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Naruto e Sakura si stavano dirigendo nel paese del tè per una semplice, quanto noiosa missione:
catturare il cattivo di turno e riportare la tranquillità, una cosa piuttosto banale alla fin fine.
Non appena arrivati si erano subito accorti del disordine che regnava in quel luogo, tra persone inermi
e gente che scappava si poteva chiaramente evincere che il loro obiettivo non era poi molto lontano.
Si affrettarono a percorrere la direzione dal quale proveniva maggiore trambusto, fino ad arrivare ad una locanda,
ormai con chiari segni di demolizione; alcune persone erano distese a terra sanguinanti e
Sakura non ci pensò due volte a prestare loro il primo soccorso.
- Sakura-chan, direi che il nostro Juzu non sia solo - fece notare Naruto alcuni uomini intorno al loro obiettivo.
- Pensi di cavartela da solo? - chiese senza deconcentrarsi dal suo operato.
- Stai scherzando? Quei tipi sono solo dei prepotenti, mi basteranno una manciata di minuti - detto questo si rivolse all’avversario:
- Ehi Juzu! Naruto Uzumaki della foglia è venuto qui per catturarti, preparati! -.
Sakura pensò di dovergli dare una lezione una volta sistemata la faccenda, e ricordagli quanto fosse importante il fattore sorpresa.
In effetti più sorpresa di così non poteva essere.
L’uomo, dalla grossa stazza con una cicatrice che gli attraversava la guancia e parte del collo, guardò con curiosità il ragazzo per poi scoppiare in una fragorosa risata seguito dai suoi cinque uomini.
- Mi prendi in giro piccoletto? Tra qualche minuto di te resterà solo il ricordo! All’attacco ragazzi! -
Gli uomini si lanciarono contro Naruto con spade e kunai alla mano, uno di loro cercò di tranciarlo di netto
All’altezza dello stomaco, ma con un balzo riuscì ad evitarlo per poi piantare un calcio in testa al malcapitato
facendolo svenire sul colpo.
Creò quattro copie d’ombra di sé, e con quelle sistemò i restanti briganti mentre l’originale partì all’attacco del loro capo.
- Non credere di farmi paura, piccoletto! - prese le sue due spade dai foderi sulla schiena, lanciandosi contro il ragazzo
in un attacco incrociato.
Naruto, con una scivolata riuscì a passargli sotto le gambe per poi lanciare un paio di shuriken che si piantarono
nella spalla del nemico facendogli emettere un grugnito di stizza; come se nulla fosse li rimosse “restituendoli”
al suo proprietario che li evitò facilmente.
Nel frattempo la gente intorno assisteva allo scontro senza fiatare ma con i nervi a fior di pelle e la speranza
della giusta vittoria da parte del ragazzo.
- Fai il duro eh? Adesso ti sistemo, kage bunshin no jutsu! -
creò due copie di sé, una attaccò frontalmente il nemico mentre gli altri due si occupavano di creare il Rasengan.
Senza aspettare altrimenti si lanciò contro l’avversario che era intento a difendersi dalla copia di Naruto;
non si accorse neppure di cosa facesse l’originale, ma l’ultima cosa che vide fu il ragazzo sopra di lui,
intento a trattenere nella mano una strana sfera di chakra.
***
- Non pensi di aver esagerato? -
- In effetti non era necessario che lo colpissi così forte - disse pensieroso.
Sakura e Naruto si trovavano sulla strada del ritorno e stavano discutendo della loro ormai conclusa missione.
Era mattina inoltrata e avevano deciso di fare la strada in tranquillità.
-Aaah… però almeno anche questo grattacapo è finito, non so te ma io son contento -
sorrise Naruto, mentre si stiracchiava e sbadigliava.
- Certo che sono contenta, che stai dicendo? Anzi abbiamo finito addirittura un giorno prima del previsto e non vedo l’ora di tornare a casa - sorrise Sakura, rilassandosi anche lei i muscoli.
Così, tra parole e pugni in testa, tra turni di guardia di notte e altri pugni perché qualcuno si era addormentato,
finalmente erano tornati a casa.
A Konoha.
Erano alle porte del villaggio, e stavolta Naruto si teneva a debita distanza dalla ragazza. Mi chiedo se non sia meglio passare in ospedale per un controllo, Sakura-chan mi ha riempito di lividi,
pensò sconsolato il ragazzo con le lacrime agli occhi.
- Andiamo a fare rapporto insieme? - chiese Sakura.
- Eh? Ah si, certo! - sorrise imbarazzato Naruto.
La riunione con Tsunade non durò molto, si complimentò con entrambi e prima di congedarli, rimproverò Naruto di non sottovalutare l’avversario, dato lo stato in cui era tornato.
Il ragazzo non se la sentì di spiegare come stavano veramente le cose, e promise di non dimenticarlo.
Una volta fuori:
- Naruto, grazie per non aver detto niente all’Hokage - mormorò imbarazzata Sakura.
- Tranquilla, ora andiamo a casa - e le mostrò un ampio sorriso. Annuì.
Una volta salutati e prese strade diverse, entrambi si poterono finalmente rilassare come meglio potevano.
Sakura andò a trovare Ino, al negozio di fiori, dato che era una settimana che non la vedeva, e Naruto incontrò per caso
il maestro Kakashi, con cui decise di fare la strada insieme a parlare, giusto per aggiornarlo riguardo le sue missioni e allenamenti.
- Stai diventando davvero in gamba, ma non perdi mai la tua abitudine di non riflettere mai abbastanza prima di agire -
disse pacato.
Naruto gli fece una smorfia.
- Siamo arrivati a casa tua, ora anch’io devo andare, ci si vede. - detto questo, sparì in una nuvola di fumo.
Naruto restò ancora un momento lì fuori, ad osservare il sole ormai calare all’orizzonte e le ombre allungarsi sempre più.
Con il tempo stava diventando sempre più in gamba, e ne era davvero orgoglioso.
Non gli importava della fatica che il tutto comportava, o le continue visite che faceva in ospedale per le ferite che si procurava
al termine di ogni missione, tutto faceva parte del suo obiettivo finale che non dimenticava mai.
Sorrise più a se stesso che a qualcosa in particolare ed entrò in casa.
***
Aprì la porta, accompagnato dal cigolio dei cardini, e la richiuse alle sua spalle.
Posò lo zaino vicino alla porta e andò subito in direzione del bagno per una doccia, peccato che in quel breve tragitto inciampò a cadde rovinosamente a terra.
- Ahi, forse è meglio alzare le tapparelle e far entrare un po’ di luce - disse alzandosi da terra e massaggiandosi la spalla.
Una luce rossastra invase quel piccolo appartamento, rivelando un discreto disordine, ma polvere ovunque.
Si poteva benissimo pensare di essere capitati in una casa disabitata.
Naruto si guardò un po’ intorno piuttosto pensieroso, con una smorfia di disappunto a coprigli il viso. Forse farò meglio a dare una sistemata prima di darmi una ripulita.
Si rimboccò le maniche e, con calma, si mise a dare una sistemata a tutto ciò che era fuori posto.
Fece un paio di sacchi della spazzatura con dentro decine di scodelle di ramen pre-istantaneo, cartacce varie e anche vecchi vestiti strappati e consumati, riducendo così la sua scelta nel vestire.
Un’ora dopo, il sole era ormai per metà scomparso, ma c’era abbastanza luce da illuminare il cambiamento di quel posto.
Non proprio radicale, ma almeno adesso era più ordinato e poco più pulito.
- Bene, ho quasi finito, adesso devo solo portare questo cumulo di armi nel ripostiglio, penserò poi a pulirle -
osservò pensieroso un mucchio di kunai e shuriken messi alla rinfusa, di certo non poteva trasportarle a mano o si sarebbe tagliato.
Prese un fagotto e le ripose tutte dentro, lo chiuse e si apprestò a portarlo via.
Sfortunatamente, la tasca dei suoi pantaloni rimase impigliata al pomello di un cassetto e questo cadde a terra, riversando il contenuto a terra.
Decine di carte bomba.
- Ci mancava solo questa! Dann-… - le parole gli morirono in gola, sostituendo la sua espressione scocciata, con un’altra.
Terrore.
Non aveva legato bene il fiocco del fagotto, e senza quasi rendersene conto, cadde tutto a terra.
Sulle carte bomba.
***
Finalmente un po’ di pace.
Questo pensò una volta buttatasi sul proprio letto ed aver affondato la testa nel cuscino. Non era stanca, ma aveva comunque voglia di rilassarsi e non pensare a niente.
Dopo essersi fatta una doccia e vestita con abiti puliti, d’improvviso si sentì rinata.
Inspirò forte, beandosi della brezza fresca che entrava dalla sua finestra, della leggera umidità che stava per arrivare,
del profumo che la sua stanza le donava.
Non proprio un profumo, ma più che altro, la sua stanza aveva un odore proprio, che la faceva sentire bene. Aria di casa, pensò con un sorriso.
Poi le venne in mente l’appartamento di Naruto, che per lui non doveva essere proprio la stessa cosa.
Era stata diverse volte in quel posto e lo aveva sempre visto in disordine, o con minimo della polvere in giro.
Non si poteva definire un luogo accogliente.
Ed eccola, quella morsa al petto.
Cos’era? Compassione? Pena? Non ne era sicura, ma la rattristava pensare a Naruto vivere sempre da solo, in un appartamento poi così lugubre da certi punti di vista. Con un po’ di pulizia tornerebbe accogliente.
Forse sarebbe stato gentile da parte sua andare ad offrirsi volontaria per ripulire insieme la casa del suo compagno, dopotutto non le sembrava una cosa tanto complicata, e poi era il suo migliore amico, un qualche favore glielo doveva.
Lentamente, chiuse gli occhi e finì con l’addormentarsi con l’immagine di Naruto sorridente davanti.
Non aveva idea di quanto avesse dormito, e non ci aveva minimamente pensato.
Sta di fatto che molteplici esplosioni la svegliarono di soprassalto.
Spaventata, si affacciò alla finestra per vedere cosa stesse succedendo, quando notò una colonna di fumo salire sempre più in alto nel cielo.
Una zona della città era stata colpita, forse erano sotto attacco.
Senza pensarci un momento si mise la sua tuta ninja ed uscì di corsa in strada, poté vedere molte altre persone affacciate e sulla via, che si chiedevano che stesse succedendo.
Sakura correva, pensando che ci sarebbe potuto essere qualcuno ferito, oppure avrebbe dovuto ingaggiare un qualche scontro.
Questo pensava, e non da dove effettivamente provenisse quel fumo.
Salve a tutti!
Mi presento con un altra storia, e devo dire che ho già in mente parecchie cose ^^
Non vi anticipo nulla, ma spero solo che possa piacere :)
I cap saranno corti come questo, perchè mi invogliano di più a scrivere XD
Ho finito, spero che vi interessi sapere il seguito!
Alla prossima!
Bye!
Comodamente seduta nel suo ufficio, l’Hokage Tsunade stava sbrigando le solite scartoffie politiche e revisionando i rapporti delle varie missioni portate a termine.
Lavorava nella massima concentrazione, senza concedersi pause o istanti di riflessioni.
D’altro canto, il ruolo che ricopre è davvero importante e non sono ammessi errori.
Bussano alla porta.
- Avanti - disse Tsunade senza alzare la faccia dai vari documenti.
- Signorina, le ho portato una tazza di tè, ormai sono diverse ore che lavora ininterrottamente - Shizune si avvicinò lentamente, poggiando la tazza sulla scrivania e poggiandosi il vassoio in grembo. Tsunade si concesse un lungo sospiro di rilassamento, reclinando un poco la testa indietro.
- Grazie Shizune, ormai ho quasi finito qui, tu vai pure a casa - affermò, sorseggiando la sua bevanda.
- Mi raccomando, non rimanga qui anche stasera, ha bisogno di riposo - la avvertì la sua assistente.
Tsunade annuì scocciata, liquidandola con un gesto della mano quanto meno superficiale.
- Non sei la mia balia, comunque sta tranquilla - sorrise - buonanotte Shizune -.
L’assistente accennò un inchino ed uscì dalla porta, chiudendola sommessamente.
Tsunade si lasciò andare allo schienale della poltrona con un lungo sospiro, osservando con sguardo indecifrabile un qualche punto del soffitto.
Neanche il tempo di riprendere il lavoro che un altro bussare alla porta la distrae.
- Avanti -.
- Mi ha fatto chiamare Hokage-sama? -.
- Ah Tenten, si ho una missione da affidarti - e si mise a cercare qualcosa tra vari documenti.
- Di che grado? -.
- Nulla di speciale - continuò a frugare ovunque - credo sia di livello C - e qui seguì un sospiro di irritazione.
- Certo, sempre se riesco a trovarla -. L’Hokage si stava innervosendo sempre più mentre la kunoichi cercava di trattenere una risata. Stava mettendo a soqquadro tutta la scrivania per poter trovare le informazioni riguardanti la missione della ragazza, ma nulla.
D’improvviso, nella stanza risuonò un suono piuttosto inquietante.
Tsunade si girò di scatto alla sua sinistra, osservando allibita ciò che era successo.
La tazza si era crepata, senza neppure averla sfiorata.
Osservò con preoccupazione il fenomeno, pensando si trattasse di un cattivo presagio.
- Tsunade-sama, che significa? - la ragazza era piuttosto intimidita dal quel che era appena successo.
- Credo stia per accadere qualcosa d-… - Non terminò la frase che molteplici esplosioni attirarono la loro attenzione.
L’Hokage si alzò di scatto dalla poltrona facendola cadere a terra e puntò lo sguardo oltre i vetri del palazzo, dove diverse esplosioni, sempre nello stesso punto, creavano una densa nuvola di fumo.
Tenten osservò preoccupata la scena e rivolse il suo sguardo all’Hokage, in attesa di un qualche ordine che non tardò ad arrivare.
- Tenten, vai in ospedale e prendi un ninja medico, dopodiché recati sul posto! Ora! - Esclamò con un tono che non ammetteva repliche.
La kunoichi corse veloce fuori la porta lasciandola spalancata.
Tsunade osservò la densa coltre di fumo in una definita zona del villaggio, cercando di ricordare cosa ci fosse laggiù. Una zona poco frequentata, in periferia, non è il luogo adatto per un attacco. Deve essere stato un obiettivo preciso.
Cominciò a focalizzare la zona, le case e le vie.
Qualcosa le venne in mente, anzi, qualcuno.
C’era un solo ninja che abitava da quella parte, ed era colui al quale aveva regalato il suo ciondolo. No!
Con uno slancio, uscì dal suo ufficio distruggendo le vetrate e atterrò sul soffitto sottostante, un altro salto e cominciò ad attraversare il villaggio a grande velocità da un tetto all’altro.
***
In tutto il villaggio si erano udite quelle esplosioni, e già una squadra di Anbu era entrata in azione per raccogliere nel minor tempo possibile informazioni sull’accaduto.
Inutile dire che vi era preoccupazione ovunque, mentre la normale popolazione osservava la scena dalla strada o dalla finestra della propria casa, altri si dirigevano sul posto per poter dare una mano.
La zona colpita era completamente circondata da un grosso polverone dove non vi si poteva respirare.
Chi era sul posto, cercava di coprirsi il volto con un panno o il collo della propria maglia, mentre i loro occhi poterono focalizzare sempre più nitidamente ciò che era successo.
Una palazzina era crollata e le abitazioni vicine danneggiate.
Le persone che si trovavano nei paraggi non subirono danni, neppure quelle nelle abitazioni adiacenti, mentre ci si chiedeva cosa fosse successo e se ci fosse qualcuno tra le macerie.
Alcuni ninja avevano già fatto evacuare la zona, mentre una squadra di Anbu si stava accertando che non ci fossero nemici nelle vicinanze o fuori il villaggio.
Sakura saltò su uno dei tetti più alti che ci fossero nelle vicinanze, cercando di focalizzare la zona.
La polvere si diradò sempre di più, e la sua espressione, da prima concentrata e preoccupata, divenne quasi una disperazione.
Dove doveva esserci l’appartamento di Naruto, vi erano solo macerie.
- NARUTOOOO!!! - urlò Sakura, con tutto il fiato che aveva in corpo.
Saltò su altri tetti fino a raggiungere quella che doveva essere la casa del suo compagno, del suo amico.
La vista gli si offuscò, mentre correva alla base delle macerie e spostarne quante ne poteva.
Piangeva, senza smettere di ripetere il nome di Naruto, in quel momento sentiva l’ansia attanagliarle lo stomaco, la paura di trovare quello che non avrebbe voluto vedere.
- Sakura!! - non sentiva neppure che la stavano chiamando, finché delle braccia non la afferrarono per la vita e trascinarono via, mentre altre macerie si schiantarono al suolo in un rombo terrificante.
- No! Devo tirarlo fuori da lì! No! - si dibatteva con tutte le sue forze, la presa era salda e non accennava a lasciarla andare.
- Sakura calmati! È un ordine! - quella voce autoritaria la fece voltare, facendole riconoscere il viso Tsunade, da quale trapelava preoccupazione e serietà.
- S… Shisho… - mormorò sorpresa.
- Tranquilla - e la lasciò andare, poi rivolgendosi ad un Anbu:
- Tu, raduna una squadra e cominciate immediatamente a spostare queste macerie, potrebbe esserci qualcuno sepolto - deglutì, nel pronunciare quell’ultima parola.
- Si Hokage-sama! - e sparì dalla loro vista.
- Sakura, tu e Tenten fate allontanare le persone, potrebbe essere pericoloso - la ragazza si asciugò le lacrime ed annuì decisa, mentre la compagna sopraggiungeva con alle spalle un ninja medico.
***
Il sole era quasi del tutto tramontato, ma la squadra di soccorso si stava dando da fare una volta assicurata la zona.
Anche dei volontari si prodigarono a dare una mano quando seppero che lì sotto poteva esserci l’eroe che sconfisse Pain mesi prima, e non potevano nemmeno immaginare di ritrovarlo privo di vita dopo tutto quello che aveva fatto.
Sakura stava dando un mano come tutti, si era calmata ma ancora la paura la divorava.
Lavorava con più energia di tutti, stringeva i denti e distruggeva tutti i blocchi troppo grandi da poter essere spostati, riducendoli in briciole.
Sentiva distintamente l’Hokage dare ordini su ordini, mentre diverse attrezzature mediche erano già state predisposte per ogni evenienza.
- Sakura? - Ino le si era affiancata con voce quasi intimidita.
- Cosa? - rispose senza voltarsi, ne fermarsi. Ino deglutì a fatica.
- Ecco… ci sono state moltissime esplosioni e… se Naruto era in casa, è d-… - non terminò la frase che Sakura la prese per il colletto, guardandola con rabbia e disprezzo.
- Non provare a dire un’altra sola parola, chiaro?! - sibilò minacciosamente. Ino annuì tremante.
Non aveva mai visto tanta rabbia in Sakura prima d’ora, e prima d’ora non ne aveva mai avuto così tanta paura.
Lasciò andare Ino con uno strattone, facendola cadere a terra, mentre riprendeva imperterrita il suo lavoro.
- Qui! L’abbiamo trovato! - una voce poco lontana attirò l’attenzione di tutti, soprattutto quella di Sakura che, con occhi sbarrati, corse velocemente nella direzione dove si trovava il suo migliore amico.
Ciò che vide, le fece cedere le gambe.
Il viso di Naruto era una maschera di sangue, i vestiti sporchi, strappati e macchiati.
Dovunque spostasse le sue iridi verdi, vedeva solo orribili bruciature molto gravi, moltissimi tagli in tutto il corpo, ma soprattutto sangue.
Sul petto, su legno e pietra intorno a lui, sui pantaloni, sulle mani. Ovunque.
Il braccio destro era piegato in una posizione innaturale, così come alcune dita di mani e piedi.
- È vivo! Presto dobbiamo portarlo in ospedale! Sakura! Dacci una mano, svelta! - i suoni le arrivavano ovattati, intorno a lei vedeva solo ombre che si muovevano troppo velocemente per essere identificate, sentì una mano prenderle un braccio e trascinarla via, ma quasi non se ne rendeva conto.
Era tutto sempre più offuscato, e non sentiva più nulla.
Poi il buio.
Lo hanno trovato!
Ammaccato, ma almeno è vivo .-.
Sakura non ha retto allo shock ed è svenuta, poveretta…
In che condizioni sarà?
E Naruto?
Leggete il prossimo cap! ^^
Spero di leggere qualche recensione *inchino*
Alla prossima!
Bye!
Vedere Naruto in quello stato non fu affatto piacevole, ne per Sakura, ne per Tsunade, ne per nessuno dei presenti.
Con una calma controllata, ma i nervi a fior di pelle, Tsunade fece immediatamente portare il ragazzo in ospedale nel modo più veloce e meno brusco possibile.
Per quanto riguardava Sakura, ormai svenuta e tra le braccia di un ninja medico, un’occhiata compassionevole fu tutto quello che poté dargli,
prima di ordinare di ricondurla a casa.
Naruto fu legato con delle cinture su una barella in modo che non muovesse nessuna parte del suo corpo, dopodiché
fu immediatamente trasportato nell’ospedale di Konoha, al seguito dell’Hokage che monitorava le sue assai gravi condizioni.
Durante il trasporto, molte persone non credettero ai loro occhi nel vederlo ridotto in quello stato, scatenando brusii ed espressioni incredule.
Tsunade, più lo osservava, e più sentiva la voglia di piangere, ma non lo avrebbe fatto, non lì.
Prima Nawaki.
Poi Dan.
Poi ancora Jiraya.
E adesso Naruto. Perché?
L’unica parola che nella mente, le faceva da padrona in quel momento. Perché perdo tutte le persone a me care? Non è giusto!
Strinse i pugni con tanta forza da conficcarsi le unghie nella pelle, ma non le importava, o forse neppure se ne era accorta. Naruto è vivo.
Era quello l’importante, e adesso spettava a lei tenerlo in vita, non avrebbe fatto nessun errore, non con lui.
Una volta sopraggiunti in ospedale, Tsunade diede l’immediato ordine di portarlo in sala operatoria e monitorare le sue condizioni,
mentre lei andò subito a prepararsi.
Non avrebbe commesso nessun errore, perché prima di essere Hokage, prima di essere un ninja medico, lei è una donna che ama
Naruto come il proprio figlio, e non avrebbe fatto morire suo figlio.
***
Rumori
Sakura sa di essere in un dormiveglia alquanto fastidioso, e vorrebbe svegliarsi assolutamente.
Mugugna, tenta di muovere un braccio, ma riesce a spostarlo solo di pochi millimetri,
Tenta di parlare, ma la mascella non risponde e il continuo provare le provoca dei tremolii involontari dei nervi.
Può respirare come vuole però, allora tenta di raccogliere più aria che può, questo smuove il torace che si riempie di formicolii, ma
non accenna a svegliarsi, le sue palpebre si aprono e socchiudono, perché non riesce a tenerle aperte.
Comincia anche un po’ ad agitarsi, è davvero terribile non avere il controllo del proprio corpo, si ha quasi la sensazione di essere semi-morti.
Un altro lungo respiro, e finalmente qualcosa torna in vita.
Il braccio e la spalla si sollevano, ma qualcosa all’improvviso le finisce in faccia. L’avambraccio, accidenti.
La parte dal gomito alla mano sembra carne morta, sente distintamente che quella zona è priva di sensibilità e soprattutto vita.
Muove le dita, lentamente, fino a stringere un pugno, l’altro braccio ha riacquistato quasi del tutto la sua indipendenza, e così fa leva per issarsi e mettersi a sedere. La mia stanza, allora è stato tutto un sogno.
Sente di aver tirato un sospiro di sollievo, l’incubo di poco prima sembrava incredibilmente reale, persino le emozioni che aveva provato lo erano.
Finalmente riesce a muoversi come vuole, così si solleva e, barcollando un poco, raggiunge la finestra. È mattino.
Sbadigliando, si dirige in bagno per darsi una svegliata con dell’acqua fredda, si sente incredibilmente stanca, ma non riesce a capirne il motivo,
eppure quando era tornata dalla missione non si sentiva così spossata.
Si vestì e scese le scale, la colazione era già in tavola ma dei suoi genitori nemmeno l’ombra.
Vide un bigliettino sul tavolo: Siamo usciti per commissioni nei paesi vicini, torniamo stasera, baci mamma e papà.
Scrollò le spalle e fece una smorfia benevola, non era un problema per lei rimanere sola una giornata, anzi a dirla tutta si sentiva molto più libera
senza nessuno in casa, forse perché era sempre sotto lo sguardo dei propri genitori e sentiva il bisogno di libertà propria, in fondo non era più una bambina,
e poi sapeva perfettamente cavarsela da sola.
Fece tranquillamente colazione, tornando con la mente al quel sogno davvero inquietante, non si era mai sentita così male nel vedere Naruto in quello stato,
ma la cosa che più se sembrava strano è che ricordava tutto davvero troppo nitidamente.
Immagini, suoni, odori, tutto era ben riposto e catalogato nella sua mente.
Solo la fine era molto confusa, ricordava di aver visto Naruto coperto di ferite e poi più nulla, fino a ritrovarsi nel proprio letto.
Lavò le scodelle ed uscì di casa, l’aria frizzantina era davvero quel che ci voleva per farla riprendere da quei brutti pensieri che le vorticavano in testa.
Erano cinque minuti che camminava, ma si rese conto che qualcosa non andava.
Si sentiva stranamente agitata, irrequieta.
Era comunque una bella giornata, il sole appena sorto splendeva placido e il villaggio stava prendendo vita, però…
- Hai sentito di ieri? - - Si, è terribile, chissà come sta -.
Le voci di due donne dall’aria abbattuta stavano parlando a bassa voce, ma lei aveva perfettamente udito le loro parole, accentuando la sua inspiegabile preoccupazione.
- Scusate, di cosa state parlando? - chiese avvicinandosi con aria preoccupata.
Le due donne si guardarono tristemente, poi una di loro disse:
- Sembra che Naruto Uzumaki, l’eroe del villaggio abbia subito un attentato ieri -.
- Si, pare che siano state piazzate almeno dieci carte bomba nel suo appartamento -.
- Dieci? Di pure cento! Lo hanno ritrovato con tutte le ossa rotte -.
- Il fatto che sia ancora vivo da dell’incredibile -.
- Si è vero, speriamo sopravviva… ma ieri n-… ehi! Dov’è andata? -.
Mentre parlavano, non si erano rese conto che la ragazza che avevano di fronte era corsa via.
Aveva percorso un centinaio di metri o poco più, ma aveva già il fiato corto.
Non era fatica o poco allenamento.
Era panico.
Gli occhi le saettavano in tutte le direzioni come se fossero impazziti, quasi non ricordava che strada dovesse prendere per raggiungere la sua casa.
Non ragionava, correva e basta, da qualche parte sarebbe arrivata, anche se le sembrava che la strada fosse troppo lunga quella mattina.
L’aveva percorsa sempre con calma, ed era arrivata sempre in poco tempo, ora invece le sembrava improvvisamente complicata e troppo lunga
da essere percorsa in una sola volta.
Il respiro sempre più affannato, le scarpe che colpivano quasi con violenza il terreno.
Stringeva i denti Sakura, come quando si ferisce, e tenta di controllare il dolore, ma è difficile stavolta.
Vorrebbe urlare, ma non può, prima deve andare a casa sua.
Rischia di inciampare più volte, si sporca le mani di terra per rimanere in piedi, ma se ne accorgerà solo in seguito, ora è quasi arrivata, un ultima curva.
Svolta e… trattiene il fiato, sbarra gli occhi che sente di non controllare più.
Saettano ovunque, non si soffermano per più di un secondo su qualcosa di definito.
Le guance le si bagnano immediatamente, non controlla nemmeno il suo corpo.
Si accascia sulle ginocchia, coprendosi il volto con le mani.
Rannicchiandosi su se stessa, urla tutto il suo dolore, che colpisce le macerie di quella casa, lasciandole indifferenti.
***
“…bip…bip…bip…”
Quel periodico quanto rassicurante suono la desta lentamente dal suo sonno.
Apre gli occhi, e la prima cosa che vede sono delle coperte bianche sul quale è poggiata con le braccia, gira il viso a destra, rivelando delle dita steccate
che non accennano nessun movimento.
Sospira, rimettendosi composta sulla sedia dove si era addormentata la sera prima.
Si stropiccia gli occhi, batte le palpebre per rimettere a fuoco ogni cosa, e vede il viso di Naruto farsi sempre più nitido.
La sera precedente, prima di andare a casa, era passata in ospedale per controllare le cartelle di alcuni pazienti e sistemare i documenti che aveva lasciato
in disordine nell’archivio.
Quando nell’uscire, aveva visto l’Hokage rientrare con al fianco la barella sul quale era adagiato Naruto, si era sentita improvvisamente male.
Rientrò velocemente dentro, chiedendo spiegazioni, cosa che Tsunade le diede superficialmente con una semplice frase.
“Un incidente”
Un incidente?! Kami, Naruto era più morto che vivo e lei dice incidente?!
Ad ogni modo non se la sentì di andare via, anche se non poteva dare una mano, restò in sala d’attesa finchè non seppe che avevano stabilizzato
le sue condizioni, ma non rimaneva comunque fuori pericolo.
Così, decise di rimanere tutta la notte nella sua stanza e controllarlo per ogni evenienza.
Alla fine la stanchezza l’aveva sopraffatta.
Ed ora era lì, seduta su quella sedia, al capezzale di Naruto.
Completamente bendato dalla testa ai piedi, stavolta non faceva affatto ridere il suo stille mummia, anzi, non faceva altro che dare preoccupazione.
Aveva l’aria di chi sta dormendo profondamente, fortuna che gli avevano pulito il viso da tutto quel sangue o sarebbe stato inquietante vederlo.
Posò la propria mano su quella malmessa del ragazzo, non aveva il coraggio di stringerla neanche un po’, semplicemente si limitava a tenerla sopra.
Sentì la porta aprirsi e con uno scattò ritirò subito la mano.
- Ah ciao Shizune, non sapevo fossi qui -.
- Buongiorno Ino, si volevo accertarmi che Naruto non avesse problemi nella notte e così sono rimasta - sorrise mestamente per poi ritornare con lo sguardo sul ragazzo.
I passi di Ino erano l’unico suono che risiedeva nella stanza, a parte il rumore delle macchine che monitoravano il paziente.
Visitò il ragazzo con cura, annotando il tutto sulla cartella per poi riporla alla base del letto.
- Non c’è bisogno che tu rimanga qui, vai a casa e non preoccuparti, penserò io a lui - Ino le posò amichevolmente una mano sulla spalla, rassicurandola
con un tono di voce calmo e delicato.
Sembrò funzionare, perché vide Shizune annuire leggermente e alzarsi dalla sedia.
Con passo stanco raggiunse la porta, fermandosi davanti e dare un’ultima occhiata al ragazzo.
- Prenditi cura di lui - aggiunse prima di uscire dalla stanza e lasciare entrambi da soli.
Salve! Eccomi di nuovo con un altro cap! ^^
Sakura è addolorata, e Naruto sembra ancora messo male :/
Ringrazio Cristopher94 e Jeo 95 per aver recensito i cap precedenti, spero di poter leggere commenti di altri autori o lettori ^^
Alla prossima!
Bye!
Avvolte da un silenzio surreale, le mura che prima appartenevano alla casa di Naruto,
restavano impassibili di fronte alla forza del vento che quella mattina,cercava in ogni modo di spazzare via
ciò che era successo, ma senza alcun risultato.
Foglie, carta, polvere.
Tutto veniva raccolto e sollevato in aria, per poi ricadere in qualche luogo nuovo e lontano.
Di nuovo, ricomincia tutto a volteggiare, creando piccole trombe d’aria che spariscono subito dopo,
lasciando spazio ad una brezza più quieta che presto tornerà ad essere vento impetuoso.
Un piccolo sasso rotola, tra le rovine di fronte a Sakura.
Non ricordava quanto tempo fosse passato, ma sentiva di avere ancora gli occhi freddi.
Le lacrime, prima calde e addolorate, ora erano state raffreddate, rendendole una patina fredda e impenetrabile su quel verde ancor più brillante.
Sakura era confusa, ansiosa.
Si era alzata lentamente, asciugandosi un poco le iridi e stringendo la stoffa della sua maglia. Non era un sogno
I suoi occhi incontrarono il terreno, rivelando un’espressione atona e incredula.
Girò su se stessa e, con uno scatto, riprese a correre.
Verso l’ospedale.
***
Inspirò profondamente, per poi rilasciare tutto con uno sospiro.
Fece pochi passi verso il lato sinistro del letto.
Sfiorò le coperte ancora fresche con la punta delle dita, fino ad arrivare alla sua mano.
Esitò un momento, prima di sfiorare anche quella, rivelando un piacevole calore che le aprì un piccolo sorriso.
Si sedette sul letto, delicatamente, e poggiò la propria mano su quella del ragazzo, carezzandola timidamente con il pollice.
Lo osservò a lungo, sembrava così inerme su quel letto ospedaliero, e per quanto ne sapesse,
mai era successo che Naruto vi rimanesse in condizioni tanto gravi.
Era triste non sentirlo parlare, non vederlo sorridere in quel modo sempre esagerato.
Ora invece sembrava stesse semplicemente dormendo per poter riprendere le energie, tornare presto ad essere se stesso,
tornare ad essere il migliore per altruismo e fiducia, tornare e basta. Devi tornare.
Assunse un’espressione decisa, il suo pensiero sembrava quasi un ordine, era tanto desiderosa che Naruto riaprisse gli occhi
che sentì i propri inumidirsi, fino a rendere sbiadita l’immagine del ragazzo.
Li asciugò velocemente con la manica, e sorrise.
Non a qualcosa di definito, ma più a se stessa, o magari a lui anche se non poteva vederla
Si alzò e, con passi fermi ma lenti, si avviò verso la porta.
L’aprì, lanciando un’ultima occhiata alla figura che, si promise, sarebbe tornata a far visita presto.
***
Un rumore di passi, sempre più nitido e violento attirò la sua attenzione.
Chi è che correva dentro un ospedale?
Dalle scale, vide salire come una forsennata la figura di Sakura che raggiunse la porta dove si trovava Naruto in pochi secondi,
ma prima che potesse anche solo sfiorarla, bloccò la sua corsa.
- Ino! Lasciami subito! So che è lì dentro, lasciami! - si dibatteva in ogni modo per potersi liberare.
CIAF!
Tutto si fermò, come un video dopo il tasto pausa.
Sakura non sentiva più la propria voce, ma solo un bruciore alla guancia sinistra.
Tirò su la testa e portò la propria mano sulla zona colpita, mentre, con lo sguardo stupido, chiedeva spiegazioni.
Ino tirò fuori un fazzoletto e lo porse all’amica.
- Asciugati gli occhi, dai - aggiunse con tono soave.
Sakura prese con titubanza il fazzoletto e si asciugò le lacrime che ancora le incorniciavano il viso e le iridi smeraldine.
Poi ci si soffiò anche il naso.
- Ti sei calmata? - fece un piccolo sorriso come per rassicurarla. Sakura annuì leggermente.
- Come sta? - chiese con voce bassa e nasale. Tirò su con il naso.
Ino non avrebbe mai voluto sentirsi chiedere quella domanda, è sempre difficile dare notizie poco rassicuranti.
Ma è anche quello il suo compito.
Chiuse un momento gli occhi, come per raccogliere le informazioni e il modo più semplice di esporle.
- Ha riportato numerose fratture su quasi tutto il corpo, ma non destano preoccupazioni, si risalderanno in poco tempo
senza complicazioni - si strinse nelle braccia.
Sakura alzò lo sguardo con espressione un po’ più distesa, ma vedeva nello sguardo di Ino che qualcosa non quadrava,
sembrava troppo preoccupata nonostante stesse dicendo che si sarebbe ripreso in fretta. La guardò con diffidenza.
- Ha anche riportato bruciature su circa il 40% del corpo, ma anche quelle non destano preoccupazioni, grazie al chakra del Kyuubi si rimargineranno in poco - si appoggiò alla parete.
Degli interminabili secondi di silenzio circondarono il corridoio, tranne che per quelle provenienti dalla strada.
Ino teneva lo sguardo basso, grattandosi ripetutamente il gomito con le unghie. Ormai si era arrossata la pelle.
Sakura prese a battere ripetutamente il piede a terra in attesa del seguito, anche se qualcosa le diceva che avrebbe dovuto chiederlo lei, anche se la paura di farlo l’assaliva come una morsa.
- C’è dell’altro vero? - chiese in un sussurro.
Ino si morse il labbro.
- Ino, ti prego! - la prese per le spalle stringendogliele tanto forte che gliele avrebbe rotte se non si fosse scostata con uno strattone. Strinse i denti tenendosi le scapole.
- Datti una calmata fronte spaziosa! Stavi per sbriciolarmi le ossa! - si allontanò di un altro passo mentre vide Sakura abbassare lo sguardo.
Doveva essersi resa conto della sua reazione.
Ma quando vide le spalle dell’amica essere percorse da silenziosi singhiozzi, riprese un’espressione seria e si avvicinò.
- Sakura, Naruto ha subito un forte trauma cranico nella zona occipitale, l’osso era danneggiato in più punti - vide la ragazza rialzare lentamente lo sguardo con occhi sbarrati, le labbra tremavano inconsciamente.
Ino le prese la mano, in qualche modo doveva confortarla, in quanto quello che le stava per dire non era esattamente piacevole.
- Sakura… c’è stato un riversamento di sangue nella sua testa che ha circondato il cervello, aumentandone la pressione - deglutì, cercando di tenere almeno lei un tono di voce fermo.
Sakura invece non riusciva più a controllare le proprie lacrime.
Sapeva cosa stava per dire la sua amica, e dover sentire una verità che già conosceva era diverso. Decisamente.
Ma non l’avrebbe fermata, anche se il desiderio di entrare e stagli vicino era enorme, prima avrebbe ascoltato ogni cosa che c'era da sapere.
- Abbiamo dovuto… bucare il cranio nel modo più veloce possibile per poter far uscire tutto il sangue accumulato,
questo gli ha salvato la vita - fece un piccolo sorriso, o almeno gli sembrava di averlo fatto.
- Ino, vai al punto cruciale… - in un altro contesto forse si sarebbe messa a ridere, ma non questa volta.
Ino voleva solo scomparire, perché doveva vederla ridotta in quel modo?
- Sakura, Naruto è in coma, ma contrariamente a quanto pensi dovrebbe svegliarsi non appena le lesioni interne si saranno stabilizzate. Credo ci vorrà una settimana, forse più.
Ma si sveglierà, capito? Si sveglierà! - la prese per le spalle, smuovendola come non mai,
ma Sakura teneva sempre la testa bassa che sembrava priva di vita.
Quasi in trance.
Seguiva i movimenti del proprio corpo sotto le percosse di Ino senza quasi rendersene conto.
Sbatté le palpebre un paio di volte prima di tornare a capire anche solo cosa stesse succedendo.
Si allontanò da Ino, asciugandosi gli occhi e sorrise come meglio poteva. L’amica sembrò rasserenarsi.
Ma in realtà, Sakura si sentì sprofondare in un pozzo, una caduta lunga e senza fondo, che aveva la sensazione di percepire se si sarebbe avvicinata a quella porta.
Fece dei passi, quasi non si rese conto di avere la maniglia nella mano sinistra.
Con un cigolio acuto ma istantaneo, aprì la porta di un soffio pensando che ora più che mai Naruto aveva bisogno di lei. Ora più che mai.
Ino non diceva più nulla, osservava i vetri della finestra senza però vedere fuori.
Solo quando sentì la porta della stanza di Naruto chiudersi, si rese conto che il suo turno non era ancora finito, e che doveva
continuare il suo giro di controllo.
Si spinse via dalla parete e riprese a camminare, mentre il suono dei suoi passi si perdeva nel corridoio.
Salve!
Lo so, ho pubblicato un po’ in ritardo :/
Ma il periodo natalizio mi tiene un po’ indaffarato, buffo eh?
Ci dovrebbero essere le vacanze per tutti, mentre io sono impicciato .-.
A fare cosa?
A divertirmi! XD
Ma torniamo al cap, avete avuto informazioni sulla salute di Naruto.
Non sta benissimo, e chissà che mal di testa XP
Ma pare che si riprenderà… giusto?
Alla prossima!
Era quasi ora di pranzo e l’Hokage stava nervosamente tamburellando le dita sulla propria scrivania.
Sbuffò per l’ennesima volta, mentre Shizune cercava debolmente di calmarla.
- Mi dovrei calmare?! - si girò di scatto adirata verso l’assistente, provocandole un sobbalzo.
- Qualcuno ha tentato di far fuori Naruto e tu mi dici di restare calma?! - sbatté un pugno sulla scrivania, e tutto tacque.
Tsunade si rese conto solo in quel momento dello sguardo triste di Shizune. Si prese il capo tra le mani sospirando.
- Scusami Shizune, mi dispiace non volevo prendermela con te - ammise debolmente con un sussurro stanco.
Shizune si avvicinò, poggiò Tonton sulla scrivania e mise una mano sulla spalla dell’Hokage, cercando di far mostra di un’espressione serena.
- Non si preoccupi signorina, capisco come si sente. Anche per me è difficile pensare a quanto è successo, ma credo che lei sappia meglio di me che perdere la testa in questo momento sia l’ultima cosa da fare - Tsunade chiuse gli occhi, sentendo solo la stretta di Shizune farsi più incoraggiante.
La sera precedente, era riuscita a salvare la vita a quel ragazzo che non faceva altro che lamentarsi per le missioni che gli affidava,
mentre ora era steso su un letto, in coma e senza informazioni precise sul suo stato celebrale.
Tutto quello che potevano fare era aspettare, anche se l’attesa si prospettava snervante. Toc Toc!
- Avanti - nell’ufficio entrò un membro della squadra Anbu.
- Hokage-sama, sono qui per farle il rapporto della situazione - si mise sull’attenti in ninja.
- Ti ascolto - in quel momento sperò di ricevere abbastanza informazioni da poter trovare il responsabile e mischiargli le ossa.
- Dai rivelamenti fatti, pare che gli esplosivi siano stati piazzati tutti nello stesso punto, circa al centro dell’abitazione.
Questo ha fatto in modo che crollasse su se stessa, non lasciando modo di fuggire al ragazzo -.
- Sospetti sul responsabile? - della dinamica non le importava nulla, lei voleva sapere il chi.
- Abbiamo mandato diverse squadre in avanscoperta per un raggio di 30km, ma non hanno trovato nessuno di sospetto, sono costernato - fece un inchino di scuse.
Shizune abbassò lo sguardo triste mentre Tsunade congedò l’Anbu, che sparì in un istante.
Calò di nuovo il silenzio. Interrotto solo dall’ennesimo sospiro, questa volta di irritazione.
Tsunade incrociò le braccia al petto, chiuse gli occhi e cercò nella propria mente tutti i possibili nemici in circolazione che potessero avercela con Naruto. Poi prese alcuni documenti e cominciò a sfogliarli con attenzione.
- Shizune, ti dispiace prepararmi una tazza di tè? Ho intenzione di fare una accurata ricerca su tutti i ninja traditori in circolazione che potrebbero avere avuto abbastanza capacità da entrare in un villaggio tanto sicuro come la foglia, piazzare dell’esplosivo e uscire come se nulla fosse. Chiama anche Tenten, ieri non le ho più affidato la sua missione, e manda qualcuno all’entrata principale, che chieda il registro delle visite nell’ultima settimana, vai -.
- Subito! - Shizune sui avviò velocemente alla porta, sorridendo del fatto che la signorina fosse tanto determinata.
***
Un flebile clack!
Chiuse la celeste porta dietro di sé e, silenziosamente, si avvicinò al letto del suo amico.
La stanza era silenziosa, e sarebbe risultata inquietante se non ci fosse stato un tranquillo cinguettare proveniente dalla finestra semi-aperta, che permetteva anche una leggera aerazione dell’aria, in modo che non diventasse troppo pesante.
Ma non appena vide il suo compagno steso in quelle condizioni le si smorzò il fiato e gli occhi cominciarono a pizzicare.
Dovette sedersi sulla sedia vicina o le gambe le avrebbero ceduto senza preavviso.
Naruto era lì, le labbra appena dischiuse da cui proveniva un flebile ma rassicurante respiro. Respira Sakura, tranquilla.
I suoi capelli biondi erano quasi totalmente nascosti da una grossa fasciatura sulla testa, tenuta ferma da una retina elastica. Gli hanno bucato il cranio Sakura, sai cosa vuol dire?
- I tuoi capelli Naruto… - soffiò un sussurro attraverso le sue labbra, conscia di cosa avesse sotto quella benda.
La pelle.
Per permettere la fuori uscita di sangue dalla testa, dovettero tagliare fino alla radice una buona parte dei suoi capelli, almeno grande quanto un mandarino.
Sakura sorrise, pensando a come avrebbe reagito saputa la notizia di avere un buco in testa come i frati. Gli scappò una risata che trattenne con la mano, chissà le risate che si sarebbe fatta una volta vista la sua faccia sconvolta, chissà quanto avrebbe dato di matto una volta visto la sua pettinatura completamente rovinata o addirittura avrebbe portato un cappello finché non sarebbero ricresciuti.
Poco a poco, le sue risate divennero singhiozzi.
Strinse i denti, ma di fermare le lacrime non se ne parlava nemmeno, era più forte di lei.
Le proprie mani chiuse a pugno.
Le guardò.
In un momento le vennero in mente tutte le volte che le aveva usate per picchiare quella testa quadra, e tutte le volte era sicura che ne valesse la pena.
Alzò lo sguardo, incontrando le sue dita steccate, e in quel momento più che mai si vergognò di avere un pessimo carattere Perché mi sei sempre vicino?
Lui non l’aveva abbandonata, mai una volta ed era sempre pronto a rischiare la vita pur di salvarla.
E lei che faceva? Lo colpiva gridandogli che era un incosciente, un avventato. Mi fa preoccupare questo stupido!
Ogni volta, lui era sempre il primo a farsi avanti e l’ultimo a finire.
Se non rischiava la vita non si sentiva soddisfatto, e ormai faceva così tante volte capolino all’ospedale che conosceva tutti.
Però non lo vedeva quasi mai sofferente, anzi, aveva sempre lo stesso identico sorriso che gli vedeva ogni giorno e lo riservava a tutte le persone che venivano a vedere come stesse.
La maggior parte delle volte cercava di scappare per poter riprendere i propri allenamenti, ed era toccato a lei riportarlo a letto, anche con le maniere forti. Stavolta non andrai da nessuna parte.
Questo pensiero la intristì, non poterlo vedere correre in giro cercando di sfuggirgli indicava proprio quanto aveva davanti gli occhi: la situazione era diversa e grave.
Si alzò dalla sedia e avvicinò al viso del ragazzo, posandogli una mano sulla guancia.
La carezzò lentamente, il calore che emanava era così rassicurante che le fece sfuggire una lacrima che cadde sulle coperte.
- Mi dispiace… - sussurrò, prima di posargli un bacio sulle labbra.
Se fosse stato sveglio si sarebbe messo a gioire come un bambino, ma data la sua incoscienza poté finalmente fare quello che desiderava ormai da tempo.
Sorrise tristemente, portandosi le dita alla bocca. Le dispiaceva essere stata così egoista, ma proprio non poteva rischiare di far perdere la testa a Naruto per una cosa del genere.
Non glielo avrebbe mai detto forse, ma chissà… il futuro è ignoto.
Chiuse un momento gli occhi, per poi riaprirli e assumere un’espressione tanto determinata da far paura. Prese i suoi guanti da combattimento e se li mise, stringendo i pugni in modo alquanto intimidatorio. La farò pagare a chiunque ti abbia fatto questo.
Volse il suo sguardo verso la finestra e sorrise.
- È una promessa, Naruto -.
Salve! ^^
Questo cap è un po’ corto lo ammetto, ma volevo aggiornare un po’ prima :)
Tra un paio di giorni il prossimo, o almeno ci proverò!
Più lungo, promesso! u.u
Allora, Sakura e Tsunade sono sul piede di guerra, lo avete notato?
E le indagini sono appena iniziate!
Dove e a chi porteranno?
Quale innocente verrà massacrato? XD
Al prossimo cap!
Bye!
Il fatto che non stesse leggendo era qualcosa di assolutamente impensabile.
Quello era il termine più adatto, impensabile.
Si perché vedere Kakashi camminare per le vie di Konoha con le mani in tasca e sguardo a terra risultava quasi strano da vedere, ma chi poteva biasimarlo?
La sera precedente aveva visto tirare fuori dalle macerie un suo ex allievo, ed ora veniva a sapere dall’Hokage che era in pessime condizioni; inutile dire che era preoccupato.
Tanto da riporre il suo libro in tasca per un po’ e pensare a come dare una mano per aiutare Naruto.
Non si era reso conto di essere arrivato al campo di allenamento della sua ex squadra.
Quanti ricordi gli tornarono in mente, d’altronde quei tre furono gli unici ad aver passato il suo esame finale. Chi non rispetta le regole viene considerato feccia, ma chi abbandona i propri compagni è considerato peggio.
Già, i propri compagni, e Naruto negli anni non dimenticò mai quelle parole, cercando con tutte le proprie forze di diventare abbastanza forte da riportare Sasuke, il loro compagno.
Il suo occhio incontrò i tre pali in legno, dove Naruto venne legato. I migliori ninja sono stati legati a quel palo.
Era una cosa buffa in un certo senso, chi da giovane era il peggiore elemento della propria squadra, ora è diventato il migliore in assoluto, e probabilmente lo sarebbe stato anche Obito.
Sospirò, grattandosi la testa stancamente.
Avrebbe fatto visita a Naruto, magari sentire qualcuno parlagli gli avrebbe fatto bene.
Si incamminò, lasciando i ricordi dietro di sé.
- Kakashi-sensei! - una voce conosciuta, accompagnata da un rumore di passi in corsa lo fece voltare verso una graziosa ragazza dai capelli castani.
- Ayame-san, è strano non trovarti al chiosco di tuo padre - ed era così, in effetti poté dire di non averla quasi mai vista fuori dal quel negozio.
La ragazza si piegò un momento per riprendere fiato e guardare poi Kakashi con sguardo sofferente.
- La prego, mi dica come sta Naruto-kun! - esclamò con le lacrime agli occhi.
Kakashi rimase un momento interdetto e sinceramente non sapeva come rispondere a quell’improvvisa reazione della gentile e tranquilla ragazza dell’Ichikaru.
Abbassò leggermente il viso sospirando leggermente, fortuna che la maschera non mostrava nulla della sua espressione tra il rassegnato e il triste.
- Vedi Ayame-san, non credo che Naruto tornerà a mangiare ramen tanto presto, ora è in coma ma dovrebbe risvegliarsi entro una settimana o più -.
La ragazza assunse una aria rassegnata volgendo l’attenzione al terreno.
- Capisco - mormorò solo.
- Vuoi venire con me a trovarlo? -.
Ayame scosse leggermente la testa mordendosi il labbro inferiore.
- Devo aiutare mio padre, ma lo saluti anche da parte mia - aggiunse prima di voltarsi e correre via.
Kakashi rimase un minuto buono ad osservare il nulla davanti a se, pensando a quanto Naruto avesse cambiato le cose. Sei incredibile ragazzo.
Sorrise e riprese a camminare verso l’ospedale.
***
Silenzio.
Ecco cosa si poteva udire nella stanza di Naruto, un silenzio ferale e allo stesso tempo malinconico, e pensare che preferiva di gran lunga il vociare delle persone, rimanere soli è una scelta temporanea che si prende per riordinare le idee o è una condizione obbligata.
Non poteva parlare, non poteva muoversi, ma riusciva a sentire.
È quasi un sogno, dove non hai il controllo di nulla e vivi secondo le condizione dettate dalla fantasia, non puoi opporti se non in rari casi.
Poi d’improvviso più nulla, ci si sveglia nel proprio letto con nuovi ricordi che non sono mai accaduti.
Ma non era proprio il suo caso, Naruto stava vivendo un sogno continuo e distinguere il falso dalla realtà gli risultava parecchio difficile in quelle condizioni, senza contare la confusione che la sua coscienza gli proponeva.
Sapeva di non potersi muovere, ma era comunque sicuro di essere in uno stato di veglia profonda.
Ma di una cosa era sicuro: il tatto funzionava bene, altrimenti come poteva spiegarsi la strana sensazione che aveva provato poco prima sulle labbra?
Aveva sentito Sakura sussurrare un “mi dispiace” per poi sentire distintamente la pressione di un bacio, il bacio di lei.
Si meravigliò di non essere riuscito a svegliarsi dopo una cosa del genere, lo stomaco gli si era accartocciato dall’emozione e il cuore aveva fatto un salto quasi doloroso. Riesco a pensare almeno, sento dei dolori ovunque, ma per fortuna sono flebili.
Avrebbe voluto darsi un’occhiata, ma allo stesso tempo temeva di vedere il suo stato.
Per quanto ne sapeva poteva benissimo non avere più le gambe. Non posso credere di essere quasi morto per una sciocchezza del genere! E adesso tutti credono che qualcuno mi abbia attaccato, povero me.
Avrebbe volentieri pianto, ma non riusciva a controllare nessuna parte del corpo, era come se fosse morto ma il suo cervello avesse una vita propria.
Non era affatto una bella sensazione e avrebbe volentieri fatto a meno, per quanto aveva sentito dai medici, gli sarebbero voluti diversi giorni per fare in modo di riacquistare il controllo celebrale del suo corpo. Nel frattempo poteva solo pensare e ascoltare. Ma non morirò di fame in questo modo? Sento già la mancanza del ramen.
D’improvviso la porta si aprì, poi si richiuse dolcemente.
Dei lenti passi si stavano avvicinando al letto, e cercò di capire con i sensi rimasti che potesse essere.
Una sedia stridi leggermente il pavimento, e i passi tacquero. Chiunque sia potrebbe almeno parlare, non sa che aiuta chi sta in coma?
Si sentiva irritato, ma l’espressione sul suo viso non cambiò minimamente.
- Sono andato a vedere dove prima abitavi, non è rimasto molto - se ne uscì d’improvviso la persona seduta affianco a lui, e per poco non gli prese un colpo, mai si sarebbe aspettato di ricevere una visita di Neji Hyuuga.
- Sei un senza tetto adesso, ma sta tranquillo, la faremo riparare prima del termine della tua convalescenza -. Il solito tono di ghiaccio, però almeno è venuto a trovarmi, mi sorprende.
- Tutto il villaggio è rimasto scioccato quando ha saputo che eri stato attaccato, per il momento non ci sono novità al riguardo -. Non sono stato attaccato!
- Non pensavo saresti arrivato a farti amici tutti gli abitanti, dovrai essere molto orgoglioso di te stesso - sentì il fruscio della veste dello shinobi. Si, lo sono. Grazie.
Aveva voglia di sorridere, anche per un solo istante, ma nulla.
- E adesso che combini? Ti riduci in fin di vita in un letto di ospedale? -. Non ne avevo intenzione, ma grazie per la precisazione.
Al posto del chakra forse avrebbe rilasciato sarcasmo.
- Tutte le persone là fuori credono in te, vedi di non deluderle - sentì ancora lo stridio della sedia, i passi che si allontanavano sempre di più, il clack! Della porta che si apre, e quello seguente che la richiude. Non li deluderò, grazie Neji.
Non vi era più nessuno nella stanza, altrimenti si sarebbe notato l’angolo sinistro della sua bocca, piegarsi solo per un istante, in un impercettibile sorriso.
Il cap doveva essere più lungo, ma pazienza dai ^^
Non vedevo l’ora di pubblicarlo e informare tutte le persone che seguono questa storia!
Allora, Naruto può ascoltare adesso!
Chissà quante cose giungeranno alle sue orecchie ^^
Ringrazio Kikkab e Fxt per avere commentato il cap precedente ^^
(A Natale siamo tutti più buoni vero? Mi lasciate una recensione? A voi non costa nulla e mi rendereste molto felice ^-^ grazie!)
Alla prossima!
Bye!
Era il primo pomeriggio e il sole splendeva placidamente alto nel cielo, a fargli compagnia una tranquilla brezza che muoveva le fronde degli alberi, la quale donava loro una quasi vita propria.
Un sonoro sbadiglio stonò in modo tagliente quella tranquilla atmosfera primaverile, anche se gli ingredienti di un tranquillo riposino vi erano tutti.
- Devo dirlo amico, al tuo confronto un ghiro soffre di insonnia - per risposta ricevette una smorfia indisponente.
- È colpa di tutta questa tranquillità se sbadiglio in continuazione, e poi non dirmi che non ti stai annoiando anche tu? -.
In effetti Kiba non stava proprio saltando di gioia dopo tre giorni di cammino solo per una missione di scarso livello, alla fine dovettero solo scortare una noiosissima carovana.
Shikamaru sbadigliò per l’ennesima volta, mentre in cuor suo non aveva mai desiderato così tanto dormire su un morbido prato, il tutto circondato da un delicato sospiro di vento.
Questo pensiero lo fece sbadigliare per l’ennesima volta, mentre Kiba lo seguiva a ruota, accusandogli di averlo contagiato nella sua noia.
- Non credo che sbadigliare sia una malattia, ma ti lascio con il beneficio del dubbio - incrociò le braccia dietro la testa, continuando a camminare ad occhi chiusi.
Kiba fece non smorfia.
- Siamo quasi arrivati, non vedo l’ora di fare un bel riposino, e tu Akamaru? - il grosso cane al suo fianco abbagliò in cenno di assenso.
L’ultimo quarto d’ora lo passarono in silenzio.
Shikamaru camminava tranquillamente senza vedere dove andasse e Kiba si stava chiedendo come potesse fare una cosa del genere, aveva aggirato persino un albero senza scomporsi minimamente ed era una cosa assolutamente pazzesca da vedere.
Kiba e Akamaru si guardarono reciprocamente in faccia, per poi scrollare le spalle in una espressione totalmente rassegnata.
Finalmente varcarono le porte,e si diressero immediatamente dall’Hokage per il rapporto sulla missione, ma durante la strada, videro alla loro destra una costruzione circondata da linee invalicabili che segnalavano pericolo.
I due si avvicinarono incuriositi fino a vedere le macerie di quello che prima doveva essere stato una palazzina abitata, ma ora era solo un cumolo di distruzione.
- Che diavolo è successo qui? -.
La domanda di Kiba era più retorica che rivolta a qualcuno, stava cercando di capire che fosse accaduto, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
- Ehi, lo senti anche tu quest’odore? - Kiba che annusava l’aria sarebbe stato uno spasso in un altro contesto, ma Shikamaru si limitò a guardare davanti a sé.
- Sei tu con l’olfatto più potente, cosa senti? -
- È l’odore delle carte bomba esplose, le polveri si depositano a terra e vengono portate via dal vento, ma a quanto pare tra queste mura c’è ne ancora, devono essere state molte esplosioni -
- Quindi c’è stato un attacco? -
- Può darsi, andiamo a chiedere all’Hokage - stavano per incamminarsi, quando Shikamaru notò qualcosa che il sole fece fastidiosamente luccicare.
Oltrepassò le barriere di nylon e si avvicinò a delle assi di legno, ne scostò una che rilevò una cornice malridotta, il vetro era distrutto e la foto all’interno impolverata.
Con un soffio, pulì l’immagine e i suoi occhi si sbarrarono quando vide di che foto si trattava.
***
Seduto su una sedia bianca, Kakashi stava raccontando al povero Naruto tutto il primo volume de Il paradiso della pomiciata, sussurrando però le parti piuttosto imbarazzanti.
Naruto avrebbe preferito morire piuttosto che continuare a sottoporsi a quella tortura, si sarebbe volentieri dato alla fuga e provava in ogni modo a svegliarsi da quell’incubo, che non riguardava le sue condizioni di salute. Maestro Kakashi, giuro che questa me la paga.
Si era fatto pomeriggio ormai, Sakura una volta uscita dall’ospedale si era diretta immediatamente dall’Hokage per poter dare una mano a scoprire il responsabile di quanto successo.
Kakashi l’aveva intravista un momento ma dall’espressione della ragazza, intuì che era davvero determinata ad aiutare il suo compagno di squadra.
- Sai Naruto, qualche volta penso che tu piaccia a Sakura più di quanto pensi -. Grazie, me ne sono accorto da solo.
- È cambiata molto non trovi? Prima non ti vedeva neppure e aveva occhi solo per Sasuke -. Già, il teme è sempre stato il più popolare, e ancora non capisco perché.
- Poi, dopo qualche missione, ha cominciato a riconoscerti come un compagno di squadra -. Aveva ovviamente notato le mie capacità, non trova?
- Ma tenendo sempre gli occhi su Sasuke - e qui si lasciò andare in una breve risata. Gentile a ricordarmelo.
- Non trovi che, dopo che se ne andato, Sakura abbia cominciato ad essere sempre più autonoma? Ma allo stesso tempo si è avvicinata a te. Sei stato un sostegno indispensabile per lei -. Per quanto le sue parole mi facciano piacere, trovo che la situazione sia comunque imbarazzante. Avrei preferito risponderle anziché restare muto su questo letto. Ad ogni modo, per me Sakura non è mai cambiata, è sempre rimasta vicino a me, ciò che è cambiato è il suo metodo di dimostrarmelo; prima mi picchiava, ora mi picchia e guarisce.
- Spero tu ti rimetta in fretta, vedrai che per allora avremo catturato il tuo assalitore -. Ancora? Non sono stato aggredito! Anche se non pensavo che quel nodo si sciogliesse tanto facilmente, eppure credevo di averlo stretto bene.
- Ora devo andare, voglio dare una mano anch’io, tu pensa solo a riprenderti, intesi? -. La sua è una domanda retorica vero?
- Ci vediamo - Kakashi si alzò e con pochi passi aprì e chiuse la porta alle sue spalle.
Di nuovo il silenzio faceva da padrone nella stanza di Naruto, non che a cosa ora gli dispiacesse, il suo cervello doveva assimilare, o meglio, eliminare tutto il libro dell’Ero-Sennin. Mi fa male la testa, ma un po’ di compagnia non mi è dispiaciuta affatto, sto ricevendo più visite qui di quando sono a casa mia, ed è davvero bello.
In cuor suo non vedeva l’ora di ricevere la visita di qualcun altro, un sacco di persone si stavano rivelando davvero meravigliose e piene di affetto per lui, non immaginava che potessero provare tutto questo per lui, era davvero piacevole. In vita mia credo di non aver mai ricevuto una sorpresa piacevole, ma queste visite sono sicuramente il regalo migliore che potessi desiderare.
Una solitaria lacrima gli attraversò l’occhio destro e, silenziosa, cadde sul cuscino.
***
Avrei preferito ricevere qualcosa di meglio anziché la noiosissima consegna di documenti riservati.
Prima che delle ormai famose esplosioni di Konoha, a Tenten era stata affidata una missione, rimandata però al giorno dopo per forza maggiore.
Ormai era quasi arrivata e tutto era assolutamente tranquillo, il ritorno lo avrebbe fatto saltando di ramo in ramo o sarebbe giunta la sera.
Poco a poco, sentì le sempre più nitide risate di alcuni bambini appena fuori un piccolo villaggio, la meta della sua missione appunto.
Stavano assistendo ad uno spettacolo di marionette, ma la cosa particolare era che il marionettista non usava personaggi di pezza, come spesso si usano per quel genere di spettacoli, ma usava vere e proprie marionette in legno mosse da fili di chakra, e la cosa sorprendente erano le dimensioni molto ridotte dei burattini, non più di trenta centimetri.
Lo battute erano così divertenti che perse tempo a godersi parte dello spettacolo, ridendo come una bambina che si sorprende con poco.
Le piacque così tanto che decise di lasciare una piccola ricompensa, che il burattinaio non mancò di ringraziare.
A fine spettacolo le levarono tanti piccoli applausi con diverse monetine che venivano lanciate verso il piccolo palco.
Non si rese conto di essere lì da circa un’ora, così senza perdere tempo corse nel villaggio, lasciò i documenti e si apprestò a tornare di corsa a Konoha.
Salve! ^^
Scusate il ritardo, ma è periodo di festa, spero capiate ^^”
Naruto è felice dell’affetto che gli dimostrano,
Kiba e Shikamaru sanno che la casa in questione è di Naruto
E tutti si stanno dando da fare, cosa accadrà?
Lo scoprirete nel 2012!
Cioè domani --“
Non proprio domani, ma tra qualche giorno ecco ^^
Intanto…
Auguro a Tutti un felice Anno Nuovo!!!
Tanti Auguri!!!
Ciao!
- Hokage-sama! -
Tsunade alzò lo sguardo fino ad incontrare quello di Shikamaru e Kiba, appena entrati nel suo ufficio.
- Bentornati, avete concluso positivamente la vostra missione? - disse senza scomodarsi più di tanto.
- Tutto bene, ma prima di giungere hai dettagli… - tirò fuori dalla schiena una cornice, suscitando un’espressione di perplessità nella donna - ci spieghi questo - e poggiò sotto gli occhio di Tsunade la foto malridotta e strappata sui bordi.
Calò un improvviso silenzio, carico però di curiosità e tensione, ma anche di impazienza.
C’è chi voleva sapere, e chi invece, avrebbe preferito dimenticare, ma quel che è stato è stato e non si poteva cambiare, quanto meno attendere solo che migliorasse, in ogni senso.
- Cos’è successo a Naruto? - questa volta fu Kiba a parlare, avvicinandosi alla scrivania al fianco di Shikamaru, che attendeva come il compagno una risposta.
L’Hokage sospirò, si abbandonò allo schienale della poltrona, iniziando a spiegare quel che era successo; le esplosioni, l’operazione in ospedale, le condizioni attuali e le indagini in corso.
Nessuno fiatò durante le spiegazioni, ma ascoltarono come meglio poterono per avere un quadro migliore della situazione, cosa che non fu affatto difficile per Shikamaru.
- Mi mostra la lista delle visite nell’ultima settimana? - Tsunade prese una cartelletta, incominciando a sfogliarla.
- Stiamo controllando l’identità di ogni singola persona che è stata qui negli ultimi tempi, ma per il momento non abbiamo trovato nessuno di sospetto, solo turisti, commerciati e ninja assolutamente fidati - porse la lista a Shikamaru, che lesse in pochi secondi - ha detto che gli ANBU non hanno trovato nessuno di sospetto a d esplosione avvenuta, è esatto? -.
- Esatto, dove vuoi arrivare? - chiese incuriosita. Shikamaru poggiò i fogli sulla scrivania e si grattò la testa perplesso.
- Allora significa che ieri, quando tutto è successo, il colpevole è rimasto nel villaggio aspettando che la sorveglianza si abbassasse, per poi darsi alla fuga oppure, molto più semplicemente, passare dall’entrata principale senza dare sospetti -.
- Quindi tu credi che sia stato un finto visitatore? -
- Desterebbe meno sospetti e avrebbe una fuga molto più tranquilla. La lista delle persone partite oggi? -
Tsunade porse un altro foglio al ragazzo che esaminò attentamente.
- Mi da una matita? - porse la mano, ricevendo l’oggetto, poggiò il foglio sulla scrivania e incominciò a parlare.
- Nelle condizioni attuali, direi che nessuno è al di sotto dei sospetti, anche i ninja del nostro villaggio, per quanto potrebbe risultare assurdo non rinnego un tentativo di assassinio su commissione, ma se fosse così, dubito che avrebbe lasciato il villaggio, anche perché non ne avrebbe motivo - fece alcune linee su dei nomi - quindi queste persone le possiamo escludere, ma non quelle partite per una missione stamane, sono tutti sospetti, tranne ovviamente quelle di cui ci fidiamo ciecamente - e cancellò il nome di Tenten, Yamato e Gai.
Kiba se ne stava zitto e buono, non era proprio un asso nei giochi di deduzione, ma quello che stava facendo l’amico gli sembrava giusto, almeno gli sembrava.
Tsunade sembrava seguire senza troppa difficoltà i vari ragionamenti, e doveva ammettere che così facendo avrebbero risparmiato parecchio tempo e, chissà, magari scoprire il colpevole anche prima di quanto pensasse, ma per il momento era meglio non farsi sfuggire nessun dettaglio o particolare anche insignificante.
- Cancelliamo anche i nomi dei commercianti che abitualmente vengono qui, loro non avrebbero nulla a che vedere con questa faccenda e non hanno un passato ninja per quanto ne sappiamo, ne collegamenti verso Naruto tanto da ucciderlo… ed ecco qua - porse il foglio all’Hokage che rimase sorpresa della riduzione di possibilità; da trentadue nomi, Shikamaru ne aveva tenuti solo otto, davvero sorprendente a parere di Tsunade.
- Molto bene, farò subito controllare le persone su questa lista, vi terrò informati -.
Detto questo i ragazzi diedero le spalle per uscire dall’ufficio, quando - dimenticate nulla? -.
I due si guardarono confusi per qualche momento, non sapendo di cosa parlasse l’Hokage.
- Dovete farmi rapporto sulla vostra missione - e ammiccò un sorriso che fece imbarazzare i due.
***
Dopo essere stata costretta dall’Hokage ad andarsi a riposare, Sakura non aveva neppure lontanamente pensato di recarsi a casa per il “consigliato riposo, piuttosto si era recata in ospedale per dare un’occhiata ai pazienti che si erano fatti ricoverare tra ieri e oggi, le venne in mente che un’esplosione del genere avrebbe forse ferito il colpevole, ma la sua idea le sembrava assurda mentre sfogliava i vari dati e diagnosi di diversi pazienti.
Quale assassino si sarebbe recato in ospedale e lasciare così il suo nominativo in bella vista a chiunque? No, di certo era sulla strada sbagliata.
Ripose la cartelletta al suo posto e richiuse il cassetto dell’archivio con uno scatto, volse su se stessa, lasciandosi scendere lentamente fino a terra con la schiena al mobiletto che aveva appena controllato.
Poggiò la testa sul freddo metallo e strinse i pugni. Proprio come una volta.
Ancora una volta si sentiva inutile e incapace in una situazione che non riusciva a risolvere, o per meglio dire, le stavano proibendo di risolvere.
Sollevò di poco la testa per poi rifoggiarla un po’ più forte sul metallo, provocando un flebile rumore. La sollevò ancora,ma questa volta la sbatté più forte.
Strinse i denti, e colpì ancora l’archivio, e ancora, sempre più forte, sempre con maggiore violenza, provocando rumori sempre più sonori e carichi di rabbia,ormai era quasi sicura che gli sarebbe spuntato un livido quando si fermò dolorante. Ora in genere si piange vero? Ma non per il dolore, quello no.
Cercò di trattenersi come meglio poté, in fondo questa volta lei non aveva fatto nulla di sbagliato, anzi stava dando una mano, e anche se non risolveva molto per lo meno ci provava, questo fu sufficiente a farle sfuggire una singola lacrima, che tolse via con l’indice.
Prese qualche respiro, dopodiché mise le mani sulle ginocchia, issandosi in piedi e dirigendosi all’uscita dell’archivio, spegnendosi la luce alle sue spalle.
Non si preoccupò di ripensare se avesse messo tutto in ordine, non ne aveva voglia.
Non vide neppure l’archivio, quale presentava un cassetto che non si sarebbe aperto tanto facilmente.
Ormai era sopraggiunta la prima sera, e le stelle incominciavano a farsi timidamente vedere, Sakura se ne accorse solo dopo aver visto fuori da una finestra dell’ospedale, non si era resa conto che fosse passato così tanto tempo.
Prima di andare a casa, si diresse nella stanza di Naruto.
Come di consueto, fece pochi passi per ritrovarsi davanti il letto del compagno, e come al solito gli sembrava che dormisse solamente, da quanto la sua espressione era serena.
Si sedette sulla sedia lì vicino e poggiò la propria mano su quella steccata del ragazzo, da quel che aveva letto sulla cartella, le condizioni delle sue dita erano da film horror, roba da far accapponare la pelle, e che fu l’Hokage stessa a “rimetterle a posto” con dei forti crack!.
Un forte brivido le attraversò la schiena, poteva sopportare squarci o corpi mutilati, ma le fratture esposte le evitava con tutta se stessa, tranne in situazioni di emergenza, in quel caso si faceva forza e provvedeva, seppur con ribrezzo, a sistemare le ossa fuori posto.
Le venne un conato di vomito che riuscì però a trattenere, anche se l’acido arrivato all’esofago non la tranquillizzava affatto, adesso le bruciava la gola.
S alzò dalla sedia schiarendosi la gola più volte, dopodiché saluto il compagno augurandogli la buonanotte.
Prima di aprire a porta, imprecò sul fatto di aver mangiato male quel giorno.
- Devo smetterla di mangiare ramen… - e chiuse la porta.
Calò di nuovo il silenzio nella stanza di quel ragazzo, un silenzio normale ad orecchie comuni, ma dentro di sé, Naruto stava chiedendo al Dio del ramen di perdonare Sakura.
Eccomi ^^
Ultimamente pubblico un po’ più tardi, vero?
Scusate, cercherò di rimediare u.u
Dunque, direi che non c’è bisogno che vi dica nulla
Il cap si capisce da sé :)
PS: Due cap fa ho scritto di lasciarmi qualche recensione, e me ne avete lasciate 8! **
Al cap precedente non l’ho fatto e quante ne ho ricevute? 1 –“
Mi lasciate un qualche parere? Non vi costa nulla e mi rende davvero soddisfatto ^^
Spero di non abusare della vostra gentilezza, ad ogni modo grazie per essere così tanti
A seguire questa storia :)
Erano passati tre giorni dall’incidente, e grazie a Kakashi, ora Naruto conosceva la serie completa di Icha Icha Paradise alla perfezione, ma chissà perché non ne era affatto entusiasta, anzi aveva già pianificato un piano per farla pagare al suo ex maestro.
Nel frattempo anche altre persone erano andate a far visita a Naruto, come Kiba insieme a Shikamaru, il quale gli parlarono della loro missione e di quanto fosse stata noiosa. La loro visita mi tirò proprio su di morale, per lo meno mi fecero dimenticare per un po’ che il maestro Kakashi sarebbe tornato a raccontarmi il seguito del libro. Puah!
Dopo di loro, che si fecero sentire la mattina, fu il turno di Tenten, tornata da poco dalla sua facile missione. Gli raccontò di aver visto l’esplosione dall’ufficio dell’Hokage, e di quanto si spaventò che ci fosse un imminente attacco. Ricordo di aver parlato solo una volta con Tenten, di quanto il suo ruolo di supporto con attacchi a lungo raggio la soddisfacesse, dato che tutta la sua squadra gioca a corta distanza. È una cara ragazza, quando uscirò di qui credo le andrò a fare un saluto.
Oltre alle cose spiacevoli, la sentì parlare anche della sua missione e di aver incontrato un burattinaio davvero divertente e in gamba, di come fosse abile come un ninja marionettista e che per causa di quel tizio, allungò il tempo di ritorno che si protese fino a sera tarda. Ci mancò poco che l’Hokage la rimproverasse. Non credevo si distraesse così facilmente, è una ragazza semplice in fondo, anche se, credo sia la più combattiva della sua squadra, dopo il sopracciglione ovviamente.
Si mise a ridere su questi aspetti, ma la ragazza non poté accorgersene, come lui del resto, che non udì un fiato uscire dalla sua bocca.
Era davvero scoraggiante non potersi più esprimere liberamente, ma da una parte era contento; stava imparando ad ascoltare, e non “sentire” solamente, ma veramente capire ciò che le persone cercano di comunicare con le parole, toni di voce e pause di riflessione.
All’inizio sentiva solo una sensazione di disagio, udire dei discorsi e non poter intervenire in alcun modo.
Adesso, non vedeva l’ora che qualcuno arrivasse per parlare della sua storia giornaliera, in un certo senso gli piaceva, non solo quello che gli dicevano, ma anche chi.
La voce di Tenten o anche di Ino, non si era reso conto che potessero essere tanto dolci e rilassanti, sapere che poi erano lì per lui, lo faceva sentire più apprezzato di quanto avesse mai provato.
Anche se all’apparenza non stava facendo nulla, in verità continuava ad allenarsi, creando nella sua mente diversi schemi di combattimento. Qualcuno lo soddisfaceva, altri invece li trovava divertenti.
Si esercitava anche con la voce delle persone che lo venivano a trovare, immaginava l’espressione facciale che poteva avere la il soggetto, mentre parlava di un determinato argomento o nel descrivere una certa sensazione. Si divertì anche con quello.
Ma la cosa su cui maggiormente si concentrò è scoprire attraverso il timbro di voce se una persona mente o meno, non lo avrebbe mai detto ma era una cosa affascinante per qualche verso.
Alla fine dei conti si divertì molto, un po’ meno quando Ino gli dovette cambiare il catetere.
La sera del terzo giorno, non seppe neppure lui come, ma gli venne in mente una persona che credeva sarebbe stata la prima a farsi sentire, ma che invece ancora non si era fatta viva. Strano… dov’è Hinata?
***
Una luce soffusa, accompagnata da un placido scoppiettio del fuoco, accompagnava quella notte tiepida ma minacciosa con sottile quiete, tanto irreale che sembrava si potesse spezzare al minimo rumore.
Era il suo turno di guardia quella sera, l’ultimo per sua fortuna, la mattina dopo sarebbero finalmente tornati a Konoha, e non vedeva l’ora di potersi riposare su un vero letto.
Choji non aveva di questi problemi, illuminato dal fuoco il ragazzo dormiva beatamente senza la minima intenzione di svegliarsi. La ragazza lo invidiò a morte.
Era passata una settimana dalla sua partenza per una missione di livello A, ma l’avevano portata a termine e senza uscirne troppo male, avevano inoltre la lista dei nuovi ricercati, parte superflua del loro compito che sarà però molto utile a riempiere gli archivi con nuove pagine.
Con il suo Byakugan, scandagliò tutta la zona per un lungo raggio, constatando la totale assenza di nemici, forse si presentava d’innanzi una notte tranquilla.
- Ehi Hinata - la suddetta si girò verso il ragazzo che la chiamava.
- Dimmi Shino-kun - la luce del fuoco le illuminava metà del viso, visibilmente stanco.
- La zona? - domandò con il suo solito tono atono.
- Sicura, tranquillo - fece un piccolo sorriso.
Il ragazzo la guardò un momento, anche se con gli occhiali e la felpa che gli nascondeva il viso si poteva notare ben poco la sua espressione esaminante. D’un tratto si issò in piedi.
- Dormì pure, finisco io il turno di guardia - e gli fece cenno di andare nel suo sacco a pelo.
Hinata si sorprese non poco e cercò di replicare, dicendo che non ce n’era bisogno e che non era stanca.
- Hinata - semplicemente il suo nome, nulla di più semplice da capire, ma detto con un tono che non ammetteva nessun tipo di replica. Dovette arrendersi e, senza dire nulla si scostò dal posto di guardia per andare a riposarsi. Voleva dimostrarsi sempre forte, voleva dimostrare che poteva farcela in ogni momento e in qualunque situazione, proprio come Naruto.
Ma pensandoci bene, si rese conto di essere davvero distrutta, aveva dato tanto ed era più che soddisfatta, poteva anche concedersi qualche ora di riposo.
La stanchezza l’aggredì velocemente una volta chiusi gli occhi, non riuscì a formulare nessun altro pensiero che si addormentò improvvisamente.
La mattina dopo, benché avesse dormito poche ore, si sentiva in forma e piena di energie, le sue capacità di recupero erano davvero ottime e di questo non poté che esserne orgogliosa.
Però qualcosa non andava. Erano tre giorni che si sentiva strana, aveva continuamente una brutta sensazione, accompagnata da fastidiosi dolori alla base dell’addome. Si era controllata più volte ma era sicura di non avere alcun tipo di ferita, rimaneva solo una sensazione a cui non diede più importanza. Per il resto andava tutto bene.
Partirono immediatamente al sorgere del sole, ancora quattro ore circa di viaggio e sarebbero tornati a casa.
Salve! ^^
Scusate il ritardo ma avevo problemi personali >.>
Dunque, Naruto passa il tempo come può
E Hinata è in missione da parecchio, ma il suo subconscio sa che qualcosa non va ^^
Non perdete il prossimo cap!
Ciao!
Un’opprimente afa si impadronì dell’ufficio di Tsunade, il quale ultimamente vi passava assiduamente del tempo alla ricerca di informazioni dettagliate su tutte le persone segnalate dal metodo di semplificazione di Shikamaru.
Fece un lungo sospiro, piccole goccioline di sudore le imperlavano la fronte, facendola scintillare alla luce del sole come polvere di diamanti.
Prese la scollatura del vestito, agitandola alla meglio per poter raffreddare la sua bollente pelle, umida e fastidiosa con quei vestiti addosso: aveva proprio bisogno di una doccia.
Si alzò stancamente dalla sua poltrona, maledicendo quel sole martellante che non accennava a diminuire la sua calura insopportabile.
Prese un fazzoletto dalla tasca e lo passò sulla fronte, asciugandola e regalandosi un momento di riposo prima di riprendere il lavoro che non riusciva mai a terminare in tempo; oltre alla ricerca di informazioni, si dedicava anche alle giornaliere questioni documentarie e politiche.
Fece alcuni passi e aprì la finestra: non tirava uno spiffero d’aria, ma perlomeno ora era possibile pensare più lucidamente.
Chiuse gli occhi, cercando con ogni suo senso di percepire un qualcosa che assomigliasse ad una brezza fresca e rilassante, invano.
Una piccola goccia le scese lungo la guancia, per poi finire sotto il mento e malandrina scivolare lungo la linea del collo, raggiungendo il seno prosperoso che ora appariva più sensuale di quanto non fosse già.
L’ennesimo sospiro, dopodiché tornò alla sua poltrona, la scostò con un gesto di stizza e si ci rimise con un pesante tonfo.
Osservò annoiata la sua scrivania: fogli messi alla rinfusa, cartelline aperte, pile e pile di documenti, completi e arretrati; non ne poteva più.
Erano solo le nove del mattino e già desiderava andare a casa a riposare, ma facendo ciò non avrebbe dimostrato senso del dovere, ma soprattutto si sarebbe mostrata come un persona che se ne frega delle responsabilità che ha sulle spalle, e ad una cattiva reputazione proprio non ci teneva.
Raccolse tutta la propria benevolenza, fissò i documenti da esaminare come fossero un qualcosa di divertente, per lo meno ci provò, e riprese l’operato: esaminò, controllò, lesse, giudicò e di nuovo tutto daccapo. Tutto durò circa un’ora finché un bussare alla porta non le fece alzare la testa, ormai china da tempo.
- Avanti - disse stancamente, chiunque fosse le aveva concesso qualche minuto di riposo.
- Buongiorno Hokage-sama, siamo tornati - Nell’ufficio fecero capolino tre persone visibilmente appena tornate da una dura missione.
- Oh Hinata, Shino, Choji. Bentornati, vedo che siete tutti interi, me ne compiaccio - poggiò il foglio che aveva in mano sulla scrivania e si dedicò ai suoi ospiti. A prima vista sembravano solo stanchi. Non destavano molto interesse i cerotti sul viso e quelli, presumibilmente, sotto le maniche dei vestiti.
- La missione è stata completata, nessun alterazione del compito assegnato da segnalare - affermò tranquillamente Shino.
- Abbiamo una cosa da darle - questa volta fu Hinata a parlare. Tsunade la osservò incuriosita, mentre la ragazza, avvicinandosi alla scrivania prese dalla borsa un rotolo verde scuro.
- Qui abbiamo la lista aggiornata dei ricercati, l’abbiamo avuta prima di ripartire - e le consegnò il rotolo che l’Hokage si rigirò tra le mani.
- Molto bene, gli darò un’occhiata più tardi, per il momento potete andare a riposarvi, farete rapporto domani - detto questo li congedò.
Tsunade posò il rotolo al lato della scrivania a riprese il suo lavoro come se nulla fosse, ma dopo alcuni minuti le venne in mente una cosa importante. Non ho detto loro di Naruto, accidenti! Mi chiedo se Hinata reggerà al colpo.
***
Sakura quel giorno aveva il turno di mattina, nello stesso piano dove vi era anche Naruto.
Quando toccò al ragazzo essere visitato, esitò un momento prima di entrare; stranamente non aveva voglia di vederlo.
Si avvicinò con piccoli passi, quasi temesse di disturbare il suo sonno, anche se sapeva che era una idiozia.
Prese la cartella alla base del letto e la sfogliò in silenzio, solo l’agitarsi delle foglie degli alberi era l’unico suono distinguibile, anche se ovattato data la finestra chiusa.
Ripose la cartella e si avvicinò alla finestra, la aprì per poi affacciarsi con mezzo busto, beandosi dell’aria fresca e del dolce sospiro del vento. Il suo viso non nascose un’espressione di piena beatitudine, il lento ondulare dei suoi capelli si unì ad un sorriso che sapeva di purezza; sembrava che si stesse rilassando dopo tanto tempo.
Si girò, poggiando la schiena alla finestra e ritrovandosi il ragazzo disteso e immobile, come al solito.
- Ehi Naruto, allora ti vuoi svegliare? - lo disse con un tono scherzoso, anche se un po’ sperava che bastasse così poco per svegliare quel pelandrone. C-cosa? Sakura-chan? Accidenti stavo dormendo così bene… come se non bastasse ho anche mal di testa.
Sakura sospirò, si diede mentalmente dell’idiota per aver provato a svegliarlo in un modo tanto puerile, ma proprio non riusciva a trovare un modo per aiutarlo. L’unica cosa che le conveniva fare era visitarlo e riprendere il giro, non aveva scelta.
- D’accordo, adesso controllo il tuo stato, stai fermo eh, ehm cioè… ah niente - non riusciva a spiegarsi il perché le venissero in mente delle sciocchezze assurde, ma lasciò stare e si dedicò al suo lavoro.
Mentre gli misurava la pressione, si rese conto che qualcosa non andava.
- 150-110… - corrugò la fronte, sospetta. Diede un’occhiata al monitor e vide che il battito cardiaco stava aumentando sempre più.
- Naruto? - si avvicinò al suo viso cominciando a preoccuparsi, ma sperò anche che si stesse svegliando, dato che quelle condizioni talvolta erano normali per una presa di coscienza. Che mi succede? Mi scoppia la testa! Il mio corpo… è intorpidito, aiuto!
I battiti aumentarono sempre di più, ormai il macchinario segnalava un’anomalia con i continui richiami di quel suono fastidioso quanto spaventoso.
Cominciò respirare sempre più affannosamente e Sakura a quel punto entrò nel panico: corse fuori dal corridoio e chiamò aiuto con quanta più voce possibile, poi rientrò dentro lasciando la porta aperta.
- Resisti Naruto! - frugò nei cassetti e ne estrasse una siringa insieme a un piccolo flaconcino, doveva essere un qualcosa per abbassare la pressione e di conseguenza il battito cardiaco, se Naruto si stava agitando per qualcosa, quello lo avrebbe calmato per un po’.
Le mani le tremavano visibilmente, e più volte dovette passarsi il dorso della mano sugli occhi per recuperare la vista sfocata.
Dopo vari tentativi riuscì a conficcare l’ago nel flacone e a prendere parte del contenuto, si girò verso il ragazzo che nel frattempo stava stringendo i denti e il suo corpo si muoveva in leggeri spasmi di dolore, una vista che le sembrò fermasse il suo cuore, ma strinse anch’ella i denti e con la mano sinistra tenne fermo il braccio sinistro del compagno.
Come se non bastasse, il macchinario l'agitava sempre di più con quel continuo e assordante suono, l'avrebbe volentieri distrutto con un pugno. Sentì il proprio respiro mozzarsi più volte per l'agitazione, ma non permise al panico di sopraffarla in quel momento.
Mise la siringa in bocca mentre con la mano destra prese del disinfettante dal mobilio vicino, e lo passò sulla pelle del ragazzo, buttò a terra il cotone e fece l’iniezione con calcolata lentezza.
Dopo alcuni secondi, il battito sembrò acquietarsi e il respiro di Naruto farsi sempre più stabile, un sollievo che però non calmò ancora Sakura, che lasciò cadere la siringa a terra in un suono che risuonò in tutta la stanza.
I suoi occhi verdi, ora sembravano opachi e vuoti come mai prima d’ora. Stava riprendendo fiato, come se avesse fatto una lunga corsa, ma in verità le sembrò di essere sotto shock.
Cadde a peso morto sulla sedia lì vicino, il suo labbro inferiore tremava leggermente e sentiva freddo, brividi forti lungo la schiena, che sembrò d’improvviso dolorante.
Strinse le mani alla veste, puntando lo sguardo in basso.
C’era del sangue.
Girò i palmi delle sue mani; non si era resa conto di essersi bucata più volte con l’ago, mentre tentava di conficcare la punta nel medicinale.
Salve!
Allora, vi è piaciuto? ^^
Pensavate che Hinata avesse una parte eh?
E invece no! Ahahah!!
Abbiamo Tsunade che lavora e Sakura nel panico u.u
Cosa è accaduto a Naruto?
Al prossimo cap! ;)
Occhi vuoti, sguardo perso ad osservare il nulla che costantemente la racchiude nella sua ombra, ed è così che poi Sakura finisce dopo uno shock; osserva il vuoto.
Un verde, completamente velato dalle immagini che poco prima, l’avevano vista partecipe di una tensione che non credeva di sostenere, forse per chiunque altro ce l’avrebbe fatta, ma con Lui era diverso. Si perché, nel suo caso aveva avuto paura di commettere uno sbaglio.
Si tormenta Sakura, infliggendosi ripetutamente la pena di rivivere nella sua mente quelle immagini, che ora le apparivano più confuse di come realmente le aveva vissute.
Lei che lo visita, il macchinario che comincia a suonare, la paura che le mozza il fiato, la frenesia di reagire tempestivamente, gli occhi più volte lucidi, il cuore che come un martello colpisce ripetutamente il suo petto fino a farle male, il tremore dell’angoscia, Naruto sotto gli spasmi di dolore.
- Ho finito -. Lui che respira affannosamente, l’espressione di sofferenza, il braccio fermo per l’iniezione sperando che lo aiuti.
- Sakura? - Alza di scatto la testa, non nasconde un’espressione di stupore che fa sobbalzare la ragazza seduta davanti a lei e Sakura capisce che è ancora in ambulatorio.
- Sakura, coraggio va tutto bene -. Lei annuisce appena, sa che non è successo nulla di grave, deve solo convincersene.
- Vai a distenderti dai -. Ino le porge una mano, sorridendole teneramente. Sakura è davvero riconoscente della sua amica, ma non può fare di più che sussurrare un flebile “grazie”.
Solo ora si rende conto che Ino le ha fasciato la mano sinistra. Era così persa nei suoi pensieri da non essersi resa conto che le stava medicando le varie ferite provocate dall’ago della siringa.
Abbassa di nuovo lo sguardo e porta la mano fasciata al petto, le ricorda troppo vivamente quel che è successo poco prima.
Sente Ino sospirare e prenderla sottobraccio, e a quel punto non può fare a meno di rivolgergli un accennato sorriso di gratitudine. Ino conosce la sua amica, e sapeva che a volte con lei non c’era bisogno di parole. Uno sguardo era più che sufficiente.
Uscirono insieme dall’infermeria e percorsero il lungo corridoio che le separava dall’uscita in rigoroso silenzio, solo il rumore dei loro passi ad accompagnarle, compresi i loro pensieri.
Chissà cosa stava pensando Ino, si chiese Sakura senza staccare gli occhi dal pavimento bianco e lucido, si preoccupava che potesse trattarla come una menomata incapace e facilmente impressionabile, e questo proprio non le andava bene.
Cercò lo sguardo serio della sua amica, Ino sembrava così professionale nel suo impiego di infermiera, e il suo interesse per la medicina era nato solo perché si era dimostrata più utile di lei. Ultimamente i ruoli si erano invertiti; adesso era lei quella che non si dimostrava utile a nessuno, rivelandosi una buona a nulla che non fa altro che chiedere aiuto.
Si staccò improvvisamente dal braccio di Ino, lasciandola perplessa e sorpresa.
- Sto bene - due parole, ma che sembravano dette con lo sforzo di chi non ne è pienamente convinto. Ino le lanciò uno sguardo eloquente.
Sakura dovette fare ricorso alla sua determinazione, o almeno si impegnò a raccogliere tutta quella che le era rimasta.
- Non c’è bisogno che mi accompagni, ho detto che sto bene! - Detto questo le passò affianco superandola a grandi passi.
- Lo hai salvato -. Si bloccò. La voce era arrivata tranquilla da una Ino che stava comodamente poggiata al muro a braccia conserte. Sakura si voltò lentamente, odiava quel tono di voce fermo e sicuro della sua amica, la faceva sentire impotente.
- Che vorresti dire? - Lo sguardo nascosto dalla frangetta, il sibilo lento della sua voce. Ino non sapeva se valeva davvero la pena aiutare quella matta, ma proseguì.
- Ti sentivi inutile, vero? Non sapevi come aiutarlo - Si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla. Continuò a parlare, sussurrando stavolta.
- Gli hai salvato la vita, Sakura. Ti sei riscattata -. Silenzio.
Moriva dalla voglia di sapere cosa le stesse passando per la testa, perché è così Ino; curiosa e impicciona, ma soprattutto altruista.
Alcuni secondi in cui il tempo sembrò fermarsi, non si muoveva o sentiva più nulla, fino a quando un singhiozzo non ruppe quella tensione.
***
Intanto nella stanza di Naruto, Tsunade era subito intervenuta quando aveva saputo quel che era successo; preoccupata come mai prima d’ora, era letteralmente volata fuori dal suo ufficio, distruggendo di nuovo le vetrate.
La prima ad arrivare sul posto fu Shizune, che trovò Sakura seduta, in uno leggero stato di shock.
Immediatamente esaminò le condizioni di entrambi, tirando un sospiro di sollievo nel constatare che sia Naruto che Sakura non avevano nulla da segnalare, però bisognava capire cosa fosse successo a Naruto.
- Ne è sicura? Solo quello? - esclamò sconcertata Shizune all’Hokage.
- Solo questo?! - esordì adirata Tsunade, mentre si toglieva i guanti in lattice. Shizune si scusò immediatamente.
- È una buona notizia invece - osservò il ragazzo che ora sembrava essersi stabilizzato.
- Mi scusi signorina, ma come può essere una buona notizia un attacco di panico? - Shizune non capiva appieno questo fattore. Tsunade si sedette sulla sedia dietro di lei, accavallò le gambe e assunse un’aria pensierosa.
- La mia teoria, è che riesca a percepire tutto quello che gli succede intorno - disse seriamente, senza smettere di osservare il viso del ragazzo. Shizune era sbigottita.
- Davvero? Ma come è possibile? - voleva sapere il più possibile, non sapeva perché, ma necessitava di sapere.
- Sei stata in coma recentemente? - si rivolse alla sua assistente con spiccato sarcasmo, che fece spuntare una smorfia sul viso di Shizune.
- Non tutti i coma sono uguali, ci sono stati rari in casi in cui persone hanno potuto ascoltare i discorsi di chi avevano intorno; non credevo che anche Naruto sarebbe arrivato a fare questo, è proprio il più imprevedibile - si passò una mano sul viso, unito ad un sospiro di rassegnazione e divertimento.
- Questo vuol dire che anche adesso ci sta ascoltando? - azzardò Shizune, osservando attentamente il ragazzo.
- Beh, è probabile, ma non ho idea di come potremmo comunicare con lui - ammise quasi innervosita.
Ci fu qualche minuto di silenzio, rotto solo dal costante “bip” del macchinario attaccato a Naruto.
Tsunade si sentiva sollevata, la mente di Naruto era attiva e funzionava bene, ma lo stato di coma aveva ibernato tutti i collegamenti con il corpo.
- A proposito signorina, come sta Hinata? -. Tsunade sollevò curiosa la testa, poi le venne in mente la ragazza in un lettino al piano di sotto. Trattenne una risata, non era il momento di ridere.
- Beh, Hinata ha saputo di Naruto da Shikamaru e quando è arrivata qui, non ha retto alla visione ed è svenuta… quattro volte - si tappò la bocca, il contesto non era divertente, ma quella ragazza si.
- Capisco - sospirò Shizune, rassegnata per l’immaturità dell’Hokage.
Poi avvenne. Non ci fu preavviso, ne alcuna percezione.
Ma un urlo disumano, risuonò per l’intero l’edificio.
Angolo autore: Salve! ^^
I cap sono sempre corti, e con tutto il tempo che aspettate dovrei allungarli un po’ .-.
Non lo so, magari posso correggere questa cosa.
Ad ogni modo, ringrazio: maiservo90, silvia the best e Cristopher94 per le loro recensioni ^^
Inoltre, ringrazio tutte le persone che seguono:
1 - atemina_91
2 - bimbaapois
3 - cris325
4 - Dragon gio
5 - Ernesto507
6 - Fxt
7 - GennaroGenni10
8 - Ifera Black
9 - kassiopea
10 - kikkab
11 - La_SoSo
12 - Maka416
13 - milan010
14 - Neko
15 - Niki Uzumaki
16 - nozo_chan
17 - Out of my head
18 - Pearlshipper
19 - ropeck85
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Avete presente quando fate un brutto sogno?
Una notte, vi addormentate senza sapere dove la vostra mente vi proietterà, poi d’improvviso accade, siete in un mondo molto simile al vostro e le situazioni che si presentano sono, come dire, improbabili: la fine del mondo, una casa degli orrori, una massa di zombie che vi insegue, un mostro che vi squarta lo stomaco e via discorrendo.
Ci si sveglia solo in un modo: morire.
Qualche volta ci sono situazioni in cui si capisce di essere in un sogno ma non siamo in grado di svegliarci; il nostro subconscio ci tortura con quelle immagini, scatenandoci sensazioni sgradevoli: ansia, respiro spezzato, sudore, spasmi.
Una tortura per la nostra mente che non sopportiamo a lungo, finché non sopraggiunge la nostra ora, teoricamente parlando: Una caduta, un pugnale, uno spavento, tutte cose che ci fanno subito svegliare all’improvviso e con un certo soprassalto.
Come ci sentiamo dopo esserci svegliati da un brutto sogno? Presto detto!
Scattiamo subito a sedere, occhi sbarrati, batti cuore e respiro affannato; sembra di essere appena usciti dalla tomba.
Ci sono quelli che urlano e si dimenano con forza, un po’ per lo spavento e un po’ per lo shock subìto, e serve davvero l’intervento di qualcuno che calmi la suddetta persona in qualche modo, soprattutto se si si tratta di un bambino, a quel punto un affettuoso abbraccio è sufficiente.
Ma non era il suo caso, no perché Naruto non è un bambino, ma un ragazzo; coraggioso e audace.
Ma si sa, anche i migliori hanno delle debolezze e combatterle diventa difficile perché risulterebbe una lotta contro sé stessi, la più dura da affrontare.
Non sempre un ninja è preparato ad affrontare conflitti interni, nel vero senso della parola. È un po’ come un genjutsu: in genere bisogna sempre tenere i nervi saldi in certe situazioni, ma capita anche che questi non reggano, finendo per farsi prendere dal panico.
Era questo che provarono subito Tsunade e Shizune, oltre ad un grosso spavento; il panico.
Si perché, se prima stai chiacchierando tranquillamente e un momento dopo il ragazzo sul letto scatta a sedere in preda ad agghiaccianti urla, allora sospetti che qualcosa non va.
Potete immaginare il colpo che presero; il cuore fece un salto fino alla gola, smorzando loro il respiro e anche l’equilibrio.
Tsunade cadde lateralmente dalla sedia in un’espressione spaventata, Shizune invece fece una scatto indietro rompendo i vetri della finestra con la testa, che caddero a terra quasi in silenzio, si perché le urla del ragazzo coprivano qualsiasi altro suono, oltre a rapire tutta l'attenzione delle due donne.
In un secondo Tsunade gli fu sopra, bloccò con forza i suoi polsi sul letto mentre tra la sofferenza e la determinazione cercava di rinsavire il ragazzo, urlandogli contro.
- Naruto! Naruto fermati va tutto bene! -. Si sentiva stordita, quelle urla erano davvero forti e raggelanti, continuava a dire “no” o “fermati”, sembrava ormai preda del panico più assoluto.
Non aveva altra scelta: lasciò il polso sinistro di Naruto, e con la stessa mano, anche se con riluttanza, strinse i denti e gli diede un poderoso schiaffo; un schiocco molto forte che risuonò in tutta la stanza, fino a quando non si udì più nulla.
Uno spavento provoca gli stessi effetti su chiunque: ci si sente spossati.
Tsunade si accasciò un momento sul petto del ragazzo che freneticamente si alzava e abbassava alla ricerca di aria che potesse riempire i suoi polmoni, oltre a calmare quel senso di inquietudine che lo attanagliava.
Rialzò lo sguardo, voleva cercare il viso di Naruto, constatare che stesse bene o per lo meno sembrasse stare bene, ma si pentì di incontrare i suoi occhi.
Naruto, il ragazzo la cui espressione esprimeva sempre determinazione, divertimento ma anche fiducia e sbadataggine; non si leggeva più nulla di ciò che era o lontanamente era stato.
Occhi sgranati, pupille che saettavano ovunque come in preda a deliri di immagini ancora troppo nitide.
Terrore.
Questo si poteva leggere chiaramente in quegli zaffiri, tanto intensi quanto incredibilmente spaventati da qualcosa che nessuno poteva conoscere.
Tsunade allungò timidamente una mano, carezzando delicatamente la guancia del ragazzo, era calda ma tremava quasi impercettibilmente, si capiva che era ancora molto spaventato.
Le iridi si spostarono lentamente sulla donna al suo fianco, cercavano un appiglio sicuro, un volto amico che lo aiutasse. Tremava come un cucciolo impaurito dal mondo.
- Tranquillo Naruto - disse amorevolmente - va tutto bene -.
Nessun’altra parola si udì, solo uno sguardo che cercava protezione, e uno che non desiderava altro che donarlo.
***
Shizune si alzò dolorante da terra, si portò una mano dietro la testa sporcandosela del proprio sangue. Mi sono tagliata, dannazione pensò infastidita.
Dopo aver indietreggiato e colpito la finestra, mandandola in frantumi si era accasciata a terra mezza stordita. Sentiva chiaramente le urla del ragazzo nella sua testa, ma si era improvvisamente sentita debole, troppo per potersi rimettere in piedi.
Così era rimasta a terra, finché il silenzio non era ripiombato all’improvviso.
Ad un tratto, un rumore di passi in lontananza riattivò i suoi barcollanti sensi uditivi, fino a quando qualcuno, un paio di figure, non piombarono nella stanza con irruenza con volti evidentemente spaventati.
- Hokage-sama che succede?! - aveva quasi urlato Ino. Sakura invece era direttamente corsa vicino il letto di Naruto, osservandolo con preoccupazione.
- Si è svegliato, ma è in grave stato di shock, credo gli ci vorrà del tempo per riprendersi - esordì debolmente osservando di sfuggita il ragazzo; era difficile vederlo in quelle condizioni.
Si rivolse poi alla sua assistente.
- Shizune, vai a farti medicare quel taglio sulla testa, Ino accompagnala -. Le due ubbidirono senza obiettare, chiudendosi la porta alle spalle.
Silenzio.
Si sentiva chiaramente che Naruto tremava, lo dimostrava il suo respiro intermittente e mai regolare, a nulla le parole dolci di Sakura per tranquillizzarlo, quelle iridi azzurre continuavano ad osservarla in modo spaventoso tanto da turbarla.
- Naruto, che ti succede? - Sakura si avvicinò un poco al viso del ragazzo, voleva essere sicura che non stesse troppo male e non solo psicologicamente; se gli avesse comunicato qualche improvviso dolore, lei l'avrebbe aiutato.
- Naruto è sotto shock Sakura, non parlerà molto presto - Tsunade si avvicinò alle spalle della kunoichi, questa si girò mostrando la sua evidente sofferenza per l'amico. Prese dolcemente la mano del ragazzo, stringendola un poco nella propria.
Voleva fargli sentire la sua vicinanza, forse questo lo avrebbe aiutato a superare quel brutto momento, e lei ci sarebbe stata.
Tsunade si sporse un poco per osservarlo; sembrava davvero traumatizzato e non sapeva spiegarsi il perché, ma qualcos’altro attirò la sua attenzione: Naruto stava muovendo leggermente le labbra, sembrava sussurrare qualcosa ma in un modo fin troppo flebile da poter essere udito.
- Sakura, scostati un momento per favore - disse curiosa l’Hokage. Sakura ubbidì, anche se perplessa.
Tsunade avvicinò l’orecchio alla bocca del ragazzo per poter sentire cosa stesse sussurrando, forse aveva bisogno di qualcosa o avrebbe comunicato il nome del suo attentatore; riguardo quella faccenda erano ancora in alto mare.
Ecco, un flebile suono, chiuse gli occhi per poter udire meglio, ma in quello stesso istante lì riaprì di scatto, mostrando un’espressione sbigottita e impressionata.
Rialzò il busto, tornando in posizione eretta. Nessun suono, nessuna reazione. Sakura era alle spalle della donna e non poteva sapere quale espressione avesse assunto il suo volto.
Con titubanza, fece la fatidica domanda.
- Hokage-sama, cos’ha detto Naruto? - chiese debolmente, senza staccare gli occhi dai capelli della donna all’altezza del viso, che non appena vide si preoccupò ancor di più per quello che avrebbe sentito.
Tsunade chiuse gli occhi, sospirando.
- Ha detto, “chi siete?” -.
Angolo autore:
Salve! ^^
Ho scritto il cap un po’ prima, non molto lungo ma vi accontenterete, vero?! ><
Scherzo u.u
Allora, avete capito vero?
Esatto! Naruto non si ricorda un tubo!
Saprete tutto prima o poi, fidatevi del sottoscritto :)
Bene, ringrazio: sweetygirl95, silvia the best, Cristopher94 e Valux90 per aver recensito il cap precedente, grazie davvero ^^
Alla prossima!
Ciao!
Un nuovo giorno. Una nuova alba si innalza in lontananza oltre le montagne e il cielo.
Dalla finestra entra una luce che illumina gli occhi azzurri del ragazzo, scintillano leggermente ed è costretto a socchiuderli per il fastidio.
Mugugna qualcosa di incomprensibile e stira le braccia in alto, in un movimento che sembra liberatorio e fondamentale.
Lentamente, toglie gli ultimi residui della notte dagli occhi ma deve fare attenzione, con una mano ingessata e l’altra steccata, un movimento sbagliato può fargli dolere il braccio.
Cerca di tirarsi su a sedere senza nascondere un certo sforzo e dolore velato; stringe i denti e puntella un gomito sul letto, mette il cuscino alla meglio in modo che la sua schiena non risenta fastidi e, sempre con attenzione, si sistema a sedere allungando debolmente le gambe.
Sospira, si sentiva letteralmente a pezzi e la cosa peggiore è che non aveva idea di come ci fosse finito in quello stato. Aveva perso la memoria, a questo ci era arrivato anche da solo.
Cercò di mettere a fuoco tutto ciò che vi era nella stanza, ma tutto quel che osservava non gli faceva venire in mente nulla; erano solo oggetti.
A sinistra, sul comodino, vi era una composizione floreale davvero molto bella, non seppe dare un nome a quei fiori però, a quanto pare non se ne intendeva molto.
Chiuse un momento gli occhi cercando di far riaffiorare una qualche immagine, si concentrò su un qualche indefinito passato, un qualunque ricordo in quel buio che era la sua mente gli avrebbe perlomeno rivelato che tipo fosse, o anche un qualche viso amico da poter definire tale. Ma nulla.
La sua espressione cambiò drasticamente, un velo di tristezza lo pervase e non seppe spiegarne il motivo. Ma ciò che gli premeva era un’altra cosa: perché i suoi genitori non erano lì?
Il viso di un familiare sarebbe di certo stato piacevole da avere vicino, ma nessuno si era identificato come tale. Che non ne avesse?
Improvvisamente si sentì solo, non quella solitudine che si prova quando intorno a te non vedi un amico nel momento del bisogno, ma qualcosa di ancora più oscuro.
Oltre a non sapere chi aveva intorno, non poteva nemmeno confortarsi con se stesso,con qualche ricordo che lo potesse risollevare; tutto era nuovo, e il senso di inquietudine unito al disorientamento erano un qualcosa che avrebbe preferito far sparire per sempre.
Il lento cigolio della maniglia lo riportò alla realtà, la porta si aprì rivelando un’infermiera molto carina, con lunghi capelli biondi tenuti con una cosa alta e occhi azzurri; sicuramente la conosceva, ma in quel momento avrebbe detto di non averla mai vista in vita sua.
- Oh sei sveglio, buongiorno - gli sorrise dolcemente avvicinandosi al suo letto con passi più sicuri.
- Buongiorno… - disse in un sussurro, abbassando la testa.
Ino fece una smorfia di disappunto, da quando gli avevano detto che Naruto aveva perso la memoria, non sapeva più cosa pensare e neppure come comportarsi.
- Come ti senti? - prese la cartelletta, scarabocchiando qualcosa.
- Mi fa male un po’ ovunque -.
- È normale, sei pieno di fratture ma per fortuna sono in fase di guarigione - alzò un momento lo sguardo, sorridendogli rassicurante.
- Senti, posso farti una domanda? - Naruto sollevò appena lo sguardo, guardando la ragazza con la coda dell’occhio; sembrava imbarazzato.
- Certo, tutto quello che vuoi - si sedette sul letto guardandolo dolcemente, forse facendolo sentire tranquillo e a suo agio avrebbe giovato alla sua memoria.
- Come ti chiami? -. Ino rimase un momento sorpresa, certo che non doveva essere una cosa piacevole dimenticarsi di tutto, ma sorridendo rispose.
- Io sono Ino Yamanaka, ti ricorda qualcosa? -. Scosse piano la testa.
- Tranquillo, non c’è fretta prima o poi ricorderai tutto - portò una mano su quella steccata di lui, come per rassicurarlo.
Naruto sollevò la testa e aprì le sue labbra in un sorriso di piena riconoscenza, Ino poté vederci un certo timore per il futuro, ma le sue parole aveva comunque avuto un buon effetto. Si sentì abbastanza soddisfatta.
Naruto deglutì prima di ricominciare a parlare, facendo sparire il sorriso che lo aveva per poco illuminato. Ino lo guardò con curiosità.
- Sei mia sorella? - chiese in un timido sussurro, quasi avesse paura della reazione.
Ino spalancò occhi e bocca; aveva sentito bene? Quella domanda gli provocò una strana sensazione, non seppe dargli un nome, ma era un’emozione molto forte e soprattutto positiva.
-P-perché questa domanda? - domandò titubante e senza nascondere la sua sorpresa.
Naruto sembrava volersi nascondere sotto i capelli da quanto aveva abbassato la testa, ma poi lentamente la risollevò, insieme alla sua mano che indicò i capelli di lei.
- Mi è venuto in mente perché ci somigliamo, scusa non volevo metterti a disagio - cercò di sorridere alla meglio, ma dentro si sentiva ancora più vuoto di quanto non fosse già. Era sicuro di avere degli amici, ma non tanto sicuro di avere ricevuto affetto paterno e materno.
Sentì improvvisamente un forte profumo di fiori, leggero ma persistete, dolce e rilassante. Sembrava di essere in un enorme campo floreale, pieno di ogni tipo di specie.
Il suo viso poggiava su qualcosa di estremamente morbido e confortevole, dorato e infinito.
Una leggera e avvolgente pressione intorno al collo e sulla schiena gli fece realizzare cosa fosse successo.
- Sai, sarebbe stato divertente essere tua sorella - una leggera e calda risata gli arrivò all’orecchio.
Ino lo aveva abbracciato presa da un momento di immensa compassione, in un certo senso si era sentita lusingata; avere un fratello non doveva essere affatto male.
Naruto era troppo sorpreso per poter reagire e rispondere all’abbraccio, ma in cuor suo desiderò che non finisse mai. Quel gesto all’apparenza innocuo gli stava lentamente scaldando il cuore, donandogli una sensazione di sicurezza che gli aprì un piccolo sorriso.
Sentì Ino sciogliere quell’unione lentamente, ma solo per poterlo guardare negli occhi, pochi centimetri li separavano.
- Mi avresti protetta da ogni molestatore che mi si fosse avvicinato - si mise in piedi, facendo una allegra giravolta, poi si piegò in avanti, sorridendogli.
- D’altronde, a chi non piacciono le magre? - e qui Ino poté aprire le proprie labbra in un ghigno di soddisfazione, doveva ammettere che l’ipotesi di Naruto gli aveva fatto davvero piacere, gli sarebbe piaciuto avere un fratellino da torturare.
Naruto non si era mosso di un millimetro, un’espressione stupita si era impossessata di lui, ma venne velocemente sostituita da un’altra: scosse elettriche gli attraversarono la testa facendolo urlare di dolore. Velocemente si portò le mani alla testa cercando in qualche modo di attenuare quei dolori lancianti che gli smorzavano anche il fiato.
Ino non nascose il suo spavento. Subito lo afferrò per le spalle cercando di tenerlo fermo mentre si dimenava in preda agli spasmi. Fortuna che durarono solo pochi secondi, lentamente smise di agitarsi e riprese fiato.
- La missione… - sussurrò debolmente Naruto cercando di riprendersi. Ino, ancora scossa per l’accaduto, gli chiese di cosa parlasse.
- Ricordo, tu ed io, dovevi sostituire una principessa per l’incontro con il suo amato -. Cercò gli occhi della ragazza che solo in quel momento gli venne in mente quella missione insieme a lui.
Entrambi si sorrisero, chi perché conscio di aver fatto un passo avanti, e chi invece per essere stata la prima persona ad affiorare in un ricordo.
Angolo autore:
Salve ^^
So che non vi interessa, ma mi sono beccato l’influenza =-=
Ma nonostante sia pezzi, continuo imperterrito a scrivere per voi! ^^
Dunque, ho lasciato campo libero a Naruto e Ino, vi sono piaciuti?
A me si! u.u
Ringrazio: Cristopher94, sweetygirl95, silvia the best e Ernesto507 per le loro recensioni, grazie. ^^
Alla prossima, ciao!
Il momento di profonda amicizia che si era creato nella stanza venne interrotto da una irruzione alla porta, dal quale fece capolino Tsunade.
La donna osservò prima Ino, e poi il ragazzo seduto sul suo letto che la osservava con curiosità.
- Ciao Naruto, Ino - dopo un momento di perplessità, e la sensazione di aver interrotto qualcosa, decise di avvicinarsi ad entrambi prendendo solo le attenzioni del ragazzo.
- Allora, ti senti meglio rispetto a ieri? Sembravi molto spaventato - si sedette sulla sedia in attesa che Naruto spiegasse l’accaduto del giorno prima.
- Io… non mi ricordo. Ci sono immagini troppo veloci da poter essere distinte, mi dispiace - ammise debolmente nascondendo ancor di più il suo viso.
- Va bene, tranquillo non c’è nessuna fretta -.
Tsunade si poggiò completamente sulla sedia, sospirando. L’amnesia non era un qualcosa che si poteva guarire con qualche medicinale, bisognava solo aspettare che recuperasse i propri ricordi da solo.
Dato il suo sovrappensiero, non si era resa conto che Naruto la stava guardando perplesso, alternando gli occhi da lei a Ino.
- Qualcosa non va? Non mi dirai che hai dimenticato il mio nome? - gli chiese sconcertata.
- No, lei è Tsunade l’Hokage di Konoha, questo me lo ha detto ieri, solo che… - Naruto non sapeva se continuare o meno, ma lo sguardo di Tsunade lo esortò a continuare.
- Voi due vi somigliate molto, lei è sua nonna? - chiese indicando Ino, che vide tapparsi la bocca e dagli le spalle mentre queste venivano scosse da dei sussulti; stava ridendo.
Tornò su Tsunade, pentendosi immediatamente delle sue parole.
Se una persona davanti a te sta ringhiando mentre le ossa delle proprie mani scricchiolano con il solo fatto di stringerle, allora è lecito preoccuparsi della propria incolumità.
- Ma come diavolo ti permetti razza di screanzato!? - si alzò di scatto urlandogli contro, tanto da spaventare il povero ragazzo che si rifugiò sotto le coperte.
- Mi dispiace! Stavo solo chiedendo non pensavo si arrabbiasse tanto, la prego mi perdoni! - la sua voce giunse ovattata e notevolmente spaventata, cosa che calmò Tsunade che si pentì di avergli urlato contro.
- Va bene, scusami ho esagerato. Dai esci da lì, sei ridicolo - rise di quel comportamento da bamboccio, però doveva ricordarsi che la sua personalità adesso era diversa e non sembrava abbastanza solida da sopportare forti emozioni.
- Ehi, ti ho detto che puoi uscire da lì - gli ricordò, notando che non si era ancora mosso. Ma non fece in tempo a terminare la frase che sentì delle grida sotto le coperte, seguite da evidenti spasmi di dolore.
Ino si accorse della cosa e afferrò Tsunade prima che potesse fare qualcosa.
- Hokage-sama, ho già assistito a questa cosa, succede quando Naruto sta per ricordare qualcosa - gli disse lasciandola lentamente andare.
- Lo sospettavo, ma era per esserne sicura -.
Finalmente, dopo dieci interminabili secondi, Naruto si calmò e Tsunade poté finalmente scostare le coperte; quel povero ragazzo aveva il viso rosso dallo sforzo e l’espressione di sofferenza non era ancora del tutto scomparsa.
Lo aiutarono a tornare a sedere, dopodiché gli chiesero cosa avesse ricordato.
- Se per ogni ricordo recuperato devo soffrire un dolore del genere, preferisco rimanere così - ammise tenendosi la testa dolorante, poi riprese rivolgendosi a Tsunade.
- Hokage-sama, io la faccio arrabbiare spesso vero? -.
Le due donne abbassarono lo sguardo sconsolate, sospirando all’unisono in una scenetta che aveva del comico, cosa che non sfuggì a Naruto il quale decise di lasciarsi andare in una risata; non somigliava alla sua solita, ma fece ugualmente sorridere le due.
***
Nel frattempo, Hinata era davanti l’entrata dell’ospedale e stava affrontando un conflitto interiore davvero arduo: andare a trovare Naruto e rischiare di svenire nella sua stanza, o tornare a casa e lasciarsi logorare dal rimorso per tutto il giorno.
Optò per la prima, così non avrebbe sprecato i fiori che aveva gentilmente colto per lui.
Salì le scale con assoluta tranquillità, ma dentro il suo cuore aveva già incominciato a farle degli scherzi; eppure non capiva esattamente il suo timore. Ti amo.
Lo aveva detto, glielo aveva confessato nel momento migliore e di maggior pericolo. Non aveva avuto paura, non aveva balbettato, non era arrossita; quel giorno si dimostrò decisa.
Adesso invece sembrava essere tornata ai vecchi tempi, quelli in cui si comportava come quella bambina dodicenne cotta di quel bambino che si dimostrava sempre il più tenace in ogni cosa che faceva; un esempio per lei.
Abbassò lo sguardo, incontrando i fiori che gli aveva colto quella stessa mattina.
Piccole gocce di rugiada persistevano sulle foglie e ad ogni suo passo sembravano poter precipitare da un momento all’altro.
I colori erano vivi e freschi, al tatto ogni petalo sembrava essere fatto di seta e il bouquet si intonava perfettamente con le tonalità di arancione e bianco. Spero li apprezzi.
Ancora pochi passi e avrebbe raggiunto la porta, ma questa si aprì improvvisamente rivelando l’Hokage e Ino, entrambe con una espressione serena sul volto.
- Oh Hinata, sei venuta a far visita a Naruto? - domandò gentilmente Tsunade.
- S-si, come sta? - chiese titubante.
- Non preoccuparti, non ci metterà molto a ricordarsi ogni cosa, l’importante è che ci siano delle persone care vicino a lui - e qui uno sguardo eloquente fece arrossire violentemente Hinata che nascose la sua faccia dietro il bouquet.
- Che bei fiori, non mi sembrano del mio negozio però - esordì perplessa, avvicinandosi alla ragazza per esaminare meglio la composizione floreale.
- Si infatti, abbiamo un piccolo prato fiorito a casa e li ho colti lì -. Si sentiva sotto esame con tutte quelle domande.
- Dunque, gerbere arancioni e elleboro bianchi… o mamma mia! - per la seconda volta dovette tapparsi la bocca per non ridere. Hinata cominciò a preoccuparsi.
- C-che c’è? - domandò agitata. Ino calmò lentamente le sue risate, e con ancora l’ilarità in corpo spiegò la faccenda.
- Oddio Hinata, la tua composizione floreale dice “sono pazza di lussuria”! -.
Inutile dire che Hinata divenne un peperone incandescente, l’imbarazzo di aver fatto una cosa del genere le stava facendo scoppiare il cuore in petto, mentre Ino se la rideva senza ritegno tenendosi la pancia e asciugandosi le lacrime che le uscivano per il troppo sforzo, cosa che coinvolse anche Tsunade che però cercava di ridersela in modo più modesto per non far svenire Hinata dall’agitazione.
- Ok basta così Ino, lasciamo Hinata da sola con Naruto - e prendendola per la collottola, la trascinò via mentre le risate si perdevano lungo il corridoio.
Hinata, ancora sotto shock, stava cercando di ricordare se Naruto si intendesse di fiori.
Accantonò questo pensiero e, ancora con il cuore che le batteva in gola, deglutì più volte e varcò la soglia della porta senza nemmeno bussare.
Angolo autore:
Salve! ^^
Visto che bravo? Ho scritto un cap a meno di un giorno di distanza u.u
Qui ho provato a mettere un po’ di comicità, vi è piaciuta? °w°
No? Lo immaginavo, nemmeno a me ^^"
Ringrazio: Cristopher94, sweetygirl95, maiservo90, keiichi e NaruHina4ever per le loro recensioni ^^
Come sempre grazie a tutti!
- Così ti chiami Hinata? È un bel nome -. Non aveva mai smesso di osservare i suoi occhi perla.
- G-grazie -. Non aveva mai smesso di imbarazzarsi per ogni parola che Naruto dicesse.
Erano appena le 9:00am, ma a Hinata sembrò fosse passata un’ora o forse più.
Sembrava un sogno che si realizzava; per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare quando Naruto le avesse rivolto così tante attenzioni. Si sentiva agitata, ma stranamente bene.
Si certo il fatto che non si ricordasse di lei le dispiaceva molto, ma da una parte sembrò la cosa migliore che fosse accaduta, per quanto la riguardava ovviamente.
L’aveva sempre trattata con gentilezza, questo ne era sicura, ma fare un discorso vero e proprio insieme; quello mai.
Dopo essersi seduta su quella sedia bianca affianco il letto, e aver nascosto al solito i suoi occhi sotto la frangetta, per quanto incredibile potesse essere stato aveva sentito queste esatte parole:
“Perché abbassi lo sguardo? Non riesco a vedere i tuoi occhi così”.
Sbarrò le palpebre in quel momento, non somigliava a un complimento questo era vero, ma quelle innocenti parole le fecero infuocare il viso. Decise di accontentarlo; era agitatissima, ma sorrise come meglio poté.
- Sono per me? -. Hinata aprì la bocca in una espressione confusa. Naruto non seppe perché, ma quella ragazza lo faceva proprio ridere.
- I fiori -. Indicò leggermente il bouquet che giaceva sul grembo della ragazza, mostrandole un leggero sorriso rassicurante; che buffa pensò.
Ad Hinata sembrò di cadere dalle nuvole, guardò in basso incontrando il mazzo che aveva portato per Naruto rendendosi conto che non lo aveva ancora messo in un vaso.
Si alzò di scatto tutta agitata guardando a destra e sinistra alla ricerca di un posto dove metterli mormorando pezzi di frasi senza senso; inutile dire che era nuovamente arrossita.
L’espressione di Naruto si addolcì ulteriormente davanti quel momento di sbadataggine da parte di lei, l’avrebbe definita un tipo strambo, ma non aveva intenzione di fermarsi alle apparenze; non sapeva nemmeno in che rapporti fossero, per quanto ne sapeva quella poteva anche essere la sua ragazza.
Nel frattempo Hinata aveva aperto lo sportello del comodino, trovando l’agognato vaso dove riporre i fiori; un coccio con alcuni fiori di ciliegio dipinti sopra. Però era senza acqua.
- Scusami un momento Naruto-kun, vado a mettere dell’acqua in questo vaso -.
Sorrise timidamente quando vide il ragazzo annuire, regalandole l’ennesimo sorriso. Corse via oltre la porta, richiudendola alle sue spalle.
Naruto poggiò la schiena sulla spalliera letto, volgendo poi le iridi oltre la finestra: il cielo era limpido quel giorno e avrebbe voluto fare una passeggiata anziché rimanere in quella stanza di ospedale tutto il giorno, magari insieme a lei.
All’improvviso gli venne in mente una domanda che non si era posto per tutto il tempo; perché era in ospedale?
Non ci aveva proprio pensato e chiederlo a qualcuno, gli era passato proprio di mente; doveva avere una qualche risposta.
Sul comodino giacevano i fiori che quella ragazza gli aveva gentilmente portato, erano distesi ancora con perfetto ordine; elleboro al centro e gerbere intorno. Pazza di lussuria eh? A me non sembra proprio, pensò perplesso.
Aveva casualmente sentito la conversazione fuori la porta; gli venne un colpo nel sentire cosa quella ragazza gli voleva regalare, ma quei pochi minuti insieme gli fecero capire che non doveva averlo fatto apposta. Però era davvero esilarante.
Nel frattempo Hinata si stava sciacquando il viso con abbondante acqua fredda, doveva in qualche modo calmare le emozioni che aveva in corpo, anche se a dirla tutta cominciava a sentirsi sempre più a suo agio con Naruto; per lo meno non era svenuta.
Si asciugò a dovere e prese il vaso che aveva riposto vicino il lavandino, lo riempì d’acqua e si apprestò a tornare nella stanza del ragazzo.
In quel breve tragitto pensò al motivo che aveva permesso a Naruto di perdere la memoria; con tutta sincerità non le veniva nulla in mente se non lo shock che le avevano raccontato.
Decise che ci avrebbe pensato poi, non era il momento di demoralizzarsi con il fatto di non sembrare d’aiuto nella causa, dopotutto Naruto stava abbastanza bene e quello era l’importante.
- Eccomi -. Annunciò il suo ritorno non appena varcata la soglia della stanza; il ragazzo le fece un segno di assenso.
Dopo aver sistemato i fiori si sedette sulla sedia e incominciarono a parlare; Naruto era proprio curioso di quella ragazza e voleva saperne di più.
- Noi ci conosciamo da molto tempo? -. Non voleva sembrare uno sciocco con quella domanda, ma aver perso la memoria gli sembrava un’ottima giustificazione. La vide annuire.
- Si certo, dall’accademia ninja ma non parlavamo molto -. Si sentiva distintamente la sua voce triste, e Naruto non se ne spiegava il motivo per il quale non parlassero.
- Come mai? Mi sembri una ragazza amichevole. Per caso sono io ad essere poco socievole? -. Un po’ temeva le risposte, non gli andava di ricevere notizie negative sulla sua vita. Hinata si apprestò a rispondere con una certa foga, come se dovesse immediatamente smentire quel pensiero.
- No ti sbagli, tu sei un tipo estroverso e altruista con tutti! Solo che eri sempre molto impegnato ad allenarti -. Abbassò di nuovo lo sguardo.
- Sospettavo di essere un ninja, ma perché passavo molto tempo ad allenarmi? Sono molto forte? -. Magari ottenere maggiori informazioni sulla sua vita gli avrebbe aperto nuovi flashback; era meglio essere previdenti.
- Tu hai un sogno, desideri proteggere tutte le persone a te care, per questo ti sottoponi a pesanti allenamenti quasi ogni giorno, perché desideri assumere la massima carica del paese del fuoco: diventare Hokage -.
Allora lui era così, una volontà ferrea che non si arrendeva mai e credeva nei sogni con tutto se stesso. Sorrise tra se, pensando che dopotutto, quella sua vita non era affatto male.
- Tu sei una di quelle, vero? -. Domandò improvvisamente, destando la perplessità della ragazza.
- Una delle persone che voglio proteggere. Non chiedermi come lo so, semplicemente ne sono sicuro -. Un sorriso luminoso investì in pieno Hinata, riconoscendo finalmente il suo sorriso, quello che aveva visto così tante volte e di cui mai si sarebbe stancata.
Si sentì di nuovo accaldata e sicuramente le sue guance si erano di nuovo imporporate di un tenue rosso, ma questa volta non gli importò molto.
Vide però il ragazzo tornare serio, quasi triste.
- Senti, volevo chiederti, come sono finito in ospedale? -. Questa era la domanda che più gli premeva, sperò di ricevere una risposta dettagliata anche se aveva un po’ timore di sapere.
Hinata abbassò lo sguardo dispiaciuta, lei non ne sapeva molto ma decise di accontentare ugualmente Naruto con quel che aveva sentito.
- Non conosco i dettagli, ma sembra che qualcuno abbia tentato di ucciderti, piazzando delle carte bomba nel tuo appartamento -. Man mano che parlava, il suo tono di voce si abbassava sempre più senza nascondere una nota di evidente tristezza. Naruto invece era molto impressionato per l’accaduto.
- Ma è terribile, e i miei genitori? Stanno bene? -. Domandò con spiccata preoccupazione.
Hinata spalancò gli occhi, tenendoli però nascosti sotto la frangetta e di conseguenza non alla vista del ragazzo che non smetteva osservarla in attesa di una risposta, lei però non poteva vederlo.
Quella domanda l’aveva proprio colta alla sprovvista, non aveva idea di come rispondere senza ferirlo. Era troppo per lei, una responsabilità troppo grande.
Il cuore le martellava violento nel petto, l’agitazione le aveva completamente azzerato la salivazione, senza contare che non riusciva a spiccicare parola; teneva le mani congiunte tra le ginocchia senza avere il coraggio di dire nulla.
- Hinata? -. Sentì i propri polmoni riprendere violentemente fiato, non si era nemmeno accorta di essere rimasta in apnea tutto il tempo, ma la voce triste e soprattutto malinconica del ragazzo la fecero riprendere improvvisamente.
Deglutì più volte, alzò lo sguardo incontrando quelle iridi azzurre, pure, limpide; il miglior cielo che potesse esistere era incastonato in quegli splendidi occhi.
Dopo un altro momento di timore, e anche se non si sentiva totalmente sicura, parlò.
- Tu non hai i genitori, Naruto. Non li hai mai conosciuti perché sono scomparsi quando sei nato -.
Sperò di aver usato le parole più giuste e un timbro vocale abbastanza fermo e soprattutto udibile; non aveva nessuna intenzione di ripetere quelle cose orribili.
Passò un minuto di assoluto silenzio, Hinata era riuscita a non abbassare lo sguardo, ma in compenso quello di Naruto non aveva fatto altro; guardava le proprie coperte assorto in chissà quali pensieri, sicuramente spiacevoli.
- Meglio così -. Esordì improvvisamente; un suono vuoto e atono.
- Intendo non averli conosciuti. Se li avessi persi durante la mia vita ne avrei sicuramente sofferto, ma dato che non è così… -. La frase rimase così, in sospeso, ma Hinata ne capì ugualmente il senso.
Passò un’altra ora, entrambi parlarono del più e del meno, e Hinata gli arricchiva la mente con diversi fatti della sua vita passata. Un paio di volte ebbe anche delle scariche elettriche che gli fecero riaffiorare dei ricordi, cosa che non gli piacque affatto.
Ci fu un problema però: Hinata non conosceva quegli eventi, e non appena lo vide agitarsi tra spaventose smorfie di dolore, non resistette e svenne sul letto cadendo sulle gambe del ragazzo facendogli venire le lacrime per quel dolce peso sulle fratture; passò un doloroso quarto d’ora.
Ma la cosa che più sconcertò Naruto fu il secondo flashback.
Lo sguardo era totalmente perso nel vuoto, gli sembrava incredibile quello che aveva appena visto.
- N-Naruto-kun, che ti succede? -. Hinata gli si avvicinò preoccupata, ma il ragazzo si girò di scatto e, agitato come non mai, gli disse che andava tutto bene, dopodiché rise con evidente imbarazzo.
Hinata si stava pienamente rendendo conto che Naruto aveva qualcosa che non andava, era persino diventato tutto rosso, forse aveva la febbre.
- Vado a vedere se trovo un termometro, sta tranquillo -. Uscì dalla porta richiudendola silenziosamente alle sua spalle.
Naruto sapeva di non avere la febbre, ma quelle immagini che gli avevano appena passato la mente lo lasciavano ogni volta senza parole; poteva ricordarle anche cento volte, non avrebbe mai smesso di stupirsi.
Laggiù, lui era disteso a terra, ferito, però alzando lo sguardo poteva riconoscere una distesa di capelli corvini che scendevano leggeri sulla schiena di una ragazza.
Sapeva perfettamente che era quella appena corsa via, era Hinata, ma ciò che lo lasciava senza fiato erano le ultime e purtroppo uniche parole di quello che doveva essere stato un lungo discorso.
Quelle parole erano però il riassunto di tutto, ne era sicuro.
Quelle parole esprimevano perfettamente i sentimenti di lei. Ha detto “ti amo”.
Angolo autore:
Salve! ^^
Questo cap è completamente dedicato a Naruto e Hinata, vi è piaciuto? :)
Spero di sì, è anche un po’ più lungo, contenti? ^^
Ringrazio: maiservo90, Cristopher94, NaruHina4ever, Blood_Eyes_Karen, JEYMI e sweetygirl95 per le belle parole che mi fanno sempre piacere (PS: scusa Smile ^^) :)
Allora alla prossima, spero che questo cap vi sia piaciuto.
Ciao!
Tsunade doveva risolvere quella faccenda ad ogni costo, ormai erano passati diversi giorni ma la situazione non cambiava minimamente; erano ad un punto morto.
Avevano controllato i nomi di tutte le persone segnate sulla lista delle visite di quel giorno e anche prima, Shikamaru contribuì attivamente all’indagine e nonostante il suo aiuto servisse molto a semplificare il tutto, vani erano stati comunque i suoi tentativi di ricerca.
Tsunade aveva una tale rabbia in corpo che non resistette dall’alzarsi di scatto dalla propria poltrona e dare un potente pugno alla parete dell’ufficio, distruggendola.
- Sono tutti incensurati, nessun traditore o criminale, niente! -.
- Hokage-sama, la prego si calmi -. Sakura si era offerta volontaria per poter dare una mano. Era anche lei adirata dato il vicolo cieco in cui erano finiti, ma riusciva comunque ad astenersi dal distruggere qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.
Tsunade sbuffò infastidita e si rimise a sedere, sapeva che la sua allieva aveva ragione e lei prima di tutti doveva dimostrarsi lucida e razionale.
- Allora, proviamo a riassumere tutte le informazioni che abbiamo -. Affiancò tutte le carte che aveva sulla scrivania con un certo ordine, dopodiché incominciò a parlare.
- Torniamo a quel giorno -. Sakura annuì ed espose le sue ipotesi.
- Direi che facciamo prima a dire ciò che sappiamo: Naruto ha subìto un attacco ben congegnato, mi sembra evidente -. Tsunade assunse però un’aria pensierosa, qualcosa non le quadrava.
- Sakura, noi finora abbiamo sempre tenuto scontato che Naruto fosse stato vittima di un qualche attacco -. Tsunade sapeva che l’ipotesi dell’incidente sembrava inverosimile, però bisognava tenere conto di tutti gli elementi che avevano; ovvero nessuno.
- Dove vuole arrivare Hokage-sama? -.
Tsunade riconobbe una certa curiosità in quella voce, sperò solo di non convincere troppo Sakura con quella teoria.
- E se fosse stato un incredibile incidente? -. Sakura rimase un momento interdetta su cosa dire, ma poi tirò fuori un preoccupante sorriso.
- Meglio che non sia così, altrimenti Naruto farà davvero una brutta fine - sentenziò con un tono di voce che pareva sadismo all’ennesima potenza, tanto da turbare la forte personalità di Tsunade. Povero Naruto, spero solo di sbagliarmi, pensò tristemente.
- Forza, riprendiamo in mano la situazione: tutte queste persone sono state controllate no? - chiese Sakura indicando i vari nomi con un lento scorrere del dito. Tsunade annuì.
- Si infatti, non hanno nessun tipo di precedente -.
Sakura si fece pensierosa, in tutte le missioni a cui partecipò insieme a Naruto aveva conosciuto molte persone ed erano tutte ben riposte nella sua mente, ma nessuno di quei nomi gli sembrò familiare, oltretutto la lista non era una sola ma una dozzina; ci sarebbe voluta forse un’ora per rileggere tutti i nomi e trovarne qualcuno di già sentito.
- Hai una qualche idea Sakura? Perché io le ho esaurite - sospirò pesantemente Tsunade, prendendo svogliatamente il rotolo verde che il giorno prima Hinata gli aveva consegnato a missione terminata; quello dei nuovi ricercati.
- Per il momento mi limiterò a rileggere tutti i nomi che sono qui, sperò solo di riconoscere qualcuno -. Non aveva neppure sollevato lo sguardo, immersa com’era nella sua lettura.
Tsunade scrollò le spalle e aprì il rotolo, ne prese un altro e incominciò a copiare tutti i nomi scritti con evidente svogliatezza.
Passò così una buona mezz’ora; che scriveva e chi leggeva senza mai alzare lo sguardo dal proprio documento, quasi sembrava non respirassero per quanto erano concentrate.
Improvvisamente Sakura si fermò, guardando stranita un nome che compariva sulla lista del giorno stesso dell’incidente e che era sicura, lo aveva già sentito da qualche parte.
- Un momento, Hokage-sama ha già letto per caso questo nome? -. La donna alzò lo sguardo perplessa, focalizzò poi il nome che Sakura gli indicava con il dito.
- Izuma Momochi… ah sì l’ho già letto prima, un momento -. Tsunade frugò in mezzo a tutto il disordine che quelle carte creavano, in più non ricordava proprio bene dove avesse letto quel nome. Impiegò cinque minuti buoni per trovare il documento giusto insieme al nome segnalato.
- Ecco qui, “Izuma Momochi, villaggio della nebbia, marionettista e animatore” -. Tsunade cercò di mettere a fuoco i ricordi dei giorni passati, finché non trovò quello che gli serviva.
- Adesso ricordo, quel tipo viaggia di paese in paese facendo divertenti spettacoli per bambini, tra i tanti permessi acconsentiti quel giorno ci deve sicuramente essere anche il suo -. Sakura sembrava non aver minimamente ascoltato quello che l’Hokage stava dicendo, piuttosto si stava innervosendo sempre più dato che non ricordava dove avesse sentito un nome simile, ed era sicura che non prometteva nulla di buono. Poi si rivolse improvvisamente a Tsunade.
- Senta, è sicura che questo tipo sia incensurato? -.
Tsunade annuì certa.
- Si assolutamente, è solo un intrattenitore e sembra che riscuota successo con i bambini - disse semplicemente. Sakura annuì, ancora pensierosa su quel nome, e si congedò.
Una volta fuori, un’improvvisa corrente d’aria la investì in pieno facendola indietreggiare di un passo e svegliandola dai suoi pensieri. Accidenti che vento, e adesso che ci penso ho il turno all’ospedale tra meno di dieci minuti!.
Con un veloce scatto iniziò a correre lungo le strade sterrate del villaggio, il vento sembrava però rallentarla da quanto era forte quella mattina; se avesse spiccato un salto l’avrebbero ritrovata a Suna.
Le tornò alla mente di nuovo quel nome, era sicura che c’entrasse qualcosa con Naruto e se lo ricordava vuol dire che fu una missione di entrambi, avvenuta sicuramente tempo fa, almeno sperò che fosse così.
Girò l’angolo con una tale foga che non si rese conto della persona con cui si scontrò pesantemente, finendo per dare una bella botta al fondoschiena.
- Ah, che male -. Si tastò la parte colpita; probabilmente gli sarebbe venuto un piccolo livido.
- Ehi Sakura, come mai questa fretta? -. L’uomo gli diede una mano per aiutarla ad alzarsi senza nemmeno distogliere l’occhio immerso nella lettura.
- Kaka’sensei! Mai una volta che guardi dove và! - esclamò adirata: Per tutta risposta Kakashi la guardò perplesso.
- Ma se sei stata tu a venirmi addosso - disse innocentemente, tornando poi alla lettura.
- Non ribalti la frittata, è stato lei, legge senza vedere dove và! - lo incolpò puntandogli il dito contro.
Ci furono degli attimi di silenzio in cui Kakashi la osservò scettico e interrogativo. Solo in quel momento Sakura si rese conto del suo comportamento tanto infantile; fece un inchino.
- Mi scusi, non so nemmeno cosa mi sia preso -. La faccenda di Naruto le aveva un po’ confuso le idee, senza contare un po’ di irritazione per il fatto di non ricordare quel nome che tanto la angustiava.
- Mi sembri un po’ stressata Sakura, forse dovresti provare a pensare di meno e rilassarti di più, mh? -. Il sorriso di Kakashi non si poteva intravedere sotto quella maschera, ma il team 7 aveva imparato a riconoscere le varie facce del maestro attraverso l’unico occhio visibile, e in quello Sakura poté riconoscerci un’allegra espressione che la fece sorridere leggermente e annuire, anche se con poca convinzione.
- Molto bene, ti saluto -. Detto questo, riprese la lettura superando Sakura con una tranquilla camminata, quando si sentì chiamare proprio da lei.
- Kaka’sensei, solo un momento le volevo fare una domanda -. Kakashi si girò curioso, facendo un verso interrogativo.
- Ha mai sentito un certo Izuma Momochi? O magari un nome simile? -.
Il maestro puntò l’occhio in alto, poi lo chiuse e incrociò le braccia al petto, scandendo più volte quel nome che, a dirla tutta, non suonava nuovo neppure a lui.
Dopo un minuto che a Sakura sembrò un’eternità, vide improvvisamente Kakashi illuminarsi; forse aveva la soluzione.
- Ma si certo! Il cognome Momochi non ti dice nulla? - domandò con un tono che aveva dell’ovvio, un timbro quasi sconcertato per il fatto che Sakura non ricordasse.
Per tutta risposta ricevette un urlo in pieno viso.
- E secondo lei glielo chiedevo se lo avessi saputo! - la pazienza non era il suo forte, soprattutto quando aveva fretta e si dimostrava impaziente. Kakashi la intimò di calmarsi.
- Ok tranquilla, comunque non sentivo questo cognome dalla vostra prima missione; ti viene in mente nulla? -. Sakura rimase un momento spiazzata, qualcosa cominciava a riemergere dalla sua mente, ma le sembrava incredibile che fosse una faccenda così vecchia.
- Kaka’sensei, mi sta dicendo che… -. Non volle terminare la frase, la sua espressione stupita diceva molto ma Kakashi la terminò per lei.
- Si esatto, Momochi era il cognome di Zabusa -.
Angolo autore:
Salve.
Allora spero che questo cap vi sia piaciuto.
Ecco una novità che non vi aspettavate.
Però stavolta non sono sicuro di aggiornare domani…
Ecco… sto un po’ male per una ragazza… sapete com’è.
Ringrazio: seby1993, Valux90, Blood_Eyes_Karen, NaruHina4ever, Cristopher94, JunoEFP, Fxt, sweetygirl95, Ernesto507 e JEYMI.
Quando ho visto che le recensioni erano diventate 10 mi è preso un colpo, grazie davvero :)
Siete nel mio New Personal Record ^^
Alla prossima, ciao!
Era subito corsa via, non poteva aspettare.
Dopo quello che aveva detto il maestro Kakashi, era letteralmente schizzata via in direzione del palazzo dell’Hokage, ignorando la sempre più lontana richiesta di spiegazioni che gli gridava il suo ex maestro.
Era chiaro finalmente, non era difficile immaginare il movente anche se molti punti non trovavano ancora risposta.
Perché aveva aspettato tutto questo tempo? Perché non prima?
Le spiegazioni potevano essere tante ma la cosa migliore sarebbe stato chiedere direttamente a lui; dopo una bella ripassata di pugni ovviamente.
Momochi Zabusa. Quanti ricordi le tornarono alla mente; la prima volta che vide lo sharingan del maestro Kakashi, la loro vera prima missione che doveva essere di livello C, ma dal momento in cui incontrarono quel pericoloso traditore, si era evoluta al livello A.
Le venne una tale rabbia pensare che mentre tutti combattevano rischiando più volte la vita, lei si dimostrava sempre l’anello più debole e con il passare del tempo quella posizione non la voleva più.
Era forte adesso, pochi avrebbero avuto la forza di metterle i piedi in testa e se mai fosse accaduto, se ne sarebbe pentito immediatamente; lei non perdona.
Giunta all’entrata, fece le scale due a due e in poco tempo arrivò davanti l’ufficio di Tsunade.
Riprese un momento fiato, dopodiché bussò.
Nel frattempo, Naruto era ancora pensieroso su quello che aveva ricordato; di tanto in tanto lanciava occhiate di sfuggita alla ragazza al suo fianco, distogliendo immediatamente lo sguardo non appena se ne accorgeva.
- Può bastare, fammi vedere -. Hinata si avvicinò, sfilandogli il termometro dalla bocca per poi controllarlo.
- Bene non hai la febbre, meglio così -. Il sorriso di lei era davvero bello, e Naruto non poté non notarlo. Perse lo sguardo lungo il suo copriletto, domandandosi più volte se provasse qualcosa per quella ragazza; riferendosi al suo vero se stesso.
Non era sicuro di niente, ma quelle ricordate poco prima non erano parole che di dimenticano, sicuramente dovevano aver discusso qualcosa altrimenti non si spiegherebbe la situazione.
Forse l’aveva respinta perché innamorato di un’altra.
Deglutì piuttosto nervosamente, poi parlò.
- Hinata? -. La ragazza lo guardò con curiosità socchiudendo appena le labbra.
- Sì? -. Dovette rispondere, anche perché sembrava che Naruto fosse in procinto di finire in un precipizio; non aveva una bella cera e si vedeva chiaramente il suo disagio, tanto che non la smetteva un momento di intrecciare, stringere e sciogliere le dita. Sembra me, pensò piuttosto scettica
Naruto si voltò verso di lei, grattandosi la nuca e puntando le iridi azzurre un po’ ovunque, ma mai negli occhi perla di lei.
- Ecco, non so da dove cominciare - costatò imbarazzato accennando un piccolo sorriso.
Hinata fece un timido sorriso abbassando a sua volta lo sguardo, Naruto imbarazzato era nuovo per lei e gli sembrava così tenero che resistette all’impulso di abbracciarlo e stringerlo a sé.
Un pensiero che la fece infuocare, di nuovo.
Riprese un momento il controllo, ripensando che effettivamente non aveva idea di cosa il ragazzo le volesse dire. D’improvviso di scoprì molto curiosa.
- Che cosa vuoi dirmi? - chiese tranquillamente, cercando di non mettere a disagio sia lui che lei.
Naruto alzò la testa, osservando la parete davanti a sé con interesse, quasi vi cercasse le parole da dire a quella ragazza che più di tutti lo incuriosiva.
Chiuse gli occhi e fece qualche profondo respiro, doveva calmarsi, in fondo non era una cosa tanto grave, sicuramente ne avevano già parlato di quell’evento risolvendo pacificamente la situazione, però adesso che non ricordava più nulla voleva sapere.
C’era anche la possibilità di riportare a galla ricordi di lei poco piacevoli, in fondo non aveva idea di come l’avesse presa, ma da come si comportava sembravano essere rimasti buoni amici.
Provò a spiccicare parola, mettendosi anche a giocare con le coperte.
- Senti, Hinata… Noi… cioè tu, insomma - come diavolo si chiede una cosa del genere? Qualcosa gli fece intuire che la sua personalità non era molto brava a rivelare sentimenti di quel genere.
Hinata era completamente confusa, se gli avessero messo davanti un bicchiere d’acqua, avrebbe come minimo cercato di appenderlo all’attaccapanni.
In qualche modo lo esortò a continuare, e che poteva dirgli tutto ciò che voleva, lei lo avrebbe aiutato. Naruto ribatté con un leggero sorriso.
- Va bene - prese coraggio e stavolta la guardò dritta negli occhi, tanto intensamente da turbarla e farla arrossire per l’ennesima volta. Quello sguardo, sembra che voglia scrutare la mia anima.
Un tumultuoso battito prese a ripercuotersi nei timpani di Hinata, l’emozione era tornata alla carica e la decisione di quegli occhi tanto penetranti era quasi palpabile.
Aveva una strana sensazione, il suo corpo l’aveva, e si chiamava attrazione.
Pensieri poco puri le avvolsero la mente in una sequenza di immagini che mai avrebbe pensato di mettere insieme; era troppo per lei.
- Hinata, io… volevo chiederti se sei innamorata di me! -.
Una domanda che aveva avuto una certa foga nell’uscire fuori, nel mentre di pronunciarla aveva chiuso gli occhi colto dall’imbarazzo e la mancata forza di volontà per continuare a guardarla, ma ormai il danno era fatto e la sentenza non avrebbe tardato ad arrivare.
Cercò ancora una volta di calmare i forti battiti del suo cuore con molti respiri profondi; non credeva sarebbe stato così difficile dire parole di quel tipo, ma poteva benissimo immaginare la gioia di due innamorati alla loro dichiarazione; non era la stessa cosa però.
Passò un minuto buono di silenzio, in cui nel frattempo era riuscito a regolarizzare il suo battito cardiaco e riprendere il controllo di se stesso, però l’attesa lo stava di nuovo rendendo nervoso.
Riaprì gli occhi, cercando di focalizzare bene la ragazza che non si era affatto mossa dalla sedia.
Aprì e chiuse le palpebre più volte, e finalmente capì.
- Hinata? -.
La poverina c’era rimasta secca; più corretto dire svenuta.
Avrebbe voluto sbattersi una mano sulla faccia, ma per evitare degli inutili dolori all’arto decise di trattenere quell’impulso tanto forte.
Era rimasto basito? Di più, aveva voglia di scavarsi la fossa e non uscire più da quanto il suo livello di sconcertamento era alto. E adesso che faccio con lei?
Hinata era a peso morto sulla sedia vicino a lui, allungando il braccio avrebbe potuto toccarle il viso, anche se non lo ritenne affatto inerente alla situazione; e poi perché doveva farlo?.
Un bussare alla porta lo riportò alla realtà, sperò fosse qualcuno che l'aiutasse a sbrogliare quella situazione.
- Avanti - annunciò un po’ titubante, in fondo non era ancora abituato a ricevere visite.
Tre figure varcarono la soglia, lo salutarono chi con calore e chi semplicemente con un accenno.
- Ehi Naruto, abbiamo sentito che ti sei svegliato, siamo molto felici! - in tutta la sua vita, quindi due giorni, non aveva mai visto delle sopracciglia tanto folte; si chiese chi fosse quel personaggio tanto singolare.
- Cos’è quella faccia imbambolata? Hai dimenticato quel che dovevi dirci? -.
La ragazza che aveva appena parlato non si era minimamente trattenuta dal ridergli in faccia; qualcosa gli diceva che non sapevano che lui non sapeva più nulla.
- Ehi Naruto! Che hai fatto a mia cugina? -.
Il ragazzo con kimono e lunghi capelli scuri si era avvicinato velocemente alla ragazza, prendendola poi in braccio; adesso che lo notava avevano gli stessi occhi.
- È svenuta - disse semplicemente, come se fosse la cosa più naturale del mondo; una sensazione che non gli era nuova.
La ragazza con due chignon si avvicinò a quello che aveva preso Hinata tra le braccia, mettendogli una mano sulla spalla e sorridendogli.
- Dai Neji, lo sai che Hinata è fatta così, Naruto non c’entra niente -.
Per risposta ricevette un verso di assenso non troppo convinto.
Quello identificato come Neji, posò Hinata sul lettino affianco al suo, poi tornò dai suoi compagni che nel frattempo si erano messi comodi con delle sedie trovate nella stanza; Neji preferì rimanere in piedi poggiato contro la parete a braccia conserte, vicino la finestra.
- Allora Naruto, come ti senti? Sono sicuro che tornerai presto in forma! - quel ragazzo con la tuta verde mostrava una certa grinta e vitalità; lo lasciava un po’ perplesso me gli era simpatico.
Sinceramente non sapeva come rispondere, continuava ad osservarli come un ebete ma non gli veniva nulla in mente.
- Sentite… noi ci conosciamo da molto, vero? -.
Tutti lo guardarono perplessi, ma comunque risposero affermativamente.
Naruto fece una smorfia, pensando che in quell’ospedale non erano molto aggiornati sui pazienti; avrebbe dovuto dire lui come stavano le cose.
- Giusto per sapere. Adesso vi devo dire una cosa -.
- Allora Sakura, quindi tu proponi di rintracciare questo tipo e interrogarlo? - Tsunade aveva la sua tipica espressione pensierosa e sicura di sé, quella che assumeva quando doveva prendere una qualche decisione importante, mentre Sakura era in piedi davanti a lei che aveva appena terminato di dire quanto aveva scoperto.
- Si esatto, secondo me è un ottimo inizio - la fermezza della sua voce mostrava una certa voglia di entrare in azione, e anche soddisfazione per aver trovato una pista dove cominciare.
Tsunade prese un foglio dalla varie scartoffie, leggendone alcune parti.
- Per quanto ne sappiamo quell’uomo non è un ninja, oltretutto qui dice che ha cinquantotto anni; direi si tratti del padre - esordì pensierosa. Posò il foglio e guardò la sua allieva che non nascondeva un’espressione decisa.
- Va bene Sakura, partirai insieme a Shino e Shikamaru, dato che non abbiamo elementi che provino la colpevolezza di Izuma, classificherò questa missione di livello B -.
Sakura annuì soltanto, ma dentro di sè non vedeva l’ora di entrare in azione.
Angolo autore:
Salve! ^^
Oggi sono di buon umore, e sapete perché?
Ho fatto pace con quella ragazza! *^^*
Quindi eccovi il cap di oggi, leggermente in ritardo u.u
Allora, Le cose cominciano poco a poco a diventare interessanti.
Spero che la piega degli eventi vi incuriosisca ^^
Ringrazio: Fxt, NaruHina4ever, Blood_Eyes_Karen, sweetygirl95, JunoEFP, nozo_chan, Cristopher94, JEYMI e Valux90. Grazie come sempre per la vostra disponibilità a seguire il mio lavoro, siete fantastici ^^
Ovviamente i ringraziamenti vanno anche a chi legge solamente, ma chi recensisce ha sempre la precedenza xD
Alla prossima, ciao!
Le
lampade illuminavano svogliatamente il locale con la loro tiepida luce gialla.
Tra
le mani, un bicchiere di vetro mezzo pieno di un qualche alcolico trasparente;
tremò leggermente non appena il ginocchio dell’uomo, colpì leggermente il lungo
bancone in legno per potersi sistemare meglio sullo sgabello.
Un
altro cigolio riempì il piccolo angolo di quiete che quel tipo si era creato
intorno a sé, ma nessuno parve farci caso.
Ognuno
si faceva i fatti suoi, parlando o meno con il vicino o con un amico.
C’è
chi preferiva un luogo appartato lontano da tutti, una bottiglia in mano e i
propri pensieri.
La
gente raccolta là dentro non si poteva proprio definire amichevole con tutti,
era meglio non versare anche solo per sbaglio qualcosa addosso a nessuno se non
ci si voleva ritrovare coinvolti in una rissa.
Di
tanto in tanto si poteva udire il leggero tintinnio dei bicchieri che si
scontravano, ma solo se concentrandosi altrimenti il brusio avrebbe coperto
ogni altro flebile suono.
Un
uomo di circa mezz’età tracannò velocemente il restante liquido trasparente in
un solo fiato, sospirando beatamente.
-
Un altro -esordì verso il barista,
intento ad asciugare alcuni bicchieri. Questi lo guardò con un’occhiata
scocciata.
-
Ehi amico, non credi di aver bevuto abbastanza? -.
L’uomo
alzò di poco la testa, rilevando fuori la penombra due occhi gelidi e
scrutatori e fece segno con il pollice di versargli da bere.
Il
barista si sentì un poco intimorito da quello sguardo, aveva a che fare spesso
con gente poco raccomandabile ma quel tipo non ispirava nulla di buono. Con
svogliatezza posò ciò che aveva in mano e gli riempì di nuovo il bicchiere,
ricevendo però l’ordine di lasciare lì la bottiglia mezza piena. Tornò poi al
suo impiego.
Intorno
si poteva respirare un pesante odore di fumo, tanto che una perenne nebbia
aleggiava vicino il soffitto e in qualche parte del locale, quasi del tutto
immobile e senza la minima intenzione di dissolversi.
Il
barista non si scomodava neppure di aprire le finestre, tanto sapeva che era
inutile. Lo avrebbe fatto alla chiusura.
Fuori
il sole era da poco tramontato, lasciando spazio ad una tiepida sera abbastanza
serena e fresca, peccato che in lontananza, dei tuoni di sottofondo stavano
annunciando una pioggia notturna.
Una
bella seccatura, pensò il barista. Anche se in quel modo la gente avrebbe
affollato maggiormente il suo locale, preferiva la tranquillità a guadagnare
più soldi; inoltre non era detto che tutti i suoi clienti sarebbero stati
“cordiali” come quel tipo di prima.
Gli
diede un’altra occhiata: stava bevendo in completo silenzio, non si guardava
intorno e pareva pensieroso; un tipo solitario, azzardò con una smorfia.
Ad
un tratto posò il bicchiere che aveva in mano, si alzò dallo sgabello e frugò
poi in una borsa a tracolla; mise dei soldi sul bancone e prese con sé la
bottiglia, uscì da locale per poi sparire lungo una qualche deserta via.
La
mattina dopo, Sakura si era svegliata di buon ora, pronta per partire per la
sua missione; avrebbe desiderato essere lei il capitano, ma dovette
accontentarsi del comando di Shikamaru, tanto non le importava più di tanto e
poi l’Hokage era stata chiara:
Mi dispiace Sakura, ma come ben sai
sei troppo coinvolta in questa missione e non riusciresti a ragionare
obiettivamente. Non intendo correre rischi perciò a capo ci sarà Shikamaru.
Discussione chiusa.
Mise
in spalla il suo zaino e con un sereno sorriso scese le scale dove trovò i suoi
genitori intenti a fare colazione; suo padre stava come al solito leggendo il
giornale e la madre stava finendo di preparare delle omelette all’apparenza
davvero appetitose.
-
Buongiorno Sakura, pronta a partire? Mi sembra di sì -sorrise sua madre per poi tornare alla
cottura della colazione; c’era un odorino davvero invitante.
Non
riuscì a salutare i suoi genitori che il brontolio del suo stomaco risuonò in
tutta la cucina, facendola arrossire di vergogna.
Sua
madre se la rise di gusto, invitandola poi a sedersi e mangiare qualcosa, suo
padre invece abbassò un poco il giornale solo per lanciargli un’occhiata
perplessa.
Sakura
chiese scusa, scostò la sedia e si sedette al suo posto, per poi subito
addentare uno dei biscotti di sua madre.
-
Allora Sakura, dove siete diretti oggi? -.
-
Non abbiamo una meta precisa, dobbiamo trovare una persona -disse tra un morso e l’altro.
-
E chi sarebbe? Possiamo saperlo o è un’informazione riservata? -esclamò in modo plateale la donna, lasciando
basita la figlia e facendo ancor più nascondere il volto del padre dentro il
giornale.
-
Si chiama Izuma Momochi, pare sia un animatore e marionettista -esordì, prendendo un altro biscotto.
La
donna assunse un’aria pensierosa, posando l’indice sul mento e puntando il suo
sguardo in alto. Poi d’improvviso si illuminò.
-
Ah Momochi! Io lo conosco! -disse tutta
contenta improvvisando qualche buffo saltello.
A
Sakura andò di traverso il biscotto che stava mangiando facendole uscire gli
occhi dalle orbite. Probabilmente sarebbe morta soffocata se non avesse preso
il bicchier d’acqua che il padre le offrì con una certa fretta.
Bevve
tutto in un sorso, tossì un paio di volte e si apprestò a riprendere aria.
La
madre aveva assistito alla scena con una certa perplessità.
-
Ti senti bene tesoro? -chiese
innocentemente con ancora il forchettone di legno in mano.
Per
risposta ricevette un’occhiataccia da entrambi.
-
Oh? Cos’è questo odore? -annusò l’aria
intorno a sé, per poi udire un forte friggere alle sue spalle. Si girò
lanciando un urlo di delusione.
-
No, le mie omelette! Carbonizzate! -.
Si
girò verso la figlia con un’espressione imbronciata e due lacrimoni agli occhi.
-
Sakura! Mi hai fatto bruciare la colazione! -esclamò adirata.
Erano
quelli i momenti in cui Sakura si domandava se sua madre fosse davvero normale,
non poteva credere che la stava incolpando per aver ridotto le uova a due pezzi
di carbone.
-
Ma mamma, io soffoco e tu ti preoccupi delle uova? -disse offesa alzandosi dalla sedia, raggiunse
poi velocemente la madre fino ad averla ad un centimetro dal viso.
-
Piuttosto, dimmi come fai a conoscere quel tipo! Svelta! -. Parlò con una certa
determinazione nella voce, cosa che però la donna parve non accorgersene,
riprendendo la discussione delle sue uova che si protese per circa cinque
minuti. Sakura riuscì poi ad ottenere la sua risposta.
-
Vedi tesoro, io mi tengo sempre informata su ogni tipo di evento che succede in
tutta la terra del fuoco -tirò fuori un
sorriso compiaciuto mentre si toglieva il grembiule, lasciando Sakura
infastidita e con una certa fretta di sentire il resto.
-
Quando vengo a sapere cosa ci sarà di interessante in un prossimo futuro, io lo
segno sulla mia agenda -. Prese da una mensola una piccolo libricino, lo aprì e
cominciò a sfogliarlo.
-
Se non mi sbaglio, ho sentito che ci sarà una splendida fiera nel paese
dell’erba -disse tutta euforica,
irritando ancor più la figlia che la invitò a proseguire.
-
E se lo vengo a sapere, mi segno anche i nomi dei diversi animatori, se non mi
sbaglio ho segnato anche il suo -fece
scorre il dito lungo una pagina fino a leggere ciò che cercava per poi
mostrarlo alla figlia.
-
Ecco qui Sakura, “Fiera nel paese dell’erba, 25 maggio ore 18.00pm” -.
Tra
i vari nomi di presunti animatori, c’era anche quello di Izuma. Perfetto adesso
aveva anche una data precisa. Trattandosi del 25 maggio avevano ben una
settimana di tempo per trovarlo, e loro sarebbero dovuti partire quella
mattina.
Non
aveva senso cercare una persona se sapevano già dove l’avrebbero trovata.
Ringraziò
sua madre ed uscì velocemente di casa, doveva riferire all’Hokage quel che
aveva scoperto, o meglio, scoperto sua madre e rinviare di conseguenza la
missione.
Angolo
autore:
Salve! ^^
Lo so stavolta l’aggiornamento è stato
un po’ in ritardo.
Ma dopo aver scritto per cinque giorni
di fila, un bonus me lo meritavo no? XD
Allora, ho messo una scenetta un poco…
così, mi andava ^^
Ringrazio: _sweetygirl_,
Blood_Eyes_Karen, Valux90, JunoEFP, NaruHina4ever, Cristopher94, JEYMI,
Ernesto507 e LunaticaLove. La vostra opinione è sempre molto gratificante ^^
-
Non si smette mai di scoprire qualcosa in questa storia -.
Sakura
annuì semplicemente, mostrando un piccolo sorriso.
-
D’accordo, manderò qualcuno ad avvertire Shino e Shikamaru, nel frattempo non
ci resta che aspettare -. Prese al lato un foglio, per poi osservarlo
attentamente.
-
Ci vogliono due giorni per raggiungere il paese dell’erba, se partite la
mattina del quinto giorno avete tutto il tempo per riposarvi e cercarlo con
calma, sono sicuro che gli organizzatori della fiera sapranno dirvi dove
trovarlo -.
Intrecciò
le mani sulla scrivania, osservando poi la sua allieva.
Sakura
non disse niente, annuì ancora una volta senza fiatare. Dopodiché fu congedata.
Beh, dato che la missione è
saltata, posso anche andare a trovare Naruto, pensò
annoiata.
Ultimamente
non aveva molto da fare, e a dirla tutta non c’era più bisogno di preoccuparsi
per Naruto; poco a poco avrebbe recuperato i ricordi e anche il corpo si
sarebbe ristabilito presto.
Raggiunse
l’entrata dell’ospedale e in poco tempo fu davanti la porta del compagno,
quando d’improvviso sentì una voce all’interno.
Non
era bello origliare, ma dopo essersi guardata in giro e aver constatato che non
c’era nessuno nel corridoio…
Poggiò
l’orecchio sulla porta e rimase in attesa. Una risata.
La
risata di Naruto, ne era sicura, allora si stava riprendendo in fretta.
Sorrise
inconsciamente, finalmente lo sentiva ridere, era un vero sollievo.
Smise
di origliare e bussò, ricevendo un allegro avanti.
-
Ciao Naruto, ti trovo bene stamattina -sorrise gentilmente all’amico, il quale ricambiò apertamente.
-
Buongiorno, tu sei Sakura giusto? -chiese dubbioso, lasciando la ragazza un momento interdetta e con uno
strano senso di malinconia addosso, ma era sufficiente vederlo parlare e
sorridere che subito quella sensazione si affievoliva. Annuì, per poi
raggiungere la sedia vicino il letto.
-
Ah menomale che ho indovinato, non mi andava di fare una figuraccia -.
Sorrise
imbarazzato mettendosi una mano dietro la nuca; proprio come il suo modo di
fare.
Bravo Naruto, sorrise
serena Sakura. Poi si guardò intorno, notando un particolare.
-
Scusa ma, con chi stavi ridendo un momento fa? -chiese perplessa, notando che nella stanza
non c’era nessuno.
Naruto
riprese subito a ridere per poi apprestarsi a spiegare.
-
Ieri sono venuti a trovarmi tre ragazzi che a quanto pare conosco, si chiamano
Neji, Tenten e Rock Lee. Li conosci? -chiese ancora tutto sorridente e euforico.
-
Ma certo, come non potrei sono nostri amici. Quindi? -chiese con la curiosità che ormai aveva
raggiunto livelli stellari.
-
Adesso ti racconto, è stato divertentissimo! -.
- Che cosa?! Dici sul serio?! -.
- Lee! Guarda che ha detto non
ricordarsi chi siamo, no che è sordo! -urlò adirata Tenten con le mani nelle orecchie.
Il ragazzo si apprestò a scusarsi,
piuttosto intimorito dall’espressione spaventosa della sua compagna.
Neji invece lo scrutava dalla
parete, anche la sua perenne gelida espressione era leggermente stupita.
- Quindi non sai neppure i nostri
nomi? -chiese innocentemente Lee,
ritrovandosi poi a terra con un doloroso bernoccolo in testa.
- Ha detto che non si ricorda, di
conseguenza non sa i nostri nomi, idiota! -urlò ancora una volta Tenten. Lee si rialzò tutto dolorante con già un
doppio cerotto in testa. Ma quando se l’era messo?
La ragazza cambiò subito
espressione, sfoderando un ampio sorriso.
- Allora, io sono Tenten, questo è
Rock Lee, mentre quel tipo asociale è Neji -.
Il ragazzo lanciò un’occhiataccia a
Tenten, che però parve divertirsi per averlo chiamato così.
A Naruto quei tipi sembravano tutti
matti, uno pareva essere uscito da un fumetto di arti marziali, l’altro era il
classico tipo che ignora tutti e ritiene il mondo solo spazzatura, mentre la
ragazza poteva benissimo rappresentare la parte di un topolino in una recita; quelle
palle in testa erano esilaranti. Ad ogni modo sorrise gentilmente, salutandoli.
Il ragazzo con il caschetto nero si
avvicinò piuttosto curioso a Naruto, che lo osservò con diffidenza;
d’improvviso gli mise in faccia tre dita.
- Quante sono queste? -.
Un altro super pugno lo scaraventò
di nuovo a terra, procurandogli un fumante bernoccolo appena sfornato, seguito
da insulti di vario genere e un paio di calci sulla schiena.
Quella ragazza era davvero
pericolosa, la cosa migliore sarebbe stata non farla arrabbiare. Narutonon capiva se il compagno di squadra di lei
facesse finta a fare sciocchezze oppure magari il suo era il carattere
originale; in ogni caso lo si poteva ritenere un tipo strano e masochista.
- Lee! Perdere la memoria non
significa diventare stupidi! Tu sei l’esempio lampante! -e via un altro calcio al povero malcapitato
che giaceva inerme a terra.
Naruto se la stava proprio ridendo
dentro di sé, quei due erano una coppia troppo comica, ma sarebbe stato meglio
non dire nulla; avrebbero potuto offendersi.
- Siete simpatici -disse d’improvviso, mostrando un leggero
sorriso.
A tutti e tre parve di vedere
un’altra persona, timida e modesta nelle parole; insomma non era Naruto.
Tenten e Lee smisero di litigare, o
meglio Tenten si fermò, dato che Lee non reagiva neppure.
Per qualche minuto cercarono di
parlagli di vari episodi in cui lui era presente con loro, e della rivalità che
c’era con Neji durante l’esame di selezione dei chunin.
Naruto ascoltò con interesse le
varie parti del racconto, notando che molto spesso appariva il nome di Hinata.
Allora lui la proteggeva anche anni prima.
- Sai, sono anche venuta a trovarti
quando eri in coma -.
- Sì anch’io -. Intervenne Neji con
disinteresse.
- Davvero? Cosa dicevate? -chiese curioso, spostando lo sguardo da un
viso all’altro.
- Beh, io ti ho raccontato un po’
quello che succedeva qualche giorno fa, cose così. E tu Neji? Non sapevo fossi
venuto anche tu qui -. La ragazza si girò verso il compagno con aria
interrogativa, e Neji si rese conto di aver parlato troppo; non era il tipo che
faceva dei gesti premurosi.
Cercò di sviare la discussione, ma
Tenten pareva proprio irremovibile, e adesso anche Rock Lee si stava
impicciando degli affari suoi.
- Ho detto che non è stato nulla di
importante, come ve lo devo dire? -e
distolse lo sguardo con indifferenza, ma Tenten non demordeva e gli si avvicinò
fino ad averlo ad un centimetro dal suo viso. Assunse poi un’aria determinata,
lanciando evidenti sguardi di sfida.
- No, adesso tu parli, non mi
importa nulla del tuo orgoglio, non intendo schiodarmi da qui finché non me lo
dirai, chiaro?! -. Neji si sentiva letteralmente con le spalle al muro, mentre
Lee si godeva il fatto di non essere il solo a venire maltrattato da Tenten.
Assistette alla scena con uno sguardo scettico e divertito.
Naruto invece si era
improvvisamente sentito il terzo incomodo; ma d’altronde quella era la sua
stanza e non poteva andarsene.
Mandarli via con una scusa? Era
un’idea ma allo stesso tempo gli sembrava scortese, in fondo erano venuti per lui.
Quei due stavano ancora
battibeccando, e con il passare del tempo la scena era sempre più comica; Neji
che assumeva espressioni fredde e scocciate a comando e Tenten che cercava ogni
scusa per farlo parlare: dalle minacce alle preghiere, dai ricatti ai favori. Quella
ragazza né sapeva una più del diavolo.
- Naruto, noi andiamo, ti portiamo
via questa arpia -e detto questo Neji
saltò fuori dalla finestra mentre Tenten gli lanciava decine di imprecazioni,
cercando di abbattere il muro del suono.
Lee neppure ci provò a calmarla,
sapeva che avrebbe ricevuto solo pugni di sfogo; anche Tenten si lanciò dalla
finestra e a ruota anche Lee, gridando a gran voce che una maratona era quello
che ci voleva per mantenere vivo lo spirito.
Così, dall’irrequietudine che
aleggiava, in un momento tutto divenne un silenzio surreale.
Naruto non aveva parlato tutto il
tempo, e neppure in quel momento trovava le parole giuste per descrivere ciò
che era successo.
Poco a poco, aprì le labbra in un
sorriso, che si trasformò in una calda e allegra risata.
Naruto
e Sakura rimasero del tempo a parlare, ridendo spensierati delle buffonate che
il ragazzo raccontava ma anche di situazioni passate che Sakura aveva vissuto
insieme a lui; più volte Naruto non riuscì a credere a quello che la ragazza
gli stava raccontando; sembrava stesse descrivendo un idiota.
-
Ma Naruto, tu sei un idiota! -lo prese
in giro Sakura, ma quel che sentì fu solo la sua risata.
Naruto
aveva abbassato o sguardo, non sembrava offeso, ma triste o deluso. Non si
capiva.
-
Naruto? -. Forse aveva esagerato un po’, in fondo il vero Naruto non ci badava
a quelle cose, ma forse il Naruto smemorato sì.
-
Quindi io sono solo un idiota per te? Pensavo fossimo ottimi compagni di
squadra -esordì debolmente, guardando
un punto non definito al suo fianco. Sakura si stava davvero pentendo delle sue
parole e si apprestò a rimediare.
-
No, non è vero, io lo dico solo, ecco, in modo amichevole, ma non lo penso sul
serio! -cercò di prenderla sul ridere,
ma proprio non riusciva a coinvolgerlo.
-
E dimmi, io so che tu scherzi? -. Stavolta aveva alzato lo sguardo, e Sakura
rimase un momento interdetta a fissarlo. Non sapeva dargli una risposta
precisa, aveva sempre dato per scontato il fatto che Naruto non la prendesse a
male, ma adesso, gli occhi quasi intimiditi di lui la stavano facendo dubitare
di se stessa.
-
Sì, certo… non ti sei mai arrabbiato con me -ammise con poca convinzione.
Naruto
cercò di cogliere nello sguardo di lei elementi che potessero spiegargli il suo
comportamento nei confronti di quella ragazza; se stava dicendo la verità,
allora lui gli doveva volere molto bene. Oppure era uno sciocco che non aveva
abbastanza spina dorsale da reagire.
Decretò
più probabile la prima.
Naruto
meditò attentamente sul fatto di fare o no quella domanda, ma doveva farla se
voleva capirci qualcosa o avrebbe avuto troppo da chiedere e nessuna risposta.
-
Sakura, tu ci tieni a me, vero? -.
La
ragazza rimase di nuovo spiazzata, e poi perché mai gli stava facendo chiedendo
ciò?
-
Ma certo che ci tengo a te, siamo ottimi amici -decretò scherzosamente, cercando di tenere
salda la sua voce.
-
Hai detto che molto spesso mi tratti male, se così si può dire, ma io continuo
imperterrito a starti vicino, giusto? -. Sakura annuì, mentre il disagio si
faceva poco a poco strada in lei, unito ad una sensazione d’imbarazzo;
d’improvviso non avrebbe voluto essere da sola insieme a lui.
Naruto
aveva un certo nervosismo che gli bloccava le parole, mentre una morsa allo
stomaco gli faceva battere forte il cuore.
-
Ho avuto un flash, in cui Hinata diceva di amarmi. Per quello mi ero convinto
di essere innamorato di lei, l’altro me ovviamente -.
Sakura
sbarrò gli occhi a quella rivelazione, e quando mai Hinata era riuscita a dire
a Naruto una cosa del genere? Ma fu la frase dopo a lasciarla ancora più
stupita e indecisa sul da farsi.
-
Ma dopo quello che mi hai detto, non ne sono più sicuro -. Alzò lo sguardo,
puntando i suoi occhi blu in quelli verdi di lei.
-
Credo invece, di essere innamorato di te -.
Angolo
autore:
Salve! ^^
Siete sorpresi eh? Beh anch’io XD
No scherzo, ovviamente era TUTTO
calcolato (se come no) ^^”
Vi sono piaciuti i ricordi di Naruto
sul Team Gai? A me sì ^^”
Ringrazio: JunoEFP, NaruHina4ever
(credo che questo cap ti sia piaciuto di meno eh? ^^”), Valux90, JEYMI,
Blood_Eyes_Karen, Ernesto507, _sweetygirl_ e Cristopher94. Che bello trovarvi così numerosi
^^
Due
sguardi. Due giovani a confronto in una sfida di sentimenti e segreti che tutti
prima o poi devono affrontare.
Sakura
e Naruto erano, per così dire, alla battaglia finale.
Ora
tutto era lecito, nessuna ipotesi veniva lasciata al caso senza prima averla
esaminata a dovere, perché Sakura non sapeva proprio che fare per uscire da
quella situazione.
Mille
pensieri le vorticavano velocemente senza sosta, tanti e troppi, anche perché
uno solo gli sarebbe bastato, ma non lo trovava; nessuna idea.
Sentì
un forte imbarazzo montarle addosso, e probabilmente le sue guance si erano
anche leggermente imporporate, e poi gli occhi Naruto; quegli occhi era intensi
e profondi, anche troppo.
Non
un momento avevano smesso di scrutarla, osservarla, cercare una qualche traccia
di verità, una risposta che potesse fargli capire se davvero era così; e il
silenzio di lei era sicuramente un punto a suo favore.
Non
riuscì a reggere oltre. Sakura abbassò lo sguardo , incastrando le proprie mani
tra le ginocchia. Naruto la vide stringersi in se stessa, in evidente
difficoltà, ma non poteva intervenire, qualcosa gli diceva che quella storia
andava avanti da molto tempo.
Sembrava
così vulnerabile, erano bastate poche parole per ridurla in quello stato di
difficoltà, e pensare che, per quello che gli aveva raccontato, gli era
sembrata un tipo forte e deciso a cui non è facile mettere i piedi in testa.
Ma
forse non lo era nei sentimenti. Le insicurezze sono un problema per chiunque,
e lei sembrava averne molte contro cui combattere; gli faceva un po’pena.
Sakura
sapeva di dovergli rispondere qualcosa, e sapeva anche cosa. Era in parte
doloroso, ma conosceva il vero Naruto, e avrebbe sicuramente approvato la sua
scelta.
Rialzò
lo sguardo, ritrovando gli occhi di lui che in quei pochi minuti di contatto
interrotto si erano particolarmente addolciti, forse consci di quello che
diceva era vero.
-
Sai Naruto, c’è una cosa che ti devo raccontare -. Sakura assunse un’aria
gentile, un piccolo e mesto sorriso ad illuminarle il viso, ma anche un metodo
per nascondere la sua vera se stessa che in quel momento doveva resistere dal
venire fuori.
Naruto
assunse subito un’aria interrogativa, curioso di sentire le parole di quella
ragazza.
-
Lo so -. Due parole.
Eh?
Non
riusciva a capire quel che voleva dire, inutile dire che la intimò a
continuare.
Sakura
deglutì rumorosamente, e con voce profonda, continuò.
-
Lo so che mi ami -.
Che cosa?!
Naruto
rimase particolarmente spaesato, la sua espressione stupita doveva essere
divertente perché vide la ragazza trattenere una risatina; ma lui non aveva
proprio voglia di ridere.
-
Lo sai? -chiese con una certa foga e
confusione. Sakura annuì leggermente, poi continuò.
-
Sì, l’ho sempre saputo in un certo senso, per questo quando sto con te io mi
sento totalmente al sicuro, anche se non lo dimostro -.
Sakura
si stava esponendo troppo, mai gli aveva rilevato una cosa del genere e sapeva
che se lui fosse stato se stesso, il coraggio di fare quel che stava facendo non lo avrebbe mai avuto, perchè lui l'avrebbe smascherata immediatamente.
Aveva
sempre avuto paura di mostrare la sua parte più debole, quella insicura e
ancora totalmente incapace di capire ciò che davvero prova verso un’altra
persona; dopo la sera in cui Sasuke se ne andò, aveva segregato quella parte in
fondo al suo cuore.
Timore,
sempre e solo intimidita dalla delusione, dal dolore, dall’angoscia che si
prova e di tutte le emozioni negative che arricchiscono l’animo fino a farlo
straripare; è a quel punto che le lacrime diventano uno sfogo incontenibile e
senza limiti.
Fanno
male i sentimenti non corrisposti, ma ancora peggio quelli che non vengono
rilevati.
Sakura
adesso era certa che entrambi stavano soffrendo per la stessa ragione, e questo
le provocò una fitta al cuore che avrebbe voluto subito attenuare. Le sarebbe
bastato buttarsi tra le braccia del compagno e, anche se totalmente
inconsapevole della situazione, forse avrebbe ugualmente capito.
Non
poteva, non lo avrebbe voluto, non ancora almeno.
Naruto
non poteva avere voce in capitolo, non conosceva il passato e quindi non poteva
affermare nulla di certo, ma era abbastanza sicuro di potersi fidare di lei,
della sua compagna di squadra.
La
vide frugare nella sua borsa attaccata alla cintura e, senza dire nulla, tirò
fuori una cornice piuttosto malconcia che gli porse.
Naruto
guardò interrogativo Sakura, ma lei gli fece cenno di osservare quel che gli
aveva dato.
Era
una foto, piuttosto bruciacchiata e la cornice era scheggiata in più punti.
Il
vetro era completamente distrutto e dei residui di terra persistevano
sull’immagine, coprendone i bordi e alcune piccole zone.
Osservò
meglio l’immagine; erano tre ragazzini con dietro un adulto avente una maschera
a coprigli gran parte del viso.
Era
leggermente cambiata, perciò riconobbe subito Sakura in quella foto, e quello a
sinistra era lui, però il ragazzo moro a destra non gli diceva molto, anche se
aveva la sensazione di conoscerlo.
-
È Sasuke -. Naruto rialzò d’un tratto la testa, osservando confuso la ragazza.
Questa
si avvicinò di più, poggiando l’indice in corrispondenza di quello che doveva
essere il nome appena sentito.
-
Era un nostro compagno, voi due eravate all’incirca amici-nemici -disse con tono leggermente divertito ma anche
malinconico; un po’ gli mancava vedere i loro battibecchi e più si era
immaginata come sarebbe stato il loro gruppo se Sasuke non se ne fosse mai
andato; ci vide solo sintonia.
-
Che gli è successo? -chiese, con una
evidente nota di tristezza. Anche se non lo ricordava dovevano essere molto
legati; se lo sentiva.
-
Se n’è andato, nel senso che è scappato. È una storia lunga -.
Sakura
cominciò a raccontare tutto ciò che successe, rivangò nei ricordi più lontani e
profondi, dove la luce non filtrava da molto tempo.
Trovò
parti divertenti, altre tristi, altre ancora semplicemente incredibili, ma era
il suo passato; il loro passato.
Alla
fine, rimase un silenzio meticoloso e ferale.
Naruto
aveva assimilato moltissime informazioni, e ricordò anche lui alcune cose, ma
senza quegli orribili mal di testa; forse perché le immagini che gli vennero in
mente non erano altro che la realtà di quello che Sakura gli raccontava, e non
episodi saltati fuori dal nulla.
-
Capisco, quindi ora vuole radere al suolo il villaggio. Non si può dire che sia
un tipo tranquillo -cercò di scherzarci
su, ma il contesto non era inventato, era vero.
Sakura
sorrise apertamente invece, quella per lei era una storia vecchia ed aveva
imparato a conviverci bene, non ne sentiva troppo il peso sulle spalle.
-
Ad ogni modo, tornando al discorso di qualche ora fa… -. Sakura capì
immediatamente a cosa Naruto si riferiva, e gli rispose immediatamente.
-
È per lui, che non ti fai avanti con me -esordì velocemente con voce ferma e cordiale.
Naruto
non capì immediatamente, ma poi un orribile dubbio gli percorse la mente.
-
Sakura, Sasuke non sarà… ecco… dell’altra sponda? -azzardò a disagio per la situazione.
A
Sakura per poco non venne un colpo.
-
Ma che diavolo dici?! Sasuke non è quel tipo di persona! -urlò adirata e con la faccia più rossa di un
pomodoro.Naruto chiese subito scusa,
intimandole di calmarsi.
-
Sei proprio un idiota -decretò,
rimettendosi seduta con il viso ancora colmo di imbarazzo.
Beh, all’accademia non guardava mai
nessuna ragazza… oddio ma che vado a pensare?!
Scosse
velocemente la testa come a scacciare quell’orribile pensiero.
Naruto
avrebbe voluto approfondire la questione, ma preferì tacere.
Sakura
si schiarì la voce e ricominciò a parlare.
-
Dicevo, non ti fai avanti perché non vuoi distrazioni dal tuo obiettivo, o per
lo meno è questo che credo io. Tu vuoi riportare Sasuke a casa, salvarlo dalle
tenebre che avvolgono il suo cuore, e aiutarlo a ritrovare la strada del
perdono. Questa faccenda è molto pericolosa, ma tu sei una testa dura e non
senti mai ragioni -disse un poco spazientita.
Naruto
invece un po’ se la rideva, chissà quante volte l’aveva fatta arrabbiare, però
i suoi ideali gli piacevano, la persona che era cominciava a stargli simpatica.
Sakura
si alzò dalla sedia, volgendo poi lo sguardo all’amico che aveva assunto
un’aria serena e pensierosa; si sentì bene nel vederlo così.
-
Io vado, ho un mucchio di cose da fare. Cerca di stare bene -.
-
Grazie Sakura -.
Quelle
parole non erano rivolte solo al fatto di riprendersi, e lei lo capì
perfettamente dallo sguardo di lui. Sorrise a sua volta e si allontanò.
Si
sentiva bene, nonostante avesse tenuto nascosto i suoi sentimenti sapeva di
aver però fatto la cosa giusta. Sorrise inconsciamente, o forse se ne rese
pienamente conto. Naruto non lo capì nell’osservarla, ma era comunque grato a
quella ragazza e sapeva che il loro rapporto era più stretto di quanto le
apparenze mostrassero.
Sakura
abbassò la maniglia che cigolò leggermente, quando sentì la voce di Naruto
chiamarla.
Si
voltò sorridente, in attesa.
-
Senti, sei proprio sicura che Sasuke sia “in regola” -virgolò abbondantemente le ultime parole.
La
porta si chiuse violentemente. Poi più nulla.
Angolo
autore:
Salve!^^
Dunque, questa discussione non dovrebbe
deludere nessuno, più o meno ^^”
Direi di aver fatto comprendere bene le
intenzioni di Sakura.
Per il resto, ditemi voi ^^
(Attenzione: Ditemi se devo cambiare il
tipo di carattere e magari anche la grandezza
-
Quello non è un pizzichino, è uno strumento di tortura!
-
Allora vieni qui e fatti torturare!
-
No! Aiuto!
Quel
giorno c’era un gran trambusto in ospedale, Naruto con l’ausilio di due
stampelle correva in modo alquanto imbarazzante per ogni corridoio, scansando
per un soffio infermiere e pazienti.
Il
suo volto era una maschera di terrore e spirito di sopravvivenza, non si
sarebbe mai consegnato, anzi avrebbe preferito perire combattendo; per
un guerriero del suo livello era il modo migliore per andarsene.
Saltò
l’ennesima sedia a rotelle con uno slancio che aveva dello spettacolare, e
riprese con fatica a correre in ogni dove.
Le
persone che lo vedevano scomparire dietro gli angoli si chiedevano cosa mai
stesse succedendo, quando poi vicino a loro passò un tornado dai lunghi capelli
biondi e un’espressione che avrebbe terrorizzato il demonio: Ino.
La
ragazza lo stava rincorrendo in tutto l’ospedale, creando una gran confusione e
disturbo un po’ a tutti; erano le 10:00 del mattino.
-
Naruto! -esclamò con un eco che riecheggiò
in tutto l’edificio.
Il
ragazzo nel frattempo si era nascosto nel ripostiglio delle scope; non appena
sentì Ino correre via uscì senza fare rumore, vittorioso del fatto che l’avesse
spuntata.
Non
appena voltò l’angolo però, si ritrovò l’imponente figura di Tsunade; la donna
lo guardò con malignità e rimprovero.
-
Ebbene? È questo il tuo coraggio? -esordì severa, mettendo le braccia conserte sotto il seno.
Naruto
distolse lo sguardo assumendo un’espressione scocciata.
-
Ho appena scoperto che odio gli aghi -mugugnò imbronciato. Tsunade sospirò.
-
Non fare il bambino -disse solamente,
prima di ricondurlo in stanza.
Ino
sopraggiunse poco dopo nella stanza del ragazzo, aveva un aspetto orribile;
spettinata, con il fiatone e nella mano destra, salda la presa sulla siringa
che non aveva mai mollato fino all’ultimo.
Non
appena vide Naruto, gli si lanciò addosso quasi avesse voglia di sbranarlo
vivo; fortuna che Tsunade la prese al volo o di Naruto sarebbe rimasto solo il
ricordo.
Dopo
aver tramortito Ino con un colpo in testa, Tsunade si occupò di fare l’iniezione
al ragazzo; certo faticò anche lei a convincerlo, ma con l’aiuto di altre tre
infermiere a tenerlo fermo, finalmente riuscì nell’intento.
Naruto
aveva per istinto chiuso gli occhi aspettando il dolore secolare, ma tutto
quello che sentì un “ecco fatto”.
Riaprì
gli occhi e si guardò il braccio stupito; vi era un piccolo batuffolo di cotone
e un leggero odore di disinfettante, nulla di doloroso.
In
quel momento si vergognò a morte nel vedere l’espressione contenta di Tsunade.
Mugugnò
qualcosa di incomprensibile, per poi nascondersi sotto le coperte.
Tsunade
lo salutò allegramente, ricordandogli che anche domani avrebbe dovuto subire “la
tortura”¸ accentuò in modo spettrale l’ultima parola, facendo rannicchiare
ancor più il ragazzo sotto le coperte.
Prima
di chiudere la porta sentì però queste parole: - Solo se lo farà lei -. Un tono
di voce che sembrava in cerca di una speranzosa conferma.
Tsunade
sorrise, e rispose di sì.
-
Naruto, forza andiamo, oggi comincia la fisioterapia, anche se dopo la corsa di
stamattina direi che sei in ottima forma! -.
Il
giorno precedente, Ino gli annunciò che avrebbe dovuto seguire una
riabilitazione abbastanza veloce; secondo i suoi responsi medici, a Naruto gli
sarebbe bastata una settimana per tornare in forma al 90%, e prima iniziava la
fisioterapia, meglio era.
La
sua fisioterapista era una donna molto carina, che era venuto a prenderlo in
stanza con una sedia a rotelle che, a suo pensiero, lo faceva sentire ancor più
malandato.
Naruto
la osservò ogni tanto di sfuggita, aveva corti capelli neri che non gli
arrivavano neppure alle spalle e occhi del medesimo colore.
Un
bel viso candido leggermente abbronzato e un piccolo sorriso che gli rivolgeva
ogni volta che la guardava; Naruto la classificò come una persona molto gentile
e cordiale.
Stavano
attraversando i vari corridoi in un religioso silenzio, ma Naruto aveva voglia
di sapere qualcosa di più su di lei; doveva essere la sua fisioterapista per un
po’ di tempo no?
D’improvviso
gli venne in mente un particolare.
Si
accorse di non avere nessun tipo di imbarazzo a conoscere persone sempre nuove,
iniziare un discorso o dire qualcosa che forse avrebbe messo in imbarazzo il
suo interlocutore.
Forse
lui era così: un tipo estroverso che non stava mai fermo sullo stesso punto,
pronto ad aiutare e conoscere gente di ogni tipo. Se ne compiacque.
Lasciate
le ipotesi da parte, incominciò a parlare.
-
Così staremo insieme per un po’ di tempo ogni giorno? -iniziò con un certo disinteresse, tanto per
attaccare bottone.
La
donna dietro di lui lo guardò un momento come se non avesse sentito, ma poi
rispose con un tono gentile e sorridente, per quanto gli sembrò a Naruto.
-
Certo, faremo due volte al giorno a dire il vero, mattina e pomeriggio tardo,
per quattro ore totali e due pause da quindici minuti l’una; dovrai impegnarti.
Naruto
annuì, abbastanza convinto che si sarebbe ripreso in fretta e anche della
determinazione che, era sicuro, avrebbe subito dimostrato.
-
Come ti chiami? Cioè sicuramente ti conosco, però…
-
Shizune -rispose, senza dare al ragazzo
il tempo di finire la frase. Questi fece un verso di assenso.
-
Ci conosciamo da molto?
-
Abbastanza, siamo in buoni rapporti.
Ormai
erano arrivati nella sala adibita alla riabilitazione.
Era
una stanza molto grande, alcuni pazienti erano impegnati con alcuni esercizi di
scioglimento, altri invece erano già ai pesi.
-
Cominciamo subito! -Esordì allegra
Shizune, aiutandolo a mettersi in piedi.
Lo
mise immediatamente lungo un percorso, delimitato da due corrimano che
aiutassero il paziente a sorreggersi nella camminata; Naruto prese l’esercizio
come una presa in giro, non era così ridotto male. Ad ogni modo camminò
lentamente senza sorreggersi, ricevendo i complimenti della donna.
Gli
sembrava così strano, aveva solo camminato eppure Shizune mostrava una grande
soddisfazione nel vederlo così preparato; lui stesso credeva di non fare nulla
di speciale.
-
Per aver avuto la maggior parte delle ossa rotte te la cavi benissimo, altri
avrebbero impiegato un mese in più di te!
Le
parole di lei era così cariche di sincerità, fu davvero felice di ricevere quei
complimenti che dimenticò la parte frivola di quello che stava facendo e si
impegnò tutto il tempo, tra pesi ed esercizi di vario genere.
Finì
che il cielo aveva assunto una calda tonalità arancione e gialla.
Shizune
fu davvero soddisfatta dei progressi del ragazzo, gli disse che di quel passo
avrebbe recuperato la forma anche nella metà del tempo stabilito.
Naruto
gli sorrise riconoscente, era bello sentirsi spronato attraverso la gentilezza
e la fiducia degli altri riponevano in lui; gli sembrò una sensazione
familiare.
-
Grazie per oggi, non ho mai conosciuto nessuno che potesse entrare così tanto
in sintonia con qualcuno, è una capacità fantastica!
Shizune
si sentì lusingata, fortuna che era dietro di lui o avrebbe notato la sua espressione
imbarazzata.
-
Grazie, che io ricordi nessuno mi aveva fatto dei ringraziamenti così belli
-disse contenta e soddisfatta di se
stessa.
-
Di niente, dico solo la verità.
Giunsero
poco dopo nella stanza del ragazzo, Shizune l’aiutò a sistemarsi sul letto, poi
prima di andare via gli ricordò che avrebbero avuto fisioterapia alle 9:00am.
-
Hai da fare adesso? -chiese il ragazzo,
bloccando Shizune che stava per andarsene.
-
Beh, avrei da sistemare l’archivio, sai qualche giorno fa qualcuno è entrato e
ha danneggiato uno delle cassettiere di metallo, così è stato svuotato e
sostituito solo oggi ed io…
-
Devi riordinarlo, ho capito -concluse
con sorriso.
Shizune
annuì semplicemente, aveva intuito che il ragazzo volesse che rimanesse lì con
lui, ma aveva da fare.
Si
avvicinò alla porta, l’aprì ma rimase con la maniglia abbassata, pensierosa.
Richiuse
la porta, tornando vicino al ragazzo, mostrandogli un gran sorriso.
Alla
sua espressione confusa, Shizune rispose: - L’archivio aspetterà.
Angolo
autore:
Salve! ^^
Scusate il ritardo ma sono stato un po’
svogliato ultimamente .-.
Il capitolo è solo un intermezzo, il
prossimo vedrà una vicenda interessante ^^
Ringrazio:
gademo, Cristopher94, _sweetygirl_, Blood_Eyes_Karen, silvia the best, NaruHina4ever,
valux90, Ernesto507, JEYMI, AllyB e JunoEFP.
Scusate se non sempre soddisfo le
vostre aspettative, ma spero apprezziate comunque, come io apprezzo sempre le
vostre splendide parole :)
Grazie a tutti! ^^
Ringrazio anche tutti coloro che l’anno
messa tra le preferite, ricordate e seguite ^^
-
Te l’ho data dodici volte, Naruto -disse leggermente basita Shizune.
-
Allora questa è l’ultima!
-
L’hai detto anche sei partite fa.
-
Ultimissima!
-
E questo l’hai detto due partite fa.
-
Va bene, ho capito! -sbuffò imbronciato.
Il
sole era ormai tramontato, solo piccole tracce di luce rossastra erano rimaste
ad aleggiare nel lontano orizzonte e nessuno forse ci avrebbe mai fatto caso.
Qualche
piccola e timida stella aveva già fatto la sua comparsa e le diverse case si
stavano sempre più illuminando di luce propria.
Shizune
ripose sul comodino la scacchiera e le varie pedine con cui avevano giocato
fino a poco prima; non pensava sarebbe stato così difficile per Naruto giocare
a shogi.
-
Non fare quella faccia, in fondo è solo un gioco e per di più hai imparato a
giocarci neanche un’ora fa -cercò di
consolarlo, ricevendo solo un mugugno stizzoso. Shizune sospirò, mostrando un
sorriso di circostanza e di serenità; Naruto era sempre il solito bambino.
Un
momento. Ma lui è proprio così, infantile!
-
Naruto? -lo chiamò abbastanza
pensierosa, facendo voltare il ragazzo che aveva riconosciuto un tono di voce
differente. Poi continuò.
-
Stai recuperando la tua personalità! Te ne rendi conto?
Aprì
la bocca come per dire qualcosa, ma la richiuse e lasciò che lo sguardo vagasse
dalla donna alle coperte, fino alle sue mani, di cui la sinistra libera dalla
stecca.
Scrollò
le spalle indifferente.
-
No, non me ne rendo conto. Ed è strano -disse assumendo un’espressione contrariata. Il suo corpo si irrigidì.
-
Che vuoi dire?
Naruto
spostò lo sguardo oltre la finestra, trovando particolarmente interessante non
terminare quel discorso, ma non poteva lasciare il discorso a metà… o sì?
-
No niente! -sorrise voltandosi verso
Shizune che lo guardava sospettosa, ma preferì non approfondire.
-
Va bene, ma quando vuoi parlare, ricordati che io ci sono! -Sorrise gentilmente, alzandosi poi dalla
sedia.
-
Ora devo proprio andare, ci vediamo!
-
Ciao Shizune, grazie per oggi! -esclamò, accompagnando l’uscita della donna con un sereno sorriso che
ella riconobbe con il suo sorriso.
Ricambiò a sua volta, chiudendosi la porta alle spalle.
Arrivò
presto la tarda sera, e Naruto poté finalmente concedersi il meritato riposo;
quel giorno aveva corso abbastanza e si sentiva piuttosto stanco, ma ad ogni
modo pareva non accorgersene in presenza di Shizune,
quella ragazza gli piaceva.
Si
mise sotto le coperte, e in poco tempo si addormentò.
- Ma che diavolo… dove sono?
Si guardò intorno, ma c’era solo un
buio, soffuso però da una luce dorata.
Udì qualcosa, sembravano delle
gocce d’acqua che cadevano in un ritmo regolare.
Con un certo timore avanzò un passò,
agitando l’acqua ai suoi piedi; non si era reso conto di averli dentro un’immensa
pozza che si estendeva a perdita d’occhio.
- “Deve essere un sogno” -pensò leggermente preoccupato, si perché la
sensazione di umidità e bagnato era fin troppo reale per i suoi gusti, per di
più aveva una brutta sensazione.
Si accorse anche di non avere
nessuna benda, ma dei vestiti che non gli erano affatto nuovi, come quei
pantaloni arancioni e la tuta dello stesso colore, ma con qualche striscia
nera.
Sempre con preoccupazione e disagio
velato, incominciò a camminare verso quello che si prospettava come l’ignoto.
Non gli ci volle molto per scorgere
un’imponente cancello d’oro con una specie di sigillo a tenerlo chiuso; neppure
quello gli era nuovo.
Qualcosa però lo bloccò.
Pareva di aver sentito una specie
di ringhio sommesso, proprio aldilà della cancellata.
Indietreggiò di un passo,
mantenendo però un’espressione indagatrice e determinata; aveva la sensazione
che non dovesse in verità temere nulla.
Un altro ringhio, poi una voce
profonda e spaventosa.
- Ciao Naruto, come va?
Al ragazzo quel tono di voce parve
altamente ironico, perciò rispose a tono.
- Un po’ smemorato, ma bene. Chi
sei?
Naruto vide degli occhi
agghiaccianti, sembravano quelli di un demone.
La creatura si mise a ridere come
per farsi beffe di lui, poi disse: - L’altra volta devo aver un po’ esagerato
-e altre risate rimbombarono in quell’enorme
spazio vuoto.
Naruto non riusciva minimamente a
capire di cosa stesse parlando, ma mantenne sempre alta la guardia.
- Di che parli?! .Disse con un tono che non ammetteva altro se
non una risposta.
- Ti ho semplicemente salvato la
vita, moccioso! -tuonò, costringendo Naruto
a tapparsi le orecchie in una smorfia di irritazione.
Naruto non demorse, e stavolta, per
nulla intimorito, parlò a gran voce.
- Rispondi alle mie domande!
La creatura lo osservò un momento,
quasi a capire chi avesse davanti, poi sommise un altro ringhio che parve
quasi un sospiro.
- Io sono Kyuubi, detta anche volpe
a nove code e sono un demone rinchiuso dentro di te, chiaro?
Naruto rimase shoccato dopo quanto
sentito, ma si riprese subito lanciandogli molte altre domande a raffica, che
si interruppero con un forte boato della volpe.
- Basta! Non c’è bisogno che ti
racconti nulla! Tanto presto recupererai i ricordi perduti , perciò silenzio!
Il corpo di Naruto tremò sotto
quelle forti onde sonore, sembrava di essere finito in un’esplosione di
migliaia di carte bomba.
-D’accordo -disse scocciato ma
sempre timoroso di ciò che aveva davanti. Poi continuò.
- Ma voglio almeno sapere in che
modo mi hai salvato la vita, me lo devi!
La volpe parve pensarci su. Ogni
suo respiro era come uno sbuffo di vento maleodorante, caldo e umido da far
venire la nausea.
- E va bene! -disse ampiamente contrariato, poi iniziò.
Flashback
“Naruto si sentiva finalmente
rilassato, aveva avuto quell’assurdo attacco di panico e solo dopo l’intervento
di Sakura riuscì finalmente riuscito a calmarsi.
- Sento di nuovo le loro voci, che
paura che ho avuto.
Poi d’improvviso si sentì cadere,
sempre di più, fino ad arrivare in un posto che conosceva bene.
Poteva di nuovo muoversi, o meglio,
era di nuovo presente quella sensazione e ne fu riconoscente a chi l’aveva
portato laggiù.
- Ciao Kyuubi, pensavo non ti
saresti fatta sentire -disse
leggermente divertito alla volpe oltre la cancellata, ma questa parve non aver voglia di alcuna battuta.
- Devo parlarti.
Naruto tornò immediatamente serio,
quando la volpe lo convocava non era mai per qualcosa di positivo.
- Ti ascolto.
- Come posso dirla senza farti
preoccupare… ah ecco: Morirai -.
A Naruto per poco non uscirono gli
occhi dalle orbite, la sua espressione la diceva lunga su quanto fosse stupito
e preoccupato a morte.
- Cosa?! Stai scherzando!?
- Ti pare che scherzerei su una
cosa del genere! Non voglio di certo morire per colpa di un’idiota che non
riesce a sistemarsi la propria casa senza rischiare la pelle!
Naruto s’imbronciò a quella
affermazione, dopotutto lui non aveva proprio tutta la colpa.
- Ma ad essere sincero, non sono
sicuro che il tuo sia stato un incidente.
Naruto si voltò di scatto,
chiedendo immediatamente di cosa parlasse.
- Un attimo prima che le esplosioni
divampassero, ho percepito il chakra di qualcuno nelle vicinanze, e un momento
dopo era esattamente su di te. Poi più nulla.
- Ma com’è possibile? -non ci stava capendo nulla, quel discorso non
aveva senso.
- Non lo so, ma dovrai scoprirlo -fece una pausa, poi continuò.- Adesso pensiamo a te, devo svegliarti o non
sarai più in grado di farlo.
Naruto era molto preoccupato, si
guardò in giro con un certo disagio, come a cercare una via di fuga che però
non c’era.
- E come pensi di fare?
Kyuubi non parlò, ma il suo chakra
oltrepassò la cancellata e afferrò braccia e gambe di Naruto che si ritrovò
immobilizzato e spaesato.
- Che diavolo vuoi fare?! -gridò, cercando di liberarsi dalle ferrea
presa del chakra rosso della volpe, ma senza alcun risultato.
- Devo svegliarti, moccioso!
Sopra di sé, Naruto vide del chakra
modellarsi fino ad assumere la forma di una coda, solo che sembrava molto affilata, e
puntava verso di lui.
- No aspetta, forse c’è un altro
modo!
La volpe ignorò completamente le
varie proteste del ragazzo,e con potenza e velocità scagliò la coda nel suo petto che attraversò senza fatica. Un gridò disumano e raggelante riecheggiò
per svariati secondi.
Fine
Flashback
- Ma tu sei un mostro! Non hai
esitato ad uccidermi!
Kyuubi era ormai abituata alle
sciocchezze del ragazzo, ma in quel momento desiderò decapitarlo.
- Avresti preferito morire sul
serio?!
Un altro rimbombo, e di nuovo
Naruto ad imbronciarsi.
- La mia azione la volta scorsa ti
ha così spaventato da farti perdere la memori, per lo meno è servito a
svegliarti, e poi non mi è dispiaciuto vederti piagnucolare come un poppante!
-Kyuubi non esitava minimamente a
schernire il povero Naruto con le sue fragorose risate, e il ragazzo non poteva
far altro che sopportare; tanto lei sarebbe per sempre rimasta intrappolata,
avrebbe dovuto essere lui a farsi beffe di lei, e non viceversa.
Naruto aspettò che la volpe la
smettesse di prenderlo in giro, poi chiese: - Prima hai detto che presto avrei
recuperato i ricordi, conosci un modo?
Kyuubi parve pensarci su, ma la sua
espressione, anche se nascosta nell’ombra, sembrava non promettere nulla di buono.
- Un forte shock può far perdere
dei ricordi, ma dicono che un altro li faccia recuperare… -quel tono da finto tonto non piaceva per
niente a Naruto, che indietreggiò di un passo.
- Ehi! Non provarci nemmeno!
Troppo tardi.
La volpe l’aveva afferrato come l’altra
volta, e senza esitare un momento, scagliò la coda-lancia addosso il ragazzo,
solo che stavolta gli attraversò la testa.
Grida e risate agghiaccianti si
mescolarono tra loro in una melodia tetra e terrorizzante.
Le
coperte volarono oltre la spalliera del letto. Stavolta l’urlo fu quasi
istantaneo.
Naruto
sbarrò gli occhi, cercando di recuperare quanta più aria possibile, si tastò
freneticamente il viso alla ricerca di ferite che per fortuna non c’erano.
Tossì
un paio di volte, mentre tra una boccata e l’altra, rivoli di saliva formavano
viscosi fili trasparenti che andavano a posarsi sul lenzuolo e sulla vestaglia
da ospedale.
Dovette
alzarsi e andare in bagno, ma ebbe solo dei orribili conati e nient’altro.
Prese
lunghi strappi di carta igienica, e si asciugò la bocca, il collo e la fronte
imperlati di sudore.
Si
mise in piedi, poggiando un braccio sul lavello. Aprì l’acqua e si sciacquò il
viso con un getto freddo; si sentì meglio.
Sempre
a fatica, tornò nel proprio letto, costatando che fuori era ancora notte,
neppure la minima traccia di luce all’orizzonte, solo migliaia di puntini
bianchi e una luna nel suo quarto.
Si
sedette pesantemente sul materasso. Fece lunghi respiri con naso e bocca, fino
a sentire il proprio cuore battere debolmente: le tecniche di rilassamento
allora servivano a qualcosa.
Si
sdraiò, volgendo degli occhi scintillanti e contrariati sul soffitto.
Le
sue labbra divennero una linea sottile, per poi schiudersi con uno sbuffo.
-
Stavolta Kyuubi ha esagerato!
Angolo
autore:
Salve! ^^
Forse sono un po’ in ritardo, ma
comunque non sempre si rispettano i tempi no? ^^
E poi io non ho prefissato nessun
tempo! °.°
Allora, in questo cap abbiamo scoperto
qualcosa di interessante, vero?!
Ringrazio:
JEYMI, Blood_Eyes_Karen, NaruHina4ever, TheCristopher94, _sweetygirl_, gademo,
silvia the best, AllyB, Ernesto507 e JunoEFP.
Siete davvero tanti, così mi viziate
*^^*
Grazie a tutti, anche a chi solo legge
ma, silenziosamente, apprezza ^^
Nonostante
la finestra fosse chiusa, flebili e chiari sospiri di una brezza estiva si
udivano all’interno della stanza ospedaliera immersa però in un silenzio
ferale.
L’atmosfera
era tranquilla e la sveglia batteva costantemente i secondi che passavano
sempre troppo alla svelta o viceversa. Naruto però mostrava una totale
indifferenza di tutti questi particolari.
Fuori
la notte faceva ancora da padrone, ma di tornare a dormire non ci pensava minimamente;
in quel momento si sentiva piuttosto alle strette sulla situazione attuale, e
poi ricordare cosa la volpe gli avesse fatto gli provocava dei brividi lungo la
schiena.
Cosa faccio? Fino a prova contraria
il mio pare essere stato solo un incidente, ma se lo dico a qualcuno finisce
male per me.
Sapeva
quanto i pugni di Sakura facessero male, ma non aveva voglia di sentire sulla
propria pelle anche quelli della Baa-chan. Un sospiro sconsolato è tutto quello
che poté decretare in quella difficile faccenda, ne andava della sua già
precaria integrità fisica, ed anche in parte di quella morale; una figuraccia
del genere non si dimentica facilmente e rivelare la presunta verità era fuori
discussione.
Si
mise a sedere sul letto.
Kyuubi ha detto di aver sentito il
chakra di qualcuno nelle vicinanze un istante prima delle esplosioni, questo fa
presupporre solo tre cose: Qualcuno si stava allenando, ma intorno a me non ci
sono campi di allenamento perciò è un’ipotesi da scartare. È possibile che ci
fosse uno scontro in atto, ma per lo stesso motivo devo scartare l’idea, e poi
me ne sarei accorto. C’è anche da considerare la possibilità che fossi tenuto d’occhio
da qualcuno, e non appena giunto il momento propizio se ne fosse approfittato
per tendermi un attacco mascherato da incidente, oppure…
Quei
ragionamenti non erano da lui, sentiva di avere nella testa una serie di idee
tutte ben risposte come in una enorme libreria, aveva una lucidità che non si
era mai reso conto di avere prima. Meditò anche su questo strano cambiamento,
giungendo ad una singola quanto pazzesca conclusione.
Kyuubi. A quanto pare il suo modo
di fare ha momentaneamente accelerato la sinapsi chimica dei miei neuroni
permettendomi una migliore recezione mentale e intuitiva; mi domando per quanto
tempo prevarranno queste mie nuove capacità intellettive, ad ogni modo sarà
meglio utilizzarle al meglio per togliermi dai guai, poi penserò ad una
soluzione per quanto riguarda i miei possibili attentatori.
E
così, tra plausibili soluzioni e altre scartare, dopo aver compreso l’origine
dell’universo osservando solo la disposizione delle stelle e aver calcolato in
pochi secondi la fine del moto di rivoluzione della terra che avverrà tra circa
sedici miliardi di anni, ecco finalmente giungere una splendida e tranquilla
alba di un nuovo e interessante giorno, per Naruto s’intende.
Quasi quasi sfido Shikamaru a
shogi.
Non
aveva voglia di dimostrarsi arrogante, ma la possibilità di vincere contro
Shika gli faceva scappare delle risatine euforiche; almeno per un po’ non gli
avrebbero dato dell’idiota.
Sistemò
il cuscino e poggiò la schiena sulla spalliera del letto, si guardò un po’ in
giro mentre stava ancora decidendo se rivelare questo nuovo fenomeno all’Hokage
e permettergli di fare alcune ricerche mediche al riguardo; rimanere così non
gli dispiaceva affatto, ma era abbastanza certo che sarebbe tornato normale nel
giro di qualche giorno o settimana, non ne aveva idea.
D’improvviso
la porta si aprì, rivelando Una assonnata Ino che mise in mostra un quanto non
molto galante sbadiglio.
-
Buongiorno Ino.
-
Buongiorno a te Naruto, accidenti che sonno… come ti senti stamattina? -si stropicciò gli occhi e avvicinò con passo
quasi barcollante, sembrava ancora nel mondo dei sogni.
Naruto
sorrise per circostanza e rispose: - Ho completamente recuperato i miei
ricordi, quindi direi che sto molto meglio, mentre fisicamente presumo che
qualche giorno in più di riabilitazione non potrà che farmi bene.
-
D’accordo, ti ricordo che hai appuntamento con Shizune tra un paio d’ore appena
dopo la colazione, vedi di non abbuffarti troppo intesi? Adesso devo andare, a
dopo.
Ino
scrisse alcune cose sulla sua cartelletta per poi uscire e chiudersi la porta
alle spalle.
-
Tre... due… uno.
Una
potente intercalazione risuonò nel corridoio fuori la porta che venne quasi
scardinata non appena Ino la aprì con un’espressione sbigottita in volto.
Naruto non resistette e scoppiò a ridere come un matto.
-
Accidenti Ino, eri proprio assonnata! Metabolizzare le mie parole dopo
addirittura nove secondi! -.
Ino
stava per rispondergli a tono quando un particolare la fece ammutolire.
Ha detto… metabolizzare? E quando
mai ha saputo il significato di una cosa del genere in vita sua?!
Un’aria
indagatrice riempì la stanza in un istante mentre Naruto cercava di calmare
quello che era il suo divertimento.
-
Naruto, ti senti bene? Mi sembri diverso -disse con assoluto disinteresse.
Naruto capì al volo il gioco della ragazza, ma
non aveva voglia di prenderla in giro ancora per molto, d’altronde una spiegazione
avrebbe dovuto darla a tutti.
-
Trovi? Sarà il fatto di aver recuperato la memoria -rispose con il medesimo tono della ragazza
che lo guardò con curiosità.
Forse le mie sono solo paranoie,
meglio lasciar perdere.
-
Ad ogni modo, avvertirò l’Hokage delle tue condizioni, probabilmente vorrà
chiederti cos’è successo quel giorno a casa tua. Hai qualche ricordo in proposito?
Naruto
ci pensò su, ricordando solo il fagotto che si scioglieva e le armi che
cadevano a terra, l’unico indizio che aveva era la dichiarazione di Kyuubi sul
quel misterioso chakra. Avrebbe comunque continuato ad indagare sulla faccenda.
-
So solo che un momento prima delle esplosioni c’è stata l’attivazione di un
chakra che era piuttosto vicino a me, sono certo che non sia solo una
coincidenza.
Ino
assunse un’aria interrogativa per poi chiedere: - Quindi non hai idea di chi ti
abbia attaccato?
Naruto
scosse la testa e Ino sospirò rassegnata.
-
È un bel problema, direi che siamo di nuovo da punto a capo, non ci resta che
aspettare la fiera nel paese dell’erba.
Naruto
la guardò stranito, a quanto pare c’erano delle cose che non conosceva.
-
Che vuoi dire?
-
Ah già tu non lo sai. Le indagini hanno portato ad un nome che probabilmente
conosci, per lo meno in parte: Izuma Momochi. Ti dice niente?
A
Naruto non ci vollero più di tre secondi per ricordare quel cognome
appartenente a Zabusa, chissà chi era quel Izuma, probabilmente un parente che
ha deciso di colpire lui per vendicare la morte di quell’ex traditore; questa
ipotesi era senz’altro la più accreditata.
Ma
se davvero è così, perché aspettare tanto? Il tempo non gli era di certo
mancato in tutti quegli anni, perché solo ora?
-
Ehi, ci sei?
Naruto
sobbalzò nel vedere le sottili dita di Ino schioccargli davanti la faccia,
doveva essersi incantato a pensare.
-
Allora? Ti ricorda qualcosa? -Chiese
con una certa alterazione nella voce; a quanto pare non gli piaceva essere
ignorata.
-
Si certo, Momochi era il cognome di Zabusa, stavo solo ipotizzando sull’identità
di questo Izuma e perché si sia fatto sentire solo ora -decretò, assumendo di nuovo un’aria
pensierosa, maggiormente incentrata con una mano sul il mento.
Ino
ebbe la sensazione di avere davanti un alieno e non Naruto, c’era qualcosa che
non andava nel suo modo di parlare, era troppo… avanzato.
Gli
mise una mano sulla fronte per controllare la temperatura, ma a quanto pare non
c’era nulla di anomalo.
-
Ehi, per avere una migliore espressività lessicale devo per forza avere la
febbre?
-
C-come hai fatto a indovinare che…
-
Te lo si legge in faccia, è talmente evidente. Darò spiegazioni solo quando ci
saranno anche Sakura e la Baa-chan, presumo che siano le persone che più si
sentono coinvolte in tutta questa storia. Ah, falle venire una volta tornato
dalla riabilitazione se non ti dispiace, così da dirlo anche a Shizune. E se
proprio non ti arreco ulteriore disturbo vorrei che avvertissi anche Kaka-sensei,
grazie.
Ino
si pizzicò più volte il braccio mentre ascoltava quello che Naruto gli diceva,
e più andava avanti più non poteva crederci; ma gli hanno fatto il trapianto
del cervello?
Insomma,
è cordiale, educato, calmo e riflessivo, poi quell’aria seria e pensierosa
mentre parla lo rende così melodrammatico.
Oh no, Naruto è diventato un
ragazzo intelligente e sexy in una sola notte! Il mondo sta per finire!
Eppure,
più lo guardava, e più gli sembrava la versione bionda e migliorata di Sasuke,
una combinazione fatale per ogni ragazza.
-
Ino? Ma non avevi detto di dover andare?
Solo
in quel momento si rese conto di essere rimasta imbambolata a guardarlo per
tutto quel tempo, adesso si che si sentiva in imbarazzo.
-
Ah è vero! Scusa a dopo! -Con uno
scatto si voltò su se stessa per nascondere il suo rossore, dopodiché volò oltre la porta che si richiuse
velocemente alle spalle.
Naruto
scosse la testa, constatando che a volte le ragazze sono davvero difficili da
capire, adesso si spiega tutte quelle di lamentele di Shikamaru riguardo il
genere femminile.
-
Che seccatura. Ma non è il momento di prendere in considerazione le cose di
poco conto, finché dura devo sfruttare questo nuovo potenziale al meglio per
venire a capo della faccenda -.
Chiuse
le mani dietro la nuca e tornò ad osservare il soffitto mentre la luce del
mattino illuminava sempre di più la stanza.
Ad ogni modo non ho molto da fare,
non resta che aspettare la fiera dell’erba… ehi un momento, perché bisogna
aspettare quest’evento?! Accidenti non ho chiesto a Ino i dettagli!
Naruto
è sempre stato un tipo distratto, e si sa, le vecchie abitudini sono dure a
morire, anche se si è dei geni.
Angolo
autore:
Salve :/
Scusate questo enorme ritardo, più che
l’ispirazione mi era mancato il tempo…
Poi ho avuto dei fastidiosi problemi,
ma non voglio parlarne ^^
Allora, in questo cap cambia per l’ennesima
volta XD
Vi è piaciuta la sorpresa originale? Perché
a me sì! XD
Ringrazio: _sweetygirl_, Bea_DarkWolf, TheCristopher94,
JEYMI, silvia the best, JunoEFP, AllyB, gademo, NaruHina4ever, Ernesto507 e
Pegga. Scusate se non vi ho risposto, provvederò quanto prima, promesso ^^
- Ancora? Non pensa che abbia già dimostrato
abbastanza?
- Zitto e rispondi.
- Come faccio a rispondere se devo stare
zitto?
- Naruto!
- Va bene come vuole, chieda pure.
- Dunque, dove si trova l’arteria polmonare?
- Sotto l’aorta, a sinistra della vena cava
superiore, sopra la valvola polmonare semilunare e l’atrio sinistro. Le basta o
devo anche spiegare la funzionalità di ogni singolo vaso sanguigno?
- Sei diventato arrogante.
- È lei a darmi quest’immagine, solo perché non
si arrende all’evidenza.
- D’accordo, hai vinto tu!
- Era ora.
Appena tornato dalla riabilitazione, aveva
trovato tutte le persone che qualche ora prima aveva chiesto ad Ino di
rintracciare, compresa Shizune che era già insieme a lui.
Non aveva perso tempo ed era subito giunto al
punto della situazione, creando un certo sconcertamento tra i presenti. Aveva
accuratamente evitato di raccontare la parte in cui poteva sentire le loro voci
nonostante fosse in coma.
Così, tra ricordi persi e Kyuubi che lo uccide,
era arrivato alla fine della storia dove il protagonista si accorge di essere
un genio in affitto; prima o poi sarebbe stato sfrattato perciò preferì esporre
la cosa in quel modo, peccato che nessuno inizialmente capì.
Tsunade era quella più sconcertata e aveva
incominciato a fargli domande difficili una dietro l’altra. La medicina era il
suo campo ma Naruto si era dimostrato incredibilmente abile e preciso nelle
spiegazioni, tanto da procurarle una certa invidia; lei che aveva studiato anni
per diventare quella che era mentre Naruto in un colpo solo diventa un genio in
ogni materia. Vallo a capire il destino.
Sakura era shoccata; associare l’intelligenza
a Naruto era come unire i dorayaki agli onigiri.
Ora Naruto le ricordava molto Sasuke; sicuro
di sé, intuitivo, riflessivo e qualche volta arrogante. Una stretta che non
poteva sopportare, Naruto non era così e lo rivoleva indietro a tutti i costi;
per lo meno la notizia che non sarebbe sempre rimasto così la tranquillizzò un
poco.
- Allora prima mi stavi prendendo in giro!
-Quasi non terminò la frase che Naruto
le posò l’indice sulle labbra lasciandola “piacevolmente” sorpresa. Quello
sguardo serio e deciso non era proprio di Naruto.
- Discuteremo di questo più tardi, adesso ci
sono questioni più importanti da risolvere -.
Ino era rimasta imbambolata, quel nuovo lato
melodrammatico aveva un qualcosa di molto attraente, anche troppo.
- O-ok.
- Bene. Baa-chan, mi dica, perché state
aspettando la fiera nel paese dell’erba?
Tsunade tornò seria e riflessiva, dopodiché
incominciò a parlare, anche per chi in quella stanza non sapeva, come ad
esempio Kakashi che non aveva aperto bocca tutto il tempo.
Spiegò molto brevemente l’intera situazione,
dai rapporti che potrebbero esserci tra Izuma e il defunto Zabusa, fino al
perché sarà a quella fiera tra cinque giorni in quanto animatore e
marionettista.
- Ciò che mi preme di più, è sapere perché si
sia fatto vivo ora.
- Forse non era un ninja qualche anno fa e si
è dovuto allenare per essere abbastanza forte da affrontarti.
- Kaka-sensei, questa sua ipotesi fa acqua da
tutte le parti. Innanzi tutto avrebbe potuto assoldare benissimo un ninja molto
forte per colpirmi, non sarebbe stato un problema e molto probabilmente ne
sarebbe uscito fuori con la mani pulite. Invece, da quel che sappiamo, pare che
abbia agito personalmente. Ma ci sono altri quesiti che non trovano risposta.
- E quali? -A Tsunade sembrava di avere davanti un detective e non il ninja più
imprevedibile di tutti, anche se a in quanto a imprevedibilità aveva davvero
sorpreso stavolta.
- Perché abbia colpito solo me -disse, lanciando uno sguardo a Kakashi e
Sakura e intuirono subito quello che voleva dire.
- Capisco cosa vuoi dire, anche io e il
sensei eravamo in quella missione, d’altronde era la prima del nostro team. In
effetti ad aver ucciso Zabusa fu Kakashi e non tu.
- Già, c’è qualcosa che ci sfugge. A quanto
pare ce l’aveva solo con me, o forse non ha avuto tempo di attaccare tutti -.
Naruto stava considerando molte ipotesi
assolutamente valide, ma per poterne confermare qualcuno sarebbe dovuto andare
tra quelle che, probabilmente, ora erano solo rovine della sua ex-casa. Un
po’gli faceva male, dopo l’attacco di Pain l’aveva ricostruita più bella di
prima ed ora avrebbe dovuto ricominciare da capo. Fu distratto dai suoi
pensieri al richiamo di Tsunade.
- Naruto c’è una domanda che mi preme da un
po’: che stavi facendo nel momento prima delle esplosioni? -.
Sperò vivamente di non dover mai sentire
quella domanda. Come spiegare che un momento prima delle esplosioni aveva fatto
cadere tutte le proprie armi sulle carte bomba?
Un’improvvisa intuizione cambiò la sua
espressione da preoccupata a stupita.
Un
momento, sono stato io a causare le esplosioni, le variabili erano tutte
casuali e non avrebbe potuto prevederle, quindi… Ma certo!
Scostò bruscamente le coperte e corse fuori
la stanza con tutta la velocità che delle gambe mal messe gli permisero di
sviluppare, ormai erano quasi del tutto guarite grazie a Kyuubi e non ebbe
problemi a saltare un solo alzo tutte le scale. Inutili i richiami degli altri,
doveva subito controllare le sue supposizioni e per farlo doveva andare a casa
sua.
Corse velocemente per le strade con indosso
solo la tenuta ospedaliera, fortuna che non era troppo corta.
Svoltò l’ultimo angolo e finalmente poté
riprendere un po’ di fiato; intorno alle macerie vi erano dei nastri che
vietavano l’accesso, ma non era lì dentro che voleva andare. Mise a fuoco nella
sua mente la planimetria della casa e il momento esatto dove si trovasse.
La
finestra a sinistra era aperta.
Riaprì gli occhi e focalizzò la vista a
destra, non gli ci volle molto a riconoscere una grossa quercia che conosceva
bene.
Riprese a correre e la raggiunse, concentrò
il chakra nei piedi e salì fino a poco sotto la cima dove vi era un grosso
ramo.
Avevo
ragione.
Naruto sorrise soddisfatto, mentre il vento
gli scompigliava animatamente i capelli. Da lassù, egli poté vedere quel che
restava della sua casa nella piena completezza.
Adesso non restava che trovare una qualche prova
per confermare quello che diceva. Tra le macerie non poteva certamente esserci
nulla di relativamente importante perciò diede un’occhiata su quel grosso ramo,
finché non trovò quello che cercava: alla base dei suoi piedi, c’era un recente
solco intagliato nel legno, che si estendeva fin sotto la circonferenza del
ramo.
Perfetto,
ho capito tutto.
Certo
che è una distanza davvero notevole, almeno una cinquantina di metri, ma per un
marionettista professionista improvvisare una cosa del genere deve essere stato
tutt’altro che difficile.
Ma c’era ancora qualcosa che Naruto non
capiva: perché l’aveva fatto? Serbava davvero del rancore verso di lui?
Disteso su quell’albero, rimuginò ancora per
un po’ di tempo, tanto che poco dopo s’addormentò.
Intanto, nella stanza di Naruto, qualcuno si
chiedeva cosa gli fosse preso.
- Secondo voi dov’è andato?
- Non ne ho idea Sakura, ma dalla sua
espressione sembrava aver compreso qualcosa d’importante.
- Hai ragione Kakashi, speriamo solo che
faccia partecipe della cosa anche a noi.
- Hokage-sama, secondo lei è possibile quello
che Naruto ha detto? E cioè che il modo della volpe di riportarlo indietro
abbia incrementato la sua intelligenza?
- Ti dirò Ino, non ho mai sentito una cosa
del genere, quindi non saprei che risponderti, ad ogni modo sarà un evento
temporaneo, così dice Naruto comunque.
- Signorina, stavo pensando che questo suo
nuovo “potere” lo ha anche cambiato nel carattere.
- Non mi sorprende Shizune, più intelligenza
uguale più intuizione e riconoscimento delle proprie azioni; in poche parole
quello che per lui era il suo modo naturale di essere ora è solo una buffonata,
perciò preferisce mantenere un’aria seria e “educata” se così si può dire,
anche se non ha smesso di chiamarmi Baa-chan!
- Non se la prenda, non so lei ma preferisco
il vecchio Naruto.
- Sa Kaka-sensei? Credo che la cosa valga un
po’ per tutti -.Tutti guardarono
dispiaciuti Sakura, avevano compreso che quel carattere ricordava molto Sasuke.
- Sta tranquilla Sakura, non rimarrà così per
sempre -La consolò Ino con un buffetto
affettuoso sulla testa che sembrò rasserenarla.
- Scusate, ma che stiamo facendo ancora qui?
-Interruppe Kakashi con aria perplessa.
- Ho capito, io torno nel mio ufficio, fatemi
sapere se ci sono novità -.
Ognuno prese la sua strada finché la stanza
non rimase vuota.
Intanto, nel paese dell’erba, erano in corso
i preparativi della famosa fiera annuale.
L’organizzatore stava dando disposizione dei
vari stand e attrazioni, che poco a poco si sarebbero eretti tutti lungo una
lunghissima strada che attraversava l’intero paese, una lunghezza
approssimativa di circa 800m; si dava molta importanza a quella festa in quanto
ricordava la salita al potere del primo e degno sovrano della città, una
ricorrenza ormai che aveva raggiunto la trentaseiesima edizione e che era
diventato oggetto di ritrovo per tutte le cinque terre.
Il tutto sarebbe durato tre giorni, con un
annesso finale pirotecnico spettacolare; ci si impiegava un intero anno per
preparare tutti i fuochi che sarebbero stati esplosi in una sola sera.
Era un evento davvero importante e dovunque
ci si dava un gran da fare, l’allestimento procedeva bene e senza intoppi.
- Ehi Izuma? Mi stai ascoltando?
L’uomo era seduto su una panchina vicino una
una lunga serie di alberi che costeggiavano la strada. Questi alzò di poco la
testa osservando con la coda dell’occhio il suo interlocutore.
- Ehi amico ma che hai? Mi sembri stanco.
- Non è niente Hayama, fa solo un po’ troppo
caldo -prese un fazzoletto dalla tasca
e ci si asciugò la fronte per poi sospirare.
-Già
-si sedette pesantemente con un
tonfo.- Però non mi lamento, mi piace
darmi da fare per un’occasione così importante che si svolge solo pochi giorni
all’anno. Mi da soddisfazione -disse,
assaporando un’improvvisa brezza gentile che il suo rugoso viso accolse con un
sorriso.
Izuma si grattò la barba bianca e pungente,
rimuginando su quanto anche lui provasse soddisfazione quando intorno a lui
c’era la frenesia di tante persone che si davano da fare; gli mancava quella
sensazione.
- Hai ragione tu -ammise, volgendo un sorriso all’amico.
- Lo so, quando ho avuto torto?
- Ma sentilo! Mettiti comodo che la lista è
lunga.
- Non provarci sai? Devo ricordare quella
volta che ti sei bevuto due damigiane di sakè a stomaco vuoto?
- Non è vero! Avevo mangiato anche un paio di
onigiri giusto per tappare il buco.
- Con quello che hai bevuto, per tappare il
buco ci voleva un quintale di cemento.
- Ma se avevamo bevuto la stessa cosa!
- Si ma io l’alcol lo reggo.
- Perché io no?
- Ogni volta che bevi mi tocca offrirti la
spalla!
- E io ti porgo l’altra guancia.
- È chiaro! Quando finisci di vomitarmi da un
lato cambi guancia e vomiti dall’altro.
- Meglio no? Non mi piacciono mai i colori
delle tue giacche.
- Ma che schifo! Dai che sono facilmente
impressionabile!
- Guarda, dopo che hai superato indenne la
prova della tua immagine allo specchio al mattino, non può più succederti
niente.
- Eh già, perché tu appena sveglio sei fresco
come un fiore.
- Non dico questo, ma neanche mi devo rimontare
faccia come te.
- No infatti, ti compri direttamente uno
specchio nuovo perché quello precedente si crepa nel vederti.
- Sai che sei simpatico come un riccio nelle
mutande?
- Questa è nuova, prima mi associavi a un
mazzo d’ortiche.
Così, tra una battuta e qualche risata, Izuma
dimenticò per qualche ora cosa significa essere un assassino.
Angolo autore:
Salve
^^
Ecco
il nuovo cap, sono sicuro che siate rimasti con qualche quesito, vero?
Vediamo
quanto siete stati intuitivi: Come si sono svolti i fatti? u.u
Ringrazio: seby1993, silvia the best, _sweetygirl_,
JunoEFP, TheCristopher94, NaruHina4ever, Ernesto507, Pegga, keiichi e AllyB.
Alba
di un nuovo giorno al villaggio di Konoha, terra d’origine della forza portante
Naruto Uzumaki.
L’Hokage
aveva personalmente diffuso la notizia che il ragazzo si era ripreso e che a
breve sarebbe stato dimesso dall’ospedale. Il sollievo, con la velocità della
chiacchiera, aveva raggiunto tutta la popolazione sciogliendo così il nodo di
preoccupazione che ormai molti avevano fisso nella mente.
Intanto,
sulla riva di un piccolo fiume, circondato da una brezza gentile, Shikamaru era
intento a sonnecchiare, osservando di tanto in tanto le grandi e piccole nuvole
che, poco a poco, assumevano varie forme che il ragazzo non associava a nulla;
in quei momenti pensare era l’ultima cosa da fare.
-
E tu che ci fai qui?
-
Allora fai solo finta di dormire!
-
Non sembra ma sono un tipo vigile qualche volta.
-
Già, come un bradipo.
-
Non trovo nessuna valida attinenza.
-
Il solito noioso.
Sentì
pochi passi, poi un fruscio del vestito e il corpo della ragazza che si sedeva
affianco a lui. Aprì un occhio; il solito ventaglio nero, la solita veste nera,
le solite quattro code color giallo ocra e il solito lieve sorriso presuntuoso
che però rivolgeva davanti a sé. Lo richiuse.
-
Sei sempre l’ambasciatrice di Suna?
-
Secondo te?
-
Quindi lo sei, non so magari ti avevano sostituita.
-
Perché pensi questo?
-
Per lasciare posto ai giovani no?
-
Stai insinuando che sono vecchia?!
-
Che seccatura, ma perché voi ragazze dovete sempre distorcere la realtà delle
cose?
-
Rispondi!
Sospirò,
per poi issarsi seduto e sbadigliare. Aprì gli occhi visibilmente annoiato,
notando però qualcosa di strano che lo bloccò.
Sapeva
com’era Temari quandosi arrabbiava,
tenerla a bada non era cosa facile ma bene o male ci era sempre riuscito con
qualche scusa, invece stavolta era diverso; lei lo guardava si decisa, ma
sembrava quasi avere paura della risposta, e stringeva i denti dietro la
sottile linea delle sue labbra. Non la solita Temari.
-
Non preoccuparti.
Due
parole che la confusero, togliendole quell’espressione tesa dal volto.
-
Che vuoi dire?
Shikamaru
si grattò la nuca, dopodiché si alzò in piedi e raggiunse la riva del fiume,
accovacciandosi.
-
Vieni qui.
È
vero che qualche volta non lo capiva, ma quella volta era anche peggio del
solito, comunque, seppur leggermente seccata, si inginocchiò vicino a lui.
-
Ecco, adesso mi dici che ti passa per la testa?
-
Guarda questo fiume e dimmi cosa vedi.
L’acqua
era di un azzurro molto vivo illuminata dai raggi del sole, anche se il fondale
di pietre dava un aspetto molto più frastagliato e scuro quando la luminosità
non era abbastanza.
Temari
guardò perplessa l’acqua, non capendo assolutamente nulla di cosa dovesse
cercare, comunque decise di stare al gioco.
-
Vedo l’acqua.
-
Non potresti ragionare più in là?
-
Dai scherzavo, allora vedo dei sassi e sotto questi c’è il letto del fiume.
-
Nient’altro?
-
C’è una trota là.
-
La vuoi per pranzo?
-
Divertente.
-
Sei tu che dici stupidaggini.
-
Ma insomma che devo vedere!?
Shikamaru
le afferrò con nonchalance la mano per poi immergerle entrambe nell’acqua; un
brivido percorse entrambi, e non solo per l’acqua fredda. Temari si sentiva a
disagio in quel momento, la sensazione di non capire la innervosiva ma la mano di
lui così gentile aveva il potere di calmarla in pochi attimi.
-
Cerca di guardare oltre.
Voltò
lo sguardo, celandoil suo imbarazzo
dietro una maschera di impassibilità, ma il calore che sentiva non l’aiutava
affatto e di questo se ne faceva un problema; lei che era sempre stata
determinata ora tentennava per quegli indizi che il ragazzo le stava dando poco
a poco. Tornò sull’acqua, e ripensò alle sue parole.
Oltre dice…
Focalizzò
la vista in ogni punto, fino a rivelare un qualcosa che in effetti gli era
sfuggito.
-
Vedo il mio riflesso.
-
Ci sei arrivata finalmente.
-
Scusa ma non potevi semplicemente dirlo?
-
E poi che gusto c’era? Meglio scoprire le cose da soli, secondo me c’è più
gusto.
-
Adesso che ho trovato il mio riflesso che devo fare? Lo saluto?
-
Adesso posso rispondere alla tua domanda.
Le
loro mani erano ancora unite, anche se fuori dall’acqua. Lentamente, piccole
gocce caddero sull’erba asciutta e qualche raggio sembrò farle risplendere
come gioielli.
-
Un fiume scorre sempre nella stessa direzione, e per quanto tu possa fare,
questo non potrà mai cambiare verso. Con il corso dei secoli o forse millenni diventerà sempre più grande e forte, fino a che un giorno nessuno potrà più
ignorarlo -.
Temari
non ci stava capendo una mazza di niente, la sua prossima missione sarebbe
stata trovare il dizionario Nara-giapponese, poco ma sicuro.
-
Ma che diavolo stai dicendo? -Lo
interruppe piuttosto seccata, ma Shika si limitò solo a guardarla serio per poi
continuare.
-
Così un giorno diverrà qualcosa di importante per molti appassionati o semplici
turisti; c’è chi ne studierà la storia e conformazione rocciosa e chi amerà
osservarlo assorto tra pensieri personali e non. E la stessa cosa vale per le
persone -.
Una
maschera sempre più confusa stava ricoprendo il viso di Temari, Ma Shika
continuò.
-
Una persona esiste per tempo, cresce e diventa forte, fino a quando qualcuno,
che magari la conosce da tempo, comincia a notarla in modo diverso. Succede -.
Un
piccolo dubbio cominciò a insinuarsi nella mente di Temari, e in un istante
sentì il proprio cuore esploderle nei timpani.
È vero che a volte parla con
metafore, e tutto questo discorso per…
-
Prendi me ad esempio, io vengo su questo fiume quando posso ma non so come in
realtà diverrà, però io con lui ci sto bene e non me ne separo assolutamente, e
lo stesso è con t-.
Ciò
che gli fu chiaro in quel momento era il fatto di non essere riuscito a
concludere il discorso, e poi sentiva di essere disteso, con qualcosa di un
certo peso sopra di sé.
Una
pressione molto piacevole all’altezza delle labbra gli aveva letteralmente
azzerato i neuroni; non riusciva a realizzare quel che aveva davanti, gli occhi
vedevano ma l’informazione non arrivava integra al cervello. La figura si
alzò leggermente poggiandogli le mani sul petto, lo osservava con una dolcezza
che quel viso non aveva mai ospitato, sempre protagonista di ghigni e
atteggiamenti stizzosi.
-
Ma perché hai fatto tutto quel discorso sul fiume ecc…?
Focalizzò
meglio la vista, e davanti gli occhi si rilevò lo scuro viso di Temari, reso
tale dalla controluce del sole.
-
C-che è successo? -A quella
affermazione si sentì una leggera risata divertita.
-
Adesso te lo rispiego -. Senza altri giri di parole lo ribaciò proprio come
aveva fatto un momento fa, solo che stavolta Shikamaru se ne accorse benissimo
e rispose con altrettanta passione, cingendole la vita per sentirla più vicina
a lui, sempre più, perché la distanza di tutto quel tempo aveva accentuato
molto il timore di non rivedersi. Non potevano saperlo che il medesimo pensiero
fosse di entrambi, e forse neppure ci speravano. In quel momento non importava
più però, erano solo loro due insieme a quel preciso momento a cui non
avrebbero mai rinunciato.
Intanto,
in ospedale, Naruto si era quasi del tutto ripreso e insisteva di essere
dimesso, ma a nulla i suoi tentativi anche perché era l’Hokage stessa che lo
obbligava a rimanere a letto finché non si sarebbe ripreso del tutto, o quasi.
Ad ogni modo, secondo il suo parere, rilasciarlo con ancora un braccio fasciato
e le gambe non del tutto funzionanti non era abbastanza.
Inutili
anche i riferimentialla legge in quanto
quello per lui era un sequestro di persona, ma per tutta risposta ricevette una
lettera di Tsunade scritta in bagno che lei stessa gli consegnò.
Inutile
dire che lo stava prendendo in giro, ma l’aprì tanto per curiosità per trovarci
scritto “baka, zitto o ti faccio mettere in coma farmacologico!”.
Sapeva
di non poter fare molto, e poi quella minaccia scritta con pezzi di giornale
non gli piaceva affatto; ad ogni modo decise di starsene buono finché non si
fosse ripreso abbastanza da lasciare quell’orribile prigione che non faceva
altro che dargli minestrina tutti i giorni; non ne poteva più!
-
Almeno fatemi ordinare una ciotola di ramen all’Ichikaru! Per favore!
-
Non se ne parla, tu mangi quello che c’è!
-
Non ho problemi di stomaco!
-
Non mi importa, questo è il mio ospedale e tu mangi quello che dico io! -Tsunade non demorse un secondo in quel
battibecco, e alla fine la spuntò.
Quella strega! È ovvio che si sta
vendicando per averla messa in ridicolo nelle conoscenze mediche!
In
quel momento uno starnuto riempì il corridoio.
Naruto
guardò sconsolato la minestra alle verdure; quanto avrebbe voluto avere una
bella ciotola di ramen al posto di quell’obbrobrio.
All’improvviso
una nuvola di fumo di estese oltre la finestra, rivelando un “sorridente”
Kakashi.
-
Salve maestro, come mai qui?
-
Sono passato per un saluto, cosa c’è per pranzo?
Naruto
assunse un’aria indignata.
-
Come se non lo sapesse!
-
Dai scherzavo, guarda cos’ho qui -.
Gli
lanciò un sacchetto che il ragazzo afferrò al volo per poi frugarci dentro
incuriosito. Non gli ci volle molto perché i suoi occhi si illuminassero;
Naruto in quel momento venerò la ciotola maxi di ramen che teneva con un certo
timore tra le mani, gli sembrava un sogno.
-
Maestro, lei è fantastico!
-
Non esagerare, è stata Ayame a consegnarmelo, dice di averlo preparato apposta
per te e mi ha pregato di dartelo il prima possibile affinché lo mangiassi
ancora caldo.
-
Adoro quella ragazza! La prego maestro ringraziala da parte mia! Anzi se magari
potesse venire a trovarmi la ringrazierei io.
-
Vedrò che fare, adesso vado, mi raccomando rimetti in fretta, ciao -E scomparve in una nuvola di fumo.
Naruto
osservò sereno oltre i vetri della finestra, il cielo era più azzurro che mai e
gli uccellini avevano un canto più melodioso del solito.
A quanto pare quando si è felici
tutto è migliore.
Sorrise
più a se stesso per qualcosa in generale, dopodiché non perse tempo e
incominciò a gustarsi, stavolta lentamente, il suo ramen.
Accidenti che buono! Chissà che non
riesca a farmene portare dell’altro.
Angolo
autore:
Salve ^^
Siete sorpresi vero? Non vi aspettavate
minimamente quella prima parte del cap!
Beh, ho deciso di dare spazio anche a
loro, non ci hanno messo molto eh? XD
Ringrazio: _sweetygirl_, TheCristopher94,
seby1993, NaruHina4ever, JEYMI, Jeo 95, JunoEFP, Ernesto507 e gademo per le
loro recensioni, grazie per essere sempre stati presenti ^^
Oltretutto devo dire che i numeri
dicono molto, perciò ringrazio anche chi legge soltanto ^^
-
E domani la Baa-chan mi farà dimettere perciò posso festeggiare questa uscita,
mi sembra passato un secolo dall’ultima volta che un raggio di sole mi ha
colpito!
-
Esagerato.
-
Ad ogni modo, quando mi toglierete questa fasciatura in testa? Non sento alcun
dolore quindi qualunque ferita avessi ormai si sarà rimarginata no?
E
adesso che poteva dirgli Sakura per tenerlo tranquillo? Là sotto gli mancavano
un bel po’ di capelli, senza contare la storia del buco nel cranio che gli si
sarà già saldato completamente.
Era
una splendida giornata, le rondini svolazzavano allegre, e le fronde degli
alberi sembravano essere state contagiate dall’aria frizzantina di quella
mattina.
Sakura
aveva costretto Naruto sulla sedia a rotelle, così adesso si stava occupando
lei di trasportarlo in giro per il giardino dell’ospedale.
Naruto
doveva ammettere che quel posto era davvero ben curato, la forma di ogni siepe
era perfettamente regolare e le strade conducevano tutte al centro dove si
ergeva una magnifica fontana raffigurante il secondo Hokage; d’altronde era un
utilizzatore delle arti acquatiche.
-
In effetti, credo di poterti togliere quella benda anche ora, ma per sicurezza
dovremmo farlo in un luogo lontano da agenti esterni che potrebbero infettare
la ferita e…
-
Tranquilla Sakura, è tutto apposto. Dai togli tutto.
Fece
una smorfia di disappunto; quanto era cocciuto quel ragazzo.
Prese
dalla tasca una forbice e, con delicatezza, incominciò a tagliare le bende una
per volta; di strati ce ne erano parecchi.
Man
mano che srotolava, la benda si accasciava tutta a terra fino a quando non
spuntarono i primi ciuffi di capelli. Sakura dal suo canto, già immaginava le
risate che si sarebbe fatta a vedere Naruto con un buco in testa; lo avrebbe
chiamato Fra Naruto a vita.
-
Comincio a sentirmi più libero, com’è la situazione Sakura? -ma lei non lo stava neppure ad ascoltare, il
sorriso maligno che gli comparve e che il ragazzo non poteva vedere, era un
chiaro segnale dei suoi pensieri una volta che il fattaccio fosse accaduto.
C’era quasi, ancora un giro e…
-
Che cosa?!
Naruto
saltò come una molla dalla sedia a rotelle per poi finire a terra, spaventato.
-
Che succede Sakura?! Cos’ho?!
La
ragazza, seduta a terra, lo puntava con un dito tremante e occhi vitrei,
increduli di fronte quel che aveva visto.
-
T-tu… tu…
-
Che cosa? Andiamo non mi spaventare! -Si rimise in piedi piuttosto agitato, ma teneva lontane le mani dalla
testa, a quel punto aveva paura scoprire cosa avesse in quel punto.
-
Non dirmi che ho il cranio senza pelle?! -ma la vide negare con vigore. Tirò un sospiro di sollievo ma la
preoccupazione non scomparve minimamente.
-
Naruto.. tu…
-
Io che cosa?!
-
Hai i capelli!
Una
forte folata di vento sollevò della polvere che, ad agio, si ritornò a terra.
Solo
i suoni naturali riempivano lo spazio circostante e nessuna voce di natura
umana si poteva minimamente udire, sta di fatto che si poteva comunque
avvertire una strana sensazione sulla pelle, qualcosa di affatto positivo.
L’aria
si fece improvvisamente pesante e carica di elettricità statica, e Sakura poté
chiaramente avvertire quel formicolio su tutto il corpo; anche i suoi capelli
ne risentirono leggermente. Poi un vento caldo, e gli uccelli che avevano
improvvisamente cambiato direzione. Sakura si guardava in giro piuttosto
timorosa, sembrava che da un momento all’altro arrivasse una qualche calamità
naturale, ma solo quando il suo sguardo incontrò quello di Naruto che un
barlume di paura le nacque improvvisamente nello stomaco.
All’incirca
si era abituata a vederlo prendere le sembianze della volpe, ma mai prima d’ora
lo aveva visto senza pupille; un inquietante bianco prevaleva sulle sclere e
una specie di ringhio sommesso accresceva particolarmente il timore di qualcosa
di poco piacevole.
-
Sakura… -un sibilo malefico era
soffiato dalle labbra di Naruto, un suono che irrigidì Sakura e gli fece
distintamente sentire un forte brivido lungo la schiena; forse era per il
controluce, ma le sembrava di vedere una strana aura intorno a Naruto.
-
Ehm, Naruto? Andiamo calmati non è successo nulla -prese a ridere come una scema, ma decisamente
si rendeva conto che la cosa non l’avrebbe aiutata affatto. Indietreggiò sulle
mani.
Naruto
strinse con forza i pugni, si vedeva che sarebbe esploso da un momento
all’altro, nonostante questo riuscì comunque a tenere dentro di sé la volpe;
dopotutto lo spirito dello Yondaime l’aveva risigillata nuovamente durante lo
scontro con Pain. Ad ogni modo, la sua ira non si fece attendere.
-
Mi… hai… fatto… prendere… un colpo! -urlò a squarciagola in piena faccia della ragazza che si spaventò non
poco.- Hai idea di quanto mi sia
spaventato! Cretina! -.
Cosa? Cretina? A me!?
Sakura
non poteva di certo lasciarsi trattare così e con assoluta tranquillità si
rimise in piedi, anche il suo corpo cominciò a sprigionare un’aura tetra e
maligna e le sue falangi scrocchiarono macabramente solo per il fatto di averle
chiuse a pugno. Entrambi i contendenti non diedero segno di cedimento, e una
battaglia di sguardi assassini iniziò in quello che prima era un cortile
circondato dalla quietee dal canto
leggero degli uccellini.
-
Come osi darmi della cretina?!
-
E tu allora?! Da come parlavi credevo di avere il cervello fuori dal cranio!
-
Di certo non corri questo rischio dato che il cervello non ce l’hai!
-
Quante scuse, cerca di comportarti come si deve piuttosto!
-
Ha parlato il perfettino! In quanto a figuracce non sei secondo a nessuno!
-
Non voglio neppure ascoltarti. Piantiamola piuttosto, tanto questa discussione
non porterà da nessuna parte.
Odiava
quel lato di saggezza che qualche volta Naruto mostrava, ma dovette arrendersi
ai fatti. Gli voltò comunque le spalle offesa incrociando le braccia al petto.
-
Piuttosto, perché quella strana reazione? Non dovrei forse avere i capelli?
Sakura
gli spiegò tutta la situazione senza voltarsi e mantenendo anche un tono di
voce altezzoso e superiore, come se volesse dimostrare chissà che, quando
invece, a parere dei pensieri di Naruto, era solo infantile.
-
Capisco -disse grattandosi
delicatamente quello che doveva essere il punto di penetrazione. Rabbrividì.
-
La teoria più accreditata è che sia stata Kyuubi a rigenerare i miei capelli,
stavolta a fatto qualcosa di buono! -sorrise in modo ammiccante per poi risedersi sulla sedia a rotelle.
Sakura
sospirò rassegnata e mise anche da parte quel piccolo litigio senza importanza;
prese i manici della sedia e riprese a spingerlo mentre il sole accorciava
sempre più le ombre con la sua lenta innalzata dietro l’orizzonte. Il giorno
dopo Naruto fu dimesso dall’ospedale; ringraziò tutte le persone che si erano
prese cura di lui e gli sembrò anche di vedere una leggera lucentezza negli
occhi di Shizune; le sorrise grato e riprese la sua strada avendo già chiara
nella mente la sua prima meta.
***
-
Grazie e arrivederci!
L’uomo
uscì dalle mezze tendine che dividevano l’entrata dall’interno e riprese
tranquillamente il cammino.
-
Ayame, tesoro puoi andare a comprare dell’altra farina? Quella che abbiamo è
quasi finita e già che ci sei ordinane altri quindicipacchi -disse un uomo piuttosto abbronzato a quella che doveva essere sua
figlia.
-
Vado subito papà! -Annunciò sorridente.
Si tolse il grembiule, la bandana dalla testa e uscì tutta allegra dal retro
bottega; a Teuchi spuntò un involontario sorriso.
Ne
frattempo, Naruto stava già immaginando quella che sarebbe stata un’epica
abbuffata di ramen, ma non mancò di dare un’occhiata in giro; gli erano mancate
quelle vie che aveva visto così tante volte, forse era quello l’effetto che si
provava quando ci si avvicinava troppo alla morte.
Ayame
uscì dalla bottega con la propria merce e riprese la strada verso il negozio.
Chissà come sta Naruto, il maestro
Kakashi mi ha detto che gradiva sempre il ramen che gli preparavo, che bello!
Naruto
non era solo un cliente affezionato. Era il suo lavoro essere gentile e
cordiale con qualsiasi cliente si presentasse al chiosco, ma con lui non aveva
bisogno di fingere; sorrideva spontaneamente con lui, e anche se lo vedeva per
la durata di un pasto, gli faceva comunque piacere poter scambiare qualche
parola con lui, anche se riguardavano quasi esclusivamente il ramen o altri
piatti. Sospirò, consapevole anche di un altro fatto.
Se solo fossi…
Ma
il suo pensiero venne bruscamente interrotto da una storta alla caviglia che la
fece cadere pesantemente tra la polvere.
-
Dannazione! Che male.
Si
toccò la caviglia dolorante regredendo una smorfia di dolore e con sforzo si
rimise in piedi in piedi con l’altra gamba aiutandosi con una staccionata lì
vicino.
Non posso neppure poggiarla, che
sfortuna.
Di
certo il suo morale si era notevolmente abbassato con quell’episodio, ma non si
perse d’animo e pian piano riprese a camminare tenendosi ben salda alla
staccionata.
-
Aspetta!
Ayame
si guardò dietro con un’espressione interrogativa ma che venne sostituita con
una di sorpresa, anche un po’ di piacere.
-
N-Naruto?
-
Ti ho vista rialzarti a fatica, cos’è successo? -chiese preoccupato per poi abbassare lo
sguardo sulla sua caviglia. Non disse niente, ma si chinò davanti a lei
dandogli le spalle.
-
Dai salta su.
Ayame
si sentiva leggermente confusa, doveva salirgli sulle spalle?
-
Ma Naruto, tu stai bene? Sicuro di farcela?
Il
ragazzo girò il capo leggermente perplesso e rispose: - Certo che ce la faccio,
dai ti riporto al chiosco -concluse con
un ampio sorriso.
Ayame,
seppur con imbarazzo, accettò l’aiuto e con cautela si mise sulle spalle del
ragazzo.
-
Grazie, appena arrivati avrai una ciotola maxi di ramen gratis!
-
Allora sbrighiamoci! Ho una fame! -E
prese a correre velocemente mentre le loro risate si perdevano nelle strade.
Angolo
autore:
Salve! ^^
Stavolta non è colpa mia! Mi avevano
nascosto il pc e non ho potuto continuare la storia --“
Allora questo cap è un po’ misero e se
devo essere sincero è anche scritto male =/
Era
da poco sorto il sole e Konoha aveva placidamente ripreso la sua tranquilla
vita di paese turistico e storico. Anche l’Hokage era a lavoro, precisamente
aveva fatto convocare alcuni ninja che ora erano di fronte a lei, impassibili.
Tsunade
li osservò tutti uno per uno, poi parlò.
-
Conoscete la missione, trovate Izuma Momochi e portatelo qui. In caso di
difficoltà, siete autorizzati ad usare le maniere forti. -Tutti annuirono decisi.
Ad
un tratto nell’ufficio fece irruzione Naruto, gridando: - Fermi tutti! Tsunade
Baa-chan mi faccia andare con loro! –
I
presenti, soprattutto Sakura, compresero il suo stato d’animo in quei momenti
ma non erano affatto convinti che il ragazzo avrebbe ricevuto un facile lascia
passare a quella missione.
Tsunade
assunse uno sguardo truce che avrebbe potuto infiammare un blocco di ghiaccio
ma Naruto non si scompose più di tanto e attese comunque una risposta.
-
Sai già che le tue condizioni non sono del tutto ristabilite, saresti solo di
intralcio alla missione. -Quella era
una specie di invito a non insistere oltre e lo compresero tutti, tranne
Naruto.
-
Non se ne parla! Questa storia mi riguarda in prima persona ed io devo
prenderne parte!
-
Per farti ammazzare questa volta?! -Tuonò l’Hokage sbattendo violentemente un pugno sul tavolo che fece
sobbalzare i presenti. Sakura si interpose un momento tra loro.
-
Si calmi per favore Shisho, e anche tu Naruto. Vieni un momento con me. -E detto questo lo trascinò fuori
dall’ufficio, chiudendosi la porta alle spalle.
-
Sakura io non cambio idea, deve farmi partecipare e se non lo farà andrò lo
stesso anche senza il suo permesso!
-
Cos’è, hai perso la tua intelligenza? Sai bene che così facendo rischi di
finire agli arresti.
-
Quella cosa dell’intelligenza si è ridotta, adesso sono parecchio sotto a Shikamaru.
Ad ogni modo preferisco rischiare la prigione piuttosto che rimanere qui e non
fare nulla.
-
Ma non hai sentito L’Hokage? Vuole che lo portiamo qui, quindi in un modo o
nell’altro te lo ritroverai faccia a faccia, anzi quel giorno sarai anche più
in forma di adesso e, in caso di necessità, potrai batterti adeguatamente!
Naruto
aprì bocca pronto a ribattere, ma assimilate quelle parole dovette riconoscere,
seppur con fatica, di avere torto. Abbassò lo sguardo infastidito.
Sakura
lo guardò con un mezzo sorriso, sapeva che quella situazione non gli piaceva
affatto ma dovevano accontentarsi tutti.
-
E se doveste ingaggiare uno scontro? Io potrei esservi d’aiuto -cercò un’ultima scappatoia per avere ragione,
ma anche quella fu presto smentita.
-
Siamo già una squadra di tre elementi, e poi ti ricordo che questo tipo è un
marionettista e, modestia a parte, credo di avere più esperienza di te contro
quel tipo di avversario. Ho sconfitto Sasori no? -disse presuntuosa, facendo un occhiolino.
Naruto s’imbronciò ancora di più. Poi sospirò rassegnato.
-
Hai vinto…
-
Dai stai tranquillo, andrà bene. Ora, se fossi in te, chiederei scusa
all’Hokage per il comportamento -lo
ammonì, ricordando come si era comportato poco fa.
-
Sì d’accordo, più tardi però.
Sakura
lo prese per un orecchio e lo trascinò in ufficio, dove gli sguardi confusi e
dei loro compagni non tardarono ad apparire.
-
Adesso! -urlò Sakura, quasi strappando
l’orecchio al compagno di squadra che per il dolore, ripeteva più volte di
lasciarlo andare; lo mollò davanti la scrivania mentre con la manica si
asciugava i lacrimoni.
Tsunade
lo osservò con una velata vena di compassione, però non la do a vedere.
-
Tsunade Baa-chan, mi dispiace per prima… -disse spostando lo sguardo altrove per l’imbarazzo, oltretutto era stato
convinto a farlo in pubblico e quello non gli piaceva poi molto.
A
Tsunade spuntò un piccolo e sereno sorriso, era difficile che Naruto si
scusasse con lei ma forse aveva compreso quanto fosse preoccupata per lui.
-
Sei perdonato Naruto. Ad ogni modo non parteciperai a questa missione, va bene?
-Il ragazzo annuì appena, ancora
leggermente infastidito per quella scelta.
-
Molto bene, e voi, Sakura, Shikamaru e Shino, potete partire subito.
I
tre annuirono, dopodiché uscirono dall’ufficio.
-
Ciao Naruto, torneremo presto! -disse
Sakura prima di richiudersi la porta alle spalle.
Ed
ecco quel che Naruto aveva sentito per diversi giorni nella sua stanza
d’ospedale: il silenzio.
Erano
rimasti solo lui e Tsunade a riempire quel piccolo spazio vuoto, colmo solo di
pile e pile di documenti.
Naruto
strinse i pugni; non aveva smesso di osservare il vuoto con viso contratto
dalla frustrazione, non lo sopportava.
-
Sei preoccupato per loro? Ti assicuro che tutti e tre insieme riuscirebbero a
sconfiggerti nelle tue attuali condizioni. Non sei indispensabile sai?
-
Non è questo il punto… -sussurrò.
-
Per una questione di principio?
-
Diciamo che era una faccenda personale, e avrei preferito essere in prima linea.
-
Quante sciocchezze. Lascia stare l’orgoglio, l’importante è prendere il
colpevole, per il resto potresti anche controllarti no?
Sapeva
di avere dei torti, ma d’altronde se non sono i principi a mandare un uomo
avanti, cos’è? Tutta quella storia gira intorno a lui e gli viene vietato di
prendervi parte? A chi non darebbe fastidio?
Senza
dire niente uscì dall’ufficio.
Rimase
qualche secondo poggiato con le spalle alla porta, a dire la verità un po’
preoccupato era, in fondo non conoscevano ogni dettaglio è un minimo margine di
rischio c’era sempre. Non perse tempo e, con uno scatto, si diresse all’uscita
del villaggio.
***
-
Allora, siamo pronti?
Shino
e Sakura annuirono convinti. Quella si prospettava come una missione
interessante e per nulla impegnativa propensa a imprevisti, d’altronde se ci
sarebbe stato da combattere, avrebbero combattuto. Sono ninja addestrati no?
-
Allora via.
-
Aspettate!
Tutti
si bloccarono per poi voltarsi. Era Naruto che, correndo a perdifiato, l’aveva
raggiunti ed ora era davanti a loro piegato sulle ginocchia che riprendeva
fiato.
-
Cosa c’è? Non dirmi che l’Hokage ti ha dato il permesso di venire perché non ci
credo! -affermò sospettosa Sakura
guardando male il ragazzo.
-
No per niente, volevo solo parlarvi.
Osservò
uno ad uno i suoi amici, quasi come a cercare di capire i loro pensieri o
impressioni; l’unica che però capì fu Sakura. Il suo sguardo esprimeva sempre
quella nota di perplessità che ormai Naruto aveva imparato a riconoscere, e non
solo quella, della sua compagna di squadra poteva capire tutto, o quasi.
-
Mi raccomando Sakura, porta qui quel tipo, ci conto -disse con un mezzo sorriso, disturbato però
da un leggero velo di preoccupazione.
Per
Sakura fu come rivedere una scena già vista, un dejà vu.
Già,
ma questa volta le parti erano invertite. Lei partiva e lui rimaneva al
villaggio, che ricordi.
Alzò
lentamente un braccio, fino a mostrargli un pollice alzato unito a un ampio
sorriso sfottente, proprio come quello di tanti anni fa.
-
Tranquillo Naruto, vedrai che lo riporterò qui!
-
Questa scena l’ho già vista… -sussurrò
Shikamaru a Shino che, per tutta risposta scrollò le spalle.
Anche
Naruto parve ricordare quella scena, la sua espressione si illuminò come quando
ci si ricorda qualcosa, poi fece un sorriso, che presto divenne una risata a
cui si unì anche Sakura. Già, ridere in quel momento era la cosa migliore del
mondo.
Naruto
rimase lì ancora un po’, anche quando le figure dei suoi amici scomparvero
altre i rami e la boscaglia, finché anche i loro salti divennero troppo flebili
da poter essere uditi.
Osservava
il cielo e le nuvole, chissà come doveva essere la vita di una nuvola che
leggera, vaga per il mondo spinta dal vento senza, anche solo per un momento,
preoccuparsi di dove andrà a finire.
Per
un momento pensò anche a come potesse essere volare. Da lassù, tutto diverrebbe
piccolo e quelli che prima potevano essere ostacoli insormontabili diventano
preoccupazioni senza senso. Gli esseri umani si credono grandi ma in verità
sono piccoli e se si entra in quest’ottica possiamo valutare i nostri problemi
per quello che sono.
-“Deve
essermi rimasta un po’ di intelligenza, ma guarda che vado a pensare” -sorrise alle sue sciocchezze per poi voltarsi
e incamminarsi. Non doveva preoccuparsi, sarebbe andato tutto bene.
-
Naruto? -si fermò improvvisamente al
richiamo del suo nome per poi voltarsi e vedere chi l’avesse chiamato. Sorrise.
-
Buongiorno Hinata, è qualche giorno che non ci vediamo. -disse gentilmente per poi avvicinarsi alla
ragazza che per tutta reazione sembrò rannicchiarsi ancor più in se stessa.
-
G-già, mi avevano affidato una missione e sono tornata solo ieri s-sera.
-
Capisco, hai fatto colazione? –Sobbalzò
leggermente Hinata a quella domanda, ma comunque rispose.
-
V-veramente no.
-
Nemmeno io, ti va di farmi compagnia? -A quella domanda, Hinata sbarrò gli occhi e, lentamente, tirò su la
testa fino ad incontrare l’espressione sorridente di Naruto che attendeva una
risposta.
Mi sta invitando a fare colazione
insieme a lui?! Svelta digli di sì!
- M-ma
certo! -il viso di Naruto si illuminò
ancora di più e, senza farsi problemi, prese per un braccio la povera Hinata
che a quel contatto credette di ritrovarsi il cuore in gola. Il suo viso si
accese come una lampadina rossa da quanto era agitata ma in cuor suo sapeva quanto
quel contatto gli facesse piacere. Era un gesto semplice ma che però gli
procurava una gioia immensa e non facilmente manifestabile.
Era
sempre così, quando Naruto diceva o faceva qualcosa, lei finiva dritta in paradiso,
o al contrario finiva all’inferno. Erano anni che non faceva altro che stare a
guardare, forse qualcosa anche lei poteva farla, d’altronde era una ninja a
tutti gli effetti addestrata a combattere e in caso di necessità, a uccidere
senza ripensamenti, non poteva però ritrovarsi sempre così vulnerabile davanti
a lui.
Questi
veloci pensieri si fecero largo nella sua mente in pochi secondi, giusto il
tempo per qualche passo dove la mano di Naruto non si era staccata un momento
dal suo braccio; doveva reagire.
Con
un movimento lento ma calcolato, si liberò, a malincuore, dalla presa del
ragazzo. Quest’ultimo non fece in tempo a formulare una qualche domanda di
spiegazioni che Hinata gli mostrò un dolce sorriso che lo bloccò. Acquisita
abbastanza fiducia in se stessa, prese lei a braccetto lui, che dopo un istante
di incredulità, cominciò a tirarlo al suo fianco mentre quella che era una
candida risata riempiva lo spazio tutto per loro.
Sento il mio cuore battere così
forte, e questo batticuore… mi piace!
Hinata,
seppur rossa e agitata, sentiva di essere improvvisamente più leggera del
solito, così questo si provava a non rimanere chiusi in se stessi? Se quella
era la sensazione, non voleva più farne a meno.
-
Ehi Hinata, dove andiamo? -Naruto era
perplesso, incredulo e, sì, anche un po’ imbarazzato. Una ragazza che si
comportava in quel modo con lui era molto rara, però non gli dispiaceva.
-
Ti porto in una piccola tavola calda a fare colazione, dai non avevi fame?
Oddio non ho balbettato! Che bella
sensazione essere così naturale!
E
un’altra risata cristallina si poté udire senza che Naruto riuscisse ad aprire
bocca. Poi parlò.
-
Certo che devi avere proprio fame, allora andiamo più veloce, ti va? -E senza aspettare risposta toccò a lui ridere
mentre con un gesto fulmineo afferrò la mano di Hinata, tornando a tirarla come
agli inizi
Hinata
sentì un’altra piacevole fitta al cuore, ma decise di non svenire. Se lo
impose. Quello era sicuramente il suo giorno fortunato, e quel giorno lo
avrebbe riempito della sua felicità. Strinse quella mano troppo grande per la
sua e smise di farsi tirare, perché presero a correre l’uno affianco all’altra,
ridendo.
Angolo autore:
Salve! ^^
Dunque,
questo cap è diviso in tre parti precise: Pre-missione, saluti e svago =)
Non so
voi, ma la parte finale è quella che mi è piaciuta di più ^^
Ringrazio:
JunoEFP, TheCristopher94, NaruHina4ever e Ernesto507. Ma dove siete finiti
tutti? Forse il cap è stato noioso =/
- Naruto, non dovresti
prendere il ramen per colazione…
- Perché?
- P-perché fa male, ed
è una dieta squilibrata! -rincarò la
parola alzando un po’ più la voce mentre il ragazzo gli faceva segno di
abbassarla.
- Hinata, non c’è
bisogno di prendersela tanto ho capito, vorrà dire che prenderò qualcos’altro
-prese il menù e cominciò a sfogliarlo
curioso. Hinata nel frattempo si era nascosta dietro la frangetta per la
figuraccia di poco prima, ma cosa poteva farci se si preoccupava per ogni minima
cosa che Naruto faceva, forse il suo era un amore ossessivo.
Ma
cosa vado a pensare? Oddio non voglio diventare una maniaca, d’altronde in
tutto questo tempo sono stata sempre e solo a guardare, anche se…
Alzò lo sguardo,
trovando il ragazzo ancora intento a scegliere cosa prendere da mangiare. In un
modo o nell’altro, Naruto manteneva sempre quella linea sulle labbra che ogni
tanto si inarcava in un sorriso. Quella era una delle tante situazioni in cui
il cuore di Hinata si scioglieva e desiderava più di una semplice occhiata, più
di un semplice sorriso e anche più di una carezza. Avrebbe voluto attaccarsi a
lui, stringere la sua felpa tra le dita e respirarne il profumo misto a quello
del ramen, trovare i suoi due oceani e rimanervi intrappolata, sarebbe anche
stata disposta ad affogarvi. Tutto, per poter restare insieme a lui.
- Hinata? Mi senti?
Sbarrò gli occhi dalla
sorpresa, quando Naruto si era sporto così tanto verso di lei?
- S-sì? -Si sentì andare letteralmente a fuoco, sia
per essersi fatta soggiogare dai suoi pensieri sia per l’imbarazzo della
figuraccia; era con lui e si metteva a pensare ad altre mille cose?
- Ti ho chiamata più
volte, sembravi molto assorta dai tuoi pensieri. Comunque ti ho chiesto cosa
volevi per colazione, la cameriera aspetta -disse, indicando la ragazza al suo fianco che faceva finta di niente
sulla situazione creatasi tra loro due; riprese dalla tasca penna e blocchetto.
Il cuore di Hinata non avrebbe retto un’altra figuraccia, se lo sentiva.
Ancora padrona dell’imbarazzo,
prese il menù tra le mani, sfogliandolo un paio di volte.
- P-prendo una
colazione all’inglese.
- All’inglese? -ripeté perplesso Naruto. Poi si rivolse alla
cameriera.
- Ne porti due allora
-e consegnò entrambi i menù alla
ragazza che sorrise per poi andarsene.
Quando Naruto tornò ad
osservare Hinata vi poté cogliere una evidente confusione che giustificò così:
- Non l’ho mai provata, com’è? -.
- N-non è male, si
tratta di pancetta e uova all’occhio di bue -. Pigolò.
- Allora perfetto, non
ho problemi con il cibo.
- In genere cosa mangi
la mattina?
- Ti dirò -. Disse,
avvicinandosi con aria furtiva.- Sakura
crede che io mangi ramen anche a colazione, ma non è così. Bevo del latte con
qualche biscotto, una colazione semplice -. Sussurrò.
- Ah meno male, quando
prima hai detto di voler prendere il ramen pensavo facessi sul serio.
- Ma io infatti volevo
prendermi del ramen -disse perplesso.
Poi sorrise, poggiando il mento sul palmo della mano.- Ma tu mi hai fatto cambiare idea, lo hai
fatto per il mio bene no? -aggiunse
dolcemente, cosa che infiammò il viso di Hinata che rispose annuendo tremante.
- Dai non essere così
rigida, mica sei ad una missione di livello S -scherzò, cercando di sciogliere la tensione.
Una
missione di livello S sarebbe molto più facile, pensò,
quasi sarcastica Hinata.
Poco dopo arrivò la
cameriera con le loro ordinazioni che depose sul tavolo. Dopodiché sparì di
nuovo.
La colazione fu
tranquilla, anzi Hinata riuscì persino a rilassarsi e a ridere spensierata,
dimenticando l’imbarazzo e l’ansia di combinare qualche guaio, anche se i guai
li fece solo Naruto.
Prima le fece notare
quanto quella disposizione di uova e pancetta somigliasse ad un volto, poi si
dilettò con il ketchup a disegnare su un tuorlo lo sharingan di Kakashi, cosa
che gli riuscì anche bene. Hinata rise di quelle sciocchezze così spensierate,
nessuna preoccupazione abitava il volto di Naruto, mai se non necessariamente.
Trascorsero un paio
d’ore così, a parlare e scherzare come due buoni amici che si conoscono da anni
e hanno bisogno di non pensare a nulla; ovviamente fu Naruto a pagare il conto,
cosa che mise a disagio Hinata.
- Ma potevamo dividere
-disse a bassa voce e in imbarazzo per
quel gesto di cavalleria.
- Non se ne parlava, tu
sei stata gentilissima a invitarmi perciò dovevo sdebitarmi, davvero non c’è
problema -la rassicurò con un sorriso
che colpì al cuore la ragazza; niente di nuovo quindi.
- Beh, Naruto, sono
stata bene con te. A-allora ci vediamo, ciao! -Detto questo si incamminò in una via secondaria.
- Grazie a te Hinata,
ciao! -le sorride gentilmente. Era
davvero una cara ragazza Hinata, di questo Naruto ne era pienamente convinto,
solo che c’era un pensiero ricorrente che non sapeva spiegarsi.
Hinata,
ma come hai fatto ad innamorarti di me?
Quella volta non gli
sembrò neppure di avere la solita Hinata davanti. No, quella che intervenne
durante lo scontro con Pain era una Hinata che non aveva più nulla da perdere,
era consapevole di non avere chance contro quell’avversario tanto potente
eppure non esitò un momento. Era convinta di morire, così non balbettò, non
arrossì quando si dichiarò a lui. Era pronta alla fine ma prima doveva svelare
una volta per tutte i suoi sentimenti, e lo aveva fatto.
- Hinata! -prese a correre nella direzione della ragazza che, sentendosi chiamare,
si girò confusa e timorosa in un certo senso. Ora erano uno di fronte
all’altro.
- N-Naruto?
- Hinata, hai impegni
per pranzo?
Il viaggio verso il
paese dell’erba procedeva tranquillo e senza intoppi. Veloci e silenziosi, la
squadra di ninja composta da Shikamaru, Shino e Sakura, rinominata dall’Hokage,
la squadra 3S, incaricata per la ricerca e in per ogni evenienza, cattura del
sospettato Izuma Momochi, parente e presumibile padre del defunto Zabusa Momochi.
Al centro e un poco più
avanti degli altri vi era Sakura, la sua espressione determinata non lasciava
trasparire la ben che minima emozione; la concentrazione era massima.
Shino era il solito
incappucciato ma la sua dedizione e professionalità non passavano indifferenti
nelle sue missioni svolte.
Shikamaru, capitano
della squadra, manteneva invece la solita aria di chi è appena sceso dal letto,
con tanto di espressione scocciata. Non cambiava mai, neppure quando lavorava.
Dare il nome alla
squadra era superfluo, ma l’Hokage, accortasi della coincidenza dei nomi,
decise di assegnargli quel bizzarro nome che non fu contestato, anche se,
ognuno di loro pensava quanto fosse sciocca una cosa del genere. Ma nessuno
obiettò.
- Abbiamo un bel po’ di
strada da fare, non è necessario correre, tanto se è vero che è un animatore di
fiera lo troveremo quasi sicuramente a fare il suo mestiere -disse con tono superficiale Shikamaru.
- Qualcosa non va -.
Mormorò sovrappensiero Sakura.
- Come? -gli si affiancò Shikamaru che non aveva
capito le parole della ragazza.
- No, niente -. Era
meglio tenere per sé quel pensiero per il momento.
Paese dell’erba. I
preparativi per la grande fiera tradizionale erano quasi terminati, oramai
l’infinita fila di bancarelle si perdeva a vista d’occhio lungo la strada, le
attrazioni erano state disposte in zone strategiche che consentissero alle
persone di soffermarvi senza interrompere le loro spese. Quell’evento era molto
importante e ognuno dava il meglio di sé.
In una modesta locanda
lì vicino, diversi lavoratori e commercianti si concedevano del meritato riposo
con qualche alcolico freddo e ristoratore mentre tutti chiacchieravano più o
meno allegramente.
Una figura però si era
staccata dal gruppo e, con rapidità, salì le scale che portavano alle stanze
superiori. Un lungo corridoio costeggiato da diverse porte caratterizzate da
targhette con il numero, era illuminato da alcune lampade poste ad una distanza
regolare l’una dall’altra. La finestra sul fondo, non bastava a provvedere
all’illuminazione di quel posto.
La figura fece alcuni
passi, c’era una certa insicurezza nei suoi movimenti, ma non accennava a
distogliere lo sguardo dalla finestra, se davvero era quella che stava
guardando.
Rallentò, per poi
fermarsi davanti una porta. La targhetta sulla porta recitava “12”.
Rimase fermo lì per
qualche secondo, quasi indeciso se bussare o andarsene, fu però una voce a
interrompere i suoi pensieri. Una voce ovattata.
- Entra Izuma, dai non
aver paura.
L’uomo strinse i denti,
il suo viso invecchiato e caratterizzato da una corta barba incolta sembrò
esprimere disprezzo, misto a sofferenza. Si riprese subito e aprì con uno
scatto la porta.
La stanza era
completamente buia, resa tale dalle tapparelle tirate completamente giù e che
lasciavano trasparire solo qualche flebile raggio.
Poco a poco, i suoi
occhi si abituarono al quel cambio di illuminazione, fino a scorgere i
lineamenti di una figura. Era seduta su una poltrona, le gambe accavallate e le
braccia incrociate al petto; di più non riusciva a vedere. Ad ogni modo non
aveva bisogno di riconoscere chi fosse, lo sapeva bene, come sapeva che adesso
stava sorridendo in quel modo beffardo che non sopportava, ma non lasciò
trasparire nessuna emozione se non la durezza del suo sguardo.
- Non essere così
rigido, domani inizia il grande evento dovresti esserne entusiasta -. Accentuò
l’ironia con un sorriso che sapeva di serpe.
- Poche storie,
lasciateci in pace! -quasi urlò, al
limite della sopportazione,ma resosi
conto della sua reazione fece un passo indietro distogliendo lo sguardo. La
figura sembrò però non curarsene.
- Sai già cosa fare,
vero? -Izuma strinse i pugni, ferito
nell’orgoglio ma consapevole di non avere altra scelta se non fare ciò che gli
avevano ordinato; sarebbe stata l’ultima volta. Annuì, cacciando la rabbia e
l’angoscia dentro di sé.
- Bene -. La figura
avvolta dall’oscurità si alzò in piedi, poi aggiunse: - Puoi andare -e scomparve in unanuvola di fumo.
In Villa Hyuuga c’era
una piacevole calma. Ognuno aveva la sua occupazione e di consuetudine la
svolgeva senza battere ciglio.
Neji era intento ad
allenarsi in cortile nel Taijutsu, i suoi movimenti lenti e calcolati gli
svuotavano la mente, facendogli ritrovare la calma e l’armonia con la natura.
Gesti fluidi e calcolati, resi determinati dalla profonda concentrazione che
sempre Neji assumeva.
Poco distante, Hanabi
lo osservava attenta. I suoi occhi studiavano ogni singolo movimento del cugino
in modo che apprendesse il più possibile. I Katà che stava eseguendo lei li
conosceva bene, ma c’era sempre una grande differenza tra lei e lui. Cambiava
forse la mentalità o la forza d’animo, ancora non lo capiva, ma osservare e
capire era sicuramente la strada giusta per migliorare, oltre alla pratica,
seguita poi da una profonda meditazione.
Ancora un movimento, il
lascito di un sospiro e la posizione iniziale. Aveva terminato.
Prese un asciugamano e
se lo mise al collo. Hanabi si alzò e gli si avvicinò.
- Neji, come posso
migliorare al tuo stesso modo? -Il
ragazzo le diede una occhiata di sfuggita mentre ancora si asciugava il viso,
poi parlò.
- Non è la domanda
giusta, Hanabi -. Disse allontanandosi, per poi aggiungere: - Ricorda che
esisti solo tu, nient’altro -. E se ne andò, lasciando la ragazzina più confusa
di prima.
Mai
una volta che parli chiaro! Pensò adirata Hanabi.
Stava per rientrare in casa quando sopraggiunse all’entrata sua sorella. Le
andò incontro.
- Buongiorno Onee-chan,
si può sapere dove sei stata tutto questo tempo? -Chiese con una nota di fastidio e curiosità
nella voce. Hinata però passò dritta senza neppure vederla ne ascoltarla.
Hanabi, confusa, le fu di nuovo di fronte e la osservò perplessa. I suoi occhi
sembravano vitrei, quasi come fosse in trance. La ragazzina gli sventolò una
mano davanti la faccia ma niente. La scosse per un braccio finché non sembrò
improvvisamente ridestarsi.
- Hinata?
La ragazza abbassò lo
sguardo, fino ad incontrare l’espressione confusa della sorella che chiedeva
una spiegazione con gli occhi.
- Scusa Hanabi, ero sovrappensiero
-detto questo scappò in casa, salì le
scale e si rinchiuse in camera, per poi gettarsi sul letto esausta. Non tanto
per la corsa, quanto invece per l’emozione vissuta poco prima.
Sorrise, addolcita dal
ricordo, confermando a se stessa che quello era proprio il suo giorno
fortunato.
Angolo
autore:
Salve! ^^
Scusate il ritardo, ma mi avevano di
nuovo tolto il pc –“
Allora, la storia sembra volgere al
NaruHina, vero?
Ma se mi conoscete almeno un po’,
saprete che sono in grado di cambiare in un istante le carte in tavola u.u
In più ci sono delle notizie che fanno
riflettere, chissà come se la caverà il Team 3S XD
Ringrazio: TheCristopher94,
NaruHina4ever, _sweetygirl_, Ernesto507, JEYMI, Jeo 95, Seby1993 e JunoEFP. Grazie
a tutti, la vostra presenza mi fa davvero piacere ^^
Inoltre, ringrazio tutti quelli che
leggono e l’hanno messa tra le preferite, ricordate e seguite!
Vince il premio, “Presenza più Presente”…….
TheCristopher94! Complimenti!
Gli alberi erano di un
verde brillante, ordinaria amministrazione data la stagione primaverile.
La natura stava poco a
poco risorgendo con i propri colori, prendendo il posto dell’inverno che, il
precedente anno, non era stato poi molto rigido.
Le sue iridi
percorrevano i particolari di quel giorno, non sapeva neppure lei perché. Trovò
particolarmente interessante un granello di polvere che, leggero, volava libero
sopra la sua testa, illuminato dai raggi solari si vedeva particolarmente bene.
Soffiò, e il granello
si perse alla sua vista mentre un’altra folata di vento l’aveva sicuramente
trasportato lontano. Poco lontano, un tranquillo cinguettio le donò ancora più
calma; non ne poteva più.
Sospirò annoiata, era
una bella giornata ma non aveva la volontà di fare nulla, qualunque idea le
venisse in mente la trovava inutile e per niente soddisfacente.
Era passato qualche
giorno dalla sua ultima missione e cominciava ad annoiarsi, oltretutto quello
era il giorno libero dagli allenamenti e il team poteva fare ciò che voleva.
Infatti lei qualcosa la stava facendo; niente.
Certo, allenarsi non
era sempre il massimo, ma a dirla tutta era meglio di che starsene tutto il
tempo a rilassarsi. Ogni tanto giovava starsene in panciolle, ma un tipo come
lei preferiva qualcosa che la tenesse occupata, e magari la divertisse.
Riconobbe dei passi
avvicinarsi. Scostò il viso fino a che non vide il volto del suo compagno di
squadra uscire dal bosco; tornò a guardare il cielo.
- Che ci fai qui?
- È questo il punto,
non faccio nulla.
- Intendi che non sai
cosa fare?
- Già.
Calò il silenzio, non
era capitato molto spesso che si trovassero soli in una situazione che non
fosse simile ad una missione, in certo senso le suonava ancora un po’ strano
nonostante fossero compagni di squadra da diverso tempo.
Fu poi lei a rompere il
silenzio.
- Neji, tu in genere
cosa fai quando non sei in missione? -Il ragazzo guardò un momento la sua compagna di squadra come per capire
dove volesse arrivare, si sedette al suo fianco e rispose.
- Medito o mi alleno -.
Sentì uno sbuffo scocciato.
- A parte quello?
-Chiese con un po’ di fastidio.
- Che intendi?
- Ma scusa, quando non
hai allenamento, ti alleni?
- In genere, ma perché
mi fai questa domanda? -Tenten
s’imbronciò a quella frase, parlare con Neji era così noioso delle volte. Le
venne in mente se avesse mai sorriso in vita sua.
- Non ho nulla da fare,
così ho pensato di capire cosa piace fare a te, ma a quanto pare non ho
scoperto molto -. Dichiarò sbrigativa, per poi mettersi a sedere e spolverarsi
la tunica.
- Leggiti un libro,
faccio anche quello in genere.
- Ci avevo pensato, ma
non ne ho voglia -. Ammise con una smorfia.
- Dimmi cosa ti
piacerebbe fare, magari in un modo o nell’altro si potrà realizzare -. Disse
semplicemente il ragazzo, ricevendo un’occhiata perplessa di Tenten. Cosa
voleva? Bella domanda.
Ci pensò un po’ su, ma
non le veniva nulla di concreto in mente, ogni cosa le sembrava banale.
Neji si girò per poi
aggiungere: - Qualunque cosa ti venga in mente, dai prova -. Il ragazzo
manteneva sempre la sua aria distaccata, però Tenten lo conosceva bene e sapeva
quando voleva dare una mano, e quello era uno di quei momenti.
Un po’ la stupiva
questo lato semi-premuroso del compagno, non ci aveva fatto l’abitudine e
qualche volta non sapeva come interpretarlo, comunque decise di accontentarlo e
ci pensò per bene finché non le venne un’idea.
- Mi piacerebbe fare
una passeggiata,ma non sola, sia
chiaro! -Affermò sorridente, lasciando
però Neji perplesso.
- E in compagnia di
chi?
- Beh, vedi qualcun
altro oltre a te? -Ironizzò la frase a
dovere, cosa che le fece prendere una frecciatina seccata dal ragazzo. Sospirò,
si alzò in piedi, spolverò la tunica per poi porgere la mano alla sua compagna.
- E passeggiata sia,
però decidi tu la meta.
Quella mano che la
invitava era un qualcosa che la imbarazzò un po’, d’altronde, anche se Neji lo
faceva con disinvoltura, era comunque un gesto che lo raffigurava in modo
diverso. Accettò la mano e, chi sorridendo e chi indifferente, presero insieme
un sentiero costeggiato da alberi e cespugli.
Si poteva dire che Neji
non parlasse molto di cose di poco conto. Nelle missioni era un ottimo oratore
e stratega e non lasciava nulla al caso, mentre nei giorni normali in genere
parlava poco, forse perché non aveva nulla da riferire.
A Tenten non piaceva
molto il silenzio, tranne quando invece le sembrava piacevole, ma in compagnia
di Neji non c’era bisogno di ascoltare il nulla; il ragazzo si era
incredibilmente dimostrato amichevole anche in cose di poco conto come “ti
ricordi quando…” o “quell’albero è qui da decenni…”. Non era noioso.
Semplicemente diverso da quello che Tenten credeva, non pensava di conoscere
così poco la vita privata del suo compagno.
Quasi non si accorsero
di essersi allontanati parecchio oltre le mura del villaggio, il tempo li aveva
completamente avvolti nella sua rete scaccia pensieri.
Si fermarono, intorno
solo alberi e cespugli.
- Forse ci siamo
allontanati troppo, dovremmo tornare indietro -.Fece notate Tenten, voltandosi verso il suo
compagno. Neji non si scompose più di tanto e annuì.
Stavano per tornare
indietro, quando distrattamente, Tenten notò un luccichio attraverso la
vegetazione. Perplessa, disse di aspettare.
Vide di nuovo il
luccichio, cambiava attivamente forma e dimensione, come succede alla
superficie acquatica colpita dal sole.
Scostò un paio di
cespugli e decise di andare a vedere. Neji chiese cosa avesse visto, non
ricevendo risposta la seguì.
Non ci misero molto ad
arrivare ai piedi di un piccolo lago. L’acqua era di un azzurro cristallino e
sul fondale si potevano vedere numerose pietre. Una piccola rana su una foglia
che subito si gettò in acqua alla loro vista. L’erba era corta e di un verde
acceso, intorno gli alberi costeggiavano perfettamente tutta la forma simile ad
una mezza luna e alcuni grossi massi erano posti in alcune zone erbose quasi
volessero fungere da seggiole per poter ammirare meglio quel piccolo angolo di
pace.
Gli occhi di Tenten
brillarono di meraviglia e stupore, un ampio sorriso si estese sul suo viso,
prova dell’entusiasmo che la stava pervadendo. Quanto amava la natura,
soprattutto quando si ritrovava circondata in un piccola angolo di paradiso
come quello, per lei non c’era niente di meglio.
Certo, la compagnia
dava i suoi vantaggi. Condividere qualcosa di prezioso con una particolare
persona ci fa sentire più leggeri, sicuri e fiduciosi. Questo è quello che
Tenten provava.
Non aveva bisogno di
parlare, le era bastato uno sguardo entusiasta al suo compagno, per fargli
intendere quanto quel posto gli piaceva e che nessuno lo avrebbe dovuto sapere
oltre a loro due.
- È bellissimo, vero?
-Saltò su un ramo li vicino ed osservò
il tutto dall’alto, riempiendo lo spazio con un’espressione di gioia. Neji,
alla base dell’albero, la osservava tra il divertito e il rassegnato, però
doveva ammettere che quel posto era davvero bello, lo conosceva già ma non ci
era stato molte volte, quasi mai. Per Tenten invece era una novità, e quanto
pareva era un qualcosa che non gli dispiaceva affatto, lo dimostrava la
paralisi facciale al suo sorriso e all’euforia che non smetteva di avvolgerle
il corpo e la mente.
- Se ti piace così
tanto potremmo venirci altre volte, che ne dici? -Propose Neji, regalando a Tenten l’ennesimo
urlo di gioia, seguito da un decina di “sì”. Il ragazzo cominciò a pentirsi di
quella proposta, non sapeva quanto potesse diventare ostinata certe volte la
sua compagna. Probabilmente lo avrebbe costretto a venirci anche di notte ad
osservare il riflesso della luna o altre particolarità simili.
Tenten saltò da ramo in
ramo, fino a fare il giro completo del laghetto. Poi scese, annunciando che
quel posto le piaceva tantissimo, tanto che istintivamente abbracciò di slancio
Neji.
Il ragazzo restò
paralizzato a quell’azione e cercò di richiamare l’attenzione della sua
compagna.
- Tenten, che stai
facendo? -Chiese con una evidente nota
di disagio nella voce. Sentì la presa farsi più debole.
- Ti ho abbracciato,
scusa ma ero così felice... -si separò
lentamente dal ragazzo ma rimanendo però davanti il suo viso. - Scusa, è stato
istintivo -sussurrò con un sorriso
imbarazzato, per poi lasciare la tunica del compagno e dirigersi sulla sponda
del laghetto.
Neji non sapeva cosa
pensare, non dava importanza a gesti affettivi o cose del genere, non facevano
parte dei suoi ordinari pensieri, però dovette riconoscere il piacere che quel
semplice gesto gli aveva provocato in pochi istanti. Era sempre così? O
dipendeva dalla persona?
Le sue bianche iridi
percorsero una corta distesa d’erba, finché non raggiunsero una la figura china
di Tenten, intenta a bagnare le dita nell’acqua. Quali complessi pensieri la
stessero attraversando in quel momento, non ne aveva idea, però sapeva che
proprio come lui, anche lei era confusa sui suoi sentimenti.
Pensò al team, di come
sia importante la collaborazione completa di tutta la squadra, dove una sola
decisione presa con scarsa lucidità può risultare fatale.
Ora, entrambi avevano
la mente pervasa da emozioni e domande perenni, che non trovavano risposta o
magari l’avrebbero ricercata nel tempo, ma cosa importante, era necessario in
quel momento evitare che in futuro si presentassero decisioni dettate dai
sentimenti e non dalla ragione.
- Tenten? -La chiamò, mentre fece alcuni passi per
raggiungerla. La ragazza sembrò non sentire, forse preda dei suoi pensieri. Si
accorse del ragazzo solo quando lo vide accovacciarsi vicino a lui.
- Oh Neji, scusa ma
stavo pensando -tornò con lo sguardo
all’acqua, dove istantanei luccichii creavano un concerto di luci davvero meraviglioso.
- A cosa pensavi?
-Cercò di sembrare disinteressato,
mentre con una mano, strappava alcuni fili d’erba dal prato. Scrollò le spalle,
indifferente.
- Nulla di importante
-.
- So quando menti -.
- Lo so -.
Calò il silenzio.
L’aria entusiasta che vigeva fino a poco prima, ora sembrava essere stata
rimpiazzata con un’altra, carica di una tensione che ti poteva tagliare con il
coltello. Per un po’ non si sentì molto, se non il leggero sibilo del vento e,
di tanto in tanto, qualche cinguettio. Neji non aveva proprio idea di come
affrontare quella situazione. Quando era all’accademia si era dimostrato il
migliore nella psicologia usata con gli interrogatori, ma quel caso non gli
sembrava adatto alla situazione; mica doveva estorcere informazioni. Per meglio
dire, doveva creare l’atmosfera adatta per fare in modo che si rivelassero.
Si guardò un po’
intorno, come a cercare un qualche aiuto esterno o qualcosa che gli suggerisse
un’idea da attuare. Fece una lista.
- “Il lago, delle
foglie galleggianti, gli alberi, il vento, dei fiori, delle api, un tappeto
d’erba, Hinata e Naruto, un masso, cannucce di bambù, un… eh?! -.
Si mise in piedi di
scatto, tanto da spaventare la ragazza al suo fianco che per poco non cadde in
acqua. Con un gesto di stizza si alzò anche lei, già pronta ad attaccar briga.
- Ma sei scemo!? Che ti
prende? -Ma il ragazzo non rispondeva,
intento ad osservare davanti a sé. Tenten assunse un’aria incuriosita e cercò
di inquadrare dove il ragazzo stesse guardando; sembrava contrariato.
- Che guardi? -Si sporse un po’ di più, finché, oltre gli
alberi, non vide due figure che riconobbe quasi subito, e che si stavano
dirigendo verso di loro.
- A quanto pare Naruto
si è ripreso, è in meglio aggiungerei! -Disse con un ghigno divertito, cosa che però non tramutò l’espressione
poco felice di Neji.
- Che staranno facendo
quei due insieme? -Chiese più a se
stesso che alla ragazza al suo fianco, che scosse la testa rassegnata.
- Vedi Neji, se osservi
bene noterai che Naruto ha in mano un cesto da picnic, questo vuol dire solo
una cosa: cacciano cinghiali! -Sentenziò
con tono pacato e solenne. Dopodiché non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a
ridere, lasciando però Neji interdetto e basito.
Ormai le voci dei due
ragazzi cominciavano a udirsi sempre più, tra poco sarebbero giunti al
laghetto.
- Dai nascondiamoci!
-Disse con tono allegro Tenten,
prendendo per una manica il compagno e trascinandolo tra i cespugli. Poco dopo
arrivarono Hinata e Naruto, ignari di essere osservati da due paia di occhi
scrutatori.
- Secondo te è un
appuntamento? -Ipotizzò Tenten.
- Per la vita di
Naruto, spero che non sia così -disse
leggermente burbero mentre i ragazzi stendevano una tovaglia a quadri rossi e
bianchi sull’erba. Tenten trattenne una risatina.
- Andiamo, geloso di
tua cugina? Ma per favore! -sussurrò
più del solito per non farsi sentire.
- Naruto sarà anche un
bravo ragazzo, ma se tocca Hinata lo decapito!
- Questo per te è
concetto di protezione familiare? -Ironizzò freddamente Tenten.
- Certamente, devo
proteggerla -disse guardando un momento
la ragazza per poi tornare con la vista ai due spiati che stavano parlando
tranquillamente.
- Secondo me non
dovresti stargli addosso, Hinata ha aspettato tanto questo momento, e di certo
non ti permetterò di rovinarglielo -ghignò
allegra, intrecciando il braccio di Neji con il suo e stringendolo forte. - Tu
non ti muovi di qui -aggiunse.
Neji dovette
riconoscere che di forza Tenten ne aveva parecchia, stringeva con una tale
pressione da, quasi, non permettergli l’afflusso di sangue. Non sapeva se
esserne sorpreso o preoccupato. Sbuffò.
- D’accordo, non mi
muovo, ma lasciami! -Cercò di liberarsi
dalla presa ferrea, ma Tenten non accennava minimamente a lasciarlo andare,
sembrava quasi divertirsi.
- Non ci penso nemmeno,
non ti lascerò mai! -.
Attimi di silenzio.
- Sai che le tue parole
potevano essere equivocate? -Ammise
Neji leggermente perplesso, mentre Tenten sembrò nascondersi dal suo sguardo.
- Lo so… ma non intendo
correggermi -.
Quella frase, ebbe
l’effetto di una bomba scagliata su un grumo di sensazioni che si liberarono in
una volta sola. Tenten non accennava a mollare il braccio di Neji, però i suoi
occhi castani non trovavano il coraggio di sollevarsi e controllare la reazione
di lui. No, non ce la faceva.
Hinata e Naruto non si
erano accorti di nulla, troppo intenti a chiacchierare e ridere quando il
ragazzo faceva una qualche battuta, senza contare che si stava letteralmente
divorando le prelibatezze che la ragazza aveva cucinato. Ad ogni complimento,
il sorriso di Hinata sembrò illuminare ancor più quel posto magico e isolato da
tutto e tutti, anche se, talvolta, il suo rossore creava una macchia in mezzo a
quel verde tanto candido e perfetto. All’ombra degli alberi e dei cespugli, un
ragazzo sollevò lo sguardo di lei, troppo teso per potersi opporre. La sua
mano, capace di essere fredda e spietata, ora era calda e confortevole per il
suo viso e lenta, lo attraversava con delicatezza.
Tenten non seppe
definire i suoi occhi, la guardavano con una tale dolcezza da provocargli dei
piacevoli brividi lungo la schiena.
Sorrise appena, mentre
con la propria mano prendeva quella poggiata sul suo viso, stringendola.
- Secondo te era
destino? -Sussurrò Neji.
- Ma smettila, così
rovini il momento -Lo rimproverò
dolcemente Tenten.
Intanto, vicino la
sponda del lago.
- Hinata, i tuoi piatti
sono favolosi, dovresti darmi qualche ricetta! -disse con entusiasmo Naruto, mentre addentava
l’ennesimo boccone.
- N-non sono niente di
speciale, ma sono contenta che ti piacciano. Però questa è la diciottesima
volta che me lo ripeti, ho capito sai? -rispose con un sorriso forzato, mentre con un fazzoletto si asciugava la
fronte. Sorridendo, Naruto chiese scusa per la sua monotonia.
Così, tra una battuta e
un guaio chiamato “brodo bollente sui pantaloni”, tra i cespugli, neppure
l’urlo con conseguente tuffo nel lago ruppe l’unione dei loro respiri e delle
loro labbra.
Angolo
autore:
Salve! ^^
Scusate il ritardo mostruoso, ma quando
l’ispirazione manca, si può fare ben poco =(
Allora, questo cap è un altro
intermezzo nella trama vera e propria, spero non vi dispiaccia u.u
E con loro, siamo a due coppie formate
XD
Non ci mettono molto eh? Chissà perché
gli altri ci impiegano così tanto .-.
In pratica sto scrivendo One Shot nella
Long, che cavolata! XD
Ringrazio: _sweetygirl_, Ernesto507,
Bea_Malik, NaruHina4ever, TheCristopher94, JunoEFP, JEYMI, ENDOINA95 e
Anonima4ever per le loro recensioni.
Sono contento che, nonostante qualche
ritardo, continuate a seguirmi, continuate a darmi il vostro appoggio ^^
Capitolo 30 *** Un verde che non gli appartiene ***
***
La squadra 3S – nome
particolarmente odiato dall’intero gruppo – era ormai quasi giunta alle porte
del paese dell’erba, questione di minuti. Procedevano ininterrottamente da
diverse ore e sembravano determinati a continuare. Piccole gocce di sudore
scivolano dalle loro fronti che andavano ad unirsi con una goccia più grossa
che a sua volta si amalgamava con le altre. Alla fine, la goccia diventava così
grande che non riusciva più ad aderire alla pelle e scivolava via sempre più
velocemente mentre raccoglieva altre piccole gocce: un evento catastrofico in
un mondo di milioni di particelle.
Sakura era sempre la
punta centrale, staccava gli altri suoi compagni di qualche metro e non
sembrava neppure interessata a sapere se li aveva ancora o meno alle spalle; la
concentrazione era massima.
- Ci siamo quasi, una
volta arrivati ci riposeremo qualche minuto per riprendere le forze, poi
cercheremo il nostro obiettivo. - Annunciò Shikamaru al gruppo.
- Non potremmo cercarlo
subito? Non ho voglia di perdere tempo.
Shikamaru osservò
leggermente corrucciato le spalle di Sakura, non si era neppure degnata di
voltarsi.
- In caso di scontro
dobbiamo essere in forze, perciò ci riposeremo come stabilito. Obiezioni? -.
Shino negò con il capo
mente Sakura non parlò proprio, anche se, tra un salto e un altro, Shikamaru
sembrò avvertire il suono di uno sbuffo seccato.
Il viaggio durò meno di
due giorni in quanto le loro soste furono ben più brevi del solito. Prima
arrivavano e prima avrebbero trovato risposte alle loro domande.
Ecco, la fine della
foresta, ancora pochi salti. Un bagliore, il sole che per un momento acceca con
la sua luminosità nonostante siano solo le sei del mattino. Atterrarono in
contemporanea sull’erba soffice e si asciugarono il sudore dalle fronti che
sembravano imperlate di diamanti da come luccicavano al sole. Dall’altura della
piccola collina si potevano perfettamente vedere i contorni del paese,
piuttosto piccolo rispetto a molti altri. Al centro, una lunghissima strada
sterrata attraversava il paese che sembrava essere diviso a metà da una
voragine. Era tutto pronto o quasi, si potevano perfettamente vedere un
centinaio o più di banchi in allestimento, ognuno con un colore diverso. Questo
dava alla città un aspetto più vivace di quanto non fosse già in quanto il
paese dell’erba era anche una buona meta turistica per rilassarsi. Sakura
sorrise soddisfatta, la fiera sarebbe iniziata solo domani quindi avevano tutto
il giorno per cercare Izuma prima dell’arrivo di una colossale folla pronta a
curiosare in ogni dove.
- Molto bene, abbiamo
un vantaggio di circa due ore sull’arrivo previsto, possiamo prendercela comoda
e riposare. Andiamo. - Così, camminando tranquillamente, scesero dalla collina
e raggiunsero le porte del villaggio, mostrarono l’ordine della missione ed
entrarono. Decisero di non dividersi così non ci sarebbero stati tempi da
rispettare e quant’altro.
Sakura ne approfittò
per comprare delle erbe mediche che stava finendo, più un paio di libri sulla
preparazione di sieri e bombe chimiche a cui si stava interessando negli ultimi
tempi.
Il gruppo passò
un’oretta tra le varie vie, curiosando in qualche negozio ma studiando anche i
percorsi e ogni volto che incrociava il loro cammino. D’altronde erano ninja
ben addestrati e non potevano lasciare niente al caso. Neppure nei momenti di
svago.
- Abbiamo finito di
fare compere? Non è così che intendevo riposarmi. - Sbuffò scocciato Shikamaru.
Lui e Shino aspettarono fuori dal negozio di erbe mentre Sakura si accingeva a
pagare.
- Credevo volessi
trovare Momochi - domandò perplesso Shikamaru. Sakura si volse con un mezzo
sorriso.
- Sei tu che hai
ordinato di riposarsi, e grazie a te ho rinnovato le mie scorte - disse
sorridente osservando soddisfatta i suoi acquisti. Dopo aver riposto il tutto
in un rotolo apposito, il gruppo convenne che era arrivato il momento di
trovare il loro obiettivo; ma missione era di portarlo a Konoha per
interrogarlo. Qualsiasi mezzo di persuasione era lecito.
Dopo pochi minuti di
cammino giunsero finalmente alle porte della immensa strada principale: Quelle
proporzioni viste da vicino diedero al gruppo un’impressione decisamente
diversa da come l’avevano avuta sulla collina. Sakura e Shikamaru rimasero
molto sorpresi, Shino non si sa. Però sembrava guardarsi intorno più del
solito.
Gli occhi di Sakura
brillarono quando nella sua mente venne il desiderio di visitare quella enorme
manifestazione: attrazioni, banchi di degustazione, abbigliamento, balli.
C’erano tutti gli ingredienti per una serata ricca di divertimento. Pensò che
Naruto si sarebbe divertito un mondo. Se c’è ramen e giochi, poteva star sicura
di avere ragione.
Naruto,
sei proprio un baka.
Le sarebbe piaciuto
vederlo lì a curiosare in giro e sentirsi chiamare ogni volta che voleva
mostrarle qualcosa che gli piaceva. Gli avrebbe mollato un pugno in testa per
aver urlato il suo nome a duecento metri di distanza e sarebbe finita per
pentirsene dopo aver visto il motivo per il quale l’aveva fatta venire. Naruto
era così. Trovava sempre il modo per sorprenderla e ci sarebbe riuscito anche
lì. Ne era certa.
Ma non c’era, e il
motivo era molto probabilmente l’uomo che stavano cercando, quindi era meglio
muoversi e trovarlo così avrebbero chiuso quella faccenda il prima possibile.
- A chi potremo rivolgerci?
In questo paese non ci sono Kage - disse Shino.
- Il Paese dell’Erba
deve avere una specie di Sindaco o qualcosa del genere, chiediamo dove si trova
e andiamo a parlargli.
Chiesero alla prima
persona capitatagli a tiro, che gli indicò la strada più facile da seguire. Una
volta memorizzata, raggiunsero il posto in pochi minuti.
La struttura era molto
semplice ma sicuramente di distingueva dalle altre case restanti. Da quel che
avevano capito era come il palazzo dell’Hokage, con l’unica differenza che
all’interno non c’era solo l’ufficio del Sindaco ma anche di altri impiegati
che si occupano della gestione del villaggio.
Le mura dell’edificio
erano bianche e una grande porta in legno intagliato da decorazioni di media
fattura ne faceva da ingresso. C’erano molte finestre tutte uguali, perciò da
fuori non era possibile distinguere l’ufficio del Sindaco. Non persero altro
tempo ed entrarono.
- Permesso? - La voce
di Sakura raggiunse le pareti per poi tornare indietro per un paio di volte;
l’ingresso era molto ampio e spoglio di arredamento con un tetto semplicemente
eccessivo. Il pavimento però era di un parquet molto lucido e tenuto bene.
Sulla destra, seminascosto dal vetro vi era un impiegato dall’aria annoiata,
stava scribacchiandoqualcosa su un foglio
che posò da un lato per poi prenderne un altro da tutt’altra parte. I tre si
avvicinarono mentre Shikamaru, avvicinandosi a Sakura, con voce sommessa disse:
- Questo posto sembra arrivato da un’altra epoca, questo tipo di edificio è in
stile occidentale.
- L’avevo notato
anch’io, devi ammettere che è molto particolare e affascinante. - Convenne
Sakura voltandosi appena e osservando curiosa il soffitto; a quel punto smise
di camminare, e forse anche di respirare.
I suoi due compagni si
voltarono perplessi, osservando Sakura che era rimasta con il naso all’insù e
la bocca aperta. Entrambi sollevarono la testa e in un istante capirono il suo
enorme stupore.
Quando erano entrati,
la differenza di luminosità non aveva permesso loro di notare i particolari che
adesso apparivano nitidi come il fondo di un lago. Quel che per un momento era
sembrato un soffitto macchiato dal tempo, era invece un enorme affresco
rinascimentale raffigurante angeli seminudi, nuvole, la terra, la vegetazione e
un enorme sole che illumina tutto e tutti. Rimasero meravigliati da tale
immagine. Persino le ombreggiature sembravano tanto reali da sembrare vere. Era
come se il sole si fosse davvero fermato e che quelle immagini avessero davvero
un corpo che proiettavano ombre e ombreggiature. Sakura sembrava essere finita
in un altro mondo, temeva che una volta uscita di li avrebbe visto in
lontananza un enorme castello medievale da cui ergevano le torrette da dietro
un muro di cinta. Una bella chiesetta gotica con le classiche guglie e una
piazza con un mercato fatiscente. Perfetto. Così magari si beccavano anche la
peste a cui lei avrebbe trovato un cura, l’avrebbero accusata di stregoneria e
sarebbe finita al rogo. Che bella prospettiva per il futuro.
Shikamaru fu il primo a
parlare e a svegliare gli altri dai loro pensieri; Shino sembrava annoiato
invece. Ma comunque, vestito in quel modo non si poteva notare alcunché.
- Beh, secondo voi
quanto è costato?
- Ti sembra la domanda
più giusta da fare? Ma hai visto che roba! Qui dentro il tempo si è fermato!
- Se la metti così, c’è
anche da dire che una cosa del genere dovrebbe trovarsi all’altro capo del
mondo.
Sakura fece un verso di
assenso che pareva pensieroso, forse perché era rimasta comunque affascinata da
tale capolavoro.
- D’accordo lo
spettacolo è finito, chiediamo a quel tipo laggiù dove si trova l’ufficio del
Sindaco. - Indicò con il pollice il tipo di prima che non sembrava essersi reso
conto della loro presenza; un tipo sveglio insomma.
Già, la missione.
D’accordo distrarsi ma finire quasi per dimenticarsene non è proprio una cosa
positiva.
- Scusi? - Shikamaru fece un cenno attraverso il vetro, ma l’impiegato non si accorse di nulla. Solo
dopo aver bussato si degnò di alzare la testa e mostrare dei buffi occhialini
rotondi da vista. Doveva avere almeno una sessantina d’anni ma aveva comunque
un’acconciatura gioviale e folta. Chissà chi era il suo parrucchiere.
- Posso esservi utile?
- Siamo ninja della
Foglia in missione e abbiamo bisogno di parlare con il Sindaco. Non posso darvi altri dettagli. -Shikamaru prese dal suo borsello un rotolo e
lo diede all’impiegato attraverso un’apertura circola sul vetro, poi aggiunse: -
Questo attestato certifica la veridicità delle nostre parole. -
L’uomo esaminò il
foglio con cura, dopodiché acconsentì il gruppo di poter incontrare il Sindaco.
Prese la cornetta del telefono e digitò dei numeri, poi se la mise all’orecchio
e rimase in attesa.
- Buongiorno signor
Sindaco, ci sono dei ninja di Konoha che vorrebbero incontrarla urgentemente…
si… ho capito, d’accordo riferirò. - E mise giù.
- Il Sindaco ora e
fuori ma nel frattempo potete accomodarvi nel suo ufficio, vi raggiungerà a
breve - riferì cortesemente l’uomo con il cenno di un sorriso.
Dopo essersi fatti
spiegare la strada, il gruppo raggiunse il terzo e ultimo piano dell’edificio,
percorsero un breve corridoio e arrivarono alla porta dell’ufficio del Sindaco. Notarono che anche questa aveva
una buona fattura.
- Ma qui spendono i
soldi per abbellire gli edifici amministrativi? - Esclamò perplesso Shikamaru.
- Non so che dirti, ma
tutto questo non deve essere costato poco. Guarda questi dipinti -E indicò il corridoio che ne aveva molti- Senza dubbio rendono l’ambiente molto più
fatiscente ed elegante, però potrebbero anche risparmiarsi. -
- Sai Sakura, secondo
me questo famoso Sindaco sarà un signore di mezza età, grasso, basso e con
manie di grandezza, sennò tutto questo non si spiega.
Sakura immaginò la
figura descritta da Shikamaru con l’aggiunta di una vignetta in stile manga che
recitava. “Il mondo è mio!”. Trattenne una risata.
- Forza entriamo!
-E con ancora un leggero sorriso a
dipingerle le labbra, aprì la porta.
E anche lì, è il caso
di dirlo, rimasero sorpresi dell’arredamento.
Moquette rossa
tappezzava gran parte della stanza. Sulla destra, una parte era stata tagliata
via davanti il camino per evitare che dei tizzoni la bruciassero, o più
probabilmente, era stata appositamente sistemata in quel modo.
Mobili di antiquariato e
quadri abbellivano il resto dell’ufficio. Il tutto aveva un buon gusto, però
sembrava… troppo.
Davanti la scrivania,
due poltrone in tessuto rosso con telaio in legno erano sistemate con una
simmetria perfetta, sembravo non essersi mai mosse dalla moquette.
Oltre la scrivania, due
tende scure erano state legate ai lati per permettere alla luce del sole di
entrare e illuminare a giorno l’interno. Le vetrate erano almeno tre volte più
grandi di quelle presenti a Konoha, nell’ufficio dell’Hokage. Si guardarono tra
loro, perplessi.
- Neppure I cinque Kage
messi insieme potrebbero arrivare a questo livello di lusso. Non pensavo che il
municipio fosse così, sembra piuttosto una villa. - Commentò Shikamaru, senza
smettere di guardarsi intorno, annoiato.
Sakura si avvicinò alla
scrivania e diede un’occhiata: una penna, dei documenti perfettamente impilati
sulla sinistra, una lampada… nessuna immagine. Nessun ritratto di famiglia o
foto di una persona cara. Nulla. Solo paesaggi in quei freddi quadri.
La chuunin pensò
immediatamente che chiunque poteva permettersi tutto quel lusso, in realtà non
aveva niente. Si convinse che fosse un uomo solo, e un po’ gli dispiaceva.
Passarono alcuni
minuti, che riempirono commentando i vari oggetti, incorniciando la questione
su quanto fosse inutile avere tante ricchezze.
All’improvviso udirono
dei passi di qualcuno che si stava avvicinando, il loro sensibile udito non
sbagliava. Finalmente stava arrivando il Sindaco. Shikamaru richiamò un momento
l’attenzione della squadra.
- Bene, Chiediamo chi
si occupa della fiera e in mezz’ora troveremo Momochi, il difficile ci sarà
dopo, dipende se ci darà noie o meno. Forza, ormai è fatta. -
La maniglia si abbassò,
ed entrò finalmente qualcuno. Un uomo, vestito decisamente elegante. Ma non fu
quel particolare scontato che bloccò tutti. Persino Shino era sorpreso, forse
non si poteva vedere l’espressione del suo volto, ma il suo corpo era un
groviglio di stupore e nervi.
L’uomo rimase sulla
porta, dopodiché sorrise. Sembrava imbarazzato.
- Benvenuti ninja di
Konoha, mi scuso per il ritardo ma stavo ancora dormendo, in genere vengo in
ufficio intorno le 9 e ora sono solo le 8:20. Scusate per il disagio. - Disse,
grattandosi la nuca e sforzandosi di sorridere. Ma sia Sakura, che il resto del
gruppo non aveva prestato la minima attenzione alle parole dell’uomo, che in
realtà era un ragazzo. Bensì ai gesti, alla voce e a quel modo di sorridere
così familiare che per un momento pensarono di essere finiti dentro un
Genjutsu. Ma gli insetti di Shino erano tranquilli, perciò quella era la
verità.
Davanti ai loro occhi
vi era proprio un ragazzo, nel suo completo in giacca e cravatta faceva la sua
figura, ma l’abbigliamento passava in secondo piano.
Quante volte avevano
visto quel viso? Quante volte avevano visto quei capelli biondi sparati verso
l’alto? Quante volte avevano visto quegli occhi… Verdi?!
Il ragazzo aveva dei
grandi occhi verdi che sembravano brillare di luce propria, anche se era
sicuramente per via dei raggi solari che filtravano dalla finestra di fronte a
lui.
Shikamaru osservò
Sakura, che sembrava praticamente in trance. Sbuffò, mettendosi le mani in
tasca.
- Naruto versione occhi
verdi. Adesso ho davvero visto tutto. -Sentenziò, lasciando il ragazzo-sindaco pieno di perplessità.
Angolo
autore:
Salve ^^
Allora, l’estate è una stagione che
porta talvolta la voglia di fare altro che, come dire, sia diverso dal morire
di caldo all’interno di una stanza di casa con il pc in faccia ^^”
Oltretutto ho un lavoro estivo che mi
prende tempo e scrivere è diventato difficile, inoltre questo caldo mi toglie
anche la voglia >>
Comunque!
L’ho detto tante volte, perciò dirò
solo che aggiornerò quando capiterà, e spero avvenga presto ^^
Lo so, dipende da me.
Va bene .-.
Nel frattempo, spero vi piaccia questo
cap ^^
Ringrazio: The Cristopher94, JunoEFP, Hamber
Of The Elves, _sweetygirl_,
AllyB, ENDOINA95, NaruHina4ever e Ernesto507 per le recensioni lasciatami.
Scusate immensamente il ritardo.
Ringrazio
anche tutte le persone che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate
e seguite.
Ringrazio
anche tutti i lettori anonimi.
Ringrazio
tutti, vi stringerei le mani se potessi ^^
Erano passati due
giorni dalla partenza di Sakura, e Naruto continuava ad avere una sorta di
brutta sensazione.
Era una bella
mattinata, mancava ancora molto all’ora di pranzo e il ragazzo se ne stava
bellamente disteso sull’erba della foresta. Intorno, le fronde degli alberi
erano continuamente investite da soffioni di vento proveniente chissà dove.
Naruto aprì gli occhi.
I rami sopra la sua testa frastagliavano la luce solare che gli arrivava
intermittente e talvolta fastidiosa, ma non se ne curò. La mente era occupata
da altri pensieri, preoccupazioni senza fondamenta ma che continuavano a
tormentarlo.
Sakura
ha detto di non preoccuparmi, ed io mi fido di lei. Ma non si può mai sapere
cosa può succedere, no?
Scattò a sedere e si
scompigliò con irritazione i capelli, quasi urlò dalla frustrazione che gli
stava investendo il corpo.
Strinse i denti.
Non
ce la faccio a restare con le mani in mano, proprio non ce la faccio!
Scattò in piedi,
recuperò le armi con cui si era allenato per qualche ora, i vestiti e il
coprifronte della foglia. Sistemò il tutto alla meglio nel suo zaino, lo mise
in spalla e iniziò a correre verso il villaggio.
Non gli ci volle molto
per raggiungere il palazzo dell’Hokage. Cominciò a chiamarla ancor prima
d’entrare nell’ufficio. Varcò la soglia sbattendo la porta.
Non riuscì ad
aggiungere altra parola che gli arrivò un maiale sulla faccia. Sì, un maiale.
Tsunade si era così
irritata di essere chiamata due piani più in basso, che aveva finito per tirare
a Naruto la prima cosa che gli era caduta all’occhio: il povero Tonton.
Il viso di Shizune
divenne una maschera di disperazione e corse a recuperare il povero maialino
semi svenuto con gli occhi a girandola. Sembrava però stare bene.
Naruto si rialzò
massaggiandosi la testa e gemendo di dolore, doveva avere una bella botta sulla
fronte. Ecco a cosa serviva il coprifronte; a proteggersi dai maiali lanciati
dai nemici.
- Ma che diavolo le è
saltato in mente?! -urlò, offeso e
abbastanza dolorante. Tsunade ignorò però la domanda.
- Cosa c’è Naruto?
-chiese annoiata e ancora un po’
infervorata Tsunade. Naruto avanzò di qualche passo.
- Voglio il permesso di
raggiungere Sakura e gli altri nel paese dell’erba.
- Permesso negato,
adesso fuori -lo liquidò
istantaneamente e riprese a scrivere come se niente fosse.
Naruto per poco non
cadde sul posto.
- Come può trattarmi
con tanta indifferenza! Mi sono ristabilito e voglio dare una mano!
- Non sono degli
sprovveduti, se la caveranno -rispose
tranquillamente, senza neppure alzare il viso dalle carte sparse sulla
scrivania. Naruto era inquieto, poi ci si metteva anche la Baa-chan a
complicare le cose. Strinse i denti e sbatté la mano aperta sulla scrivania.
Tsunade lo guardò come se volesse incenerirlo.
- La prego, ho la
sensazione che accadrà qualcosa di brutto! Per favore mi mandi da loro! -urlò. I suoi occhi era determinati ma affatto
tranquilli, sicuri ma preoccupati per qualcosa che ha dell’ignoto. Tsunade
attinse ad una espressione indagatrice e seria.
- Che vuoi dire? -chiese con calma. Naruto tolse la mano dalla
scrivania e divenne improvvisamente serio e pensieroso. Che poteva dire? Che la
sua era tutta una fissazione? Che si doveva fidare del suo istinto e per quello
doveva lasciarlo andare?
Non sapeva come dare
una spiegazione esauriente e coincisa. Semplice ma convincente.
- Istinto - disse con
rassegnazione. Sapeva che questo non poteva bastare.
Tsunade lo osservò
ancora qualche secondo, come a volerlo scrutare a fondo fino a leggergli
l’anima. Prese una cartelletta alla sua sinistra e la esaminò con cura.
- Secondo l’ultimo
rapporto medico, il tuo fisico si è ristabilito dell’88%, pertanto ti è stato
vietato qualunque sforzo per almeno una settimana -. Alzò lo sguardo e accennò
un sorriso.
- Ma deduco che non hai
perso tempo a riprendere gli allenamenti, vero?
Il ragazzo voltò lo
sguardo, colto in flagrante.
- Sai Naruto -
continuò, posando la cartelletta e riprendendo l’attenzione sul ragazzo - se
c’è una cosa che conosco di te, è proprio il tuo istinto talvolta bizzarro ma
spesso affidabile, perciò… - poggiò completamente la schiena sulla poltrona e
sorrise mentre il ragazzo attendeva quasi trepidante le ultime parole.
- Puoi partire per il
paese dell’erba! - concluse. Il ragazzo stava già per scappare fuori la porta,
ma venne prontamente fermato da una parola dell’Hokage.
- Ma! -.
“Ma”?
Come sarebbe a dire?
Naruto lasciò la
maniglia e osservò la donna con aria accigliata. Tsunade appoggiò i gomiti sul
tavolo e continuò.
- Non posso mandarti da
solo, ti affiderò un compagno di viaggio. Intesi? - concluse con una certa nota
minacciosa che Naruto ignorò con un broncio. Annuì appena.
- D’accordo Baa-chan,
chi verrà con me?
La donna parve pensarci
su, le scelte era parecchie però…
- Date le tue
condizioni non proprio ottimali, ti affiancherò ad un ninja medico. Meglio
prevenire ogni evenienza.
In quel momento
qualcuno bussò alla porta. Tsunade annunciò il permesso di entrare.
- Hokage-sama, mi ha
fatta chiamare? -Ino aprì la porta e la
richiuse alle sue spalle.
Aveva la sua solita
tenuta ninja, la solita coda di cavallo alta e il solito ciuffo a coprirle
l’occhio destro. Cambiava l’abito solo quando lavorava in ospedale?
Poi a Naruto venne in
mente di averla vista con abiti normali al negozio di fiori di famiglia; ad una
pesca promozionale voleva rifilargli un lecca-lecca.
- Ah Ino, avrei una
missione per te in effetti, però… -guardò prima lei, poi Naruto, poi ancora lei. Sorrise.
- Ho deciso di
revocarla per un’altra: Farai coppia con Naruto e partirete per il paese dell’erba,
chiaro?
Naruto convenne che
l’ultima volta che aveva svolto una missione da solo con Ino fu quando erano
ragazzini, quando la ragazza dovette sostituire quella principessa un po’
troppo in carne.
Ino restò un momento
perplessa. E che doveva fare nel paese dell’erba?
- Scusi Hokage-sama, ma
qual è di preciso la nostra missione?
- Semplice supporto
alla squadra già inviata sul posto, sai già quale, vero? -. Ino annuì.
- Bene, oltre a quello,
dovrai controllare le condizioni di Naruto, e impedirgli di strafare. Tutto
chiaro? -.
Silenzio. Ino
assottigliò gli occhi e si girò verso il ragazzo con aria minacciosa. Questi la
guardò confuso.
- In poche parole…
-sospirò pesantemente la ragazza,
voltandosi rassegnata verso l’Hokage-
devo fare da babysitter a questo qui? - mormorò tristemente, indicando il
ragazzo con l’indice. Tsunade annuì con serenità.
- Che cosa?! Sta
dicendo che non si fida di me?! -brontolò scocciato Naruto. Un “Sì” piuttosto seccato lo fece ripiegare
sul broncio.
Quella situazione non stava
a meraviglia a nessuno dei due; Naruto avrebbe fatto a suo modo come al solito,
e Ino si sarebbe ripetutamente arrabbiata nei tentativi di tenerlo a bada. Si
prospettava un’ardua battaglia.
Prima di essere
congedati, riuscirono ad ottenere il permesso di partire entro un’ora. In quel
lasso di tempo, Naruto andò a casa, si fece una doccia e preparò lo zaino a
tempo di record.
Si immaginò la faccia
di Sakura nel vederlo là, quasi sicuramente si sarebbe arrabbiata per la sua sconsiderata
testardaggine. Però non poteva non partire, sapeva in un certo senso che il
pericolo doveva essere più grande di quel che sembrava. Non che ora come ora
fosse un piccolo problema, però non gli piaceva essere messo da parte.
Chiuse lo zaino e se lo
mise in spalla con un gesto secco, era quasi ora di partire.
Si guardò un po’
intorno e sorrise. La casa che l’Hokage gli aveva fatto costruire era meglio di
quella che aveva prima, anche se un pizzico di nostalgia c’era sempre.
La sua camera era tale
e quale a quella che aveva in precedenza, tranne il fatto che adesso possedeva
un letto più grande e un futon di riserva. Il bagno era uno specchio di pulizia
e si ripromise di lasciarlo tale e quale. L’arredamento era circa come quello
precedente, con la differenza di un paio di mobili in più e una finestra
affacciata verso le mura ovest del villaggio. Ciò che però lo rese ancor più
felice era la stanza in più: era grande all’incirca come il soggiorno e si
poteva raggiungere attraverso una scala posta sotto una botola nel pavimento.
Era molto arieggiata e
le mura erano colme di bersagli da colpire; due manichini di legno per le
esercitazioni base, un paio di sacconi e un set di pesi discretamente vasto:
aveva una sala d’allenamento tutta sua!
Aprì la porta
principale e la richiuse con la chiave che nascose sotto il tappeto. Non era
molto sicuro ma in genere faceva sempre così.
Strinse lo zaino e
spiccò un salto verso l’entrata principale del villaggio.
Con un salto e una
piccola corsetta giunse alle porte, ma della sua compagna di viaggio non vi era
neppure l’ombra.
Sono
in anticipo, Ino non c’è ancora.
Naruto si guardò un po’
in giro ma ancora nessuno in vista. Stava perdendo minuti preziosi. Fece un
paio di volte avanti e indietro.
- Ma quanto gli ci
vuole? -sbuffò, leggermente annoiato. E
pensare che voleva partire in orario.
- Ehi Naruto! -.Ino atterrò proprio vicino a lui.
- Ce ne hai messo di
tempo -disse lamentandosi. Per poco il
pugno di Ino non partì d’istinto su quel muso presuntuoso.
- Senti chi parla! Non
sei mai arrivato in orario in vita tua, non ti credere migliore solo perché
oggi ci sei riuscito! -ribatté
innervosita. La missione cominciava nel peggiore dei modi.
Nel frattempo, nella
stanza del Sindaco del paese dell’erba vi era in corso una piccola riunione tra
i membri della squadra 3S e il sosia di Naruto.
Una risata si levò per
l’ufficio, e tutto tacque.
- Così sono identico a
questo vostro amico, Naruto avete detto, giusto?
- Esatto, vi assicuro
che siete due gocce d’acqua, a parte per gli occhi e l’altezza, ma giusto di
poco -. Sakura era sicuramente quella più scossa per quella scoperta, chissà
come avrebbe reagito Naruto. Quella giornata si stava rivelando ricca di eventi
strani e bizzarri: una reggia come Comune del paese, un ragazzo-sindaco e la
sua inesplicabile somiglianza con Naruto. Che stava succedendo?
Il ragazzo si portò
davanti la scrivania e si presentò con un inchino.
- Piacere di
conoscervi, mi chiamo Ryou Nirate, ho vent’anni e sono l’attuale Sindaco del
paese dell’erba.
- Il piacere è nostro,
complimenti per questa struttura amministrativa, è davvero affascinante e colma
di quadri e dipinti occidentali dal gusto dilettevole. Una volta entrati siamo
rimasti molto sorpresi.
Il ragazzo sorriso e
accennò un altro inchino, ringraziando. Si guardò un po’ intorno come a
sincerarsi che fosse tutto in ordine.
- Vi prego, non c’è
bisogno di usare un linguaggio così forbito, mi definisco un ragazzo come tanti
e nulla più -. Quel suo sorriso imbarazzato provocava in Sakura un certo
effetto, forse fastidio. E poi, la mano sulla nuca e l’altra davanti a sé che
si agita appena, come a voler negare qualcosa. Come quando lui è imbarazzato o a disagio. Assolta la piccola questione,
neo-Naruto iniziò a spiegare.
- Dovete sapere che
questa prima era una magione. La fece costruire mio nonno dopo un viaggio in
Europa che lo affascinò a tal punto da far erigere questa enorme villa in soli
dieci mesi. Non badò a spese come avete potuto constatare.
Il ragazzo aggirò la
scrivania e si sedette sulla sua poltrona, facendola roteare verso le vetrate
che prese ad osservare con interesse.
- Ho compreso la causa
del vostro stupore, sia per la casa che per la mia somiglianza con questo
vostro amico, ma ora ditemi -. Roteò
mezzo giro e tornò ad osservare i suoi ospiti, ma non fu questo che fece
sorprendere Sakura per l’ennesima volta, come forse anche i suoi compagni di
viaggio.
Neo-Naruto aveva
un’espressione semplice. Innocente quasi. Come lui.
Cos’erano quelle
braccia dietro la nuca per stare più comodo? Sakura era tentata di colpire quel
tipo per verificare che si trattasse davvero di Naruto. Se avesse avuto ragione
lo avrebbe picchiato a sangue per poi chiedergli solo dopo cosa ci facesse lì
dentro. In caso contrario, avrebbe messo in guerra due paesi. Forse era meglio
trattenersi.
- Come mai dei ninja della Foglia sono venuti
fin qui alla vigilia della Fiera dell’Erba?.
Tutti ripresero la loro
serietà professionale e spiegarono, tralasciando opportunamente i dettagli, i
motivi della loro visita. Alla fine il ragazzo annuì pensieroso.
- Capisco, così dovete
trovare Izuma eh… -Si alzò in piedi,
mise le mani dietro la schiena con aria disinvolta e avanzò verso le vetrate.
Da lì era possibili osservare l’intera distesa di piccoli cantieri lungo la via
principale, ormai quasi tutti intenti di essere ultimati.
- Non posso oppormi
alla vostra missione, però posso garantire sul fatto che mi fido ciecamente di
chiunque abiti di questo villaggio, sono persone che ho imparato a conoscere
col tempo e se avessero un passato oscuro ne sarei al corrente -fece perno su un piede e tornò a guardarli
con un mezzo sorriso- Izuma è un uomo
onesto e gran lavoratore, sono al corrente che suo figlio fosse un traditore ma
questo non l’ha mai riguardato direttamente se non il dolore di quella
malasorte. Viene a questa fiera da quando ero solo un bambino ed è sempre stato
visto come una persona gentile e con un occhio di riguardo verso gli amici.
Sakura, come il resto
del gruppo ascoltavano in silenzio le parole di quel ragazzo. Non si poteva
dire che avesse una grande bontà d’animo, oltretutto pareva davvero informato
su quella singola persona. E questo sembrava strano. Quanti abitanti e
forestieri entravano e uscivano ogni giorno dal villaggio nei giorni di festa
come quello? Forse stava facendotroppo
la sospettosa, dopotutto stava solo proteggendo qualcuno che fa parte della
tanto famosa fiera del paese, era ovvio che desiderasse il meglio per la gente.
- Izuma ha perso il
figlio e la moglie. Quest’ultima morì di parto dando alla luce una figlia. Oggi
dovrebbe avere all’incirca la vostra età -concluse, perpoi aggiungere- spero che le mie parole vi abbiano convinto
della fiducia di quell’uomo.
- Ho una domanda -intervenne Shikamaru, alquanto
perplesso.- Come fa a sapere tutto
questo su Izuma? Non è una persona come un’altra che fa parte della vostra
fiera?
Anche Sakura aveva
notato quel particolare. Osservò prima Shikamaru con un mezzo sorriso, poi
tornò con una nota indagatrice verso il Sindaco che sembrava ad un punto di difficoltà
che sparì subito. A Sakura parve di vedere un piccolo lampo giallo negli occhi
del ragazzo. Probabilmente la luminosità proveniente dalla finestra le aveva
giocato uno strano scherzo.
Il ragazzo si abbassò
dietro la scrivania, si sentì il rumore di un cassetto e poi il fruscio dei
fogli. Riapparve con una discreta pila di schedari che poggiò con fatica sul
legno lucido.
- Queste sono le
informazioni che ogni anno richiedo a chi vuol far parte della nostra fiera, le
ho ricevute tre giorni fa e le ho finite da leggere giusto ieri sera -Prese una piccola parte di quei fogli e li
fece frusciare con cura e lentezza, si fermò e ne estrasse uno. – Questo è uno
degli ultimi che ho letto -Lo porse a
Sakura che prese tra le mani mentre gli altri due suoi compagni si avvicinavano incuriositi. Si trattava della scheda
di identificazione di Izuma Momochi, dettagliata come ne aveva parlato poco fa
il ragazzo. Veniva menzionato anche il suo stato di vedovo e genitore di una
attuale figlia di nome Ryou Momochi. Quelle informazioni potevano tornare loro
utili.
Sakura restituì il
foglio chiedendo: - Adesso abbiamo bisogno di trovare Izuma, è la nostra
missione e non possiamo rimandare. Dove possiamo trovarlo?
Il ragazzo ripose il
foglio in cima alla pila con delicatezza e vi poggiò sopra la mano. Sembrava
contrariato in un certo senso.
- Se non mi sbaglio, lo
potete trovare nel 4° settore. Vi spiego, la fiera è divisa in sei settori:
Stand culinari, giochi, attrazioni dinamiche, animazione, area eventi e area storica.
Izuma è un
marionettista e si occupa di un piccolo teatrino di marionette che attira molto
i bambini ma anche gli adulti. Per raggiungerlo vi basterà percorrere la via, i
settori sono segnalati da degli striscioni posti in alto tra due pali. Hanno all’incirca
la funzione di entrata o passaggio tra un settore ad un altro -. Tornò con il
busto dritto, prese i fogli e li ripose nel cassetto.- Una volta lì, chiedete. Ogni settore non è
poi così grande.
Il cassetto si chiuse
con uno scatto e tutto tacque di nuovo. I tre ninja ringraziarono cordialmente
per la collaborazione ed uscirono.
Una volta fuori dalla
villa ed aver finalmente riabbracciato l’aria fresca ed il sole, poterono
commentare l’evoluzione dei fatti dalla mattina a quel momento.
Sakura aveva mostrato
tranquillità e compostezza per tutto il tempo, insomma si era comportata da
ninja. Aveva nascosto le sue emozioni.
Le sue labbra si
smorzarono così come il viso, completamente teso e insicuro.
Quello
non era Naruto. Ma allora perché era così dannatamente simile a lui?
Un brivido la fece
leggermente sobbalzare, cosa che interruppe i suoi passi.
Shikamaru e Shino si voltarono
verso di lei, perplessi.
- Qualcosa non va
Sakura? Sei pallida -. Shikamaru le si avvicinò leggermente corrucciato ma
anche preoccupato. La ragazza alzò lo sguardo preoccupato, cosa che non sfuggi
ai ragazzi.
- La sua somiglianza
con Naruto… è spaventosa. Non è un modo di dire, nel senso che mi terrorizza
veramente… non so il perché -.
Nel frattempo, sopra di
loro, da una grande vetrata posta sulla fiancata dell’imponente villa, non
poterono notare due occhi che li stava osservando.
Angolo
autore:
Salve .-.
Porca ****!!! Due mesi che non
aggiorno!! Ma si può!?
Ah no! Adesso basta! Non dovrete più,
MAI PIU’ aspettare tanto per un capitolo!! Lo prometto!
Ogni restante capitolo sarà pubblicato
con un tempo massimo non superiore a 10 giorni! Devo farlo!
Per me, e per tutti voi che mi seguite
e siete tantissimi!
Scusate questi ritardi assurdi, non
accadranno più.
Addensi annuvolamenti
facevano mostra di ipotesi abbastanza veritiere: presto avrebbe incominciato a
piovere.
Nuvole nere e grigie,
portatrici di pioggia e temporali. Già in lontananza si potevano udire dei
tuoni poco rassicuranti.
Naruto e Ino erano in
viaggio già da circa cinque ore, ma non accennavano al minimo segno di
stanchezza. La resistenza dei ninja era ormai cosa risaputa e non impressionava
più di tanto, ma probabilmente ci si stupiva sempre un po’ di come potessero
essere maestri nell’agilità, di come il loro corpo risulti leggiadri e privi di
peso.
Passavano con destrezza
da ramo in ramo e avanzavano indissolubili verso la loro meta ancora lontana.
Ino viaggiava a pochi
passi dietro Naruto. Si era comportato bene e non le aveva dato alcun problema,
senza contare che, nonostante i giorni fermi in ospedale, sembrava in forma
come al solito. Si sentì un po’ più sollevata.
Guardò ancora una volta
in cielo. Aveva già notato di come l’azzurro fosse scomparso per lasciare
spazio a quel grigiore di ogni sorta di sfumatura. Il sole era ormai scomparso
e, più che le tredici del mattino, parevano le sette di sera.
- Senti Naruto, credo
che tra breve inizierà a piovere, dobbiamo trovare un riparo -.
Il ragazzo guardò in
alto, facendo sfoggio di un’espressione scocciata e priva di acconsentimento
verso quelle condizioni meteorologiche. In quell’istante, una goccia lo c’entrò
in un occhio. Frenò la sua corsa e Ino affianco a lui.
- Dannazione! -. Si
sfregò l’occhio e lo sbatté un paio di volte. Sbuffò.
La foresta, dapprima
quasi silenziosa, stava poco a poco divenendo un assordante concerto d’acqua
battente.
- Credo tu abbia
ragione, ma mi secca tardare il nostro arrivo -.
Si rivolse a Ino. -
Appena finito però, aumentiamo il ritmo. Intesi? -.
- Vedremo, per ora
cerchiamo una grotta o quant’altro, comincia anche a fare freddo -. Si sfregò
le braccia con le mani e rabbrividì appena. I suoi vestiti erano più adatti ai
mesi estivi come quello, ma ora le temperature parevano autunnali.
- Aspetta qui, salgo in
cima a quest’albero e controllo se ci sono grotte o qualche abitazione -.
Concentrò il chakra sui piedi e corse con facilità lungo il tronco fino a
sparire tra i rami. Nel mentre, Ino gli urlò di sbrigarsi. Poi starnutì.
- Mi sembra di vedere
una grotta a circa mezzo chilometro! - Urlò dalla cima dell’albero. Con un
balzo tornò sul ramo dov’era Ino che nel frattempo si stava soffiando il naso.
Sbarrò gli occhi e fece sparire immediatamente il fazzoletto nel borsello, poi
sorrise con inganno. Naruto la guardò perplesso senza capire.
- Bene, mezzo
chilometro hai detto vero? Muoviamoci allora che qui sta piovendo sempre più
forte! -.
In effetti, la pioggia
aveva improvvisamente aumentato d’intensità, ma erano comunque riparati dai
folti rami degli alberi e, in quel breve tratto di strada, riuscirono alla
meglio a salvare i vestiti.
Lì, a ridosso di una
collina calpestata da alberi e cespugli vi era effettivamente una grotta.
Dall’esterno non si poteva vedere molto ma pareva profonda e l’entrata era
grande all’incirca quanto un armadio di quelli di Ino. Quindi era abbastanza
spaziosa.
Dal ramo dov’era fermi,
fecero un ultimo salto verso il basso e percorsero i pochi metri di piazzola
desolata tra alberi e grotta. Entrarono, potendo finalmente sospirare di sollievo.
Ino diede un’occhiata a
come l’ambiente stava cambiando, e valutò la cosa.
- Il terreno sta
diventando una fanghiglia, una volta fuori non sarà facile andare veloci come
prima in quanto i rami umidi potrebbero farci scivolare e cadere -.
Sentì Naruto sbuffare
irritato e contrariato, probabilmente stava maledicendo il tempo e chi lo aveva
cambiato da sole in pioggia. Era meglio lasciarlo stare.
Guardò verso l’interno
del loro riparo, e non vide altro che buio. La cosa le risultava indifferente,
non ne aveva mica paura, più che altro era curiosa di cosa ci fosse all’interno.
Dopotutto era una ninja anche per il suo spirito d’avventura, cosa però poco
risaputa. A lei piaceva viaggiare, vedere posti nuovi e scoprirne. Quel che non
le piaceva era il costante pericolo che vige nel loro lavoro. Però ora non
c’era alcun guaio, dovevano aspettare che spiovesse e non avevano nulla da
fare.
Guardò Naruto con la
coda dell’occhio e assottigliò le labbra. Sperava avesse anche lui voglia di
addentrarsi all’interno della grotta. Poteva andarci da sola certo, ma era
sempre meglio essere prudenti.
- Naruto, senti -.
Il ragazzo smise di
lamentarsi e si volse curioso verso Ino. Da come sembrava rannicchiata con le
spalle pareva avere ancora freddo.
- Ah Scusami Ino, Ecco
-. E dettò ciò abbassò la zip della sua maglia, se la tolse e la poggiò per
bene sulle spalle della ragazza. Vi poggiò le mani come a volerla scaldare
ancor più e sorrise.
- Avrei dovuto
cedertela subito, spero ora vada meglio -.
Ino si dimenticò
completamente cosa stava per dirgli. Un momento prima lo chiamava e il momento
dopo, senza alcun preavviso, gli cede la maglia. Tra l’altro, se ne accorse
solo ora, era così calda e confortevole che d’improvviso smise di sentire
freddo. Afferrò entrambi i lembi e si coprì un po’ meglio.
- Grazie, ma tu… -.
- Io sto bene così,
forse non lo sai ma il chakra della volpe rende il mio corpo più caldo degli
altri, ecco perché difficilmente sento freddo -.
Sorrise, battendosi un
pugno sul petto. Vuole sempre dimostrare di essere più forte, anche in
situazioni banali come quella, pensò Ino un pochino rincuorata del fatto di non
provare più alcun brivido. Anzi, sentiva quasi caldo.
Rimasero in silenzio
per qualche secondo, quando ad Ino, come un lampo, tornò alla mente ciò che
stava per chiedergli.
- Ah Naruto, che ne
dici di esplorare la grotta? La pioggia non smette di cadere e non abbiamo
nulla da fare -.
Naruto osservò il buio
che sembrava mostrare un lungo corridoio. Guardò Ino, poggiata sulla parete
opposta della grotta che si stringeva nella sua felpa e la teneva chiusa con le
sue mani. Fece la tipica smorfia di quando ci si pensa su, una linea sottile di
labbra che smorzano verso il basso.
Osservò la pioggia, che
sembrava voler continuare ancora per molto. Non aveva molta scelta, e poi così
avrebbero fatto qualcosa.
- Va bene, dopotutto
sono curioso anch’io! -. Si diede la spinta con le spalle e si rimise dritto,
facendo poi cenno ad Ino di seguirlo.
Ino si staccò dalla
parete e, contenta, gli si affiancò. Il buio li inghiottì in pochi passi, che
si udirono ancora per qualche secondo. Poi le grida.
- Aveva detto terzo
settore? -.
- Quarto -.
- Me ne ero già
dimenticata -. Ridacchiò imbarazzata Sakura. Shikamaru sbuffò solamente.
- Ci siamo -. Lì
avvertì Shino.
Proprio come aveva
detto il Sindaco Nirate, tra due grossi pali impiantati nel terreno campeggiava
uno striscione che recitava: ”Area Animazione: Divertimento per Grandi e
Piccoli”.
Sembrava di essere
improvvisamente finiti nel paese dei balocchi. L’area ormai era stata quasi del
tutto allestita e i lavoratori si accingevano a ripulire il poco disordine che
regnava.
Sakura ovunque si
voltasse, non vedeva altro che concorsi a premi, pesche promozionali, tiri al
bersaglio, giocolieri da strada e, di tanto in tanto anche piccoli rivenditori
di cibarie e bevande.
Le persone, nonostante
il duro lavoro che stavano facendo sembravano comunque sereni e pronti per
affrontare i prossimi tre giorni con forza e dedizione. Dovevano essere
abituati ormai.
- Ma come troviamo
Izuma in mezzo a tutte queste persone? Chiediamo? -.
- Non sarebbe una
cattiva idea, così risparmiamo anche un po’ di tempo e ce ne torniamo prima -.
Aggiunse Shikamaru con il solito tono annoiato, non smetteva comunque di
guardarsi intorno e notare quanto nessuno facesse caso a loro.
- Mi scusi! -. Chiamò
Sakura un uomo che stava sistemando delle tavole nel retro bottega. Gli si
avvicinò.
- Sì? -.
- Salve signore,
volevamo chiederle dove possiamo trovare Izuma Momochi, il marionettista -.
Domandò gentilmente, mentre Shikamaru e Shino giungevano in quel momento.
- Izuma? È più avanti,
circa 50m sulla sinistra, il suo teatrino è molto piccolo ma lo noterete subito
-. Ringraziarono tutti e tre e ripresero a camminare.
- Se non fossimo in
missione mi piacerebbe proprio visitare questa fiera, qui si riuniscono commerciati
da tutte le regioni con ogni sorta di merce, chissà che non trovi qualcosa di
interessante -. Sakura era senz’altro quella più entusiasta per quella
missione, ma i suoi compagni di squadra sembrava non interessare più di tanto
il suo punto di vista.
Se fosse stata insieme
a Naruto avrebbe sicuramente ricevuto più attenzione da parte sua, senza
contare che avrebbe gironzolato incuriosito tra i vari banchi esposti. Insomma,
si sarebbe divertita anche lei in un certo senso.
Va bene che nelle
missioni, bisogna pensare solo al proprio dovere, ma un minimo di svago lo si
poteva anche concedere. Naruto faceva più o meno quello che gli pareva e se la
cavava sempre. Con qualche rischio, ma se la cavava.
In un certo senso
cominciava a mancargli la sua compagnia: rimproverarlo, prenderlo a pugni ma
anche cooperare con lui e vedergli fare la solita espressione del “va tutto
bene” anche quando è in fin di vita. Già, chissà come stava in quel momento.
Lo aveva lasciato a
Konoha con la promessa che gli avrebbe portato Izuma. Non riusciva a credere di
aver assunto la sua stessa posa di tre anni fa. Assurdo!
Però, gli era venuta
così. L’aveva buttata sul divertente, e Naruto l’aveva intuito subito.
Fece una smorfia
nostalgica e arrendevole, ora era con Shino e Shikamaru, gli shinobi più noiosi
di Konoha e non doveva lamentarsi con loro. Semplicemente, avrebbe svolto il
suo dovere.
Finalmente scorsero un
piccolo teatrino, che piccolo non lo era poi molto.
Era costruito in legno
e abbastanza grande da contenere tre - quattro marionette delle dimensioni di
un genin.
Di fronte, circa
quaranta posti a sedere sistemati in modo ordinato. Dopotutto l’ambiente
sembrava accogliente.
Si avvicinarono,
mantenendo comunque la guardia, e chiamarono.
- Izuma Momochi! Siamo
ninja di Konoha, dovremmo un momento parlarle! -.
Nessuna risposta.
- Che sia fuggito? -
Azzardò Sakura.
- Forse è semplicemente
uscito per una commissione -. Intervenne placido Shikamaru.
Udirono uno
scricchiolio alle loro spalle e si voltarono di scatto pronti a difendersi.
- Cercate qualcuno? -.
L’uomo davanti a loro
non sembrava avere l’aria pericolosa, sembrava un semplice lavoratore.
- Si, Cerchiamo Izuma
Momochi, lo conosce? -.
- Se conosco Izuma? È il
mio migliore amico da ormai trent’anni! Comunque piacere, mi chiamo Hayama
Shujo.
Anche i tre ninja si
presentarono, dopodiché chiesero dove fosse Izuma.
- Credo che il mio
amico sia andato nel paese vicino a comprare del legno per le sue marionette,
sapete per quegli affari ne serve uno lavorato in un certo modo -.
- Capisco, quando pensa
che tornerà?
L’uomo ci pensò su, poi
riprese.
- Credo tra un paio d’ore,
al massimo tre se si ferma in qualche locanda a rifocillarsi.
Shikamaru non trattenne
un sonoro sbadiglio, il solo pensiero di aspettare così tanto senza fare nulla
gli aveva fatto venire voglia di trovarsi un bel prato comodo su cui riposare.
Shino rimase
indifferente, dopotutto era un tipo abbastanza paziente.
A Sakura non piaceva
molto aspettare, ma dopotutto poteva prendere la cosa come l’occasione di dare
una bella occhiata a quel posto, probabilmente quell’anno non ne avrebbe avuto
l’occasione.
- Scusate ma,
sostanzialmente, voi chi siete?
- Ah già, abbiamo detto
solo i nostri nomi. Siamo ninja di Konoha e siamo in missione.
- E cosa c’entra il mio
amico nella vostra missione?
- È una questione
segreta e delicata, spiacente ma non possiamo parlarne.
- Capisco… però vorrei
dirvi una cosa in difesa del mio amico. Ne ha passate tante in vita sua,
perdendo la moglie e il figlio, seppur fosse un traditore. Non rendete la sua
vita ancora più difficile, ve ne prego -.
Le parole di Hayama erano
colme di preghiera e speranza, parole che difficilmente un amico riuscirebbe a
pronunciare con tale sentimento e forza d’animo. Dovevano volersi un gran bene,
e probabilmente quell’uomo davanti a loro, pensò Sakura, era rimasto accanto a
Izuma in tutte le disgrazie avvenute. D’improvviso si sentì in colpa per ciò
che doveva fare.
Si voltò verso
Shikamaru, ed egli intuì subito cosa voleva digli Sakura con quell’espressione
rammaricata.
- Per ora le indagini
portano a lui, se ci saranno altre spiegazioni stai certa che le troveremo. Se
devo dire la verità, anche a me qualcosa non quadra affatto. Soprattutto il
tempo di attesa prima di agire. Deve esserci un motivo.
- Lo scopriremo -.
Hayama li richiamò
ancora una volta, curioso di un altro fatto.
- Scusate ma, come
facevate a sapere che Izuma fosse qui? In genere solo le persone che sono in
quest’area sono a conoscenza della ubicazione dei loro colleghi. Dovete aver
chiesto a parecchie persone immagino - Constatò perplesso l’uomo. Fu Sakura a
rispondere.
- Ma no affatto! Siamo
passati dal Sindaco Nirate e ci ha dato precise indicazioni su come raggiungere
questo posto -. Sorrise allegramente Sakura, gli altri si limitarono a
confermare.
A pensarci bene era
stata una fortuna avere informazioni del genere in tempi tanto rapidi, avevano
risparmiato parecchio tempo.
Hayama restò per un
momento impassibile, poi inclinò leggermente la testa di lato e corrugò la
fronte.
- Chi? -.
I tre ninja non
capirono affatto quell’espressione.
- “Chi?” Che cosa? -
Chiese perplessa Sakura. Shikamaru però sembrava aver uno strano presentimento.
- Chi vi ha dato
informazioni sulla fiera? Forse non ho capito -.
A non capire
probabilmente era anche Sakura. Tentennò un momento ma rispose.
- I-il Sindaco Nirate,
no?
- Ma il paese dell’erba
è ancora in periodo di elezioni, il risultato delle candidature verrà reso
pubblico solo tra due settimane.
Sakura si sentì
paralizzare dalla testa ai piedi. Che significava tutto questo?
- Sta scherzando, vero?
- Affatto signorina.
Attualmente il paese dell’erba non ha alcun Sindaco.
Angolo
Autore:
Salve!
Cavolo sono in ritardo di due giorni!
Maledetti impegni!
Almeno non è passato un mese, e la
situazione sta per toccare punti critici! >.<
Ringrazio tutte le persone che hanno
recensito il cap precedente, scusate ma vado di fretta!
Ringrazio anche tutti i numerosissimi
lettori che hanno inserito questa storia tra preferite, ricordate e seguite! In
totale siete 98!!! OMG! ^0^
Sakura, Shino e
Shikamaru sfrecciavano rapidi attraverso la lunga strada costeggiata da banchi
e attrazioni di ogni tipo, alcuni ancora in fase di completamento.
Quel che avevano
scoperto non poteva essere vero, era difficile da credere anche dopo aver chiesto a più persone. Se quel
che diceva Hayama era effettivamente attendibile, allora erano finiti in qualcosa che non conoscevano.
Poco prima…
-
Non è possibile… -.
Shikamaru
sopraggiunse alle spalle di Sakura dopo che aveva chiesto all’ennesima persona
se ci fosse o meno un sindaco; a quanto pare erano stati ingannati.
-
La cosa si fa un po’ più complicata a quanto pare -.
Sakura
si voltò, confusa ma anche irritata.
-
Quel… quel maledetto! Chi diavolo era allora?! -.
-
C’è un’altra domanda prima da porsi: come dobbiamo agire? Sappiamo dove trovare
Izuma, non avevamo pensato ad imprevisti e ufficialmente non dovrebbero
interessarci -.
Sakura
era però preoccupata, assottigliava sempre le labbra quando lo era. Era vero,
avevano ricevuto delle informazioni ed ora la loro missione dipendeva dal
tempo.
Ma
chi, esattamente, gli aveva dato quei dati? E come? Perché? Ma soprattutto,
cosa c’entrava in tutto questo la somiglianza con Naruto? Una coincidenza?
-
Shikamaru, tutto questo sono sicura che sia collegato, non so in che modo però
-.
-
Su cosa basi queste tue ipotesi? - Chiese perplesso il ragazzo moro mettendosi
le mani in tasca e smorzando le labbra.
Sakura
strinse i pugni. Se c’era una cosa che aveva imparato negli anni, era che nelle
missioni ci sono casi di fortuna che si riconoscono subito. Tutto quello che
stava succedendo però sembrava più una serie di eventi strani e con alcun senso
logico.
-
Non esistono le coincidenze -.
Il
ragazzo non disse niente, in effetti neppure lui credeva che tutto quello non
fosse in verità collegato con la loro missione e tutta la faccenda accaduta a
Konoha e a Naruto.
Voltò
lo sguardo. Da lì era possibile scorgere una piccola parte della grande
magione.
-
Ho come l’impressione che siamo stati allontanati con l’inganno. Il solo fatto
che uno sconosciuto si sia spacciato per sindaco e abbia rovistato tra
documenti privati indica di per sé qualcosa di più che una bravata. Inoltre
aveva informazioni troppo dettagliate e sembrava così a suo agio nel parlare
con noi, come se avesse a che fare con molte persone tutti i giorni e allo
stesso modo fosse abituato ad essere posato e autoritario -.
A
Sakura quel discorso non piaceva per niente. In quel momento il dilemma
principale era se restare lì ad attendere o tornare indietro e trovare una
spiegazione a tutto.
In
quel momento tornò Shino.
-
Allora? - Gli chiese subito Shikamaru.
-
Tutti i partecipanti a quest’evento devono presentare una domanda di
partecipazione, con allegato un esaustivo modulo di informazioni che riguardano
la persona. Questi, in assenza del sindaco, vengono raccolti dal consiglio
comunale che si occupa di relegare queste informazioni in un luogo sicuro -.
-
E quale sarebbe questo luogo sicuro?
-
La cassaforte diquella villa laggiù.
-
Non mi sembrano così al sicuro, dato che ce li ha mostrati tranquillamente
prendendoli da un semplice cassetto -.
Shikamaru
convenne che Sakura l’aveva vista giusta. La cosa peggiore era che forse
qualcuno aveva preso possesso della struttura amministrativa e che ora aveva
ogni tipo di informazione su chiunque si trovasse lì.
-
Ragazzi, credo dovremmo fare luce su questa faccenda. Avere così tante
informazioni su così tante persone significa sapere anche che tipo di passato
hanno, e agire di conseguenza -.
Sakura
assunse un’aria confusa.
-
Che vuoi dire? -.
Shikamaru
guardò all’orizzonte. Dei grossi nuvoloni sembravano annunciare pioggia.
-
Se tu avessi un passato burrascoso, preferiresti tenerlo all’oscuro,
soprattutto alle persone che ami e che magari non ne sanno nulla -.
Un
brivido le percorse la schiena. In seguito, una folata di vento le scompose i
capelli mentre i suoi occhi sembravano reduci da una brutta avventura tra le
tenebre.
-
…E se cadessero nelle mani sbagliate, quelle persone risulterebbero in pericolo
e farebbero di tutto per salvare i propri cari -.
Shikamaru
annuì. Shino sospirò con un certo senso di irritazione, molto lieve perché qualcuno
se ne accorgesse, ma come tutti, anche lui provava delle emozioni, come anche
la frustrazione.
Sakura
strinse così tanto i pugni che a Shikamaru parve di sentire delle ossa
frantumarsi. Capiva quel che la ragazza stava provando, d’altronde a chi non
piaceva una tale ingiustizia?Prese un po’ di coraggio e finì il discorso per
lei.
-
Quindi, Izuma potrebbe essere stato costretto a fare qualcosa che non voleva?Poi
non sappiamo praticamente nulla di sua figlia. Dov’è?-.
Un
altro scricchiolio. Alzò lo sguardo verso la ragazza, e decise di
indietreggiare ancora.
La
testa china nascondeva quasi del tutto il suo viso, da come il suo corpo
tremasse, intuì che era estremamente tesa. E arrabbiata.
-
Come… Come possono essere così infami e lascivi?! -. Disse tra i denti. Alzò lo
sguardo di scatto e i due ragazzi non poterono trattenere un sobbalzo.
Ogni
tratto del viso era teso e in procinto di esplodere da un momento all’altro. E forse
sarebbe successo davvero. Gli occhi, verdi e brillanti, ora sembravano
posseduti dall’ira in persona. Shikamaru pensò che forse quegli occhi avrebbero
incenerito davvero qualcuno se solo lei l’avesse voluto. Cercò di riprendere il
controllo della situazione.
-
Sakura, ora la cosa migliore da fare è verificare come stiano davvero le cose.
Abbiamo solo formulato ipotesi quindi non abbiamo alcuna prova -.
Era
vero. Ma se fosse stato così?
La
ragazza rilassò un po’ i muscoli, ma mantenne comunque un’espressione furiosa
sul volto.
-
Shika, se le tue ipotesi sono giuste, allora qualcuno la pagherà molto cara.
Sia di aver approfittato degli errori passati di chi ha avuto la forza di farsi
una vita… -. Un altro scricchiolio. Dal suo pugno sinistro. -…Sia per aver
approfittato di tutto questo per far del male a Naruto! -.
Un
pensiero istantaneo, che raggiunse tutti e tre e, capirono al volo di aver
avuto in modo simultaneo. Fu Shikamaru a dare voce per tutti.
-
Se le nostre supposizioni sono esatte, chiunque sia ce l’ha a morte con Naruto
-.
-
Non mi sorprenderebbe se fosse proprio quel sosia buffone!
-
Calma, per il momento torniamo indietro, abbiamo tempo prima che Izuma ritorni
-.
Si
diedero uno slancio, e corsero via, verso il loro nuovo obiettivo: la magione
comunale.
I pensieri erano
confusi e offuscati, non vedeva altro che buio davanti a sé e non riusciva a
capire se quello fosse un sogno o la realtà. Sbatté le palpebre, tastò allargò
un po’ le braccia per alzarsi a sedere, quando la sua mano incontrò qualcosa
vicino a lui. Sembrava stoffa.
- Che roba è? - pensò perplesso. Era qualcosa di morbido, caldo e
confortevole, nell’aria sembrava aleggiare anche un certo profumo familiare e
gradevole. I suoi occhi si stavano poco a poco abituando all’oscurità, quando
la figura affianco a sé mugugnò e si mosse.
- Ahi… che male… -.
Riconobbe subito la
voce di Ino, e si mise subito in ginocchio per aiutarla a mettersi seduta. Nell’ombra,
riconobbe anche di avergli palpato il sedere, ma non glielo avrebbe mai detto,
neppure sotto tortura.
- Ehi Ino, Stai bene?
-.
- N-Naruto, sei tu?
Credo di sì, ho solo preso una bella botta -.
Con delicatezza si mise
seduta, tenendosi però il viso con una mano, forse aveva battuto la testa.
Naruto sentì solo un dolore costante alla schiena, ma nient’altro. Si rialzò e
guardò in alto.
- La grotta ha un bel
buco nel sentiero, e noi ci siamo caduti dentro - Costatò pensieroso.
Si guardò in giro ma il
buio era troppo fitto e la poca luce proveniente dalla superficie non bastava
ad illuminare lo spazio sottostante.
Anche Ino si rialzò,
seppur con un po’ di sforzo. Si pulì i vestiti dove le sembrava si sentire
terriccio e sbuffò.
- Ma tutte a me devono
sempre capitare? Mai una volta che me ne vada bene una!
- Hai voluto tu
visitare la grotta, io non c’entro nulla -. Rispose senza neppure abbassare la
testa dalla superficie che stava osservando. Ino lo guardò male, ma tanto lui
non poteva vederla.
- Secondo me sei tu a
portare sfortuna! Ogni volta che ci sei accadono le peggiori situazioni!
Naruto svincolò il suo
pensiero corrente e cercò di inquadrare con la poca luce la figura di Ino. La
trovò e gli si avvicinò con irritazione fino ad averla di fronte. Ora la vedeva
abbastanza bene, sembrava seccata.
- Ora dai la colpa a
me?! Non puoi dare sempre la colpa alle circostanze, e comunque sarebbe potuto
capitare a chiunque!
- E tra miliardi di
persone, proprio a me?!
- A qualcuno doveva
succedere, non lamentarti -. Naruto non riusciva a capire quella ragazza, non
poteva semplicemente accantonare la cosa come un semplice incidente? Perché doveva
rimetterci solo lui?
Ino si arrabbiò ancor
più e gli diede una spinta contro il muro. - Sei proprio odioso! -.
In quell’istante, una
luce accecante costrinse entrambi a coprirsi gli occhi.
- Ma che cavolo…! -.
Dopo pochi secondi, la
luce sembrò attenuarsi così, lentamente, tolsero le mani. Non
potevano crederci.
- Che diavolo… Luce
elettrica in fondo a una grotta? -. Disse sorpreso Naruto.
- Forse è una miniera.
Guarda, le lampade formano un lungo corridoio! – E gli indicò la via. Effettivamente, quella parte sottostante continuava lungo un passaggio
tutto illuminato che andava a curvarsi.
- Un momento, ma come
mai le luci si sono accese? -Diede voce
ai suoi pensieri Ino.
Naruto si voltò sulla
parete e gli indicò un interruttore.
- Probabilmente devo
averlo attivato con il gomito quando mi hai spinto contro il muro… Ehi
guarda! - E gli indicò la parete lungo la quale erano caduti.
Ino voltò lo sguardo e
vide una lunga scala incastrata nella roccia che scendeva fin lì. Si sorprese
non poco.
- Forse è davvero una
miniera, ma se così fosse dovrebbero esserci dei binari, e io qui non ne vedo.
Tu che ne pensi Naruto? -. Ma non lo vide più. Svoltò la testa e lo ritrovò
lungo il corridoio che gli urlava di seguirlo.
- Dai vieni! Non sei
più curiosa? - E corse via, sparendo dietro l’angolo.
- Ehi, aspetta!
Fermati! -.
Una volta raggiunto gli
diede un pugno in testa che gli fece mangiare la terra.
- Così impari a non
ascoltarmi mai -.
Il ragazzo si rialzò a
fatica massaggiandosi il capo e propose comunque di esplorare la grotta.
- Non so, abbiamo una
missione ricordi? -.
- Certo che lo so! Ma
fuori, se ascolti bene sta ancora piovendo, e poi tutto questo è troppo
misterioso! Dai, non dirmi che non sei curiosa anche tu! -.
Se era curiosa? Non
vedeva l’ora di scoprire cosa fosse davvero quel posto, però un minimo di
timore c’era.
- E va bene, però tu
rimani al mio fianco, intesi? - Più che un ordine, sembrava quasi una
preghiera. Se ne accorse e schiarì la voce.
- Allora andiamo! - E
lo precedette lungo il cammino. Naruto sorrise appena e si apprestò a seguirla.
La struttura morfologica
era semplice: una grotta abbastanza regolare, come fosse
artificiale, e magari lo era davvero. Ciò che sorprendeva era l’illuminazione.
Non sembrava recente, ma abbastanza retrò.
- Secondo te dove ci stiamo
dirigendo, verso il centro della terra? -. Scherzò il ragazzo sorridendo e
agitando le mani per dare enfasi alla frase. Ino fece una smorfia.
- Piantala scemo,
potrebbe anche essere una struttura governativa camuffata -.
- Se così fosse non
dovrebbe esserci qualcosa per mantenere la sicurezza? -.
- Anche questo è vero. Se
devo dire la verità sono a corto di idee -. Sospirò affranta Ino. Naruto invece
assunse un’aria pensierosa e anche un po’ preoccupata.
- E se fosse il ritrovo
di una banda di banditi? È in un posto segreto e difficilmente accessibile,
potrebbe essere -.
- Oh insomma! Sempre a
pensare al peggio tu eh! -. Gli rinfacciò irritata, con però la speranza che
avesse torto.
- Stavo solo dicendo
che potrebbe essere così, d’altronde, cos’altro ti sembra?
Ino non seppe trovare
le parole per rispondere e d’improvviso desiderò uscire di lì. Si fermò.
- Senti, abbiamo visto
abbastanza, usciamo di qui -. Sussurrò, abbastanza forte da poter essere udita.
Naruto intuì che le sue parole l’avevano spaventata. Gli si avvicinò e le posò
una mano sulla spalla dove era la sua tuta. Lui era ancora con la sola maglia
nera a maniche corte.
- Dai tranquilla, sei
una ninja molto forte, e sei insieme al migliore! Che potrebbe mai succederti?
Ino non riusciva a
capire come potesse avere quel potere. Un suo sorriso e delle parole semplici
dette con una tale sicurezza e un tono divertente, così da smorzare tutta la
paura di quel momento, bastavano a infonderle coraggio e sicurezza. E poi,
riusciva a farla sentire protetta. Lo guardò un momento interdetta, senza
sapere cosa dire o fare, poi gli diede le spalle, lasciandolo confuso.
- Non montarti sempre
la testa, non sei così forte, e comunque so cavarmela da sola -.
Naruto restò un momento
sorpreso, si stava offrendo di proteggerla e gli rispondeva così? Sbuffò e gli
fece una linguaccia, alla quale aggiunse: - Rimani pure qui da sola se vuoi, io
vado avanti! -. E se ne andò.
Ino nel frattempo,
stava cercando di spegnere il calore che sentiva sul viso.
- Idiota -. Mugugnò solamente.
Nel frattempo, Naruto
si era allontanato di qualche decina di metri e raggiunse una curva, svoltò l’angolo
e restò fermo lì, attonito.
- Ino! Ino, vieni qui! -
Urlò, scostando leggermente il capo dietro di sé, senza però perdere il
contatto visivo da ciò che osservava con tanta dedizione. Dopo pochi secondi,
sentì i passi in corsa di lei farsi sempre più nitidi.
- Eccomi, che succede?
-. Si affiancò al ragazzo e poté anche lei sorprendersi, mentre un forte vento
sferzò sui loro volti.
Su una cosa Ino aveva
ragione, la grotta finiva all’aperto. Solo che sembrava piuttosto di essere
finiti in un profondo cratere dal quale, se ne accorsero solo dopo osservando
il cielo, attraverso i rami che ricoprivano quell’enorme buco filtrava la
pioggia che ancora imperterrita batteva la terra in superficie; di giorno, con
molta probabilità, quel luogo doveva essere illuminato da pochi raggi solari.
- Wow! - Dissero all’unisono.
- Ma è magnifico! Guarda
che vegetazione! E tutto all’interno di quest’enorme buco scavato nella
terreno! - Aggiunse euforico senza smettere di guardarsi intorno.
- Ino era molto
sorpresa e d’improvviso, l’eccitazione dell’avventura e della scoperta tornò a
scorrere nelle sue vene. Sorrise felice, in modo spontaneo e forse senza
rendersene conto, e non esitò un momento a prendere Naruto per il polso e
trascinarselo dietro, alla scoperta dell’ignoto.
- È meraviglioso! Quest’ambiente
è così romantico e straordinario che… che… oddio non trovo le parole! È semplicemente
un sogno! -.
- Siamo sicuri che la
mia teoria del centro della terra sia da buttare? - Azzardò Naruto, mentre
cercava di liberarsi dalla presa ferrea e euforica della ragazza.
- Non dire fesserie,
questo luogo sembra così magico! -.
Quella specie di conca
era riversata in una selvaggia vegetazione. Alberi, cespugli e liane erano l’aspetto
primario che si poteva notare, in seguito poteva saltare all’occhio alberi da
frutto e un piccolo fiumiciattolo che probabilmente si formava nelle giornate
di pioggia come quella. Ino avanzò attraverso la foresta con al seguito Naruto
che non veniva lasciato un momento dalla ragazza. C’era una specie di sentiero
calpestato che l’attraversava, come se qualcuno ci venisse abitualmente.
- A pensarci bene, questo luogo non può essere inesplorato, altrimenti
non avremmo trovato un corridoio illuminato -.
Questo pensiero
demoralizzò un po’ Ino. Rallentò la falcata e lasciò la presa dal polso di
Naruto che si arrestò insieme a lei.
- Qualcosa non va? - Chiese
perplesso. Ino sospirò e rispose.
- Avendo trovato un
luogo illuminato, è palese pensare che qualcuno ci sia stato prima di noi -.
- E con ciò? Questo
posto non ti sembra più meraviglio? -.
- Sì, è bellissimo. Ma
avrei preferito essere la prima -.
- “I primi”, correggiti
-. Ino si votò senza capire. Il ragazzo sorrise e indicò lei e poi se stesso.
- “Avrei preferito che
fossimo i primi”, così la frase suona meglio no? D’altronde, sono qui con te -.
Ino sentì d’improvviso
quel fastidioso calore all’altezza del viso, e non voleva assolutamente
mostrarlo, perciò gli diede le spalle e ricominciò a camminare dicendo: - Non
abbiamo ancora finito di esplorare questo posto, andiamo! -.
- Sempre la solita -.
Sospirò Naruto. Comunque la situazione non gli dispiaceva affatto, quel posto
piaceva anche a lui e poi aveva bisogno di un po’ di avventura che non
riguardasse una missione. Gli venne in mente che non era il momento di pensare
al divertimento, piuttosto doveva correre nel paese dell’erba e aiutare Sakura
o quella sensazione che pervadeva in lui non sarebbe mai scomparsa. D’improvviso,
sentì la voce di Ino.
- Naruto! Vieni a
vedere! -.
Si ridestò dai suoi
pensieri e in un lampo attraversò il poco sentiero che era rimasto tra gli
alberi. L’ultimo tratto era in salita, ma riusciva comunque a vedere Ino. Sembrava
osservare qualcosa. Una volta uscito tra gli ultimi rami, si affiancò alla
ragazza e vide anch’egli qualcosa che lo stupì. Una sorpresa dietro l’altra
quel giorno!
- È una casa? -.
- No, è un nanetto da
giardino gigante. Certo che è una casa! -.
- Sei simpatica quanto
una scheggia di legno conficcata nella pelle! -.
- Ripetilo se hai il
coraggio! -.
Davanti il loro
battibecco, si ergeva una casa in legno su due piani dall’aria trasandata,
vissuta. La vegetazione ne aveva ormai inghiottito il tetto e quasi del tutto
le mura, ma le finestre e la porta sembravano in buono stato. Sulla sinistra,
una fontanella di pietra, con in cima un pesciolino che in passato doveva aver
sgorgato acqua cristallina. Ora la vaschetta era solo un ammasso di liquami
scuri e la pietra era invecchiata con il tempo.
Quella che prima doveva
essere stata una bella aiuola colma di bei fiori, ora si poteva solamente
riconoscere delle pietre scure e sporche a creare una forma ovale. All’interno,
solo fango ed erbacce da estirpare.
La vegetazione aveva
ormai inghiottito il tutto senza pietà, caratterizzando l’ambiente a suo
piacimento.
Nel frattempo, i due
biondi avevano smesso di litigare e si erano decisi ad entrare. Percorsero quel
che sembrava un vialetto malandato ed arrivarono alla porta. I cardini erano
arrugginiti ma comunque non era così malaccia, così come le assi che
costruivano la casa.
- Apro? -.
- Se vuoi aspettiamo
che sia apra da sola -.
- Apro -. disse irritato.
Girò la maniglia e la porta si aprì con un forte cigolio.
L’interno era
sicuramente meglio dell’esterno. Teli bianchi coprivano i mobili dell’ingresso,
la polvere era sottile lungo il pavimento e in cima, un lampadario aveva l’aria
malandata ma in buono stato.
L’ingresso era
abbastanza ampio e i muri divisori sembravano non esistere. Faceva mostra sulla
destra una cucina e sulla sinistra la tavola da pranzo, per quel che sembrava.
- Non sembra male,
vero? - Disse Naruto mentre entrava.
- Già, chissà chi ci ha
vissuto qui -.
- Chissà -.
Aprendo la porta,
Naruto si era accorto che dietro questa vi era un piccolo mobiletto senza veli
e sopra una cornice. La prese tra le mani e la liberò dalla polvere con un
soffio. Tossì.
- Ma che stai facendo? -.
Ino gli si avvicinò e sbirciò la foto che teneva in mano. Una famiglia.
Un uomo alto e castano,
con al fianco una donna bellissima e dai capelli rossi. Sorridevano entrambi
nelle braccia dell’altro. Tra loro, un bambino dai capelli castani che doveva essere loro figlio. Anch’egli
sorrideva e tra le mani teneva contento un kunai con legato un nastro rosso. Doveva
trattarsi di un regalo.
- Sembra una famiglia
felice -. Sorrise leggermente Ino, parlando in un sussurro. Naruto osservò
quella foto con malinconia prima di rimetterla al suo posto.
- Già -. Disse
solamente, poi avanzò per il corridoio fino a raggiungere la prima porta sulla
sinistra. Ino lo seguì senza fiatare.
- Sembra uno studio -.
Naruto entrò ed osservò ciò che c’era. Anche Ino oltrepassò la soglia: la finestra aveva le
tapparelle tirate giù ma entrava comunque abbastanza luce da poter illuminare l’ambiente.
Sotto di essa, una scrivania con moltissimi fogli sparsi sopra. Incuriosita, si
avvicinò per dare un’occhiata.
Naruto aprì un armadio
che era lì ma non trovò nulla all’interno, e lo richiuse. Vicino, c’era una
porta che aveva tutta l’aria di essere un ripostiglio. Era tutto intenzionato
di aprirla, quando il richiamo di Ino lo distrasse.
- Naruto, è meglio se
vieni qui… -. Naruto non poté notare con quanta preoccupazione Ino aveva detto
quella frase. Turbato, gli si affiancò.
- Che succede Ino? -.
- Su questa scrivania
ci sono fogli pieni zeppi di lettere e cancellature, che sembrano casuali. Però
su questo ho letto qualcosa di preoccupante -. Naruto prese il foglio in
questione e vide che c’erano diverse lettere casuali e scarabocchi, ma in primis
spiccava una frase chiara come il sole:
Ucciderò
Naruto Uzumaky
Naruto era un tipo che
riusciva a mantenere la giusta lucidità quando si trovava in uno scontro, ma
leggere un desiderio di morte riferito a lui lo turbò parecchio.
Ino cercò di prenderla
con leggerezza.
- Certo che hai nemici
proprio dappertutto eh? -.
- A quanto pare… ma che
significa il resto?
Ino prese un altro
foglio e vide che sopra vi erano scritte delle lettere apparentemente casuali,
ma con però un certo ordine:
U D N T U Y
C E A O M
C R R U A
I
O U Z K
- Sembra un codice. -
Disse Ino, più a se stessa che a qualcuno in particolare.
Naruto si sporse per
osservare meglio quel gruppo di lettere, lesse:
- Uc-ci-de-rò-Na-ru-to-U-zu-ma-ky-
. Scandì lentamente, come se faticasse a leggere in quel modo, ed era così. Ino
lo guardò confusa.
- Cosa? -.
- Ma sì! Leggi questo
gruppo di lettere da sinistra a destra e dall’alto in basso! -.
Ino fece che gli aveva
detto si accorse che veniva fuori proprio quella frase. Era sempre più confusa.
- Ma perché fare una
cosa del genere? Non ha senso! -.
- Non chiederlo a me!
-. E prese un altro foglio. Questo mostrava le stesse lettere di prima, ma
affianco, con unafreccia, venivano
indicate quelle che sembravano le stesse lettere, ma con un disordine diverso:
K Z U O I
A U R R C
M O A E C
Y U T N D U
- E queste? - Indicò corrucciata Ino.
- Sembrano le stesse
lettere. - Azzardò Naruto. - Solo che hanno un senso diverso, non riesco a
capire perché -.
- Aspetta! - Ino avvicinò
ancor più il foglio al viso e lo esaminò con attenzione.
- Ino? Non vedo se
avvicini così il foglio -.
- Zitto! Sto leggendo!
-. Naruto mugugnò qualcosa di incomprensibile, che dall’espressione seccata,
sembrava una mezza offesa.
- Ho capito! -. Esplose
Ino, spaventando il ragazzo che sobbalzò.
- Accidenti a te e
calma il tuo entusiasmo!
Ino non gli diede retta
e gli spiaccicò il foglio in faccia.
- Guarda qui! -.
- Non vedo se lo metti
così vicino! - Sbraitò, allontanando il foglio.
- Quanto sei noioso, ti
faccio vedere. È semplice, basta leggere da destra a sinistra e dal basso verso
l’alto. La frase è sempre la stessa!
Naruto diede un’occhiata
e convenne che Ino aveva ragione; e ora?
- Non so te, ma io sono
sempre più confuso -. Disse Naruto grattandosi la testa e guardandosi intorno.
- Guarda qui! C’è il
simbolo della foglia su questo foglio! -. Naruto non perse tempo ed osservò il
prossimo indizio, che stavolta includeva il simbolo della foglia con la solita
freccia che indicava le lettere appena decifrate da Ino.
- Questa cosa è
particolare, che indichi che la foglia sia il tuo paese?
- Perché segnarlo? È una
cosa semplice da ricordare -.
- Oppure bisogna unire
le lettere con qualcosa che riguarda la foglia… -.
Ino era senz’altro
quella più curiosa di decifrare quegli strani codici, la cosa la intrigava non
poco, e poi Naruto ne era in qualche modo coinvolto per cui dovevano per forza.
- Guarda Ino, su questo
foglio forse c’è la situazione! -.
Il foglio mostrava
esattamente le stesse cose di quello precedente, tranne che per un particolare:
K Z U O I
A U R RC
M O A E C
Y U T N D U
- Perché queste lettere
sono state cancellate? -.
- La smetti di fare
domande così ovvie?! Fammi esaminare questo documento! -. E ridestò l’attenzione
su ciò che aveva davanti: quelle lettere, il simbolo della foglia e a seguire
alcune lettere cancellate. Forse aveva la soluzione.
- Naruto, non ti sembra
che le lettere cancellate abbiano la forma della foglia?
- Fammi vedere… Ehi! È vero!
Sovrapponendo il simbolo della foglia a queste lettere otteniamo quelle
cancellate! Brava Ino! -.
- Sì ok, adesso vediamo
che lettere abbiamo ottenuto -.
I R R O A E Y
U T N
Naruto frugò con
attenzione le varie carte sparse, finché non trovò quel che sperava di trovare.
- Eccolo! Su questo ci
sono le stesse lettere -.
- Fammi vedere…
accidenti, quante cancellature… sembra che qualcuno abbia cercato di ottenere
una qualche parola da queste lettere -.
- Vuoi dire che è un
anagramma?
- Esatto, cerca il
foglio con la soluzione.
Ino stava cercando il
prossimo foglio, ma sembrava non esserci nulla che si riferisse al risultato
finale.
- Oh insomma! Siamo
così vicini! Naruto aiutami!
Il ragazzo era
intentoperò ad osservare quelle lettere
sparse, cercando di ricavarne qualcosa.
- Qui sembra non
esserci nulla. - Sospirò tristemente Ino. Si volse verso Naruto. Leggeva con
attenzione ogni lettera e sussurrava parole che Ino non capiva. Sospirò ancora.
- Uffa, non è giusto! -
E diede un calcio alla sedia della scrivania. Da quest’ultima cadde un foglio. Ino
lo vide e d’improvviso sembrò ribollire di eccitazione. Lo prese lentamente e
con mani tremanti.
- Naruto, guarda -. Il
ragazzo sollevò la testa e vide che il foglio di Ino mostrava la fine dell’enigma.
Lo lesse:
Y U O R→ RYOUA
E T N R I→ NIRATE
Ino e Naruto lessero
lentamente quel nome. Poi si guardarono in faccia, e insieme esclamarono: - E
chi sarebbe?! -.
Angolo
autore:
Salve!
Mamma mia che mazzo! Un super capitolo
tutto per voi! ^^
Scommetto che una cosa del genere non
ve la aspettavate, vero?
Ringrazio Endoina95, Ernesto507 e
gademo per aver recensito il cap precedente ^^
Inoltre, ringrazio tutte e dico tutte
le persone che ancora mi seguono :’)
Questo cap è arrivato prima, spero ve
lo siate goduto! :D
Il costante scroscio
della pioggia riempiva lo spazio circostante con il suo dolce e malinconico
lamento. Gli intricati rami che fungevano da tetto a quella specie di cratere
naturale trattenevano abbastanza l’acqua a non permettere allagamenti
rivelanti. Questo era un bene o Naruto e Ino si sarebbero ritrovati con l’acqua
fino alle caviglie nonostante il tetto sulla loro testa. Quello della casa.
Erano ancora lì, a
raccapezzarsi sulla situazione appena creata, alle scoperte che li avevano
abbastanza scossi, soprattutto Naruto.
Ino non faceva altro
che camminare avanti e indietro, borbottando tra sé mezze frasi e gesticolando
in modo alquanto bizzarro. Il ragazzo se ne stava invece poggiato alla parete.
Nella mano, il foglio sul quale compariva quel nome, Ryou Nirate, ottenuto con
la crittografia di una frase che lo turbava; una minaccia di morte.
Certo, era abituato ad
incontrare nemici che volessero ucciderlo, ma leggerlo in un luogo così isolato
metteva soggezione. Sembrava quasi una vendetta covata negli anni.
- Che ne pensi? -.
Ino si fermò in mezzo
la stanza guardando Naruto senza capire. Per risposta il ragazzo gli sventolò
il foglio davanti la faccia. Ino fece una smorfia e sbuffò.
- Davvero, non lo so.
Ma penso che qualcuno stia usando quel nome per nascondere il proprio, e la
cosa che mi da i brividi è che ha usato una frase piuttosto esplicita per
crearlo. Come volesse marcare a vita la sua promessa di ucciderti e intendesse
per sempre portarla con sé -.
Naruto lanciò un’occhiataccia
alla ragazza prima di staccarsi dalla parete e poggiare quel foglio sulla
scrivania.
- Non sei molto
incoraggiante sai? -
- E che dovrei dirti?
“Tranquillo, sarà solo uno scherzo di qualche burlone che si è nascosto nelle
viscere di questo buco per fantasticare sulla tua splendida persona!” -. La sua
accentuata enfasi nelle parole era piuttosto fastidiosa, ma non sentì repliche.
- Bé, semmai si farà
avanti qualche nemico io lo sconfiggerò, semplice no? -. Il sorriso che mostrò
voltandosi era sempre il solito e spensierato. Ino rimase spiazzata.
Non seppe proprio come
rispondere a quell’espressione così serena, se fosse stata al suo posto
probabilmente avrebbe provato ansia, preoccupazione e timore. Di una cosa era
sicura però, Naruto non era proprio sereno per quella storia ma era altrettanto
certa che avrebbe venduto cara la pelle di fronte a qualsiasi nemico. In fin
dei conti era tranquilla e fiduciosa che tutto si sarebbe risolto.
Istintivamente sorrise
anche lei, forse inconsciamente e senza alcun motivo, però lo fece. Era bello
sorridere davanti un altro sorriso.
Improvvisamente un
rumore li irrigidì. Sembrava uno strascichio metallico.
- Cos’è stato? -.
- Sembrava provenire da
lì -. Naruto indicò la porta che sembrava nascondere un ripostiglio, quello a
cui poco prima voleva dare un’occhiata. Si avvicinò cauto, senza fare alcun
rumore. Ino lo seguì a ruota portandosi dietro di lui. Allungò una mano fino al
pomello, lo strinse appena e un con un flebile cigolio sbloccò la maniglia.
Fece un cenno Ino che annuì e si portò davanti la porta, pronta a scagliare una
serie di kunai. Con uno strattone aprì la porta e si nascose sulla parete. Ino
strinse la presa sulle armi e… cadde una scopa.
Silenzio.
Naruto si affacciò alla
porta e non vide altro che un buco che conteneva strumenti per i soliti lavori
domestici. Un ripostiglio insomma.
- Falso allarme -. Il
biondo si rilassò mentre Ino faceva dei gestacci alle sue spalle.
Io lo ammazzo, mi ha fatto prendere
un colpo!
Ripose
le armi e, con aria stizzita, superò il ragazzo per poter dare un’occhiata.
La
flebile luce fredda metteva in penombra quei cinque metri quadrati, però si
poteva distinguere solo delle assi mezze marce alle pareti e dei vecchi
utensili da lavoro che non venivano utilizzati da diversi anni.
-
Qui non c’è nulla -.
Naruto
era davanti alla porta, proprio dietro Ino e anche a lui sembrò non esserci
alcun ché di rivelante in quel luogo. Alzò lo sguardo e vide che attaccata al
soffitto vi era una sottile catenella.
-
Aspetta Ino, forse la luce funziona ancora -.
-
Cosa? -.
Allungò
il braccio e tirò. Uno strano rumore di meccanismi in funzione li circondò
improvvisamente finché una botola non si aprì ai piedi di Ino, che precipitò
con un grido.
-
Ino! -. Naruto non ci pensò due volte e si lanciò all’inseguimento della
ragazza. Dopodiché la botola si chiuse.
-
Eccoci arrivati -.
La
squadra 3S era di nuovo di fronte il grande municipio del paese dell’erba e
stavolta non avevano intenzioni cordiali.
Senza
tante pretese entrarono con abbastanza irruenza e la prima cosa che notarono
era che l’uomo che era al bancone non c’era più. Sakura digrignò i denti.
-
Immaginavo fosse un suo complice, ce la pagherà anche lui -.
Con
velocità presero le scale e in poco tempo arrivarono davanti la porta
dell’ufficio. Qui, a bassa voce, decisero il da farsi.
-
Niente mosse azzardate - disse immediatamente Shikamaru, notando l’impazienza
di Sakura.
-
Odio chi mi fa perdere tempo, e quel tizio merita una punizione, chiunque sia
-.
-
Dobbiamo fare attenzione, chiaro? E comunque non sappiamo se è ancora lì dentro
-.
Entrambi
annuirono. Shikamaru e Shino si posizionarono ai lati della porta mentre Sakura
si mise al centro, pronta ad entrare in azione.
-
Via! -.
Con
un calcio sfondò la porta ed entrarono velocemente. Sembrò non esserci nessuno,
a parte la poltrona dietro la scrivania che volgeva alle vetrate. Mantennero
alta la guardia e avanzarono lentamente.
-
Ninja di Konoha, come mai questo trambusto? -.
Quella
voce mostrava una tranquillità disarmante. Quindi non si era mosso da dove lo
avevano lasciato.
I
tre si scambiarono uno sguardo d’intesa ma non dissero nulla.
-
Oh, devo evincere che la vostra non sia una visita di cortesia? -.
-
Chi sei? -. A Sakura quel tipo non faceva nessuna paura e probabilmente la
motivazione era data dalla faccia che portava. Questo la innervosì ancor più.
-
Chi sono? Ma ve l’ho detto, sono Ryou Nir… -- Piantala! -.
Il
ragazzo non si era ancora mostrato ma Sakura era abbastanza vicina da poter
distintamente udire un sospiro di rassegnazione. Sembrava così tranquillo.
Lentamente,
Ryou si alzò in piedi. Elegante come poco prima, ripose la poltrona al suo
posto e guardò con disinvoltura tutti quanti. Poi sorrise.
-
Come lo avete capito? -.
-
In paese hanno detto che non c’è alcun sindaco, e lì abbiamo fatto due più due
- rispose per tutti Shikamaru. Il ragazzo si portò una mano alla testa con un
po’ troppa enfasi nel ricordare quel particolare.
-
Ah già, dimenticavo l’avvicinarsi delle elezioni. Bé era cosa ormai risaputa e
tenervelo nascosto non sarebbe servito a molto, io mi sono solo divertito a
interpretare la parte -.
Ryou
sorrise bonariamente, come se quello per lui non fosse stato altro che un gioco
e che ognuno avesse avuto un suo ruolo in tutto.
-
Che ci fai qui? Chi sei? -.
Il
ragazzo guardò la ninja con i capelli rosa che sembrava la più combattiva del
gruppo. Ma lui questo lo sapeva già.
-
Chiamatemi Ryou Nirate, è quello il mio nome. Per l’altra domanda posso anche
rispondervi -. Aggirò la scrivania e si mise a sedere sopra.
-
Stavo controllando alcuni documenti riguardanti i partecipanti alla fiera, e
tra questi c’è una persona in particolare che mi interessa. Trovarla non è
stato facile in quanto aveva cambiato nome e faccia -.
La
nota triste con cui parlava l’aveva decisamente sorpresa, ma non per questo si
fece intenerire.
-
Chi è questa persona? - Intervenne Shikamaru. Ryou sorrise malinconico.
-
Mia madre -.
Nessuno
fiatò. Sakura cominciava a credere che quel ragazzo non fosse poi così
pericoloso. Se si era infiltrato in un ufficio privato per poter ricercare la
madre perduta allora poteva ben comprenderlo, al suo posto probabilmente
avrebbe fatto lo stesso.
-
Se è così, come facevi a sapere tutto su Izuma Momochi? -.
-
Oh quello? Ho letto informazioni su molte persone e quello è uno degli ultimi
che mi è passato sotto gli occhi. Cercavate informazioni su di lui ed io ve le
ho lasciate -.
Sakura
aveva abbastanza perso la sua voglia di vendetta. In fondo la storia sembra
veritiera. O aveva sbagliato a giudicare, oppure lui era un ottimo attore che
li stava sviando dalla verità. Ad ogni modo era meglio non perderlo di vista.
Shikamaru
però sentiva che qualcosa non quadrava. Lui stava cercando una donna. Allora
perché doveva leggere informazioni anche su un uomo?
-
Che senso aveva leggere la vita di Izuma? Tu stavi cercando presumibilmente una
donna, giusto? -.
Ryou
alzò lo sguardo. Fece una smorfia come se ci stesse pensando su. Poi, con una
alzata di spalle, rispose.
-
Bé, ci sarebbe anche un’altra cosa di poco conto, ma quella non posso proprio
dirvela. È privacy -.
Scattò
in piedi e si stiracchiò liberamente tra un paio di gemiti. Sorrise.
-
Se volete scusarmi io andrei, domani incontrerò mia madre dopo quasi sedici
anni e sono già abbastanza nervoso -.
Con
tranquillità superò i tre ninja e prima d’uscire dalla porta si rivolte a loro
un’ultima volta aggiungendo: - Non mi denuncerete per questa piccola
infrazione, vero? In fondo era a fin di bene -.
I
tre si guardarono tra loro, perplessi. Shikamaru gli fece solo un cenno
sbrigativo e il ragazzo sorrise per ringraziare, dopodiché si dileguò.
Rimasti
soli, Shikamaru disse la cosa più ovvia che in quel momento gli venne in mente
di dire. - Quanti di voi hanno creduto ad ogni singola parola? -.
-
Io neanche un po’ - intervenne sbrigativo Shino.
-
Non so, sembrava sincero -. Shino e Shikamaru guardarono Sakura con
scetticismo.
-
Lo so che le storie melodrammatiche ti colpiscono molto, ma questo non dovrebbe
influenzare sul tuo giudizio. Quella storia non stava minimamente in piedi -.
Il
costante ticchettio di un orologio scandiva quieto il tempo e di conseguenza i
pensieri di Sakura che ormai non era sicura più di nulla.
-
Riepiloghiamo: Un tipo vestito elegante, con la faccia di Naruto che si
infiltra in un municipio per ricercare informazioni sulla madre scomparsa. Chi
ci crederebbe? -.
-
E allora a cosa dobbiamo credere? -.
-
Sono convinto che quel tipo abbia qualcosa a che fare con Izuma, ricordate che
ci ha detto qualcosa a dei fatti privati? Troviamo il nostro uomo e di certo ne
sapremo di più su questa storia -.
Sakura
annuì, così come Shino. Quella storia si faceva sempre più complessa però non
poteva non nascondere una certa curiosità di scoprire cosa stesse succedendo,
ormai ci erano dentro anche loro.
-
Quindi ora che facciamo, andiamo a vedere se Izuma è arrivato? -.
-
Direi che è la cosa migliore da fare -. Intervenne Shino.
Sakura
si rivolse a Shikamaru per trovare conferma anche da lui, ma lo trovò con
un’espressione accigliata e confusa.
-
Che succede? -.
-
Silenzio! -.
Sakura
sobbalzò leggermente a quella reazione e smise di fiatare.
Vide
Shikamaru avanzare lentamente verso la scrivania. - Lo sentite? -.
-
Di che parli? -.
-
Questo ticchettio -.
Sakura
aguzzò l’orecchio e sentì distintamente lo scandire di un orologio. E con
questo?
-
Si, è un orologio -.
-
Quando siamo entrati la prima volta siamo rimasti in attesa per diversi minuti
e non ho sentito nulla -.
Entrambi avvertirono l’imminente stessa
sensazione di Shikamaru. Prima la stanza era silenziosa.
Sakura
avvertì improvvisamente una brutta sensazione mentre il ragazzo con il codino
si abbassava a vedere sotto la scrivania. Sbarrò gli occhi quando vide decine
di carte bomba sistemate sotto il tavolo. Nel centro, un orologio analogico da
camera al quale tutte erano state collegate. Segnava 5 secondi a scalare.
-
Andiamo via!! -. Urlò Shikamaru.
4 secondi.
Con
risolutezza, scattarono verso le ampie vetrate.
3 secondi.
Con
un balzo superarono la scrivania.
2 secondi.
Lanciarono
in contemporanea tre kunai che creparono il vetro, rendendolo più fragile da
distruggere.
1 secondo.
Proteggendosi
il viso, saltarono fuori la vetrata che esplose in migliaia di pezzi.
0 secondi.
Restarono
per un istante sospesi. Sui loro volti, la consapevolezza di essere stati
ingannati, ma anche la determinazione di volersi riscattare. E mentre il fuoco
in un istante divampava, un sorriso di sfida si fece largo sulle labbra di Sakura.
Osservò il cielo. Quella giornata nuvolosa, presto avrebbe portato pioggia.
Angolo autore:
Salve :/
Lasciamo
stare le promesse che è meglio va. Dovevo aggiornare ogni dieci giorni ed
eccomi qua, non so nemmeno se la storia interessa ancora : (
Va be, io
vi lascio questo nuovo cap, un po’ corto lo so ma è meglio ricominciare con
poco.
Spero vi
sia piaciuto, vedrò di tornare ad aggiornare più velocemente : )
La pioggia finalmente
stava andando attenuarsi e il cielo ritrovare la sua accesa colorazione
celeste, ma non mancavano piccoli strascichi scuri che persistevano, ora del
tutto innocui.
Il mal tempo si stava
allontanando,accompagnato da un forte vento che percuoteva ogni singolo ramo e
foglia della foresta.
Un luogo buio e chiuso,
dove la luce fatica ad attraversare le piccole crepe nel legno e laddove
l’umidità si annida negli angoli più remoti rendendo l’aria stantia e
ammuffita. Pesante e fastidiosamente fredda.
Con un grido che durò
appena un secondo, Ino toccò terra.
Aveva creduto che
sarebbe precipitata per un bel tratto quando invece non si trattò più di un
paio di metri. La sua agilità di ninja le aveva assicurato un buon atterraggio
sicuro sulle proprie gambe, ma il seguito di tutto non fu affatto piacevole.
- Ino!
Neppure il tempo di
scostarsi o avvertire che stava bene che la suola di una scarpa si stampò
perfettamente sulla sua faccia. Cadde malamente a terra tenendosi la parte
colpita e imprecando dolorosamente per il colpo ricevuto. Nel contempo, Naruto
era sbiancato.
Quando l’aveva vista
precipitare non ci aveva pensato un momento a seguirla e salvarla, e il buio di
quel passaggio non gli aveva fatto notare quanto in realtà fosse profondo.
Così, con la più pura innocenza, era atterrato sulla faccia di Ino che si stava
proprio in quel momento alzando da terra tra lamenti e piagnucolii repressi.
- Ehi Ino, stai bene? -
Chiese cautamente il ragazzo, cercando di tenersi un po’ a distanza sebbene non
riuscisse a vedere dove ella fosse.
La ragazza lo guardò di
sottecchi con occhi lucidi e adirati.
- Brutto idiota! Che ti
è saltato in mente di atterrarmi addosso?!
- Che ne sapevo che era
solo un breve tratto? E poi lo vedi anche tu quanto è buio e non ti avevo
vista. Comunque mi dispiace, ti fa molto male? - Trasmise nella voce il suo
effettivo dispiacere per l’accaduto ma Ino lo ignorò e lasciò perdere.
- Mi hai quasi rotto il
naso. Sento anche del sangue sulle dita, cavolo! Se mi hai sfigurato giuro che
ti ammazzo!
Con un paio di simboli
attivò il suo getsu medico e si occupò a curarsi mentre cercava di dare
un’occhiata in giro. Ma il buio era troppo fitto.
Naruto ora invece
riusciva a vedere Ino grazie al chakra che stava usando sul viso. Aveva solo
del sangue sotto il naso che si stava già ritirando grazie alla guarigione.
- Tranquilla Ino, sei
perfettamente come prima.
- Lo spero per te. Vedi
qualcosa qua attorno? - Chiese guardando in giro.
Naruto aguzzò più volte
la vista ma non riconobbe granché l’ambiente. Si spostò di lato tenendo le
braccia tese e incontrò una parete in legno.
C’erano delle minuscole
crepe in alto ma dato che la luce faticava anche ad attraversare il cratere, là
sotto era impossibile che sopraggiungesse.
- Bé Ino, direi che la
situazione non è molto chiara -. Scherzò Naruto, che però smise di ridere
quando avvertì una specie di ringhio sommesso poco distante da lui. Ino non
poteva vedere nulla con il chakra davanti il viso, e non si preoccupò di
mostrare un’espressione che trasmetteva un’insana voglia di uccidere.
Il ragazzo si schiarì
la gola optò per maggiore serietà riguardante la situazione.
- Ad ogni modo, forse
dovremmo cercare di capire dove siamo e trovare un’uscita - Propose risoluto,
cercando di far sviare le intenzioni poco pacifiche della sua compagna che
sbuffò prima di rispondere.
- Sentiamo genio, qual
è il tuo piano?
Naruto fece una smorfia
di fastidio ma non lo trasmise nella voce. Ino era alquanto fastidiosa quando
ci si metteva.
- Ci sto pensando.
Piuttosto, ti fa ancora male?
Ino smise di curarsi e
provò alcune espressione facciali per verificare quanto dolore fosse rimasto,
ma sembrava ben contenuto.
- Ora sto bene, non
preoccuparti. Piuttosto, dove pensi che siamo?
- Forse una cantina -
azzardò, mentre cercava di ripercorrere i suoi passi e tornare affianco ad Ino.
Senza chakra non riusciva più a vedere.
- Da quando le cantine
hanno una botola per entrare? Potrebbe essere un rifugio.
- Un nascondiglio di
qualcuno?
- Può darsi, ma
potremmo continuare a fare ipotesi se non ci decidiamo a trovare una luce.
Riesci a vedere qualcosa?
- Non molto. Non vedo
neppure te che mi sei a un palmo di distanza - Precisò. Si guardò ancora un po’
intorno, ma nulla.
- A proposito forse è
meglio se ci prendiamo per mano, sai per evitare di cadere senza avere un
qualche appiglio sicuro.
Ino avvertì dentro di
sé un leggero nervosismo nell’udire quelle parole. Però si trattava solo di
tenersi per mano e non aveva motivo di ribattere.
Si portò la mano al
petto quando riconobbe quella di Naruto che cercava la sua nel piccolo spazio
che li separava.
- Ino, non trovo la tua
mano.
- S-sì, ecco -.
Non capiva il perché
del suo nervosismo. Doveva essere dovuto al buio e ai sensi dell’orientamento
annebbiati. Si convinse di questo.
Abbassò timidamente la
mano e lasciò che quella più grande di Naruto la prendesse nella sua.
Rabbrividì nel sentire quanto fosse calda.
Quando le prese la
mano, Naruto avvertì quanto la sua pelle fosse fredda al confronto con la sua,
poteva quasi dire che fosse gelata.
Cercò il viso di Ino,
ma i suoi occhi non riuscivano a distinguere bene neppure i lineamenti, anche
se gli sembrò di avvertire la presa nella mano farsi un po’ più forte.
- Ino, hai ancora la
mia tuta sulle spalle? - Chiese con una certa apprensione.
La ragazza restò un
momento sovrappensiero. Intese un istante dopo e con la mano libera tastò la
spalla che trovò la stoffa della tuta del ragazzo.
Pensò che forse sentiva
freddo e la rivoleva indietro.
- Sì ce l’ho, eccola.
Con un gesto fluido la
tolse dalle spalle ma prima che potesse ridargliela venne fermata dall’altra
mano del ragazzo. Quell’azione lo avvicinò tanto ad Ino da esserle ad un soffio
dal viso. Non potevano vedersi, ma percepivano distintamente il loro respiro
sulla pelle.
Ino restò immobile,
incapace di capire e razionalizzare il perché di quell’intervento. Ciò che la
confuse ancor più fu il calore che il corpo di Naruto le stava trasmettendo. Non
erano sufficientemente vicini dal toccarsi, ma il ragazzo le aveva già detto
della sua temperatura sopra la norma, ed ora lo poteva ben percepire, come
percepiva anche l’improvviso aumento di temperatura del proprio corpo.
I pensieri stavano
prendendo una strana forma. Ino sentiva l’insano bisogno di avvicinarsi ancor
più, di sentire sulla propria pelle quel calore, quella virilità tanto
prepotente da farle perdere la lucidità. Sentì Naruto prenderle la felpa dalle
mani e solo in quel momento si rese conto che il suo respiro era aumentato,
così come il suo batticuore.
- Mettila.
- Eh? - Ino alzò lo
sguardo, confusa. Ma quella fu solo un’azione istintiva in quanto nessuno dei
due poteva vedere l’altro.
- Sei gelata,
Ino.Voltati che ti aiuto a metterti la mia tuta.
Quella frase bastò a
farle sentire effettivi brividi di freddo, anche perché non aveva più la tuta
di Naruto su le spallein quanto l’aveva
lui nella mano. Ubbidì e si lasciò aiutare ad infilarla. Tornò di fronte a lui
e lo sentì armeggiare un momento con la zip che chiuse un momento dopo fino al
colletto. Era davvero calda.
- Ecco fatto, va
meglio?
- Sì. Grazie -. Naruto
fece un verso sorridente e non notò minimamente quanto imbarazzo ci fosse nella
voce di Ino.
- Forza, adesso vediamo
cosa c’è qui dentro, ho un’idea per illuminare il tutto!
Naruto fece qualche
passo poco più avanti e d’improvviso Ino provò la voglia di tornagli vicino, ma
riuscì comunque a controllarsi.
- Kage bunshin no jutsu!
Apparve una copia e in
poco tempo l’ambiente circostante fu illuminato da un’intensa luce azzurra. La
copia scomparve ma l’originale mantenne viva quella luce nella propria mano.
Ora riuscivano a
distinguere l’ambiente intorno a loro per un paio di metri. Per terra vi era
polvere e assi rotte, cesti di vimini buttati alla rinfusa, alcuni bauli e
altre cianfrusaglie varie. Da entrambi i lati, dei pilastri in legno tenevano
il tetto di quel luogo e quindi l’intera casa. Sembravano le fondamenta o una
specie di cantina, difficile a dirsi.
Naruto si voltò verso
la ragazza che ora poteva vedere. La sua tuta le stava grande e la faceva
sembrare un po’ buffa. Sorrise.
- Allora, che te ne
pare? - Il viso di Ino era appena ombrato ma comunque abbastanza illuminato da
poter scorgere un sorriso davvero dolce.
- Bell’idea, attento
però a non consumare troppo chakra -.
Il ragazzo sorrise di
rimando e indicò la via.
- Sembra una cantina
che si snoda secondo l’architettura della casa. Andiamo?
- Certo, però vai
avanti tu! -.
Con una spinta che
quasi fece cadere Naruto ma ridere Ino, iniziarono l’avanscoperta di quel luogo
lugubre che probabilmente non aveva mai visto un raggio di sole. Stavolta però, si
preoccuparono di fare attenzione a dove mettevano i piedi.
- Eccoci di nuovo qui.
- Qualcuno di voi vede
Izuma?
- Andiamo a vedere
dietro il palco.
La squadra 3S aveva
avuto parecchi grattacapi da quando era arrivata nel paese dell’erba.
Elencare tutti i fatti
accaduti mandava quasi in confusione Sakura, ma Shika non aveva di questi
problemi.
Dopo essersi lanciati
dalla finestra, avevano lasciato che altri si occupassero dell’incendio al posto loro, tra cui guardie e cittadini. Il
loro compito era appena iniziato e il tempo stava inesorabilmente scorrendo a
loro sfavore.
Raggiunsero le
cosiddette “quinte” del teatro e vi trovarono un uomo. Capelli bianchi e grigi,
brizzolati e barba incolta di qualche giorno. Indossava delle umili vesti e non
sembrava affatto minaccioso, però era meglio non lasciarsi ingannare,
ultimamente gli era accaduto un po’ troppe volte. Restarono nascosti.
- Shika.
Il ragazzo annuì e si
inginocchiò a terra.
- Kage Mane no Jutsu! -.La sua ombra si
allungò silenziosamente verso l’uomo, ignaro di ciò che stava succedendo. Senza
troppe difficoltà raggiunse la sua e il corpo gli si paralizzò improvvisamente.
-
C-che succede?! -. Tentò di muoversi, ma senza successo.
-
Izuma Momochi -. La squadra venne fuori allo scoperto e come si muoveva
Shikamaru seguivano a ruota anche i movimenti dell’uomo che non poteva opporsi.
Il loro avvicinamento comportò anche il suo.
-
C-chi siete? -.
-
Siamo ninja di Konoha e siamo qui per condurla al nostro villaggio, con le
buone o cattive se opporrà resistenza.
A
Izuma non ci volle più di un secondo per capire la situazione. La sua
espressione disorientata cambiò improvvisamente in qualcosa che sembrava essere
più un rimorso.
-
Vi prego, lasciatemi, io… Non posso seguirvi - disse in un sussurro
rammaricato.
Sakura
si fece avanti, scrutandolo da capo a piedi. Non riusciva a vedere quell’uomo
come un criminale, sembrava un onesto cittadino come tanti.
-
Ascolti, sospettiamo che sia stato lei ad attentare alla vita di Naruto Uzumaki
della foglia. Ha qualcosa da obiettare?
L’uomo
avrebbe volentieri abbassato il capo, ma l’ombra imprigionata nella sua gli
impediva anche i più insignificanti movimento.
D’improvviso
sbarrò gli occhi, sconvolto.
-
Un momento, come sarebbe a dire “attentato”? -. Sakura sorrise soddisfatta e
gli puntò il dito contro.
-
È sopravvissuto. Naruto non si sarebbe mai lasciato sconfiggere così
facilmente. Mi dispiace per voi!
Ma
la presunzione di Sakura si spense quando vide copiosa lacrime scorrere lungo
l’ispida barba di Izuma. Al contempo nessuno fiatò, ma Sakura si sentì quasi in
colpa per qualcosa che aveva fatto e non aveva di quale fosse la sua colpa.
Izuma
sembrava essere pervaso da un profondo dolore. Non accennava a smettere di
piangere e tra le lacrime, sembrava dire delle cose che gli procuravano un male
ancora maggiore.
-
N-no… Se lo viene a sapere… la ucciderà.
I componenti della
squadra si guardarono tra loro, forse consci di cosa stesse succedendo e che,
in qualche modo confermava le loro ipotesi. Forse.
Shikamaru rilasciò
l’ombra e l’uomo fu finalmente in grado di inginocchiarsi e sfogare nel buio il
suo dolore.
Sakura gli si
inginocchiò davanti e posandogli una mano sulla spalla gli fece una domanda.
- Signor Izuma, noi
abbiamo motivo di credere che le sue mosse siano state manovrate da un certo
Ryou Nirate, vero?
Al sentire quel nome,
Momochi si paralizzò. Rallentò il suo sfogo e lentamente alzò lo sguardo, guardano
uno per uno i componenti della squadra. Forse l’avrebbero aiutato, ma sapeva
anche che era tutto molto pericoloso.
Si mise seduto, deciso
a raccontare tutta la vicenda accadutagli negli ultimi tempi, ma prima di
incominciare disse una frase che sorprese tutti.
- Dovete stare attenti.
Nirate voleva che eliminassi il vostro Naruto perché lo considera forse l’unico
al suo pari -.
Angolo
autore:
Salve .-.
Dunque, stavolta il cap è arrivato un
po’ prima, spero di continuare a questo ritmo comunque ^^
Che ne dite, la faccenda è abbastanza
misteriosa? Nel prossimo ci sarà qualche chiarimento ma non tutto ovviamente!
Ringrazio: TheCristopher94, ENDOINA95,
gademo, Ernesto507 e chariss :)
Il paese dell’erba si
era velocemente svuotato con l’arrivo della pioggia.
Le lontane nuvole che
circondavano le montagne era giunte sopra i tetti delle case che ora venivano
percossi da acqua battente.
Il teatro era stato
messo al riparo dall’acqua, così come le sedie con vari teli che impedivano
ogni infiltrazione.
La squadra 3S, insieme
a Izuma, si erano chiusi in una casetta lì vicino, abitazione provvisoria
dell’uomo durante gli eventi del paese in quel periodo; il giorno dopo la fiera
sarebbe iniziata.
Era un’abitazione molto
semplice; al centro un tavolino posto davanti un tranquillo camino acceso. Le
sedie erano sufficienti per tutti ma Shino e Shikamaru preferirono restare
poggiati alle pareti.
Sakura e Izuma erano
seduti a ridosso del tavolo e vicino il focolare, entrambi in rigoroso
silenzio. Solo lo scoppiettio del fuoco interferiva con il frastuono della
pioggia sul soffitto.
- Allora signor
Momochi, vuole raccontarci la sua storia? - Si fece avanti Shikamaru, forse
spazientito per il silenzio. L’uomo però sembrava molto preoccupato per
qualcosa.
- Ho paura -. Ammise
tremante, quasi stesse per scoppiare a piangere di nuovo, ma Sakura cercò di
rincuorarlo.
- Non si preoccupi, non
permetteremo che le faccia del male.
- Non mi importa della
mia vita - ribatté, - ma di quella di mia figlia -.
- Sua figlia?
Izuma annuì appena, poi
continuò.
- Quel mostro… L’ha
rapita, e ha detto che l’avrebbe uccisa se non avrei fatto quel che dice.
- Che vigliacco! - Urlò
Sakura alzandosi di scatto e facendo cadere la sedia a terra. L’uomo le intimò
però di calmarsi e la ragazza si rimise a sedere.
- Voi capite che non
avevo scelta, e tutt’ora lei è nelle sue mani. Se scopre che Naruto è ancora
vivo la ucciderà -.
- Difficile che lo
venga a sapere -. Intervenne Shikamaru staccandosi dal muro -. - Se gli avete
detto di averlo fatto fuori e sua figlia è ancora viva, allora si è fidato
della vostra parola e non ha mandato nessuno a controllare -.
- Sono sicuro che non
abbia mandato nessuno. Si fida solo di se stesso -. Ma su questo punto
interferì Sakura.
- No, un momento, noi
quando siamo andati al comune abbiamo trovato un uomo con gli occhiali
chiaramente suo complice. Ha telefonato davanti a noi per avvertirlo della
nostra presenza -.
- Un uomo con gli
occhiali? Quello che sta al banco informazioni?
- Sì, esatto. Dalla sua
reazione sembra conoscerlo -. Chiese sospettosa Sakura, interessandosi come non
mai alla cosa.
- Certo che lo conosco,
lavora per il comune da quasi quindici anni! È impossibile che sia suo complice!
- Izuma sembrava particolarmente contrariato per quella insinuazione.
- Forse come con lei,
ha ricattato anche lui -. Ipotizzò Shino, ma Izuma scosse il capo.
- No, lui non ha
famiglia. Non capisco. Quello che mi dite mi sembra impossibile, ci ho parlato
così tanto con lui. È un amico.
- Non così amico come
credeva allora.
- Non so cosa pensare
-. Ammise tristemente Momochi.
Quella storia aveva
molte incoerenze che non trovavano armonia. C’erano dei quesiti senza risposta
e risposte senza le domande giuste.
- Come lo ha
conosciuto? - Se ne uscì improvvisamente Shikamaru come a voler sbloccare la
situazione. Comunque un po’ tutti volevano sapere come fosse andata.
Sakura si alzò, prese
un pezzo di legno e lo mise nel fuoco che scoppiettò più attivamente. Si rimise
a sedere.
- Un giorno, ero nel
paese della pioggia, a casa mia. Una sera, mandai mia figlia Ryou in una
bottega del legno a prendere delle parti che avevo ordinato, sapete per le mie
marionette. Due ore dopo non era ancora tornata e cominciavo a preoccuparmi, e
all’improvviso si presentaquel tipo
alla porta di casa mia. Indossava un impermeabile scuro sopra un abito elegante
e potete ben immaginare che brutta impressione mi fece. E così, com’era
arrivato, mi dice che aveva preso mia figlia. Io gli dico che è pazzo e lui mi
mostra il foulard blu con cui era uscita. A quel punto non avevo scelta se non
ubbidire a quel che diceva. Tutto questo è accaduto circa tre settimane fa -.
Nessuno fiatò. La
storia era alquanto strana e mancava un particolare essenziale che tirò fuori
Shikamaru.
- Perchè ha scelto
proprio lei? Tra milioni di persone poi.
- Non ne ho idea.
- Ma una ragione deve
esserci - intervenne Sakura voltandosi verso Shika che era tornato sulla
parete. Il ragazzo converse le braccia pensieroso.
- Probabilmente
troveremo la risposta una volta interrogato il diretto interessato.
Tutti annuirono, tranne
Izuma che rimase ad osservare le fiamme del camino con preoccupazione.
- Voglio rivedere mia
figlia -. Disse solamente.
Sakura poteva solo
immaginare il dolore che Izuma stesse provando in quel momento. Lei non era
genitore e quindi non sapeva, né poteva trovare parole adeguate al suo
conforto.
- Ci dica, Nirate vuole
che lei faccia qualcos’altro? - Chiese Shino. L’uomo assunse un’espressione
dubbiosa, senza distogliere lo sguardo dal focolare.
- Mi ha solo detto di
fare il mio lavoro e godermi lo spettacolo che avverrà l’ultimo giorno della
fiera.
- Spettacolo? -
Chiesero scettici Sakura e Shikamaru all’unisono. Momochi scrollò le spalle.
- Ne so quanto voi, ma
ha detto che dopo quel giorno rivedrò mia figlia. Posso solo aspettare -.
Sospirò atterrito, e di nuovo calò il silenzio.
Naruto e Ino avevano
ormai esplorato gran parte di quello scantinato e tutto ciò che avevano trovato
fu polvere, cianfrusaglie e alcuni ratti che fecero saltare un paio di volte
Ino tra le braccia di Naruto. Inutile dire che l’imbarazzo della situazione
aveva calato il silenzio tra loro.
All’improvviso, Naruto
smise di camminare. Ino lo guardò stranita e gli chiese che succedeva.
- Guarda - disse
indicando davanti a sé.
Ino girò il viso e
aguzzando la vista poté scorgere una porta di metallo alla fine di un vicolo
cieco. Avanzarono finché non furono davanti a questa.
- Secondo te cosa c’è
dietro? -. Diede voce ai suoi pensieri Naruto. Ino esaminò la porta metallica.
- Non ne ho idea.
Apriamo?
- E come? C’è una
catena.
- Bé, dato che hai un
Rasengan già pronto, che ne dici di usarlo? - Gli fece ironicamente notare Ino
con un sorriso. Naruto scrollò le spalle e sorrise.
- E sia, sta indietro!
-. Avvertì, prima di mettersi in posizione.
-
Rasengan! -. Con uno slancio, Naruto colpì la porta che
assorbì la tecnica per poi esplodere verso l’interno, causando un gran
polverone che costrinse Ino a ripararsi il viso. Tossì un paio di volte.
- Accidenti, potevi
trattenerti! - Lo rimproverò. Naruto però non rispose, ma se ne stava immobile
davanti la porta ormai sfondata. D’improvviso corse dentro.
- Ino, svelta! -. Urlò
Il ragazzo sbrigativo, cosa che smosse la ragazza che raggiunse velocemente
Naruto. Una volta dentro, capì perché era così agitato.
Era una stanza tanto piccola
da sembrare una cella.
Dentro, una finestra
minuscola con delle sbarre e un penetrante odore di muffa e freddo. Le mura
erano umide e viscide, da i cui bordi fuoriuscivano scarafaggi di ogni
dimensione.
Ciò che però la
sconvolse fu qualcosa di assolutamente orribile; in condizioni pessime, vi era
una ragazza incatenata al muro.
A terra priva di
coscienza, i polsi erano stretti da due bloccanti arrugginiti incastonati al
muro. Era sporca e i vestiti in condizioni pietose, inoltre i piedi erano nudi
e aveva diversi geloni causati dal freddo prolungato.
Ino corse velocemente
ai piedi di quella ragazza e controllò il battito mentre Naruto le toglieva le
ganasce di ferro utilizzando un ago per far scattare le serrature.
- È viva! Presto
portiamola di sopra!
Naruto, con attenzione
e con l’aiuto di Ino si caricò la ragazza in spalla e si apprestarono a
portarla di sopra da dove erano passati. Una volta raggiunta la botola chiusa,
Ino pensò a distruggerla con un pugno.
Una volta usciti
raggiunsero il salotto, tolsero il telo che copriva il divano e vi adagiarono
la ragazza.
- È gelata. Presto,
portami tutte le coperte che riesci a trovare, vai!
Naruto annuì e sparì
dietro l’angolo.
Ino si morse il labbro
nell’osservare l’espressione agitata di quella ragazza; chissà quanto aveva
sofferto.
Le tolse i vestiti
umidi e sporchi e al loro posto la coprì con la tuta di Naruto, dopodiché, da
brava ninja medico, cominciò ad esaminarla.
Naruto tornò poco dopo
con un paio di coperte pesanti e Ino si occupò di sistemarle al meglio. Si
poteva vedere chiaramente quanto tremasse e le cure di Ino faticavano a fare
effetto in quanto era anche magra e disidratata. Probabilmente non mangiava e
beveva da diversi giorni.
- Allora? - chiese
impaziente Naruto, seduto sulla poltrona vicina e le mani giunte a mo di
preghiera.
Si sentiva male al solo
vederla. Non perché lo disgustasse, ma perché non si capacitava che un essere
un umano l’avesse davvero chiusa l’ha dentro al freddo e in condizioni tanto
pessime. Il solo pensiero gli procurava una rabbia indescrivibile, tanto che
Ino udì perfettamente le sue mani scricchiolare da quanto le aveva strette.
Posò la sua su quelle di Naruto, che alzò la testa confuso.
Ino lo osservò con
compassione, poi guardò quella sconosciuta e ancora Naruto.
- Sei preoccupato? -
Chiese con delicatezza, senza distogliere gli occhi dalle loro mani unite. In
un altro contesto avrebbe provato imbarazzo, ma ora non poteva che
rassicurarlo.
Naruto annuì appena e
tornò ad osservare la figura distesa coperta fino al collo. Ino si era anche
preoccupata di dargli una ripulita ed ora appariva migliore di quanto fosse
prima; era molto bella.
- Chi può averle fatto
questo? - Sussurrò con voce roca, quasi stesse contenendo qualcosa dentro di sé
che aveva voglia di uscire ed esplodere; l’ira.
- Solo un mostro ne sarebbe capace - disse seria.
Per circa venti minuti
nessuno fiatò, semplicemente restarono seduti in attesa che la ragazza si svegliasse.
Nel frattempo accesero il caminetto lì vicino e vi spostarono davanti il divano
in modo che la ragazza si scaldasse più velocemente.
Ino ogni tanto la
controllava, riferendo che cominciava a riprendere un po’ di colorito e calore.
Naruto sorrise dal sollievo e si inginocchiò davanti quella sconosciuta ai
piedi del divano.
Il fuoco illuminava
entrambi, lasciando però in penombra una parte del viso.
Naruto osservò che era
una bella ragazza; i lineamenti erano delicati e i capelli neri come la pece
dovevano arrivargli almeno a metà schiena. Non poté dire altro in quanto era
coperta dal collo ai piedi, e in quella cella non si era minimamente preoccupato
di come fosse ma piuttosto era subito corso a liberarla da quella prigionia
medievale.
Ino gli si avvicinò
alle spalle.
- Cosa pensi? - Chiese sottovoce
per evitare di disturbare il riposo della sua paziente. Naruto sembrò fare un
verso simile a quello di un sorriso.
- Nulla in particolare
-.
Ino mostrò un’espressione
preoccupata senza che però Naruto potesse vederla. Fece un altro paio di passi
e si inginocchiò davanti il fuoco , stringendosi le ginocchia nelle braccia.
Naruto la osservò con
la coda nell’occhio, forse in attesa che parlasse. Vide che era triste e assorta.
- Una volta che sarà
tornata in forze la lasceremo nell’ospedale più vicino -.
- Cosa? - Disse scettico
Naruto, voltandosi completamente ma restando accovacciato. Ino sospirò.
- La nostra missione è
un’altra, ricordi? Se dovessimo portarcela dietro le causeremmo solo problemi,
oltre ad esserci d’intralcio.
Naruto aprì bocca ma la
richiuse subito dopo. Strinse i denti. Era vero, però gli bruciava non finire
quel che non aveva neppure cominciato ma avrebbe voluto; trovare il mostro e
fargliela pagare.
- D’accordo? Ti prego
di non obiettare. Sono stanca anch’io e non ho voglia di discutere -. Ammise
debolmente Ino, che in effetti sembrava piuttosto debole. Naruto le se
avvicinò.
- Probabilmente hai
consumato troppo chakra nel curarla. Un po’ di riposo è quello che ti ci vuole
-. E senza aspettare alcunché, la prese in braccio causando le improvvise e
virili isterie di Ino.
- M-ma che fai?! Mettimi
giù!
- Ehi ferma, non
agitarti così! Abbassa la voce! -. Dovette togliere la mano dalle gambe per
tapparle la bocca e prendere tutto il suo peso con l’altro braccio o avrebbe
finito con lo svegliare la ragazza. Possibile che Ino era così tanto ottusa
delle volte, pensò Naruto.
Ino sbarrò gli occhi. La confusione e l'imbarazzo stavano velocemente prendendo il sopravvento su di lei mentre il rossore non stava avendo pietà del suo viso. Continuava a gemere e
dimenarsi, movimenti che si facevano sempre meno insistenti man mano che
osservava Naruto così da vicino. Sperò che il cuore non le scoppiasse.
- Accidenti, ma che ti
prende?
Non aspettò risposta e
nemmeno gli interessava. Con i passi furtivi di un ninja raggiunse la camera da
letto che era al piano superiore. Rimise Ino a terra e tolse il telo di
copertura. Era un bel letto matrimoniale e la polvere non sembrava aver
raggiunto le coperte.
- Abbiamo entrambi
bisogno di riposo, coraggio -. Saltò sul letto e come la più naturale delle
cose, si sdraiò.
Ino si sentiva davvero
stanca e un letto era l’ideale, ma l'idea di dormire vicino a Naruto la agitava alquanto.
Per carità lui era un
compagno di squadra! Quando si è in missione bisogna condividere ogni cosa e
aiutarsi a vicenda. Bisogna in ogni momento essere pronti a rischiare la vita
senza però fare imprudenze, ma aveva la sensazione che tutto quello non c’entrasse
affatto con lo stare vicino a Naruto.
- Ino?
Si ridestò
improvvisamente dai suoi pensieri alquanto disorientata. Tutto ciò che poté
vedere era un letto, un lato vuoto per lei e Naruto che la osservava perplesso.
Avvampò.
- Ah! Sì hai ragione,
devo proprio riposare, sì!
Una risatina isterica l’accompagnò
mentre faceva il giro del letto e si distendeva dandogli le spalle, cosa che
preoccupò un pochino il ragazzo. Scrollò le spalle e lasciò correre.
- A volte non ti
capisco -. Ammise pensieroso
Ino non disse nulla e
Naruto preferì non continuare. Il nervosismo l'aveva resa instabile e preferì non dare voce ai suoi pensieri che rimasero tali.
Neanche
io capisco me stessa.
Angolo
autore:
Salve ^^
Eccoci di nuovo qui con un altro cap!
Mi scuso per il fatto che non avvengano molti eventi interessanti ma io prendo
le cose per le lunghe xD
Che ne dite? Sono sicuro che qualche
idea sulla sua identità l’avete già uu
E poi Ino, ma che gli sto facendo fare?
.-. Povera xD
Ringrazio: TheCristopher94, ENDOINA95,
Ernesto 507 e gademo per i bei commenti, grazie a tutti ^^
Un ringraziamento anche a tutte le
persone che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite!
In
un sogno, il tempo scorre al di fuori del nostro controllo, e quando la mente
viaggia nelle più assurde fantasie ci sembra passata un’eternità, quando invece
ci accorgiamo che sono passati solo pochi minuti. Ciò è imprevedibile.
Viviamo
tra realtà e sogno, e capita che entrambi questi mondi si uniscano in un’unica
entità.
È
buio. Dei sommessi rumori risuonano da qualche parte. Passi.
Si
fanno strada con dolcezza e non hanno fretta di raggiungere il loro obiettivo,
facendosi così sempre più vicini.
All’improvviso
più nulla, come se qualcuno si fosse fermato in un determinato punto, per
osservare. Ancora altri passi, stavolta più lenti e attenti, e di nuovo tutto
tacque.
Un
leggero tocco alla gamba destra, seguito da un soave e strusciante suono metallico.
La
mente cominciò a svegliarsi sempre più, registrando i suoni avvenuti poco prima
come realmente accaduti.
Naruto
aprì lentamente gli occhi e sentì un altro suono, come se una veste si fosse
appena mossa lungo la pelle.
Focalizzò
ciò che aveva sopra il viso: un kunai. Sbarrò gli occhi e si scostò appena in
tempo per vederlo conficcarsi nel cuscino. Nel movimento urtò Ino che cadde a
terra, svegliandosi.
Nel
frattempo evitò un paio di shuriken che si conficcarono nella parete. Chiunque
li avesse sorpresi nel sonno, non era riuscito nel suo intento ed ora era
indietreggiato fino all’angolo della stanza, dove la luce della finestra non
giungeva.
Naruto
si mise in posizione di attacco, mentre Ino appariva ancora confusa.
-
C-che sta succedendo? – Domandò dolorante rialzandosi da terra in quel momento.
La figura la vide e lanciò altri due shuriken nella sua direzione.
-
Attenta!
-
La ragazza capì immediatamente la situazione quando vide la traiettoria delle
lame puntare su di lei, ma ormai era troppo tardi per evitarle. Naruto estrasse
dal muro i due shuriken che aveva precedentemente evitato e, come un fulmine, li
lanciò, deviando la traiettoria degli altri due. Uno di quelli lanciati dal
nemico sfiorò il viso di Ino, tagliandole alcuni capelli di netto.
Naruto
tastò la gamba alla ricerca delle sue armi, ma non trovò nulla.
-
Cosa? - Rialzò lo sguardo appena in tempo per vedere un kunai diretto verso di
lui, ma stavolta non lo evitò: con uno scatto eseguì un salto mortale in avanti
e nel movimento riuscì ad afferrare l’impugnatura del kunai, al volo. Atterrò
sul letto e, sfruttando lo slancio, si catapultò contro il nemico con l’arma in
mano e riuscì a bloccarlo alla parete, puntandogli la lama alla gola.
-
È finita, sei mio! -. Ma cambiò subito espressione quando si rese conto di chi
avere davanti. - Tu? -.
La
figura, respirando affannosamente, si trascinò a terra lungo la schiena.
-
Naruto?
Ino
lo raggiunse alle spalle e riconobbe il viso del loro assalitore: era lei.
-
Non farle del male! -. Lo avvertì lei, allarmata.
Naruto
gli fece un cenno d’assenso.
Tornò
a guardare la ragazza. Continuava a respirare faticosamente, forse dovuto al
fatto di essere debilitata.
Allungò
una mano per aiutarla ma gliela scacciò via con rabbia.
-
Non toccarmi! – Urlò, con il poco fiato che le restava. Naruto restò immobile,
stupito e senza capire, così Ino.
-
Ma che stai dicendo? Noi siam… -.
-
Sei un mostro senza cuore! Uccidimi e falla finita! - Urlo, con ancora più
vigore, ma la sua voce era incline alle lacrime, come se tuttala tenacia di un momento fa si fosse arresa
alla disfatta. E alla morte.
Raccolse
le gambe tra le braccia, tremando visibilmente. Sembrava molto scossa.
Quelle
parole avevano profondamente turbato il ragazzo che non disse nulla,
semplicemente perché non aveva idea di cosa dire.
Si
alzò in piedi e indietreggiò incerto, lasciando spazio a Ino. La guardò come
per trovare spiegazione, ma anche lei sembrava ignara a tutto. Poteva solo dare
un parere medico.
-
Credo si sotto shock - sussurrò, prima di inginocchiarsi davanti a lei.
Appariva
piccola ed estremamente fragile. La persona che poco prima li aveva aggrediti,
probabilmente era spinta dalla disperazione di potersi liberare una volta per
tutte, ma non capiva perché avesse attaccato loro, non c’era motivo.
-
Come ti chiami? - Chiese con dolcezza Ino. La sconosciuta alzò appena la testa
tanto bastava da intravederle le labbra screpolate e secche. Tremavano.
-
Ryou - sussurrò, incerta.
-
Va tutto bene, Ryou, noi ti abbiamo salvato - disse, indicando se stessa e il
ragazzo alle sue spalle. Lei alzò ancora un po’ lo sguardo, finché non lo vide.
Rabbrividì.
-
Che significa tutto questo?! A che gioco stai giocando?! - Urlò
improvvisamente, facendo sobbalzare entrambi. Ino si voltò verso Naruto, che
non sembrava avere idea del perché quella ragazza ce l’avesse tanto con lui.
Pensò addirittura che fosse pazza. Ino non ci si stava raccapezzando più.
-
Ryou, perché ce l’hai tanto con Naruto? E come lo conosci? -. La ragazza volse
lo sguardo verso la bionda, senza capire. Ino indicò il ragazzo. - Lui -
precisò.
Ryou
socchiuse la bocca, alternando gli occhi da lui a lei e viceversa.
-
Non c-capisco… Lui mi ha rapita! - indicò Naruto, accusandolo. Entrambi
rimasero di stucco.
-
Ma che stai dicendo? Io non ti ho mai vista in vita mia! Figuriamoci rapirti! -
Si difese con determinazione Naruto, rivolgendo un’occhiataccia alla ragazza.
Ino intimò a entrambi di calmarsi. Poi si rivolse a Ryou.
-
Ascolta, siamo ninja di Konoha in missione e siamo capitati qui per caso a causa
della pioggia. Esplorando la casa ti abbiamo trovata e curata al meglio -
spiegò pazientemente Ino, aiutandola poi ad alzarsi e sedersi sul letto. Ryou
era ancora più confusa.
-
Stai dicendo la verità? - Chiese, quasi sollevata. Ricevette conferma da entrambi.
-
Tu devi solo che stare zitto, criminale! - disse arrogante al biondo. Questo lo
fece uscire dai gangheri.
-
Che cosa! Come ti permetti?!
Ino
guardò con rimprovero Naruto. Questo si zittì, ma restò comunque offeso.
-
Ryou, fidati quando ti dico che Naruto non può averti proprio fatto nulla. Lui
è un ninja riconosciuto per i suoi meriti e non si è mosso da Konoha per
diverso tempo, ad occhio e croce da quando ti hanno chiusa qui dentro immagino
-. Disse zelante e tranquilla.
-
Ma lui… - disse perplessa, indicando Naruto che si sentiva un po’ sotto
pressione.
-
Ancora?! Sono stato io a trasportarti sulle spalle! E Ino ha curato le tue
ferite! E tu ci ringrazi cercando di ucciderci e accusandomi ingiustamente! -
Sbraitò furente, rabbia che però venne bloccata da un pugno sulla testa da
parte di Ino.
-
Naruto! È confusa e sotto shock! Non ti permetto di alzare la voce con lei! -
Lo riprese severa, autoritaria e con un tono che non ammetteva obiezioni.
Ryou
si alzò in piedi, con delicatezza perché ancora debole e si avvicinò a Naruto,
che in quel momento si stava massaggiando la testa, dolorante.
Aprì
e chiuse le palpebre, avvicinandosi ancora, finché non lo ebbe a un palmo dal
naso.
Naruto
stava cercando di capire cosa stesse facendo, sta di fatto che solo con quella
vicinanza si accorse delle particolari iridi grigie e verdi che la ragazza
possedeva. Anche se il suo aspetto era trasandato e non proprio
presentabileper una serata di galà,
poteva comunque confermare quanto fosse bella.
Ryou
manteneva un’espressione imperscrutabile e continuava, imperterrita, ad
osservare profondamente Naruto.
Ino
stava assistendo alla scena, provando però una strana sensazione all’altezza
dello stomaco, mentre i suoi occhi non avevano neppure per un momento perso di
vista la vicinanza tra quei due, e la cosa la infastidiva misteriosamente.
Improvvisamente,
la faccia di Ryou cambiò espressione. Indietreggiò, stupita.
-
Ma, i tuoi occhi…
-
I miei occhi? - Le fece eco Naruto. - Cos’hanno? - fece scettico, indicandosi
senza capire.
-
Sono azzurri! - Dichiarò, con sua grande sorpresa.
Silenzio.
Lo
stupore si incarnò nelle facce di Naruto e Ino, che restarono senza parole.
-
Ma, com’è possibile? - Continuò tra sé, pensierosa. Ino fece un lungo e
arrendevole sospiro e, passandosi la mano sul viso, come a voler togliersi di
dosso tutta quella faccenda, domandò: - Si può sapere di che diavolo stai
parlando?! Sì chiara per favore! – Parlò esasperata e spazientita.
Ryou indietreggiò un paio di passi,
stuzzicandosi nervosamente l’unghia del pollice.
-
Io, ecco…
L’incertezza
nella voce dichiarava una certa confusione di tutte le idee precedentemente
accumulate. In un istante era come se dovesse ricominciare a costruire un
grosso castello di carte a cui aveva lavorato per tempo. Non sapeva cosa dire,
non capiva che stava succedendo, anche perché ora davanti a lei, a rigor di
logica, doveva esserci uno sconosciuto.
-
Senti, ma non è che per caso hai un gemello con gli occhi verdi? - Domandò
curiosa. Per poco gli occhi azzurri di Naruto non uscirono dalle orbite. Ino
invece non poté evitare di immaginare Naruto con gli occhi verdi: non gli parve
affatto male.
-
Certo che no! Che vai dicendo?
-
Senti, sarò schietta: la persona che mi ha rinchiuso in quella cella era uguale
a te, ma con gli occhi verdi!
-
Che cosa?! Ma è assurdo! - Le fecero eco entrambi, ma Ryou restò irremovibile e
confermò ancora la sua verità.
-
Quindi, abbiamo un altro Naruto che va in giro a rapire le persone? - Ipotizzò
scettica Ino, dandosi della sciocca per quella strana ipotesi da lei formulata.
-
Vi assicuro che siete due gocce d’acqua - insistette. Poi continuò: - A
proposito di acqua, non ne avreste un po’ con voi?
-
Ma certo, che sciocca devo rimetterti in forze! Andiamo di sotto, parleremo più
tardi del resto -. Sorrise gentile Ino, prendendola sotto braccio e
accompagnandola lentamente fuori la stanza.
Naruto
le vide uscire, ma non le stava davvero osservando. Era totalmente immerso nei
suoi pensieri, intento a raccogliere tutte le informazioni ricevute e metterle
tutte insieme per capire in che tipo di faccenda erano finiti. Era incredibile,
qualcuno identico a lui. In un certo senso, era ansioso di incontrarlo e
verificare quella somiglianza. La cosa era eccitante e misteriosa.
Osservò
fuori la finestra. Finalmente il sole si era liberato dalle nuvole che lo
avvolgevano, sebbene fosse il tramonto. Il rossore intenso aveva completamente
trasformato la foresta sottostante : era davvero magnifica. I riflessi gialli e
arancioni sulle fronde degli alberi brillavano come una manciata di diamanti e
le varie pozzanghere di acqua rimaste, parevano essersi tramutate in oro
liquido. Forse era il caso di muoversi.
Scese
velocemente le scale, dove trovò Ino e Ryou dedite a parlare di non si sa cosa.
La ragazza sembrava essersi ripresa bene dopo aver svuotato un’intera borraccia
d’acqua. Ino le diede anche alcune vitamine e delle barrette energetiche.
-
Ino, forse dovremmo andare. Il paese dell’erba dista solo mezza giornata da
qui.
-
Oddio, è vero! Siamo in ritardo mostruoso! Ma con Ryou… -. Si voltò,
preoccupata per la ragazza che restava semplicemente in ascolto, finché non gli
venne in mente quel che Naruto aveva appena detto.
-
Un momento, siete diretti al paese dell’erba?
-
Esatto, vieni da lì? - Chiese curioso il ragazzo.
-
No, io sono del paese della pioggia, ma mio padre sarà sicuramente lì dato che
parteciperà alla fiera. Portatemi con voi, vi prego!
-
Ma sì, tranquilla non c’è problema, vero Naruto? -.
Il
ragazzo annuì. Poi continuò.
-
Come si chiama tuo padre?
-
Izuma. Izuma Momochi. Non vedo l’ora di dirgli che sono sana e salva! -.
Esultò,
felice al pensiero di poter rivedere suo padre. Ma il suo entusiasmo si spense
quando notò che nessuno aveva fiatato. Erano lì, come shoccati.
-
Che succede? - Domandò, preoccupata per l’improvvisa tensione che si era
creata.
-
Un momento, vuoi dire che il tuo nome è Ryou Momochi? -. Naruto prima di tutti
voleva esser sicuro di aver sentito bene. Ryou non si sentiva affatto
tranquilla.
-
S-sì, perché?
-
Vedi, Ryou - si fece avanti Ino. - La nostra missione riguarda proprio tuo
padre.
-
Cosa? E perché!
-
Perdonaci, ma non possiamo parlartene.
-
Voglio saperlo! Non lo vedo d quasi tre settimane ormai e non ho idea di cosa
gli sia successo! Ditemi almeno se è vivo! -. Le vennero le lacrime agli occhi
in quella foga di emozioni. Era tanto che non lo vedeva e se il suo rapimento
aveva avuto a che fare con suo padre, doveva sapere cosa gli fosse successo nel
frattempo.
-
Tranquilla, siamo sicuri che tuo padre sta bene - la rincuorò Ino. - Però
dobbiamo muoverci adesso, tuo padre è sicuramente nel paese dell’erba e se
vieni con noi lo incontrerai presto. Va bene? -.
Ryou
strinse i denti e annuì, ma non disse nulla. Era grata a entrambi di averla
salvata, ma ora quella storia la preoccupava: non avrebbe permesso a nessuno di
fare del male a suo padre.
Ino
e Naruto non seppero cosa pensare esattamente, ma se la figlia di Izuma era
stata rapita dalla stessa persona che aveva scritto quel nome cifrato
utilizzando una frase di morte contro il ragazzo, allora tutto era collegato.
Naruto ne era sicuro, così come Ino.
Non è Izuma il vero pericolo.
Una
figura stava camminando lungo la grotta che conduceva al cratere. Le luci erano
spente e non vi erano aperture che illuminassero la via. Tuttavia, egli
sembrava a suo agio in quell’oscurità, come se avesse percorso quel luogo già
precedentemente, più e più volte.
Voltò
l’angolo, e la luce rossastra del tramonto gli colpì i piedi. Man mano che
avanzava, ogni parte nascosta veniva fuori, come i suoi pantaloni arancioni, la
tuta dello stesso colore ma in parte nera, e il viso appena abbronzato dove
facevano la loro mostra due occhi verdi scintillanti.
I
capelli color del grano ondeggiarono leggeri quando uscì dal corridoio.
Sorrise, divertito.
Chissà se è ancora viva.
Angolo
autore:
Salve .-.
Dovevo pubblicare questo cap ieri, ma
non me ne hanno dato il tempo -.-
Vediamo, dove siamo arrivati? Ah già! A
quanto pare non manca molto al tanto atteso incontro/scontro, cosa succederà?
°°’
Ringrazio: SakuNaru, silvia the best,
TheCristopher94, Ernesto507, ENDOINA95, gademo e GHOTICdoll per le recensioni
lasciatami ^^ Grazie a tutti!
Sakura
era affacciata alla finestra, assorta nei suoi pensieri e ad osservare la
pioggia che non accennava a smettere.
La
piccola e provvisoria casa di Izuma aveva solo un ingresso e la camera da
letto, e data la giornata stancante aveva chiesto ai ninja se potesse andare a
riposare, cosa che acconsentirono mentre loro si arrangiarono vicino al fuoco.
Non
era certo l’ora di dormire e mantenevano comunque la guardi alta, tuttavia in
quel momento non avevano nulla da fare se non aspettare che spiovesse.
Poco
prima avevano organizzato all’incirca quel che avrebbero fatto una volta
cominciate le indagini. Dovevano trovare Nirate.
Gli
indizi a loro disposizione non erano molti: conoscevano il suo aspetto, in
parte i suoi obiettivi e che non aveva complici e che quindi avrebbe svolto i
piani da solo.
Sakura
in primis si preoccupò per Naruto e se quel pazzo fosse riuscito a scoprire che
era ancora vivo. Shikamaru la tranquillizzò, dicendole che la notizia era stata
contenuta tra le mura del villaggio e che quindi difficilmente qualcuno di
fuori ne avrebbe sentito parlare.
Il
timore restava comunque, dopotutto non conoscevano neppure le reali capacità di
chi aveva di fronte e quindi dovevano essere pronti a tutto, anche all’improbabile.
Si
voltò, e poggiandosi al davanzale della finestra, osservò i suoi compagni stesi
nei sacchi a pelo posti vicino al fuoco. Proprio come lei, nessuno aveva voglia
di riposarsi anche se la giornata era stata dura e piena di rivelazioni.
Shikamaru
sbadigliò sonoramente, facendo sorridere inconsciamente Sakura, che restava
sempre sorpresa dalla tranquillità che il ragazzo mostrava in ogni occasione.
-
A cosa pensi? -. Shikamaru si asciugò le lacrime che quello sbadiglio gli aveva
procurato e guardò Sakura con sufficienza.
-
Penso che la pioggia mi mette sonnolenza -. Sakura si mise a ridere e convenne.
-
Sì, hai ragione, e poi oggi è stata una giornata stancante -. Volse lo sguardo
fuori la finestra senza però osservare nulla in particolare, semplicemente si
poteva definire un’azione involontaria o d’abitudine.
Shikamaru
era intelligente, e la sua spiccata logica gli permetteva di elaborare in poco
tempo un profilo psicologico di una persona osservandone solo i movimenti e
sentendola parlare. Delle volte lo considerava un passatempo.
-
A te piace la pioggia Sakura? -. La ragazza si voltò, perplessa. La domanda era
semplice ma particolare allo stesso tempo.
-
Bé, posso dire che non mi dispiace -. Una risposta data con superficialità e
una scrollata di spalle. Shikamaru smorzò le labbra.
-
Vivi con molti pensieri che giorno dopo giorno ti accompagnano senza che tu
possa riuscire ad accantonarli. Sei cresciuta forte e tenace, vivendoci per
quelli che erano e rendendoli la tua spinta nella vita o la tua debolezza per l’anima.
Nelle giornate come questa non hai fatto altro che reprimere la parte più
debole di te, cercando di tenerti impegnata il più possibile. La pioggia è una specie di amplificatore delle emozioni. Rende
l’animo quieto e la mente priva di increspature che impediscono la lucidità. Tu
e la pioggia avete combattuto così tanto che ormai riesci a non fare più caso a
ciò che questa risveglia nel tuo cuore. Probabilmente perché, dentro di te, la
pioggia non ha mai smesso di cadere -.
Mentre
Shikamaru parlava, Sakura aveva l’impressione di essere messa a nudo, di avere
qualcuno che le stesse leggendo l’anima come se non avesse una mente tutta sua
e non fosse in grado di tenerci alcunché.
Ad
ogni parola, sentiva il cuore sempre più irrequieto, tanto che dovette portarsi
il braccio al petto, in un gesto simbolico che Shikamaru preferì non spiegare
da quanto era ovvio.
Quando
finì, il silenzio sembrò assordarli da quanto era forte. Neppure la pioggia
sembrava distrarre Sakura dalla sorpresa appena provata e non seppe neppure
spiegarsi perché le avesse detto tutte quelle cose, e soprattutto, come le
avesse capite.
Shikamaru
si grattò la testa, come se tutta quella faccenda non l’avesse per niente
riguardato. Sospirò.
-
Non sorprenderti, ma se non faccio qualcosa stai certa che mi addormento -. Sbadigliò
di nuovo, anche se dentro di sé penso di aver esagerato, dopotutto non erano
affari suoi. Improvvisamente, vide che Sakura stava trattenendo le risate. La cosa
lo confuse alquanto, ma attese.
-
Certo che non ti si può nascondere nulla eh! Ad ogni modo hai sbagliato una
cosa -. Continuò a ridere, trattenendosi però dal fare troppo rumore. Shikamaru
invece era curioso di sapere in cosa aveva sbagliato. Sakura si girò
completamente verso la finestra e mantenne un sorriso sereno.
-
Io e la pioggia abbiamo un rapporto molto più assiduo di quello che pensi. Io
non mi sono abituata a lei, e lei non sarà mai stanca di me, e sai perché? -.
Il ragazzo scosse la testa.
-
Ne abbiamo passate così tante, che ormai siamo grandi amiche, giusto? -.
Shikamaru non poté credere che Sakura stesse parlando alla pioggia attraverso
la finestra, anche se lo colpì il fatto di aver percepito un aumento d’intensità
e un improvviso abbassamento. Ma poi capì.
Esistono
mondi dove tutto è possibile, mondi dove la fantasia prende il sopravvento e la
logica cessa di esistere. Dove è possibile ricercare le ambizioni, la propria
volontà nell’affrontarli ed essere in grado di trasmutare la percezione, senza
però divenirne dipendenti. Un territorio posto ai confini della mente.
Inutile provare a capire, se non è
possibile rientrare nella giusta obiettività e flusso di pensiero di chi
cerchiamo di comprendere, pensò Shikamaru.
Il più vasto territorio oggi nel
mondo.
Nirate
avanzava calmo e posato, personalità da lui sempre rispecchiata e mai messa in
dubbio da chi lo aveva incontrato. Nessuno però, poteva sapere se qualcuno
fosse sopravvissuto abbastanza per raccontare un lato diverso di quel ragazzo.
Prima
di lasciare il paese dell’erba si era cambiato, e più precisamente aveva
indossato quei vestiti. Chi lo avesse
visto, di certo avrebbe giurato di aver di fronte Naruto Uzumaki di Konoha.
Scansò
un cespuglio e proseguì lungo il sentiero, guardando di tanto in tanto quella
foresta che sembrava conoscere.
Sembra tutto così diverso da
allora.
Evitò
di formulare altri pensieri che lo rendessero malinconico. La sua vita era
avanzata come tutti e non poteva permettere a nessuno di intromettersi nei suoi
ideali, che mai si spensero negli ultimi dodici anni. Focalizzò il suo
obiettivo, continuando a farsi largo attraverso la boscaglia.
Intanto,
all’interno dell’abitazione, Naruto e Ino si stavano preparando per andarsene
di lì. Il fuoco era spento, Ryou era abbastanza in forze e Ino le aveva anche
prestato alcuni vestiti dato che i suoi non si potevano più definire tali.
-
Mi sento un po’ in imbarazzo vestita così -. Ammise la mora, guardandosi con
disagio. Ino sì sentì un po’ offesa da quell’affermazione, dopotutto le aveva prestato
i suoi vestiti e doveva solo che esserne grata.
-
Ti ricordo che siamo vestite uguali, cos’ha che non va la mia uniforme? -.
Chiese con fastidio. La ragazza cercò di difendersi.
-
Ma no, è bellissima, solo che preferisco abiti un po’ più… Sobri -. Ino
incrociò le braccia e la guardò con sufficienza. Da quanto aveva capito era una
ragazza un po’ selettiva su come mostrarsi.
-
Mi dispiace per te, ma questo oppure ci segui nuda! -. Detto questo se ne andò
a controllare il suo equipaggiamento. Naruto si avvicinò alla ragazza,
controllando però che Ino non sentisse le sue parole.
-
Non te la prendere, Ino deve essere solo un po’ nervosa. Tranquilla, non ce l’ha
con te -. Sussurrò.
Ryou
sorrise come per ringraziarlo di averla rincuorata; non aveva certo intenzione
di farsi nuovi nemici.
-
Secondo te, come sto? -. Ryou si allontanò di qualche passo per farsi vedere
meglio, anche se la cosa la imbarazzava un po’. Però non voleva apparire troppo
svestita.
Naruto
aprì la bocca per dire qualcosa, ma non seppe proprio cosa rispondere. Ryou era
alta all’incirca come Ino, con la corporatura però più minuta e sicuramente
meno atletica, ma comunque si difendeva bene con le sue curve.
Continuava
a nascondersi l’addome, come se avesse vergogna a mostrarlo, cosa che Naruto
non capì; dopotutto era una bella ragazza.
-
Stai molto bene, non vedo alcun motivo per il quale tu debba sentirti fuori
posto con quelli indosso. Rilassati -.
Ryou
scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ancora leggermente a disagio ma
comunque decise di starsene buona.
-
Avete finito di chiacchierare? Dobbiamo muoverci! -. Ino, più che impaziente,
sembrava scocciata per la situazione, cosa che Naruto notò. Ryou si sentì causa
di quel malumore e abbassò lo sguardo.
Preso
lo zaino, Naruto diede un’ultima occhiata a tutti e, constatato che erano
pronti, si avviò alla porta.
-
Andiamo! -. Sorridente, l’aprì per poi fermarsi improvvisamente. Sembrava
stranito. Ino e Ryou erano al suo fianco, in attesa che uscisse e non capivano
cosa avesse attirato la sua attenzione.
-
Che succede? - Fece curiosa Ino.
Naruto
si volse verso di lei, confuso.
-
Senti, Ino, per caso sei stata tu a mettere uno specchio fuori la porta?
Ino
credette che fosse impazzito.
Si
avvicinò alla porta e si sporse per vedere di cosa diavolo stesse parlando, e
in quell’istante vide un kunai diretto alla nuca del ragazzo. Con una velocità
che non credeva di possedere, ne estrasse uno anche lei e lo parò.
Naruto,
con uno scatto tirò un calcio alla figura che riuscì a saltare all’indietro ed
evitare il suo colpo.
Non
riusciva a credere ai suoi occhi, così come le due ragazze quando uscirono
fuori.
Ino
alternava gli occhi da Naruto a quella figura identica a lui, ma non riusciva a
trovare differenze, se non i segni sulla faccia; quelli li poteva avere solo
Naruto.
Il
ragazzo non riusciva a capacitarsi di ciò che vedeva; allora Ryou aveva detto
il vero, ma non credeva che gli somigliasse così tanto. Sentì una presa sul
braccio.
Non
si era accorto che Ryou si era letteralmente nascosta dietro di lui. Tremava come
una foglia e sembrava anche un po’ pallida.
Nel
mentre, Nirate era rimasto shoccato. Mai credeva che un giorno avrebbe incontrato
Naruto Uzumaki, anche perché era convinto che Izuma l’avesse eliminato.
Invece,
ora era là, e aveva persino liberato il suo ostaggio che sarebbe dovuto morire.
Uzumaki sarebbe dovuto morire, e invece gli stava mandando in fumo i piani. Proprio
come pensava che sarebbe stato.
Ripreso
il controllo di sé, vide la ragazza che lo guardava di nascosto e appena questa
se ne accorse, sobbalzò.
-
Ryou, mia cara, ero venuto per controllare che fossi morta, ma a quanto pare le
tue preghiere sono state esaudite.
La
ragazza si irrigidì ulteriormente e non disse nulla. Naruto strinse i pugni,
irritato da quelle parole tanto maligne. Poteva somigliargli di aspetto, ma
dentro erano completamente diversi. Come il giorno e la notte.
-
Chi sei?! - Tuonò iracondo Naruto. Nirate scosse il capo con disapprovazione.
-
La domanda mi sembra scontata, non credi? Io sono te -. Disse con naturalezza.
Ino aveva una gran voglia di spaccargli il muso, anche se quel tipo le dava
delle brutte sensazioni. Non quanto l’aspetto, ma più che altro era la
personalità che dimostrava. Nulla di buono.
-
Ripeto la domanda. Chi sei?
Nirate
sospirò e rispose.
-
Ryou Nirate, molto piacere Naruto Uzumaki -. Fece un mezzo inchino che sapeva
tanto di presa in giro, ma tutti mantennero il controllo.
-
Non è il tuo vero nome, quello lo hai ricavato da un messaggio di morte verso
Naruto! -. Stavolta fu Ino a parlare, ma Naruto le disse di non interferire.
-
Oh, avete visto la mia scrivania? Ebbene sì, mi avete scoperto. Mi sembrava un
bel nome e poi mi ricordava che dovevo eliminarti -. Disse, indicando Naruto
con nonchalance.
Il
ragazzo non si fece certo intimorire, e continuò.
-
Perché hai cercato di eliminarmi? -. Anche se detestava quel tipo, non poteva
evitare di pensare che avesse anche lui un punto di partenza, che l’aveva
cambiato in ciò che ora era.
Con
grande velocità Nirate lanciò un kunai in direzione di Naruto che deviò senza
problemi. Si mise in posizione mentre Ino prendeva Ryou e la trascinava in casa.
-
A quanto pare non vuoi dirmelo -. Naruto sorrise, eccitato per la battaglia che
tra poco sarebbe sorta. Non vedeva l’ora di verificare le capacità del suo
antagonista.
Nirate
partì all’attacco con kunai alla mano, così come Naruto.
-
Hai fatto un errore, Nirate! -. Sicuro di sé, Naruto fece scontrare i due kunai
che bloccarono entrambi in una prova di forza.
-
Ah sì? E quale? - Domandò saccente Nirate, guardandolo con aria di sfida. Naruto
sorrise con superiorità e lo spinse via.
-
Uzumaki non si scrive non la “y”! -. E ripartì all’attacco.
Angolo
autore:
Salve!
E finalmente, sta per iniziare la
sfida! Chi avrà la meglio? Io già lo so! Uu
Che ne dite dei metodi deduttivi di
Shika? Mi piace troppo applicarli xD
Per l’ultima frase del capitolo,
andatevi a vedere la seconda parte del cap 33 e capirete se non ricordate :)
Ringrazio: gademo, ENDOINA95,TheCristopher94
e Ernesto507. Siete sempre presenti e vi ringrazio molto ^^
Allora, a tutti quanti voi recensori e
lettori, io dico, alla prossima!
-
Senta, ci può raccontare qualcosa di sua figlia?
Momochi
non era riuscito a chiudere occhio così decise, poco dopo, di ritornare insieme agli
altri ninja ed essergli utile in qualche modo.
Seduto
su una sedia, di fronte il fuoco che ogni tanto ravvivava, udì quella domanda
che gli ricordava dove fosse la sua Ryou e se stava bene. Scostò la sedia e
iniziò a parlare.
-
Non c’è molto da dire, mia figlia ha più o meno la vostra età e al contrario di
me è una ninja a tutti gli effetti, precisamente è una chunin del villaggio
della pioggia -.
-
Quindi non è una principiante, sa bene come affrontare le difficoltà -. Izuma
annuì.
-
Sono molto orgoglioso di mia figlia e so che è in gamba, ma non posso fare a
meno di preoccuparmi. Sono suo padre -.
Sakura
vedeva l’evidente stato d’animo di quell’uomo, la cui unica colpa era stata
quella di incontrare Nirate.
-
Che ci può dire di sua madre? - Interpose Shikamaru con fare indagatore.
Chiaro
fu l’irrigidimento di Izuma, il quale sembrava piuttosto in difficoltà a
parlare di quell’argomento.
-
Mia moglie è morta per una malattia quando lei aveva dieci anni. Fu un duro
colpo per entrambi ma feci del mio meglio per crescere la mia piccola -.
-
Così, fino ad ora ve la siete sempre cavata da soli -.
-
Mio figlio aveva già tradito il paese e non potevo fare nulla per lui,
probabilmente non seppe neppure di Ryou -. Abbassò lo sguardo, afflitto forse
da pentimenti del passato e destini che forse si sarebbero potuti evitare.
Sakura
voleva dire qualche parola per confortarlo, ma parlare bene di Zabusa non era
proprio possibile e anche se avesse provato a raccontare una balla
probabilmente sarebbe stata scoperta. Dopotutto, chi meglio di Izuma poteva
conoscere suo figlio?
Shikamaru
era seduto a terra, pensieroso. Non aveva aperto bocca tutto il tempo in quanto
stava riflettendo su quello che era accaduto fino a quel momento. C’era un
dubbio che lo tormentava.
-
Shika? -. Sakura era alquanto perplessa sul fatto che il ragazzo non avesse
ancora spiccicato parola, così si abbassò davanti a lui senza nascondere
un’espressione confusa. - A cosa pensi? -.
Shika
alzò lo sguardo ed espose il suo ragionamento.
-
Ricordate cosa ci ha detto Nirate in ufficio? Stava cercando informazioni sulla
madre in quanto aveva cambiato nome e faccia -.
-
Sì, mi ricordo. Ma sicuramente era stata una balla per depistarci - azzardò
abbastanza sicura Sakura. Il ragazzo però sembrava di tutt’altra opinione.
-
Che lo abbia fatto per depistarci non lo metto in dubbio, ma io credo che le
sue parole abbiano un significato specifico -.
Sakura
non riusciva proprio a trovare alcun nesso, così come Shino che preferì
aspettare che il moro continuasse con le sue ipotesi. Nel frattempo, Momochi si
era avvicinato, incuriosito.
-
Facciamo un esempio -. Alzò lo sguardo, dove incontrò quello di Sakura che non
nascondeva un certo scetticismo, ma dopotutto i ragionamenti di Shika non erano
ai suoi livelli.
-
Sakura, adesso io ti farò una domanda, e tu dovrai rispondere mentendomi -.
La
ragazza rimase un momento interdetta, ma annuì, seppur con poca convinzione.
-
Domani ho del tempo libero, ti va di uscire con me? -.
Aveva
dei seri dubbi sull’utilità di quello strano esperimento, ma non fece obiezioni
e rispose come le aveva detto.
-
Ehm… Mi dispiace, domani ho il turno in ospedale e non posso muovermi.
Shikamaru
sorrise, soddisfatto del risultato. Sakura invece si sentiva una completa
idiota.
-
Adesso mi spieghi che cavolo mi hai fatto fare?! -. Si spazientì la ragazza che
cominciava ad averne fin sopra i capelli.
Con
lo sguardo, Shika cercò l’altro loro compagno di squadra.
-
Shino, tu hai capito cosa volevo sperimentare? -.
-
Credo di esserci arrivato -.
Shika
ringraziò mentalmente l’amico.
Il
ragazzo però doveva comunque dare una spiegazione o i nervi di Sakura sarebbero
saltati, così come probabilmente i suoi denti. Dimenticava che alle ragazze non
piace essere le ultime a sapere le cose. Una volta calmata iniziò a spiegare.
-
Sakura, tu poco fa mi hai mentito, giusto? -.
-
Giusto! -. Non si era ancora del tutto calmata e Shika aveva quel brutto vizio
di spiegare le cose dal principio.
-
Questo fa presupporre, che domani non hai nessun turno in ospedale -.
-
Arriva al dunque - disse, abbastanza innervosita.
-
Semplicemente, la tua risposta è derivata dai tuoi pensieri o impegni più
frequenti. In sostanza, essendo un ninja medico, lavori in ospedale ed è stato
normale per te darmi quella risposta per mentirmi -.
Nella
mente di Sakura cominciarono ad unirsi vari tasselli: la frase di Nirate e la
domanda di Shika. Forse aveva capito.
-
Mi stai dicendo che Nirate ha davvero intenzione di cercare sua madre? -.
-
Non ne sono sicuro, ma credo che il pensiero principale di quel ragazzo sia la
madre, altrimentiavrebbe inventato una
scusa migliore. C’è anche un’altra cosa che ha detto, e cioè che aveva avuto
difficoltà a trovarla perché aveva cambiato nome e faccia -.
Guardò
uno ad uno tutti i presenti, in attesa che qualcuno intuisse dove voleva
arrivare.
-
Forse, inconsciamente, si stava riferendo a se stesso! - Intervenne Izuma, ormai
troppo affascinato da quel tipo di discorsi. Shika restò un po’ deluso dai suoi
compagni di squadra, ma non lo lasciò intravedere.
-
Può darsi, mi è sembrata strana come scusa e ho elaborato questa teoria per
poterne spiegare le motivazioni. Potrei anche sbagliarmi ovviamente. Ad ogni
modo, teniamo comunque a mente queste ipotesi.
Non
c’era nulla da dire: Shika aveva un modo di ragionare davvero incredibile. Era
una fortuna averlo in quella missione.
-
Forse dovrei farti i miei complimenti, davvero una pensata geniale! -.
Il
ragazzo però non sembrava molto soddisfatto, dopotutto quella era solo
un’ipotesi presa molto alla larga.
-
Una volta che avrà smesso di piovere cercheremo un modo per rintracciare
Nirate, non abbiamo altre alternative -. Si affacciò alla finestra facendo
mostra di un’aria scocciata.
-
Cosa che spero avvenga prima del sorgere del sole, a questo punto possiamo solo
aspettare -.
Un
calcio frontale colpì in pieno Nirate che prontamente si fece scudo con le
braccia. Il colpo lo trascinò comunque diversi metri indietro e non riuscì ad
evitare il successivo pugno che lo colpì in pieno viso, facendolo
indietreggiare ancora.
Naruto
atterrò davanti a lui e gli sorrise divertito.
-
A quanto pare ti ho sopravvalutato, sei solo chiacchiere dopotutto! -. Gli
lanciò un paio di shuriken che vennero però schivati. Nirate era chiaramente
svantaggiato in quanto i suoi movimenti erano poco più lenti del suo
avversario, ma non sembrò preoccuparsene.
-
Invece tu sei forte come già sapevo, ma sei sempre il solito avventato! -. Si
pulì il sangue che aveva sul labbro inferiore e sorrise saccente. Posò il kunai
a terra.
Naruto
non sapeva che intenzioni avesse ma restò comunque in allerta.
Un
istante dopo, Naruto sbarrò gli occhi quando vide la velocità con il quale il
suo avversario compose una serie di sigilli, gli venne in mente l’esame dei
campanelli di Kakashi che gli affibbiò il giorno del suo ritorno al villaggio.
Si tenne pronto.
-
Suiton: Suiryūdan no Jutsu! -.
Le
pozze d’acqua intorno ai due contendenti si svuotarono improvvisamente e
formarono un enorme drago d’acqua che si scagliò contro Naruto. Questi saltò
all’indietro, per poi cominciare a correre agilmente cercando più volte di
evitarlo.
Nel
frattempo, Ino e Ryou stavano osservando lo scontro dalla casa, precisamente
fuori la porta dal quale poteva vedere come andavano le cose. Naruto aveva
volutamente attirato lontano da lì il suo avversario per evitare che le ragazze
rimanessero coinvolte nello scontro.
-
Quel tipo non mi sembra molto forte, sono sicura che Naruto lo sistemerà -
osservò convita Ino. Ryou però aveva con forza scosso la testa.
-
No! Io sono una chunin proprio come voi, ma non ho potuto nulla contro quel
tipo, è troppo forte! -.
Ino
si preoccupò a quelleparole.
-
Che vuoi dire? Che si sta trattenendo? - chiese con finta tranquillità. Ryou
strinse i pugni, il solo ricordo di quella sera la faceva tremare.
-
Credo che quel tipo si stia solo scaldando. Te ne accorgerai presto -.
Ino
volse istintivamente lo sguardo verso la foresta, alla ricerca di una qualche
traccia di Naruto. Quelle parole l’aveva turbata e sperò che Naruto non si
facesse cogliere impreparato.
Coraggio Naruto.
-
Non vai ad aiutarlo? - Chiese preoccupata Ryou. Ino scosse la testa.
-
Non sono al suo livello e probabilmente gli sarei solo d’intralcio, comunque
Naruto me lo avrebbe sicuramente impedito. Lui è fatto così -.
Ryou
non disse niente, ma capì come Ino fosse preoccupata per quella condizione. Il
ragazzo combatteva da solo e non voleva nessuno intorno; poteva essere
interpretato come un gesto egoistico, o di grande amicizia verso chi gli vuole
bene. Non lo conosceva bene, ma era sicura della seconda ipotesi.
Naruto,
dopo aver evitato l’attacco acquatico si nascose dietro un albero e restò in
attesa.
Non è nulla di speciale, posso
anche attaccarlo frontalmente e sbrigarmela in velocità.
Uscì
allo scoperto e corse incontro al suo avversario che lo vide immediatamente.
-
Cosa credi di fare? -. Formò velocemente dei sigilli.
-
Raiton: Jibashi! - puntò il palmo a terra e una scossa elettrica si propagò lungo tutto il
terreno bagnato.
Cosa? Anche l’arte del fulmine?
Con un balzo riuscì ad
evitare l’attacco, ma ora risultava scoperto in aria. Doveva agire anche lui.
- Bunshin no Jutsu! -.
Con le quattro copie riuscì a difendersi dagli shuriken che stavano per
colpire e con quella rimanete si diede lo slancio per attaccare velocemente il
suo avversario, attacco che però Nirate evitò.
Ora Naruto era abbastanza
vicino e non doveva più allontanarsi. Cominciò assiduamente a stargli dietro
senza che il suo avversario avesse il tempo di formare qualche sigillo o
rispondere agli attacchi in quanto era più lento del suo avversario.
Con maggiore scatto,
Naruto riuscì ad assestargli una serie di calci che lo mandarono al tappeto
piuttosto malconcio. Nirate riuscì a mettersi a sedere, seppur con fatica
mentre si teneva lo stomaco.
La sua espressione
lasciava trapelare un certo dolore fisico, ma nel mentre cercava di sorridere,
come se tutto quello non fosse niente.
- Bravo, me ne hai date
parecchie - ammise con sforzo senza però lasciare che il suo sorriso sparisse.
Naruto lo guardò corrucciato.
- Non stai facendo sul
serio, vero? - Sbottò serio Naruto. Nirate non poté evitare di assumere
un’espressione compiaciuta. Senza dire nulla, alzò la tuta fino al polpaccio,
rivelando dei pesi simili a quelli di Rock Lee.
Così quelli lo limitavano. Da adesso
farà sul serio.
Con calma calcolata,
Nirate tolse i pesi dalle caviglie e si alzò, risistemando con cura la tuta,
spolverandola qua e là.
- Ricordati che lo hai
voluto tu, non io - disse con freddezza.
A Naruto quelle parole
non fecero né caldo né freddo e si rimise in posizione d’attacco. Il tempo di
battere le ciglia, che si ritrovò scaraventato diversi metri più lontano con la
sensazione che lo stomaco gli fosse uscito dalla schiena.
- Che succede, stavolta
sei tu a non riuscire a seguire i miei movimenti? - Urlò ironico, lanciandosi
di nuovo all’attacco.
Naruto riuscì appena in
tempo a scansarsi prima che un calcio proveniente dall’alto squarciasse il
terreno.
Dannazione!
- Kage Bunshin no Jutsu! -.
Un centinaio di copie si
formarono in tutta la foresta, pronte ad attaccare.
Nirate si guardò intorno,
e per nulla intimorito, si lanciò all’attacco.
Naruto si pentì amaramente di avergli fatto
togliere i pesi, ora la situazione era davvero critica. La velocità con cui si
muoveva Nirate era qualcosa di superiore a Rock Lee e la forza poteva benissimo
paragonarsi a quella di Tsunade.
Lo attaccò con tutte le sue copie ma si stava
rivelando una mossa inutile in quanto le stava facendo scomparire una alla
volta con estrema facilità; nessuna di esse riusciva a stargli dietro.
Nascosto tra i rami di un albero, mandò tre copie alla
casa dove erano Ino e Ryou; presto gli sarebbero servite.
Approfittò della distrazione del suo avversario
nell’eliminare le sue copie per creare il Rasengan. Non perse tempo e con
velocità, si diresse verso il suo avversario. Questi vide la tecnica venirgli
incontro e riuscì a evitarla scostandosi di lato per poi lanciare un calcio
sulla schiena del malcapitato, che cadde a terra. Scomparve, rivelandosi una
copia. Nirate notò solo in quel momento che l’originale si stava precipitando
su di lui dal cielo con un Odama Rasengan.
Naruto era sicuro di colpirlo, quando vide
affiorare un sorriso sulle labbra di Nirate.
-Doton: Doryū Jōheki -.
Con estrema rapidità,
Nirate eresse una barriera di roccia che bloccò l’attacco di Naruto, causando
un’enorme esplosione.
I detriti schizzarono in
tutte le direzioni e alcuni rami si spezzarono sotto la potenza dell’onda d’urto,
cosa che non passò inosservata neppure ad Ino e Ryou che osservarono con
preoccupazione il polverone che si era creato in lontananza.
- Forse dovremmo andare a
vedere - propose ansiosa Ryou. Ino sembrò pensarci su. Voleva controllare la
situazione ma aveva paura che poi si sarebbe rivelata un rallentamento e non
voleva interferire, però magari potevano avvicinarsi…
-
D’accordo, andiamo! Ma stammi vicina! - La avvisò risoluta Ino, consiglio che
Ryou non obiettò. Così, entrambe corsero verso il campo di battaglia.
Naruto
sentiva dolori un po’ ovunque. L’esplosione derivante dal suo attacco era stata
davvero potente e non era riuscito a evitarla.
Com’è possibile, ha usato anche
l’arte della terra.
Si
rialzò a fatica, per poi guardarsi intorno. Improvvisamente, udì lo spezzarsi
di un rametto alle sue spalle ed è solo grazie a quello che riuscì ad evitare
un calcio tirato con estrema velocità.
Anche
il suo avversario appariva abbastanza provato dall’esplosione, la sua barriera
di terra l’aveva protetto solo fino a un certo punto.
-
Complimenti, il tuo Odama Rasengan è molto potente -. Nirate sembrò davvero
congratularsi con lui, e Naruto ne approfittò per guadagnare un po’ di tempo.
Rispose con un sorriso.
-
Grazie, anche tu non sei male -.
-
Ti ringrazio, ma speravo di divertirmi un po’ di più con te, pensavo fossi più
forte… E pensare che ti ho osservato tanto -.
Naruto
aguzzò improvvisamente le orecchie; in che senso lo aveva osservato? Lo aveva
spiato?
-
Che vuoi dire? -.
Nirate
si accorse di aver parlato un po’ troppo, ma non se ne preoccupò, dopotutto
tutti hanno diritto a una spiegazione.
-
Vedi, Naruto Uzumaki, che tu ci creda o no, sei stato un esempio negli ultimi
quattro anni -.
Angolo
autore:
Salve .-.
Allora, nelle mie storie non ci sono
mai state scene di lotta e in questo capitolo mi ci sono cimentato per la prima
volta .-.
Scusate se non sono molto buone ma
proprio con ci so fare con quelle, devo ancora lavorarci :(
Spero comunque che apprezziate ^^
La prima parte del cap mi è troppo
piaciuto scriverla, adoro rendere Shika tanto geniale xD
Ringrazio: Ernesto507, ENDOINA95,
Gold93, TheCristopher94, Linduz94 e gademo per le loro recensioni, come sempre
mi infondete coraggio! ^^
La
polvere rimasta sospesa dopo l’esplosione sembrava nascondere ciò che era successo
all’interno, in quanto non si udiva più nulla.
Adagio
e con circospezione, le due ragazze si addentrarono in quella nebbia di terra.
Dopo
alcuni passi, udirono una voce. Sembrava quella di Nirate.
-
Vedi, Naruto Uzumaki, che tu ci creda o no, sei stato un esempio negli ultimi
quattro anni -.
Ino
non aveva la più pallida idea di cosa stessero parlando ma aveva tutte le
intenzioni di scoprirlo.
Con
agilità, saltò sul ramo di un albero seguita a ruota da Ryou, la quale restava
dietro senza troppe pretese. Con un paio di salti si avvicinarono dove avevano
udito la voce finché non videro entrambi i contendenti uno di fronte all’altro.
Nascoste tra le foglie, presero ad ascoltare in silenzio.
-
Io un esempio? Ma di che diavolo parli?
-
Semplicemente, mi sono ispirato a te in alcune cose, come l’aspetto.
Si
passò una mano tra i capelli e poi li scompigliò, pulendoli dalla polvere che
si era depositata. Sospirò malinconico quando prese tra le dita una ciocca
bionda, che osservò.
-
Gli occhi verdi sono i miei, ma prima avevo i capelli castani; li ho tinti per
renderli come i tuoi -.
Naruto
pensò istintivamente che quel tipo non era normale per fare una cosa del
genere, altrimenti non si spiegava. Aspettò che continuasse.
-
Ma non mi sono limitato al solo aspetto, ho preso anche alcune tecniche come la
moltiplicazione superiore del corpo e… -.
Lasciò
la frase in sospeso, e senza dire nient’altro, aprì la mano per poi rivolgere
il palmo verso l’alto.
Naruto
non poteva credere ai suoi occhi, anche se non aveva visto nulla lui già sapeva
cosa sarebbe accaduto da li a poco.
Nirate
concentrò il chakra nella mano e in poco tempo lo compresse dandogli la forma
di una sfera: il Rasengan.
-
Sorpreso? Non sai quanto tempo mi ci è voluto per utilizzarlo senza il bisogno
di una copia come fai tu -.
Osservò
compiaciuto l’espressione sorpresa del suo avversario, per poi spostare lo
sguardo sulla tecnica; sembrava esserne soddisfatto. La dissolse.
Anche
Ino era rimasta parecchio impressionata, quel tipo sembrava sapere molto su
Naruto.
-
Come fai a sapere tutto queste cose? E poi perché me? - Sbottò, irritato che
qualcun altro sapesse usare la tecnica di suo padre.
Nirate
alzò lo sguardo al cielo, coperto però da un’intricata rete di rami e foglie
che faceva intravedere poco e nulla. Nella sua memoria vi erano ricordi avvolti
dalle tenebre, da ali nere e persecutrici. Ricordi dolorosi.
Si
guardò poi intorno, e rivangò in luoghi antecedenti le immagini di una foresta
verde e irradiata dalla luce del sole, che a quel tempo giungevano senza
incontrare alcun ostacolo.
Lì,
notò un bambino correre e saltare ovunque, il cui sorriso sembrava non avere
fine; era l’immagine della felicità e della spensieratezza. Un istante dopo
quel mondo sparì, lasciando che la realtà avvolgesse tutto come una mantella
oscura e priva di significato. La desolazione di un luogo abbandonato e privo
di ogni valore rappresentasse.
-
Vivevamo qui. Eravamo felici ed io non volevo nulla se non stare con la mia
famiglia -.
Quelle
parole suscitarono in Naruto il concetto di calore famigliare, una sensazione
che però non aveva mai potuto provare.
Intanto,
Ino e Ryou avevano aguzzato le orecchie.
-
I miei erano entrambi ninja della pioggia, ma decisero di trasferirsi in questo
luogo isolato per motivi che non capì bene in quanto me ne accennarono solo;
pare ci fossero stati dei litigi con i miei nonni. Ad ogni modo, sempre al
servizio del loro paese, decisero di vivere qui, dove mi fecero crescere -.
-
Sembra una storia felice la tua - fece notare il ragazzo con ovvietà. Udì un
verso sfrontato.
-
La felicità non dura per sempre, dovresti saperlo -.
Era
vero. Chi meglio di Naruto poteva comprendere quella orribile condizione,
talvolta distrutta con violenza tale da scuotere l’anima.
-
Infatti, la mia felicità scomparve dieci anni fa! - disse freddamente, con
forte risolutezza e rancore. Strinse i pugni con forza e il viso sembrò
deformarsi dalla rabbia; se avesse avuto un demone dentro di se forse sarebbe
uscito.
Naruto
lo guardava con serietà, e si tenne pronto per qualunque evenienza.
-
Mia madre… Io e mia madre stavamo tornando dalla fiera nel paese dell’erba. Ero
felice di averla accompagnata e mi divertii molto -.
La
sua voce, man mano che parlava, si stava calmando. Non aveva amato nessuno più
di sua madre e il solo ricordarla lo faceva tornare indietro, prima dei suoi
sbagli. Prima della voglia di vendetta.
Il
viso della donna era sempre sorridente e dai lineamenti dolci e delicati. I lunghi
capelli rossi fino a metà schiena e il sacchetto di mele e pesche era come
sempre pieno. Sapeva che al suo bambino piacevano.
-
Mi ricordo che stavamo tornando tranquillamente, quando… Vedemmo correrci
incontro un ninja. Io non ci feci molto caso, ma ricordo che veniva inseguito.
Mia madre mi disse di nascondermi nella boscaglia lì vicino, e così feci.
Dopodiché, la vidi poggiare il sacchetto a terra e estrarre un kunai. Era la
prima volta che vedevo mia madre combattere e la cosa mi eccitava. Anche se in
silenzio, io tifavo per lei -.
Nirate
abbassò lo sguardo. Il peso del ricordo stava aumentando e sembrava non voler
continuare. Naruto voleva dirgli che non era necessario che continuasse se la
cosa era tanto dolorosa, ma al contempo voleva sapere, anche a scapito del suo
avversario. Così, non disse nulla e attese.
-
Il ninja aveva una grande spada sulle spalle, e quando fu abbastanza vicino a
mia madre, la estrasse. Lei riuscì a bloccare il suo attacco ma venne
scaraventata a terra. Prima che potesse alzarsi, lui le tranciò diagonalmente
il petto e fuggì, sempre inseguito dagli altri ninja.
Io
osservai tutta la scena. Ero shoccato. Uscì, in preda alla disperazione e mi
inginocchiai davanti a mia madre, ma ciò che vidi fu solo sangue. Lei… Lei
aveva una profonda ferita ma riusciva ancora a respirare. Mi guardò con i suoi
occhi verdi, proprio come i miei, e mi sorrise. Ebbe la forza di sollevare un
braccio e carezzarmi il viso, per poi soffiare tra il sangue queste parole: “Stai
bene? Sono felice” -. Nirate alzò lo sguardo, senza nascondere la lucentezza
dei suoi occhi, e con voce grave, finì ciò che aveva incominciato. - Urlai,
disperato per ciò che avevo perso -. Chiuse gli occhi e continuò. - E lì,
nacque il mio desiderio di vendetta. Avrei ucciso l’assassino di mia madre. Lo
promisi a me stesso! -.
Ino
e Ryou, che avevano sentito l’intera storia, seppur consce delle malefatte che
quel tipo aveva compiuto nella sua vita e alla sofferenza che aveva apportato
alla stessa Ryou, non riuscirono a trattenere le lacrime. Non si fecero
comunque sentire.
Quanto
dolore aveva provato? Quanto potevano essere giustificate le sue azioni?
Naruto
era molto colpito da quello che gli aveva raccontato e non mise in dubbio
quanto avesse sofferto. Ma che c’entrava lui?
-
Non ho ancora capito, cosa c’entro io con te?
Nirate
aprì una leggera linea sulle sue labbra e riaprì gli occhi.
-
Il ninja che uccise mia madre si chiamava Zabusa Momochi -.
Ryou
fu sicuramente quella più sorpresa e un improvviso senso di colpa la colpì in
pieno petto; ora capiva. Capiva perché ce l’aveva tanto con lei e con suo
padre.
-
Da quel giorno, mi sono allenato giorno e notte per migliorare sempre più, per
diventare più forte e finalmente, quando mi sentii pronto, partii per cercare
quel nukenin. Mi ero allenato cinque anni e per un anno viaggiai alla ricerca
di Zabusa, quando venni a sapere che era stato eliminato da dei genin della
foglia! - Esclamò, puntando il dito contro Naruto.
-
È vero, io e la mia squadra riuscimmo a eliminarlo -.
-
Per quanto mi sentissi sollevato che quel teme fosse morto, non riuscivo
comunque a trovare pace. E poi capì -.
Il
vento cominciò a soffiare e smosse tutti gli alberi nell’area, tant’è che
alcuni rami danneggiati finirono di spezzarsi.
Naruto
si guardò intorno, stranito da quell’improvviso cambio atmosferico.
Nirate
non si era mosso di un centimetro e lo guardava con la stessa intensità di un
attimo prima, come lo volesse incenerire.
-
Dovevo essere io a portare a termine la mia vendetta, e non ho accettato l’idea
di non aver avuto la possibilità di vendicare mia madre! -.
Improvvisamente,
Nirate sparì in una nuvola di fumo, rivelandosi così una copia.
Naruto
non ebbe il tempo di cercare l’originale che lo vide correre verso di lui.
-
Fūton: Reppūshō! -.
Da i
palmi uscì una potente onda d’aria tagliente. Naruto fu scaraventato lontano,
così come alcuni alberi insieme a lui. Ino e Ryou vennero coinvolte
nell’esplosione e anche loro finirono malamente a terra diversi metri più
lontano.
Naruto,
seppur con fatica, riuscì ad alzarsi, tenendosi il fianco dolorante, ma neppure
il tempo che la polvere si diradasse che sentì un altro attacco.
- Katon:
Karyūdan! -.
Non
riusciva a vedere la figura di Nirate, ma i proiettili di fuoco che si stavano
per abbattere su di lui furono sufficienti a fargli intuire dove si trovasse.
Evitò le palle di fuoco e si nascose dietro un albero, in attesa che la polvere
si depositasse. Nel frattempo, si chiedeva come era possibile quel che aveva
visto.
Vento e fuoco! Ha usato
tutte le punte del chakra! Ma è impossibile!
Gli
venne in mente quanto combatté contro Fuka, quella tipa che poteva utilizzare
tutti i tipi di chakra grazie ai capelli, ma quello non poteva essere lo stesso
caso.
Nel
frattempo, Ino si stava rialzando e notò con orrore che aveva una grossa
scheggia conficcata nella gamba. Se l’avesse lasciata lì si sarebbe infettata
per cui, strinse i denti e la estrasse con un colpo secco, trattenendo a stento
il dolore.
Si alzò
in piedi, e con fatica, cercò di individuare la figura di Ryou.
- Ryou!
Dove sei? - la chiamò preoccupata senza fare troppo rumore. Avvertì un gemito
dietro di sé e non perse tempo per andare a vedere. La trovò poggiata ad un
albero, sanguinava ma non sembrava aver riportato ferite rivelanti.
- Tutto
bene? -.
- Più o
meno, ma sicuramente meglio di come stavo quando mi avete trovata in quel buco
-.
Entrambe
risero per poi tossire dolosamente per via delle contusioni che venivano
sollecitate.
- Che
facciamo? Torniamo a vedere? -.
Ino
annuì e cercò con gli occhi la figura di Naruto, che fortunatamente vide.
Sembrava abbastanza provato.
- Tu
aspettami qui, vado a vedere come sta Naruto -. Ma prima che potesse muoversi
venne afferrata da un polso. Guardò Ryou senza capire.
- Vengo
con te. Tranquilla, ce la faccio -.
Ino
smorzò le labbra contrariata ma decise di accontentarla. Pochi secondi dopo
riuscirono a raggiungerlo.
-
Naruto! - lo chiamò sottovoce Ino per poi arrivargli davanti. Il ragazzo la
guardò prima con sorpresa e poi con rimprovero. La stessa frecciatina la lanciò
anche a Ryou.
- Che ci
fai qui! Stai lontana o finir… Un momento ma guarda come sei ridotta! -. Si
alterò il ragazzo, vedendo la compagna coperta di ferite, così come Ryou.
- Non
sono affari tuoi! - lo ammonì, per poi calmarsi e guardarlo preoccupata. -
Allora, che ne pensi? -.
Naruto
sospirò, ricordandosi che Ino era testarda anche più di Sakura.
-
Allontanatevi, tra poco inizia la vera battaglia - disse, prima di uscire allo
scoperto e lasciare le due ancora più preoccupate su quello che sarebbe
successo.
Nirate
aveva immaginato che il suo avversario si stesse riposando e non si era
disturbato a cercarlo in quanto sapeva che quasi certamente si sarebbe fatto
vedere lui, e infatti fu così.
Intorno
a loro i rami erano caduti per un raggio di almeno trenta metri, lasciando
posto a una improvvisata steppa desolata.
Naruto
camminò lentamente, finché entrambi non furono uno di fronte all’altro, ad una
distanza non superiore di dieci metri.
-
Sorpreso? - Chiese improvvisamente Nirate, come se conoscesse già la risposta.
- Com’è
possibile che tu sappia usare le cinque punte di chakra? - Sbottò risoluto.
Voleva saperlo assolutamente.
Nirate
scrollò le spalle, innocente.
- È la
mia abilità innata - rispose semplicemente. Naruto spalancò serio gli occhi,
senza interrompere l’espressione determinata che lo stava attraversando.
- Hai
un’abilità innata?
-
Precisamente, la mia è una abilità oculare e che io sappia, sono l’unico a possederla.
Durante questa lotta non ti sei accorto di nulla? - Chiese, fintamente
sorpreso.
Ino e
Ryou, che non avevano minimamente ascoltato il consiglio di Naruto, stavano
assistendo trepidanti alla discussione. Di cosa parlava Nirate?
Naruto
cercò di ripercorrere all’indietro lo scontro avvenuto con Nirate, focalizzando
la sua attenzione sugli occhi. Ecco, gli sembrava di vedere qualcosa… e lo
vide.
Il
sobbalzo che Nirate notò fu sufficiente per lui. Sorrise.
- Ma
cosa…
- L’ho
chiamata I Cinque Petali, e mi accorsi di possederla nel momento in cui
urlai il dolore per la morte di mia madre. Lei non c’era più, ma avevo ricevuto
un dono magnifico, che mi avrebbe permesso di vendicarla! -.
Nirate
chiuse gli occhi e li riaprì, rivelando ciò di cui stava parlando.
Lo
sfondo verde c’era sempre, ma seguendo la forma circolare dell’occhio, si
potevano contare cinque tomoe simili a petali di ciliegio, e ognuno aveva un
colore diverso. Rosso, blu, giallo, bianco e marrone. I cinque colori degli
elementi.
Naruto
non aveva mai visto niente di simile, ma a parte fornire cinque tipi di chakra,
quegli occhi non potevano fare molto. Tutto dipendeva sempre dal suo
utilizzatore che se risultava debole non avrebbe potuto fare nulla contro forti
avversari. La classificò non così pericolosa. Chiuse i propri occhi e fece un
lento e profondo respiro.
- Adesso
che Zabusa non c’è più, non mi resta che vendicarmi di chi l’ha ucciso, ovvero
tu! - detto questo scattò verso il ragazzo, pronto a tirargli un poderoso
pugno. Naruto sembrò non accennare a difendersi.
Ino
rimase impressionata dalla velocità con cui Nirate si era mosso e chiuse gli
occhi, senza avere il coraggio di guardare Naruto finire a terra.
Un suono
sordo, e più nulla.
La
ragazza scostò lentamente le mani, per poi sbarrare occhi e bocca, stupita.
Lasciò poi che un sorriso prendesse il posto della sorpresa, e formulò infine
un solo felice pensiero.
Vai, Naruto!
Senza
aver aperto gli occhi, il ragazzo era riuscito ad afferrare il polso del suo
avversario, che ora stringeva con forza tale che Nirate non riuscì a farsi sfuggire
un gemito di dolore.
- Mi
dispiace per come sono andate le cose, ma questo non ti giustifica -.
Naruto
aprì le palpebre rosso sangue, rivelando due occhi gialli dalla pupilla
allungata orizzontalmente.
- L-la
modalità eremitica! - Si
sorprese Nirate, cercando di capire come fosse possibile che l’avesse attivata.
Poi gli venne in mente.
- Le copie di prima! Scommetto che ne hai nascosta
qualcuna qui intorno ad accumulare chakra naturale! -.
Naruto strinse ancor più la presa finché non vide
Nirate inginocchiarsi, a quel puntò lo colpì con un calcio in pieno petto che
lo spedì contro una serie di alberi che vennero abbattuti con un gran
trambusto.
Nascoste, Ino esultava ormai senza ritegno e Ryou
rimase impressionata dalla potenza di quel colpo.
Il biondo si rialzò tenendosi la parte colpita,
stringendo i denti dal dolore. Naruto, da lontano, lo avvertiva.
- Preparati Nirate, non ti lascerò vincere questa
battaglia! -.
Naruto puntò i piedi a terra e si diede uno slancio
tanto potente che creò una piccola conca nel terreno, lasciando esterrefatte
sia Ino che Ryou stavolta.
- Vediamo che sai fare! - Urlò Nirate con
sfrontatezza.
Se
credi di battermi, ti sbagli di grosso.
Con un feroce scatto, iniziò una battaglia in
velocità senza precedenti.
E questa è l’abilità
innata di Nirate! Scusate il mio rudimentale impegno nel realizzarlo.
Angolo autore:
Salve! ^^
Premetto che la battaglia deve ancora
raggiungere il suo apice, per cui tenetevi pronti!
Poi mi sento un po’ in colpa nei
confronti della squadra 3S; non gli sto facendo fare niente! XD
Ringrazio: TheCristopher94, ENDOINA95,
Gold93, gademo e Ernesto507. Grazie a tutti!
Ah una cosa! Al pensiero di Ino Vai, Naruto! Ci starebbe troppo bene
l’attacco della colonna sonora “Naruto OST 1 - Strong and
Strike”!!
Quella
classica nei combattimenti per intenderci XD
-
Ci sto provando, ma è difficile. Sono davvero incredibili!
-
Forza, Naruto!
I
due contendenti non accennavano a segni di stanchezza, nonostante stessero
combattendo da ormai molto tempo. Il sole era ormai quasi del tutto tramontato
e l’oscurità si stava impadronendo della foresta in superficie, ma mai quanto
quella in fondo al cratere dove stava avendo luogo lo scontro.
Ryou
e Ino, più che seguire la battaglia con la vista, cercavano di farlo con
l’udito, tanto era il buio; non sapevano neppure come facessero i due a
battersi in quelle condizioni.
Ryou
si guardò intorno, preoccupata.
-
Qui non si vede nulla - decretò con un po’ di timore -. Ino si volse verso di
lei, leggermente scocciata.
-
Non è importante, dobbiamo solo attendere che Naruto sconfigga quel sosia, a
quel punto ce ne andremo, chiaro? - E senza aspettare risposta tornò a
concentrarsi per seguire lo scontro.
Cogliendolo
di sorpresa, Naruto assestò un potentissimo calcio alla schiena del suo
avversario e lo spedì malamente a terra, dolorante.
-
Adesso basta, questo scontro è andato avanti anche troppo, è il momento di
arrendersi! -.
Nirate
trattenne una risata mista al dolore. Sputò del sangue dalla bocca e si rimise
faticosamente in piedi; era molto provato.
-
Hai ragione, forse dovresti arrenderti - sussurrò malignamente, come se stesse
decidendo quando uccidere la sua vittima. Naruto lo guardò con determinazione
e, senza dire nulla, creò un Rasengan con la modalità eremitica.
-
Arrenditi, o ti colpirò con questo. A quel punto sarai finito -.
Nirate
alzò la testa e lo guardò negli occhi, senza la minima preoccupazione. E
sorrise.
Naruto
stava per dargli un ultimatum, quando qualcosa lo bloccò; Nirate era sparito.
-
Te l’avevo detto di arrenderti - gli sussurrò vicino l’orecchio.
Voleva
voltarsi ma qualcosa glielo impediva, e si accorse solo allora delle gocce di
sangue che cadevano con una certa frequenza ai suoi piedi, dal fianco, dove un
kunai si era conficcato.
-
Naruto! -. La voce di Ino, era lontana ma gli sembrava di sentire i suoi passi
farsi sempre più vicini.
-
Come hai fatto…? -. Naruto si allontanò con uno scatto e mise una mano sulla
ferita. Guardò furioso l’aspetto malandato ma sicuro di sé del suo avversario,
e gli venne voglia di farlo sparire una volta per tutte, anche se quello
significava non sopportare la propria faccia.
-
Come ho fatto, cosa? Ah! Questo? -.
Non
ci fu intermezzo tra la fine della frase e il dolore lancinante che gli
attraversò l’addome, dove il suo avversario gli piantò lo stesso kunai, stretto
nella mano.
Dannazione!
Nirate
estrasse con un colpo secco il kunai e sorrise nel vedere il suo avversario
inginocchiarsi a terra in una angosciante smorfia di dolore e si allontanò di
alcuni passi.
Ino,
ignorando tutte le idee stupide che si era fatta sul non interferire perché
auto consideratasi un intralcio, si inginocchiò al suo fianco e cercò di
esaminare la ferita.
Naruto
avrebbe preferito averla lontana da lì ma la lasciò fare, non aveva abbastanza
forze per scacciarla e persino la modalità eremitica scomparve.
-
Naruto, guardami! - Ino gli prese il viso tra le mani, guardandolo con occhi
supplicanti. - Non so che trucco abbia usato ma non puoi andare avanti con
queste ferite, e ora stai fermo! -. Usando il Palmo Mistico, cercò di rigenerare quanti più tessuti possibile.
Naruto
nel frattempo stava cercando di non perdere di vista Nirate, che nel frattempo
si era distanziato una trentina di passi.
-
Dimmelo! Come hai fatto a muoverti così velocemente! - Urlò Naruto, stringendo
i denti quando sentì le ferite in sollecitazione.
-
Non parlare, ti prego non parlare – sussurrò Ino, come a volergli intimare di
non provocarlo o gliela avrebbe fatta pagare, e lei non voleva che Naruto
soffrisse ancora, piuttosto avrebbe combattuto lei. Aumentò il flusso del
jutsu.
-
La mia tecnica preferita: Hiraishin no Jutsu -.
Naruto sbarrò gli occhi a
quel nome. Come poteva neutralizzare una tecnica che non aveva interruzioni di
tempo? Quindi…
- Dove? E quando?! -.
Nirate sorrise
soddisfatto e senza dire nulla, si tastò la fronte, guardandolo.
Naruto si accigliò un
momento, ma poi intuì. Come aveva fatto?
Sciolse il coprifronte e
lo guardò, stringendolo con frustrazione finché non poté che gettarlo via con
un gesto di stizza.
- Maledetto! -.
- Non avrai il tempo di
dirmi nient’altro, perch…- - non poté finire di parlare per il dolore che due
kunai gli procurarono, piantandosi nella gamba sinistra. Si girò con rabbia
verso chi gli aveva fatto quell’affronto, e la vide, sul ramo di un albero;
Ryou.
- Lasciali in pace,
maledetto! - Si lanciò all’attacco e recitò una tecnica.
- Katon: Endan! -. Ryou
raccolse il chakra nel petto e rilasciò una potente fiammata che spazzò via
parte dell’area circostante per un raggio di venti metri, lasciando alberi e
cespugli in fiamme.
Che tu possa bruciare anche all’inferno!
Sperò davvero che quell’essere
fosse definitivamente finito. I riflessi del fuoco ardevano anche nei suoi
occhi e nulla poteva bruciare però più della rabbia che aveva provato.
- Brava! Ma non è
abbastanza! -.
Ryou si girò di scatto,
spaventata da quella voce e non poté davvero credere di aver fallito. Purtroppo
per lei, si mosse troppo lentamente e un calcio la colpì in piena faccia
facendola ruzzolare a terra per diversi metri fin dove erano Naruto e Ino.
- Ryou! -. Ino si
precipitò su di lei e tirò un sospiro di sollievo nel constatare che era solo
svenuta, rassicurando anche Naruto che annuì.
- Molto bene, e ora,
Naruto Uzumaki, assisterai alla mia tecnica finale. Ne rimarrai sorpreso! -.
Naruto lo avrebbe ucciso
anche subito, ma le ferite lo avevano parecchio debilitato e fu uno sforzo
anche alzarsi in piedi e guardarlo in cagnesco.
Nirate non aggiunse altro
e creò immediatamente alcune copie di sé, mentre l’originale restava dietro.
- Come ben sai, ti ho
dimostrato che sono in grado di utilizzare il Rasengan, tecnica difficile da
apprendere ma ancora più difficile è unirlo ad un tipo di chakra; ma per me è
leggermente diverso -.
Le copie si riunirono in
cinque gruppi da tre; una copia mise una mano al centro del gruppo e le altre
due cominciarono a rilasciare chakra.
- La mia abilità, oltre a
garantirmi l’utilizzo delle cinque punte di chakra, mi permette anche di averne
un controllo perfetto, e questo mi avvantaggia molto nei combattimenti -.
L’espressione di Naruto,
come anche quella di Ino, cambiò drasticamente, dalla frustrazione alla
sorpresa più grande, sorpresa che però non aveva nulla di buono, anzi, la
preoccupazione di ciò che sarebbe accaduto da lì a poco non aveva molti sbocchi
positivi per nessuno.
- Ti presento i cinque
risultati finali del Rasengan associato a tutte le punte di chakra, ammira! -
Urlò trionfante Nirate con ardore ed enfasi.
Gli occhi di Naruto si
muovevano lentamente, come se davanti a lui ci fosse un’immagine immaginaria
che sarebbe scomparsa da un momento all’altro, dal nulla.
Riconobbe il suo Rasenshuriken,
un po’ più piccolo ma comunque allo stesso modo letale. Spostò lo sguardo
affianco dove vide una sfera d’acqua e intorno a questa una specie di anello ad
alta pressione; probabilmente avrebbe potuto tagliare una roccia con la stessa
facilità della sua tecnica.
Uno Chidori, o era quello
che gli era sembrato da una prima impressione; la sfera elettrica emanava dei
veri e propri fulmini che vorticavano in ogni direzione, ad una velocità
definita dai suoi pensieri incalcolabile.
Il fuoco, un Rasengan
infuocato con le dimensioni di un Odama Rasengan; gli sembrò quello più pericoloso,
in quanto al centro di questo il calore prendeva un colore giallo brillante,
quasi fosse il nucleo incandescente di un vero e proprio pianeta.
Ed infine, ciò che lo
stupì forse maggiormente. Non poteva credere che ci fosse un modo di unire l’elemento
terra al Rasengan, eppure quel tipo ci era riuscito.
La tecnica era simile ad
una tempesta di sabbia, solo miniaturizzata. Varie pietre e detriti vorticavano
incessantemente come dei satelliti sul loro asse e lasciava immaginare una
forzaparagonabile a quella di un
tornado.
Naruto osservò tutte le
tecniche riunite in una volta, senza fiato. Erano tecniche pericolose, ma lui
riusciva a vederci un fascino diverso, un qualcosa di emozionante.
Suo padre aveva creato
una tecnica incredibile, ma mai poté ammirarne il risultato finale con il suo
elemento, cosa che invece lui era riuscito a fare. Ora invece poteva vedere
come sarebbe diventato il Rasengan con ogni affinità, e questo lo trovò
fantastico, ma i suoi pensieri vennero interrotti e dovette tornare alla realtà
della situazione quando udì precise parole diNirate, parole che lo spaventarono.
- Questa è solo la prima
parte, adesso ti presento la mia tecnica finale! -.
Nirate si spostò al centro
delle tecniche da lui create e con sicurezza, alzò il braccio e puntò il palmo
verso l’alto.
Le copie alzarono la
tecnica sopra le loro teste e, lentamente, si avvicinarono all’originale, sempre
di più, finché quasi si sfiorarono, fino a toccarsi.
Contrariamente a quanto credevano
Naruto e Ino, che non avevano smesso un momento di fissare quella letale
maestosità, il contatto non produsse alcuna esplosione, anzi, si stavano
fondendo!
Non potevano crederci, le
tecniche si stavano unendo in una sola e questo, oltre ad apparire incredibile
e affascinante, era anche estremamente pericoloso. Per loro.
La potenza che stava
irradiando tutto quel chakra stava aumentando in modo esponenziale.
Gli alberi si stavano
piegando verso l’esterno, tanta l’energia si stava accumulando e il vento soffiava
alla velocità di una tromba d’aria.
Le sfumature del chakra
cambiavano sempre, dal giallo al marrone fino alche all’azzurro; l’energia
sembrava non essersi ancora stabilizzata.
Naruto sentì una presa
sul braccio e si sorprese di trovare Ino al suo fianco; era molto spaventata da
quello che vedeva.
- N-Naruto… -.
- Lo so, Ino. Stavolta la
situazione è un po’ più complicata del solito -.
- Un po’?! - Si disperò,
e Naruto le mise istintivamente un braccio attorno le spalle. Il suo istinto di
protezione prevaleva anche in situazione gravi.
Ino alzò lo sguardo sul
volto del ragazzo, e non ci vide serenità alcuna, piuttosto la preoccupazione
stava divorando anche lui e in quelle condizioni probabilmente non si sarebbero
mai allontananti abbastanza in fretta. Che vie d’uscita c’erano?
- Che facciamo? -. Ino quasi
sentì la sua voce supplicare una risposta positiva, che però tardava ad
arrivare. Naruto si mordeva nervosamente il labbro e non proferiva parola,
forse troppo attento a ciò che stava.
- Naruto! Mi hai sentito?
- Riprese con agitazione Ino, scuotendogli il braccio. Naruto si voltò con un
tale scatto ed espressione seria che sentì il suo cuore sobbalzare dallo
spavento.
Gli occhi di Naruto
avevano una sfumatura di blu che variava tra l’oltremare e cobalto, profondi
più dell’oceano e assolutamente inespressivi.
- Naruto… - sussurrò Ino.
- Prendi Ryou e fuggi più
lontana che puoi, ho ancora un clone per la modalità eremitica e il mio
Rasengan Titanico dovrebbe contrastare la sua tecnica abbastanza da farti
fuggire. Va’! -.
Naruto aveva parlato con
calma e compostezza, ma nelle sue parole c’era la determinazione, per questo ad
Ino sembrò immediatamente che non gli stesse dando un consiglio, bensì un
ordine preciso; scappare e lasciarlo lì a fargli guadagnare più tempo possibile.
Ino sbarrò gli occhi;
voleva sacrificarsi?
- Scherzi, vero? -
Sussurrò con ansia, cercando di scrutarlo meglio. Naruto scosse piano il capo.
- Non perdere tempo,
prendi Ryou e… -.
Ciaf!
Avvicinò la mano alla
guancia, trovandola calda e dolorante mentre quella di Ino era rimasta ancora a
mezz’aria, tremante.
Con gli occhi che volevano
tradirla, cercò comunque di apparire più dura e autoritaria che poté, ma la
verità era che aveva paura, e tanta. Paura della rassegnazione.
- Sei un’idiota! Che
diavolo ti è successo?! Non ci siamo frequentati molto ma tutti sanno che tu
non ti arrendi mai e ora invece che succede? Getti la spugna solo perché quel
tipo ti sembra più forte di te?! -.
Naruto la guardò, in
procinto di piangere, e si sentì male al pensiero che era la causa di ciò.
- Ma, Ino, non posso reagire,
è troppo forte - Ammise, distogliendo lo sguardo. Ino gli prese il mento con
rabbia e lo guardò dritto negli occhi.
- Tu non ti sei mai
tirato indietro perché un avversario era più forte di te! Anzi, davi il meglio
e riuscivi a spuntarla, l’hai sempre fatto e devi farlo anche ora! -.
Non seppe neppure lei
quanta forza avesse dato alla voce, ma sentiva chiaramente di avere il fiatone,
oltre alla paura che le stava sgorgando nelle vene ora ci si metteva anche la
rassegnazione di Naruto? Era troppo!
- Ino… -. Naruto portò
una mano sul viso della kunoichi, e una lacrima gliela inumidì, e poi ancora un'altra.
Infine avvertì dei chiari singhiozzi.
Si sentiva un verme, e
Ino aveva ragione. Lui non era così.
- Avete finito? Perché adesso
io finirò voi! -.
Entrambi si voltarono di
scatto e constatarono con orrore ciò di cui Nirate stava parlando e di cui era
orgoglioso.
L’area aveva assunto una
colorazione porpora, che sfumava nel viola e poi nel lilla man mano che si
estendeva, ma l’enorme nucleo sul palmo di Nirate era di un viola scuro e
tetro, pareva il passaggio tra due mondi paralleli; profondo e ignoto. L’area
era carica di energia statica e tensione.
- È spaventoso… -
sussurrò Ino, quasi in trance. Si era attaccata al braccio di Naruto e non
accennava a lasciarglielo, cosa che il ragazzo notò. Era preoccupato, non tanto
per lui quanto per l’incolumità delle due ragazze; si sporse per vedere Ryou,
ma non era ancora rinvenuta. Strinse ancor più Ino.
- Avete un ultimo
desiderio? -.
Naruto guardò con astio
il suo avversario, mentre cercava nella sua mente un modo per contrastare quell’enorme
sfera di chakra, ma non gli venne in mente nulla, il suo Rasengan Titanico non
avrebbe potuto nulla.
- Direi
di no. È la vostra fine! Rentan:
Daninpou Rasengan! (Arte elementare: Rasengan Supremo)-.
Nirate
lanciò su di loro una sfera delle dimensioni del Rasengan Titanico, da quella
distanza non potevano evitarla.
-
Non voglio… Naruto! -. Il ragazzo chiuse gli occhi e strinse i denti, ormai non
poteva più fare nulla.
-
Ino, mi dispiace - disse solamente, in un sussurro carico di rammarico.
Abbracciò Ino, lasciando senza pretese che urlasse la sua disperazione.
Sembrava
davvero la fine, la sua promessa nei confronti di Sakura, Sasuke, l’Akatsuki,
diventare Hokage. Tutto.
Gli
dispiacque anche non poter conoscere meglio Ino, ma forse ne avrebbe avuto l’occasione
in un'altra vita, dopotutto nessuno sa com’è l’aldilà.
Forse
non esisteva, bensì veniva data l’opportunità di vivere in un altro corpo,
oppure, si finiva in cielo, irradiati da una calda e celestiale luce azzurra
come quella che gli attraversò le palpebre.
Angolo autore:
Salve!
^^
Oddio!
Ma è finita?! Stanno per morire??? O.O
Cavolo…
Non pensavo finisse così, che storia triste .-.
Ehi,
un momento! Ma se sono io a scriverla, e se devo dargli un finale, questa che
roba è??
Scherzo!
Aspettate il prossimo capitolo e scoprirete il seguito! Trepidanti? Anch’io! u.u
Comunque
questo cap non mi è piaciuto tanto, ho come l’impressione di averlo fatto un po’
vuoto, ma giudicate voi :(
Ringrazio:
TheCristopher94, gademo, Ernesto507, Gold93 e ENDOINA95. Com’è il capitolo? ^^
(la domanda è riferita a tutti i lettori eh, non solo loro .-.)
Un
bagliore azzurro si confuse con quello viola e tetro della distruzione, della
fine imminente a cui Naruto pensava di essersi psicologicamente preparato, ma
non era così.
Proprio
come chiunque, anche lui aveva paura della morte ma la cosa che più gli bruciava
era di trascinare con se due ragazze che non c’entravano niente; non poteva
permetterlo.
Ino
era stretta tra le sue braccia quando aprì di scatto gli occhi, pronto a
contrastare in ogni modo quella sfera del male, ma qualcosa lo bloccò: anzi,
qualcuno.
-
Ma cosa… -.
Ryou,
che prima l’aveva vista a terra svenuta, ora era in piedi sulle sue gambe,
avvolta da un intenso bagliore azzurro, probabilmente il suo chakra.
I
lunghi capelli neri le ricadevano sul viso e lasciavano trasparire uno
spettrale bagliore proveniente dai suoi occhi. Non sapeva se preoccuparsi o
sorprendersi.
Ryou
alzò meccanicamente lo sguardo, come se fosse manovrata da una forza
sconosciuta e lo guardò un solo istante prima di pronunciare poche parole.
-
Avete venti secondi… -.
Il
bagliore divenne sempre più intenso, finché non ci fu un’esplosione di luce che
avvolse tutta l’area circostante. Naruto chiuse fastidiosamente gli occhi e
Ino, che si era voltata in quel momento, fece lo stesso.
I
detriti schizzarono in ogni direzione e diverse rocce si sgretolarono sotto la
potenza distruttrice che si sprigionò.
Poi,
qualcosa cambiò.
Naruto
cominciò poco a poco ad aprire le palpebre dopo che quel intenso chakra lo
aveva costretto a chiudere gli occhi. Focalizzò la vista davanti a sé e si
accorse di stare stringendo ancora Ino.
-
Stai bene? - Gli chiese con apprensione. Ino aprì gli occhi a sua volta,
guardandosi intorno con aria confusa.
-
Ryou! - Urlò Naruto, accorgendosi solo in quel momento che la ragazza era di
nuovo a terra priva di sensi. Lasciò andare Ino e si precipitò su di lei.
-
Sembra solo svenuta - sospirò di sollievo Naruto voltandosi poi verso Ino per
rassicurarla, ma l’espressione sbigottita che stava facendo la sua compagna lo preoccupò
di nuovo.
-
Ino, che succede? - Chiese alzandosi con uno scatto.
-
Naruto… Che è successo? -.
Ino
indicò davanti a sé con un dito tremante, e Naruto, seguendo la traiettoria di
ciò che la ragazza stava indicando, capì che in effetti qualcosa non quadrava.
Davanti
a loro, c’era la grande sfera di Nirate che avrebbe dovuto colpirli e spedirli
all’altro mondo, ma un particolare gli fece intuire che ciò non era ancora
avvenuto. I detriti volavano da tutte le parti, l’enorme sfera era davanti a
loro a pochi metri e sembravano essere spacciati, se non fosse per un
particolare: era tutto immobile. A mezz’aria.
Naruto
si guardò ancora intorno e si rese conto che ogni cosa non si muoveva, avvolto
tutto da una chiara luce celeste che sembrava ancora aleggiare intorno a loro.
Non
riusciva a capire cosa fosse accaduto, finché non ebbe un improvviso flash.
Avete venti secondi.
-
Ino! Andiamo via! – Urlò in preda al panico, tanto da far sobbalzare la ragazza
che non aveva minimamente capito cosa stava succedendo.
Naruto
prese Ryou con un braccio e costrinse Ino a salirgli sulle spalle, cosa che
fece; l’improvvisa agitazione di Naruto la stava facendo preoccupare e preferì
ascoltarlo.
Liberò
l’ultimo clone e attivò la modalità eremitica; in quell’istante i detriti
stavano ricominciando a muoversi, ma con estrema lentezza.
Non
perse altro tempo cominciò a correre verso l’uscita, sfrecciando ad una tale
velocità che Ino dovette stringersi ancor più o sarebbe volata via.
-
Naruto, ma che diav...! -.
-
Più veloce, devo andare più veloce! -.
Raggiunse
la grotta e percorse tutto il corridoio, finché non arrivò alla scala. Un
istante prima di raggiungerla avvertì una tremenda esplosione che fece tremare
tutta la grotta.
Si
girò a guardare senza frenare la sua corsa, accorgendosi che la sfiammata che
li stava per raggiungere non avrebbe lasciato loro scampo; saltò tutta la scala
con un singolo balzo, percorse l’ultimo tratto e con un salto disperato
uscirono tutti dalla grotta prima che le fiamme li colpissero.
Ruzzolarono
sul terreno finché non si fermarono, inermi.
Naruto
riprese più fiato che poté, mentre Ino si rialzava a fatica dalla polvere e
apprestava a raggiungere Ryou per verificarne le condizioni; era piuttosto
malandata.
-
Naruto, cos’è successo? -. Il ragazzo prese un’ultima boccata d’aria e riaprì
gli occhi, osservando pensieroso il cielo; si mise seduto e osservò assorto la
ragazza svenuta a terra.
-
Ryou è una ragazza speciale. Ci ha salvato - disse solo, prima di sorridere,
sereno.
Ino
la osservò con scetticismo, senza però capire bene cosa era successo un momento
fa, ma ci sarebbe stato tempo per chiederlo.
-
La tua ferita? - Rimembrò improvvisamente la bionda. Naruto tastò la macchia
insanguinata sulla sua tuta con delicatezza.
-
Tranquilla, non era nulla di grave, sto già bene! - Disse con sicurezza,
battendosi un pugno sul petto. Ino smorzò le labbra contrariata.
-
E adesso che facciamo? -. Ino si guardò intorno con insistenza, senza però
soffermarsi troppo su qualcosa in particolare, soprattutto su Naruto; non aveva
dimenticato come l’aveva abbracciata in procinto della fine.
-
Credo sia meglio allontanarsi da qui, raggiungeremo il paese dell’erba domani
mattina; abbiamo bisogno di riposo -.
Ino
guardò a terra e annuì con un mugugno.
-
E Nirate? - Sussurrò con preoccupazione Ino, quasi volesse evitare
quell’argomento. Naruto tornò improvvisamente serio e guardò in direzione della
grotta, quasi si aspettasse di vederlo uscire di lì.
-
Quell’esplosione è stata davvero tremenda, e poi, anche se dovesse essere
ancora vivo, avrà sicuramente esaurito tutto il chakra con quella tecnica. È
davvero fuori di testa quel tipo -.
Senza
aggiungere altro si alzò in piedi e raggiunse Ryou che si caricò sulle spalle.
-
Naruto… -.
-
Andiamo? Meglio allontanarci da qui e avvicinarci un po’ più al paese dell’erba
- disse con il sorriso.
Ino
rispose a quell’espressione serena con un altro sorriso e annuì, stavolta con
più convinzione.
Illuminati
dalla luna e da un cielo scuro ma allo stesso tempo limpido, iniziarono a
correre tra gli alberi.
Il
cratere era stato completamente devastato. Della foresta che c’era prima non
restava più nulla, neppure una foglia.
La
profondità era notevolmente aumentata dopo l’esplosione, era come se un
meteorite si fosse abbattuto in quel buco.
Nirate
era lì, steso a terra, completamente inerme e privo di forze che quasi non
riusciva a respirare.
-
Dannazione, devo ancora trovare il modo di sfuggire agli effetti distruttivi di
questa tecnica… -. Tossì un paio di volte e cercò di mettersi seduto, ma un’improvvisa
fitta lo fece ricadere a terra.
-
S-sono senza chakra, non posso far altro che riposarmi e recuperare le forze -.
Si
guardò un po’ intorno per quello che il suo collo poteva fare e tutto ciò che
vide fu il buio e una fioca luce lunare proveniente dal soffitto che si era
liberato di qualche ramo dopo l’esplosione.
Non è rimasto nulla di Naruto e le
due ragazze che erano con lui… E adesso?
Il
suo obiettivo non era affatto terminato, doveva ancora sconfiggere i restanti
responsabili della sua mancata vendetta. Forse era per quello che si sentiva
ancora afflitto e vuoto.
Fra tre giorni dovrò di nuovo
essere al villaggio dell’erba, ma mi chiedo se ne valga davvero la pena… forse
quello che voglio fare è davvero un’esagerazione senza alcun senso.
Ripensò
alla parte finale del suo piano a cui aveva lavorato tutto quel tempo, ma la
cosa gli sembrava così frivola in quel momento. Parte del suo obiettivo era
raggiunto eppure non si sentiva affatto bene, tutta la sua esistenza non andava
bene.
Improvvisamente
perse tutta la fiducia delle sue azioni. Forse era per via della stanchezza o
per aver fatto fuori Uzumaki insieme alla figlia di Izuma, ma tutto quello per
cui aveva combattuto apparve sbiadito e privo di senso; che si stesse pentendo?
Ormai non posso tornare indietro,
ma uccidere migliaia di persone credo sia davvero un’esagerazione… Forse dovrei
rinunciare e accontentarmi di quello che ho ottenuto finora, dopotutto nessuno
mi riporterà indietro mia madre…
Spostò
un braccio davanti gli occhi, e tra dubbi e pensieri contrastanti, s’addormentò.
-
Non piove più
-
Però è tarda sera ormai, credo sia meglio occuparci della cosa domani mattina
-
Ma non possiamo perdere tempo! - Urlò adirata Sakura contro un eccessivamente
rilassato Shikamaru che non si scomodava minimamente davanti la frustrazione
della ragazza.
Shino
invece restava contro la parete senza interferire e Izuma su una sedia davanti
il focolare.
-
Domani mattina potremo raccogliere informazioni dalle persone che potrebbero
averlo visto, e poi sappiamo che tornerà - disse annoiato e stanco della conversazione.
-
Ti riferisci a quello che ha detto Momochi? – Azzardò, ricordandosi quel che
aveva sentito nel racconto: “Mi ha solo
detto di fare il mio lavoro e godermi lo spettacolo che avverrà l’ultimo giorno
della fiera”.
-
Esatto. Non abbiamo indizi su dove sia andato perciò possiamo solo aspettare -.
Detto
questo incrociò le mani dietro la nuca e richiuse gli occhi, beandosi del
silenzio appena ottenuto.
Sakura
non poté che accettare la situazione, anche se gli pesava parecchio.
Poggiò
la schiena ad una parete e si lasciò scivolare fino a terra con rassegnazione,
non poteva fare altro se non aspettare e annoiarsi come quel pigrone all’altro
capo della stanza.
Avevano
corso per circa un’ora, finché non decisero di fermarsi per la stanchezza che
quella giornata gli aveva provocato, soprattutto a Naruto.
Le
ferite non destavano più preoccupazione ma lo scontro lo aveva visto impegnarsi
duramente per tutto il tempo. Ino vedeva chiaramente la fatica sul volto del
ragazzo e dovette prendere lei l’iniziativa e convincerlo a fermarsi altrimenti
avrebbe continuato a stancarsi inutilmente; arrivò quasi a dargli un pugno,
cosa che gli facilitò la resa del ragazzo.
Dopo
aver acceso un fuoco stesero su una coperta Ryou che non aveva ancora ripreso i
sensi, mentre loro due si sedettero sulle rocce lì vicino; la notte si
prospettava fredda.
-
Allora… - prese la parola Ino con decisione. - Cos’è successo laggiù? -.
Naruto
si volse istintivamente verso Ryou con sguardo intenso e indagatore, come se
potesse ottenere tutte le risposte da lei solamente osservandola. Oppure stava
distogliendo lo sguardo da Ino?
-
Mi dispiace, stavamo per lasciarci la vita per colpa mia… -.
Ino
non disse niente, sapeva che qualunque parola avesse detto non sarebbe servito
a discolpare Naruto, lui avrebbe continuato a incolparsi senza sosta. Si alzò
per poi sedersi al suo fianco.
-
Hai ragione, stavamo per morire, e non capisco perché -.
Naruto
strinse i denti, il senso di colpa lo stava attanagliando come un morso di
qualche animale selvaggio e privo di pietà.
-Le
ferite non erano molto gravi questo lo so, ma la tecnica che ha usato mi ha
umiliato, demoralizzato; non avevo nessuna idea di come contrastarla, senza
contare che aveva impresso il sigillo sul mio coprifronte senza che me ne rendessi
conto -.
-
E quindi era meglio lasciar perdere, vero? -.
-
Non ho detto questo
-
Tu non stavi solo per morire, ma per farci uccidere tutti quanti! - Urlò con
rabbia e disprezzo, quasi volesse saltargli addosso da un momento all’altro e
sbranarlo.
Naruto
non si mosse, conscio che quelle parole così dure erano più che giustificate,
non aveva scuse.
-
E adesso dimmi - continuò con più calma. - Come ci siamo salvati? -.
-
Ryou ci ha salvato. Un momento prima che la sfera ci colpisse ho visto il suo
chakra avvolgerla, ho sentito dirmi “avete venti secondi” e il resto lo hai
visto.
Ino
si girò verso la ragazza, sbigottita.
-
Mi stai dicendo che ha bloccato il tempo?!
-
Assurdo, eh? - Sbuffò in un sorriso stanco Naruto. Ino invece la guardava
meravigliata.
-
È incredibile -.
-
Ma anche molto faticoso credo, dopo averlo fatto è caduta inerme a terra;
probabilmente è una tecnica che esaurisce il chakra -.
Ino
annuì convinta di quell’ipotesi, comunque non voleva di certo svegliarla per
chiederglielo, ogni risposta l’avrebbe avuta la mattina dopo.
Si
volse verso Naruto, accorgendosi che si era ancor più stretto in se
stesso;doveva sentirsi davvero in colpa
per quel che era successo e lei lo aveva anche aggredito con le parole, ma che
poteva fare? Stava per morire!
Poi
un’improvvisa sensazione, che le diede da pensare. Naruto aveva combattuto
tutto il tempo, impavido della forza del suo avversario, finché non aveva usato
quella tecnica. Perché?
-
Naruto, perché ti sei arreso davanti quella tecnica?
Il
ragazzo sobbalzò appena a quella domanda, ma decise comunque di rispondere.
-
Mio padre era detto “Il lampo giallo di Konoha” grazie a quella tecnica. Era
imbattibile, ho sentito che riuscì a sconfiggere 50 nemici grazie ad essa. So
che non avrei dovuto arrendermi, ma quell’improvvisazione mi ha spiazzato,
confuso… le mie speranze erano improvvisamente crollate -.
Ino
si intristì a quelle parole, forse non poteva comprendere del tutto le sue
sensazione ma poteva comunque provarci.
-
Naruto, devi farmi una promessa - se ne uscì improvvisamente Ino, e sembrava
anche molto seria. Naruto si girò a guardarla, perplesso.
-
Promettimi che non ti arrenderai più, che combatterai con tutte le tue forze
come hai sempre fatto -. Si volse a guardarlo, imprimendo l’azzurro
nell’azzurro con quanta più serietà possibile, e continuò. - Promettimi, che
resterai sempre te stesso -.
Naruto
sentì improvvisamente una sensazione strana allo stomaco e sulla pelle, simile
a ciò che prova prima di una battaglia, ma in maniera diversa. I suoi occhi pizzicarono
ma non ne uscì nessuna lacrima, anche divennero più luminosi.
Era
felice.
Ciò
che il suo corpo stava provando era un’immensa felicità. Qualcuno voleva sempre
averlo come è sempre stato, non gli importava di ciò che aveva fatto ma voleva
solo che continuasse ad essere sempre se stesso.
Lo
aveva accettato.
Kakashi,
Sakura, L’Hokage, Jiraya… Tutte queste persone non avevano più nulla da dirgli,
sapevano com’era e semplicemente lo accettavano con un sereno sorriso, e così
aveva fatto Ino, anche se la cosa gli sembrò leggermente diversa.
Naruto
aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di più in quelle parole, anche perché
non gliele aveva mai dette nessuno.
Con
sguardo prima perso nel vuoto, ma poi ritratto della gioia, annuì con energia e
nuova vitalità.
-
Te lo prometto Ino, niente e nessuno mi fermerà! -.
Nella
foga afferrò entrambe le mani di Ino e le strinse nelle sue. Puntò i suoi occhi
in quelli azzurri della ragazza con determinazione, come se volesse convincerla
ancor più che le sue parole venivano dal cuore e non le avrebbe mai tradite.
Le
labbra di Ino si piegarono a loro volta in un sorriso sereno. Quel che aveva
sentito l’avevano tranquillizzata e riempito di nuovo il cuore di fiducia,
quando Naruto faceva una promessa non c’era nulla da temere. L’avrebbe
mantenuta a costo della vita, cosa che talvolta faceva preoccupare i suoi
amici, ma dopotutto Naruto era anche quello, un baka.
-
Voglio fidarmi - disse divertita, mentre stringeva anche lei le mani del
ragazzo in un gesto che non sembrava intenzionale. Naruto alleggerì il suo
sorriso e spostò le iridi altrove.
-
Sai, poco prima che la sfera ci colpisse, ho pensato che ero stato davvero uno
stupido. Se non ci fosse stata Ryou avrei cercato di respingere in qualche modo
quell’enorme sfera di chakra; a quanto pare non mi ero del tutto arreso -
scrollò le spalle, quasi contento di aver reagito seppur troppo tardi.
-
Ecco, è così che si fa! Cerca di ricordartelo però! - Tuonò risoluta e
divertita negli occhi di Naruto, che sorrise ammiccante per poi scoppiare a
ridere, cosa che coinvolse anche Ino.
-
Adesso dovremmo riposare, sarà incredibile ma sono stanco anch’io - decretò Naruto
per poi sbadigliare.
-
Sì, anch’io sono stanca - disse alzandosi e stiracchiandosi per bene. - Domani dobbiamo
essere in forze -.
Detto
questo, prese il suo zaino vi frugò dentro e ne estrasse una coperta che stese
per bene su Ryou per tenerla al caldo, dopodiché ne estrasse un’altra per sé e
la mise vicino il fuoco.
-
Allora, buonanotte!
-
Buonanotte Ino, io mi sistemerò qui per terra tra qualche minuto -. Ino lo
guardò stranita.
-
Perché per terra? -. Naruto si grattò la testa leggermente imbronciato e
imbarazzato.
-
Bé, non ho fatto in tempo a prendere il mio zaino che probabilmente è andato
distrutto – ammise. Ino si sbatté una mano sulla faccia, demoralizzata da
quella notizia. Sospirò.
-
Dai, vieni qui, ti faccio posto.
-
Ma…
-
Niente ma! Devi riposare e non voglio che tu lo faccia per terra! – Detto questo
si scostò al lato della coperta e aspettò che il ragazzo si facesse avanti,
cosa che avvenne subito alla vista della faccia poco serena della ragazza.
Si
sedette per poi distendersi e dare le spalle alla ragazza, cose che fece anch’ella.
Un po’ la cosa la imbarazzava, ma che poteva fare?
-
Ehm… Grazie, Ino - disse titubante e con leggero imbarazzo. Ino sorrise appena.
-
Buonanotte -.
-
Buonanotte -.
Quella
notte fu per entrambi difficile chiudere occhio, ma dopo alcuni minuti la
stanchezza riuscì a prendere il sopravvento.
Angolo
autore:
Salve .-.
Allora, questo capitolo è stato un po’
difficoltoso da scrivere e sinceramente ho come la sensazione che la storia
prenderà una piega inaspettata .-.
Ringrazio: Ernesto507, ENDOINA95,
TheCristopher94 e gademo per le recensioni lasciate, grazie molte ^^
Ringrazio anche i lettori anonimi che
apprezzano silenziosamente il mio scritto :)
La
nenia di un passero annunciò tranquillamente il sorgere di un nuovo giorno per
il trio composto da Naruto, Ino e Ryou, quest’ultima fattasi particolarmente
valere per la sua indiscutibile capacità di fermare lo scorrere del tempo a
piacimento ma con tempi altamente ridotti e grande sforzo.
I
raggi del sole scissero l’aria, trasmutandone la luminosità con vivaci bagliori
di luminescenza e delicate sfumature. Una tiepida brezza agitava le fronde
degli alberi, quasi si volessero far cullare di proposito per continuare il
loro sonno.
Il
quieto fruscio del vento arrivò anche all’orecchio di Ino, che mugugnò
sommessamente prima di aprire delicatamente le palpebre e mettere a fuoco ciò
che aveva davanti: una stoffa nera illuminata dal poco sole dell’alba. Sbatté
le palpebre, un paio di volte e, sollevò gli occhi, fino a incontrare il viso
di Naruto ancora nel mondo nei sogni.
Oh no… e adesso, che faccio?!
Probabilmente
si erano mossi nel sonno, altrimenti non si sarebbe spiegata la loro attuale
situazione: entrambi distesi di lato, il viso di Ino a due centimetri dal petto
di Naruto che dormiva poco sopra di lei e le reciproche braccia poggiate sul
corpo dell’altro. Si erano abbracciati.
Ok, adesso, con gentilezza, mi
scosto e non lo sveglio.
Sentiva
chiaramente il respiro regolare del ragazzo sopra i capelli e la cosa
cominciava turbarla.
Per
prima cosa, ritirò il braccio dal fianco del ragazzo e lo portò al petto,
dopodiché, controllando che non avesse dato cenni di svegliarsi, cercò di
scostare il braccio che cingeva il suo fianco. Un gemito però, la costrinse a
irrigidirsi e restare immobile.
Naruto
scostò da solo il braccio dal fianco della ragazza, ma proprio quando credeva
di averla spuntata, sentì quella stessa mano all’altezza della scapola
attirarla a lui, finché non sentì la tuta di Naruto sulla faccia. E il suo
profumo.
Improvvisamente,
desiderò sfuggire da quella presa che le stava facendo provare uno strano
batticuore. Quella mano sul petto cercò di schiacciare il suo cuore dal tentare
di volergli uscire e, con calma, provò a controllare il suo respiro agitato.
Deglutì.
Lo
sentì agitarsi ancora, sussurrare anche alcune parole e lamenti. - Mi dispiace,
Ino… no, non posso, no! Devo… devo salvarla, devo salvare entrambe! -.
Una
strana morsa artigliò il cuore di Ino e un’improvvisa commozione le arrivò agli
occhi, ma non ne uscì nulla, bensì solo alcuni luccichii che nessuno, tranne
lei, ne sarebbe stato a conoscenza.
Naruto
protegge sempre le persone a lui care, e non solo. Non sopporta le ingiustizie
e pretende sempre che ci sia una via giusta per ogni situazione. Trova il buono
nel male e predilige la redenzione, da se stesso in ciò che crede e non accetta
obiezioni. È forte, e Ino sapeva che non si sarebbe mai arreso, sicuramente
l’avrebbe salvata anche senza l’intervento di Ryou. Ne era certa.
Poco
prima voleva allontanarsi dal ragazzo per evitare spiacevoli equivoci, ma ora
quel timore sembrava essere scomparso, anzi, in quel piccolo spazio non si era
mai sentita più tranquilla e sicura, adesso poteva capire perché Sakura diceva
che insieme a Naruto bisogna solo preoccuparsi della sua incolumità; la propria
non teme nulla insieme con lui.
La
sua mano scivolò lentamente dal suo petto fino a poggiarsi con parsimonia su
quello di Naruto; poté chiaramente sentirlo alzarsi e abbassarsi a ritmo
costante, cosa che poco tempo prima la rassicurava particolarmente quando
viveva in quel letto d’ospedale, in coma.
Ricordò
quel giorno, quando entrò nella sua stanza e pregò con tutta se stessa che si
sarebbe ripreso completamente. Lei non poteva fare molto se non controllare
giornalmente le sue condizioni, ma questo gli bastava, la possibilità di vederlo
ogni giorno e digli anche solo poche parole era sufficiente per lei, perché in
un certo senso aveva sempre fatto così.
Alzò
il viso e la prima cosa che vide furono quei buffi segni sulle guance, poi i
sui capelli illuminati dal sole che parevano irradiare luce propria. I loro
caratteri genetici erano in parte simili, bastava vedere i loro capelli e occhi
e sebbene la tonalità ne risentisse, realmente si somigliavano un po’.
Lo
invidiava. Invidiava il suo ottimismo davanti anche le situazioni più disparate
e non perdeva occasione di rendere le sue parole fondate. Lo detestava, perché
si batteva in tutto ciò cui credeva, riuscendo a riscattarsi.
Adesso capisco quella fronte
spaziosa…
Un
gemito la svegliò dai suoi pensieri. Naruto si portò una mano al viso e si
massaggiò un occhio assonnato. Si era svegliato.
-
Mmh… è già mattina? Oh, buongiorno Ino - salutò con ancora con la bocca
impastata dal sonno. La ragazza dal canto suo si accorse che quella posizione
sembrava non preoccuparlo per nulla.
Meglio così, pensò,
con un po’ d'irriverenza.
-
Finalmente vi siete svegliati! -.
Entrambi
i biondi riconobbero subito quella voce e si sporsero abbastanza da vedere Ryou
seduta a gambe incrociate che li guardava con uno strano sorrisino. Naruto si
alzò sorridente e le andò incontro, dicendole che era felice che si fosse
ripresa, Ino invece ebbe la sensazione che l’avesse vista trattenersi
nell’abbraccio del ragazzo e questo la preoccupò.
-
Ryou! Siamo felici che tu ti sia ripresa, vero, Ino? - Chiese conferma alla bionda,
voltandosi verso di lei che annuì dopo un momento d'incertezza.
-
Vi ringrazio di avermi tratta in salvo, e sono felice di vedervi entrambi sani
e salvi - disse rispettosamente alzandosi e stiracchiandosi per bene.
-
Che stai dicendo! - Esclamò, notevolmente contrariato da quelle parole. - Siamo
noi che dovremmo ringraziarti per averci salvato! Se non fosse stato per te… -.
-
Allora siamo pari - lo interruppe, per poi sorridere e raggiungere Ino.
-
Senti Ryou, ci puoi dire che tipo di tecnica hai usato? Non ho mai visto nulla
di simile - diede voce ai suoi pensieri Naruto, seguendo la ragazza con sguardo
serio.
Anche
Ino sembrava abbastanza curiosa in proposito.
Entrambe
le ragazze sedevano sulla coperta della bionda e Naruto in piedi davanti a loro,
come Ino, in attesa di qualche spiegazione su quell’incredibile capacità.
Ryou
alzò la testa al cielo e smorzò le labbra, quasi stesse raccogliendo le parole
giuste del discorso. Dopo un momento di silenzio, parlò.
-
Quella che ho usato è una mia abilità innata, ma non è utile come può sembrare.
Infatti, ieri è stata la prima volta che l’ho usata con tutte le mie forze -.
Naruto
e Ino stettero in silenzio, ad attendere il seguito della storia che si
prospettava interessante.
-
Una mattina, avevo dieci anni, ero in ritardo per l’accademia ninja. Mi vestii
in tutta fretta, uscii e presi a correre a più non posso. Se fossi arrivata in
ritardo, mi sarebbero aspettati venti giri del campo e di certo non avevo
intenzione di sorbirmeli -.
L’espressione
basita di Ino valse più di mille parole; venti giri erano un’enormità all’età
di dieci anni, per fortuna non arrivò mai in ritardo negli anni di accademia o
chissà che tipo di punizioni le avrebbero inferto.
-
Voltai l’ultimo angolo e mi accorsi con orrore che lo spiazzale dove
solitamente si radunavano gli studenti, era vuoto. Aumentai la corsa, avevo una
fifa blu di ciò che mi sarebbe aspettato. Ripetevo frasi del tipo “ferma,
aspettate!” -.
Abbassò
lo sguardo e sorrise, un sorriso sorpreso. - In quel momento accadde.
Desideravo arrivare in tempo e sentii il mio chakra fuoriuscire tutto in una
volta in un bagliore accecante. Ricordo di essermi quasi accasciata a terra,
ansimante e stanca, senza comprenderne il motivo. Con fatica, superai il
cancello e salii le scale fino alla mia classe, la aprì e… trovai tutto
immobile. L’insegnate che indicava un mio compagno di sedersi, una pallina di
carta sospesa in aria e ogni movimento congelato, il tutto circondato da un
lieve alone azzurro che si stava dissolvendo, e con esso anche l’effetto
bloccante dei movimenti stava rallentando. Vidi tutto riprendere a muoversi ma
con lentezza, quasi un film visto a rallentatore, finché tutto non riprese il
suo naturale corso -.
-
Incredibile! -. Naruto era rimasto a bocca aperta, quell’abilità era senza
dubbio la più potente che avesse mai visto.
-
Non direi. Non è il tempo a bloccarsi ma è il mio chakra che a quanto pare
riesce a bloccare tutto ciò che voglio e in un’area limitata; se blocco una
zona, intorno a questa, le cose continuano a muoversi come se nulla fosse.
Oltretutto non posso usarla più di una volta al giorno, consuma quasi tutto il
chakra e la utilizzo solo se proprio non ho altra scelta -.
-
Poiché il tempo della tecnica è limitato, sarebbe inutile utilizzarla senza avere
un qualche compagno vicino che ti aiuti. Da quello che ho capito, puoi
scegliere chi bloccare e chi lasciar muovere, giusto? - Chiese interessata Ino.
Ryou annuì.
-
L’ho scoperto solo in seguito, durante una missione. Eravamo spacciati, il
nemico stava per finirci e il mio compagno era messo male. Lo guardai un’ultima
volta prima di utilizzare la mia tecnica, poi svenni. Mi risvegliai a casa mia,
e Saito, così si chiama il mio compagno di squadra, era lì, seduto su una sedia
accanto al mio letto. Mi disse che ero stata incredibile e raccontai anche a
lui la storia che ho raccontato a voi -.
-
Come la prese? - Chiese curioso Naruto. Ino intanto aveva sentito odore di
storia d’amore e il suo radar cerca-pettegolezzi si era attivato.
-
Mi disse che ero speciale, e mi ringraziò di avergli salvato la vita. Mi
promise che non avrebbe detto niente a nessuno ed io credetti in lui, sapevo di
potermi fidare -. Sorrise Ryou a quel ricordo, un sorriso che sembrava quello
di una bambina, e Ino vi lesse molto più delle parole sentite.
-
E vi siete baciati, vero? - Cinguettò, colpendola più volte con il gomito e
sorridendo maliziosa. Il viso di Ryou sembrò prendere fuoco.
-
Ino! Questi non sono affari tuoi mi sembra! - La riprese Naruto, imbarazzato da
quell’uscita della ragazza, che sembrava però non demordere.
-
Che c’è di male? Ho solo fatto una domanda - disse innocentemente per poi
tornare alla carica e infierire sulla povera Ryou che cercava di nascondersi
sotto i capelli corvini.
-
Sai, Ino, forse dovrei dire a Naruto di pochi minuti fa, mentre lui dormiva -
sibilò improvvisamente Ryou, provocando l’immediato mutismo di Ino. D’altro
canto, l’interesse di Naruto sembrava essersi improvvisamente acceso.
-
Di che stai parlando Ryou? Cos’è successo mentre dormivo? - Chiese, alternando
la vista tra le due ragazze. Ino sembrava essersi innervosita a quella frase,
tanto che guardò molto male Ryou. Nel frattempo, la corvina aveva recuperato
tutta la sua arroganza e ora guardava Ino con superiorità.
Naruto
ebbe la sensazione che l’aria si fosse improvvisamente fatta pesante e carica
di tensione, cosa preoccupante se si tratta di ragazze. Preferì non chiedere
più ma si promise di indagare in seguito.
-
Forza, abbiamo più di mezza giornata da percorrere, meglio muoverci! -.
Una
volta sistemati i preparativi, ripresero il viaggio verso il paese dell’erba.
Una
volta uscito dal cratere e rifocillatosi, Nirate pensò bene a cosa fare. Aveva
già predisposto tutto, la sua vendetta non poteva fermarsi solo alla famiglia
Momochi, ma anche alle circostanze che permisero quello scherzo del destino.
Se non fosse andata alla fiera del
paese dell’erba, forse ora sarebbe ancora viva. Devo farlo. Per lei.
L’ultimo
giorno era la scelta migliore, era sempre stato il più affollato e non poteva
che accettare l’idea che si era costruito; radere al suolo tutto e tutti.
Sono a poco meno di un giorno di distanza
e ne ho due prima della fine. Oltretutto non devo più preoccuparmi per Naruto
quindi avrò campo libero come programmato.
Non
c’era più nulla a preoccuparlo, se non il fatto di non essere soddisfatto per
averlo sconfitto insieme alla figlia di Izuma. C’era qualcosa che non andava in
tutta quella storia, e non riusciva a capire cosa.
Si
guardò la gamba fasciata da due fazzoletti, in quei punti si erano conficcati i
kunai di Ryou nel tentativo di fermarlo. Le ferite non erano gravi ma non
riusciva comunque a muoversi liberamente senza provare un po’ di dolore.
Sarò rallentato per un po’ di
tempo, perciò è meglio che mi riposi.
Si
avvicinò all’ombra di un albero, si sedette con la schiena contro il tronco e
chiuse gli occhi e ricercò la quiete della natura che offuscasse almeno
temporaneamente le immagini di dolore che l’avevano segnato a vita.
Il
trio 3S uscì dalla casa con il sole appena sorto. Non avevano un obiettivo
preciso, ma in qualche modo dovevano rendersi utili, in attesa che, come disse
Shikamaru, Nirate torni indietro a finire il lavoro iniziato.
La
fiera sarebbe iniziata tra un paio d’ore, quindi non avevano molto tempo per
raccogliere quante più informazioni dalla gente del posto poiché in seguito
sarebbe stata invasa dai turisti.
-
Ci dividiamo? - Propose Sakura. Shikamaru si guardò un po’ intorno e annuì.
-
Io rimarrò qui, d’altronde, ho da fare con il mio palcoscenico - sorrise
bonariamente Izuma sulla porta di casa. Sakura si voltò e sorrise.
-
Non si preoccupi questa è la nostra missione -.
-
State attenti, mi raccomando -.
-
Non si preoccupi - riferì tranquillo Shino. - Siamo ben addestrati -.
-
Mi tolga una curiosità - disse Sakura, avvicinandosi. - Come ha fatto a colpire
Naruto? Insomma, lo abbiamo trovato in fin di vita -. La cosa attirò anche
Shino e Shikamaru. Non avevano ricevuto informazioni sulla faccenda e sembrava
essersi presentata l’occasione di sapere la verità.
Izuma
sembrò preoccuparsi a quella domanda ma Sakura lo tranquillizzò.
-
Non si preoccupi. Il passato è passato -.
-
Bé, ero appostato in cima a un albero, non troppo lontano dalla sua casa. Vidi
che era indaffarato a ripulirla -.
-
Stava pulendo il suo appartamento? Questa mi è nuova! – Disse. Sakura era
sinceramente sorpresa. Le venne in mente che quel giorno ipotizzò di aiutarlo a
ripulire in futuro quel buco d'immondizia e renderlo abitabile; non credeva che
nello stesso momento la cosa stava davvero accadendo.
-
Già, ricordo che aveva raccolto alcune armi dentro un fagotto e le stava
portando chissà dove, quando la tasca dei pantaloni gli s'incastra sul pomello
di una cassetto e fa cadere diverse carte bomba -. Sakura ebbe un’improvvisa
sensazione, ma fu anticipata da Shikamaru.
-
Ha usato i fili di chakra per slegare il fagotto e far cadere le armi sulle
carte bomba, vero? - Disse sicuro di sé Shika, ipotesi che anche Sakura ritenne
vera. Izuma si grattò la testa, pensieroso.
-
Sì e no - disse incerto. I ninja non capirono cosa intendesse e lo
incoraggiarono a continuare.
-
Quando vidi le carte bomba cadere, decisi di cogliere la palla al balzo e, come
avete detto voi, usare uno dei miei fili di chakra per sciogliere il fagotto,
ma non ci riuscì; nel momento cui lanciai il chakra, vidi il fagotto
sciogliersi da solo. Probabilmente, il peso di tutte quelle armi fu eccessivo
per il nodo che si sciolse in un istante -.
Un
improvviso vento alzò la poca polvere asciutta, dopo la pioggia della sera
precedente che aveva senza pietà martellato la terra, rendendola fangosa.
Izuma
osservò che i ragazzi avevano fatto alcuni passi indietro e sembravano timorosi
per qualche strano motivo.
-
Così… quell’idiota si è quasi ammazzato da solo… -. Il sibilo che usci dalle
sue labbra non aveva nulla di buono, si poteva quasi palpare la rabbia furente
che il corpo della ragazza stava trasmettendo nell’aria. I suoi pugni chiusi
scricchiolarono in modo preoccupante, sia per un fattore d’incolumità sia per
una questione anatomica particolare.
Tremava
Sakura, per averlo visto in fin di vita, per essersi preoccupata a morte per lui,
per aver quasi ceduto ai suoi sentimenti dopo averlo visto in quell'orrido
stato. Se ripensava a quei giorni di angoscia, si sentiva ancora male, e ora
veniva a sapere che aveva fatto tutto da solo?
-
Naruto! Se non sarà Nirate a farti fuori, giuro che lo farò io! È una promessa!
- Urlò al cielo con quanta più ira permise il suo corpo e la sua voce.
Izuma
prese la saggia decisione di rientrare in casa in tutta fretta ed evitare le
furie di quella ragazza che sembrava fare sul serio. Pregò per quel ragazzo e
la sua incolumità, proprio come sperava in quella di sua figlia.
-
Etciù! -.
-
Che succede, Naruto? - Chiese Ino, voltandosi verso il ragazzo senza
interrompere la sua corsa.
-
Forse ho preso freddo - azzardò il biondo, scrollando le spalle.
-
O forse qualcuno ti sta pensando! - S'intromise Ryou alla sua sinistra,
scherzando sulla cosa.
-
Potrebbe essere - asserì perplesso Naruto, tornando con lo sguardo davanti a
sé.
Angolo
autore:
Salve .-.
Scusate il ritardo ma avevo qualche
dubbio sul seguito .-.
Bene, qui siamo tornati al passato eh?
Che storia! XD
Ringrazio: TheCristopher94, Ernesto507,
ENDOINA95, GennaroGenni10 e gademo per le recensioni.
Dal primo all’ultimo, un saluto a tutti
quelli che seguono questa storia ^^
Sfrecciarono veloci,
tranciando diverse foglie al loro passaggio e immergendosi uno dopo l’altro da
un albero all’altro.
Leggiadri, come privi
di peso e con maestria comune solo a esperti ninja, atterrarono in mezzo la
boscaglia e il sibilo del vento fu la sola cosa che in quegli attimi si poté
udire.
- Ti dico che era da
questa parte, ne sono sicura!
- Karin, non dubito
certo delle tue abilità sensitive - disse con zelo Suigetsu. - Ma qui non c’è
assolutamente nulla! - continuò poi, sbraitando verso la rossa che lo guardò
furiosa.
- Chiudi il becco,
lisca di pesce!
- Voi due, piantatela
-.
Dietro di loro, Sasuke
Uchiha interpose in quella fastidiosa discussione. Fu sufficiente quella breve
frase perchè Karin si scusasse. Suigetsu fece solo un verso scocciato.
I tre Nukenin avevano
raggiunto quella parte della foresta dopo che la ninja medico del gruppo aveva
avvertito a grande distanza una forte quantità di chakra. Percorsero diversi
chilomentri per arrivarvi e questo stupì la stessa Karin, che non aveva mai
avvertito alcun tipo di chakra a quella distanza; doveva essere qualcuno di
veramente potente.
Bastò una breve
spiegazione all’Uchiha per convincerlo a fare un giro di ricognizione, e
scovare chiunque avesse potuto scatenare una tale quantità di energia; la cosa
lo eccitava e fremeva dalla voglia di scontrarsi con un forte avversario.
- Karin, sei sicura che
fosse di qua? - chiese atono il ragazzo moro alla rossa, che annuì, tornando
poi a guardarsi intorno.
- Assolutamente, non mi
sbaglio. - Avanzò di alcuni passi e svoltò un albero, gli altri la seguirono a
ruota. Un soffio di vento agitò le fronde degli alberi e Karin fu costretta a
evitare che delle ciocche di capelli le finissero sul viso; scostò un ciuffo
dietro l’orecchio e si appoggiò con le spalle a un albero. Sospirò.
Lo spadaccino e Sasuke
giunsero vicino a lei, in attesa che parlasse.
- Non so, chiuque ci
fosse probabilmente adesso se n’è andato, dopotutto sono passate diverse ore -
decretò infine, sentendosi in colpa per aver scomodato Sasuke fin lì. Il moro
non sembrò prendere molto bene la notizia, ma non lo diede molto a vedere.
- D’accordo. - Diede le
spalle ai suoi compagni e si incamminò. - Andiamo - disse, apatico. Spiccò un
salto e sparì nella vegetazione.
- Mi sa che adesso ce
l’ha con te - disse beffardo Suigetsu. Karin distolse lo sguardo offesa e non
gli rispose.
- Io resto qui ancora
un po’, voglio vedere se trovo qualche indizio. - E senza aspettare risposta si
staccò dall’albero e camminò nella direzione opposta dello spadaccino, che dopo
una scrollata di spalle e aver mugugnato un “che testona”, con uno scatto, sparì
anch’egli tra gli alberi.
Karin camminava
spedita, più per frustrazione che per sbrigare in fretta quella faccenda; non
si fidavano di lei? Poteva fare benissimo tutto da sola. Prese un percorso
delimitato da dei cespugli e continuò ad avanzare, guardandosi intorno.
“Qui non c’è nessun
segno di lotta, possibile che abbia sbagliato la posizione?” - pensò
sconsolata, torturandosi nervosamente l’unghia del pollice tra i denti.
La foresta le sembrava
tutta uguale, non c’erano differenze tra un albero e l’altro, anche le foglie
sembravano uguali, così come i cespugli che aveva intorno.
Improvvisamente, un
fruscìo sospetto la irrigidì. Si guardò intorno. Non c’era vento.
- Chi c’è?! - Gridò
vigile e pronta a tutto.
Si guardò intorno con
attenzione, ma non riuscì a individuare nessuno, neppure la minima traccia di
chakra, e questo, oltre ad essere strano, non le piaceva affatto.
Udì un altro fruscìo
alle sue spalle, ma non riuscì a voltarsi che una fitta al braccio destro le
fece stringere i denti mentre la punta di un kunai alla gola la costrinse a non
muoversi troppo; era immobilizzata.
- Io - sussurrò una
voce maschile a pochi centimetri dal suo orecchio.
Lo sconosciuto le torse
ancor più il braccio finchè non la sentì quasi mugugnare dal dolore, ma Karin
non era tipo da cedere facilmente, doveva inventarsi qualcosa alla svelta e
liberarsi dal suo aggressore, quando qualcosa la stupì; fu lo stesso ragazzo a lasciarla
andare con uno spintone che quasi la fece cadere. Si girò velocemente,
tenendosi il braccio dolorante e focalizzò la sua attenzione su chi avesse
davanti; capelli biondi, carnagione abbronzata e occhi verdi.
Karin non potè evitare
di pensare che fosse un bel ragazzo, ma la rabbia che provava per essere stata
colta di sorpresa era certamente maggiore di qualunque altro pensiero.
- Chi diavolo sei?! -
Urlò la ragazza con tale foga da farsi ricadere i capelli sul viso.
- Non sono affari tuoi,
ed ora sparisci - e se ne andò come se nulla fosse.
- Ah no, io non vado da
nessuna parte, e neppure tu! - con uno scatto si lanciò sul ragazzo, pronta ad
assestargli un pugno, ma questi lo evitò facilmente e tirò un calcio sulla
ragazza che in quel momento era sbilanciata, ma con stupore vide il proprio
colpo venire parato e il sinistro della rossa colpirlo in pieno petto a palmo
aperto. Il colpo bastò a farlo ricadere a terra, dolorante.
Karin recuperò tutta la
sua superiorità con quel gesto e stava per colpirlo un’altra volta quando notò
un qualcosa che prima le era sfuggito; il ragazzo era tutto sporco e i vestiti
erano praticamente a brandelli, senza contare le innumerevoli ferite sul corpo
e un paio di fasce mal sistemate sulla gamba.
- Ehi, ma che ti è successo?
- Chiese curiosa ma con prudenza, avvicinandosi e guardandolo attentamente.
Questi alzò lo sguardo
sulla rossa e rimuginò qualche secondo se parlare o meno con quella ragazza.
- Non credo siano
affari tuoi - disse con freddezza, ma Karin non gli diede retta e lo esaminò
meglio.
- Siccome mi fai pena
così conciato, voglio essere generosa e darti una mano - disse diretta e
sfacciata. Se c’era una cosa che Karin sapeva fare bene, era far sentire gli
altri inutili e frivoli al suo cospetto, ma quell’effetto non sembrò suscitare
il ragazzo, che la guardò indifferente.
- Sai cambiare una
fasciatura? - Chiese con disinteresse. Per tutta risposta Karin gli tirò un
pugno in testa, costringendo il malcapitato a trattenere i gemiti di dolore.
- Ma sei scema?! Mi hai
fatto male! -.
- E tu allora?! Prima
mi aggredisci e dopo mi chiedi aiuto?! -.
- Non sapevo chi eri!
Per quanto mi riguarda potevi essere tu ad aggredire me!
- Bastava chiederlo! Mi
hai fatto male, sai?! - Gli urlò in piena faccia, dandogli un altro pugno sulla
testa e mettendolo ancora una volta al tappeto tra dolori e lamentele.
- Strega! -.
- Fai silenzio! Adesso
ti cambio questa fasciatura prima che la ferita si infetti, quindi non
lamentarti e stai fermo! -. Così dicendo lo prese per la collottola e lo
trascinò fino al ridosso di un albero, dopodichè si occupò di cambiare le bende
alla gamba.
- Arrivati! - decretò
con sollievo Ino, scorgendo finalmente dalla cima di una collina il paese
dell’erba.
- Era ora, da adesso
abbiamo un mucchio di cosa da fare; trovare Sakura, informare lei e gli altri
dei fatti accaduti e tutto il resto - disse sbrigativo Naruto, sistemandosi
meglio il coprifronte. “Chissà loro cosa hanno fatto finora...” si chiese
pensoso, mentre scendevano lungo la ripida discesa.
Ci vollero pochi minuti
per arrivare alle porte del villaggio, identificarsi e addentrandosi finalmente
nella caotica e frenetica fiera del paese dell’erba.
La folla sembrava senza
fine: migliaia di persone si perdevano a vista d’occhio lungo la strada ricolma
di ogni tipo di commerciante e attrazione.
Il brusio della folla
costringeva chiunque ad alzare la voce per farsi sentire e questo non faceva
altro che accentuare l’inquinamento acustico e il caos senza fine.
Naruto giurò di non
aver mai visto tante persone tutte ammassate insieme, c’era più gente lì di
quante ce ne fossero ad aspettarlo quella volta dopo aver parlato con Nagato;
l’intero villaggio.
- Stiamo vicini,
potremmo perderci facilmente! - Avvertì Naruto, alzando la voce e proseguendo,
cercando la mano della sua compagna alle sue spalle. Prese una mano, ma subito
si accorse che qualcosa non andava.
- Ino, da quando hai il
pelo sulle ma... ah! - Un uomo barbuto e grassottello osservò perplesso il
ragazzo e probabilmente si chiese pechè gli avesse afferrato la mano.
Naruto, con evidente
imbarazzo, si scusò immediatamente per l’equivoco e tornò frettolosamente sui
suoi passi, ma non vide né Ino, né Ryou.
- Accidenti - disse affranto
- le ho perse! -.
Non molto distante, le
ragazze si stavano chiedendo dove fosse finito quella testa quadra.
- Non posso crederci, è
riuscito a perderci! - gracchiò stizzita Ino, guardandosi intorno.
- Ma non siamo noi ad
aver perso lui? Dopotutto hai insistito per fermarti a quel bancale dove
vendono minigonne - disse perplessa Ryou, indicando dietro di se.
- Doveva fare
attenzione, è o non è un ninja? Che gli serva da lezione - ribattè categorica
Ino, facendosi largo tra la folla.
- Ehi, aspetta! - La
rincorse Ryou, urtando un paio di signore e prendendo Ino per la manica. - Che
hai intenzione di fare ora? -.
- Mi sembra ovvio:
trovare tuo padre, sono sicuro che anche Naruto si sta dirigendo lì, era questo
il piano - le ricordò Ino. - A proposito - fece pensosa Ino - dov’è che
dobbiamo cercarlo? - chiese.
Ryou alzò la testa e si
guardò un po’ intorno, aguzzò la vista quando vide ciò che cercava, e lesse: -
“Area commerciale” -.
Tornò su Ino e le
spiegò. - La fiera solitamente è suddivisa in varie aree, noi dobbiamo cercare
l’area intrattenimento o una cosa del genere, lì troveremo sicuramente mio
padre – disse.
Detto ciò,
incominciarono a farsi largo tra la folla, prima o poi sarebbero arrivate.
- Ma, Ino, Naruto come
farà a trovare mio padre?
- Oh, io non mi
preoccuperei, gli basterà chiedere in giro - disse sbrigativa.
Ryou annuì sollevata e
gli diede ragione.
Nel frattempo, Naruto aveva
trovato un chiosco e ci si era infilato dentro.
- Una porzione maxi di
ramen, per favore!
- Arriva subito! -
disse allegramente il cuoco prima di mettersi ai fornelli.
- Senta, conosce un
certo Izuma Momochi? – chiese distrattamente, mentre scartava le bacchette.
- Ma certo, Izuma
partecipa a questa fiera da molti anni ormai, qui ci conosciamo un po’ tutti. -
- Mi sa anche dire dove
posso trovarlo?
Il cuoco scolò gli
spaghetti, aggiunse un mestolo di brodo e pose il piatto davanti il ragazzo.
- Solitamente lavora
molto più avanti, nell’area delle attrazioni, se segui la strada lo troverai di
certo -.
Naruto immerse le
bacchette nella ciotola, prese una bella parte di spaghetti e se la ficcò tutta
in bocca.
“Certamente troverò le ragazze là, non c’è fretta. Comunque, ancora un
passo e sarei stramazzato al suolo dalla fame” pensò, mentre finiva di
bersi il brodo.
- Aaah! Ottimo, grazie!
- ammiccò allegramente al pensiero della sua pancia finalmente piena. Pagò il
conto e si immerse di nuovo nella folla, sparendo in un istante.
Nella foresta, Karin
fece con cura l’ultimo nodo e lo strinse con forza, gesto che fece fuggire al
ragazzo una smorfia di dolore per la fitta improvvisa.
- Ecco, ho finito -.
A terra, la benda
sporca di sangue e terra che precedentemente legava l’arto del ragazzo, ora al
suo posto vi era una candida fascia bianca legata con cura ed evidente
maestria. Il biondo di guardò la gamba, le mani e le varie ferite che la
ragazza si era presa la briga di esaminare e curare; si sentiva in dovere di
ringraziarla.
- Grazie, ora mi sento
meglio - disse con velata gratitudine rivolgendo lo sguardo oltre il fogliame.
Karin restò sulle
ginocchia, ad osservarlo qualche secondo:i vestiti facevano presupporre che avesse
affrontato un qualche scontro impegnativo e la cosa si poteva ricondurre al
chakra che aveva avvertito il giorno prima.
- Ora mi dici il tuo
nome? - chiese con impazienza Karin, protraendosi con il busto verso quello
sconosciuto.
- Va bene, mi chiamo
Ry-... ehm, cioè... -. Un pensiero improvviso gli attraversò la mente: già, chi
era adesso? Ryou Nirate, colui che ha cercato con ogni mezzo di vendicare la
morte della madre, o...
- Allora?! - sbraitò Karin,
risvegliandolo improvvisamente e facendogli assumere una faccia contrariata.
- Vuoi aspettare un
momento?! - ribattè il biondo, guardandola male.
- E che devo aspettare?
Che ti ricordi come ti chiami?! - fu la risposta pronta di Karin, che si
avvicinò ancora di più, fino a far cozzare le fronti.
Nirate strinse i denti.
Quella ragazza era una pazza isterica.
- Mi chiamo Saito! -
gli urlò in piena faccia, costringendola ad arretrare. - Contenta?! -.
- Ma tu le vuoi proprio
prendere?! - sbraitò la rossa, levando il pugno pronto a colpire.
- Tu invece? Come ti
chiami? – chiese, recuperando la calma e attendendo che lo facesse anche la
ragazza che sembrò sbollire, anche se il suo viso era comunque contratto dal
nervoso.
- Karin - rispose atona.
- Beh, Karin, ti ringrazio
per... questo - disse, indicando le varie fasce. Contrasse le labbra, e le
mostrò un sorriso bianchissimo, forse reso tanto evidente dal resto del corpo
che appariva sporco e abbronzato.
Karin socchiuse le
labbra, osservando quel ragazzo che l’aveva fatta tanto arrabbiare, ma non seppe
spiegarsi come mai apparve tutto più luminescente. Il suono delle foglie le
sembrò improvvisamente più melodioso del solito, l’erba più morbida e ogni
profumo e colore, più vivo e splendente.
Un raggio si sole
interpose tra lei e Saito, colpì alcuni ciuffi di erba che brillarono per via
di alcuni residui di rugiada. Karin osservò quel fenomeno, e lo trovò stranamente
affascinante.
Perplessa, rialzò lo
sguardo e vide il ragazzo osservare anch’egli quei ciuffi di erba. Vide i suoi
occhi brillare, come una la luce che illumina uno specchio d’acqua, solo che in
quel caso, le sembrò di vedere nuovamente quei ciuffi d’erba, coperti di
rugiada e splendenti più del sole.
“I suoi occhi... “manon
completò il pensiero corrente, non seppe neppure spiegarsi perchè l’avesse
formulato. Portò il braccio al petto, e lo strinse con l’altro, lasciando che
il suo sguardo vagasse sul viso di Saito.
Angolo
autore:
Salve...
Come state? È un po’ che non ci vede.
Mi dispiace per tutto questo tempo, ma non
era sparita solo l’ispirazione, ma anche la volontà e la capacità di riuscire a
costruire una frase, anche se neppure ora ho fatto un buon lavoro...
Vediamo quando tornerò ad aggiornare,
comunque non farò passare tantissimo tempo, ormai non manca proprio molto...
credo .-.
Dunque, vedremo coinvolto qualche altro
personaggio, e speriamo che la storia si evolva nel migliore dei modi ^^
Ringrazio: seby1993_ziabefana, SakuNaru,
Ernesto507, TheCristopher94, gademo, Gold93, ENDOINA95 e MansterCheef, che mi
ha ricordato di proseguire :)
Una
tranquilla mattina scorreva però frenetica nella fiera del paese dell’erba.
La
folla era talmente ammassata da sembrare un’unica entità se si fosse vista in
lontananza, i bambini tiravano i propri genitori verso i banconi dei dolciumi e
i più fortunati vincevano ai giochi a premi. Tutto sembrava andare sempre
meglio, come era sempre accaduto negli anni.
-
L’ho visto -disse una figura tra gli
alberi che costeggiavano l’esterno della via. La voce era femminile.
-
Se non sapessi che non è lui, direi proprio che è lui. Si è persino messo i
suoi stessi abiti -rispose una voce
maschile alla radio della ragazza.
-
Non ha il coprifronte però, a quanto pare non è riuscito a reperirlo -parlò un’altra voce dalla radio, un po’ più
ovattata.
-
Il piano? -parlò la ragazza con
freddezza senza interrompere il contatto visivo con l’obiettivo.
-
Un’azione tra la folla è fuori discussione. Dobbiamo attirarlo in un luogo
deserto. Sakura, tu farai da esca.
-
Ricevuto! -. Il contatto radio s’interruppe, e la ragazza dai capelli rosa
sorrise compiaciuta nell’osservare il ragazzo biondo che si faceva strada tra
la gente.
Nel
frattempo, Ino e Ryou stavano camminando già da qualche minuto, eppure nessuna
delle due aveva ancora detto una parola, se non per scambiarsi qualche
informazione sulla struttura della fiera.
-
Quest’anno è stata organizzata in modo leggermente diverso - pronunciò assorta
Ryou, guardandosi intorno.
-
Perché dici questo? -. Ino si fermò e si avvicinò maggiormente alla ragazza per
poterla sentire; il chiasso era assordante.
-
I settori sono stati disposti in maniera diversa, in genere quello di
intrattenimento veniva messo alla fine della fiera, ma stavolta è quasi al
centro, chissà perché -.
Ryou
fece spallucce e indicò lo striscione in alto che le avvertiva che erano
arrivate. Mentre la ragazza mora si faceva, seppur con fatica, strada tra la
folla, Ino era rimasta leggermente indietro, pensierosa.
Non
c’era nulla di strano, certo, però la sensazione che fosse stato tutto
organizzato per un motivo non la abbandonava. Si guardò ancora intorno; vedeva solo
persone che si divertivano, spensierate e incuriosite da ogni tipo di
attrazione o richiamo di venditori. Era tutto normale.
Scrollandosi
di dosso le sue infondate preoccupazioni, raggiunse Ryou e insieme proseguirono
alla ricerca di Izuma.
Naruto
detestava la folla che si accalcava in un'unica via, la trovava esasperante ed
essere ninja in quei casi aiutava molto.
Con
un balzo, saltò su un edificio vicino e cominciò a correre sui tetti che
costeggiavano la via, beffandosi segretamente di tutti i poveri sfortunati che
venivano compressi o spintonati da ogni singolo passaggio.
Ci sono quasi!
Poco
lontano, vide chiaramente il lungo striscione che segnalava il settore dell’intrattenimento.
Sperò che le ragazze fossero già là.
Stava
per passare da un tetto all’altro, quando tra questi, sentì improvvisamente un
urlo. Si fermò al ridosso della ringhiera che delineava la fine dell’edificio e
notò che sotto di lui c’era un vicolo piuttosto stretto dove due farabutti
stavano molestando una ragazza.
Senza
pensarci due volte, saltò di sotto e mise alla mano un kunai.
-
Ehi, lasciatela stare! - Urlò, atterrando davanti i due e pronto a battersi, ma
stranamente, questi lasciarono la donzella e fuggirono via. Perplesso, pensò
che dovevano essere proprio dei fifoni.
Ripose
l’arma nella manica e si avvicinò alla ragazza, che era finita contro il muro.
-
Tutto bene? - Chiese preoccupato, inginocchiandosi ai suoi piedi e controllando
che non fosse ferita. Questa sollevò lo sguardo, rivelando dietro i suoi
capelli castani due occhi smeraldo che si illuminarono alla vista del loro
salvatore. Senza alcun preavviso, abbracciò il ragazzo e si mise a piangere,
lasciando Naruto interdetto.
-
Ho avuto tanta paura, mi hanno aggredita all’improvviso e non sapevo cosa fare
così ho urlato! - disse tra le lacrime, stringendo più forte il collo del
biondo che non sapeva bene come comportarsi.
-
Non c’è più nulla di cui preoccuparsi, come vedi sono andati via - la rassicurò,
separandola da lui e sorridendole. Sembrò calmarsi.
-
Ancora grazie - sorrise, cercando poi di alzarsi, ma una smorfia di dolore
seguita da vari lamenti la fece ricadere pesantemente a terra.
-
Che succede? -.
-
Mi fa male la gamba, non riesco ad alzarmi - piagnucolò, assumendo un’espressione
triste e abbattuta.
Naruto
sospirò, quel contrattempo non ci voleva affatto, probabilmente si sarebbero
preoccupate non vedendolo arrivare subito, ma dopotutto non poteva certo
lasciarla lì.
-
C’è un dottore da queste parti? - Chiese, speranzoso in una risposta
affermativa.
-
Sì, da quella parte, appena cinque minuti da qui -.
La
traiettoria che il dito della ragazza seguiva portava fuoriil vicolo e oltre le case. Non doveva essere
molto lontano comunque.
-
Va bene, ti ci porto subito -. Senza perdere tempo, prese in braccio la ragazza
e cominciò a correre verso la direzione indicata.
-
A proposito, come ti chiami? - chiese di getto, non appena uscito dal vicolo e
apprestandosi a superare il tetto di un edificio.
-
M-mi chiamo Aiko - rispose con velata sorpresa. Naruto non sembrò accorgersene.
-
Io sono Naruto, molto piacere - rispose sorridente, superando con un balzo un
muro.
Tu non sei Naruto, brutto criminale!
-
Quanto manca? -. La strada che aveva raggiunto era praticamente deserta,
probabilmente erano tutti alla fiera ma si sorprese quando svoltato l’angolo
trovò sempre meno case e molto più radura libera.
-
Forse ho sbagliato strada - disse fra sé e sé Naruto, guardandosi intorno un po’
dismesso.
Abbassò
lo sguardo per chiedere che parte dovette andare, ma non riuscì a dire nulla
che sentì il proprio braccio piegarsi dietro la schiena e un calcio dietro il
ginocchio lo mise immediatamente a terra.
Strinse
i denti e si voltò, arrabbiato.
-
Che cosa significa, chi sei?! - Urlò, tirando fuori un kunai dall’altra mano e
cercando di ferire il braccio della ragazza che teneva il suo, che lasciò per
evitare l’attacco. Balzò indietro e si mise in posizione di attacco.
Naruto
si mise una mano sulla spalla dolorante, ma non era nulla di che. Si concentrò
sul suo avversario.
-
Ebbene, mi vuoi dire chi sei? - Chiese ancora, minaccioso e impaziente. Non
ricevette risposta, piuttosto vide il suo avversario sorridere e partire all’attacco.
Si mise in posizione, pronto a riceverla.
Un
velocissimo pugno gli sfiorò il viso nell’intento di evitarlo, contrattaccò con
una ginocchiata ma venne parata, vide un calcio raggiungere in pieno il suo viso, che
riuscì a bloccare. Afferrò la caviglia e lanciò via la sua avversaria, che
seguì subito con uno scatto, cercando di assestarle un pugno in pieno stomaco
che finì però sul suolo, che si frantumò.
Alzò
gli occhi, trovando il suo avversario pronto a colpirlo con un pugno intriso di
chakra.
-
E quello sarebbe un pugno?! - urlò la ragazza, caricando il destro e mancando
Naruto, che riuscì a spostarsi di lato appena in tempo.
Quando
il colpo della ragazza toccò terra, un’esplosione e un gran polverone circondò
i due combattenti, che si coprirono gli occhi per pararsi dai detriti.
È molto forte, pensò
il ragazzo, mettendo mano a un kunai.
Quando
la polvere si diradò, il cuore di Naruto perse un battito.
Un’enorme
spaccatura squarciava il terreno per un raggio di almeno 20-30 metri e il punto
che era stato colpito era contraddistinto da un cratere ancora fumante.
Deglutì,
rabbrividendo al pensiero di ciò che gli sarebbe successo se fosse stato
colpito. Sembrava quasi di combattere contro…
Sakura.
Al
centro di tutto, una ragazza dai capelli rosa e occhi smeraldini colmi di
determinazione osservavano con sfida il proprio avversario, che era rimato
senza parole.
-
Ma che… Sakura?! - urlò sorpreso, facendo un paio di passi e allargando le
braccia, confuso.
-
Che diavolo stai facendo? Perché mi stai attaccando?! - chiese ancora, con
maggiore foga ma con preoccupazione.
L’aveva
fatta arrabbiare? Ok che lo puniva molte volte con uno dei suoi micidiali
pugni, ma stavolta sembrava volerlo veramente uccidere.
Sakura
strinse un pugno e abbassò lo sguardo. Sospirò, forse a calmare la rabbia che
le stava ribollendo in tutto il corpo. Se fosse stata un Jinchuuriki,
probabilmente avrebbe perso il controllo del suo demone, liberandolo dal
sigillo.
Lo
sguardo tagliente che rilevò turbò nel profondo il povero Naruto, che non aveva
idea di cosa stesse succedendo.
-
Tu non hai il diritto di somigliargli - sussurrò, facendo nascere nella mente
del ragazzo un improvviso dubbio.
-
Possibile che… - scandì lentamente sbarrando gli occhi e indietreggiando di un
passo.
-
Non hai neppure il diritto di comportarti come lui! - Urlò con rabbia e
disprezzo mentre i suoi pugni si intrisero di chakra azzurro.
I
timori di Naruto erano fondati: era finito in una trappola che decisamente non
era per lui. I sospetti si confermarono ulteriormente quando vide un’ombra
avvicinarsi furtivamente ai suoi piedi, ma riuscì ad evitare per un soffio.
-
Fermati Shikamaru, non sono chi pensate che sia! - Urlò verso il ragazzo,
nascosto dietro delle mura diroccate.
Perplesso,
Shikamaru venne fuori allo scoperto e si mise le mani in tasca, guardando torvo
il biondo davanti a lui.
-
Naruto è al villaggio di Konoha, dubito fortemente che tu sia lui -.
Naruto
stava per ribattere, ma l’attacco di Sakura lo prese di sorpresa e fu costretto
ad evitare una serie di pugni e calci, parandone anche qualcuno e
indietreggiando sempre di più.
-
Sakura, ti prego! Sono io, Naruto! - esclamò, mentre cercava di trattenere un
pugno che voleva raggiungere la sua faccia.
-
E dovrei crederti?! -. Un calcio improvviso colpì in pieno il ragazzo al
fianco, che finì a terra dolorante ma non perse tempo che si rialzò appena in
tempo per evitare tre kunai che per poco non lo trafissero.
Non
badò a ciò che stava succedendo alle sue spalle, ma se lo avesse fatto avrebbe
evitato uno sciame di insetti che lo circondò, impedendogli la vista.
-
Shino! Smettila, sono io! - urlò ancora Naruto, stringendo i denti e cercando
di non perdere la concentrazione all’interno di quella barriera.
Gli
insetti aprirono improvvisamente un varco e Naruto prese in pieno stomaco un
pugno a piena potenza di Sakura che gli spezzò il respirò e lanciò lontano,
facendolo ruzzolare varie volte finché non si fermò a faccia in giù,
apparentemente svenuto.
Sakura
mostrò un ghigno vittorioso. Il pugno che aveva tirato era stato compresso con
una grande quantità di chakra e probabilmente era riuscita a fratturare qualche
costola.
-
Perfetto, possiamo prenderlo in custodia adesso -.
Shikamaru
e Shino si avvicinarono a Sakura.
-
E se avesse detto la verità? - se ne uscì improvvisamente Shikamaru, osservando
il corpo immobile del ragazzo con un barlume di incertezza. Sakura scosse la
testa con convinzione.
-
Impossibile! Naruto è a Konoha, in un letto di ospedale! - esclamò decisa,
abbassando appena lo sguardo suscitando un silenzio compreso.
-
Andiamo -. Sakura avanzò un passo, ma fu fermata per una spalla.
-
Che c’è Shino? - chiese perplessa la ragazza, voltandosi. Il ragazzo incappucciato
non disse nulla, fece solo cenno con la testa davanti a sé.
Sakura
si voltò e si sorprese nel trovare il ragazzo sulle ginocchia, tossire e
stringendo la terra sotto le sue mani. Probabilmente il colpo ricevuto aveva fatto
effetto e ne stava pagando le cause.
-
S-Sakura… - mormorò dolorante Naruto, portandosi una mano allo stomaco. Un
pugno tanto potente della sua compagna non lo aveva mai ricevuto, e la cosa non
lo rassicurava affatto.
La
situazione stava diventando pericolosa per lui, i suoi compagni l’avevano preso
per Nirate e non aveva idea di come farsi riconoscere. Le parole sembravano
inutili.
-
Sei un tipo resistente quindi. Molto bene, stavolta ti finirò! -.
Puntellò
per bene i piedi a terra e con uno scatto partì di nuovo all’attacco, pronta ad
assestare il colpo di grazia. Dal canto suo, Naruto non riusciva a muoversi
come voleva ma riuscì comunque a mettersi in piedi.
Strinse
i denti, e con un balzo riuscì a evitare l’attacco, ma stavolta non si limitò a
questo; caricò la gamba destra, roteò su se stesso e colpì in pieno la scapola
della ragazza, che cercò di trattenere un grido di dolore.
-
Sakura, sono io, perché non vuoi credermi?! - cercò ancora di convincere la
ragazza, che si rimise in piedi tenendosi la spalla.
Poco
lontano, un insetto si avvicinò a Shino, confermando i suoi sospetti.
-
Shikamaru, quello è il vero Naruto! - esclamò, correndo verso i due per
fermarli, seguito a ruota da dal ragazzo, che sbuffò.
-
Accidenti, ma se questo è vero, che diavolo ci fa qui? -.
-
Prima fermiamo quei due, poi potremo chiederglielo -.
Shikamaru
si mise in ginocchio e allungò la sua ombra appena in tempo per fermare Sakura,
che stava per colpire Naruto.
-
S-Shikamaru, c-che significa? - si sorprese Sakura, ritrovandosi bloccata dalla
tecnica del suo compagno.
-
Sakura! - la chiamò Shino, giungendo in quel momento e parandosi davanti il
biondo. - Lui è il vero Naruto - disse con più calma, rimettendosi le mani in
tasca, mentre alle sue spalle, Naruto tirava un sospiro di sollievo.
Sakura
non riusciva a capire, come poteva essere Naruto quello? Perché mai doveva
essere lì?
Shikamaru
sentì la calma tornare nel corpo della ragazza e la liberò dalla sua tecnica. Si
alzò, mise le mani in tasca e si avvicinò al resto del gruppo.
Naruto
era piuttosto provato e sentì l’adrenalina venire meno, la testa si stava
facendo sempre più pesante e la luce del sole gli sembrò fin troppo accecante.
Sentì
solo confusamente Shino e Shikamaru spiegare la situazione, poi le ombre
sembrarono allungarsi, così come le voci che sentiva, sempre meno
distintamente, finché, non cadde a terra, senza avvertire più alcun dolore.
-
Papà! - urlò una ragazza tra la folla con lunghi capelli corvini, cominciando
poi a correre verso il teatro delle marionette.
Un
uomo anziano alzò lo sguardo, sorpreso, perché quella voce, nonostante la
folla, gli era sembrata tremendamente familiare, e finalmente la vide, vestita
con degli abiti assolutamente diversi da quelli che era abituato a vedergli
addosso, ma non gli ci volle che un istante a far cadere la tavola che aveva in
mano e correre piangendo verso sua figlia, che abbracciò di slancio,
stringendola forte a sé.
Ino
aveva assistito a tutta la scena, un po’ commossa e felice per quella riunione
di famiglia. Li avrebbe lasciati ancora un po’ per conto loro, dopotutto,
guardandosi intorno, notò che Naruto non era ancora arrivato.
Angolo
Autore:
Salve!
Non posso credere che questa storia sia
ferma da così tanto tempo, è devastante!
Ma visto che è quasi finita, penso di
poter fare uno sforzo e terminarla stavolta :)
Che ne pensate del capitolo? Ho perso
un po’ di stile? Sicuramente un po’ di lessico, lo ammetto :(
Passiamo ai ringraziamenti, anche se
parecchio in ritardo:
MansterCheef,
gademo, TheCristopher94 e Ernesto507.
Oltretutto, ringrazio le ≈116≈
persone che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite :)
Siete ancora numerosissimi, grazie! ^^
(o più semplicemente, è finita dispersa nelle vostre liste)
Izuma
e Ryou si erano tranquillamente seduti sul piccolo palco del teatro e lì
avevano cominciato a raccontare tutto ciò che era accaduto in quelle settimane.
L’uomo
le parlò del ricatto, di cosa avesse tentato di fare a Naruto, dei ninja di
Konoha venuti per arrestarlo, e quanto le fosse mancata, mentre Ryou descrisse
quegli orribili giorni chiusa in prigionia, senza possibilità di muoversi,
mangiare o anche solo intravedere la luce del sole, parole che commossero suo padre
e al tempo stesso ne accrebbero un senso di risentimento.
Non
essere riuscito a fare nulla per salvare sua figlia lo addolorava.
-
Papà, sto bene ed ora sono qui con te, ma questa storia deve finire una volta
per tutte, per questo quando Nirate tornerà, io combatterò insieme a Naruto e
agli altri - disse determinata, ma subito contestata dall’uomo, che obiettò.
-
No, Ryou! Hai già passato dei brutti momenti, non voglio che rischi ancora la
vita contro quel criminale, non è un avversario alla tua portata! - esclamò furente
alzandosi in piedi e facendo valere la sua posizione di padre.
-
Papà, sono un ninja! Sono sempre pronta a tutto, lo sai - disse con calma la
corvina, accennando un sorriso. Izuma scosse la testa e si passò una mano sul
viso stanco.
-
Lo so bambina mia, ma io non lo sono, non so cosa farei se… - ma fu interrotto.
-
Non succederà - disse sorridente, stringendo un pugno in un gesto sicuro.
-
Ryou… -.
-
Andrà tutto bene, ne sono convinta. Ti dimostrerò che tua figlia sa badare a se
stessa -.
Ryou
si alzò in piedi e abbracciò suo padre, che sospirò, rispondendo a quel gesto
di affetto.
Era
molto preoccupato, ma sapeva di non poter fare nulla in proposito, sua figlia
aveva la sua vita e anche se abitava ancora sotto il suo stesso tetto doveva
rispettare le sue scelte e decisioni.
-
Fa attenzione - sussurrò, allontanandola per guardarla negli occhi.
-
Sempre – lo rassicurò, annuendo.
Izuma
strinse istintivamente le braccia di sua figlia ma in cuor suo sapeva di fare
la scelta giusta. Lasciare che i propri figli vivano la loro vita senza restrizioni
è il gesto più difficile e altruista che un genitore possa mai fare, e per
quanto trovasse sempre più difficile sopportare quel peso sul petto, sapeva di
farlo per una causa più che giusta.
Abbassò
le braccia e annuì a sua figlia, sorridendole orgoglioso.
Ryou
sentì il proprio cuore riempirsi di fiducia e capì al volo che suo padre le
stava lasciando carta bianca.
Aprì
le labbra nel miglior sorriso che avesse forse mai fatto, e un’innocente
lacrima le sfuggì rapida lungo la guancia, che tolse velocemente con la spalla.
-
Scusa - disse imbarazzata, sentendo la propria risata simile a quella di una
bambina.
L’uomo
le posò affettuosamente una mano sui capelli a annuì, facendole poi cenno di
andare.
-
Forza, quella ragazza bionda sembra che ti stia aspettando con impazienza, fila
via! - la minacciò, ottenendo un altro sorriso allegro da sua figlia, che corse
via, felice.
Izuma
vide Ryou avvicinarsi a Ino, parlare velocemente di qualcosa e correre poi via,
in chissà quale guaio.
Nonostante
il futuro incerto, il suo vecchio cuore era tranquillo e colmo di affetto
ritrovato dopo quella brutta avventura.
Ne
era certo, aveva agito nel migliore dei modi e mai avrebbe dato la colpa al
fato o a qualcuno per le sue scelte, non c’era nulla di sbagliato ad essere
protettivi e neppure a preoccuparsi, era normale.
Sorrise
ancora una volta, anche se le ragazze erano sparite da un pezzo, sapeva che le
avrebbe riviste e tutta la sua paura sarebbe volata via, per non tornare più.
Probabilmente,
dopo averla ritrovata, capì di doverle lasciare ancora più libertà, solo così
sarebbe stato felice ogni giorno, felice di poterla abbracciare tutte le volte
che sarebbe tornata.
Si
voltò per tornare a lavoro, quando un pensiero improvviso gli attraversò la
mente, anzi, un dettaglio.
-
Ma… sbaglio, o quelle due avevano gli stessi vestiti? - disse in sovrappensiero,
puntando gli occhi al vuoto.
Scrollò
le spalle, indifferente.
-
Mah, certo che le uniformi ninja sono un po’ troppo oscene al giorno d’oggi -.
-
Si può sapere quanto ancora avevi intenzione di parlare con tuo padre?! Ti ho
aspettata mezz’ora! - disse Ino, sfrecciando sopra i tetti con alle spalle
Ryou, che sbuffò.
-
Io invece mi chiedo come mai hai così tanta fretta di trovare Naruto, può anche
darsi che si sia perso, no? - suggerì con tono d’ovvietà.
-
Infatti, ho fretta di prenderlo a pugni perché è un’idiota! - disse di getto,
saltando sulla parete di un edificio più alto e percorrendola verticalmente
fino in cima.
Ryou
la raggiunse subito dopo, in attesa di una qualche spiegazione.
-
Che ci facciamo qui - chiese, guardandosi intorno.
-
Questo è il punto più alto per vedere gran parte del paese - asserì convinta,
scrutando attentamente il villaggio.
La
corvina sbuffò, mettendosi le mani ai fianchi e auto commiserandosi per quel
compito ingrato, sembrava che stessero cercando un bambino idiota che non
riesce a stare attaccato alla madre perché troppo vivace.
-
Ma non avremmo fatto prima ad attendere con mio padre? Dopotutto il piano era
quello -.
-
Abbiamo atteso mezz’ora, ma non si è fatto vivo. La cosa non ti sembra strana? –
disse, voltandosi verso l’altra. Ryou valutò bene l’ipotesi che si potesse
trovare in pericolo: la scartò immediatamente.
-
Siamo all’interno di un paese pacifico, probabilmente ha avuto un contrattempo
o si è fermato a mangiare - disse indifferente, affiancandosi alla bionda e
dando anche lei un’occhiata all’orizzonte.
-
Un altro buon motivo per trovarlo quanto prima e ucciderlo - tagliò corto Ino,
lasciando Ryou basita.
-
Senti – cominciò la corvina, grattandosi distrattamente la guancia. - Forse
mentre noi siamo qui lui è già arrivato e ci sta aspettando, ci conviene
tornare - disse sicura, ottenendo lo sguardo della bionda, che sospirò
affranta.
-
Mai una volta che vada tutto liscio - si lamentò Ino, accigliandosi.
-
Certo che voi di Konoha non vi annoiate mai – le fece notare Ryou, mettendosi a
ridere.
-
Non sai quanto, ragazza mia - recitò solennemente Ino, battendogli una mano
sulla spalla per poi sorridersi a vicenda.
-
E va bene, andiamo! -.
Le
ragazze si lanciarono giù dal tetto, e agilmente, tornarono sui propri passi.
Naruto
rinvenne improvvisamente, come se avesse fatto un incubo e freneticamente si
guardò intorno per vedere dove fosse, quando una voce che conosceva bene lo
fermò.
-
Ehi, Naruto, calmo va tutto bene! - intervenne Sakura, trattenendolo per le
spalle.
Il
ragazzo batté le palpebre, confuso, si guardò intorno e notò che si trovava
esattamente dove prima stava combattendo contro la sua compagna di Team.
-
Sakura – disse sorpreso, per poi capire. – Allora hai capito che sono io! – Si
rallegrò alzandosi per poi ricadere a terra, dolorante.
Una
fitta allo stomaco l’aveva attraversato in modo lancinante e il solo respirare
diventò per un secondo impossibile.
Sakura
si morse un labbro tanto forte che sarebbe stata felice di sentire il sapore
del proprio sangue, per lo meno si sarebbe in minima parte punita per quello che
aveva fatto.
L’aveva
attaccato, nonostante lui avesse tentato più volte di identificarsi, lei non l’aveva
minimamente ascoltato, accecata dalla rabbia e dalla vendetta.
Formulò
ancora una volta i sigilli e riprese a curarlo, come aveva fatto nell’ultima
mezz’ora, in attesa che rinvenisse.
Il
viso di Naruto si rilassò quando sentì il chakra della compagna alleviargli il
dolore. Sospirò, voltandosi poi verso Shikamaru e Shino, che lo salutarono con
un cenno.
-
Scusaci per prima Naruto, pensavamo fossi un’altra persona – disse vago il
ragazzo con il codino, intuendo che probabilmente Naruto non sapeva nulla, ma
si sbagliava.
-
Nirate, giusto? -.
Tutti
sussultarono a quel nome, tranne Shino che mantenne la sua solita freddezza.
-
Come fai a saperlo? - gli chiese Sakura, sinceramente sconvolta. Solo loro tre
sapevano, e cosa avevano passato con quel tizio.
-
È una lunga storia - disse solamente, alzandosi e stringendo i denti per ancora
ildolore che sentiva.
Sakura
si sentì di nuovo in colpa e nonostante volesse conoscere i particolari di
quella storia, abbassò il capo e restò in silenzio.
-
Avete trovato Izuma? - chiese il ragazzo, intuendo che Naruto conoscesse già i
particolari della loro missione.
-
Si, sappiamo dov’è - rispose Shikamaru.
-
Bene, andiamo da lui, ci sono un paio di ragazze che devo incontrare -.
Non
l’avesse mai detto.
Le
orecchie di Sakura drizzarono, e stringendo minacciosamente un pugno davanti il
suo muso, gli chiese immediatamente spiegazioni.
-
Che cos’è che devi fare tu?! - sbraitò, arrossendo al solo ricordare cosa
avesse sentito.
-
D-Devo incontrare Ino e Ryou, che sono venute con me! - rispose impaurito,
indietreggiando qualche passo. Sakura si calmò all’istante.
-
Ryou? - ripeté confusa. - Intendi la figlia di Izuma? - chiese ancora,
interessata.
Naruto
annuì. Shikamaru si fece avanti per chiedere ulteriori dettagli, ma fu interrotto.
-
Non c’è tempo, una volta da loro saprete ogni cosa. Andiamo! -.
Naruto
cominciò a correre, seguito a ruota dagli altri suoi amici.
Sakura
si era immediatamente resa conto che non una volta Naruto aveva accennato lo
spiacevole incontro di poco prima, anzi, si era rallegrato per averla vista di
nuovo dalla sua parte.
Non
sapeva se ringraziarlo o sentirsi male. Sentiva il rimorso bruciarle dentro e
logorarla ad una velocità spaventosa.
Più
tardi gliene avrebbe parlato, ora non c’era tempo, purtroppo.
-
Dove sei stata finora? - chiese freddo Sasuke, non appena vide la rossa entrare
nella grotta dove si erano fermati da qualche giorno.
-
Volevo essere sicura di quel che avevo detto. Purtroppo non ho trovato nessuno -
si scusò, abbassando lo sguardo. Sasuke la ignorò semplicemente, tornando a
esaminare la sua spada, mentre Juugo la salutò come al solito.
Karin
superò il divano malconcio dove stava il moro e prese un altro corridoio, dal
quale uscì Suigetsu, che la prese in giro per essere tornata senza trovare
nulla, ma stranamente, questa non reagì e lo superò a testa bassa.
L’albino
si sorprese alquanto e chiese agli altri cos’avesse la ragazza.
-
Forse si sente in colpa per aver sbagliato previsione - suggerì indifferente
Juugo, incrociando le braccia al petto.
Sasuke
non disse niente, limitandosi solo ad osservare la strada che la rossa aveva
preso.
Karin
arrivò in quella che era stata improvvisata come sua stanza, raggiunse il letto
e vi si buttò sopra in un sospiro.
Voltò
lo sguardo al soffitto di roccia mentre la candela vicino il comodino creava
delle ombre sfumate che sembravano prendere vita non appena la fiamma
oscillava.
Chiuse
gli occhi.
Flashback:
- Dove hai intenzione di andare? -
chiese confusa Karin, osservando il biondo alzarsi in piedi e massaggiarsi
delicatamente le ferite.
- Devo ammettere che sei brava a
fare le bende, ti ringrazio - sorrise riconoscente, per poi superarla.
- Ehi! - alzò la voce la ragazza,
alzandosi in piedi. - Ti ho chiesto dove hai intenzione di andare! -.
Nirate, presentatosi a Karin con il
nome di Saito, sospirò annoiato.
- Mi sembra logico no? Vado per la
mia strada, e anche tu dovresti fare lo stesso -.
Karin strinse i denti, arrabbiata. Non
le piaceva affatto venire ignorata in quel modo e con due falcate lo raggiunse
e lo fermò per una spalla.
- Ti ho guarito io, sei ancora
sotto la mia responsabilità! - disse autoritaria.
Saito si voltò, convinto di aver
sentito un’eresia.
- Ma sei impazzita!? - sbraitò,
allargando le braccia per dare più enfasi alla sua sorpresa. - Non sono mica un
bambino! Di che responsabilità parli?! -.
Karin non fece una piega davanti
quel comportamento da bamboccio e lo guardò con sufficienza.
- Io sono un medico, e come tale
devo assicurarmi che chi venga curato abbia bisogno ancora o meno di attenzioni
fino alla sua completa guarigione! -.
Saito rimase senza parole davanti tanta
professionalità, dovette riconoscerglielo, ma non capiva come mai Karin nascondesse
uno strano imbarazzo. Si vedeva lontano un miglio che qualcosa la agitava ma
sinceramente non capì.
- Tu sei pazza - se ne uscì
improvvisamente, perplesso, ricevendo prima una faccia sconvolta, poi
arrossita, e infine un pugno in testa seguito da un “idiota!” che probabilmente
aveva fatto scappare terrorizzati gli uccellini che sentì allontanarsi.
- Mi hai fatto male! E tu dovresti
essere un medico!? - l’ammonì adirato, massaggiandosi il capo.
Karin sbuffò, dandogli le spalle.
- Pensa piuttosto a riposarti,
quelle ferite non sono da sottovalutare - cambiò discorso, mugugnando.
- Ti ho detto che non ho tempo,
devo andare! - gli ricordò, mettendosi seduto per terra annoiato.
- Ed io ti ho detto che devi riposare!
- si voltò minacciosa, ottenendo un altro sbuffo.
“Ho ancora tempo, meglio che
ascolti questa tipa strana e mi riposi”.
- E va bene, mi affido alle sue
amorevoli cure, infermiera - fece sarcastico. Karin arrossì a quell’affermazione
e si voltò, senza dire nulla.
“Idiota” pensò.
Quel ragazzo non voleva minimamente
ascoltarla, e osava anche mettere in dubbio il suo talento medico senza
conoscerla.
Era così difficile dargli retta?
Sospirò.
- Ascolta, for… - ma non terminò la
frase, non ci riuscì perché tutto a un tratto avvertì un dolore alla base del
collo per poi affievolirsi dolcemente, così come la sua vista.
Le gambe cedettero ma non sentì il
contatto con il suolo perché qualcuno la prese e l’accompagnò a terra.
- Grazie - sentì, prima di
addormentarsi.
Fine Flashback.
Karin
strinse il cuscino, i suoi pensieri vagarono ancora una volta a quel ragazzo e
a quanto fosse stato sciocco. Era anche arrabbiata perché l’aveva presa alla
sprovvista e se l’avesse rincontrato gliela avrebbe fatta pagare.
Si
mise una mano in tasca e vi tirò fuori un pezzo di stoffa sporca e rovinata,
appartenente alla tuta di quel ragazzo.
La
esaminò, rigirandosela più volte tra le mani e chiedendosi perché mai l’avesse
raccolta quando l’aveva vista vicino a lei, quando era rinvenuta.
Con
un gesto di stizza, la gettò sul letto e si alzò.
“Faccia come vuole” pensò
solamente, prima di aprire la porta e richiuderla alle spalle.
All’interno,
la fiamma della candela oscillò pericolosamente quando il colpo d’aria l’investì,
ma non si spense.
Angolo
Autore:
Salve!
Visto? Ho fatto presto stavolta!
Tranquilli, stavolta la finisco sul serio ;)
Allora, che ne pensate?? Nirate/Saito e
ripartito alla carica e arriverà a destinazione probabilmente
Il giorno dopo (qualche capitolo fa ho
scritto il tempo di percorrenza da dove si trovavano Naruto e gli altri),
quindi la mattina del secondo giorno.
Il terzo invece sarà la resa dei conti
una volta per tutte, preparatevi!
Ringrazio: gademo ed Ernesto507 per le
loro recensioni ^^
Purtroppo siete diminuiti
drasticamente, ma la colpa è solo mia che ho interrotto la storia per così tanto
tempo… mi dispiace :(
-
Ma sei deficiente! - sbraitò imbestialita Ino contro le pareti della piccola
abitazione.
Non
appena Il Team 3S era tornato insieme a Naruto verso l’abitazione del Sig.
Momochi e una volta riuniti tutti dentro la sua casa, erano partiti i racconti di
tutto ciò che era successo per avere una quadro generale e approfondito della
situazione.
Peccato
le viste condizioni di Naruto che non appena Ino e Ryou lo videro subito
chiesero cosa gli fosse accaduto, e lì Sakura dovette vuotare il sacco,
beccandosi dei rimproveri che coinvolsero poi anche Shino e Shikamaru.
-
Ma come diavolo si può essere così idioti!? - continuò la bionda verso Sakura e
Shikamaru, che restavano a capo chino.
-
Purtroppo le possibilità di vedere il vero Naruto qui erano scarse, per questo
non abbiamo pensato che fosse davvero lui, avrei dovuto fare più attenzione ai
dettagli - si rimproverò Shikamaru, appoggiandosi alla parete e infilando le
mani in tasca.
-
I miei insetti hanno riconosciuto il suo chakra, anche se avrei dovuto
verificarlo prima che lo attaccassimo - disse Shino, vicino la finestra semi
aperta.
In
tutta quella discussione, Izuma, Ryou e Naruto se ne stavano in disparte, come
se la cosa non gli riguardasse affatto, anche se il diretto interessato era
comunque ancora malconcio.
-
Suvvia Ino, non hanno colpa, avrei dovuto trovare un modo per identificarmi
meglio - intervenne Naruto per calmare gli animi, ma la bionda gli urlò di sana
pianta di stare zitto. Tornò a sedersi vicino a Ryou, sospirando.
-
Ma perché ti fai trattare così? - gli chiese sinceramente perplessa Ryou,
attirando la sua attenzione.
-
È difficile trattare con le ragazze, soprattutto queste due - disse, indicando
Ino e Sakura, mentre quest’ultima rispondeva a tono alla bionda, nel contempo
che Shikamaru si era seduto sul pavimento a sonnecchiare.
-
Chi ti piace? - chiese Ryou, guardando distrattamente il soffitto.
-
Che? - le fece eco Naruto guardandola senza capire. Ryou sospirò, intuendo che
doveva essere più chiara.
-
Ho detto, chi ti piace tra Ino e quella Sakura? - Tentò ancora in sottovoce,
indicando le ragazze che continuavano a bisticciare.
Naruto
capì la domanda ma non rispose subito. Mise le braccia dietro la testa e con la
coda dell’occhio le osservò entrambe.
-
Beh, io sono innamorato di Sakura - confessò tranquillamente. Ryou lo guardò
accigliata e scostò la sedia per parlargli meglio.
-
E che ci trovi in lei? Fino a prova contraria oggi ti ha riempito di botte -
gli ricordò.
-
Solo perché il nemico è uguale a me - la difese, guardandola male.
-
Quindi non ti ha mai dato un pugno? - Chiese, guardandolo divertita.
Naruto
non rispose, ma una piccolissima scia di sudore gli attraversò il viso.
-
Sai che mi ha detto Ino? Ti cito testuali parole: “Sakura è la compagna di team
di Naruto, e credimi quando ti dico che ha preso più pugni da lei che da tutti
i nemici che ha affrontato” -.
Naruto
si imbronciò. Avrebbe voluto essere contrario ma proprio non ci riusciva, non
appena provava a dire qualcosa la mente gli riportava alla luce uno dei tanti
pugni presi da Sakura nel corso degli anni.
-
È un’esagerazione - disse solamente, incapace di controbattere con altro. Ryou
si mise a ridere.
-
Quindi ho ragione io, e davvero, non capisco cosa ti attiri così tanto di lei.
Puoi considerarla una compagna, un’amica ma perché anche un’ideale ragazza? Non
deve essere per forza così -.
Naruto
si voltò lentamente, pensieroso.
Ancora
ricordava come si era innamorato della sua compagna, prima che lo diventasse.
-
Andiamo un momento fuori - disse Naruto, alzandosi seguito poi a ruota da Ryou,
che ormai era molto curiosa di sapere i fatti di tutti.
-
Ehi, dove andate? - li adocchiò Ino, mentre tirava i capelli a Sakura.
-
Facciamo un giro per la fiera, già che ci siamo perché non visitarla? - rispose
sorridente Ryou, chinando appena la testa di lato.
-
Non staremo via molto - disse poi Naruto, aprendo la porta e facendo passare
Ryou. - Ah, Ino, aggiorna tu gli altri su cosa è successo mentre venivamo qui,
a dopo! - disse sorridente, chiudendo la porta prima che la bionda obiettasse
qualcosa.
-
Che cavolo, perché la parte noiosa la devo fare io mentre lui va a divertirsi?
- sbuffò la bionda, guardando male Sakura come se ne avesse qualche colpa.
-
Ino, brutta oca! Lasciami i capelli! - sbraitò Sakura, afferrando i biondi
dell’amica/nemica e iniziando una battaglia per la supremazia femminile.
Fuori
gremiva di persone.
Naruto
non aveva voglia di immergersi in quella folla, sarebbe stato impossibile
parlare tranquillamente, così, dopo averlo riferito a Ryou, questa l’aveva
portato in un tranquillo parco poco lontano dalla strada.
L’erba
era uniforme e gli alberi come i cespugli sembravano ben curati.
Alcune
panchine erano disposte lungo il sentiero, costeggiato da alberi dalle foglie
piccole ma intensamente verdi.
Alcuni
giochi per bambini, ora deserti, erano sistemati su un bellissimo prato che
dava l’aria di essere soffice e comodo; probabilmente Shikamaru avrebbe adorato
quel luogo.
Un
sospiro smuoveva appena tutto quel verde ma era abbastanza per non accorgersi
neppure dei raggi del sole che riscaldavano anche troppo la strada della fiera.
Naruto
si riempì i polmoni d’aria e uno spontaneo sorriso gli illuminò il viso, quel
luogo era rilassante e placido, e non ci era voluto che un istante per fagli dimenticare
perché fosse lì, ma fu Ryou a parlare e a ricordaglielo.
-
Bello qui, vero? Ricordo che i primi tempi, quando mio padre costruiva il
teatro io venivo qui a giocare, bei ricordi - sospirò malinconicamente Ryou, ma
comunque ritrovando anche lei una ragione per sorridere serena.
Naruto
annuì. Si sedette su una panchina lì vicino, all’ombra di un albero e invitò
anche la ragazza a fare lo stesso.
Una
volta sistemati il silenzio prese il sopravvento, ma comunque non era un
problema perché ognuno trovava quell’assenza di conversazione insignificante,
destinata comunque a spezzarsi.
-
Allora - cominciò Ryou. - ti va di parlarne? -.
Naruto
chiuse gli occhi, rivangando nei suoi ricordi.
-
Ti racconto una cosa -.
Flashback:
Era primo pomeriggio e Naruto, Sakura,
Ino, Kiba e Shikamaru riuscirono a raggiungere la foresta appena fuori Konoha.
Erano riusciti a sgattaiolare via senza essere visti e adesso stavano giocando
a nascondino. Alla conta, Ino.
- 48…49…50! - urlò a gran voce,
prima di guardarsi intorno circospetta e cominciare a cercare i compagni.
- Tana per me -. Neanche aveva
fatto tre passi che un ragazzo con il codino dall’aria annoiata aveva già
poggiato la mano dove prima lei stava contando.
- Ma come diavolo hai fatto? -
chiese sorpresa. Il ragazzo scrollò le spalle indifferente.
- Ero dietro l’albero - sbiascicò
sbadigliando.
- Ma così non vale! - Sbraitò indispettita la
biondina, senza suscitare alcun timore al ragazzo che si sdraiò per terra,
pronto a fare un sonnellino.
- Non mi andava di correre a
nascondermi, ora lasciami dormire - e chiuse gli occhi.
- Questa me la paghi, Shikamaru! - lo
minacciò, prima di correre via a cercare gli altri, cosa che non suscitò alcuna
emozione nel ragazzino che stava già russando.
Poco lontano, un ragazzino biondo
dagli occhi azzurri tratteneva un ghigno di soddisfazione, trovando
soddisfacente il suo nascondiglio tra il fogliame di quell’albero.
“Qui non mi troverà mai” pensò
divertito, mentre avvistava la biondina passargli sotto con uno sguardo indagatore
e attento a tutto, tranne che a lui.
La vide passare oltre dei cespugli
e decise che quello era il momento adatto: senza fare rumore, cominciò a
scendere dall’albero, aggrappandosi fortemente al tronco.
“Forse non avrei dovuto andare così
in alto” si ammonì, mentre incespicava sulla corteccia e controllando quanta
distanza ci fosse da terra. Ancora troppa.
Nel mentre, il suo sguardo cadde
per caso ad un cespuglio vicino, dove un buffo fiocco rosso spuntava. Il
contrasto tra rosso e verde poteva essere visto anche e decine di metri.
“Quella dev’essere Sakura”.
La ragazzina controllava la
posizione dell’amica biondina, notando che stava venendo nella sua direzione.
Ad ogni modo non se ne preoccupava perché convinta di essere perfettamente
mimetizzata.
Naruto, dall’altro lato, osservava
tutta la scena e gli dispiacque un po’ per l’amica dai capelli rosa perché se
Ino avesse fatto ancora qualche passo avrebbe di certo visto il fiocco rosso di
Sakura.
Voleva fare qualcosa ma se fosse
intervenuto l’avrebbe certamente visto. Decise però di non preoccuparsene,
perciò, risalì abbastanza il tronco per poter afferrare un ramo e lo spezzò,
attirando l’attenzione di Ino che stava venendo verso di lui, con un ultimo
slancio gettò il ramo foglioso sopra il cespuglio, che coprì perfettamente il
fiocco della ragazzina.
Nel mentre, ella si era accorta
solo in quel momento che Naruto era nascosto su quell’albero e non capì perché
quel ramo gli fosse piovuto sulla testa. Stava per venire fuori e massacrarlo
di botte, quando proprio davanti gli occhi gli passò Ino che tutta eccitata
urlava “tana per Naruto!”.
Vide il ragazzino scendere con
difficoltà, toccare terra e sbuffando scocciato, probabilmente per essere stato
scoperto. Non sfuggì però a Sakura l’occhiata furtiva che gli aveva lanciato, e
in quel momento capì che l’aveva vista.
Alla fine, Ino aveva trovato anche
Kiba mentre Sakura era riuscita a tanarsi, evitando così la conta.
Prima di ricominciare, la ragazzina
si era avvicinata a Naruto, chiedendogli spiegazioni.
- Perché mi hai lanciato quel ramo
addosso? Se non l’avessi fatto non ti avrebbe trovato - disse pacata e un po’
perplessa. Naruto storse la bocca, fingendo di pensarci su.
- Il tuo fiocco rosso si vedeva,
così ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente per nasconderlo -.
Sakura era sorpresa. Naruto aveva
evitato che Ino la trovasse, sacrificando il suo nascondiglio?
Segretamente felice di tanta
attenzione, aveva percepito uno spiraglio di affetto verso quello strano
ragazzino che più volte sua madre aveva detto di evitare, non capendone mai la
ragione. Senza sapere bene come ricambiare, fece ciò che venne più naturale, si
allungò verso si lui e gli diede un accennato bacio sulla guancia, che lo
sorprese non poco.
- Grazie-disse sorridente, prima di correre a
nascondersi ed evitare che Kiba la vedesse finita la conta.
Imbambolato, felice e ancora di più
sorpreso, la sua mente aveva vagato mille volte a quel piccolo gesto innocente,
ma che gli aveva scatenato emozioni mai provate.
Odiato da tutti senza conoscerne il
motivo, quello era stato il primo gesto di affetto che mai gli avevano rivolto
e mai giorno fu più scolpito nella sua memoria.
Kiba finì di contare e Naruto,
senza rendersi conto di nulla, venne tanato per primo.
Fine Flashback.
-
E questo è tutto. Può sembrarti una cosa infantile ma io non ero ben voluto da
nessuno, e ciò che fece Sakura mi piacque così tanto che con il tempo, pensando
sempre a lei, finì con l’innamorarmi -.
Ryou
non disse nulla, non subito. Volse lo sguardo al cielo e poggiò le braccia
sullo schienale della panchina, intenta a rimuginare su chissà cosa. Poi parlò.
-
Credo di capire, ma devi farti presente che tutto quello che è accaduto è un
castello di carte che ti sei costruito da solo, e la base è talmente debole che
potrebbe crollare da un momento all’altro - pronunciò, senza distrarsi dal
guardare le nuvole muoversi con infinita leggerezza.
Naruto
storse le labbra, guardandola senza capire.
-
Che intendi? - domandò con velata irritazione, da quel che aveva inteso
sembrava che Ryou vedesse i suoi sentimenti come una sorte di illusione.
-
Tranquillo, non voglio che pensi male - si voltò Ryou alzando le mani per
calmarlo. Poi tornò seria, guardandolo negli occhi. - Rispetto i tuoi
sentimenti, davvero, ma di qualunque natura siano, non sono destinati a
rimanere immutati -.
Si
avvicinò un po’ più al ragazzo, le spalle si toccarono e Naruto non mostrò
alcuna emozione, in attesa di sentire il resto.
-
I sentimenti cambiano, e potrebbero finire col rivolgersi… a un’altra - soffiò intensamente,
guardandolo negli occhi.
Naruto
rimase impassibile, Ryou si era avvicinata a lui così tanto che adesso ne
poteva percepire il respiro sul viso. Abbassò gli occhi solo un istante per
rendersi conto che la mano della ragazza si era poggiata sulla sua gamba.
Chiuse
gli occhi.
-
Ryou -.
Quando
Naruto riaprì gli occhi, vide l’immagine sfocata della ragazza, ormai a pochi
centimetri dal suo viso. Le mise una mano sulla spalla e con delicatezza la
allontanò.
-
Su una cosa ti do ragione, i miei sentimenti potrebbero cambiare per qualcun’altra
- si alzò, mettendosi poi davanti la ragazza che lo osservò appena malinconica.
-
E se e quando succederà, avrò capito davvero chi e cosa voglio. Nel frattempo,
ho un sogno e una promessa da mantenere, per il resto c’è tempo - concluse,
sorridendo bonariamente a Ryou, che rispose con un altro sorriso, più dolce e
sereno.
-
Sai, Naruto, sei proprio un bravo ragazzo! - esclamò la ragazza, scattando in
piedi e stiracchiandosi per bene.
-
Beh, cerco di fare del mio meglio, comunque grazie -.
Restarono
qualche secondo ad osservarsi, ognuno con un’espressione quieta dipinta sul
viso. Era passato solo un giorno da quando aveva affrontato Nirate ma
sembravano essere trascorsi anni e l’animo di entrambi era più calmo che mai.
Un
gorgoglio unisono spezzò però i loro sguardi e l’atmosfera che si era creata.
Entrambi
si portarono le mani allo stomaco, in evidente imbarazzo, soprattutto Ryou.
-
Ti va se andiamo a mangiare qualcosa? - propose Naruto con disinteresse, invito
che Ryou accettò frettolosamente senza alzare lo sguardo.
Ripresero
il sentiero contrario fino alla strada principale, si immersero nella folla e
sparirono, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti.
Angolo
Autore:
Salve.
Sì, sono pessimo lo so, e dire che
avevo detto che l’avrei finita presto, e in effetti manca poco!
Sì e no 4-5 cap. e sarà tutto concluso,
posso farcela!
Passiamo ai ringraziamenti (con estremo
ritardo):
Ringrazio: gademo e Music My Life per
le recensioni lasciate, grazie *inchino*
Le feste sono finite ma l’università
ricomincia, spero di prendere tempo per scrivere :(
Fiera del paese dell'erba. Terzo ed ultimo giorno, ore 07:23am.
Nirate osservava assorto la sterminata distesa di bancarelle che proseguiva lungo la strada principale. Era mattino presto e non vi erano molte persone sulla strada.
Alcuni mercanti avrebbero aperto solo dopo pranzo, e allora avrebbe agito. Doveva esserci più gente possibile.
Devono morire tutti.
Una figura incappucciata si avvicinò, ma Nirate non si mosse, segno che sapeva già di chi si trattava.
“Signore, è tutto pronto, come aveva ordinato.”
Dall'alto di quella sporgenza del versante della montagna era possibile guardare tutto il paese. Piccole costruzioni che potevano essere spazzate via come mosche, e tra qualche ora sarebbe stato così.
“Tsumo, perché mi stai aiutando?” Chiese Nirate con voce grave.
L'uomo si abbassò lentamente il cappuccio, rivelando la sua identità. I piccoli occhiali rotondi scintillarono alla luce del sole e dietro questi occhi dal taglio sottile sembravano studiare ogni singola movenza del proprio interlocutore. L'assenza approfondita dei capelli non lasciava dubbi; era l'uomo dietro il vetro che lavorava al comune, conosciuto qualche giorno prima dal trio 3S.
Tsumo accennò un sorriso.
“Ho preso la vostra causa molto a cuore ed intendo servirvi finché non sarà portata a termine.”
Nirate indurì il suo sguardo e non disse nulla. Trovava quel tipo molto sospetto e aveva accuratamente evitato di fidarsi di lui fino in fondo. Al contempo, ne aveva bisogno per la riuscita del suo piano; da solo forse non sarebbe riuscito a metterlo in atto.
“Fammi strada.”
Tsumo annuì. Si rimise il cappuccio e cominciò a camminare, costeggiando la parete di roccia. La strada era ampia e la ripidità oltre il lato esterno non era molto accentuata. Di tanto in tanto incontravano qualche cespuglio incolto ma la vera vegetazione era alla base della montagna, un paio di centinaia di metri piu' in basso.
Dieci minuti dopo, ai loro occhi apparve l'entrata di una grotta. La bocca era molto ampia e i bordi perfettamente irregolari, segno della sua estraneità alla mano dell'uomo.
Tsumo prese una fiaccola posta sulla parete e con una tecnica del fuoco l'accese, anticipando il suo padrone per illuminare la via.
Camminarono per circa un minuto, fino a raggiungere un ampliamento della caverna dalla forma a cupola alta una decina di metri. L'ambiente era illuminato da diverse fiaccole accese lungo tutta la circonferenza. I bagliori caldi delle fiamme oscillavano irregolarmente, cambiando repentinamente l'intensità delle ombre dei due uomini ma anche di ciò che si ergeva davanti a loro.
Lunghi tubi di metallo curvavano verso l'alto fino a convergere tutti in una cavità sopra la caverna. Alla base, una fatiscente postazione rialzata semi occupata da un intricato groviglio di fili bianchi uniti a delle piccole ventose.
Nirate s'avvicinò, sfiorò il legno di quella poltrona con pigrizia e perse ogni focalizzazione. Rialzò lo sguardo e l'azzurro del cielo proveniente da quel foro apparì improvvisamente piu' luminoso.
Sospirò, notando come una piccola nuvola bianca sembrasse rallentare la sua corsa per scorgere qualcosa in particolare. Quella caverna era buia e ostile, unica palla di ferro che gli impediva di raggiungere la serenità che aveva tanto ricercato.
“Che ne pensa, signore?”
“Spero solo che funzioni correttamente” rispose atono, osservando inevitabilmente come la struttura apparisse precaria e povera di riguardi estetici.
Tsumo accennò un sorriso e si scusò.
“Quanto manca a mezzogiorno?”
“Tre ore” rispose Tsumo.
“Tre ore eh?” Pensò ironico, voltandosi e superando Tsumo, che non si mosse.
“Vado a riposare” Avvertì, inoltrandosi nel corridoio buio. Pochi secondi dopo, una luce azzurra illuminò il suo percorso.
“Certo, signore.”
“Si può sapere cosa dobbiamo fare? Non ho voglia di restare qui con le mani in mano!”
Erano circa le 09:00 del mattino e l'ultimo giorno della fiera si era già parecchio animato. La gente convergeva in tutte le direzioni e la curiosità attirava eventuali compratori verso i vari banchi.
Naruto sbuffava ripetutamente, lamentandosi del fatto che Nirate avrebbe potuto attaccare in qualsiasi momento.
“Ma non sappiamo nulla del suo piano, non abbiamo idea di come agire e girare a caso non ci porterà ad alcun risultato.”
Shikamaru sapeva mantenere bene la calma e concentrazione, questo era risaputo, ma la sua pigrizia poteva essere intravista sotto altri aspetti che non tutti riuscivano a cogliere.
“Senti Naruto” intervenne Sakura, affiancata da Ino e Ryou che sbadigliava senza ritegno. “Raccontaci di nuovo del tuo incontro con Nirate, alle sue parole e anche ciò che è successo durante lo scontro, qualcosa di prezioso potrebbe essergli sfuggito.”
L'ennesimo sbuffo, seguito dagli immediati ricordi dello scontro avuto solo pochi giorni prima. Se non avesse usato quell'enorme rasengan probabilmente sarebbe riuscito a tenergli testa e a sconfiggerlo.
“Ve l'ho detto, non ha mai accennato a voler distruggere il Paese dell'Erba!”
“Però quel che ha detto al Sig. Momochi, e cioè di godersi lo spettacolo nell'ultimo giorno della fiera, non lascia presagire nulla di buono.”
Quello era il principale obiettivo della squadra: preservare l'incolumità di tutti i presenti. Essere ignari delle intenzioni del nemico era un grande svantaggio, ma Shikamaru decise di elaborare alcune teorie.
“Allora, diamo per scontato che voglia distruggere il villaggio, ok? Avrebbe abbastanza potere per riuscirci?” Il suo sguardo si posò immediatamente su Naruto, in quanto aveva combattuto contro di lui e conosceva abbastanza bene le sue capacità. Il ragazzo incrociò le braccia al petto, preoccupato.
“Io, credo di sì.”
“Decisamente una risposta che speravo di non sentire” ammise annoiato il moro, per poi proseguire. “Poi, avrebbe un motivo per distruggere il villaggio? Ino e Ryou
hanno udito tutta la storia raccontata da Nirate e questo ci fornisce forse la risposta a questa domanda.”
“Ehi, la storia l'ha raccontata a me!”
“Sì, ma tu non ricordavi alcuni punti che fortunatamente hanno aggiunto le ragazze, quindi sono felice di non contare solo sulla tua memoria.”
Le ragazze trattennero una risata mentre Naruto si accigliò, probabilmente offeso. Ryou si spostò al suo fianco e gli sorrise.
“Ad ogni modo” Continuò Shikamaru. “ Ricordiamo che la madre è stata sulla strada di ritorno dopo essere stata qui. Se foste alla ricerca della piu' completa vendetta non pensereste a qualcosa del tipo “se il paese non fosse esistito, lei non sarebbe morta”?
“Questa è decisamente una follia” borbottò Sakura.
“Però il dolore porta a fare gesti folli” ribatté Ino, osservando pensierosa il terreno.
“A me sembra una teoria convincente” Intervenne Ryou, tanto per partecipare.
Shino restava in silenzio e Naruto lo stesso, indeciso su cosa pensare e come affrontare la situazione; era contento che ci fosse anche Shikamaru.
“Dobbiamo essere pronti al peggio. Se ha davvero intenzione di usare quella tecnica sul paese allora è necessaria una contromisura”.
Ino si rivolse a Ryou, chiedendogli di chiamare suo padre. “Potremmo avere bisogno di lui visto che conosce meglio il posto, dobbiamo tenere conto del fatto che Nirate potrebbe essere nascosto da queste parti”.
“Probabilmente in un punto strategico dal quale attaccherà” intervenne Shino. Gli altri annuirono mentre Ryou corse verso casa.
Izuma spiegò che sulla montagna c'erano una serie di grotte, alcune erano dei veri e propri labirinti e in genere nessuno andava mai da quelle parti.
“Direi che non abbiamo scelta, dobbiamo controllare subito quella zona, non abbiamo molto tempo” specificò Shikamaru, organizzando subito le squadre.
“Abbiamo tre radio, quindi ci suddivideremo in tre coppie. Una resterà qui a sorvegliare il paese e in caso di problemi si metterà subito in contatto con gli altri, mentre le altre due esploreranno la montagna alla ricerca di indizi. Tutto chiaro?”
Tutti annuirono.
“Ryou, tu conosci bene il paese e tu Shino hai maggiore campo di controllo grazie ai tuoi insetti, voi due proteggerete queste persone in caso di attacco.”
“Va bene, diamoci dentro Shino-san!”
“Noi quattro invece perlustreremo la montagna, ci avrebbe fatto enormemente comodo il Byakugan in questa situazione, ma dovremmo arrangiarci alla vecchia maniera e scovare tracce recenti, ci suddivideremo secondo i nostri team di appartenenza, ovvero io e Ino, Naruto e Sakura, siamo d'accordo?”
“Certo! Forza ragazzi, diamoci da fare e chiudiamo la questione una volta per tutte!”
Naruto non stava piu' nella pelle, aveva a che fare con un forte avversario, era certo, ma piu' di qualsiasi cosa doveva riscattarsi per aver ceduto alla paura e aver quasi trascinato con sé Ino e Ryou. Le cose sarebbero andate diversamente stavolta.
Come da programma, Shino e Ryou cominciarono la loro ricognizione, mentre le altre due coppie si accingevano ad uscire dal paese e raggiungere la montagna.
“Come faremo a scovarlo?” Chiese Naruto, saltando agilmente da un appiglio ad un altro, seguito dai suoi compagni.
“Come ho detto prima” disse Shikamaru, “dovremo cercare tracce recenti di passaggio, qualsiasi cosa che vi sembri sospetta, oltretutto non abbiamo la certezza che sia qui quindi dovremo essere molto attenti e aspettarci di tutto.”
“Io e Ino prenderemo il lato ovest, che si affaccia al villaggio e prende parte della foresta dal quale siamo arrivati tre giorni fa, mentre tu e Sakura perlustrerete la parte opposta. Avvertiteci se entrate in una grotta perchè potremmo perdere il segnale e non ricevervi piu'.”
Naruto non poté che restare sorpreso dalle precisazioni con cui Shikamaru esponeva i vari compiti e contromisure.
“Accidenti Shika, sei davvero bravo con queste cose” ammise con un po' di ammirazione. Shikamaru sorrise, ironico.
“Non siamo piu' genin, Naruto. Anzi, tu lo sei ancora in effetti, è per questo che sono stato piu' preciso possibile.”
Così, Naruto inviperiva contro il moro, le ragazze se la ridevano alla grande, tanto da ricevere un messaggio da Shino che le intimava di fare silenzio e non occupare la linea per cose inutili.
“Il solito guastafeste” borbottò Ino, guardando poi Naruto e facendogli una linguaccia che lo irritò, ma evitò di darlo a vedere, girandosi stizzito dalla parte opposta.
“Che bambino” pensò divertita Ino, affiancandolo e tornando a guardare davanti a sé.
Angolo Autore:
Salve!
No, non sono un miraggio, sono proprio io!
Madonna mia quanto è corto questo capitolo! E non immaginate il parto per buttarlo giù.
Non riuscivo ad andare avanti, mi serviva una transizione e... eccola qui.
Il resto ce l'ho abbastanza chiaro, adesso il problema è scriverlo XD
Devo assolutamente finire questo parto, è fermo da troppo tempo ed io ci sono stato male, sia per me che per voi, che mi avete chiesto sempre di finire dato che mancava poco ed io... una ceppa.
Beh, per ora è arrivato questo, il prossimo inizierò a scriverlo il prima possibile e dovrebbe essere anche più semplice, almeno spero...
Che dire, popolo di EFP, nuovi e vecchi lettori, godetevi questa storia anche nei capitoli precedenti se non la ricordate (dovrei rinfrescarmi la memoria anch'io in effetti) che forse, la fine si avvicina davvero stavolta!
Alla prossima!
Ah... In ritardo di un anno e cinque mesi, ringrazio TheChristopher94, Fxt, gademo, Xaldanphon, Sirius1996 e Seby1993 per le loro recensioni.
“Shika,
qui Sakura. Io e Naruto ci troviamo nella parte settentrionale della
montagna. Abbiamo già perlustrato un ampio raggio ma non
abbiamo ancora trovato nulla.”
“Qui
Shino. Al villaggio è tutto tranquillo.”
“Ricevuto.
Sakura, Naruto, continuate a cercare e tu Shino, occhi aperti.”
Dopo
una unisona risposta affermativa, Shikamaru chiuse la conversazione.
Lui
e Ino si trovavano nella zona sud, dove era possibile osservare il
villaggio nella sua completa interezza, ma di godersi il paesaggio
non c'era proprio tempo.
Un
fruscìo nel fogliame lo avvertì del ritorno di Ino, che
gli si affiancò.
“Ho
sistemato i fumogeni dove mi hai suggerito, anche se non ho ben
capito perchè metterli in cima alla montagna” chiese,
guardando torva il suo compagno. Shika non batté ciglio e
continuò ad osservare il villaggio.
“Sto
solo seguendo la teoria della distruzione completa di questo paese”
disse tranquillamente, chiudendo gli occhi e mettendosi le mani in
tasca.
“Le
trappole che ti ho fatto installare sono state create per attivarsi
quando rivelano una forte quantità di chakra. Normalmente
vengono utilizzate per avere una possibilità di fuga di fronte
uno o più avversari che stanno per attaccare con un potente
colpo...” fece una pausa e si voltò verso Ino. “Ma
noi le useremo come una specie di razzo segnalatore, che ci porterà
nel punto preciso da cui attaccherà.”
“Un
momento” lo interruppe. “Ma se hai pensato a questo piano
significa che pensi che non riusciremo a trovarlo?”
“Vedilo
come un piano di emergenza, una specie di punto di non ritorno”
spiegò, puntando poi l'indice verso la cima della montagna.
“Se lo troveremo prima, le trappole potranno essere rimosse
oppure usate in maniera diversa durante un ipotetico scontro contro
Nirate. In alternativa, una volta scattate, partirà un conto
alla rovescia al quale non ci sarà possibile tardare;
impiegheremo ogni mezzo per neutralizzare la minaccia prima che
termini di eseguire quella tecnica.”
“Wow”
fu tutto quello che riuscì a dire. Era davvero un buon piano,
congegnato proprio come solo Shikamaru poteva farlo, ma c'era ancora
una cosa che non capiva.
“Ma
perchè mi hai fatto sistemare tutte le trappole sulla cima
della montagna? Non potrebbe attaccare da un'altra zona?”
Shikamaru
chiuse gli occhi e smorzò le labbra, annoiato.
“Diciamo
che questo è l'unico punto debole sul quale non ho potuto
ottenere una sicurezza superiore al 70%” ammise, incominciando
a spiegare. “Ho preso in esame il tipo di tecnica che intende
utilizzare, i tempi di creazione e il quasi certo effetto sorpresa
che intenderà utilizzare, le informazioni di Izuma riguardo
questa zona con scarsi visitatori e la posizione del villaggio
rispetto a dove siamo adesso. Tutto ci ha portato qui, su questa
altura, il luogo perfetto per sferrare un attacco su larga scala
senza essere scoperti e senza avere la possibilità di fuggire
prima dell'impatto, senza contare che la zona meno esposta è
proprio la cima. Le bombe poi hanno un raggio di 100m, e se hai
seguito le mie direttive alla lettera dovremo avere un'alta
probabilità di individuarlo in queste vicinanze”
concluse, assottigliando lo sguardo verso il paesaggio.
“Direi
che hai dato tutto te stesso per questo piano, sono sicura che
funzionerà tutto alla perfezione!” Disse Ino con
sicurezza, convinzione che però sembrava non raggiungere
Shikamaru. Ino se ne accorse e gli chiese cosa succedesse, visto che
il l'ottimo piano che avevano.
“Ti
sbagli”
“Come?”
Disse Ino, sorpresa di quell'improvvisa nota dolente nella voce del
compagno. “Che intendi?”
Shikamaru
espirò profondamente, sedendosi poi su una roccia lì
vicino.
“Il
mio piano contiene un'enorme incognita, purtroppo” spostò
lo sguardo sull'erba sotto i suoi piedi e proseguì. “Non
so se riusciremo a sconfiggerlo o a fermare quella potente tecnica
nel caso riuscisse a ultimarla prima del nostro intervento. Da quello
che avete raccontato, solo Naruto è stato in grado di
fronteggiarlo.”
Era
vero, Naruto si era battuto contro di lui e aveva trovato delle
difficoltà non trascurabili, senza contare ciò che era
in grado di creare concentrando tutte le punte di chakra,
utilizzabili grazie alla sua abilità innata.
Ino
però scosse il capo e sorrise, sorprendendo per la prima volta
Shikamaru.
Anche
se fosse più forte di noi, o riuscisse a ultimare la tecnica,
tu riusciresti comunque a trovare un modo per sconfiggerlo tutti
insieme, ne sono certa.”
Una
risposta che decisamente non si aspettava, ma non rimase troppo
sorpreso e sorrise irrisorio. “Insomma lasci tutto il lavoro
pesante a me, eh?”
“Esatto!”
Rispose divertita, mostrando poi il simbolo di vittoria. Shikamaru
storse le labbra, annoiato.
“Che
c'entra adesso quel gesto?”
Non ci prestò molta attenzione, forse un secondo,
ma fu più che sufficiente per il suo intuito che scattò
all'improvviso e mutò nella sua mente quelle dita in una serie
di linee che presero la forma di uno schema d'attacco davvero
insolito, ma che lo convinse a mettere in pratica.
“Grazie, Ino. Adesso abbiamo un piano d'attacco.”
La ragazza non capì, ma dato che era una sbruffona rispose che
non c'era alcun problema. Subito dopo, Shika si mise in contatto con
gli altri e comunicò che c'erano nuovi sviluppi. Si sarebbero
incontrati tra 5 minuti alla base della montagna.
Shika espose il piano d'attacco che avrebbero dovuto
seguire alla lettera, ma Naruto non sembrava essere d'accordo.
“Ma è assurdo! Stai dicendo che due di noi
dovranno improvvisarsi ninja volanti?”
“Chi si aspetterebbe un attacco piu' in alto della
cima di una montagna?” Ribatté il moro, guadagnandosi un
punto a favore.
“Ma dimmi una cosa, quanti di noi sanno pilotare
un deltacoso?”
“Si dice deltaplano” lo corresse Sakura.
“È uguale.”
Come ci si poteva aspettare, nessuno rispose. La pratica
del ninja volante non era così rara, ma solo pochi villaggi
avevano una scuola per quel tipo di specializzazione, e La Foglia non
era uno di quelli. Una mano però, si alzò in mezzo al
gruppo.
“Ehm, ecco... Io lo so pilotare” intervenne
Ryou, stupendo tutti.
“Non sapevo che il Paese della Pioggia avesse una
scuola simile” disse Shika.
“Oh, no, non si tratta di addestramento, è
solo il mio hobby!”
Il silenzio che ne seguì non le suggerì
nulla di buono. Fu Ino a dare voce ai suoi pensieri, e forse a quelli
di tutti.
“Shika, hai davvero intenzione di basare tutto il
tuo geniale piano su un hobby?”
La questione stava diventando sempre più
rischiosa, e la fragilità di quell'idea si stava accentuando
sempre di più.
“Beh, ecco...” borbottò Shika,
schiarendosi la voce. “Penso proprio che adotteremo un piano di
attacco più classico, ma i deltaplani restano comunque come
piano di emergenza, meglio provarle tutte, d'accordo?”
Anche se ci rimase male, Ryou annuì insieme a
tutti gli altri. Probabilmente le dispiaceva non essere stata utile.
Mancava solo una questione.
“A proposito, Ryou” la chiamò Sakura.
“Sai dove possiamo rimediare un paio di deltaplani?”
“Ma certo, c'è uno stand in paese che li
vende, conosco bene il proprietario e se mi date fiducia potrei
riuscire a farveli affittare.”
“Una
fregatura dopo l'altra” pensò
tristemente Naruto, prendendo il suo borsello-rana e osservando per
l'ultima volta i suoi sudati risparmi.
“Addio,
piccoli miei.”
Dopo essere riusciti ad affittare due deltaplani con uno
sconto da spilorci – a parere di Naruto – risalirono
tutta la montagna, li montarono sotto le precise istruzioni di Ryou,
poiché qualcuno non riusciva a seguire le istruzioni su carta,
e dopo circa mezz'ora erano pronti. Erano entrambi azzurri, molto da
turisti suggerì Ino, ma comunque era il meglio che potevano
permettersi. Una volta nascosti nella foresta, e mascherati con del
fogliame, ascoltarono con attenzione le istruzioni di guida dettate
da Ryou; di fare pratica purtroppo non c'era tempo.
“Non pensavo fosse così difficile”
mormorò Naruto, mentre riscendevano il pendio fino al sentiero
sotto la cima.
“Io più o meno ho capito” disse
Sakura. “Però non sono sicura di cavarmela senza prima
provarci almeno una volta. È sufficiente una sola corrente
d'aria sbagliata e ti ritrovi a volteggiare verso il suolo a una
velocità che non puoi controllare.”
L'unico che non sembrava preoccuparsi troppo era
Shikamaru, che accettò il ruolo di pilota.
“Visto che il piano è mio non ho altra
scelta. In caso di bisogno vi guiderò dall'alto e agiremo come
prestabilito.”
Ino però non sembrava tranquilla. “Sei
sicuro di quello che fai? Puoi essere intelligente quanto vuoi ma qui
non si tratta di memorizzare solo delle basilari nozioni di volo,
anche il corpo deve agire di conseguenza.”
“Non avrò problemi” tagliò
corto Shika, sicuro di sé. “Non ti ho mai raccontato i
dettagli del mio scontro con Tayuya, vero?” Ino scosse il capo,
e Shikamaru sorrise.
“Qualcuno sa che ora è?” Chiese
Naruto.
“Le 11:30” rispose Ryou, osservando la
posizione del sole. “Sei un ninja, cavolo, non sei capace di
stabilire l'orario con la posizione del sole o delle ombre?”
“Perché dovrei? Hanno inventato gli
orologi.”
“Allora compratelo” lo schernì Ino,
sostenuta poi da Sakura che incominciò a stuzzicarlo.
“Non
sappiamo se attaccherà, quando e dove. Abbiamo un enorme
svantaggio strategico”
disse Ryou, preoccupata. Shikamaru convenne con la ragazza, e sperò
che andasse tutto bene.
“Possiamo solo aspettare qui intorno, e pregare
che Ino abbia piazzato bene le trappole.”
“Ehi!”
Con una lanterna in mano, il misterioso uomo con gli
occhiali tondi percorreva un via secondaria della grotta, verso una
precisa direzione. Era ormai il momento.
La fiamma illuminava fiocamente il percorso, che però
sembrava non avere segreti per i passi sicuri che lo stavano
attraversando. Le pareti cominciarono a restringersi un poco, finché
la via non si aprì in una stanza più grande,
completamente spoglia se non per un letto posto in fondo. Su questo,
giaceva di spalle Nirate.
“Signore, è il momento.”
Poche, semplici parole, che però avevano un
grandissimo significato. Rappresentavano la fine di un tormento, di
un puzzle costruito lentamente, un pezzo alla volta, e che adesso si
sarebbe completato una volta per tutte.
Nirate si mise a sedere, sulle coperte, che tastò
un'ultima volta prima di alzarsi e superare silenziosamente l'uomo,
che lo seguì subito.
“Ha riposato bene?”
Nirate non rispose, piuttosto gli porse una domanda.
“Quanto durerà il caricamento?”
“Secondo le mie stime, circa 10 minuti. I cinque
canali concentreranno al massimo tutte le punte ci chakra, ma dovrà
essere lei a controllarle.”
La risposta non smosse minimamente l'espressione
concentrata di Nirate. Sapeva benissimo cosa doveva affrontare e solo
la sua abilità oculare poteva aiutarlo.
Una volta giunti alla macchina, il cui aspetto non
smetteva comunque di impressionare, Nirate si preparò.
Si sedette sul sedile e Tsumo collegò i vari cavi
al suo corpo, poi prese posto dietro un piccolo bancone sul quale era
poggiato una specie di quadro comandi. Tsumo attivò un
interruttore, e un rumore sordo fece tremare tutta la caverna.
“È il momento” disse Nirate,
chiudendo gli occhi e concentrandosi.
Dai cavi incominciò a fluire il chakra, che dal
corpo di Nirate si incanalava nei tubi e procedeva verso l'alto,
oltre l'apertura posta in cima.
“L'avete sentito anche voi?”
Ryou si guardò intorno stranita, convinta che
qualcosa non andava.
“Che succede? Cosa dobbiamo sentire?” Chiese
Sakura.
“Delle vibrazioni. Le sento in profondità,
come se stesse per arrivare un terremoto.”
Tutti abbassarono lo sguardo, cercando di captare anche
loro quello che Ryou percepiva.
“Adesso mi sembra anche a me di sentire qualcosa
sotto i piedi” si preoccupò Sakura, guardando Shikamaru
che sembrava sorpreso.
Improvvisamente, una esplosione proveniente dall'alto li
costrinse a guardare cosa fosse successo; il fumogeno blu posto ad
ovest si stava propagando nell'aria.
“È iniziato!” Avvertì Ino.
“Dobbiamo salire immediatamente e agire come stab-”
“Aspetta!” La interruppe Shikamaru,
continuando a osservare la cima della montagna.
“Che succede? Dobbiamo sbrigarci o potrebbe essere
troppo tardi!” Continuò imperterrita, senza capire
perché il ragazzo fosse imbambolato in quel modo.
“Shikamaru” intervenne Shino, più
pacato. “Cosa succede?”
Il ragazzo osservò ancora un po' la cima, finché
non vide il fumo disperdersi nell'aria.
“Perché uno solo?” Si chiese, non
riuscendo a capire. Poi si rivolse a Ino. “Sei sicura di aver
sistemato bene le trappole?”
“Certo che ne sono sicura, non ho dubbi!”
Sbraitò, offesa.
“Allora mi sai dire perché abbiamo sentito
una sola esplosione? Ci sono sei fumogeni e secondo la loro
disposizione, in qualunque parte della cima si sarebbe trovato il
nemico, ne sarebbero dovuti esplodere almeno tre. Quindi perché?”
“Forse hai sbagliato i calcoli” disse Ino,
poco convinta che fosse quello il problema. Infatti Shikamaru scosse
il capo, guardandosi poi attorno, in lontananza.
“No, c'è sicuramente qualcosa che non
sappiamo. I fumogeni esplodono con un raggio di cento metri. Ora, se
alla nostra destra gli altri sono stati posizionati correttamente,
allora non è quella la direzione in cui dobbiamo guardare...”
“Quindi il nemico dovrebbe trovarsi a sinistra? Ma
lì...” Incominciò Sakura, che venne però
preceduta da Naruto.
“Da quella parte c'è solo il cielo.. Ehi
aspettate, lo vedete anche voi? C'è una luce!”
Gli occhi di tutti puntarono in quella direzione,
riuscendo anche loro a vedere una minuscola luce rossa brillante
sospesa in aria. Solo Shino sembrò non vederla.
“Non mi piace affatto” disse Shika. “Ma
ho la sensazione che presto quella luce diventerà molto più
grande.” nemmeno il tempo di finire la frase che comparve
un'altra luce vicino a quella rossa, di colore bianco. E poi
un'altra, blu, e poi ancora una gialla, per finire con un'altra
marrone.
“Aspettate...” mormorò Ino. “ E
se quelle fossero le cinque punte di chakra di Nirate? Se così
fosse si fonderanno presto e daranno vita a quella sfera gigantesca!”
Il panico colse Ryou, che istintivamente si affacciò
a guardare il villaggio colmo di persone.
“Che facciamo?” Disse Naruto, irritato. “Non
sappiamo dove sia Nirate ma lui sta già facendo la sua mossa!”
“Hai ragione” disse Shikamaru, dopo aver
recuperato la sua calma. “Ma questo facilita la nostra
missione.”
Prima che delle domande lo bombardassero, si rivolse a
Naruto.
“Usa
la modalità Eremitica e rintraccia il punto d'origine del suo
chakra. Ora che ne sta usando una grossa quantità sarà
più semplice individuarlo e sfruttare l'effetto sorpresa.”
“Ma sì, giusto! Mi metto subito al lavoro!”
“Ehi Shika” si avvicinò Ino. “Ma
Naruto non poteva rintracciarlo subito in quella modalità?”
Chiese scettica.
“Certo, ma c'erano dei rischi: individuarlo
sarebbe stato più complicato senza un uso accentuato del
chakra, inoltre in questo modo possiamo scoprire se l'uomo del
municipio è davvero con lui e fermarli entrambi.”
“Capisco, in questo modo non ci saranno rischi di
essere colti di sorpresa da forze esterne.” Shikamaru annuì.
Nel contempo, Naruto raccoglieva il chakra naturale
dell'ambiente intorno a sé. Era un processo che non ammetteva
distrazioni ma per fortuna tutto il suo allenamento aveva dato i suoi
frutti e alcune chiacchiere lì intorno non potevano distrarlo
troppo.
Le palpebre divennero rosse, e in un
istante percepì una grossa quantità di chakra
raccogliersi nel cielo ma avere origine dal sotto suolo. E sapeva
benissimo dove si trovava.
“È
giunta la resa dei conti”
Angolo
autore:
Salve!
Nuovo capitolo, più
lungo stavolta e che ci porta vicino alla fine.
Il prossimo, il 50°,
penso sarà l'ultimo (finalmente!) di questa incredibile storia
:')
Ve lo dico, non sono
soddisfatto della qualità stavolta... ho perso un po' di
arricchimento :(
Ringrazio
TheChristopher94, non lasci mai EFP tu eh? XD