Be', siccome dovrei studiare qualcosa come sei o sette libri e gli esami si avvicinano, giustamente, sono qui a recensire.
Vorrà dire che se non li supererò, mia cara, ne risponderai tu direttamente. Detto ciò, chiudiamo queste spassionate frivolezze e veniamo a noi.
Premessa: non credevo l'avresti mai pubblicata. Per il rating, per il contenuto e per tutto ciò che vi è di tuo, no, non credevo l'avresti fatto. Mi hai spiazzata piacevolmente, ecco.
Inutile dirti quanto abbia apprezzato anche questa tua creaturina che tu insulti definendola "non-storia". Perché, se ci pensi, è un po' la storia di ognuno di noi, o meglio, un classico episodio che potrebbe capitare.
I personaggi, essendo originali, non mi danno modo di sbilanciarmi troppo: Daniele è il classico ragazzo silenzioso a cui piace osservare ed analizzare; Giorgia è la classica tipa estroversa e impertinente, ma, in fondo, romantica e sensibile.
E a legarli c'è il filo conduttore che si chiama Shakespeare, un classico probabilmente ma che in questa storia ha saputo trovare una buona posizione e una buona valorizzazione.
Ovviamente, non è l'unico filo che li lega; non scordiamo quello del destino che, in quanto spesso imprevedibile e un po' stronzo, diciamocelo, ha fatto che sì che una storia che pareva avere un buon futuro e tante belle prospettive finisse stroncata sull'asfalto di una strada.
La morte di Giorgia un po' non ci se l'aspetta; dall'ultimo spezzone il lettore pensa a lei come ad una ragazza dalla botta e via, una ragazza superficiale, frivola, scontata. E invece, il colpo di scena; l'incidente di lei che si svolge di pari passo con la frustrazione di Daniele e con il suo averci davvero creduto.
Un finale relativamente aperto, che lascia al lettore un bel po' di domande: e se Giorgia non fosse morta? Come e perché è capitato quell'incidente? Quale è stata la reazione di Daniele alla notizia? Cosa è successo dopo?
Insomma, un finale che si incastra benissimo con la storia ma che, al di fuori di essa, lascia un po' l'amaro in bocca.
Ma chissà, magari se questi due personaggi così nebulosi dovessero tornare a farti visita, potresti rispondere a qualcuno di questi interrogativi.
Stilisticamente è diversa, c'è poco da fare. Un conto è trattare di James e Lily, un altro è avere a che fare con personaggi tutti tuoi, che si muovono in base ai tuoi personali canoni e non su quelli scritti da altri. Lo stile, allora, l'ho trovato frammentario, spezzato, quasi come se fosse importante fornire al lettore brevi proposizioni volte a spiegare ciò che accade, uno stile che colpisce dritto al punto senza giri di parole. In virtù di ciò, credo, è spiegata l'assenza di descrizioni, se non quando è fortemente necessario. Però mi è piaciuto, lo sai. Mi piace questo tipo di stile duro, diretto, a volte brusco, che un po' accelera per poi frenare improvvisamente per prendersi una pausa.
Insomma, cos'altro devo dirti? Credo che il mio apprezzamento sia tangibile in queste righe, tutto tangibile.
E adesso, ma cher, mi devo davvero congedare e magari iniziare un nuovo capitolo di Sociologia, che è proprio il caso. Nel frattempo, incassa i miei migliori complimenti perché ancora una volta hai dato prova di grande abilità e talento, per quanto tu non lo ammetti (secondo me lo fai di proposito :P).
A stasera, sperando di beccarti su Facebook.
Con tanto affetto e tanta ammirazione,
la tua Honeybee. |