Recensioni di Neal C_

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Recensione alla storia Tempo Perso - 06/01/14, ore 13:46
Capitolo 46: L’ultimo sorso
Un altro capolavoro.
Non so come altro avresti potuto scriverlo ma sinceramente non riesco ad immaginarmelo migliore di questo.
Il confronto si apre in maniera violenta fra i due, la tensione è palpabile, la stanchezza di Brian appena arrivato a casa dopo la notte della “fuga” pesa come un macigno anche sul lettore, la voglia di far chiarezza di Matt è crudele, inaspettata o forse non tanto; in effetti quello che caratterizza Bellamy è la totale intempestività, il suo incedere pesante come un carro armato come se un secondo in più potesse mandare in frantumi la sua sicurezza, far vacillare la sua arringa che allo specchio sembra funzionare perfettamente (ebbene si, ho amato l’idea del discorso preparato allo specchio e sospetto che risolverebbe molte tensioni se fosse cosa comune e diffusa… i peggiori casini si fanno comunicando con le parole sbagliate, aizzando incomprensioni e ambiguità.)
Brian, come tutti coloro che vivono dell’incomprensione e dell’ambiguità, dell’incapacità di comunicare con sé stessi e con gli altri, è invece molto attento alle parole, mette l’accento su ogni singola scelta che Matt fa nel suo discorso, dal “dobbiamo” a tutto il resto, preso alla lettera, con ostinazione, facendo finta di non capire le ragioni dell’altro.
Inoltre, più la discussione si fa violenta e i toni accesi e più si ha la sensazione che Brian stia svicolando in maniera ridicola (altro che Matthew), grottesca.
Le accuse si fanno rabbiose, ma è solo autodifesa, disperata, non gelosia sincera, non del tutto, solo inadeguatezza.
Si acuisce il senso di claustrofobia, si può sentire il suo affanno come un asmatico che annaspa, una mosca intrappolata in un filo appiccicoso e mortale mentre il proprietario della ragnatela si fa avanti furtivo, stringendo in cerchi concentrici la traiettoria fino a stringere la vittima fra le sue zanne.
E quando finalmente lo trovi con le spalle al muro, speri fino in fondo che si arrenda, che smetta una buona volta di pontificare perché tutto sommato, la prospettiva di un lieto fine sarebbe dolce, un futuro con “il suo fidanzato” come lo definisce suo figlio, un taglio alle inquietudini che costringono la povera Helena a psicanalizzarlo. E invece rovina tutto, in diminuendo.

Matt esce di scena per ora.
Non ha avuto una risposta o meglio ne ha avuta una troppo elusiva per convincerlo a puntare su “loro”.
E il dialogo fra Kate e Brian ne è la prova, ma andiamo per ordine.
La neo mamma piuttosto avanti con la gravidanza si sottopone ad uno stress non indifferente per rincollare i pezzi della sua vita.
Fa un’apparizione discreta, da “pallida madre” , ragionevole e quasi imperturbabile, sicuramente impermeabile alla verve dell’ultimo minuto del Molko.
Con lei è più facile mettere su un debole gioco di provocazione, la “maschera” con cui Bri così bene si rapporta con il mondo; con Matt è caduta da tempo e anche il tuo ultimo tentativo di mettere un po’ di distanza fra i due, una voce fredda e un “Bellamy” pronunciato a sproposito è chiaramente fallita.

“-Se fosse felice con te, sarei rimasta a casa.- mormora.
-Pensi che sarà felice con te?
-Non lo so. Ma il punto è che devo dargli la possibilità di scoprirlo. “

e qua si capiscono molte cose. Non si tratta più di amore, di desiderio né di una vera rivalità.
Matt forse non ama nessuno dei due, forse ama tutti e due, comunque in modo totalmente diverso, non c’è confronto. Ma allora come scegliere? Quale coppia sopravvivrà?
L’unica che gli dia sicurezza, “felicità” la chiama Kate, ma “soluzione” sarebbe la parola più adatta.
Soluzione significa la fine di un problema ma è sicuramente meno ottimistico di “felicità”.
Una soluzione che gli permetta di tornare a vivere, a creare, a comporre, a ridere con i sui amici, a vezzeggiare il suo compagno/la sua compagna.
Un disperato bisogno di serenità, un equilibrio che non sia sempre fragile e sull’orlo del crollo.
Ha provato a mettere la parola fine dichiarando al mondo la sua relazione con Brian e non ha risolto nulla… che quella Kate funzioni meglio?
L’ultima frase è una stilettata. Tagliare i ponti è sempre la cosa più difficile e il lavoro sporco tocca a Brian.
E adesso che hai infranto le speranze di tutte le fan del Mollamy, sbavo all’idea di leggere il confronto finale, quando Matt chiuderà per sempre quella porta, e se non per sempre almeno quanto basta per stroncare un’intimità soffocante per entrambi.
Ti dico già come lo immagino:
Brian tiene fede al suo intento, abbandona quella casa, acquistata da poco, che per lui non ha mai significato nulla e invece adesso significa troppo. La fa ristrutturare, la mette in vendita, se ne va a Parigi, magari si concede qualche distrazione.
Matt magari lo cerca un’ultima volta, Bingham Hawn Bellamy è nato, il padre è pazzo di gioia, orgoglioso come aveva previsto Brian tempo addietro, Matt ha foto ovunque, vuole mostrare al mondo intero la sua felicità, vuole dimostrare a Brian che aveva ragione, in fondo lo ama anche per questo: perché gli ha fatto fare la scelta giusta.
Trova la casa in disarmo, immagina dove possa essere il suo vecchio proprietario, si dice che un giorno lo andrà a trovare. Brian apprende invece la notizia dal titolo scandalistico di un settimanale, dovrebbe chiamare per gli auguri. Lo chiamerà domani, forse.

Bene, dopo la mia preview dell’ultimo minuto, rinnovo il mio amore sconfinato per questa storia e sorge di tanto in tanto un senso di malinconia. C’è aria di epilogo, quanto meno dannosa.
In spasmodica attesa,

Neal C.
Recensione alla storia Tempo Perso - 16/12/13, ore 01:07
Capitolo 44: Il sospetto è velato
Ommiodio. Ommiodio.Ommiodio.
Questo è un doppio regalo di Natale stratosferico (e con grande anticipo).
Già pregusto la mia fiction di natale! *-*
Aggiungo che solo tu e le tue fic mi commuovono così.
Andrò per ordine.

Il titolo già lascia presagire qualcosa e le azioni di Brian lo dimostrano: perché infatti qualcuno dovrebbe controllare la propria cronologia a meno che non stia cercando qualcosa?
Il demone della gelosia è troppo forte per essere soffocato con mezzo pacchetto di sigarette alla mano e il nervosismo è palpabile, almeno quanto il sospetto è velato.
Per quanto Matt soffra la sua lontananza da Kate, dai Muse di un tempo, dal suo lavoro, Brian non ha tempo e l’occasione per accorgersene: ormai vivono in simbiosi poiché a Matt non è rimasto più nulla della vecchia vita.
Nei capitoli precedenti abbiamo visto come Bells entra nella routine del compagno, fatta di sedute di lavoro neanche tanto produttive ultimamente, di pomeriggi con il figlio e uscite con Helena, l’affascinante e possibile “rivale” che Matt ha imparato a rispettare e amare a sua volta.
Ha condiviso le amicizie, serate passate in silenzio per tacere il passato e non pensare al futuro, oppure a letto dove il sesso è diventato un palliativo, un meccanismo che li incatena ad un eterno presente.
Poi l’incontro di Brian e Dom cambia tutto. Ora Molko si sente coinvolto, sa di dovere qualcosa a Matthew che ha perso tutto, e non può continuare ad ignorare.
è costretto a “tenerlo d’occhio” e a preoccuparsi per lui.
E così si guarda intorno e capisce che l’amore di Matt per Kate non è una finzione né è mai finito.
è semplicemente represso, relegato a quei momenti in cui Matt è solo in casa, costretto a rimuginare sulla sua vita e si lascia prendere dai ricordi, dai rimpianti.
Credo di poter parlare a nome di tutti i lettori e constatare l’ovvio: Matt non è felice, non ha fatto la scelta giusta né per sé né per Brian.
Poi Bri ne ha la prova, è costretto ad assistere ai gemiti strazianti del compagno, poiché, come ci insegna zio Sigmund, ciò che ci scuote nel profondo riaffiora malignamente dall’inconscio e continua a tormentarci nel sogno (o incubo in questo caso).
è assolutamente affascinante la descrizione delle reazioni fisiche di Matt, il suo contrarsi spasmodico, i suoi lamenti che scuotono tutto il corpo, un fascio di nervi che reagisce incontrollato.
Termini come “inarticolato”, “stridono”, “ringhiare”, “sconnesso” e “artigliata” rendono l’idea della violenza fuori controllo di quello sfogo. Povero inconscio di Matt Bellamy.

è quasi tenero se si pensa alla quantità di volte che Brian ha liquidato Stef con la promessa che, prima o poi, gli avrebbe raccontato tutto.
Ma stavolta la nostra diva svedese non potrebbe essere d’aiuto.
E quindi entra in gioco un’altra diva, con un’insana passione per il leopardo (o sbaglio? Non sono ferratissima sulle leggende metropolitane sui Muse).
Il gusto estetico di Dom colpisce ancora e, tra la disperazione generale, ecco una piccola deliziosa descrizione di un caffè “alla moda”, “moderno”, magari con arredamento minimal/ plastico/ colorato.
Il posto perfetto per inforcare un paio di occhiali da sole e fingersi in incognito.
Brian è lì per rassicurare Dom che già teme lo scioglimento della loro band e questo rende l’idea di quanto peso abbiano le decisioni di Matt nel gruppo, forse perché una volta che ha deciso va fino in fondo in maniera irragionevole. In effetti è quello che tutti pensano, Tom, Chris, Dom, a volte persino Brian.
Che questa storia di dichiarare al mondo la sua omosessualità, mettersi con il leader dei Placebo, litigare con il suoi migliori amici, lasciare la sua ex incinta di suo figlio e mandare all’aria una carriera musicale di più di 20 anni sia irragionevole. Non hanno tutti i torti in fondo.
Tutti temono la prossima mossa di Matthew, temono che possa sconvolgere le loro vite, temono la meteora impazzita, quella mina vagante di Bellamy.
Quanto a Brian, improvvisamente è costretto ad ammettere il fallimento della loro relazione, a confessare che il loro rapporto è un problema, la cui soluzione difficilmente sarà indolore.
Anzi, la soluzione è seduta davanti a lui, poiché Dom rappresenta la vecchia vita di Matt, l’amico dei primi tempi che non vuole lasciarlo andare, “il nemico” con cui Brian sta fraternizzando, semi-consapevole che i Muse potrebbero strapparglielo via.
Ma allo stesso tempo si rende anche conto che forse è meglio così. Davvero potrebbe amare Matt se smettesse di essere quello che è? Se si annichilisse fino a scomparire?
Inoltre questo colloquio ancora una volta mi dice qualcosa di Brian, dei tuoi Brian che mi fanno brillare gli occhi. Quella capacità di celarsi dietro una maschera, di ostentare calma e pacatezza creando una distanza enorme con il suo interlocutore , un comportamento spassionato che i suoi amici storici sanno ben decifrare ma che gli sconosciuti trovano sospetto eppure sono incapaci di scorgere “la crepa”.
“Non c’è niente da svelare perché è tutto esposto e nessuno sa dire dove finisca il personaggio e dove inizi io. ”
e questa frase potrebbe essere “metanarrativa”. Adora bile.

(Uffi sono arrivata a due pagine di Word… ma ho ancora tanto da dire!!! <.<)

La fragilità di Matthew è evidente. Basta una semplice crepa nel muro per ritrascinarlo addirittura alle origini, ai tempi felici di Gaia, come fosse l’età dell’oro, senza preoccupazioni, senza problemi.
Ti ho già detto che adoro il modo in cui da un particolare sviluppi un piccolo flashback, un’impressione che connota i personaggi disarmando il lettore? Bene, ora l’ho detto.
Impossibile non fare il confronto tra la naturalezza quasi fanciullesca di Gaia e il fascino composto di Brian.
Alla fine vince l’impulsività, la creatività esplosiva che caratterizzano il vero Matt Bellamy, quello vivo, che “vive ” per la sua musica (perdona il gioco di parole).
Brian lo trova rintanato nel suo regno con la chitarra in mano e gli sembra quasi di assistere ad una rinascita. Non lo disturba, non vuole rompere quel magico momento di poesia e viene persino invitato da Matt in prima persona ad ascoltare e a giudicare la sua nuova creatura.
E assistiamo ad un momento epocale: Brian Molko è costretto ad ammettere a sé stesso e a noi lettori che la musica di Matt ha qualcosa di magico, una magia che i testi dei Placebo non riescono ad eguagliare.
(non entrerò nel merito, le opinioni a parte ù.ù)
Soprattutto una cosa contraddistingue Matt: la musica non è la sua valvola di sfogo per un’adolescenza frustrata o il canale per costruirsi un’identità ambigua (come qualche ex-Nancy boy di nostra conoscenza), è un mondo fatato dove vorticano le sue idee, sempre nuove, mai una rimasticata traccia della realtà, dei suoi meschini pensieri.
Così Brian fa ciò che è giusto. Con una parola lo rispinge fra le braccia della sua vecchia vita, e Matt non aspettava altro che la possibilità di essere sé stesso.
L’ultima scena lo vede vitale, di nuovo protagonista della vita e non trascinato dalla corrente e tutti noi ci convinciamo (Brian incluso), che è meglio così.

Termino con una nota sullo stile.
Trovo estremamente efficaci le domande piccate, provocatori e che aprono le prime due sequenze del capitolo. Incisive, buttano il lettore a capofitto nella storia, restituendogli la familiarità che aveva acquistato nel capitolo precedente e in quello ancora prima.
Oppure, come nelle due sequenze successive, parti sempre da un dettaglio, focalizzando su una situazione o un oggetto. Nel primo caso, in linea di massima seguirà una sequenza narrativa, nel secondo in genere una introspettiva/descrittiva.
Non è proprio la regola ma il ricorrere di alcune strutture è affascinante specie perché non perde mai il suo effetto. Anche se conosci (o pensi di conoscere) il trucco.

Va bene, credo di averti sobissato abbastanza di parole, parole, parole.
Se non mi odi, terminerò così: sei la miglior pubblicità non molto occulta che mi potesse mai capitare.
GrazieGrazieGrazie. Adesso si che sono veramente commossa *-*
A presto,

Neal C.

p.s se ti prego di nuovo, invece dell’elefante viola con il tutù, ottengo un altro capitolo in anticipo? *scodinzola e sbava *
Recensione alla storia Tempo Perso - 08/10/13, ore 02:05
Capitolo 39: The sound of the broken glass (part one)
Sei diabolica. Dannatamente sadica. Orrendamente crudele.
Questa storia è una maledetta droga. Già è difficile leggerla puntata per puntata, smozzico per smozzico, parola per parola.
E adesso dividi anche i capitoli in due parti. Vuoi farmi impazzire.
Ok, per ordine, metodici come al solito.

Prima scena - quale modo migliore per introdurre un personaggio come Helena, la tua Helena, affascinante, suadente, vampiresca nel suo modo seducente di trattare non solo con una sala intera di invitati, martellata dal gossip sulla vita privata di Matt, oramai di dominio pubblico, e nonostante tutto resa definitivamente innocua dalla demoniaca Berg, ma anche con i lettori fuorviati dal suo charme, quel fascino che hai costruito intorno a lei, come un'aurea che conquista donne, uomini, animali (... caloriferi, va bene tutto, diceva Gaber).
Tutti tranne la madre di Matt. Perchè non ne esca soggiogata anche lei non è facile da dedurre ma azzarderò una spiegazione.
Marylin Bingham è una donna di carattere e inoltre non ci vuole un'osservatrice per riconoscere dietro l'innocente figura della Berg l'impronta di Brian.
Helena non assomiglia a nulla di tutto ciò che Matt abbia potuto incontrare sul suo cammino, almeno fino ad ora.
Mrs. Bingham conosce suo figlio e tutto sommato conosce anche il suo mondo il cui primo nucleo si è formato a Teignmouth.
Tutti gli altri non sono altro che parte dello Showbiz e si inquadrano in fretta. Ma Helena è sfuggente, felina, è la perfetta controparte di Brian. E per questo si sono amati, si amano tutt'ora. Perchè si capiscono e si somigliano.
E questo vorrebbe spiegare anche la prima domanda che la madre di Matt fa al figlio : "e mio figlio come la conosce?"
Se non è da Matt è sicuramente da Brian e questo Mrs. Bingham lo percepisce, non perchè conosca Brian, ha solo un sospetto ma è presto confermato dalla stessa Helena che mette le carte in tavola.
Niente giochetti del mistero, nessun atteggiamento ammaliante e nessun tentativo di diplomazia da parte della Berg.
Sarebbe inutile e controproducente. Tanto più che al suo posto ci sarebbe dovuto essere Brian e lei fa di tutto perchè le persone che contano lo capiscano.

Seconda scena - da ammiratrice profonda dei tuoi Brian non posso fare a meno di maledirti ancora di più.
Apri uno spiraglio e mi lasci a bocca asciutta.
Hai creato una complicità perfetta fra il compagno e la ex-compagna, la situazione è perfetta per confidenze lontane da orecchie indiscrete: fuori al terrazzo, la luce fioca di una notte londinese (quindi mai scura come le notti stellate ma illuminata solo dai colorati bagliori tipici della metropoli), una sigaretta e sottili scie di fumo che li avvicinano, respirano la stessa aria.
Scatta l'argomento genitori e Matthew non ha timore di curiosare nel misterioso passato del compagno.
Ma anche stavolta Helena è criptica come s non toccasse a lei raccontare queste cose, è una responsabilità di Brian e lei vuole intervenire il meno possibile fra loro due, tirarsene fuori. Dimostrargli che non è mai stata una rivale in amore, solo una romantica sognatrice che, come madre, sperava il meglio per suo figlio.
E così lasci me, lettrice amante del filone Placebo molto più che di quello Muse, con un'enorme domanda che ancora mi vortica in testa: "com'è stato per Helena, una persona sottile e raffinata, astuta conoscitrice della natura umana, conoscere i genitori di Brian e, di fatto, mediare in una situazione familiare difficile fatta di ostilità e reciproci sentimenti di delusione?"
Pentiti e scrivi una One-shot sull'argomento, è una minaccia.

Terza scena - Già cominci con i colpi di scena. Stefan, la furia che non si rassegna alla decisione di Brian di rimandare il suo debutto in società. Finalmente Matt si è preso le sue responsabilità e ha mostrato di voler andare fino in fondo; ha bisogno di una mano. Naturalmente le cose fra questi due non sono mai lineari: se Matt è più deciso che mai Brian ancora non considera la loro relazione per quella che è.
Non è abituato a far decidere ad altri se chiamare una lunga serie di scopate "fidanzamento" o "passatempo"
Non è abituato ad avere alle calcagna qualcuno che farebbe qualunque cosa per lui. Teme che questo lo soffocherebbe e istintivamente sentirebbe il bisogno di fuggirne, perchè come dice Helena, Brian "aveva ancora un irrazionale terrore della normalità" ma non è certo una cosa che si cancella facilmente, con la crescita e la maturità. Anzi, sono cose che sopravvivono in profondità e diventano istinti irrazionali, come quello totalmente ingiustificato di piantare in asso il proprio compagno per non incontrare la sua famiglia, i suoi amici, la sua vita.
Ma Stefan sa che può battere il tasto di Cody, non semplicemente perchè lo sveglierebbe se facesse casino (prospettiva fastidiosa, catastrofica eppure non sufficiente), ma perchè sa che in fondo è anche una specie scusa con cui Brian giustifica se stesso per il fatto che ha ceduto e si sta mettendo il vestito elegante per fare la sua comparsa al fianco del compagno.
Ancora una volta stupirà tutti, si farà notare, sarà la diva, la notizia più chiacchierata del momento e potrà stare vicino a Matt creando più scandalo possibile se è necessario.
Dopo aver fatto tutto per evitarlo e esserci quasi riuscito. Stefan è l'occasione buona per fare ciò che nessuno si aspetterebbe e che neppure lui si aspetterebbe da se stesso.
Inutile dire che ogni riferimento a Stef e Dave che adottano un marmocchio potrebbe mandarmi seriamente in crisi e se mai dovessero essere così ubriachi o fatti da pensarci su allora subiresti le più orrende rappresaglie ù.ù
A questo punto del capitolo si percepisce il perchè della seconda parte e si ha la vaga (e fondatissima) sensazione che l'attesa della comparsa di Brian alla festa consumerà il lettore ancora a lungo, magari per settimane ed egli sarà soddisfatto solo nel prossimo capitolo (e per poco).

Quarta scena - Comincia il faticoso avvicinamento a Chris, il primo e il più importante scoglio che Matt deve affrontare per affermare il suo diritto ad essere felice (ammesso che si possa essere felici con Brian... che dire... almeno secondo lui).
Il lavoro sporco lo fa Helena come al solito, mandata avanti in prima linea per addolcire l'avversario, perchè abbassi la guardia e sia rabbonito come i bambini a natale.
Un breve scambio di battute con Dom ci fa capire che la ferita con il bassista dei Muse è più profonda di quanto immaginassimo.
Infatti fin ora Chris è stato volutamente assente nelle dinamiche della band che ha dovuto affrontare le conseguenze delle ultime decisioni di Matt, si è tirato fuori per non essere costretto a dire la sua.
Dom è il diplomatico. I tuoi Dom sono sempre mediatori fra Matt, matto come un cavallo, e Kate, in cerca di attenzioni oppure fra Matt, matto ecc. , e Chris, rigoroso, con un alto senso della famiglia e dell'amicizia, sempre convinti che il cantante agisca in maniera inspiegabilmente autolesionista fuggendo la felicità.
Alle volte c'è persino la stuzzicante possibilità di un triangolo Matt-Kate-Dom ma ovviamente non è questo il caso e sono certa che, all'occorenza, sapresti scrivere bene anche di quello (questa non è una minaccia... è un consiglio mooolto sentito).

Quinta Scena - lo scontro è inevitabile.
Sebbene sia voluto da Matthew molto più che da Chris (che in realtà non lo vorrebbe affatto, almeno per il momento) vede un Wolstenholme spietatamente razionale che trionfa sull’indole rabbiosa e passionale di Bellamy rendendo più deboli i suoi argomenti.
Su Chris sono combattuta. È ragionevole infatti che, conoscendosi da quando erano ragazzini, Chris abbia quasi il diritto di dire quello che dice e Matt dovrebbe davvero considerare se non sta facendo una sciocchezza decidendo di abbandonare un figlio, sangue del suo sangue, condannandolo ad un’esistenza senza padre. Chi non darebbe ragione al saggio Chris se questa storia fosse un momento di sbando di cui Matt ha dato prova, ogni volta che gli toccava prendersi le sue responsabilità?
E infatti Chris tira in ballo Gaia. Secondo lui è già successo. Lei ha percepito che non poteva aspettarsi nulla da Matt e lo ha lasciato e lui le ha dimostrato che da lui non poteva aspettarsi niente.
Dunque, secondo Chris, Matt starebbe ripetendo sempre lo stesso errore e continuerà se qualcuno non gli apre gli occhi.
Ma c’è un altro punto di vista che mi convince di più e che Chris non può accettare.
Scegliere Brian invece che Kate È un’assunzione di responsabilità, cosa che per Chris non esiste.
Esiste la famiglia e i sentimenti verranno dopo, seguiranno quando il tempo avrà curato le ferite.
Ma ci sono anche ferite che non si rimarginano o che lasciano profonde cicatrici senza mai ricreare la bellezza del tessuto cutaneo sano e forte.
In un certo senso Chris non è diverso dai genitori che guardano il figlio adolescente (magari ventenne e a vent’anni non si è più adolescenti) che dichiara al mondo di essere gay e scuotono il capo critici, un po’ insofferenti, pensando “è una fase. Se solo crescesse un po’, mettesse la testa a posto e si trovasse una ragazza.”
Insomma non è proprio omofobia. È incapacità di accettare un punto di vista diverso dal proprio.
È l’intolleranza generata dall’ignoranza. Non cattiva ma crudele e spietatamente razionale.
E non potendo affermare il suo punto di vista è costretto ad abbandonare il campo.

Quale ciclone scatenerà questa ultima rivelazione? In quale momento arriverà Brian? Quello giusto o quello sbagliato?
Ti prego, dimmi che non dovremo aspettare troppo (per caso stai pubblicando regolarmente? Ti vedo molto regolare.)
Non ho null’altro da dire sullo stile che tu già non sappia, aggiungo solo che con la tua storia ho trovato il capitolo ideale. Sempre perfetto, mai troppo lungo, mai troppo corto, perfettamente dosato odiosamente incompleto, sempre spasmodicamente atteso.

Baci

Neal C.

p.s ebbene si, ormai mi fai questo effetto deplorevole. Scrivo libri cercando di cogliere tutte le sfumature dei tuoi personaggi (e le chiamo pure recensioni <.<) eppure sono sempre più convinta che siano delle mie proiezioni, che sia io a vedere una struttura complicata e profonda laddove c'è una storia più semplice. Ma ti prego, non sfatarmi questi miti e fammi continuare.
E sempre maledettamente piacevole lanciarsi in spericolate elucubrazioni sulla struttura conscia e inconscia dei tuoi personaggi.
Recensione alla storia Tempo Perso - 11/07/13, ore 11:27
Capitolo 34: Tre
Tu non puoi immagiaare quanto mi è mancata questa storia. 
Avevo dimenticato come ls tua scrittura potesse essere sublime, il ritratto dei tuoi personaggi così perfettamente inquadrati e sfuggenti allo stesso tempo. Un Matt spaventoso, un mistero biblico che annega nella sua confusione nella sua incapacità di reagire agli evebti con risultati quasi tragici.
Affascinante come Matt tenda ad incolpare se stesso per tutto cio che accade a chiunque gli stia intorno fino a interiorizzare questo comportamento e, in seguito allo shock subito con l'incidente, accusa se stesso di aver VOLUTO provocare il crash. 
Ed è palpabile la tensione feroce nell'aria nel momento in cui la bolla scoppia, lo scandalo è alle porte e per di più Brian è vittima inconsapevole,  come un incantevole bell'addormentato. Così nel tentativo di riparare ad anni ed anni di allontanamento,  frantumazione familiare, incomunicabilità fraterna, silenzi ostinati ma mai veramente ostili, si affollano sulla scena tutti i personaggi che ho imparato ad amare, dall'entourage dei placebo, alla famiglia Molko.
Ho notato in particolare meraviglioso nella caratterizzazione delle due parti, del mondo Muse e del mondo Placebo che mi ha lasciato estasiata.
I personaggi che ruotano intorno a Matt sono eesattamente come lui: esauriti, esasperati, inclini ad una manifestazione violenta delle passioni in particolare la frustrazione (giustamente,  perché all'oscuro di tutti i segreti del loro frontman).
Tom Kirk riesce a mantenere a stento la calma davanti ad una Alex gelida e formale, Dominic perde le staffe con Matt e Kate esplonde in pianti rovinosi (e ne ha tutte le ragioni) mentre Barry Molko, austero e calcolatore, reprime la sua rabbia e le sue emozioni concedendosi solo un momento di memoria, dopo giorni passati al telefono con un avvocato che dovrebbe salvare l'onore di suo fratello e rovinare la vita del suo rivale/amante/assassino ed è sempre assistito da Helena, una donna dalla forza straordinaria che, invece di disperarsi, come al solito, si comporta come l'uomo della coppia.
Ho cercato di farmene una ragione: perchè?
Forse perchè chi è cresciuto con Brian sa che non c'è posto per le passioni totalizzanti e incontrollate. Sa che non può essere invadente.
Perchè Brian è il prototipo dell'individualista, autonomo e indipendente.
Sarà anche per questo che non riesce a sopportare e allo stesso tempo rinunciare a Matt?
E invece Matthew è esattamente l'opposto.
Tutti sono abituati a doversi occupare di Matt. è normale che non risponda a telefono, è normale che parta e vada dall'altra parte del continente senza dare spiegazioni (tranne quella blanda del lavoro, ma nessuno sembra credere fino in fondo che sia andato a Londra per quello, nessuno semplicemente se lo chiede più di tanto).
In Matt c'è l'estro creativo, il genio che non può essere contenuto, che non può essere compreso e quindi nessuno si sforza di farlo.
Lo prendono così com'è alimentando il suo infantilismo finchè la bolla scoppia.
E allora non basta dire che Matt Bellamy è un po' eccentrico, non c'è nessuno che possa giustificarlo. Eppure per il lettore (almeno nella mia visione) Bells non ha colpa.
Nessuno gli ha mai insegnato ad affrontare le cose con moderazione e lo stesso Brian non ha voluto battere quel tasto più di tanto (per paura di perderlo, perchè il sesso distrae, perchè non è nel carattere di Brian fare del moralismo e pretendere che l'altro cambi... per un numero infinito di ragioni).
Insomma dal mio entusiasmo potrai ben capire perchè considero questa come una delle storie più belle di EFP.
Una fanfiction che non è una fanfiction:
E lo dico perchè fanfiction per me non è un complimento, ma è sempre sinonimo di qualcosa fatto per svago, un hobby che alle volte dimostra anche quanto poco ci impegnamo, perchè incapaci di scrivere del personaggio che avevamo pensato in tutte le sue sfaccettature, perchè non ci accorgiamo che ciò che è nella nostra testa non è noto al lettore.
In questa storia non è niente di piatto, non c'è veramente "fiction" a parte la particolarità delle coincidenze che potrebbe indurci a domandare come è possibile che succeda tutto all'ultimo. Ma anche quello fa parte del contratto con il lettore.
Non spenderò ancora troppe parole (non smetterei mai e l'essere logorroici oltre che adulatori non è esattamente un complimento. Una cosa è sicura. in questo frangente, la mia è sincerità).
Inutile dire che amo il tuo stile, sempre in bilico fra la narrativa e l'introspezione (ma mai a vuoto!) che rende il racconto straordinariamente tridimensionale, intrecciando i punti di vista dei personaggi, curando il dettaglio e espandendo le percezioni dei protagonisti che attraverso i cinque sensi e la memoria mettono a nudo la loro anima davanti ai nostri occhi rapaci.
E mi riprometto di leggerti di nuovo fra un paio di mesi.
Un solo capitolo è una sofferenza.
Ma cinque capitoli arretrati di "tempo perso" sono una goduria, una preziosa gemma.
A presto,

Neal C.

p.s e scusami il linguaggio roboante... mi sono commossa *-*
(Recensione modificata il 11/07/2013 - 04:22 pm)
Recensione alla storia Nancy boy - 14/10/12, ore 01:46
Capitolo 28: Inertia Creeps
Oddio... è straziante.
è una forchetta che graffia lentamente la superficie di una lavagna.
Ed è un capitolo sublime in tutte le sue forme, dal punto di vista della storia (una conclusione perfetta, poichè qualunque capitolo successivo non può fare altro che ribadire la situazione che si è creata in queste 5 pagine di word), dei personaggi e persino dal punto di vista della forma.
Tu ormai mi conosci, io protesto sempre per la brevità dei capitoli ma stavolta queste 1.685 parole sono tutto ciò che si poteva dire e questo capitolo non poteva durare più di 6.05 minuti, il tempo della canzone dei Massive Attack che è la colonna sonora perfetta (è ipnotica, mi sono innamorata di quella canzone, e leggere il capitolo con Inertial creep in sottofondo è stata un'esperienza mistica!).
Andiamo nello specifico.
Si compone di otto sequenze, due focalizzazioni diverse e tre punti di vista diversi ma l'ambiente si può considerare unico.
Infatti a dividere Matt e il duo Brian-Damon è una porta ma appare un confine talmente sottile e labile, infatti Matt è costantemente presente, come figura marginale anche nelle sequenze dedicate all'idillio e al connubio che gli altri due stanno vivendo.
Matt sceglie coscientemente di sottostare ad una tortura che inizia nel momento in cui ha un'immagine istantanea dei due che si baciano, che si scambiano effusioni e si rintanano per suggellare il loro patto storico, il momento tanto atteso da noi lettrici. Ed è fondamentale il canale con cui recepisce che la sua fiducia e la sua relazione con Brian stanno andando in pezzi, cioè la vista. è fondamentale perchè le sequenze successive hanno significato dal momento che ormai Matt è cosciente del tradimento e si costringe ad ascoltare i loro gemiti, i loro movimenti e gli affondi, vivendoli come tante stilettate che affondano nel corpo. In un certo senso il momento dell'ascolto è ancora più crudele alle orecchie di Bellamy, perchè molto spesso negli esseri umani l'immaginazione supera di gran lunga la realtà infliggendo sofferenze strazianti là dove le cose sono complesse ma comunque meno intricate di quanto non vengano pensate.
è impressionante all'inizio come il dolore di Matt riesca ad essere doloroso per una che legge seduta ad una scrivania specie se raccontato in qualche riga ma è così.
Poi si fa strada in lui l'apatia, la stanchezza prevale su ogni tipo di sentimento come l'intorpidimento dei sensi si rivela una strategia del corpo per mettere a tacere il dolore.
Parliamo invece di quelli "dall'altra parte del cancello".
c'è di nuovo un senso di complicità assoluta unita alla beatitudine di chi finalmente vede una ferita rimarginarsi e una brutta cicatrice farsi meno arcigna sulla pelle, più chiara fino a diventare un sottile segno insignificante, quasi invisibile agli occhi altrui.
Perdonami se parlo per metafore ma le trovo perfette per esprimere concetti difficili che vanno riordinati nel marasma delle emozioni che ho provato leggendoti :)
sono la coppia perfetta, lo sono sempre stata ma non era destino che finissero insieme i loro giorni;
Brian lo sa e lo rivendica pretendendo il corpo di Damon per tutta la notte mentre il secondo è più sereno, fa sempre la parte dell'uomo comunque più maturo che non ha fretta di soddisfare i piaceri del corpo, ha quasi un atteggiamento zen, come se non percepisse lo scorrere del tempo, il fatto che hanno poche ore prima che l'incanto svanisca e il loro contratto si dichiari concluso per sempre.
Quando poi Damon è pronto ad abbandonare il campo il confine si abbatte definitivamente, nel corridoio il silenzio ha sostituito le preghiere strazianti di Matt e subito entra in gioco un altro senso, l'odorato e forse, in parte il sesto senso (non posso credere che l'odore di sesso sia così forte, molto è dovuto alla suggestione, almeno per distanze lunghe come quella che separa Bellamy e Albarn). L'odore di Brian impregna la figura di Damon in modo indecente e Matt trattiene a stento l'odio perchè ormai è troppo stremato per reagire e sa che l'ultimo gesto che gli rimane è dire addio.
I pensieri di Matt sono quanto mai contorti: sebbene sia ridotto in uno stato pietoso è pronto ad umiliarsi davanti a Brian, a mostrarsi come un uomo disfatto oltre che un cornuto, pur di guardarlo negli occhi mentre lo abbandona per sempre.
ed è disposto ad aspettare il suo risveglio guardando il campo di battaglia in cui ha perso miseramente, le lenzuola disfatte, testimoni della sua sconfitta e il sonno sereno di Brian, reso "bellissimo" proprio perchè tranquillo e appagato come con Matt non si era mai dimostrato.
E poi c'è il colpo finale. un colpo basso. Brian è disarmato, è troppo calmo e in pace per resistere ad un assalto, non sa rinchiudersi nel suo a noi ben noto atteggiamento sdegnoso, nel suo sarcasmo, nella sua tendenza a giustificarsi e a inventare bugie e colorire sfumature a suo favore che (lo abbiamo visto nei capitoli precedenti) vincono facilmente l'anima ingenua e solare di Matt. I ruoli sono invertiti e stavolta Brian è nudo, letteralmente e metaforicamente. è tutto troppo evidente e per questo Brian tace, e così acconsente dimostrando anche coscienza di colpevolezza.
Ha pagato caro il suo momento di serenità ed eccolo che torna nel grigio, a piangere delle sue sventure (come mi è piaciuta l'immagine delle variazioni di grigio!). E poi ovviamente c'è il colore vivo, il rosso, puramente negativo e onnipresente nella sua vita.
Insomma diciamo che non lasci molta speranza nel tuo lettore, per usare un eufemismo
E infine parliamo della forma, l'alternarsi dei punti di vista, principalmente quelli di Matt e Brian, è reso meravigliosamente anche se sopratutto nella sfera del pensiero per quanto riguarda Matt, presentando un'introspezione che però risente moltissimo del fattore emotivo, appunto il dolore, e più che tratteggiare una fenomenologia del dolore, scava e risale alle sue radici nella prima sequenza e poi pian piano esplora le sue reazioni nude e crude, in Brian invece c'è sopratutto l'azione, la descrizione dell'atto erotico (riuscitissima!) e alla fine ci sono le due righe di introspezione finale che chiudono inesorabilmente il capitolo.
E in tutto questo non ho parlato della forma... uff... c'è tanto da dire.
La divisione in sequenze alternate è geniale, le frasi sono brevi, nei momenti clue sono sferzanti come battute lampo e nonostante sia un capitolo breve tratteggiano tutti gli elementi essenziali per figurarsi bene gli ambienti o meglio l'atmosfera. Non si allungano inutilmente in digressioni descrittive, non ne hanno bisogno perchè con una capacità di sintesi mirabile hai costruito una qualsiasi camera d'albergo, un qualsiasi corridoio però hai saputo inquadrare da una finestra la tour eiffel riportando subito il ricordo di quella prima notte magica a Londra... 
Uffi, l'idea che la fiction sia ormai alla fine mi rattrista eppure la sento assolutamente completa e un seguito o una fine diversa non avrebbero senso.
Un grande capitolo! *-*
Tua fedele,

Neal C.