Recensioni per
Un fidanzato dabbene
di Una Certa Ragazza

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
10/06/13, ore 13:26

Ciao, sono _Koa_ (uno dei giudici del contest a cui questa storia ha partecipato). Ti lascio la recensione/valutazione del contest "Slasher si nasce, scrittori di Slash si diventa". Mi sono vista costretta a copia/incollare entrambe le valutazioni in una sola recensione, dato che NonnaPapera! Non può essere presente in modo costante.



Terzo classificato:
“Un fidanzato dabbene” di Una certa ragazza


Voto complessivo: 8,25/10


 


Valutazione di NonnaPapera


Voto: 8,5/10



 


Di questo tuo breve racconto, ciò che mi ha colpito sono state le descrizioni fiorite e i particolari che hai inserito all’interno di tutto il testo. Il tuo stile di scrittura è molto fresco, mai banale e di certo coinvolgente. L’unica perplessità che ho avuto riguarda il tema che hai voluto affrontare in così poco spazio a disposizione. Diciamo che a mio avviso, questo genere di argomenti sono penalizzanti se li si scrive in 500 parole. Non hai sviscerato tutto e il carattere dei personaggi, rimanendo ai margini della narrazione si intuisce, ma non si riesce ad afferrare per intero. Enzo è coraggioso, ma alla fine è proprio lui che è cresciuto in una famiglia dell’alta borghesia, in una famiglia “perbene” come scrivi tu. Però alla fine è Davide a fare un passo indietro e stranamente Enzo ne rimane sorpreso. Questo passaggio delle dinamiche interne alla loro coppia non riesco a comprenderlo in pieno. Perché Enzo se ne stupisce? Eppure con l’educazione che deve aver avuto dovrebbe per lo meno riconoscere i timori di Davide… Per non dire che in teoria dovrebbero essere anche i suoi. Per il resto come dicevo all’inizio, la storia mi è parsa davvero ben narrata, molte delle immagini che descrivi sono tratteggiate davvero bene e si rimane coinvolti “nell’impresa” che Enzo vuole portare a termine, nonostante il suo compagno gli dica che è la sera adatta.


 


Valutazione di _Koa_


Voto: 8/10


 


Senza dubbio questa flashfic ha un suo perché, è molto completa ed è strutturata in un modo che personalmente apprezzo moltissimo. Qui le caratteristiche per avere una buona flashfic ci sono davvero tutti. Il tutto ha un certo ritmo, anche piuttosto incalzante in cui l’autrice infila le battute che si scambiano Enzo e Davide. Ho trovato i dialoghi ottimi, perché spezzano il ritmo della narrazione nel modo corretto ovvero invitando il lettore a continuare. Tanto che si arriva alla fine senza che nemmeno se ne si renda conto. C’è solo un piccolo errore nell’impostazione dei dialoghi di cui parlerò più avanti. Oltre la buona struttura, abbiamo anche un promt ben utilizzato ed usato in un modo che ha un ottica davvero interessante. Inoltre la frase finale l’ho trovata davvero d’effetto, talvolta le frasi di chiusura di una storia sono le più difficili da scrivere e non sempre riescono a lasciare un qualcosa. Ma questo non è assolutamente il tuo caso, perché rimane davvero al lettore, tanto che si riesce anche a ricordarla con facilità.


 


Penso che tu abbia scritto una bella flash, e dico davvero, senza stare qui a ripetermi trovo che tu sia riuscita davvero a centrare il contest, ma c’è una cosa che non mi ha permesso di godere appieno dello scritto. 


 


Oltre ad un errorino nella costruzione dei dialoghi, di cui ora ti parlo, ho trovato che la costruzione di certe frasi fosse un po’ pesante e troppo complessa. Spiego:


 


Premetto una cosa, hai fatto delle scelte di punteggiatura che io personalmente non farei. Non tutte almeno, ma non te le faccio notare come errori, perché penso che la punteggiatura sia una delle basi dello stile di un autore. Il tuo stile è ben chiaro e a tratti scorrevole ed ovviamente differente da quello di altri autori, trovo quindi inutile farti notare il mio punto di vista in proposito. Ritengo sia più giusto non perdere tempo in chiacchiere e concentrarci sui fatti oggettivi piuttosto che star qui a discutere su punti di vista differenti. Appunto perché sarebbe un punto di vista troppo personale, il mio, penso che perderemmo tempo tutte e due a discutere sulle scelte di punteggiatura. Soprattutto perché dimostri di conoscere l’utilizzo delle virgole e questo è un fatto molto positivo. C’è prima del vocativo e ho apprezzato anche la finezza della virgola prima della “E”. E con “finezza” vorrei che si capisse che non lo considero affatto un errore come molti fanno, è ad interpretazione e penso che tu abbia utilizzato sempre le virgole nel modo corretto, ovviamente basandoti su quello che è il tuo stile.


 


Tuttavia, ho notato delle dimenticanze, distrazioni...


«Beh non…»


Le regole della punteggiatura che sono proprie del vocativo, valgono un po’ anche per le esclamazioni. Espressioni come “Beh”; Bah”; “Ahi”; “Ehi” ecc… devono essere separate dal resto del testo con un segno di interpunzione. Nel tuo caso, la virgola è la cosa migliore. Ti mostro un paio di esempi:


«Piove anche oggi, ahimè!»


«Beh, buone vacanze!»


 


Un altro errorino che ho trovato è nella costruzione dei dialoghi:


«Lo sai che c'è.» disse Davide


In questo caso il punto non va prima della chiusura delle caporali, perché la battuta è retta esternamente. Puoi utilizzare la virgola al posto del punto se lo gradisci, ma in quel caso dovresti stare attenta alla coerenza. Nel senso, se inserisci i segni di interpunzione dentro le caporali e non fuori allora dovrai farlo per tutto il testo. Ma invece che dilungarmi in spiegazioni ti mostro un paio di esempi per farti capire.


«Ciao, Giovanni.»


«Ciao, Giovanni.» Aldo scese dall’auto e salutò l’amico.


«Ciao, Giovanni» disse Aldo.


«Ciao, Giovanni,» disse Aldo.


Ora, tralascia i pessimi esempi… La prima battuta ha il punto perché non è retta esternamente e la frase si conclude lì. Anche la seconda ha il punto perché la frase “Aldo scese dall’auto e salutò l’amico” è una frase completamente staccata dalla battuta e non ne ha nulla a che fare. L’unico caso in cui non va il punto (che è anche il tuo caso) è quando le caporali (o chi per esse) sono seguite da una frase che regge la battuta. Quindi “disse”; “gridò”; “sussurrò” eccetera. In ultimo ti ho mostrato anche un esempio con la virgola al posto del punto.


 


L’ultima cosa che ti faccio notare è quell’inciso un po’ pesante a cui avevo accennato prima:


“Bastava pensarci perché la vista gli si velasse, mentre il cuore iniziava a dolergli – solo un po', ai margini – e le sue ginocchia provavano un'inspiegabile attrazione per il suolo, soprattutto adesso che era praticamente davanti alla porta.”


 


Qui abbiamo un vero e proprio groviglio di incisi. Come ho detto prima non vado a dire agli altri autori come devono mettere le loro virgole, ma ti consiglio di snellire questo periodo per rendere la lettura ancora più scorrevole. Magari spezzandolo con un punto fermo e di togliere i trattini, che non sono sbagliati e che si usano spesso per gli incisi, ma in questo caso vengono ad essere un po’ di troppo. 


 


In conclusione do a questa storia un otto pieno. Se non ci fossero state queste imperfezioni avrei sicuramente dato un voto più alto perché è una buona storia, dico davvero. 


 


Complimenti!

(Recensione modificata il 10/06/2013 - 01:28 pm)
(Recensione modificata il 10/06/2013 - 01:29 pm)

Recensore Master
29/05/13, ore 14:00

Già, sembra davvero strano che una frase così dolce da dire e da sentire come "ti amo" possa essere causa di dolore e non di gioia, solo perché si tratta di quelli che Kavafis chiamava "gli amori sterili che la gente condanna", in questo caso è ancora peggio perché il ludibrio non viene da gente rozza, gretta, ignorante e persa negli stereotipi più triti e ritriti sul tema, ma dei propri genitori, quelli che lo hanno improntato ad uno stile di vita e a un corpus d'idee che molti ammirerebbero (o addirittura sposterebbero il sentimento dall'ammirazione all'invidia) ma che non prevede comprensione di sorta verso il "turpe vizio" e le "pratiche innominabili" (o meglio, da quel che ho capito, dato che non appaiono nella vicenda, pur facendo il ruolo dei convitati di pietra, e si dovrebbe vedere come reagiranno nel ruolo di convitati veri e propri, specie in una circostanza dove meno che mai ci si aspeterebbe notizie di tal fatta, i genitori sembrano del tipo che magari accetterebbero anche l'omosessualità, ma quella degli altri, non certo di avere un loro rappresentante in casa).
Così il povero protagonista si trova di fronte a un bivio, rischiare di farsi rinnegare dalla famiglia o avere la certezza di rinnegare il proprio io, e in tutta onestà non gli si può fare un torto, non voglio certo fare in questa sede discorsi da solipsista dei miserabili, ma si vive in primo luogo per sè stessi, per cercare di soddisfare le proprie inclinazioni e i propri desideri (specialmente se è qualcosa di legale e si tratta di rappporti con adulti consenzienti) e dopo per far piacere gli altri, altrimenti si diventerebbe delle semplici maschere, non più individui.
Bella l'ambientazione, mi sembra che il vento presente nella storia non sia solo quello atmosferico, ma squassi (a mo' di tempesta) l'animo del protagonista.

PS. Complimenti per la citazione ;)

Recensore Junior
28/04/13, ore 20:58

Purtroppo io non so nulla di Totò - ed è assolutamente colpa mia -, perciò non ho presente il rimando. Posso solo dire che questo episodio mi è piaciuto molto: bellissima la frase "che non si vive, non si ama in punta di piedi per non disturbare gli altri, e che quando gli altri fingono di non vederti e di non sentirti per anni allora è per te solo che parli, che a loro dispiaccia o no. "...per non parlare del finale in grande stile! :)

Recensore Master
27/04/13, ore 16:15

totò e un grande.
e l'idea di farci fan-fiction è originale eanche bella.
Il tuo capitolo qui mi fa morir dal ridere fino alla sua fine stupenda: sono quell che chiamare finocchio!