Recensioni di Gipsy Danger

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Recensione alla storia Il Tredicesimo Re - 06/10/18, ore 11:36
Capitolo 2: CAPITOLO 1 - Languidi onori portati dal tempo
Ciao Nirvana,

Eccomi finalmente anche da te. Ti ringrazio per aver atteso questa mia recensione con pazienza e spero mi perdonerai il ritardo, ho avuto un paio di intromissioni da parte del lavoro. E se c’è una cosa che detesto è dover interrompere la lettura delle storie e riprendere di punto in bianco lì da dove mi ero fermata… soprattutto quando si tratta di storie immersive e coinvolgenti come Il Tredicesimo Re. Anche in questo capitolo sei riuscita a farmi cadere dritta dentro la pagina, portandomi a Venasta: farmene strappare è stato decisamente un dispiacere. Senz’altro indugio, quindi, ecco la recensione ~

Prima di tutto: gli spazi. Molti autori di fantasy condividono la sfortunata tendenza a generalizzare parecchio con le mappe e i territori che fanno parte del loro mondo, o a limitarsi a cliché già visti. Picchi, montagne, fiumi che per qualche motivo non arrivano mai al mare, regni convenientemente piazzati in un angolo o nell’altro del continente e poi il Grande Ignoto a circondare il tutto. Troppo spesso la parte geografica del World Building viene lasciata al caso, motivo per cui sono stata felicissima di constatare che Il Tredicesimo Re si discosta dai generis. Dalle tue righe — che si tratti della descrizione iniziale del panorama dell’isola di Serinut o dei nomi caratteristici dei singoli luoghi importanti della città di Venasta - si evince una profonda dedizione nel curare la mappa del tuo mondo, cosa che contribuisce a creare un’atmosfera viva e tangibile, che buca la pagina per arrivare fino al lettore e fargli sperimentare la vita nell’aspra e fiera realtà di Venasta.  A tutto ciò si unisce un’attenzione particolare per elementi tipici, come il liquore, il gesto di rispetto dei Mataj in risposta al loro re, i riferimenti ad altri territori (come Velenia, che ha particolarmente catturato il mio interesse). La striscia di sabbia che spunta di lustro in lustro assume la sfumatura della Terra Incognita per i viaggiatori di altri tempi: un ignoto da cui spuntano minacce ricorrenti e inevitabili. Ed è importante, questo senso di pericolo che ne deriva, considerando come prosegue il tutto. Magnifico. Hai i miei più sinceri complimenti per aver costruito l’atmosfera con tanta cura.

Venendo ai personaggi. Vasia mi ha intrigata fin dal primo istante in cui la si vede sgattaiolare con il suo magro pasto su per il promontorio, alla ricerca di un po’ di respiro per trangugiare il suo pane. A differenza del fratello, mi è sembrata una ragazza abituata a tenere la testa bassa e procedere senza mancare ai suoi doveri, celando un animo tutt’altro che incline a piegarsi in maniera tanto servile. È capace di fare ciò che deve — una caratteristica niente affatto scontata in un ambiente rigido come quello di Venasta — figlia di un guerriero qual è. Si percepisce che il turbamento che porta Dareg a reagire così, aggrappandosi alla bottiglia e tentando in ogni modo di contrastare il volere dei suoi allenatori a scapito della propria sicurezza, reputazione e della stessa vita, in Vasia prende una forma diversa, più inflessibile, come una lama d’acciaio nascosta sotto le fattezze di un’umile serva. Forse è presto per definire se mi piaccia o meno, ma ora come ora mentirei se dicessi che non mi ha colpita, facendomi venire voglia di proseguire la lettura e capire cosa ne sarà della ragazza. Il che è esattamente ciò che un capitolo introduttivo dovrebbe suscitare nel lettore. Anche qui, dunque, complimenti <3

Arrivando infine allo stile, confermo l’impressione che mi hai dato la scorsa volta: dai il meglio di te nei dialoghi e nelle descrizioni, ma in alcuni punti la scrittura “inciampa” su termini che rompono un po’ il ritmo (mi riferisco ad esempio a quel Volitivo riferito a Dareg, che potrebbe essere tranquillamente sostituito con un “deciso” o “convinto”, giacché hai già puntualizzato la sua ribellione emergente. ). Non mi sento tuttavia di essere critica nei confronti di queste scelte lessicali perché, come detto nel prologo, ritengo che la tua scrittura sia maturata da quando hai postato questo capitolo, e so che stai affrontando il processo di revisione, dunque… anche se mi ci soffermassi, direi che sarebbero contestazioni destinate ad avere vita breve xD in ogni caso sono davvero piccolezze: il testo scorre bene e lascia al lettore la possibilità di lavorare di fantasia, tuffandosi nella storia per farsene rapire. In definitiva, un ottimo lavoro davvero.

Non vedo l’ora di proseguire la lettura <3 brava!

A rileggerci resto,

Kei
Recensione alla storia Il cavaliere senza nome - 11/09/18, ore 21:05
Capitolo 1: L uomo dagli occhi grigi
Ehilà, Elgul, eccomi di nuovo per l’iniziativa di scambio di recensioni del Giardino. E… sì, mi dispiace, è sempre bandierina bianca per me. Spero non me ne vorrai, ma proprio come per uberworld, anche per Il Cavaliere Senza Nome ho riscontrato una pioggia di refusi che mi hanno rallentato non poco la lettura. A partire dal titolo del primo capitolo, con quell’apostrofo mancante, che fa un po’ da “anticipazione” per il contenuto stesso del capitolo. Tralasciando il grassetto che ti è già stato segnalato, la storia gioverebbe di un font più ordinato e di un’accurata rilettura per scovare tutti gli accenti mandati, la punteggiatura che va per i fatti suoi e il resto degli apostrofi. Passando al contenuto, devo purtroppo accodarmi a chi ti ha già fatto notare che descrizioni particolarmente dense e dettagliate in apertura tendono a essere piuttosto “ a mitraglia”, ovvero sparate verso il lettore come se fossero nozioni che è tenuto a ricordare, creando poco senso d’immersione. Ti consiglierei di provare ad intercalarle gradualmente a dialoghi e narrazioni ed eventualmente a centellinarle: lascia al lettore la possibilità di volare con la fantasia e di “guadagnarsi” i dettagli poco a poco.

Alla prossima,
Kei
Recensione alla storia Il Tredicesimo Re - 02/09/18, ore 17:55
Capitolo 1: Prologo
Ciao Nirvana, come altri colleghi approdati da queste parti sono qui per la recensione che avevo promesso nel post di scambio libero del Giardino di EFP. Ti ringrazio per la pazienza e spero di non averti fatta aspettare troppo: come accennavo la vita di tutti i giorni si è messa un po’ in mezzo. Ho riletto il prologo de Il Tredicesimo Re almeno due o tre volte, ormai, apprezzandolo di più ad ogni occasione, ma volevo offrire un commento a mente fredda, dopo averlo assimilato per bene.

Prima di iniziare, volevo farti sapere che pur avendo adocchiato il titolo nella lunga lista di suggerimenti da te elencati, ho preferito dare uno sguardo alla serie completa. Dopotutto si tratta di una storia in corso d’opera, e nel giro di due anni possono cambiare molte cose, a cominciare dallo stile di scrittura. È evidente che c’è stato un percorso di maturazione, anche solo osservando questo prologo del 2016 e il primo capitolo di un lavoro più recente, come Il Campo di Eliotropi (da ottime basi, insomma, sei arrivata a picchi ancora più alti xD) e per questo motivo nella mia recensione non mi sono soffermata più di tanto sulla parte tecnica. Al di là dei complimenti (dovuti, perché il prologo di questa storia mi ha conquistata fin dalle prime battute e promette di essere una lettura estremamente promettente) dunque, non esplorerò in lungo e in largo il tuo modo di scrivere, dal momento che, riflettendosi su uno stile già sviluppatosi ulteriormente, sarebbe un commentario obsoleto. Preferisco concentrarmi sul contenuto, argomento decisamente più denso e che merita un’adeguata analisi. Spero che la decisione non sia sgradita — mi piace tenere in conto che la scrittura è qualcosa di estremamente fluido, in perenne cambiamento. 
Ma veniamo al dunque. 

Innanzitutto, mi complimento con te per la formattazione ordinata e pulita del capitolo. L’impaginazione ben fatta è un po’ una mia fissa, una deformazione professionale, me ne rendo conto, ma come spesso ripeto, credo che la cura nella parte grafica non faccia che stuzzicare ancora di più l’appetito del lettore, oltre che rendergli più facile e gradevole la lettura. Inoltre è indice della dedizione dell’autore verso la propria storia, e nel caso de Il Tredicesimo Re, l’ordine meticoloso e l’assenza di refusi non fanno che amplificare la sensazione che questo testo sia speciale per te (se sbaglio correggimi pure xD so che per ogni autore le storie sono delle creature vive, che si fanno amare e odiare spesso e volentieri, ma questa è particolare. Forse è solo un’impressione mia). Insomma, brownie points a te per aver avuto un occhio di riguardo anche alla parte puramente visiva.

Passando al contenuto, devo dire che sono rimasta colpita dalla sicurezza che trapela dalla narrazione di questo prologo, con questa morte annunciata che apre le danze della trama. Non è raro — almeno in un fantasy — che il lettore venga accolto da una serie di nomi e termini specifici, che talvolta rimangono a “fluttuare” davanti ai suoi occhi senza acquisire sostanza; in questo prologo si percepiscono le profonde radici di ogni singola carica, parola, invocazione ad una divinità. I Mataj, il Bizar, la cui testa è così inevitabilmente necessaria alla venuta del nuovo re, Meg, i Mattatoi. Dipingi l’anticamera di un mondo complesso e realistico, che sembra pronto a balzare fuori dalle pagine per afferrare il lettore e trascinarlo dentro con sé, a testimoniare in prima persona allo spirare del Re, al suo cinismo nel dichiararsi ben consapevole della competizione e del malanimo tra i dodici, all’atmosfera dura di Venasta. Prennunci un world-building ben fatto e approfondito, che viene ulteriormente arricchito dalle metafore di cui abbondano le descrizioni. Ecco, il tuo stile fa prendere vita alle figure, alle ombre, alle sale, alle serve che sgattaiolano via, turbate dall’ultimo desiderio di Angusa, fino a giungere alla venuta di Meg, che sussurra inesorabile e lenta tra i corridoi e giunge infine a reclamare la vita del sovrano. L’intera scena è un trionfo della morte e di una vividezza davvero ammirabile, che mi fa guardare con grande aspettativa ai prossimi capitoli della storia. 

Ho enormemente apprezzato la figura del Re, dodicesimo sovrano e circondato dal medesimo numero di pretendenti, così spietato e duro perfino davanti alla sua fine imminente, principalmente perché l’ho trovato il vessillo perfetto per rendere conto al lettore di che tipo di regno si allunghi al di là della Casa di Venasta. Un sovrano, dopotutto, è prima di tutto simbolo del suo regno: tanto più feroce il suo sprezzo per la morte e l’attaccamento al pugno di ferro da guerriero, tanto più severo sarà il dominio che egli lascia sotto gli occhi di Sereg, appollaiato alla finestra, testimone della partenza dei Mataj e dell’ultimo, esile soffio della fiammella della vita. Non sarà una storia leggera, questo mormora la morte del Re, e questo decesso non sarà l’unico, né l’ultimo. Se tanto mi dà tanto, mi aspetto una storia a tinte fosche come i mantelli color sangue dei dodici spariti nella notte, e non vedo l’ora di immergermi ancora più a fondo nella cupa Venasta e nel suo turbolento presente. In attesa di proseguire la lettura, Il Tredicesimo Re va dritta tra le mie storie seguite.

A rileggerci presto, e ancora complimenti!

Kei