Bella bella bella! Mi è proprio piaciuta. So che non è l'incipit di recensione più elegante e nemmeno più accattivante di questo modo, ma a mia discolpa dico che di solito esprimo pensieri più articolati e che potrai scusarmi se sono a corto di parole in questo momento.
Bel monologo triste ma non struggente, questo lo rende molto realistico, molto vero, molto malinconico. Il parlare con se stessi è una cosa diffusa, forse scrivere a se stessi, come hai fatto tu, o come ha fatto la protagonista della tua one shot, sarebbe un modo migliore per capirsi, sfogarsi, sentirsi meglio senza ricorrere ad altre persone e, perché no, spesso e volentieri anche psicoanalizzarsi.
L'argomento del pensiero fisso, di ciò che non ci abbandona, di un chiodo martellante, l'ho trovato anch'esso molto reale: può essere un ragazzo, una ragazza o anche solo un fatto, ma solitamente anche in questo caso è riconducibile ad una o più persone, che siano innamorati, amici, parenti o conoscenti e, quando si sta così, non si riesce più a concentrarsi su niente.
Triste la parte in cui la protagonista ammette a se stessa che la ragazza di cui è innamorata non ricambia il suo sentimento, ma anzi prova quelle stesse cose per una terza persone, e cerca di farsene una ragione senza però riuscirci pienamente, sortendo anzi il solo effetto di rafforzare la presenza di occhioni celesti nei suoi pensieri e la preponderanza della figura di quest'ultima nella lettera a se stessa. Sembra una lunga preghiera alla sua stessa persona, un lamento debole e continuo e forse proprio per questo straziante in un modo che definirei lirico.
Ho apprezzato particolarmente la parte finale in cui la protagonista, dopo aver riflettuto sulla sua situazione, si rivolge singolarmente a tutte le parti del suo corpo per tentare di bloccare le reazioni fisiche al suo amore, in uno schema che per me ha costituito un rimando, molto piacevole, alla poesia saffica.
Complimenti ancora. (Recensione modificata il 02/07/2012 - 12:55 am) |