Recensioni per
Delitto d'immagine
di Una Certa Ragazza

Questa storia ha ottenuto 14 recensioni.
Positive : 14
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
04/05/13, ore 19:31

Questa storia è una rappresentazione di come la mente delle persone possa essere volubile e modellabile a piacere degli altri, ed è proprio questo difetto che ci rende spesso così ingenui e manipolabili. Non solo: mostra anche i pregiudizi che, più o meno tutti, abbiamo nei confronti dello straniero - tema centrale di queste tre storie, d'altronde.
La vicenda che racconti è molto intensa, soprattutto sapendo dalla premessa che è una cosa basata su fatti reali. A parte il libro di storia tristemente noto - e che mi sembra di vedere ancora, brutta cosa - l'atmosfera è molto quotidiana, oserei aggiungere tristemente quotidiana.
Ti chiedo solo una delucidazione sull'ultima frase: cosa intendi con "anche senza l'aiuto dei libri di storia"? Che comunque la storia mostra solo quello che vuole e non come stanno le cose? Grazie!

Recensore Junior
04/05/13, ore 18:36
Cap. 2:

Devo dire che il finale non me l'aspettavo: da come stava andando la vicenda, immaginavo piuttosto una conclusione incentrata sulla condizione in cui si trovano a vivere molti stranieri, additati, guardati male, accusati di tutto senza che abbiano vere colpe (come appunto può essere una semplice donna musulmana in giro per strada). Sono stata positivamente colpita da questo cambio di prospettiva: è vero che il messaggio rimane quello (la ragazza accusa gli albanesi - tutti - come sorgente del suo male), ma non ti aspetti che a farlo sia proprio lei, che fino a poche righe prima condivideva i pensieri del lettore.
Inoltre, mi è piaciuto il ritmo e le espressioni che hai usato: segui il flusso di pensieri alternato alle descrizioni degli ambienti/persone circostanti, e tutto è scritto con una tale naturalezza che la ragazza potresti essere tu come chiunque altro.
Insomma, ancora una volta brava!

Recensore Master
04/05/13, ore 17:09

wow ... che finale!
Perfetto nella sua tristezza e quasi incompiutezza.
Per il reating non saprei ..

Recensore Master
02/04/13, ore 15:50
Cap. 2:

Molto forti alcune espressioni che usi .. ma ciò che mi colpisce positivamnte è l'originalità del nome Argeta.
Mi piace e profuma di nuovo.
La storia mi piace molto .. .. !



DreamNini

Recensore Junior
30/03/13, ore 14:17

Oh Jesus,
la tua citazione iniziale, mi riferisco ai versi della canzone "Samarcanda", mi aveva condotto ad immaginare un finale diverso.
Proprio ieri, scesa dal treno, ho visto due, credo zingari, che correvano per salire sul treno e urlavano al capo stazione: "Si fermi, dobbiamo salire..."; il capo treno, nonostante li avesse visti nonché sentiti, da lo stesso il comando di partire, si chiudono le porte e i due non riescono a salire. Credo che il capo stazione abbia immaginato che quei due fossero dei mendicanti e allora non li volesse sul suo treno. Ammesso che questa teoria sia vera, mi chiedo: cosa ne poteva sapere lei (il capo stazione era una donna, lo specifico siccome ho usato "lei") ?! Magari quei due non avevano alcuna intenzione di chiedere i soldi oppure avevano i biglietto...
Siamo alle solite: siamo troppo influenzati dalle abitudini e dagli stereotipi che ci vengono costantemente offerti.
Ammetto che tante volte mi sono trovata nella situazione della protagonista del tuo racconto e tante volte mi sarei felicemente abbandonata al panico, ma non tutto è come sembra...
Tutto questo per dirti: bel finale!

Nuovo recensore
30/03/13, ore 09:22
Cap. 2:

Ecco... io invece invidio la capacità di sviluppare una storia usando molte parole districandosi tra descrizioni e buoni dialoghi... riesci a far odorare gli spazi dove si muove la protagonista e il ritmo rende tutto realistico e avvincente. Anche se apparentemente descrivi una quotidianità statica, in realtà si percepisce il movimento delle nostre vite dietro gesti semplici.... Bello!
Un ermetico .-)

Recensore Junior
29/03/13, ore 20:31
Cap. 2:

Hai descritto perfettamente l’ipocrisia di molte persone. L’introduzione fatta con la citazione di Luc de Vauvenargues non è azzeccata ma di più, proprio per il fatto che Argeta ha parlato in favore degli immigrati fino a quando non gli hanno toccato il posto di lavoro.

Recensore Junior
27/01/13, ore 20:56

Wow...
Posso dire che questa storia ha dell'inquietante.
Ma prima di tutto, ciao! Sono Beba7 e questa è una delle recensioni premio! =)
Mi scuso per il ritardo della recensione (e delle altre) ma sono in piena sessione esame e non ho molto tempo per lo svago o i doveri di giudicia.

Torno a ripetere che hai uno stile molto pulito e questo rende la lettura estremamente facile!
Il tema che hai scelto è difficile.
Ho temuto un attimo quando hai utilizzato la parola "negro", quando tutto era incentrato su questa strana persona.
In quanto donna questa storia mi ha interessato davvero tanto. Farei infatti la parte della falsa moralista se dicessi di non aver mai avuto certi pensieri anche io quando mi sono trovata in situazioni del genere: camminando sola, magari con i tacchi, in una strada vuota o con poche persone attorno.
Credo che una parte fondamentale di questa paura la faccia la suggestione di quei programmi televisivi e telegiornali che hai citato anche tu.
Ho apprezzato davvero tanto l'esagerazione che hai dato alla vicenda. L'attacco di panico e il terrore che all'improvviso rende una normale situazione di tensione interna, un momento di estremo pericolo.
Altra scena intensa e davvero ben descritta è la furia della folla. Sto preparando proprio in questi giorni un esame di psicologia sociale e, la cosa più paurosa, dello studiare queste materie è il fatto di renderti conto che chiunque può essere capace di cose orribili, che non penserebbe mai di poter/voler fare, solo per il condizionamento sociale (per maggiori informazioni vedasi esperimenti di Milgram).
La descrizione della violenza della folla è davvero impressionante.
Ho detto prima di non essere immune a volte a questo tipo di pensieri/pregiudizi, ma la prospettiva, seppur estrema (ma neppure così tanto fantascientifica), di una scena come quella che hai descritto mette veramente i brividi.

Storia bella, ben scritta e ben fatta.
Mi scuso per il mio probabile discorso vacuo, ma la mia testa sta preoccupantemente andando in pappa! =)

CiaoCiao
Beba7

Recensore Junior
12/12/12, ore 22:50

Uno stile non crudo, ma nemmeno pieno di descrizioni inutili. Uno stile secco. Uno stile che ti mette ansia ed è esattamente ciò che serve provare leggendo questa storia. Periodi brevi che rendono perfettamente le immagini. Come Andrea, che è il personaggio fantasma, che non c’è ma che in realtà c’è. 
Hai trattato di un argomento che sì, è all’ordine del giorno, ma almeno io non ho mai letto nulla a riguardo. Non parlo di articoli di giornale, parlo di storie su questo argomento. Che non siano le classiche. Non ti sei preoccupata minimamente nel chiamarlo negro, così come lo facciamo noi ogni giorno. E questo mi è piaciuto. Non ti sei preoccupata di farlo apparire meno inquietante di come ci appaiono i marocchini che magari per caso sembra che ci seguano. E il finale che sinceramente me lo aspettato. Me lo sentivo che era il dottore. 
I personaggi sono quattro. Andrea, che sta semplicemente nel cervello di Sandra, la poveretta donnicciola che sgambetta terrorizzata, così reale, così viva. Perché io nella sua situazione, vista con i suoi occhi, magari non avrei urlato, ma avrei di sicuro cominciato a correre. Il dottore, lo stimato professore di antropologia e il negro. Lo scippatore, lo stupratore e chissà cos’altro. Che poi il dottore e il negro siano la stessa persona conta poco, perché sembrano davvero due persone diverse. 
Ti faccio i complimenti per il titolo. Per aver reso così bene l’idea del parallelismo che c’è fra aspetto fisico e personalità. Il dottore che sembra un poco di buono solo perché è sudafricano. La mentalità della gente pregna di pregiudizi. Nessuno che si fa scrupoli se è una donna bianca minacciata da un nero. 
Grey, ottimo direi.

Recensore Junior
04/09/12, ore 21:19

Bellissima storia: riesce a condensare una serie di temi senza ripeterli banalmente, perché si capiscono alla perfezione da soli - i pregiudizi, le ansie spesso immotivate (ma spesso anche no) e gli effetti che entrambe queste cose hanno sulla gente. Siamo talmente in stato di overdose da notizie di stupri, scippi, aggressioni ecc che ormai non possiamo che pensar male...molte volte anch'io. Certo, quella di Sandra è un po' una paranoia (io non accuserei nessuno solo perché sembra inseguirmi), però esiste anche questo genere di persone, e ne dai un'efficace rappresentazione con questa storia. Brava, mi è piaciuta molto!

Recensore Junior
04/09/12, ore 12:08

Mi è piaciuta! Non avrei immaginato sul serio che fosse il professore lo "stronzo negro", pensavo che sarebbe finita con un triste e immotivato linciaggio dell'ignoto malcapitato. Ho avvertito bene l'ansia che attanaglia la protagonista; è triste che cose del genere capitino più spesso di quanto non si creda, ma non voglio dilungarmi sull'immigrazione e il razzismo, voglio farti i complimenti: non è semplice condensare una vicenda, una trama, in poche parole. Brava.