Recensioni di Menade Danzante

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Estraneo - 07/10/22, ore 15:40
Capitolo 1: Estraneo
Ciao!

Che bello che tu abbia deciso di cimentarti nell'introspezione di Tom! Senz'altro è uno dei miei personaggi preferiti, uno di quelli che maggiormente ha catturato la mia attenzione, trainando spesso il mio interesse verso la serie e le vicende dei personaggi con cui si è relazionato andando avanti.
Ecco, forse di primo acchito Tom viene in mente proprio in base alle relazioni che instaura nel corso dello show e questo mi fa subito concordare con la tua considerazione in nota: Tom è costantemente definito più dall'esterno - che siano ideali o persone poco cambia - che dall'interno. Lo è da subito, anche quando la lotta di classe che prova a portare avanti sembra farlo spiccare di alienata originalità rispetto al mondo in cui è immerso e di cui noi, in quanto spettator*, dobbiamo appassionarci. Anche in quella sua prima fase l'adesione alle battaglie degli oppressi è sì un fattore identitario interno, ma solo fino a quando gli oppressi non fanno qualcosa che è perfettamente in linea con i principi generali delle loro organizzazioni ma che a lui fa storcere il naso, cosa che lo getta in un vortice di sconforto e di dubbio che per essere spazzato via avrà bisogno di più di una persona ad aiutarlo e di tanta forza di volontà atta a riconquistare sé stesso.
Alla luce di questo, ciò che ho probabilmente apprezzato di più di questa drabble è che Tom è solo Tom. Non ci sono Sybil, Matthew, Mary o Henry a definirlo, a metterlo sulla giusta strada per comprendersi e per poter arrivare a dire di essere sé stesso. Tom è solo - inteso come singolo, come uno - con i suoi dubbi e con i suoi meccanismi di difesa - tenersi impegnato per non pensare, per non confrontarsi con la propria identità è un atteggiamento di sicuro molto umano e che gli abbiamo visto mettere in pratica più di una volta da quando il suo ruolo sociale legato al proletariato comincia a imborghesirsi. Tom è solo quando si rende conto di essersi perso, e questa è forse l'unica vera condizione fondamentale perché possa avviare il suo percorso di crescita e di autodeterminazione. A suo modo, già in questa presa di coscienza Tom inizia a definirsi veramente dall'interno, facendo leva su sé stesso e sulle proprie sensazioni, anche se inizialmente sono soltanto negative, ma riconoscersi come un estraneo, per quanto destabilizzante, è comunque un riconoscimento, un riferimento necessario per poter invertire la rotta. E credo che tu abbia colto e reso benissimo questo concetto: "eppure andava avanti certo di doversi ritrovare" è una frase che mi è piaciuta tantissimo, perché, pur nell'ignoranza di sé, Tom non ha mai perso di vista l'obiettivo di raggiungere quell'identità che si vede negata. E' un processo lungo, fatto di tentativi ed errori, ma lui è capace di portarlo a termine e di arrivare a dirsi finalmente Io proprio perché non ha mai smesso di lottare per sé stesso, anche quando non era sicuro di esser-ci. Questo è forse il più grande dei messaggi positivi che la serie fa passare attraverso il suo personaggio: la capacità di rialzarsi dopo grandi battute d'arresto fa di lui una persona forte, in grado di ricominciare e di crescere anche quando tutto sembra crollargli addosso.
Non posso che ringraziarti per aver scritto di Tom in questo modo, davvero. E' un personaggio complesso che può regalare tante riflessioni e tante emozioni, e tu sei riuscita a trasmettercelo in tutta la sua essenza in una storia così piccola ma enorme allo stesso tempo. La tua abilità di rimanere in 110 parole e tratteggiare universi per me è sempre strabiliante e anche stavolta non sei stata assolutamente da meno! Complimenti vivissimi!
Un abbraccio,

Menade Danzante

Recensione alla storia Stretta ai vuoti - 01/02/22, ore 15:28
Capitolo 1: Stretta ai vuoti
Finalmente eccomi qua!

Avevo salvato la storia nella lista di quelle da recensire senza nemmeno leggerla, certissima che avrei trovato il modo di dedicarle il tempo che meritava, e dunque eccomi arrivata in questo spaccato introspettivo sul mio personaggio preferito di tutto lo show - secondo, forse, solo a Lady Violet.
Dopo sei anni dalla prima visione della serie questo lasso di tempo tra lo speciale di Natale e la prima puntata della quarta stagione fa ancora malissimo. Fa male vedere Mary così apatica e così provata; fa male vedere l'atteggiamento degli altri, di quella che è la sua famiglia che non riesce a intercettare il suo dolore, né prova più di tanto nell'impresa; fa male realizzare insieme a Mary che Matthew non tornerà più, che sarà soltanto un ricordo, un nome pronunciato di tanto in tanto per amor di realismo soprattutto da chi l'ha amato di più. Fa male, e secondo me tu hai reso benissimo tutto questo, lo hai fatto diventare palpabile, ancora più reale perché filtrato dal mezzo della scrittura e dalla lente della seconda persona singolare, che rende tutto più profondo.
Mary qui esce fuori in tutta la sua depressione e ti fa stringere il cuore. L'hai colta in un momento estremamente buio del lutto, quando il dolore per la perdita di qualcuno lascia spazio a quel niente che occupa tutto, che riempie la mente e il tempo (il tempo che la prende in giro, che la inganna e la illude più che guarirla), e che senza un vero, concreto supporto non fa altro che scavare sempre di più in profondità, rendendo la persona che lo subisce progressivamente meno raggiungibile agli occhi e alle parole degli altri.
Vederla non presa sul serio, con tutti che le dànno o pietà o sufficienza è stato desolante, ma purtroppo realistico. E' quello che vediamo nella serie: c'è bisogno di Violet per scalfirla, per farla uscire dal suo prezioso niente, dal suo desiderio di sparire. Violet che, superando il tabù che la famiglia - soprattutto Robert - ha costruito intorno alla morte di Matthew e alla reazione autodistruttiva di Mary, la incontra a metà strada con il linguaggio dell'affetto, ricordandole che c'è ancora amore intorno a lei, anche se non riesce a vederlo, e che può contare su di loro. Anzi, deve, ma stavolta l'imperativo non avrebbe più il sapore delle cose necessarie, come accade invece qui, quando Mary tocca il fondo. Stavolta avrebbe il sapore dei sentimenti e delle emozioni, anche quelle che Matthew le ha fatto provare e che tu hai riassunto benissimo in poche efficaci righe. Dentro di lei c'è ancora amore - per la vita, per le persone, per sé stessa. Deve solo riscoprirlo sepolto sotto quel niente con cui immagina di proteggersi, ma che in realtà non fa altro che separarla sempre di più da tutto ciò che la permea, dentro e fuori di sé.
Sono contenta che tu abbia scelto di chiudere la flash con quella citazione. Mi ha fatto piacere perché, nonostante l'inevitabile malinconia che porta con sé, viene da un momento della vita di Mary in cui lei è risollevata, in cui non c'è più quel vuoto dentro e in cui lei può effettivamente dire di aver superato - non per questo dimenticato - il dramma a cui è andata incontro con la morte di Matthew. Questa frase mi ha dato modo di visualizzare Mary oltre il dolore e ha creato un bel contrasto con tutto il resto della flash, dando quel tocco di speranza che era comparso solo in chiusura del paragrafo precedente.
Concludo facendoti tantissimi complimenti e ringraziandoti per aver scritto questo focus introspettivo. Davvero ottimo lavoro!
Un abbraccio,

Menade Danzante
Recensione alla storia Cade la neve - 05/01/22, ore 19:12
Capitolo 1: Cade la neve
Non ce la posso fare. ç.ç

Io non so nemmeno come iniziare. Sul serio, questo lavoro mi ha suscitato emozioni forti che trovo complicato circoscrivere a parole, ma son qui e ovviamente ci proverò.
Innanzittutto, hai scelto di scrivere sul mio personaggio preferito di Downton Abbey. Mary l'ho amata dall'inizio e ne ho sempre apprezzato tantissimo il percorso. La sua storia con Matthew è stata una delle più belle ed emozionanti che la serie ci abbia dato e vederla conclusa in quell'incidente stradale mi ha spezzato il cuore a ogni rewatch. Questa flash ha avuto il potere di farlo un'altra volta. Credo che questo sia, almeno per quanto riguarda me, l'indicatore più evidente del fatto che io abbia trovato straordinariamente IC l'analisi che hai prodotto di Mary e del suo stato d'animo in due momenti chiave dello sviluppo del suo personaggio. Ho letteralmente rivissuto quegli attimi della serie e sono passata dalla gioia più pura al dolore più estremo nel giro di qualche riga. Davvero complimenti, perché non reputo Mary un personaggio semplicissimo da cogliere, ma tu l'hai fatto e te ne sono grata nonostante l'angst.
Andando un po' più nel dettaglio, mi è piaciuto moltissimo il fatto che tu abbia trovato il modo di rendere speculari due situazioni così diverse tra loro. Le frasi ripetute, quelle tra parantesi e le domande riguardanti la morte sono tutti elementi che hanno cadenzato lo scritto dando un ritmo, ma soprattutto ricordando a chi legge i punti di contatto e le differenze che intercorrono tra la proposta di matrimonio e il ricordo di Matthew. Questo, soprattutto al momento della lettura della seconda parte, ha un effetto ancora più struggente che nella prima sezione del testo: ritrovare questi accorgimenti stilistici riguardo al lutto, infatti, fa tornare costantemente alla parte precedente, dove c'è gioia, dove la neve è una cornice bellissima per un evento altrettanto meraviglioso, dove la morte è messa in relazione all'impossibilità di contenere tutta la felicità che Mary prova e dove il freddo non esiste, perché il calore del cuore supera le condizioni atmosferiche. Ma tutto questo nel momento in cui Matthew non c'è più sparisce e chi legge lo avverte con una nostalgia fortissima, con un dolore grande che sfuma in malinconia via via che ha la possibilità di comprendere quanto Mary si senta vuota dopo la morte del marito, fredda come la neve che le cade metaforicamente intorno anche se è primavera, anche se è circondata dal calore della sua famiglia e di suo figlio.
Secondo me hai davvero centrato il nucleo emotivo di Mary in quei mesi di buio che la serie non ci ha fatto vedere, riprendendo solo dagli ultimi momenti della sua depressione. Hai mostrato benissimo il suo dolore e lo hai trasmesso in modo diretto, anche quando hai usato immagini e metafore per veicolare il messaggio. Non le ho trovate come dei mezzi per indorare la pillola, diciamo così, ma anzi come qualcosa che ha reso, forse paradossalmente, ancora più crudo quello che stavi scrivendo. Davvero, una flash bellissima e piena di tristezza, ma che è riuscita con tutta sé stessa, grazie a te, a restituire il dramma della perdita a cui è andata incontro Mary dopo così poco tempo da quando aveva creduto di avere la felicità eterna stretta tra le dita - perché questo, in fondo, era il senso di quella promessa tra loro, essere felici insieme, ed è quello che è stato sottratto a tutti e due in un momento di eccitazione.
Non posso che concludere facendoti ancora tantissimi complimenti. Io vado a recuperare i pezzi del mio cuoricino, ma ti ringrazio tantissimo di aver scritto questo spaccato introspettivo: ne valeva davvero la pena.
Un bacione,

Menade Danzante