Recensioni per
Sub Lege Libertas
di Ariadne Oliver

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
10/01/13, ore 13:59

sono contenta dell'iniziativa tutte per una cosģ finalmente ho avuto una scusa per giungere a leggere qualcosa di tuo, visto che me lo dicevo da tanto di volerlo fare! oltretutto probabilmente anche se fossi giunta nel tuo profilo questa storia non l'avrei aperta perché mi inquieta sempre troppo il genere "generale" lol nonostante questo, la os mi č piaciuta molto. č scritta molto bene, con uno stile fluido e che sorre bene, per nulla pesante; hai una buonissima capacitį descrittiva che a me personalmente č una cosa che fa impazzire e che difficilmente trovo soddisfacente su efp, perció complimenti! mi piace molto per altro il tema affrontato, che non č solo quello dell'omofobia inteso come violenza verso gli omosessuali da parte di gente idiota e ignorante, ma anche come in capacitį di accettare se stessi. parli ene di questo punto quando dici che Angelo ha tentato di ignorare i propri desideri per tanto tempo, convinto che fosse facile nasconderli per sempre. purtroppo - o per fortuna - non ha fatto i conti che la vita che gli ha messo davanti Stefano, che io mi immagino un ragazzo pił spensierato di Angelo, solare. una persona che ha imparato ad accettarsi e che č pronto a donarsi completamente alla persona che ama. Angelo purtroppo non č pronto. non so se lo sarą mai, se ha solo bisogno di tempo, ma penso che se no ha avuto il coraggio finora non lo avrį facilmente in futuro. ed č tristissima come cosa che in paesi che si ritengono civili ci sia ancora questa paura di dichiararsi, per paura di perdere il lavoro, gli amici, di essere aggredita per strada. č difficile trovare storie che trattano quest'argomento in questo modo su efp, epurato dalla solita storiella d'amore che magari č bellissima, ma distoglie l'attenzione su quello che č un problema tanto diffuso. fa bene parlarne e tu ne hai parlato molto bene. ho apprezzato anche molto l'ambientazione - sia intesa come roma, sia itesa come il commissariato... l'ho trovata molto adatta. complimenti perció ;) baci elle

Recensore Veterano
09/01/13, ore 20:33

Mi è piaciuta. Mi è piaciuto lo stile, che non si perde in chiacchiere, va dritto al punto e, soprattutto nella parte iniziale, più pacata e introspettiva, non manca di lasciare impressioni forti sulla pelle.
Adoro la descrizione di Roma, il rapporto quasi "osmotico" che si viene a creare tra la città e il protagonista, l'ambiente in cui lavora, l'assoziazione di idee tra Roma e la sua nonna. Mi piace il modo in cui hai reso quest'atmosfera soffocante, i fantasmi del passato che si mescolano a quelli del presente. E, dirò, all'inizio, non so perché, mi sembrava di leggerci alcuni accenti horror, almeno, un preludio. E' un'atmosfera soffocante che si sposa bene con il tormento interiore di Angelo.
Poi c'è il tema, attualissimo, che fa da cornice, e sono assolutamente d'accordo che ci sia un gran bisogno di parlare di omofobia, di presentarlo nei dovuti modi. E così c'è lo scontro tra "il poliziotto buono e il poliziotto cattivo", come giustamente fa notare Arianna. Inutile dire che fa venire i brividi e fa indignare non poco, il pensiero di poter non trovare protezione, in un caso come questo, da parte di chi fa questo per mestiere, da un tutore della legge.
Tra l'altro, secondo me la presa di posizione dell'agente Martini è campata in aria, frutto della sua mentalità ristretta, del suo connotare il bacio tra le due ragazze come atto osceno in quanto tale, per il fatto che sono due donne (mentre la stessa cosa forse non sarebbe successa se si fosse trattato di una coppia etero). E dunque, è poco razionale in questo: è vero che purtroppo non c'è ancora una legge esplicita contro l'omofobia, ed è una legge di cui c'è un gran bisogno, ma è vero anche che un semplice saluto con un bacio non ricade nella definizione di atti osceni, e che il "vedere rosso" a tutti i costi, da parte di Martini, fa parte di una sua suggestione, di un'associazione di idee malsana che ha poco a che fare con quello che effettivamente è successo. Insomma, lui parte già prevenuto. Ma sarebbe un po' come rinfacciare a una vittima di molestie sessuali di aver istigato il suo aggressore indossando una minigonna o una scollatura pronunciata. Insomma, mette i brividi pensare di potersi trovare di fronte un tutore dell'ordine che, anziché tutelarti, butta in carico da undici.
Poi c'è Angelo, il "poliziotto buono" che, ahimé, fa sì il suo dovere, alla fine, tacitando il collega, ma si perde in un bicchier d'acqua, nel momento in cui nega la propria omosessualità - che poi, parentesi, la sua stessa reazione, di fronte all'ottusità del collega, l'avrebbe avuta chiunque con un briciolo di materia grigia, non necessariamente un omosessuale che, come tale, si sente toccato per categoria. Lì ho visto in lui un accartocciarsi su sé stesso, un tradirsi da solo, un indossare la maschera, negando il proprio Io, per poi pentirsene. Se da una parte ha contribuito a una giusta causa svolgendo il suo dovere, senza infamia e senza lode, dall'altra ha perso un'occasione. Che forse avrebbe rovinato la sua reputazione nel posto di lavoro, ma non avrebbe rinnegato sé stesso.
Una storia di grande attualità, trattata con profondo scrupolo e realismo, che ho letto con piacere e che mi ha fatto riflettere. Complimenti!

Nuovo recensore
09/01/13, ore 19:41

Partiamo dal fatto che io amo Roma con tutta me stessa. è una di quelle città che mi affascinano da morire e che sanno di vita,
di vita a qualsiasi ora del giorno e della notte. Quindi cento punti in più per aver ambientato la tua storia a Roma e aver descritto molto bene
l'ambiente, l' "aria" che circola nella città.
Altri mille punti per aver scelto un commissariato di polizia e un ispettore come protagonista della tua storia. Io adoro i polizeschi in qualunque salsa vengano messi (amo Camilleri con tutta me stessa, infatti!). Adoro anche il tuo stile: preciso, senza inutili giri di parole, che mi permette di vedere le scene che descrivi
alla perfezione, quasi stessi guardando un film alla televisione. Sembra quasi un film in bianco e nero.
Ho apprezzato anche il tema che hai trattato, un tema molto delicato in questo ultimo periodo, e che sei stata veramente brava nel raccontarlo attraverso la storia dell'ispettore con Stefano e di Lady Kalashnikov (adoro questo soprannome) con la sua ragazza di cui non sappiamo praticamente niente. Hai reso il tema dell'omofobia al meglio e in modo originale. 
Quindi ti faccio i miei complimenti e spero di leggere al più presto qualcos'altro di te!
Giulia.

Recensore Veterano
04/01/13, ore 17:05

Questo è decisamente uno stile che mi piace. 
Inizio così la mia recensione perché è la prima cosa che ho pensato leggendo le prime righe di questo tuo racconto, e ovviamente non ho potuto far altro che rafforzare questa mia convinzione andando avanti con la lettura. Mi è piaciuto perchè è un racconto di quelli grezzi e non in senso negativo. Uno di quelli veritieri, che non si lascia condizionare da quelle sfumature poetiche (?) che di solito gli autori aggiungono per dare ai propri scritti quel qualcosa in più; uno di quelli che fanno parte della vita di tutti i giorni, in cui puoi riconoscere ambienti e contesti, modi di fare, atteggiamenti. È come se avessi strappato un pezzo di vita preso dall'angolo dietro casa e lo avessi messo per iscritto. E non è una cosa facile da fare, per questo ti ammiro molto. Trattare un tema delicato come quello dell'omofobia senza cadere nelle solite argomentazioni non è cosa da tutti e te l'hai reso benissimo. L'hai reso reale.  Ho apprezzato tante cose oltre quelle già citate, a partire dai piccoli dettagli come la descrizione della nonna e i pensieri del protagonista, che non dubito possano essere davvero quelli dell'uomo medio italiano di oggi. 
Mi hai ricordato vagamente Ammaniti, tra l'altro, che stimo moltissimo come scrittore proprio per la capacità di saper rendere scene di vita quotidiana senza sfalsarle con cose che fondamente non potrebbero mai accadere. 
Insomma, complimenti, davvero. Sicuramente leggerò altri tuoi scritti. 

Baci, 
Trig.

Recensore Master
28/12/12, ore 19:27

Ho letto questa storia per il tema a me caro e poi devo dirla tutta: quando l'ambientazione è romana sento come uno strano richiamo '^^ Noto spesso che in giro ci sono molte storie dei più svariati temi, ma poche sono ambientate in Italia. E' un peccato: la nostra nazione ha tante di quelle sfumature da esplorare, negli ambienti, negli atteggiamenti, nella cultura... che poi parlo io che ne scrivo poco, eh. Comunque, ecco, mi è piaciuta l'ambientazione italiana e come l'hai resa. I piccoli dettagli, quei pregiudizi, che, ahimé, ancora caratterizzano anche città metropolitane come la capitale. Il tema è forte, c'è un messaggio di fondo di denuncia, e tu hai trattato il tutto con delicatezza, è questo quel che ho molto apprezzato: l'uso di poche parole, ma quelle giuste e calibrate, quelle che riescono a rendere, nella loro apparente linearità e semplicità, la complessità di un tema troppo spesso sviscerato senza attenzione dall'opinione pubblico e poco lontano alla sensibilità pubblica, quelli di molti almeno.
Questa storia è una piccola testimonianza amara perché alla fine amareggia vedere che comunque anche all'ispettore manca il coraggio di dire veramente quel che pensa (e quello che è)
Molto bella, davvero. Il titolo poi è perfetto, fattelo dire.
tanti complimenti
un bacio
Primavere 

Recensore Junior
28/12/12, ore 01:35

Come ti avevo detto su facebook, avevo programmato di leggere domani questa OS, ma poi l'ho aperta per ricordarmene e l'occhio è caduto sulle prime righe. Da lì è stato impossibile separarsene.
Ricordavo di aver letto la prima parte sulla community e di averla temuta già allora, già quando accennavi alla trama ma cercavi ancora la combinazione giusta. Ero certa che facevo bene ad averne paura e ora, dopo averla divorato in pochissimi minuti, ne sono ancora più convinta.
(Tra l'altro mi ricordavo perfettamente il paragone tra il lastricato e il dorso di un rettile, è un'immagine che mi è rimasta dentro profondamente, ci ripenso spesso).
Credo che il fatto che questa storia sia ambientata a Roma e che ci siano così tante affinità con Napoli, mi abbia reso tutto ancora più *vero*, *reale*, *immaginabile*.
I commissariati nei conventi, le strade, l'oppressione e i soffitti troppo alti, i santi e gli spiriti.
E' una storia *tangibile*, che potresti aver sentito per davvero, che può essere successa a qualcuno e che la racconterebbe così.
E' strano parlarne qui, perché ci sono tutti i fantasmi di Controluce e il modo *perfetto* in cui questa storia rappresenta lo spirito del progetto. Tocca così tanti tipi di fobia- omofobia che ti ci puoi perdere.
Non si tratta di una denuncia presa alla leggera, non è solo l'aggressione ad una coppia che non aveva niente da essere rimproverata; è il commissario che vive tra la propria omosessualità e la propria divisa come se le due cose non potessero stare insieme; è l'omosessualità vista da fuori -da un *collega*- e da dentro; tocca quei giochi perversi in cui si cade quando *se difendi gli omosessuali sei automaticamente omosessuale* oppure *può passare che esistano gli omosessuali al mondo ma non devono farsi vedere* e ancora *possono esistere gli omosessuali ma non azzardarti a dire che mia figlia possa esserlo*.
Ci sono i due modi di affrontare, vivere la propria sessualità, il proprio *essere* messi uno di fronte all'altro allo stesso tempo, mentre uno dichiara se stesso e l'altro lo nasconde.
C'è quella mano che respinta che dice tutto e di più.
Ci sono le tue donne, delle quali non posso che innamorarmi sempre. Le caviglie sottili e sguardi da Kalashnikov.

L'ho amata, alla follia. Sinceramente non so perché ci ho messo tanto ad affrontarla, ma sono contenta di averlo fatto, di averlo fatto sentendomi *libera* dal progetto.
Innamorandomene con purezza.
Mi piace pensare che questa volta, Arianna abbia lasciato quest'uomo nel suo labirinto e vorrei tanto saperne ancora di lui, se riuscirà a trovarne l'uscita lo stesso o se alla fine deciderà che sia più facile così. Perdersi.
Credo sia inutile dirti ancora quanto abbia apprezzato il tuo stile... però effettivamente non fa mai male ripeterlo u.u.  Riesci a farti entrare nella testa delle persone, senza che te ne rendi conto. Te ne accorgi soltanto alla fine, quando tutto si conclude e tu -lettore- resti imbambolato a chiederti quando sia successo.
Ormai l'ho già letta una quasi- seconda volta e sono sicura che ci tornerò ancora su questa storia che dice tantissimo.

Nel frattempo aprirò un fanclub per supportare Stefano ❤
Grazie per questa perla. Hai tutta la mia stima, davvero, ancora e ancora.
Un abbraccio forte,
Kaite.

Nuovo recensore
23/11/12, ore 16:30

Complimenti, bella storia davvero e finalmente leggo di un protagonista vero in tutte le sue sfumature, con le sue paure, le sue riflessioni, come una persona reale...dopo aver sentito al telegiornale ieri del ragazzo che si č suicidato perchč deriso dai suoi compagni per la sua omossessualitą, questa storia mi ha davvero colpito...in un mondo normale non si dovrebbe aver paura di essere sč stessi, ma purtroppo siamo in Italia dove č normale che un politico settantenne faccia sesso con una minorenne, č normale che una ragazza venga violentata se indossa un vestito troppo corto perchč se l'č cercata, č normale che degli stupidi ragazzini prendano in giro un compagno di classe solo perchč si č messo una maglietta rosa. E tutti stanno sempre zitti, e intanto le persone muoiono per la cattiveria e la stupiditą umana. Mi chiedo come facciano certi uomini a essere tanto crudeli, o semplicemente non sono uomini ma mostri. Comunque ancora complimenti, spero di leggere presto qualcos'altro di tuo, un bacio!