Lo so, sono passati esattamente otto anni e forse non vedrai mai la mia recensione, ma ho trovato questa storia e non ho potuto che leggerla con meraviglia e un po' di malinconia.
Quando scriviamo spesso pensiamo di dover manipolare le parole che abbiamo nella mente, perché non ci sembrano "abbastanza" o perché crediamo che un'opera scritta debba essere diversa dai nostri semplici pensieri e sentimenti. Invece non è così: ci vorrebbe il coraggio di gettare sul foglio (o in questo caso sullo schermo) le parole che ci salgono da dentro così come le sentiamo, perché alla fine quelle sono proprio le parole giuste. E le uniche in grado di colpire davvero. Le uniche che possono compiere il "prodigio" di trasportare un'altra persona, che non ci conosce e non prova le nostre stesse emozioni, dentro di noi sino a farla diventare noi almeno per la durata di un racconto.
Ecco, credo che in questo tuo breve brano ci sia quel coraggio: se non avessi parlato dei biscotti calpestati, della tua cucina e di tutta l'umanità viva nelle tue azioni, il messaggio non sarebbe arrivato con altrettanta forza. Invece il tuo testo è così forte da lasciare un impatto simile a quello dei biscotti caduti a terra.
Anche la seconda parte mi ha colpita, perché mi ci ritrovo parecchio. Mi ritrovo in quella sorta di follia momentanea che a volte assale una persona quando il dolore è troppo forte... Non la pazzia che fa urlare (non solo, almeno), ma il tipo di pazzia che esce nelle piccole cose e lascia intravedere una mente gravata, un animo stanco.
E mi sono ritrovata nella penultima frase, dove hai scritto di dipendere completamente da tuo padre. Ci dicono sempre che non dobbiamo dipendere da nessuno, perché questo genere di rapporti è nocivo; ci dicono che dobbiamo essere interi, e bastarci, e completarci e salvarci da soli. Ed essenzialmente sono cose vere, ma l'essere umano non è bianco o nero: così ci sono momenti in cui c'è bisogno di una stampella per reggersi in piedi, ci sono persone la cui assenza non può essere riempita soltanto con la propria forza. E forse non tutti possono bastarsi da soli. Ma questo non è nessariamente un errore.
Ho veramente apprezzato la tua sincerità e il fatto che senza vergogna tu sia riuscita a parlare di un dolore talmente grande da sconvolgere una vita. Non so se sia un'opera di fantasia o il racconto di un'esperienza reale (anche se mi sembra di capire...), ma anche se fosse un'invenzione saresti comunque stata molto brava.
Perciò grazie per avere scritto, otto anni fa, questo testo che avrei letto dopo tanto tempo :)
Ely |