Credo andrò molto contro-corrente.
Ciò che ti sto scrivendo in questa recensione è diverso rispetto a ciò che ti hanno scritto gli altri.
E' giusto ciò ti hanno detto gli altri.
Capiscono Elisa ma lei deve cercare di non chiudere quella porta, di non tagliare completamente il legame con il padre, e roba varia. Sono tante belle parole che però rimangono tali, perché come non puoi comandare al cuore di non amare di una persona, di non volergli bene, ancor più non puoi comandargli di amarla, di avere fiducia in lei.
Di sicuro la situazione che si è creata non è colpa di Elisa, né della sua malattia.
Questo è sicuro al 100%.
Elisa credo sia veramente una perla rara, resa ancora più bella e preziosa proprio per la sua malattia, perché non la vedo soffrire per la malattia in sé e per sé, ma per la tristezza che questa (la malattia) sta portando alle persone a cui lei vuole bene.
E la vedo veramente dolce, piccola e ingenua, perché credo pensi che se solo la malattia non ci fosse stata, allora tutto sarebbe rimasto perfetto come prima. Forse qualche volta le sarà capitato di pensare che se lei non ci fosse stata, non ci sarebbe stato neanche il dolore.
In realtà non è così, perché le coppie, quelle vere, che si amano e si sostengono seriamente, di fronte al dolore non possono fare altro che avvicinarsi ancor di più. Quelle invece in cui già ci sono tanti problemi, non fanno altro che usare quel dolore come scusa per allontanarsi, abbandonando l'altro. Ma in questo caso, malattia o meno, le coppie si dividono. Forse anzi la malattia li ha fatti stare insieme per più tempo.
Credo che questa perla però sia stata incrinata perché ha dovuto sopportare troppo peso ad una volta.
Nei momenti in cui la malattia diventa un mostro orribile che distrugge corpo, anima e mente, si vorrebbero avere le persone a cui si vuole bene vicine, si vorrebbe sentire il loro calore, il loro amore.
Anzi, si vuole.
Perché sono quelli i momenti in cui hai più bisogno di loro, perciò si diventa -più che giustamente- egoisti.
Si vuole che loro siano lì ad aiutare, senza dover compiere chissà che gesti, anche tenendo la mano o stando semplicemente in quella stanza guardando fuori dalla finestra.
Si ha bisogno che loro siano lì.
Sembra strano. In amore si dice che esista il colpo di fulmine, è solo un secondo, ma ti fa capire che ami quella persona.
Credo una cosa simile valga anche al contrario.
Esiste un momento in cui dentro senti qualcosa rompersi, senti formarsi una crepa nella perla.
Io dovrei voler bene a quella persona? Dovrei riporre in lei la mia fiducia?
E' un momento in cui ti sembra di aprire gli occhi e vedere veramente come è la persona che hai davanti, fai collegamenti con il passato, ricordi frasi cattive, gesti bruschi, tutto ciò che di negativo ha fatto, e le cose belle sembrano finte, perdono di significato.
In realtà è un momento in cui gli occhi li chiudi per non soffrire. Quella persona ti ha deluso profondamente e per proteggerti la odi.
(E adesso fe' trattieniti e non partire con uno dei tuoi soliti discorsi narutiani su Sasuke, però ci starebbe bene un bel paragone con quello che ha provato per Itachi. Fe' smettila! Zitta, Fe'!)
Comunque quando quel legame si rompe dentro, è difficile recuperarlo. Si può, ma è complicato metterci una pietra sopra.
Di certo non sarà più come prima, perché se tagli un filo puoi farci un nodo per ricollegare le due parti, ma il nodo si noterà sempre.
Cercando di mettermi nei panni del padre, invece… per molte cose sinceramente non ci riesco, perché per capire veramente cosa ha pensato bisognerebbe avere un quadro più ampio della situazione.
Posso però dire che non credo assolutamente che non voglia più bene alla figlia, credo invece che sia molto preoccupato per lei. Che si senta in colpa per starla lasciando da sola, per averle aggiunto alla sofferenza della malattia anche la sua separazione, e che proprio per questo non abbia il coraggio di starle accanto, perché non si sente degno e perché è vigliacco.
Si sente molto a disagio con lei, non riesce più ad essere spontaneo come prima e non sa cosa fare per farle sentire che lui è vicino.
Probabilmente sa che lei lo odia, per questo ha paura che standole vicino peggiorerebbe solo la situazione.
Non riesce a esprimere ciò che prova perché ha paura di ferirsi sentendo parole di odio da parte sua, sapendo che se le merita.
Invece una figura strana è la donna accanto a lui.
Io l'ho interpretata in due modi diversi: può essere sia qualcuno che in realtà sta spingendo quel padre vigliacco a continuare a stare con la figlia, accompagnandolo quando la va a trovare in modo da dargli un po' di sostegno per affrontare una situazione comunque difficile, sentendosi lei in parte colpevole; sia può essere qualcuno che in realtà non ha poi un ruolo veramente importante, ma è capitato che ci sia lei vicino a Piero, in realtà chiunque andava bene per il momento, in questo caso mi fa solo pena.
Non ce la vedo poi tanto a fare la parte della donna cattiva rompi-famiglia, semplicemente perché Piero non mi sembra chissà che figura di spicco, non ci sono soldi da poter spillare, e via dicendo...
Naturalmente, tutto questo è solo il mio modo di vedere le cose, di interpretare la storia.
Per l'introspettività, lo stile di scrittura, e tutto ciò che riguarda prettamente il testo, non si può dire altro che: sublime!
Recensione non fatta per l'iniziativa (anche perché sono decisamente oltre mezzanotte), ma semplicemente per la storia. |