Recensioni di Watashiwa

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Recensione alla storia Messaggio in bottiglia - 01/02/18, ore 22:05
Capitolo 1: Messaggio in bottiglia
Buonasera!
Se posso dire la mia, la fiaba originale l'ho sempre trovata molto triste nella sua accezione più totale; parla di una ragazza che, nonostante rinunci alla sua natura in nome di qualcosa di grande (e non solo per l'amore) che riceve solo in parte e non dalla persona che l'ha spinta sulla Terra.
Tuttavia è una che sceglie convinta delle sue opinioni e idee, oltre al compromesso è consapevole di ciò che fa e non intende retrocedere nei confronti delle situazioni, per cui non apprezzo quando la definiscono succube o in funzione di un uomo.
Ma comunque, comincerò questa recensione col dire che trovo che sia molto difficile riuscire a dare identificazione con la prima persona; da un lato può risultare semplice per dare immedesimazione molto facilitata (non è un caso che molti romanzi discutibili sia narrati così, tra parentesi) ma se si vuole lasciare un'impronta ben diversa e che tocca diversi punti a livello ideologic, questa è una sfida però in questo caso ben riuscita, almeno secondo il mio punto di vista.
Voglio dire, questa rivisitazione personale è narrativamente potente e mette in banco diversi elementi di descrizione a livello storico, mitologico, personale, emotivo.
Oserei dire che è un connubio calibrato che in una lettera (un pretesto coerente e ben organizzato) prende i suoi spazi, i tempi adatti per poter capire l'essenza di Raluka, il suo messaggio, la sua energia e la sua richiesta finale, come segno che tutto quel turbine di emozioni possa essere compreso una volta per tutte, a cominciare dal destinatario come (quasi) segno di fratellanza.
In Raluka alberga una sofferenza adulta che riguarda i problemi che ha incontrato il suo regno e la sua gente (con annessa famiglia, specie le sorelle), di essere una sirena che ha una missione molto importante, uno scopo per il quale vivere e fare determinate azioni: ha conosciuto la perdita, la sofferenza, le difficoltà del trasformarsi, di proteggere qualcosa dai Tritoni, come per esempio la sua integrità e coerenza, un bisogno necessario per fare qualcosa.
Quando un personaggio possiede pregi e difetti riconducibili alla gente comune si dice che è umano, ma visto il contesto direi assolutamente che è un essere straordinario che va al di là di ogni situazione, ci prova, prova ad andare dritta al nocciolo della questione anche se sa che c'è la morte dietro l'angolo in ogni momento, è ben costruito anche quando si rivolge al signor Søren Andersen nelle frasi più narrative della lettera.
I riferimenti mitologici sono assolutamente presenti e sono tutti da cogliere con attenzione, così come la rivisitazione personale di tale creature in nome della trama; personalmente il mio parallelismo preferito è quello "mitologico greco" con sirena/creatura potenzialmente malvagia, assolutamente azzecato e dà una tridimensionalità più cupa alle sirene in questo contesto.
Il linguaggio è parecchio formale e ci sta visto che è una lettera indirizzata verso qualcuno che non si conosce, forbito a tratti ma generalmente i periodi risultano scorrevoli ed eterogenei nel dare spazio ad argomenti mitologici, storici, narrativi, dando una credibilità di storia piuttosto lampante e percettiva, per cui tutto risulta essere fluido ma di facile comprensione, con un italiano agile e soprattutto corretto e vasto.
Una storia drammatica e insidiosa che può trovare uno spiraglio di luce se il signor Andersen acconsentirà a fare come indicato alla fine della lettera, sebbene Raluka sussurri un addio molto angosciante e dovuto, visto che forse non si incontreranno mai e avranno modo di confrontarsi.
La frase "Voi creature del Regno Emerso siete soliti ragionare livellando le altre realtà secondo il vostro metro" nasconde una verità imprescindibilmente sincera, che denota quanto l'uomo sia una creature piena di pregiudizi e come giostri storie e semplici parole secondo il proprio tornaconto, creando cattivi per un folklore o per pure esigenze e addolcendo pillole molto amare riguardo tutto il resto.
Tra l'altro, è un po' il fulcro dell'idea e di tutto quello che è stata questa fic, per cui ha centrato il punto con molta determinazione e schiettezza, come solo una raccontastorie sa e dovrebbe sempre fare.
Uno scritto ricco di spunti, ben esposto, a tratti conversazione in grande parte una storia misteriosa e avvincente, che affonda le proprie radici in un sentimento di rivalsa sulla verità e sulla speranza che essa possa prosperare per sempre, a cominciare dalla sua avventura.
Tanto di cappello!

Un abbraccio,

Watashiwa

Recensione alla storia Cenere di Villavalle - 09/03/17, ore 23:10
Capitolo 1: Cenere di Villavalle
Ehilà, buonasera!
Non sono solito leggere favole (e anche fiabe, a questo punto) qui sul sito, ma per una volta mi sono detto di andare oltre l'ordinario e cercare di spingermi oltre, anche dal punto di vista di lettore.
La piccola, grande fiaba di Cerenentola l'ho rivalutata grazie al classico Disney (che è oggettivamente un buon film, tralasciando i miei gusti in merito) e vederne un adattamento moderno e al contempo stravolto mi ha dato modo di affezionarmi a un linguaggio diverso così come a un tipo di stravolgimento netto, assolutamente incasinato ma in una maniera che si aggira tra l'esagerazione surrealista ma anche l'immedesimazione ai casini che accadono nella vita: insomma, per dirla chiaramente, una via di mezzo tra i due poli.
Abbiamo Cenere che è un personaggio complessato e irrigidito non solo dal suo background ma anche da tutto quello che ha deciso di vivere considerando il suo modo di essere e quello che ha attorno, in un modo piuttosto angosciante (da lettore ho sentito questo), tra il naïve più leggero alla drammaticità più evidente perché non è un personaggio che matura positivamente ma crolla nel suo guscio, rimanendo sola e vittima del mondo esterno, ma non ne esce ma continua a passare le sue giornate a sguazzarci dentro, così come gli altri personaggi presenti ma in maniera personale e differente.
Sebbene con una prima lettura le parti leggere appaiono comiche e sicuramente valide nel loro genere, in realtà il narratore è intenzionato a spiegare quanto marcio e distanza abbia nei confronti di tutto quanto, considerando anche le carte che svela dopo alla fine della fiaba.
C'è insomma un'aura che mostra l'orrido della società odierna, del fatto che le persone, crescendo, perdono la loro essenza e la magia che nell'infanzia possedevano e li rendevano creativamente una spanna sopra tutti quanti.
Ha bisogno di una profonda attenzione per essere percepita, dalla trasformazione del narratore-cantastorie (passami l'espressione) nel suo tono seccato e severo, passando allo stile sempre più immerso nel grottesco fino all'essenza dei personaggi, del fatto che hanno un'unicità propria ma sono legati in un modo piuttosto spaventoso all'abitudine, a quello che la società impone, specialmente gli aspetti più superficiali e che temprano meno l'individualità.
Sono contento di aver visto della critica negli atteggiamenti passivi e anche insensibili, un'attenzione delicata sui temi dei rapporti umani con un accenno all'omosessualità e la facilità con la quale si comprano e sostituiscono sia le cose che i sentimenti delle persone, cercando di essere anticonformisti ma esserlo più degli altri: nella "morale" il tutto è esplicitato ma si nota proprio per quella serie di elementi che ho citato prima.
È un messaggio che vuole mostrarsi chiaro ma comunque con una punta di supplica verso alle persone che stanno crescendo, di non perdere quel quid in più che possono offrire i finali lieti, i pregi dai quali imparare per provare più amore e pazienza, sfruttare le occasioni e comportarsi in maniera umana ma non per questo doppiogiochista e idealizzato, se no non matureranno mai e poi mai.
Non cadere nelle innumerevoli trappole che la vita vuole buttarci addosso e rimanerne succubi ma salvarci con la nostra persona, nonostante tutto possa essere difficili fin dall'inizio.
Molto bella e significativa, penso che lanci un'essenza intrisa di più significati, con un prompt gestito molto bene e con fare esperto, mescolando insieme generi e argomenti delicati con un tono determinato e sicuramente personalizzato, a parer mio efficace.
Ottima anche la citazione che funge quasi da prefazione verso Italo Calvino, ancora più forte di quello che appare per via dei riferimenti, un'introduzione che avvisa di quanto possa essere ridondante l'utopia e l'aura ingenua di questi racconti e della troppa fantasia che possono creare in tutte le persone che si rivedono.
Complimenti per questa one-shot veramente sorprendente e in bocca al lupo per la sfida!

Un abbraccio,

Watashiwa