Ciao! Come da te richiesto, eccomi qui a recensire :)
A livello grafico la storia si presenta molto bene; l'immagine iniziale è bella e richiama, giustamente, il titolo. Penso tu abbia colto correttamente il concetto di banner: una presentazione della storia tramite un dettaglio d'impatto che suggerisca senza svelare troppo. Anche il testo è presentato nel migliore dei modi, con un carattere leggibile, semplice e senza fronzoli.
Per quanto riguarda la grammatica non ho nulla da dirti: brava! Il brano scorre veloce e senza intoppi, si nota che hai curato anche l'aspetto formale e me ne complimento. So che dovrebbe essere scontato scrivere in un italiano il più corretto possibile, eppure (purtroppo!) non sempre è così. In questo caso, comunque, si vede chiaramente un'ottima padronanza della lingua. L'unico dettaglio che modificherei è questa frase: "faccio ancora un altro po'di strada", visto che "strada" compare poche parole prima. Metterei "proseguo ancora un po'", così si evita la ripetizione. Ti consiglierei di dare una ricontrollata generale alla punteggiatura: è generalmente a posto, ma qua e là manca la virgola del vocativo.
Anche a livello stilistico ho percepito una sorta di leggerezza, di freschezza, nonostante l'argomento trattato, in fin dei conti, non sia poi così spensierato. Fai un grande uso dei dialoghi pur inframezzandoli con descrizioni mai pesanti e ben piazzate; questo si traduce in un quadro pieno di dettagli (il traffico fuori dalla clinica/casa di riposo, il silenzio all'interno, i ricordi di un passato più felice) non invadenti, colorati, che arricchiscono la scena.
Ma passiamo alla parte che mi è piaciuta di più: l'argomento trattato. Il primo paragrafo (anzi, le prime righe) mi hanno spiazzata. Non si capisce chi sia la donna, quanti anni abbia, se stia andando a trovare un malato giovane o vecchio. Ti dirò, all'inizio pensavo si trattasse di un bambino difficile. Scoprire, invece, che è il padre mi ha fatto venire una stretta al cuore. Con una scena vivida e molto "netta" nei suoi margini trasmetti in maniera decisa il tragico ribaltamento dei ruoli che sopraggiunge con l'età o la malattia. Fiamma (chiamiamola così, visto che Linda non le piace :)) parla al padre con la tenerezza e la pazienza che si riserva a un bimbo capriccioso ma tanto amato, nonostante quello stesso bimbo, per tanti anni, sia stata una figura autorevole, un riferimento. Il modo in cui lui le chiede una storia è dolce, straziante; pensare poi che Fiamma è adulta, sì, ma così giovane, come ci viene rivelato alla fine, cambia ancora le carte in tavola. La vita non è mai semplice o gentile, tanto meno quando si vorrebbe e dovrebbe fare la vita spensierata che spetterebbe ad ogni ragazza e invece ci si trova a dover fronteggiare un dramma come quello della perdita di lucidità di chi si ama. Ma Fiamma lo fa agilmente, un altro tassello della propria quotidianità... come è giusto e normale che sia quandi si parla della visita a un genitore. In questo, ancor più che nella conclusione, secondo me hai racchiuso molto bene l'essenza e la forza della protagonista.
Il flashback è doloroso, un alternarsi di amore tra genitore e figlia (anche se arruffato e stropicciato da ricordi e incombenze giornaliere) e di risentimento, non da parte di Fiamma, ma della nonna. Una figura che getta un'ombra sul padre, mostrandolo fragile, debole, con i propri demoni da combattere; gli stessi demoni di un passato ancora più remoto che si ripercuotono su Fiamma. O Linda, come la chiama la madre... ma no, Fiamma è Fiamma, lo è stata da sempre e sceglie di esserlo anche da adulta.
Ti faccio i miei complimenti: la storia è molto toccante e raccontata con la giusta dose di delicatezza. Triste ma non patetica.
Valpur
Recensore per EFP_Editing
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