Soffi di vita... La famiglia Brief!

di Silene Nocturna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esperienze notturne ***
Capitolo 2: *** Prove diurne ***
Capitolo 3: *** Un inizio al crepuscolo ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Esperienze notturne ***


Salve cari lettori! L’ora è tarda e io mi accingo a pubblicare l’ennesimo lavoro partorito praticamente da una fan art che mi ha ispirato! Chi ci aveva mai pensato a Bra e Radish… E se il Principe no Principessa dei saiyan si ritrovasse con un guerriero decisamente poco pochissimo addomesticato nella sua regale casa, cosa potrebbe succedere?? Avviso inoltre che, una volta conclusa questa, potrebbe toccare a Trunks! Chissà con chi potrei accoppiarlo...

Due capitoli di comicità mista ad un lievissimo sentimentalismo a tratti scabroso… Orsù, che parolone, sono innocente. Ma devo fare alcune premesse:

- Per me il GT NON esiste; quindi Bulma è rimasta allo Z, come Vegeta… possibilmente, immaginatela nel suo abitino rosso e un bel caschetto, non la signora che si vede alla fine XD Il principe carciofo ha la solita capigliatura a fiamma. Stesso discorso per il loro fighissimo primogenito.

- Il carattere di Bra non è assolutamente quello che ci hanno mostrato nella serie, che ignoro del tutto, quindi ho tentato di ricostruirla, prendendo spunto dalla bambina vivace presentata da Toriyama nello Z.

- Radish… Béh, non è un pedopervertitissimoincazzatissimo saiyan, ma ha un’età ragionevole, facciamo una trentina d’anni secondo i disegni di Toriyama. Ma tanto sappiamo che non mi permetterei mai di sfociare in cose più pornose, se dovesse succedere comunque sappiate che modificherò l’età di Bra, ritenendola una neodiciottenne un po’ ingenua.

- Ho ricreato quasi uno Shojo, lo so, ma essendo amante del genere non potevo tirarmi indietro…

- SPOILER! Vedremo finalmente una Bra alle prese con gli allenamenti di suo padre?

- Eh sì, c’è anche il Declaimer: Personaggi appartenenti solo e unicamente al gran sensei Akira Toriyama... Ma non lo diciamo troppo ad alta voce che altrimenti se ne va’ di testa!

Ringrazio sentitamente Proiezioni Ottiche per gli ottimi consigli e Moira__03 per gli splendidi complimenti che mi ha fatto in privato, incitandomi ad andare avanti! ; continuiamo sulla nostra scia :)

Buona lettura ragazze!

 

 

 

 

Soffi di vita… La famiglia Brief!

Crak pairing! / [ Bra x Radish ]

Nihila

 

Esperienze notturne

 

Da quando accidentalmente suo padre, Kaaroth, e tutti gli altri componenti della squadra avevano invocato il drago Shenron, chiedendogli ingenuamente di riportare in vita le persone eliminate nel corso degli anni -tranne specificatamente i più temibili avversari che avevano audacemente sconfitto sulla Terra- la giovane Bra, sedicenne da appena una settimana, si era del tutto convinta che la sua non fosse affatto una famiglia normale. Dopotutto, quale delle sue compagne di scuola poteva vantare di possedere sangue blu nelle vene? E non era tutto, poiché ancora non le era chiara l’assurda motivazione per la quale il Principe dei Saiyan avesse deciso di riportare in vita i suoi sottoposti.

“Io e Kaaroth siamo i combattenti più potenti dell’universo. Credi che non siamo in grado di tenere a bada due infimi saiyan?” era stata la “giustificazione” data alla geniale madre, Bulma, e soprattutto a lei… Lei che, infastidita di pranzare allo stesso tavolo, continuava a lanciare vistose occhiatacce a quel viso dai lineamenti marcati, coperto in parte dalla lunga capigliatura. Di tutt’altro parere era stato il fratello maggiore, interessato alla vita da mercenario svolta sotto il comando di suo padre e soprattutto, incuriosito da un passato ricco ed avventuroso, su pianeti sconosciuti e sanguinari combattimenti contro le più svariate razze aliene. Racconti che suscitavano l’interesse anche dell’eroe della Terra, anche se l’ospite pareva infastidito dalle chiacchiere, prerogativa di quasi tutti i saiyan, pensò facendo scorrere lo sguardo sulla figura perennemente accigliata di suo padre. Ma quello era il fratello di Goku, dannazione: avrebbe dovuto condividere il tetto con lui, piuttosto che invadere la Capsule Corporation… Sospirò afflitta prima di addentare il proprio boccone, guardando sua madre, a sua volta attratta dalle innumerevoli stoviglie che andavano a formare una pendente torre di fianco alla postazione degli uomini; lodò l’immenso ingegno di cui era dotata, vedendo i robot da lavoro raccogliere velocemente ogni piatto e riporlo accuratamente nel lavello. Ultimata la sua seconda portata, Bra si alzò senza dire nulla, mentre il saiyan, suo padre e suo fratello erano in procinto di chiedere per la terza volta che gli fosse servita la seconda portata. Bra fece una smorfia, accostandosi subito a Bulma: come lei aveva completato il pasto.

- Credi che ne avranno per molto?- domandò osservando sbiecamente suo padre che manteneva un certo contegno, forse per non abbassarsi al livello di una terza classe come colui che pranzava a tre sedie di distanza; solo in privato e al cospetto di Kaaroth, sfidandolo, poteva concedersi barbare usanze.

- Non lo so cara, spero solo che non decidano di metter mano alla dispensa.- disse Bulma. – Io torno nei laboratori. Ho del lavoro da sbrigare…- ma non ricevendo risposta da nessuno degli uomini presenti, assunse la sua tipica posa, mettendo le mani sui fianchi. – Ah! E’ come parlare con un muro- concluse voltando loro le spalle.

La giovane figlia si rassegnò. Avrebbe potuto rinchiudersi nella sua camera, evitando accuratamente quei tre scimmioni, oppure distendersi sul divano del salotto, godendosi un programma televisivo. Almeno, poteva approfittare del fatto che non avevano ancora intenzione di abbandonare la cucina: una volta stesasi cominciò repentinamente a fare zapping perdendosi nel vortice impetuoso dei suoi pensieri…

Ricordava il momento in cui l’aveva visto per la prima volta; un barbaro, una bellezza selvaggia in grado di dipingerle una sottile smorfia, per quanto era tirata la bocca, osservando Radish pieno di dubbi, trasportato nuovamente sulla Terra. Non le era mai capitato di vedere altri saiyan di razza pura, oltre suo padre e Goku, e la cosa stava ormai per divenire leggenda. Lei stessa non si era mai sentita tale, da quando era nata. Forse perché nessuno dei guerrieri le aveva mai insegnato a combattere, nonostante li avesse sempre osservati con palese ammirazione, incitando fin da quando era piccola il Principe dei saiyan a dare il meglio di sé.

- Io sono Bra, la figlia del Principe dei saiyan- disse al guerriero appena giunto, presentandosi con profonda alterigia.

- Tu saresti la figlia di Vegeta, mezzosangue?- le chiese Radish inarcando un sopracciglio.

In seguito era venuta a conoscenza che contava decisamente poco, secondo la rigida gerarchia in cui probabilmente era vissuto suo padre; l’aveva da subito guardato, riscoprendo che con tono pacato, Vegeta gli aveva intimato di non rivolgersi in maniera simile. Il loro pianeta era andato distrutto, tutto il resto era stato per sempre seppellito. Eppure non aveva potuto fare a meno di chiedersi, se le circostanze fossero state diverse, se lei fosse nata in un periodo così precedente, da indurre il Principe dei saiyan a non avere considerazione dei propri figli. A volte si era imposta di non pensare a queste cose, come più volte le aveva ripetuto Bulma, ma a differenza di Trunks, che si era guadagnato il rispetto col duro allenamento seguito, con la maestria poiché ad appena sette anni aveva sconfitto Goten, partecipando al suo primo torneo, lei era nata nel periodo in cui Vegeta era riuscito a trovare la sua pace interiore. Strinse i pugni, indurendo lo sguardo: Trunks, probabilmente resosi conto della situazione, le poggiò una mano sulla spalla facendole un sorriso. Ma Bra, offesa, aveva subito scansato il gesto rifugiandosi nella Capsule Corporation, evitando di incrociare lo sguardo dei membri della famiglia: non si sarebbe mai data per vinta.

- Così io sarei una mezzosangue.

Approfittando dell’assenza di Vegeta e di suo fratello, intenti ad allenarsi nella camera gravitazionale, la ragazzina si era diretta in giardino, ormai accantonando la rabbia che l’aveva ammutolita quel giorno e con una sorta di lieve rancore, misto a personale orgoglio, s’era diretta verso Radish, interrompendo così quella sorta di allenamento a cui si stava sottoponendo. Ella tralasciò d’essersi soffermata un minuto di troppo ad osservare i suoi lenti movimenti, paragonandolo ad una vera macchina da guerra; e stavolta non racchiudeva in se la potenza del personale eroe di Bra, il Principe dei saiyan, né la dedizione con cui era solito allenarsi Trunks ed il divertimento che ci metteva insieme a Goten. Riusciva soltanto a vedere un guerriero, nel senso più puro della parola. La guerra gli era radicata dentro, l’aveva conosciuta fin dalla nascita… Infine l’aveva amata, e la coda, simbolo indiscusso della sua razza, completava quel quadro che le parve così perfetto.

In cambio ricevette la solita occhiata, osservandolo sferrare pugni, fendendo l’aria: non demorse. Dopotutto avrebbe anche potuto fargli patire le pene dell’inferno senza che le venisse torto un solo capello.

- Sai, terza classe, dovresti ringraziare mio padre che ha perso il suo “tocco”. Se fossi in lui mi divertirei a torturare i miei sottoposti.- asserì alzando il mento, guadagnandosi finalmente l’attenzione dell’uomo, finché non le sembrò che il cuore compisse una capriola; non credeva veramente a quell’affermazione, ma riteneva che suo padre si fosse guadagnato il rispetto di tutti cominciando in quella stessa maniera.

Radish inarcò un sopracciglio, doveva ammettere che l’oratoria poteva essere il primo passo per incutere timore al nemico, se solo l’avversario avesse avuto almeno un briciolo di ki. Quell’ultimo pensiero l’indusse a ghignare compiaciuto.

- E tu dovresti ringraziare che possiedi metà dei suoi geni, mocciosa. Se ti facessi fuori il tuo paparino non mi risparmierebbe, e io ci tengo alla mia pelle.

Le fantastiche imprese di Mr. Satan!”

Ancora,

“Lo show del secolo: Mr. Satan e le sue interviste!”

Ancora,

“Benvenuti nella casa di Mr. Satan…”

E ancora.

Contrasse la mascella infastidita; c’era almeno un programma che non parlasse di quel pallone gonfiato?

“I misteri della Terra… Gli alieni sono davvero giunti sin qui!”

Bra posò il telecomando cominciando ad osservare incuriosita le immagini scorrere come veloci fotogrammi; dapprima il maestoso Dio Drago apparve in quella che poteva essere la città dell’Ovest anni prima. Subito dopo inquadrarono le navicelle spaziali con cui i saiyan erano giunti, spostando poi la telecamera su due figure imponenti ed indistinte per altri, ma non per lei.

- Ehi papà, sei in tv. Caspita, com’eri giovane!- asserì sghignazzando, attirando finalmente l’attenzione dei tre guerrieri. Giunsero infatti nell’ampio salotto parandosi dinanzi lo schermo, impedendo alla ragazza di continuare la visione del programma.

- Incredibile, hanno conservato qualche filmato.- disse Trunks osservando con interesse il combattimento tra Goku e Vegeta, o meglio, tra quelle due minuscole e velocissime macchie.

- Mio fratello Kaaroth era notevolmente forte.- intervenne d’improvviso il saiyan rivolgendosi al suo superiore, che annuì semplicemente.

- Da ciò che mi hanno raccontato però, non è riuscito a sconfiggerti.- elargì ingenuamente Bra.

Radish la scrutò, prima di volgere nuovamente l’attenzione a Vegeta.

La giovane si chiese se quell’atteggiamento fosse davvero causato dall’intimidatoria presenza di suo padre, o dal fatto che, come lo stesso Vegeta inizialmente, quel saiyan disprezzasse tutti gli abitanti del pianeta. Le tornarono alla mente le ipotetiche leggi, emanate con dispotiche minacce che il Principe dei saiyan, ipoteticamente dettate al suo maschile ed inetto ospite: forse non poteva neanche rivolgere la parola, in quanto terza classe, alla figlia del proprio superiore, pensò Bra, altrimenti il suo amorevole padre non ci avrebbe messo molto per rispedirlo all’inferno, si disse compiaciuta. Le settimane si erano susseguite velocemente e quel guerriero non si degnava neanche di rivolgerle uno sguardo, dopo lo scontro verbale che aveva visto una Bra battere in ritirata.

“Poco male”, pensò la ragazza con una scrollata di spalle. Anche suo padre era incorreggibile.

- Scusa papà, ma non avevi detto che voi saiyan conservate il vostro giovane aspetto per combattere?- intervenne con l’ennesimo argomento, inarcando un sopracciglio.

- Che vorresti dire?- domandò calmo Vegeta, mentre ella ricambiò l’espressione inquisitoria con un sogghigno.

- Oh niente… Non sembri affatto lo stesso che sta combattendo!- detto ciò se ne andò platealmente, scuotendo la chioma come la madre le aveva insegnato… Lasciandosi alle spalle un saiyan con gli zigomi vagamente più coloriti.

Trunks fece di tutto pur di non sghignazzare, fatto sta che quando Vegeta gli lanciò un’occhiataccia smise immediatamente, tentando di darsi contegno.

- Che diavolo fai ancora qui? Va’ ad allenarti se non vuoi che ti sottragga la paghetta.- ordinò brusco suo padre, sentendo distintamente lo sguardo di Radish su di sé; dopotutto che male c’era se tentava di utilizzare lo stesso tono di un comandante?

- L-La paghetta? Papà sono il Presidente della Capsule Corporation!

- Allora dirò a tua madre di licenziarti!

***

Le ore trascorse erano state decisamente piatte, compresa la cena a cui avevano presenziato soltanto lei e sua madre: le aveva raccontato qualche episodio divertente, mentre Trunks, suo padre e Radish erano chissà dove ad allenarsi.

- Insomma mamma, non hai mai avuto qualche ripensamento con papà? Adesso ti sei ritrovata con ben tre scimmioni in casa!- esclamò la ragazzina incrociando le braccia al petto stizzita. Bulma ridacchiò.

- Sai tesoro, gli somigli ogni giorno di più!

- Certo. Sono la principessa dei saiyan, io- disse ironica, alzando fieramente il mento, anche se la madre non aveva risposto al suo quesito e non le piaceva minimamente essere liquidata con quei commenti.

E così era andata a letto stancamente, trascinando i passi, nonostante il sonno avesse deciso di non cullarla quella notte. Cominciò dapprima a rigirarsi tra le coperte, sbuffando, sbatacchiandole un po’; voltò il cuscino, assaporando il lato più fresco, ma buttò tutto all’aria, decisa ad assecondare la sua voglia di cibo: o meglio, uno spuntino di mezzanotte che le conciliasse il sonno.

Nell’enorme struttura regnava il silenzio, e i piccoli passi felpati erano riusciti a non impattare con spigoli sporgenti o possibili lampade sbucate dal nulla. In camicia da notte com’era, venne illuminata dalla forte luce del frigorifero contenente le provviste per almeno dieci persone, finché, facendo scorrere lo sguardo su e giù, riuscì ad individuare anche la sagoma del cartone del latte. Non appena fu pronta ad afferrarlo però, venne anticipata da una sconosciuta presenza sbucatale alle spalle; ci volle tutto il suo autocontrollo per non urlare, nonostante le palpebre fossero notevolmente più spalancate del normale. Riuscì a contenere un grido di sorpresa soltanto perché nessun sano di mente avrebbe potuto decidere di introdursi in quella casa con tre -minacciosi e superpalestrati- uomini per sottrarre del latte.

Balzò ritrovandosi faccia a faccia con quel maledetto saiyan, e per poco l’imprecazione a cui stava pensando non le uscì istericamente dalle labbra… Finché Radish non la intrappolò tra il suo torace e i ripiani gelidi del frigorifero aperto.

- Eh?! Hai del coraggio, saiyan- articolò schiacciandosi ancor più contro la superficie metallica. – C-Che diavolo stai…- non riuscendo a terminare la frase lasciò spazio soltanto all’impellente stato di nervosismo che le aveva causato l’estrema vicinanza con il corpo del guerriero. Poteva avvertire il suo odore, respirando l’aria che fuoriusciva dai polmoni e non pensò a null’altro quando lo vide tendersi maggiormente verso di sé. Attese che il saiyan sferrasse una sfera d’energia, un colpo letale, qualunque cosa la svincolasse da quell’imbarazzante situazione, ma appena sentì le dita ruvide sfiorarle i capelli, il battito impazzito del cuore divenne un unico e terrificante rumore. L’aria le mancò quasi del tutto e nel momento in cui tentò di arrovellarsi su cosa avesse intenzione di fare Radish, percepì distintamente il caldo respiro penetrarle fin dentro la gola. Non aveva mai avuto occasione di osservarlo, sentirlo così vicino. Eppure trovò quell’odore inebriante, tanto da farle quasi perdere le forze per sorreggersi.

- Non credi sia pericoloso girare per casa tutta sola...con me nei paraggi, mocciosa?- sibilò facendo scorrere le iridi corvine sull’esile corpo della giovane, prima di sporgersi ancor più in avanti. Bra serrò immediatamente le palpebre, convinta di ritrovarsi con le labbra del saiyan sulle sue, di percepire quel sapore sconosciuto all’interno della bocca, maledicendosi per averlo sfidato così apertamente: doveva aspettarsi di pagare prima o poi le conseguenze.

Clak

L’elettrodomestico si richiuse subito dopo che Radish ebbe afferrato il cartone del latte, cominciandolo a tracannare tutto come se improvvisamente la sua vittima si fosse smaterializzata. La giovane Bra spalancò gli occhi osservandolo riprovevolmente umiliata, il cuore nel petto si ridusse ad un unico e roboante rumore all’interno dei suoi timpani, mentre il sangue ribolliva nelle vene; non aveva sbagliato quando l’aveva visto la prima volta. Non doveva lasciarsi imbambolare da uno sguardo ammaliatore, dall’atteggiamento scontroso e taciturno di quello scimmione. E non poteva neanche sperare che la cosa si evolvesse radicalmente, nonostante, dovette ammettere, si era riscoperta più attratta da una persona della sua stessa specie, rispetto ai ragazzini che le giravano intorno, impauriti dalla costante presenza di Vegeta.

- Sarai anche la figlia del Principe, ma sul mio pianeta nessuno se la sarebbe cavata così facilmente.- le disse duro, poggiando il cartone ormai vuoto sulla superficie metallica del tavolo. Bra sapeva, o meglio, poteva solo immaginare le rigide regole del pianeta Vegeta-sei, e ne era spaventosamente incuriosita, come un piccolo insetto attratto dalla lucente tela del ragno.

Ultimato quel sintetico discorso e vedendola ancora impalata lì, nella sua camicia da notte in preda a chissà quali pensieri, Radish le si avvicinò nuovamente, e senza attendere oltre le intrappolò il mento tra pollice ed indice, chinandosi abbastanza da raggiungere le sue labbra. La baciò rudemente, schiudendo da subito la bocca per assaporare e conoscere cosa significasse baciare la principessa, lui, che dopotutto era marchiato come una terza classe. L’aveva fatto per provocazione, per intimarle di stargli alla larga, e mentre Bra veniva assuefatta da quella scalpitante emozione, ella percepì distintamente un calore spropositato pervaderla fin dentro le viscere. Quell’attimo le sembrò lungo un’eternità: mentre stava per replicare, il saiyan l’aveva prepotentemente zittita. Saggiò la lingua di Bra con avidità, fino a lasciarla senza fiato. Si era soltanto staccato un istante, cercando la sua espressione, mantenendo lo sguardo serio e tagliente di sempre; poi era voracemente tornato all’attacco e stavolta le gote di Bra si ridussero a due incandescenti macchie. Quando il supplizio finì, le parve che ciò non fosse mai accaduto, desiderò sparire e non dover incrociare quegli occhi indagatori: tronfio, soddisfatto, consapevole della vittoria. Ma anche tremendamente impassibile, perché probabilmente quella scena era accaduta così tante volte, con chissà quante delle sue vittime. L’orgoglio ferito poteva essere ben peggiore di una donna offesa, perché per Bra, quello, non era un bacio qualsiasi.

Fatto sta che la sua irruenza ebbe la meglio e, avvicinandosi fulminea al saiyan non ci pensò due volte a mollargli un ceffone, facendogli affiorare un lieve rossore sulla guancia sinistra. Non aspettò neanche la sua reazione, pronta a voltargli le spalle per dirigersi nella sua camera… e magari non uscire per un bel pezzo.

***

La mattina seguente però si ritrovò a colazione, certo, più infuriata che mai, osservando prima dalle scale che di quello scimmione non ci fosse traccia. Sua madre l’aveva salutata col solito sorriso, mentre lei aveva ricambiato borbottando qualcosa di incomprensibile, attirando fin da subito lo sguardo di suo padre; Trunks continuava a far finta di leggere il giornale, focalizzandosi sulle azioni aziendali, mentre di tanto in tanto guardava la televisione sintonizzata sull’ennesimo canale di Mister Satan. Se solo avesse avuto la forza, Bra l’avrebbe polverizzata all’istante, pensò mentre la beffarda risata dell’uomo pervadeva l’intera cucina. Bulma servì una bella razione di dolci, riempiendo il piccolo tavolo e fu quando Vegeta decise di prendere una lunga sorsata di caffè dalla tazza appena portata alle labbra, che la ragazzina batté le palme su quella superficie, tanto da far saltare alcune pietanze costringendo Trunks a smettere di fingere di leggere quel maledetto giornale e ammutolendo Bulma, qualsiasi cosa stesse dicendo:

- Papà, tu avresti dovuto allenarmi! Pretendo di ricevere i tuoi insegnamenti, adesso.

L’irruenza con la quale decise di esprimersi, indussero il saiyan a stringere convulsamente la tazza, mentre rischiava di strozzarsi con il caffè appena ingurgitato.

- Caro, respira.- disse semplicemente Bulma, vedendolo tossire convulsamente -e guadagnandosi l’ennesima occhiataccia-, mai quanto quella che riservò alla secondogenita. Trunks per tutta risposta non le diede molto conto, anche se continuava ad osservare la scena dubbioso.

- Ma che diavolo…- provò ad articolare Vegeta, ripresosi.

- Bra, andiamo, smettila di prendere in giro tuo padre.- asserì Bulma con un sorriso insicuro. Doveva ammettere che sua figlia pareva troppo determinata.

- Insomma, ma che avete? Cosa c’è che non va’?- li guardò uno ad uno, poi tornò a rivolgersi al diretto interessato. – Sai benissimo che potrei farcela. Le donne sul tuo pianeta combattevano, no? Perfino Pan, la nipote di Goku, ha imparato sin da quando era piccola…- disse con voce quasi tremante, lasciando forse il discorso in sospeso; si aspettava un cenno, qualsiasi cosa da parte del genitore che aveva sempre idolatrato e ammirato, un rifiuto l’avrebbe soltanto spinta a provare ancora.

I due sguardi così apparentemente simili in quel momento si sostennero per istanti interminabili, carichi di tensione e speranza, da parte di quella giovane che pareva avesse ereditato molto più di quanto tutti i Brief immaginassero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Prove diurne ***


 

Faccio sempre tardi, maledettissima me!

Dunque. Sì, sono sparita dal fandom. Il motivo? Semplicemente mi sono stufata di vedere sempre le solite storie prive di html che puntualmente si devono segnalare all’amministrazione, personaggi che vengono stuprati dall’OOC –che per carità, a chi piace, ma almeno inserire l’avvertimento e creare il tutto con coerenza- e per finire persone che chiedono recensioni in cambio ._. Mi raccomando, i miei riferimenti sono davvero casuali, poiché è qualcosa che accade in svariati fandom. Bene, adesso possiamo passare alle cose serie: questa storia come prevedevo non si concluderà con questo capitolo, ma nel prossimo… quindi SOPPORTATEMI.

Ci tenevo a ringraziare di cuore tutti quelli che mi seguono, in particolare: Aryadaughter Corazon ; FORGIO90 ; fra1989 ; JeanneValois ; LadySaiyan ; marylacerda ; Moira__03 ; Pinklink ; Shizue Asahi ; Shizune Chan ; tisifone21 ; vegeta4e___ ;_Ericuzza_ ; Gen_X7 ; kla_cat92 ; Plazy.

Grazie mille! E cito anche tisifone21, JeanneValois, Moira__03, Lovekitty26, Shizune Chan, LadySaiyan, pinkjude. Per avermi lasciato dei bellissimi commenti <3

Conto di aggiornare End of an Era, prossimamente, e poi dedicarmi a qualcos’altro, magari che riguardi un certo Re e una Regina

* Capitolo precedente corretto!

Oyasuminasai ^O^

 

 

 

 

 

Prove diurne

 

 

- E questo cosa sarebbe?

L’aria mite le solcava il viso dai lineamenti gentili ma caratterizzati da un’espressione fiera e sicura. Alla domanda rivoltale, la giovane posizionò le mani sui fianchi indirizzandogli un sorriso sfrontato. Il sole rifletteva i capelli chiari: era una giornata ideale per gli allenamenti.

- Non lo vedi?- espose voltandosi nella direzione del suo interlocutore. – Mamma ha creato una tuta identica alla tua. O meglio, una versione femminile. Non trovi che mi doni?

Vegeta trattenne a stento una delle pungenti battute che era solito riservare a sua moglie quando aveva voglia di vantarsi; sua figlia, appurò, non era da meno.

- Dubito che questo possa minimamente interessare ai tuoi nemici.

- Allora, da dove cominciamo?- chiese Bra ignorando il commento.

Il saiyan tacque per qualche istante, pensando sul serio cosa potesse insegnarle. Di certo con Trunks era stato molto più semplice, essendo un ragazzino; il suo primogenito maschio aveva fin da subito dimostrato grandi capacità, imparando dapprima in solitudine e poi studiando attentamente le sue tecniche. Bra aveva già compiuto sedici anni e -oltre ad una lieve aura scaturita durante i diverbi più accesi- non aveva mai mostrato interesse al combattimento, né una particolare attitudine… Men che meno lui poteva definirsi un insegnante. Sospirò nella speranza di farsi venire in mente qualche idea; nel frattempo sua figlia attendeva con impazienza.

- Sai incrementare il tuo ki? Tramutarlo in energia? Sei capace di controllarlo?- chiese tutto d’un fiato, una nota fin troppo marziale nel timbro di voce.

- U-Un attimo… Se ti rispondessi “no”?

Vegeta roteò gli occhi: non gli piaceva affatto vedere Bra conciata in quel modo, gli abiti così succinti e attillati lo fecero irrigidire ancor più, anche se non avrebbe mai e poi mai ammesso di essere un padre così estremamente…

- Insomma, perché non ti decidi?! Ti vedo quasi tutti i giorni dare del filo da torcere a Trunks, possibile che mi consideri una buona a nulla?

Un padre così estremamente paziente.

- Bene! Fammi vedere di cosa sei capace e poi comincerò ad insegnarti qualcosa.- rispose seraficamente il saiyan andando ad appoggiarsi al suo albero preferito e lasciando la giovane a stringere convulsamente i pugni dalla rabbia.

“D’accordo! Gli farò vedere di cosa sono capace.”

Deglutì sonoramente prima di concentrarsi profondamente.

L’erba intorno alle sue gambe divaricate e tese cominciò a volteggiare e l’espressione caratterizzata dalle sopracciglia incurvate, simbolo anche del proprio nervosismo crescente dato che come giudice vi era il principe di quella razza i cui geni si erano trasmessi in lei, prima che suo padre. Non avrebbe voluto deluderlo, e mentre l’energia fluiva intorno come spirali ventose quasi invisibili, un’inattesa presenza le si palesò dinanzi mettendola a disagio più di quanto già non fosse. Improvvisamente Bra s’interruppe seguendo con le pupille l’avanzare sicuro di Radish.

- Beh, che c’è? Perché ti sei fermata?- chiese Vegeta.

- Ecco io…- la ragazzina abbassò gli occhi alla ricerca delle giuste parole, mentre il giovane saiyan si posizionava di fianco al suo principe. – Io…- per un attimo i ricordi della sera precedente la investirono come un’ondata d’acqua gelida e salata, tanto da farle bruciare la gola ormai secca al solo sentire quella voce.

- Hai deciso di insegnarle a combattere?- chiede Radish degnando d’attenzione unicamente la sua bottiglina d’acqua e Vegeta con una scrollata di spalle annunciò le sue intenzioni: - Ha insistito perché lo facessi.

E l’esplosione le era sembrata inevitabile.

- Non sono mica un’attrazione teatrale! Non ho bisogno del pubblico. Papà, manda via quello scimmione, mi da i nervi!

Il saiyan dai lunghi capelli emise un verso di disappunto ma prima che il suo superiore gli dicesse di abbandonare il campo, volse le spalle ai presenti dirigendosi nella cucina della Capsule Corporation. Vegeta osservò entrambi con il solito cipiglio, la bocca tirata; non gli era di certo passata inosservata quella reazione, nonostante ciò l’allenamento proseguì in silenzio. Bra non credeva di aver suscitato l’interesse di suo padre e tornò quindi a concentrarsi; con il passare dei minuti era riuscita perfino a levitare.

- Molto bene- fu il commento di Vegeta mentre sua figlia gioiva. – Mi è servito a comprendere che devi cominciare tutto dall’inizio.

Il sorriso sul volto di Bra si spense in un attimo.

- Che fai, mi prendi in giro?

- Se volessi ti avrei detto che sei abbastanza forte da combattere contro di me.

La giovane si grattò la nuca spaesata; certo, suo padre le aveva appena dimostrato di possedere senso dell’umorismo, anche se l’espressione imbronciata che ella assunse lo costrinse a sbuffare dalle narici. Staccandosi dal tronco della quercia venne investito dalla luce accecante del sole, ormai ben alto nella volta celeste. Forse era quasi ora di pranzo.

- Ascolta, Bra.- proferì scrutandola attentamente.

Per un attimo la sua espressione parve adombrarsi, come se il velo tedioso di un passato quasi del tutto sepolto tornasse a fargli visita. Ghignò quindi, pensando quanto fosse diversa la situazione in quel giorno, in cui proprio sua figlia desiderava apprendere da lui… Cosa? Nessuno gli aveva insegnato a uccidere, anni prima, per diletto.

- Non sono la persona adatta ad insegnarti questo genere di cose.

Avrebbe fatto di tutto pur di tenerla lontana, preservando l’immaginario della giovane che fino a quel momento era cresciuta col pensiero di avere un padre più tenebroso del normale, senza una spiegazione razionale. E, ormai abbastanza adulta da comprendere, l’allontanamento sarebbe stato inevitabile se avesse saputo.

- Segui Trunks quando va’ ad allenarsi con Goten e...

- Non è necessario.

Bra distolse volutamente lo sguardo, non poteva credere che il suo orgoglio bruciasse in maniera insopportabile ascoltando quelle parole, anche se, dovette ammettere, le possibilità di successo erano scarse. La verità era che voleva dimostrare a Vegeta di essere in grado; quando l’avrebbe osservata si sarebbe reso conto di avere ben due figli di cui poter essere orgoglioso. Non voleva essere più Bra, la bella civettuola o la cocca della famiglia. L’unico modo per instaurare un rapporto con il taciturno principe, ora che finalmente era nell’età della ragione, in cui di singoli sguardi non poteva accontentarsi, voleva renderlo fiero di possedere una degna erede. Trunks era avvantaggiato dal sesso: era sicura che Vegeta avrebbe voluto un altro maschio, come era successo a Goku, piuttosto che una ragazzina… Eppure lei era forte, tanto da non piangere e pretendere ciò che invece stava anelando con caparbietà. E allora perché percepiva gli occhi pizzicare? Prima che dicesse altro gli voltò le spalle, ma il passo veloce la tradì.

- Bra, non ho finito!

- Sta’ tranquillo, andrò da Goku!- urlò a pieni polmoni prima di sbattere la portafinestra e lasciarsi alle spalle un Principe dei Saiyan con una strana smorfia dipinta sul volto.

No, non aveva davvero intenzione di chiedere aiuto all’acerrimo rivale del suo schivo padre, tuttavia stentava a trovare un’idea migliore, appurò dirigendosi nella sua camera da letto. Sbatacchiò nervosamente un cuscino prima di mettersi a braccia conserte per riflettere; aveva pochissime possibilità di riuscita e soprattutto nessuno in grado di insegnarle ciò che desiderava. Trunks di certo le avrebbe riso in faccia, definendolo un momentaneo capriccio… E questo la mandava su tutte le furie. Scartò quindi fin da subito il pensiero di chiedergli “aiuto”, se così poteva definirsi quel problema. Se solo Vegeta si fosse dimostrato per una volta comprensivo e normale, piuttosto che severo senza alcuna logica spiegazione allora tutto sarebbe stato diverso. Bra abbozzò un sorriso. Si era data una risposta da sola, dando un significato a quella frase riservatale, capace di distruggere ogni aspettativa; cosa poteva fare, escluso il combattimento, per avvicinarlo? L’adolescenza la stava odiando, sembrava che l’avesse allontanata dalla figura da sempre ammirata, forse conscia che fosse superfluo ammirare suo padre come l’eroe indiscusso.

Improvvisamente percepì dei passi sul pianerottolo e, si disse digrignando i denti, il povero malcapitato, chiunque fosse, aveva decisamente sbagliato a distoglierla dai propri ragionamenti.

- E tu che ci fai qui?!

Si aspettava che fosse sua madre, in missione di pace per far ruotare l’asse della famiglia Brief nuovamente nella direzione più pacifica del planisfero –dopo qualche parola urlata al vento contro Vegeta- ma trovò a dir poco inopportuna, forse più del normale, la costante presenza di quello scimmione durante particolari e delicati momenti.

Radish ruotò lo sguardo nella sua direzione e si sorprese non poco quando le pupille misero a fuoco la battle suit femminile che fasciava quel giovane corpo. In presenza del principe non aveva neanche osato guardarla.

- Stavo cercando tuo padre.

- Nelle camere da letto?- domandò ironica la mezzosangue.

- Hai ragione, mocciosetta, in realtà mi stavo proprio chiedendo che fine avessi fatto. Troppo duro l’allenamento per una terrestre?

Bra si sentì punta sul vivo.

- Sai benissimo che non sono una terrestre! A-Almeno, non completamente…- esclamò prima di abbassare lo sguardo: per un singolo istante i ricordi della sera precedente l’avevano attraversata come una scarica elettrica. – In ogni caso, sparisci.

Il guerriero sogghignò. Incapace di leggerle nel pensiero, ignorando quella specie di imperioso tentativo di scacciarlo, aveva però ben inteso che c’era qualcosa che non andasse nel temperamento della ragazzina. Forse una ritirata poteva essere la scelta più giusta, anche se la sua indole glielo impedì.

- Deve essere dura.- commentò appoggiandosi alla parente mentre Bra inarcava un sopracciglio, evitando il suo sguardo. – Almeno da una terza classe non ci si aspetta granché, ma tu…

- Che cosa vuoi?

Radish s’interruppe.

- Mi eviti come se avessi qualche rara e contagiosissima malattia, poi tutto ad un tratto rimani lì, sul pianerottolo e fare… conversazione?- espose Bra con scetticismo, decisamente alterata.

I motivi erano chiari: di certo non aveva voglia di intrattenere un dialogo con uno scimmione prepotente il quale, più volte sottolineato, si era anche divertito a baciarla; inoltre il momento era assai inadeguato, dato che l’energumeno aveva interrotto quel momento di apparente calma che era decisa a sfruttare per un possibile piano. Di certo non si sarebbe aspettata di ricevere una risata di scherno in risposta.

- Guardami. Tu credi che uno come me voglia fare conversazione?

Bra storse le labbra. In effetti pareva alquanto sciocca come idea, oltre che irritante. Poi la motivazione di quello strano incontro le attraversò la mente mettendola in allarme; aveva forse intenzione di continuare la sua opera? Si ritrovò a scuotere la testa.

Impossibile.

Non con la sua famiglia solo una rampa di scale più sotto dal luogo in cui si trovavano. Arrossì alla sola ed inopportuna riflessione. Quel tipo poteva avere soltanto poche e semplici cose in mente, e chissà perché una di queste l’immaginava dolorosa e malevola oltre ogni dire; il suo buonsenso le urlava di chiudere la porta e mettere fine all’incontro, mentre qualche oscura motivazione la teneva inchiodata lì, a scrutare i duri lineamenti del saiyan con interesse.

- No, sei più il tipo che va subito al sodo. Dico bene?- mormorò infine tra i denti.

Trascorsero alcuni istanti di silenzio, seguiti da un pesante sospiro. La giovane spalancò impercettibilmente le palpebre complimentandosi con se stessa. Poteva averlo in pugno e solo allora sembrava essersene resa conto.

- Apri bene le orecchie, saiyan.

Radish parve stranito dinanzi al suo repentino cambiamento d’umore.

- E tu bada a come parli.

Bra con la sua tipica determinazione s’era fatta avanti, piantando i piedi a pochi centimetri di distanza dall’uomo.

- Sei un guerriero, anche se non molto forte…- commentò coi pugni sui fianchi, ignorando palesemente l’avvertimento. – Dato che mio padre non ha tempo e non voglio dissuaderlo dai suoi accurati allenamenti, credo sia opportuno dire che sarai tu ad insegnarmi qualcosa.- concluse puntandogli sfacciata un indice al petto, facendolo indietreggiare per lo sdegno.

Quella ragazzina era completamente pazza per formulare un pensiero simile. Troppo abituata ad un mondo di pace, a mezze cartucce pronte ad accontentarla per concedersi il lusso di fargli una simile proposta, pensò il guerriero interrompendo il contatto.

- Puoi scordartelo.- aggiunse sommessamente, prima di voltarle le spalle.

- Sarebbe spiacevole mettere al corrente mio padre di ciò che hai fatto la notte scorsa alla sua innocente figlia.- esclamò abbastanza forte da arrestare il suo incedere.

Radish si voltò velocemente incontrando il fastidioso azzurro di quegli occhi che di puro, in quell’istante, parevano possedere soltanto la malcelata perfidia. Aveva in tutti i modi tentato di desistere, ignorando l’istinto sopito nel suo essere per evitare una spiacevole situazione; anche se per un attimo -conscio di quanto lei fosse stata arrendevole e capace di spingerlo a desiderare il suo corpo- era riuscito a considerare l’opzione che, per timore o complicità, in seguito la mezzosangue sarebbe stata restia a disturbarlo e men che meno intenzionata a mettere al corrente il principe di un simile quanto sconsiderato momento. Non gli era neanche per un secondo passato per la testa che quella lì potesse invece dargli un ultimatum.

- Credi di minacciarmi, mezzosangue?- disse assottigliando lo sguardo.

- Ti senti minacciato? Io non volevo…

Non fece in tempo a terminare la frase che si ritrovò intrappolata nuovamente dal suo corpo: una vicinanza tale da zittirla.

- Forse hai dimenticato di non avere a che fare con uno dei tuoi amichetti addomesticati.

Bra deglutì non riuscendo a reggere lo sguardo dell’interlocutore, il cui pugno serrato contro la parete si trovava ad un centimetro dal proprio volto. Le parve di percepire nuovamente l’intenso calore provato la sera precedente, facendoglielo definire puro masochismo.

- Lo so benissimo.- asserì, constatando quanto la battle suit fosse diventata insopportabilmente stretta… O forse era il fiato del saiyan sul suo collo ad impedirle di respirare regolarmente. – Ti propongo semplicemente di aiutarmi.

Il silenzio le sembrò fin troppo angosciante mentre era in attesa del responso.

- Bra, è pronto in tavola! Possibile che in questa casa non ci sia mai nessuno?!

La giovane sobbalzò udendo la voce della madre e, allo stesso tempo, Radish abbandonò quella compromettente posizione emettendo nello stesso istante uno sbuffo spazientito.

- E sia- capitolò osservando il sorriso della ragazzina allargarsi gradualmente. – A patto che tu dimentichi ciò che è successo ieri notte.

Ella non comprese completamente il senso di quelle parole, convinta dell’idea che il saiyan temesse la reazione di Vegeta più di quanto immaginasse.

- Arrivo subito!- disse di rimando, prima di rivolgersi nuovamente al guerriero.

- Che altro c’è ancora?

- Ci alleneremo lontano da qui. Prima del calar del sole vediamoci sotto la quercia, poi raggiungeremo i Monti Paoz senza che nessuno se ne accorga e…

- Frena, ragazzina. Come mai tutta questa segretezza?

Bra si assicurò che nessuno salisse al piano superiore prima di continuare.

- Beh, che domande. Il mio giardino non è il luogo adatto per queste cose.

- Meglio per te che il motivo sia soltanto questo- aggiunse Radish scettico.

Senza chiedere ulteriori spiegazioni si diresse verso la rampa di scale; dopotutto avrebbe dovuto sopportarla per un intero pomeriggio e non era necessario continuare quel discorso.

In cuor suo invece, la giovane continuò a trarre sospiri di sollievo dato che non aveva dovuto elargire il vero motivo della scelta quasi insensata e ripensando al modo in cui qualche momento prima era stata liquidata da suo padre, ciò la spinse a perseverare, convinta ancor più di raggiungere un nuovo obiettivo. Destandosi improvvisamente da quello stato compì uno slancio per raggiungere la cucina: il suo stomaco saiyan non aveva mai reclamato così forte.

***

Ritenendo inutile cambiarsi, siccome considerò che la giornata sarebbe stata lunga e tumultuosa, si recò subitamente nella propria cucina, in cui Trunks parlava con sua madre di un altro progetto che evidentemente, secondo i suoi piani, avrebbe fruttato.

- Ehilà, sorellina. Com’è andato il primo giorno di “scuola saiyan”?

Bra si sedette constatando che suo padre ancora non ci fosse.

- Male.- espose quindi borbottando qualcosa a proposito di quanto detestasse gli scimmioni.

- Mamma, assicurati che papà non sia nei paraggi, ho idea che potrebbe scoppiare un conflitto mondiale.

Bulma sghignazzò servendo tutte le pietanze, in modo tale che gli assenti le avrebbero trovate lì, anche se fredde. Dopo tutti quegli anni aveva imparato una cosa: non importava di certo come fosse servito, purché fosse cibo. La secondogenita invece emise l’ennesimo sospiro e la scienziata, sedutasi proprio dinanzi a lei si prodigò di chiederle dettagli e soprattutto a cosa stesse pensando.

- Mi ha fatto soltanto incrementare l’aura, congedandomi subito dopo. Ha detto che lui non è adatto per queste cose.

- Tipico.- disse Trunks increspando la fronte. – Non ci pensare, Bra. Può darsi che mettendogli il broncio per qualche giorno alla fine si convinca.

La giovane avrebbe voluto ricambiare il sorriso del fratello, ma sua madre incrociò le braccia al petto stizzita: - Non capisco perché alimentare le tue speranze se non aveva intenzione di farlo fin dall’inizio. Gli parlerò in privato!

- No, mamma, lascia stare. In fondo… In fondo ha ragione.

Bulma schiuse le labbra emettendo un gemito di sorpresa. Le due donne si scrutarono attentamente negli occhi, dopodiché Bra sorrise addentando un primo boccone.

- Sai che adoro il sushi!- esclamò nel tentativo di cambiare argomento.

In poco tempo era riuscita ad eguagliare il fratello, ingoiando a grandi sorsate tutta la sua zuppa e passando quindi ad un altro piatto; la cucina di sua madre era indiscutibilmente unica e, guardandola dalla punta dei capelli fino al lucente decolté, si ritrovò a pensare quanto ella avesse fatto nella sua vita: vivendo avventure al seguito di Goku, in cerca delle sfere, approdando perfino su un pianeta inesplorato. Entrambi i suoi genitori potevano vantare un passato ricco, pieno zeppo delle più svariate situazioni. Non poteva negare che al solo sentire alcuni racconti, da bambina, aveva tremato e il periodo di pace in cui viveva non l’avrebbe mai sostituito. Era fortunata dato che adesso c’erano così tanti ed invincibili guerrieri a proteggere il pianeta, anche se provava l’insano piacere di mettersi alla prova quello stesso giorno, magari scoprendo le sue doti sopite e, quale figlia di Vegeta, riuscire anche a mettere in difficoltà uno come Radish. Cominciò a ridere da sola, al pensiero dell’espressione sul suo volto quando aveva minacciato di raccontare tutto se si fosse rifiutato di allenarla. Non considerando l’eventualità che lei stessa avrebbe dovuto nascondersi nel luogo più remoto del pianeta, evitando l’ira del proprio genitore.

- Ti senti bene, cara?

- Ma certo, mamma!- esclamò con un sorriso smagliante.

- Non m’incanti, sai- disse Bulma alzando fieramente il mento. – Dopo i silenzi di tuo padre, sono in grado di capire chiunque sulla faccia della Terra!

Trunks inarcò un sopracciglio scrutando attentamente la sorella.

- Pensavo l’avessi presa in modo peggiore. Avanti, che cosa c’è? Che stai combinando, Bra?

La giovane alzò le mani in segno di difesa. – Ma cosa volete che combini? Smettetela, avanti. Potrei pensare che le vostre vite sono così noiose da volere a tutti i costi immischiarvi nella mia.- asserì alzandosi da tavola con una scrollata di spalle, lasciandosi alle spalle una Bulma a dir poco basita e, se il maggiore non avesse commentato per primo, le avrebbe sicuramente riservato una dettagliata e minuziosa rampogna.

- Adesso la riconosco.- disse con sufficienza il maggiore.

L’intenzione di Bra era quella di lasciare la cucina prima di incrociare i due guerrieri ma, a suo maggior discapito, Vegeta era sulla porta con lo sguardo corrucciato molto più del normale: con molta probabilità aveva udito tutto.

- Papà!- esclamò la ragazza.

- Già.- borbottò l’uomo prima di inarcare un sopracciglio. - Cosa dicevi a proposito delle vite di noialtri?

E per tutta risposta la rabbia sopita poco prima tornò a farle visita proprio nel momento meno opportuno e soprattutto, facendole esternare ciò che non rispecchiava la realtà, pur di scagliarsi contro di lui.

- Se proprio lo vuoi sapere, oggi ho un appuntamento con Goku. Andrò a fargli visita per chiedergli di insegnarmi a combattere.- poi si voltò nuovamente verso la madre.

– Contenti ora?

- Che storia è questa?- sbottò la scienziata. – Quando avevi intenzione di dirmelo?

- Ah mamma, ti prego, almeno tu…

- Lasciala andare, Bulma.

Improvvisamente lo sguardo dei presenti si focalizzò su Vegeta il quale, superando la figlia, raggiunse la sedia sedendosi comodamente e, addentando voracemente della carne, continuò a parlare con serietà. – Se ha intenzione di chiedere aiuto a Kaaroth, che faccia pure.

La coniuge avrebbe voluto ribattere che mandare Bra sui Monti Paoz da sola e senza un briciolo d’esperienza nelle arti marziali era un’idea assurda, soprattutto con Goten e Goku; di certo non vantavano la loro esperienza col genere femminile. E, per una momentanea fissazione della secondogenita, sarebbe stato più prudente rimanere in giardino e seguire gli insegnamenti di Vegeta.

- Certo che lo farò!

Ma venne prontamente anticipata dalla figlia, la quale guadagnò un’occhiataccia da parte del saiyan; stavolta la giustificazione di Vegeta era palese, venendo in qualche modo sfidato da Bra, e così tacque.

- Allora ti sconsiglio di continuare a usare quel tono. Mi da i nervi.

La giovane, dal canto suo, borbottò un “bene” alquanto rabbioso che indusse il guerriero a mangiare con più avidità, non degnando nessuno d’attenzione. Trunks fece scorrere lo sguardo su sua madre, persa nella ricerca del modo migliore per chiedere al marito cosa fosse accaduto. Avevano assistito a svariati litigi tra Vegeta e sua figlia: due caratteri che con facilità potevano prender fuoco. Al contrario del primogenito, forse dal temperamento più mite, il quale a parte un’invidiabile testa dura non aveva mai sfidato il genitore.

Avrebbero dovuto cominciare a preoccuparsi?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Un inizio al crepuscolo ***


Dato che questo capitolo risulta praticamente lungo quanto i precedenti messi insieme (XD) vi dico sin da ora che ho deciso di “spezzarlo”. Parolone, perché il prossimo sarà semplicemente l’epilogo di questa storia… Incredibilmente sono riuscita a portarla a termine! Ci ho messo un po’ di mio, nella parte finale, è vero, ma trovo che scrivere sul rapporto genitori/figli sia una cosa davvero splendida. Credo che non sarà l’unica volta in cui dedicherò qualcosa a questa famiglia. Avviso inoltre che tra qualche ora a partire dalla pubblicazione, Nihila sarà al COMICON, con le vesti di Deidara-senpai *_* Quindi ho preferito darvi ora il capitolo e non attendere oltre poiché saranno giorni d’inferno!

Grazie infinitamente a ilarie, Moira__03, Vegeta_, LadySaiyan e pinkjude per aver commentato; vi risponderò adeguatamente, non temete.

Inoltre cito le persone che hanno inserito questa storia tra le seguite, grazie di vero cuore!

1 - Aryadaughter 2 - buffy90 3 - Clod99 4 - cr7 5 - EffEDont 6 - fasana 7 - Filira Hyuga8 - FORGIO90 9 - fra1989 10 - Gen_X7 11 - JeanneValois
12 - LadyGrinningSoul 13 - LadySaiyan 14 - MajinCeska 15 - marylacerda 16 - Mizzy 17 - Moira__03 18 - Pinguino01 19 - Pinklink 20 - PZZ20 21 - rosaa93 22 - Shizue Asahi 23 - themina 24 - tisifone21 25 - vegeta4e___ 26 - Vegeta_ 27 - yori 28 - _Ericuzza_

E tra le PREFERITE: 1 - 22volteME 2 - aeiou123 3 - Ink Ribbon 4 - kla_cat92 5 - Plazy

Buona lettura, miei cari lettori <3

 

 

 

 

 

 

Un inizio al crepuscolo

 

 

Non era la voglia di contraddire suo padre, né una sorta di ribellione che scaturiva in tutti i coetanei terrestri a spingerla verso il luogo in cui aveva dato appuntamento alla terza classe. Continuava a guardarsi intorno sospettosa, ma soprattutto camuffata, pregando mentalmente che nessuno decidesse di uscire sul retro della Capsule Corporation; mordicchiò le unghie un paio di volte, che al di sotto degli occhialoni da sole apparivano spente e violacee, mentre il sole del meriggio incombente continuava a pizzicarle la pelle nivea.

- Ma quanto ci mette?- proferì a voce alta prima di dare le spalle alla corteccia e scoprire la sagoma imponente del saiyan poco distante da lì, vicino il barbecue.

- Come ti sei conciata?- domandò squadrandola dalla testa ai piedi, e poi di nuovo, partendo dai piedi e fissando gli occhi celati dalle grosse lenti.

Bra sbuffò, in quanto a moda quei primitivi non sapevano nulla e trascorrevano il tempo a criticare; ma si erano visti? Suo padre era solito indossare una tuta blu elettrico, vistosissima. Radish preferiva una sottospecie di culotte che lasciava davvero poco spazio all’immaginazione. Senza rendersene conto aveva cominciato a sghignazzare facendo inarcare un sopracciglio al guerriero.

- Non penserai che combatterò così!- fece con tono saccente. – Questo è soltanto un travestimento.

- Quindi avevo ragione. Tuo padre non sa niente.

La ragazzina agitò la mano come se quel dettaglio non avesse la benché minima importanza; quindi si avvicinò al proprio interlocutore scrutando intensamente i suoi occhi scuri, non senza una considerevole palpitazione.

- Ti prometto che qualunque cosa accada, sarò io a vedermela con lui. Adesso forza, dobbiamo raggiungere i Monti Paoz!- esplicò voltandogli le spalle.

Era sicura di avvertire la titubanza di Radish, e il suo silenzio non aiutava minimamente a toglierla dalle grinfie dell’imbarazzo.

- Dunque, possiamo prendere un’automobile dal garage e…

- Automobile?- controbatté lui, catturando nuovamente lo sguardo dubbioso della giovane.

Non attendendo oltre si prodigò di afferrarla saldamente, incurante delle sue proteste e, incrementando l’aura, spiccò il volo deciso; fece aderire maggiormente il corpo minuto della principessa contro la sua corazza, reggendola con entrambe le braccia dallo sterno fino alla vita sottile. Meglio essere prudenti, nonostante tutto. Dal canto suo, Bra si divincolò percependo un terribile vuoto alla bocca dello stomaco a causa dell’improvviso decollo; la presa di Radish era salda e sicura, si ritrovò a constatare chiudendo disperatamente le palpebre a causa della vertiginosa velocità a cui stavano abbandonando il suolo. Il vento sferzava il suo volto e quasi subito cappello, sciarpa e occhialoni caddero nel vuoto liberando la folta chioma azzurra.

- Devi essere impazzito!- gridò con il terribile desiderio di sentire sotto le dita la consistenza dei suoi muscoli. “Ma che penso?!”

Provò a schiudere le palpebre ed il paesaggio, che velocemente scorreva sotto di loro, le fece battere il cuore, aumentando l’adrenalina.

- Non ti piace volare, terrestre?

Ella avvertì distintamente la voce sicura giungere nella sua mente per essere elaborata; dopotutto era un’esperienza più unica che rara e Bra Brief di certo non si faceva intimidire alla prima sfida. Si ritrovò quindi ad aprire completamente gli occhi su quel mondo così vasto, avendo da subito la sensazione di star osservando una casa delle bambole con pezzettini minuscoli disposti in maniera confusionaria.

- E tu parli troppo, saiyan.- asserì più decisa.

- Ma davvero?- domandò Radish prima di cambiare direzione e scendere in picchiata, causandole un capogiro. Immaginò dunque che l’avesse fatto apposta.

- D’accordo, non farlo mai più.- commentò Bra: quasi poteva immaginare il ghigno dipinto su quel volto dai tratti marcati.

In prossimità delle montagne, il guerriero diminuì la velocità per concentrarsi e percepire l’aura di Kaaroth. Tecnica appresa da poco, richiedeva qualche sforzo in più rispetto a tutti i guerrieri -terrestri e saiyan- che popolavano la Terra. Destreggiandosi tra una cima rocciosa e l’altra, non si era reco conto che la fastidiosa passeggera avesse allargato le braccia emulando un uccello.

- Sta’ ferma.- impartì.

- Perché? Proprio ora che cominciavo a divertirmi…- mormorò Bra constatando anche che stessero scendendo di quota.

Il momento in cui atterrarono fu quasi un dispiacere per la ragazza che, ormai abituata al tocco del saiyan sul proprio corpo, dovette appellarsi a tutta la sua forza per non cadere rovinosamente a terra. Le gambe tremanti minacciavano di farle perdere l’equilibrio ma, prima di quanto potesse immaginare, Radish si era già rimesso in cammino mentre lei riprendeva fiato. Alzando lo sguardo si rese conto di quanto fosse limpido il cielo in quella zona.

- Aspetta!- disse correndogli dietro. – Sei sicuro che questo è il posto giusto?

- Montagne; desolato; nessun tipo di abitazione nel raggio di qualche kilometro. Direi che è il posto giusto. Non va bene, maestà?

Ella rispose con un verso contrariato.

- Ti sconsiglio di utilizzare quel tono- fece seria. - Beh… Pensavo fossimo diretti da Goku.- chissà perché l’idea di trascorrere del tempo completamente da sola, in compagnia del saiyan... Le metteva addosso ansia.

- Non intendo affatto coinvolgere anche mio fratello. Immagino la reazione di tuo padre sapendoti in compagnia di due guerrieri infimi come noi.- pronunciò appoggiandosi pesantemente ad una roccia.

- Per me fa bene a ribadirlo, se è questa la gerarchia in cui è vissuto.- in effetti si era risposta da sola. – Ma perché parli di mio padre in quel modo? Era tanto temibile?

L’uomo fece una smorfia voltando la testa da un lato. Non aveva nessuna intenzione di spiegare come andavano le vicende in “gioventù”, quando lui e Napa erano gli unici saiyan rimasti in vita dopo l’esplosione e dovevano sottostare a due tiranni. Ancora in quel momento non sapeva definire chi dei due fosse il peggiore, anche se incredibilmente Vegeta con il tempo si era niente meno stabilito perennemente su quel pianeta, con una famiglia. Poteva anche vantare un figlio piuttosto forte, seppur mezzosangue; mentre lui trovava ancora impensabile che fosse tornato in vita dopo tutto il tempo trascorso nell’aldilà in cui gli anni non erano trascorsi. Trovarsi un principe dei saiyan con a carico molti più anni, lo faceva sentire in soggezione, come se l’abisso che lo separava da quel bambino, all’epoca, adesso fosse davvero un vuoto capace di schiacciarlo in qualsiasi momento. Quando si allenavano egli non conteneva la furia, caratteristica tipica, bensì in quelle scariche violente di rabbia c’era una fredda precisione di cui pochi erano capaci. In un certo senso l’aveva sempre ammirato, oltre che odiato quale emblema della classe primeggiante che sempre era stata negata alle sue generazioni. Ritrovarsi proprio con la figlia, che almeno l’aspetto fisico non ricordava nulla di Vegeta, seppur lo sguardo accigliato, in attesa di un responso, fosse vagamente paragonabile al padre in chiave buffa, gli faceva soltanto intravedere nubi troppo dense all’orizzonte.

- Dunque che cosa sai fare a parte travestirti?

Bra si gonfiò indispettita da quell’atteggiamento, anche se rispondergli quanto fossero rozzi da non comprendere la beltà di cui si adornava gli parve oltremodo superfluo, oltre che inopportuno. Radish, il fratello di Goku, era lì per insegnarle ciò di cui aveva bisogno per rendere pan per focaccia al suo esigente padre.

- Beh…- azzardò roteando gli occhi. – So incrementare l’aura, se mi concentro. Anche se papà dice che è una nostra caratteristica, in quanto…

- D’accordo. Cos’è che non sai fare?

Tacque. C’entrata in pieno. Da dove avrebbe dovuto cominciare? Erano milioni le cose che quei guerrieri erano in grado di fare e lei… Lei non se n’era mai curata. Trunks aveva cominciato ad allenarsi all’età di sei anni; ora Bra ne aveva il triplo e dunque non era in grado di tirarsi fuori dai guai, o almeno mostrare conoscenza nelle arti marziali, come Chichi, per cui poteva vantarsi di non aver bisogno né di una balia, né di una guardia del corpo. Il pensiero contribuì a rabbuiarle il volto.

- Non sai volare. Non sai combattere…- sospirò pesantemente, tanto da contagiare la giovane con il proprio stato d’animo. – Si può sapere cosa speri di ottenere?- commentò scettico e infastidito.

Lei abbassò lo sguardo, perdendo di vista l’immagine del guerriero appoggiato alla dura roccia, come se il suo corpo facesse perfettamente parte di quel quadro freddo e tetro. Non aveva considerato di risultare una nullità proprio di fronte a lui, quel maledetto molestatore, e sicuramente anche suo padre la considerava un’emerita sciocca per ciò che si era ripromessa di fare. E adesso si era abbassata a chiedere aiuto a un estraneo, a quello stesso scimmione che fino a qualche settimana prima avrebbe preferito rispedire agli inferi con le sue stesse mani. Si guardò i palmi non rendendosi conto che, come un felino in agguato, il suddetto saiyan si era avvicinando, coprendo la distanza che c’era tra loro per intrappolarla tra sé e il tronco d’albero; Bra fremette, indietreggiando. Era l’ennesima volta che si trovava in quella situazione, ma a differenza dei momenti alla Capsule Corporation, luogo in cui si sentiva più sicura che mai, quell’attimo le provocò oppressione, fastidio. Non sopportava che la fissasse in quel modo, dall’alto in basso. Perfino lui, quello che Vegeta si ostinava a identificare come un saiyan di terza classe. Irrigidì i muscoli quando inaspettatamente le aveva sollevato il mento. Rude, cinico. Gli occhi tanto scuri capaci di perforarle il corpo e scuoterle l’anima si ridussero a due fessure di fuoco, o era la sua pelle che improvvisamente bruciava? Tentò di guardare altrove, finché una mano la costrinse a focalizzare nuovamente quello che inaspettatamente era divenuto il suo avversario; Radish le stava sfiorando la schiena con lentezza, al di sopra del sottile tessuto che aveva indossato per l’allenamento. Era la battle suit, certo, soltanto priva di corazza. Non le piaceva ancora quell’affare. Le impediva soltanto i movimenti. Certo, in quel momento le avrebbe davvero fatto comodo indossarla; magari quella e una bella cintura di castità. Persa com’era nelle proprie sciocche elucubrazioni, dovette metterci un po’ per recuperare tutto il fiato perso quando le aveva spinto il bacino contro l’albero, facendole emettere un verso contrariato. Ma il ghigno dell’uomo e la mano che vagava al di sotto del liscio tessuto non lasciava scampo. Dapprima quella conosciuta sensazione, il tocco di Radish, le aveva provocato una scarica di piacere, formulò imbarazzata; adesso cominciava davvero a spaventarla. Facendo pressione con i propri palmi contro la corazza, avvertì tutta la consistenza del corpo che la teneva ancorata a sé e un guizzo di eccitazione le incendiò i sensi, rimanendo inerme mentre le dita ruvide incontravano la morbidezza del roseo capezzolo trascinandola in una mera confusione.

- Non sai neanche soddisfare un uomo.

Bra agì d’istinto, o forse per orgoglio. L’unica cosa che ricordò, qualche misero istante dopo, fu il lancinante dolore che s’irradiò dalle nocche al polso, come se avesse picchiato da masochista contro l’acciaio. Il tempo di spostare lo sguardo e vedere Radish distanziato di qualche centimetro in più rispetto a prima e, soprattutto, lontano da sé, le diedero conferma che lei, proprio lei, Bra Brief gli aveva praticamente rotto il labbro inferiore. Un rivolo scarlatto scivolò lungo il mento dell’uomo mentre la giovane guardava il pugno ancora stretto e poi il suo volto. Non ci volle molto a scatenare la propria indole indomita, dopotutto pareva che lui fosse sorpreso quanto lei per quella reazione, tuttavia non badò alla forza utilizzata per scagliarla nuovamente contro la corteccia, stavolta trattenendola per la gola.

- Cosa credevi di fare?!- ringhiò furente mentre quella maledetta ragazzina si dibatteva.

- I-Io…- tentò di dire, venendo prontamente bloccata dalla pressione esercitata.

- Razza di fottuta mezzosangue.- commentò tra i denti prima di lasciarla andare con un gesto secco che la fece piombare al suolo.

Ella tossì massaggiandosi il collo, prima di riservargli uno sguardo carico di rabbia.

- E tu sei un fottuto bastardo!

Al diavolo le buone maniere, pensò Bra fissandolo.

- Al diavolo…- commentò tra sé Radish sputando il sangue finitogli in bocca.

Si rialzò dolorante non perdendolo mai di vista; era inammissibile, era un molestatore di prima categoria e si lamentava del fatto che lei non fosse una subdola donnicciola da quattro soldi che si faceva corrompere dall’irruenza e dal fascino animalesco di quell’essere! …Che cosa avrebbe detto suo padre? Il guerriero era un’incosciente, di certo si sarebbe guadagnato un allenamento. Sì, un diretto sfogo di Vegeta e avrebbe fatto la fine di un sacco sbatacchiato per bene. Oh, ma se l’era meritato. Dopo ciò che aveva detto non c’erano scusanti, neanche se lei si riscopriva a sniffare il suo odore con interesse. Eppure Radish non era completamente stupido, perché mai si era comportato in quel modo, sapendo che lei, la figlia del suo principe, non ci avrebbe messo molto a spifferare tutto per ripicca?

- Vuoi rimanere lì tutto il giorno? Seguimi, troviamo un posto più adatto di questo picco.

Bra ebbe un tuffo al cuore, portandosi le mani dinanzi la bocca non riuscendo a trattenere un commento per quanto fosse sorpresa. L’aveva motivata a colpirlo di proposito?

- Tu… Tu l’hai fatto apposta!

In quel momento era sicura di averlo sentito sogghignare, nonostante le desse le spalle, intento a raggiungere un piccolo sentiero.

- Mi hai provocata per vedere se ero del tutto debole o no!

- Diciamo che ti ci vuole una spinta, ragazzina. Una grossa. Normalmente sembri una nullità come guerriero. E, comunque, sei davvero un’incapace anche in quel senso.

Tremante di rabbia si costrinse a seguirlo; quando avevano toccato terra non avrebbe mai immaginato che dal quel momento sarebbero trascorsi molti giorni in quello stesso modo, in solitudine, con un saiyan puro in grado di allenarla al posto di suo padre. Non era neanche esigente, si limitava soltanto a denigrarla quale mezzosangue, donna e terrestre. Man mano che i giorni trascorrevano, Bra non ci aveva neanche più fatto caso a queste cose, considerando che fosse l’unico modo in cui lui sapesse comunicare. L’unico motivo che in quel momento la faceva riflettere più del dovuto, era che ormai, trascorse tre settimane, suo padre non le rivolgeva la parola. Comprensibile, aveva detto sua madre, considerando quanto fosse orgoglioso e lei non fosse da meno; non voleva cedere, non doveva essere la prima a chiedere scusa, dopotutto Vegeta non aveva fatto altro che sminuirla. La verità era che non voleva allenarla, a differenza di Radish che si era invece prodigato di valutare le sue capacità. Per prima cosa, aveva detto di voler rendere il suo fisico un po’ più resistente e, soprattutto, sciolto. Dopotutto, nei diciotto anni della sua vita non aveva mai fatto nulla di simile, quindi il guerriero trovò opportuno cominciare a farle percorrere il tortuoso sentiero del picco su e giù, diverse volte al giorno. Dapprima libera, con solo la comoda tuta indosso, poi con alcuni secchi colmi d’acqua, mentre lui meditava. Talvolta, durante il percorso, Bra s’inginocchiava esausta sugli ultimi gradini, riprendendo fiato e attendendo che il sudore s’asciugasse; poi il suo maestro era diventato più esigente, più severo con le richieste, impartendole di raggiungerlo prima che il sole fosse stato allo zenit. Più di una volta il pensiero di lasciar perdere aveva fatto capolino nella sua mente; tornare alla vecchia vita le sembrava la prospettiva migliore, si disse osservando le proprie mani arrossate e costernate di tagli, quasi quanto le ginocchia. Quando se l’era sbucciate, a metà percorso, aveva a stento trattenuto le lacrime poiché le gambe tremanti, a causa dello sforzo, le impedivano di issarsi su e completare l’addestramento. Ricorrere all’aiuto del saiyan? Era stato molto chiaro quando aveva stabilito che, qualunque cosa le fosse accaduta, avrebbe dovuto vedersela da sola. Imprecò ad alta voce, recuperando i secchi che sorreggeva con un bastone, pronta a riprendere il cammino per non dargliela vinta a nessuno dei due, soprattutto al suo taciturno padre. Il sentiero portava al picco, scoperta quella del primo giorno; poi, dopo qualche veloce riflessione, Radish aveva deciso in che modo cominciare ad allenarla.

Quando giunse al suo cospetto non pensò a nulla, lasciando cadere il peso che portava in spalla e accasciandosi a sua volta sul terreno.

- Hai battuto la fiacca.- gli sentì dire tra i propri respiri.

- Che stai dicendo? Sono caduta, ho le mani distrutte, le gambe a pezzi ed è la quinta volta che faccio il percorso. Tutto ciò che sai dire è “hai battuto la fiacca”?- rispose irata, ricevendo un’occhiata imperscrutabile.

Imprecò rimettendosi seduta e cominciando a valutare in che condizioni fossero le ginocchia; per quanto riguardava le mani, erano talmente infiammate da non riuscire a piegarle. Recuperò l’acqua bevendone avidamente lunghe sorsate, dopodiché ripulì accuratamente le ginocchia stando ben attenta a non sfiorare la parte lesa. La sua soglia del dolore era piuttosto bassa.

- Andiamo.- commentò semplicemente l’uomo in procinto di imboccare il sentiero.

- Cosa? Siamo sempre andati in volo… Credo che tu oggi abbia voglia di uccidermi, non allenarmi.

- Può darsi. Adesso cammina.

- No.

Radish si voltò nella sua direzione, trasmettendole con lo sguardo il muto rimprovero per quella risposta sfacciata.

- Puoi anche rimanere qui, allora.

- Ma che ti prende? Non vedi come sono ridotta?- sbottò Bra, ma lesse il totale disinteresse sul suo volto. – D’accordo, fa’ come ti pare!

Aspettò quindi di rimanere sola per calciare una pietra e andare a sedersi sotto l’albero solitamente occupato dal suo cinico maestro. Certo, l’idea di rimanere da sola in quel posto dimenticato da Dio, ora che cominciava anche a far buio, le fece venire i brividi. Dovette appellarsi alle ultime forze rimaste per rimettersi in piedi e raggiungerlo a passo svelto, pur rimanendo ad una considerevole distanza. Tutti uguali, e lei non gli avrebbe dato neanche quella piccola soddisfazione.

***

A distanza di un’altra settimana, era stata in grado di levitare quanto basta per gioire di quella piccola vittoria, mentre pochi giorni dopo aveva addirittura accumulato l’energia nel proprio palmo, dopo continui fallimenti.

- Non è una questione di creare; l’energia la possiedi, devi solo essere abbastanza forte da concentrarti per controllarla.

Sembrava molto sicuro di sé quando gliel’aveva detto, anche se a Bra pareva un’impresa impossibile; erano rimasti per interminabili giorni accovacciati e scrutandosi a vicenda, senza ottenere nulla. Per la ragazza quella era una sorta di magia, mentre Radish era sempre piuttosto esigente. Quando la sfera luminescente era apparsa tra le proprie mani, la giovane non aveva contenuto la propria gioia, considerando che quello fosse il primo, vero passo verso il Principe dei Saiyan.

- Non posso crederci, guarda! Ce l’ho fatta.- disse non riuscendo a distogliere lo sguardo dal globo, quando avrebbe voluto saltare sul guerriero, stringendogli le braccia intorno al collo.

Certo, dovette contenersi, conscia di quanto fosse inopportuno. Dopo quell’unica volta, non aveva più cercato un contatto fisico di quel genere, si ritrovò a pensare Bra.

- Lo vedo.- le rispose incrociando le braccia.

Ella interruppe l’emanazione d’energia crollando all’indietro, sul prato, visibilmente provata ma felice. Sorrideva nella fresca brezza mattutina, mentre il sole faceva capolino dalle poche nuvole scompostamente disposte sul manto azzurro del cielo.

- Ce l’ho fatta…- continuava a ripetere la mocciosa, quando il saiyan decise di abbandonare definitivamente quel posto.

Dopotutto la dispotica Bra aveva ottenuto ciò che voleva e lui non vedeva l’ora di lasciarsi quella storia alle spalle, certo che Vegeta non ci avrebbe messo molto a scoprirla. In procinto di rialzarsi però, la vide scivolare lungo il tronco d’albero priva di sensi. Di certo non si preoccupò: dato che era giovane ed inesperta e dopo l’intenso sforzo fisico di quelle settimane, si aspettava una reazione simile. La scrutò attentamente qualche istante, sbuffando al pensiero che le ipotesi erano due soltanto… L’avrebbe trasportata in braccio alla Capsule Corporation, svenuta, con il rischio che Vegeta, quella pazza scienziata e forse anche il principino, li vedessero e scatenassero tutta l’ira su di lui? Oppure avrebbe dovuto aspettare che si destasse? Per il momento si limitò ad avvicinarsi, abbassandosi sulle ginocchia; vedeva un sorriso sereno, nonostante le gambe ancora sbucciate e i palmi arrossati. In qualche modo era stata tenace, tanto da perseguire quell’obiettivo per dimostrare al proprio padre di essere in grado. Che strana era la vita di quei terrestri: lui non aveva mai voluto dimostrare niente a suo padre, che aveva così poca considerazione della sua prole. A stento lo ricordava, se non fosse stato per Kaaroth che era la sua copia sputata… Ma i primi tempi era stato lui ad allenarlo. Bardak era esigente, non si faceva scrupoli a sferrare calci ad un bambino di otto anni; poi col tempo erano arrivate le prime missioni e così non l’aveva più visto. Funzionava così. Era ambiguo vedere Vegeta in un posto fisso, anche se attribuì quella scelta all’età avanzata del saiyan. Era però venuto a conoscenza che fosse trascorso del tempo prima che decidesse di stabilirsi definitivamente nella casa della scienziata che l’aveva ospitato fin dall’inizio; poi l’aveva messa incinta ed era tornato nello spazio, comportamento che gli sembrò plausibile. Per assecondare la propria sete di vendetta era invece tornato, cercando il confronto con Kaaroth, eppure era capitato qualcos’altro che l’aveva indotto a rimanere sulla Terra… qualcosa di cui gli aveva parlato il fratello minore. Per uno strano scherzo del destino, il suo cammino s’era incrociato con il primogenito venuto dal futuro e, combattendo al suo fianco, aveva poi mostrato interesse ad allenare il Trunks di quel presente. Ma la sua indole non era mai stata messa nel dimenticatoio; difatti, qualche anno dopo aveva stretto una sorta di patto con il diavolo per tornare quello che era e battere finalmente l’acerrimo rivale, venendo poi colto dalla redenzione e perendo per salvare la propria famiglia, quella che ormai costituiva la sua vita sulla Terra, poiché erano gli unici che avevano sempre dimostrato amore nei suoi confronti. O almeno, quella era stata la sdolcinata spiegazione di Kaaroth, più una sequenza che aveva ignorato, su quanto contasse quel sentimento per trasformarsi nel leggendario guerriero. Infine era nata Bra, la mezzosangue che adesso gli stava dinanzi, la stessa che l’aveva ricattato e colei che aveva baciato un mese prima. La credeva soltanto petulante e capricciosa, anche se il bell’aspetto l’avevano indotto a compiere quel gesto nel cuore della notte, complice anche la testardaggine che emanavano i suoi occhi; non era una comune terrestre, lo sapeva. Più di una volta lo sguardo determinato l’avevano portato a pensare di prendere qualcosa di proibito… Dopotutto era figlia del principe. Poteva essere eccitante. Durante l’allenamento invece aveva cominciato a cogliere un altro lato del carattere della giovane. Era determinata e non si sarebbe arresa, nonostante rimanesse pur sempre una petulante e capricciosa ragazzina. Fece una smorfia, tutte quelle elucubrazioni non facevano per lui; avrebbe dovuto approfittarne il primo giorno, in cui erano soli. Voleva provocarla per ottenere una reazione di forza, vero, ma l’aveva trovato stimolante oltre ogni dire. Non erano passati inosservati gli sguardi che Bra era solita lanciare: lei stessa cercava quel tipo di scontro. Era così, dopotutto, che accadeva tra la sua gente, si disse Radish.

Senza attendere oltre stabilì un contatto, assaggiando dopo tempo le labbra rosee e dischiuse. Quando avvertì l’intenso sapore nella propria bocca, fu quasi sicuro di non lasciarla abbastanza in fretta e forse, dalla pressione esercitata, lei si sarebbe svegliata cogliendolo in quel momento di pura debolezza. Incurante di quel pensiero, premette la mano contro la nuca di Bra per spingere la lingua in quella cavità calda e respirare lo stesso profumo di quella sera, tra le mura della Capsule Corporation, per poi allontanarsi subito dopo.

Nella vita aveva imparato ad accettare la realtà, per quanto essa gli si presentasse avversa. Inutile pretendere quel genere di cose, se voleva rimanere vivo più a lungo. Si limitò ad attendere il suo risveglio osservando l’orizzonte.

***

Accidenti, ma quanto aveva dormito?!

Aprendo gli occhi venne fin da subito abbagliata dal sole ormai alto e, a giudicare dal languore, doveva essere ora di pranzo… O forse era passata da un pezzo. Immaginò i volti dei suoi genitori quando avrebbero fatto rientro, nonostante utilizzassero sempre entrate diverse. Prima di rialzarsi però, vagò con lo sguardo alla ricerca di Radish, toccandosi istintivamente le labbra; quando era tornata alla realtà aveva con rammarico abbandonato un sogno che avrebbe definito sublime. Un bacio, raro e passionale, capace di coinvolgerla al punto da bruciarle le membra. Deglutì un paio di volte, socchiudendo gli occhi. Eppure quel sapore da tempo desiderato, l’aveva percepito davvero. Che stupida, si disse, prima che un’ombra si frapponesse tra lei e la luminosa stella. Il guerriero le stava porgendo la mano, o stava ancora sognando? Puntò velocemente le pupille da un’altra parte, arrossendo. Dannazione, perché lo desiderava?! Si costrinse ad afferrare le dita ruvide, ritrovandosi immediatamente in piedi tale era la forza scaturita da quei muscoli tesi. Rialzandola come un compagno d’armi, l’aveva poi esortata a riprendersi.

- Beh, mocciosa, devo ammettere che ti sei guadagnata la mia considerazione.- le disse durante il volo, facendole tornare il sorriso.

Quella notte si addormentò tardi, girandosi nelle lenzuola e toccando volutamente le proprie labbra, ripensando al sogno nella radura.

“Se solo fosse vero”, pensò chiudendo gli occhi e cominciando ad esplorare i punti in cui il guerriero l’aveva toccata.

Purtroppo, dopo le vistose escoriazioni provocate dall’allenamento, la mattina a colazione aveva tentato in tutti i modi di nasconderle all’attentissima madre, con scarsissimi risultati. Bulma l’esaminò da cima a fondo, cominciando con un lungo rimprovero, passando poi alla preoccupazione e nuovamente alle minacce, rivolte anche contro il marito; secondo la scienziata era tutta colpa sua. Vegeta invece continuava a sorseggiare il suo caffè nero non degnando Bra neanche di uno sguardo, e questo contribuiva a mandarla su tutte le furie.

- Non avrei mai detto che quel rammollito di Kaaroth fosse capace di ridurti in quel modo- asserì infine, rompendo il silenzio. E parve che solo Bulma comprendesse il senso di quelle parole, mascherate dal freddo sarcasmo.

- Oh, sta tranquillo papà. A differenza tua Goku sa essere un ottimo insegnante… Non un despota che ha paura di farmi stupidamente del male. Inoltre si è dimostrato un uomo straordinario, e con lui tutta la sua famiglia.

Finalmente poté togliere le briglie per far scaturire quel fiume di parole dalla propria bocca, avvertendo la rabbia surriscaldarle le vene.

- Bra!- esclamò Bulma accigliandosi.

Non comprendeva come fossero arrivati a quel punto, Bra non aveva mai mancato di rispetto a suo padre, fino ad ora. In quello stesso istante fecero il loro ingresso Trunks, confuso dalle parole della sorella, e Radish che silenziosamente guardava i contendenti, non mostrando particolare interesse.

- Benissimo, ci siete anche voi.- disse la giovane.

- Ma che succede?- chiese il primogenito recuperando una lattina dal frigorifero.

- Bra, chiedi immediatamente scusa a tuo padre.- continuò Bulma ignorando la domanda di Trunks.

Al che, il ragazzo capì che era meglio non immischiarsi. Dal canto suo Vegeta attese in silenzio che la figlia completasse il suo interessante discorso.

- No, non sarò io a chiedergli scusa. Ma non lo vedi, mamma? Non sa fare altro che commentare sarcasticamente, anche quando ho voluto che mi allenasse!

- E’ questo il problema?- chiese il principe dei saiyan tornando a sorseggiare il suo caffè. Seguirono alcuni secondi di silenzio, l’aria fin troppo tesa.

- Non te ne importa niente di niente, accidenti!- urlò Bra, mentre i suoi occhi sembravano emanare fiamme. Ormai il guaio era fatto, tanto valeva esternare tutto ciò che in quel periodo aveva contribuito a frustrarla.

- Perché dovrebbe importarmi se Kaaroth ti sbuccia le ginocchia?

- Vegeta, adesso ti ci metti anche tu?!- intervenne la scienziata incrociando le braccia al petto, ma il marito l’ignorò.

- Sentiamo cosa ha da dirmi! Voglio proprio vedere dove vuole arrivare.- Una volta finito il proprio caffè, tornò a volgere lo sguardo in direzione di Bra.

- Tanto vale che te ne vai all’inferno.- mormorò la ragazza stringendo i pugni, prossima ormai alle lacrime. – Non capiresti…- aggiunse talmente sottovoce da non essere udita, sconcertando i propri familiari.

- Linguaggio, signorina.- e un brivido le percorse la schiena udendo quel tono minaccioo e gelido.

Era inutile, a volte avrebbe voluto che suo padre fosse normale. Un comune terrestre, e non una persona talmente carismatica da considerare un avversario: doveva sempre essere attenta a come rispondeva, doveva essere altrettanto forte, mentre neanche una volta aveva osato sfogarsi con lui, per quanto il rapporto fosse basato sul silenzio. La verità era che lo amava e al tempo stesso, in qualunque situazione, temeva di deluderlo. Semplicemente il fatto che fosse nata donna l’aveva deluso, pensò con rammarico. Con quell’allenamento voleva dimostrargli il contrario, seppur non aveva idea del modo in cui farlo adesso che erano al limite, e tutto il rancore di quegli anni ero prossimo a defluire, probabilmente rovinando tutto. Conosceva il punto debole di suo padre, e forse anche quello della madre, dato che con il suddetto eroe della Terra aveva trascorso tutta la propria gioventù; il suo migliore amico… Un saiyan che era un padre, prima di tutto. Invidiava Gohan e Goten, perfino la sua coetanea Pan; Gohan si era dimostrato un ottimo genitore e sua figlia conosceva le arti marziali. Perché? Perché a suo padre, che di certo era un uomo migliore di colui che abbandonava la propria famiglia ogni qualvolta si presentasse una sfida, mancava quell’insignificante passo per essere l’eroe che da bambina aveva sempre guardato con occhi sognanti?

- Sai, mamma… Tanti anni fa, avresti dovuto sposare Goku.- e lei sapeva perfettamente come colpire.

Nella breve frazione di un secondo il tavolo della cucina collassò su se stesso, sotto le nocche spasmodicamente contratte di Vegeta. Bra sobbalzò, pur non avendo paura che potesse ricevere una punizione fisica; suo padre non l’aveva mai toccata. Seppe che era furioso scrutando i suoi occhi e, dal modo in cui stava abbandonando il campo di battaglia, intuì quanto avesse gravato il peso di quelle parole sull’attuale situazione. Bulma, portandosi una mano dinanzi alla bocca, osservò la scena interdetta. Cose del genere non erano mai accadute prima, formulò mentre tutto ciò che prima era presente sulla tavola era riverso sul pavimento, ormai logoro della colazione che avrebbero dovuto consumare. Doveva assolutamente fare qualcosa. Trunks si scostò immediatamente per far passare suo padre, volgendo poi uno sguardo di rimprovero alla sorella. Lo stesso Radish pareva inverosimilmente disturbato dalla discussione appena avvenuta sotto i suoi occhi. Quella stupida mezzosangue l’aveva ricattato, poi l’aveva usato senza remore contro Vegeta. Contrasse la mascella abbandonando in fretta la cucina, con un paio d’occhi lucidi puntati sulla schiena.

- Adesso, Bra, spiegami tutto ciò che è successo e prega di essere convincente. Poi cercheremo un modo per farti perdonare.- commentò seccamente Bulma, venendo affiancata dal primogenito.

- L’hai fatta proprio grossa.- rincarò la dose lui. – Come ti è saltato in mente di dire quelle cose a papà? Ancora non riesco a crederci!

In quel momento, il cuore di Bra venne stritolato nella morsa impetuosa di un malefico sentimento: Rimorso. Tutto ciò che provava si riduceva a quel tarlo che lentamente s’era insinuato, una volta conclusa la conversazione. Incapace di trattenersi oltre, dato che era davanti alle persone a cui più teneva, due solitarie lacrime rigarono il volto pallido e segnato da un’espressione contrita. Sapeva di aver sbagliato, di aver rovinato tutto… Ma di solito la sua arguta madre e Trunks erano in grado di dare ottimi consigli; pregò che almeno loro riuscissero a perdonarla.

- Bra, riesci o no a spiegare ciò che è successo?!- ripree Bulma, e per un attimo la giovane ebbe la sensazione di dover andarsene.

- Volevo soltanto compiacerlo… Volevo che mi accettasse anche se non sono un guerriero capace come Trunks!

La donna addolcì l’espressione, seppur continuasse ad essere più seria che mai. Non si capacitava di come Bra avesse creato tutto dal nulla, le sembrava una scusa infantile, dopotutto tutti loro erano al corrente di quanto Vegeta fosse legato alla secondogenita. Per Bulma era naturale, anche se il marito facesse fatica a dimostrarlo… D’accordo, forse non faceva poi molto per farle capire quanto ci tenesse; eppure i timori della giovane avevano causato un dramma ben peggiore. Vegeta si era sentito tradito da quell’esternazione. Insomma, entrambi pensavano la stessa cosa: ognuno era rimasto ferito dal comportamento dell’altro, anche se le sembrava che Bra facesse ancora fatica a completare il quadro.

- Dopo che papà si è rifiutato di allenarmi, gli ho detto che sarei andata da Goku e da allora, quando mi vedeva tornare stanca, non faceva altro che scrutarmi e passare oltre. Non mi ha rivolto la parola per quasi un mese! Sapevo di averlo colpito, e in un certo senso ero anche soddisfatta di dargli fastidio, ma la verità è che… La verità…- si morse un labbro. – Non era Goku il mio maestro. Era Radish.

Per un attimo credé che i suoi familiari avrebbero gridato così forte da mettere al corrente anche i vicini; nessuno di loro sospettava che si fosse davvero fatta allenare niente di meno da quell’ospite che Bra sembrava odiare. Men che meno si aspettavano che lui acconsentisse.

- In realtà, l’ho ricattato.- arrossì prima di confessare la notte in cui era capitato quell’incontro tra loro, notando l’espressione disgustata del fratello. Immediatamente si diede tutta la colpa. - …Quindi ho approfittato della situazione, dicendogli che avrei raccontato tutto a papà se lui non mi avesse dato una mano- abbassò lo sguardo mentre il cuore perdeva un battito. – Mi sento male solo al pensiero. Nessuno di loro vorrà mai più avere niente a che fare con me.

Colta dal suo estremo senso materno, Bulma la strinse in un forte abbraccio guadagnandosi l’occhiataccia di Trunks.

- Sapevo che sarebbe finita così…- disse alzandosi dalla sedia che aveva occupato. – Per me dovresti preparare una buona dose di scuse, Bra.- ultimò uscendo dalla stanza e, soprattutto, lasciando che se la vedessero le donne.

- Mi dispiace, mamma. Davvero.- si scusò passandosi una mano sotto gli occhi, riacquistando il suo contegno.

- Tesoro, non immaginavo che tu e Radish… Radish e tu… Oh, beh, insomma. E’ senz’altro un aitante, palestrato, forte…

- Mamma.

La scienziata ridacchiò; ora sapeva cosa provava sua madre, Bunny, quando per la prima volta aveva visto Vegeta.

- Questa è una cosa di cui ti devi occupare tu, mia carissima Bra, soprattutto cerca di capire se è solo una cotta o…

- E come potrebbe essere altrimenti? I saiyan non sono famosi per la loro parlantina, anche se lui è così… Interessante. Oh, insomma, mi fa venire voglia di parlargli per scoprire qualcosa in più sulle sue origini! Non ti pare strano?

Bulma inarcò la sopracciglia, colpevole.

- Beh, mi è successa esattamente la stessa cosa- commentò, augurandosi che la figlia non incappasse nel suo stesso destino. Ne aveva passate davvero tante prima di essere felice con Vegeta. – Ascolta, per quanto riguarda la faccenda con tuo padre… Come ti è venuta in mente una cosa del genere? Prima di tutto, dovresti dirgli la verità.

La giovane fremette.

- Intendi tutta la verità?

- Certo, io ometterei la faccenda del frigo. Sta’ tranquilla, farò in modo che neanche Trunks gliene parli. Ma trova il modo di scusarti, e non farmi mai più sentire certe assurdità sul conto di tuo padre. So quanto sia difficile, data la tua età; ma quando reagisce in quel modo, dovresti cercare di andare oltre la superficie, non dare per scontato che tu sia una delusione. E poi, ci sono tante donne che combattono…

Bra annuì sollevata. Oltre che scienziata, sua madre avrebbe potuto fare anche la psicologa! La vide portarsi una mano al volto, tristemente.

- E io che speravo che almeno qualcuno rimanesse normale in questa famiglia.

Senza pensarci due volte l’abbracciò, prima di scappare velocemente verso la gravity room, in cerca di suo padre.

- Aspetta, signorina.

S’arrestò di colpo, voltandosi verso Bulma.

- Credo che oggi non sia proprio il caso di girare intorno a tuo padre. Ci penserai domani; piuttosto, che ne diresti di accompagnarmi sui Monti Paoz?

- Sui Monti Paoz?- ripeté accigliata.

- Andiamo a far visita a Goku!

***

- Ehi, ascolta. Io e te non abbiamo mai parlato molto da quando sei arrivato, dopotutto sei un saiyan. Ma il fatto che fossi anche un compagno d’armi di mio padre mi ha sempre interessato; come vedi, noi non sappiamo poi molto sul suo passato, a parte qualche vicenda che ha raccontato a tuo fratello o che ha lasciato trapelare lui stesso. Capisco che non deve essere facile per persone come voi adattarsi a questo stile di vita. I terrestri sono pacifici, di certo non vanno in cerca di pianeti da conquistare, ma il punto è che avete anche uno spiccato senso dell’onore e probabilmente non siete inclini ad accettare certi comportamenti, che per me sono del tutto infantili.

- Avanti. Parla, principe. Che stai cercando di dirmi?

Trunks corrugò la fronte, facendo mente locale nel tentativo di trovare le parole giuste. Era anche la prima volta che si sentiva chiamare in quel modo.

- Trunks.- precisò. – So tutto. Ma l’avevo già scoperto prima che Bra confessasse, e sono sicuro che a mio padre non farebbe affatto piacere sapere il modo in cui ti sei comportato quella notte.

Radish sogghignò ricordando cosa aveva fatto; probabilmente il ragazzo era venuto ad annunciargli la sua fine.

- Tuttavia… Non ho mai visto mia sorella così determinata. Ho percepito la sua forza spirituale. L’hai davvero allenata per tutto questo tempo e… Ammetto che sopportare Bra non è impresa facile.

- Già.- fece il saiyan distrattamente.

- Te ne sono grato.- ultimò il ragazzo guardandolo seriamente. – E sono convinto che anche lei lo è, come non lo è stata mai con nessun estraneo. Ti conviene tenere in considerazione questo.- concluse accingendosi ad uscire dalla stanza, catturando lo sguardo incuriosito di Radish.

- Oh, un’ultima cosa: se le succede qualcosa, te la vedrai anche con me.

Il guerriero si ritrovò a pensare che se la secondogenita non aveva nulla esteriormente che ricordasse suo padre, la somiglianza con Trunks in alcune circostanze poteva far paura a chiunque. Inconsapevolmente, quel pensiero lo fece sorridere. Che accidenti andava a pensare…

***

Una fragorosa risata ruppe il silenzio pesante venutosi a creare durante il discorso di Bra; era caduta nella rete di sua madre e, dopotutto, doveva pur scontare la sua pena in un modo. La signora Chichi era rimasta tutt’orecchi, mentre Goku non aveva fatto altro che spalancare gli occhi ad ogni frase, e Bra fu quasi certa che prima o poi gli sarebbero schizzati fuori dalle orbite.

- Urca, Vegeta sarà decisamente furioso con me! Beh, più del solito…

La giovane arrossì, confessando anche quanto detto a proposito del matrimonio, e allora fu Chichi a ridere sommessamente, insieme alla scienziata.

- Non posso crederci, davvero. E Vegeta se l’è presa a tal punto?- domandò asciugandosi una lacrimuccia. Inutile dire che quella sensazione di disappunto stava nuovamente facendo emergere il lato più oscuro della giovane saiyan.

- Ti dico solo che ha sfasciato il tavolo della cucina con un pugno. Ah, devo dire che certe manifestazioni di gelosia mi mancavano.- fece Bulma civettuola, guadagnandosi lo sguardo sbalordito di sua figlia.

- Sono mortificata per ciò che ho detto.- continuò Bra seccamente, mentre Goku continuava a sorridere e Chichi le lanciava un’occhiata scettica: non riusciva a nutrire particolare simpatia nei suoi confronti; per i suoi gusti, quella ragazza somigliava troppo a Vegeta.

- Passiamo alla parte interessante: mio fratello quindi ha cominciato ad allenarti? Sarebbe interessante assistere a uno scontro tra te e mia nipote, sai?

La giovane arrossì a quel commento. Da un lato, la voglia di farsi valere, sconfiggendo Pan, la nipote dell’eroe, bussò nella sua mente come un campanello d’orgoglio; ma allo stesso tempo ripensò a Radish, percependo un tuffo al cuore. L’indomani avrebbe affrontato anche lui. Tornata a casa, quella notte, mentre il fiume di parole di un’intera giornata le affollava la mente, non riuscì a chiudere occhio.

***

“Forza Bra, che sarà mai?”

Le si presentava soltanto una delle imprese più difficili che esistessero al mondo: riconquistare la fiducia di un saiyan. Ed eccola, la massiccia ed imponente porta della gravity room, capace di intimidirla, le stava dinnanzi ermeticamente chiusa. Dal suo interno provenivano sommessi ringhi, esplosioni, tutto ciò che Bra avrebbe voluto evitare in un momento delicato come quello. Deglutì sonoramente. Avrebbe dovuto bussare, attendere che suo padre uscisse, o fare direttamente irruzione? Scartò fin da subito l’ultima opzione, e stritolando le mani si prodigò di bussare pesantemente. D’un tratto i suoni provenienti dalla camera gravitazionale s’interruppero per secondi che le parvero interminabili, poi il frastuono riprese. Certo, Vegeta ovviamente la stava portando a scegliere la peggiore delle tre opzioni. Imprecò a voce alta schiacciando il pulsante d’apertura. Attese di scorgere quella figura possente e intimidatoria, avvertendo già l’amaro in bocca… Avanzò quindi, constatando che il genitore non avesse interrotto l’allenamento e che la stesse palesemente ignorando. In quel momento Bra si era ripromessa di mettere da parte l’orgoglio, allontanarlo il più possibile almeno, per evitare di rovinare ulteriormente le cose. Dopotutto era a causa di quello stesso orgoglio il motivo per cui aveva litigato con suo padre.

- Ehm. Ci-

- Che cosa sei venuta a fare?

“Anche io sono felice di vederti, papà.”

Contrasse le nocche dopo la secca domanda.

- Desidero parlarti, se posso avere il tuo consenso.

Vegeta fece una smorfia che la figlia non seppe come interpretare; lo infastidiva quell’atteggiamento formale, forse più di quanto lei stessa potesse immaginare. Sferrò l’ennesimo pugno continuando il suo allenamento.

- Devo interpretarlo come un sì?

L’uomo terminò quindi quella serie di colpi, dandole le spalle ed afferrando l’asciugamano appoggiata su di una panchina metallica. La penombra della camera parve fondersi con lui. Bra sospirò, ricacciando immediatamente indietro le lacrime; chiunque avrebbe saputo interpretare quell’atteggiamento.

- Mi dispiace averti interrotto.- disse abbassando lo sguardo con l’intenzione di abbandonare la stanza.

- Non volevi parlarmi?- quelle parole inchiodarono la giovane che per un attimo sembrò congelata. – Se hai qualcosa da dirmi ti ascolto. Dovresti chiedermi scusa se mi avessi interrotto senza un motivo.

Quelle parole bastarono a rincuorarla più di quanto credeva; cominciò piano, in maniera confusionaria. Ma decise che raccontagli tutto per filo e per segno fosse il modo ideale per riconquistare la sua considerazione, omettendo quel piccolo particolare scottante.

- Mi hai illusa. Mi hai ignorata e poi abbandonata per un intero mese- cominciò flebilmente. – Ma la mamma mi ha fatto capire quanto mi fossi sbagliata… Desideravo soltanto qualcosa di nuovo da condividere con te; nella mia vita sei sempre stato l’eroe. Sai cosa vuol dire sentirsi una nullità quando vuoi qualcosa a tutti i costi? Ero persa. Non ho mai pensato di chiedere a Goku di allenarmi, lui non fa per me. Avevo bisogno di qualcuno come te, qualcuno che mi ricordasse la fierezza di un vero saiyan. E’ buffo sentirlo dire da una terrestre, vero? Ma quando ho visto Radish, tutto mi è sembrato più semplice, anche se l’ho convinto con l’inganno e di questo non ne vado fiera, come non vado fiera di quell’assurdità detta a colazione. Non c’è stato attimo in cui ho pensato di volere un’altra persona al fianco della mamma. Sei l’unico che la rende felice.- deglutì, la gola improvvisamente secca. – Che rende felice Trunks e me. Immagino ti sia costato molto abbandonare la tua precedente vita; l’ho compreso qualche anno fa, eppure non ho potuto mai fare a meno di chiedermi se davvero lo volessi anche tu. Sai papà… Ricordi quando all’asilo le mie amiche mi prendevano in giro perché non ti avevano mai visto e io rispondevo che invece eri il più bello di tutti, gelosa? Beh, sappi che lo penso ancora, nonostante quella volta ti facesti crescere quei baffi così imbarazzati… Ma il punto è che essere rifiutata proprio da te, essere consapevole di non poter far altro che accettare la condizione di non essere mai all’altezza di Trunks o di tutti i guerrieri sulla faccia del pianeta, mi ha fatto agire in questo modo sconsiderato. So che probabilmente non avevi neanche mai immaginato di avere me come figlia, una femmina, per intenderci. Anche se sul tuo pianeta c’erano le donne, sicuramente assomigliavano ad un ammasso di muscoli dato che scommetto ci fosse una scala sociale decisamente maschilista, mentre a me piace essere alla moda e pettinarmi i capelli… Insomma, quello che cerco di dirti è che volevo piacerti e volevo che mi allenassi nonostante tutto perché non trovavo più il modo di comunicare! Diamine, quando ero piccola mi sembrava tutto più facile…- completò il discorso in quel modo.

Si sarebbe aspettata di tutto ora, di tutto.

- Bra…

- E non sono andata mai da Goku, non penso minimamente ciò che ho detto alla mamma!- ribadì dura.

- Bra.- ripeté il genitore avvicinandosi maggiormente.

Allora lei tacque, incapace di reggere quello sguardo, seppur le sembrasse privo di qualsiasi mesto sentimento.

- Dimmi che puoi perdonarmi! Altrimenti lasciami andare e…- esclamò d’un tratto, quando un’inaspettata reazione fu capace di spegnere del tutto la sua svelta parlantina. In quel momento si sentì circondata dal braccio di Vegeta. Il braccio di suo padre l’aveva attratta; non in uno di quegli abbracci in cui sua madre la soffocava, o quelli che Trunks le riservava imbarazzandola oltre ogni dire. Per qualche strana ragione, non c’erano parole per descrivere il gesto di suo padre, perché le sembrava perfetto. Percepì il cuore battere così freneticamente da farle male. Ma preferì tacere e rimanere a godersi il momento, più unico che raro. Non erano da Vegeta certe cose, risultava goffo e da vero macho, ma le stava bene così.

- Se si azzarda a toccarti è un uomo morto.

E poi rise dopo quell’allusione, immaginandosi quanto fosse serio. Non stava affatto scherzando.

- E vedi di non dirmi più sciocchezze simili. Uomini, donne… Quel discorso è degno di tua madre!- asserì duro, allontanandola da sé ma tenendole la mano ben salda sulla spalla per tenere i loro sguardi l’uno nell’altro.

Per fortuna che almeno Vegeta da quel punto di vista era alla stregua di tutti gli altri padri… Non capivano mai se certe cose erano già successe o avrebbero dovuto credere all’eterna innocenza delle proprie figlie, anziché massacrare gli inadeguati partiti. Bra ridacchiò e per quella giornata era sicura che di regali ne avesse ricevuti fin troppi, dato che quell’uomo così scontroso era intento a ricambiare la sua espressione con un mezzo sorriso.

- Dunque… Adesso mi allenerai?

- Si vedrà.

- Ma sono in grado di creare una sfera d’energia e…

Il saiyan incrociò le braccia al petto, interrompendola per l’ennesima volta.

- Ogni volta che tornavi percepivo la tua presenza e il notevole cambiamento.

- Davvero?!- domandò Bra con occhi luminosi; era sinceramente felice di quella notizia.

Vegeta annuì semplicemente, poi con un sospiro contrariato rispose: - A patto che non piangerai quando ti si saranno sbucciate le ginocchia. Trunks non l’ha mai fatto.

- Oh, sta’ tranquillo, farò anche attenzione a non lasciarti troppo indietro.- ultimò la giovane ironicamente, alludendo alla notevole differenza d’età che li separava.

- Lo vedremo.- ghignò l’uomo.

Bra sorrise imbarazzata, prima di decidersi a scoccare un bacio sulla propria mano e fare il gesto di soffiarlo contro il volto crucciato del padre.

- Non sono incline ad accettare le tue smancerie, dopo tutto ciò che hai appena confessato. Ho cose più importanti a cui pensare, ora.- tagliò corto con un lieve rossore sulle gote; ella capì che per quella giornata aveva ottenuto il massimo e non vedeva l’ora di raccontare tutto a sua madre.

Prima di uscire dall’oscura gravity room, guardò per un’ultima volta il Principe dei Saiyan e, seppur volesse esternare ancor più i propri sentimenti, si limitò a guardarlo in silenzio. Il tacito orgoglio aveva ricominciato ad irrorare i vasi sanguigni di entrambi, così che rimanesse una muta complicità. Forse soltanto loro erano incapaci di scorgere ciò che li rendeva così simili.

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


Non posso credere infine di aver portato a termine questa breve storia! Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno seguito il mio strano e inusuale pairing. Sono davvero contenta che la Terza Classe e la mocciosa nelle cui vene scorre sangue reale vi abbiano coinvolto e quindi spinti a seguire un mio racconto. Davvero, grazie di cuore! Spero quindi che l’epilogo sia all’altezza delle vostre aspettative e che non deluda nessuno…

Nihila.

 

 

 

 

Epilogo

 

 

Marciò in lungo e in largo per i corridoi intricati della sua casa, attraversò il giardino e uscì sul terrazzo quando era già sera e Sirio brillava alta e prorompente nella volta celeste… Ma del saiyan non vi era l’ombra. Si appoggiò sconsolata alla ringhiera sostenendosi il volto con una mano, fissando distrattamente un punto all’orizzonte; l’avrebbe atteso lì anche tutta la notte, se necessario. Doveva parlargli almeno per rimediare al danno che aveva fatto, il pensiero che Radish potesse considerarla una stupida e immatura ochetta le faceva ribollire il sangue nelle vene. Tirava un’aria alquanto fresca, constatò rabbrividendo nel suo top dai manicotti scarlatti. Sospirando poi, cercò una posizione più comoda, girandosi verso la portafinestra, e lo vide. Chissà da quanto era lì, astuto predatore, si chiese scrutandolo con determinazione, emulando il suo sguardo cupo; Bra non fece una piega neanche dinanzi alla smorfia che gli increspò le labbra, piuttosto si preparò a fronteggiarlo senza timore, a differenza di come aveva fatto con suo padre, fragile poiché conscia che senza il suo perdono non avrebbe saputo continuare quella battaglia interiore.

- Dobbiamo parlare.- disse sicura, ma nel silenzio che calò dopo quelle parole, poté distintamente avvertire il suo cuore martellarle contro lo sterno.

- Sai, mezzosangue… Tra la mia gente i dissapori si risolvevano in maniera diversa.

La giovane deglutì. Se era una sfida quella che voleva, di certo lei non si sentiva affatto pronta a contrastarlo, grande e grosso com’era. E dopotutto quel nomignolo dispregiativo non aiutava affatto.

- D’accordo…- balbettò spostando le iridi azzurre sulle piastrelle. – E se ti facessi in maniera civile le mie scuse?

Radish inarcò un sopracciglio; delle scuse non se ne faceva un bel niente, dato che era stato stupidamente raggirato da una mocciosa che in quel momento avrebbe voluto vedere inginocchiata ai suoi piedi. Che male c’era a risolvere le cose nel suo modo civile?

- Forse non hai capito, terrestre. Io…

L’interlocutrice alzò una mano dinanzi a sé, arrestando le sue parole; non credeva che sarebbe stato così difficile chiarire con lui, soprattutto perché il discorso che si era preparata, in quel momento, non riusciva a srotolarsi sulla lingua divenuta un grosso mattone.

- Facciamo in questo modo: tu ascolti ciò che ho da dire, poi valuterai come comportarti e… Facendo ciò che riterrai più giusto.- asserì marcando bene quel concetto. Non c’era proposta migliore, o meglio, non aveva proposta migliore che potesse fargli.

- Sentiamo.- commentò stizzito il saiyan poggiando la schiena contro il muro.

- Dunque.- cominciò la giovane che della madre aveva sicuramente ereditato la parlantina svelta, complessa, ma precisa. – Ho sbagliato con tutti, d’accordo? Non so cosa mi sia passato per la mente quando ho mentito a mio padre e quando ho deciso di farmi allenare da te per ripicca. Il fatto è che mi sembravi l’unico adatto… Volevo conoscere qualcosa in più sul vostro mondo.

- Vai al sodo, questi sentimentalismi mi fanno venire il voltastomaco.

Alla stregua di un pugno nello stomaco, Bra percepì il dolore propagarsi all’interno del proprio corpo ed ebbe l’incertezza di continuare o meno quel discorso che, dovette ammettere, non importava nulla a Radish. E come biasimarlo? Lei si sarebbe comportata allo stesso modo.

- Bene. Vuoi la verità? Rifarei tutto esattamente come prima.

Catturata quindi l’attenzione del guerriero che sembrò perforarla con occhi di brace, continuò imperterrita esternando tutto ciò che pensava in realtà. Avanzò di qualche passo verso di lui, parandosi con le mani incrociate al petto in direzione del suo corpo teso. – Ciò che ho detto a mio padre era vero, ma, come si dice? Il fine giustifica i mezzi. Quindi che ti piaccia o no, era tutto calcolato fin dall’inizio e io non ho fatto altro che muovere le mie pedine.- ultimò con un sorriso beffardo mentre Radish fu certo di non trattenersi quella volta; nessuno gli avrebbe impedito di suonarle un manrovescio su quel visetto altezzoso. Ma con chi credeva di avere a che fare? Avanzò di qualche passo, godendo nel vederla indietreggiare.

- Piccola, sciocca, impudente e masochista ragazzina!- esclamò tendendo una mano con cui imprigionò il tessuto dell’indumento che le fasciava il busto sottile.

- Ma tu ti sei davvero lasciato manipolare?! Eri consapevole che mio padre non ne fosse al corrente, eppure sei andato fino in fondo! Perché?- chiese Bra in preda al panico, dato che il saiyan la teneva intrappolata tra se e la ringhiera, il peso del suo corpo premuto contro il seno, tanto da impedirle di respirare.

- Chiudi quella fottuta bocca!- rispose Radish misurando il tono della voce poiché, nonostante fossero sul tetto della Capsule Corporation, qualcuno poteva ugualmente sentirli.

- No!- replicò la giovane con sfrontatezza, poggiandogli le esili mani sugli avambracci per guardarlo negli occhi che riflettevano la sua stessa espressione furente. Ormai doveva andare sino in fondo. – Ascoltami bene. Quando hai cercato di rendermi più forte, io…

- Sta’ zitta!- ringhiò lui contraendo la mascella.

- Io per la prima volta mi sono sentita nel posto giusto!- continuò imperterrita con le lacrime ormai prossime a rigarle le guance pallide come la luna che troneggiava nel cielo limpido. – Come diavolo faccio a spiegarlo? Ero impressionata che anche una come me potesse apprendere tutte quelle cose, resistere e dimostrarsi anche minimamente all’altezza di qualcosa, per voi maledetti scimmioni! Perché l’hai fatto, se non hai visto nient’altro che una terrestre?

Incurante di ciò, Radish, nonostante fosse più attento al dialogo che stava avvenendo, interruppe bruscamente il contatto voltandole le spalle, deciso ad abbandonare una volta per tutte quel posto. Meglio le montagne, il mare, perfino il deserto! Pur di non rimanere un minuto di più in quella maledetta struttura. Emise uno sbuffo di fiato più profondo dei precedenti, beandosi del silenzio che si era nuovamente venuto a creare e per un istante arrestò il suo incedere nervoso.

- E allora?

Ma chi era il più masochista, si chiese, quell’assurda ragazza o lui che ancora rimaneva a porle una sciocca domanda?

- E allora quando tutto è venuto a galla, quando mi hai guardato in quel modo, come se fossi l’essere più ripugnante di tutto l’universo, ho capito. Mi sono comportata come una sciocca immatura, perché volevo a tutti i costi sorprendere qualcuno, dimostrare che anch’io sono capace di fare qualcosa. Ma ho sbagliato. Ho deluso mio padre, e ho solo dato conferma a ciò che credevo pensasse di me mentre non mi sono neanche resa conto di aver ferito il tuo orgoglio. Hai tutto il diritto di non considerarmi affatto.

Una lunga pausa seguì, e Bra strinse i pugni pur di trattenere le lacrime di amara sconfitta; ma era giusto che ne pagasse il prezzo, anche se dopo tutti gli allenamenti, dopo ciò che era accaduto nella sua cucina, si era inaspettatamente ritrovata a pensare più spesso al saiyan di terza classe che ai suoi occhi invece era soltanto da idolatrare; si era dimostrato molto più di uno scorbutico e cinico guerriero. Nell’ultimo periodo era perfino riuscita a estrapolare da lui terribili aneddoti che utilizzava per vantarsi, spaventandola o disgustandola, ma rendendola al contempo partecipe di quel sorriso beffardo che in molteplici occasioni aveva saputo ipnotizzarla. Non presentava l’atteggiamento perennemente scostante di suo padre, Vegeta, a volte era anche capace di mostrarsi un abile narratore per farsi vanto delle imprese compiute su pianeti sconosciuti, contro avversari che a Bra avevano fatto accapponare la pelle. Non voleva dire addio a tutto quello, neanche per sogno. E, soltanto in quel momento capì che il calore che le si stava propagando dentro non era nient’altro che lo sbocciare di un sentimento più intimo; neanche si era resa conto che non le stava più dando le spalle ma inaspettatamente pensava a scrutare il suo corpo minuto, seppur l’intenso allenamento l’avesse resa un po’ più agile e scattante. Stringeva con l’intera mano la ringhiera, per sostenersi tra un affanno e l’altro.

Radish comprese che quelle, infine, non erano state frasi di circostanza o un subdolo pentimento esternato da un’infima terrestre. Vide molto più, anche ciò che Bra voleva tenere ostinatamente celato; comprese che, dopotutto, si era comportata come avrebbe fatto lui in un tempo remoto, pur di ottenere qualcosa. Di certo non si sarebbe mai paragonato ad un’assurda ragazzina ancora incapace di intendere chi contrastare e soprattutto motivata da cose così futili, in un certo qual modo. Fece una smorfia irritata dinanzi alla sua sincerità. Gli aveva confessato anche che avrebbe potuto ignorarla, d’ora in avanti, anche se sperava che continuasse l’allenamento che avevano deciso d’intraprendere.

- Parli decisamente troppo. E quando ti ordino di stare zitta, devi obbedire.

Non seppe neanche cosa gli fosse preso, dacché sentì riaccendersi in lui quel desiderio che aveva forzatamente tenuto sopito per tutto il corso dei loro incontri, dopo quella notte. Aveva inoltre compreso che, la mezzosangue, non fosse soltanto un bel corpicino ammaliante, non nascondeva dopotutto un carattere che con gli anni sarebbe diventato molto più simile a una guerriera di quanto lei stessa immaginasse. Decise di mandare al diavolo le sue elucubrazioni, per quella volta, e senza pensarci ancora le forzò la nuca con una mano, facendosi strada nella sua bocca mentre l’altra la teneva inchiodata alle sbarre metalliche: incontrò nuovamente quel sapore sopraffino e pericoloso, inspirò l’eccitante odore emanato dalla giovane che, stupita da quel gesto, trasse un respiro dalla sua bocca prima di sfiorargli le poderose braccia. Certo, mancava d’esperienza sufficiente, tuttavia il fatto che non lo respingesse e la delicatezza a cui non era abituato, contribuivano a donargli una piacevole sensazione. Giocò con la sua lingua e poi le morse le labbra con avidità e rabbia, la stessa che non era ancora del tutto scemata dopo la discussione. I saiyan non sapevano cosa fosse il dialogo, ecco perché aveva preferito esprimersi nella sola e unica maniera che considerava degna di tutta quell’assurda faccenda. Passò quindi a ispezionare l’esile collo lasciandole una scia infuocata, mentre le dita ruvide lasciavano la nuca per saggiare le labbra rosee di Bra che le dischiuse subitamente per inumidirgli i polpastrello. Non si erano neanche resi conto di quanto i loro corpi fossero in contatto, uniti tra i respiri e i battiti che si confondevano assieme. L’erezione di Radish pulsò allora contro la fastidiosa stoffa della tuta, quando toccò i capezzoli ormai turgidi al di sotto di quel misero top rosso facendo sospirare più forte la giovane; l’issò quindi sulla ringhiera emettendo un verso gutturale d’insofferenza mentre la toccava al di sotto della gonna, sfiorando appena l’inguine e poi la stoffa delle sue mutandine, che cominciò a perlustrare con più veemenza, in un ritmico movimento, finché non l’avvertì inumidirsi, mentre ella passava le dita tra i suoi capelli selvaggi, stringendo convulsamente. Non si aspettava di ricevere un consenso così complice, ma anche titubante, da parte dell’inesperta ragazza, eppure qualcosa gli diceva che per quella sera andare oltre non era fattibile. Nonostante il piacere palese provato da Bra, il guerriero si allontanò con un ghigno.

- Non stasera.- esplicò sommessamente, come se lo diceva più a se stesso che alla mezzosangue; baciò l’epidermide tesa del torace e stando ben attento a reggerla fino a farle incontrare i piedi con la pavimentazione del terrazzo, la guardò negli occhi. E un istante dopo dovette stare attento a evitare il veloce pugno indirizzato contro il suo mento, fermandolo all’ultimo istante.

- Ma che ti salta in mente?- chiese corrugando la fronte. Il volto di Bra oscillava dal rosso tenue al porpora.

- Come hai osato? Prima mi illudi e poi ti prendi gioco di me in questo modo!- disse rabbiosa e tempestandolo di pugni.

- Da che pulpito! Sta’ tranquilla principessa, avrai il tuo benservito ma… Non stasera.- commentò cinico, facendo oscillare la coda prima di imboccare la portafinestra per raggiungere la sua camera da letto.

Era inaudito, pensò la giovane, inaudito che lui se ne approfittasse in quel modo, soprattutto poiché lei era così inesperta mentre Radish poteva vantare nientemeno due vite in cui aveva probabilmente avuto tutto il tempo di darsi da fare con le schiave… Scosse la testa forsennatamente, scacciando quel pensiero.

- Ti consiglio di riposare. Non penserai che domattina venga a svegliarti per l’allenamento!

Abbandonando quello stato confusionale, gli occhi di Bra brillarono più delle stelle.

- Non ti ho sentito, mezzosangue.

Senza farselo ripetere due volte, piena di gioia, rispose emulando un saluto marziale:

- Sissignore!

- E vedi di non battere la fiacca…- ultimò andandosene, celando così anche l’espressione di sincera soddisfazione allo sguardo impertinente. - …Bra.

Un bisbiglio che si confuse come un’eco nel cuore della notte.

- Nossignore!

Dopo qualche istante di contemplazione del firmamento, la giovane saiyan ringraziò gli astri e le divinità per tutto ciò che le era capitato quel giorno; si era innalzata sulle macerie create da lei stessa e che mai più, ne era certa, avrebbe fatto crollare. Era una sfida, e Bra Brief non si tira mai indietro dinanzi alle sfide! Neanche se avesse avuto di fronte il più sarcastico, arrogante e pervertito guerriero della galassia.

 

 

Fine?

 

 

 

- Ehi, Radish… Mi racconti un’altra avventura?

- D’accordo, ma dopo non andare a piangere dai tuoi genitori, mocciosa! Vediamo… Ti ho mai detto di quella volta in cui sono approdato su un pianeta di grossi e ripugnanti insetti?

- Deve essere stato orribile…

- Peggio. Quei maledetti avevano messo K.O. il mio compagno di squadra, Napa, mentre il Principe Vegeta era occupato su un altro fronte, probabilmente con il capo di quella dannata tribù. Gli alieni avevano massacrato la truppa giunta prima di noi: vedevo i brandelli dei loro corpi sparsi ovunque. Arti, gambe, braccia, teste… In una pozza di sangue! Ti lascio immaginare l’odore… Non riuscivo a capire dove fossero i fautori di quello spettacolo e soprattutto se qualcuno fosse rimasto in vita. Napa lo credevamo morto, dopo che una montagna gli era crollata addosso mentre dinanzi a me se ne stava l’essere più disgustoso che avessi mai visto. Era viscido, trasudava umori verdognoli e masticava forsennatamente le ossa dei soldati di Freezer; dalla bocca vedevo spuntare un femore con qualche brandello di carne ancora attaccato che terminava con lo stivale della divisa da combattimento di tutti i suoi uomini.- fece una pausa grave. - Vuoi ancora che continui?

- C-Certo… Prego, fai pure.

- Bene. In realtà per sferrare i loro attacchi si nascondevano sotto terra e, senza rendermene conto, in un attimo mi trovai tra le fauci insanguinate di uno di quegli esseri. Tsk, non hai idea dei loro rituali d’accoppiamento, tutto con una protuberanza alla fine della coda…- disse facendo svettare la sua in un gesto nervoso.

- Comunque, dicevo: ero tra i suoi denti, l’aria di quel sasso era già irrespirabile, ti lascio immaginare lì dentro. Stava per inghiottirmi, quasi vedevo la bile! Così ho scagliato un’onda d’energia capace di perforargli lo stomaco.

- Incredibile!

- Quando sono uscito di lì mi facevo schifo e… Avevo davvero fame! Ma non è finita qui: sono venuto a sapere da Vegeta che quella tribù ci voleva utilizzare come mezzi di fecondazione per le uova di quelle creature.

- Ma è terribile! E cosa avete fatto?

Uno sguardo oscuro sullo stipite della porta, fin troppo noto alla terza classe, gli fece accapponare la pelle più del ricordo di quegli alieni che rappresentavano un’orgogliosa vittoria, tanto da convincerlo a deviare indiscutibilmente il discorso.

- Il principe ci ha salvati e abbiamo festeggiato dinanzi a un falò.

Bra sembrava delusa mentre qualcun altro si compiaceva.

- Tutto qui?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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