
Sciolsi l’abbraccio e sorrisi un’ultima volta ad Elena, prima di allontanarmi dalla pensione. Camminai fino a quando i fitti alberi del bosco non mi inghiottissero in essi.






Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e BUONA PASQUA A TUTTI VOI ! :) Spero che mangerete tantissime uova.. Beati voi, io non ne ho ricevuta manco mezza ç____ç Voglio l'uovo della Kindeeeeeeeeeeeeeeeeeer !
Ok, dopo questo sclero paquale, passiamo al capitolo.. Scoperto il piano 'suicida' di Ariel.. Liberare Elena e fuggire via.. Cosa comporta? Beh, Ariel non sta rispettando i patti e questo avrà una ripercussione.. Diciamo che Ariel sta 'dolcemente' consegnando la sua vita a Klaus..
E fu così che Elena tornò alla pensione dai due vampirozzi Salvatore, che, come previsto, diffidano di Ariel, anzi Damon fa proprio il velenoso con lei..  La parte finale mi sa tanto di addio, ma Damon lascerà andare via così Ariel o cosa?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.. Siamo quasi alla fine, 3 capitoli + l'epilogo ç____ç Ringrazio chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori :)
Non mi resta che dirvi di non abbuffarvi troppo di cioccolata e che ci vediamo Mercoledì ;)












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Capitolo 33
*** Capitolo o32 ***


32



Capitolo 32

Aprii l’armadio, prendendo gli abiti che vi erano all’interno e buttandoli sul letto. Cacciai anche l’enorme valigia con cui ero arrivata. L’aprii svelta e subito iniziai a lanciarci dentro gli indumenti, fregandomene poco dell’essere precisa ed ordinata. La valigia si riempì in pochi secondi e quando ebbi finito, feci per chiuderla, senza però riuscirci. Tentai più e più volte di chiuderla, ma alla fine, presa da un moto di rabbia, lanciai a terra la valigia, facendo rovesciare tutto il contenuto.
Mi passai una mano tra i capelli, dirigendomi verso il muro opposto della camera, su cui erano appese tutte le foto scattate fino a quel momento. Le sfiorai una per una, non riuscendo a reprime un sorriso. Guardando ogni singola foto, nella mia testa scorrevano le immagini di quelle serate, delle risate che ci eravamo fatti. Di tutto.
Sorrisi nervosamente quando giunsi ad una foto che ritraeva me e Damon ad un tavolino del Grill. Staccai la puntina e presi la foto tra le dita. Strinsi forte le labbra, riuscendo a mantenere per un momento un certo controllo, ma alla fine, vedendo alcune gocce depositarsi sulla superficie della foto, dovetti arrendermi all’evidenza, lasciando la possibilità alle lacrime di solcarmi le guance.
< Tu ed io dobbiamo parlare > esclamò la voce di Damon alle mie spalle, facendomi trasalire.
Cercando di non far notare il movimento, mi asciugai le guance e gli occhi, schiarendomi subito dopo la voce. < Io non credo, invece. Come vi ho detto non c’è più niente da dire >
< Allora perché stai facendo le valige? >
< Per il semplice fatto che parto, me ne torno a casa mia > Chiusi gli occhi, deglutendo e inspirando profondamente.
< Potrai non avere nulla da dire agli altri, ma io pretendo spiegazioni. Tante spiegazioni >
< Damon, non ho più nulla da dirti. Tu.. Tra me e te non c’è più niente, è finito tutto >
Sentii un rumore di passi e la sua presenza alle mie spalle farsi più pressante. < Voltati e dimmelo in faccia – lo ignorai, continuando a staccare tutte le foto appese – Che c’è, ora hai paura? >
Lasciai cadere le foto dalle mie mani, voltandomi di scatto verso di lui. < Cosa devo dirti, eh? Sei stato tu a dire che tra di noi non c’era più niente. Sono stata io a tradire la tua fiducia, a perderla, e ora tu pretendi che io ti dica che tra di noi le cose sono finite? – lo spintonai ormai priva di controllo – Sai una cosa, vuoi sapere perché non c’è più un ‘noi’? Perché per salvare tutti voi ho fatto un fottuto patto con Klaus, ecco cosa! >
I lineamenti del viso di Damon si indurirono. < Non te l’ho detto io di fare la stupida eroina! Dio, questi sono i momenti in cui non riesco a capire chi tra te ed Elena sia la più stupida! Volete fare le eroine senza sapere a cosa andate incontro! >
< So benissimo a cosa vado incontro! >
< E allora perché lo hai fatto, sapendo i rischi? > sbottò Damon, urlandomi contro. < Non potrò proteggerti da Klaus, non fino a quando non troveremo un sistema! >
Abbozzai un sorriso. < Non devi proteggermi >
< E lasciare che Klaus ti uccida nelle peggiori delle opinioni, no? – lo guardai negli occhi poco prima di abbassare lo sguardo. A quel gesto, Damon si irrigidì, socchiudendo gli occhi – Cosa era quello sguardo, Ariel? >
< Non ho fatto nessuno sguardo > dissi sulla difensiva, evitando il suo sguardo.
Lui si avvicinò e, alzatomi il viso, mi guardò negli occhi, socchiudendo i suoi. < Cosa diceva questo patto? >
< Sai già cosa diceva > gli risposi
< No, io so solo quello che ho potuto vedere, ma non quello che non ho potuto vedere – corrugai la fronte non capendo il suo ragionamento – C’è qualcos’altro, lo so. Lo capisco dal tuo sguardo sfuggevole, dal tuo stare sulla difensiva. Anche Elena era strana, affermando che io non sapevo. Cosa mi stai tenendo nascosto? > Rimasi in perfetto silenzio, il mio sguardo parlava per me. Damon lasciò di scatto il mio viso, scioccato nel viso, facendo qualche passo indietro. < Stai scherzando, vero? Dimmi che non è quello che ho capito! Ariel, dimmelo! >
< Damon.. >

< Damon cosa? Tu gli hai venduto la tua vita! Era questo, quindi, il mistero che celavate tu ed Elena? >
< Damon, io.. >
< Di si o no, Ariel! >
Sospirai. < Si > Damon si sedette sul bordo del letto, massaggiandosi la fronte. < Damon, l’ho messa io questa clausola. Io ho dettato il patto. Ho fatto tutto io, Damon. Sapevo fin dal principio cosa rischiavo – sorrisi, avvicinandomi a lui per poi accarezzargli i capelli – Sto bene così Damon, non mi pento di aver stretto questo patto >
Alzò lo sguardo, inchiodandomi con i suoi occhi in quel momento ancora più azzurri del solito. < Ci deve essere un modo >
Scossi il capo tranquilla. < Nessun rimedio. I patti sono patti >
< I patti sono fatti per essere infranti – ribadì invece lui – Tu non porterai avanti questa idiozia che ti sei messa in testa, chiaro? >
Mi innervosii a quella sua affermazione. < Non voglio essere salvata, lo vuoi capire? Non voglio che te o chi per te rischi la vita. Non voglio che interveniate! E’ così difficile da capire? >
< No, non lo voglio capire! > sbottò con voce alta Damon.
< Capiscilo perché tra noi è finita dal momento in cui ho portato a termine il patto e dal  momento in cui sono andata a letto con Klaus! > qualche secondo dopo mi resi conto di quello che avevo appena detto e mi portai la mano davanti alla bocca, scioccata. Damon si irrigidì, continuando a guardarmi. Il viso divenne una maschera di pura freddezza da cui non trapelava altro se non incredulità, dolore e.. delusione. Avevo appena deluso Damon. < Damon – iniziai poco prima di sospirare – non avrei voluto che lo sapessi in questo modo >
< E come lo avrei dovuto sapere? Trovandoti direttamente a letto con lui, Ariel? > Aspra, tagliente e velenosa. Ecco cosa era la sua voce in quel momento. Scosse il capo, guardandosi intorno disgustato. < Ti credevo diversa, Ariel. Non ti facevo così – ridacchiò nervoso – A tratti mi ricordi Katherine e sai che questo non è un complimento. Ora, però, un minuto di più in questa casa non voglio rimanerci > e in un battito di ciglia sparì, facendo sbattere con violenza la porta.

 

< Ariel, che hai? > esclamò per le millesima volta Elena, ma anche quella volta scossi il capo apatica.
< Sono già alcuni giorni che non parli, cosa è successo? > continuò Caroline la quale, dopo che seppe come in realtà erano andate le cose, si, perché Elena non riuscì a tacere su questo discorso, mi restò vicina.
< Sono un mostro, ecco cosa non va > dissi, storcendo la bocca.
< Ariel, se tu sei un mostro, io cosa dovrei essere? > domandò Caroline ironica.
< Voglio andare a casa ragazze. Qui alla pensione non riesco a stare, mi sento oppressa >
Elena corrugò la fronte, scrutandomi con attenzione. < E’ successo qualcosa con Damon? – a quel nome irrigidii vistosamente il corpo – Ariel.. >
< Tra me e Damon è finito tutto, ecco >
< Io lo uccido del tutto! Ma come si fa a lasciare andare una ragazza come Ariel, me lo spiegate? > iniziò Caroline agguerrita.
< Dopo tutto quello che è successo, non so come fai ancora a darmi ragione. Non è colpa sua, ma mia >
< Non cercare di proteggerlo perché lo so che è colpa sua! E’ sempre colpa sua! > ribadì la bionda.
< Sono andata a letto con Klaus, ecco perché abbiamo rotto, senza contare che ho tradito tutti voi > Le ragazze spalancarono gli occhi e la bocca non riuscendo a credere a quanto avevo detto loro. Le vidi deglutire e sbattere ripetutamente le palpebre. Mi voltai verso Caroline. < Credi ancora che sia colpa di Damon? >
< Cosa significa quello che hai detto? > balbettò Caroline.
< Sai quando due persone si baciano con foga e iniziano a togliersi i vestiti, finiscono sul letto e.. >
< Si, ho capito! – esclamò stridula lei – Volevo dire, perché? >
Scrollai le spalle. < Lo volevo, tutto qui >
< Io.. Io non capisco, Ariel, non riesco a comprendere > disse Elena confusa.
< Il legame tra me e Klaus non è l’unica cosa che lo scambio del sangue comportava. Diciamo che ogni volta che bevevo il suo sangue, io smettevo di essere me stessa. Ero io, ma mi comportavo in maniera completamente diversa. Agivo, pensavo come se fossi un’altra persona. Klaus dice che il suo sangue fa uscire quella parte di me più oscura e da sempre rilegata in un angolo >
< Eri, come posso dire.. > iniziò perplessa Elena, lasciando però la frase in sospeso non trovando le parole.
< Fatta del sangue di Klaus quando ci sono andata a letto? Si, ero completamente fatta del suo sangue. A Damon questo non gliel’ho spiegato, però >
< Perché? > esclamarono in coro sorprese.
< Era l’unico modo per tenerlo lontano da me >
< E ci stai riuscendo > proruppe la voce di Stefan, fermo sulla soglia del salone.
< Stefan > lo salutai.
< Lo stai tenendo lontano da te, lontano da tutti noi >
< Stefan, fidati, è meglio così >
< Meglio così? Tu non sai cosa Damon è capace di fare in momenti come questi! > sbottò nervoso.
< Non devo a te nessuna spiegazione! >

< A lui no, ma a me si >
Voltai il volto verso la parte opposta del salone, trovando la figura sorridente di Klaus, poggiato con le spalle alle finestra e con in mano un bicchiere colmo di Bourbon. Tornai a guardare Stefan. < Ora capisci perché lo volevo lontano da qui? >
Klaus si avvicinò lentamente a me dopo aver svuotato il bicchiere. < Elena, vedo che sei in perfetta forma – disse, abbozzando un sorriso – Rilassatevi, miei cari, non sono qui per uccidervi. Mantengo le promesse, io > disse, guardandomi ghignando. < Sono solo venuto a prendere e a riscuotere una piccola questione, vero zuccherino? >
Elena si alzò dal divano. < Lei non viene via con te. Non avrai la sua vita >
< Cosa? > chiese Stefan, guardando Elena, me e poi ancora Elena.
< Salvando me, Ariel ha venduto la sua vita a Klaus e ora lui è qui per ucciderla >
< Elena, non intrometterti! Sono cose che non ti riguardano, stanne fuori! Statene fuori tutti! >
< Non mi riguardano? Se tu non mi avessi fatto scappare, non portando a termine il patto, ora non ci troveremo in questa situazione. Mi riguarda, eccome se mi riguarda invece! >
Scossi il capo, guardando Klaus. < Andiamo? > Lui tese una mano che ignorai tranquillamente, voltandomi verso l’uscita.
< No! > disse a gran voce Elena, venendo poi bloccata da Stefan. < Perché? Stefan, perché? > lui in risposta scosse solo il capo.
Li guardai, abbozzando un sorriso, mentre uscii dalla tenuta dei Salvatore per immergermi nel buio fitto della notte. Era appena arrivata la fine.





Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma buongiorno! Come state? Io ho un dolore tremendo ad una gengiva.. Maledetti denti del giudizio! Oggi è il mio ultimo giorno di pacchia, domani si torna a scuola ç______ç
Ma passiam al capitolo.. Ariel prepara le valige, inutilmente aggiungerei.. Ed ecco che arriva Damonuccio nostro.. Era impossibile che lasciasse andare via così Ariel senza un briciolo di spiegazione.. E fu così che Damon scoprì tutto il patto, ma scoprì anche cosa ha combinato Ariel con Klaus.. Diciamo che ha cercato di contenersi, altrimenti credo che sarebbe saltato alla gola di Ariel sbranandola letteralmente..
Elena invece di spifferare tutto a Stefan e a Damon, ha spifferato tutto a Caroline e a Bonnie.. Anche loro vengono a conoscenza della notte focosa che Ariel ha avuto con Klaus... E proprio quest'ultimo, dopo che Ariel discute con Stefan riguardo Damon, compare per prendersi Ariel.. Che succederà adesso?
Ringrazio tutti i lettori silenziosi, tutti coloro che recensiscono, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e le trenta persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti :3
Non mi resta che darvi appuntamento a Domenica ;)












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Capitolo 34
*** Capitolo o33 ***


33



Capitolo 33

< Dovevo immaginare che l’inserimento di quella clausola aveva un suo perché > dichiarò Klaus, poggiando le spalle alla corteccia di un albero.
Era passata una settimana da quando era venuto a prendermi e non ancora si decideva a uccidermi. Che stava aspettando?
< Una settimana, Klaus. E’ passata una dannata settimana e io sono viva! >
< Attendi così tanto la morte? >
< Certo che no, ma tu sei l’uomo dei patti ed eri venuto per questo >
< E se avessi cambiato idea? >
Inarcai un sopracciglio perplessa. < Non credo proprio >
< Già, hai ragione – si staccò dal tronco, avvicinandosi a me, seduta su di una roccia – Voglio darti una seconda possibilità >
< Klaus, smettila di giocare e uccidimi! >
Mi alzò il viso con una mano, guardandomi negli occhi. < L’amore è proprio una brutta cosa, rovina tutti noi, anzi voi >
Voltai di lato il viso stizzita. < Non so di cosa tu stia parlando >
< Ah no? Quindi se avessi mandato una persona da Damon a te non importerebbe? >
Mi alzai rapida in piedi. < Cosa? >
Mi diede un buffetto sulla guancia prima di darmi le spalle, allontanandosi.


POV Damon

La musica ad alto volume rimbombava per tutta la sala mentre, steso comodamente sul divano, mi godevo il mio amato Bourbon. Troppi pensieri passavano per la mia mente, tutti riconducibili a una sola persona. Ariel. Era sparita nel vuoto, scomparsa come se non fosse mai arrivata qui a Mystic Falls.
Mi ero allontanato dalla città per non vederla, non dopo quello che mi aveva detto. Andare a letto con Klaus, come aveva potuto?

< Damon! > esclamò una Elena ansante, correndo in sala. Tuttavia la guardai soltanto, senza risponderle e riempiendomi nuovamente il bicchiere. < Damon.. ma che? – si guardò intorno – Sei ubriaco > affermò, notando le decine e decine di bottiglie vuote attorno al divano.
< Forse > Stando attenta a non urtare nessuna bottiglia, raggiunse il divano, togliendomi subito dopo il bicchiere dalle mani e lanciarlo nel camino. < Ehi! > dissi arrabbiato. Come si permetteva questa stupida ragazzina di venire qui e disturbarmi? Meritavo anche io di avere i miei svaghi, e l’alcol era uno di questi!
< Dannazione, in questo stato non sei utile! >
< Lo sono mai stato? >
Mi guardò sorpresa e confusa. < Mi servi in te, Damon, non fatto di alcol! Dobbiamo andare a salvare Ariel. Klaus.. >
< Io non vengo > proruppi svogliatamente, mettendomi comodo sul divano.
< Cosa? >
< Hai capito, io non vengo >
< Ti è dato di volta il cervello? Damon stiamo parlando di Ariel! >
< Appunto perché parliamo di lei non mi importa >
Elena mi guardò allibita, passandoci una mano tra i capelli. < Tutti sbagliamo, nessuno escluso. Come posso sbagliare io, può sbagliare anche lei! >
< Non andando a letto con il nostro nemico! >
< Tu andavi a letto con Katherine quando dicevi di amarmi! – sbottò adirata lei, stringendo le mani a pugno fino a far sbiancare le nocche – Come puoi giudicarla quando hai fatto la stessa cosa? >
Serrai la mascella, mettendomi seduto. < Io non vengo, fine della conversazione >
< Tu.. Tu sei un.. – scosse il capo incapace di continuare – fa come vuoi, noi andiamo a salvarla > Mi riservò un’occhiata di fuoco e ad ampie falcate uscì di casa, sbattendo con forza la porta.
Salvare Ariel voleva dire che avevo ragione. Aveva venduto la sua vita a Klaus per salvare noi, ma questo non cambiava le cose. Era andata con Klaus, mi aveva tradito in tutti i sensi. O forse quel particolare le cambiava? Mi alzai dal divano, seppur barcollante, e mi diressi verso le scale, raggiungendo il piano superiore, la mia camera. Mi avvicinai all’immensa libreria e, spostati alcuni libri, trovai quello che cercavo.


*Flashback*

Festa grande a Mystic Falls. La giornata dei Fondatori aveva riempito i marciapiedi di bancarelle, le strade ospitavano innumerevoli sfilate e la gente era vestita come nel 1800. Ormai ero così abituato a quella festa che non mi sconvolgeva più, ma non potevo dire lo stesso di Ariel al mio fianco. Si guardava attorno incuriosita, osservando tutto quanto nei minimi dettagli. Ignorando la possibile F che Alaric le avrebbe rifilato per il non aver preso parte alla parata, Ariel era fuggita da quel progetto e ora camminava al mio fianco, stretta al braccio, per le strade in festa.
< Come è tornare ai tuoi tempi una volta l’anno? > chiese lei, guardandomi sorridente.
Quel giorno sembrava una bambina a cui avevano appena fatto il regalo più bello e desiderato del mondo.
Scrollai le spalle, come se non mi toccasse. < Normale, ormai mi sono abituato >
< Uffa, però! Non sei divertente quando fai così! > borbottò lei, mettendo il broncio.
Ghignai. < Quando faccio altro, invece? > la provocai, beccandomi subito dopo una gomitata in un fianco.
Ad un tratto lasciò la presa dal mio braccio, correndo verso una bancarella ad un angolo della strada. Quando la raggiunsi, la vidi concentrata a guardare quanto esposto. Portagioie, specchi e carillon d’epoca. Inclinò leggermente il viso di lato, fissando i carillon. Si piegò sulle ginocchia, tenendosi con le mani, fino a quando il naso non le toccò il bordo dello stand. < Visto qualcosa che.. >
< Shhhhhh > mi intimò, tirandomi alcuni colpi contro la gamba. Avvicinò la mano ad uno dei carillon, sfiorandolo con estrema delicatezza, quasi potesse rompersi.
< Signorina, sa che questo carillon è la perfetta copia.. >
< Del carillon della granduchessa Anastasia? – completò lei, senza staccare gli occhi dal carillon – Si, lo so >
Granduchessa Anastasia? Uh, si, ricordavo la storia dei Romanov, gli zar della Russia, e della loro storia, tra cui quella misteriosa, tuttavia smentita, che avvolgeva la figura della più piccola dei Romanov, Anastasia.
< Vedo che è informata – disse l’uomo – vuole sentire la melodia? > chiese il venditore e lei, illuminandosi maggiormente, annuì. L’uomo prese un piccolo ciondolo e lo inserì nella fessura del carillon, caricandolo. Appena finì, il carillon si aprì, rivelando la presenza di due piccoli omini che dovevano essere lo zar Nicola e, per l’appunto, Anastasia, danzare, muovendosi in circolo. Le labbra di Ariel si chiusero, formando una perfetta O e mostrando tutta l’attenzione e la meraviglia che quel piccolo oggetto suscitava in lei. Presero a muoversi, canticchiando a ritmo della melodia. Quando la melodia si interruppe, sul suo viso comparve un piccolo sorriso. < Glielo vendo a metà prezzo perché noto che ama molto i carillon, specialmente questo >
Ariel lo guardò imbarazzata prima di scuotere il capo. < La ringrazia, ma non posso >
Corrugai la fronte. Perché stava rinunciando? Le piaceva, perché non prenderlo? Si rimise in piedi e, dopo aver ringraziato il venditore per averle fatto sentire la melodia, si allontanò dallo stand, avviandosi verso una panchina. No, non riuscivo a capirla. Mi voltai verso il venditore e glielo comprai io. Volevo fare qualcosa di carino per lei, qualcosa che la rendesse felice.
< Dammi la mano > le dissi una volta raggiunta.
Lei corrugò la fronte, tendendomi la mano sulla quale posai il carillon, insieme al ciondolo-chiave. Le labbra si schiusero, gli occhi si riempirono di stupore e incredulità. Chiudeva e apriva la bocca incapace di parlare. Si umettò le labbra e mi buttò le braccia al collo, stringendomi a sé. < Grazie! Grazie! Grazie! – si allontanò quel tanto che le bastava per scoccarmi un sonoro bacio sulle labbra – Io.. Dio, Grazie! >. La voce le tremava leggermente, forse non tanto leggermente, e gli occhi le brillavano. Fu il sorriso che mi regalò, però, a farmi capire che regalandole quel piccolo oggetto l’avevo appena fatta felice. Si, lei non sembrava una bambina, lei
era una bambina. Una bellissima, stupenda bambina.
La stessa bambina che mi stupì anni prima.

*Fine Flashback*


Le ultime note della melodia risuonarono nella stanza, riportandomi alla realtà. Non mi ero neanche reso conto di aver caricato il carillon e di star sentendo la melodia.
< Tu andavi a letto con Katherine quando dicevi di amarmi! – sbottò adirata lei, stringendo le mani a pugno fino a far sbiancare le nocche – Come puoi giudicarla quando hai fatto la stessa cosa? >
Elena aveva ragione. Tutti potevano sbagliare e io ero il campione degli sbagli. Non ricordo un giorno in cui non abbia commesso qualche errore. Avevo sbagliato con Elena e stavo sbagliando con Ariel. Aveva, si, ferito il mio orgoglio, la mia fiducia, ma non potevo non dare importanza a quello che stava succedendo in quel momento. Dare la sua vita per salvare noi. No, non potevo permettere che lei morisse senza fare nulla. Riposai il carillon al suo posto, là dove lo avevo confinato quando lo trovai sul mio letto al mio ritorno.


Presi il telefono, componendo il numero di Stefan.
< Damon? >
< Dove siete? >
< Non siamo interessati ai tuoi monologhi – disse la voce di Elena. Doveva aver preso il telefono – Siamo occupati! >
< Elena, voglio salvare Ariel >
< Sapevo che saresti rinsavito > disse lei, sospirando.
< Allora, vuoi o no dirmi dove siete? >
< Vieni alla vecchia tenuta dei Lockwood, ci stiamo riunendo lì > disse, chiudendo poi la chiamata.
Avevo una persona da salvare, una persona per me importante. Si, Ariel era importante per me, lo era diventato giorno dopo giorno. Non avrei permesso a nessuno di portarmela via.





Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e buona Domenica! Sappiate che sto a lutto, non seriamente chiariamo.. diciamo solo che ho letto una notizia,  non canfermata, riguardante TVD.. JoMo non sarebbe stato confermato per la Season4 .. Se sarà così, mi metto a lutto in eterno, oltre a fare una mega maratona JoMo v.v
Ma passiamo al capitolo.. Allora, prima di tutto.. Sappiate che mancano esattamente 1 capitolo e l'epilogo, ebbene si.. Domenica prossima Woa finirà.. Meglio  non pensarsi, su.. Allooora.. Ariel è ancora viva sebbene sia passata una settimana, non sappiamo perchè.. Klaus è lunatico, lo sappiamo bene.. I nostri amici decidono di pensare ad un piano per salvarla, ma di questo ne parleremo nel capitolo di Mercoledì.. L'unico che non è intenzionato a salvare Ariel è proprio Damon.. Quel flashback mi piace tantissimo, ed è stato bello scriverlo pensando che quel ricordo sarebbe stato il motivo che avrebbe spinto Damon a salvare Ariel :) Ce la faranno i nostri amici a salvare Ariel?
Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, coloro che recensiscono, lasciando bellissime parole, coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti :) Grazie!
Non mi resta che dirvi a Mercoledì ;)













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Capitolo 35
*** Capitolo o34 ***


34



Capitolo 34

 

POV DAMON

< Allora, che facciamo? > esclamai una volta raggiunta la tenuta dei Lockwood.
Elena mi guardò un po’ scocciata. < Mi raccomando, Damon, la prossima volta fai con più calma! >
< Domanda – esclamò Tyler – chi ci dice che Ariel non sia già morta? >
Strinsi i denti a quella domanda che, tuttavia, non aveva tutti i torti. Dopo una settimana quante erano le probabilità che Klaus non l’avesse già uccisa?
< Mi ha lasciato questa sul portico ieri > disse Elena, cacciando dalla tasca un biglietto.
< Credi che l’abbia scritta lei? > chiese Caroline
< Può essere una trappola > propose Alaric
< Non mi importa, trappola o no dobbiamo salvarla, o almeno darle degna sepoltura > disse Elena, abbassando lo sguardo.
< Elena ha ragione, ci sono ancora speranze che sia viva > ribadì Bonnie, facendo forza ad Elena, la quale le sorrise timidamente.
< D’accordo, d’accordo. Come agiamo? > domandai, volendo nettamente non pensare alla possibile morte di Ariel.
< C’è un passaggio segreto che collega il bosco nei pressi della pensione con l’abitazione di Klaus, ma se non ricordo male c’è un problema >
< Ovvero? > fece Stefan.
< Solo Klaus e i suoi ibridi possono entrare. Nessun’altro, forse solo gli umani >
Il mio sguardo saettò su Bonnie. < Sapresti rompere l’incantesimo? Lo hai fatto con quello della cripta >
Il viso di Bonnie si indurì e in pochi secondi dovetti accasciarmi a terra dolorante, tenendomi fortemente la testa. Quella piccola strega mi stava provocando infiniti aneurismi. < Ed è morta mia nonna >
< Ma ora sei molto più forte di allora > disse Stefan, posandole una mano sul braccio e facendo cessare tutto il dolore.
Mi rimisi in piedi, guardando malamente Bonnie, ma dovevo mantenere la calma. < Credo di potercela fare, ma fino a quando non sono di fronte l’incantesimo non posso esserne sicura >
< Bene, come agiamo in caso di attacco? > chiese Elena.
< Semplice, voi.. – mi fermai, voltando poi la testa verso sinistra – Credo che dovremmo saltare la parte teorica e passare direttamente a quella pratica > dissi, facendo una smorfia.
Elena ci guardò preoccupata. < Che succede? >
Stefan le si parò davanti, proteggendola. < Abbiamo visite >

Fu il turno di Caroline e Tyler di mettersi in posizione d’attacco e Alaric si armò velocemente.

Poco dopo, dalla schiera infinita di alberi che li circondavano, uscirono dai loro nascondigli quelli che riconobbero essere ibridi.
< Ric, credo che la tua opinione non fosse tanto sbagliata > proruppi, tenendo d’occhio ogni ibrido.
< Cosa volete? > chiese Stefan
< La doppelganger e la vostra morte > esclamò uno di loro
Storsi la bocca. < Papino non era il tipo da “io rispetto i patti?” >
< Dateci la ragazza >
< Se ci sono gli ibridi, vuol dire che nei paraggi ci saranno Klaus e Ariel >
Mi scrocchiai le dita. < Pensiamo a staccare un po’ di cuori, poi penseremo a loro >

 

POV ARIEL

< Non era nei patti, Klaus! > gli urlai contro.Avevo saputo cosa aveva fatto. Mandare i suoi ibridi contro Damon e gli altri per ucciderli. Cercavo di raggiungerlo per bloccarlo, cercando così ti ottenere spiegazioni. < Dannazione, stupido di un ibrido, vuoi fermarti? > sbottai adirata, afferrando un piccolo sasso e lanciandoglielo contro, colpendolo sulla schiena.
Klaus si fermò e, prima che me ne rendessi conto, ero a terra, con una guancia dolorante e pulsante. Strinsi gli occhi, portando una mano sulla zona lesa, mentre lo guardavo con odio. < Non farmi perdere la calma proprio ora. Ora alzati, non siamo ancora arrivati >
Mi rimisi in piedi, stringendo i denti. < Arrivati dove? >
< Tutto a suo tempo > rispose lui semplicemente, riprendendo la camminata.

Non so quanto tempo passò, ma dopo una lunga e infinita camminata raggiungemmo un’abitazione sperduta tra i boschi, isolata e controllata da alcuni ibridi. L’interno della casa era spoglia, come se servisse solamente come nascondiglio e non come abitazione in sé per sé.
Ciò che catturò la mia attenzione più di tutto, furono le cinque bare poste al centro della stanza. Feci istintivamente un passo indietro, ma mi scontrai con il petto di Klaus.
< Zuccherino, lasci che ti presenti la mia famiglia >
< Li.. Li hai tutti u-uccisi? >
< Teoricamente > disse mentre, dopo avermi superata, si avvicinava a una di esse, sfiorandola con la punta delle dita.
Continuai a guardare quelle bare. Ero confusa. Klaus andava in giro con la sua famiglia morta, ok lo sapeva, ma perche ora voleva mostrarmele? < Perché? >
< Con la morte definitiva di Mikael potrò riportarli in vita. Ci riuniremo e nessuno sarà mai più solo > completò, allontanandosi svelto dalle bare e avvicinandosi a uno scaffale. Sebbene non lo potessi vedere in faccia, avevo riconosciuto il tono di voce che aveva usato. Era lo stesso tono usato quando mi parlò, anzi mi urlò contro il disprezzo nei confronti dei suoi genitori. Ormai lo avevo capito bene, il punto debole di Klaus era la sua famiglia, i suoi fratelli.
Lo vidi ritornare con una boccetta in mano. < Cosa c’è lì dentro? >
< I tuoi amici non sono gli unici ad avere una strega al loro fianco, io ne ho tantissime e tutte con molti secoli alle spalle. Questa – mi mostrò maggiormente la boccetta – è la mia polizza >
< Che intendi dire? >
< Che una volta che avrai ingerito il contenuto, nessuno potrà salvarti. Il sangue dei tuoi amici vampiri o qualche stupido incantesimo della tua strega non serviranno. Lo hai detto tu, no? Se a non rispettare i patti fossi stata tu, io avrei avuto la tua vita. Mi sto solamente assicurando ciò, sai, non voglio nessun’altra sorpresa > disse, lasciando nella mia mano la boccetta. < Su, forza, bevi! > Mi aveva messa alle spalle al muro. Non si sarebbe fatto prendere in giro una seconda volta, non dopo l’aver scoperto che Elena era viva, anche se questo fu per lui un bene. Prendendo un lungo respiro, tolsi il tappo e portai la boccetta alla labbra, iniziando a ingerire tutto il contenuto. Tossii con forza, lasciando cadere la bottiglietta per terra, dove subito si frantumò in mille pezzi, mentre, con una mano sulla gola, guardavo sconvolta Klaus. < Diciamo che potrei aver leggermente modificato l’accordo – mi mise una mano su di una spalla – Quando voglio qualcosa, l’ottengo sempre. Ti aspetto fuori > disse, uscendo e lasciandomi lì dentro da sola.
Respirai affannosamente, sorreggendomi contro la parete di fianco. Quando il mio respirò tornò a farsi regolare, mi avvicinai ad una delle bare. Mi guardai intorno e, non vedendo arrivare nessuna, l’aprii. Al suo interno era posto il corpo di una ragazza dai capelli biondi. Al centro del suo petto faceva bella mostra di sé un pugnale d’argento.
Una strana idea passò per la mia mente. Se Klaus aveva usato quei pugnali per uccidere i fratelli, forse potevo usare lo stesso pugnale, uccidendo lui. Potevo provarci, ma avremmo poi avuto a che fare con un nuovo Originale.
< Non ci penserei se fossi in te > la voce improvvisa di Klaus mi fece sobbalzare.
Richiusi la bara. < Di fare cosa? >
Sentii poco dopo la presenza di Klaus dietro di me, il suo petto che aderiva alla mia schiena, il suo fiato a solleticarmi il collo. < Sono  immortale, my lovely. Quel pugnale con me non funziona >
Mi girai in modo da guardarlo negli occhi. < Lo so – gli toccai il petto  – per questo preferisco le cose tradizionali > gli dissi, sorridendo e ricevendo uno sguardo confuso.
< Cosa vuoi fare? > boccheggiò alcuni secondi, prima di piegare il busto verso di me.
< Vampiro o no, resti comunque un uomo – lo spostai da me – Alcune zone restano sensibili > Aprii la bara, estraendo il pugnale. < Non si sa mai > e glielo conficcai nel petto, correndo via subito dopo.

Ok, avevo appena segnato completamente la mia morte, ma non era proprio quello a cui puntavo? Cercai di correre il più velocemente possibile, ben sapendo che Klaus mi avrebbe raggiunta in men che non si dica. Inciampai in una radice, cadendo rovinosamente a terra e rotolando per via delle terreno scosceso. Mi sentivo tutta dolorante e alcune zone bruciavano, segno che mi ero ferita.
< Signorina, si sente bene? > esclamò la voce di un ragazzo, che comparì da dietro alcune piante.
Lo guardai mentre a fatica mi rimettevo in piedi. < Si, sto bene > risposi brusca, lanciando uno sguardo dietro alle mie spalle.
< Deve stare attenta, potrebbe farsi molto male >
< Si, lo so, grazie dell’interessamento > dissi, sorpassandolo  per riprendere la fuga, ma quello mi bloccò il polso con forza. < Che diavolo stai facendo? > chiesi, cercando di liberarmi dalla presa.
< Devo riportarti da Klaus > esclamò, sulle labbra ancora un sorriso.
Ibrido, ecco che diavolo era. < Zuccherino, non sono cose che si fanno queste > esclamò Klaus, di colpo dietro alle mie spalle. < Puoi andare – disse, rivolgendosi all’ibrido – Tu, invece, hai appena ottenuto quanto volevi >
< Odio attendere > dissi ironica mentre mi fece voltare con forza e spingendomi contro il tronco di un albero.
Le mani di Klaus si chiusero attorno al mio viso, la sua fronte si posò contro la mia e le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie.
< Speravo non dovesse finire in questo modo > mormorò, parlando sulla mia bocca.
< Crepa > risposi dura, guardandolo con astio.
Lui scosse il capo, sorridendo. < Vediamo se questa bocca sa fare anche dell’altro >. Spalancai gli occhi e cercai di oppormi, ma non ci riuscii. La sua bocca forzò la mia, dando vita ad un bacio violento. La sua bocca si mosse avida contro la mia e la sua lingua ispezionò la mia bocca. Cercavo in ogni modo di oppormi. Graffiavo la sua pelle, tiravo pugni contro il suo petto, ma niente.

< Che diavolo succede qui? > esclamò la voce di Damon.
Klaus si allontanò dalle mie labbra, guardando alle mie spalle. sorrise sprezzante.  Klaus mi fece girare, stringendomi a lui con un braccio sulla mia vita.
Che diamine stava cercando di fare Damon? Era sparito per una intera settimana, rompendo qualsiasi legame con me. Perché diavolo doveva cercare di salvarmi, ora?
< Lasciala. Andare. Ora! > disse Damon a denti stretti.
Sentii una mano di Klaus accarezzarmi la schiena e fermarsi in mezzo ad essa, l’altra, invece, si chiuse sul mio mento, voltandomi il viso verso di lui. < Salvatore, di addio alla ragazza – strusciò il naso contro la mia guancia – Saresti stata un’ottima vampira > sussurrò al mio orecchio.
Liberai il volto dalla presa di Klaus, puntando lo sguardo negli occhi azzurri di Damon.
< Ti ho detto che devi lasciarla andare, adesso, o farai la fine dei tuoi stupidi ibridi >
Lo sguardo di Klaus si indurì, come i lineamenti del suo viso. < Già, dovevo immaginarlo, ma sai – strusciò il naso contro il mio collo – con la sua morte potrei ottenere molto di più. Come mai cerchi di salvarla? Non avevi preferito fuggire pur di non avere più nulla a che fare con lei? >
Fu il turno di Damon di indurire il viso. < Sai come si dice, piccoli incidenti di percorso >
< Mi dispiace, ma non avrete il tempo di fare la pace >
Mi si mozzò il fiato e aprii maggiormente gli occhi e la bocca, non riuscendo a emettere alcun suono. Tutto quello che percepivo era un fortissimo bruciore e dolore che attraversa tutto il mio corpo.  Quando abbassai lo sguardo, boccheggiai in cerca d’aria, notando come il mio busto era stato trapassato dal braccio di Klaus.
< Ariel! > esclamò sconvolto Damon, alternando lo sguardo da me a Klaus, prima di guardare Klaus con rabbia.
< Non dannarti l’anima nel darle il tuo sangue, non la salverà. Nessuno potrà salvarla > sorrise Klaus, lasciandomi cadere per terra. Damon corse verso di me, prendendomi poi tra le braccia. < Ve lo avevo detto: l’amore è la più grande debolezza per un vampiro > e così uscì di scena.
Damon iniziò ad accarezzarmi i capelli ed il viso. < Non so cosa tu mi abbia fatto piccola essere umano, ma tu hai riportato completamente a galla, sulla terra ferma, l'umanità che credevo perduta. Quell'umanità che Elena aveva riportato in vita >. La voce di Damon si incrinò. < Nonostante il male che ti ho causato non hai mai smesso di voler bene, di amare questo stupido vampiro. – fece un lungo respiro - Ti amo, Ariel. Ti amo e... Ti prego torna da me >>
Abbozzai un sorriso. < Non perdere la tua umanità perché sai di essere un vampiro, un uomo migliore. Proprio in punto di morte dovevi dirmi di amarmi? > cercai di essere leggermente divertita.
< Mi.. Mi dispiace così tanto > disse lui.
Facendomi forza, posai una mano sulla guancia di Damon, accarezzandola. Scossi il capo senza smettere di sorridere. < Ti amo e non potevo chiedere di meglio >
Un vociare insistito, il mio nome che veniva chiamato da più persone, mi fece capire che erano arrivati anche gli altri. Erano figure sfumate, ma riuscivo a intravedere i loro visi, a distinguerli. Elena, Bonnie e Caroline avevano una espressione sconvolta, forse Elena piangeva. Stefan la strinse a sé, facendole sprofondare il viso nel suo petto.
Non lo so perché, ma sentivo di star sorridendo. C’era ancora una cosa da fare. Non potevo morire senza avere come ultimo ricordo il viso di Damon! Guardai gli occhi azzurri di Damon, in quel momento lucidi, e il mio sorriso si aprì maggiormente.
Si, ora potevo morire felice.






Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Ma buongiorno! Come state? Spero bene.. Siamo arrivati così all'ultimo capitolo di questa storia.. Mii, non ci credo ma è così.. Domenica verrà pubblicato l'epilogo e lì farò tutti i ringraziamenti.. E chissà, forse vi lascerò una piccola chicca ;)
Allora.. Damon è andato a salvare Ariel, ma i nostri amici sono caduti in una piccola imboscata, andata tuttavia male per gli ibriducci di Klaus.. Ariel, invece, cerca una via di fuga che risulta anch'essa inutile.. Mi scuso, come ho fatto ieri nel gruppo su Fb, se la parte della fuga è risultata banale.. Chiedo perdono ma non sapevo come collegare le due scene.. Ma ritornando a noi, uccisi tutti gli ibridi Damon rintraccia Klaus e Ariel e beh.... Il finale di questo capitolo parla da solo.. La domanda è: Klaus ha cambiato il patto quando ha dato la boccetta ad Ariel.. In pratica non può essere trasformata o salvata dai suoi amici.. Cosa vedrete nell'epilogo se Ariel è morta? Probabilmente le reazioni post mortem, o chissà...
Vorrei ringraziare i lettori silenziosi, coloro che recensiscono, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti.. Grazie mille :)
Non mi resta che dirvi a Domenica :*













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Capitolo 36
*** Capitolo o35 - Epilogo - ***


35


_Consiglio di leggere le note per intero_

Epilogo

 


POV DAMON

Un mese. Un solo mese era passato dalla morte di Ariel per mano di Klaus. Un mese in cui mi davo dello stupido per non essere stato in grado di proteggerla. Non ero riuscito a proteggere Elena quando si trattava del sacrificio, non ero riuscito a salvare Ariel. Lanciai il bicchiere, nervoso, contro il camino e mi portai una mano tra i capelli, stringendoli.
Un rumore improvviso proveniente dal piano superiore, precisamente dalla mia stanza, mi fece tornare sull’attenti. Scattai rapido verso il piano superiore e, aperta la porta, entrai.  La stanza era vuota così come l’avevo lasciata. “L’alcool” pensai prima di rigirarmi. Quando lo feci, una figura seduta sul letto venne riflessa dallo specchio. Mi voltai di scatto e quello che vidi mi lasciò basito.
Ad essere tranquillamente seduta sul mio letto c’era lei. Ariel. Jeans chiaro a fasciarle le gambe, maglietta semplice sul busto, capelli mossi e sorriso sul viso. < Tu.. Tu dovresti essere morta! > esclamai, balbettando.
Lei inclinò di lato il viso senza, però, smettere di sorridere. < Io sono morta > mi rispose lei.
< Se fossi morta, non saresti qui >
Incrociò le gambe sul letto. < Sono frutto della tua immaginazione. Sai quando pensi così tanto a qualcosa e credi di vederla o di averla? Ecco, io sono ciò >
Scossi il capo. < Bene, sono un vampiro pazzo. E’ questo che stai dicendo? >
< No. Dico che mi hai pensato così tanto, dannandoti l’anima, incolpandoti e ciò sta giocando un piccolo scherzo alla tua mente che.. – fece una pausa – Ok, forse stai impazzendo >. Scese dal letto e si avvicinò a me. Sebbene fosse una allucinazione, era sempre bella. < Sai perché stai impazzendo, mh? Perché ti stai dando delle colpe che non hai. Sono morta, pazienza! Sarei morta lo stesso tra qualche anno.. molti anni.. Comunque, sarei morta prima o poi. – posò le sue mani sulle mie guance. Le sue mani erano calde, come se non fosse mai morta – Sono stata io l’incosciente, sono stata io a cercarmela. Tu stavi facendo il tuo dovere. Io ho trasgredito. Io ho sbagliato. Non hai colpe, Damon. Né ora, né mai > mi sorrise.
< Ariel.. >
< Sshh – disse, posando l’indice sulle mie labbra – Non voglio più sentire queste stupidaggini, ok? > Annuii alle sue parole. < Bravo, vampiro. Allora non sei stupido come pensavo! > disse, sorridendo.
< Il tuo senso dell’umorismo vedo che non è sparito >
< Sono quella che tu ricordi e sempre lo sarò > mi guardò con i suoi grandi occhi castano verdi. < Sarò sempre qui – mi posò una mano sopra il cuore – con te. Dove sarai tu, sarò io > vidi alcune lacrime scorrere lungo le sue guance. < Ti amo, Damon Salvatore. Follemente >
< Anche io Ariel > la strinsi tra le braccia. Era così strano abbracciare e toccare qualcosa che in realtà non esisteva. Tuttavia, quando venni morso da Tyler, provai le stesse cose con le allucinazioni di Katherine ed Elena. < Ti amo >
Si morse il labbro. < Chiudi gli occhi > e così feci. Chiusi gli occhi. < Sarò sempre con te, ricordatelo > la sentii sussurrare poco prima che le sue labbra si posassero sulle mie.
Pochi secondi dopo tutto sparì, lasciando il posto ad un lungo silenzio.

< Damon > la voce di Elena mi chiamò.
< Si? > le dissi senza voltarmi.
< Tutto ok? > la guardai con la coda dell’occhio, annuendo.




POV ARIEL

< Che scena romantica e al tempo stesso commuovente >
Mi poggiai contro il tronco dell’albero poco distante dalla pensione. Avevo il fiatone, i singhiozzi che mi squarciavano il petto e le lacrime che scendevano copiose lungo le mie guance. Cercai con tutta me stessa di riprendere il controllo di me e ci riuscii. Presi un forte respiro, calmandomi.
Mi rimisi composta e presi a camminare, allontanandomi dalla pensione.
Mi fermai ad un certo punto. < Sta zitto, Klaus – dissi, voltandomi verso di lui – Erano questi i patti, no? Io vengo con te e tu smetti di infastidire i miei amici > gli dissi dura. Avevo sacrificato tutto quello che avevo di più prezioso per far sì che Klaus andasse via da questa città, lasciando in pace i miei amici. Avevo sacrificato la mia libertà, la mia vita. La mia felicità.
Lui sorrise. < Eri un tipo interessante già da umana. Ora, da vampira, lo sarai ancor di più >
Mi avvicinai a lui, puntandogli un dito contro. < Ibrido o no, posso comunque prenderti a calci >
Mi scompigliò i capelli. < Sarà un piacere dominarti. Vado a prendere la macchina > e così si allontanò.
Guardai per un ultima volta il pensionato. < Ti amo, Damon > mormorai prima di voltarmi e avviandomi da Klaus. Ebbi quasi la sensazione, nel girarmi, che Damon si fosse avvicinato alla finestra e avesse puntato lo sguardo verso di me. Non mi avrebbe potuta comunque vedere, coperta da quella fitta vegetazione.



Fine ...... ?






Spazio Autrice ( sempre per modo di dire )
Buongiorno e Buona Domenica, signori! Eccoci giunti alla conclusione definitiva di _Walking On Air_ . A differenza delle scorse volte, non commenterò l'epilogo, non c'è ne è bisogno. Parla da sè.
Ora qualcuno mi prenderà a parole per questo finale, ma  così doveva andare.. Chi mi seguiva in _A Twist In My Story_ sa che ci uso a finire con un finale aperto, incorniciato in questo caso dal "Fine ... ?". Non significa che ci sarà un seguito, come non significa che è finita così.. Tutto dipende dal seguito di A Twist.. Queste sono storie intrecciate fra di loro, da una dipende l'altra..
... Per cui..

"Con passo silenzioso mi avvicinai alla porta del bagno, in quel momento aperta, e mi appoggiai con la spalla contro lo stipite, guardando in direzione della doccia.
Il getto d'acqua, dopo alcuni minuti, cessò e le ante vennero aperte. Dalla doccia di casa Salvatore uscì Damon, il quale, preso un asciugamano, si coprì la vita. Non si era accorto della mia presenza per cui, quando alzò lo sguardo, incrociando il mio, l'espressione di calma, tranquillità e serenità scomparve, lasciando spazio all'incredulità, allo stupore e anche alla paura.
< Ciao Damon > esclamai sorridente.
Damon mi guardava stralunato, dal canto suo. < Perché sei qui? >
< Non sei contento di vedermi? > dissi tutta imbronciata, guardandolo con occhi da cucciolo.
< Tu sei morta. Vederti significa che la mia mente mi sta giocando un brutto tiro >
Camminai fino a trovarmi davanti a lui. < Non devo essere per forza un'allucinazione, o qualche scherzo della tua mente >
La fronte di Damon si corrugò. < Che stai insinuando? >
< Nulla > affermai innocentemente.
< Tu sei morta da più di un anno, ho seppellito io stesso il tuo corpo. Cos'altro potresti essere se non un'allucinazione? >
Un rumore di passi, seguito dalla comparsa di Elena sulla soglia del bagno, interruppe la conversazione. < Damon, con chi diavolo stai.. – gli occhi di Elena si aprirono maggiormente e la sua bocca si aprì e si chiuse ripetutamente – A-Ariel? >
Il viso di Damon, rivolto fino a quel momento sulla figura di Elena, si voltò di scatto verso di me, che con calma ricambia il suo sguardo.
< Te lo avevo detto che non dovevo essere per forza un'illusione >"


Come vi ripeto, non significa niente, per il momento.. Non ho tempo di scrivere, di concentrarmi su un'altra storia in quanto devo pensare all'esame di Stato.. Forse, una volta completato tutto, potrei concentrarmi.. Per il momento vi lascio solo con quell'unico pezzo scritto...
Dopo tutto questo sproliloquio, più grosso del capitolo tra un pò, vorrei passare ai ringraziamenti.. Grazie mille a tutte voi per avermi dato fiducio con questa storia, per averla seguita, per avermi lasciato i vostri parere.. Per essermi state accanto in questi 35 capitolo.. Non saprei come ringraziarvi! Non appena potrò, come feci con A Twist, ringrazierò ad una ad una tutte voi :)
Ora vado, che non mi sento per niente bene.. Raffreddore, tosse e mal di testa -.- Si, la mia salute fa schifo..
Alla prossima!


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_A Twist In My Story_ ˜Missing Moments˜
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