Io non sono una che si considera brava a fare recensioni (anzi, mettiamolo come dato di fatto, che faccio pena), soprattutto se le storie che recensisco sono a dir poco favolose.
Perché, appunto, questa storia è favolosa.
I protagonisti sono due, Lucia e Diego, diversi ma identici al contempo. Diversi? Apparentemente in tutto. Lui il rocker duro, lei la hippy con la maglietta dei mille colori. Identici? In tutto. Perché? Beh, lo spiega la metafora della girandola. Lucia è la girandola in un deserto senza vento mentre Diego è la rarissima brezza che, qualche volta, passa in quel deserto, muovendo la girandola. Lucia dice che niente dura per sempre e beh, forse ha ragione. Lo penso anche io, in effetti.
Ma ci sono cose, o persone, che lasciando dentro di noi (in tutti) un qualcosa che non se ne andrà mai. Una cicatrice? No, quelle vengono solo quando si soffre (non sto dicendo che la perdita di quel qualcosa non comporta sofferenza, ma la comporta in modo differente), ma... un insegnamento. Una cosa importante, davvero importante. Che rimarrà per sempre.
Io personalmente penso che la cicatrice sia qualcosa che ci fa tornare alla mente qualcosa di spiacevole. La cicatrice è il resto di una ferita aperta, ma quel piccolo resto dura per sempre. Anche gli insegnamenti durano per sempre, ma in modo diverso.
La scena cambia con la morte di Diego. Ma non è finita.
Sai, io non ho mai voluto accettare appieno il significato della parola "addio". Quando si dice "addio" muore la speranza di rincontrarsi e... boh, io dico sempre "arrivederci". Perché se, come ho detto prima, nulla è per sempre, allora neanche gli addii lo sono, no?
E come dici alla fine "Mi piace pensare che Diego sia qui, per far si che la girandola continui a muoversi". E' il suo modo per dire che è ancora qui con te.
E continuerà a far muovere la tua girandola.
Sei stata favolosa, sul serio.
Spero di leggere prestissimo un'altra tua storia
Alla prossima!
Vava_95 |