Recensioni di Nirvana_04

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Sospiri di cenere - 11/03/20, ore 19:57
Capitolo 1: Sospiri di cenere
Ciao!
Manco da così tanto tempo da EFP che mi ha sconvolto vedere la data di pubblicazione di questa one-shot. Me la sono persa! Tanto che ho dovuto capire – ciò messo solo mezzo secondo, giuro – a che punto della storia ti fossi riallacciata.
Ma ci credi che il taglio che le hai dato, il collegamento tra le parole di Anna a Gilbert in treno, il dolore che ancora è impresso nei miei occhi scolpito sulla faccia di lui nell’udirle, il suo bisogno di Anna, il modo in cui la stringe poco fuori la porta di casa, la forza che trae da lei… mi ha dato i brividi? Sei riuscita a farmi vedere l’intreccio tra le puntate in una nuova, stupenda, struggente ottica.
La shot è bella, davvero bella.
Come sempre l’introspezione è pura poesia, il modo in cui poi hai dato vita ai pensieri di Gilbert facendoli scorrere all’interno della puntata, come se serie e shot si fondessero, mentre le immagini di quell’abbraccio mi scorrono davanti, in testa risuonano le tue parole, la voce che hai dato ai pensieri di Gilbert. Mi piace il modo in cui hai reso convulso il “ti amo”, declinato in più modi, ripetuto più volte senza freno. Mi piace soprattutto la complessità che hai reso nella mente e nelle percezioni di Gilbert, il modo in cui perdita, dolore e bellezza si fondono. È talmente realistico il fatto che in un momento in cui stai per perdere l’ennesima persona a te cara, quasi non voluto, quasi scomodo e vergognoso, infido, si insinua quella voglia di vita, quel desiderio che è carne ed egoismo insieme.
Sopratutto però la bellissima espressione “Ha riallacciato le tue ossa con radici e petali”, senza nulla togliere all’altra stupenda immagine “Ha riempito il tuo petto, ormai tramutatosi in un pozzo freddo e oscuro, posando il suo cuore sulle tue costole aperte e cigolanti” mi hanno fatto lucere gli occhi. La prima è un chiaro richiamo al legame idilliaco e romantico che Anna ha con la natura, rievoca il suo personaggio con la sua caratteristica più pura, (che per Glbert diventa crudeltà ingenua e spietata); mentre la seconda illustra la sua generosità, secondo me, il modo completo che ha di darsi. Vera arte, complimenti!
Come sempre sai che io rompo, però.
Quindi, veniamo alla mia pedanteria. Ho percepito il testo come un unico blocco. Di solito sei davvero brava a creare delle pause ad effetto nel testo, stavolta però non capisco perché hai creato un unico blocco. Il tutto mi è parso troppo veloce, troppo frettoloso. Visivamente confuso.
Per esempio, le frasi a cui seguono “Io non ho bisogno di te” lei avrei messe ognuna a capo per conto suo, per scandire il ritmo, per farle diventare ognuna una singola pugnalata agli occhi di chi legge. E poi metterei un punto e a capo prima di “Un nuovo dolore atroce…” per far capire il cambiamento di scena, di prospettiva, dal treno a di nuovo alla casa con Mary malata dentro.
Un’altra cosa che mi ha perplesso è l’uso smodato degli aggettivi. Alcuni li ripeti spesso, ma nell’insieme sono comunque tanti secondo me, e appesantiscono la lettura.
Sono gli unici due appunti che mi sento di dover fare, per il resto, ripeto, è pura poesia. Al di là della resa, al di là di pregi e difetti, mi ha sconvolto il modo in cui hai saputo renderli vivi, tridimensionali, ma soprattutto canon. Mi ha sconvolto il modo in cui mi hai ricatapultato all’interno della serie. Mi ha sconvolto la verità che trasuda in quelle parole che descrivono Anna: lei è indipendente, è forte, ed è capace di bastarsi da sola, è pronta, lo ripete da tre stagioni. Mi ha sconvolto soprattutto come sei stata capace di rievocarmi, manco fosse stato uno spirito, il volto di Gilbert (dello splendido attore che gli dà il volto) davanti ai miei occhi, le sue espressione da capogiro. Cavolo, le sue espressioni! Le ho avute tutte che mi passavano davanti, una dopo l’altra in fila ordinata, e ancora una volta mi hanno tolto il fiato. Wow! Giuro, le conosco a memoria e c’erano tutte, TUTTE in questa shot. Grazie.
Per finire, rispondo sì, una shot sull’amicizia di Anna e Cole è cosa buona e giusta e ben gradita ^-^
A presto!
Recensione alla storia Insetti - 23/07/19, ore 20:04
Capitolo 1: Insetti
Ciao!
Questa è la prima recensione che lascio dopo tantissimo tempo e, davvero, sono fuori allenamento. Perdonami se sarà meno curata delle altre.
Allora, io non ho ancora visto la serie (se non vogliamo contare quei sofferti dieci minuti della prima puntata, visti in un'ora perché avevo la connessione lenta, poi ho gettato la spugna) quindi volevo aspettare per leggerla, ma se aspettiamo che io veda la serie rischiamo di diventare vecchi. So...
Come sempre il tuo stile è tagliente al livello emotivo, seppure (anzi, forse è proprio per questo) rispetto alla tua prima storia (ne ricordo una sul castello errante...) la narrazione è molto più semplice, si avvale di costrutti più lineare e meno vari, rimanendo comunque densa di metafore e immagini potenti. Nonostante la forte presenza di quest'ultimo elemento, però, io non l'ho trovato fastidioso o pesante. Certo, alcune immagini le ho trovate più fluide di altre, ma nell'insieme funzionano. Ti dirò di più: ci sono state alcune immagini che ho letteralmente adorato, e si trovano maggiormente all'inizio. La mia preferita è quello del nome di Anna e dello specchio. Ottima anche il riferimento a Beatrice e Dante e al paradiso. Credo che questo renda più evidente quello di cui parlavamo l'altra volta, ovvero la donna angelo, (che poi di donna angelo propriamente non si tratta) con un Gilbert però che fa discendere tutto il concetto di spiritualità nella carne, mistificando e totalizzando i suoi sentimenti ma anche i suoi desideri carnali, che comunque mai si staccano da quelli emotivi. Il desiderio di Gilbert si muove di pari passo con il suo amore per Anna, quindi l'aspetto carnale non è altro che l'evoluzione di quell'attrazione empatica, emotiva.
Ho notato anche l'uso frequente della congiunzione a inizio frase. Di solito è meglio evitarne l'uso prolungato, perché è un effetto stilistico che sovverte le regole grammaticali, quindi è sempre meglio non abusarne. Quello che invece ho trovato molto bello sono state le parentetiche, ovvero quando inserisci il dialogo tra trattini, quasi a spezzare la frase, a rimarcare un concetto, a estremizzarlo, perché le ho trovate perfette per enfatizzare e rendere empatica la profondità dell'amore/agonia di Gilbert. Mi è piaciuto l'effetto "eco" del termine "lei".
Bellissimo anche questo passaggio: "Ti ricordi, e il dolore ancora ti scava voragini nel cuore, che Anna non ha pietà.
Ti ricordi, e adesso hai un buco nel petto, che Anna non ha cuore per te e che Anna non ti ama."
Insomma, non avessi davanti il tuo nome, riconoscerei comunque il tuo stile.

Passando ai personaggi, devi sapere che io ho visto il cartone animato (o anime, che dir si voglia) e ho sempre considerato emblematico il parlare così enfatizzato e ricercato di Anna, la sua immaginazione nel cercare nella natura e nella bellezza amena metafore di vita, di simboli. Sono quindi felice di averli ritrovati siano nel parlato del tuo personaggio sia nella narrazione, perché l'ha resa canon persino ai miei occhi.
L'effetto che ho più adorato però è stato quello di non descrivere fino in fondo l'ambiente intorno ai personaggi. Tant'è che il sole caldo ti fa pensare a un giorno d'estate, mentre è quando Gilbert ritorna alla realtà che si scopre che è già autunno. Questa rivelazione poi segue perfettamente lo stato d'animo del personaggio, quindi diventa ancora più bella e significativa. Menzione a parte va fatta alla storia dentro la storia, sulla bambina che è talmente buona da mangiare i cuori degli uomini per nono farli soffrire; e di conseguenza il contrasto con il sentimento romantico voluto e provato da Anna.
Non ho invece subito afferrato il significato del titolo (di per sé non attira in effetti, piccolo appunto), fino a quando non ho raggiunto la fine. Letta tutta la storia mi è piaciuto (peccato solo che non attiri a leggere, ecco) perché racchiude le sensazioni protagoniste dei personaggi, quelle metafore che inseguono tutti e due alla fine: lui che si sente un insetto schiacciato, di poco conto; lei che sente le farfalle nello stomaco, questi piccoli insetti che uniti possono scombussolare e avere la forza di un ciclone.
Hai racchiuso perfettamente l'anima romantica/triste/tragica di Anna, a partire dalla scelta della stagione, dell'accoppiamento Gilbert/autunno, delle farfalle in quanto belle e fragili, degli insetti (che molti potrebbero guardare con disgusto, ma che sicuramente Anna apprezza perché parti di una natura perfetta, in quanto esseri viventi anche loro, e questo non fa che enfatizzare la natura pura e innocente di Anna e di Gilbert, ma in generale del periodo in cui i due personaggi si muovono, così distante dai nostri giorni).
L'uso della seconda persona è serva del genere e del personaggio, perfetta per assecondare le emozioni di Gilbert e coinvolgere il lettore. Gilbert è INNAMORATO. Non c'è altro modo per definirlo. E' completamente succube di Anna, un'Anna che è messa un po' in secondo piano, mi è sembrata sempre distante, forse perché è tutto filtrato dal punto di vista di lui. Inutile dire che il personaggio mi ha travolto, e che ho sofferto insieme a lui le pene dell'amore. Sono emozioni che sono così distanti dalla realtà odierna da apparire esagerare, troppo estreme e totalizzanti, soprattutto se la possessione e il desiderio provato da Gilbert risulta sempre così puro (non diventa mai controllo su di lei o violenza, in questo senso). Eppure io ho percepito anche il turbamento adolescenziale, la frenesia di questo matrimonio tra giovani innamorati, nel fiore della vita, travolti dalla bellezza di un sentimento che condividono.
C'è poco altro da aggiungere. Questo amore totalizzante è un elemento imprescindibile dai tuoi scritti, sembra quasi appiattirli a un certo punto, rendere la loro caratterizzazione tutta uguale; ma non è così. Il tema è lo stesso, ma il modo di affrontarlo varia leggermente (seppure ti consiglio di stare attenta, per evitare l'omologazione tra i personaggi). Per esempio, di Gilbert si percepisce la sua natura gentile, il suo spirito di sacrificio e la purezza e l'altruismo con cui affronta la vita, insieme persino alla sua capacità di resistere e sopportare le difficoltà della vita (bellissimo che sia lui a voler farsi carico del dolore di Anna, lasciando a lei le gioie). Si percepisce il suo lato responsabile, maturo che perfettamente lo rappresentano.
La storia è davvero bella, Cress. Complimenti. E scusa se c'è un po' di confusione nei miei pensieri, ho scritto la recensione a braccio, più del solitoXD
A presto!


P.s. Avevo dimenticato!
Ho trovato due refusi (non sarei io, altrimentiXD):
e subito dopo hai consacrata a lei tutta la tua vita. -> consacrato
“Ma amare è un dono e i doni non devono mai essere disprezzati, Gilbert.”
Ti risponde, mentre le sue ciocche rosse cascano giù verso le tue ciglia frementi e la tua fronte corrucciata. -> "ti" va in minuscolo e riportato accanto alla frase di dialogo, ovviamente senza il punto dopo "Gilbert".
Da qualche parte, c'è anche una frase, con il verbo esistere, che non mi convinceva come costrutto, ma non ricordo più dove.
(Recensione modificata il 23/07/2019 - 08:10 pm)
Recensione alla storia La valle delle farfalle - 09/05/19, ore 16:25
Capitolo 1: La valle delle farfalle
Recensione Premio per il contest "La magia delle parole - II Edizione"

Ciao!
Mi dispiace averti fatto aspettare (a tutti voi partecipanti) fino agli ultimi giorni. Dopo tutti questi mesi non ho ancora potuto iniziare questa serie, ma ho comunque voluto leggere questa os, perché ricordo bene l'anime e questa coppia mi piace molto. Spero che la mia lacuna della serie non mini alla completezza della recensione.
Inizio col dirti che mi è piaciuta la fine, strettamente collegata al titolo che già di per sé, senza il dettaglio sull'isola e quindi il parallelismo tra le farfalle e Anna e Gilbert che tornano in quel loro posto segreto perché destinati a stare insieme, sapeva donare alla os un'affinità di leggerezza e romanticismo. Forse per via del simbolismo delle farfalle nella cultura giapponese, o perché sono da sempre il sinonimo dell'innamoramento giovanile, di quella sensazione nello stomaco che fa male e ti chiude la gola. Insomma, il titolo, anche nella sua sfumatura più semplice e immediata, l'ho trovato perfetto e calzante per aprire il passo a una storia densa di sentimento, timidezza, e innocente genuinità di cuore. Dopo di che, il riferimento/analogia con la valle delle farfalle rende il tutto più profondo e romantico, più concreto e maturo se così vogliamo dire, perché se le farfalle nello stomaco sono un'immagine quasi infantile, il senso di destino e imperituro amore che invece simboleggia la valle delle farfalle arricchisce la giovinezza di questi due personaggi con un'immagine proveniente dal futuro, la certezza che anche dopo anni quel luogo avrà lo stesso candore e sarà impregnato dello stesso genuino e profondo amore che i due condividono.

Come sempre, cerco di dare il mio piccolo consiglio anche per l'aspetto più tecnico.
Lei avrebbe frequentato una scuola femminile della Pennsylvania, in effetti il migliore che ci fosse in tutto il continente -> Tecnicamente "il migliore" fa riferimento a "scuola" della principale, e quindi dovrebbe essere al femminile. Capisco che forse l'intento era quello di collegarlo a "college", ma c'è un cambio di genere che mi stona.

Questi però lo degnò appena di un’occhiata mentre uno sbuffo riempì il silenzio, sembrava avergli dato dell’idiota eppure ancora non aveva parlato. -> Questo è un ricordo presentato con il trapassato prossimo, mentre in questa frase il verbo cambia rispetto agli altri con cui è abbinato. E anche in seguito, abbandoni il trapassato prossimo e usi il passato remoto. Secondo me, dovresti portare tutti i tempi al trapassato, fino a quando il ricordo non si è esaurito.
e a intanto a perdersi -> una "a" di tropppo
Sentire il suo calore era una meraviglioso -> "una" di troppo
il balia dell’oscurità -> in balia

Ho apprezzato l'essenzialità della punteggiatura. Soprattutto in alcuni passaggi, dove hai omesso le virgole e abbondato con le "e" congiunzioni. Secondo me, hanno dato un ritmo genuino, semplice, veloce del parlato di Anna, di chi si perde in ciò che dice e ci perde anche il cuore.
Più in generale, ho trovato lo stile adottato in questa storia diverso da quello a cui mi hai abituato. E' semplice, con un'esposizione introspettiva sempre presente ma meno marcata a livello emotivo. Solitamente porti il lettore a essere avvinghiato dalle tue parole, a perdersi nel fitto complesso di sentimenti dei personaggi. Stavolta, vuoi forse complice personaggi giovani e più genuini, ho trovato l'introspezione meno profonda, ha scavato meno nel cuore dei personaggi. Ho trovato che ti sei soffermata invece molto di più sul paesaggio e sul contesto, dando spazio anche a eventi di contorno che hanno dominato per tutta la prima parte. Ecco, forse questo è un aspetto che mi è piaciuto un po' meno. Tre dei paragrafi centrali vengono introdotti con un commento sul paesaggio che a me è parso un po' ripetitivo, mentre il focus della storia, ovvero Anna e Gilbert, è stato emarginato nel finale. Quest'ultimo punto è un espediente che può anche starci e che a me piace, ovvero focalizzarti più sull'indecisione di Gilbert, sul suo ripensare ed esitare, e quindi sull'attesa e l'inseguimento della scena principale, ma come ti dicevo prima l'introspezione è meno marcata del solito e questo ha reso la prima parte più lenta e meno coinvolgente.
Anche il lessico è meno vario del solito, ma questa è una scelta che sicuramente hai preso con cognizione di causa, e che io credo si adatti bene al tipo di storia che hai voluto creare.
Nella seconda parte, invece, si sente di più il tuo senso dell'empatia, torna la volontà di sviscerare con gli occhi e con la mente i personaggi, di farli danzare davanti agli occhi del lettore. resta tutto improntato su una struttura semplice, che in questo caso dona leggerezza e innocenza a un incontro e a una confessione che abbonda di spontaneità e, non so dirlo meglio al momento, delle sfacciataggine di chi guarda la vita con occhi limpidi, senza pensieri torbidi o influenze esterne. Ed è così che io immagino Anna, nonostante le brutture vissute, le angherie e i pregiudizi che ha dovuto combattere: una persona che non si è lasciata macchiare da tutto ciò, che conserva quella fantasia innata che rende i bambini puri e sconvolgenti allo stesso tempo.

E, infine, i personaggi, dove secondo me hai fatto il lavoro migliore. Innanzitutto mi piace la contrapposizione delle due materie che i due seguiranno: medicina lui, letteratura lei. Lui pratico, operoso, più concreto a suo modo eppure affascinato e pieno di bontà; lei sognatrice, determinata, sicura eppure tanto fragile e imprevedibile.
Questa contrapposizione viene maggiormente rimarcata dai due modi differenti con cui entrambi si approcciano allo stesso obiettivo, quasi fossero in sintonia senza saperlo (o per meglio dire, lui rifiuta di crederci, mentre lei lo trova scontato, ovvio, una verità che è inutile confermare a parole, tanto che quando parla e dice di amarlo sembra riprendere un discorso iniziato da tempo): lui indeciso fino all'ultimo, incapace di decidersi a mettere in atto ciò che si era ripromesso di fare, e lei già avanti, proiettata sul loro futuro insieme, spontanea e diretta.
Il particolare che poi ho adorato per la tenerezza è il fatto che i primi baci che si scambiano siano romantici e timidi, ma allo stesso tempo spontanei e pieni d'amore: baciano le mani, galanti tutti e due, immersi perfettamente in questa natura che è la casa del loro amore, del loro essere innocente e puro. Quando alla fine la bacia, Gilbert esulta come un bambino, sconvolto e allo stesso tempo finalmente in pace con se stesso.
Adesso ho ancora più voglia di vedere la serie.
A presto!