Credo che la mia ignoranza in materia di trascorsi di pittori famosi mi sia servita per godere appieno del racconto, e l'intensità delle metafore perfettamente calzanti mi ha permesso di immedesimarmi nel personaggio e sentire quel che ha sentito lui stesso. Bellissima sensazione e bellissimo racconto!

Che vita, il Caravaggio! Mi aspettavo una descrizione dei suoi ultimi momenti come un esame di coscienza, invece hai usato la terza persona, ma è stato comunque gradevole, e anche se a volte avrei preferito alcune frasi andassero a capo, invece di coprire tutto il rigo: in questo modo risulta molto più scorrevole! Ben fatto, scrivi molto bene, inoltre anche Caravaggio mi sembra IC (intendo dire che le cose che pensava di Ranuccio potrebbero essere le stesse scritte qui). Un'ultima cosa: consiglierei qui "madama Fillide Melandroni, tanto che lui" di sostituire il che in quanto, perché non si capisce bene, si direbbe che tu abbia lasciato in sospeso questa frase: "tanto che lui...", tanto che lui che? Meglio il quanto, visto che d'altronde fa il paragone fra lui e Ranuccio! Bene, è tutto, alla prossima!

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Ahhh... Innanzitutto, fin dall'introduzione avevo capito che si trattava di Caravaggio, in fondo non credo vi fossero altri artisti condannati a morte nell'Italia antica.
Non vi è alcun errore e riesci a seguire un pensiero più che logico, riuscendo a descrivere, nel mio pezzo preferito, il passaggio dal pennello ad una spada affilata e la vernice rossa cadere a terra come sangue. Con l'arte delle tue parole sei riuscita a mescere perfino pittura e storia, come un unico e intenso nuovo tipo di letteratura dal ritmo musicale. Inoltre hai impiegato ottimamente il climax!
Ottimo, hai la mia stima con la presente recensione. E mi meraviglio che tu ancora non abbia recensori!

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