Mi piace la gente che scrive di Kyuubei e Mami, indipendentemente da come ne scriva. Sono un pairing estremamente sottovalutato, forse perché non a tutti piacciono i gijinka e perché il loro rapporto viene solo lasciato intuire - ma ha molto più potenziale di certe "coppie di umani" che mi è capitato di vedere in Madoka (non sto parlando di Hitomi e Kamijou, no 8D) o in altre opere. Ciò detto, passiamo alla recensione vera e propria: la storia mi è piaciuta moltissimo. Lo stile è lineare, fresco, adatto alla situazione, aiuta molto ad entrare in sintonia con Mami. Si intuisce tutta la sua dipendenza da quell'essere, tutta la sua fragilità, la sua insicurezza il suo INDURSI a credere che lui voglia spronarla ad andare avanti, portandola a credere di non essere sola. Si intuisce in che misura Mami sia un giocattolo nelle mani di Kyuubei, e la cosa mi attira moltissimo. L'apoteosi della tristezza si ha nel momento dell'attacco di panico: credibile, descritto con una sequenza ben cadenzata. Angosciante, quasi. Ti faccio i miei più sentiti complimenti, sperando di leggere ancora su questi due, da parte tua :) |
Complimenti, hai fatto risplendere tutte le sfaccettature del carattere particolare della splendida Mami! Ora qua tu non ne parli in particolare e magari non ne accenni nemmeno l'esistenza, ma io shippo molto il KyuMami (suona strano! xD): lui č l'unico , seppur con quella faccia da poker che si ritrova (e aggiungerei anche da schiaffi!), a starle vicina e a non lasciarla sola. Mami puņ contare solo su di lui. Con Kyubey mostra il suo carattere terribilmente egoista e impaurito dal pensiero di una solitudine eterna e logorante. |
Onestamente conservo ricordi un po' nebulosi di questo anime, però la tua fanfiction contiene una profondità d'emozione che mi ha spiazzato, e avvicinato tantissimo alla tua Mami. Molto introspettiva, molto emotiva, molto sentita. |
Leggo questa flash, parlerņ onestamente, aspettandomi niente di che e... wow, in un attimo sono in sintonia assoluta col dolore di Mami. Mami, adorata, soave, sfortunata creatura. Oserņ dirlo? Sento un parallelo fortissimo tra lei e... e... non farmi scendere nel triviale per appellare quel pupazzetto spregevole, ed Ofelia ed Amleto. Stesso dolore che le colpisce impietoso, stessa lotta a denti serrati per salvare un po' di cuore, stessa ingiustizia che mi porta, ogni volta, ad approcciarmi al dramma col carico di divertimento di un pomeriggio passato sui libri di matematica [abbandonati da tempo immemore, tralaltro]. |