Recensioni di Stellareika

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Il dolore ha un colore -sequel - 30/09/23, ore 12:22
Capitolo 25: CAPITOLO 24
Eccoci alla fine di questa lunga cavalcata (mamma mia, cinque anni? Aiuto! Come vola il tempo!). Ti ringrazio di cuore per la menzione finale, ma sappi che per me è stato un piacere grandissimo seguire la tua appassionante trilogia, quindi dovrei essere io a ringraziare te e non viceversa. Sei riuscita a mischiare azione e sentimento rielaborando in maniera credibile e originale il materiale di Kurumada e della Teshirogi, restituendoci una storia epica a cui davvero non manca nulla. Perciò sono felicissima di sapere che non smetterai di pubblicare, e che hai previsto una raccolta di one shot per approfondire spunti appena accennati su cui davvero potrai sbizzarrirti. E io sarò con te, promesso!
Riguardo all'epilogo, ci ho ritrovato il sapore inconfondibile della malinconia, un po' come in quelle belle giornate di sole autunnali il giorno prima di una pioggia che si porta via quel po' di estate tardiva. Ognuno dei sopravvissuti si trova a fare i conti con l'esigenza di continuare a vivere dopo la fine di una Guerra Sacra per fortuna stavolta solo accennata, grazie al sacrificio di Zephiri. Concordo con te sulla scelta di non riportarla in vita. Nonostante l'affetto che possiamo provare per lei, il suo ritorno sarebbe fuori luogo. Zephiri ora appartiene al mito, e ha trovato la pace insieme ai compagni di un tempo, ai quali è sempre rimasta legata. Il futuro è di chi rimane, nel bene e nel male. Nella tua versione del Santuario ci sono molte più libertà e tolleranza rispetto al mio headcanon. E così a Shiri viene data la possibilità di prendersi un periodo sabbatico per decidere se dare seguito alla sua vocazione e diventare un Santo di Atena oppure no, un po' come accade ai giovani amish della Pennsylvania. Io ho sempre pensato che il possesso di un cosmo fosse sinonimo di una condanna ineluttabile a servire Atena. Non mi ha mai nemmeno sfiorato l'idea che un predestinato potesse scegliere di abdicare alla chiamata, specialmente dopo aver ricevuto un addestramento, a meno di una crisi di fede che gli rende impossibile portare un'armatura e combattere una guerra sacra (com'è il caso del mio Don Ciccio, che comunque resta legato al Santuario per fare da mentore al suo successore). Ma in fondo hai ragione tu. Per servire Atena, oltre che un cosmo smisurato e la capacità di gestirlo, serve una motivazione fortissima. Fede e spirito di abnegazione non sono per tutti. Meglio allora un soldato in meno nelle proprie fila, se questo non è in grado di sacrificare ogni cosa in nome del Santuario. Buona vita a Shiri, quindi!
Chi invece riceve un tardivo quanto meritatissimo riconoscimento è Defteros. Sono contenta della tua scelta di affidargli l'armatura dell'Altare. Finalmente potrà uscire dall'ombra e - spero - guardare al futuro a testa alta, magari vivendo la propria vita fino in fondo e affrancandosi dall'amore incompiuto con Zephiri.
Insomma, che altro dire se non GRAZIE per aver generosamente condiviso la tua storia con noi tutti? Mi fai quasi venir voglia di tornare a scrivere!
Un abbraccio e a presto!
S.
Recensione alla storia Il dolore ha un colore -sequel - 19/08/23, ore 15:56
Capitolo 24: CAPITOLO 23
Eccoci qui. Mamma mia, che botta! Dovrò sforzarmi parecchio per andare con ordine, mettere in fila i pensieri e spiegare le reazioni che questo capitolo mi ha suscitato. Te lo devo, perché so quanto deve essere stato difficile per te scrivere il finale di questa long, cercando di dare il giusto epilogo a una trologia piena di azione e sentimento, da te sempre condotta con una regia impeccabile. Non posso essere da meno nel mio commento!
Il capitolo si apre con la tensione già alle stelle. Non poteva essere altrimenti, dato l'acme raggiunto già nello scorso capitolo, quando Atena aveva posto Saga davanti a una scelta che definire terrificante è un eufemismo. E' la stessa Atena a spiegare che il suo ordine non è un segno di sadismo. Saga non è un uomo qualunque, bensì un Santo a lei votato, e in quanto tale deve essere preparato a compiere gesti ritenuti impensabili per una persona ordinaria. Nonostante ciò, e comprensibilmente, perfino Saga esita ad affondare il colpo e a uccidere Kanon, riluttante a spezzare un legame ricostruito con così tanta fatica, benché sappia che nel corpo del gemello alberga il nemico numero uno per l'umanità. Saga tentenna quel tanto che basta per far sì che la battaglia assuma una piega del tutto inaspettata. Finalmente, Atena scende in campo in prima persona, invocando la kamui e usando lo scettro di Nike come l'arma che è (e non come quel soprammobile dorato che la Saori di Kurumada osteggia come un inutile status symbol). Saori mostra addirittura acume strategico nel modo in cui impiega il suo scudo contro l'odiato Julian/Poseidone. In me però, e lo dico a malincuore, è talmente inculcata la figura sciapa di Saori, relegata dal suo stesso creatore nell'antiquato stereotipo della fanciulla indifesa da salvare, che faccio fatica a immaginarla nei panni della condottiera da te descritta. Perciò confesso di non essere riuscita a farmi coinvolgere più di tanto nella sua battaglia contro Nettuno. Non fraintendermi: la scena della battaglia contro Julian è narrata benissimo, e lo dico con cognizione di causa visto che io stessa conosco le difficoltà di rendere a parole certe immagini. Non sai quanto ho penato nelle mie longfic in passaggi del genere! Anche lo stratagemma da te immaginato affinché Saori/Atena sconfiggesse Julian/Nettuno è molto originale. Tuttavia, per me Saori resta Saori, nonostante il tuo encomiabile sforzo di provare a farla evolvere dal personaggio che ahimé conosciamo fin troppo bene - la gatta morta che Seiya deve accorrere a salvare entro X tempo - a colei che dovrebbe essere, ossia Atena la Promachos, motore stesso della battaglia. Ma è un problema mio se fatico a immaginarla diversamente da come ce la propina Kurumada. Tu sei stata bravissima a ri-caratterizzarla, dandole una chance che non meritava. Chi ne esce con le ossa rotte (anche metaforicamente) è Julian. Si avverte il tuo disprezzo - assolutamente condiviso - per questo damerino, l'equivalente al maschile di Saori Kido. Peccato che il Dio dei sette mari, a capo di un regno così prestigioso, sia un personaggio tanto abbietto e disgustoso. Non c'è nulla della magnificenza che ci si aspetterebbe dal Signore dei Mari. Solo un pallone gonfiato che cade più per la sua insipienza che per la bravura del suo avversario! Ma tant'è.
Tornando alla storia, l'unico aspetto che ho trovato abbastanza inverosimile per la situazione e piuttosto fuori luogo come comportamento per due guerrieri, è il momento di lussiria fra Mu e Zephiri. Nessun ardore può - a mio avviso - accendere il desiderio in un momento così delicato della battaglia. Mu e Zephiri sono due Santi d'Oro, addestrati per tutta la vita a combattere. Zephiri, nonostante il suo aspetto da eterna ventenne, è una donna di duecento e passa anni, quindi dovrebbe avere una saggezza quasi disumana acquisita in così tanti lustri. Mu è tutt'altro che focoso, almeno per come viene caratterizzato da Kurumada. Insomma, quella parte l'ho trovata poco credibile e, a mio gusto, l'avrei tralasciata per ricamare un po' di più sull'addio fra Violate ed Eaco. Questa scena - bellissima - avrebbe a mio parere meritato un po' più di attenzione. E' proprio l'amore (negato) a spingere Eaco alla follia, facendogli compiere il gesto di empietà più assoluta, ossia il deicidio di Hades e il tradimento completo dei (dis)valori in cui fino a quel momento era stato chiamato a credere. La ribellione di Eaco è a mio avviso il gesto più bello di tutto il capitolo, nonché il colpo di scena più originale che ci hai proposto. Sarebbe stato fin troppo facile far sconfiggere Hades da Atena, Zephiri o da Shiri (come per un certo periodo ho creduto possibile). Invece, farlo morire per mano di Eaco è stato un vero colpo di genio, per il quale ti faccio i miei più vivi complimenti. 
E a proposito di sacrifici, giunge l'inevitabile epilogo della vita di Zephiri. Che dire, una scena davvero magnifica narrata in maniera magistrale. Hai creato il giusto pathos, facendomi commuovere. Zephiri, alla fine, rinuncia alla propria libertà e alla promessa di una vita normale per compiere ciò che un Santo è chiamato a fare, ossia il proprio dovere, anche se ciò comporta il sacrificio di tutto, inclusa la propria vita. In quel momento, quando ritrova i compagni della guerra sacra del Settecento e a loro si unisce, Zephiri non è una madre né una donna innamorata a cui la sua stessa Dea aveva donato la promessa di una vita normale. E' un Soldato (con la S maiuscola), e come tale si comporta, morendo con onore. Per lei hai immaginato un'uscita di scena epica, degna di un'eroina. Nota a margine: ho sempre pensato che stia proprio nella ineguagliabile statura del compito dei Santi la loro fortuna e la loro rovina. Possiedono poteri sovrannaturali, è vero, ma li pagano a caro prezzo, dovendo sacrificare ogni cosa - famiglia, sentimenti, felicità, libertà - in nome di una divinità alla quale appartengono anima e corpo, bruciando le loro tendenzialmente brevi vite in una fiammata in nome di un bene supremo di cui salvo rarissime eccezioni non riescono a beneficiare, dato che la pace esige il loro sacrificio. E' così per Zephiri, che con il suo sacrificio regala al mondo e all'umanità una nuova chance... fino alla prossima guerra sacra.
Concludendo, non posso che farti i miei più vivi complimenti per la bellezza della tua storia. Mi resta l'amaro in bocca per quello che è ben lontano da un lieto fine, visto che il mondo è sì salvo, ma a costo della vita di Zephiri e di molti altri prima di lei. Ed è proprio l'assenza di un lieto fine universale a rendere questa storia ancora più bella e memorabile.  
Un abbraccio,
S.
(Recensione modificata il 19/08/2023 - 04:01 pm)
Recensione alla storia Il dolore ha un colore -sequel - 14/07/23, ore 15:28
Capitolo 22: CAPITOLO 21
La resa dei conti è sempre più vicina. L'imminente distruzione del Santuario è lo sfondo ideale al burrascoso dialogo fra Shion e Zephiri. Nella rabbia incontenibile del Patriarca ci sono la frustrazione e il senso di tradimento che i non detti di Zephiri hanno causato. In effetti, la nostra protagonista è davvero difficile da perdonare. I Santi saranno pure dotati di poteri eccezionali, ma sotto le corazze scintillanti sono uomini e donne comuni, con i sentimenti che caratterizzano ogni essere umano. E così neppure lo status di Patriarca e i duecentoquarant'anni di esperienza di vita riescono a far digerire a Shion il vulnus provocato dalla sua antica compagna. In lei alberga ancora affetto per Shion, ma il suo cuore ormai è di Mu. E, forse, è proprio questo il dolore più grande per Shion, che però si guarda bene dall'affondare un colpo che avrebbe conseguenze catastrofiche anche nella psiche di Zephiri, ossia la confessione che Mu in realtà non è un suo semplice allievo, ma suo figlio. Forse sarebbe stato troppo per questo capitolo, specialmente con il Ragnarok alle porte. E a proposito di fine del mondo: ecco svelato il mistero. E' stato Kanon, o meglio, Ade nelle sue spoglie, a suonare il corno. E così ci troviamo di fronte a un altro tremendo dramma - per così dire - familiare: Atena impone a Saga la scelta più terribile che esista. O uccide suo fratello, o il mondo rischia di venire distrutto. Il sacrificio personale davanti al bene collettivo. Che strazio! Devo dire che mi ha stupito questa svolta angst del racconto, che pone i personaggi davanti a prove e sentimenti in grado di piegare il più valoroso degli eroi. Mi ha colpito anche la freddezza con cui Atena (o Saori?) pone il suo paladino davanti alla decisione di uccidere il fratello per sbarazzarsi di Ade. Ci vedo la Dea - non la donna - a impartire questo ordine così razionale. Ma chiunque ci sia dietro, la sostanza non cambia. E adesso cosa farà Saga? E quali altri colpi di scena ci riserverai nel prossimo capitolo?
Ottimo lavoro, come sempre!
A presto
S.
Recensione alla storia Il dolore ha un colore -sequel - 15/06/23, ore 18:22
Capitolo 21: CAPITOLO 20
Oh, finalmente! Bentornata! Confesso che ormai mi collegavo al fandom solo per leggere i tuoi aggiornamenti (per il resto sono completamente inattiva). Devo ammettere che per un po' avevo temuto che questa storia restasse sospesa lì, senza un finale. Sarebbe stato un vero peccato che la tua trilogia non arrivasse a compimento proprio ora che siamo alle battute finali. E che battute! Saori, ormai completamente svezzata e lontana anni luce dai panni della ragazzina ingenua e viziata degli albori, decide di agire in prima persona anziché svenire e farsi rapire da qualcuno per salvare LUI, Rodorio, il villaggio più sfortunato della Grecia e del mondo intero. Per una volta non viene ridotto a un cumulo di macerie e sopravvive all'impatto dell'onda anomala generata da un boriosissimo Julian Solo, un personaggio così odioso che mi verrebbe voglia di entrare personalmente nella storia per prenderlo a mazzate. Spero ci pensi Saga per me.
Intanto, nel regno di Nettuno, Dohko scopre il doppio gioco di Kaghao, che ricordo di aver ipotizzato tempo fa e che qui trova una spiegazione assolutamente umana e comprensibile. La sua pare una mossa egoista e stigmatizzabile, ma quanti, al suo posto, avrebbero fatto lo stesso pur di riavere una persona cara scomparsa?
Insomma, il bene e il male non hanno un confine così netto, mai. E ora il corno è risuonato nella Valle Sacra e il Ragnarok ha avuto inizio. Il destino del Santuario pare segnato in maniera inesorabile. Quale miracolo interverrà per salvarlo da distruzione certa? E soprattutto, quale sarà il prezzo da pagare? Temo che presto vedremo altri caduti illustri. La storia della Guerra Sacra si ripete in un ciclo inesorabile che, ahimé, porterà altra morte e devastazione. Prepariamoci, perché sento che sarà dura. 
Un abbraccio e a presto!
S.
Recensione alla storia Il dolore ha un colore -sequel - 11/12/22, ore 12:10
Capitolo 20: CAPITOLO 19
Si potrebbe dire che in questo capitolo ci sono due protagonisti. Da un lato, i chiarimenti. Dall'altro, il corno divino, che suona implacabile per annunciare l'armageddon e interrompere ogni discussione. 
Nel primo quadro ci presenti una Saori molto più consapevole, ormai capace di gestire sia i propri sentimenti che le responsabilità che derivano dal suo ruolo. Ma per quanto Atena sia la dea vergine e intoccabile da mano umana, votata alla castità e unicamente dedita alla guerra, il lato umano del suo ricettacolo riaffiora di fronte alla spavalderia di Saga. E come dargli torto? Il fascino del Santo dei Gemelli è indiscutibile, specialmente se si abbina a questo smarrimento che lo rende ancor più umano e interessante. Saga è un uomo che sta attraversando un percorso di espiazione. Il suo lato oscuro ha lasciato il posto ai sensi di colpa e agli interrogativi esistenziali più profondi. Fra di essi, quelli legati alla sfera sentimentale. Le donne non gli sono mai mancate. Perfino nella serie originale vediamo il Grande Sacerdote circondato da un numero cospicuo di ancelle e - probabilmente - cortigiane pronte a soddisfare ogni suo desiderio carnale. Ma l'amore è un'altra cosa. E come spesso accade l'interesse si accende proprio per la persona più sbagliata, in questo caso Saori - anzi, Atena - gettando un'ombra di blasfemia su una relazione che semplicemente non puà esistere, né per Saga né per Atena. E proprio in questa impossibilità sta la bellezza di un topos che non conosce polvere, ossia quello dell'amore proibito. Solo il suono provvidenziale del corno mette fine a una follia che avrebbe avuto gravi conseguenze. Ci sarà un seguito? 
Nell'altro quadro, un Mu ormai uomo fatto e finito si confronta con il suo rivale amoroso, maestro e padre. Un intreccio a più livelli in cui affetto e rispetto vengono messi a dura prova dall'amore condiviso per la stessa donna. Zephiri ha lasciato il segno in entrambi, ma mi pare evidente che quel pugno finale di Shion a Mu sia una sorta di sigillo che chiude per sempre un'epoca, e con essa i non detti di oltre duecento anni. Si chiude l'era di Zephiri e si apre quella della paternità. O forse non si apre proprio un bel niente, visto che pure qui il suono del corno ci ricorda che siamo alle battute finali di una guerra sacra dall'esito sempre più incerto, in cui solo una cosa è chiara: non c'è spazio per l'amore, solo per la battaglia. E sarà molto, molto dura. 
Un abbraccio e alla prossima!
S.