Sembra una favola, questa tua storia. Ha la stessa atmosfera impalpabile e sfuggente delle favole, con un retrogusto Angst, malinconico e misterioso, che mi fa brillare gli occhi, lo ammetto.
Mi ha colpito un particolare, quella specie di “malattia”: quelle strane macchie rosse sulla pelle di Hermione bambina sembrano echeggiare una contaminazione più profonda, più nascosta, un essere “segnati” dalla nascita, una maledizione che si traduce in un fato ineluttabile. Da brividi, guarda.
Ci ho visto una grande sensibilità in questa storia, e una certa delicatezza, testimoniata anche dall’attenzione ai particolari della natura, ai fiori in particolare, pieni di significato simbolico. Quanta differenza passa tra un bambino che ti regala una margherita e un adulto, grande e grosso, che ci starnutisce sopra? Tutta la differenza del mondo, ed Hermione lo sa, e la nostalgia è la colpa che sconta ogni giorno al fianco di un uomo che, oddio, mi sembra terribilmente egoista, poco attento, infantile e assillante- per non parlare di Harry, che ho visto quasi un parassita, un ignavo, un pigrone, uno che non si fa scrupolo di venire a installarsi in casa di una coppia sposata e che corre dietro a delle prostitute… Mah.
Fin dall’inizio, si nota la presenza della morte: cervo, ape, donna, pettirosso, e poi le tre mogli cui misteriosamente accenni, riguardo Draco. Anche questi sta scontando una specie di punizione, proprio come Hermione: possiamo dire che la sua è molto più ferina e brutale, ma non meno sofferta.
Ed eccola qui, la malattia i cui sentori si avvertivano anche all’inizio, ma che esce fuori completamente solo quando quel vaso di margherite si rompe, e si rompe anche Hermione, chiusa a riccio nel proprio mondo silenzioso e incantato di lontana nostalgia e ricordi perduti, spaventata da tutto ciò che è all’esterno, autolesionista, abbandonata da tutti. Guarda, è una cosa che mette una tristezza infinita.
E poi c’è il colpo di scena, almeno per me. Non tutto è perduto, c’è ancora speranza, Hermione vuole provare a guarire e, ad aiutarla in questo, è proprio Draco *.* Il passato si congiunge col presente, il mistero si risolve, la nostalgia diventa stupore e possibilità concreta di quel qualcosa che ora spasima per uscire fuori dal limbo dell’indefinito e diventare realtà. Sembra quasi che tutti i tasselli siano andati al posto giusto, insomma. E invece no, perché lui uccide Hermione. La uccide. E tu mi fai pensare che una maledizione non può essere cancellata così facilmente, che ogni colpa si sconta fino alla fine, che non c’è modo di sottrarsi al destino, alla bizzarria della vita, alla crudeltà del caso, chiamalo come vuoi… E’ Hermione a chiedergli di ucciderla, di liberarla dal dolore, certo, e l’amore di Draco arriva a esaudire ogni desiderio di lei… eppure il tuo finale mi ha lasciato un vuoto immenso e malinconico, perché avrei voluto che, almeno una storia di fantasia, almeno quella, avesse un lieto fine.
In conclusione, mi è piaciuta molto. Raffinata, elegante e sottile. E incredibilmente triste, questo già te l’ho detto, vero? Saluti! |