Chii si chiede cosa ci facciano lei e le sue mani (che notoriamente se ne vanno da tutt’altra parte mentre scrive XD) davanti a quel computer e quella storia, con tutte le cose che si ritrova da fare in casa. Ma si da anche la risposta: ieri non ho fatto in tempo ad essere la prima? Amen, recensisco lo stesso! XD
…certo che io sono fuori di testa…
Questo inizio è semplicemente meraviglioso. Ci catapulti direttamente nella storia senza preamboli. Ci fai sentire come Remus che viene portato via dal suo ‘lavoro’ a viva forza da un Sirius infantile al massimo che sembra fregarsene altamente delle pulizie. Sembra, perché in realtà è che vuole solo Remus per ripulire quelle ‘canfrusaglie’.
La descrizione della camera ‘fuori posto’ in quella casa dove, appunto, ‘è l’ostentazione a farla da padrone’ mi è piacuota tantissimo. Quella è, credo, la stanza di Sirius, quella dove c’era solo lui. Dove lui poteva dimostrare di essere diverso dalla sua famiglia, dove era solo se stesso e non necessitava di mostrarsi superiore a chiunque. Quella stanza è lo specchio di Sirius.
E poi Sirius… ecco il vero Sirius, quello appena uscito da Azkaban, quello che sembra sempre avere lo sguardo folle. Sirius che sembra il prigioniero invece del carceriere. Poi il particolare dei denti aguzzi mi è piaciuto tantissimo *.* dovrebbe essere Remus la bestia oscura, ma invece sembra che Azkaban abbia trasformato Sirius in tale! Molto bello è anche il suo modo esaltato di rivelare lo scopo di quel ‘rapimento’. Il suo sorriso storto per dire che vuole buttare via la ‘robaccia’ che, credo, siano tutti i suoi ricordi.
E Remus… lui che vorrebbe essere calmo ed educato come sempre, che vorrebbe applicare anche con Sirius la sua ipocrisia e il suo sorriso di convenienza. Vorrebbe, ma vede davanti a sé Sirius adulto e non un ragazzino anche se il suo comportamento lo contraddiceva. Sa che se non interviene può passare il resto no della giornata, ma della vita ad aspettare perché, appunto, Sirius non ha altro da fare. Lui è confinato in quella stupida casa, può prendersi tutto il tempo del mondo, di certo non gli sfugge (illuso! Row ha già deciso che di tempo non ne avrei, che finirai al di là di un idiotissimo velo, goditi il tuo tempo anche se in quella prigione!), ma Remus non può, ha le sue missioni supersegrete da svolgere. Questo lo spinge a chiedere. Quello lo spinge a riceve la risposta che lo condurrà nel passato, ad un ricordo preciso.
Come ti ho già detto il modo di collegare il presente e il passato riproducendo l’esatta scena mi è piaciuto tantissimo. Sembrava quasi che fossi io Remus, che all’improvviso il Sirius adulto e folle, imprigionato ed immobile si trasformasse nel bambino isterico che svuota con rabbia il baule da tutti quegli oggetti che lo collegano alla sua famiglia. Era vivido, come tutta la descrizione che segue.
Tutta la scena si svolge il primo anno di scuola, suppongo, me lo dice il frenetico liberarsi delle cose di famiglia di Sirius, deve essere stato smistato da poco tra i griffondoro e, visto che ha altamente disonorato la mobilissima e antichissima casata dei Black, se ne frega altamente e butta tutto quello che lo lega alla sua famiglia. Il tutto viene fatto come un rituale. Sirius che canticchia (stonato, e questo mi ha fatto un certo effetto, non so perché, ma mi ha dato una fitta alle viscere… no, non devo andare al bagno! XD), che si dondola avanti e in dietro e getta gli oggetti alle sue spalle. Ma sono sicura che prima di gettarli li ha soppesati proprio come il mantello. E il bello è che l’ha fatto con allegria, felice di liberarsi dei suoi legami, è un uccello libero Sirius, guai a mettergli il collare! La sua gioia (che descrivi benissimo, mi picae troppo la descrizione delle guance arrossate, gli occhi febbrili che vengono presi per un’espressione ebete da Remus, è troppo bella, troppo vivida), un po’ sadomasochista lasciamelo dire, lo si fede anche quando risponde a Remus. Cosa sta facendo? Niente di più semplice: butta la spazzatura, o meglio, quella che per lui è spazzatura. Per lui sarebbe mille volte meglio un mantello rattoppato regalatogli da, che so, Andromeda, piuttosto che il lussuoso mantello presogli certamente da Walburga che lo vedeva già tra i serpeverde, per quanto ‘odiasse’ Sirius sono certa che sperava che sarebbe andato tra i serpeverde, che portasse comunque onore alla sua famiglia, perché, come può un Black disonorare di sua volontà la sua famiglia, il suo mondo?
Poi il resto della scena. Sempre Sirius il protagonista, lui che preferisce chiudere la discussione con Remus, che continua a gettare con ‘disperazione e rabbia’ tutti gli oggetti che trova, ma che poi, all’improvviso, si fa dolce e amorevole, che srotola con cura i calzini. Per lo specchietto. L’unico oggetto che vuole tenere, che lo intenerisce quasi. Orribile, come lo definisce Remus, ma è quello che lui si tiene in tasca, che terrà anche se lo continuerà a collegare alla sua famiglia. Per quanto voglia la libertà e rinneghi la famiglia tiene quell’unico oggetto come legame, come un piccolo filo che lo continua a tenere unito ai Black. Tenero, ma anche quasi patetico. Però si riprende facendo svanire la tenerezza, ma non del tutto: è mogio quando risponde di no a Remus. Quello non lo butta via.
Ora Remus! Adoro questo Remus, adoro come tu lo descrivi, perché è ragazzo e non ragazza (mi pare d’averti già detto che non sopporto le Remus ragazzine, perché sembra sempre descritto così sia in coppia con Sirius o con chiunque altro... madonna quanto m’arrabbio quando succede!).
Il primo pensiero di Remus è quanto sia irritante il ragazzino folle che getta per la stanza i suoi averi. Non gi importa realmente di quello che fa, per lui Sirius è un idiota e basta, che faccia quello che vuole, non gli interessa. A lui basta andarsene a dormire. Non lo cagherebbe nemmeno se non gli impedisse di riposarsi. Non è egoista Remus, è solo realista. Non conosce quel bambino, non gliene può fregare di meno se è folle (basta che non provi ad ucciderlo nel sonno, ovvio), gli da solo fastidio.
Troppo bella e realistica la descrizione della stato d’animo di Remus. Lui teme l’uomo e non il lupo. È l’uomo che crea problemi, che vuole graffiare quando sorge la luna piena, è l’uomo quello che soffre per la situazione. Come sempre è l’essere umano a creare problemi, le bestie vivono e basta. Quanto è vero. Se solo ripenso a quelle volte che ho invidiato la mia gatta mi viene da sorridere, un sorriso amaro però… simile a quello che ha Remus. Elucubrazioni dettate dalla stanchezza dice lui, cazzate. Lui le pensa davvero, le teme davvero. Inutile che menta a se stesso. Ma lo farà, o se lo farà!
‘Perché nessuno vedesse l’uomo che si dibatteva annaspando dietro il licantropo.’ Questa è la frase che riassume il tutto. I suoi timori e le sue preoccupazioni. Una frase che trovo perfetta. Undici parole che descrivo perfettamente come si descrive Remus. Perché lui è sporco dentro, ma più volte ho pensato che si riferisse al suo essere umano e non alla bestia. Complicato Remus, come sempre, ma è per questo che mi piace tanto. Lo puoi vedere sotto mille aspetti diversi, e tutti possono essere veri.
Ma torniamo alla storia. Remus stanco morto, ma troppo orgoglioso e spaventato da se stesso per ammetterlo è deluso di trovare Sirius in camera. Deluso che i pochi passi che lo separano dal suo letto siano impediti da tutti gli oggetti che quel folle ha scaraventato per la stanza. La sua reazione è più che normale. La sua domanda ‘acida’ è la più corretta, ma anche la più semplice da aggirare dato che non può rivelare il perché lui può saltare le lezioni. Ma gli da comunque fastidio la risposta di Sirius, non tanto perché gli tiene testa, quanto perché lui non sobbalza alla sua domanda, perché sapeva che Remus era lì ma lo ignorava. E qui vediamo il licantropo combattuto. Ringrazio che non abbia provato ad ammazzare Sirius, ma sarei stata curiosa di vedere la scena. Temo però che ne sarei stata insoddisfatto: in fin dei conti Remus è ancora debole, ha fatto una fatica della malora per arrivare fin là, non credo sarebbe in grado di sostenere una lotta e vincerla.
E così, per evitare spiacevoli situazioni, cambia discorso. Non che il cambiamento sia radicale, ma almeno sposta il discorso da lui a Sirius, così da allontanarlo almeno un poco dal ‘problema’. Un botta e risposta che lascia Remus senza parole. Non tanto perché lo invidia, giustamente a prima vista non può far altro che definirlo ‘Piccolo, sporco, patetico figlio di papà.’ E sinceramente lo capisco. Non può nemmeno immaginare quello che passa per la mente a Sirius mentre si libera delle catene che per l’occasione prendono l’aspetto di splendidi averi, la sua reazione è più che comprensibile. Reazione che l’ha portato a riflettere su se stesso. È povero ma non gli interessa, gli importa solo dei suoi. Sembra quasi che si dia la colpa di quello che è successo. Sono poveri per causa sua. Lui si sforza ad essere il figlio perfetto ma non viene amato perché è licantropo, per causa sua. Quasi che l’avesse deciso lui di diventare un licantropo!
Poi la scena del mantello. Mi credi se ti dico che mi sembrava d’essere io quella che calpestava il mantello con gusto solo per vedere la reazione di Sirius. Solo per dimostrare a quel bambino viziato che ci teneva a quelle cose anche se le buttava via. Ma la delusione per la reazione di Sirius dev’essere stata incredibile. Delusione prontamente mascherata dall’offesa subita. Remus è orgoglioso, non accetterebbe mai la carità degli altri, mai. Per quanto possa essere messo male non lo farebbe mai. Suona banale, ma è da Remus questo comportamento.
Comunque anche questa volta il discorso cade nel vuoto. Remus afferma appunto che potrebbe andarsene in Sala Comune a stendersi ma non lo fa. È ipnotizzato da Sirius, dalla sua follia. Forse però è solo la stanchezza ad impedirgli di muoversi e a fargli assistere al resto della scena, a Sirius che trova lo specchietto, che tiene come ‘fosse fatto d’ali di farfalla’. È il comportamento bizzarro che colpisce Sirius quando trova quell’insignificate specchietto che fa quasi scoprire Remus. Fa mostra dei canini troppo aguzzi per prenderlo in giro sarcastico. Ma anche quello non gli da soddisfazione: Sirius è mogio nel rispondergli, non ha accolto nessuna delle sue provocazioni, povero Remus dev’essere così frustrato! XDD
Accidenti, t’ho scritto un poema! XDD
Vabbè, ti solito ti piacciono i miei temini, quindi spero questo non faccia eccezione, è venuto così solo perché ieri notte non ho potuto dirti tutto quello che ne pensavo.
Che altro posso aggiungere? Beh, che ti faccio i miei complimenti, perché le tue storie sono tutte meravigliose, non c’è che dire, sei veramente brava sempre, e la cura con cui scrivi e ci metti l’anima nelle tue storie è ammirevole.
Un grande bacio e un abbraccio.
Chii
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