Ciao!
Vengo a lasciare come recensione il giudizio compilato a questa storia per aver partecipato al mio contest Make Me Cry My Eyes Out.
Rinnovo i ringraziamenti per aver partecipato e i complimenti per la storia, che magari non ha avuto il piazzamento che speravi nella classifica di questo contest, ma resta una bella storia.
Sebbene i problemi con la grammatica e l’ortografia siano minimi, la punteggiatura e l’impaginazione lasciano molto a desiderare. In particolare devi stare molto attenta all’uso delle virgolette per quel che riguarda una questione puramente editoriale e all’uso delle virgole per una questione più grammaticale.
Partiamo dalle virgolette: si mettono prima dell’inizio del discorso diretto e NON c’è uno spazio tra le virgolette e la prima parola; ugualmente non c’è uno spazio dopo l’ultima parola prima delle virgolette (anche perché sennò la tastiera ti digita le virgolette sbagliate). Quindi un discorso come questo:
“ Se lo chiedo a nonna Andromeda, mi dice che somiglio alla mamma ma che ho gli occhi di papà “
dovrebbe essere:
“Se lo chiedo a nonna Andromeda, mi dice che somiglio alla mamma ma che ho gli occhi di papà”.
Non ci vuole uno spazio neanche dopo gli apostrofi. È errato scrivere “sull’ albero” o “dell’ orologio”, devi scrivere “Sull’albero”, “dell’orologio”.
Chiaro? È errore utilizzare spazi e punteggiatura in modo improprio, quindi devi farci attenzione.
Inoltre all’inizio del discorso diretto ci vuole sempre la maiuscola, quindi iniziare un discorso con “e ora a letto” non va bene, deve essere “E ora a letto”.
Ho notato anche diversi problemi con l’uso delle virgole, spesso messe in posti dove non hanno ragione di essere e disturbano la lettura e altre volte mancanti dove sono necessarie. Ti segnalo i casi principali: nella prima frase “Harry aveva sentito dei rumori, provenire dal piano inferiore” non puoi mettere una virgola che spezzi il verbo aveva sentito da cosa aveva sentito (aveva sentito provenire rumori). Se avessi scritto “rumori provenienti da” forse la virgola sarebbe stata accettabile, anche se non necessaria.
Nella frase “Anche io non li ho conosciuti, eppure, mi mancano ancora ogni giorno” la parola “eppure” non deve andare tra virgole perché introduce la frase seguente e non può esserne separata, quindi sarebbe corretto “non li ho conosciuti, eppure mi mancano”. Nella frase “Teddy scherzavo” ci vuole invece una virgola dopo “Teddy” perché è un’invocazione, se non ci metti la virgola è come se Teddy fosse il soggetto del verbo scherzare.
Dopo il discorso diretto non puoi scrivere qualcosa come “continuò scherzoso”, o metti “continuò scherzosamente” o “continuò, scherzoso” perché un aggettivo non può riferirsi direttamente a un verbo.
Nella frase “Puoi dirmelo sai ? io so tenere i segreti” ci vorrebbe una virgola prima di “sai”, dato che è una domanda staccata dall’affermazione “puoi dirmelo” e ci vuole la I maiuscola per “io” dopo il punto interrogativo.
Manca anche un apostrofo in “Una sensazione. Un immagine”.
Lo stile è semplice, facile da leggere, un po’ sdolcinato (vedi parole come “occhioni castani”) ma non entusiasmante; cerca di commuovere con i dettagli (gli animali sulle palle di Natale, i dettagli sui capelli, la foto…), ma si perde nella struttura. Quasi tutte le frasi sono composte dalle stesse due o tre strutture basilari, tipo un’affermazione e poi un ma e un’avversativa (“Aveva davanti a sé un albero di Natale, ma nonostante questo la situazione era uguale”,“E non solo di quanto erano coraggiosi, ma anche di quanto sapevano essere buffi”, “non solo perché Teddy era il suo figlioccio, ma anche perché erano persone speciali”, “Teddy sospirò, ma non sembrò molto convinto”, “Harry sapeva che era una consolazione, ma non compensava”… potrei citarne a dozzine, tutte con questa struttura), oppure commenti a discorsi diretti formati da un verbo di enunciazione e un aggettivo (“disse Harry, comprensivo”, “disse calmo”, “gli disse sincero”, “disse Teddy, quasi un po’ deluso” etc…), oppure ancora commenti sempre a discorsi diretti formati da un verbo di enunciazione seguito da una subordinata implicita (tipo “disse Harry, finendo la frase in un sussurro”, “chiese Harry, spostando di nuovo lo sguardo”, “gli disse, guardandolo con un mezzo sorriso”, “disse subito Teddy, prendendolo seriamente”…).
Insomma, le strutture sono poche e continuano a ripetersi, creando un senso di scarsa varietà sintattica e linguistica.
Alcuni passaggi sono anche palesemente ripetitivi, come questo:
“’Ehy, Ehy, stai diventando troppo forte per me’ gli disse Harry, scherzoso.
Gli pose un bacio sulla testa ‘e ora a letto, altrimenti Babbo Natale non passa’ continuò scherzoso”
in cui la parola “scherzoso” si ripete due volte di fila sebbene di sinonimi possibili ce ne fossero tanti.
Dovresti anche riguardare un paio di frasi che hanno qualche problema di significato, cioè “non ti può mancare qualcosa che non si ha, la nonna lo dice sempre” e “Non capiva cosa intendesse il suo padrino con dimostrarglielo”. La prima non mi convince perché non ha senso: certo che qualcosa che non abbiamo può mancarci, qualsiasi cosa ci manchi ci manca perché non ce l’abbiamo! Probabilmente quello che volevi dire è “non ti può mancare qualcosa che non hai mai avuto” (notare come il riferimento debba restare lo stesso – ti può, tu hai avuto – e non cambiare senza giustificazione – ti può, si ha). Questo avrebbe senso, nel senso che se non hai mai conosciuto qualcosa non puoi avvertire che ti manchi. Dire che non può mancarti qualcosa perché ora non lo hai, invece è quasi un controsenso. La seconda frase che ho citato, semplicemente non ha senso. Forse volevi scrivere qualcosa tipo “non capiva cosa intendesse dimostrargli il suo padrino” ma non sono sicura.
Harry è come te lo aspetti, è IC perché è dolce, sentimentale e ci tiene un sacco a far sentire a Teddy che ha una famiglia. Mi piace che tu lo abbia caratterizzato con questo fare paterno ma scherzoso e che lo abbia reso maturo, ma non troppo serio (vedi la battutina su Ron e le cose stupide!). Teddy invece mi è parso un po’ troppo ovvio, un po’ troppo orfanello triste, come se non ci fosse in lui nulla che non sia ovvio in un bambino che ha perso i genitori. Ok, li ha persi, ma non per questo la nostalgia deve essere l’unico sentimento che lo caratterizza.
Trama semplice, lineare, “natalizia”. Non succede molto, si tratta giusto di una chiacchierata ai piedi dell’albero di Natale, ma l’idea è carina e non ci sono errori nel gestire lo sviluppo della storia.
La storia dietro questa ff è molto triste – come dice Harry è molto ingiusto che Teddy sia stato privato dei genitori in quella guerra, è una cosa terribile. La storia però, dato tutto l’amore che Harry dimostra e tutto lo sforzo che fa per includere Teddy nella sua famiglia, non è una storia terribilmente triste. Fa venire una lacrimuccia pensare al passato, ai poveri Remus e Tonks, ma leggere di questo piccolo Teddy che pensa alle lucine di Natale e Harry che gli ricorda quanto sia amato è più fluff che non tragico. |